The Hunger Games

di convergenzartica
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo; Andrew ***
Capitolo 2: *** Il Treno ***
Capitolo 3: *** La notte movimentata ***
Capitolo 4: *** la Sfilata ***



Capitolo 1
*** Prologo; Andrew ***


 The Hunger Games 

Prologo; Andrew J. Sullivan

Appartengo al Distretto 2 ed il mio nome è Andrew J. Sullivan, ma non sono un maschio, frequento quella che normalmente da queste parti è nota come: La scuola per i tributi, è la 'scuola' che ci prepara per gli Hunger Games, la scuola che ha classi formate da due studenti, divisi per anno, quella scuola che ogni anno perde due studenti e forse ne torna uno. La maggior parte delle volte il premio si contende tra il Distretto 2, 1 e 4. I favoriti. Io ho quindici anni e l'anno prossimo magari toccherà a me, so essere spietata e so usare qualsiasi arma e sono la migliore nella lotta di ogni tipo e non temo niente, poi ce l'altra parte di me, quella che non mostro mai a nessuno, si fa chiamare Sage ed è lei che mi avvelena la mente con quelle stupide idee sull'uccidere tutti, lei è la spietata non Andrew, Andrew uccide se deve ...Sage uccide per divertimento di farlo. Oggi dovrò dare addio ai miei migliori amici, a coloro che possono tenere Sage fuori dai piedi finché mi stanno vicino, non so come farò senza Cato e Clove, Cato è il mio migliore amico e la persone per cui ho una cotta sin da tempi remoti per non parlare di Clove, lei è quella che mi ha insegnato a maneggiare le armi da taglio ed io pur essendo uno scricciolo da quanto sono magra so maneggiare alla perfezione un ascia, merito di Cato. Attraverso la trave della porta e, come al solito, casa mia è vuota. Mio padre non c'è mai e mia madre non l'ho mai conosciuta per quel che mi riguarda, esco velocemente da casa mia con i soliti abiti alias un paio di pantaloni ed una maglietta ambedue neri, non sono una che tiene alla moda o cose del genere... corro verso la 'palestra' che ogni giorno è aperta per gli studenti che intendono allenarsi, magari quelli più ossesionati come Cato e Clove che ovviamente sono lì, già sento i coltelli di Clove che tagliano l'aria e la spada o ascia di Cato fa altrettanto, sono i migliori combattenti che conosca in assoluto, sono i miei migliori amici e non posso pensare di rimanere da sola, senza di loro nelle grinfie di ...Sage. Entrando nessuno dei due mi nota ma io squadro loro nei minimi dettagli; il sudore si è come imperlato sulle loro fronti, chissà da quanto si allenano, ora sono appena le nove del mattino. Clove ha i capelli neri attaccati in una coda di cavallo ora tutta trasandata e Cato come al solito non osa neanche asciugarsi il sudore per amore di non distrarsi. « Vi allenate ancora? » La mia voce interrompe il suono di coltelli e ascie che rieccheggiava nella palestra in tutta calma, i tributi si girano con un sorriso quasi contenti di vedermi, perché quasi? Perché ho interrotto il loro allenamento, ovviamente.
Cato si avvicina a me abbracciandomi, non lo aveva mai fatto prima ed io ne fui sorpresa e deliziata da quel gesto 
« Cato! Così mi strozzi.. vorrei diventare anche io campionessa.  » Dico con ironia e lui ridacchia mentre si allontana, ma i suoi occhi, sono colmi di nostalgia e tristezza. « Non vogliamo lasciarti sola. Lo sappiamo che hai paura, Drew. » Esclama Clove lanciando l'ultimo coltello nel manichino, ha fatto centro, dritto in petto. Sospiro abbassando la testa e sento anche Clove avvicinarsi « Hai paura di Sage. » Serro gli occhi come a voler creare una barriera fra le parole di Clove e le mie orecchie che non appena odono quel nome desidero non averle, per me la paura ha un nome. Sage. « Sai che noi saremo sempre con te, abbiamo una ragione per cui vincere. Non siamo così cattivi. » Esclama Cato avendo un tono ironico e riferendosi ovviamente al loro modo di combattere, nessuno quando ha l'intenzione di uccidere è più se stesso. Mai. « Lo so. » Non è una tragedia, o si? Rimanere in balia di un mostro che poi sarei io stessa. Uno squillo, lo squillo della mietitura rintrona le orecchie e noi non possiamo fare altro che fissarci, io con terrore e loro con ...pietà o tenerezza.

Ci presero il sangue e andammo verso i nostri ranghi di età, i piccoli davanti e i grandi dietro, potevo vedere il vero terrore dentro gli occhi di quei bambini e poi c'erano alcuni che invece sapevano che anche quest'anno ci sarebbero stati dei volontari e avevano solamente quel pizzico di paura che gli mandava l'istinto di torturarsi le mani o di mordersi le unghie, il mal di testa s'impossessò di me, sapevo che lei era vicina.. Lei stava arrivando. 
« No... non ora Sage. » Borbottai mentre mi tenevo con ambedue le mani le tempie, era come se qualcuno mi stava lentamente trapanando le tempie, senza pietà, era Sage ed io lo sapevo non era un semplice mal di testa. Mi guardo intorno e mio padre come al solito non mi guarda, forse sta scommetendo con Phill, il suo caro amico che a quanto pare vale più di me, da sempre, non importa quanto io guadagni o sia conosciuta nel Distretto, Phill è il migliore per lui. Il dolore si fa più forte e nel frattempo Wendy Carmive ha già presentato gli Hunger Games ed eletto una ragazzina sui quattoridici anni, credo, non riesco a vedere ne fare niente. Ancora una volta Sage ha vinto e... « Mi offro volontaria come tributo. » Un urlo, non quello di Clove di certo. Il mio. Era la mia voce. Wendy entusiasta come sempre applaude « Bene! Il tuo nome cara? » Domanda la donna in turchese ed io, ora cosciente mi guardo intorno, tutti sono sconvolti, sapevano che toccava a Clove ma invece ...io sono sul palco. « Il tuo nome? » Cato è sconvolto, non voleva che io ci andassi di mezzo « Andrew ...Andrew Johanna Sullivan » La mia voce è stralunata e per la prima volta mio padre mi fissa con una qualche emozione molto vicina allo stupore misto alla paura. « Benissimo! Nessuna parentela con Bessie Withmore? » Bessie? Bessie la figlia di Clare e John Withmore? La dodicenne? Sono fiera di averla salvata, non avrebbe vissuto un secondo nell'arena. Si sarebbe salvata comunque. « No, siamo solo amiche. » Conoscenti, la vedo qualche volta vicino casa mia che gira con il suo cane in completa allegria, i capelli biondi che svolazzano qua e là e le guance rosee.

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Capitolo 2
*** Il Treno ***


 The Hunger Games 

2. Il Treno

« Molto bene cara! » Esclamo la donna per poi avvicinarsi alla boccia che contiene i nomi dei maschi e come un fulmine a ciel sereno nella mia mente compare il suo nome; Cato, dovrò uccidere Cato. I miei occhi ora saranno spalancati e avrò la bocca semi-aperta ma la mia espressione facciale per ora è l'ultima cosa di cui mi preoccupo veramente. « Aidan Harris! » Esclama lei e prima che i ragazzini del rango d'età tredici si potessero allontanare dal tributo una voce infranse il silenzio « Mi offro volontario come tributo del 2! » I pacificatori lo circondano e in poco tempo mi è accanto, non oso guardarlo, non oso guardare nessuno ed ora sono in questa situazione grazie ...a me. Solo a me. « Bene bene! » Strilla la donna ancora una volta « Abbiamo i nostri cari tributi! Un applauso! » Come ogni mietitura gli applausi di genitori ora risollevati e persone contente di aver fatto le loro belle scommesse, bambini contenti che non tocchi a loro e poi c'è Clove lì immezzo con gli occhi lucidi e il naso arrossato sull'orlo di uan crisi isterica e mio padre che con quel suo solito sigaro in bocca mi guarda sbalordito e Phill con quel suo sguardo giocoso, anche ora, che sto andando a morire, e i genitori di Cato leggermente storditi all'idea che io sia accanto a lui e non Clove. Tutti leggermente sconvolti, piccole eccezzioni apparte. « Stringetevi la mano da bravi! Su! » Strilla Wendy Carmive stistemandosi la sua gonna turchese, io mi giro verso di lui e noto il suo suardo: serio, arrabbiato, preoccuppato e tanto altro. Porgo la mia mano in avanti e lui la fissa per un quarto di secondo per poi decidere di accettarla « Perfetto! » Neanche finì di dire una parola che la donna ci trascinò dentro al Palazzo di Giustizia, ogniuno in differenti camere per poco tempo, quello che basta per dire addio ai familiari e agli amici, ma a me? A me chi deve dare addio se non Clove? Sto seduta su una sedia reggendomi la testa con le mani a risvegliarmi fu la porta che cigolò e dalla quale spuntò Clove, la mia amica dai capelli d'ebano. « Perché l'hai fatto?! » Il tono è alterato « Cato era fuori di sé, urlava che non permetterà che ti uccidano, non permetterà che tu perda. Lui mi ha promesso che ti salverà anche se la promessa ritiene il suo sacrificio. » Ora lei si gira verso la finestra, sta per piangere, la voce le s'è infranta nell'ultima frase ed ora la sua schiena è scossa da spasmi. « Ma... Se Cato muore, io.. io morirò con lui. » A momenti la mia voce è sussurrata, un suono a mala pena udibile. « Lo so. So che per te non è una semplice "cotta", Drew. Lo sento da come parli, da come ti comporti quando sei con lui, si vede, e credo che anche da parte sua ci sia qualcosa. Drew, quello che stavolta ha fatto Sage è terribile, io e Cato avevamo fatto un patto; non ci si uccide a vicenda e se si arriva alla finale solo noi due sarà l'arena ad ucciderci. » Ho distolto lo sguardo, non posso vederla piangere, non voglio. « Ora tutto è cambiato. Lui si sacrificherà per te a meno che Sage non faccia la sua comparsa nell'arena. » Riapro gli occhi sentendo la sua voce spegnersi, lei mi guarda, gli occhi rossi e scuri sono poggiati su di me e lei corre ad abbracciarmi « Sei forte; la migliore con i coltelli, veloce, bravissima con le armi da taglio e te la cavi abbastanza bene in lotta. Puoi vincere. » Si allontana e noto una lacrima solitaria camminare sulla sua guancia destra « Ma Cato... » Lei mi blocca immediatamente « Purtroppo è una cosa che dovete risolvere voi, io non ho voce in capitolo Andy. » Risi io, non mi chiamava Andy da quando io avevo otto anni, anche lei ride con me e dopo un pacificatore entra nella stanza « Tempo Finito. » Afferra Clove per un braccio e la trascina fuori, lei non oppone forza « Puoi farcela! » Sono le ultime parole che sento dalla mia migliore amica. Puoi farcela. Rimasi lì, e per tutto quel tempo la mia mente era un vero e proprio casino; mio padre sarebbe arrivato? Cato ha una "cotta" per me? Chi vincerà gli Hunger Games, sarò io? Alla mia prima domanda ebbi una risposta: mio padre non venne e non era nemmeno all'uscita del Palazzo di Giustizia per vedermi andare via, forse per sempre, accanto a me c'era Cato; non mi rivolse uno sguardo, un abbraccio, una carezza... niente. Mi sentivo sola, per la prima volta dopo tanti anni lo ero veramente: Sola.

Salimmo sul treno ed era uno dei più lussuosi che avessi mai visto, il più lussuoso veramente, forse l'unico lussuoso che avessi veramente mai visto. Forse l'unico treno. 
« Vado a cercare Sarah! Non era alla mietitura e passa guai seri! » Canticchia Wendy sparendo dietro una porta che chiudendosi fece un piacevole suono metallico, sorrisi, quella donna mi metteva una strana frenesia addosso. « Perché? » La voce di Cato rieccheggiò nell'aria,interrompendo quel piacevole silenzio « Cosa "Perché?"? » Chiesi io con un tono altrettanto freddo senza staccare i miei occhi dalla porta metallica, Cato balzò in piedi « TI SEI OFFERTA VOLONTARIA AL POSTO DI CLOVE ED ORA IO.. IO NON POSSO.. TU. » Inizia a gesticolare per poi fermarsi a fissarmi con il fiatone, come se avesse corso « Non posso perdere ma non posso permettere che tu muoia. Capisci? » Si china davanti a me in ginocchio poggiando gli avambracci sulle mie gambe. « Non posso » Clove aveva torto, lui vuole la gloria come ha detto tante volte e lui non vuole lasciarmi morire solamente perché non vuole avere Clove sulla coscienza, ne ero certa: Lui non prova niente per me. Il rumore metallico ci fu ancora una volta e...

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Capitolo 3
*** La notte movimentata ***


  The Hunger Games  

3. La nottata movimentata

Il rumore metallico ci fu ancora una volta e questa volta Wendy non era sola, con lei c'era una donna vestita di rosso con curve provocanti da vera donna aveva i capelli lunghi e neri come l'ebano e gli occhi, anch'essi erano scuri come i suoi capelli, la scollatura del vestito mostrava una ferita al petto che andava dalla spalla sinistra e scompariva verso il seno destro. Era Sarah Donovan, la nostra mentore. « Che quadretto amorevole! » Esclamò con un sorrisetto laterale per poi mettersi a braccia conserte e rimenere a fissarci « Sembrate molto affiatati! » Commentò ancora la donna vestita di rosso, immediatamente Cato si alzò in piedi « No.. Noi non stiamo insieme. Lei è la mia migliore amica. » Una coltellata al petto, ancora una volta, alzai la testa verso Wendy e Sarah che cercavano conferma nel mio sguardo « È così. » Dico fredda per poi abbassare la testa e iniziare a giocherellare con le mie dita, dopo poco Sarah e Wendy si siedono davanti a noi e rimaniamo così per un po finché la donna della capitale non decide di rompere il ghiaccio con quella sua voce stridula e il classico, stupido accento della capitale « Allora ragazzi la vostra tecnica? » Chiede ed io semplicemente non so che rispondere, non era nei miei programmi andare a morire nell'arena e sono persa. Persa in quella che non è la mia battaglia. Alzo la testa e fisso le donne « Non ne ho una io. » Esclamo « Io non ci dovrei essere qui. Non era il mio turno. » Dico per poi poggiare la schiena, forse in modo sgarbato, ma il nervosismo, l'idea che non durerò un giorno dentro l'arena e tutto mi stanno facendo impazzire. « Non era il tuo turno ragazzina? In che senso? » Domanda Sarah, evidentemente incuriosita dalla mia affermazione, sto per aprire bocca quando Cato mi blocca « Saranno fatti suoi. » La mentore si gira con uno sguardo fulminante « Sono il vostro mentore, la persone più importante nella vostra vita in questi giorni. Quella che può salvarvi le chiappe dal finire in un overcraft che vi poterà prima alla capitale e poi nel vostro distretto. Morti. » La donna risposta il suo sguardo su di me « Allora, dicevamo ragazzina? Ah, si. Perchè non doveva essere il tuo turno? » Chiudo gli occhi e tiro su con il respiro per poi iniziare « Soffro di problemi di doppia personalità. Io la chiamo.. la chiamo.. » Cerco di dire io ma mi blocco, ho persino paura a pronunciarne il nome. « Sage. » Continua per me Cato che ora sta guardando altrove, non me, non Wendy, non Sarah. Guarda il vuoto. « Sì, Sa.. Sage. Lei è il mio incubo perché so che lei potrebbe tranquillamente ammazzare qualcuno senza sentirne il rimorso. Lei è un mostro e mi ha sempre messa nei guai. Come ora. » Wendy ha quasi le lacrime agli occhi e nelle mani ha un barocchissimo fazzoletto color crema ornato di pizzo nei lati, pizzo turchese. « Wow » Dice con poco entusiasmo Sarah girandosi verso la donna della capitale « Vuoi smetterla? Sto cercando di trattare con una ragazza evidentemente malata mentale. Basta. » Il tono superbo della donna viene fuori con la delicatezza di un pugno in faccia. « Se "Sage" esce nell'arena il problema non è tuo amore, ma degli altri tributi. Anche suo. » Dice indicando con il pollice Cato « No.. » La fermo subito io « Sage non colpirebbe mai Cato o Clove. » è la pura verità. Sage non colpirebbe, né ucciderebbe mai Cato infondo Sage è me ed io sono innamorata di Cato. Sage non è così pazza da uccidere la persona di cui è innamorata. « Perchè? » Chiede Sarah con uno sguardo quasi malvagio « Perchè fino ad ora non ci ha mai provato. » Sono preparata, non credere Donovan, non sei la prima che me lo chiede. Wendy inizia ad applaudire senza sosta « Bene! Ritornando alla... tecnica? » Domanda con un tono più che interrogativo confuso la donna in turchese, la Donovan si girò prima apparve confusa « La che? Ah, già.. la tecnica. Allora... Cato, giusto? Alzati. » Gli ordina la mentore e lui obbedisce, Sarah gli gira intorno fissandolo, squadrandolo, scannerizzando ogni minima parte del suo corpo. « Direi che sei abbastanza buono per la parte del cattivo. La tua espressione, la tua corporatura.. » Sarah, dopo avergli girato intorno, si ferma davanti a lui « Da perfetto cattivo, da perfetto favorito, da perfetto ragazza che sa solo uccidere. E basta. Incapace di amare veramente. » Alla seconda parte della fase si gira verso di me e con pochissimi passi già mi è davanti, io la fisso dall'alto al basso essendo già io di statura bassa. « Hai degli occhi puri, chiari Andrew. Alzati, sù. » Con estrema lentezza mi alzo in piedi, come ha fatto con Cato, Sarah inizia a girarmi intorno « Corporatura esile, sguardo da brava ragazza, pelle bianca come la neve. Potresti benissimo utilizzare la mia tecnica, ragazza. » Mi girai verso di lei, alla mia sinistra, non volevo fare del male in quel senso.. Lei è conosciuta per aver adottato una tecnica fantastica, è stata nascosta fino all'ultimo conquistando prima il suo compagno di distretto così che la potesse mantenere in vita e poi lo ha ucciso quando sono rimasti solo loro due nell'arena. Non voglio uccidere Cato, non voglio uccidere nessuno in effetti. « Noi abbiamo una nostra tecnica. » Esclama Cato sentendo Sarah della sua tecnica « Ah? Si? Ditemelo quando sarete dentro l'arena, mi raccomando. » Sarcasmo, di solito adoro le persone che lo praticano, ma lei proprio non mi andava giù. Sarah, il mio mentore, si, lei. « Gli sforunati amanti. Gli amanti del 2. Diverse classi sociali, diverso tutto ma poi capitano insieme dentro l'arena, uno protegge l'altro e.. » Si blocca lui abbassando per una frazione id secondo la testa « E? » Lo incita Wendy, ancora seduta al suo posto in una scomoda posizione da signora « E il cattivo ragazzo alla fine muore. » Un profondo dolore al petto, non ce la faccio più, devo scappare. « Non ho fame.. Ho troppo sonno. Vado a letto. » Sono riuscita a non far spezzare la mia voce, sono riuscita a scappare prima che scoppiassi in un pianto isterico. Mi rintano nella mia stanza, non dò neanche una occhiata, mi metto nel mio letto e piango. Piango quello che non ho pianto con Clove.

Era notte fonda, io non dormivo ancora e avevo paura che Cato non potesse più essere accanto a me un giorno, che io non gli possa più parlare. Qualche lacrima solitaria ancora scende giù per le mie guancie ora rosee. Sento bussare alla porta mi alzo immediatamente, seduta sul mio letto 
«  So che ci sei.. » Cato. « So che sei sveglia, aprimi ti supplico Drew. » Cosa voleva, Cato, nel bel mezzo della notte da me? Non gli avrei aperto, non nel mio stato. « Va via Cato. » Lo caccio io « Drew, aprimi. Ti devo parlare ...di una cosa » Il tono è strano, non l'ho mai sentito così, preoccupata apro la porta e Cato mi salta addosso, o meglio, mi bacia mettendomi una mano dietro la testa e spingendomi dentro la stanza, io lo spintonai anche se fu veramente difficile e si spostò a mala pena di pochi centimetri. Corsi verso la porta per chiuderla « Sei impazzito o che ne so io? » Gli sbraitai contro mantenendo però il volume della voce abbastanza basso, Cato si getto ancora su di me stavolta prendendomi gli avambracci  « Dentro l'arena, non potremmo mai dare dimostrazione di chi siamo veramente. La capitale non ce lo permetterà. Drew... cercheremo di sopravvivere, io cercherò di vivere se tu mi aiuterai rimanendoci in vita. » Dopo tutto il suo bel discorso io ero ancora confusa ed irritata. Dopo anni di dolore, dopo una notte passata a piangere solamente ora dopo undicianni che ci conosciamo « Per cosa? Cato.. guardami negli occhi. Ho pianto tutta la notte col pensiero della tua morte in testa... Non posso vivere se tu muori, specialmente per me. Tu non puoi capire cosa provo. » Io lo abbracciai e lui mi cinse i fianchi « Credimi, è dalla bellezza di tre anni che ti vengo dietro come un cagnolino e tu non te ne rendi conto quando invece ero lo zimbello della palestra. » Ridacchia lui, io mi allontano di colpo « Cosa vuol dire questo? » Un sorriso si apre sulla mia bocca e finalmente dopo tanti anni rido con gli occhi. Anche lui mi sorrise e avvicinò la sua bocca al mio orecchio « Che ti amo, Sullivan. » Non me lo sarei aspettata, mi sarei aspettata un "credo di amarti" oppure "per me non sei solo un amica" ma non un "ti amo" diretto. « Tu? Tu... mi ami oppure questa è solo una recita? » Il discorso della tecnica mi tornò in mente e lo spintonai via con forza « Io credo di amarti da quando avevo dodici anni e tu mi dici che ora, per gli Hunger Games, ti sto mentendo? Cato... mi credi? Guardami negli occhi, i miei occhi. Li ricordi? Ricordi cosa mi dicesti? » Dissi riavvicinandomi così tanto che le punte dei nostri nasi potevano quasi sfiorarsi. Potevo vedere i suoi occhi castani specchiarsi nei miei grigi « Ti dissi: "Sei bellissima, i tuoi occhi mi ricordano il mare" ma io non avevo mai visto il mare ed ero sicuro che nei tuoi occhi c'è veramente il mare. » Sorrisi ricordando quel giorno, ero solo una bambina di dieci anni e lui di dodici la sua corporatura era esile un tempo« ..e tu mi rispondesti che i miei erano monotoni. Non puoi capire quanto ci ero rimasto male. » Scoppiai in una sonora risata mentre Cato pareva quasi irritato « La metti così? » Il biondo mi prese per i fianchi e mi gettò sul letto iniziando a stringere, forse troppo. « Ca.. Cato.. Soffo.. Soffoco. » Lui mollò la presa iniziando a ridacchiare. Rimanemmo così, nel letto, non facemmo niente; ci guardavamo qualche volta ricordavamo il passato, altre volte ci baciavamo, altre volte ci facevamo complimenti a vicenda, altre ancora semplicemente dormivamo e uno di noi si svegliava per ammorare l'altro, non ci potevo credere, il sogno di una vita stava per essere spezzato dalla capitale. Dagli Hunger Games.

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Capitolo 4
*** la Sfilata ***


 The Hunger Games 

4. La Sfilata

La mattina seguente non trovai Cato al mio fianco, con molta probabilità si era alzato prima per "non destare sospetti", non riuscì a ricordare bene quello che era successo la notte prima, anzi temevo che fosse tutto un sogno, non gli Hunger Games e la mietitura. Sapevo che quelli erano reali. Ma Cato non ha mai dimostrato neanche un minimo interesse nei miei confronti, ed ora, una notte prima che il treno arrivasse a Capitol City si era improvvisamente dichiarato, non che la cosa mi dispiacesse, assolutamente no, ma era strano. Molto strano. Che Cato avesse adottato la strategia di Sarah? Il solo pensiero mi dava i brividi, il solo pensiero che lui dopo tutto voltasse le spalle a me, a Clove, ai suoi amici. A Noi. Mi rivesto con gli stessi vestiti della mietitura dato che la sera prima avevo trovato sul letto un "pigiama" che pareva un vestito da sera, non sono abituata al lusso, sembro ridicola. Percorro con estrema lentezza il corridoio per poi arrivare davanti alla porta di cui amavo il rumore metallico e questa si aprì mostrando una Wendy fin troppo impegnata a leggere riviste di moda mentre si complimentava con chissà quale marca della Capitale, una Sarah che dava consigli ad un affiatato Cato, in un solo secondo tutti gli occhi furono su di me ...eccetto quelli di Wendy.
« Che succede? » esclamai sentendomi un po troppo osservata da quasi tutti. « Stavo dando consigli, sai uno di quelli salva-vita. » dice Sarah afferrando una brocca piena di succo, non riuscì a capire di cosa. Presi posto accanto a Cato, aveva la testa abbassata e sorrideva come se aveva previsto quella mia azione, posai i miei occhi sul mentore « Del tipo? » chiesi alla mora e lei prima finì di bere il contenuto del bicchiere e solo dopo essersi asciugata le labbra mi guardò « Siete i favoriti, voi dettate le regole, specialmente all'inizio: Alla Cornucopia. Uccidete tutti quelli che potete uccidere e avrete diverse possibilità di arrivare alla fine dei giochi oppure ribellatevi all'unione dei favoriti e diventate prede. » Il tono è quasi sadico per non parlare dello sguardo! « Quindi ci stai dicendo di uccidere e diventare i cacciatori, di fare degli altri tributi delle prede. » ribatte Cato e lei annusice con quel suo sorriso sempre stampato in viso « Ora vi porteranno in un posto, qualsiasi cosa vi facciano voi dovete solamente stare in silenzio e acconsentire. Capito il messaggio? » Cerca la conferma nei nostri occhi ed io annuisco solamente non spiccicando parola ed anche Cato fa lo stesso.
...
Ero in quel posto da diverse ore e quello che mi stavano facendo era una vera e propria tortura, una donna dai capelli blu ed un altra dai capelli rosa shocking mi hanno, fino ad ora, "curata". Le due ora confabulano in un angolino alla mia destra, alzo leggermente la testa per provare a sentirli ma l'unica cosa che arriva alle mie orecchie sono dei commenti malvagi sul mio distretto. Che possano bruciare. 
« Che succede? » Esclamai irritata facendo quasi sobbalzare le due. La donna dai capelli blu con un sorriso falso mi si avvicinò « Niente cara, rilassati solamente, tra un pò tutto finirà e arriverà Jubilee qui. » Per il resto della tortura non feci altro che domandarmi chi fosse mai questa "Jubilee".
Ore dopo le due scomparirono dalla mia vista intimandomi di stare ferma, sdraiata, immobile e così feci, non volevo nessun genere di guai e nella mia testa c'erano le parole di Sarah che saltavano da una parte all'altra del mio cranio: voi dovete solamente stare in silenzio ed acconsentire. Il suono metallico del treno si ripetè e dalla porta spuntò una donna alta di corporatura esile, capelli rossicci abbastanza lunghi e lisci, gli occhi erano scuri, cupi. Apparivano quasi neri. Ed al collo portava una collana, una collana a forma di triangolo con dentro la bocca di una tigre o un leone che ruggiva, totalmente d'oro. 
« Io sono Jubilee » Esclamò sorridente, non sembrava di Capitol City, era quasi totalmente struccata e portava solo del rossetto rosso e gli occhi erano leggermente contornati di nero. Era strana. « Andrew. » Non ero particolarmente loquace quel giorno « Andrew Sullivan. » Allungai io, non mi piaceva fare una brutta impressione a persone che ho appena conosciuto. « Bene, un favorito? ...Di età diversa dal suo compagno di Distretto? Che strano! » Esclamò lei prendendo un altra sedia in cui desersi mentre con un gesto della mano indicava a me di sedermi, annuì in segno di aver capito e mi tirai su con la schiena per poi ascoltarla « Mi fa piacere il fatto che ci sia qualcosa di "strano", un "minimo cambiamento". » dice sedendosi, ed io feci di no con la testa e le iassunse uno sguardo confuso, stava per aprire bocca quando fui io a bloccarla « Storia troppo lunga per essere tirata fuori ancora una volta, dico solo che ho problemi di bipolarità. » esclamai io e lei non chiese altro, si avvicinò ancora di più e a bassa voce iniziò a parlare « Per quanto riguarda la sfilata.. » Stava iniziando lei ma io osai bloccarla ancora una volta « Ci vestono sempre con del metallo in dosso. » Lei sorride « Anche io vi metterò del metallo in dosso, ma in una maniera diversa. Forse troppo diversa. » A quel punto fui quasi spaventata da quello che mi sarebbe capitato. « Sai dirmi cosa fate nel vostro distretto? » quella domanda fu inaspettata « Ehm, plasmiamo il metallo. » Il suo sorriso si ampliò, se foses possibile, ma a me sembrò così.
...
Indossavamo delle semplici calzamaglie nere, per ora. Jubilee era scomparsa dalla circolazione lasciando me e Cato da soli davanti ad un carro, era molto probabilmente il nostro. 
« Dov'è Jubilee? » Esclama irritato Cato mentre si guardava intorno girando su se stesso più di una volta, nel frattempo io ridacchiavo e in pochissimo tempo eravamo in due a ridere della reazione di Cato. Le nostre risate attirarono due ragazzi; una ragazza bionda dagli occhi verdi ed un ragazzo alto e robusto. Cato andò alla ricerca della stilista, mentre io rimasi accanto al carro « Tutta sola? Il ragazzo del tuo distretto? » Una voce maschile, quasi rauca mi fece sobbalzare, mi girai per guardarli meglio e potei notare che la ragazza si guardava intorno spaesata, forse alla ricerca di qualcuno, e invece il ragazzo continuava a fissarmi insistentemente. « Il mio... » Mi bloccai cercando una parola per definirlo, che non fosse 'mio ragazzo' « ...compagno di Distretto è andato a cercare la nostra stilista. » Il mio tono è serio, amorfo,  tutto volevo meno che entrare nel gruppo dei favoriti ed uccidere senza pietà ed assistere a veri e propri massacri. Il ragazzo sorrise « Perdete la stilista per la sfilata? » Se doveva essere una battuta.. fa proprio pena come comico. Forzo un sorriso evidentemente falso per poi girarmi dall'altra parte, stavolta a parlare è la bionda « Noi siamo Lux e Marvel. Distretto 1, favoriti. » Quanto mi urta il fatto che loro si attribuiscano il nome di "favoriti" come se fosse una cosa di cui vantarsi non si può capire, ma tuttavia mi rigirai nella loro direzione « Si, io sono Andrew Sullivan, Distretto 2. Non sono una favorita. Ora potreste anche andarvene via.. » Il mio tono è più che carino, è il tono che si meritano. Sento il ragazzo, Marvel, avanzare ed ora sento il suo respiro sul collo « Forse non dovresti essere tanto scontrosa. Sai che un alleanza ti potrebbe salvare, principessa. » Mi volto in una frazione di secondo e posso vedere Marvel a pochi centimetri dal mio volto. Cato arriva in tempo e lo spintona via con un espressione più che arrabbiata. « Cato. Distretto 1. Non starle troppo vicino o ti distruggo. » Non posso non essere lusingata dai suoi comportamenti gelosi. Poggio una mano sul suo braccio e pigio con delicatezza per spostarlo e vedere la faccia di Marvel, è come se avesse colto una sfida. Come se io fossi il premio. Marvel spostava lo sguardo da me a Cato, ogni occhiata era diversa.
Jubilee arrivò in tempo con una spirale di ferro e delle bombolette, da qui potevo vedere i colori dei tappi; viola e blu scuro. 
« Sei in ritardo! » Le grida contro Cato mentre i due tributi dell'1 sono già scomparsi. Jubilee ci veste con quelle spirali per poi spruzzarci addosso quel colore quasi brillantinato, in pochi secondi ha finito tutti e due, ci sfila le spirali e prendendo una torcia ci da fuoco, un fuoco che prende il colore delle bombolette, che ci da un aspetto quasi metallico. « Buona Fortuna. » Ci dice la donna prima di vederci sparire. Non so come la prenderà la gente di Capitol City. 

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