Reason to live

di drewsliveliness
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Dream ***
Capitolo 2: *** Protect Her ***
Capitolo 3: *** Promise ***
Capitolo 4: *** Journey ***
Capitolo 5: *** Date ***
Capitolo 6: *** Kiss ***



Capitolo 1
*** Dream ***


Dream

Un po’ di luce entra dalla mia vecchia finestra coronata da quello schifo di tende rosa, rosa forse perchè mia mamma voleva autoconvincersi di avere una figlia femminile e solare, bah. Emetto un sospiro che dà più l’idea che io stia sbuffando, esatto. Mi alzo dal mio comodo letto anche se senza voglia. Rimango perplessa quando mi accorgo che mia madre non stia gridando che devo fare presto, ah, forse ha fatto il turno all’ospedale stanotte. Mia madre è infermiera da sette anni, più o meno da quando ci siamo trasferiti qui, a New Orleans. Raggiungo il mio armadio, con tutto il mio entusiasmo , indosso una semplice cannottiera bianca, un paio di jeans, una felpa blu e le vans. Arrivo in cucina con lo zaino in spalla e, come mi aspettavo, mia madre era addormentata sul divano, ancora con la divisa da lavoro. Le do un bacio sulla guancia e esco, oramai lei è l’unica persona che conta davvero tanto per me, dopo tutto. Prendo le cuffie dallo zaino e,come se fossero unico motivo di vita, le indosso velocemente. Premo il tasto casuale e mi lascio travolgere da “Ho Hey”. Il testo di questa canzone mi riporta in mente mille ricordi..


-Tu appartieni solo a me- mi sorride il mio migliore amico. -E tu appartieni solo a me- mi stringe forte e io appoggio la testa sulla sua spalla. Mi sento protetta tra le sue braccia, è l’unica persona che riesce a farmi sentire in paradiso. Scioglie l’abbraccio e insieme ci avviamo verso scuola. Mi racconta cosa ha fatto durante il weekend e, con tutta la dolcezza, mi guarda –Ci saresti dovuta essere anche tu per renderlo davvero un finesettimana perfetto- sorrisi, uno di quei sorrisi che solo lui riusciva a strapparmi e lo riabbraccio -Grazie per essere qui con me, ti voglio tanto bene- gli sussurro. -Anche io ti voglio tanto bene Grace- mi sorride. Questa volta sono io a sciogliere l'abbraccio, anche se avrei preferito non lasciarlo mai, e continuiamo ad avviarci verso scuola, io e il mio migliore amico


...ricordi che vorrei solo dimenticare. Arrivata a scuola mi dirigo verso il mio armadietto, prendo i libri che mi serviranno per le prima due ore,i libri di chimica. Mi rendo neanche conto che è tardi e inizio a correre verso l’aula di chimica. Busso e il professore mi permette di entrare e, sotto lo sguardo accusatore del professor Fitz, raggiungo il mio banco in fondo all’aula; il prof inizia a spiegare, ma da grande strafottente, appoggio la testa sul banco senza ascoltare neanche una parola della spiegazione di Mr Fitz. Dopo due ore di chimica, al suono della campanella, mi alzo e mi dirigo verso la porta, però vengo fermata dall’anziano professor Fitz. –Grace, dovresti provare a recuperare, ma non solo nella mia materia, anche nelle altre. Fino all’anno scorso eri una studentessa modello, cosa è successo alla studiosa e solare Grace?- lo guardo divertita, mi vedeva davvero ancora come “la studiosa e solare Grace”? –Mi dispiace prof.Fitz, c’è stato un cambiamento di programma- e con questo lascio l’aula con il professore che mi urla dietro –Signorina Harris, stavo parlando ancora con lei! Torni subito qui!- credo stia ancora pensando che gli darò retta, continuo a camminare e raggiungo di nuovo il mio armadietto, dovrei andare in mensa, ma il mio appetito in questo momento è pari alla media dei miei voti scolastici, zero spaccato. Mi siedo a terra con la schiena appoggiata al mio armadietto e con il cappuccio della felpa alzato, rimetto le cuffie e premendo play lascio la realtà e me ne vado in un mondo tutto mio. Mi sento rilassata, mi sento in paradiso, mi sento come mi sentivo quando ero con lui. Ma lui mi ha abbandonata, non merita neanche che io soffra per lui ora, no, proprio non lo merita. Lui mi rendeva felice, lo sapeva benissimo, ma come se non contassi nulla, mi ha abbandonata, lasciata da sola. Un vero e proprio bastardo.


Il brusco suono della campanella interrompe i miei pensieri, così, sono costretta ad alzarmi e ad andare nell’aula dove avrei passato le prossime due ora, le ultime due ore, finalmente. Entro nell’aula di storia poco prima della professoressa Morgan che, come se fosse la cosa più normale al mondo, sbatte la porta con rabbia. Ha lasciato da poco suo marito, dicono che l’abbia sorpreso a letto con una prostituta. Talmente idiota quell’uomo, a casa tua tradisci tua moglie? Smettendo di pensare alla grande sfortuna che avuto la professoressa nel trovare un marito idiota e coglione, sento vibrare il mio cellulare. Pensavo di averlo spento, beh, fa niente, la professoressa con le corna non se ne è neanche accorta. Metto lo zaino sulle ginocchia come per cercare qualcosa, ma invece, prendo il cellulare e apro il messaggio.

Da: mamma
“Grace, ho dimenticato di dirti che la settimana prossima viene Claire, tua cugina dal Canada,ti prego, prova a fare delle prove per sembrare gentile, ahahaha baci”


Sorrido a leggere quel messaggio, viene la mia cugina preferita, Claire e mia mamma pensa che io sia un po’ stronza, forse ha ragione.La professoressa Morgan continua a interrogare ma quando Davis, mio compagno di classe, nomina Enrico VIII che uccide Anna Bolena fingendo che lei lo avesse tradito, la professoressa scoppia in lacrime. Fa quasi tenerezza, quasi la capisco. Lui mi abbandonò,io lo considero peggio di un tradimento, avrei preferito vederlo odiarmi piuttosto che non vederlo più. Dopo quasi due ore ad ascoltare la professoressa Morgan sfogarsi, suona la campanella e mi dirigo verso casa. Continuo a camminare, disinvolta, il mio sguardo non lascia passare nessuna emozione, che sarebbe comunque nascosta dai miei RayBan. Arrivata a casa, corro in camera mia, buttandomi a peso morto sul letto. Sul mio comodino ho ancora una nostra foto, io sorrido mentre lo abbraccio. Ho sempre voluto buttarla, ma non ci riesco. Non ho il coraggio di buttare quella foto, non so per quale motivo, sono legata a quella foto, forse perchè è l'unica cosa che mi collega a lui. Oppure, perchè anche con tutta la buona volontà, non riuscirei ugualmente a dimenticare. Oltre mia mamma, da quando lui se ne è andato, non ho nessuno. Nessuno tiene a me come ci tiene mia mamma o come quanto, io pensavo, ci tenesse lui. Me ne andrei da questo paese, viaggerei per dimenticare, girerei il mondo, invece sono qui, solo per mia madre, che senza di me rimarrebbe sola, lei merita di essere felice. Io ero felice con lui, ma a quest'ultimo non importava niente di me, se gli fosse importato di me, ora non sarei un disastro in tutto, lui mi spronava in tutto quello che facevo, ora ogni cosa non ha più senso. Mi pizzicano gli occhi. Lui sapeva di essere l’unica persona per la quale avrei donato la mia vita. Lui sapeva di essere tutto per me. Lui senza neache una spiegazione,se ne è andato. Lui mi fa sentire sbagliata, mi fa sentire in colpa, come se lui se ne fosse andato per colpa mia. Secondo uno scrittore, di cui ora non ricordo il nome, la vita può essere considerata vera, solo quando durante quest’ultima hai vissuto un sogno. Il mio l’ho vissuto ed è finito quando lui se ne è andato. Il mio sogno è finito quando Justin, il mio migliore amico, mi aveva lasciata sola.


OCCHI A ME


spero che vi piaccia questo capitolo, è la mia prima fanfiction, non sono molto esperta, non vi obbligo a recensire, vorrei solo sapere cosa ne pensate, perchè se non piace dovrò riflettere sul continuarla o no c: 

p.s. voglio solo ricordarvi che quando vedrete che il discorso è scritto in corsivo e inizia con ", significa che è un flashback. c:

ciao babbane. lol

-eli

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Capitolo 2
*** Protect Her ***


Protect her

Justin

-Ehi amico- mi chiamò il mio migliore amico, Chaz. –Ehi- rispondo con voce monotona,  andandogli incontro. Chaz è il mio migliore amico, lo conosco da circa un anno, da quando ero venuto qui, a Stratford. –La tua ragazza la settimana prossima se ne va? Possiamo organizzare una serata dei maschietti senza la tua tipa- inizio a ridere. A lui non piace la mia ragazza, la considera una troia. Ma dai, solo perché è una ragazza popolare non significa che sia una troia, no? –Perché odi così tanto “la mia tipa”- faccio il segno delle virgolette con le dita indicando il mondo in cui ha chiamato Claire, la mia ragazza. –Non ti ha mai trattato male per quanto ne sappia io- continuo aspettando una sua risposta. –Per me è una troia, potresti trovare di meglio-. Chaz crede che questa relazione sia qualcosa di serio, io non amo davvero Claire, lei è un modo per non rovinare la mia reputazione, insomma, senza sembrare uno sfigato. E poi, Claire non è una brutta ragazza, anzi. E’ una ragazza stupenda fisicamente, anche se sul suo carattere avrei da ridire. –Chaz, per me non è niente di serio- dico piuttosto scocciato. –Allora perché non la molli?- inizio a ridere e gli do una pacca sulla spalla. –Non sei sveglio come pensavo, fratello- inizio a ridere con Chaz che mi guarda con una faccia confusa, direi, da coglione. –Io non ti capisco, davvero- a lui non importa della sua reputazione, lo invidio per questo, non si fa problemi di quello che pensano gli altri. –La reputazione non è tutto nella vita- quelle parole mi colpiscono, le ho già sentite da qualche parte..
 

“sono arrabbiato, sono stato un’altra volta preso in giro per il mio taglio di capelli. In questa scuola del cazzo c’è solo gente pronta a giudicare, che merda. Mi avvio verso l’aula dove avrei trascorso l’ultima ora di questo giorno di scuola, l’aula di musica. Arrivo in subito dopo il suono della campanella e riesco a prendere un posto in fondo, perfetto. Il professor Martin entra sorridendo, come sempre, in classe. Il professore sta per iniziare a parlare ma viene interrotto da qualcuno che bussa alla porta. –Avanti- risponde Mr Martin, alquanto innervosito. –Buongiorno professore, scusi il ritardo, mi hanno cambiato l’orario e non trovavo l’aula- esclama sorridente una ragazza, che non avevo mai visto prima. –Signorina Harris, ci vedremo anche tutti i venerdì, quindi- esclama il professore, contento? Chi è questa Harris? –A quanto pare.. Posso andare a sedermi?- inizia la ragazza con voce scocciata. –Certamente Grace- o lei è una secchiona o il professore la vede oltre la scuola, opto per la prima opzione. Grace si siede in un posto davanti, ora ne è ho la certezza, è una secchiona. Devo provare a farmela amica, forse è anche brava in matematica. Inizio a ridere da solo al mio precedente pensiero. –Signor Bieber, ha qualcosa di divertente che vuole condividere con la classe- dice il professor Martin abbastanza incazzato. –No professore, mi scusi- dico deciso. Grace, la ragazza nuova si gira a guardarmi, ha degli occhi bellissimi, sembrano curiosi. Quando si accorge che ho incrociato il suo sguardo, distoglie quest’ultimo abbastanza imbarazzata. Il professor Martin continua la sua spiegazione,Grace non mi degna più di nessuno sguardo.


Al suono squillante e fastidioso della campanella mi alzo e esco dall’aula seguito da tutti gli altri. Mi giro un attimo per vedere quella ragazza, Grace. La vedo ferma a parlare con una ragazza, mi sembra si chiami Tracy, una ragazza timida che in classe non si fa mai notare. Dopo essermi fermato a parlare con Chaz mi dirigo verso il cortile, però, vengo fermato da Brian, capitano della squadra di football. Mi odia,non so perché, ma mi odia. –Ehi Biberon, hai dimenticato il lucidalabbra stamattina- mi dice divertito, incasso il colpo, mi da sui nervi. –Lasciami in pace, Brian- gli dico scostandolo tentando di andare avanti, ma vengo rifermato da lui. –Pensi di potermi liquidare così facilmente Biberon? Forse non ricordi che io posso schiacciarti come una formica- mi spinge con fare minaccioso. Non ce la faccio più e provo a tirargli un pugno in faccia, ma vengo bloccato da lui, che mi restituisce il pugno, con molta più forza. Cado a terra e lui continua a tirarmi calci e pugni. Vorrei solo morire in questo momento, ma i miei pensieri vengono interrotti dalla sua voce .-Ehi lascialo stare subito!- si mette in mezzo Grace. Brian si distrae da me e va verso Grace –Dovrei dare retta ad una ragazzina?- risponde Brian. –La ragazzina fa lezioni di autodifesa e ha due gambe con le quali non solo potrebbe castrarti con un bel calcio, ma può anche correre a riferire tutto alla preside, smamma- risponde decisa la ragazza, me la immaginavo una ragazza timida e riservata, invece ha le palle, non in senso figurativo ovviamente. Brian la guarda confuso –Non ti faccio male solo perché hai davvero un bel visino e anche un bel caratterino, ci vediamo in giro bellezza- Brian si gira e se ne va come se non fosse successo nulla. Grace viene verso di me, velocemente si abbassa alla mia altezza, oppure potrei dire a quella del pavimento, -Ehi, ti aiuto ad alzarti- mi porge una mano che io afferro, mi aiuta ad alzarmi e inizia a parlare –Vuoi che ti porto a casa? Ti porterei in infermeria, ma farebbero molte domande, potresti essere anche ritenuto responsabile della rissa- ha fatto un buon ragionamento, la guardo negli occhi e annuisco. Io abito vicino la scuola, tornerei a piedi da solo ma Grace insiste e mi accompagna. –Ah, che stupida, io sono Grace- mi fa un grande sorriso, un meraviglioso sorriso, smagliante, sincero. –Io mi chiamo Justin,siamo nello stesso corso di musica- le sorrido. -Ah, vero, scusa.-sorride di nuovo. –Non preoccuparti- le rispondo. –Scusa, perché ti stava picchiando?-  aveva toccato un punto debole, ma, non so per quale motivo, mi fido di lei. –Per il mio aspetto, dice che sembro una ragazza- lei mi guarda triste –A me non sembri per niente una ragazza, anzi sei troppo carino- è dolce, cerca di confortarmi, è tanto dolce –Devi solo avere più fiducia in te stesso, l’aspetto fisico non conta. Come la reputazione, non conta- mi colpirono le sue parole –Grazie, Grace-  le sorrido sinceramente, -Di niente, Justin. Potremmo diventare grandi amici- mi sorride, è una ragazza davvero solare, perché no? Mi piacerebbe diventarle amico. –Certamente- si avvicina, mi da un bacio sulla guancia e mi dirigo verso casa. La saluto e la vedo allontanarsi, che ragazza. Spero di rivederla presto.”

 



..si, mi ricordava la mia Grace. Non la vedo da quasi due anni, mi manca? Ovvio. Lei ora forse mi odia, però io me ne sono andato, non volendo. Avrei voluto dirle il motivo, ma non le ho detto niente, solo per proteggerla. Annuisco a Chaz e insieme ci dirigiamo verso la mia macchina.


OCCHI A ME
ok,questo capitolo è più lungo del primo, avevo più cose da scrivere e non volevo tagliare in due. questo capitolo, si capisce, è dal punto di vista di justin,e la maggior parte di questo capitolo è un flashback, l'incontro di Justin e Grace. Per ora non ci sono scene dolci e romantiche, ma già dal prossimo nel flashback ci saranno molte scene dolci, oh cazzo, ho anche parlato troppo. Vi chiedo di recensire, tanto sono solo venti secondi, ho ricevuto 27 visite al primo capitolo e sono davvero contentissima! Grazie<3
ciao babbane. lol
RINGRAZIO LE DUE RAGAZZE CHE HANNO RECENSITO IL PRECEDENTE CAPITOLO

-eli

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Capitolo 3
*** Promise ***


Promise
Apro leggermente gli occhi, non saranno più delle otto, devo essermi addormentata mentre.. mentre pensavo a Justin. Mi alzo un po’ barcollante e mi avvicino allo specchio. Ho i capelli arruffati, sono pallida, quando non lo sono? Sento la porta d’ingresso aprirsi e mostrare la figura bassina e gracile di mia mamma. –Ehi Grace, come è andata a scuola?- mi domanda sorridente, mi chiedo come faccia, lavora tantissimo ma trova sempre le forze per mostrarsi allegra e solare, la ammiro tantissimo. –B-bene- non sono brava a mentire, cazzo, mia madre capirà tutto subito –Grace, odio quando mi menti, ti prego dimmi la verità, cosa è successo?- mi guarda.. stanca? Non è arrabbiata, né triste, ha una faccia stanca, forse stanca del mio comportamento, come biasimarla. –Il professor Fitz, mi ha richiamata.. di nuovo- le rispondo. Lei mi guarda delusa, stanca, ora sembra anche arrabbiata. –Grace, voglio capire cosa ti succede, diamine- alza un po’ il tono della voce. –Eri una studentessa meravigliosa! Portavi a casa ottimi voti, ne andavi fiera, da quasi un anno vengo chiamata a casa per il tuo comportamento, vengo convocata dal preside e tu vieni richiamata per la tua mancanza di impegno- mi rimprovera, mantenendo un tono piuttosto alto. –Mi portavi tantissime soddisfazioni, poi Ju-. –Non provare a nominarlo mamma- la interrompo. –Se ne è andato e tu sei cambiata, eri una ragazza meravigliosa e io rivoglio la mia Grace- mi guarda, sento gli occhi pizzicare, la voglia di piangere è tanta, ma nessuno mi avrebbe più vista debole. Non sapevo cosa rispondere a mia mamma che mi guardava afflitta, così, corro in camera mia. Prendo la foto che con.. Justin e la butto a terra, il vetro si frantuma in mille pezzi e io guardo quella foto che spero porti con se tutti quei ricordi che hanno condizionato la mia vita nell’ultimo anno…


“Sono appena tornata a casa, ho preso una B in matematica, mio padre reagirà malissimo, per lui devo eccellere, non essere quella nella media. –Sono a casa- esclamo. Mio padre mi raggiunge sorridente –Come è andata a scuola oggi?- mi dice. –Abbastanza bene- esclamo di sfuggita mentre mi avvio verso la mia camera. –Grace? Cosa è successo? Qualche brutto voto?- mi guarda già duramente, non riesco a reggere il suo sguardo. –I-io ho preso una B in matematica- rispondo un po’ titubante. –Sono molto deluso da te Juditha- quando è arrabbiato mi chiama con il mio secondo nome, che merda. –Papà giuro che recupererò, darò il meglio- rispondo con sicurezza, sperando di trasmettere sicurezza anche a mio padre –Il meglio non potevi darlo prima della verifica?- mi atterra, riesce sempre a farmi sentire in colpa, non ce la faccio più –E’ normale, per te io dovrei passare la vita a studiare, fino ai vent’anni. Poi cercare un lavoro e poi lavorare fino ai sessant’anni. Io non voglio vivere così, non voglio vivere con quest’ansia addosso. Non voglio vivere con te che mi rimproveri solo perché non eccello. Una B non è la fine del mondo, tu dovresti provare ad accettarmi per quello che sono, perché sono tua figlia- gli rispond- non posso crederci di avergli detto queste cose. –Papà scusa, papà non volevo dirti queste cose, scusa- vengo interrotta da lui –Vai in camera tua Juditha, ORA- risponde alterato, alzando la voce. Corro in camera mia e mi butto a peso morto sul letto, lacrime salate percorrono ognuna delle mie guance. Il mio cellulare inizia a vibrare.

“Chiamata in arrivo: Justin”

Provo a regolare il mio respiro, reso più veloce dal mio pianto, e rispondo:
“Ehi Graceeeee” mi dice entusiasta Justin. “Ehi Jus” rispondo, con meno convinzione. “Grace.. stai piangendo?” mi domanda. “Cosa? N-no, no” rispondo cercando di sembrare abbastanza convincente. “Vengo subito da te” mi dice velocemente senza darmi neanche il tempo di replicare. Justin è così, impulsivo, si preoccupare per gli altri, così dolce, per questo è il mio migliore amico. Ci conosciamo da due anni ormai, da quando avevo 15 anni, è il migliore amico che potessi mai trovare. E’ sensibile, carino e capisce al volo quello che pro- i miei pensieri vengono interrotti dal campanello della porta. –VADO IO- urlo. Raggiungo velocemente la porta e neanche il tempo di guardarlo negli occhi che Justin mi rinchiude in un abbraccio. –Ora voglio sapere cosa ti abbia fatto piangere- dice continuando a stringermi forte. Inizio a piangere tra le sue braccia, non lo ringrazierò mai abbastanza per essermi sempre stato vicino, per spronarmi a dare il meglio di me. Mi prende il viso tra le mani e mi asciuga le lacrime con i pollici. Sciolgo l’abbraccio e lo porto in camera mia, mio padre è ancora di là. –Dai, cosa è successo?- mi dice con voce tranquilla, rassicurante. –R-ricordi la B in matematica che ho preso oggi?- lui mi guarda e poi annuisce –Q-quella B mi ha fatto litigare con m-mio padre di nuovo- senza neanche rendermene contro incomincio di nuovo a piangere con la testa abbassata. Justin si avvicina e mi abbraccia di nuovo. –Andrà tutto bene- mi dice cercando di rassicurarmi. Io poggio la testa sulla sua spalla coperta dalla camicia, che inizia a bagnarsi al contatto con le mie lacrime. -G-grazie Justin, non so cosa farei senza di te- alzo lo sguardo per poterlo guardare negli occhi –Justin, ti prego, dimmi che non mi lascerai mai, che non mi lascerai MAI sola, non riuscirei ad andare avanti con questa vita se non ci fossi tu ad illuminarla con il tuo sorriso- lui mi sorride –Non ti lascerò mai, mai ti lascerò, dolce Grace, sei la persona più importante per me, non potrei vivere senza di te- con tutta la mia banalità del momento, alzo il mignolo in segno di promessa che Justin afferra prontamente con il suo mignolo destro. –Promesso- mi dice, prima di abbracciarmi ancora.”
 

-STRONZO, AVEVI PROMESSO, LO AVEVI PROMESSO, CAZZO. HAI PROMESSO CHE NON MI AVRESTI MAI LASCIATA SOLA-urlo con tutta la rabbia che ho in corpo, senza però piangere, lui non merita neanche le mie lacrime. Voglio dimenticare tutto, si voglio dimenticarmi di lui. Justin non è più nessuno per me, non posso vivere così, da ora in poi mi comporterò come se lui non fosse mai esistio.

 
OCCHI A ME
TA DAAAN. GRAZIE MILLE PER LE VISITE, 55 NEL PRIMO CAPITOLO E 22 NEL SECONDO. se riuscite anche a recensire mi rendereste la ragazza più felice del mondo. Allora, riguardo la storia: troppo teneri Justin e Grace nel flashback fghtyu sono cattiva, ho fatto incazzare ancora di più Grace :c dal quinto capitolo in poi aspettatevi colpi di scena, ok? VI AMO.
Ciao babbane. Lol
-eli

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Capitolo 4
*** Journey ***


Journey

Justin


-Ehi tesoro-mi chiama la mia ragazza. -Ehi dolcezza- la saluto con un cenno con la mano, lei si avvicina e con lei le sue labbra che si poggiano sulle mie. E’ uno dei suoi soliti baci poco casti, schiude le labbra e le nostre lingue iniziano a “giocare” insieme. Si stacca dopo un po’.. –Justin, te l’ho detto che parto tra tre giorni e che vado a New Orleans?- mi chiede, annuisco e lei mi guarda in modo strano… non dirmi che vuole.. –che ne dici di venire con me?- ecco, l’ha detto. Ora che cazzo le dico? G-Grace vive lì, se la incontro? Devo trovare una scusa. –Ti prego ti prego Justin- mi guarda in modo implorante. Se le dico no? Ci rimarrà male così tanto da lasciarmi? –Ecco.. Va bene?- “sei senza palle Justin Drew Bieber, senza palle, cazzo” mi sto pure insultando da solo, perfetto. –Grazie grazie Justin, ti amo- non le ho mai detto “ti amo”, sono uno che ci tiene a certe frasi che vanno dette alla persona giusta. –Di niente dolcezza- si riavvicina e mi bacia, con la stessa foga di prima. Veniamo interrotti da Chaz, che ci distrae tossendo. –Claire, se hai finito di succhiare la faccia a Justin, vorrei parlare con lui- dice scocciato. –Ci vediamo dopo- mi sussurra all’orecchio Claire, prima di lanciare uno sguardo assassino a Chaz e allontanarsi, dirigendosi verso le sue amiche. –Che troia..- bisbiglia Chaz. –Invece di insultare la mia ragazza, ho bisogno di aiuto- gli dico. Mi guarda perplesso. –Cosa succede?- mi chiede Chaz. –Claire mi ha chiesto di andare con lei a New Orleans, dove vive Grace- gli rispondo. Gli avevo raccontato tutto di Grace, di quello che è successo e del motivo… della mia partenza, perché so che di lui mi posso fidare. –Sei fottuto, amico- mi dice ridacchiando. –Sempre d’aiuto, tu eh?- gli domando, con quel poco di sarcasmo che non manca mai.–Scusa amico, per me dovresti tornare da questa Grace, mi hai detto che eravate molto legati, non credo ti odi a tal punto da non volerti più vedere- ecco cosa non ho raccontato a Chaz, della promessa fatta a Grace e anche di quanto lei contasse su di me –Vorrei fosse così, ho paura di come reagirà, poi, non posso permettermi di riavvicinarmi a lei, la rimetterei solo in pericolo, cazzo- gli rispondo. Beh, credo sia il momento delle spiegazioni.

Due anni fa, mio padre, uccise, un uomo, non so chi sia, ma a quanto pare non era solo lui di cui ci saremmo dovuti preoccupare. Quell’uomo apparteneva ad una specie.. di banda, se si può definire così, che quando scoprirono della sua morte, decisero di vendicarsi di mio padre, non uccidendolo, ma uccidendo chi a lui è caro, rendendolo vulnerabile. Così, io, mia madre, la mia sorellina e il mio fratellino, siamo stati costretti ad andarcene da New Orleans, come se non fossimo mai stati lì. Grace, sapeva di quello che mio padre aveva fatto, anche se non ne conosceva le conseguenze. Avrei voluto dirle il motivo della mia partenza, ma avrei dato a questa cazzo di “banda” una persona da usare come ricatto. E io preferirei vederla odiarmi, piuttosto che non vederla più. Sarebbe stata in pericolo o addirittura morta, io non lo avrei mai permesso, i suoi genitori avevano da poco divorziato, non potevo metterle quest’altra angoscia addosso. Quindi, sapendo che andarmene senza spiegazioni la avrebbe salvata, l’ho fatto.


Mi manca tantissimo, non ho notizie di lei da un anno ormai, non so se è andata al college, non so se continua a frequentare Aaron Davis, non so se mi pensa ancora… Io la penso, sempre, ogni cosa mi ricorda lei. Lei mi ha aiutato in un brutto periodo della mia vita, caratterizzato da bulli e insulti. Lei però riusciva a farmi sentire felice, con il suo sorriso, il suo sarcasmo, il suo umorismo, quei bellissimi occhi celesti.. Non posso credere che dopo tre magnifici anni, l’ho lasciata sola. Ricordo quando il padre e lei litigarono per la B in matematica, resa dal padre una tragedia. Lei mi chiese di non lasciarla mai sola, che senza di me non riusciva ad immaginare la sua vita. Mi odio per aver reso il suo peggior incubo realtà, lei non meritava tutto questo, lei merita di essere felice, per questo spero che sia andata avanti con la vita.
 



-Max Irons è molto più figo di te, sisi-scherza lei, iniziando a ridere. –Questo non dovevi dirlo cara e dolce JUDITHA- dico marcando “Juditha” sapendo che lei odia essere chiamata così. Non ha il tempo di replicare che mi fiondo su di lei facendole il solletico. –Ti prego Justin smettila, oddio- riesce a dire tra una risata e l’altra. –Chi è più figo? Mhmh?- le chiedo incitandola a dare la risposta che desidero io. –Sei tu. Justin Drew Bieber è più figo di Max Irons- dice, mi fermo dal farle il solletico e lei si alza dal letto. –Nei tuoi sogni- detto questo scoppia a ridere e inizia a correre. Mi alzo di scatto e inizio a rincorrerla, ma io sono più veloce di lei e come predetto, la blocco e la butto sul divano affianco a noi.–Dovrai prendermi i popcorn per farti perdonare ora- scherzo io, però lei sembra non cogliere il mio umorismo e si alza dal divano dirigendosi verso la cucina. –che fai?- le chiedo, ipotizzando la risposta. –hai detto che per farmi perdonare dovevo prendere i popcorn, quindi ecco qui- prende una busta di popcorn confezionati e me la lancia. –ma io stavo scherzando-  le rispondo sorridendo. Lei ricambia il sorriso e si siede vicino a me. –fai il gentiluomo e offrili anche a me- inizia a ridere anche lei. –ok, prendi- e le avvicino la busta. Li inizia a mangiare ma poi si ferma –CI VUOLE UN BEL FILM- esclama lei entusiasta. –ok, scegli tu- rispondo prontamente io. –un film horror!- ok, ditemi quale ragazza avrebbe scelto un film horror, so che li odia, lo fa solo perché sa che a me piacciono. –so che odi i film horror Grace- dico con tono sicuro. –e allora? A te piacciono- dice con tono ovvio, è talmente altruista… così dolce. –dai, lo scelgo io il film- mi alzo dal divano e mi dirigo verso lo scaffale dove c’è una lunga fila di dvd. Scelgo “Letters to juliet”, so che adora questo film e qualche volta voglio farle vedere qualche film che lei ama davvero. Metto il dvd nel lettore e il film inizia. Grace si avvicina a me poggia la testa sulla mia spalla –Grazie Justin- sussurra. –Di niente- le rispondo baciandole la tempia.”
 



Ho troppa… paura, forse si, di partire con Claire, non solo per quelli della “banda” che potrebbero prendere di mira Grace, anche perché sorridere non sarà di certo la prima cosa che farà lei, se mi vedrà. –Chaz, io vado a parlare con Claire- dico al mio migliore amico prima di allontanarmi. Vedo Claire in lontananza a parlare con le sue amiche e la raggiungo. Tossisco per attirare la sua attenzione. –Claire posso parlarti?- le chiedo.–Anche io devo dirti una cosa- mi dice entusiasta.–Dimmi- le dico, anche se avrei preferito parlare per primo. –Ti ho preso il biglietto aereo, ho chiesto a mia zia se potevi venire ed è tutto pronto per il nostro viaggio- ma che cazzo? In manco un’ora ha prenotato biglietto e alloggio. Al suo matrimonio cosa farà? –Grandioso..- dico sperando che noti il mio poco entusiasmo.–Lo so, è grandioso, prima speravo di non partire ma ora che vieni anche tu sarà bellissimo- è poco sveglia come Chaz. Sono senza palle davvero. Claire si avvicina e mi bacia a stampo, -Ci sentiamo più tardi amore- mi chiama amore e mi dice “ti amo” io però non riesco a chiamarla così o a dirle “ti amo”. Perfetto, ora dovrò andare a New Orleans, non che ne sia triste, vorrei tanto rivedere Grace, ma.. già ho detto perché.
Stupido viaggio.


OCCHI A ME 

i colpi di scena, a quanto pare, partiranno da questo capitolo lol. avrei voluto aggiornare ieri ma sto studiando ancora tantissimo. comunque, io adoro il flashback in questo capitolo anche se il resto fa un po' cagare. ringrazio le due recensioni nel capitolo precedente, ho apprezzato tantissimo c:

ciao babbane, lol
-eli

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Capitolo 5
*** Date ***


Date
 
Grace
 
-Grace, alzati, non vorrai arrivare tardi a scuola, vero?-ohw, quale risveglio potrebbe essere migliore di tua madre che urla di prima mattina? Il mio sarcasmo mattutino non manca mai. –Quando mai, mamma- le rispondo con lo stesso tono alto con cui lei si è rivolta a me. Mi alzo dal letto e mi dirigo verso l’armadio. Mi vesto velocemente e mi dirigo in cucina con lo zaino in spalla, auricolari e il telefono in mano. –Buongiorno- mi dice indifferente, è ancora arrabbiata per la nostra discussione. Non so nemmeno se parlarle, quindi le do un bacio sulla guancia ed esco di casa. Infilo le mie cuffie e mi dirigo verso la scuola. Mimo le parole della canzone dei Coldplay mentre continuo a camminare.
 
D’un tratto mi scontro con un ragazzo. Alzo gli occhi incrociando quelli del ragazzo, è Aaron, nonché mio exragazzo. –Oh, scusa, non guardavo dove stavo andando- mi dice prima di incrociare il mio sguardo che già cercava il suo. –ah, sei tu Grace, è da molto che non ci si vede- mi sorride, ha un sorriso stupendo. –Non preoccuparti Aaron, vero- gli rispondo mentre raccolgo il mio telefono caduto a terra dal precedente scontro avvenuto tra noi. –Beh, visto che andiamo entrambi verso la scuola, che ne dici di andarci insieme?- mi dice, continuando a sorridere, era sempre stato un ragazzo solare. Io e lui avevamo un bellissimo rapporto, lo amavo, fino a quando lui dovette partire per il Brasile. E’ tornato circa un mese fa, non lo avevo mai incontrato prima d’ora dal suo ritorno. Posso azzardare a dire che mi è mancato. –Certo- gli rispondo, finalmente ricambiando il sorriso. Insieme, ci avviamo verso la scuola, non molto distante dal punto in cui ci troviamo. –Beh, come va la vita?- non era mai stato bravo ad aprire il discorso però.. aw, che tenero, è imbarazzato. –Diciamo, bene..- gli dico insicura, lui partì poco dopo Justin, quindi sapeva il brutto periodo che avevo attraversato.
 
 
Mentre camminiamo inizio ad intravedere la scuola, però Aaron si ferma. –Cosa c’è Aar?- lo chiamavo così prima che partisse, non so perché in questa situazione lo avevo chiamato così, però sapevo che lui poteva essere l’unico a sollevarmi il morale, in questo momento, lui è l’unico di cui mi fidassi, anche quando era via, mi chiamava, mi mandava messaggi per chiedere come stavo, lui si è sempre interessato a me, mi fido tantissimo di lui. Dovette partire quando scoprirono che il padre, a lavorare in Brasile in quel momento, aveva avuto un incidente e lui e sua madre dovettero raggiungerlo. Sono sicura che non mi avrebbe mai lasciata senza dirmelo, come aveva fatto Justin. Justin era il mio migliore amico, mi confortava quando ero triste per la separazione dei miei genitori, mi faceva compagnia quando non potevo uscire, sapeva farmi stare meglio anche per esempio quando avevo le mestruazioni, quante risate ci siamo fatti in quei momenti. Lui è speciale.
 
Smetto di pensare e mi giro verso Aaron, che mi guardava con sguardo quasi preoccupato. Non ho il tempo di parlargli che lui si avvicina e mi stringe in un tenero abbraccio. Anche Justin mi abbracciava così, a sorpresa. Non mi aspettavo mi abbracciasse, ma senza aspettare ricambio l’abbraccio. Non me ne rendo conto che delle lacrime iniziano a scorrere sulle mie guance. –So, che non stai bene, perché provi a fingere?- mi colsero di sorpresa quelle parole. Lo strinsi di più e appoggiai la testa sul suo petto. –Oggi non fa niente la scuola, vieni andiamo da qualche altra parte- senza rendermene conto aveva sciolto l’abbraccio e ora mi guardava mentre con il pollice mi asciugava le lacrime che avevo versato. Non so che dire, quindi annuisco e insieme ci allontaniamo dalla scuola.
 
 
 
-Senti un po’ Grace, che ne diresti di uscire un po’, stasera? Hai bisogno di distrarti-  mi dice, mentre ci sediamo su una panchina del parco, rompendo il silenzio che ci circondava. –Mi farebbe davvero piacere, hai ragione, dovrei distrarmi- sorrido debolmente. Aaron alza il viso verso l’alto. –Come sta tuo padre?- decido di aprire il discorso, sorridendogli –Ora molto meglio, grazie per l’interesse- mi dice, ricambiando il sorriso. –Beh, dove vogliamo andare stasera?- dico molto curiosa. –Neanche con qualsiasi faccia dolce, mi estorcerai quest’informazione, ha!- mi dice prima di scoppiare a ridere. Io sbuffo e gli do un piccolo schiaffo sul braccio. Inizio a ridere con lui –Davis, sei crudele- rispondo chiamandolo scherzosamente per cognome. –Certo, Harris- dice tra una risata e l’altra. Fortunatamente non sa di Juditha. –Comunque, caro Davis, a che ora?- chiedo smettendo di ridere. –Alle otto sono da te- voglio sapere dove vuole portarmi, diamine. –Puoi darmi qualche indizio su dove andiamo così capirò come vestirmi?- dico, cercando un modo per capire dove vuole portarmi. –Vestiti come ti pare- ha capito dove volevo arrivare, guardo l’orario sul telefono: 11:47. –Aar io vado, oggi i corsi finivano a mezzogiorno quindi ora torno a casa e mamma non saprà che ho saltato scuola, mi porterai sulla cattiva strada?- dico scherzando, lui si avvicina mi da un bacio sulla guancia –Oh si, sono un cattivo ragazzo, ciao dolcezza- non mi chiama dolcezza da prima che partisse.. rido alla sua affermazione e salutandolo, mi dirigo verso casa

 
 
OCCHI A ME
Mi dispiace tantissimo per non esserci stata, però ho avuto gli esami. Da ora in poi provvederò a pubblicare mooolto più spesso perché il 6 luglio parto e vado a Londra, due settimane. Tornando alla storia: adoro Aaron, mi piace, prometto che al prossimo capitolo dirò anche da chi sono interpretati i personaggi, state sicuri che Grace è interpretata dalla bellissima Miley. Vorrei che recensiste, mi farebbe davvero piacere, plz. Un piccolo spoiler: Il prossimo capitolo, già pronto, contiene un avvenimento davvero dolceOk, eli ha finito di scassare, al prossimo capitolo.
 
ciao babbane, lol.

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Capitolo 6
*** Kiss ***


Kiss


Justin



La mattina mi svegliai con calma, non c'era scuola, quindi mi concessi qualche ora di sonno in più, anche se non sono proprio il ragazzo abituato ad alzarsi tardi, inoltre, Chaz voleva parlarmi. Quando la luce divenne insopportabile mi alzai e per scacciare la stanchezza mi fiondai sotto la doccia senza nemmeno aspettare che l'acqua arrivasse ad una temperatura calda.
Esco dalla doccia con solo un asciugamano legato intorno alla vita e prendo il mio telefono. Sullo schermo risalta l’avviso di un messaggio da Claire e due chiamate perse da..Aaron Davis? Non vedevo, o sentivo quel ragazzo da quasi due anni. Se fosse successo qualcosa a Grace? Dopo credo lo richiamerò.
1 messaggio non letti da: Claire
Da: Claire
Ho scelto la data per partire tesoro, partiremo tra tre giorni. Ci sentiamo più tardi amore :)
 
Improvvisata direi. Mi avvicino all’armadio e ne tiro fuori la prima cosa che mi capita sott’occhio. Corsi giù in cucina e trovai mia madre ancora in pigiama con una tazza di caffè fumante in mano.
-Mamma, esco- le dico per poi avvicinarmi alla porta. Vengo fermato dalla voce assonnata di mia madre.
-Ma sono le otto del mattino- mi dice, per poi sbadigliare.
-Lo so, torno per pranzo- le rispondo per poi aprire la porta e uscire. Mentre mi avvicino alla macchina vedo mia madre che mi guarda da fuori la porta.
-Justin, non dimenticarti del saggio di ginnastica artistica di Jazzy, lo sai che ci tiene tanto alla tua presenza- me ne ero proprio dimenticato. Jazzy è la mia sorellina, ha sedici anni e la ginnastica artistica è la sua più grande passione.
Dieci minuti e sono davanti casa di Chaz, che mi aspetta nel retro di quest’ultima. Mi avvicino e lo vedo che palleggia con il pallone da basket.
-Alla buon’ora- mi dice Chaz sbuffando, lanciandomi il pallone.
-Mi sarei potuto alzare un’ora più tardi quindi non lamentarti- dico per poi lanciare il pallone nel canestro appeso al muro.
-Comunque, ricordi quando il mese scorso mi hai chiesto notizie riguardo la tua Grace?- dice, pronunciando le ultime tre parole con voce effeminata. Gli avevo chiesto qualcosa di Grace, vero. Ok, potrei sembrare uno stalker in questo momento, ma volevo solo sapere se stesse bene e Chaz sa tutto di tutti, forse è lui il vero stalker qui.
-Non fare il cretino, dai parla- dico inizialmente ridacchiando per i miei pensieri ma poi tornando serio.
-Aaron Davis e lei si sono lasciati poco dopo la tua partenza,è partito per il Brasile, ma a quanto pare lui continuava a parlare con lei anche se distante, è tornato lì da non molto e a quanto pare, sta ristringendo i rapporti- dice passandomi di nuovo la palla.
-Quindi.. se ci dovessimo incontrare durante il viaggio con Claire, credi mi manderebbe a fanculo o diciamo.. mi perdonerebbe?- dico con poca speranza visto che la risposta è ovvia.
-Non credo ti manderebbe a fanculo, non credo nemmeno ti vorrà parlare-inizia a ridere, che bastardo.-il rapporto tra voi era molto più stretto, Aaron non era legato a lei quanto a te- continua.
Ha ragione, perché dovrebbe perdonarmi, io ero il suo tutto come lei lo era per me. Ero il suo migliore amico, ero l’unico di cui si fidava e.. sono il suo primo bacio.
 


*Flashback*
-Justin Drew Bieber, apri subito questa porta- urla, da quella che posso riconoscere, Grace. Ridendo mi avvicino alla porta, per poi aprire quest’ultima e ritrovarmi davanti Grace in estasi.
-Come mai tanto entusiasmo, piccola Grace?- dico continuando a sorridere.
-Ricordi Aaron Davis?- mi fermo a pensare e poi annuisco.
-Mi ha invitata a uscire,stasera, diamine- dice per poi “esplodere” in un magnifico sorriso.
-Dolcezza, è magnifico- dico per poi stringerla a me.
-Adoro quando mi abbracci all’improvviso- mi dice mentre appoggia la testa sul mio petto.
-Un motivo in più per farlo più spesso, allora- la sento sorridere sul mio petto e le bacio la testa.
-Devi venire con me, mi devi aiutare a scegliere cosa mettere- dice sfoggiando un altro sorriso e sciogliendo l’abbraccio.
-Devo ancora capire perché chiedi consiglio a me se non ne capisco niente-dico, ottenendo, una sua risata.
-Perché mi fido del tuo giudizio, dai- mi dice, tirandomi e trascinandomi verso casa sua, che è vicino la mia.
 
 
Arrivata in camera sua Grace aveva già indossato non so quanti vestiti e oramai iniziava a perdere le speranze, io la aspetto seduto sul suo letto.
-Porca miseria, non me ne piace nessuno- urla nervosa Grace dal bagno.
-Ti stanno tutti benissimo, sei tu che sei indecisa-dico sorridendo.
-Ok, questo è l’ultimo, non ne posso più di provare vestiti- dice prima di uscire dalla porta.
Rimango a bocca aperta, un vestito bellissimo che la rende ancora più bella.
-Sei mozzafiato, Grace-dico prima di sorriderle
-Grazie, Justin, non so cosa farei senza di te- dice prima di buttarsisu di me e abbracciarmi, facendomi così stendere sul letto con lei sopra di me.
-Uguale per me, ti voglio bene, piccola Grace- le dico continuando a stringerla, lei non è di molto più piccola, però mi piace chiamarla così, mi ha sempre detto che le trasmetto sicurezza così.
-Anche io ti voglio bene-dice per poi alzare lo sguardo incrociando il mio e distendersi vicino a me. Entrambi guardiamo il soffitto e io rompo il silenzio.
-Ti ha detto dove ti porta?- le chiedo girando la testa per poterla guardare.
-No, ha detto che era una sorpresa- dice per poi girare anche lei la testa e incrociare il mio sguardo.
-Per me ti porta dai nonni- ironizzo per poi iniziare a ridere
-Ceerto, immagino sua nonna “vuoi un po’ di torta, cara?”- dice pronunciando le ultime parole con una voce che credo voglia intendere “da nonna”. Inizio a ridere alla sua affermazione e passiamo così il pomeriggio, scherzando e ridendo
 
Dopo quasi due ore passate ridendo sulle probabili somiglianze del suo appuntamento a quelli di “Disaster Date” torna seria per un momento.
-E se mi..bacia?- dice insicura.
-Chi? La nonna?-ironizzo.
-Idiota- ridacchia –Aaron- continua. Rimango perplesso, perché me lo chiede?
-Perché tanto preoccupata?- le dico, appoggiandomi sul gomito per poterla guardare negli occhi.
-E’ imbarazzante-dice per poi prendere il cuscino e metterlo davanti la faccia, quasi per nascondersi.
-Dai, non può essere più imbarazzante di quando Taylor Andson mi ha detto di essere lesbica al nostro primo appuntamento-  dico ridacchiando al pensiero di quella serata.
-Ok, quasi quanto quello, beh.. non ce la faccio a dirlo- dice nascondendo di nuovo la faccia con il cuscino.
-A me puoi dire tutto, non devi essere imbarazzata, io ti dico sempre tutto perché so che di te mi posso fida--
-Non so baciare, non ho mai baciato niente e nessuno- mi interrompe. Non so che dire e dalla mia bocca esce solo un “ooh” sussurrato.
-Vedi? E’ imbarazzante, se prova a baciarmi che gli dico? “scusa Aaron vorrei baciarti ma non sono capace”? quasi lo chiamo e gli dico che—
-Niente domande ok? Segui me- la interrompo per poi avvicinare le mie labbra alle sue. Con insicurezza poggio le mie labbra sulle sue. All’inizio lei sta ferma ma poi segue i miei movimenti e segue questo dolce bacio. Non so perché lo sto facendo, dio, perché l’ho fatto? Se poi non vorrà più parlarmi, perché imbarazzata? Dio che coglione. Le sue labbra non si muovono più insicure sulle mie, lei si gira mettendosi su di me e io mi siedo in modo che sia a cavalcioni su di me.Le sue mani si intrecciano nei miei capelli e rimango sorpreso per via di quel gesto inaspettato. Sfioro le sue labbra con la lingua, come per chiederle il permesso, che non tarda ad arrivare e lei mette le sue mani ai lati del mio viso. Ora le nostre labbra si muovono in perfetta sincronia. Si stacca un attimo per riprendere fiato ma si riavvicina per baciarmi di nuovo. Le do un altro bacio prima di allontanarmi leggermente e mordermi il labbro. Entrambi abbiamo il fiatone, lei poggia la sua fronte sulla mia e ci guardiamo negli occhi.
-Forse non era a me che volevi dare il tuo primo bacio ma—
-Sssh- vengo interrotto da lei che poi poggia la testa sulla mia spalla.
-Non mi potrei mai pentire di averlo dato a te, tu sei il mio migliore amico-mi confortano queste sue parole, speravo,infatti, che le cose tra noi non cambiassero dopo questo. Passiamo ancora un po’ di tempo così, mentre stringo la mia migliore amica.
*Fine flashback*



Solo io e Grace sappiamo del bacio. Quella sera Davis la baciò ma lei non mi volle raccontare niente, forse imbarazzata, ma come biasimarla?
-Ehi, bell’addormentato. Stavi pensando alla tua dolce Claire?- idiota. Proprio fuori strada.
-Stamattina ho trovato due chiamate perse da Davis- dico.
-Beh, prova a richiamarlo, non è tanto presto- mi risponde.
Ha ragione, non è tanto pre- che cosa? Guardo l’orario: 13:54.
-Porca puttana-impreco mentre corro verso la macchina con Chaz che mi urla dietro.
 
 
Arrivo a casa velocemente, la macchina di mia madre è sul vialetto.. è già tornata. Busso e viene ad aprirmi mia madre.
-Mamma, dov’è Jazzy?-alzo, lo sguardo e incontro quello di mia sorella, distrutta, seduta sulle scale, però appena mi vede corre verso la sua camera. La rincorro ma quando arrivo ha già chiuso la porta a chiave.
-Jazzy, apri ti prego, mi dispiace- le dico sbattendo leggermente il pugno sulla porta.
 
-Non ti importa più di niente. Ora il centro della tua vita sono gli amici e uscire, della tua famiglia non ti importa più niente vero? Stamattina volevo solo il tuo supporto, volevo avere vicino mio fratello che mi dice “Andrà tutto bene, ce la farai”, invece non c’eri- la sento singhiozzare. Io mi siedo per terra e appoggio la schiena sulla porta rimanendo in silenzio, non sapendo come replicare.
 
-Mi hai lasciata sola in un momento in cui ti avrei voluto vicino, così hai fatto con Grace, vero? L’hai lasciata da sola, sei spregevole. A te importa solo di essere figo e popolare, non ci pensi agli altri. Sai, prima che venissimo qui eri il fratello perfetto, dolce, tenero con me che sono tua sorella e sono più piccola, invece ora non sei più niente di tutto questo-  non so che dirle, ha ragione faccio schifo. Rimango fermo mentre si avvicina mia madre con sguardo preoccupato.
-Devi lasciarle tempo, ci teneva a quella gara- mi dice.
-Faccio schifo come fratello, come amico, forse anche come figlio- dico, mi sento frustrato.
-Non è vero, io sono orgogliosa di te, ti voglio bene, non dubitarne mai- dice cercando di consolarmi, ma come potrei? Sento singhiozzare mia sorella, che sta piangendo a causa mia.
Non mi è mai mancata tanto Grace, all’arrivo a New Orleans ho bisogno di incontrarla, non resisto più senza di lei.
 

 


OCCHI A ME.
Scusate per il ritardo, avrei voluto aggiornare più in fretta ma ero bloccata. Alloooora, chi se lo aspettava? Alcune di voi mi hanno mandato messaggi chiedendomi del bacio, ma nessuna si aspettava che questo bacio esistesse da tempo MUAHAHAHHA ok no. Lol domani aggiorno e anche dopodomani e così via fino a venerdì, perché sabato devo partire e mancherò per due settimane, ciao belleee<3

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