Can You Save Me?

di caporalez
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Chapter 1. ***
Capitolo 2: *** Chapter 2. ***
Capitolo 3: *** Chapter 3. ***



Capitolo 1
*** Chapter 1. ***


Quella grandissima, odiosa, grigia, caotica, nauseante città, non aveva altro da offrirle, altro che non fossero botte, schiavismo, malelingue, occhiate di sbieco. Eppure mentre guardava quel grande, colorato cartello di San Valentino, tutto questo sbiadiva, lasciandole solo il dolce ricordo delle poche parole che riuscissero a parlare per lei, perchè lei non poteva avere il diritto di dirle. Quelle canzoni, ascoltate di nascosto quasi per caso, in un minuscolo e lurido bar, oppure quando fuoriuscivano imponenti dalle casse di uno stereo di una delle tante auto che sfrecciava per le strade deserte della periferia più marcia e putrida di New York. Si strinse di più nel suo misero piumino che ormai di piume ne aveva ben poche, maledicendo ancora una volta l'esistenza di quell'essere, come faceva ormai da 10 anni a quella parte. Attraversò veloce la strada, evitando, con un saltello, di infilare i suoi lunghi tacchi a spillo nei tombini. Si fermò a guardare quella città, la Grande Mela, facendosi sfuggire un sorriso altamente ironico: lei poteva solo considerarsi uno dei tanto vermi che la abitavano...
Decise di smettere, almeno per quella sera, di farsi ancora di più del male: la colpa non era la sua, lo sapeva bene, ma allora perchè?, perchè non trovava il coraggio di smetterla?
Perchè le piaceva maledettamente sognare. Perchè le piaceva credere che, come Biancaneve, qualcuno l'avrebbe salvata da quel dannato essere viscido, che l'avrebbe condotta verso una vita fatta di amore vero, che avrebbe vissuto insieme al principe in eterno. Sogni, sogni infranti come uno specchio che si stacca dal muro. Distrutti come un fiore estirpato con violenza dal terreno il giorno del suo 16° compleanno, quell'importante tappa che l'avrebbe lanciata verso una rilassante discesa che l'avrebbe poi portata a varcare definitivamente la soglia di quello schifosissimo orfanotrofio.
Ma i sogni non sono la realtà, questo lo aveva imparato a sue spese, una volta ripreso conoscienza in quel sudicio letto, spoglia e ferita, più nel cuore che nel corpo.
Scosse la testa, ricacciando indietro le lacrime che tentavano di evadere dai suoi occhi chiusi. Era freddo quella sera, dannatamente freddo.
Imprecò debolmente dentro di sè verso la lavanderia a pochi passi da quel sudicio deposito dove viveva con le altre, che proprio quella sera doveva guastarsi, lasciandole come unica possibilità quella odiosa e più che corta gonna gialla, che le copriva a malapena il fondoschiena. Si alzò dal freddo scalino di quella tabaccheria, saltellando leggermente da un piede all'altro per riscaldarsi, cercando di farsi forza canticchiando le sue canzoni preferite.
Sorrise, mettendosi le mani in tasca, per tirarne fuori una foto un po' datata, che ritraeva tre persone, uno uomo una donna e una bimba di 5 anni, in una posa piuttosto buffa. L'uomo era sbilanciato verso destra, coperto di piccoli fili d'erba, segno che era inciampato ed era caduto nella lotta contro l'autoscatto, la donna guardava da un'altra parte, ridendo ad occhi chiusi, e la bambina con il vestitino tra le manine paffute cercava di imitare una ballerina di can-can, sorridendo all'obbiettivo.
Sua madre e suo padre l'avevano lasciata sola a soli 6 anni, morendo in un tragico incidente e nessuno dei suoi parenti aveva voluto occuparsi di lei, spendendola nell'orfanotrofio in cui tutto era cominciato, e nello stesso tempo, era finito. Parenti serpenti, com'era vero..
Mai avevano accettato il loro matrimonio e mai avrebbero accettato lei, soprattutto in quelle condizioni. Sorrise di nuovo, mostrando una bellissima e alquanto perfetta dentatura bianca.
"Ehi, Aria! Sempre persa nei tuoi canti, eh?" chiamò una voce di ragazza, poco lontano dalla bionda.
"Non stavo cantando, April, per una volta che non lo faccio.." si imbronciò la ragazza, facendo ridere la mora.
"Allora canteresti per me? E' da tanto che non lo fai.." chiese April, guardandola con i suoi occhi verdi.
"Mi dispiace, ma non c'è l'atmosfera giusta, c'è troppo chiasso." declinò, sorridendo.
"Tutte le scuse son buone.." sbuffò l'altra, piazzandosi sullo scalino precedentemente abbandonato da Aria.
Restarono così per un po', in silenzio, guardando lo scorrere delle pubblicità sul grande schermo all'altro lato della strada.
"Ahhh, San Valentino..Di' un po', April, hai un ragazzo?" domandò, sorridendo sorniona.
La ragazza spalancò la bocca, coprendosi il rossore delle guance con le mani. "Come fai a.."
"A saperlo, dici? Ho trovato un foglio di giornale che pubblicizzava un orologio.."continuò, avvicinandosi con aria da predatrice.
"Non ti dirò mai chi è!" prevenne la mora, saltando in piedi.
Aria alzò leggermente lo sguardo (neanche i tacchi le davano quel po' di centimetri che le sarebbero serviti ad essere alla sua altezza)" Ah, no?" sfidò, accennando con il mento.
"No!" si impuntò l'altra, incrociando le braccia e voltando lo sguardo, finta offesa.
"No?" incalzò Aria, fissandola con occhi penetranti, come solo i suoi grandi occhi dorati riuscivano ad essere.
April sapeva di non riuscire a restistere per molto a quello sguardo, ma cercava di temporeggiare ancora un po', tenendo gli occhi ermeticamente chiusi."No!"
"Sentite, che ne dite di far evolvere il vostro discorso da: no? no!, ad una frase di senso compiuto con soggetto predicati e aggeggini morfologici vari?" scherzò una terza voce, mettendosi tra le due contendenti.
"Azure! Ero lì lì per farla cedere!" piagnucolò Aria, pestando i piedi a terra.
April invece, aggrappata alla pelliccia consunta della rossa la ringraziava con le lacrime agli occhi.
"Le solite.." sorrise una quarta ragazza, avvicinandosi.
"Oh, ben arrivata Beryl! Mancavi solo tu a completare il solito quadretto demente..." scherzò Aria abbracciandola.
"Ehi! Guarda a quello che dici, potrei offendermi.." disse Beryl, staccando malamente Aria, ancorata al suo braccio che faceva le fusa.
"Oh...Ci scusi immensamente sua altezza" dissero in coro le altre tre, inchinandosi e calcando ironicamente sull' 'altezza'. In effetti Beryl era la più bassina delle quattro, seguita a ruota da Aria. Ma se la biondo-castana recuperava grazie allaprofondità del suo sguardo d'oro colato, e alla velenosità delle sue battutine, lei si doveva solo accontentare dei tacchi.
Sbuffò, abbassando le spalle, sconfitta.
"Allora, mi diceva Aria che ci avrebbe cantato qualcosa.." disse April, guadagnandosi un'occhiataccia dalla diretta interessata.
"Quando hai sentito la mia bocca pronunciare simili parole, April cara?"
"Già, l'ho sentito anche io.." soggiunse Azure, affiancandosi ad April sullo stesso scalino.
Aria spalancò la bocca, mentre anche Beryl confermava le loro versioni.
"Dannate..Questa me la pagate, amaramente anche.." minacciò, parandosi davanti alle tre.
"Contanti o bancomat?" scherzarono in coro, usando la stessa battutina che Aria usava per prendere in giro Melissa.
Aria storse la bocca, preparando mentalmente un motivetto da cantare, quando qualcuno, non molto distante, urlò un epiteto poco elegante, iniziando a correre verso le 4.
"Ma con chi ce l'ha quello?" fece Beryl preoccupata, scattando in piedi.
"Credo con me...Quello è l'idiota che ho fregato ieri sera..." rispose Aria preoccupata, iniziando ad indietreggiare vistosamente.
"Allora scappa!!!!" urlarono le altre, preparandosi a seguirla in caso di complicazioni.
E Aria, nella fredda notte corse, corse come faceva poche volte, per salvare il suo corpo almeno per qualche altra ora...
"Fermati!!! Fermati dannata sgualdrina!!!!" urlò quello, furioso, tentando di prenderla per i capelli.
Aria cominciò a pregare che non riuscisse ad acciuffarla, che cadesse (senza farsi male, infondo l'aveva frodato, aveva tutte le ragioni del mondo per essere arrabbiato), che.. Qualsiasi cosa la salvasse.
Continuò a correre, tenendo gli occhi ben chiusi, ferendosi le gambe, sbattendo contro i bidoni della spazzatura, finchè non arrivò in mezzo alla strada, senza nemmeno rendersene conto. Stavolta però l'uomo urlò preoccupato, dicendole di spostarsi dalla strada.
Girò la testa e vide solo due fari puntati su di lei a poca distanza. Restò ferma, sorridendo perchè anche quella per lei era la salvezza...



Allora! Ecco che faccio la mia comparsa anche in questa categoria^^ con una fic che può sembrare banale, ma che si ripropone di mettere in evidenza un gran bel problema: la prostituzione.
In ogni caso spero di riuscire a catturare la vostra attenzione, e mi impegnerò al massimo per scrivere decentemente, anche grazie ai consigli della fteli (mon amour*-*^) che è la migliore di tutti! [non è pubblicità occulta, nè propaganda, non siamo in tempo di elezioni^^ ]
Ringrazio tutti quelli che la leggeranno e che magari troveranno anche il tempo per un bel commentino^^
Baci, la vostra caporalez :*
Ah! Dimenticavo, ho anche lasciato la descrizione dei personaggi che sono comparsi in questo capitolo, credo che lo farò per ogni capitolo, quando ci sarà un nuovo personaggio, fatemi sapere^^
Aria Lalàne: 26 anni, occhi dorati, carnagione leggermente scura, capelli lunghi ai fianchi di un biondo scuro, un piccolo neo sulla punta del naso.
April Kean: 27 anni, occhi verdi, carnagione chiara, capelli corti neri.
Azure Belle: 27 anni, occhi marroni, carnagione chiara, capelli medio-lunghi castani, un piccolo neo sotto l'occhio destro.
Beryl Clisè: 28 anni, occhi neri, carnagione scura, capelli lunghi ricci e biondi, piercing al naso.

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Capitolo 2
*** Chapter 2. ***


"...E quando poi il bruco crescerà.."
"Che cosa succederà?"
"Diventerà una coloratissima farfalla, dalle ali brillanti e spiccherà il volo, per fare il giro del mondo, per farsi ammirare dalle bambine curiose come te!"

Si chiese come mai, ad un attimo dalla morte, le venisse in mente proprio quel ricordo: il ricordo di sua madre che le parla delle farfalle. Si disse che doveva essere, per forza di cose, perchè morendo avrebbe anche lei potuto spiccare le ali e lasciare quello schifo di vita che era costretta a vivere.
Ancorò ancora di più i piedi alla strada, decisa a morire, ora che l'occasione le veniva presentata così, su un piatto d'argento, bella che servita anche gratuitamente.
Eppure quell' auto che sembrava così vicina, ce ne stava impiegando di tempo per investirla!, attimi che le sembrarono secoli, attimi in cui rivide le sue amiche che le sorridevano..Le uniche che sapessero della sua sofferenza. Si riscoprì codarda come mai pensava di esserlo: lei sarebbe morta, avrebbe aperto le ali e sarebbe scappata via, ma loro? Loro sarebbero rimaste a subire tutto ciò che abitualmente sopportavano, anzi, se lei sarebbe morta, avrebbero dovuto sopportare anche la sua parte...
Chiuse gli occhi, con le lacrime che premevano ancora una volta per uscire nell'arco di poche ore nella stessa serata,-Vuoi battere qualche record?- si chiese, sorridendo ironicamente. Ma che andava a pensare? Doveva spostarsi, o pregare che quell' auto riuscisse a fermarsi in tempo...
SKREEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEE
Riaprì gli occhi, vedendo, con gioia, che l'auto era a pochissima distanza da lei. Sospirò di sollievo, dandosi ancora della stupida per essere stata così vigliacca.
Peccato però che la gioia fu interrotta quasi sul nascere.
L'uomo che la stava seguendo, visto che la ragazza si era miracolosamente salvata ( in realtà anche lui pregava che non la investisse, per interesse, intendiamoci!), la raggiunse di corsa e presala per i fianchi, la sbattè violentemente sul cofano dell'auto, facendola gemere di dolore alla testa.
"Dammi i miei soldi!!!" urlò, frugando nelle sue tasche, svestendola furiosamente.
"Lasciami! Lasciami ti prego!!" supplicò la ragazza, tentando di allontanarlo, spingendolo con le mani, tirandolo per i capelli che uscivano dal berretto.
"Ehi! Lasciala immediatamente!" si intromise una terza voce, con tono autoritario, prendendo per una spalla l'uomo e allontanandolo dalla ragazza.
"Chi diamine sei tu?" si rivoltò quello, pronto a dargli una bella lezione, pur di riprendersi i suoi 200$.
"In primis, il proprietario dell'auto, in secundis, quello che ti fa partire l'arcata inferiore e se mi gira male, anche quella superiore dei denti, se non la lasci stare. Hai capito, o vuoi che ti faccia un disegnino, o magari una dimostrazione pratica?" minacciò quello, freddandolo con lo sguardo.
Aria si riprese gradualmente, scendendo da quello scomodissimo cofano, rimettendosi apposto gli abiti. Guardò la scena con aria preoccupata, sentendosi in colpa per i possibili guai che potrebbe aver causato a quell'uomo che ora la stava proteggendo.
"Quella sgualdrina mi deve i 200$ che mi ha fregto ieri sera!!" sbraitò l'uomo, indicandola con sdegno e sputando a terra.
L'altro cercò qualcosa nelle tasche dell'elegante cappotto nero, ne cavò un portafogli, tirò fuori delle banconote e gliele mise di forza tra le mani. L'uomo contò le banconote, poi guardò nuovamente male la ragazza e si allontanò in silenzio.
Il proprietario dell'auto si girò verso di lei, rivelando due bellissimi occhi di un azzurro cielo d'estate. Aria rimase per un attimo a guardarlo, poi resasi conto di stare facendo la figura dell'idiota,-Come se non l'avessi già fatta..- rincarò la dose la coscienza (che non sta mai zitta quando deve), si inchinò abbassando la testa.
"Io..Io..La ringrazio infinitamente per avermi salvata! Non saprò mai come sdebitarmi!!" proferì, sempre inchinata, con lo sguardo perplesso dell'uomo puntato sulla sua testa.
"No, dai, tirati su..Mi imbarazzo.." scherzò lui, sorridendo.
Aria alzò di nuovo la testa e stavolta fu l'uomo a rimanere sconvolto dalle due pepite di oro fuso che erano gli occhi della ragazza.
Rimasero a fissarsi negli occhi, Aria incapace di articolare una frase di senso compiuto, lui non sapendo proprio come comportarsi.
"Ecco..." dissero in coro, scoppiando poi a ridere.
"Prima tu.." disse lui, sempre sorridendo, forse di più con gli occhi che con le labbra fini.
"Io dovrei tornare al lavoro, però mi pare di aver capito che gli ha ridato i soldi, però...Ecco...Vede non ho soldi con me e..Glieli restituisco però! Non si preoccupi! Magari domani sera! Ecco sì, domani sera glieli riporto esattamente qui!" disse lei, guardandolo con determinazione.
"Non ce n'è bisogno.." cercò di evadere lui, grattandosi il capo con fare imbarazzato.
"Invece sì. Lei mi ha salvata senza curarsi delle apparenze, io non posso fare altro che scusarmi del disturbo e restituirle i soldi. E non accetto dinieghi!" sorrise, cominciando già ad avviarsi.
"Aspetta! Come ti chiami?" urlò lui, richiamandola.
"Aria! Aria Lalàne! Arrivederla a domani Uomo SenzaNome!" salutò, correndo via.
L'uomo sorrise, rientrando in macchina e preparandosi a dire al suo amico che i soldi per la scommessa persa per quella sera non li avrebbe toccati.

Aria si fermò davanti alle sue amiche, piegata in due mentre tentava di riprendere fiato.
"Oddio! Aria tutto bene?" scattò Azure, andandole vicino.
Le altre la guardavano preoccupatissime.
"Il..Anf-anf..Il principe..Anf-anf.." sussurrò ansimando.
"Principe?" chiesero perplesse le altre.
"Il tizio lì mi aveva praticamente presa, ma sono finita in mezzo alla strada e per poco non mi mettono sotto. Quello ne approfitta, mi sbatte sul cofano dell'auto e, praticamente, mi sveste. L'autista scende e mi salva, paga i soldi che ho fregato ieri a quello e poi mi chiede il mio nome. Dio avreste dovuto vedere che occhi! Neanche il mare ai Caraibi è così trasparente.." raccontò con aria persa.
"Ahhhhh, l'amore della tua vita.." insinuarono le altre in contemporanea.
Aria assunse tutte le possibili tonalità di rosso e di viola ad una velocità impressionante, mentre balbettava dei "Che?" a raffica, sconvolta.
Le altre risero, abbracciandola felici che stesse bene.

Tutt'altra parte di New York.
"Ehi, Jar! Cominciavamo a pensare che ti fossi perso.." scherzò Tomo, salutando l'amico appena entrato.
"No, no. Ho il navigatore.." scherzò, vuotando le tasche sul tavolino della sala.
"Che cosa sono?" chiese Shannon, prendendo una foto ed una medaglietta.
"Ah, li ha persi una ragazza che ho incontrato e che ho quasi investito.." spiegò molto brevemente, togliendosi l'abito e recancondosi in cucina per un po' d'acqua.
"Uhm..Aria n.127..Che vorrà dire?" chiese Shan, analizzando la medaglietta che gli pendeva tra le mani.
"La ragazza era una di quelle.." disse Jared, sedendosi sulla poltrona. Non riusciva nemmeno a pensarla quella parola così brutta da associare a due occhi così belli.
"Ah. Probabilmente sarà un numero per identificarla.." sbottò Tomo, improvvisamente più serio.
Scese per un attimo il silenzio, interotto solo dal leggero rumore della medaglietta che veniva poggiata nuovamente sul tavolino.
"Ah, Tomo.."
"Sì, Jar?"
"I soldi per la tua scommessa li ho usati per darli al tizio che la stava praticamente violentando sul cofano della mia macchina." disse Jared, finendo tranquillamente il suo bicchiere d'acqua.
Solo un urlo riecheggiò in quel tranquillo e alquanto lussuoso quartiere..
"CHE COSAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAA???????????????????????"



Bene! Ecco il secondo capitolo..Non so perchè ma non mi sono più ritrovata la storia>.> così ce l'ho rimessa e ho aggiunto il secondo^^. Mi dispiace dell'inconveniente, sopratutto perchè mi sembrava che qualcuno avesse recensito ed ora non posso fare i dovuti ringraziamenti, ma mi fa piacere lo stesso^^.
Beh, a presto( se non la perdo di nuovo>.>).
Baci, la vostra caporalez^^

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Capitolo 3
*** Chapter 3. ***


"Spero che questa Aria li valga i miei 200$.." ironizzò Tomo, colpendo con un pugno leggero la spalla di Jared.
"Eddai, Tomo, quanto la fai lunga! Sei proprio pesante!..Pesante..Tomo..HUAHUAHUAHUAHUAHUAHUAHUA!!!!!!! Ma l'avete capita? Tomo è Pesante!!!!" sghignazzò Shannon, tenendosi la pancia.
Jared si accasciò platealmente sulla spalla di Tomo, singhiozzando per finta "Ma che ho fatto di male? Perchè l'ho salvato quella volta che lo volevamo abbandonare sull'autostrada.." inventò, con la sua spalla amica che gli accarezzava i capelli sussurrando dei "Su, su.." di consolazione.
Shannon drizzò le orecchie, girandosi verso i due "Cosa hai detto?????"
"Chi? Cosa? Quando? Come? Dove? Perchè?" chiesero i due insieme, indicando da tutte le parti con gli indici.
"Chi: tu. Cosa: cosa hai detto. Quando: 1 minuto fa. Come: facendo il cretino. Dove: ad un passo da me. Perchè: non chiedermelo, Dio solo lo sa -anche se ho dubbi in proposito- cosa naviga nella tua mente bacata di criceto." rispose Shannon, fulminando Jared che, come se nulla fosse, continuò la sua passeggiata, ignorandolo completamente.
"Ehi, Jar! Aspettaci!!!" urlarono i due, correndogli dietro.


Due ragazze sedevano su una panchina, la solita da quasi una settimana, chiacchierando allegramente, per quanto allegre era loro permesso di essere. Beryl e Azure aspettavano l'arrivo di Melissa e di April, loro sostitute per il turno dopo.
"Tsk. Melissa è l'unica a cui piace questo lavoro.." sbottò acida Beryl, torturandosi le unghie senza un vero motivo. Forse le davano fastidio quelle lunghissime unghie di un azzurro sfavillante, visibile a kilometri di distanza.
"Dai, Beryl, non essere cattiva!" la rimproverò Azure, guardandola di sbieco, sotto i suoi capelli castani.
Beryl si limitò ad alzare le spalle, riavviandosi i lunghi capelli ricci. Avrebbe fumato, se non avesse odiato anche solo la parola 'sigaretta'.
"Eccoci!!" esclamò April, salutandole da lontano.
"Ohhh, stasera parrucca rossa, Melissa?" la punzecchiò la bionda, alzandosi dalla panchina.
Per tutta risposta la ragazza le sputò in faccia l'aria malsana della sua sigaretta, facendola tossire.
"Dai, ragazze, fate le buone.." si intromise April, con il suo solito brio, accarezzando le teste ad entrambe.
"Non sono il tuo cagnolino personale!!!" scattò Beryl, riaggiustandosi i capelli.
"Per una volta hai detto qualcosa di sensato, gallina." disse Melissa, allontanandosi con la sua camminata che ad Aria piaceva sempre definire "Attenzione passo io, largo a destra e a sinistra, perchè con una culata vi sbatto al Central Park!!!!!".
In effetti non si poteva dire che la camminata della neo-rossa fosse di quelle consigliate dai fisiatri.
"Io invece sto ancora spettando di sentire qualcosa di decente dalla tua bocca!!!" le urlò dietro, facendo scuotere i capi alle due che si guardavano la ormai giornaliera scenetta.
"Ehi, April, hai visto Aria?" chiese poi Azure, preoccupata.
"No, è ancora da lui..." disse piano, abbassando gli occhi.
Calò il silenzio, interrotto solo dai clacson dei vari clienti.


Le uniche cose che riusciva a ricordare erano due: la seduta poco piacevole dal suo capo, seguita dal solito abbandono in strada, e alcune voci concitate vicino a lei, poi tutto si perdeva nel buio più assoluto e nero. La testa le doleva in una maniera impressionante, quasi come se gliela stessero aprendo per guardarvi dentro, il suo corpo non rispondeva ai comandi, e le palpebre si rifiutavano di aprirsi per vedere dove si trovasse, stesso atto di insubordinazione delle labbra che si rifiutavano di parlare. Stette ancora un po' sdraiata? a sfogliare un'immaginaria margherita fatta di 'sì mi alzo' e 'no, non ne ho voglia'. L'ultimo petalo decretò le sue prossime mosse, ovvero tentare di:
1)alzarsi;
2)parlare;
3)tornare a casa sua.
Per questi 3 motivi, mentre apriva piano le palpebre sperò vivamente che non si trovasse in un ospedale dove, oltre a regalarle le più che gratuite occhiatacce da infermiere e medici in generale, le avrebbero fatto le peggiori domande.
Quando riuscì a mettere bene a fuoco, tirò un sospiro di sollievo. Si trovava in una camera di un caldo color panna, in un gigantesco letto che pareva essere di più di 2 piazze, dalle lenzuola rosse e dalla morbidissima e calda trapunta arancio-rossa. Tutt'intorno c'erano un armadio, una scrivania e un comodino su cui erano stati appoggiati una bacinella di acqua con ghiaccio, una bottiglietta di acqua e un termometro, oltre alla lampada bianca dalla forma indefinita, un telefono e una sveglia che segnava le 12:30 di mattina. Volse lo sguardo verso la grande finestra, evitando accuratamente di urlare per la tarda ora, dalle tende arancioni tenute legate da un nastro rosso, che lasciava intravedere un giardinetto perfettamente curato, con tanto di alberi sempre-verdi e uccellini cinguettanti che facevano il bagnetto nella piccola fontanella.
Avrebbe voluto alzarsi e prendere un po' d'aria, ma le gambe non erano della stessa opinione, e fu costretta a rimanere a letto.
Continuò ad ispezionare la stanza, finchè un dubbio le si insinuò nella mente: chi diamine si poteva interessare di una prostituta mal concia?
Stava vagliando le possibili risposte, quando 3 diverse voci giunsero da dietro la porta, tutte maschili.
Aria rimase in attesa cercando di mettersi a sedere, finendo per lottare inutilmente contro i 5 cuscini che le avevano piazzato sotto il busto. Sbuffò, rimettendosi sdraiata, e aspettando ancora che i 3 entrassero.
Drizzò le orecchie, cercando di capire cosa stessero dicendo. Per quanto riusciva a sentire, uno dei 3 stava ammonendo gli altri due a far silenzio perchè stava ancora riposando e le sue condizioni fisiche non erano delle migliori.
"Potete entrare, sono sveglia!" urlò allora, curiosa di sapere chi fossero.
Quando il battente fu aperto, spuntarono 3 teste, una sopra l'altra, rispettivamente quasi rasata a zero, dai capelli neri lucidi e che non si sarebbero mossi neanche in un tornado e castani.
In quel momento non riusciva a ricordarsi dove avesse visto la testa castana, anche perchè lo sforzo di stare in quella posizione che non era nè seduta nè sdraiata, ricadeva su ogni altra facoltà e ne risentivano anche gli occhi, che non riuscivano a mettere del tutto a fuoco.
"Toh! Ti senti meglio?" chiese Shannon, avvicinandosi al letto con un vassoio spuntato da chissà dove.
"Beh, stavo meglio prima. Non riesco ancora a muovermi come vorrei..Potresti aiutarmi a mettermi seduta?" chiese, sorridendo debolmente.
Shannon annuì e l'aiutò insieme a Tomo a mettersi seduta, sistemandole di nuovo i cuscini.
"Grazie mille." sospirò, abbandonandosi per un attimo contro i cuscini e chiudendo gli occhi.
"Cosa ti è successo, se posso domandartelo.." chiese Jared, avvicinandosi anche lui.
Era rimasto in disparte fino a quel momento, finchè la ragazza non aveva scherzato, e aveva tirato un sospiro di sollievo.
"Ah! Ma lei è..." disse, spalancando gli occhi d'oro e guardandolo sorpresa."Mi ha salvata di nuovo.." arrossì, abbassando la testa, vergognandosi come una ladra.
"Non ti preoccupare, era normale farlo, lo avrebbe fatto chiunque.." cercò di tranquillizzarla lui, interrotto dallo sguardo amaro che le stava rivolgendo ora Aria.
"Lo avrebbe fatto chiunque? Normale? Hai una visione un po' infantile della vita..Qui non c'è qualcuno che ti aiuta se stai male, soprattutto se sei una come me. Mi avrebbero lasciata lì e avrebbero fatto finta che io non esistessi." spiegò, guardandolo sempre dritto negli occhi.
Fu piuttosto una gara di sguardi, finchè Jared non distolse il suo, leggermente a disagio.
"Ti va di mangiare qualcosa? Lo ha fatto la cameriera, tranquilla, non ci siamo avvicinati alla cucina." chiese Tomo, indicando con il mento il vassoio poggiato sul comodino.
"In questo momento la sola vista del cibo mi uccide peggio dei lividi. Mi dispiace per il disturbo.." disse, voltandosi poi verso la finestra, immaginando di essere in quel giardinetto con il sole che la riscaldava ed il vento che le muoveva gentile i capelli.
"Tranquilla, questa casa è grande e io mi sono sinceramente scocciata di 'sti due! Stanno tutti i giorni lì a punzecchiarsi con cose del tipo: perchè non ti ho affogato quando facevi il bagnetto? Oppure: si vede che sei caduto da piccolo..-Ma ho sbattuto con il sedere!-Appunto!" cita Tomo, sbracciandosi come un ossesso "Poi quando uno è offeso davvero l'altro va lì e gli fa le fusa, poi di nuovo lì a fare: ma io sono più fico, tra un po' mi stuprano anche sui poster..Divento isterico!!" concluse, tenendosi la testa con le mani e chiedendosi cosa avesse fatto di male.
Aria non riescì a reprimere una sana risata, tendendosi la pancia e piangendo, un po' per le risate e un po' per il dolore.
Gli altri si unirono poco dopo, sollevati del fatto che la ragazza stesse meglio.




Scusate l'immenso ritardo! Ho avuto vari screzi scolastici >.>
Ora passo subito ai ringraziamenti e mi levo dalle scatole, che occupo spazio e consumo aria:
fteli: fcufa, ma teftolina di topo no, ma "innocua fanciulla travestita da rospaccio sì" [cit.]. Va beh, che importa se compare subito o no, l'importante è che c'è, solo che non c'è Matt T.T Beh, tanto il chap te lo sei letto in anteprima indi...
Saphira87:grazie per la spiegazione e ti chiedo scusa per averti fatta attendere ^^" Solo che devo deluderti: in mancanza del mio stimatissimo Matt (Matt for..For...For!) non metterò Tim per il solo fatto che mi sta antipatico ad epidermide e che ha rimpiazzato Matt. Grazie per aver letto e commentato^^
Beh, a presto, spero^^
Baci!

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