Smistamento: finalmente a casa
Yooooo minna!
Eccoci qui! *salutano
con la manina da un bunker anti-atomica*
Vi dobbiamo enormi e
secolari scuse: è un anno
che non aggiorniamo. Non fraintendete: non abbandoneremmo mai questa
storia! Ma
quest’anno abbiamo iniziato la terza classico e la scuola ci
ha letteralmente e
lentamente ucciso. Sappiamo che è imperdonabile e vi
chiediamo ancora scusa per
il disagio, anche perché non abbiamo mai messo
l’avviso di ritardo; questo
perché il capitolo è in scrittura da Settembre ma
non siamo mai riuscite a
finirlo. Anzi, questa è metà del capitolo
originale perché non volevamo farvi
aspettare ancora. Ma non temete, siamo già a metà
del prossimo: attendete
impazienti nuovi sviluppi! Con questo capitolo chiudiamo ufficialmente
le
iscrizioni, se non per un maschio protagonista e per chi vorrebbe
partecipare
come secondario. Essendo questo capitolo principalmente descrittivo
della
scuola e della sua meccanica, fateci sapere cosa pensate delle nostre
idee e
ovviamente dei vostri oc! Se poi avete consigli o critiche o ancora
domande,
non risparmiateci!
Buona lettura!
Stella e Crow
Smistamento:
finalmente a Casa!
Le
ragazze erano senza fiato.
Finalmente
stavano per arrivare in uno dei luoghi più magici d'Italia,
l'isola di Avalon.
Ariel
emise uno squittio deliziato: era davvero un posto magnifico,
impregnato di
magia e di mistero. Sicuramente avrebbero vissuto un sacco di avventure
in un
posto del genere!
Rebecca
sorrise all'espressione estasiata delle due novelline, non poteva
dimenticare
il giorno in cui per la prima volta aveva avvistato Avalon dal ponte
della
Carina Sideris: si era sentita anche lei così, piena di
aspettativa e speranze
per il futuro che la attendeva.
Gyns,
posata e calma come suo solito, lanciò un urlo belluino:
“Avalon, stiamo
arrivandooooooooooooooooo!!!” dopodiché si
precipitò sul ponte, seguita a ruota
(per quanto lo potessero consentire i bagagli-macigno che si portavano
a
rimorchio) dalle altre.
Un
boato risuonò nell'aria, seguito da un urlo che ora era di
dolore: dove un
tempo c'era stata Gyns ora c'era solo gelatina spiaccicata sul ponte.
“Stai
attenta a dove cammini, cocca!” la apostrofò una
voce incredibilmente nasale,
proveniente da una biondina ossigenata coperta a malapena da pezzo di
stoffa
che pretendeva di essere una gonna. O forse una cintura.
Gyns
era appena andata a sbattere contro la valigia che la biondina
sopracitata
stava trasportando, sulla quale però c'era il nome di
“Jo”. O meglio,
“Jooooooooooooooooooo”, come berciava la tizia
tentando di richiamare
l'attenzione del povero martire ragazzo circondato
da una mandria di
facchine urlanti e dalle unghie laccate.
Quello
si girò con uno sguardo esasperato di scuse verso Gyns,
prima di venire
inglobato dal branco di bertucce che lo trasportò quasi di
peso giù dalla nave.
“Aiuuuuuuuutoooo” fece in tempo a sillabare il
malcapitato, poi affogò
inesorabilmente in quel mare di corpi mezzi nudi.
Mentre
Ariel si rotolava dalle risate Becky, che aveva osservato tutta la
scena con
uno sguardo scioccato e la mascella a terra, guardò Rebecca
con gli occhi
spalancati, indicando il punto in cui una volta si trovava Jo Lancaster.
“Quello
era il suo fanclub. Povero ragazzo...”le rispose con uno
sguardo comprensivo.
“Ogni
anno più nude, avete notato?” Aggiunse Morgana con
un sorrisetto.
“Nude?
CHI? DOVEE?!” urlò un ragazzo moro dagli occhi
scuri precipitandosi verso di
loro.
“Ciao
Max...” sospirò Rebecca lanciandogli uno sguardo
esasperato.
Quello
si rese conto della presenza di due perfette sconosciute insieme a
Morgana e
Rebecca (Gyns era ancora agonizzante sotto forma di gelatina) e nel
giro di due
secondi diventò bordeaux.
“Ehm...non
è come sembra...” cercò di
giustificarsi, guardando le due nuove venute. O
meglio, guardando Ariel, perché Becky non appena aveva
sentito la frase del
ragazzo si era rifugiata dietro l'amica, che stava usando come scudo
umano
(questa sì che è amicizia). Lo scudo umano in
questione picchiettò
delicatamente sulla spalla di Becky, che emerse per un nanosecondo
dalla
schiena di Ariel urlando: “MANIACOOOO!!!”. L'urlo
non si era ancora spento che
già Becky era ritornata a nascondersi dietro la schiena di
Ariel.
“Scusatela,
è una causa persa.” disse Ariel esasperata. Poi si
girò fulminea e le diede una
tappata in testa. Non molto delicatamente, ora.
“Coooomunque,
io mi chiamo Ariel, piacere di conoscerti!” disse al ragazzo,
che farfugliava:
“Io…cioè…no…non
sono così di solito...è che...posso
spiegare...”
E
fu così che ci fu la seconda tappata in testa nel giro di
dieci secondi. Solo
che ora la vittima era Max ed il carnefice Rebecca.
“Scusalo
tu, Becky! Questo idiota senza speranza e negato con le ragazze
è Max Buster,
IgnisDraco, del nostro anno”.
“Sissignora!”
disse lui ancora stordito facendo il saluto militare.
Becky
emerse dalla spalla: “Ma questo che problemi ha?”
disse guardando Rebecca di
sottecchi, tentando di recuperare il suo atteggiamento da dura.
Ovviamente
nessuno se la bevve.
A
quel punto Gyns, che dopo essere stata dolcemente
schiaffeggiata dalla
sua amica Morgana era finalmente rinvenuta, si
guardò intorno ed
osservò: “Ma noi non dovevamo mica scendere dalla
nave? Non è rimasto nessun
altro qui!”
Al
che tutti si guardarono intorno e si resero conto che tra perversioni e
presentazioni non si erano accorti di essere gli unici rimasti.
Sbarcarono
in gran fretta e si trovarono in un enorme spiazzo circolare, sulla
riva del
mare. Questo era ingombro di adolescenti sovreccitati (il fanclub di Jo
si
stava ancora agitando come una colonia di termiti ad un lato della
spiaggia. Di
lui neanche l'ombra).
Ad
un lato dello spiazzo erano allineate una trentina di carrozze nere,
trainate
ognuna da due cavalli dal manto nero e lucido come inchiostro.
Vicino
ad esse si trovava una bella donna sulla trentina. Aveva un non so che
nell'atteggiamento che pur stando in silenzio la distingueva e la
elevava al di
sopra della folla. Era alta e prosperosa (decisamente
prosperosa), e
aveva un corpo tonico e snello. Il viso era di una bellezza
abbagliante: la
pelle diafana valorizzava i suoi occhi magnetici, di un blu scuro come
il fondo
dell'oceano, che scrutavano la folla con un misto di fame felina e
superiorità.
Le labbra erano sottili, dalla forma decisa e da esse baluginavano due
canini
decisamente appuntiti.
La
cosa più straordinaria però erano i capelli:
folti e lunghi fino alla vita, ma
soprattutto verdi.
Becky
ed Ariel la osservavano a bocca aperta, come del resto stava facendo
tutta la
popolazione maschile di Avalon.
“E
quella chi è?” chiese Becky, con un misto di
timore reverenziale e curiosità
nella voce.
“Qualcuno
che appena conoscerai meglio desidererai di non rivedere mai
più, fidati.”
Disse Gyns in tono tetro, guardando di sottecchi l'oggetto della loro
conversazione.
Max
rabbrividì e abbassò la testa e tentò
di mimetizzarsi con il resto della folla.
Di tanto in tanto alzava la testa per lanciare occhiate terrorizzate
qua e là,
bisbigliando frasi sconnesse. Tipo tacchino il giorno del
ringraziamento, per
intenderci.
Gyns
lo guardò compassionevole: “Non posso certo dargli
torto...quella donna è
tremenda. E in caso non ve ne foste accorti, in questo momento
è a caccia.”
disse con fare cospiratorio.
“Eh?!”
grugnì Ariel.
“Parlo
delle nuove vittime a cui far fare i lavori forzati concedendogli la
vaga
speranza di un appuntamento. Che ovviamente si volatilizza non appena
hanno
finito di lucidarle le scarpe. Poveri cari. Max ne sa qualcosa, non
è vero?”
Il
diretto interessato la guardò con uno sguardo da cucciolo
ferito e disse: “Ero
piccolo e innocente...non avevo la minima idea di cosa si nascondesse
dietro i
suoi sorrisi zuccherosi...”.
“Sì,
sì, certo, povero Max...” sbuffò Gyns
alzando gli occhi al cielo.
“Il
vero problema è che quella strega ci ruba i primini. I
teneri, inconsapevoli
nanerottoli che NOI dovremmo tiranneggiare!”
“Ben
detto, compare!” concordò Morgana battendo il
pugno sul palmo della mano con
cipiglio battagliero. “Ma non ti preoccupare, quest'anno ci
andrà meglio. Vedo
già abbondanza di agnelli sacrificali...”
finì in un ghigno che non prometteva
niente di buono.
Rebecca
si schiaffò il palmo della mano sulla fronte mormorando
demoralizzata: “Queste
due non cambieranno mai...”
Intanto
i ragazzi lì intorno avevano cominciato ad accalcarsi
attorno alle carrozze, le
quali poi si inerpicavano in processione sul sentiero sconnesso che
partiva
dallo spiazzo e si perdeva tra gli alberi.
Le
ragazze (e Max, che fino a prova contraria restava un rappresentante
del genere
maschile) si avvicinarono ad una delle carrozze rimaste.
Essa,
anche se a prima vista era sembrata loro vuota, in realtà
non lo era affatto:
seduto a lato di uno dei due lunghi sedili rettangolari c'era un
ragazzo alto,
con una zazzera di capelli rosso fuoco da cui qua e là
emergevano ciocche tinte
di nero. Becky, scrutandolo attentamente come faceva sempre con gli
sconosciuti, notò che aveva una cicatrice sul collo, che il
colletto della
camicia nera non riusciva a nascondere completamente.
Lo
sconosciuto era tanto immerso nella lettura di un tomo di dimensioni
spaventose
che nemmeno si accorse dell'arrivo degli altri.
“Ciao
Nat!” lo salutò calorosamente Rebecca (era davvero
inquietante come quella
ragazza conoscesse tutti).
Ariel
realizzò che doveva essere lui il misterioso ragazzo con cui
Morgana aveva
parlato sulla nave.
Questi
alzò gli occhi dal libro e per qualche secondo
osservò spaesato la mandria di
gente che si era appena materializzata nella sua (fino a pochi momenti
prima)
calma e silenziosa carrozza. Poi, intuendo che ormai la quiete era solo
un
ricordo lontano, rivolse un sorriso a Rebecca. Becky (che lo stava
ancora
analizzando) ebbe modo di notare che aveva due profondi occhi verdi e
un
piercing sul sopracciglio sinistro. Appurato che nell'immediato un
piercing e
una cicatrice non erano motivazioni sufficienti per ritenere pericolosa
la
nuova forma di vita che le si parava davanti, la ragazza
rilassò i muscoli e si
concesse di sedersi comodamente su una panca.
Rebecca,
che a quanto pareva si era auto-eletta guida delle due Luxaeris, disse:
“Ragazze questo è Nat. Ha diciannove anni ed
è della mia stessa casa,
LupusUmbrae.” poi, rivolgendosi a Nat ed indicando Ariel e
Becky, aggiunse
“Loro sono Ariel e Becky Luxaeris, sono nuove ma quest'anno
frequenteranno la
terza. E questi sono Gyns, Max e Morgana.” aggiunse.
Quando
la ragazza ebbe finito di fare le presentazioni con lo stesso tono di
voce
professionale e sicuro con cui avrebbe potuto esporre una lezione di
storia
(Piero Angela sarebbe morto d'invidia) i tre cominciarono a stringersi
la mano
sorridendo. Quando venne il turno di Morgana Nat non potè
fare a meno di
arrossire impercettibilmente. La ragazza, che in questo frangente non
aveva
bisogno della sua empatia per capire perchè il ragazzo era
arrossito arrossì a
sua volta, farfugliando qualcosa che nessuno riuscì a capire.
Poi
tutti si sedettero e iniziarono a chiacchierare.
Ad
un certo punti due maschi della situazione diedero voce al poco
testosterone che
le ciarle delle ragazze non avevano ancora indotto al suicidio ed
iniziarono a
parlare delle Gare dei Draghi.
“Gare
dei Draghi?!” chiese Ariel affascinata.
“Sì,
devi sapere che sono una tradizione della nostra scuola.” le
spiegò Max
gentile. “Ogni Casa ha una squadra di cavalieri che
combattono sul dorso del
proprio drago contro i cavalieri delle altre Case. É molto
avvincente, almeno
fino a che qualcuno non finisce ricoverato in infermeria.”
sentenziò lui senza
scomporsi minimamente.
Nat
rabbrividì: la sola idea del sangue lo nauseava.
“Ma
che forza! Non vedo l'ora di vedere un combattimento!”
esclamò Becky battendo
le mani tutta esaltata.
“Sì,
è l'effetto che fa a tutti all'inizio...poi alla prima
fontana di sangue
cambiano idea, chissà perché...”
commentò Nat lugubre.
“Non
credo sarà il suo caso…”
ridacchiò Ariel guardando gli occhi scintillanti
dell’amica.
In
quel momento la carrozza si fermò con un ultimo scossone,
lasciandoli davanti
all'edificio più bello che Becky ed Ariel avessero mai visto.
Proprio
di fronte a loro c'era un fossato colmo di acqua che
nell'oscurità della sera
sembrava nera (Ariel si ritrovò a domandarsi, non senza un
brivido, quali
mostruose creature la popolassero), sopra la quale si trovava un ponte
dalla
gobba pronunciata. Esso conduceva al portone che si apriva nella cinta
di mura
che circondava un imponente castello. Questo era formato da grossi
blocchi di
pietra grigia, ornato nei punti più alti di merli. La
struttura principale era
quadrangolare, con una torre per ogni vertice del quadrato che
l'edificio
rappresentava. C'erano anche numerose torrette secondarie, che
spuntavano da
ogni lato.
Ad
Ariel ricordò uno di quei castelli medioevali, teatri di
epiche battaglie, di
cui tanto si parla nei romanzi. Probabilmente era esattamente uno di
quelli.
Inutile
dire che sia lei che Becky ne furono affascinate.
Procedettero
con la bocca spalancata, facendosi strada attraverso la fiumana di
alunni che
stava attraversando il ponte. Sopra di loro le stelle avevano iniziato
a fare
capolino nel cielo terso e scuro dell'imbrunire, sembrava quasi che
anche loro
avessero acquisito un non so che di magico e misterioso.
Prima
che se ne potessero rendere conto si ritrovarono all'interno delle
mura, in uno
spiazzo piastrellato che faceva da corte del castello.
Il
portone era spalancato, e all'interno si intravedeva un atrio caldo e
luminoso,
dove i primi ragazzi si stavano già accalcando. Era una
stanza enorme, una
sorta di gigantesco corridoio rettangolare, con il soffitto altissimo
ad arco e
le pareti ricoperte di arazzi secolari ma dai colori ancora sgargianti,
nei
quali i personaggi e gli animali si muovevano animati di vita propria,
proprio
come nelle foto magiche: c'erano uomini in armatura a cavallo di
meravigliosi
destrieri, giovani dame che passeggiavano con grazia tra rigogliosi
giardini,
animali che si rincorrevano giocosamente tra i cespugli. Alcuni di
questi
personaggi si inchinavano o si toglievano il cappello al passaggio
degli
studenti, rivolgendo loro un educato cenno di saluto.
La
stanza era illuminata da torce appese sulle porzioni di muro che non
erano
state destinate agli arazzi: erano talmente tante che, riflettendosi
sulla
pietra chiara delle pareti, restituivano una calda luce rosa-arancio.
A
parte gli arazzi, l'atrio non era provvisto di nessun genere di
arredamento, e
terminava con una gradinata, in cima alla quale si trovavano al centro
una
grande porta (Ariel iniziò a pensare che lì
avessero davvero una fissa per
portoni ed affini) e ai lati due scale più piccole, che
però erano solo
intuibili dalla posizione in cui si trovavano i ragazzi in quel momento.
Improvvisamente,
come in risposta ad un tacito ordine, tutti tacquero.
Dalla
folla emerse una sorridente strega di mezza età,
grassottella e dall'aria
simpatica. Si schiarì la gola ed iniziò:
“Buonasera a tutti, bentrovati e
benvenuti! Che gli studenti più grandi entrino nella Sala
del Trono, voi nuovi
aspettate qui invece, per favore.”
Ariel
e Becky salutarono velocemente i loro nuovi amici, che si affrettarono
ad
eseguire gli ordini e sparire dietro quella gigantesca porta, davanti
alla
quale era rimasta la donna che aveva appena parlato (presumibilmente
una
professoressa). Attorno a lei una folla di spauriti ragazzini si
agitava,
inquieta all'idea di cosa la aspettasse una volta varcata quella soglia.
La
donna rivolse loro un altro dei suoi sorrisi incoraggianti, poi
iniziò: “Come
vi dicevo anche prima, benvenuti ragazzi. Io sono Melinda Cocti e
sarò la
vostra professoressa di pozioni per i cinque anni che verranno. Questa
sera
siete qui per essere assegnati alla Casa a cui apparterrete per tutto
il tempo
in cui vi troverete ad Avalon: GlaceiLynx, LupusUmbrae, IgnisDraco e
VentiChelidon. Ogni Casa ha un suo dormitorio ed una sua sala comune,
nella
quale dormirete, farete i compiti e starete con i vostri compagni di
Casa. Ora,
appena la porta si aprirà, verrete chiamati per nome. Vi
siederete sul Trono
che vi assegnerà alla vostra Casa. Buon anno
scolastico!” concluse con un altro
sorriso amichevole.
Le
ragazze trovavano già simpatica quella donna cordiale e dal
sorriso facile che
le stava accogliendo, come si affrettarono a commentare non appena
questa finì
di parlare.
“E
poi, tu sai cosa sia questo fantomatico Trono? E come fa ad assegnarci
alla
nostra Casa?” sussurrò Becky, che fremeva dalla
curiosità.
“Non
ne ho la minima idea!” le rispose Ariel in tono concitato.
Finalmente,
dopo quella che alle due amiche sembrò un'interminabile
attesa, il portone si
spalancò, rivelando quella che ad Ariel sembrò
una gigantesca sala da pranzo circolare.
Ai lati erano disposti quattro tavoli rotondi, ai quali avevano preso
posto gli
studenti. Le pareti erano più spoglie di quelle dell'atrio,
non c'erano arazzi,
come se non ci fosse bisogno di niente di superfluo che mantenesse
l'atmosfera
di solennità in cui quel luogo era immerso.
Proprio
di fronte a loro, al centro della sala, un massiccio trono di pietra
finemente
lavorato, su cui erano raffigurati episodi delle leggende legate al
ciclo di
Camelot, si ergeva imponente. Era come se la presenza di quel trono
riuscisse a
colmare da sola tutta l'enorme sala, sprigionava un'aura di magia
talmente
forte da risultare quasi abbagliante.
Dietro
di esso si trovava un tavolo rettangolare al quale erano seduti tutti i
docenti. Non appena i ragazzi fecero il loro ingresso nella sala, la
Cocti si
alzò e raggiunse il Trono quasi saltellando, poi
agitò la bacchetta e davanti a
lei si materializzò una pergamena.
“Non
appena chiamerò il vostro nome, sedetevi sul trono. Bene,
cominciamo...Adinolfi
Renata.”
Una
ragazza slanciata, dai capelli castano chiaro come i suoi occhi, si
avvicinò
tremante al trono. Quando si sedette ci fu un momento di attesa
così intensa
che il tempo parve fermarsi, mentre lei si torturava il bordo della
T-shirt con
le mani o dondolava le gambe fasciate nei jeans. Poi, lentamente, dallo
schienale, sulla parte sopra la testa della ragazza, sgorgò
l'essenza dello
smeraldo: aveva la consistenza della lava liquida, ed era
incredibilmente
brillante. Si muoveva cavando il trono fluidamente, quasi al ritmo di
una
ballata permeata nelle profondità di quella antica magia,
che a nessuno era
dato sentire. Poi, quando quel prezioso torrente ebbe finito il suo
corso, si
solidificò, diventando improvvisamente pietra. Dal suo
movimento svolazzante si
era formata una scritta: VentiChelidon.
Da
uno dei quattro tavoli scoppiò un applauso e la ragazza si
diresse raggiante
verso di quello, sotto incitamento della Cocti che la guardava benevola.
Allora
era così che il trono smistava i ragazzi: sembrava
abbastanza semplice ed
indolore.
“Ashfing
Alysia”
Un'altra
ragazza si fece strada verso il trono: scostò una ciocca di
capelli rossi, che
risaltavano contro la sua carnagione lattea, sfuggita dallo chignon
alto che
portava e si sedette, in attesa, mentre i grandi occhi grigi
nascondevano ogni
suo pensiero.
Come
prima, lo smeraldo si riversò fuori dal trono.
Anche
Alysia si avviò verso il tavolo di VentiChelidon, sorridendo
un po’ impacciata.
Renata,
la ragazza che era appena stata smistata, la salutò con un
sorriso timido che
Alysia ricambiò, sedendosi vicino a lei. Un professore dalla
carnagione
ambrata, i ricci biondi e gli occhi del color del mare seguirono i suoi
passi
incuriositi e stupiti.
Lo
smistamento proseguiva e in Becky e Ariel si agitava un guazzabuglio di
emozioni: aspettavano entrambe con ansia il momento in cui quella
gioviale
signora avrebbe annunciato il loro nome. Ariel, gingillandosi con il
lobo
dell'orecchio, come faceva sempre quando era agitata, rifletteva su
cosa
effettivamente si era venuto a sapere di loro: ripensò a
come Jo l'aveva
trattenuta non appena aveva saputo il suo cognome, suscitando le ire di
Becky,
e ricordò anche la faccia di Gyns, con un'espressione come
se tentasse di
afferrare qualcosa che sul momento non le veniva in mente. Sicuramente
qualcuno
in quell'enorme scuola aveva sentito parlare di loro: dopotutto appena
due mesi
prima erano apparse su quel maledetto giornale magico, che le aveva
addirittura
definite “Amazzoni”. Si erano guadagnate
quell'appellativo perchè erano state trovate
dal Ministero in Amazzonia ed erano state costrette a forza a tornare.
Sulle
circostanze del ritrovamento l'articolo era stato molto vago, mentre
non si era
fatto remore a sottolineare come le ragazze non avevano voluto rivelare
il
motivo della loro presenza in quel luogo selvaggio dall'altra parte del
mondo.
Quello
che nessuno sapeva era che il motivo che le aveva a suo tempo spinte ad
un
viaggio in Amazzonia era lo stesso che le aveva portate sull'isola di
Avalon.
Mentre
Ariel si perdeva tra i suoi pensieri ripensando a tutto ciò
che le era
accaduto, Becky, nonostante l'agitazione, seguiva attentamente lo
smistamento.
“Emièle
Bon Chance” venne chiamata proprio in quel momento.
Una
ragazza minuta dal volto un po’ infantile contornato da un
caschetto di folti
ricci neri, come i suoi occhi impenetrabili, si staccò dal
gruppo, camminando
con aria seria verso il Trono; si permise per un attimo di lanciare
un’occhiata
verso la ragazza di prima Alysia, che per un attimo sembrò
guardarla
speranzosa, ma i suoi occhi inghiottirono nuovamente i suoi pensieri.
Come
al solito dal Trono scaturì l'essenza di una pietra, questa
volta blu come la
notte: lapislazzuli. Anche il nome della casa era diverso: LupusUmbrae.
La
ragazza si diresse titubante e diffidente verso il tavolo che le veniva
indicato, da dove i suoi compagni di casa le sorridevano incoraggianti.
Mentre
si sedeva, l'ombra di un sorriso le passò sul volto.
Lo
smistamento andò avanti sempre nello stesso modo, e le
ragazze ebbero modo di
osservare anche le pietre appartenenti alle restanti due case: pietra
di luna
per GlacieiLynx e rubino per IgnisDraco. Intanto l'atmosfera nella sala
si
faceva più rilassata e perse la solennità che
aveva mantenuto all'inizio, con i
ragazzi ai tavoli che incominciarono a scambiarsi qualche parola
sottovoce.
“Eaber
Silvia”
Una
ragazza dai lunghi e mossi capelli castano scuro, quasi neri a
contrasto con la
pelle nivea, si avvicinò timidamente al trono e si sedette,
lanciando di quando
in quando occhiate nervose da sopra gli occhiali, che ingrandivano i
suoi occhi
verdi: era chiaro che non vedeva l'ora di essere smistata per poter
fuggire
dall'attenzione generale. Anche lei venne smistata in LupusUmbrae; non
appena
il Trono ebbe annunciato la Casa a cui l'aveva assegnata questa si
affrettò a
scendere e prendere posto con un sorriso timido accanto a
Emièle.
“Jackson
Lambert!” pronunciò con voce sicuro la
professoressa; dal gruppo si staccò un
ragazzino molto alto e magro, dalla carnagione ambrata; i suoi occhi
neri come
la notte, leggermente coperti dal ciuffo di capelli dello stesso
colore,
saettavano per la sala intimiditi, ma quando videro Alysia
sembrò rasserenarsi
un po’. Evidentemente i due avevano già avuto modo
di fare amicizia. Non appena
si sedette però, dal tronò colarono lapislazzuli:
LupusUmbrae. Rebecca applaudì
con la sua casa al nuovo arrivato, che timido si sedette a fianco di
Emièle e
Silvia.
“Tyron
Leanne Victoria Michelle Beatrix Charlotte Elizabeth
Evangeline” disse la Cocti
tutto d'un fiato, andando inesorabilmente in apnea. Becky trattenne una
risatina, che si trasformò in una smorfia di terrore quando
capì cosa stava
accadendo: sarebbero state smistate per ultime. Giusto per non attirare
l’attenzione come dire.
Ariel
si ritrovò ad osservare curiosa la proprietaria di quel nome
così altisonante
ed assurdamente lungo: una bellissima ragazza dai capelli di tutti i
colori e
gli occhi tra l’azzurro e il lilla. Questa raggiunse il trono
quasi danzando, e
si sedette con grazia. Fortunatamente
non notò l'occhiataccia che Gyns le scoccò
osservandole i capelli,
pericolosamente simili ad i suoi, altrimenti le sarebbe venuto un
colpo: tutto
in lei esprimeva dolcezza e grazia, era un avversario da niente per
Gyns.
Leanne
venne smistata a VentiChelidon, dove l'accolsero i sorrisi adoranti dei
suoi
coetanei di genere maschile.
“James
Fans-Verben” un ragazzo alto e magro dai capelli neri con
riflessi azzurri e
argentati e dagli occhi grigi come ghiaccio, avanzò sicuro e
freddo verso il
trono; non appena si di seduto, una cascata di pietre di luna si
animò sullo
schienale: GlacieLynx. Il suo sguardo esprimeva soddisfazione mentre si
dirigeva al suo tavolo festante.
La
professoressa chiamò altri due ragazzi e poi fece una pausa.
“Ora,
chiamerò due nuove alunne che verranno ammesse direttamente
al terzo anno!”
pronunciò con tono serio e gentile allo stesso tempo; circa
cinquecento testa
si girarono a osservarle. Ariel strinse un attimo la mano a Becky e poi
respirò
a fondo. Sapevano che sarebbe successo, era meglio affrontarlo a testa
alta.
“Ariel
Luxaeris!” esclamò mentre nella sala si scatenava
un forte brusio; Ariel, con
un sorriso timido, iniziò ad avanzare verso il trono, il
cuore che le batteva
all’impazzata nelle orecchie; quando si sedette vide in
lontananza lo sguardo
preoccupato di Becky, che poi si trasformò in un sorriso
soddisfatto.
“IgnisDraco!”
pronunciò nello stesso istante e Ariel sorrise stupita prima
di dirigersi
incredula verso il tavolo dove Gyns, Morgana e Max
l’attendevano festanti. Una
volta seduta si voltò trepidante a cercare Becky.
“Rebecca
Luxaeris!” altra cascata di brusii. La ragazza per un attimo
rimase immobile,
paralizzata da tutti quegli occhi, poi in uno scatto di orgoglio
iniziò a
camminare fingendosi sicura e negli occhi l’indifferenza
più totale, ma in
realtà sperava solo di non inciampare. Dopo essersi seduta,
credette che
l’ansia l’avrebbe uccisa.
“Ehi
trono!” pensò irritata trattenendosi dal
ringhiare, “Non so se mi senti, ma se
mi spedisci in una casa diversa di IgnisDraco ti faccio a pezzi con le
mie
mani!” in quell’istante una cascata di rubini
fuoriuscì dallo schienale e Becky
sogghignò soddisfatta, prima di lanciarsi letteralmente
verso il suo gruppo di
nuovi amici, ignorando i “Le Amazzoni!” o i
“Sono vere!” e altri stupidi
commenti che aleggiavano nell’aria.
Non
appena si sedette, una donna sulla quarantina, seduta al centro del
tavolo dei
professori, si alzò in piedi e il silenzio più
completo calò nella Sala; aveva
dei lunghi capelli lisci di varie sfumature di rosso scuro, come una
fiamma
viva, raccolti in una grossa treccia che le arrivava al bacino, gli
occhi erano
verde smeraldo, fieri, benevoli e severi allo stesso tempo e
incorniciati da
alcune piccole rughe, e il suo corpo prosperoso ma tonico nonostante
l’età, era
di un dolce pesca.
La
Preside Griselda Draconisfilia.
“Girano
mille e più leggende su di lei,” spiegò
loro Morgana a bassissima voce, “ma una
cosa è certa: è stata il più grande
cavaliere dei draghi di tutti i tempi,
anche a confronto con gli uomini. Molti dicono che il suo cognome fosse
un
segno, altri che lo abbia cambiato lei dopo il suo successo, alcuni
addirittura
che sia così perché è stata allevata e
cresciuta dai draghi…in latino significa
‘Figlia del Drago’. Nessuno sa perché
abbia scelto di diventare Preside,
abbandonando fama, avventure e arene, ma spesso parte per lunghi viaggi
con il
suo drago ed è lei stessa a guidare le lezioni.”
Becky e Ariel spalancarono le
bocca affascinate e non riuscivano a toglierle gli occhi di dosso:
erano di
fronte a una leggenda vivente.
“Bentornati
e benvenuti ad Avalon ragazzi!” li salutò con voce
calda e forte, “Come ogni
anno la nostra scuola è pronta ad ospitarvi e a istruirvi
affinché diventiate
diventare ottimi maghi e spero che onorerete questa
possibilità che vi è data.
Sapete che non amo le parole ma i fatti, quindi passiamo agli avvisi
prima che
alcuni di voi svengano per la fame: come ogni anno è vietato
uscire dal
castello senza il permesso dei professori, è proibito per
chiunque non faccia
parte della Squadra dei Cavalieri dei Draghi di cavalcarli senza
permesso e al
di fuori delle lezioni, e anche i fortunati cavalieri dovranno
discutere con me
orari e giorni per evitare risse illegittime; la nostra bidella Miss. Parpipinghinton fa sapere
che chiunque sarà sorpreso
a commettere atti di vandalismo o scorrazzare liberamente di notte
verrà punito
da lei personalmente” una giovane e avvenente donna fasciata
in un completo da
infermiera sexy salutò smagliante mentre i boccoli biondi
ondeggiavano sulle
sue spalle.
“Non
sembra così spaventosa…”
commentò rincuorata Ariel ma tutti scossero la testa
terrorizzati.
“È
una mutaforma affetta di bipolarismo…non fatela
arrabbiare…” mormorò Max
cinereo e le due ragazza deglutirono.
“Inoltre,”
riprese la preside, “È possibile scendere nelle
calette solo nei giorni esposti
in bacheca o con permessi speciali. Tutto quello che ho detto e vietato
come al
solito vale anche per i partecipanti del Club dei Cavalieri della
Tavola
Rotonda, nonostante io sappia siano parole al vento, a meno di un
permesso speciale.
Detto questo buon anno e buon appetito!” e con un sorriso si
risedette sul suo
trono mentre nella sala si scatenavano scrosci di applausi.
“Il
club dei cavalieri della tavola rotonda?
Cos’è?” chiese Becky perplessa, mentre
con occhi avidi osservava i piatti dorati riempirsi di ogni pietanza
possibile
e immaginabile.
Morgana
mostrò un sorrisetto furbo e fece loro cenno di avvicinarsi,
come se stesse per
raccontare loro un gran segreto; anche a Gyns e Max brillavano gli
occhi.
“Vedete…nessuno
lo sa davvero!” rispose ridacchiando.
“Come?”
chiese Ariel mandando giù un boccone di pasta.
“È
un Club segreto e così lo sono i suoi membri; nessuno sa
cosa facciano o chi
siano, dove si trovino o quando, ma si sa che spesso infrangono regole,
combinano danni e ci sono leggende che li dipingono come destinati ad
essere i
discendenti dei veri cavalieri della tavola rotonda. State in guardia,
magari
potreste essere scelte, anche se nessuno sa in base a cosa siano
scelti.” Disse
loro con aria misteriosa.
Becky
e Ariel si scambiarono un’occhiata d’intesa e un
ghigno poco rassicurante:
quella sì che era una notizia interessante.
La
cena passò tranquilla e allegra, tutti si abbuffarono di
cibo e ben presto
incominciarono a sentire un gran sonno; la preside si alzò
nuovamente.
“Bene
miei cari ragazzi, mi sembra l’ora di andare a dormire! I
nuovi arrivati
seguano le Guide verso i dormitori! E vi ricordo che domani dovrete
indossare
tutti le divise! Buonanotte!” disse prima di alzarsi con gli
altri professori,
mentre tutti i ragazzi iniziavano a sciamare verso il portone.
“Guide?”
chiese Becky a Max, che alla fine della serata trovava simpatico e non
pericoloso.
“Le
Guide sono due alunni scelti dalla Preside per Casa che si occupano di
guidare
a aiutare gli studenti, in particolari i nuovi arrivati, per tutto
l’anno.”
Spiegò indicandoci una ragazza e un ragazzo di IgnisDraco
che facevano cenni
con le mani di seguirli; Max diede a lei e Becky un buffetto sulle
spalle per
spingerle e le due accorsero dalle loro Guide.
James
Fans-Verben camminava calmo ma attento dietro le sue Guide, due ragazze
composte e affabili che spiegavano in breve come funzionava la Scuola;
era
affascinato dalla genialità e complessità della
sua struttura: erano tre grandi
piani rettangolari e al pian terreno stavano la Sala del Trono,
l’infermeria e
le aule del biennio, mentre al secondo quelle del triennio e al piano
sotterraneo cucine e segrete; a ogni angolo stava una torre circolare
con un
dormitorio particolare; per spostarsi velocemente si potevano usare
delle porta
particolari che ti trasportavano da una zona all’altra del
castello, in base a
dove ti concentravi di andare; ovvio c’era la
possibilità di finire ovunque se
non si focalizzava bene la destinazione e per i tratti brevi era
vivamente
consigliato andare a piedi tra scale e corridoi. Ogni dormitorio aveva
una
porta che portava direttamente a una caletta sul mare privata e una a
una
caletta comune, ma solo il Capo della Casa aveva le chiavi. Nel parco
del
castello inoltre c’erano le stalle dei draghi, gigantesche e
protette da grandi
recinzioni e l’Arena dove si svolgevano i combattimenti.
All’improvviso
la fila di ragazzi si fermò e incuriosito diedi
un’occhiata alle Guide, che
sorrisero facendogli cenno di tacere un attimo: erano arrivati alla
Torre Sud.
“Ogni
dormitorio è creato affinché solo i membri della
Casa possano entrarci,” iniziò
a spiegare la Guida bionda e slavata, “Noi siamo la casa
degli scaltri e quindi
la prova per entrare riflette questa qualità.”
La
Guida mora presa la parola.
“Per
entrare bisogna quindi oltrepassare un percorso costellato di trappole
e
marchingegni pericolosi; ogni mattina in Sala Comune troverete le
spiegazioni e
le istruzioni per sopravvivere. È vietato però
copiarle o svelarle qualcuno.”
Terminò minacciosa.
James
accennò un sorrisetto: non c’era neanche bisogno
di dirlo.
“Ora
seguite noi e fate attenzione a imitarci passo per passo!”
riprese la bionda
prima di aprire la porta ed entrare in un lungo corridoio. Incantesimo
di
Allargamento, pensò James prima di seguirle.
Fu
stranamente divertente imparare quei piccoli incantesimi per
riconoscere finte
piastrelle, difendersi da piccoli e irritanti incantesimi di ostacolo,
per
disattivare trappole da caccia o per risolvere indovinelli e decifrare
codici,
tanto che quando entrò nella Sala Comunque aveva un
sorrisetto soddisfatto sul
volto: era finito nella Casa giusta.
La
Sala Comune di GlacieiLynx era ottagonale, nonostante
all’esterno fosse
circolare, e aveva quattro grandi finestre che la Guida
rivelò essere a
specchio, così da non poter essere spiati; al centro,
davanti al caminetto,
c’erano vari divanetti e poltroncine azzurre ghiaccio intorno
a piccoli
tavolini rotondi su cui intravide giochi da tavolo di strategia magici
come
“Risiko” o “Scacchi”; attaccate
alle pareti dove non c’erano le finestra stavano
grosse librerie lignee piene di libri dai titoli interessanti come
“Astuzia e
Sopravvivenza” o “L’arte
della
strategia” e ai muri erano appese grandi e piccole pergamene
con cartine del
castello dove erano segnalati passaggi segreti e nascondigli.
“Per
i dormitori,” richiamò la loro attenzione la mora,
“Dovrete percorrere delle
scale a labirinto. Consideratela come la prova di benvenuto!”
aggiunse con un
sorrisetto prima di lasciarli al loro destino.
James
sorrise sicuro estraendo la sua bella bacchetta in legno
d’olivo e cuore di
drago: non era un problema.
Silvia
camminava con gli altri nuovi ragazzi della sua Casa che aveva appena
conosciuto: Emièle e Jackson; in un primo istante
c’era stato un silenzio
timido e imbarazzato, ma il ragazzo l’aveva presto spezzato
con un “Allora non
sono l’unico timido!” che aveva fatto ridere le
ragazze, perfino Emièle.
“Quindi
ti piace leggere, Jake?” chiese al ragazzo che
annuì con gli occhi che
scintillavano.
“Anche
a me!” disse stupita Emièle d’aver
già trovato un punto in comune e tutti si
lanciarono in una discussione sui loro libri preferito, perfino la
corvina che
inizialmente si era completamente chiusa a riccio pensando quale
peccato fosse
stato essere divisa da Alysia, che nonostante si fossero appena
conosciute
considerava già un amica; questo era davvero raro per lei,
abituata a diffidare
delle persone e chiudersi completamente, risultando antipatica. E
doveva
ammettere che quei ragazzi non erano male, anzi stavano già
iniziando a esserle
simpatici.
Le
Guide davanti a loro si fermarono, seguiti da tutto il gruppo; il
ragazzo alto
e moro prese la parola.
“Siamo
finalmente arrivati al nostro dormitorio, nella Torre Ovest! Come ogni
altro, è
costruito affinché solo noi possiamo entrarci, in base alla
caratteristica che
distingue la nostra Casa: l’intelligenza.”
A
questo punto si interruppe e l’altra Guida, una ragazzina
bassa e dalla
carnagione olivastra, continuò a spiegare.
“Una
volta aperta questa porta” disse indicando la grossa porta in
legno di quercia,
“Vi troverete davanti a un lungo corridoio immerso nel
più completo buio: è
incantato in modo da renderlo simile a un labirinto; ogni mattina il
labirinto
cambia posizione, ma sulla Bacheca in Sala Comune appaiono le
indicazioni con
il numero di passi indicativi e le svolte da fare per
uscire.” Spiegò mentre i
ragazzi spalancavano la bocca stupiti.
“Non
tentate la sorte,” li avvisò il ragazzo,
“E se non siete sicuri fatevi
accompagnare da qualcuno; se doveste sbagliare strada o entrare nella
porta
sbagliata, potreste finire chissà dove nel castello; e vi
assicuro che un giro
nelle segrete non è piacevole…”
ridacchiò scuotendo la testa. A quanto pare era
stato uno dei coraggiosi a tentare.
Silvia
sospirò di sollievo: la memoria non era certo un suo
problema, aveva il dono di
ricordare alla perfezione ogni cosa che leggeva ed evidentemente anche
i suoi
amici dovettero pensarla allo stesso modo, perché, chi
fiducioso o chi freddo,
tutti accennarono un sorriso.
“Ora
seguitemi passo per passo e non distraetevi!” li
richiamò la Guida mormorando
un lieve “Lumos” che accese la sua bacchetta di una
luce sfavillante, imitata
dal ragazzo, prima di aprire la porta e inoltrarsi nel corridoio.
Tutti
la seguirono attenti e affascinati, anche perché nonostante
dovesse essere una
prova, il corridoio era abbellito da grandi arazzi magici, incisioni e
decorazioni su pietra, specchi e a volte c’erano perfino
delle sedie per
riposare.
In
cinque minuti riuscirono ad arrivare nella Sala Comune finestre al
posto delle
mura e il soffitto era un grosso lucernario con vari drappi blu che
potevano essere
usati per oscurare la sala; al centro c’era un caminetto con
vari pouf, sofà e
poltroncine blu notte, mentre in una sala adiacente c’era un
enorme e
fornitissima biblioteca con ampie zone dedicate allo studio individuale
e
altrettante allo studio in gruppo. Era bellissimo e magico: le stelle
brillavano luminosi sulle loro teste come se fossero stati sotto il
cielo
aperto.
Dopo
alcuni minuti di silenzioso stupore, Emì notò una
cosa alquanto particolare.
“Non
ci sono le scale per i dormitori!” mormorò
guardandosi attorno.
“Esatto!”
affermò la voce della Guida accanto a lei, che
sussultò sorpresa dal fatto
d’esser stata sentita e arrossì imbarazzata.
“Complimenti
per averlo notato!” le disse l’altra ragazza Guida,
sorridendole amichevole,
poi alzò la voce per attirare le attenzioni di tutti,
“La nostra Torre è
sicuramente quella più particolare; infatti le due torrette
dove stanno i
dormitori, sono separate dalla Torre centrale e sono sospese nel
cielo” svelò
orgogliosa facendo loro cenno di guardare fuori dalle finestre.
I
ragazzi si precipitarono a cercarle e ben presto le videro: ad alcuni
metri da
dov’erano loro perfettamente immobili nel cielo notturno:
dalle finestre si
intravedevano luci e persone che ridevano o parlavano tra loro.
“Per
raggiungerle,” continuò il ragazzo avvicinandosi a
un piccolo spazio circolare,
apparentemente vuoto, “Dovrete entrare in questi cerchi,
quello a destra per i
ragazzi, quello a sinistra per le ragazze.” Indicò
due cerchi incisi nella
pietra per terra percorsi da intricate e complesse Rune.
“Una
volta entrati,” continuò la ragazza mentre lei e
il compagno prendevano posto
nei cerchi, “Dovrete tracciare con la bacchetta queste rune
di volo” terminò
mentre con la bacchetta tracciava lentamente cinque caratteri antichi
in una
luce argentata sul pavimento.
“Buona
fortuna!” gli augurarono con un sorriso divertito prima di
sparire in una luce
azzurrina.
I
quattro si sorrisero sicuri e divertiti, erano già riusciti
a memorizzare le
Rune.
“Buona
notte ragazze!” le salutò Jake prima di saltare
nel cerchio superando altri
primini perplessi, mentre Emì, sicura e fredda, entrava
anche lei nel cerchio.
Poi
vedo lo sguardo spaurito di Silvia e l’accenno di un sorriso
le increspò le
labbra dalla linea dolce ma decisa;
“Insieme?”
chiese un po’ brusca tenendo una mano, mentre
l’altra, incredula di aver già
trovato un’amica, annuiva contenta e entrava nel cerchio con
lei. Poi vergarono
le Rune e sparirono nella loro nuova casa.
Alysia
camminava a passo sostenuto dietro le sue due Guide, due ragazzi
gemelli dai
capelli corvini; accanto a lei Renata, leggermente intimidita, parlava
della
sua passione per la scrittura, che era stato il punto in comune che le
aveva
avvicinate, mentre la ragazza dei mille nomi soprannominata Lea
ascoltava
interessata. In un primo momento le due erano rimaste infastidite da
lei,
pensando fosse orgogliosa, snob e mangiatrice di uomini, ma poi
l’avevano vista
arrossire terrorizzata mentre un branco di maschi in preda
all’ormone la
circondavano come cani affamati e la pietà aveva fatto
capire loro che
probabilmente a causa del suo aspetto così avvenente non
sempre era la
benvenuta, ma che non bastava come scusa per escluderla; a quel punto
Alysia si
era messa in mezzo, gli occhi grigi che mandavano bagliori sinistri e
aveva
gentilmente e affabilmente intimato loro di levarsi dalle scatole se
non
volevano ritrovarsi a saltare sotto forma di rospi bavosi per il resto
della
loro inutile vita. Renata aveva applaudito e Lea era arrossita
imbarazzata,
ringraziandola più e più volte. Aveva spiegato
loro come non si trovasse a suo
agio con i ragazzi che sembravano volerla mangiare e come le ragazze la
evitassero per questo, e loro, dopo un’occhiata complice,
l’avevano invitata a
fare la strada con loro.
“Sei
davvero un’esperta!” intervenne in quel momento con
un sorriso dolce e sincero
Lea, complimentandosi con Renata per la sua vasta conoscenza nel campo
della
letteratura.
“Grazie!”
rispose lei imbarazzata.
“Sono
d’accordo con Lea, mi piacerebbe leggere qualcosa di tuo
Tata” propose con un
sorriso Alysia, chiamandola con il soprannome che la stessa ragazza
aveva
presentato.
La
ragazza stava per ribattere, quando le Guide si fermarono e intimarono
il
silenzio: erano arrivate alla Torre Est. Dietro le Guide,
c’erano due
gigantesche piante carnivore, circa due metri, dalla parte superiore a
forma di
tagliola, rossa fuoco, che bloccavano l’accesso a una porta.
“NUOVI
ARRIVATI!” strillò improvvisamente una delle due
piante mentre due piccoli
occhi neri spuntavano dalla parte superiore; tutti i ragazzi saltarono
all’indietro spaventati.
“Q-quella
pianta ha appena parlato?!” balbettò incredula
Alysia indicandola scioccata.
“E
quante ragazze affascinanti!” mormorò suadente
l’altra pianta, mentre quella
che doveva essere una lingua verde, penzolava fuori.
Le
due Guide sospirano esasperate, poi, in perfetta sincronia, tirarono
due pugni
sulla testa, se così si poteva chiamare, delle piante.
“La
volete piantare maledetti vegetali maniaci?!” esplosero
seccati mentre i due
mostravano quella che i ragazzi interpretarono come
un’espressione contrita e
visibilmente falsa.
Poi
ritrovarono un minimo di compostezza e, con un sospiro esasperato,
indicarono
le piante.
“Vi
presentiamo i due Guardiani dell’entrata del Dormitorio:
Happy e Leroy” disse
il primo ragazzo.
“Due
piante carnivore incantate, così che sia impossibile
metterle k.o. o raggirarle
e sfortunatamente impossibili da far star zitte, a cui dovrete recitare
la
parola d’ordine affinché vi facciano passare senza
mangiarvi; vi assicuro che
una notte nelle loro pance non è delle migliori”
concluse il secondo mentre
l’altro annuiva partecipe e le piante ridacchiavano senza
ritegno.
“Un’avviso
in particolare per le ragazze: sono due maniaci incalliti, stategli il
più
lontano possibile e non fatevi mettere i piedi in testa! Se dovessero
allungare
le foglie…”
“…ditecelo
che provvederemo personalmente!” conclusero con un ghigno
inquietante che fece
rabbrividire le piante.
“E
ora entriamo pure! Mandragola”
pronunciò il ragazzo e le piante si fecero da parte per
lasciarlo passare e
entrare nel dormitorio. I ragazzi pian piano cominciarono a seguirli;
quando le
tre ragazze giunsero davanti a Happy e Leroy ci fu una specie di
standing
ovation da parte loro che le imbarazzò a morte: fortuna che
erano le ultime.
“Come
ti chiami tesoro dai capelli arcobaleno? Sei un tale splendore! Un
corpo come
il tuo non lo vedevo da secoli! Io sono Happy, incantato!” si
presentò con un
inchino la grossa pianta sulla destra, mentre Lea avrebbe voluto
sotterrarsi.
“Io
preferisco la rossa, dai suoi occhi direi che ha un carattere focoso!
Non che
la mora sia da disdegnare…” commentò
lascivo Leroy con un occhiata maliziosa.
“Già…ma
se fosse un po’ prosperosa sarebbe meglio!
Cos’avrà? Una seconda?” chiese Happy
scrutando Alysia con fare critico.
Pessima
idea. Mai ferire l’orgoglio di Alysia.
La
rossa tese le labbra in una linea sottile mentre gli occhi brillavano
furiosi e
poi, piena di coraggio, tirò un grosso pugno sulla testa
delle due piante, che
mugolarono dal dolore.
“Mandragola!
Stupidi maniaci…” mormorò inviperita
mentre li sorpassava insieme alla sue
amiche, scioccate, ed entrava nel corridoio che portava al dormitorio.
Fortunatamente
la vista della loro nuova Casa le rimise di buon umore: la torre era
ottagonale
ma tutte le pareti erano sostituite da enormi vetrate che arrivavano
fino al
soffitto in legno decorato da decorazioni floreali, le stesse istoriate
nelle
due piccole librerie con testi base e di approfondimento.
Come
incantate si diressero alle finestre, da cui potevano ammirare tutta
l’isola;
intanto una bella stufa in ottone mandava un piacevole calore e alcuni
studenti
più grandi erano spaparanzati sulle poltroncine e sui
divanetti verde muschio
intorno a tavolini circolari.
Sui
due lati opposti della Sala Comune c’erano due archi che
conducevano in altre
stanze, senza porta ma interamente ricoperti di edera, una rossa e una
verde
smeraldo che impedivano il passaggio.
“Bene,
l’arco con l’edera rossa porta al dormitorio delle
ragazze, quello con l’edera
verde a quello dei ragazzi. Seguiteci!” dissero dividendosi e
le ragazze
seguirono il gemello che si dirigeva verso l’edera rossa.
“Allora
ragazze,” sorrise sornione mentre l’altro gemello
lo fulminava geloso,
evidentemente Leroy e Happy non erano gli unici casanova lì;
“Noi di
VentiChelidon siamo famosi per il legame con la natura; questa
è una pianta
particolare, capace di assorbire le informazioni di una persona e
riconoscerla
al tatto. Pertanto ora vi farò un piccolo taglietto per poi
far cadere una
goccia di sangue sulla pianta; a questo punto vi basterà
sfiorarla perché si
apra per farvi passare” allora il ragazzo estrasse un piccolo
tagliacarte con
cui, una a una, le ragazze si lasciarono tagliare; ogni volta che il
sangue
veniva assorbito dalla pianta, essa risplendeva di luce rossastra e una
nuova
foglia spuntava fra le tante.
Appena
tutte e tre finirono l’operazione, la Guida diede loro la
buonanotte facendogli
l’occhiolino e le lasciò sole, le altre compagne
già tutte entrate.
“Beh
direi che possiamo entrare!” propose Alysia sfiorando
l’edera, che si aprì come
per magia creando un passaggio della sua misura, mentre Renata annuiva
sostenendo Lea, pallida per la vista del sangue; poi varcarono la
soglia.
Ariel
e Becky camminavano in fondo alla fila di primini dietro le due Guide,
fratello
e sorella dai capelli dorati; di tanto in tanto qualcuno si girava a
lanciare
loro occhiatine curiose per poi rigirarsi subito dopo spaventato.
“Sarà
così tutto l’anno?” chiese esausta Becky
senza nemmeno la forza di fulminare
l’ennesimo impiccione.
“Non
credo; stai tranquilla presto le voci si
spegneranno…” mormorò Ariel in
risposta, ma poco convinta: se le cose andavano come sperato sarebbero
stati
sulle bocche di tutti per un po’…
Dopo
qualche istante le Guide si fermarono davanti a una porta in legno ai
cui due
lati, sul pavimento, vegliavano supine e addormentate due grosse
salamandre
scarlatte.
“Eccoci
arrivati!” esplose entusiasta il ragazzo indicando orgoglioso
la porta, “Questa
è la nostra casa e loro,” disse indicando le
salamandre, “Sono Dragon e Flame,
i nostri Guardiani”.
Nello
stesso istante in cui vennero presentate, le due salamandre si alzarono
dalla
loro posizione accucciata e, dopo averli trapassati coi loro occhi
rosso
sangue, chinarono il capo.
“È
un piacere conoscervi, nuovi draghi.” Li salutò la
salamandra sulla destra, “Io
sono Dragon e lei è mia moglie Flame, come ci hanno
già presentato. Per passare
nella Sala Comune dovrete oltrepassare le nostre fiamme!”
spiegò con calma
prima che lui e la moglie sputassero due enormi fiammate che coprirono
per
intero la porta, nascondendola alla vista.
La
ragazza Guida sorrise soddisfatta delle facce stupite dei nuovi
arrivati, poi
estrasse dalla tasca dei jeans un grosso sacco. Gli incantesimi di
allargamento
andavano di moda.
“Non
provate a spegnere le fiamme con strani incantesimi o a ingannare i
Guardiani,
finireste arrosto.” Li avvisò assottigliando gli
occhi, “L’unico modo per
oltrepassarle è aver bevuto l’antidoto!”
spiegò poi con un sorriso e dal sacco
estrasse una catenina d’argento con appesa una piccola
boccetta in vetro
trasparente, colma di un liquido rosso.
“Questo,”
spiegò il ragazzo, “La leggenda dice sia Sangue di
Drago, ma nessuno lo sa con
certezza dato che il bacile si riempie da solo, neanche
loro.” Aggiunse
indicando i Guardiani che continuavano a mantenere vivo il muro di
fiamme, “Per
questa volta ve lo diamo noi, ma in Sala Comune
c’è un grosso bacile in pietra
pieno di questo liquido; ognuno di voi può riempire questa
boccetta ogni volta
che vuole ed è consigliato farlo spesso per non rimanere
chiusi fuori. La
catenina è incantata: una volta che l’avete
indossata è impossibile toglierla
in alcun modo per i prossimi anni; ma stata tranquilli, altri
incantesimi la
rendono leggerissima, infrangibile come la boccetta e perfino pulita.
Questo è
il segreto della nostra Casa, la punizione per chi dovesse svelarlo ad
altri
sarebbe durissima.” Terminò mentre la sua compagna
distribuiva a tutti una
delle boccette. Fu una strana sensazione per Ariel e Becky
allacciarsele al
collo, fu come se finalmente si rendessero davvero conto di essere ad
Avalon, di
appartenere a qualcosa.
“Mi
raccomando ne basta una goccia per ogni entrata!”
raccomandò loro la ragazza
prima di estrarre dalla camicetta la sua boccetta, aprirla, bere e
sorpassare
indenne le fiamme. Becky elettrizzata la seguì per prima e
rimase meravigliata
nel sentire solo un piacevole torpore e un po’ di solletico
mentre passava nel
fuoco; Ariel la seguì subito dopo.
Dopo
aver percorso il lungo corridoio entrarono finalmente in Sala Comune:
nonostante l’ora tarda molti ragazzi erano ancora nella sala
circolare,
illuminati dalle piccole e molteplici fiamme magiche che brillavano ai
piedi
delle pareti, come a delimitare tutto il perimetro della torre, e dal
camino
enorme in cui brillava un fuoco allegro. Davanti alle quattro pareti
dove non
c’erano le grandi finestre, c’erano delle librerie
rovinate e
assolutamente…prive di libri. Passandoci davanti Becky vide
sui ripiani armi
antiche come spade, frecce o scudi, oppure vide appesi bersagli per le
freccette, alcuni con le facce dei professori, o ancora liste di
oggetti come
“Prossimi obiettivi” o “Ingredienti da
trafugare a Pozioni” e ancora mappe e
tanti altri oggetti che non avrebbe saputo dire cosa fossero. In un
angolo
Ariel individuò il bacile decorato in pietra piena
dell’antidoto.
“Finalmente
siete arrivate!” la voce di Morgana, spaparanzata su uno dei
divanetti rossi
davanti al camino richiamò la loro attenzione; dopo aver
fatto un cenno alle
Guide, come a dire “ci penso io” fece cenno alle
due amiche di avvicinarsi.
Stavano già per chiedere dove fosse Gyns, quando un leggero
ansimare richiamò
la loro attenzione: la ragazza arcobaleno era in una zona vuota della
sala,
circondata da alcuni ragazzi che facevano il tifo e stava combattendo
con una
spada contro un’armatura medievale.
“Madame
Gyns, le consiglio vivamente di arrendersi!”
intimò l’armatura brandendo un
fendente alla testa della ragazza, che però evitò
agilmente e disarmò
l’avversario.
“Non
oggi Sir Pimplebottom!” rise lei prima di inchinarsi e
dirigersi verso di loro,
mentre il cavaliere tornava a sfidare altri ragazzi.
“Ciao
ragazze! Com’è? Vi piace? Scusate ma era tutta
l’estate che non combattevo!”
rise a cuor leggero lanciandosi sopra Morgana, che ringhiò
infastidita.
“Chi
è?” chiese curiosa Ariel, mentre Becky rifletteva
seriamente se fosse il caso
che anche lei si sgranchisse un po’.
“Sir
Pimplebottom, un’armatura magica che ama combattere; state
pronte, vi sfiderà
presto.” Spiegò Morgana facendo cadere Gyns dal
divano.
“Non
c’è problema!” rispose sicura Becky con
un ghigno, prima di dirigersi verso
l’armatura.
“Lo
sapevo…” sospirò Ariel sconsolata
guardando l’amica che fissava famelica
l’avversario.
Gyns
e Morgana fecero partire dei cori d’incitamento mentre i
ragazzi si scostavano
per farla passare curiosi. Cosa voleva quel tappo?
“Sir
Pimplebottom? Le spiacerebbe combattere con me?” chiese
cercando di mascherare
un piccolo sogghigno.
“Ma
certo Madame…”
“Rebecca
Luxaeris” si presentò Becky, per poi aggiungere,
“Le dispiace se non combatto
con la spada? Non so maneggiarla bene, credo.”
Spiegò con un mezzo sorriso.
“Per
me non ci sono problemi, ma sarebbe pericoloso e…”
“Non
si preoccupi per me. Combattiamo.” Rispose, mentre il
sogghigno si trasformava
in un’espressione concentrata.
“Ehi!
La sua spada è affilata!”
l’avvisò Morgana, ma Ariel scosse la testa.
“Non
è un problema per lei.” Spiegò con un
sorrisino misterioso.
“Bene
allora!” accettò impettito il cavaliere, prima di
puntare la spada. Becky
spostò un piede indietro in modo da essere in posizione
laterale. Sir
Pimplebottom attaccò.
Per
i primi secondi Becky si limitò a schivare, sempre
all’ultimo momento,
spostandosi agile ma di pochi passi o perfino rimanendo ferma, la
guardia alta.
Poi
sorrise.
Con
uno scatto schivò l’affondo del cavaliere
spostandosi lateralmente e portandosi
alle sue spalle; a questo punto con un calcio laterale lo
colpì all’altezza del
bacino. Il cavaliere si sbilanciò ma quella a ringhiare fu
Becky: quanto era
dura quell’armatura?! Decise quindi passare a una strategia
più raffinata:
schivando un altro affondo si abbassò e colpì la
giuntura del ginocchio,
mandandolo in ginocchio; poi con un calcio lo disarmò e
prese al volo la spada
che punto dove dovrebbe esserci il collo.
“Ti
arrendi?” chiese con il fiatone e il sudore che le imperlava
la fronte.
“Avete
vinto. Per questa volta!” rispose Sir Pimplebottom e lei con
una risata leggera
ridiede la spada; nella sala scoppiò un applauso.
“Fa
arti marziali da quando era piccola, vi sconsiglio un corpo a corpo con
lei.”
Rise Ariel battendo le mani insieme a Morgana e Gyns, scioccate.
Becky
arrossì imbarazzata, non voleva attirare tutta quella
attenzione, e si rifugiò
tra le sue amiche, che si complimentarono con lei.
Dopo
alcuni minuti si ritrovarono tutte raggomitolate sul divano.
“Dov’è
Max?” chiese ad un certo punto Ariel, non vedendo il ragazzo
da nessuna parte.
“Dal
suo drago.” Rispose con uno sbadiglio Gyns.
“Dal
suo drago?!” esplosero le due stupite guardandoli con gli
occhi spalancati.
“Sì,
non ve l’avevamo detto? Max fa parte della squadra dei
Cavalieri dei draghi di
IgnisDraco…” spiegò Morgana con una
punta d’orgoglio.
“Ma
come…?” iniziò a chiedere la ragazza
curiosa, ma Morgana le fece cenno con la
mano di lasciar perdere.
“Ne
parlerete domani con lui, tanto adora parlarne…Ora andiamo a
letto che sto
morendo di sonno” mormorò sbadigliando Gyns.
“Sempre
che riusciate a salire…” aggiunse malefica Morgana
prima di alzarsi e guidare
le due perplesse ragazze nella torretta del dormitorio: al centro
c’era una
stretta e piccola torre circolare con in mezzo un tubo di ottone che
saliva
fino al soffitto delle line più scure dividevano quella
torretta in piani e per
ogni piano c’era una porta rossa; accanto c’era una
corda spessa. In poche
parole, Ariel osservò che la loro torretta era uguale a una
ciambella: ora loro
erano nel buco.
“Voi
siete al terzo piano!” le avvisò Gyns prima di
saltare sulla corda e
arrampicarsi a una velocità impressionante seguita da
Morgana. Dopo alcuni
istanti arrivarono al quarto anno e con uno slancio si lanciarono
contro la
porta socchiusa che si aprì e loro rotolarono nella stanza
ridendo.
Ariel
e Becky si guardarono.
“Prima
tu!” disse Becky con un sorriso che significava
“sai cosa voglio fare”.
“Capito!”
rispose infatti Ariel che si appese alla corda e rapida e leggera
iniziò a
salire senza alcun problema e dopo pochi istanti raggiunse il terzo
piano e
oscillò fino alla porta così da poterla aprire e
lanciarcisi dentro.
“Vieni!”
chiamò poi spalancando la porta e prendendo la rincorsa.
Becky
sorrise si appiattì contro il muro, poi scattò
contro quello opposto con un
salto e rimbalzò un metro più in alto sul muro da
cui si era lanciata. Di salto
in salto finì per saltare dentro la porta.
Il
dormitorio era davvero a ciambella, con le stesse fiamme magiche che
c’erano in
sala Comune ma messe sul soffitto e uno a fianco all’altro
otto baldacchini
rossi con il proprio comodi.
Le
due individuarono i loro letti vicini con rispettivi bauli e mici e si
lanciarono sui morbidi materassi. Ce l’avevano fatta. Erano a
casa.
Informazioni
inutili
·
Questa
è una rappresentazione simile alla nostra idea di Leroy e
Happy, solo che hanno la testa rossa:
·
Queste
sono simili e in piccolo a Dragon e Flame:
Abbiamo
suddiviso le diverse Case nelle diverse Torri con questa logica: Sud
->
caldo -> IgnisDraco; Nord -> freddo ->
GlacieiLynx; Est -> dove
nasce il sole, vita -> VentiChelidon; Ovest -> dove muore
il sole e nasce
la notte e l’ombra -> LupusUmbrae
·
Jo
Lancaster è ancora vivo; non illeso, ma vivo. Non disperate.
|