a little love

di casstheliar
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** 1 ***
Capitolo 2: *** 2 ***
Capitolo 3: *** 3 ***
Capitolo 4: *** 4 ***
Capitolo 5: *** 5 ***
Capitolo 6: *** epilogo ***



Capitolo 1
*** 1 ***


1

Erano passati pochi giorni dal loro arrivo a New York, era la prima volta in assoluto che mettessero piede nella Grande Mela senza essere accompagnati dagli altri ragazzi, quel giorno c'erano solo loro due: Harry e Louis. In quel momento erano sui sedili posteriori di un auto dai vetri oscurati che li escludeva dal resto del mondo. Il più piccolo era preso dalle sue mani, le osservava con intensità al fine di cercare anche la più piccola cuticola da strappare con i denti, mentre l'altro aveva lo sguardo perso fuori dal finestrino, contemplava la vita frenetica di quella città, le persone che si affrettavano mentre loro erano bloccati nel traffico. Louis sbuffò, voltandosi verso Harry, "Mi sono stufato di stare qui imbottigliato nel traffico", non ottenne alcuna risposta, le orecchie dell'altro dovevano essere foderate di prosciutto, pensò, oppure aveva la testa piena di pensieri e preoccupazioni che lo estraniavano dal mondo. Optò per la seconda. Poggiò una mano sul ginocchio di Harry e lo scosse un paio di volte, il ragazzo lo guardò e tirò un sorriso, "Sì?", Louis scosse la testa, ma sorrise, "Ho detto che sono stanco di essere bloccato qui". Harry guardò fuori dal finestrino, in verità non si era accorto che erano fermi da un quarto d'ora circa, "Che vorresti fare?". Il più grande ignorò la domanda e cercò di richiamare l'attenzione dell'autista, "Mi scusi, buon uomo - Louis guardò Harry, atteggiandosi a sir inglese, il riccio soffocò una risata - mi saprebbe dire quanto manca all'arrivo?". L'uomo si voltò e lo squadrò, il suo volto, in larga parte, era ricoperto da due folti baffoni, "Manca davvero poco, sono davvero dispiaciuto per l'attesa, signore". Harry sorrise senza farsi vedere e guardò di sottecchi Louis, per intercettare la sua reazione, "Non si preoccupi. E mi dica, mi saprebbe indicare la via per arrivarci.. a piedi?". L'autista sgranò gli occhi, non gli doveva mai essere capitato durante tutta la sua vita lavorativa che un personaggio di quel calibro gli chiedesse indicazioni del genere.
"Manca sì e no mezzo chilometro, l'hotel è nella prossima svolta a destra"
"La ringrazio infinitamente - poi rivolgendosi a Harry - dai su muoviti, andiamo"
"Ehi, aspetta - si lamentò il riccio - fa freddo fuori, non mi va di camminare", ma Louis aveva già spalancato la portiera, "Muoviti!", gli lanciò uno sguardo fiammeggiante, Harry non poté far altro che obbedire. "Arrivederci buon uomo", salutò Louis e con un paio di passi veloci si portò sul marciapiede. Si allisciò i pantaloni e prese sottobraccio un Harry che era indaffarato ad arrotolarsi lo sciarpone di lana attorno al collo. "Fa davvero un freddo cane - si lamentò il più piccolo - e ho dimenticato i guanti a casa, dio".
"Ci pensò io", Louis afferrò una delle mani del ragazzo, intreccio le dita alle sue, e se la portò in tasca. Sorrise vedendo le guance dell'altro arrossire. In meno di cinque minuti raggiunsero la Sessantaquattresima strada, in cui sorgeva uno degli alberghi più lussuosi di tutta Manhattan: l'hotel plaza Athénée. Un'orda di giornalisti, fotografi e poliziotti attorniavano l'entrata dell'edificio, aspettandosi l'arrivo di una limousine. I due si guardarono, "Ho un po' paura", biascicò Harry, Louis gli strinse la mano ancora al sicuro nella sua tasca, "Andrà tutto bene, te lo prometto". Lentamente si avvicinarono all'entrata, un paio di persone li notò, urlò i loro nomi: Harry inconsciamente sfilò la mano dal cappotto di Louis e rivolse a tutti degli ampi sorrisi, le fotocamere li immortalarono una moltitudine di volte. Qualcuno si avvicinò, gli rivolsero domande, fu Louis a rispondere, "Tutto ciò che c'è da sapere lo diremo nell'intervista di oggi", la sua voce era più acuta del solito ma solo Harry se ne accorse, anche lui doveva essere nervoso nonostante desse sfoggio di una totale pacatezza e sapienza. Entrarono nella hall dell'albergo, scrollandosi di dosso tutta l'ansia che si era accumulata sulle loro spalle. Una hostess li accompagnò nella stanza dove tutto sarebbe cambiato, di nuovo.
____
Nda
Salve e benvenuti nella mia prima Larry. Grazie per avermi letto, ne sono davvero felice.
Questa storia era nata come One Shot, ma poi la sua lunghezza spropositata mi ha dato da riflettere e ho deciso di dividerla in sei bei capitolini, quindi è una short story che spero vi piaccia. Qui dentro sono celate alcune delle mie esperienze più belle e se sono soddisfatta di questa storia è proprio perché ci siamo io e la persona che amo, sotto mentitissime spoglie, con qualche accenno qua e là. Sarebbe davvero fantastico se la commentaste lì su oppure qui giù, significherebbe molto per me.
Al prossimo capitolo, Alexa x 
(ho dimenticato di scrivere che aggiornerò mercoledì :3)

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Capitolo 2
*** 2 ***


2

"Ciao Niall, ciao Niall, ciao Niall, ciao Niall.. Auh", la cantilena di Louis fu interrotta bruscamente da una gomitata tra le costole. Il ragazzo si voltò e guardò in cagnesco Harry che, di rimando, alzò gli occhi al cielo, "Finiscila, Lou, ti prego". Il più grande sospirò e si portò teatralmente una mano sul volto, "Oh quel fanciullo biondo, quanto, quanto mi mancherà", entrò in casa e si lasciò cadere sul divano. Harry lo seguì e si sedette sul bracciolo dello stesso divano.
"Allora, Louis, tu quand'è che te ne vai?". Erano passate appena due settimane da quando quei cinque ragazzi erano stati riuniti in un gruppo, avevano passato tutto quel tempo nella depandance del padre di Harry per conoscersi meglio, soprattutto. Mancavano appena tre giorni dalla partenza per gli Home Visit: Zayn e Liam avevano fatto ritorno nelle rispettive case quella mattina, mentre Niall era appena salito su un taxi che lo avrebbe portato direttamente nell'aeroporto più vicino.
Louis fece finta di non averlo sentito, recuperò il telecomando e accese la tv, la sintonizzò sul programma più trash e rumoroso d'Inghilterra.
"Louis William Tomlinson, ti ho fatto una domanda"
"E allora?", rispose il castano, fingendosi sorpreso. Harry provò un moto di violenza sconsiderata nei confronti di quella faccia da schiaffi, "Allora pretendo una risposta!".
Louis si grattò la testa e lo guardò, "Ecco in verità non ti ho detto una cosa.."
"Cosa?", Harry era davvero impaurito dalla risposta che avrebbe potuto ricevere.
"Io rimango qui - esclamò il ragazzo con un sorriso smagliante - non mi va di tornare a casa, posso rimanere qui, vero?".
Harry lo squadrò, era davvero serio?
"Ripeto, cosa?"
"Non mi va di tornare a casa, ho litigato con mia madre, non mi va assolutamente di vedere la sua faccia, voglio stare qui e rilassarmi", per la prima volta Harry poté intercettare un'espressione seria sul volto dell'altro che, una volta tanto, non aveva voglia di scherzare.
"Ne vuoi parlare?", si accomodò sul divano accanto a lui.
"No in verità no ma sarei davvero grato se non mi cacciassi di casa per questi tre giorni", Louis tirò un sorriso, ma non ci riuscì e sul viso ottenne una smorfia tragicomica.
"Io dovrei.. dovrei andare a trovare la mia, di madre", biascicò Harry guardandosi più le mani che altro.
"Ti giuro che non faccio danni, guardo la tv, gioco ai videogames, mi faccio qualche bagno in piscina, sarò bravo, bravissimo", Louis poggiò una mano sul ginocchio del più piccolo e lo guardò con aria supplichevole. Harry avvertì una strana sensazione quando gli occhi azzurri del ragazzo si incastonarono nei suoi, il suo cuore pompò il sangue più velocemente per qualche istante.
"Mmh rimango con te allora", disse infine Harry, alzandosi dal divano, improvvisamente la vicinanza di Louis gli sembrò troppa da sopportare.
"Non c'è davvero bisogno. Te l'ho detto non ti distruggerò la casa, ho diciottanni!"
"Ma non lo dico per la casa, non mi va che tu stia da solo ad annoiarti, rimango con te"
"No Harry non te lo permetto"
"Ho già deciso, non ti sento", il ragazzo si portò le mani sulle orecchie ed iniziò a cantare a squarciagola.
"Harry, Harry, HARRY - strillò Louis, ottenendo, finalmente, l'attenzione dell'altro - non devi sentirti obbligato"
"Non mi sento obbligato, ormai sei parte della mia famiglia e non voglio assolutamente che tu stia da solo, ok?". Lo sguardo di Harry era così onesto, puro e limpido che fu davvero un'impresa per Louis non distogliere gli occhi, "Sei davvero gentile", mormorò, infine.
"D'altronde mia madre non dimenticherà come sono fatto, abbiamo vissuto insieme per sedici lunghi anni.."
"Ciò non toglie che sentirà molto la tua mancanza"
"Oddio che lagna sei, Lou - si lamentò Harry, prima che qualcosa, in tv, non catturò completamente il suo sguardo - Louis, Louis guarda ti prego!", il più grande osservò lo schermo della tv al plasma che il ragazzo stava indicando con tanto fervore: era un trailer di un film.
"Cos'è?"
"Valentine's Day, esce oggi al cinema - ebbe un attimo di pausa - visto che oggi non abbiamo nulla da fare, ci andiamo?", Harry era completamente su di giri, Louis sorrise, intenerito, non avrebbe mai detto che quel ragazzo appassionato di musica d'altri tempi si animasse tanto per commedie romantiche del genere.
"Per me è ok", rispose.
"Grande! C'è anche Taylor Swift, dio quella ragazza è la mia celebrity crush"
"Sogna, sogna", disse Louis, prese un cuscino dal divano e glielo sbatté in testa.

***

"Quella sera accompagnai davvero Harry al cinema, era eccitato come un bimbo davanti allo zucchero filato rosa gigante. Roba da non credere", scosse la testa Louis, l'altro sorrise imbarazzato, "Non è assolutamente vero", negò tutto ma il rossore sulle guance rivelò la sua bugia.
"Che bugiardo sei, Haz! E poi hai passato le due ore successive al film a tessere le lodi di Taylor Swift, avevo letteralmente il mal di testa"
"Non è così, non è così! - il rosso dipinto sulle sue guance si intensificò - ok, il film mi è piaciuto e ammetto di aver avuto un debole per Taylor Swift ma non a questi livelli", Harry diede un pugno a Louis che, pensando di non essere visto, stava negando ogni sua parola.
"Se è vero quello che dice il signor Tomlinson.."
"Louis"
"Ehm Louis, allora deve essere stato al settimo cielo quando ha avuto la possibilità di incontrarla..", chiese la giornalista che aveva l'incarico di intervistarli. Harry e Louis si guardarono per un istante, il più grande si schiarì la voce, "Eri al settimo cielo?", il riccio deglutì, "Quando ci siamo conosciuti erano passati due anni da allora, due anni in cui sono successe un mucchio di cose - guardò per un istante Louis - e quindi, sì, quando l'ho conosciuta ero agitato da un punto di vista professionale, cioè Taylor Swift è famosissima e io volevo imparare da lei.."
"E quindi come definirebbe la relazione che c'è stata tra di voi?"
"Relazione? Che parolone. La chiamerei più liaison, per altro durata due settimane.."
"E qual è stata la tua reazione, Louis?", il ragazzo aprì la bocca per parlare, ma il riccio lo sovrastò, alzando la voce, "Non aveva diritto il qui presente Louis di reagire in alcun modo. Lui per primo ha avuto una bella relazione per quanto tempo? Due, tre, quattro anni?". Il più grande tirò un sorriso, poi afferrò Harry per un braccio e si portò vicino al suo orecchio, "Non siamo qui per litigare in mondovisione - sussurrò in modo che nessuno potesse sentirli - hai dimenticato perché siamo qui?". Harry si ricompose, chiedendo scusa a tutti i presenti. La giornalista li guardò e sorrise teneramente, in effetti quei due formavano una coppia perfetta per niente differente qualsiasi altra coppia di innamorati.
___
Nda
Rieccomi col secondo capitolo, non è esattamente lunghissimo, però un po' più esteso del primo.
Come avrete visto ci sono due piani temporali che si intersecano, mi piacciono un mondo le storie così haha
Volevo mettere le mani avanti visto che non mi attengo a fatti realmente accaduti, quindi non uccidetemi se ci sono degli sbagli (per sbagli, ovviamente, intendo quelli che riguardano la biografia degli One Direction).
Che dire? Nulla, se la leggete vi prego fatemi sapere cosa ne pensate.
A sabato (quando aggiornerò).
Alexa x

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Capitolo 3
*** 3 ***


3

"Taylor Swift è perfetta, cazzo, perfetta!", ripeté per l'ennesima volta Harry, prima di dare un morso al suo hamburger: dopo il film, infatti, avevano deciso di cenare in una tavola calda. Louis alzò gli occhi al cielo, si sentiva terribilmente irritato e non era consapevole del motivo. Senza rispondere nulla succhiò dalla cannuccia il suo milkshake alla fragola, annuendo ritmicamente per far capire all'altro che in verità era molto interessato dalle divagazioni su quella ragazza. L'aveva appena vista recitare in quel film: era davvero perfetta come diceva Harry, forse era il genere di donna che faceva al caso suo? Era alta, snella, aveva due occhi azzurri grandi e profondi, dei capelli soffici e biondi. Gli scappò un sospiro, era infastidito da quei pensieri.
"Ehi Lou, Louis? Mi stai ascoltando?"
"Eh? Sì sì è bellissima, sì come dici tu", rispose l'altro distrattamente: non stava più bevendo, ma si divertiva a soffiare nella cannuccia facendo ribollire il contenuto ormai caldo del bicchierone.
"Non mi stavi ascoltando, ok. Ti ho chiesto se ti va di tornare a casa..", Louis alzò le spalle con fare indifferente, "è uguale"
"Ma se te l'ho chiesto!"
"Andiamo, non andiamo. Non cambia nulla"
"Dio Louis sei terribilmente strano e lunatico", Harry si alzò e si mosse verso la cassa, il più grande lo seguì, mettendosi una mano nella tasca posteriore dei jeans ed estraendovi il portafogli.
"Lascia perdere, Lou. Pago io per ringraziarti della tua fantastica compagnia", disse sarcastico Harry, porgendo un pezzo da cinquanta alla ragazza alla cassa. Lo stava guardando, come incantata. Louis dovette distogliere lo sguardo. Uscendo si limitò a mormorare un grazie. Il viaggio di ritorno a casa fu silenzioso come non mai.
"Che hai stasera?", domandò infine il più piccolo, l'altro lo guardò e percepì dal suo sguardo una profonda preoccupazione: colpa sua.
"Nulla, davvero"
"Scusami se ti ho trascinato a vedere quel film, deve essere stato una palla per te, ti prometto che la prossima volta andiamo a vedere qualcosa che piace a te - biascicò, mangiandosi tre quarti delle parole - ma fammi un sorriso, ora". Louis lo guardò sorpreso e impulsivamente gli angoli della sua bocca si allontanarono l'uno dall'altro, aprendosi in un largo e sincero sorriso, "La prossima volta, dici? Ci sarà?"
"Sì ovvio", annuì Harry con convinzione. Louis si sentì, inspiegabilmente, fuori di sé dalla gioia. Salutò il riccio e si infilò nel suo letto, senza mai smettere di sorridere. Magari il tipo di Harry non era la Swift, magari a lui piaceva qualcos'altro. Si ritrovò a pensare così intensamente che il sonno lo abbandonò: si sentiva solo in quella stanza senza Liam e Niall che fino al giorno prima riempivano l'atmosfera con i loro respiri e i loro sogni. Si rigirò nel letto per quelle che gli sembrarono ore, afferrò la sveglia dal comodino: l'orologio segnava appena le due, mancava ancora troppo all'alba. Si alzò dal letto e si trascinò verso la stanza di Harry, strusciando i piedi nudi a terra. Aprì la porta e vide che il ragazzo dormiva beatamente rannicchiato nel proprio lato del letto, letto che fino alla notte prima condivideva con Zayn. Louis si avvicinò furtivamente e impattando il meno possibile con la situazione, si infilò sotto le coperte. Il cuore gli martellava nel petto e in testa aveva in loop sempre la stessa domanda: 'che cazzo sto facendo?'. Confidava nel sonno pesante di Harry, una volta che il sole sarebbe sorto, avrebbe fatto ritorno nella sua stanza, quello era il piano.
"Louis?", mormorò il riccio, girandosi verso di lui, la stanza era in penombra e il ragazzo poté chiaramente vedere gli occhi del riccio che si aprivano stancamente. Gli si raggelò il sangue nelle vene. Rimase in silenzio, sperando che il ragazzo fosse intontito dal sonno, sperando che si riaddormentasse di lì a dieci secondi.
I dieci secondi passarono.
"Louis che succede?"
"Ah ehm ecco - prese tempo, tentando di conferire ordine nella sua mente - non sono più abituato a dormire da solo.. ora tolgo il disturbo", si mise a sedere ma Harry gli afferrò il polso, non lo strinse con forza ma con un'estrema delicatezza, "Rimani pure", mormorò. Louis deglutì, "Sicuro?", si sentiva insicuro come non mai, quella sera stava lasciando il fianco scoperto: le sue emozioni e le sue insicurezze che solitamente celava dietro ad un sorriso strafottente, ora stavano defluendo dal suo corpo. Era inerme in un campo di battaglia senza più nemmeno l'armatura che lo proteggesse.
"Sicuro", Harry gli sorrise e un paio di istanti dopo riprese sonno. Anche Louis si coricò e inaspettatamente si addormentò quasi subito.

La mattina dopo, Louis si svegliò ovviamente prima di Harry. Scese dal letto solo dopo aver guardato per un paio di minuti la faccia del ragazzo che beatamente si godeva il suo sonno. Andò in cucina e mise a bollire l'acqua per farsi un tè. Guardò l'orologio: erano già le undici di mattina. Accese la tv e la sintonizzò su un canale di musica, tenne il volume basso per non disturbare Harry. Era stravaccato sul divano intento a sorseggiare la sua bibita calda quando avvertì i passi del più piccolo.
Harry si stava trascindando lentamente verso la cucina, aveva una mano tra i ricci e si grattava la testa mentre cercava di soffocare uno sbadiglio un po' troppo rumoroso. Louis per poco non si soffocò con il tè bollente, ma Harry sembrò non accorgersene.
"'giorno", mormorò, sedendosi su uno sgabello in cucina. Agguantò la teiera e ne versò il contenuto nella sua tazza preferita.
"Buongiorno", sussurrò Louis con le lacrime agli occhi: il tè bollente gli aveva cotto la gola.
"Fai attenzione a quel tè, scotta da pazzi", aggiunse infine mentre il dolore pian piano sfumava. Si alzò in piedi, aveva una gran fame. Prese alcune fette di pane e le inserì nella toastiera.
"Anche per me, anche per me, Lou", il più grande sorrise e diede i primi due toast al ragazzo che batté le mani, gioioso. Consumarono la loro colazione in silenzio.
"Senti Harry, te la posso fare una domanda?", il riccio gli rivolse un'espressione curiosa, si grattò la spalla nuda ed annuì, "Certo, chiedimi pure"
"Ecco beh di solito, quando dormi con Zayn, cioè in queste due settimane appena passate..", esitò.
"Sì?", lo incalzò Harry, alzando un sopracciglio, sempre più incuriosito.
"Mmh hai dormito così con lui?", col mento indicò il suo corpo. Il riccio si diede una rapida occhiata per poi arrossire violentemente, "Oh cazzo.."
"E sì proprio quello", constatò Louis annuendo, lentamente. Harry si alzò di scatto dalla sedia e corse via, sotto lo sguardo divertito del più grande, che continuava ad addentare il suo toast ricoperto di nutella. Poco dopo il più piccolo tornò in cucina, rosso in viso, indossando una tuta e una t-shirt.
"Scusami", mormorò senza guardare Louis.
"Ti avevo fatto una domanda, comunque", alzò le sopracciglie come per dire 'pretendo una risposta!'.
"Ah sì, no non ho mai dormito così quando c'era anche lui. Ieri sera, pensando che avrei avuto il letto per me, mi sono spogliato completamente e poi.. me ne sono dimenticato", forzò un sorriso, il suo imbarazzo era percepibile al tatto.
"No ma non ti preoccupare", rise Louis di gusto, Harry fece una smorfia e si buttò sul divano.
'E' stato un vero piacere', commentò il più grande nella sua testa mentre raccoglieva i piatti per poi lavarli.

Le guance di Harry si colorarono di rosso come in quel momento, Louis non poté fare a meno di sorridere, compiaciuto.
"Da quel giorno in poi Harry ha sempre dormito indossando qualcosa, voleva il più possibile evitare gaffe del genere", lo prese in giro il più grande.
"Ok possiamo archiviare l'argomento?"
"Sì direi di sì", Harry prese un respiro, la conversazione era incentrata troppo su di sé, non si sentiva per nulla a suo agio. Anche lui avrebbe voluto mettere in imbarazzo Louis ma non gli venne nulla in mente.
"Che avete fatto poi per tutto il giorno?"
"Essenzialmente nulla - rispose Louis - lo abbiamo passato come ogni altro giorno tra tv, videogames, cibo. Quella sera però volevamo uscire.."
"E quindi ho portato Lou in giro per locali, d'altronde conoscevo molto quel posto, molto meglio di chiunque altro"
___
nda
non ho molto da dire in verità, piano piano stiamo entrando nel vivo di questa storiella..
Rinnovo come al solito il mio invito a recensire, mi fareste una personcina davvero felice sì :)

Se volete leggere qualcos altro scritto da me, abbiamo:
confidence
can i take you home

Se volete poi parlare con me fuori da EFP mi trovate su Twitter

Alla prossima, credo mercoledì.
Alexa x

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Capitolo 4
*** 4 ***


4


"Con quante ragazze sei stato alla tua veneranda età, Louis?", il più grande alzò lo sguardo dalle scarpe che si stava allacciando, preso alla sprovvista da quella domanda.
"Prego?"
"Ti ho chiesto con quante ragazze sei stato.."
"Definisci stato", Louis tornò ad occuparsi delle sue scarpe. Harry esitò per qualche secondo, "Beh stato nel senso di stare insieme come coppia, intendo"
"Boh ho avuto un paio di ragazze nella mia vita, nulla di serio però. Sono una persona che solitamente si annoia subito, non riesco a legarmi a qualcuno indissolubilmente, anche se spesso vorrei.. vorrei proprio trovarla questa persona in grado di farmi emozionare in ogni singolo istante. Beh usciamo?", Harry annuì e chiuse a chiave la porta. Presero la macchina di suo padre e il più grande guidò fino al centro della città.
"E tu invece?"
"Io invece cosa?"
"Quanti cuori hai infranto con quei perfetti ricci?", Louis lo guardò, sorridente, Harry non fu in grado di reggere quello sguardo.
"Nessun cuore infranto, le relazioni, per ora, non fanno per me. Anche se, devo ammettere che le parole che hai detto prima mi hanno smosso, sarebbe bello trovare qualcuno in grado di darti il batticuore ad ogni sguardo, no?"
"Sì..", Louis fece manovra per parcheggiare il grosso suv del padre di Harry, guardò il riccio negli occhi e sentì il cuore esplodergli nel petto, scosse la testa e scese dalla macchina.
"Allora dove mi porti? Quali sono i posti più cool della zona?", domandò senza però incrociare il suo sguardo.
"Non è che ci siano chissà quanti posti, un paio sì e no.."
"Bene andiamoci, dobbiamo o non dobbiamo trovare queste ragazze che ci facciano esplodere il cuore? Sperando che non sia la stessa, eh", la buttò sullo scherzo, ma Harry non rise. Anzi per il resto della serata restò in silenzio e in disparte, mentre Louis sembrava l'anima del sabato sera, si dimenava come un pazzo sulla pista da ballo, scuoteva il culo attirando su di lui gli sguardi della gente. Harry lo guardava sorseggiando lentamente una birra, lo fissava provando sensazioni totalmente estranee alla sua normalità.
"Ehi bimbo, alla tua età non puoi berla quella", un Louis fin troppo esaltato si avvicinò a lui e gli rubò il bicchiere dalle mani, scolandosi in una botta tutto il contenuto biondo.
"Grazie, eh", si lamentò Harry.
"Togliti quel muso e vieni a ballare", Louis lo afferrò per un braccio, ma lui si divincolò.
"Non mi va"
"Ma siamo venuti qui per questo", si lagnò Louis, fissandolo negli occhi.
"Tu sei venuto qui per questo, a me nemmeno piacciono questi posti"
"Andiamo via allora", disse serio il più grande, ma Harry scosse la testa, "Ti stai divertendo"
"Ma tu no, e io volevo divertirmi con te"
"Davvero Lou, io sto qui non ti preoccupare per me", ma il ragazzo riagguantò il suo braccio e lo trascinò fuori dal locale. "Ora facciamo qualcosa che piace a te, ok?"
"I miei gusti sono differenti dai tuoi, hai quasi diciannove anni, mentre io sedici.."
"Che c'entra? Sei più alto di me, sembri pure più grande!"
"Ma sei fuso? E questo cosa c'entra?"
"Non lo so - cantilenò Louis, molto probabilmente era ubriaco - dai dimmi cosa ti piace fare"
"Promettimi di non ridere"
"Non riderò", il più grande si mise sull'attenti e si portò una mano sul cuore. Harry scosse nuovamente la testa, con dissenso, "Beh di solito non faccio molto, con gli amici andiamo in sala giochi, ci prendiamo un gelato, camminiamo, io mi diverto così, ecco i club non fanno esattamente per me", abbassò la testa, arrossendo.
"Ti va un gelato?", il volto di Louis si colorò di un bellissimo sorriso, tenero, abbracciò il più piccolo.
"Non prendermi per il culo"
"Non ti prendo per il culo - 'non ancora almeno' - allora ti va sì o no? Offre papà Lou". Andarono in una gelateria italiana non troppo distante e si sedettero ad un tavolino, il più grande ordinò una banana split mentre il più piccolo si concesse una coppa un po' più modesta di creme.
"Oddio è enorme", esclamò Louis quando il cameriere poggiò il gelato sul tavolino.
"Te l'avevo detto io", affermò con saccenza Harry.
"Non mi spaventano le cose grosse", il castano lo guardò per un istante, sorridendo, per poi concentrarsi sul suo gelato. Rimasero in silenzio per un po'.
"Come ci si sente alla tua età?", domandò alla fine Harry, dopo essersi infilato un cucchiaino ricolmo di gelato in bocca.
"In che senso? Guarda che non ci portiamo così tanto, alla fine"
"Sì questo lo so ma adesso sei obbligato a frequentare ragazzi più piccoli di te, non ti rompi? Voglio dire noi non possiamo bere alcolici oppure entrare nella maggior parte dei locali.."
"Sì ma non mi interessa, sto bene con voi e comunque crescerete. E tra l'altro, io sembro il più piccolo tra voi, se escludiamo Niall". Harry sorrise, quello che diceva Louis corrispondeva al vero, era più basso di tutti loro e soprattutto si comportava come se avesse avuto in realtà quattordici anni.
"Resti comunque il più grande, magari noi ti annoiamo.."
"Ma sta zitto! Questa roba non finisce più", si lamentò il ragazzo lasciando andare il cucchiaino nel piatto.
"Dai su finisci il gelato, da bravo"
"Ma non mi va"
"Sei un bambino davvero cattivo", lo rimproverò Harry.
"Mangiatelo tu", Louis scattò in avanti e ficcò il cucchiaino nella bocca dell'altro, che per poco non soffocò. "Tu sei pazzo, completamente fuori di testa". Louis rideva di gusto e la dolce melodia della sua risata inondò le orecchie di Harry che, in fin dei conti, non si arrabbiò con lui per il suo gesto infantile. Tornarono a casa, Louis era ancora brillo ma insistette molto per poter guidare e alla fine il più piccolo si lasciò convincere. Temette per la loro incolumità per tutto il viaggio e tirò un sospiro di sollievo quando arrivarono sani e salvi a casa. Senza troppe cerimonie Louis si mosse direttamente verso la stanza di Harry e si spogliò, andò in giro per casa indossando solo le mutande alla ricerca del pigiama perduto.
"Harry - lo chiamò a gran voce: il ragazzo era in bagno - Harry, Harry, Harry!"
"Che c'è?", si affacciò dal bagno con lo spazzolino tra le mani. Osservò il corpo esposto del ragazzo per diversi secondi, forse un po' troppi.
"Ho perso il pigiama, Harry, il mio pigiama! Aiutami a cercarlo, ti prego", e per quanto lo cercarono non trovarono nulla. Il riccio gli diede una sua vecchia maglia e un paio di pantaloni, "Mi dispiace, dovrai accontentarti di questi. Ora se non ti dispiace torno in bagno". E solo quando il ragazzo chiuse la porta dietro di sé, Louis si concesse un sorrisetto spavaldo, prese da sotto il materasso il suo pigiama e lo infilò in valigia.

"A pensarci bene avrei dovuto nascondere il tuo di pigiama, Harry", disse Louis, osservando il ragazzo.
"E cosa ne avresti ottenuto?"
"Oh beh, chissà..", stavano sussurrando, "Sei un porco, Lou"
"E a chi devo dare la colpa?"
"Ragazzi le telecamere sono qui", li richiamò la giornalista, si scambiarono un sorriso e tornarono a guardare davanti a loro.

Louis si era steso sul letto ma si sentiva su di giri come non mai, Harry lo raggiunse poco dopo: aveva opportunamente indossato boxer e canotta quella sera per mettersi a dormire.
"Non mi va di dormire", si lagnò il più grande, mettendosi a pancia in giù, osservò con attenzione ogni movimento dell'altro che si stava stendendo sul letto, accanto a lui.
"E che ti andrebbe di fare?", domandò Harry, soffocando uno sbadiglio.
"Non dormire, questo è certo". Il più piccolo si voltò per guardarlo, assumendo una posizione fetale.
"Proponi e vediamo che si può fare", rispose l'altro tranquillamente. Louis dovette distogliere lo sguardo dal ragazzo, visto che gli occhi stavano lentamente ed inesorabilmente scivolando verso il collo della sua canotta slargata che rivelava paesaggi bellissimi.
"Ehm.. non saprei proprio", disse rigirandosi, ora fissava il soffitto.
"Secondo me lo sai benissimo, invece. Solo che non vuoi dirmelo", Louis si stava scavando la fossa da solo e doveva trovare un modo per tirarsene fuori. Gli occhi verdi di Harry lo stavano fissando, intensamente, mettendolo decisamente a disagio.
"Facciamo.. facciamoci un bagno!", si complimentò con se stesso per la trovata.
"Un bagno?", chiese Harry, alzando un sopracciglio.
"Sì in piscina, dai", Louis si rimise in piedi e prese per un braccio il ragazzo, obbligandolo ad alzarsi. Corse fuori, si tolse la maglia e si tuffò senza troppe esitazioni, l'impatto con l'acqua fredda per poco non lo uccise sul colpo, "Cazzo!", imprecò. Harry era in piedi, ai bordi della piscina, lo guardava divertito, "Freddina?", lo prese in giro. Louis prese a schizzargli l'acqua addosso, "Entra se hai le palle!", lo sfidò, mentre il suo corpo si stava abituando a quella temperatura gelida. Harry lo guardò titubante, "Oh fanculo", esclamò alla fine, si sfilò la canotta e cautamente si calò nell'acqua.
"Vedrai che ti abitui subito", lo rassicurò Louis: le labbra del riccio si colorarono di viola, iniziò a tremare. "S-sei.. sicuro?"
"Al cento per cento", rise l'altro, sguazzando via.
Louis aveva trovato un modo molto efficace per togliersi dall'impaccio, non sopportava essere messo all'angolo in quella maniera, lo sguardo di superiorità di Harry lo innervosiva, non gli permetteva di ragionare, se la sua mente non avesse partorito quell'idea geniale, sarebbe finito con lo scoprire le sue carte. Non era ancora pronto per questo. Si sentì assalito e in una frazione di secondo si ritrovò completamente sott'acqua, incapace di respirare. Riemerse un paio di secondi dopo, mentre il riccio stava morendo dalle risate, "Ti uccido, Harry! Ti uccido davvero!"
"Tu volevi farte il bagno in piscina, quindi io ti ho aiutato a farlo completamente", il più grande saltò addosso al ragazzo e iniziarono a lottare scherzosamente nell'acqua, i loro corpi bagnati scivolavano l'uno sull'altro, in continuo contatto. Si guardarono per un lungo istante negli occhi, Louis deglutì e fu il primo a distogliere lo sguardo, "Usciamo?", si tirò fuori con la forza delle braccia.
"Sì usciamo", mormorò il riccio seguendolo fuori dalla piscina. Louis riprese i suoi vestiti da terra e corse in casa, fiondandosi nel bagno. Si ficcò sotto il gettito d'acqua bollente per tentare di fermare il tremore frenetico del suo corpo. Sbatté ripetutamente i pugni sulle piastrelle della doccia, non riusciva a capire cosa stesse accadendo alla sicurezza che via via nel corso degli anni aveva accumulato, quel ragazzino di appena sedici anni era riuscito a demolire il suo fortino sicuro. Sentiva il suo cuore fremere come non mai ogni qual volta incrociava quegli occhi così verdi, così belli. Era davvero quello che aveva sempre cercato? Qualcuno che gli causasse quella insensata tachicardia. Lo voleva davvero?
I suoi pensieri furono interrotti dall'incessante bussare di Harry contro la porta del bagno.
"Lou, sto gelando potresti muoverti?"
"Un attimo", urlò il più grande, afferrò il suo asciugamano e se lo strinse in vita, aprì la porta, trovandosi davanti il ragazzo sull'orlo dell'ipotermia: la pelle era livida, come le sue labbra, i brividi lo divoravano.
"Merda!", esclamò Louis, richiudendo la porta. Harry sbattendo i denti si tolse i boxer ed entrò nella doccia, godendosi finalmente dell'acqua bollente sulla pelle infreddolita.
"Ricordami di non ascoltare più le tue idee folli", il riccio passò una mano sul vetro della doccia, andando ad eliminare la condensa. "Scusami, non ti sento", disse Louis con sufficienza, mentre si pettinava i capelli bagnati.
"Stavi per uccidermi", riprese Harry.
"Ma smettila, quanto ti lagni"
"Non mi lagno per niente"
"Sì certo, certo", annuì Louis, uscendo dal bagno.

"Giuro che stavo per morire", disse Harry, spalancando gli occhi.
"Come sempre è un esagerato - Louis scosse la testa e alzò gli occhi al cielo - e anche un pappamolle"
"Mi hai lasciato venti minuti al freddo!"
"Potevi benissimo andare a coprirti con qualcosa, è chiamato spirito di sopravvivenza"
"Volevo farmi la doccia, come hai fatto tu!"
"Sai che sento? Solo un mucchio di lagne"
"Io ti uccido", Harry fu su di lui, senza tener conto di essere in diretta streaming sul web, davanti a milioni di fan raccolte dinanzi ai loro computer, in adorazione. I due finirono a terra.
"Ehi ragazzi, ragazzi.. per favore", la giornalista si alzò e si avvicinò a loro, per arretrare subito dopo, rossa in volto: i due avevano scelto l'angolazione perfetta per potersi scambiare effusioni.
"Ehm.. direi che possiamo lanciare la pubblicità", disse la donna, in imbarazzo.


Quella sera Louis si andò a rimettere nel suo letto e non in quello di Harry che, dopo la doccia, si portò sulla soglia della stanza. "Come mai qui?", gli domandò.
Louis alzò lo sguardo dalla rivista che stava leggendo, "Prego?"
"Ehm - esitò il più piccolo - dormi qui, stanotte?"
"Dove altro, sennò?"
"Ecco.. io pensavo.. no niente", girò i tacchi e camminò verso la sua stanza, stranamente giù di morale. Nelle due settimane in cui aveva condiviso il letto con Zayn non aveva fatto altro che aspettare il momento in cui avrebbe potuto finalmente dormire da solo, godersi il suo bel letto. Voleva un gran bene a quel ragazzo, ma aveva il brutto vizio di rubarsi tutta la coperta e di riempirlo di calci durante la notte. Invece dormire con Louis era diverso. Lui sapeva tenere il suo spazio, non lo disturbava, anzi sentire il suo respiro leggero la notte precedente aveva fatto sì che riprendesse sonno velocemente. Sgattaiolò via dalla sua stanza e si fermò davanti a quella di Louis, il cuore gli martellava in petto, moriva dalla voglia di entrare ma aveva comunque paura di farlo, forse l'altro l'avrebbe mandato via, prendendolo a pesci in faccia. Esitò per diversi minuti.
"Harry, cosa c'è?", sentì improvvisamente dire dall'interno.
"Eh? Niente!"
"Entra", lo invitò Louis. Harry non se lo fece ripetere due volte, aprì la porta e la richiuse subito dopo, dietro di sé.
"Disturbo?"
"No, mai..", Louis era steso nel letto, la coperta nascondeva gran parte del suo volto, il riccio riusciva a vedere solo i suoi occhi azzurri, dotati di una forza magnetica tale che si sentiva terribilmente attratto da lui.
"Posso?", gli domandò accennando al letto. Louis non rispose, si tirò verso un lato e diede un paio di pacche sul materasso, come si fa di solito per far avvicinare un animale domestico. Harry sorrise, timidamente, e si infilò sotto le coperte.
"Noto con mio dispiacere che indossi un pigiama", disse Louis con noncuranza.
"Eh?", Harry sentì le guance avvampare.
"Nulla nulla, parlavo fra me e me. Buona notte Harry"
"'notte Lou"
___
nda
Al solito non ho nulla da dire, sarà che è passato un po' da quando l'ho scritta e non ricordo nemmeno cosa succeda qui sopra lol povera me.
Vi prego, vi imploro, se leggete lasciatemi un piccolo commentino qui giù o lì su, o magari preferite, io vi regalo un biscottino se lo fate c:
Lascio i link delle mie due OS:
confidence

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A sabato,
Alexa

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Capitolo 5
*** 5 ***


ATTENZIONE
questo capitolo contiene scene di amore omoerotico (lol) se siete contrari, vi fa schifo e quant altro per me potete bellamente morire :)

5

Quella mattina furono risvegliati dal telefono di Louis che vibrava incessantemente sul suo comodino, il ragazzo lo agguantò, "Pronto?", rispose con voce impastata dal sonno.
"Lou!", sentì urlare dall'altro capo del telefono.
"Liam abbassa la voce"
"Ti ho svegliato?"
"Un po'", Louis vide che Harry stava ancora lottando contro il sonno che lo reclamava, quindi si mise in piedi e andò in cucina, per non disturbarlo.
"Come va a casa?"
"Ecco in verità, non sono tornato a casa"
"Come? E dove sei?"
"Sono rimasto con Harry qui"
"Ma se ce lo dicevate rimanevamo pure noi, mi mancate un sacco.."
"Non potevo dirtelo, Liam", disse Louis con tono allusivo.
"Eh? Ah!!", esclamò l'altro.
"E sì", Louis si guardò le mani, aveva fame.
"E...?"
"E niente"
"Davvero?", Louis se lo immaginò mentre alzava un sopracciglio, sorrise.
"Già. Cioè magari qualcosa c'è stato ma nulla di sostanzioso, sono molto frustrato"
"Harry?"
"Dorme, ma che domande mi fai? è appena mezzogiorno!"
"Uh devo andare, mi raccomando Lou, fai il bravo e salutami Harry, ci vediamo domani", senza dargli possibilità di replicare, Liam interruppe la chiamata. Louis si massaggiò le tempie, esaminando i suoi comportamenti infantili: aveva finto un litigio con sua madre per poter rimanere da solo con Harry, ma a che pro? Qual era il suo scopo? Non lo sapeva bene nemmeno lui. Fin dal primo momento aveva sentito che quel ragazzo era diverso, aveva provato qualcosa di inspiegabile e inaspettato per lui, un qualcosa a cui non era riuscito ancora a dare un nome. Aveva architettato quel piano per poter dare un ordine alle sue idee. Non ci stava riuscendo per nulla. Sbuffò e si alzò dalla sedia per preparare la colazione.
Il giorno dopo avebbero rivisto gli altri a Londra, avrebbero preso insieme un aereo per volare oltreoceano, e i due passarono tutta la domenica tra lavatrice, asciugatrice e bagagli.

"Mi stai dicendo che era tutto un piano del tuo cervello malsano, Boo?"
"Io non ho detto proprio nulla..", scosse la testa il maggiore.
"Ma se hai appena detto che Liam..", ma l'altro lo interruppe, rivolgendosi alla giornalista, "C'è qualche domanda da casa per me?"
"Louis stavo parlando", ma il ragazzo lo ignorò completamente.
"Allora, una ragazza ci chiede se siete gelosi l'uno dell'altro"
"Sì ma io stavo parlando", si lamentò nuovamente Harry, incrociando le braccia al petto. Louis lo guardò per una frazione di secondo, continuando a scuotere la testa, "Haz sei davvero un egoista, come puoi ignorare le tue fan?"
"Allora.. io non sono per niente geloso di questo qua, anzi se qualcuno se lo prendesse gliene sarei davvero grato.."
"Ma se quella volta, in discoteca, hai quasi spaccato la faccia a quel tipo che si era avvicinato a me, poverino era solo un fan che voleva farsi una foto. Gente, Harry Styles non ha rispetto per i suoi ammiratori"
"Finirò con l'ucciderti uno di questi giorni, sono serio"
"L'uomo che dice di amarmi, così mi tratta! Che qualcuno mi salvi.."

Louis aveva percepito l'ansia farsi strada dentro di lui durante tutta la giornata, era arrivata ad un livello tale che le mani non smettevano di tremargli: quella notte non avrebbe dormito per nulla. Harry, d'altro canto, era l'emblema della tranquillità, dopo cena, si era steso sul divano e distrattamente faceva zapping in tv. Aveva più volte chiamato Louis, lo aveva invitato ad unirsi a lui, a rilassarsi, ma il più grande non gli aveva dato retta. Camminava in lungo e in largo per la casa, ripassava il testo della canzone che avevano preparato nelle due settimane precedenti. Harry iniziò a sentirsi irritato, lo afferrò per un braccio e lo costrinse a sedersi sul divano, "Lasciami, ho bisogno di concentrazione"
"Finiscila di torturarti, per favore", lo pregò il riccio. Si portò dietro di lui e gli passò le mani sulle spalle, massaggiandolo delicatamente.
"Che fai?"
"Ti aiuto a calmare tutta questa ansia inutile", rispose l'altro continuando a pressare le sue dita sulla pelle di Louis, coperta soltanto da un sottile strato di cotone. Gli venne la pelle d'oca per quel contatto così diretto e così voluto. Le mani di Harry riuscirono a calmarlo, smise di tremare, ma al contempo il cuore prese a battergli velocemente in petto: sentiva la gabbia toracica cedere ad ogni battito. Chiuse gli occhi e inclinò la testa di lato, socchiuse le labbra, respirò piano. Harry notò tutto questo e arrossì. Louis stava rivelando una bellezza inaccettabile, capace di smuovere le sue viscere, deglutì a forza: sentiva la gola incredibilmente secca.
"Va.. va meglio?", chiese con voce strozzata.
"Decisamente", annuì Louis, sbattendo le palpebre per risvegliarsi da quello stato di beatitudo in cui era caduto grazie alle mani di Harry. Il più piccolo si allontanò dal divano, andò in cucina e bevve direttamente dalla bottiglia dell'acqua. La secchezza che avvertiva alla base della gola, però, non lo abbandonò affatto. Non si sentiva stanco ma decise di andare a letto lo stesso, magari si sarebbe addormentato prima di avere il tempo di pensare.
"Me ne vado a letto", affermò senza guardare l'altro in faccia. Louis non rispose, rimase steso sul divano in contemplazione del soffitto. In realtà moriva dalla voglia di raggiungere Harry in camera, ma  si obbligò a rimanere in sala. L'ansia che, poco prima, avevano eliminato le mani del ragazzo, stava tornando ad impadronirsi del suo corpo. Passarono i minuti, Louis teneva gli occhi serrati, stringeva i denti, cercava di pensare ad altro ma nonostante ciò le mani gli sudarono, il cuore batteva all'impazzata, il corpo tremava. Imprecò tra sé e sé, doveva finirla di essere così nervoso. Si alzò dal divano e, dopo una breve capatina in bagno,raggiunse Harry nella sua stanza. Sperava vivamente che stesse dormendo, d'altronde era passata più di un'ora da quando il ragazzo si era ritirato.
"Lou?", le sue speranze andarono in frantumi.
"Sì", si limitò a dire il maggiore, avvicinandosi al letto. Harry tirò la coperta verso di sé, "Dai, vieni", lo invitò. Louis  perse un battito, probabilmente per la voce roca dell'altro che era sulla soglia del sonno. Il ragazzo si stese, mantenendo le distanze da Harry.
"Hai sonno?", gli domandò il più piccolo.
"Non esattamente - rispose Louis, in un sussurro - tu?"
"Un po' - Harry soffocò uno sbadiglio - o forse un po' tanto", sorrise.
"Vuoi.. vuoi dormire?"
"No non ancora - fece una breve pausa - sei ancora nervoso?", gli occhi del riccio trasmettevano un calore quasi insopportabile, le mani di Louis ripresero a sudare.
"Un po', o forse un po' tanto", disse Louis con un sorriso, riprendendo le parole dell'altro.
"Non ne hai assolutamente motivo!"
"Invece sì", Harry si voltò per guardarlo negli occhi, ma Louis era scostante. "Guardami, Lou! Di cos'hai paura?"
"Non ho paura di nulla, per chi mi hai preso?", il più grande sgranò gli occhi, intercettando lo sguardo indagatore di Harry.
"Ti ho preso per uno che è fin troppo nervoso, tra l'altro senza motivo.."
"Ok sì sono nervoso ma questo non implica che io abbia paura o altro"
"Cosa ti rende nervoso?"
"Nulla",  Louis non aveva voglia di parlarne, non voleva apparire così debole davanti ad un ragazzo che, nonostante avesse tre anni di meno rispetto a lui, si mostrava così sicuro di sé da lasciarlo disarmato. Inaspettatamente Harry avvicinò una mano al suo volto e gli scostò i capelli dalla fronte, "Non mentire, Lou". Il più grande alzò gli occhi al cielo e sbuffò, "Non mento, non mi va di parlarne"
"Sono sicuro che dopo ti sentiresti meglio, dai dimmelo, mi fa male vederti con quel muso lungo, mi piaci di più quando sorridi. Cosa ti spaventa?"
"Non mi spaventa nulla", Harry lo ignorò, "Il volo?"
"Ma sei scemo? - Louis si alterò - ovviamente no.."
"E cosa? Dai su dimmelo, così pensiamo insieme ad una soluzione". Louis si sentiva molto più giovane di lui, si sentiva come un bambino che avesse bisogno di cure e sostentamento. Poteva percepire ogni fibra del suo corpo che voleva appoggiarsi a Harry, voleva stringersi al suo corpo, voleva afferrare il calore che si sprigionava dalla sua pelle e farlo suo, indissolubilmente suo. Prese un profondo respiro, "Sono preoccupato per la mia voce, è così.. così incostante. Sbagliare qualcosa adesso rovinerebbe la vita non solo a me ma anche a te e a tutti gli altri, sento un'enorme pressione sulle spalle, mi sento soffocare, è orribile".
Harry si mosse verso di lui: il suo fu un movimento quasi impercettibile. Portò un braccio su petto del ragazzo e lo strinse a sé. Louis sentì il cuore andargli in mille pezzi perché troppo pieno di un sentimento insostenibile. Appoggiò la testa al petto del riccio, sentiva il cuore battere all'unisono col suo. Arrossì. Harry gli passò una mano tra i capelli, li accarezzò con delicatezza e approssimò le labbra all'orecchio destro di Louis, "Dici un mucchio di cazzate e ti fai venire davvero troppi, troppi complessi. - sussurrò lui - Andrà tutto alla grande, faremo una performance da paura, lasceremo tutti a bocca aperta".
"La fai facile tu, sei tu quello che ha una voce calda e sexy e impeccabile. Io invece ne ho una stridula e fastidiosa e faccio cilecca più che ogni altra cosa..", si lamentò Louis, arrossendo per le parole che era riuscito a dire. Harry gli sorrise, dolcemente, "La tua voce è perfetta - fece una breve pausa - come te del resto". Louis si strozzò con la sua stessa saliva e l'altro rise di lui, era una risata dolce, sincera.
"Che ti ridi, deficiente? Sto morendo", bofonchiò Louis tra un colpo di tosse e l'altro.
"Reagisci che è una meraviglia", lo canzonò l'altro, senza riuscire a smettere di ridere. Il maggiore si divincolò dalla sua stretta, controvoglia, lo guardò, fingendosi profondamente offeso, "Non mi toccare", ma Harry si rigettò su di lui, affondando il volto nell'incavo del suo collo e inspirando a fondo, il dolce profumo della pelle di Louis lo fece avvampare violentemente. I ricci, però, gli coprivano il volto, ma il più grande li scostò, "No.. no non lo fare", si lamentò Harry, nascondendo il viso nel cuscino, ma Louis insistette, gli portò i capelli indietro e vide le guance colorate di un rosso vivo, bruciare sotto le sue mani. Vi poggiò le labbra sopra, godendosi appieno quel calore. E per quanto volesse smettere, o più che altro si imponesse di smettere, non ci riuscì: prese a baciare ripetutamente le guance calde e morbide di Harry che, immobile, riceveva ogni sua attenzione senza replicare. Il riccio alzò il volto dal cuscino per poterlo guardare, aveva un'espressione confusa, "Lou?", ma a Louis non andava di parlare, infatti scosse la testa e tornò a concentrarsi sulle guance dell'altro, scese piano lungo il collo esplorando centimetri e centimetri di pelle con le labbra. Il respiro di Harry si fece pesante, il cuore gli pulsava velocemente nel petto e le sue mani si mossero quasi da sole nei capelli lisci e morbidi di Louis. Il corpo di Harry, però, era immobile, irrigidito per la sorpresa: non che trovasse spiacevoli quelle attenzioni da parte di Louis, anzi, era sorpreso appunto perché il suo corpo sembrava apprezzare fin troppo la bocca del più grande che liberamente si muoveva lungo il suo collo, scendeva sulla clavicola e imperterrita baciava il suo petto. Si rese conto, però, di non voler essere solo spettatore della scena. Afferrò entrambi i polsi del più grande con decisione: i due si fissarono negli occhi per lunghi istanti, Harry vide quelli di Louis bruciare. Con un rapido movimento, il riccio si portò su di lui, le ginocchia all'altezza dei fianchi, le mani continuavano a stringere i polsi dell'altro, i loro volti erano talmente vicini che uno respirava l'aria dell'altro. I loro sguardi non si staccarono mai, nemmeno per una frazione di secondo. Harry si sedette sul bacino di Louis e gli sfilò la maglietta, arrossì alla vista del petto del ragazzo ma non si tirò indietro. Con una mano lo accarezzò dolcemente lungo il collo, non riusciva però a staccare gli occhi dai suoi. Si chinò su di lui e timidamente poggiò le labbra sul suo mento, poi le spostò sulle guance, sul naso, sulla fronte: ad ogni bacio si sentiva più sicuro, ogni bacio diventava più umido. Le mani di Louis si intrecciarono nei suoi capelli. Gli accarezzò il petto lievemente abbronzato e liscio, accompagnò ogni carezza ad un bacio. Sentiva il più grande ansimare e gli venne la terribile voglia di guardarlo. Le labbra di Louis erano leggermente socchiuse, Harry le sfiorò con un dito: erano morbide e calde, sospirò chiudendo gli occhi. Il maggiore lo attirò a sé e lo guardò per un istante prima di poggiare le labbra sulle sue. Il cervello di Harry andò in panne, non capì più niente, con molte difficoltà riuscì a focalizzare la situazione di cui era protagonista: Louis, il suo amico Louis, quello simpatico e carino, quello che conosceva da appena due settimane, quello che sentiva vicino a sé più di chiunque altro l'aveva appena baciato. "Scusami", mormorò poi il più grande non riuscendo ad interpretare lo sguardo dell'altro: aveva paura che fosse arrabbiato, aveva paura di aver sbagliato, in quel momento aveva davvero paura. Ma Harry non era arrabbiato, Harry era scosso, emozionato, turbato, tutto fuorché arrabbiato, nella sua testa, sgombra di qualsiasi altro pensiero, vorticava una ed una sola parola: ancora. La ripeteva con estrema convinzione tra sé e sé, guardava Louis, implorandolo ma l'altro non capiva, perché era così tonto?
"Ancora", disse infine con voce incredibilmente roca. Louis si tuffò sulle sue labbra come se non aspettasse altro che quella piccola parola. Si esplorarono a vicenda, senza fretta. Le loro lingue si toccarono timidamente, indecise sul da farsi, se continuare oppure smettere. Louis mordicchiò con delicatezza il labbro inferiore del riccio, lo succhiò, lo assaporò. Harry si perse in quel piccolo paradiso ignoto, la sua lingua si muoveva con più libertà, ora, contro i denti lisci dell'altro, sulle gengive, accarezzava tutto, non tralasciava nulla. Louis gli poggiò una mano sul petto, riprese fiato e lo guardò.
"Tutto ok?", gli chiese Harry, con filo di preoccupazione.
"è tutto vero?", gli occhi azzurri dell'altro si riempirono di lacrime, tutto quello che stava accadendo era talmente incredibile da sembrare irreale, si chiese se non fosse frutto di un'altra delle sue fantasie che gli tenevano compagnia di notte. Il più piccolo rise, riempiendogli le orecchie di un suono fantastico, "Sei un po' stupido, Lou", non diede tempo all'altro di ribattere perché siggillò nuovamente le sue labbra con un bacio.
Harry posizionò una gamba tra quelle di Louis, percepì contro il ginocchio l'erezione palese e fin troppo pronunciata del ragazzo che, per quel minimo contatto, si trovò a soffocare un gemito. "Per favore, Harry, basta", lo implorò il più grande con un'espressione sofferente sul viso.
"Sicuro di quello che vuoi?"
"Sì", mormorò l'altro, ma il suo corpo voleva dell'altro, non si sottoponeva al despotismo del suo cervello, della sua razionalità.
"Io non credo", affermò Harry mentre una sua mano scivolava lungo il petto del ragazzo, più giù fino ad incontrare la molla delle sue mutande. Vi indugiò per qualche istante, deglutì: dava sfoggio di una sicurezza che in realtà non aveva, si sentiva impacciato ed inesperto. Poggiò la mano sul cotone, con estrema delicatezza. La mosse e nel contempo studiò attentamente il volto di Louis. Quel turgore lo attirava in modo perverso: le carezze leggere non bastavano più, voleva la pelle, voleva il calore. Senza tanti giri di parole gli sfilò le mutande e le buttò a terra, lontane dal letto in modo che il ragazzo non si sporgesse per riprenderle. Louis era indeciso se coprirsi la faccia o la sua completa nudità, optò per la prima: aveva il volto e le orecchie in fiamme. Harry prese tra le mani il suo sesso e per svariati secondi rimase immobile a fissarlo. Louis si tolse una mano dalla faccia e diede una pacca sulla testa del riccio, "Smettila di fissarmi, lì, così", era paonazzo.
"è bello", il commento però, più che essere rivolto verso il ragazzo, era per se stesso: non si aspettava di trovarlo così bello, così invitante, era praticamente impossibile distogliere lo sguardo.
"Finiscila", piagnucolò il maggiore, tornado a coprirsi il volto con le mani. Piano, molto lentamente Harry accarezzò il suo sesso, strinse la mano attorno a lui e fece quello che di solito faceva a se stesso sotto la doccia. Il respiro affannoso di Louis si trasformò in gemiti striduli di piacere e il riccio pensò di non aver mai trovato più perfetta la sua voce. I suoi movimenti erano decisi, sempre più veloci, stringeva sempre di più le mani. Louis strinse con forza le lenzuola, si morse il labbro inferiore, provò con tutto se stesso a reprimere i suoni che provenivano dalla sua gola. Harry se ne accorse. "No Lou non farlo, fammi sentire", lo fissò con degli occhi fiammeggianti, quelle valli verdi di solito tranquille, battute da una lieve brezza, ora erano tormentate da incendi multipli.
"Ti odio", sospirò Louis inarcando la schiena, iniziava ad abituarsi al tocco dell'altro, che assecondò con movimenti del bacino. Harry sorrise e lo baciò sulle labbra.
"Sto.. per raggiungere il.. limite". Il ricciò fermò il movimento deciso del polso su di lui, limitandosi ad accarezzargli il sesso. Louis lo guardò con aria interrogativa, la sua frustrazione era palese. "E ora?", Harry non rispose, si abbassò i boxer e portò con decisione la mano del più grande tra le sue gambe. Louis deglutì, si mise a sedere e timidamente accarezzò il sesso eretto dell'altro. "So che sai fare meglio di così", lo apostrofò il più piccolo, facendolo arrossire. Allora Louis stinse la mano attorno a lui e la mosse con fermezza, rigirandola. Harry gettò la testa indietro e si lasciò trasportare dalla maestria del più grande. Il suo petto era scosso da tremiti, dal suo respiro pesante. Si portò di fronte a Louis e riprese nella mano il suo sesso. Si muovevano insieme, respiravano insieme, i loro gemiti erano musica per le orecchie dell'altro.
Improvvisamente avvertirono un rumore incessante e molto fastidioso: la sveglia. Nessuno dei due si fermò, andarono avanti finché un paio di secondi dopo raggiunsero l'orgasmo insieme, macchiandosi a vicenda del liquido bollente dell'altro. Caddero uno accanto all'altro: i corpi presi dagli spasmi del piacere, i petti che si alzavano e abbassavano velocemente, i cuori che volevano esplodere al di fuori della loro gabbia toracica. 
___
nda
questo è effettivamente l'ultimo capitolo, seguirà un piccolo epilogo.
Qui c'è la scena clou (?) dell'intera storia, spero che vi piaccia, mi ci sono impegnata davvero tanto :3
Come sempre, qualora leggiate, vi invito a recensire, davvero ho bisogno di opinioni :(

Vi lascio, al solito, i link per le mie due Ziam:
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A mercoledì con l'epilogo.
Alexa x

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Capitolo 6
*** epilogo ***


Epilogo

Louis stava bevendo la sua Coca Cola con la cannuccia, come era solito fare. Harry lo fissava con un sorrisetto: erano in pausa. Si avvicinò all'orecchio dell'altro, "Quella sera sei stato fantastico in tutti i sensi", sussurrò. Louis per poco non si strozzò con il liquido freddo e frizzantissimo, tossì un paio di volte, diventando paonazzo.
"Scusa?", riuscì a dire.
"Sai bene a cosa mi riferisco", rispose Harry, saccente.
"Sì lo so appunto stavo per morire"
"Dopo tutto questo tempo ti senti ancora imbarazzato?"
"Ovviamente - disse Louis, in un soffio - non importa quanto tempo passi tu continuerai a farmi sentire come in quella notte, in quello stesso identico modo, ogni volta che mi guardi, che mi parli, che mi tocchi. Saranno pure passati cinque anni ma io sono rimasto quel ragazzo e tu rimarrai per sempre l'Harry per cui presi un cotta spaventosa", detto ciò tornò a concentrarsi sulla sua cannuccia azzurra, mordicchiandola. Harry lo fissò interdetto per qualche istante, era davvero difficile che Louis pronunciasse parole del genere, di solito era molto riservato nei confronti dei propri sentimenti. Sentì il cuore aprirsi e lo abbracciò, strusciò la testa sul suo collo, "Sei molto sentimentale oggi, Boo"
"Mi sono fatto prendere dalla situazione, Haz. E tra l'altro sto diventando vecchio..", annuì il più grande con un'espressione seria.
"Ma smettila, ti prego", lo zittì l'altro, leggermente irritato.
Sentirono bussare e videro la giornalista fare capolino del loro camerino, "Si torna in scena tra un minuto, mi raccomando", i due annuirono e la seguirono fuori.

Liam si guardò intorno, aveva appuntamento con gli altri alle dieci, alzò la manica della camicia per dare un'occhiata all'orologio: era in anticipo di un quarto d'ora. Sbuffò e si lasciò cadere su una panchina, giocherellava con il suo trolley tentando di ammazzare il tempo.
"Liam?", si sentì chiamare, alzò la testa e vide Zayn arrancare verso di lui, con un borsone in spalla. "Liam!", lasciò cadere il bagaglio a terra e lo abbracciò con vigore, lasciando il ragazzo senza fiato. "Zayn, ciao", lo salutò lui, arrossendo.
"Mi sei mancato in questi giorni, sai? Mi ero abituato ad averti, cioè - si schiarì la voce - ad avervi attorno", sorrise.
"Anche tu mi sei mancato, Zayn", i due si abbracciarono di nuovo. Liam celò un piccolo sorriso imbarazzato nell'incavo del collo dell'altro.

"Harry muoviti, non voglio arrivare in ritardo per colpa tua!", si lamentò Louis, trascinando il trolley. Camminava a passi svelti, a qualche metro da lui c'era il riccio che lo seguiva col fiatone. "Guarda che non se ne vanno senza di noi, Lou", si lamentò, tentando di raggiungerlo, ma il più grande come lo vide appropinquarsi, camminò più velocemente.
"Non mi piace essere in ritardo". Il padre di Harry li aveva lasciati all'entrata dell'aeroporto di Heathrow, doveva andare a lavorare e non poteva intrecciarsi in quel casino di strade e parcheggi.
"Non siamo in ritardo, rilassati"
"Non dirmi di rilassarmi, Harry!", Louis si voltò e lo guardò in modo severo, Harry sospirò e chiuse gli occhi, riportando alla mente l'immagine di un altro Louis, di un Louis completamente sottomesso ed incredibilmente eccitante.
"Mi stai ascoltando?"
"Eh?", Harry cadde dalle nuvole.
"Sei uno schifoso! Muoviti", le guance di Louis arrossirono, lui riprese a camminare velocemente.

"Come ben sapete, oggi abbiamo organizzato questo evento in diretta streaming perché i qui presenti, Louis Tomlinson e Harry Styles, due quinti della boyband più famosa del mondo, hanno un annuncio da fare. Con questa intervista abbiamo avuto l'occasione di conoscerli meglio, soprattutto dopo la shockante, se così posso dire, notizia che ci è stata data dai tabloid inglesi circa sei mesi fa. Infatti come tutti saprete, Louis e Harry hanno fatto coming out come coppia, definitivamente, dopo essere stati tartassati dalla stampa di tutto il mondo.
Ci hanno contattato non molto tempo fa per questa speciale intervista, per avere un trampolino di lancio per il loro annuncio, in modo che tutto fosse fatto alla luce del sole. Oggi, 18 novembre 2015, la vita di questi due giovani ragazzi fuori dagli schemi, cambierà, di nuovo", la giornalista li guardò, i due annuirono gravemente.

"Ecco vedo Liam e anche Zayn", disse Louis con un sorriso, richiamò la loro attenzione con un braccio. I quattro si abbracciarono, sembravano non vedersi da tre anni, invece erano passati appena tre giorni.
"Ehi Harry hai una cera pessima", Zayn lo guardò alzando il sopracciglio e indicando con un dito la sua faccia.
"Ho dormito pochissimo questa notte", rispose il riccio, senza guardarlo in faccia. Intanto Liam aveva afferrato Louis per un braccio, distaccandolo dagli altri due.
"Allora?", gli domandò su di giri.
"Allora che?", Louis voleva fare il misterioso, ma il sorrisetto che gli si dipinse sul viso lo tradì.
"Conosco quella faccia! Dimmi cosa è successo!"
"Non posso scendere nei particolari, ti basti sapere che qualcosa c'è stato"
"Qualcosa di bello?"
"Se non fosse qualcosa di bello secondo te sorriderei così?", Louis si allontanò, lasciando Liam a bocca aperta.

I quattro entrarono nell'aeroporto, presero tra le mani i passaporti, erano tutti agitati perché stavano per lasciare il suolo britannico per dirigersi non solo all'estero, ma addirittura oltreoceano, negli Stati Uniti. Louis si prese una Coca Cola e mentre pagava avvertì come la sensazione di aver dimenticato qualcosa di terribilmente importante. Si accostò a Harry, "Senti se per caso ho lasciato qualcosa a casa tua, ce la ritrovo come torniamo?"
"Che hai lasciato?"
"Non lo so, ma ho questa sensazione addosso", il più piccolo lo guardò e scosse la testa.
Erano presi dalle loro chiacchiere, quando, improvvisamente Zayn scattò dalla sedia, "E Niall?"
"Oddio era lui quello che avevo dimenticato", Louis si batté una mano sulla fronte e pescò il telefono da una tasca del trolley: quindici chiamate perse tutte da parte dello stesso mittente.
Compose in fretta il numero, "Pronto?"
"Niall!", urlò.
"Louis dio mio sono due ore forse che cerco di chiamarti! Ricordami di prendere il numero degli altri la prossima volta! Ho preso il tuo perché essendo il più grande, pensavo che fossi il più responsabile, mi sbagliavo"
"Niall dove sei? è tardissimo"
"Sì lo so, ho avuto un contrattempo, parto da Dublino, ci vediamo direttamente a New York"
"Ma no - si lagnò il più grande - dovevamo fare questo primo viaggio tutti insieme"
"Mi dispiace, facciamo per il ritorno. Ora ti devo lasciare, inizio l'imbarco. A dopo".
Di lì a sette ore sarebbero finalmente stati tutti e cinque insieme nella Grande Mela.

Harry guardava fisso davanti a sé, quella telecamera lo intimoriva più che mani. Louis poggiò una mano sulla sua gamba e la strizzò dolcemente, il ricciò girò il volto verso di lui per un istante, il più grande annuì, tentava di dargli quel poco di coraggio che aveva.
"Allora - iniziò Harry - questi ultimi sei mesi sono stati davvero duri per noi, non eravamo ancora pronti per tutto questo, la nostra intenzione era quella di.. di uscire allo scoperto come coppia di nostra volontà, però non ci è stato possibile. Ed è stata colpa nostra, ovviamente"
"Abbiamo perso un mucchio di persone che credevamo di conoscere, che pensavamo ci volessero bene non per quello che rappresentiamo ma per quello che siamo. Ci siamo ritrovati per la prima volta nella nostra vita a fare i conti con la vera falsità e meschinità. Abbiamo dovuto nasconderci nonostante non volessimo farlo."
"Però abbiamo anche capito - continuò Louis - quali sono le persone che ci vogliono davvero bene, che ci accettano per quello che siamo, e tutto questo, l'amore dei fan che ci sono rimasti accanto, ci ha dato la forza di continuare e soprattutto di essere qui oggi", i due si guardarono e presero un bel respiro, fu Harry a parlare, "Tra un mese e qualche giorno, il 22 dicembre, saremo di nuovo qui a New York. Indosseremo, come oggi, due completi eleganti, io probabilmente porterò una cravatta nera mentre Louis opterà per quella bianca. Con noi ci saranno i ragazzi, gli amici più stretti, le nostre famiglie, perché per quell'occasione vorremo accanto le persone che ci amano. Il 22 dicembre sarà il giorno in cui io, Harry Styles, mi legherò per sempre a Louis Tomlinson. Metterò al suo anulare sinistro una splendida fede d'oro bianco, simbolo del nostro amore. Gli donerò tutto me stesso come ho sempre fatto fin da quando ci siamo conosciuti. Lui diventerà mio marito e io il suo. Volevamo che lo sapeste da noi, perché ve lo dobbiamo..", la voce di Harry si incrinò ma sorrise, non smise mai di sorridere verso la telecamera: quello era il sorriso che tutti dovevano vedere, tutti dovevano sapere che lui era felice così, era felice di sposare l'uomo che amava, era felice di poter condividere legittimamente la sua vita con lui.
Un piccolo applauso partì dalle mani delle poche persone che erano con loro nella stanza, Harry non resse più e un paio di lacrime gli scivolarono lungo le gote arrossate. Louis intrecciò le dita alle sue, sfoggiando per la prima volta l'anello di fidanzamento di cui andava tanto fiero e che finalmente adesso poteva con libertà mostrare in giro.

Erano appena decollati, Harry era seduto accanto a lui e a qualche fila di distanza c'erano Liam e Zayn che stavano scegliendo il film da guardare. Louis si accomodò sulla poltroncina e guardò fuori dal finestrino Londra diventare sempre più piccola. Il suo cuore batteva all'impazzata: per il volo, per la testa di un Harry stanchissimo poggiata sulla sua spalla, per quel piccolo sentimento d'amore che pian piano stava per impadronirsi di tutto il suo essere.  
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nda
e quindi siamo giunti al termine di questa piccola storia :')
ringrazio tutti quelli che mi hanno seguita, che hanno recensito o messo tra i preferiti/ricordati. Ma anche quelli che hanno letto e basta, siete davvero fantastici chiunque voi siate.
Spero di rivedervi nelle mie prossime storie, al momento vorrei concentrarmi sullo Ziam, ma chissà che non ci scappi una Larry, chissà dipende un po' da me e un po' da loro che devono darmi la giusta ispirazione.

Vi lascio i soliti link noiosi
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