a little love di casstheliar (/viewuser.php?uid=441954)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** 1 ***
Capitolo 2: *** 2 ***
Capitolo 3: *** 3 ***
Capitolo 4: *** 4 ***
Capitolo 5: *** 5 ***
Capitolo 6: *** epilogo ***
Capitolo 1 *** 1 ***
1
Erano passati pochi
giorni dal loro arrivo a New York, era la prima volta in assoluto che
mettessero piede nella Grande Mela senza essere accompagnati dagli
altri ragazzi, quel giorno c'erano solo loro due: Harry e Louis. In
quel momento erano sui sedili posteriori di un auto dai vetri oscurati
che li escludeva dal resto del mondo. Il più piccolo era
preso dalle sue mani, le osservava con intensità al fine di
cercare anche la più piccola cuticola da strappare con i
denti, mentre l'altro aveva lo sguardo perso fuori dal finestrino,
contemplava la vita frenetica di quella città, le persone
che si affrettavano mentre loro erano bloccati nel traffico. Louis
sbuffò, voltandosi verso Harry, "Mi sono stufato di stare
qui imbottigliato nel traffico", non ottenne alcuna risposta, le
orecchie dell'altro dovevano essere foderate di prosciutto,
pensò, oppure aveva la testa piena di pensieri e
preoccupazioni che lo estraniavano dal mondo. Optò per la
seconda. Poggiò una mano sul ginocchio di Harry e lo scosse
un paio di volte, il ragazzo lo guardò e tirò un
sorriso, "Sì?", Louis scosse la testa, ma sorrise, "Ho detto
che sono stanco di essere bloccato qui". Harry guardò fuori
dal finestrino, in verità non si era accorto che erano fermi
da un quarto d'ora circa, "Che vorresti fare?". Il più
grande ignorò la domanda e cercò di richiamare
l'attenzione dell'autista, "Mi scusi, buon uomo - Louis
guardò Harry, atteggiandosi a sir inglese, il riccio
soffocò una risata - mi saprebbe dire quanto manca
all'arrivo?". L'uomo si voltò e lo squadrò, il
suo volto, in larga parte, era ricoperto da due folti baffoni, "Manca
davvero poco, sono davvero dispiaciuto per l'attesa, signore". Harry sorrise senza farsi
vedere e guardò di sottecchi Louis, per intercettare la sua
reazione, "Non si preoccupi. E mi dica, mi saprebbe indicare la via per
arrivarci.. a piedi?". L'autista sgranò gli occhi, non gli
doveva mai essere capitato durante tutta la sua vita lavorativa che un
personaggio di quel calibro gli chiedesse indicazioni del genere.
"Manca sì e
no mezzo chilometro, l'hotel è nella prossima svolta a
destra"
"La ringrazio
infinitamente - poi rivolgendosi a Harry - dai su muoviti, andiamo"
"Ehi, aspetta - si
lamentò il riccio - fa freddo fuori, non mi va di
camminare", ma Louis aveva già spalancato la portiera,
"Muoviti!", gli lanciò uno sguardo fiammeggiante, Harry non
poté far altro che obbedire. "Arrivederci buon uomo",
salutò Louis e con un paio di passi veloci si
portò sul marciapiede. Si allisciò i pantaloni e
prese sottobraccio un Harry che era indaffarato ad arrotolarsi lo
sciarpone di lana attorno al collo. "Fa davvero un freddo cane - si
lamentò il più piccolo - e ho dimenticato i
guanti a casa, dio".
"Ci pensò
io", Louis afferrò una delle mani del ragazzo, intreccio le
dita alle sue, e se la portò in tasca. Sorrise vedendo le
guance dell'altro arrossire. In meno di cinque minuti raggiunsero la
Sessantaquattresima strada, in cui sorgeva uno degli alberghi
più lussuosi di tutta Manhattan: l'hotel plaza
Athénée. Un'orda di giornalisti, fotografi e
poliziotti attorniavano l'entrata dell'edificio, aspettandosi l'arrivo
di una limousine. I due si guardarono, "Ho un po' paura",
biascicò Harry, Louis gli strinse la mano ancora al sicuro
nella sua tasca, "Andrà tutto bene, te lo prometto".
Lentamente si avvicinarono all'entrata, un paio di persone li
notò, urlò i loro nomi: Harry inconsciamente
sfilò la mano dal cappotto di Louis e rivolse a tutti degli
ampi sorrisi, le fotocamere li immortalarono una moltitudine di volte.
Qualcuno si avvicinò, gli rivolsero domande, fu Louis a
rispondere, "Tutto ciò che c'è da sapere lo
diremo nell'intervista di oggi", la sua voce era più acuta
del solito ma solo Harry se ne accorse, anche lui doveva essere nervoso
nonostante desse sfoggio di una totale pacatezza e sapienza. Entrarono
nella hall dell'albergo, scrollandosi di dosso tutta l'ansia che si era
accumulata sulle loro spalle. Una hostess li accompagnò
nella stanza dove tutto sarebbe cambiato, di nuovo.
____
- Nda
- Salve e benvenuti nella mia prima Larry. Grazie
per avermi letto, ne sono davvero felice.
- Questa storia era nata come One Shot, ma poi la
sua lunghezza spropositata mi ha dato da riflettere e ho deciso di
dividerla in sei bei capitolini, quindi è una short story
che spero vi piaccia. Qui
dentro sono celate alcune delle mie esperienze più belle e
se sono soddisfatta di questa storia è proprio
perché ci siamo io e la persona che amo, sotto mentitissime
spoglie, con qualche accenno qua e là. Sarebbe
davvero fantastico se la commentaste lì su oppure qui
giù, significherebbe molto per me.
- Al
prossimo capitolo, Alexa x
- (ho
dimenticato di scrivere che aggiornerò mercoledì
:3)
|
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Capitolo 2 *** 2 ***
2
"Ciao Niall, ciao
Niall, ciao Niall, ciao Niall.. Auh", la cantilena di Louis fu
interrotta bruscamente da una gomitata tra le costole. Il ragazzo si
voltò e guardò in cagnesco Harry che, di rimando,
alzò gli occhi al cielo, "Finiscila, Lou, ti prego". Il
più grande sospirò e si portò
teatralmente una mano sul volto, "Oh quel fanciullo biondo, quanto,
quanto mi mancherà", entrò in casa e si
lasciò cadere sul divano. Harry lo seguì e si
sedette sul bracciolo dello stesso divano.
"Allora, Louis, tu
quand'è che te ne vai?". Erano passate appena due settimane
da quando quei cinque ragazzi erano stati riuniti in un gruppo, avevano
passato tutto quel tempo nella depandance del padre di Harry per
conoscersi meglio, soprattutto. Mancavano appena tre giorni dalla
partenza per gli Home Visit: Zayn e Liam avevano fatto ritorno nelle
rispettive case quella mattina, mentre Niall era appena salito su un
taxi che lo avrebbe portato direttamente nell'aeroporto più
vicino.
Louis fece finta di
non averlo sentito, recuperò il telecomando e accese la tv,
la sintonizzò sul programma più trash e rumoroso
d'Inghilterra.
"Louis William
Tomlinson, ti ho fatto una domanda"
"E allora?", rispose
il castano, fingendosi sorpreso. Harry provò un moto di
violenza sconsiderata nei confronti di quella faccia da schiaffi,
"Allora pretendo una risposta!".
Louis si
grattò la testa e lo guardò, "Ecco in
verità non ti ho detto una cosa.."
"Cosa?", Harry era
davvero impaurito dalla risposta che avrebbe potuto ricevere.
"Io rimango qui -
esclamò il ragazzo con un sorriso smagliante - non mi va di
tornare a casa, posso rimanere qui, vero?".
Harry lo
squadrò, era davvero serio?
"Ripeto, cosa?"
"Non mi va di tornare
a casa, ho litigato con mia madre, non mi va assolutamente di vedere la
sua faccia, voglio stare qui e rilassarmi", per la prima volta Harry
poté intercettare un'espressione seria sul volto dell'altro
che, una volta tanto, non aveva voglia di scherzare.
"Ne vuoi parlare?", si
accomodò sul divano accanto a lui.
"No in
verità no ma sarei davvero grato se non mi cacciassi di casa
per questi tre giorni", Louis tirò un sorriso, ma non ci
riuscì e sul viso ottenne una smorfia tragicomica.
"Io dovrei.. dovrei
andare a trovare la mia, di madre", biascicò Harry
guardandosi più le mani che altro.
"Ti giuro che non
faccio danni, guardo la tv, gioco ai videogames, mi faccio qualche
bagno in piscina, sarò bravo, bravissimo", Louis
poggiò una mano sul ginocchio del più piccolo e
lo guardò con aria supplichevole. Harry avvertì
una strana sensazione quando gli occhi azzurri del ragazzo si
incastonarono nei suoi, il suo cuore pompò il sangue
più velocemente per qualche istante.
"Mmh rimango con te
allora", disse infine Harry, alzandosi dal divano, improvvisamente la
vicinanza di Louis gli sembrò troppa da sopportare.
"Non c'è
davvero bisogno. Te l'ho detto non ti distruggerò la casa,
ho diciottanni!"
"Ma non lo dico per la
casa, non mi va che tu stia da solo ad annoiarti, rimango con te"
"No Harry non te lo
permetto"
"Ho già
deciso, non ti sento", il ragazzo si portò le mani sulle
orecchie ed iniziò a cantare a squarciagola.
"Harry, Harry, HARRY -
strillò Louis, ottenendo, finalmente, l'attenzione
dell'altro - non devi sentirti obbligato"
"Non mi sento
obbligato, ormai sei parte della mia famiglia e non voglio
assolutamente che tu stia da solo, ok?". Lo sguardo di Harry era
così onesto, puro e limpido che fu davvero un'impresa per
Louis non distogliere gli occhi, "Sei davvero gentile",
mormorò, infine.
"D'altronde mia madre
non dimenticherà come sono fatto, abbiamo vissuto insieme
per sedici lunghi anni.."
"Ciò non
toglie che sentirà molto la tua mancanza"
"Oddio che lagna sei,
Lou - si lamentò Harry, prima che qualcosa, in tv, non
catturò completamente il suo sguardo - Louis, Louis guarda
ti prego!", il più grande osservò lo schermo
della tv al plasma che il ragazzo stava indicando con tanto fervore:
era un trailer di un film.
"Cos'è?"
"Valentine's Day,
esce oggi al cinema - ebbe un attimo di pausa - visto che oggi non
abbiamo nulla da fare, ci andiamo?", Harry era completamente su di
giri, Louis sorrise, intenerito, non avrebbe mai detto che quel ragazzo
appassionato di musica d'altri tempi si animasse tanto per commedie
romantiche del genere.
"Per me è
ok", rispose.
"Grande!
C'è anche Taylor Swift, dio quella ragazza è la
mia celebrity crush"
"Sogna, sogna", disse
Louis, prese un cuscino dal divano e glielo sbatté in testa.
***
"Quella sera
accompagnai davvero Harry al cinema, era eccitato come un bimbo davanti
allo zucchero filato rosa gigante. Roba da non credere", scosse la
testa Louis, l'altro sorrise imbarazzato, "Non è
assolutamente vero", negò tutto ma il rossore sulle guance
rivelò la sua bugia.
"Che bugiardo sei,
Haz! E poi hai passato le due ore successive al film a tessere le lodi
di Taylor Swift, avevo letteralmente il mal di testa"
"Non è
così, non è così! - il rosso dipinto
sulle sue guance si intensificò - ok, il film mi
è piaciuto e ammetto di aver avuto un debole per Taylor
Swift ma non a questi livelli", Harry diede un pugno a Louis che,
pensando di non essere visto, stava negando ogni sua parola.
"Se è vero
quello che dice il signor Tomlinson.."
"Louis"
"Ehm Louis, allora
deve essere stato al settimo cielo quando ha avuto la
possibilità di incontrarla..", chiese la giornalista che
aveva l'incarico di intervistarli. Harry e Louis si guardarono per un
istante, il più grande si schiarì la voce, "Eri
al settimo cielo?", il riccio deglutì, "Quando ci siamo
conosciuti erano passati due anni da allora, due anni in cui sono
successe un mucchio di cose - guardò per un istante Louis -
e quindi, sì, quando l'ho conosciuta ero agitato da un punto
di vista professionale, cioè Taylor Swift è
famosissima e io volevo imparare da lei.."
"E quindi come
definirebbe la relazione che c'è stata tra di voi?"
"Relazione? Che
parolone. La chiamerei più liaison, per altro
durata due settimane.."
"E qual è
stata la tua reazione, Louis?", il ragazzo aprì la bocca per
parlare, ma il riccio lo sovrastò, alzando la voce, "Non
aveva diritto il qui presente Louis di reagire in alcun modo. Lui per
primo ha avuto una bella relazione per quanto tempo? Due, tre, quattro
anni?". Il più grande tirò un sorriso, poi
afferrò Harry per un braccio e si portò vicino al
suo orecchio, "Non siamo qui per litigare in mondovisione -
sussurrò in modo che nessuno potesse sentirli - hai
dimenticato perché siamo qui?". Harry si ricompose,
chiedendo scusa a tutti i presenti. La giornalista li guardò
e sorrise teneramente, in effetti quei due formavano una coppia
perfetta per niente differente qualsiasi altra coppia di innamorati.
___
Nda
Rieccomi col secondo
capitolo, non è esattamente lunghissimo, però un
po' più esteso del primo.
Come avrete visto ci
sono due piani temporali che si intersecano, mi piacciono un mondo le
storie così haha
Volevo mettere le mani
avanti visto che non mi attengo a fatti realmente accaduti, quindi non
uccidetemi se ci sono degli sbagli (per sbagli, ovviamente, intendo
quelli che riguardano la biografia degli One Direction).
Che dire? Nulla, se la
leggete vi prego fatemi sapere cosa ne pensate.
A sabato (quando
aggiornerò).
Alexa x
|
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Capitolo 3 *** 3 ***
3
"Taylor Swift
è perfetta, cazzo, perfetta!", ripeté per
l'ennesima volta Harry, prima di dare un morso al suo hamburger: dopo
il film, infatti, avevano deciso di cenare in una tavola calda. Louis
alzò gli occhi al cielo, si sentiva terribilmente irritato e
non era consapevole del motivo. Senza rispondere nulla
succhiò dalla cannuccia il suo milkshake alla fragola,
annuendo ritmicamente per far capire all'altro che in verità
era molto interessato dalle divagazioni su quella ragazza. L'aveva
appena vista recitare in quel film: era davvero perfetta come diceva
Harry, forse era il genere di donna che faceva al caso suo? Era alta,
snella, aveva due occhi azzurri grandi e profondi, dei capelli soffici
e biondi. Gli scappò un sospiro, era infastidito da quei
pensieri.
"Ehi Lou, Louis? Mi
stai ascoltando?"
"Eh? Sì
sì è bellissima, sì come dici tu",
rispose l'altro distrattamente: non stava più bevendo, ma si
divertiva a soffiare nella cannuccia facendo ribollire il contenuto
ormai caldo del bicchierone.
"Non mi stavi
ascoltando, ok. Ti ho chiesto se ti va di tornare a casa..", Louis
alzò le spalle con fare indifferente, "è uguale"
"Ma se te l'ho
chiesto!"
"Andiamo, non andiamo.
Non cambia nulla"
"Dio Louis sei
terribilmente strano e lunatico", Harry si alzò e si mosse
verso la cassa, il più grande lo seguì,
mettendosi una mano nella tasca posteriore dei jeans ed estraendovi il
portafogli.
"Lascia perdere, Lou.
Pago io per ringraziarti della tua fantastica compagnia", disse
sarcastico Harry, porgendo un pezzo da cinquanta alla ragazza alla
cassa. Lo stava guardando, come incantata. Louis dovette distogliere lo
sguardo. Uscendo si limitò a mormorare un grazie. Il viaggio
di ritorno a casa fu silenzioso come non mai.
"Che hai stasera?",
domandò infine il più piccolo, l'altro lo
guardò e percepì dal suo sguardo una profonda
preoccupazione: colpa sua.
"Nulla, davvero"
"Scusami se ti ho
trascinato a vedere quel film, deve essere stato una palla per te, ti
prometto che la prossima volta andiamo a vedere qualcosa che piace a te
- biascicò, mangiandosi tre quarti delle parole - ma fammi
un sorriso, ora". Louis lo guardò sorpreso e impulsivamente
gli angoli della sua bocca si allontanarono l'uno dall'altro, aprendosi
in un largo e sincero sorriso, "La prossima volta, dici? Ci
sarà?"
"Sì ovvio",
annuì Harry con convinzione. Louis si sentì,
inspiegabilmente, fuori di sé dalla gioia. Salutò
il riccio e si infilò nel suo letto, senza mai smettere di
sorridere. Magari il tipo di Harry non era la Swift, magari a lui
piaceva qualcos'altro. Si ritrovò a pensare così
intensamente che il sonno lo abbandonò: si sentiva solo in
quella stanza senza Liam e Niall che fino al giorno prima riempivano
l'atmosfera con i loro respiri e i loro sogni. Si rigirò nel
letto per quelle che gli sembrarono ore, afferrò la sveglia
dal comodino: l'orologio segnava appena le due, mancava ancora troppo
all'alba. Si alzò dal letto e si trascinò verso
la stanza di Harry, strusciando i piedi nudi a terra. Aprì
la porta e vide che il ragazzo dormiva beatamente rannicchiato nel
proprio lato del letto, letto che fino alla notte prima condivideva con
Zayn. Louis si avvicinò furtivamente e impattando il meno
possibile con la situazione, si infilò sotto le coperte. Il
cuore gli martellava nel petto e in testa aveva in loop sempre la
stessa domanda: 'che cazzo sto facendo?'. Confidava nel sonno pesante
di Harry, una volta che il sole sarebbe sorto, avrebbe fatto ritorno
nella sua stanza, quello era il piano.
"Louis?",
mormorò il riccio, girandosi verso di lui, la stanza era in
penombra e il ragazzo poté chiaramente vedere gli occhi del
riccio che si aprivano stancamente. Gli si raggelò il sangue
nelle vene. Rimase in silenzio, sperando che il ragazzo fosse intontito
dal sonno, sperando che si riaddormentasse di lì a dieci
secondi.
I dieci secondi
passarono.
"Louis che succede?"
"Ah ehm ecco - prese
tempo, tentando di conferire ordine nella sua mente - non sono
più abituato a dormire da solo.. ora tolgo il disturbo", si
mise a sedere ma Harry gli afferrò il polso, non lo strinse
con forza ma con un'estrema delicatezza, "Rimani pure",
mormorò. Louis deglutì, "Sicuro?", si sentiva
insicuro come non mai, quella sera stava lasciando il fianco scoperto:
le sue emozioni e le sue insicurezze che solitamente celava dietro ad
un sorriso strafottente, ora stavano defluendo dal suo corpo. Era
inerme in un campo di battaglia senza più nemmeno l'armatura
che lo proteggesse.
"Sicuro", Harry gli
sorrise e un paio di istanti dopo riprese sonno. Anche Louis si
coricò e inaspettatamente si addormentò quasi
subito.
La mattina dopo, Louis
si svegliò ovviamente prima di Harry. Scese dal letto solo
dopo aver guardato per un paio di minuti la faccia del ragazzo che
beatamente si godeva il suo sonno. Andò in cucina e mise a
bollire l'acqua per farsi un tè. Guardò
l'orologio: erano già le undici di mattina. Accese la tv e
la sintonizzò su un canale di musica, tenne il volume basso
per non disturbare Harry. Era stravaccato sul divano intento a
sorseggiare la sua bibita calda quando avvertì i passi del
più piccolo.
Harry si stava
trascindando lentamente verso la cucina, aveva una mano tra i ricci e
si grattava la testa mentre cercava di soffocare uno sbadiglio un po'
troppo rumoroso. Louis per poco non si soffocò con il
tè bollente, ma Harry sembrò non accorgersene.
"'giorno",
mormorò, sedendosi su uno sgabello in cucina.
Agguantò la teiera e ne versò il contenuto nella
sua tazza preferita.
"Buongiorno",
sussurrò Louis con le lacrime agli occhi: il tè
bollente gli aveva cotto la gola.
"Fai attenzione a quel
tè, scotta da pazzi", aggiunse infine mentre il dolore pian
piano sfumava. Si alzò in piedi, aveva una gran fame. Prese
alcune fette di pane e le inserì nella toastiera.
"Anche per me, anche
per me, Lou", il più grande sorrise e diede i primi due
toast al ragazzo che batté le mani, gioioso. Consumarono la
loro colazione in silenzio.
"Senti Harry, te la
posso fare una domanda?", il riccio gli rivolse un'espressione curiosa,
si grattò la spalla nuda ed annuì, "Certo,
chiedimi pure"
"Ecco beh di solito,
quando dormi con Zayn, cioè in queste due settimane appena
passate..", esitò.
"Sì?", lo
incalzò Harry, alzando un sopracciglio, sempre
più incuriosito.
"Mmh hai dormito
così con lui?", col mento indicò il suo corpo. Il
riccio si diede una rapida occhiata per poi arrossire violentemente,
"Oh cazzo.."
"E sì
proprio quello", constatò Louis annuendo, lentamente. Harry
si alzò di scatto dalla sedia e corse via, sotto lo sguardo
divertito del più grande, che continuava ad addentare il suo
toast ricoperto di nutella. Poco dopo il più piccolo
tornò in cucina, rosso in viso, indossando una tuta e una
t-shirt.
"Scusami",
mormorò senza guardare Louis.
"Ti avevo fatto una
domanda, comunque", alzò le sopracciglie come per dire
'pretendo una risposta!'.
"Ah sì, no
non ho mai dormito così quando c'era anche lui. Ieri sera,
pensando che avrei avuto il letto per me, mi sono spogliato
completamente e poi.. me ne sono dimenticato", forzò un
sorriso, il suo imbarazzo era percepibile al tatto.
"No ma non ti
preoccupare", rise Louis di gusto, Harry fece una smorfia e si
buttò sul divano.
'E' stato un vero
piacere', commentò il più grande nella sua testa
mentre raccoglieva i piatti per poi lavarli.
Le guance di Harry si
colorarono di rosso come in quel momento, Louis non poté
fare a meno di sorridere, compiaciuto.
"Da quel giorno in poi
Harry ha sempre dormito indossando qualcosa, voleva il più
possibile evitare gaffe del genere", lo prese in giro il più
grande.
"Ok possiamo
archiviare l'argomento?"
"Sì direi
di sì", Harry prese un respiro, la conversazione era
incentrata troppo su di sé, non si sentiva per nulla a suo
agio. Anche lui avrebbe voluto mettere in imbarazzo Louis ma non gli
venne nulla in mente.
"Che avete fatto poi
per tutto il giorno?"
"Essenzialmente nulla
- rispose Louis - lo abbiamo passato come ogni altro giorno tra tv,
videogames, cibo. Quella sera però volevamo uscire.."
"E
quindi ho portato Lou in giro per locali, d'altronde conoscevo molto
quel posto, molto meglio di chiunque altro"
___
nda
non ho molto da dire in verità, piano piano stiamo entrando
nel vivo di questa storiella..
Rinnovo come al solito il mio invito a recensire, mi fareste una
personcina davvero felice sì :)
Se volete leggere qualcos altro scritto da me, abbiamo:
confidence
can i take you home
Se volete poi parlare con me fuori da EFP mi trovate su Twitter
Alla prossima, credo mercoledì.
Alexa x
|
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Capitolo 4 *** 4 ***
4
"Con quante ragazze
sei stato alla tua veneranda età, Louis?", il più
grande alzò lo sguardo dalle scarpe che si stava
allacciando, preso alla sprovvista da quella domanda.
"Prego?"
"Ti ho chiesto con
quante ragazze sei stato.."
"Definisci stato",
Louis tornò ad occuparsi delle sue scarpe. Harry
esitò per qualche secondo, "Beh stato nel senso di stare
insieme come coppia, intendo"
"Boh ho avuto un paio
di ragazze nella mia vita, nulla di serio però. Sono una
persona che solitamente si annoia subito, non riesco a legarmi a
qualcuno indissolubilmente, anche se spesso vorrei.. vorrei proprio
trovarla questa persona in grado di farmi emozionare in ogni singolo
istante. Beh usciamo?", Harry annuì e chiuse a chiave la
porta. Presero la macchina di suo padre e il più grande
guidò fino al centro della città.
"E tu invece?"
"Io invece cosa?"
"Quanti cuori hai
infranto con quei perfetti ricci?", Louis lo guardò,
sorridente, Harry non fu in grado di reggere quello sguardo.
"Nessun cuore
infranto, le relazioni, per ora, non fanno per me. Anche se, devo
ammettere che le parole che hai detto prima mi hanno smosso, sarebbe
bello trovare qualcuno in grado di darti il batticuore ad ogni sguardo,
no?"
"Sì..",
Louis fece manovra per parcheggiare il grosso suv del padre di Harry,
guardò il riccio negli occhi e sentì il cuore
esplodergli nel petto, scosse la testa e scese dalla macchina.
"Allora dove mi porti?
Quali sono i posti più cool della zona?", domandò
senza però incrociare il suo sguardo.
"Non è che
ci siano chissà quanti posti, un paio sì e no.."
"Bene andiamoci,
dobbiamo o non dobbiamo trovare queste ragazze che ci facciano
esplodere il cuore? Sperando che non sia la stessa, eh", la
buttò sullo scherzo, ma Harry non rise. Anzi per il resto
della serata restò in silenzio e in disparte, mentre Louis
sembrava l'anima del sabato sera, si dimenava come un pazzo sulla pista
da ballo, scuoteva il culo attirando su di lui gli sguardi della gente.
Harry lo guardava sorseggiando lentamente una birra, lo fissava
provando sensazioni totalmente estranee alla sua normalità.
"Ehi bimbo, alla tua
età non puoi berla quella", un Louis fin troppo esaltato si
avvicinò a lui e gli rubò il bicchiere dalle
mani, scolandosi in una botta tutto il contenuto biondo.
"Grazie, eh", si
lamentò Harry.
"Togliti quel muso e
vieni a ballare", Louis lo afferrò per un braccio, ma lui si
divincolò.
"Non mi va"
"Ma siamo venuti qui
per questo", si lagnò Louis, fissandolo negli occhi.
"Tu sei venuto qui per
questo, a me nemmeno piacciono questi posti"
"Andiamo via allora",
disse serio il più grande, ma Harry scosse la testa, "Ti
stai divertendo"
"Ma tu no, e io volevo
divertirmi con te"
"Davvero Lou, io sto
qui non ti preoccupare per me", ma il ragazzo riagguantò il
suo braccio e lo trascinò fuori dal locale. "Ora facciamo
qualcosa che piace a te, ok?"
"I miei gusti sono
differenti dai tuoi, hai quasi diciannove anni, mentre io sedici.."
"Che c'entra? Sei
più alto di me, sembri pure più grande!"
"Ma sei fuso? E questo
cosa c'entra?"
"Non lo so -
cantilenò Louis, molto probabilmente era ubriaco - dai dimmi
cosa ti piace fare"
"Promettimi di non
ridere"
"Non
riderò", il più grande si mise sull'attenti e si
portò una mano sul cuore. Harry scosse nuovamente la testa,
con dissenso, "Beh di solito non faccio molto, con gli amici andiamo in
sala giochi, ci prendiamo un gelato, camminiamo, io mi diverto
così, ecco i club non fanno esattamente per me",
abbassò la testa, arrossendo.
"Ti va un gelato?", il
volto di Louis si colorò di un bellissimo sorriso, tenero,
abbracciò il più piccolo.
"Non prendermi per il
culo"
"Non ti prendo per il
culo - 'non ancora almeno' - allora ti va sì o no? Offre
papà Lou". Andarono in una gelateria italiana non troppo
distante e si sedettero ad un tavolino, il più grande
ordinò una banana split mentre il più piccolo si
concesse una coppa un po' più modesta di creme.
"Oddio è
enorme", esclamò Louis quando il cameriere poggiò
il gelato sul tavolino.
"Te l'avevo detto io",
affermò con saccenza Harry.
"Non mi spaventano le
cose grosse", il castano lo guardò per un istante,
sorridendo, per poi concentrarsi sul suo gelato. Rimasero in silenzio
per un po'.
"Come ci si sente alla
tua età?", domandò alla fine Harry, dopo essersi
infilato un cucchiaino ricolmo di gelato in bocca.
"In che senso? Guarda
che non ci portiamo così tanto, alla fine"
"Sì questo
lo so ma adesso sei obbligato a frequentare ragazzi più
piccoli di te, non ti rompi? Voglio dire noi non possiamo bere alcolici
oppure entrare nella maggior parte dei locali.."
"Sì ma non
mi interessa, sto bene con voi e comunque crescerete. E tra l'altro, io
sembro il più piccolo tra voi, se escludiamo Niall". Harry
sorrise, quello che diceva Louis corrispondeva al vero, era
più basso di tutti loro e soprattutto si comportava come se
avesse avuto in realtà quattordici anni.
"Resti comunque il
più grande, magari noi ti annoiamo.."
"Ma sta zitto! Questa
roba non finisce più", si lamentò il ragazzo
lasciando andare il cucchiaino nel piatto.
"Dai su finisci il
gelato, da bravo"
"Ma non mi va"
"Sei un bambino
davvero cattivo", lo rimproverò Harry.
"Mangiatelo tu", Louis
scattò in avanti e ficcò il cucchiaino nella
bocca dell'altro, che per poco non soffocò. "Tu sei pazzo,
completamente fuori di testa". Louis rideva di gusto e la dolce melodia
della sua risata inondò le orecchie di Harry che, in fin dei
conti, non si arrabbiò con lui per il suo gesto infantile.
Tornarono a casa, Louis era ancora brillo ma insistette molto per poter
guidare e alla fine il più piccolo si lasciò
convincere. Temette per la loro incolumità per tutto il
viaggio e tirò un sospiro di sollievo quando arrivarono sani
e salvi a casa. Senza troppe cerimonie Louis si mosse direttamente
verso la stanza di Harry e si spogliò, andò in
giro per casa indossando solo le mutande alla ricerca del pigiama
perduto.
"Harry - lo
chiamò a gran voce: il ragazzo era in bagno - Harry, Harry,
Harry!"
"Che c'è?",
si affacciò dal bagno con lo spazzolino tra le mani.
Osservò il corpo esposto del ragazzo per diversi secondi,
forse un po' troppi.
"Ho perso il pigiama,
Harry, il mio pigiama! Aiutami a cercarlo, ti prego", e per quanto lo
cercarono non trovarono nulla. Il riccio gli diede una sua vecchia
maglia e un paio di pantaloni, "Mi dispiace, dovrai accontentarti di
questi. Ora se non ti dispiace torno in bagno". E solo quando il
ragazzo chiuse la porta dietro di sé, Louis si concesse un
sorrisetto spavaldo, prese da sotto il materasso il suo pigiama e lo
infilò in valigia.
"A pensarci bene avrei
dovuto nascondere il tuo di pigiama, Harry", disse Louis, osservando il
ragazzo.
"E cosa ne avresti
ottenuto?"
"Oh beh,
chissà..", stavano sussurrando, "Sei un porco, Lou"
"E a chi devo dare la
colpa?"
"Ragazzi le telecamere
sono qui", li richiamò la giornalista, si scambiarono un
sorriso e tornarono a guardare davanti a loro.
Louis si era steso sul
letto ma si sentiva su di giri come non mai, Harry lo raggiunse poco
dopo: aveva opportunamente indossato boxer e canotta quella sera per
mettersi a dormire.
"Non mi va di
dormire", si lagnò il più grande, mettendosi a
pancia in giù, osservò con attenzione ogni
movimento dell'altro che si stava stendendo sul letto, accanto a lui.
"E che ti andrebbe di
fare?", domandò Harry, soffocando uno sbadiglio.
"Non dormire, questo
è certo". Il più piccolo si voltò per
guardarlo, assumendo una posizione fetale.
"Proponi e vediamo che
si può fare", rispose l'altro tranquillamente. Louis dovette
distogliere lo sguardo dal ragazzo, visto che gli occhi stavano
lentamente ed inesorabilmente scivolando verso il collo della sua
canotta slargata che rivelava paesaggi bellissimi.
"Ehm.. non saprei
proprio", disse rigirandosi, ora fissava il soffitto.
"Secondo me lo sai
benissimo, invece. Solo che non vuoi dirmelo", Louis si stava scavando
la fossa da solo e doveva trovare un modo per tirarsene fuori. Gli
occhi verdi di Harry lo stavano fissando, intensamente, mettendolo
decisamente a disagio.
"Facciamo.. facciamoci
un bagno!", si complimentò con se stesso per la trovata.
"Un bagno?", chiese
Harry, alzando un sopracciglio.
"Sì in
piscina, dai", Louis si rimise in piedi e prese per un braccio il
ragazzo, obbligandolo ad alzarsi. Corse fuori, si tolse la maglia e si
tuffò senza troppe esitazioni, l'impatto con l'acqua fredda
per poco non lo uccise sul colpo, "Cazzo!", imprecò. Harry
era in piedi, ai bordi della piscina, lo guardava divertito,
"Freddina?", lo prese in giro. Louis prese a schizzargli l'acqua
addosso, "Entra se hai le palle!", lo sfidò, mentre il suo
corpo si stava abituando a quella temperatura gelida. Harry lo
guardò titubante, "Oh fanculo", esclamò alla
fine, si sfilò la canotta e cautamente si calò
nell'acqua.
"Vedrai che ti abitui
subito", lo rassicurò Louis: le labbra del riccio si
colorarono di viola, iniziò a tremare. "S-sei.. sicuro?"
"Al cento per cento",
rise l'altro, sguazzando via.
Louis aveva trovato un
modo molto efficace per togliersi dall'impaccio, non sopportava essere
messo all'angolo in quella maniera, lo sguardo di
superiorità di Harry lo innervosiva, non gli permetteva di
ragionare, se la sua mente non avesse partorito quell'idea geniale,
sarebbe finito con lo scoprire le sue carte. Non era ancora pronto per
questo. Si sentì assalito e in una frazione di secondo si
ritrovò completamente sott'acqua, incapace di respirare.
Riemerse un paio di secondi dopo, mentre il riccio stava morendo dalle
risate, "Ti uccido, Harry! Ti uccido davvero!"
"Tu volevi farte il
bagno in piscina, quindi io ti ho aiutato a farlo completamente", il
più grande saltò addosso al ragazzo e iniziarono
a lottare scherzosamente nell'acqua, i loro corpi bagnati scivolavano
l'uno sull'altro, in continuo contatto. Si guardarono per un lungo
istante negli occhi, Louis deglutì e fu il primo a
distogliere lo sguardo, "Usciamo?", si tirò fuori con la
forza delle braccia.
"Sì
usciamo", mormorò il riccio seguendolo fuori dalla piscina.
Louis riprese i suoi vestiti da terra e corse in casa, fiondandosi nel
bagno. Si ficcò sotto il gettito d'acqua bollente per
tentare di fermare il tremore frenetico del suo corpo.
Sbatté ripetutamente i pugni sulle piastrelle della doccia,
non riusciva a capire cosa stesse accadendo alla sicurezza che via via
nel corso degli anni aveva accumulato, quel ragazzino di appena sedici
anni era riuscito a demolire il suo fortino sicuro. Sentiva il suo
cuore fremere come non mai ogni qual volta incrociava quegli occhi
così verdi, così belli. Era davvero quello che
aveva sempre cercato? Qualcuno che gli causasse quella insensata
tachicardia. Lo voleva davvero?
I suoi pensieri furono
interrotti dall'incessante bussare di Harry contro la porta del bagno.
"Lou, sto gelando
potresti muoverti?"
"Un attimo",
urlò il più grande, afferrò il suo
asciugamano e se lo strinse in vita, aprì la porta,
trovandosi davanti il ragazzo sull'orlo dell'ipotermia: la pelle era
livida, come le sue labbra, i brividi lo divoravano.
"Merda!",
esclamò Louis, richiudendo la porta. Harry sbattendo i denti
si tolse i boxer ed entrò nella doccia, godendosi finalmente
dell'acqua bollente sulla pelle infreddolita.
"Ricordami di non
ascoltare più le tue idee folli", il riccio passò
una mano sul vetro della doccia, andando ad eliminare la condensa.
"Scusami, non ti sento", disse Louis con sufficienza, mentre si
pettinava i capelli bagnati.
"Stavi per uccidermi",
riprese Harry.
"Ma smettila, quanto
ti lagni"
"Non mi lagno per
niente"
"Sì certo,
certo", annuì Louis, uscendo dal bagno.
"Giuro che stavo per
morire", disse Harry, spalancando gli occhi.
"Come sempre
è un esagerato - Louis scosse la testa e alzò gli
occhi al cielo - e anche un pappamolle"
"Mi hai lasciato venti
minuti al freddo!"
"Potevi benissimo
andare a coprirti con qualcosa, è chiamato spirito di
sopravvivenza"
"Volevo farmi la
doccia, come hai fatto tu!"
"Sai che sento? Solo
un mucchio di lagne"
"Io ti uccido", Harry
fu su di lui, senza tener conto di essere in diretta streaming sul web,
davanti a milioni di fan raccolte dinanzi ai loro computer, in
adorazione. I due finirono a terra.
"Ehi ragazzi,
ragazzi.. per favore", la giornalista si alzò e si
avvicinò a loro, per arretrare subito dopo, rossa in volto:
i due avevano scelto l'angolazione perfetta per potersi scambiare
effusioni.
"Ehm.. direi che
possiamo lanciare la pubblicità", disse la donna, in
imbarazzo.
Quella sera Louis si
andò a rimettere nel suo letto e non in quello di Harry che,
dopo la doccia, si portò sulla soglia della stanza. "Come
mai qui?", gli domandò.
Louis alzò
lo sguardo dalla rivista che stava leggendo, "Prego?"
"Ehm -
esitò il più piccolo - dormi qui, stanotte?"
"Dove altro,
sennò?"
"Ecco.. io pensavo..
no niente", girò i tacchi e camminò verso la sua
stanza, stranamente giù di morale. Nelle due settimane in
cui aveva condiviso il letto con Zayn non aveva fatto altro che
aspettare il momento in cui avrebbe potuto finalmente dormire da solo,
godersi il suo bel letto. Voleva un gran bene a quel ragazzo, ma aveva
il brutto vizio di rubarsi tutta la coperta e di riempirlo di calci
durante la notte. Invece dormire con Louis era diverso. Lui sapeva
tenere il suo spazio, non lo disturbava, anzi sentire il suo respiro
leggero la notte precedente aveva fatto sì che riprendesse
sonno velocemente. Sgattaiolò via dalla sua stanza e si
fermò davanti a quella di Louis, il cuore gli martellava in
petto, moriva dalla voglia di entrare ma aveva comunque paura di farlo,
forse l'altro l'avrebbe mandato via, prendendolo a pesci in faccia.
Esitò per diversi minuti.
"Harry, cosa
c'è?", sentì improvvisamente dire dall'interno.
"Eh? Niente!"
"Entra", lo
invitò Louis. Harry non se lo fece ripetere due volte,
aprì la porta e la richiuse subito dopo, dietro di
sé.
"Disturbo?"
"No, mai..", Louis era
steso nel letto, la coperta nascondeva gran parte del suo volto, il
riccio riusciva a vedere solo i suoi occhi azzurri, dotati di una forza
magnetica tale che si sentiva terribilmente attratto da lui.
"Posso?", gli
domandò accennando al letto. Louis non rispose, si
tirò verso un lato e diede un paio di pacche sul materasso,
come si fa di solito per far avvicinare un animale domestico. Harry
sorrise, timidamente, e si infilò sotto le coperte.
"Noto con mio
dispiacere che indossi un pigiama", disse Louis con noncuranza.
"Eh?", Harry
sentì le guance avvampare.
"Nulla nulla, parlavo
fra me e me. Buona notte Harry"
"'notte Lou"
___
nda
Al solito non ho nulla
da dire, sarà che è passato un po' da quando l'ho
scritta e non ricordo nemmeno cosa succeda qui sopra lol povera me.
Vi prego, vi imploro,
se leggete lasciatemi un piccolo commentino qui giù o
lì su, o magari preferite, io vi regalo un biscottino se lo
fate c:
Lascio i link delle
mie due OS: confidence
can i take you home
E del mio Twitter
A sabato,
Alexa
|
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Capitolo 5 *** 5 ***
ATTENZIONE
questo capitolo
contiene scene di amore omoerotico (lol) se siete contrari, vi fa
schifo e quant altro per me potete bellamente morire :)
5
Quella mattina furono
risvegliati dal telefono di Louis che vibrava incessantemente sul suo
comodino, il ragazzo lo agguantò, "Pronto?", rispose con
voce impastata dal sonno.
"Lou!",
sentì urlare dall'altro capo del telefono.
"Liam abbassa la voce"
"Ti ho svegliato?"
"Un po'", Louis vide
che Harry stava ancora lottando contro il sonno che lo reclamava,
quindi si mise in piedi e andò in cucina, per non
disturbarlo.
"Come va a casa?"
"Ecco in
verità, non sono tornato a casa"
"Come? E dove sei?"
"Sono rimasto con
Harry qui"
"Ma se ce lo dicevate
rimanevamo pure noi, mi mancate un sacco.."
"Non potevo dirtelo,
Liam", disse Louis con tono allusivo.
"Eh? Ah!!",
esclamò l'altro.
"E sì",
Louis si guardò le mani, aveva fame.
"E...?"
"E niente"
"Davvero?", Louis se
lo immaginò mentre alzava un sopracciglio, sorrise.
"Già.
Cioè magari qualcosa c'è stato ma nulla di
sostanzioso, sono molto frustrato"
"Harry?"
"Dorme, ma che domande
mi fai? è appena mezzogiorno!"
"Uh devo andare, mi
raccomando Lou, fai il bravo e salutami Harry, ci vediamo domani",
senza dargli possibilità di replicare, Liam interruppe la
chiamata. Louis si massaggiò le tempie, esaminando i suoi
comportamenti infantili: aveva finto un litigio con sua madre per poter
rimanere da solo con Harry, ma a che pro? Qual era il suo scopo? Non lo
sapeva bene nemmeno lui. Fin dal primo momento aveva sentito che quel
ragazzo era diverso, aveva provato qualcosa di inspiegabile e
inaspettato per lui, un qualcosa a cui non era riuscito ancora a dare
un nome. Aveva architettato quel piano per poter dare un ordine alle
sue idee. Non ci stava riuscendo per nulla. Sbuffò e si
alzò dalla sedia per preparare la colazione.
Il giorno dopo
avebbero rivisto gli altri a Londra, avrebbero preso insieme un aereo
per volare oltreoceano, e i due passarono tutta la domenica tra
lavatrice, asciugatrice e bagagli.
"Mi stai dicendo che
era tutto un piano del tuo cervello malsano, Boo?"
"Io non ho detto
proprio nulla..", scosse la testa il maggiore.
"Ma se hai appena
detto che Liam..", ma l'altro lo interruppe, rivolgendosi alla
giornalista, "C'è qualche domanda da casa per me?"
"Louis stavo
parlando", ma il ragazzo lo ignorò completamente.
"Allora, una ragazza
ci chiede se siete gelosi l'uno dell'altro"
"Sì ma io
stavo parlando", si lamentò nuovamente Harry, incrociando le
braccia al petto. Louis lo guardò per una frazione di
secondo, continuando a scuotere la testa, "Haz sei davvero un egoista,
come puoi ignorare le tue fan?"
"Allora.. io non sono
per niente geloso di questo qua, anzi se qualcuno se lo prendesse
gliene sarei davvero grato.."
"Ma se quella volta,
in discoteca, hai quasi spaccato la faccia a quel tipo che si era
avvicinato a me, poverino era solo un fan che voleva farsi una foto.
Gente, Harry Styles non ha rispetto per i suoi ammiratori"
"Finirò con
l'ucciderti uno di questi giorni, sono serio"
"L'uomo che dice di
amarmi, così mi tratta! Che qualcuno mi salvi.."
Louis aveva percepito
l'ansia farsi strada dentro di lui durante tutta la giornata, era
arrivata ad un livello tale che le mani non smettevano di tremargli:
quella notte non avrebbe dormito per nulla. Harry, d'altro canto, era
l'emblema della tranquillità, dopo cena, si era steso sul
divano e distrattamente faceva zapping in tv. Aveva più
volte chiamato Louis, lo aveva invitato ad unirsi a lui, a rilassarsi,
ma il più grande non gli aveva dato retta. Camminava in
lungo e in largo per la casa, ripassava il testo della canzone che
avevano preparato nelle due settimane precedenti. Harry
iniziò a sentirsi irritato, lo afferrò per un
braccio e lo costrinse a sedersi sul divano, "Lasciami, ho bisogno di
concentrazione"
"Finiscila di
torturarti, per favore", lo pregò il riccio. Si
portò dietro di lui e gli passò le mani sulle
spalle, massaggiandolo delicatamente.
"Che fai?"
"Ti aiuto a calmare
tutta questa ansia inutile", rispose l'altro continuando a pressare le
sue dita sulla pelle di Louis, coperta soltanto da un sottile strato di
cotone. Gli venne la pelle d'oca per quel contatto così
diretto e così voluto. Le mani di Harry riuscirono a
calmarlo, smise di tremare, ma al contempo il cuore prese a battergli
velocemente in petto: sentiva la gabbia toracica cedere ad ogni
battito. Chiuse gli occhi e inclinò la testa di lato,
socchiuse le labbra, respirò piano. Harry notò
tutto questo e arrossì. Louis stava rivelando una bellezza
inaccettabile, capace di smuovere le sue viscere, deglutì a
forza: sentiva la gola incredibilmente secca.
"Va.. va meglio?",
chiese con voce strozzata.
"Decisamente",
annuì Louis, sbattendo le palpebre per risvegliarsi da
quello stato di beatitudo in cui era caduto grazie alle mani di Harry.
Il più piccolo si allontanò dal divano,
andò in cucina e bevve direttamente dalla bottiglia
dell'acqua. La secchezza che avvertiva alla base della gola,
però, non lo abbandonò affatto. Non si sentiva
stanco ma decise di andare a letto lo stesso, magari si sarebbe
addormentato prima di avere il tempo di pensare.
"Me ne vado a letto",
affermò senza guardare l'altro in faccia. Louis non rispose,
rimase steso sul divano in contemplazione del soffitto. In
realtà moriva dalla voglia di raggiungere Harry in camera,
ma si obbligò a rimanere in sala. L'ansia che,
poco prima, avevano eliminato le mani del ragazzo, stava tornando ad
impadronirsi del suo corpo. Passarono i minuti, Louis teneva gli occhi
serrati, stringeva i denti, cercava di pensare ad altro ma nonostante
ciò le mani gli sudarono, il cuore batteva all'impazzata, il
corpo tremava. Imprecò tra sé e sé,
doveva finirla di essere così nervoso. Si alzò
dal divano e, dopo una breve capatina in bagno,raggiunse Harry nella
sua stanza. Sperava vivamente che stesse dormendo, d'altronde era
passata più di un'ora da quando il ragazzo si era ritirato.
"Lou?", le sue
speranze andarono in frantumi.
"Sì", si
limitò a dire il maggiore, avvicinandosi al letto. Harry
tirò la coperta verso di sé, "Dai, vieni", lo
invitò. Louis perse un battito, probabilmente per
la voce roca dell'altro che era sulla soglia del sonno. Il ragazzo si
stese, mantenendo le distanze da Harry.
"Hai sonno?", gli
domandò il più piccolo.
"Non esattamente -
rispose Louis, in un sussurro - tu?"
"Un po' - Harry
soffocò uno sbadiglio - o forse un po' tanto", sorrise.
"Vuoi.. vuoi dormire?"
"No non ancora - fece
una breve pausa - sei ancora nervoso?", gli occhi del riccio
trasmettevano un calore quasi insopportabile, le mani di Louis
ripresero a sudare.
"Un po', o forse un
po' tanto", disse Louis con un sorriso, riprendendo le parole
dell'altro.
"Non ne hai
assolutamente motivo!"
"Invece
sì", Harry si voltò per guardarlo negli occhi, ma
Louis era scostante. "Guardami, Lou! Di cos'hai paura?"
"Non ho paura di
nulla, per chi mi hai preso?", il più grande
sgranò gli occhi, intercettando lo sguardo indagatore di
Harry.
"Ti ho preso per uno
che è fin troppo nervoso, tra l'altro senza motivo.."
"Ok sì sono
nervoso ma questo non implica che io abbia paura o altro"
"Cosa ti rende
nervoso?"
"Nulla",
Louis non aveva voglia di parlarne, non voleva apparire così
debole davanti ad un ragazzo che, nonostante avesse tre anni di meno
rispetto a lui, si mostrava così sicuro di sé da
lasciarlo disarmato. Inaspettatamente Harry avvicinò una
mano al suo volto e gli scostò i capelli dalla fronte, "Non
mentire, Lou". Il più grande alzò gli occhi al
cielo e sbuffò, "Non mento, non mi va di parlarne"
"Sono sicuro che dopo
ti sentiresti meglio, dai dimmelo, mi fa male vederti con quel muso
lungo, mi piaci di più quando sorridi. Cosa ti spaventa?"
"Non mi spaventa
nulla", Harry lo ignorò, "Il volo?"
"Ma sei scemo? - Louis
si alterò - ovviamente no.."
"E cosa? Dai su
dimmelo, così pensiamo insieme ad una soluzione". Louis si
sentiva molto più giovane di lui, si sentiva come un bambino
che avesse bisogno di cure e sostentamento. Poteva percepire ogni fibra
del suo corpo che voleva appoggiarsi a Harry, voleva stringersi al suo
corpo, voleva afferrare il calore che si sprigionava dalla sua pelle e
farlo suo, indissolubilmente suo. Prese un profondo respiro, "Sono
preoccupato per la mia voce, è così..
così incostante. Sbagliare qualcosa adesso rovinerebbe la
vita non solo a me ma anche a te e a tutti gli altri, sento un'enorme
pressione sulle spalle, mi sento soffocare, è orribile".
Harry si mosse verso
di lui: il suo fu un movimento quasi impercettibile. Portò
un braccio su petto del ragazzo e lo strinse a sé. Louis
sentì il cuore andargli in mille pezzi perché
troppo pieno di un sentimento insostenibile. Appoggiò la
testa al petto del riccio, sentiva il cuore battere all'unisono col
suo. Arrossì. Harry gli passò una mano tra i
capelli, li accarezzò con delicatezza e
approssimò le labbra all'orecchio destro di Louis, "Dici un
mucchio di cazzate e ti fai venire davvero troppi, troppi complessi. -
sussurrò lui - Andrà tutto alla grande, faremo
una performance da paura, lasceremo tutti a bocca aperta".
"La fai facile tu, sei
tu quello che ha una voce calda e sexy e impeccabile. Io invece ne ho
una stridula e fastidiosa e faccio cilecca più che ogni
altra cosa..", si lamentò Louis, arrossendo per le parole
che era riuscito a dire. Harry gli sorrise, dolcemente, "La tua voce
è perfetta - fece una breve pausa - come te del resto".
Louis si strozzò con la sua stessa saliva e l'altro rise di
lui, era una risata dolce, sincera.
"Che ti ridi,
deficiente? Sto morendo", bofonchiò Louis tra un colpo di
tosse e l'altro.
"Reagisci che
è una meraviglia", lo canzonò l'altro, senza
riuscire a smettere di ridere. Il maggiore si divincolò
dalla sua stretta, controvoglia, lo guardò, fingendosi
profondamente offeso, "Non mi toccare", ma Harry si rigettò
su di lui, affondando il volto nell'incavo del suo collo e inspirando a
fondo, il dolce profumo della pelle di Louis lo fece avvampare
violentemente. I ricci, però, gli coprivano il volto, ma il
più grande li scostò, "No.. no non lo fare", si
lamentò Harry, nascondendo il viso nel cuscino, ma Louis
insistette, gli portò i capelli indietro e vide le guance
colorate di un rosso vivo, bruciare sotto le sue mani. Vi
poggiò le labbra sopra, godendosi appieno quel calore. E per
quanto volesse smettere, o più che altro si imponesse di
smettere, non ci riuscì: prese a baciare ripetutamente le
guance calde e morbide di Harry che, immobile, riceveva ogni sua
attenzione senza replicare. Il riccio alzò il volto dal
cuscino per poterlo guardare, aveva un'espressione confusa, "Lou?", ma
a Louis non andava di parlare, infatti scosse la testa e
tornò a concentrarsi sulle guance dell'altro, scese piano
lungo il collo esplorando centimetri e centimetri di pelle con le
labbra. Il respiro di Harry si fece pesante, il cuore gli pulsava
velocemente nel petto e le sue mani si mossero quasi da sole nei
capelli lisci e morbidi di Louis. Il corpo di Harry, però,
era immobile, irrigidito per la sorpresa: non che trovasse spiacevoli
quelle attenzioni da parte di Louis, anzi, era sorpreso appunto
perché il suo corpo sembrava apprezzare fin troppo la bocca
del più grande che liberamente si muoveva lungo il suo
collo, scendeva sulla clavicola e imperterrita baciava il suo petto. Si
rese conto, però, di non voler essere solo spettatore della
scena. Afferrò entrambi i polsi del più grande
con decisione: i due si fissarono negli occhi per lunghi istanti, Harry
vide quelli di Louis bruciare. Con un rapido movimento, il riccio si
portò su di lui, le ginocchia all'altezza dei fianchi, le
mani continuavano a stringere i polsi dell'altro, i loro volti erano
talmente vicini che uno respirava l'aria dell'altro. I loro sguardi non
si staccarono mai, nemmeno per una frazione di secondo. Harry si
sedette sul bacino di Louis e gli sfilò la maglietta,
arrossì alla vista del petto del ragazzo ma non si
tirò indietro. Con una mano lo accarezzò
dolcemente lungo il collo, non riusciva però a staccare gli
occhi dai suoi. Si chinò su di lui e timidamente
poggiò le labbra sul suo mento, poi le spostò
sulle guance, sul naso, sulla fronte: ad ogni bacio si sentiva
più sicuro, ogni bacio diventava più umido. Le
mani di Louis si intrecciarono nei suoi capelli. Gli
accarezzò il petto lievemente abbronzato e liscio,
accompagnò ogni carezza ad un bacio. Sentiva il
più grande ansimare e gli venne la terribile voglia di
guardarlo. Le labbra di Louis erano leggermente socchiuse, Harry le
sfiorò con un dito: erano morbide e calde,
sospirò chiudendo gli occhi. Il maggiore lo
attirò a sé e lo guardò per un istante
prima di poggiare le labbra sulle sue. Il cervello di Harry
andò in panne, non capì più niente,
con molte difficoltà riuscì a focalizzare la
situazione di cui era protagonista: Louis, il suo amico Louis, quello
simpatico e carino, quello che conosceva da appena due settimane,
quello che sentiva vicino a sé più di chiunque
altro l'aveva appena baciato. "Scusami", mormorò poi il
più grande non riuscendo ad interpretare lo sguardo
dell'altro: aveva paura che fosse arrabbiato, aveva paura di aver
sbagliato, in quel momento aveva davvero paura. Ma Harry non era
arrabbiato, Harry era scosso, emozionato, turbato, tutto
fuorché arrabbiato, nella sua testa, sgombra di qualsiasi
altro pensiero, vorticava una ed una sola parola: ancora. La ripeteva
con estrema convinzione tra sé e sé, guardava
Louis, implorandolo ma l'altro non capiva, perché era
così tonto?
"Ancora", disse infine
con voce incredibilmente roca. Louis si tuffò sulle sue
labbra come se non aspettasse altro che quella piccola parola. Si
esplorarono a vicenda, senza fretta. Le loro lingue si toccarono
timidamente, indecise sul da farsi, se continuare oppure smettere.
Louis mordicchiò con delicatezza il labbro inferiore del
riccio, lo succhiò, lo assaporò. Harry si perse
in quel piccolo paradiso ignoto, la sua lingua si muoveva con
più libertà, ora, contro i denti lisci
dell'altro, sulle gengive, accarezzava tutto, non tralasciava nulla.
Louis gli poggiò una mano sul petto, riprese fiato e lo
guardò.
"Tutto ok?", gli
chiese Harry, con filo di preoccupazione.
"è tutto
vero?", gli occhi azzurri dell'altro si riempirono di lacrime, tutto
quello che stava accadendo era talmente incredibile da sembrare
irreale, si chiese se non fosse frutto di un'altra delle sue fantasie
che gli tenevano compagnia di notte. Il più piccolo rise,
riempiendogli le orecchie di un suono fantastico, "Sei un po' stupido,
Lou", non diede tempo all'altro di ribattere perché
siggillò nuovamente le sue labbra con un bacio.
Harry
posizionò una gamba tra quelle di Louis, percepì
contro il ginocchio l'erezione palese e fin troppo pronunciata del
ragazzo che, per quel minimo contatto, si trovò a soffocare
un gemito. "Per favore, Harry, basta", lo implorò il
più grande con un'espressione sofferente sul viso.
"Sicuro di quello che
vuoi?"
"Sì",
mormorò l'altro, ma il suo corpo voleva dell'altro, non si
sottoponeva al despotismo del suo cervello, della sua
razionalità.
"Io non credo",
affermò Harry mentre una sua mano scivolava lungo il petto
del ragazzo, più giù fino ad incontrare la molla
delle sue mutande. Vi indugiò per qualche istante,
deglutì: dava sfoggio di una sicurezza che in
realtà non aveva, si sentiva impacciato ed inesperto.
Poggiò la mano sul cotone, con estrema delicatezza. La mosse
e nel contempo studiò attentamente il volto di Louis. Quel
turgore lo attirava in modo perverso: le carezze leggere non bastavano
più, voleva la pelle, voleva il calore. Senza tanti giri di
parole gli sfilò le mutande e le buttò a terra,
lontane dal letto in modo che il ragazzo non si sporgesse per
riprenderle. Louis era indeciso se coprirsi la faccia o la sua completa
nudità, optò per la prima: aveva il volto e le
orecchie in fiamme. Harry prese tra le mani il suo sesso e per svariati
secondi rimase immobile a fissarlo. Louis si tolse una mano dalla
faccia e diede una pacca sulla testa del riccio, "Smettila di fissarmi,
lì, così", era paonazzo.
"è bello",
il commento però, più che essere rivolto verso il
ragazzo, era per se stesso: non si aspettava di trovarlo
così bello, così invitante, era praticamente
impossibile distogliere lo sguardo.
"Finiscila",
piagnucolò il maggiore, tornado a coprirsi il volto con le
mani. Piano, molto lentamente Harry accarezzò il suo sesso,
strinse la mano attorno a lui e fece quello che di solito faceva a se
stesso sotto la doccia. Il respiro affannoso di Louis si
trasformò in gemiti striduli di piacere e il riccio
pensò di non aver mai trovato più perfetta la sua
voce. I suoi movimenti erano decisi, sempre più veloci,
stringeva sempre di più le mani. Louis strinse con forza le
lenzuola, si morse il labbro inferiore, provò con tutto se
stesso a reprimere i suoni che provenivano dalla sua gola. Harry se ne
accorse. "No Lou non farlo, fammi sentire", lo fissò con
degli occhi fiammeggianti, quelle valli verdi di solito tranquille,
battute da una lieve brezza, ora erano tormentate da incendi multipli.
"Ti odio",
sospirò Louis inarcando la schiena, iniziava ad abituarsi al
tocco dell'altro, che assecondò con movimenti del bacino.
Harry sorrise e lo baciò sulle labbra.
"Sto.. per raggiungere
il.. limite". Il ricciò fermò il movimento deciso
del polso su di lui, limitandosi ad accarezzargli il sesso. Louis lo
guardò con aria interrogativa, la sua frustrazione era
palese. "E ora?", Harry non rispose, si abbassò i boxer e
portò con decisione la mano del più grande tra le
sue gambe. Louis deglutì, si mise a sedere e timidamente
accarezzò il sesso eretto dell'altro. "So che sai fare
meglio di così", lo apostrofò il più
piccolo, facendolo arrossire. Allora Louis stinse la mano attorno a lui
e la mosse con fermezza, rigirandola. Harry gettò la testa
indietro e si lasciò trasportare dalla maestria del
più grande. Il suo petto era scosso da tremiti, dal suo
respiro pesante. Si portò di fronte a Louis e riprese nella
mano il suo sesso. Si muovevano insieme, respiravano insieme, i loro
gemiti erano musica per le orecchie dell'altro.
Improvvisamente
avvertirono un rumore incessante e molto fastidioso: la sveglia.
Nessuno dei due si fermò, andarono avanti finché
un paio di secondi dopo raggiunsero l'orgasmo insieme, macchiandosi a
vicenda del liquido bollente dell'altro. Caddero uno accanto all'altro:
i corpi presi dagli spasmi del piacere, i petti che si alzavano e
abbassavano velocemente, i cuori che volevano esplodere al di fuori
della loro gabbia toracica.
___
nda
questo è
effettivamente l'ultimo capitolo, seguirà un piccolo epilogo.
Qui c'è la
scena clou (?) dell'intera storia, spero che vi piaccia, mi ci sono
impegnata davvero tanto :3
Come sempre, qualora
leggiate, vi invito a recensire, davvero ho bisogno di opinioni :(
Vi lascio, al solito,
i link per le mie due Ziam: confidence can i take you home
E il mio Twitter
A mercoledì
con l'epilogo.
Alexa x
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