trust me.

di harryboobear
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** hard coexistence. ***
Capitolo 2: *** This means: more time with Austin. ***
Capitolo 3: *** I already told you that I hate you? ***



Capitolo 1
*** hard coexistence. ***


Buttai lo zaino al suolo, facendolo finire ai piedi di Gemma.
Allungai la mano verso le labbra di Alex e presi la sigaretta che si trovava tra esse.
"Hey! Ma che cazzo…" 
Cominciai a fare avanti e indietro, ignorando il suo imprecare e mi portai la sigaretta alle labbra aspirando per poi buttare tutto fuori, ed oltre al fumo mi liberai anche dallo stress.
"Qualcuno è nervosetto stamattina"
Mi fermai, fulminando con lo sguardo Cody, per poi riprendere a fare avanti e indietro.
"e questo lo può confermare." continuò lui.
Se non avesse chiuso la bocca, giuro che gli avrei staccato la testa a morsi.
Presi un altro tiro dalla sigaretta.
"tuo padre?" Mi chiese Alli che si trovava alla destra del fratello, Cody.
"se." Dissi prima di fare un ultimo tiro, per poi gettarla a terra ormai consumata.
"avanti, cos'è successo stavolta?" continuò lei. 
"la solita merda."
Andai verso i gradini, dove erano seduti tutti e mi sedetti in mezzo ad Alex e Gemma.
"ha detto che stasera sarebbero arrivati Michele con il figlio, come cazzo si chiama…" ci pensai su un attimo.
"insomma, con suo figlio e che sarebbero rimasti… ciò significa che vivranno con noi."
"e tu, hai fatto la solita sceneggiata, vero?" Sentì dietro di me la voce di Harry. Ero certa che quando mi fossi seduta lui non c'era, come cazzo… ah, lasciamo stare.
Mi circondò con le sue forti braccia e poggiò la testa tra l'incavo della spalla e il collo. I suoi ricci mi solleticarono la guancia mentre sopra di essa mi stampava un bacio.
"eh certo! Ci mancava solo che non reagissi. Poteva dirmelo un po' prima, non il giorno stesso. Mi ha dato fastidio questo suo comportamento. Non mi dice mai niente, ci manca solo che mi ritrovo Michele con il pancione."
Mi lasciai andare all'indietro poggiando la schiena e la testa sul petto di Harry, mentre lui mi stringeva più forte.
Alzai gli occhi al cielo, guardando il grigio cielo di Londra.
Non ce la facevo più a vivere con mio padre. 
Mi madre morì morta tre anni prima e in casa rimanemmo solo noi, ma dopo neanche un anno, dalla sua morte, nella sua vita è entrata Michele, una donna dolcissima, non fraintendetemi, ma da quando stava con lei non era più lo stesso.
Prima parlavamo, mi confidavo sempre con lei, mentre dopo non ha avuto più tempo per me…

Mi faceva salire il nervoso che lui la preferisse a me.
Poi come se non bastasse quella sera con lei c’era anche suo figlio che per me era completamente un estraneo.
L'avrò visto sì e no quattro volte in due anni.
Lui viveva con il padre, ma a quanto è riuscito a spiegare mio padre stamattina tra le mie urla, hanno avuto dei battibecchi e lui lo ha mandato dalla madre.
Sentì la campanella suonare e gruppi di ragazzi entrare nell'edificio.
Mi divincolai dalla stretta di Harry e mi alzai, sistemandomi la corta gonna rossa a strisce nere e bianche dell'uniforme.
Un vento freddo mi scompigliò i lunghi capelli biondi e mi fece rabbrividire.
Mi strinsi nel cardigan nero e mi tolsi la cravatta che sembrava soffocarmi. La posai dentro lo zaino e mi slacciai un bottone del colletto. 
Aria.
Mi misi lo zaino su una spalla ed entrai nella scuola affianco al mio gruppo, mentre loro parlavano di chissà cosa io rimasi zitta, persa nei miei pensieri.

 

"I got another one one one" cantarono all'unisono Alli.
"Ain't no way i'm gonna come come come" si unì Cody.
"Back to the club to the party, i got what i came for, you still searching the floor" cantò infine Harry.
E la canzone non era ancora finita, non che non avessero delle belle voci, ma sinceramente non avevo voglia del loro concerto, ma per non passare per la solita stronza decisi di starmene zitta guardando fuori dal finestrino.
Arrivammo davanti a casa dei Simpson e Cody e Alli prima di scendere ci dedicarono un ultimo pezzo della canzone e ci salutarono con un "ciao" cantato.
Accennai un sorriso ai due, salutandoli da dietro il finestrino con un gesto della mano mentre Styles ripartiva.
Il riccio mi precedette abbassando il volume della musica e dandomi una veloce occhiata, prima di puntare di nuovo gli occhi sulla strada.
Guardai per un attimo il suo profilo perfetto.
I ricci gli ricadevano perfetti sulla fronte, naso dritto, delle sottili labbra rosee e due adorabili fossette.
La sua bocca si aprì in un sorriso.
"Mi stai per caso studiando? Non ti è bastato vedermi per dieci lunghi anni della tua vita?"
Distolsi lo sguardo dal suo viso, sorridendo.
È vero, io e Harry ci conoscevamo da circa dieci anni, da quando mi aveva difeso da dei stupidi ragazzini che non volevano lasciarmi in pace e da quel momento siamo diventati inseparabili, due migliori amici.
"Come mai non ci sono Alex e Gemma?"
Gli chiesi curiosa.
Di solito tornavamo tutti a casa nella range rover di Harry.
"Lo sai che non si risponde ad una domanda con un'altra domanda?"
Mi chiese beffardo.
"Tu rispondimi e basta." Dissi senza distogliere lo sguardo dalla strada.
"Alex è in detenzione. All'ora di matematica ha preso il libro e lo ha buttato dalla finestra dicendo 'La matematica fa schifo, fanculo alla matematica' e la professoressa non ha potuto non dargli la punizione."
Fece una risatina mentre io mi contorcevo sul sedile dalle risate, tipico di Constancio. 
"E Gemma è uscita con quel Tyler." ringhiò stringendo forte il volante.
Cessai di ridere e lo guardai curiosa.
"e a te non va per niente giù quel tipo, vero?"
"Come potrebbe? Non so se te lo ricordi, ma quel bastardo l'anno scorso ha picchiato Niall a sangue e io non mi fido, punto."
È vero, l'anno scorso per colpa di quella troietta di Lauren, Niall è finito in mezzo ad una rissa ed è stato ridotto uno straccio.
"Harry, Gemma ormai è grande, sa prendere le sue decisioni.." 
"Non me ne frega un cazzo, io devo proteggerla. Lei è la mia sorellina, grande o no, ho il compito di starle accanto e cercare di non farle  combinare qualche cazzatta." Disse questa frase a denti stretti, si stava irritando e non volevo litigarci, non oggi.
"Approposito, Niall quando torna dall'Irlanda?" Gli chiesi cercando di cambiare discorso.
Lo vidi rilassarsi e ciò mi sollevò.
"Dopodomani, i suoi gli hanno anticipato il volo. Non vogliono che perda altri giorni di scuola."
"mh." dissi guardando la macchina fermarsi sul vialetto di casa mia.
Davanti c'era un'altra macchina… sono già arrivati.
Rimasi per qualche secondo a fissarla per poi passarmi frustrata una mano trai capelli.
Sentì Harry muoversi sul sedile del guidatore e sentì anche la cintura slacciarsi.
Me la tolsi anche io, mi sentivo soffocare e non capivo neanche il perché.
"Ehi," mi disse con tono dolce mentre con una mano mi prendeva il mento, costringendomi a girarmi dalla sua parte.
Le sue iridi color smeraldo incontrarono le mie azzurre.
"Non fare cose di cui potresti pentirtene, non agire di impulso, sii dolce e non fare una delle tue solite sceneggiate, fallo per tuo padre."
Trovava sempre le parole giuste per tirarmi su, per impedirmi di fare qualche sciocchezza.
Lo adoravo per questo, adoravo il suo starmi sempre accanto nei momenti difficili, per me c'era sempre, sempre e dovunque.
Gli sorrisi, un sorriso sincero che da stamattina non rivolgevo a nessuno.
"Spero di non deluderla, signor so' sempre cosa dire." Lui rise mostrando quelle dolci fossette.
Mi allungai, stampandogli un bacio sulla guancia.
"Ci sentiamo dopo su skype." Presi lo zaino che si trovava tra le mie gambe, aprii la portiera e scesi dalla grande auto.
"Se proprio non sopporti nessuno, sappi che nella mia camera c'è sempre posto per te." Mi girai sorridendo.
"Me ne ricorderò." ammiccai mentre camminavo all'indietro verso la porta.
Lo salutai con un ultimo cenno della mano e lui fece lo stesso, sfrecciando con la sua Range Rover verso la strada.
Mi girai continuando a camminare finchè non arrivai davanti alla grande porta di legno di casa mia. 
Bussai, senza andare alla ricerca delle chiavi, che erano disperse chissà in quale tasca dello zaino.
"Eccola." sentì mio padre dall'altra parte.
Degluitì prima di trovarmi la sua figura davanti alla porta spalancata.
"Tesoro, vieni."
Mi invitò lui con un grande sorriso stampato in faccia.
Entrai e posai lo zaino accanto al comodino che si trovava all'entrata.
"Harper, per favore…" sapevo già che si stava riferendo allo zaino.
Sbuffai, prendendolo da terra.
Potevo sentire la sua agitazione, aveva paura che avessi potuto dire qualche sciocchezza o qualcosa che avrebbe rovinato tutto.
Salì in camera, buttandolo sul letto e mi tolsi il cardigan nero, lanciando anche esso sopra lo zaino.
Mi guardai allo specchio.
Avevo i capelli scompigliati dal vento pazzesco che tirava.
La matita che stamattina contornava perfettamente i miei occhi azzurri era sbavata e le mie guance di solito pallide, erano arrossate dal freddo.
Mi sistemai in fretta legandomi i capelli in una coda alta e togliendo la matita in eccesso. 
Mi tolsi le scarpe e rimasi in calzini.
Sentì delle voci provenire dalla fine della rampa di scale, erano loro.
Feci un bel respiro prima di cominciarle a scendere velocemente e prima di aprire bocca, sull'ultimo gradino scivolai, cadendo in avanti, ma non andai a sbattere con il parquet duro ma contro qualcosa di morbido.
Calzini di merda.
Mi accorsi di aver chiuso gli occhi e quando li riaprì due braccia mi stringevano e io ero con la faccia letteralmente schiacciata contro un petto.
Mi scostai guardando in faccia a chi ero caduta addosso.
Un ragazzo poco più alto di me, moro e con degli occhi verdi sul nocciola mi guardava preoccupato.
"Tutto bene?" Lo sentì chiedermi.
Ero come paralizzata, non avevo mai visto un viso perfetto come il suo.
"Tutto bene tesoro?" Michele disse mettendomi una mano sulla spalla mentre mio padre mi rivolgeva la stessa domanda.
"Tesoro, stai bene?"
Il ragazzo mi lasciò andare ed io scossi la testa, come per distogliermi da quella specie di trance. 
Avevo tutti gli occhi puntati addosso, anche i suoi.
"ehm.. s-sì, grazie." Dissi incapace di formulare una vera e propria frase.
"Se non ci fosse stato Austin, avresti fatto un bel volo." ironizzò la donna con un sorriso.
Austin... Austin.
Lui era suo figlio, certo!
Austin, era così che si chiamava.
L'anno scorso era più… più minuto, piccolo e portava anche l'apparecchio che suppongo che ora non porti più.
Era tutta un altra persona.
Lo guardai un'ultima volta, prima che mio padre e Michelle mi portassero verso il salone, dove mi sedetti sulla poltrona singola a sentire quanto fosse felice di essere qui e anche di vivere con noi.
Io annuivo e a volte le rivolgevo qualche sorriso, ma potevo sentire il suo guardo su di me, mi faceva sentire a disagio, mi faceva sentire indifesa, cosa che non mi succedeva mai.

La prevedevo una dura convivenza. 


Spero vi sia piaciuto, davvero.
Recensioni?

Martina, grazie per avermi aiutato con la correzione. 

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Capitolo 2
*** This means: more time with Austin. ***



 


Liam lanciò l'iphone sui sedili posteriori e si passò una pano trai capelli frustrato.
Slow Down di Selena Gomez era al massimo e rimbombava in tutta l'auto, adoravo quella canzone, era diventata come una droga.
A malincuore e preoccupata di come stesse lui, l'abbassai.
"Chi era?" Chiesi guardandolo. Lui tenne gli occhi puntati sulla strada e dopo aver sospirato mi rispose. "Danielle."
Danielle, la sua ragazza psicopatica che non lo lasciava un attimo in pace, doveva controllare ogni sua mossa.
Alta, magra, senza tette e culo, occhi marroni e capelli dello stesso colore e gonfi come quelli di un barboncino. 
Era anche viziata, scorbutica e antipatica. Fa la modella, dice lei… ma per me fa la barbona; con quei capelli e quelli stracci che si mette sarebbe perfetta.
Con mio padre faceva tutta la lecchina mentre con me si trasformava in una vera e propria vipera.

"Dio Liam, che voleva stavolta?" gli dissi io ormai stufa. "Ieri sera sono andato in un pub con alcuni amici del college, senza di lei e c'era anche Paula.
Le sue amiche pettegole ileo hanno detto e lei mi ha fatto una testa così per questo."
Paula, la sua migliore amica. Alta, bionda, occhi color nocciola e in carne. Senza dubbio mille volte meglio di quello stecchino.
Simpatica e adorabile con quel accento. Veniva dalla Romania. Lei e Liam erano così carini insieme, io li adoravo. 

Liam non lo sapeva, ma Paula aveva una cotta per lui dalla terza media.
Io l'ho scoperto un'anno fa leggendo per puro caso il suo diario, quando la sua casa aveva preso fuoco e lei e i suoi si erano trasfersi da noi.
"Per me dovresti lasciarla, ce ne sono altre mille volte migliori di lei a questo mondo." Lui scosse la testa.
"Non so se voglio troncare una relazione che ormai è in piedi da quasi due anni, io la amo."
Feci una smorfia di disgusto.
Amore, parola più sciocca non poteva esistere. Con l'amore soffrivi e basta ed era per questo che io non mi sono mai innamorata ma divertita.
Mi girai a guardare mio fratello concentrato a guidare.
Aveva i marroni capelli alzati in una cresta, le labbra formate in una smorfia e le forti braccia sul volante.
Ad un tratto si girò e i suoi grandi occhioni color cerbiatto incontrarono i miei. "Che c'è?" Chiese curioso.
"Niente, non posso ammirare il mio fratellone?" Lui rise e io feci lo stesso. "Allora, a casa come vanno le cose?" Cambiò poi discorso.
"Da quando non ci sei più tu, un vero schifo." Gli risposi tristemente.
Mio fratello da quando aveva cominciato il college si era trasferito in uno dei dormitori di esso.
Mio padre e Liam non si sopportavano, da quando era morta nostra madre cominciarono ad esserci dei battibecchi fino a diventare vere e proprie litigate.
Una volta, erano arrivati anche alle mani.
"Sai quanto avrei voluto portarti con me, ma sei minorenne e nostro padre ha anche minacciato di denuciarmi se ti avessi portata via da lui."
Abbassai lo sguardo. "Comunque non è successo niente apparte che da una settimana o più si sono trasferiti a casa nostra Michele e suo figlio…"
Feci una pausa prima di dire a denti stretti "Austin." Notai che si era girato per guardarmi e io feci lo stesso. Corrugò la fronte e sorrise divertito.
"E come mai hai detto in questo modo il suo nome?" Disse prima di riposare lo sguardo sulla strada. "In quale modo?" feci la finta tonta.
"Come se stessi ringhiando" rise. "Io? Ti pare? Non oserei…" dissi sarcasticamente.
Quel Austin mi rendeva nervosa. Ogni volta che mi avvicinavo a lui arrossivo e cominciavo a balbettare oppure sudavo freddo.
Quel ragazzo mi faceva un effetto strano, mi rendeva debole era come se davanti ai suoi mi sentissi nuda, indifesa, ma non capivo il perché.
Mi irritava.
Come se non bastasse, mio padre lo trattava come un principe.
Aveva anche una sua macchina, una range rover come quella di Harry e invece di darmi un passaggio (non che lo volessi) quel coglione se ne andava da solo e veniva a scuola con qualcuno della squadra di football o qualche cheerleader.
Non che io non ne conoscessi. Anne e Alli erano delle cheerleader ed Harry e Alex facevano parte della squadra di football.
Quando sedevo con loro a mensa, cercavo un posto più lontano da quello di Austin, non lo volevo accanto.
Si era fatto amico mezza scuola in solo una settimana.
Lo odiavo. "Se lo dici tu." Disse lui distogliendomi dai miei pensieri.
La macchina si fermò e io mi slacciai la cintura. 

"Comunque tu." lo indicai. "Pensaci bene su Danielle, non è la persona che pensi."
Lui mi guardò sorridendo. "Ohw, la mia sorellina che si preoccupa per me."
Gli scompigliai i capelli ridendo. Aprì la portiera e scesi, portandomi a presso lo zaino e mettendomelo su una spalla.
Abbassò il finestrino e io mi abbassai. "Quando te ne accorgerai, sarà troppo tardi e la persona che meritavi non sarà più disponibile."
"LIAM!" Qualcunà urlù e io mi alzai di scatto, sbattendo la testa sull'estremità del finestrino "aia." imprecai rimettendomi dritta e massaggiandomi la testa.
Liam scese dall'auto e mi venne incontro ridendo. "Stai bene?" chiese tra le risate mentre mi metteva la mano sulla testa.
Intanto ci avevano raggiunti quella scimmia di Harry che aveva gridato, Cody, Alli e Alex.
"Smettila di ridere, coglione." Dissi io acida.
"Che è successo?" Chiese Alli piazzandomisi davanti.
"Niente, quella scema della mia sorellina ha sbattuto la testa." Disse ancora Liam, ridendo piano.
"Tutta colpa di quella scimma che ha urlato!" Dissi io indicando Harry.
"Ohw, povera piccola." Disse lui avvicinandosi mentre mi avvolgeva in un caloroso abbraccio.
Mi lascia abbracciare, mettendo il broncio mentre una voce che non avrei voluto sentire chiamò i ragazzi.
Merda, merda, merda. "Austin!" Disse Alex scambiandosi una stretta di mano con lui.
"Amico, hey." Disse Harry facendo altrettanto.
Io mi nascosi dietro a mio fratello, cercando di farmi piccola piccola.
"Alli." Lo guardai mentre le stampava due baci sulla guancia.
Salutò anche Cody e poi si mise davanti a mio fratello.
"Tu devi essere il famoso Austin." disse Liam sorridendo. "In persona e tu sei…"
Liam gli porse la mano. "Liam, in fratello maggiore di Harper." Lui iela strinse.
"Ah, la bionda sempre acida con me. Approposito…" Si guardò intorno. "Dov'è?"
È possibile che non mi avesse visto?  "Eccotela" Disse Liam togliendosi da davanti a me.
Stronzo.
Adesso gli zompo addosso come un puma e lo sbrano. Lo fulminai con lo sguardo.
"Hey riccioli d'oro." Sgranai gli occhi guardandolo.
"Che hai fatto?" Disse indicando la mia mano che era ancora sulla mia testa.
La tolsi subito e cercai di mantenere la calma.
"Niente che ti possa interessare." Grande, vai così Harper.
Fredda, fredda come un pezzo di ghiaccio.
"Come vuoi." Disse lui rinunciandoci, sapeva che non l'avrebbe avuta vinta con me e che avremmo finito col litigare.
Ci fu un minuto di silenzio prima che Harry piombasse addosso a Liam.
"Manchi qui Liamuccio, allora… come procede con il college?"
Sul volto di Liam si aprì un grande sorriso.
"Alla grande, mille volte meglio del liceo ma anche mille volte più difficile di esso."
"LIAM!" Niall urlò piombando sull'amico da dietro.
Harry rise e lo stesso fece Liam, dopodiché tutti e tre si strinsero in un caloroso abbraccio.
Loro tre erano migliori amici da sempre, non si erano mai separati. Anche se ora Liam è al college, non smettono mai di vedersi.
Per me Harry e Niall sono come altri due fratelli maggiori e lo si prendevano sempre cura di me.
Guardai la scena sorridendo. "Sai.." sentì un fiato pesante sul collo.
"Potremmo essere anche noi così se tu non fossi tanto acida." Arrossì leggermente e senza guardarlo negli occhi gli risposi.
"Io non sono acida e non voglio abbracciarti o altro." Dissi a denti stretti, sempre sussurrando così come aveva fatto lui.
Ad un tratto le sue braccia mi avvolsero da dietro.
Mi immobilizzai, irrigidendomi.
"Rilassati, è solo un abbraccio."  Mi beai delle sue braccia che mi avvolgevano…
No Harriet, smettila subito, divincolati, divincolati, ORA.
"Vedi che lo vorresti un mio abbraccio? Se no, ora ti saresti già divincolata dalle mie braccia."
A quelle parole collegai cervello e corpo.
Sciolsi le sue mani dalla mia pancia e mi staccai dal suo petto.
"Smettila, io non volevo abbracciarti." Dissi quasi urlando dal nervoso.
"Andiamo Alli." La presi da un braccio e la portai dentro scuola, sentendo la campana suonare.

 

"Va bene, abbiamo ancora venti minuti prima che suoni. Interroghiamo un'altra persona."
Disse quella stronza della Cervantes, la professoressa di Spagnolo.
Incrociai le dita chiudendo gli occhi e ripetendo sempre la stessa frase:

"ti prego fai che non sia io, ti prego fai che non sia io, ti prego fai che non sia io, ti prego…"
"Signorina Payne, non ho intenzione di chiamare lei, quindi può smetterla di pregare, lei ha già abbastanza voti per ora, ci sono persone con neanche un voto."
Mi disse la giovane signora che si trovava oltre la cattedra.
Tutti risero e io arrossì leggermente, trovandomi al centro dell'attenzione. Odiavo quando succedeva.
"Bene, penso che l'unico che non abbia ancora nessun voto è il nuovo arrivato… Mahone."
Austin la guardò, tranquillo. "Prof. non mi sono ancora arrivati i libri e quindi non ho potuto studiare."
Lei lo trucidò con lo sguardo. "Pensa che io aspetti i comodi suoi?" Gli chiese la Cervantes.
"Che vuole che faccia? Dovrei fare causa alla libreria? Non so, mi dica lei."
"Si faccia prestare il libro da qualcuno, c'è qualche suo compagno nella zona che potrebbe aiutarla?"
Alla domanda della professoressa sbiancai, speravo con tutto il cuore che non facesse il mio nome, ma così non fu…
"Io e Harper viviamo insieme." L'attenzione da Austin si spostò su di me.
Io cercai di scivolare sotto il banco, facendomi piccola piccola.
"Come mai?" chiese la professoressa interessata.
Ma cazzo te ne frega a te? Mi feci forza e mi alzai rispondendole.
"I nostri genitori, non so tra quanto, dovrebbero sposarsi." Dissi sbuffando.
"Perfetto, quindi potrebbe studiare con la signorina Payne. Potrebbe benissimo aiutarla a recuperare il programma precendente." 

Roteai gli occhi al cielo. "Come vuole lei." dissi atona.
Tanto non lo avrei aiutato, gli avrei prestato il libro e se lui non avesse studiato bene, cazzi suoi.
"Ah e se non vedrò qualche risultato, abbasserò anche a lei il voto."
Sgranai gli occhi guardandola incredula. "COSA?! Lei non può abbassarmi il voto solo perché magari uno come lui non ha voglia di studiare."
"Non alzi il tono con me, quello che dico io deve essere fatto."
La campanella suonò e tutti si alzarono dirigendosi fuori dall'aula.
"Sono stata chiara?" Chiese lei un'ultima volta.
"Sì…" dissi io ormai arresa. "Intesi signor Austin?" Chiese anche a lui.
Portai il mio sguardo su di lui fulminandolo con gli occhi.
"Of course." Rispose lui facendo lo spiritoso.
Maledetto.
Mi alzai dal banco, prendendo lo zaino svogliatamente e dirigendomi verso l'uscita.
Spagnolo era l'unica materia in cui andavo bene, se mi avesse abbassato il voto sarei stata fottuta.

 

"Finalmente, libero!" Urlò il biondino dagli occhi azzurro mare.
Niall, il più dolce del gruppo, quello con la risata facile che cantava senza sosta con Cody.
Ci dirigemmo verso il parcheggio.
Harry aveva un braccio intorno alle mie spalle e io alla sua vita.
Cody e Alex erano dietro che parlavano con alcuni della squadra e anche con Austin, mentre Alli e Gemma a quanto avevo capito, erano rimaste a degli allenamenti extra con le ragazze.
Arrivati davanti alla Range Rover del riccio ci girammo insieme.
"Ci vediamo domani ragazzi." Dissero Cody, Alex e Harry uno dopo l'altro.
Salutarono gli altri salendo in macchina sui sedili posteriori.
Aprì la portiera pronta a salire quando Austin la richiuse mettendosi davanti.
"Che pensi di fare?!" Gli chiesi irritata dal suo gesto.
"Oggi studiamo, no?" Chiese lui con un sorrisetto sulle labbra.
"Da dove viene questa voglia innata di studiare, Mahone?" Gli chiesi curiosa.
"Voglia di studiare? Non tanta. Voglia di scoprire cosa succederà dopo oppure se ti do un passaggio in auto? Tanta." Mi sorrise malizioso.
Arrossì istintivamente capendo a cosa si riferisse.
Si comportava da emerito stronzo, voleva solo dimostrare che poteva avere il controllo su ogni ragazza.
Tutto questo era riferito ad un discorso che si era fatto lui con alcuni dei suoi amici e che io avevo sentito per puro caso.
Stavano parlando di me e di come mi comportassi con lui e secondo loro lui non sarebbe mai riuscito a calmarmi e a farmi cadere ai suoi piedi.
Per lui era una cosa intrigante dato il fatto che io fossi come una sorella per lui.
Mi ha dato fastidio che di me, in quel discorso, si sia parlato come un oggetto. 
Mi ha dato fastidio che lui abbia potuto pensare solo per un momento che fossi un oggetto.
"Allora?" Mi chiese speranzoso. "Lo vuoi questo passaggio e magari anche un bonus?" 
Mahone vuoi giocare? Bene, giochiamo, ma ti avverto che con me non l'avrai vinta facile.
"No grazie, preferisco viaggiare sicuro."
Sorrisi come una classica stronza e feci per aprire la portiera, aspettando che lui si togliesse da davanti, ma sembrava che lui non avesse la minima intenzione di farlo.
"Vuoi complicare le cose eh? Ti piace giocare a quanto pare." Si avvicinò al mio orecchio e mi sussurrò: "Allora giochiamo."
Si tolse dalla portiera e la aprì. "Ci vediamo a casa bellissima." Disse invitandomi ad entrare.
Entrai senza dire una parola e aspettai che lui la richiudesse.
Se ne andò subito, diretto verso la sua macchina.
"Che ti ha detto? Ti ha fatta un'altra volta incazzare?"
Ero sconvolta. 

Quando la sua bocca era stata così vicina al mio orecchio mille brividi mi avevano attraversato la schiena e avevo cominciato a sudare freddo.
"Hey, terra chiama Harper." Disse Niall da dietro, passandomi una mano davanti al viso.
Scossi la testa. "Sì, mi ha fatta incavolare…" Dissi poi con la voce spezzata.
"Mh, mettiti la cintura." Disse Harry incerto sulla mia risposta.
Le cose si stavano complicando e stavano andando sempre peggio.
Ora mi toccava dargli anche ripetizioni e ciò stava a significare… più tempo insieme a Austin Mahone.


Here i am.
Non so, ho scritto questo capitolo tutto in una volta.
L'ho riletto solo una volta perchè è tardissio e ho detto "o la va o la spacca" e l'ho pubblicato.
Spero non ci siano errori, è tardissimo e mi si chiudono gli occhi da soli dalla stanchezza çç
Scusate.
Volevo solo chiedervi cosa ne pensate, ho messo anche Liam, il fratello maggiore di Harper.
Boh, io l'ho adorato.
Volete che inserisca anche Malik e Tomlinson?
Cosa pensate possa succedere tra Harper e Austin?
Che ne pensate dell'effetto che lui ha su di lei?
Vorreste un triangolo amoroso? 
eeeeh, sapeste.
Mi farebbe piacere una vostra recensione, davvero.
{RINGRAZIO con tutto il cuore chiunque ha recensito il primo capito, grazie delle vostre recensioni}

Un bacio, pau 


 

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Capitolo 3
*** I already told you that I hate you? ***



 


Storia d'amore? No.
Star Wars? Manco morta.
Spongebob? Potrebbe andare se avessi ancora dieci anni.
Guardai la tv con lo sguardo perso, sdraiata sul divano mentre facevo zapping con il telecomando. 
La domenica pomeriggio era sempre noiosa, poi aggiungiciamoci un burrascoso temporale e siamo apposto. Era ottobre e da una settimana pioveva di continuo, ventiquattro ore su ventiquattro, dal lunedì alla domenica.

Non ne potevo più.

Avevo voglia di uscire, svagarmi con gli amici e fare qualcosa; se fossi rimasta anche la prossima settimana rinchiusa in casa penso che avrei dato di matto, sarei impazzita. Odio stare per conto mio, da sola. Mi piacciono le persone, la gente e mi piace esserne circondata.
«Che guardi di bello?» Mi chiese quel cretino di Austin buttandomisi letteralmente addosso. Mi ero mimetizzata così bene con il divano da non notare che quel tuo stupido sedere era finito sulla mia pancia e la tua testa insieme alla mano erano poggiati sulla mia di testa?! «Spostati - dissi cominciando a dimenarmi - che mi soffochi, cretino.» Riuscii a togliermelo di dosso e ad alzarmi dal divano, mentre lui si stendeva sul divano, mettendosi più comodo.
Mi sistema la grigia felpa e sbuffando mi scaraventai su una delle poltrone che erano accanto al divano. Alzai le gambe, rannicchiandomi su me stessa mentre ricominciavo con l'avanti e indietro dei canali TV. 
«Ragazzi, noi usciamo - sentì la voce di mio padre mentre faceva capolinea in salotto accompagnato da Michelle - dobbiamo risolvere delle faccende riguardanti il matrimonio.»
Mio padre ci stava mettendo l'anima in questo avvenimento, cosa che non succedeva spesso. Beh ti credo, era il suo matrimonio e non poteva starsene con le braccia conserte senza fare nulla. Michelle aveva un sorriso a trentadue denti mentre si metteva il cappotto e prendeva l'ombrello che si trovava all'entrata.
«Non organizzate feste o robe simili mentre siamo fuori, ci metteremo solo mezz'ora, massimo un'ora.» Ci avvertì lei mentre apriva la porta di casa. Rabbrividii al vento gelido che era entrato. 
«Ciao.» Dicemmo io e Austin all'unisono mentre loro uscivano salutando. Era entrato un odore di piogga, cosa che odiavo. Mi strofinai il naso e mentre lo facevo, Austin mi prese il telecomando dalle mani. 
Indosssava una cannottiera rossa con sotto dei pantaloni da tuta grigi. Sempre chic il ragazzo. Era uno che ci teneva al suo aspetto e lo si poteva notare dal modo accurato di vestirsi o dalle ore che passava nel bagno solo per sistemarsi i capelli e chissà cos altro.
«Ma quelle ripetizioni? Quando cominciamo?» Mi chiese lui prendendomi alla sprovvista. Non mi sarei aspettata una certa domanda da lui. Era passata una settimana o più e non avevamo fatto neanche una lezione pomeridiana. «Ti ricordo che la Cervantes ci ha beccato di nuovo impreparati...» Mi ricordava lui ed io non poteii fare altro che guarlarlo storto. «Vorrai dire, ti ha beccato impreparato.» Calcai bene quel "ti". «Come vuoi, ma ha minacciato anche te.» È vero, quella vecchia aveva minacciato tutti e due: a me avrebbe abbassato il voto - cosa parecchio ingiusta - e lui lo avrebbe bocciato direttamente nella sua materia. Se continuava così, l'anno prossimo se la sarebbe portata in estate. 
Sospirai.
«Hai ragione, basta che mi prometti di fare il serio e studiare, non ti chiedo tanto.» Dall'odiarlo ero arrivata ad accettarlo, più o meno. Mio padre mi aveva chiesto di stare buona e fare la civile e per questo mi risparmiavo certe litigate o insulti o qualsiasi altra cattiveria che potevo dire a lui. Per quanto odiassi mio padre non avrei rovinato l'unica cosa che lo rendeva felice, cioè Michelle, ma peccato che nel paccheto era compreso anche il signorino. «ielo lo prometto sergente Payne.» Disse con tono scherzoso mentre si era messo a sedere facendo il saluto che facevano i militari.
Mi scappò un piccolo sorriso, che non feci notare, abbassando la testa.
«Che vuoi fare? Non dirmi ripetizioni perchè non ne ho per niente voglia.» Un minuto prima mi aveva detto che voleva le ripetizioni e ora aveva cambiato idea. Scossi la testa, puntando la mia attenzione sulla tv. «Dai, non fare l'acida.» Insistette lui ma io non gli diedi retta.
«Un film? Dai, un bel horror.» Mi propose lui andando sul menù del decoder e cominciando a sfogliare i vari film horror, che si trovavano nella videoteca
Horror? Potevo fare la dura ma gli horror mi terrorizzavano. Mi strinsi nelle spalle, gesto che avrei dovuto evitare. «Cos'è? La grande Harper Payne ha paura di un filmino?» Mi stuzzicava lui. «Ma vai a farti fottere. Metti questo benedetto film - dissi alzandomi dalla poltrona e mettendomi sul divano accanto a lui - io non ho paura di una cosa stupida come questa. Tanto è tutto finto.» 
«Aspetta che prendo qualcosa da sgranocchiare e da bere.» Mi disse lui con un sorriso mentre si dirigeva in cucina. 
È solo un film Harper, uno stupido film, è tutto finto.
Le luci erano spente e per via della brutta giornata, fuori il cielo era scuro e ciò significava, oscurità totale. Un silenzio assurdo calò nel salotto e io non poteii fare a meno che portarmi le braccia al petto per poi abbracciarle, ranicchiandomi su me stessa. 
Mi guardai attorno a disagio, che fifona che ero.
«Bu!» Disse qualcuno ad alta voce al mio orecchio e a quel punto sobbalzai mettendomi una mano sul petto e respirando a fatica. Mi girai, notando che era solo quel cretino. «Ma sei scemo? Mi hai-» Mi bloccaii. Sono troppo orgogliosa da ammettere che mi aveva spaventato. «Spavenata?» Mi suggerì lui contento di se stesso mentre si buttava sul divano accanto a me mettendo due lattine di coca sul tavolino davanti a noi e una grande busta di patatine.
«Presa alla sprovvista.» Wow, che scusa.
«Come vuoi tu. Dai guardiamoci questo film.» Disse digitando il tasto play e facendolo partire. 

 

Non andare lì dentro. 
No, non dire tre volte Bloody Mary, no, non farlo. 
Ecco, lo hanno fatto. Oh Dio, ecco quella che mi fa cagare sotto. 
Austin aveva optato per Paranormal Activity 3. "Non è spaventoso" disse lui "ci sono poche scene brutte" mi aveva ancora detto "non è proprio un horror" continuò e io come una stupida mi fidai.
Questo era decisamente il film più spaventoso, brutto e ansioso che avessi mai visto. Ogni volta che partivano i filmati fatti dalla telecamera io mi cagavo sotto perchè quella casa era spaventosamente simile alla nostra. Mi guardavo sempre intorno a disagio, ma non appena Austin si girava a guardarmi io gli sorridevo, facendo finta di nulla, come se non avessi paura. Posavo la mia attenzione sulle patatine e se avessi potuto, avrei messo la testa dentro quella busta per tutta la durata del film oppure mi sarei messa la coperta in testa che ci avvolgeva. 
Ad un tratto non potei fare altro che guardare ancora la tv. L'uomo che povero, aveva fatto tutta questa documentazione, ora stava filmando, con il fiatone, in un'altra casa. Ansia, questo provavo in quel momento.
Tanto, stanotte, gli incubi ci sarebbero stati senza problemi. 
Ecco sua figlia, rannicchiata sulle scale come un'indemoniata. Si sta avvicinando, cazzo non farlo se la vedi in quello stato. Ci era vicino e... sbam, qualcosa di indescrivibile. Urlai dallo spavento e la busta di patatine che tenevo in mano mi salto da esse, facendole finire tutte sul pavimento. 
Austin rise mettendosi la mano sulla pancia. «e tu - cominciò tra le risate - saresti quella che non ha paura?» Chiusi il televisore e non so con quale coraggio andai ad accendere la luce. «Ti odio, ti odio e odio anche quel stupidissimo film.» Gli dissi puntando il dito prima su di lui e poi sulla grande tv. 
Andai a prendere la scopa. «Aiutami.» Gli ordinai mentre lui si alzava e cominciava a ripulire il tavolo. Portò una busta nera, piena di tutto e di più e io ci misi dentro anche le patatine che avevo raccolto con la scopa. «Qualcuno deve buttare la spazzatura.» Disse con un sorriso beffardo. Sapeva che mi stavo letteralmente cagando sotto ed uscire con il buio, da sola, non era una buona idea. Anche se dovevo semplicemente attraversare la strada, la paura c'era.
Sono stata sempre fifona per quanto riguarda certi film.
«Perchè non ci vai tu?.» Gli chiesi speranzosa.
«Troppa paura per uscire da sola?» Posai la scopa e tornai da lui. Mi stava sfidando e visto quanto sono orgogliosa, presi la giacca, le uggs e la busta tra le sue mani. «NON.HO.PAURA.» Mi misi il cappuccio, aprì la porta di casa ed uscì richiudendola alle spalle.
Mi trovai al buio, solo con le luci delle varie case accese. Non era stata una buona idea.
Mi girai guardando la grande porta di legno. Avrei voluto mettermi a bussare ed implorare per farmi rientrare, ma non potevo.
Mi feci forza e rigida come un pezzo di legno, attraversai il giardino di casa, trovandomi sul vialetto pronta ad attraversare.
Andiamo, non posso essere così infantile.
Feci un passo avanti, ma poi ci ripensai. Forza Harper, forza. Scossi la testa e rifeci quel passo pronta ad attraversare la strada quando qualcuno mi tirò per il braccio. Balzai in avanti, girandomi e serrando gli occhi. «Tranquilla fifona, sono io.» Perfortuna era solo lui.
«Perchè sei uscito?» Gli chiesi stupita. «Pare che certi film ti segnino la vita - disse quasi sul punto di ridere, ma non lo fece per la mia occhiataccia - e quindi ho deciso di accompagnarti. Non posso permettere che succeda qualcosa alla mia sorellina.» 
Quel suo pensiero mi fece quasi sorridere, sottolineo quasi. 
«Andiamo e dammi.» Mi prese la busta dalle mani e con l'altra prese la mia mano, attraversando con me. La buttò nel cassonetto e tornò sempre con me, al fianco, verso l'altra parte della strada. 
Davanti alla porta di casa nostra si fermò e mi guardò come se stesse aspettando qualcosa. 
«Che c'è?» Gli chiesi. «Aspetto che tu apra la porta.» Mi disse.
COSA?
«Io non ho le chiavi, pensavo le avessi prese tu.» Lui sgranò gli occhi. «Ma dovevi averle tu, esci di casa senza chiavi?» Mi accusò.
«C'eri tu in casa, le chiavi non mi sarebbero servite.» Gli dissi mimando un cretino alla fine. «E io non le ho prese con la convinzione che tu le avessi.» Mi rispose lui sbuffando. «Tu stai cercando di dirmi che... - mi misi davanti a lui cominciando a gesticolare - siamo chiusi fuori e dobbiamo aspettare i nostri genitori che chissà quando torneranno?!» Lui si strinse nelle spalle. «Se ti dico di sì, non mi salti addosso come un puma?» Stavo per fargli male, molto male.
Ad un tratto cominciarono a cadere delle gocce dal cielo. Stava per piovere, di nuovo, fantastico.
«Sei serio?» Dissi con voce stridula mettendomi sotto il portico dove si era rifugiato anche lui. «Già ti ho detto che ti odio? Beh, te lo ridico, magari te lo scordi - mi girai verso di lui incrociando le braccia al petto e guardandolo storto - ti odio.»
Pioggia, freddo e compagnia scadente per chissà quanto tempo.
Cosa si può volere di più dalla vita?


Here I am.
Voglio scusarmi con tutte quelle che seguono la ff, non avrei mai pensato di tardare così tanto.
Non avevo idee e neanche questo capitolo è una geniale idea, ma qualcosa dovevo pur pubblicare.
Ho fatto del mio meglio e spero vivamente che quello che ho scritto piaccia.
Ho riletto un sacco di volte e spero non ci siano errori.
Questo stupido programma che ho nel mac mi corregge da solo e mi mette cose strane, quando cerco di corregger e e avolte me le lascia così. Infatti nel capitolo anteriore avrò fatto 5348927823 errori solo per colpa di questo problema :c
RINGRAZIO chiunque recenisce, ha messo trai preferiti/ricordate/seguite la fan fiction, vi adoro.

Parlando del capitolo..... 
Harper è un po' come me, fifona al massimo per questi genere di film e Austin è stato piuttosto dolce ad accompagnarla fuori se solo quel cretino non avesse scordato le chiavi, ma dettagli ouo
Non avevo previsto questo genere di finale, ma non sapevo proprio come finire.
Ok, basta, scrivo/parlo troppo.
Per qualsiasi cosa mi trovate anche su twitter: @curiostyles
AH! Avete visto il nuovo banner? Sono curiosa di sapere se preferivate quello di prima a questo.
RECENSITE, RECENSITE, RECENSITE.
Un bacio, pau. 

 


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