Canestro al Cuore di NiraMalfoy (/viewuser.php?uid=35668)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo Primo ***
Capitolo 2: *** Capitolo Secondo ***
Capitolo 3: *** Capitolo Terzo ***
Capitolo 4: *** Capitolo Quarto ***
Capitolo 1 *** Capitolo Primo ***
Salve a tutti.
Vi presento
una piccola fanfic su Slam Dunk che non sarà molto lunga
(4 capitoli al massimo), ma che mi sono divertita
davvero molto a
scrivere e spero che la possiate apprezzare almeno un po'.
Nella fanfic
è presente un personaggio originale di nome
Yumi Kawanari, sono curiosa di sapere cosa pensere di lei!
Se
dovesse piacervi particolarmente Haruko Akagi vi avviso che leggendo
quanto segue potreste rimanere leggermente offesi ... quindi a voi la
scelta se proseguire con la lettura o no ^^.
Buona lettura a tutti.
-
Canestro al Cuore -
(PoV Yumi)
La campanella della pausa
pranzo era appena suonata e mi ritrovavo a camminare proprio dietro al
sempai Miyagi mentre, affianco a me, Haruko continuava a tirarmi
gomitate e lanciarmi occhiatine maliziose.
- Coraggio Yumi, ti
devi fare avanti. Questo è il momento buono …
ormai ha definitivamente chiuso con Ayako.
- Cosa? E tu come lo
sai?
Non potevo credere che
Haruko fosse a conoscenza di una cosa del genere. Lei, che da circa un
anno non si era accorta della corte sfrenata di Hanamichi Sakuragi, non
poteva essersi accorta che ci fosse qualcosa tra Ayako
e Hisashi. Era del tutto impossibile.
- Come, non lo sai? A
scuola ne parlano tutti … Ryota e Ayako si sono lasciati e
lei si è messa con Hisashi Mitsui. Perciò adesso
Ryota è del tutto libero e sta aspettando solo
te. Coraggio buttati! - Haruko mi diede uno spintone tale che non feci
in tempo a ritrarmi e finii dritta contro la schiena di Miyagi, che
prontamente si voltò e mi guardò con
un’aria mista a stanchezza e rabbia. Non disse nulla.
- Ehm …
scu-scusa sempai …
Ero sicura di aver
assunto come minimo il colorito della capigliatura di Sakuragi, ma
ormai ero lì e non potevo tirarmi indietro, nonostante
sapessi già che non sarei riuscita a parlare senza
balbettare.
- C-come va? Tutto
… è tutto a posto sempai Miyagi?
Certo,
che stupida. Come potrebbe essere tutto a posto dopo quello che
è successo ieri pomeriggio? Stupida Yumi. Perché
non tieni chiusa quella boccaccia ogni tanto?!
- Non fare finta di non
sapere niente Kawanari. Ti stai divertendo a ridere alle mie spalle,
non è vero? Scommetto anche che ti è piaciuto
spettegolare tutto in giro … magari a quelle oche delle tue
amiche. - non mi guardava in faccia, ma la sua espressione
metteva paura in ogni caso.
Mi bloccai di scatto,
trattenendo anche lui. Dimenticai completamente la mia timidezza e,
ignara del fatto che tutto il corridoio ci stesse osservando, gli
lanciai un’occhiata in cagnesco, ma cercai di non perdere le
staffe davanti a tutta quella gente.
- Cosa vorresti dire?
Lo sai bene che io non ho detto niente a nessuno: se sei in cerca di
una persona con cui sfogare tutta la tua rabbia repressa, non venire a
prendertela con me! - non volevo arrabbiarmi. Sapevo che altrimenti
sarei scoppiata in lacrime.
- Noi due dobbiamo
parlare. - mi prese per un braccio e mi trascinò fin sul
tetto della scuola che, come al solito, era desolato: eccetto che per
pochi
gabbiani che becchetavano gli avanzi di qualche panino.
Mi avvicinai alla
recinzione, premendoci contro la fronte ed osservando i ragazzi che si
divertivano felici e spensierati nel cortile. Le vertigini si fecero
presto sentire, ma non avevo il coraggio di voltarmi a guardare il
sempai, così chiusi gli occhi e cercai di pensare ad altro.
Di poter volare via da quel tetto, per esempio, o scappare da quella
scuola, per non vedere più nessuno di loro. Per stare meglio.
- Kawanari,
forse non avrei dovuto parlarne con te quel giorno, sul tetto
… - lui era fermo, in piedi in mezzo allo spiazzo, con lo
sguardo fisso sulla mia schiena.
Con la mano afferrai la
recinzione e mi diedi la spinta per girarmi a guardarlo.
- Ma cosa stai dicendo?
Io non ne ho fatto parola con nessuno. Sono rimasta stupita
almeno quanto te, questa mattina e … e mi dispiace per
quello che è successo, davvero …
Lui continuava a
fissarmi: cercava di sembrare arrabbiato, ma in realtà
sapevo che era solamente triste. Si avvicinò a me, molto
vicino. I nostri volti erano separati da meno di un soffio di vento;
appoggiò una mano contro la recinzione e penetrò
i miei occhi con il suo sguardo.
- Sei la prima a darmi
l’appoggio morale che mi serve. E credo anche che
sarai l’ultima … - sospirò poi
proseguì cambiando discorso: - Kawanari, senti un
po’, che ci facevi sul tetto quel giorno? Sei stata tu a
mandarmi quel bigliettino anonimo, non è vero?
I battiti del mio cuore
accelerarono all’improvviso, non sapevo che cosa rispondere,
né che cosa fare, ma fu la campanella a salvarmi da quella
situazione imbarazzante.
- Ecco i-io
… io devo andare adesso. Ci vediamo sempai. - lo salutai con
la mano e corsi giù per le scale, il cuore in gola, il
sudore sulla fronte e la voglia di sprofondare nel terreno.
Voltando
l’angolo, ancora correndo, andai a sbattere proprio contro
Haruko. Mi ripresi velocemente, porgendole la mano e tirandola su: -
Scu-scusa Akagi, non ti avevo vista … - avevo ancora il
fiatone.
- Che ti è
successo? Ti sei confessata? Che ti ha detto? Vi siete baciati? -
sembrava una mitraglietta, così le tirai una piccola spinta
per farla stare zitta: - Non dire idiozie Haruko, sai bene che una cosa
del genere non succederà mai. Piuttosto andiamo in classe,
siamo già in ritardo per le lezioni.
Mi avviai verso la
porta della nostra classe, mentre lei, dietro di me, continuava con le
sue fastidiose domande; fu solo l’arrivo del professore a
salvarmi da quell’interrogatorio infernale, ma solo per poco
perché, dopo le lezioni, me la ritrovai nuovamente alle
calcagna.
- Che fai? Ci vieni
oggi a vedere gli allenamenti del club di basket?
- Non credo, non mi va
di vedere Miyagi … - dissi
stappando la lattina che avevo tra le mani e portandomela alla bocca.
- Ma potresti
venire per vedere quel ficone di Rukawa! - esultò lei, come
se quella che avesse appena detto fosse la cosa più scontata
al mondo, con gli occhi sognanti.
A sentire le sue parole
mi andò di traverso l’aranciata che stavo bevendo
e mi fermai in mezzo al corridoio a tossire come una pazza.
- Tutto bene, Yumi-san?
- mi chiese con aria preoccupata.
- Ehm …
sì. - risposi, senza saper bene che cosa dire, ma subito mi
vennero in mente le parole adatte: - Però sai,
credo che non mi vada di sprecare il mio tempo facendo il tifo per quel
cadavere di Rukawa!
Haruko mi
osservò con aria stupita, incredula che ad una ragazza
potesse non piacere Kaede, ed effettivamente ero una delle poche a cui
non interessasse fare la corte a Rukawa, che, tra le altre cose, non
aveva mai dimostrato interesse per una donna in tutta la sua vita.
- Ma davvero non ti
piace quel ficone? - mi chiese con aria innocente.
Non la guardai: -
Sinceramente no … e poi sei proprio sicura che non sia
dell’altra sponda? - ovviamente, dicendo ciò,
volevo solo scherzare, ma Haruko non lo capì e
scappò via in lacrime.
Esasperata, la osservai
allontanarsi e decisi di seguirla per scusarmi con lei, anche se sapevo
che poi mi avrebbe costretta a seguirla in palestra.
Mi misi a correre,
mentre i professori che mi vedevano mi ricordavano che era vietato
correre nei corridoi. Senza ascoltarli, continuai il mio avanzare
finchè, svoltando l’angolo, andai a sbattere
contro qualcuno e l’urto mi fece ruzzolare in terra.
Mi alzai da terra
dolorante, pronta a porgere le mie scuse al malcapitato, ma appena i
miei occhi si posarono sull’alta figura di Hisashi Mitsui mi
raggelai e non seppi che cosa dire. Lui, invece, mi osservò
con un lieve sorriso sul volto: - Yumi? Che stavi combinando? - mi
domandò spostando il borsone della palestra da una mano
all’altra.
- Ehm …
scusa. - risposi annaspando, ero ancora incredula per il tradimento che
aveva avuto nei confronti di Ryota, mettendosi con Ayako subito dopo
che i due si erano lasciati. In fin dei conti, però, Hisashi
era sempre stato mio amico e non sapevo bene che cosa pensare di quella
situazione: - Stavo cercando Haruko. Per caso l’hai vista
passare?
Lui sembrò
pensarci per qualche secondo ed infine annuì leggermente: -
Sì, stava andando verso il cortile.
- Grazie! - dissi e
già ero pronta a correre via per togliermi il più
presto possibile da quella situazione, ma infine ci ripensai e rimasi
ferma dov’ero: - Ah, senti Hisashi … - iniziai
incespicando: - Non è che mi spiegheresti
cos’è successo tra te e Ayako?
Lui mi
osservò, rimanendo zitto per qualche secondo, ed infine
imprecò rumorosamente, attirando su di sé
l’attenzione di tutti: - Non ci posso credere! Lo sai anche
tu? - sembrava davvero incredulo.
- Veramente
… credo che lo sappia tutta la scuola, sai? - dissi mentre
la sua espressione diventava ancora più sconcertata, ma
nello stesso tempo la sua immancabile boria si palesò sul
suo volto: - Caspita! Non credevo di essere così famoso! - e
riuscì persino a scherzarci tranquillamente sopra.
- Non vorrei
interferire con il tuo ego, Mitchi, ma credo proprio che Miyagi sempai
voglia riempirti di botte. Prima l’ho incontrato e sembrava
davvero infuriato. - notai che molti occhi si erano inevitabilmente
puntati su di noi e sicuramente altrettante orecchie erano tese per
riuscire a sentire meglio i nostri discorsi privati.
- Senti … -
lui abbassò la voce ad un sussurro che sentii a malapena: -
Non mi sembra questo il posto per parlarne. - osservò
minacciosamente tutti gli studenti che ci stavano osservando, che
distolsero immediatamente i loro sguardi: - Perché non vieni
agli allenamenti?
- Forse. - risposi
alzando le spalle, poi il pensiero di Haruko mi balenò nella
mente: - Adesso devo andare, ci vediamo Hisashi. - dissi affrettandomi
a correre via. Sentii il suo sguardo incuriosito posarsi su di me
mentre mi allontanavo, ma cercai di non farci caso.
Percorsi i corridoi in
tutta fretta e, scendendo le scale, per poco non ruzzolai per terra, ma
infine riuscii a raggiungere incolume il pian terreno. Uscii dalla
scuola e cercai con lo sguardo Haruko: la trovai adagiata contro un
ciliegio vicino ai cancelli e mi avvicinai cercando le parole adatte da
dire.
Quando fui a pochi
passi lei sembrò accorgersi di me: fortunatamente non stava
più piangendo e questo riuscì a facilitarmi
l’ingrato compito di chiederle scusa per
quell’inutile battuta.
- Ehi. - le dissi
affiancandomi al tronco dell’albero: - Mi dispiace per poco
fa. Davvero, stavo scherzando Haru-chin. Sono sicura che Rukawa sia del
tutto etero. - sorrisi vagamente e lei sembrò ricambiare.
- Non fa niente. - mi
rispose: - Ma hai una faccia strana. E’ successo qualcosa?
- Oh, niente di grave.
- la rassicurai: - Ho solo incontrato Hisashi mentre venivo a cercarti.
- dal mio volto scomparve irrimediabilmente il sorriso, ma cercai di
nasconderlo ad Haruko. Ovviamente i miei sforzi furono del tutto
inutili e lei ricominciò a bombardarmi con le sue domande
senza senso: - Davvero? - sgranò gli occhi, e la sua
espressione divenne tremendamente curiosa: - E cosa è
successo? Gli hai detto che è un vile traditore, vero? E lui
cosa ti ha risposto? E poi come …
- Basta Haruko, ti
prego! - esclamai esasperata. Purtroppo sembrava essere tornata di buon
umore: - Non è successo niente di niente! - conclusi
allontanandomi da lei e sperando che non mi seguisse, ma lei
sembrò non accorgersi che la mia voleva essere una fuga
indiscreta, per cui si avviò dietro di me e
continuò a blaterare: - Eh? Come hai potuto resistere al
desiderio di dirgliene quattro? Secondo me avresti dovuto farlo,
insomma, anche se è un tuo amico non è giusto che
la passi
liscia dopo quello che ha fatto! Non lo pensi anche tu? E poi dovresti
andare a parlare anche con Ayako, dico davvero. Se tu le dicessi cosa
pensi di lei, sicuramente ti sentiresti meglio, dopo. E se sei
fortunata
magari lei non se la prenderà con te, così non
litigherete. E magari alla fine potresti anche provare a parlare con il
tuo sempai Miyagi. Secondo me dovresti confessargli tutto il tuo amore
per lui, sono sicura che lui ricambia tutti i tuoi sentimenti: proprio
come Rukawa ricambia i miei, anche se non ha ancora trovato il coraggio
di dirmelo, almeno così vi mettereste assieme e …
- se avesse continuato ancora per un millesimo di secondo sarei esplosa
lì, facendo saltare in aria sia lei, sia la scuola che tutti
gli altri sfortunati, quanto innocenti studenti.
- Smettila! - strillai
portandomi le mani alle tempie, cercando di darmi uno contegno. Lei mi
fissò con aria stupita e finalmente rimase zitta: - E poi
non sono innamorata del sempai, chiaro!? - aggiunsi mentendo
spudoratamente, particolarmente ispirata dalla situazione venutasi a
creare.
- C … come
sarebbe a dire che non sei innamorata? Io credevo che ti piacesse
… - balbettò incredula, sventolando al vento
tutta la sua ingenua, quanto incredibile stupidità.
- Infatti mi piace! -
sospirai del tutto rassegnata: - Ma questo non implica per forza che
sia innamorata di lui. - sbuffai, trattenendo la mia voglia di
scuoterla per farla rinsavire.
- Ah. - rispose.
Attesi per lunghi
secondi e con parecchio timore il momento in cui avrebbe ricominciato
con le sue futili domande, ma quel momento sembrò non
arrivare: forse quell’affermazione l’aveva del
tutto ammutolita. Sorrisi compiaciuta con me stessa: finalmente avevo
trovato il modo di farla stare zitta!
Lei mi
osservò sempre più stupita: - E adesso
perché sorridi? - domandò curiosa.
- Niente! - arrossii
cercando di nasconderle la mia felicità per la meravigliosa
scoperta appena fatta, ma il sorriso morì sulle mie labbra
appena scoprii che l’infame traditrice era riuscita a
trascinarmi, senza che me ne accorgessi, fino al campo di basket. In
fin dei conti, forse, non era così ingenua come credevo.
- Haruko! - esclamai
risentita.
- Eddai Yumi-san
… ormai sei qui, resta a farmi compagnia, ti prego. - i suoi
occhi divennero languidi e supplichevoli.
Annuii rassegnata,
appoggiandomi contro lo stipite della porta ed osservando
all’interno della palestra i ragazzi che cominciavano ad
arrivare. La capigliatura rosso fuoco di Sakuragi spiccò tra
le altre, mentre ci veniva incontro fissando con occhi sognanti la sua
adorata Haruko: - Ciao Yumi! - esclamò lanciandomi
un’occhiata fugace: - Ciao Harukina cara, come stai oggi? -
miagolò osservando la ragazza.
- Bene, Sakuragi. -
rispose lei senza accorgersi del tono smielato di Hanamichi: - E tu?
- Ehm …
ragazzi io vado a sedermi … - dissi ai due.
- Oh, benissimo
Harukina mia, grazie!
- Sono contenta.
Constatando che a loro
non importava nulla della mia presenza lì, mi affrettai ad
allontanarmi ed mi diressi verso l’unica panchina libera da
borsoni e cose varie: quella vicino ad Ayako. Mi lasciai scivolare
sopra sospirando e cercando di ignorare la manager, ma lei sembrava non
aver perso la sua solita carica, nonostante tutto, e subito si
avvicinò a me.
- Ciao Yumi! Come mai
qui? Era da tanto che non passavi a trovarci. - disse sfoderando un
largo sorriso. Se solo avesse saputo della mia cotta per Miyagi non si
sarebbe comportata in quel modo, pensai, ma sfortunatamente soltanto
Haruko era a conoscenza dei miei sentimenti per il sempai,
così cercai di mascherare il mio sconforto ricambiando il
sorriso: - Oh, beh ... è stata l’Akagi a
trascinarmi fin qui. - alzai le spalle senza osservarla.
- Ha fatto bene allora:
oggi il coatch ha organizzato una partita d’allenamento. Sono
sicura che ti piacerà. - si sedette accanto a me e mi
osservò amichevolmente. In fondo non era cattiva,
né una ragazza facile come dicevano le voci di corridoio che
giravano quella mattina su di lei, e lo sapevo bene visto che la
conoscevo da parecchio tempo.
Capii, quindi, che non
avrebbe avuto senso essere arrabbiata con lei: si era messa con Mitsui
perché evidentemente le piaceva già da un
po’ e non era giusto incolparla perché lo aveva
fatto subito dopo che Ryota aveva rotto con lei.
- Sì. -
ammisi, ma poi una domanda uscì spontanea dalle mie labbra:
- Ma sei sicura che non si azzufferanno? - i due soggetti della frase
erano ovviamente sottintesi e lei sembrò cogliere al volo il
significato della mia domanda. Divenne leggermente mano allegra e
distolse lo sguardo dal mio: - Lo sanno tutti a scuola, vero? - il suo
tono era triste e rassegnato, ma sembrò riprendersi quasi
subito quando io annuii: - Comunque Hisashi mi ha assicurato che
farà di tutto per evitare la rissa … spero
soltanto che anche Ryota la pensi allo stesso modo. -
constatò amaramente.
Aveva pienamente
ragione, ma cercai in ogni caso di consolarla: - Anche se
così non fosse, sono sicura che il capitano non
lascerà che la cosa degeneri. - sorrisi vagamente. Mi
sembrava una cosa tremendamente strana ed idiota tentare di consolare
la ragazza che fino a quel momento mi aveva impedito di farmi notare
agli occhi di Miyagi, ma non riuscii ad evitarlo.
- E’ vero. -
disse lei senza sorridere e poi cambiò immediatamente
discorso: - Hisashi mi ha detto che volevi sapere della nostra storia.
- non c’era rimprovero nella sua voce, così annuii
in silenzio, anche se con un po’ di timore.
- E mi ha anche chiesto
di raccontartela durante l’allenamento. - aggiunse abbozzando
un sorriso e sedendosi accanto a me: - Ti va ancora?
- Sì, ma
… - a te va?
- Bene. - disse
interrompendomi: - Allora, da dove cominciare? -
s’interrogò pensierosa.
(PoV Ayako)
Era
un pomeriggio come tanti altri e non mi immaginavo nemmeno lontanamente
quello che sarebbe successo quel giorno poco dopo gli allenamenti,
quando Ryota mi disse che voleva parlarmi. La sua espressione era
stranamente seria, così intuii subito che c’era
qualcosa che non andava, ma effettivamente anch’io avrei
dovuto parlargli: non potevo più continuare la storia con
lui, non dopo che avevo capito a chi appartenesse davvero il mio cuore.
Così
mi avvicinai un po’ timorosa e un po’ insicura
verso i cancelli della scuola e lo trovai appoggiato ad un muretto, con
il borsone della palestra ai suoi piedi.
-
Ciao. - dissi senza baciarlo. Era ormai da giorni che non ci
scambiavamo più un vero bacio ed entrambi sembravamo
più distanti del solito, quella sera.
-
Ciao. - rispose inforcando gli occhiali da sole nonostante fosse il
tramonto.
-
Volevi parlarmi? - gli chiesi osservando le lenti scure. Non era giusto
che lui si nascondesse dietro quelle ombre e mi lasciasse completamente
esposta alla luce, ma lo accettai ugualmente: era il suo modo di
proteggersi.
-
Sì, certo. - mi rispose continuando a rimanere serio.
-
Anch’io vorrei dirti una cosa importante a proposito di noi
due. - esordii incapace di trattenermi, ma lui non sembrò
poi molto sorpreso dalle mie parole.
Sospirò,
come se avesse voluto prendere altro tempo prima di parlare: - Ti sei
innamorata di Mitsui, non è vero? - andò dritto
al punto, come aveva sempre fatto d’altronde.
Annuii
continuando ad osservarlo: - E tu di chi ti sei innamorato, invece? -
chiesi sfacciata, ma cercando di non provocarlo troppo, altrimenti si
sarebbe arrabbiato e mi avrebbe piantato lì senza concludere
nulla.
-
Perché non me ne hai parlato subito? - ovviamente
evitò con cura di rispondere alla mia domanda, ma ero
completamente certa che il suo amore non fosse più rivolto a
me da settimane, ormai.
-
Non sapevo come dirtelo, avevo paura che ti arrabbiassi … e
poi anche tu avresti potuto parlarmene prima. - non mi sarei fatta
mettere i piedi in testa da lui, nessuno l’aveva mai fatto e
Ryota sicuramente non sarebbe stato il primo.
Lui
sorrise, ma non era per niente divertito: - Arrabbiarmi? -
domandò con una leggera ironia che percepii al volo: - Non
sono più il ragazzino di un tempo, sono cresciuto Aya, non
lo vedi?
Annuii
ancora. Era vero, era cambiato tantissimo nel giro di pochi mesi ma: -
Certe abitudini non cambiano mai, Ryo. - risposi: - Pensavo avresti
cercato la rissa con Hisashi, se te l’avessi detto.
Sorrise
ancora: - Non lo farò, ma in ogni caso avrebbe saputo
difendersi, non trovi?
-
Non scherzare. Non mi sembra il caso. - strinsi i pugni lungo i
fianchi. Quel suo comportamento mi dava suoi nervi: - Scusa. - rispose
senza espressione.
Lo
guardai, ma il suo volto si spostò verso
l’orizzonte: - Sei arrabbiato Ryo? - chiesi timorosa della
sua risposta.
-
No, e tu?
-
Nemmeno. - scossi leggermente il capo mentre lui tornava ad osservarmi.
Si distaccò dal muretto e si mise il borsone sulla spalla: -
Bene. E’ andata meglio di quanto sperassi. - ammise
lasciandosi andare finalmente in un vero sorriso, ma con un filo di
malinconia.
Ricambiai,
provando esattamente i suoi stessi sentimenti: - Già. -
dissi: - Ma si può sapere di chi ti sei innamorato? - era
tornata una lieve serenità tra noi ed anche la voglia di
divertirsi un po’: - Non sarai gelosa, vero? - mi
lanciò un ultimo sguardo prima di allontanarsi
definitivamente da me.
Lo osservai sparire alla mia vista ed infine una mano calda e si
posò sulla mia spalla, stringendola appena. Mi voltai ad
osservare Hisashi, che mi osservava preoccupato: - Allora?
Com’è andata? - mi chiese, troppo curioso e
preoccupato per riuscire a trattenere quella domanda ancora per un
secondo.
Sorrisi felice: - Bene! - risposi entusiasta: - Ma forse è
meglio se per un po’ non lo provochi, lo sai
com’è fatto! - aggiunsi speranzosa.
- E lui sa come sono fatto io. - disse ricambiando il mio sorriso, poi
il suo braccio forte circondò la mia vita e mi
attirò quasi bruscamente contro il suo petto, facendomi
avvampare e desiderare ardentemente di potergli dare quel bacio che
tanto a lungo avevamo desiderato entrambi.
Le sue labbra sottili saettarono leggermente verso l’alto,
palesando così il suo orgoglio nell’essere
riuscito ad avermi finalmente per sé, anche se
effettivamente lui non aveva fatto nulla per ottenere tutto
ciò.
Il suo volto si avvicinò lentamente al mio, desideroso di
trovare al più presto un contatto duraturo con me, che non
tardò ad arrivare. Le nostre labbra frementi si sfiorarono
dapprima in un bacio decisamente casto, per uno con la fama di Hisashi,
ed infine la sua lingua premette irrequieta contro le mie labbra
dischiuse, andando così ad accarezzare la mia.
Le mie mani si muovevano inconsapevolmente contro la sua schiena,
accarezzando i suoi muscoli tesi e contratti per poi risalire lungo il
suo collo ed accarezzargli i capelli. Era una sensazione che non
avevo mai provato, che nemmeno Ryota era stato in grado di darmi, e in
quel momento pensai che non avrei mai voluto smettere di baciarlo.
***************************************************************
Che
coraggiosi siete stati ad arrivare fino a qui,
ma visto che siete stati così temerari da riuscire in
quest'ardua impresa
scommetto che non vi costerà nulla lasciarmi un vostro
piccolo parere riguardo
a questa ficcy, vero? *-* Per me è davvero molto importante
poter
sapere cosa pensate
dei miei scritti, per cui confido in voi e vi ringrazio tutti ^^.
Al prossimo capitolo, ciao!
|
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Capitolo 2 *** Capitolo Secondo ***
Mi ero
dimenticata di avvertirvi che cercherò di aggiornare una
volta al giorno (massimo ogni due giorni) e vi avviso anche che dopo
questo chap ce ne saranno soltanto più altri due.
Non c'è molto altro da dire, quindi non mi perdo in inutili
chiacchiere a vi lascio alla lettura ^^.
**********************************
(PoV Yumi)
Ayako
terminò il suo racconto nel momento esatto in cui
entrò il signor Anzai in palestra e tutta la squadra si
avviava verso di lui per il solito saluto.
Sembrò
riprendersi dal suo sogno ad occhi aperti e mi sorrise apertamente: -
Spero di non averti scioccato troppo. - disse alzandosi dalla panchina.
- N
… no. - balbettai, fissandola incredula, prima che si
avviasse verso il coatch unendosi all’inchino.
La partita
iniziò subito dopo e per i primi cinque minuti
sembrò andare tutto bene: anche se Mitsui e Miyagi erano
finiti nella stessa squadra, sembrava che collaborassero come al
solito.
Anche le urla di Haruko e delle altre svariate fan di Rukawa erano
perfettamente normali ed assordanti, purtroppo. Perfino il tifo delle
truppe di Hanamichi, ovviamente a sfavore del rossino, rientrava nella
solita normalità.
Dopotutto,
forse mi ero sbagliata a giudicare i componenti ed i tifosi di quel
club: sembravano tutti abbastanza maturi ed in grado di non badare ai
pettegolezzi che quel giorno giravano attorno al team Shohoku.
L’amichevole
terminò, infine, con una spettacolare azione di Hisashi e
Ryota, che portò la loro squadra alla vittoria, ma i due non
si scambiarono il solito sguardo compiaciuto, come avevano sempre fatto.
L’allenamento
finì qualche minuto dopo. Stavo già per salutare
tutti ed andarmene a casa, quando Haruko mi si affiancò e mi
supplicò di aspettare con lei che Kaede uscisse dallo
spogliatoio, per poterlo vedere un’ultima volta.
- Hai visto
com’è stato immenso Rukawa? - mi chiese con aria
sognante.
- Ehm,
sì, davvero molto bravo. - ammisi. In fin dei conti era
stato di ottimo aiuto alla sua squadra, come al solito.
- Aaah!
Eccolo! - strillarono le varie fan di Kaede, compresa Haruko, quando
lui uscì dallo spogliatoio ancora con i capelli bagnati: -
Quant’è fico! - aggiunsero e tutte insieme si
fiondarono verso di lui, che con la sua solita aria da menefreghista si
avviò alla sua bicicletta e si allontanò
indisturbato dalla scuola.
Osservai
interdetta quella scena: tutti i giorni succedeva esattamente quella
stessa identica cosa. In ogni caso, quando Rukawa svoltò
l’angolo, Haruko mi raggiunse: - Beh, io vado a casa. - disse
ancora sognante e, senza aspettare una risposta, si
allontanò da me.
La guardai
andare via, chiedendomi perché mai fossi amica di una
ragazza del genere, ma senza riuscire a trovare una risposta sensata.
Così anch’io feci per avviarmi verso casa, ma non
appena uscii dai cancelli dello Shohoku una mano si posò
saldamente sulla mia spalla e m'impedì di avanzare. Mi
voltai e sbiancai completamente: - S … sempai Miyagi.
Lo osservai
affascinata. Anche lui, come Kaede, aveva ancora i capelli leggermente
bagnati che emanavano un dolce odore di bagnoschiuma. Stranamente il
manico del borsone non era adagiato sulla sua fronte, ma sulla sua
spalla. Mi sorrise vagamente, mentre io arrossivo, mantenendo comunque
la sua espressione un po’ imbronciata: - Andiamo nella stessa
direzione. - mi disse e ricominciò a camminare.
Rimasi
imbambolata ancora per qualche secondo, infine mi decisi a seguirlo e
lui parlò di nuovo: - Ti ho vista in palestra. - non mi
guardò.
- Ehm
… sì. Mi ci ha trascinato Haruko. - incominciai a
giocherellare nervosamente con le mie mani, senza sapere bene che cosa
dire.
- Capisco. -
rispose lui tranquillamente, senza nessuna espressione precisa sul
volto.
Infine
calò un imbarazzante silenzio e mentre avanzavo al suo
fianco avevo il timore che da un momento all’altro avrebbe
ripreso il discorso interrotto quella mattina, così mi
affrettai a dire qualcosa: - S … sei stato davvero bravo.
Lui mi
guardò e non disse nulla.
- Oggi
intendo. - aggiunsi goffamente: - Cioè in palestra
… - mi stavo scavando la fossa con le mie stesse mani: -
Durante la partita … - continuai contro la mia
volontà. Così, per riuscire a stare zitta, mi
morsi praticamente la lingua ed emisi un leggero gemito di dolore.
Lui sorrise
divertito: - Sì, avevo capito. - disse, poi aggiunse: - Sei
strana oggi. Sicura di sentirti bene? - di nuovo il suo sguardo
saettò lontano dal mio.
-
Sì. - risposi semplicemente e la mia mente si
svuotò di nuovo, così camminammo ancora una volta
in silenzio. Solitamente lui chiacchierava volentieri, ma ovviamente
quel giorno non era del suo solito umore: - Tu come stai, sempai? - gli
chiesi senza pensarci ed immediatamente mi pentii di aver parlato.
Ma la sua
espressione non cambiò di molto ed il suo tono fu
stranamente cordiale: - Meglio. - disse e poi mi lanciò uno
sguardo veloce: - Scusa per oggi. - aggiunse in un soffio: - Non volevo
trattarti così, tu non c’entri niente.
- Ah. - non
dire qualcosa di banale.
Non dire qualcosa di banale, Yumi: - Non fa niente,
sempai. - meno male che
non dovevi dire qualcosa di banale, stupida!
- Senti
Kawanari, non chiamarmi sempai, è fastidioso. - fu la sua
risposta: - Mi fai sentire vecchio. Chiamami Ryota, come fanno tutti. -
sospirò e alzò lo sguardo verso il cielo.
- Va bene. -
dissi: - Però tu non chiamarmi per cognome. - aggiunsi.
Lui
annuì e di nuovo, irrimediabilmente, camminammo senza
parlare. Miyagi era completamente perso nei suoi pensieri, si vedeva
dal suo sguardo, ed io ero interamente occupata a guardarlo di nascosto
per poter formulare qualche frase sensata da dire. Quel silenzio,
però, non era più imbarazzante quanto prima.
Infine lui
ruppe quella quiete quasi casualmente: - Alla fine oggi non mi hai
risposto. - disse e non riuscì a trattenere un leggero
sorriso divertito.
- Cosa? -
avvampai sperando che non intendesse ciò che pensavo.
Speranza che fu inevitabilmente vana.
- Per quanto
riguarda quel bigliettino, intendo. - si chiarì.
- Ah,
sì, beh … - la mia mente cominciò a
lavorare febbrilmente per trovare una scusa credibile, ma non avevo
abbastanza tempo per pensare e così dissi la prima cosa che
mi
passò per la mente: - Era da parte di una mia amica, -
risposi esitante: - Ma all’ultimo momento non se
l’è sentita di affrontarti, così ha
mandato me per avvisarti. - con uno sforzo sovrumano riuscii a non
arrossire troppo: - Solo che poi abbiamo parlato di
tutt’altro e mi sono dimenticata di dirtelo. - conclusi
mentre il mio sguardo spaziava nervosamente ovunque, tranne che verso
di lui.
- Davvero? -
sembrava stupito, forse lo avevo convinto: - E chi sarebbe questa tua
amica?
- Non posso
dirtelo! - dissi in un soffio.
Mi
fissò e, anche se non avrei dovuto, non riuscii a sostenere
il suo sguardo ed abbassai il mio ad osservarmi le scarpe: - Le ho
promesso di non parlartene. - aggiunsi cercando di sembrare convincente.
- Come vuoi.
- lo vidi alzare le spalle, ma il sorrisetto divertito che aveva sulle
labbra era rimasto lì. Mi chiesi come faceva a comportarsi
in quel modo, quando quella stessa mattina sembrava una belva assetata
di vendetta, ma poi mi venne in mente il racconto di Ayako e pensai che
a pranzo, molto probabilmente, era arrabbiato soltanto
perché si era venuto a sapere quello che era successo
qualche giorno prima.
- Peccato. -
disse poi: - Magari era carina.
Lo stupore
si fece lentamente largo in me, mentre quella sua ultima frase mi
rimbombava nelle orecchie contro la mia volontà. Poi
realizzai quale fosse il vero significato delle sue parole e lo fissai
iraconda: - Ma certo! - sbottai: - Così la useresti per
dimenticare la ragazza che ami! - non era una domanda, ma
un’affermazione, e ovviamente non mi riferito ad Ayako, ma
lui non avrebbe potuto saperlo. Conscia di aver parlato troppo mi
portai una mano alla bocca, spiazzata, e smisi di camminare, anche lui
si fermò e si avvicinò a me.
Mi
fissò stupito, forse anche un po’ risentito dalle
mie parole: - Che dici!? Guarda che sono stato io a lasciare Ayako. -
disse così e ricominciò a camminare.
Lo seguii
senza sapere cosa fare, né cosa dire, ma ci pensò
lui a continuare il discorso: - Non mi piace più, mi sono
accorto che le piaceva Hisashi mentre stava con me e questo mi ha fatto
finalmente capire che persona fosse. Non è cattiva, ma non
potevo tollerare di stare con una persona a cui piacesse un altro e che
non avesse il coraggio di dirmelo. - aggiunse imbronciato.
Avrei voluto
ribattere che nemmeno a lui piaceva più Ayako mentre stavano
assieme, ma m'imposi di stare zitta, osservando
l’espressione del suo volto. Volevo rimediare in qualche modo
al pasticcio che avevo combinato, ma non mi venne in mente nulla da
dire, se non: - Scusa. Hai perfettamente ragione. Sono
un’idiota.
Non mi
rispose e presi quel suo silenzio come un assenso alla mia
affermazione. Mi morsi il labbro, rassegnata, e mi imposi che prima di
parlare con lui avrei dovuto pensare cento volte a quello che stavo per
dire.
Camminammo
ancora per pochi istanti prima di arrivare al bivio dove ci saremmo
dovuti separare: - Io giro qua. - dissi fermandomi ed evitando di
guardarlo: - Ciao. - non gli diedi il tempo di rispondere e mi avviai
verso la stretta stradina che mi avrebbe condotta a casa, nella quale
sicuramente mi sarei sigillata senza uscirne mai più per il
resto dei miei giorni.
Ma lui mi
afferrò il braccio e mi costrinse a voltarmi: - Aspetta un
attimo. - mi disse, tirandomi ancora più vicina a lui.
Avvampai e la gola mi si seccò all’istante,
impedendomi di parlare. Pensai che sarebbe stato meglio
così, almeno avrei evitato altre imbarazzanti figuracce.
- Stavo
pensando, - iniziò lui: - E’ strano che la tua
amica abbia le tue stesse iniziali.
Diventai
ancora più rossa: - Già … - balbettai
in un sussurro: - Bizzarro vero? Ma è solo una coincidenza.
- mi esibii in un sorriso molto imbarazzato. Mi ero completamente
dimenticata di quella stupida iniziativa di Haruko: mi aveva
praticamente obbligata a lasciare le mie iniziali su quel dannato
biglietto, anch’esso una sua idea ovviamente. Mi chiesi per
quale assurda ragione avessi dato retta a quel suo consiglio, ma ormai
era decisamente troppo tardi per i ripensamenti. Lui mi
lanciò un’occhiata strana ed intuii immediatamente
a cosa stesse pensando, così cercai in qualche modo di
rimediare: - Guarda che non sono stata io. - blaterai senza riuscire a
guardarlo: - Dico sul serio! Non mi sarebbe mai venuto in mente di
scriverti certe cose e poi … insomma, non avrei mai potuto
lasciare il biglietto nell’armadietto del club: non ho le
chiavi per entrare lì dentro! - soltanto quando terminai la
frase mi resi conto di aver parlato troppo.
- Quante
cose che sai. - disse in un tono che non mi piacque affatto.
- Beh
… sì, la mia amica me ne ha parlato molto. - non
volevo dire ancora altre cose, ma ero troppo nervosa per riuscire a
smettere di parlare: - Era davvero preoccupata e agitata quel giorno e
mi ha raccontato tutti i particolari.
Sicuramente
non aveva creduto neanche per un istante alla scusa che gli avevo
rifilato lì per lì, ma era davvero
l’unica cosa che mi era venuta in mente.
- Allora
dovete essere davvero molto amiche. - constatò lui,
inarcando un sopracciglio.
Osservandolo
con quell’espressione un brivido involontario percorse la mia
schiena, raggiungendo il collo e salendo su per la nuca: - Eh
già. - risposi scacciando con un enorme sforzo di
volontà il mio desiderio di saltargli addosso: - Hai
indovinato.
Sostenni il
suo sguardo e osservai la sua espressione diventare pensosa: - Strano,
non ti ho mai visto insieme a qualche ragazza che avesse le tue stesse
iniziali …
Mi immaginai
correre via da quella strada desolata, scappare da quella situazione
imbarazzante e indesiderata, ma purtroppo lui mi stava ancora tenendo
per il braccio e, anche se avessi voluto andarmene, i miei piedi erano
come incollati all’asfalto: - Sì, beh …
lei è molto timida … non esce mai dalla sua
classe! - ridacchiai nervosamente.
- E allora
come ha fatto a lasciare il biglietto nello spogliatoio? - pareva
divertirsi molto a farmi quelle domande e a mettermi in
difficoltà, ma dovevo assolutamente trovare una scappatoia:
mi ero già sbilanciata troppo.
- Non lo so!
- esordii con tono concitato.
- Davvero?
Ma se mi hai appena detto che ti ha raccontato tutti i particolari!?
- Beh,
questo non me lo ha raccontato! - risposi arrabbiata. Non sapevo
più come giustificarmi e avevo deciso che quella
conversazione sarebbe finita in quel momento.
Mi scostai
bruscamente e lui lasciò andare il mio braccio, osservandomi
senza dire nulla: - Ora devo andare. Ho un sacco di compiti per domani,
scusa. - non gli diedi il tempo di ribattere e corsi via. Il cuore mi
batteva a mille nel petto ed ormai era chiarissimo che lui avesse
capito tutto.
*********************************************************
Vi ringrazio
tutti per le innumerevoli letture che ci sono state
nel primo chap, e spero che questo non sia da meno.
E sappiate che se volete recensiere siete sempre i
benvenuti ^^.
Ma passiamo ai ringraziamenti:
Roby:
intanto grazie mille per la tua
recensione, sono contenta che la fic ti piaccia e spero che anche questo
capitolo sia di tuo gradimento ^^
Bella07:
hai un nick che non mi è nuovo ... sbaglio o mi hai
recensito anche "Basketman Star" *_*? Comunque sono stra contenta
che anche quest'altra mia fanfic ti piaccia, spero che continuerai a
seguirla ^^.
Ellina:
grazie per il tuo inesauribile masochismo nel leggere
tutto ciò che la mia mente malata partorisce, ma la prossima volta
evita di scrivere Mitsui in quel modo altrimenti storpi la
pagina e ti cancellano la recensione u.u, e non voglio che la
cancellino, anche
perchè pensavo non avresti recensito, visto che hai
già letto la storia in anteprima. Ma va beh, meglio
così!
Grazie anche a tutti i lettori
che sono rimasti anonimi, vi adoro lo stesso *_*.
Al prossimo chap. Ciau
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Capitolo 3 *** Capitolo Terzo ***
(PoV Yumi)
Quella mattina arrivai a scuola con molto anticipo e mi fiondai
immediatamente in classe per evitare d'incontrare Ryota. Non avrei
saputo come comportarmi se lo avessi visto.
Mentre ancora ripensavo a quanto fosse successo il giorno prima, la
voce squillante di Haruko mi rimbombò nelle orecchie.
L’altra sera mi aveva chiamato per ripetermi ancora una volta
quanto fosse bello Rukawa ed io non avevo potuto fare a meno di
raccontarle tutto: così, appena arrivò
nell’aula, mi tempestò di domande come al solito,
ma non avevo neanche la forza di dirle di smetterla. La lasciai parlare
senza ascoltarla, finchè il provvidenziale arrivo del
professore mi salvò da quella tortura, così come
ogni giorno.
Quando suonò la campanella della pausa pranzo, decisi che
sarebbe stato più sicuro rimanere barricata in classe,
nonostante l’Akagi insistesse col volermi trascinare con lei
in palestra per poter ammirare Kaede che si allenava.
- Non ho intenzione di uscire da qui, lo vuoi capire o no? - sbottai
improvvisamente, al limite della sopportazione.
- Ma non puoi certo fare questa vita fino alla fine
dell’anno, Yumi. - constatò lei, apprensiva.
- Certo che posso ed è proprio quello che ho intenzione di
fare, infatti! - risposi con determinazione.
Lei sospirò, lasciandosi scivolare su una sedia vuota
accanto a me: - Perché, invece, non gli dici che sei stata
tu a scrivere quel bigliettino e che era solo uno scherzo? - propose
lei.
- Perché non ci crederebbe mai. Non è
così stupido. - dissi indignata, poi continuai a pensare a
qualche altra possibile soluzione: - Forse potrei cambiare scuola.
- No! - strillò Haruko: - No! Ma che dici? Cambiare scuola
per una cosa del genere?
- Perché no? - alzai le spalle. Ero consapevole che quella
sarebbe stata una scelta esagerata, ma era divertente vedere
l’Akagi in preda al panico.
- Perché no! - rispose alzandosi dalla sedia ed afferrandomi
per il braccio con forza, cercando mi farmi alzare: - Adesso tu andrai
a cercare il sempai Miyagi e chiarirai la situazione! - mi
ordinò con tono autoritario.
- Scordatelo! Vai dal tuo Rukawa e lasciami mangiare in pace, Haruko. -
risposi seccamente, senza muovermi di un millimetro dalla sedia,
nonostante lei mi tirasse con tutte le sue forze: - Certo che sei
proprio deboluccia, eh? - scherzai e lei avvampò.
- Va bene, fai come ti pare! - rispose offesa e si allontanò
velocemente, uscendo dalla classe.
Rimasta completamente sola tirai fuori il cesto con il pranzo, anche se
avevo lo stomaco decisamente chiuso. Mi dondolai con la sedia ed
incrociai le gambe sul banco, sbuffando sonoramente e ripensando per
l’ennesima volta al giorno precedente.
- Ciao! - la voce di Ryota mi fece sobbalzare e per poco non persi il
già precario equilibrio che avevo stabilito sulla sedia.
Mi voltai, fissandolo con il panico negli occhi e lo vidi trattenere
una risata per la mia ennesima figuraccia: - Posso parlarti? - mi
chiese avvicinandosi.
Istintivamente mi alzai in piedi ed afferrai il cestino con il cibo: -
O … ora non posso, Haruko mi sta aspettando. - risposi
trafelata e corsi via in tutta fretta.
Trovai l’Akagi in palestra, che sbavava sul suo pranzo
osservando ammirata le prodezze di Kaede, e mi affiancai a lei
sedendomi per terra. Avevo ancora il fiatone e lei, osservandomi
stupita, lo notò immediatamente: - Hai corso, per caso?
- Che perspicacia. - ironizzai per nulla divertita: - Miyagi mi ha
raggiunto in classe e sono corsa via. - ammisi cominciando a ingozzarmi
con il sushi, sebbene non avessi fame.
- Lo immaginavo. - disse: - Ma perché non vuoi parlargli? -
insistè ancora.
Osservai Rukawa centrare il canestro con una schiacciata fenomenale e
ricadere in terra asciugandosi il sudore sulla fronte: -
Perché ho paura. - risposi, ma Haruko non disse nulla,
così mi voltai verso di lei e notai la sua espressione
sognante mentre osservava Kaede bere avidamente dalla borraccia e
lasciarsi scivolare un po’ d’acqua sui capelli.
Sospirai scrollandola per le spalle e lei sembrò tornare
nuovamente in sé: - Hai detto qualcosa? - mi chiese senza
riuscire a scollare gli occhi dalla matricola d’oro.
- Sì! - risposi: - Ho detto che ho paura, dannazione! Non so
quello che potrebbe dirmi e questo non mi piace! - ammisi ed
improvvisamente le parole di Ayako mi rimbombarono nella testa.
E tu di chi ti sei
innamorato, invece?
Scaccia dai miei pensieri dall’improbabile verità
e constatai che finalmente avevo ottenuto tutta l’attenzione
di Haruko, anche perché Rukawa era appena uscito dalla
palestra. Mi poggiò una mano sulla spalla e cercò
di rassicurarmi in qualche modo: - Ma non ha senso. Preferisci restare
con il dubbio piuttosto che sapere cosa pensa di te? - sembrava proprio
che il suo cervello non potesse concepire una cosa del genere.
- Forse. - dissi lasciando ricadere nel piatto il riso che tenevo tra
le bacchette e alzandomi in piedi: ero troppo nervosa per riuscire a
stare nello stesso posto troppo a lungo.
- E ora dove vai? - mi chiese.
Alzai le spalle, avviandomi verso l’uscita: - Non lo so. -
risposi andandomene.
(PoV Ayako)
Stavo aspettando Hisashi vicino ad un albero nel centro del cortile,
spiluccando senza voglia il mio pranzo e ripensando alla conversazione
che avevo avuto il giorno prima con Yumi. Non appena avevo finito di
raccontarle cosa fosse successo, mi ero subito pentita di averlo fatto.
Ne avevo parlato con Mitsui, ma lui mi aveva rassicurata dicendo che
avevo sicuramente fatto la cosa giusta e che avrei potuto fidarmi della
Kawanari.
- Che mangi di buono? - alzai lo sguardo incrociandolo con quello di
Hisashi.
- Di buono niente. - risposi senza entusiasmo mentre lui si lasciava
scivolare accanto a me.
- Ehi, che ti succede Aya? - il suo tono apprensivo scivolò
fuori dalle sue labbra mentre i suoi occhi non accennavano a spostarsi
dai miei.
- Niente. - alzai leggermente le spalle: - E’ solo che non mi
piacciono i gamberetti. - dissi sorridendogli: - Li vuoi tu? - lui mi
osservò stupito, infine sorrise e senza troppi complimenti
cominciò a mangiare dal mio piatto, oltre che dal suo.
Lo osservai in silenzio per tutto il tempo, nonostante ogni tanto mi
lanciasse qualche occhiata infastidita: - Allora, hai sentito le
stronzate che dicono su di te? - mi chiese con la sua soluta finezza e
la sua espressione s’incupì irrimediabilmente.
- Sì. - risposi rassegnata, pensando che la frase meno
offensiva che mi era arrivata alle orecchie era stata:
“quella poco di buono di Ayako”: - Ma non puoi
farci niente. - mi affrettai ad aggiungere, notando un lampo di rabbia
attraversare i suoi occhi.
Lui smise di mangiare, inghiottendo l’ultimo boccone: -
Sì invece. - una piccola scintilla di boria
s’impossessò del suo bel volto, provocando
così un irrimediabile incendio: - Ormai nessuno mi teme
più come un tempo, in questa scuola, - disse con una leggera
malinconia: - Ma non ci metterò molto a ricordare a tutti
quanti chi è Hisashi Mitsui. - si esibì in un
sorriso smagliante.
- Non ce n’è bisogno. - gli risposi in fretta: -
Sul serio! Prima o poi troveranno qualcun altro su cui spettegolare. -
aggiunsi cercando di essere convincente.
- Mi spiace Aya, ma non riuscirai a farmi cambiare idea così
facilmente. - si alzò da terra lasciandomi un piccolo bacio
sulle labbra, poi sorrise di nuovo: - Vedrai che entro stasera
tornerà tutto come al solito. - concluse allontanandosi da
me.
*************************************************************
Il capitolo è un po' corto, lo so, ma il prossimo
sarà più
lungo, nonchè l'ultimo, quindi non mancate ^^!
Ringrazio Roby
per la recensione, tutti coloro che hanno aggiunto
questa Fanfic ai preferiti e anche i lettori anonimi! *_*
Vi aspetto tutti per il prossimo chap, bye ^-^
|
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Capitolo 4 *** Capitolo Quarto ***
Ed ecco qui l'ultimo
capitolo ^^, scusate per l'attesa ma in questi
giorni sono stata troppo impegnata ad abbuffarmi XD!
I ringraziamenti, come
al solito, li troverete al fondo.
Ora vi lascio alla lettura, sperando di non deludervi!!!
********************************************************
(PoV Yumi)
Per tutta la
pausa pranzo non feci altro che vagare per la scuola, nascondendomi
ogni qual volta vedessi una capigliatura simile a quella di Ryota o mi
sembrasse di sentire la sua voce. Infine tornai in classe incolume,
riuscendo a non incontrarlo, ma capii che non sarei riuscita a fare una
vita del genere per molto.
Per tutta la
durata delle lezioni successive non feci altro che pensare ad un modo
per poter uscire da quella situazione: ma l’unica soluzione
che mi venne in mente fu quella che mi aveva suggerito Haruko. Non
potevo far altro che affrontare il sempai e decisi che lo avrei fatto,
accettando mio malgrado la risposta che mi avrebbe dato.
Così,
quando l’Akagi mi chiese per l’ennesima volta di
andare con lei ad assistere agli allenamenti del club di basket, la
seguii senza obiettare e lei intuì subito che avevo deciso
di parlare con Ryota.
- Sei
agitata? - mi chiese varcando la soglia della palestra e fissando
subito il suo sguardo su Rukawa.
- No. -
mentii. Non avevo voglia di sorbirmi ancora una volta i suoi inutili
consigli, così cercai anche di sorridere ed infine mi
allontanai da lei raggiungendo la panchina sulla quale mi ero seduta il
giorno precedente.
Ayako mi fu
subito accanto: - Ti stai appassionando anche tu, eh? - mi chiese
gentile. Sembrava stare molto meglio quel giorno, effettivamente le
voci di corridoio si erano affievolite parecchio e qualcosa mi disse
che c’era lo zampino di Mitsui. Sicuramente aveva minacciato
quasi tutte le persone che gli erano capitate sotto tiro, ottenendo
comunque l’effetto desiderato.
Annuii
sovrapensiero: - Che c’è in programma, oggi? -
domandai senza molto interesse.
- Niente di
speciale. - rispose alzando le spalle: - Semplici allenamenti.
Sicuramente non sarà divertente come ieri.
- Peccato. -
commentai senza espressione, avendo notato Ryota entrare in palestra ed
osservarmi stupefatto. Anche Ayako sembrò accorgersene: -
Tutto a posto? Sembri un po’ tesa … -
constatò.
- Sono solo
un po’ stanca. - sul mio volto si stampò un
sorriso di circostanza, infine mi accasciai sullo schienale della
panchina e sospirai sonoramente socchiudendo gli occhi.
Proprio in
quel momento la voce di Miyagi giunse nuovamente alle mie orecchie: -
Yumi! Non pensavo di trovarti qui! - esclamò avvicinandosi
sorridente, sotto gli occhi sconcertati della manager.
Ricambiai lo
sguardo di Ryota cercando di contenere tutte le svariate emozioni che
stavo provando in quel momento: - Volevi parlarmi, no? - nonostante
tutto la voce mi uscì tremante.
Lui
annuì, continuando ad ignorare la faccia stupita di Ayako: -
Ti accompagno a casa? - domandò gentile ed io sbiancai.
- N
… non ce n’è bisogno. Possiamo parlarne
anche qui, dopo l’allenamento. - risposi.
- Va bene. -
in quel momento arrivò Anzai ed i due fortunatamente si
allontanarono da me, anche se Ayako continuava a lanciare occhiate
interrogative sia a me che a lui, sorridendo ogni qual volta
incrociasse il mio sguardo, e notai che anche Haruko mi stava
osservando.
Ignorai
tutti e puntai il mio sguardo sul coatch, fingendomi molto interessata
al suo discorso.
Gli
allenamenti proseguirono senza intoppi, a parte un piccolo litigio tra
Rukawa e Sakuragi, subito stroncato dal prontuale intervento del
Gorilla che, con due bei cazzotti, sistemò la faccenda.
Notai persino Hisashi e Ryota chiacchierare quasi amichevolmente.
In ogni
caso, alla fine dell’allenamento, mi ritrovai assieme ad
Haruko e ad Ayako ad aspettare che il sempai uscisse dallo spogliatoio.
Mentre
l’Akagi non avevo occhi che per Kaede, la manager dello
Shohoku non faceva altro che fissarmi incuriosita, così,
all’orlo dell’esasperazione, mi voltai verso di lei
con un sorriso tirato: - C’è qualcosa che non va?
- le chiesi.
Lei
arrossì un po’, ma non distolse il suo sguardo dal
mio: - No, sai … è che finalmente ho capito
perché t’interessava tanto sapere cosa fosse
successo con Hisashi: c’è qualcosa tra te e Ryota.
- disse sfacciatamente, facendomi rimanere di sasso. Mi ero aspettata
qualche inutile giro di parole ed invece aveva puntato dritto al sodo.
- Ma no
… che dici?
- Non essere
modesta, Yumi! - Haruko si era sfortunatamente ripresa dal suo coma
catalettico e ora si stava dedicando al suo hobby preferito: mettere il
naso negli affari degli altri, in particolare nei miei: - Lei e Miyagi
sempai stasera si metteranno assieme. - continuò sicura di
sé.
Sia io che
Ayako la fissammo scioccate: - A lei piace da quando facevano le medie.
Sai, andavano nella stessa scuola. - andò avanti
indisturbata, senza accorgersi di nulla.
Se le parole
avessero avuto la capacità di uccidere, sicuramente sarei
morta sul colpo dopo aver sentito lo sproloquio indesiderato
dell’Akagi, ma purtroppo rimasi in vita e dovetti sostenere
lo sguardo della manager che si fissava nel mio, decisamente incredulo.
Ridacchiai
nervosamente: - All’Akagi piace scherzare! Non è
vero, Haruko? - urlai a gran voce, battendo una potente pacca sulla
schiena della ragazza, sbilanciandola e sperando di farle molto male.
Ayako
sorrise divertita: - Oh, non devi preoccuparti, Yumi. Lo sai che tra me
e lui ormai non c’è più niente. E puoi
stare tranquilla che non gli dirò nulla, se tu non vorrai. -
il suo sorriso però divenne malizioso.
- Bene. -
risposi seriamente, ormai completamente smascherata: - Infatti non
voglio. - conclusi.
Lei
annuì, altrettanto seria in volto, poi lanciò uno
sguardo oltre le mie spalle e mi fece l’occhiolino: - Ora
vado. Buona fortuna, Yumi. Anche se non credo che ne avrai bisogno.
Mi voltai
istintivamente e mi ritrovai di fronte a Ryota: - Sicura che non vuoi
essere accompagnata a casa? - mi chiese lanciando uno sguardo ad
Haruko, che sembrava avesse l’intenzione di stare
lì per tutto il tempo ad ascoltare il nostro discorso.
-
Sì, forse è meglio. - risposi rassegnata e mi
avviai dietro di lui, salutando coloro che erano ancora rimasti in
palestra.
Per i primi
minuti camminammo in perfetto silenzio, mentre la mia bocca diventava
sempre più arida ad ogni passo e la mente mi si svuotava ad
un ritmo incredibile. Infine mi decisi a parlare, non riuscendo
più a sopportare quella situazione imbarazzante: - Allora,
cosa dovevi dirmi oggi? - non lo avrei guardato negli occhi per nessuna
ragione al mondo.
Lui mise le
mani infreddolite nelle tasche della divisa scolastica e
sospirò: - Pensavo fosse ovvio. - non si voltò ad
osservarmi e non potei fare a meno di notare un leggero filo
d’imbarazzo nella sua voce.
-
Già.
E ancora una
volta quel silenzio soffocante sembrò afferrare
tutt’e due per la gola, come a volerci soffocare lentamente,
ma inesorabilmente. Lui, però, sembrò liberarsi
da quella presa molto prima di me e dopo qualche minuto
ricominciò a parlare.
- Sei tu la
ragazza del bigliettino. - non capii se fosse una domanda o
un’affermazione, ma in ogni caso non avrebbe avuto senso
negare ancora.
-
Sì. - alzai le spalle, sorridendo imbarazzata e nervosa.
- Non
è stato molto difficile scoprirlo. - mi guardò,
ma io continuavo a fissare l’asfalto sotto i miei piedi: -
Non sai mentire. - concluse e, sbirciandolo con la coda
dell’occhio, lo vidi sorridere.
- No. -
rispondere a monosillabi era l’unica cosa che in quel momento
riuscissi a fare, oltre a desiderare ardentemente di scomparire per
sempre dalla faccia della terra.
- E allora?
- mi chiese ostentando tranquillità.
- Allora
cosa? - balbettai.
- Non hai
niente da dirmi? - continuava a fissarmi con insistenza ed era una cosa
che sicuramente non mi avrebbe aiutato a farmi tornare la voglia di
parlare.
- Ma eri tu
che dovevi parlarmi. - constatai scioccamente, costringendomi a
guardare ovunque tranne che il suo volto.
- Lo so, -
ammise: - Ma speravo che anche tu volessi dirmi qualcosa.
- No. -
indugiai.
Mi sentii
afferrare la mano con decisione, e trasalii mentre le sue dita si
intrecciavano con le mie. La sua presa forte mi impedì di
avanzare ancora: era di fronte a me, ma non riuscivo a guardarlo: - La
smetti di rispondermi a monosillabi? - non c’era rabbia,
né rimprovero nella sua voce, era solo una semplice
richiesta.
Annuii
fissando per terra, ma la sua mano libera si posò sotto il
mio mento e mi costrinse ad alzare il volto e a guardarlo negli occhi.
Sorrideva: - Che fai? Mi prendi in giro? - mi chiese.
- N
… no, scusa. - risposi mentre il cuore sembrava volermi
schizzare via dal petto: - E’ che non so che cosa dire.
- Allora
improvvisa. - mi suggerì passandomi la mano sulla guancia ed
obbligandomi a guardarlo ancora. Non potei fare a meno di arrossire: -
Ieri sera lo facevi bene. - continuò trattenendo una risata.
- Che cosa?
- non potevo credere che mi stesse prendendo in giro in un
momento del genere.
- Sei comica
quando improvvisi. - rispose e arrossì leggermente: - Mi
metti di buon umore. - sorrise continuando il suo discorso: - Potresti
intraprendere la carriera del pagliaccio assieme a Sakuragi:
diventereste sicuramente l’attrazione numero uno del
Giappone! - ridacchiò divertito e nello stesso tempo la mano
che stringeva la mia si allontanò, ma un secondo dopo
sobbalzai sentendola posarsi nell’incavo della mia schiena ed
attirarmi leggermente a sé.
Buona
fortuna, Yumi. Anche se non credo che ne avrai bisogno.
- Che stai
facendo? - quel giorno ero proprio una fonte inesauribile di domande
stupide, constatai non appena lui mi sorrise senza rispondere.
- La sai una
cosa? - scossi la testa sentendomi una perfetta idiota e quando lui
ricominciò a parlare non avevo neanche il coraggio di
respirare: - In realtà ho lasciato Ayako per due motivi.
Quello meno importante te l’ho detto ieri. - disse con tutta
calma, come se si divertisse tremendamente a tenermi sulle spine.
- E
l’altro? - domandai in un soffio, incapace di trattenermi, e
mi morsi la lingua.
Il volto di
Ryota si avvicinò ancora al mio e lo vidi arrossire
leggermente: - L’altro … - cominciò
come se ci stesse pensando: - L’altro motivo sei tu.
E
tu di chi ti sei innamorato, Ryo?
Rimase zitto
come se sperasse che dicessi qualcosa, ma ovviamente non ero in grado
di emettere alcun suono in quel momento: - Ora dovrebbe essere il tuo
turno di parlare … - accennò un sorriso
imbarazzato e speranzoso, mentre la sua mano calda accarezzava la mia
guancia in fiamme.
Mi schiarii
la voce, inghiottendo a fatica la saliva. La sua mano che giocherellava
sulla mia schiena mi attirò ancora di più verso
di lui e la sua fronte si posò sulla mia.
Chiusi gli
occhi cercando di tranquillizzarmi, altrimenti il mio cuore sarebbe
schizzato talmente lontano che avremmo dovuto sprecare moltissimo tempo
per ritrovarlo.
Il silenzio
che ci aveva circondati era talmente assordante che riuscivo a sentire
il suo respiro calmo e regolare infrangersi sul mio volto. Inspirai
profondamente e finalmente trovai il coraggio di osservarlo di nuovo.
Dischiusi la bocca, come per voler parlare, ma in quel momento le mie
mani aperte contro il suo petto sentirono il suo cuore mancare un
battito e la mente mi si svuotò. Un unico desiderio rimase
fisso nei miei pensieri: mi alzai leggermente sulle punte dei piedi e
le mie labbra si posarono timidamente sulle sue, calde e morbide. Lui
sembrò spiazzato da quel gesto, ma immediatamente
ricambiò il bacio e le nostre lingue si scontrarono
impazienti, per poi incrociarsi molte altre volte.
Le mie dita
danzavano tranquille tra i suoi capelli, intrecciandosi con quei ricci
castani ed accarezzandogli fuggevolmente anche il collo, mentre le sue
braccia mi avevano completamente avvolta in un abbraccio che mi
lasciava respirare a malapena.
Fu lungo,
quel bacio, e fu irrimediabilmente bello ed emozionante e, mentre una
macchina sfrecciava veloce per quella strada deserta, noi continuammo
indisturbati quel dolce scambio di effusioni.
(PoV Ryota)
- Toglimi
una curiosità, Yumi. - dissi ancora, osservando i suoi
profondi occhi neri. Lei ricambiò lo sguardo, curiosa: - Mi
spieghi come hai fatto a lasciare quel biglietto nello spogliatoio? -
le domandai.
Lei rise
divertita: - Haruko ha ricattato Hanamichi, promettendogli che se mi
avesse aperto la porta sarebbe uscita con lui ... prima o poi.
Sorrisi
anch’io, incredulo a quella notizia, e le passai
inconsciamente un braccio attorno alle spalle, stringendola
delicatamente a me: finalmente mi aveva concesso di accompagnarla a
casa, e mentre camminavamo tranquillamente lungo la strada lei si
alzò in punta di piedi, avvicinandosi al mio viso.
- Ti amo,
Ryota. - sussurrò piano al mio orecchio arrossendo
irrimediabilmente.
-
Anch’io. - risposi sentendo il rimbombo nel mio cuore
martellarmi nel petto.
The
End
****************************************************************
Ed
ecco qui l'ultimo capitolo ... spero di non avervi deluso ^^, forse
qualcuno di
voi si aspettava qualche altra scenetta con Ayako e Hisashi!
Colgo
l'occasione per ringraziare per l'ultima volta coloro che hanno
recensito:
fayeforyou: intanto grazie mille
per la recensione, mi fa molto piacere che
il mio stile
ti piaccia e che la Ff sia di tuo gradimento ^^. Dopo aver letto
quest'ultimo
capitolo credo che avrai capito che ho fatto lasciare Aya e Ryo
in modo
pacifico anche per aggevolarmi il lavoro XD! Fammi sapere che
ne pensi nel
complesso, mi raccomando ^^.
Roby: come puoi vedere
Hisashi non ha fatto niente di grave ^^, ho
preferito
così! Spero che ti sia piaciuto il modo in cui ho fatto
avvicinare
Yumi e Ryo ...
ci ho messo delle ore per trovare il modo migliore XD! Per
Haruko ...
beh, come avrai capito non mi è mai stata molto simpatica, ma
alla fine di
questo ultimo chap ho deciso di farle dare una svegliatina ^^!
Più
che altro per il povero Hanamichi!!! In ogni caso spero mi farai sapere
che ne pensi
di questo finale! Ciao ^^
Come al
solito, un grazie va anche a tutti i lettori anonimi e a tutti
coloro
che hanno
aggiunto la Fic ai preferiti! Come farei senza di voi *-*!?
Arrivederci a
tutti e alla prossima Fanfic ^^.
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