Canestro al Cuore

di NiraMalfoy
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo Primo ***
Capitolo 2: *** Capitolo Secondo ***
Capitolo 3: *** Capitolo Terzo ***
Capitolo 4: *** Capitolo Quarto ***



Capitolo 1
*** Capitolo Primo ***




Salve a tutti.
Vi presento una piccola fanfic su Slam Dunk che non sarà molto lunga (4 capitoli al massimo), ma che mi sono divertita davvero molto a scrivere e spero che la possiate apprezzare almeno un po'.
Nella fanfic è presente un personaggio originale di nome Yumi Kawanari, sono curiosa di sapere cosa pensere di lei!

Se dovesse piacervi particolarmente Haruko Akagi vi avviso che leggendo quanto segue potreste rimanere leggermente offesi ... quindi a voi la scelta se proseguire con la lettura o no ^^.

Buona lettura a tutti.






- Canestro al Cuore -




(PoV Yumi)
La campanella della pausa pranzo era appena suonata e mi ritrovavo a camminare proprio dietro al sempai Miyagi mentre, affianco a me, Haruko continuava a tirarmi gomitate e lanciarmi occhiatine maliziose.
- Coraggio Yumi, ti devi fare avanti. Questo è il momento buono … ormai ha definitivamente chiuso con Ayako.
- Cosa? E tu come lo sai?
Non potevo credere che Haruko fosse a conoscenza di una cosa del genere. Lei, che da circa un anno non si era accorta della corte sfrenata di Hanamichi Sakuragi, non poteva essersi accorta che ci fosse qualcosa tra Ayako e Hisashi. Era del tutto impossibile.
- Come, non lo sai? A scuola ne parlano tutti … Ryota e Ayako si sono lasciati e lei si è messa con Hisashi Mitsui. Perciò adesso Ryota è del tutto libero e sta aspettando solo te. Coraggio buttati! - Haruko mi diede uno spintone tale che non feci in tempo a ritrarmi e finii dritta contro la schiena di Miyagi, che prontamente si voltò e mi guardò con un’aria mista a stanchezza e rabbia. Non disse nulla.
- Ehm … scu-scusa sempai …
Ero sicura di aver assunto come minimo il colorito della capigliatura di Sakuragi, ma ormai ero lì e non potevo tirarmi indietro, nonostante sapessi già che non sarei riuscita a parlare senza balbettare.
- C-come va? Tutto … è tutto a posto sempai Miyagi?
Certo, che stupida. Come potrebbe essere tutto a posto dopo quello che è successo ieri pomeriggio? Stupida Yumi. Perché non tieni chiusa quella boccaccia ogni tanto?!
- Non fare finta di non sapere niente Kawanari. Ti stai divertendo a ridere alle mie spalle, non è vero? Scommetto anche che ti è piaciuto spettegolare tutto in giro … magari a quelle oche delle tue amiche. - non mi guardava in faccia, ma la sua espressione metteva paura in ogni caso.
Mi bloccai di scatto, trattenendo anche lui. Dimenticai completamente la mia timidezza e, ignara del fatto che tutto il corridoio ci stesse osservando, gli lanciai un’occhiata in cagnesco, ma cercai di non perdere le staffe davanti a tutta quella gente.
- Cosa vorresti dire? Lo sai bene che io non ho detto niente a nessuno: se sei in cerca di una persona con cui sfogare tutta la tua rabbia repressa, non venire a prendertela con me! - non volevo arrabbiarmi. Sapevo che altrimenti sarei scoppiata in lacrime.
- Noi due dobbiamo parlare. - mi prese per un braccio e mi trascinò fin sul tetto della scuola che, come al solito, era desolato: eccetto che per pochi gabbiani che becchetavano gli avanzi di qualche panino.
Mi avvicinai alla recinzione, premendoci contro la fronte ed osservando i ragazzi che si divertivano felici e spensierati nel cortile. Le vertigini si fecero presto sentire, ma non avevo il coraggio di voltarmi a guardare il sempai, così chiusi gli occhi e cercai di pensare ad altro. Di poter volare via da quel tetto, per esempio, o scappare da quella scuola, per non vedere più nessuno di loro. Per stare meglio.
- Kawanari, forse non avrei dovuto parlarne con te quel giorno, sul tetto … - lui era fermo, in piedi in mezzo allo spiazzo, con lo sguardo fisso sulla mia schiena.
Con la mano afferrai la recinzione e mi diedi la spinta per girarmi a guardarlo.
- Ma cosa stai dicendo? Io non ne ho fatto parola con nessuno. Sono rimasta stupita almeno quanto te, questa mattina e … e mi dispiace per quello che è successo, davvero …
Lui continuava a fissarmi: cercava di sembrare arrabbiato, ma in realtà sapevo che era solamente triste. Si avvicinò a me, molto vicino. I nostri volti erano separati da meno di un soffio di vento; appoggiò una mano contro la recinzione e penetrò i miei occhi con il suo sguardo.
- Sei la prima a darmi l’appoggio morale che mi serve. E credo anche che sarai l’ultima … - sospirò poi proseguì cambiando discorso: - Kawanari, senti un po’, che ci facevi sul tetto quel giorno? Sei stata tu a mandarmi quel bigliettino anonimo, non è vero?
I battiti del mio cuore accelerarono all’improvviso, non sapevo che cosa rispondere, né che cosa fare, ma fu la campanella a salvarmi da quella situazione imbarazzante.
- Ecco i-io … io devo andare adesso. Ci vediamo sempai. - lo salutai con la mano e corsi giù per le scale, il cuore in gola, il sudore sulla fronte e la voglia di sprofondare nel terreno.
Voltando l’angolo, ancora correndo, andai a sbattere proprio contro Haruko. Mi ripresi velocemente, porgendole la mano e tirandola su: - Scu-scusa Akagi, non ti avevo vista … - avevo ancora il fiatone.
- Che ti è successo? Ti sei confessata? Che ti ha detto? Vi siete baciati? - sembrava una mitraglietta, così le tirai una piccola spinta per farla stare zitta: - Non dire idiozie Haruko, sai bene che una cosa del genere non succederà mai. Piuttosto andiamo in classe, siamo già in ritardo per le lezioni.
Mi avviai verso la porta della nostra classe, mentre lei, dietro di me, continuava con le sue fastidiose domande; fu solo l’arrivo del professore a salvarmi da quell’interrogatorio infernale, ma solo per poco perché, dopo le lezioni, me la ritrovai nuovamente alle calcagna.
- Che fai? Ci vieni oggi a vedere gli allenamenti del club di basket?
- Non credo, non mi va di vedere Miyagi … - dissi stappando la lattina che avevo tra le mani e portandomela alla bocca.
- Ma potresti venire per vedere quel ficone di Rukawa! - esultò lei, come se quella che avesse appena detto fosse la cosa più scontata al mondo, con gli occhi sognanti.
A sentire le sue parole mi andò di traverso l’aranciata che stavo bevendo e mi fermai in mezzo al corridoio a tossire come una pazza.
- Tutto bene, Yumi-san? - mi chiese con aria preoccupata.
- Ehm … sì. - risposi, senza saper bene che cosa dire, ma subito mi vennero in mente le parole adatte: - Però sai, credo che non mi vada di sprecare il mio tempo facendo il tifo per quel cadavere di Rukawa!
Haruko mi osservò con aria stupita, incredula che ad una ragazza potesse non piacere Kaede, ed effettivamente ero una delle poche a cui non interessasse fare la corte a Rukawa, che, tra le altre cose, non aveva mai dimostrato interesse per una donna in tutta la sua vita.
- Ma davvero non ti piace quel ficone? - mi chiese con aria innocente.
Non la guardai: - Sinceramente no … e poi sei proprio sicura che non sia dell’altra sponda? - ovviamente, dicendo ciò, volevo solo scherzare, ma Haruko non lo capì e scappò via in lacrime.
Esasperata, la osservai allontanarsi e decisi di seguirla per scusarmi con lei, anche se sapevo che poi mi avrebbe costretta a seguirla in palestra.
Mi misi a correre, mentre i professori che mi vedevano mi ricordavano che era vietato correre nei corridoi. Senza ascoltarli, continuai il mio avanzare finchè, svoltando l’angolo, andai a sbattere contro qualcuno e l’urto mi fece ruzzolare in terra.
Mi alzai da terra dolorante, pronta a porgere le mie scuse al malcapitato, ma appena i miei occhi si posarono sull’alta figura di Hisashi Mitsui mi raggelai e non seppi che cosa dire. Lui, invece, mi osservò con un lieve sorriso sul volto: - Yumi? Che stavi combinando? - mi domandò spostando il borsone della palestra da una mano all’altra.
- Ehm … scusa. - risposi annaspando, ero ancora incredula per il tradimento che aveva avuto nei confronti di Ryota, mettendosi con Ayako subito dopo che i due si erano lasciati. In fin dei conti, però, Hisashi era sempre stato mio amico e non sapevo bene che cosa pensare di quella situazione: - Stavo cercando Haruko. Per caso l’hai vista passare?
Lui sembrò pensarci per qualche secondo ed infine annuì leggermente: - Sì, stava andando verso il cortile.
- Grazie! - dissi e già ero pronta a correre via per togliermi il più presto possibile da quella situazione, ma infine ci ripensai e rimasi ferma dov’ero: - Ah, senti Hisashi … - iniziai incespicando: - Non è che mi spiegheresti cos’è successo tra te e Ayako?
Lui mi osservò, rimanendo zitto per qualche secondo, ed infine imprecò rumorosamente, attirando su di sé l’attenzione di tutti: - Non ci posso credere! Lo sai anche tu? - sembrava davvero incredulo.
- Veramente … credo che lo sappia tutta la scuola, sai? - dissi mentre la sua espressione diventava ancora più sconcertata, ma nello stesso tempo la sua immancabile boria si palesò sul suo volto: - Caspita! Non credevo di essere così famoso! - e riuscì persino a scherzarci tranquillamente sopra.
- Non vorrei interferire con il tuo ego, Mitchi, ma credo proprio che Miyagi sempai voglia riempirti di botte. Prima l’ho incontrato e sembrava davvero infuriato. - notai che molti occhi si erano inevitabilmente puntati su di noi e sicuramente altrettante orecchie erano tese per riuscire a sentire meglio i nostri discorsi privati.
- Senti … - lui abbassò la voce ad un sussurro che sentii a malapena: - Non mi sembra questo il posto per parlarne. - osservò minacciosamente tutti gli studenti che ci stavano osservando, che distolsero immediatamente i loro sguardi: - Perché non vieni agli allenamenti?
- Forse. - risposi alzando le spalle, poi il pensiero di Haruko mi balenò nella mente: - Adesso devo andare, ci vediamo Hisashi. - dissi affrettandomi a correre via. Sentii il suo sguardo incuriosito posarsi su di me mentre mi allontanavo, ma cercai di non farci caso.
Percorsi i corridoi in tutta fretta e, scendendo le scale, per poco non ruzzolai per terra, ma infine riuscii a raggiungere incolume il pian terreno. Uscii dalla scuola e cercai con lo sguardo Haruko: la trovai adagiata contro un ciliegio vicino ai cancelli e mi avvicinai cercando le parole adatte da dire.
Quando fui a pochi passi lei sembrò accorgersi di me: fortunatamente non stava più piangendo e questo riuscì a facilitarmi l’ingrato compito di chiederle scusa per quell’inutile battuta.
- Ehi. - le dissi affiancandomi al tronco dell’albero: - Mi dispiace per poco fa. Davvero, stavo scherzando Haru-chin. Sono sicura che Rukawa sia del tutto etero. - sorrisi vagamente e lei sembrò ricambiare.
- Non fa niente. - mi rispose: - Ma hai una faccia strana. E’ successo qualcosa?
- Oh, niente di grave. - la rassicurai: - Ho solo incontrato Hisashi mentre venivo a cercarti. - dal mio volto scomparve irrimediabilmente il sorriso, ma cercai di nasconderlo ad Haruko. Ovviamente i miei sforzi furono del tutto inutili e lei ricominciò a bombardarmi con le sue domande senza senso: - Davvero? - sgranò gli occhi, e la sua espressione divenne tremendamente curiosa: - E cosa è successo? Gli hai detto che è un vile traditore, vero? E lui cosa ti ha risposto? E poi come …
- Basta Haruko, ti prego! - esclamai esasperata. Purtroppo sembrava essere tornata di buon umore: - Non è successo niente di niente! - conclusi allontanandomi da lei e sperando che non mi seguisse, ma lei sembrò non accorgersi che la mia voleva essere una fuga indiscreta, per cui si avviò dietro di me e continuò a blaterare: - Eh? Come hai potuto resistere al desiderio di dirgliene quattro? Secondo me avresti dovuto farlo, insomma, anche se è un tuo amico non è giusto che la passi liscia dopo quello che ha fatto! Non lo pensi anche tu? E poi dovresti andare a parlare anche con Ayako, dico davvero. Se tu le dicessi cosa pensi di lei, sicuramente ti sentiresti meglio, dopo. E se sei fortunata magari lei non se la prenderà con te, così non litigherete. E magari alla fine potresti anche provare a parlare con il tuo sempai Miyagi. Secondo me dovresti confessargli tutto il tuo amore per lui, sono sicura che lui ricambia tutti i tuoi sentimenti: proprio come Rukawa ricambia i miei, anche se non ha ancora trovato il coraggio di dirmelo, almeno così vi mettereste assieme e … - se avesse continuato ancora per un millesimo di secondo sarei esplosa lì, facendo saltare in aria sia lei, sia la scuola che tutti gli altri sfortunati, quanto innocenti studenti.
- Smettila! - strillai portandomi le mani alle tempie, cercando di darmi uno contegno. Lei mi fissò con aria stupita e finalmente rimase zitta: - E poi non sono innamorata del sempai, chiaro!? - aggiunsi mentendo spudoratamente, particolarmente ispirata dalla situazione venutasi a creare.
- C … come sarebbe a dire che non sei innamorata? Io credevo che ti piacesse … - balbettò incredula, sventolando al vento tutta la sua ingenua, quanto incredibile stupidità.
- Infatti mi piace! - sospirai del tutto rassegnata: - Ma questo non implica per forza che sia innamorata di lui. - sbuffai, trattenendo la mia voglia di scuoterla per farla rinsavire.
- Ah. - rispose.
Attesi per lunghi secondi e con parecchio timore il momento in cui avrebbe ricominciato con le sue futili domande, ma quel momento sembrò non arrivare: forse quell’affermazione l’aveva del tutto ammutolita. Sorrisi compiaciuta con me stessa: finalmente avevo trovato il modo di farla stare zitta!
Lei mi osservò sempre più stupita: - E adesso perché sorridi? - domandò curiosa.
- Niente! - arrossii cercando di nasconderle la mia felicità per la meravigliosa scoperta appena fatta, ma il sorriso morì sulle mie labbra appena scoprii che l’infame traditrice era riuscita a trascinarmi, senza che me ne accorgessi, fino al campo di basket. In fin dei conti, forse, non era così ingenua come credevo.
- Haruko! - esclamai risentita.
- Eddai Yumi-san … ormai sei qui, resta a farmi compagnia, ti prego. - i suoi occhi divennero languidi e supplichevoli.
Annuii rassegnata, appoggiandomi contro lo stipite della porta ed osservando all’interno della palestra i ragazzi che cominciavano ad arrivare. La capigliatura rosso fuoco di Sakuragi spiccò tra le altre, mentre ci veniva incontro fissando con occhi sognanti la sua adorata Haruko: - Ciao Yumi! - esclamò lanciandomi un’occhiata fugace: - Ciao Harukina cara, come stai oggi? - miagolò osservando la ragazza.
- Bene, Sakuragi. - rispose lei senza accorgersi del tono smielato di Hanamichi: - E tu?
- Ehm … ragazzi io vado a sedermi … - dissi ai due.
- Oh, benissimo Harukina mia, grazie!
- Sono contenta.
Constatando che a loro non importava nulla della mia presenza lì, mi affrettai ad allontanarmi ed mi diressi verso l’unica panchina libera da borsoni e cose varie: quella vicino ad Ayako. Mi lasciai scivolare sopra sospirando e cercando di ignorare la manager, ma lei sembrava non aver perso la sua solita carica, nonostante tutto, e subito si avvicinò a me.
- Ciao Yumi! Come mai qui? Era da tanto che non passavi a trovarci. - disse sfoderando un largo sorriso. Se solo avesse saputo della mia cotta per Miyagi non si sarebbe comportata in quel modo, pensai, ma sfortunatamente soltanto Haruko era a conoscenza dei miei sentimenti per il sempai, così cercai di mascherare il mio sconforto ricambiando il sorriso: - Oh, beh ... è stata l’Akagi a trascinarmi fin qui. - alzai le spalle senza osservarla.
- Ha fatto bene allora: oggi il coatch ha organizzato una partita d’allenamento. Sono sicura che ti piacerà. - si sedette accanto a me e mi osservò amichevolmente. In fondo non era cattiva, né una ragazza facile come dicevano le voci di corridoio che giravano quella mattina su di lei, e lo sapevo bene visto che la conoscevo da parecchio tempo.
Capii, quindi, che non avrebbe avuto senso essere arrabbiata con lei: si era messa con Mitsui perché evidentemente le piaceva già da un po’ e non era giusto incolparla perché lo aveva fatto subito dopo che Ryota aveva rotto con lei.
- Sì. - ammisi, ma poi una domanda uscì spontanea dalle mie labbra: - Ma sei sicura che non si azzufferanno? - i due soggetti della frase erano ovviamente sottintesi e lei sembrò cogliere al volo il significato della mia domanda. Divenne leggermente mano allegra e distolse lo sguardo dal mio: - Lo sanno tutti a scuola, vero? - il suo tono era triste e rassegnato, ma sembrò riprendersi quasi subito quando io annuii: - Comunque Hisashi mi ha assicurato che farà di tutto per evitare la rissa … spero soltanto che anche Ryota la pensi allo stesso modo. - constatò amaramente.
Aveva pienamente ragione, ma cercai in ogni caso di consolarla: - Anche se così non fosse, sono sicura che il capitano non lascerà che la cosa degeneri. - sorrisi vagamente. Mi sembrava una cosa tremendamente strana ed idiota tentare di consolare la ragazza che fino a quel momento mi aveva impedito di farmi notare agli occhi di Miyagi, ma non riuscii ad evitarlo.
- E’ vero. - disse lei senza sorridere e poi cambiò immediatamente discorso: - Hisashi mi ha detto che volevi sapere della nostra storia. - non c’era rimprovero nella sua voce, così annuii in silenzio, anche se con un po’ di timore.
- E mi ha anche chiesto di raccontartela durante l’allenamento. - aggiunse abbozzando un sorriso e sedendosi accanto a me: - Ti va ancora?
- Sì, ma … - a te va?
- Bene. - disse interrompendomi: - Allora, da dove cominciare? - s’interrogò pensierosa.

(PoV Ayako)
Era un pomeriggio come tanti altri e non mi immaginavo nemmeno lontanamente quello che sarebbe successo quel giorno poco dopo gli allenamenti, quando Ryota mi disse che voleva parlarmi. La sua espressione era stranamente seria, così intuii subito che c’era qualcosa che non andava, ma effettivamente anch’io avrei dovuto parlargli: non potevo più continuare la storia con lui, non dopo che avevo capito a chi appartenesse davvero il mio cuore.
Così mi avvicinai un po’ timorosa e un po’ insicura verso i cancelli della scuola e lo trovai appoggiato ad un muretto, con il borsone della palestra ai suoi piedi.
- Ciao. - dissi senza baciarlo. Era ormai da giorni che non ci scambiavamo più un vero bacio ed entrambi sembravamo più distanti del solito, quella sera.
- Ciao. - rispose inforcando gli occhiali da sole nonostante fosse il tramonto.
- Volevi parlarmi? - gli chiesi osservando le lenti scure. Non era giusto che lui si nascondesse dietro quelle ombre e mi lasciasse completamente esposta alla luce, ma lo accettai ugualmente: era il suo modo di proteggersi.
- Sì, certo. - mi rispose continuando a rimanere serio.
- Anch’io vorrei dirti una cosa importante a proposito di noi due. - esordii incapace di trattenermi, ma lui non sembrò poi molto sorpreso dalle mie parole.
Sospirò, come se avesse voluto prendere altro tempo prima di parlare: - Ti sei innamorata di Mitsui, non è vero? - andò dritto al punto, come aveva sempre fatto d’altronde.
Annuii continuando ad osservarlo: - E tu di chi ti sei innamorato, invece? - chiesi sfacciata, ma cercando di non provocarlo troppo, altrimenti si sarebbe arrabbiato e mi avrebbe piantato lì senza concludere nulla.
- Perché non me ne hai parlato subito? - ovviamente evitò con cura di rispondere alla mia domanda, ma ero completamente certa che il suo amore non fosse più rivolto a me da settimane, ormai.
- Non sapevo come dirtelo, avevo paura che ti arrabbiassi … e poi anche tu avresti potuto parlarmene prima. - non mi sarei fatta mettere i piedi in testa da lui, nessuno l’aveva mai fatto e Ryota sicuramente non sarebbe stato il primo.
Lui sorrise, ma non era per niente divertito: - Arrabbiarmi? - domandò con una leggera ironia che percepii al volo: - Non sono più il ragazzino di un tempo, sono cresciuto Aya, non lo vedi?
Annuii ancora. Era vero, era cambiato tantissimo nel giro di pochi mesi ma: - Certe abitudini non cambiano mai, Ryo. - risposi: - Pensavo avresti cercato la rissa con Hisashi, se te l’avessi detto.
Sorrise ancora: - Non lo farò, ma in ogni caso avrebbe saputo difendersi, non trovi?
- Non scherzare. Non mi sembra il caso. - strinsi i pugni lungo i fianchi. Quel suo comportamento mi dava suoi nervi: - Scusa. - rispose senza espressione.
Lo guardai, ma il suo volto si spostò verso l’orizzonte: - Sei arrabbiato Ryo? - chiesi timorosa della sua risposta.
- No, e tu?
- Nemmeno. - scossi leggermente il capo mentre lui tornava ad osservarmi. Si distaccò dal muretto e si mise il borsone sulla spalla: - Bene. E’ andata meglio di quanto sperassi. - ammise lasciandosi andare finalmente in un vero sorriso, ma con un filo di malinconia.
Ricambiai, provando esattamente i suoi stessi sentimenti: - Già. - dissi: - Ma si può sapere di chi ti sei innamorato? - era tornata una lieve serenità tra noi ed anche la voglia di divertirsi un po’: - Non sarai gelosa, vero? - mi lanciò un ultimo sguardo prima di allontanarsi definitivamente da me.
Lo osservai sparire alla mia vista ed infine una mano calda e si posò sulla mia spalla, stringendola appena. Mi voltai ad osservare Hisashi, che mi osservava preoccupato: - Allora? Com’è andata? - mi chiese, troppo curioso e preoccupato per riuscire a trattenere quella domanda ancora per un secondo.
Sorrisi felice: - Bene! - risposi entusiasta: - Ma forse è meglio se per un po’ non lo provochi, lo sai com’è fatto! - aggiunsi speranzosa.
- E lui sa come sono fatto io. - disse ricambiando il mio sorriso, poi il suo braccio forte circondò la mia vita e mi attirò quasi bruscamente contro il suo petto, facendomi avvampare e desiderare ardentemente di potergli dare quel bacio che tanto a lungo avevamo desiderato entrambi.
Le sue labbra sottili saettarono leggermente verso l’alto, palesando così il suo orgoglio nell’essere riuscito ad avermi finalmente per sé, anche se effettivamente lui non aveva fatto nulla per ottenere tutto ciò.
Il suo volto si avvicinò lentamente al mio, desideroso di trovare al più presto un contatto duraturo con me, che non tardò ad arrivare. Le nostre labbra frementi si sfiorarono dapprima in un bacio decisamente casto, per uno con la fama di Hisashi, ed infine la sua lingua premette irrequieta contro le mie labbra dischiuse, andando così ad accarezzare la mia.
Le mie mani si muovevano inconsapevolmente contro la sua schiena, accarezzando i suoi muscoli tesi e contratti per poi risalire lungo il suo collo ed accarezzargli i capelli. Era una sensazione che non avevo mai provato, che nemmeno Ryota era stato in grado di darmi, e in quel momento pensai che non avrei mai voluto smettere di baciarlo.





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Che coraggiosi siete stati ad arrivare fino a qui,
ma visto che siete stati così temerari da riuscire in quest'ardua impresa
scommetto che non vi costerà nulla lasciarmi un vostro piccolo parere riguardo
a questa ficcy, vero? *-* Per me è davvero molto importante poter sapere cosa pensate
dei miei scritti, per cui confido in voi e vi ringrazio tutti ^^.

Al prossimo capitolo, ciao!






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Capitolo 2
*** Capitolo Secondo ***





Mi ero dimenticata di avvertirvi che cercherò di aggiornare una volta al giorno (massimo ogni due giorni) e vi avviso anche che dopo questo chap ce ne saranno soltanto più altri due.
Non c'è molto altro da dire, quindi non mi perdo in inutili chiacchiere a vi lascio alla lettura ^^.



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(PoV Yumi)

Ayako terminò il suo racconto nel momento esatto in cui entrò il signor Anzai in palestra e tutta la squadra si avviava verso di lui per il solito saluto.
Sembrò riprendersi dal suo sogno ad occhi aperti e mi sorrise apertamente: - Spero di non averti scioccato troppo. - disse alzandosi dalla panchina.
- N … no. - balbettai, fissandola incredula, prima che si avviasse verso il coatch unendosi all’inchino.
La partita iniziò subito dopo e per i primi cinque minuti sembrò andare tutto bene: anche se Mitsui e Miyagi erano finiti nella stessa squadra, sembrava che collaborassero come al solito. Anche le urla di Haruko e delle altre svariate fan di Rukawa erano perfettamente normali ed assordanti, purtroppo. Perfino il tifo delle truppe di Hanamichi, ovviamente a sfavore del rossino, rientrava nella solita normalità.
Dopotutto, forse mi ero sbagliata a giudicare i componenti ed i tifosi di quel club: sembravano tutti abbastanza maturi ed in grado di non badare ai pettegolezzi che quel giorno giravano attorno al team Shohoku.
L’amichevole terminò, infine, con una spettacolare azione di Hisashi e Ryota, che portò la loro squadra alla vittoria, ma i due non si scambiarono il solito sguardo compiaciuto, come avevano sempre fatto.
L’allenamento finì qualche minuto dopo. Stavo già per salutare tutti ed andarmene a casa, quando Haruko mi si affiancò e mi supplicò di aspettare con lei che Kaede uscisse dallo spogliatoio, per poterlo vedere un’ultima volta.
- Hai visto com’è stato immenso Rukawa? - mi chiese con aria sognante.
- Ehm, sì, davvero molto bravo. - ammisi. In fin dei conti era stato di ottimo aiuto alla sua squadra, come al solito.
- Aaah! Eccolo! - strillarono le varie fan di Kaede, compresa Haruko, quando lui uscì dallo spogliatoio ancora con i capelli bagnati: - Quant’è fico! - aggiunsero e tutte insieme si fiondarono verso di lui, che con la sua solita aria da menefreghista si avviò alla sua bicicletta e si allontanò indisturbato dalla scuola.
Osservai interdetta quella scena: tutti i giorni succedeva esattamente quella stessa identica cosa. In ogni caso, quando Rukawa svoltò l’angolo, Haruko mi raggiunse: - Beh, io vado a casa. - disse ancora sognante e, senza aspettare una risposta, si allontanò da me.
La guardai andare via, chiedendomi perché mai fossi amica di una ragazza del genere, ma senza riuscire a trovare una risposta sensata. Così anch’io feci per avviarmi verso casa, ma non appena uscii dai cancelli dello Shohoku una mano si posò saldamente sulla mia spalla e m'impedì di avanzare. Mi voltai e sbiancai completamente: - S … sempai Miyagi.
Lo osservai affascinata. Anche lui, come Kaede, aveva ancora i capelli leggermente bagnati che emanavano un dolce odore di bagnoschiuma. Stranamente il manico del borsone non era adagiato sulla sua fronte, ma sulla sua spalla. Mi sorrise vagamente, mentre io arrossivo, mantenendo comunque la sua espressione un po’ imbronciata: - Andiamo nella stessa direzione. - mi disse e ricominciò a camminare.
Rimasi imbambolata ancora per qualche secondo, infine mi decisi a seguirlo e lui parlò di nuovo: - Ti ho vista in palestra. - non mi guardò.
- Ehm … sì. Mi ci ha trascinato Haruko. - incominciai a giocherellare nervosamente con le mie mani, senza sapere bene che cosa dire.
- Capisco. - rispose lui tranquillamente, senza nessuna espressione precisa sul volto.
Infine calò un imbarazzante silenzio e mentre avanzavo al suo fianco avevo il timore che da un momento all’altro avrebbe ripreso il discorso interrotto quella mattina, così mi affrettai a dire qualcosa: - S … sei stato davvero bravo.
Lui mi guardò e non disse nulla.
- Oggi intendo. - aggiunsi goffamente: - Cioè in palestra … - mi stavo scavando la fossa con le mie stesse mani: - Durante la partita … - continuai contro la mia volontà. Così, per riuscire a stare zitta, mi morsi praticamente la lingua ed emisi un leggero gemito di dolore.
Lui sorrise divertito: - Sì, avevo capito. - disse, poi aggiunse: - Sei strana oggi. Sicura di sentirti bene? - di nuovo il suo sguardo saettò lontano dal mio.
- Sì. - risposi semplicemente e la mia mente si svuotò di nuovo, così camminammo ancora una volta in silenzio. Solitamente lui chiacchierava volentieri, ma ovviamente quel giorno non era del suo solito umore: - Tu come stai, sempai? - gli chiesi senza pensarci ed immediatamente mi pentii di aver parlato.
Ma la sua espressione non cambiò di molto ed il suo tono fu stranamente cordiale: - Meglio. - disse e poi mi lanciò uno sguardo veloce: - Scusa per oggi. - aggiunse in un soffio: - Non volevo trattarti così, tu non c’entri niente.
- Ah. - non dire qualcosa di banale. Non dire qualcosa di banale, Yumi: - Non fa niente, sempai. - meno male che non dovevi dire qualcosa di banale, stupida!
- Senti Kawanari, non chiamarmi sempai, è fastidioso. - fu la sua risposta: - Mi fai sentire vecchio. Chiamami Ryota, come fanno tutti. - sospirò e alzò lo sguardo verso il cielo.
- Va bene. - dissi: - Però tu non chiamarmi per cognome. - aggiunsi.
Lui annuì e di nuovo, irrimediabilmente, camminammo senza parlare. Miyagi era completamente perso nei suoi pensieri, si vedeva dal suo sguardo, ed io ero interamente occupata a guardarlo di nascosto per poter formulare qualche frase sensata da dire. Quel silenzio, però, non era più imbarazzante quanto prima.
Infine lui ruppe quella quiete quasi casualmente: - Alla fine oggi non mi hai risposto. - disse e non riuscì a trattenere un leggero sorriso divertito.
- Cosa? - avvampai sperando che non intendesse ciò che pensavo. Speranza che fu inevitabilmente vana.
- Per quanto riguarda quel bigliettino, intendo. - si chiarì.
- Ah, sì, beh … - la mia mente cominciò a lavorare febbrilmente per trovare una scusa credibile, ma non avevo abbastanza tempo per pensare e così dissi la prima cosa che mi passò per la mente: - Era da parte di una mia amica, - risposi esitante: - Ma all’ultimo momento non se l’è sentita di affrontarti, così ha mandato me per avvisarti. - con uno sforzo sovrumano riuscii a non arrossire troppo: - Solo che poi abbiamo parlato di tutt’altro e mi sono dimenticata di dirtelo. - conclusi mentre il mio sguardo spaziava nervosamente ovunque, tranne che verso di lui.
- Davvero? - sembrava stupito, forse lo avevo convinto: - E chi sarebbe questa tua amica?
- Non posso dirtelo! - dissi in un soffio.
Mi fissò e, anche se non avrei dovuto, non riuscii a sostenere il suo sguardo ed abbassai il mio ad osservarmi le scarpe: - Le ho promesso di non parlartene. - aggiunsi cercando di sembrare convincente.
- Come vuoi. - lo vidi alzare le spalle, ma il sorrisetto divertito che aveva sulle labbra era rimasto lì. Mi chiesi come faceva a comportarsi in quel modo, quando quella stessa mattina sembrava una belva assetata di vendetta, ma poi mi venne in mente il racconto di Ayako e pensai che a pranzo, molto probabilmente, era arrabbiato soltanto perché si era venuto a sapere quello che era successo qualche giorno prima.
- Peccato. - disse poi: - Magari era carina.
Lo stupore si fece lentamente largo in me, mentre quella sua ultima frase mi rimbombava nelle orecchie contro la mia volontà. Poi realizzai quale fosse il vero significato delle sue parole e lo fissai iraconda: - Ma certo! - sbottai: - Così la useresti per dimenticare la ragazza che ami! - non era una domanda, ma un’affermazione, e ovviamente non mi riferito ad Ayako, ma lui non avrebbe potuto saperlo. Conscia di aver parlato troppo mi portai una mano alla bocca, spiazzata, e smisi di camminare, anche lui si fermò e si avvicinò a me.
Mi fissò stupito, forse anche un po’ risentito dalle mie parole: - Che dici!? Guarda che sono stato io a lasciare Ayako. - disse così e ricominciò a camminare.
Lo seguii senza sapere cosa fare, né cosa dire, ma ci pensò lui a continuare il discorso: - Non mi piace più, mi sono accorto che le piaceva Hisashi mentre stava con me e questo mi ha fatto finalmente capire che persona fosse. Non è cattiva, ma non potevo tollerare di stare con una persona a cui piacesse un altro e che non avesse il coraggio di dirmelo. - aggiunse imbronciato.
Avrei voluto ribattere che nemmeno a lui piaceva più Ayako mentre stavano assieme, ma m'imposi di stare zitta, osservando l’espressione del suo volto. Volevo rimediare in qualche modo al pasticcio che avevo combinato, ma non mi venne in mente nulla da dire, se non: - Scusa. Hai perfettamente ragione. Sono un’idiota.
Non mi rispose e presi quel suo silenzio come un assenso alla mia affermazione. Mi morsi il labbro, rassegnata, e mi imposi che prima di parlare con lui avrei dovuto pensare cento volte a quello che stavo per dire.
Camminammo ancora per pochi istanti prima di arrivare al bivio dove ci saremmo dovuti separare: - Io giro qua. - dissi fermandomi ed evitando di guardarlo: - Ciao. - non gli diedi il tempo di rispondere e mi avviai verso la stretta stradina che mi avrebbe condotta a casa, nella quale sicuramente mi sarei sigillata senza uscirne mai più per il resto dei miei giorni.
Ma lui mi afferrò il braccio e mi costrinse a voltarmi: - Aspetta un attimo. - mi disse, tirandomi ancora più vicina a lui. Avvampai e la gola mi si seccò all’istante, impedendomi di parlare. Pensai che sarebbe stato meglio così, almeno avrei evitato altre imbarazzanti figuracce.
- Stavo pensando, - iniziò lui: - E’ strano che la tua amica abbia le tue stesse iniziali.
Diventai ancora più rossa: - Già … - balbettai in un sussurro: - Bizzarro vero? Ma è solo una coincidenza. - mi esibii in un sorriso molto imbarazzato. Mi ero completamente dimenticata di quella stupida iniziativa di Haruko: mi aveva praticamente obbligata a lasciare le mie iniziali su quel dannato biglietto, anch’esso una sua idea ovviamente. Mi chiesi per quale assurda ragione avessi dato retta a quel suo consiglio, ma ormai era decisamente troppo tardi per i ripensamenti. Lui mi lanciò un’occhiata strana ed intuii immediatamente a cosa stesse pensando, così cercai in qualche modo di rimediare: - Guarda che non sono stata io. - blaterai senza riuscire a guardarlo: - Dico sul serio! Non mi sarebbe mai venuto in mente di scriverti certe cose e poi … insomma, non avrei mai potuto lasciare il biglietto nell’armadietto del club: non ho le chiavi per entrare lì dentro! - soltanto quando terminai la frase mi resi conto di aver parlato troppo.
- Quante cose che sai. - disse in un tono che non mi piacque affatto.
- Beh … sì, la mia amica me ne ha parlato molto. - non volevo dire ancora altre cose, ma ero troppo nervosa per riuscire a smettere di parlare: - Era davvero preoccupata e agitata quel giorno e mi ha raccontato tutti i particolari.
Sicuramente non aveva creduto neanche per un istante alla scusa che gli avevo rifilato lì per lì, ma era davvero l’unica cosa che mi era venuta in mente.
- Allora dovete essere davvero molto amiche. - constatò lui, inarcando un sopracciglio.
Osservandolo con quell’espressione un brivido involontario percorse la mia schiena, raggiungendo il collo e salendo su per la nuca: - Eh già. - risposi scacciando con un enorme sforzo di volontà il mio desiderio di saltargli addosso: - Hai indovinato.
Sostenni il suo sguardo e osservai la sua espressione diventare pensosa: - Strano, non ti ho mai visto insieme a qualche ragazza che avesse le tue stesse iniziali …
Mi immaginai correre via da quella strada desolata, scappare da quella situazione imbarazzante e indesiderata, ma purtroppo lui mi stava ancora tenendo per il braccio e, anche se avessi voluto andarmene, i miei piedi erano come incollati all’asfalto: - Sì, beh … lei è molto timida … non esce mai dalla sua classe! - ridacchiai nervosamente.
- E allora come ha fatto a lasciare il biglietto nello spogliatoio? - pareva divertirsi molto a farmi quelle domande e a mettermi in difficoltà, ma dovevo assolutamente trovare una scappatoia: mi ero già sbilanciata troppo.
- Non lo so! - esordii con tono concitato.
- Davvero? Ma se mi hai appena detto che ti ha raccontato tutti i particolari!?
- Beh, questo non me lo ha raccontato! - risposi arrabbiata. Non sapevo più come giustificarmi e avevo deciso che quella conversazione sarebbe finita in quel momento.
Mi scostai bruscamente e lui lasciò andare il mio braccio, osservandomi senza dire nulla: - Ora devo andare. Ho un sacco di compiti per domani, scusa. - non gli diedi il tempo di ribattere e corsi via. Il cuore mi batteva a mille nel petto ed ormai era chiarissimo che lui avesse capito tutto.



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Vi ringrazio tutti per le innumerevoli letture che ci sono state
nel primo chap, e spero che questo non sia da meno.
E sappiate che se volete recensiere siete sempre i
benvenuti ^^.

Ma passiamo ai ringraziamenti:

Roby: intanto grazie mille
per la tua recensione, sono contenta che la fic ti piaccia e spero che anche questo capitolo sia di tuo gradimento ^^
Bella07: hai un nick che non mi è nuovo ...
sbaglio o mi hai recensito anche "Basketman Star" *_*? Comunque sono stra contenta che anche quest'altra mia fanfic ti piaccia, spero che continuerai a seguirla ^^.
Ellina: grazie per il tuo inesauribile masochismo nel leggere tutto ciò che la mia mente malata partorisce, ma la prossima volta evita di scrivere Mitsui in quel modo altrimenti storpi la pagina e ti cancellano la recensione u.u, e non voglio che la cancellino, anche perchè pensavo non avresti recensito, visto che hai già letto la storia in anteprima. Ma va beh, meglio così!


Grazie anche a tutti i lettori che sono rimasti anonimi, vi adoro lo stesso *_*.

Al prossimo chap. Ciau


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Capitolo 3
*** Capitolo Terzo ***






(PoV Yumi)
Quella mattina arrivai a scuola con molto anticipo e mi fiondai immediatamente in classe per evitare d'incontrare Ryota. Non avrei saputo come comportarmi se lo avessi visto.
Mentre ancora ripensavo a quanto fosse successo il giorno prima, la voce squillante di Haruko mi rimbombò nelle orecchie. L’altra sera mi aveva chiamato per ripetermi ancora una volta quanto fosse bello Rukawa ed io non avevo potuto fare a meno di raccontarle tutto: così, appena arrivò nell’aula, mi tempestò di domande come al solito, ma non avevo neanche la forza di dirle di smetterla. La lasciai parlare senza ascoltarla, finchè il provvidenziale arrivo del professore mi salvò da quella tortura, così come ogni giorno.
Quando suonò la campanella della pausa pranzo, decisi che sarebbe stato più sicuro rimanere barricata in classe, nonostante l’Akagi insistesse col volermi trascinare con lei in palestra per poter ammirare Kaede che si allenava.
- Non ho intenzione di uscire da qui, lo vuoi capire o no? - sbottai improvvisamente, al limite della sopportazione.
- Ma non puoi certo fare questa vita fino alla fine dell’anno, Yumi. - constatò lei, apprensiva.
- Certo che posso ed è proprio quello che ho intenzione di fare, infatti! - risposi con determinazione.
Lei sospirò, lasciandosi scivolare su una sedia vuota accanto a me: - Perché, invece, non gli dici che sei stata tu a scrivere quel bigliettino e che era solo uno scherzo? - propose lei.
- Perché non ci crederebbe mai. Non è così stupido. - dissi indignata, poi continuai a pensare a qualche altra possibile soluzione: - Forse potrei cambiare scuola.
- No! - strillò Haruko: - No! Ma che dici? Cambiare scuola per una cosa del genere?
- Perché no? - alzai le spalle. Ero consapevole che quella sarebbe stata una scelta esagerata, ma era divertente vedere l’Akagi in preda al panico.
- Perché no! - rispose alzandosi dalla sedia ed afferrandomi per il braccio con forza, cercando mi farmi alzare: - Adesso tu andrai a cercare il sempai Miyagi e chiarirai la situazione! - mi ordinò con tono autoritario.
- Scordatelo! Vai dal tuo Rukawa e lasciami mangiare in pace, Haruko. - risposi seccamente, senza muovermi di un millimetro dalla sedia, nonostante lei mi tirasse con tutte le sue forze: - Certo che sei proprio deboluccia, eh? - scherzai e lei avvampò.
- Va bene, fai come ti pare! - rispose offesa e si allontanò velocemente, uscendo dalla classe.
Rimasta completamente sola tirai fuori il cesto con il pranzo, anche se avevo lo stomaco decisamente chiuso. Mi dondolai con la sedia ed incrociai le gambe sul banco, sbuffando sonoramente e ripensando per l’ennesima volta al giorno precedente.
- Ciao! - la voce di Ryota mi fece sobbalzare e per poco non persi il già precario equilibrio che avevo stabilito sulla sedia.
Mi voltai, fissandolo con il panico negli occhi e lo vidi trattenere una risata per la mia ennesima figuraccia: - Posso parlarti? - mi chiese avvicinandosi.
Istintivamente mi alzai in piedi ed afferrai il cestino con il cibo: - O … ora non posso, Haruko mi sta aspettando. - risposi trafelata e corsi via in tutta fretta.
Trovai l’Akagi in palestra, che sbavava sul suo pranzo osservando ammirata le prodezze di Kaede, e mi affiancai a lei sedendomi per terra. Avevo ancora il fiatone e lei, osservandomi stupita, lo notò immediatamente: - Hai corso, per caso?
- Che perspicacia. - ironizzai per nulla divertita: - Miyagi mi ha raggiunto in classe e sono corsa via. - ammisi cominciando a ingozzarmi con il sushi, sebbene non avessi fame.
- Lo immaginavo. - disse: - Ma perché non vuoi parlargli? - insistè ancora.
Osservai Rukawa centrare il canestro con una schiacciata fenomenale e ricadere in terra asciugandosi il sudore sulla fronte: - Perché ho paura. - risposi, ma Haruko non disse nulla, così mi voltai verso di lei e notai la sua espressione sognante mentre osservava Kaede bere avidamente dalla borraccia e lasciarsi scivolare un po’ d’acqua sui capelli.
Sospirai scrollandola per le spalle e lei sembrò tornare nuovamente in sé: - Hai detto qualcosa? - mi chiese senza riuscire a scollare gli occhi dalla matricola d’oro.
- Sì! - risposi: - Ho detto che ho paura, dannazione! Non so quello che potrebbe dirmi e questo non mi piace! - ammisi ed improvvisamente le parole di Ayako mi rimbombarono nella testa.

E tu di chi ti sei innamorato, invece?

Scaccia dai miei pensieri dall’improbabile verità e constatai che finalmente avevo ottenuto tutta l’attenzione di Haruko, anche perché Rukawa era appena uscito dalla palestra. Mi poggiò una mano sulla spalla e cercò di rassicurarmi in qualche modo: - Ma non ha senso. Preferisci restare con il dubbio piuttosto che sapere cosa pensa di te? - sembrava proprio che il suo cervello non potesse concepire una cosa del genere.
- Forse. - dissi lasciando ricadere nel piatto il riso che tenevo tra le bacchette e alzandomi in piedi: ero troppo nervosa per riuscire a stare nello stesso posto troppo a lungo.
- E ora dove vai? - mi chiese.
Alzai le spalle, avviandomi verso l’uscita: - Non lo so. - risposi andandomene.

(PoV Ayako)
Stavo aspettando Hisashi vicino ad un albero nel centro del cortile, spiluccando senza voglia il mio pranzo e ripensando alla conversazione che avevo avuto il giorno prima con Yumi. Non appena avevo finito di raccontarle cosa fosse successo, mi ero subito pentita di averlo fatto. Ne avevo parlato con Mitsui, ma lui mi aveva rassicurata dicendo che avevo sicuramente fatto la cosa giusta e che avrei potuto fidarmi della Kawanari.
- Che mangi di buono? - alzai lo sguardo incrociandolo con quello di Hisashi.
- Di buono niente. - risposi senza entusiasmo mentre lui si lasciava scivolare accanto a me.
- Ehi, che ti succede Aya? - il suo tono apprensivo scivolò fuori dalle sue labbra mentre i suoi occhi non accennavano a spostarsi dai miei.
- Niente. - alzai leggermente le spalle: - E’ solo che non mi piacciono i gamberetti. - dissi sorridendogli: - Li vuoi tu? - lui mi osservò stupito, infine sorrise e senza troppi complimenti cominciò a mangiare dal mio piatto, oltre che dal suo.
Lo osservai in silenzio per tutto il tempo, nonostante ogni tanto mi lanciasse qualche occhiata infastidita: - Allora, hai sentito le stronzate che dicono su di te? - mi chiese con la sua soluta finezza e la sua espressione s’incupì irrimediabilmente.
- Sì. - risposi rassegnata, pensando che la frase meno offensiva che mi era arrivata alle orecchie era stata: “quella poco di buono di Ayako”: - Ma non puoi farci niente. - mi affrettai ad aggiungere, notando un lampo di rabbia attraversare i suoi occhi.
Lui smise di mangiare, inghiottendo l’ultimo boccone: - Sì invece. - una piccola scintilla di boria s’impossessò del suo bel volto, provocando così un irrimediabile incendio: - Ormai nessuno mi teme più come un tempo, in questa scuola, - disse con una leggera malinconia: - Ma non ci metterò molto a ricordare a tutti quanti chi è Hisashi Mitsui. - si esibì in un sorriso smagliante.
- Non ce n’è bisogno. - gli risposi in fretta: - Sul serio! Prima o poi troveranno qualcun altro su cui spettegolare. - aggiunsi cercando di essere convincente.
- Mi spiace Aya, ma non riuscirai a farmi cambiare idea così facilmente. - si alzò da terra lasciandomi un piccolo bacio sulle labbra, poi sorrise di nuovo: - Vedrai che entro stasera tornerà tutto come al solito. - concluse allontanandosi da me.



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Il capitolo è un po' corto, lo so, ma il prossimo sarà più
lungo, nonchè l'ultimo, quindi non mancate ^^!

Ringrazio Roby per la recensione, tutti coloro che hanno aggiunto
questa Fanfic ai preferiti e anche i lettori anonimi! *_*
Vi aspetto tutti per il prossimo chap, bye ^-^


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Capitolo 4
*** Capitolo Quarto ***




Ed ecco qui l'ultimo capitolo ^^, scusate per l'attesa ma in questi
giorni sono stata troppo impegnata ad abbuffarmi XD!

I ringraziamenti, come al solito, li troverete al fondo.
Ora vi lascio alla lettura, sperando di non deludervi!!!



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(PoV Yumi)
Per tutta la pausa pranzo non feci altro che vagare per la scuola, nascondendomi ogni qual volta vedessi una capigliatura simile a quella di Ryota o mi sembrasse di sentire la sua voce. Infine tornai in classe incolume, riuscendo a non incontrarlo, ma capii che non sarei riuscita a fare una vita del genere per molto.
Per tutta la durata delle lezioni successive non feci altro che pensare ad un modo per poter uscire da quella situazione: ma l’unica soluzione che mi venne in mente fu quella che mi aveva suggerito Haruko. Non potevo far altro che affrontare il sempai e decisi che lo avrei fatto, accettando mio malgrado la risposta che mi avrebbe dato.
Così, quando l’Akagi mi chiese per l’ennesima volta di andare con lei ad assistere agli allenamenti del club di basket, la seguii senza obiettare e lei intuì subito che avevo deciso di parlare con Ryota.
- Sei agitata? - mi chiese varcando la soglia della palestra e fissando subito il suo sguardo su Rukawa.
- No. - mentii. Non avevo voglia di sorbirmi ancora una volta i suoi inutili consigli, così cercai anche di sorridere ed infine mi allontanai da lei raggiungendo la panchina sulla quale mi ero seduta il giorno precedente.
Ayako mi fu subito accanto: - Ti stai appassionando anche tu, eh? - mi chiese gentile. Sembrava stare molto meglio quel giorno, effettivamente le voci di corridoio si erano affievolite parecchio e qualcosa mi disse che c’era lo zampino di Mitsui. Sicuramente aveva minacciato quasi tutte le persone che gli erano capitate sotto tiro, ottenendo comunque l’effetto desiderato.
Annuii sovrapensiero: - Che c’è in programma, oggi? - domandai senza molto interesse.
- Niente di speciale. - rispose alzando le spalle: - Semplici allenamenti. Sicuramente non sarà divertente come ieri.
- Peccato. - commentai senza espressione, avendo notato Ryota entrare in palestra ed osservarmi stupefatto. Anche Ayako sembrò accorgersene: - Tutto a posto? Sembri un po’ tesa … - constatò.
- Sono solo un po’ stanca. - sul mio volto si stampò un sorriso di circostanza, infine mi accasciai sullo schienale della panchina e sospirai sonoramente socchiudendo gli occhi.
Proprio in quel momento la voce di Miyagi giunse nuovamente alle mie orecchie: - Yumi! Non pensavo di trovarti qui! - esclamò avvicinandosi sorridente, sotto gli occhi sconcertati della manager.
Ricambiai lo sguardo di Ryota cercando di contenere tutte le svariate emozioni che stavo provando in quel momento: - Volevi parlarmi, no? - nonostante tutto la voce mi uscì tremante.
Lui annuì, continuando ad ignorare la faccia stupita di Ayako: - Ti accompagno a casa? - domandò gentile ed io sbiancai.
- N … non ce n’è bisogno. Possiamo parlarne anche qui, dopo l’allenamento. - risposi.
- Va bene. - in quel momento arrivò Anzai ed i due fortunatamente si allontanarono da me, anche se Ayako continuava a lanciare occhiate interrogative sia a me che a lui, sorridendo ogni qual volta incrociasse il mio sguardo, e notai che anche Haruko mi stava osservando.
Ignorai tutti e puntai il mio sguardo sul coatch, fingendomi molto interessata al suo discorso.
Gli allenamenti proseguirono senza intoppi, a parte un piccolo litigio tra Rukawa e Sakuragi, subito stroncato dal prontuale intervento del Gorilla che, con due bei cazzotti, sistemò la faccenda. Notai persino Hisashi e Ryota chiacchierare quasi amichevolmente.
In ogni caso, alla fine dell’allenamento, mi ritrovai assieme ad Haruko e ad Ayako ad aspettare che il sempai uscisse dallo spogliatoio.
Mentre l’Akagi non avevo occhi che per Kaede, la manager dello Shohoku non faceva altro che fissarmi incuriosita, così, all’orlo dell’esasperazione, mi voltai verso di lei con un sorriso tirato: - C’è qualcosa che non va? - le chiesi.
Lei arrossì un po’, ma non distolse il suo sguardo dal mio: - No, sai … è che finalmente ho capito perché t’interessava tanto sapere cosa fosse successo con Hisashi: c’è qualcosa tra te e Ryota. - disse sfacciatamente, facendomi rimanere di sasso. Mi ero aspettata qualche inutile giro di parole ed invece aveva puntato dritto al sodo.
- Ma no … che dici?
- Non essere modesta, Yumi! - Haruko si era sfortunatamente ripresa dal suo coma catalettico e ora si stava dedicando al suo hobby preferito: mettere il naso negli affari degli altri, in particolare nei miei: - Lei e Miyagi sempai stasera si metteranno assieme. - continuò sicura di sé.
Sia io che Ayako la fissammo scioccate: - A lei piace da quando facevano le medie. Sai, andavano nella stessa scuola. - andò avanti indisturbata, senza accorgersi di nulla.
Se le parole avessero avuto la capacità di uccidere, sicuramente sarei morta sul colpo dopo aver sentito lo sproloquio indesiderato dell’Akagi, ma purtroppo rimasi in vita e dovetti sostenere lo sguardo della manager che si fissava nel mio, decisamente incredulo.
Ridacchiai nervosamente: - All’Akagi piace scherzare! Non è vero, Haruko? - urlai a gran voce, battendo una potente pacca sulla schiena della ragazza, sbilanciandola e sperando di farle molto male.
Ayako sorrise divertita: - Oh, non devi preoccuparti, Yumi. Lo sai che tra me e lui ormai non c’è più niente. E puoi stare tranquilla che non gli dirò nulla, se tu non vorrai. - il suo sorriso però divenne malizioso.
- Bene. - risposi seriamente, ormai completamente smascherata: - Infatti non voglio. - conclusi.
Lei annuì, altrettanto seria in volto, poi lanciò uno sguardo oltre le mie spalle e mi fece l’occhiolino: - Ora vado. Buona fortuna, Yumi. Anche se non credo che ne avrai bisogno.
Mi voltai istintivamente e mi ritrovai di fronte a Ryota: - Sicura che non vuoi essere accompagnata a casa? - mi chiese lanciando uno sguardo ad Haruko, che sembrava avesse l’intenzione di stare lì per tutto il tempo ad ascoltare il nostro discorso.
- Sì, forse è meglio. - risposi rassegnata e mi avviai dietro di lui, salutando coloro che erano ancora rimasti in palestra.
Per i primi minuti camminammo in perfetto silenzio, mentre la mia bocca diventava sempre più arida ad ogni passo e la mente mi si svuotava ad un ritmo incredibile. Infine mi decisi a parlare, non riuscendo più a sopportare quella situazione imbarazzante: - Allora, cosa dovevi dirmi oggi? - non lo avrei guardato negli occhi per nessuna ragione al mondo.
Lui mise le mani infreddolite nelle tasche della divisa scolastica e sospirò: - Pensavo fosse ovvio. - non si voltò ad osservarmi e non potei fare a meno di notare un leggero filo d’imbarazzo nella sua voce.
- Già.
E ancora una volta quel silenzio soffocante sembrò afferrare tutt’e due per la gola, come a volerci soffocare lentamente, ma inesorabilmente. Lui, però, sembrò liberarsi da quella presa molto prima di me e dopo qualche minuto ricominciò a parlare.
- Sei tu la ragazza del bigliettino. - non capii se fosse una domanda o un’affermazione, ma in ogni caso non avrebbe avuto senso negare ancora.
- Sì. - alzai le spalle, sorridendo imbarazzata e nervosa.
- Non è stato molto difficile scoprirlo. - mi guardò, ma io continuavo a fissare l’asfalto sotto i miei piedi: - Non sai mentire. - concluse e, sbirciandolo con la coda dell’occhio, lo vidi sorridere.
- No. - rispondere a monosillabi era l’unica cosa che in quel momento riuscissi a fare, oltre a desiderare ardentemente di scomparire per sempre dalla faccia della terra.
- E allora? - mi chiese ostentando tranquillità.
- Allora cosa? - balbettai.
- Non hai niente da dirmi? - continuava a fissarmi con insistenza ed era una cosa che sicuramente non mi avrebbe aiutato a farmi tornare la voglia di parlare.
- Ma eri tu che dovevi parlarmi. - constatai scioccamente, costringendomi a guardare ovunque tranne che il suo volto.
- Lo so, - ammise: - Ma speravo che anche tu volessi dirmi qualcosa.
- No. - indugiai.
Mi sentii afferrare la mano con decisione, e trasalii mentre le sue dita si intrecciavano con le mie. La sua presa forte mi impedì di avanzare ancora: era di fronte a me, ma non riuscivo a guardarlo: - La smetti di rispondermi a monosillabi? - non c’era rabbia, né rimprovero nella sua voce, era solo una semplice richiesta.
Annuii fissando per terra, ma la sua mano libera si posò sotto il mio mento e mi costrinse ad alzare il volto e a guardarlo negli occhi. Sorrideva: - Che fai? Mi prendi in giro? - mi chiese.
- N … no, scusa. - risposi mentre il cuore sembrava volermi schizzare via dal petto: - E’ che non so che cosa dire.
- Allora improvvisa. - mi suggerì passandomi la mano sulla guancia ed obbligandomi a guardarlo ancora. Non potei fare a meno di arrossire: - Ieri sera lo facevi bene. - continuò trattenendo una risata.
- Che cosa? - non potevo credere che mi stesse prendendo in giro in un momento del genere.
- Sei comica quando improvvisi. - rispose e arrossì leggermente: - Mi metti di buon umore. - sorrise continuando il suo discorso: - Potresti intraprendere la carriera del pagliaccio assieme a Sakuragi: diventereste sicuramente l’attrazione numero uno del Giappone! - ridacchiò divertito e nello stesso tempo la mano che stringeva la mia si allontanò, ma un secondo dopo sobbalzai sentendola posarsi nell’incavo della mia schiena ed attirarmi leggermente a sé.

Buona fortuna, Yumi. Anche se non credo che ne avrai bisogno.

- Che stai facendo? - quel giorno ero proprio una fonte inesauribile di domande stupide, constatai non appena lui mi sorrise senza rispondere.
- La sai una cosa? - scossi la testa sentendomi una perfetta idiota e quando lui ricominciò a parlare non avevo neanche il coraggio di respirare: - In realtà ho lasciato Ayako per due motivi. Quello meno importante te l’ho detto ieri. - disse con tutta calma, come se si divertisse tremendamente a tenermi sulle spine.
- E l’altro? - domandai in un soffio, incapace di trattenermi, e mi morsi la lingua.
Il volto di Ryota si avvicinò ancora al mio e lo vidi arrossire leggermente: - L’altro … - cominciò come se ci stesse pensando: - L’altro motivo sei tu.

E tu di chi ti sei innamorato, Ryo?

Rimase zitto come se sperasse che dicessi qualcosa, ma ovviamente non ero in grado di emettere alcun suono in quel momento: - Ora dovrebbe essere il tuo turno di parlare … - accennò un sorriso imbarazzato e speranzoso, mentre la sua mano calda accarezzava la mia guancia in fiamme.
Mi schiarii la voce, inghiottendo a fatica la saliva. La sua mano che giocherellava sulla mia schiena mi attirò ancora di più verso di lui e la sua fronte si posò sulla mia.
Chiusi gli occhi cercando di tranquillizzarmi, altrimenti il mio cuore sarebbe schizzato talmente lontano che avremmo dovuto sprecare moltissimo tempo per ritrovarlo.
Il silenzio che ci aveva circondati era talmente assordante che riuscivo a sentire il suo respiro calmo e regolare infrangersi sul mio volto. Inspirai profondamente e finalmente trovai il coraggio di osservarlo di nuovo. Dischiusi la bocca, come per voler parlare, ma in quel momento le mie mani aperte contro il suo petto sentirono il suo cuore mancare un battito e la mente mi si svuotò. Un unico desiderio rimase fisso nei miei pensieri: mi alzai leggermente sulle punte dei piedi e le mie labbra si posarono timidamente sulle sue, calde e morbide. Lui sembrò spiazzato da quel gesto, ma immediatamente ricambiò il bacio e le nostre lingue si scontrarono impazienti, per poi incrociarsi molte altre volte.
Le mie dita danzavano tranquille tra i suoi capelli, intrecciandosi con quei ricci castani ed accarezzandogli fuggevolmente anche il collo, mentre le sue braccia mi avevano completamente avvolta in un abbraccio che mi lasciava respirare a malapena.
Fu lungo, quel bacio, e fu irrimediabilmente bello ed emozionante e, mentre una macchina sfrecciava veloce per quella strada deserta, noi continuammo indisturbati quel dolce scambio di effusioni.

(PoV Ryota)
- Toglimi una curiosità, Yumi. - dissi ancora, osservando i suoi profondi occhi neri. Lei ricambiò lo sguardo, curiosa: - Mi spieghi come hai fatto a lasciare quel biglietto nello spogliatoio? - le domandai.
Lei rise divertita: - Haruko ha ricattato Hanamichi, promettendogli che se mi avesse aperto la porta sarebbe uscita con lui ... prima o poi.
Sorrisi anch’io, incredulo a quella notizia, e le passai inconsciamente un braccio attorno alle spalle, stringendola delicatamente a me: finalmente mi aveva concesso di accompagnarla a casa, e mentre camminavamo tranquillamente lungo la strada lei si alzò in punta di piedi, avvicinandosi al mio viso.
- Ti amo, Ryota. - sussurrò piano al mio orecchio arrossendo irrimediabilmente.
- Anch’io. - risposi sentendo il rimbombo nel mio cuore martellarmi nel petto.



The End

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Ed ecco qui l'ultimo capitolo ... spero di non avervi deluso ^^, forse
qualcuno di voi si aspettava qualche altra scenetta con Ayako e Hisashi!

Colgo l'occasione per ringraziare per l'ultima volta coloro che hanno recensito:
fayeforyou: intanto grazie mille per la recensione, mi fa molto piacere che
il mio stile ti piaccia e che la Ff sia di tuo gradimento ^^. Dopo aver letto
quest'ultimo capitolo credo che avrai capito che ho fatto lasciare Aya e Ryo
in modo pacifico anche per aggevolarmi il lavoro XD! Fammi sapere che
ne pensi nel complesso, mi raccomando ^^.
Roby: come puoi vedere Hisashi non ha fatto niente di grave ^^, ho
preferito così! Spero che ti sia piaciuto il modo in cui ho fatto avvicinare
Yumi e Ryo ... ci ho messo delle ore per trovare il modo migliore XD! Per
Haruko ... beh, come avrai capito non mi è mai stata molto simpatica, ma
alla fine di questo ultimo chap ho deciso di farle dare una svegliatina ^^!
Più che altro per il povero Hanamichi!!! In ogni caso spero mi farai sapere
che ne pensi di questo finale! Ciao ^^

Come al solito, un grazie va anche a tutti i lettori anonimi e a tutti coloro
che hanno aggiunto la Fic ai preferiti! Come farei senza di voi *-*!?


Arrivederci a tutti e alla prossima Fanfic ^^.

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