Re-Reborn

di Shodaime
(/viewuser.php?uid=203814)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Target 410- Ciao ciao un paio di balle! ***
Capitolo 2: *** Target 411- Separati in casa ***
Capitolo 3: *** Target 412- Iron Lady ***
Capitolo 4: *** Target 413- La Prima Scelta ***
Capitolo 5: *** Target 414- Lipstick Jungle ***
Capitolo 6: *** Target 415- Dark Shadows ***
Capitolo 7: *** Target 416- Angeli e Demoni ***
Capitolo 8: *** Target 417- Evasione ***
Capitolo 9: *** Target 418- Teamwork ***
Capitolo 10: *** Target 419- Istinto e Disciplina ***
Capitolo 11: *** Target 420- Scelte e imprevisti. ***



Capitolo 1
*** Target 410- Ciao ciao un paio di balle! ***



Prima di iniziare è necessaria una piccola spiegazione. Ho iniziato a pubblicare i capitoli, uno a settimana, dal mercoledì dopo la fine di Reborn, ma il primo capitolo originale è in versione manga.
Non avendo io assistenti mi era impossibile continuare così per tutti i capitoli, quindi gli altri sono scritti normalmente, o avranno delle illustrazioni, ma mi farebbe piacere che guardaste anche il capitolo originale!
Potete trovarlo qui http://shodaime-r.livejournal.com/657.html

Spero che apprezzerete, vi auguro buona lettura!

Ciao Ciao un paio di balle!

 

Il silenzio era sceso da un pezzo sulla placida Namimori, che nulla sospettava di quello che la aspettava non appena il sole fosse tornato a sorgere, il mattino dopo.
Perfino Gokudera, irremovibile da davanti la porta della camera del suo amato Boss, non aveva resistito al sonno, e ora dormiva beato, la schiena appoggiata alla porta e l’espressione imbronciata che aveva tenuto anche da sveglio.
Tutti dormivano, a casa Sawada. Tutti, eccetto l’un tempo Decimo, ora Neo Vongola Primo.
Disteso nel letto, Tsuna non riusciva a chiudere occhio, tra una riflessione e l’altra.
Il giorno dopo sarebbe stato il giorno della sua cerimonia. Sarebbe stato nominato Neo Vongola Primo davanti a tutta la famiglia Vongola e diversi esponenti delle famiglie alleate.
Sospirò per quella che doveva essere la millesima volta da quando era riuscito a mettersi a letto.
Davanti ai suoi occhi, il Gear risplendeva sulla sua mano nella pallida luce lunare.
“ Boss.” Sospirò, osservando ogni dettaglio dell’anello.
“ Non Boss.” Sospirò di nuovo, coprendo il Gear con la mano.
Un semplice ragazzo di sedici anni, come tanti lo erano nella sua scuola, nella sua città.
Eppure lui non era uno di loro. Non lo era più da tempo.
“ Boss.” Il Gear risplendeva di nuovo sotto i raggi della luna.
Reborn era stato chiarissimo al riguardo.
Non doveva accettare il ruolo di Neo Vongola Primo se non era ciò che davvero desiderava.
“ Ma se non accetterai, a loro lo dirai tu.” Le parole del Tutor, mentre indicava la foto che aveva fatto tempo prima coi suoi guardiani avevano preso possesso della sua mente dalla settimana precedente, e non erano ancora spariti.
E alla fine aveva accettato di prendere il titolo di Neo Vongola Primo.
“ Lo farò per loro. I miei amici.” Tsuna sentì l’armonia del cielo pervadere i suoi sensi “ La mia famiglia.”
 
 
 
Il mattino seguente, casa Sawada era più simile a uno zoo di quanto non lo fosse di solito.
Forse era la tensione. Forse era la notte insonne appena trascorsa, ma Tsuna si sentiva ancora più confuso del solito.
E Lambo che salvata dal letto alla scrivania e dalla scrivania alle sue spalle non aiutava minimamente a placare l’atmosfera febbrile.
“ LAMBO-SAN VUOLE LA FESTA!” Sentenziò il bambino a pieni polmoni, prima di venire agguantato provvidenzialmente da un Gokudera furibondo.
“ Datti una calmata, Scemucca! Stai disturbando il Boss!” Lo sgridò, prima di prostrarsi al suolo e costringere Lambo a fare la stessa cosa.
“ Non sono riuscito a fermarlo! Mi perdoni Dec- ehm, cioè... Primo!” Una risata nervosa lasciò le labbra del guardiano della tempesta, mentre implorava perdono per la sua autodeterminata inefficienza come braccio destro.
Tsuna sbagliò per la tredicesima volta a fare il nodo alla cravatta.
La porta di camera venne spalancata con tutta la noncuranza del mondo.
“ Yo Tsuna!”
“ Buongiorno Sawada!”
In un attimo Gokudera era in piedi, completamente dimentico di Lambo e sbraitava in faccia a Yamamoto, ridente come al solito, e Ryohei, estremo anche nel completo elegante.
Tsuna sospirò, e di questo passo non mancava molto all’embolia.
“ Smettetela di fare baccano. Non vorrete disturbare Nana!” Reborn piombò in mezzo ai ragazzi, portando con sé il panico di Tsuna e il silenzio.
“ Siamo estremamente in ritardo.” Notò Ryohei, ormai abituato al terrore che spandeva dal piccolo ma minaccioso corpo di Reborn.
“ La macchina ci aspetta da venti minuti, siete voi che state perdendo tempo.” Li freddò Reborn, scegliendo il suo posto preferito: la spalla di Yamamoto.
A Tsuna si bloccò l’ennesimo sospiro in gola.
“ Siete pronto?” Gokudera si girò raggiante, così come sorridevano Yamamoto e Ryohei.
Tsuna si costrinse ad annuire.
“ Andiamo.”
 
 
 
Il Parco di Namimori, quel giorno, appariva ai passanti come interamente circondato da un nastro bianco e rosso, a cui erano appesi a distanza regolare cartelli di pericolo.
C’era una fuga di gas in corso, dicevano.
Ma la realtà era tutt’altra.
Un lungo tappeto rosso partiva dall’ingresso e proseguiva fino a terminare davanti a un piccolo palco semplice e poco decorato, sul quale il Nono Boss dei Vongola attendeva in soddisfatto silenzio.
Il numeroso pubblico, dapprima annoiato, si affollò curioso intorno al tappeto nell’istante in cui Tsuna mise piede fuori dalla macchina, per iniziare a percorrere la strada che lo avrebbe portato al suo destino.
Il nervosismo gli pesava sulle spalle come se Lambo ci stesse ancora saltellando sopra, e la tentazione di alzare le mani verso il nodo della cravatta provvidenzialmente sistemato da Gokudera appena prima di scendere per avere qualcosa da stringere era forte, eppure il ragazzo si controllò, cercando di mostrarsi sicuro e determinato.
Lungo i suoi passi, scrutando tra la folla, scorse diversi volti familiari. Dai membri del CEDEF, ai membri della famiglia Cavallone, ai suoi stessi guardiani, ma fu solo quando Incrociò gli sguardi raggianti di Kyoko, Haru e Chrome, ferme in prima fila accanto al palco, riuscì a sentire un po’ del peso che aveva sullo stomaco sparire.
Peccato però, che tornò tutto non appena si trovò in piedi al fianco del Nono, pronto a prendere la parola.
Era quasi ridicolo pensare a come il leggero vento tra i capelli, il tepore del sole sulla faccia, il cinguettare degli uccellini, sembrassero unicamente elementi di un sogno.
Fu la voce del Nono a rompere quell’illusione.
“ È un piacere avervi tutti qui riuniti oggi per celebrare l’insediamento come Primo Boss della Neo Vongola famiglia, di Sawada Tsunayoshi” Iniziò, rivolgendosi al pubblico numeroso quanto attento. “ Nonché come mio successore e...”
 “ Shishishishishi. Che tremenda imprecisione.”
Nonostante la posizione rialzata del palco, e la lontananza dell’interlocutore, quella risata fu abbastanza per interrompere l’accoratissimo e lieto discorso del Nono.
Con una serie di sussurri tra il sorpreso e l’indignato, la folla si girò come un sol uomo verso un albero appena a sinistra del palco, al quale stava appoggiato un giovane con capelli biondi, coroncina in testa, e divisa dei Varia indosso.
Belphegor, assolutamente a suo agio in una situazione che metteva in mostra la sua regale persona, ignorò i bisbigli e gli sguardi irritati, per avanzare svogliatamente verso il palco.
“ Da quello che mi risulta siamo qui per festeggiare il Primo Boss della Neo Vongola famiglia.... non il Decimo Boss della famiglia Vongola.” Sorrise come suo solito, il Principe, nel salire sul palco con un salto e avvicinarsi a Tsuna, irridente come una maschera, le mani saldamente nascoste nelle tasche della divisa.
“ Che vorresti dire?” Indignato, il Nono si fece avanti, frapponendosi tra lui e Tsuna, in tutta la sua dignità.
Belphegor, dal canto suo, lo ignorò.
“ Semplicemente” Rispose “ che quel posto è rimasto vacante.”
All’ingresso del parco, mentre lui parlava, una certa agitazione smosse le ultime fila di invitati, che si affrettarono a spostarsi per far passare chiunque fosse la causa di tanto sussurrare.
“ Ed è già stato occupato” Concluse intanto Bel, noncurante.
Dall’ingresso del parco, un paio di occhi rossi si piazzarono addosso a Tsuna, e quel peso sullo stomaco che fino a poco fa era andato via via alleggerendosi, tornò sotto forma di macigno.

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** Target 411- Separati in casa ***


Separati in casa



Quando lo sguardo di Xanxus fu a portata dei già esterrefatti membri delle tante famiglie che si erano radunate sotto gli alberi del parco di Namimori per la cerimonia, persino il persistente vento che fino a quel momento aveva agitato fronde e scomposto elegantissimi abiti da cerimonia, parve cristallizzarsi e tacere. 

Esattamente l’effetto desiderato dal nuovo boss della famiglia Vongola, a volerla dire tutta, che incedendo a passo calmo e testa alta assieme ai suoi ufficiali si beava dello sguardo impietrito del Nono e di quello assolutamente sconvolto di Tsuna, ignorando formalmente, come suo solito, qualsiasi cosa si muovesse, mormorasse o anche solo respirasse tra lui e il suo obiettivo.

“Xanxus! Che vuol dire questa storia?” Fu il Nono a parlare per primo, spezzando un silenzio che cominciava a diventare tagliente quanto la spada che Squalo, ghigno ferale e, per lo sconcerto di tutti, capelli inesorabilmente tagliati sopra le spalle, teneva pronta all’attacco accanto al suo boss.

Dietro di lui, nemmeno a dirlo, una volta che Belphegor ebbe raggiunto i suoi colleghi, i Varia sembravano tremendamente più prossimi alla posa per un set fotografico che ad una facilmente pronosticabile lotta per il potere.

“Cos’è, sei diventato anche sordo? Adesso puoi anche andartene, vecchiaccio. Quantomeno mi hai risparmiato la fatica di riunire i miei subordinati.” La voce di Xanxus era come un sottile strato di ghiaccio su un vulcano prossimo all’eruzione.

“Non puoi fare una cosa del genere!” Il Nono si avvicinò a Xanxus, forse un po’ troppo per la propria incolumità personale, ma al momento l’argomento  pareva non interessarlo eccessivamente.

Xanxus rise di gusto. Senza che Tsuna se ne accorgesse, i suoi guardiani gli furono accanto. Da canto suo  Dino mormorò qualcosa a Romario, ed un attimo dopo tutti i numerosi uomini Cavallone erano pronti, armi in pugno, a qualsiasi sviluppo della situazione.

“Oh, io invece dico che posso farla, feccia. E guarda caso, l’ho fatta.” Il sorriso che Xanxus rivolse al suo padre adottivo assomigliava spaventosamente a quello di un lupo che abbia messo in trappola la preda.

“Ma…Ma non può essere!” Ancora imbambolato davanti al palchetto della cerimonia, Tsuna cercava conforto nella logica di Reborn. Il quale però, accanto a lui, stava assistendo alla scena nel più tombale dei silenzi.

“Può benissimo, invece. A rigor di logica tu sei il primo di una nuova famiglia, e di conseguenza il posto di Decimo è rimasto vacante.” Quella che suonava nella voce dell’hitman, era inequivocabilmente una nota di preoccupazione.

“Ma l’anello l’ha rifiutato! Com’è possibile?” Gokudera era già pronto all’attacco.

“Non avendo più rivali non ha avuto bisogno di conquistarsi la famiglia, temo. E’ l’unico successore possibile.” Reborn stava scuotendo la testa. Pessimo segno.

“Vuol dire che dobbiamo combattere contro i Varia…Di nuovo?” Evidentemente, Yamamoto non credeva che tra le regole del “gioco” fosse contemplata la possibilità di dover lottare contro la stessa persona più di una volta. E con l’aria di totale ferocia che emanava Squalo in quel frangente, nemmeno il giovane spadaccino sembrava troppo incline a rimandare il buffet per combattere.

“Temo di no.” Rispose secco Reborn.

Tsuna riacquistò cinque o sei degli anni di vita che aveva perso negli ultimi dieci minuti, ma fu una parentesi tristemente breve.

“Che…Che vuol dire “temo”?” Domandò. I guardiani del Nono intanto lo superarono, andando a disporsi a barriera tra il loro boss e Xanxus.

“Xanxus non è qui per te. Ma per noi.” Fu una voce alle sue spalle a rispondergli.

“Papà?” In tutto ciò, Tsuna non aveva nemmeno pensato che anche il CEDEF sarebbe stato presente alla cerimonia, né tantomeno si era accorto della presenza, oltre a suo padre, di Lal Mirch e di Basil, i quali erano al momento impegnati in un giro di telefonate quanto mai concitato.

 “Perché dovrebbe volere voi? Siete gli uomini del Nono!” Esclamò, in apprensione.

“Perché gli uomini del Nono diventano gli uomini del Decimo. Fino a prova contraria, il Decimo in questione è venuto a prendersi quello che gli spetta di diritto. E, per parlare francamente, temo che pochi tra i presenti preferiranno schierarsi dalla tua parte contro Xanxus.” Iemitsu sembrava sul punto di aprire il fuoco. Molti dei suoi colleghi invece, a conferma della sua teoria, erano ancora nel più buio degli smarrimenti.

“Cosa vuoi fare, costringere tutti i miei uomini a seguirti? Lo sai perfettamente che non lo faranno mai!” Adesso persino il Nono urlava contro Xanxus. Il quale sembrava trovare la cosa estremamente esilarante.

“Vecchio idiota! Possibile che non capisci? Tu, il tuo stupido buonismo e quella feccia di ragazzino che tanto adori, avete diviso la famiglia! Pazzi! Questi uomini lavorano per una dannata famiglia mafiosa, non per la Croce Rossa!” Le cicatrici sul volto di Xanxus cominciarono ad aprirsi. Gli sguardi che i suoi subordinati si scambiarono, fecero sudare freddo il Nono.

Era vero, e Xanxus lo sapeva perfettamente. Niente è più debole di una famiglia divisa, e ne aveva dato egli stesso prova esemplare a Tsuna quando aveva accettato di combattere al suo fianco contro Byakuran.

Tsuna, da canto suo, non trovò la minima falla nella logica di Xanxus. Possibile che avesse progettato un passo simile per tutto quel tempo, o era stato lui stesso a servirgli su un piatto d’argento il titolo di Decimo? In quel momento, il ragazzo non era proprio nelle condizioni di rispondere a certi interrogativi che affollavano la sua testa.

Xanxus sbuffò, sprezzante. “Saranno loro a scegliere se essere fedeli al legittimo Decimo o smammare per seguire un ragazzino e la sua banda di amichetti. Questo per me non fa la minima differenza.” Se mai l’ego già di per sé spropositato di Xanxus aveva conosciuto dei picchi, quella era una di quelle volte.

“Se sei tanto sicuro di te, che ci sei venuto a fare qui?” Nella sua mente, il Nono stava cercando il modo di uscire da quella situazione.

“Ma come? Questa è anche la mia festa, in fondo! Ti volevo augurare buona pensione e ricordarti di sloggiare dal castello prima di sera!” Il tono di Xanxus era decisamente beffardo.

“Questa… Non è ancora la tua festa.” Improvvisamente, tutti gli sguardi scattarono dal centro del palco a un angolo del piazzale. Curvo sul suo bastone, Talbot teneva gli occhi ciechi incollati per terra e un dito puntato contro i Varia.

“Che diavolo vuoi dire, vecchio?” Ringhiò Xanxus.

“Semplicemente che le cose future, per essere certi siano le scelte migliori, andrebbero decise in base al passato.” Affermò, sibillino.

Mentre tutti si domandavano che cosa volesse dire, da sotto il cappuccio, Mammon sorrise.

“Era proprio quello che volevo sentirti dire.” Disse, saltando giù dalla testa di Bel.

Ritorna all'indice


Capitolo 3
*** Target 412- Iron Lady ***


Iron Lady


Forse fu un tentativo di nascondere la sorpresa, o più probabilmente il vecchio sciamano si aspettava esattamente quella reazione, fatto sta che quando Mammon si avvicinò con tutta la calma del mondo alla zona del palchetto sorridendo da sotto il cappuccio con la stessa aria che i Varia avevano visto più volte aleggiare attorno all’illusionista mentre contava soldi, anche Talbot sorrise.

Il resto dei presenti, invece, trattenne il fiato cercando di capire che accidenti stesse succedendo.

Xanxus sorrise beffardo.

Tsuna, già pallido di suo, divenne cadaverico.

“Si può sapere di cosa stanno parlando?” Il primo a spazientirsi, come suo solito, fu Gokudera, che ancora più irritato dall’espressione imbambolata ed inebetita di Yamamoto accanto a lui, non vedeva l’ora di far esplodere baracca e burattini.

“Qualsiasi cosa sia, è estremamente sospetta!” Da canto suo, Ryohei non aveva nemmeno provato a ricostruire la situazione, limitandosi a eseguire gli ordini di Reborn e tenere fermo a forza Lambo per evitare che si fiondasse sul banchetto in barba a tutti.

“Che sia il passato a decidere il futuro…Ma…Non ha senso! Vogliono che sia il Nono a decidere? Ma è ovvio che deciderebbe in nostro favore!” Tsuna era totalmente disorientato. “Allora perché Xanxus sembra tanto sicuro di sé?” Domandò, mentre una massiccia cortina di illusioni andava alzandosi attorno a Mammon e Talbot, talmente fitta da sembrare che un vero e proprio muro fosse stato eretto nel bel mezzo del parco di Namimori. Yamamoto credette che un brivido gelido avesse percorso solamente la sua schiena, a quella visione, ma in realtà tutti i presenti cominciarono ad avvertire chiaro il presentimento che qualcosa di estremamente sinistro stava per accadere sotto i loro occhi.

“Ne avete ancora per molto?” Xanxus, invece, sembrava più che altro stizzito dall’attesa.

Mammon parve solo allora ridestarsi dal torpore quasi mistico che l’avvolgeva, per rivolgere lo sguardo non già al suo boss, quanto al gruppo di guardiani in mezzo al quale, ancora sconvolto, Tsuna si sentì gli occhi di tutti piantati addosso.

Gokudera si frappose immediatamente tra Tsuna e Mammon, pronto ad intervenire al minimo movimento dell’illusionista. Ma per una decina di secondi buoni, l’unico movimento che provenne dal fronte Varia, fu quello di Lussuria che si sistemava i capelli specchiandosi nella spada sguainata di Squalo.

“Dokuro.” Disse invece infine Mammon, la voce più piatta del silenzio che si era creato attorno.

A dispetto dello sconcerto generale, Chrome apparve tremendamente calma a sentirsi interpellata.

“O Rokudo. Insomma tu, vieni qui.” Mammon fece cenno a Chrome di avvicinarsi. “Dio, la vostra relazione mi fa venire mal di testa!” Mormorò a denti stretti, aspettando che la ragazza si degnasse di smetterla di occuparsi di dilatare quanto possibile il suo occhione visibile e raggiungesse la cortina d’illusione che si andava estendendo ora anche alle sue spalle. Ormai gran parte degli uomini di Cavallone, posizionati alla destra del palchetto, non poteva più vedere i colleghi dei Vongola dall’altro lato del varco di passaggio.

“Chrome! Non ti avvicinare a loro!” Accanto a lei, Haru e Kyoko si facevano forza a vicenda per non scoppiare in lacrime.

“Che cosa vogliono da te, Chrome?” Anche Tsuna era decisamente allarmato.

La ragazza gli sorrise nel modo più rassicurante che riuscì a trovare. “Non si preoccupi, boss!” Disse, cominciando ad avanzare. “Penso di sapere che cosa hanno in mente!” Concluse, oltrepassando la cortina che andava creandosi ora anche davanti a Tsuna e compagnia.

“Che sia davvero…” Reborn pareva essere nel bel mezzo della creazione di una propria teoria al riguardo.

“Stanno evocando i morti.” Il ragionamento che l’hitman stava facendo a mente, Dino lo concluse a voce alta. Inutile dire che gli sguardi che i guardiani della prima generazione della Neo Vongola Famiglia gli lanciarono andavano dal terreo allo spaventato a morte, giusto per fare pendant con l’espressione attonita del loro boss.

“Stanno…Facendo…Cosa???” Balbettò, al limite dell’isteria.

“In effetti era l’unica soluzione possibile.” Sentenziò Reborn. “E’ un antico metodo utilizzato dalle famiglie mafiose più potenti per risolvere le controversie al proprio interno. Se ne conoscono solo pochi particolari, generalmente quella che lo riguarda è una delle conoscenze che gli illusionisti tengono custodite più gelosamente…”

“…e per cui si fanno pagare più profumatamente.” Lo interruppe Dino, che da dov’era era uno dei pochi ad avere ancora visibile il ghigno soddisfatto che campeggiava sulla faccia di Mammon.

“Stai cercando di dirmi che vogliono far resuscitare gli ex boss dei Vongola?” Domandò Tsuna, sconvolto.

“Non esattamente.” Precisò Reborn. “Mammon ha le abilità di esper, Talbot ha delle capacità illusorie fenomenali, e per quello che riguarda Chrome…Beh, penso che il suo intervento sia più che necessario. Mukuro ha attraversato abbastanza mondi e abbastanza vite da saper gestire un cataclisma magico come questo, e in questo senso Chrome ha assorbito abbastanza delle sue esperienze per poter dare il suo supporto.” Spiegò.

“Ma…Non potremmo risolvere la questione tra di noi?” Provò Tsuna.

Lo sguardo demotivato che gli lanciò il suo tutor dopo aver accennato con la testa a Xanxus, mise a tacere le velleità di paciere del ragazzo.

“In queste situazioni di stallo, la vedo dura.” Dino cercò di essere un minimo più accomodante. “Pare che anche nella mia famiglia sia successo qualcosa di simile parecchi anni fa. Un ramo cadetto dei Cavallone cercò di prendere il potere, e quando la famiglia si scisse fu questo l’unico modo di ristabilire l’ordine, almeno dicono. Fino ad oggi pensavo si trattasse di qualcosa di molto simile ad una leggenda, ma a quanto pare mi sbagliavo!” Dino si passò una mano tra i capelli ridendo. Ma nessuno trovò divertenti le sue parole.

“E…A cosa dovrebbe servire questa reunion di defunti?” Accanto a Tsuna, Gokudera non sapeva più da che parte guardare per poter tenere la situazione sotto controllo.

“Devono decidere loro?” Buttò lì Tsuna, speranzoso.

“Devi combattere per tenere insieme la famiglia!” Rispose Reborn, assicurandosi che tutti i guardiani lo sentissero.

“Co…Combattere?? Contro Xanxus?  Di nuovo?!” Tsuna era sull’orlo dello svenimento.

“Nella storia del concilio dei boss non si ha notizia di uno scontro diretto, ma non posso escluderlo.” Rispose l’hitman.

“Le regole sono semplici: ognuno dei boss passati  verrà convocato per dichiarare qual è la parte che intende sostenere, partendo dalle ultime generazioni fino ad arrivare alla prima. Quindi sottoporrà l’altro candidato ad un test a propria scelta, e se questo passa la sfida, il voto va a lui. Altrimenti l’altro candidato prende il voto senza aver bisogno di combattere. In sostanza  chi prende più voti vince, indipendentemente da quante sfide abbia dovuto sostenere.” Spiegò.

“In ogni caso, bisognerà cancellare la scritta “Neo Vongola Primo” dalla torta!” Precisò Dino.

Tsuna stava cercando di capire. “Quindi…La prima sfida spetta al Nono?” Domandò.

Iemitsu scosse la testa. “Timoteo si è astenuto. Vuole rimettere la decisione agli altri boss, e in effetti è praticamente una pura formalità la partecipazione di eventuali boss ancora in vita.” Chiarì.

“Di conseguenza, se il Nono si astiene, la prima sfida tocca a…” Un sibilare fulmineo smorzò le parole di Tsuna proprio mentre un dardo da balestra andava a conficcarsi accanto ai piedi del Nono.

Tutti gli sguardi scattarono verso l’ingresso del parco, proprio mentre la quarta parete illusoria si chiudeva alle spalle di Chrome.

Davanti al cancello, una donna in completo bordeaux reggeva in mano una balestra con sguardo furente.

“Timoteo!!” Urlò. “Si può sapere che accidenti stai combinando?”

Ritorna all'indice


Capitolo 4
*** Target 413- La Prima Scelta ***


 La prima scelta



“Mamma!” Dire che sembrava che Timoteo avesse visto un fantasma, sarebbe un’irrispettosa irrisione della visione paradossale che si era appena materializzata in tutta la sua realisticità davanti agli occhi del Nono innanzitutto, ma ancor più ai suoi piedi. La pelle lucida dei mocassini era stata scalfita appena dalla punta della freccia, ora conficcata una quindicina di centimetri buoni nel terreno, ed il colpo la faceva ancora vibrare come un diapason che segnasse il tempo del silenzio irreale che accompagnò i primi, decisi passi dell’ottavo boss Vongola verso il centro della cerimonia.

“Allora?” Domandò. La fredda voce glaciale a contorno dello sguardo di sprezzante rimproverò che lanciò a suo figlio dopo aver fisicamente buttato per aria mezzo vertice gerarchico dei Varia.

“Que…Quello è…” Tsuna era comprensibilmente sconvolto.

“Daniela. L’ottavo boss Vongola.” Annuì Reborn. “Ovvero il tuo primo potenziale sfidante.” Aggiunse, come nulla fosse.

“Dovrei combattere contro…Quella li?” Chiese Tsuna, a bassa voce per non farsi sentire.

“Che c’è, hai problemi a combattere contro le donne?” Gli domandò il tutor, sarcastico.

Tsuna, preso in contropiede, non seppe che rispondere. In effetti quella donna aveva un’aura di tale eleganza ad avvolgeva sebbene furibonda, che gli veniva strano pensare di doversi battere con lei.

Ci pensò un sonoro coppino del soldato Mirch alle sue spalle per togliergli ogni dubbio.

“Fai il galantuomo quanto vuoi, Tsunayoshi. Ma ti sia chiaro un semplice concetto: in qualsiasi modo ti sfiderà, stai sicuro che quella donna è in grado di farti seriamente male in posti che nemmeno sapevi di avere prima che tu riesca a dire ‘’madame’’ e a fare un galante inchino. Anzi, penso di poter supporre che usufruirà della posizione per calciarti là dove non batte il sole. Sono stata chiara?” Come suo solito, Lal Mirch portava la pace e l’armonia dovunque andasse.

Peccato che Pace e Armonia fossero i nomi delle sue fondine.

Tsuna fu svelto a recepire il messaggio, e si mise nell’ordine di idee di una sfida tutt’altro che da ridere.

Per quanto la cosa non potesse risollevargli il morale, comunque, non era il solo a non avere di che gioire.

“Sto facendo quello che è meglio per la famiglia!” Timoteo ci provò anche ad impuntarsi, ma lo sguardo furente di sua madre gli inchiodava in gola tutta la sua fermezza.

A suo favore, va dato atto che Daniela cercò di respirare profondamente prima di rispondere. Ma dato che dopo il decesso non le era più stato possibile, si prese la libertà di continuare saltando questo passaggio.

“La cosa migliore per la famiglia? E quale sarebbe? Metterla nelle mani di un ragazzino che nemmeno vuole fare il boss?” Domandò, continuando ad incedere verso suo figlio.

“Io credo in lui! Ha le fiamme…” Cercò di dire il Nono.

“Xanxus ha le tue dannatissime fiamme! Ricordi? E’ per questo che l’hai cresciuto come tuo figlio, per poi risolvere il tuo primo conflitto con lui congelandolo!”

“…Togli il “potenziale”.”  Nel riprendere il discorso di Reborn, Dino diede prova di aver compreso perfettamente la situazione.

A pochi passi da loro, l’espressione beffarda e soddisfatta che Xanxus prevedeva di avere in quel momento, aveva lasciato il posto a un vuoto sguardo di disprezzo negli occhi del boss dei Varia. Tuttavia la differenza non era percepibile facilmente dagli altri, perciò oltre ai suoi ufficiali, nessuno notò il suo latente disagio.

“Non era un litigio! Ha cercato di uccidermi! E poi ho scelto per il bene della famiglia, senza farmi guidare dai sentimenti, come mi hai insegnato tu!” Nessuno né tra la nuova, né tra la vecchia guardia della famiglia Vongola aveva mai visto Timoteo tanto infervorato.

Tsuna, da canto suo, si sentiva tremendamente a disagio e fuori luogo. Non che pensasse minimamente di intervenire, eppure sentirsi insultare così poco velatamente dall’Ottavo  risvegliava in lui qualcosa che andava ben oltre la sensazione che provava quando a farlo erano i suoi compagni di classe. Qualcosa di più persino dell’orgoglio di cui aveva dato prova durante la sfida coi Simon, eppure non sapeva definire cosa fosse.

Si guardò rapidamente attorno. Reborn era totalmente assorto nel guardare la scena, così come i suoi guardiani. Persino Lambo pareva essersi acquietato. Gokudera, invece, ad ogni parola di Daniela assumeva sempre più la sonorità di un cane rabbioso.

“Signori, vi prego di rimandare questa conversazione ad un altro momento.” Quando Talbot fece la sua comparsa uscendo dalle mura di illusioni, queste sembrarono tremare pericolosamente, spingendo i presenti ad arretrare di parecchio.

“Conosce la prassi, mia signora. Ora la prego, è meglio non indugiare oltre. Dovremmo cominciare.” Disse, facendo cenno alla donna di avvicinarsi. L’atmosfera si fece ancora più tesa.

“Non ho capito estremamente niente!” Mormorò Ryohei a Yamamoto. Il quale, in tutta risposta, rise ammettendo di non aver capito un accidenti nemmeno lui.

Gokudera, già nervoso per conto suo, non lesinò coppini nei confronti dei due.

“Idioti.” Fece, sprezzante. “Si può sapere che diavolo è che non avete capito?”

Yamamoto si massaggiò il collo, questa volta dolorante. “Per esempio…Che cos’è quella costruzione?” Fece, indicando l’edificio illusorio verso il quale si stava muovendo l’Ottavo.

Gokudera, per suo immenso dispiacere, non sapeva rispondere. “Fattelo dire da Reborn!” Disse, stizzito, per non far capire che non lo sapeva nemmeno lui.

“E’ una Casa delle illusioni.” Spiegò tranquillo l’hitman. “Portare dei morti sulla terra richiede parecchia energia, ed espone sia loro che chi li evoca al rischio di cadere in altri mondi paralleli, o di attirare con sé altri defunti che si aggrappano a loro per tornare qui. In entrambi i casi, il risultato sarebbe il caos generale. Per questo durante tutte le sfide, i boss risiederanno lì.” Concluse.

“In mezzo al parco? Ma non daremo un po’ troppo nell’occhio?” Tsuna era perplesso.

“Ogni tanto bisogna sapersi far sentire!” Rispose Reborn, alzando le spalle. “Adesso preparati, tra poco tocca a te.” Concluse.

Daniela aveva raggiunto quello che prima era stato il palchetto cerimoniale, che ora costituiva l’ingresso della Casa.

“Ebbene.” Fu Talbot a prendere di nuovo la parola. “A chi va il voto dell’Ottavo boss?” Recitò.

Daniela sbuffò appena. “A Xanxus, mi pare ovvio.” Un mormorio percorse la folla, un brivido ghiacciato la schiena di Tsuna e un sorriso soddisfatto il volto di Xanxus.

“Quindi, Sawada Tsunayoshi.” Gli occhi vuoti dello sciamano trovarono subito il ragazzo “Dovrai sostenere tu la prima sfida, e dare prova del tuo valore di futuro boss.”

“Sono pronto.” Rispose Tsuna, nascondendo il nervosismo.

Daniela sorrise, guardandolo come se si stesse rivolgendo ad un neonato. Poi, senza perdere altro tempo, imbracciò la balestra e scoccò una freccia che sparì nel folto degli alberi.

Tsuna cercò di seguirne la parabola. Operazione impossibile.

Tornò a guardare Daniela, interrogativo. Lei lo scrutava ancora con un sorriso che pareva irradiare dolcezza in ogni dove.

“Trovala e riportamela.” Gli ordinò, semplicemente.

Tsuna pensò di doversi inoltrare semplicemente nel parco.

Reborn disse a Dino di chiamare una macchina.

Ritorna all'indice


Capitolo 5
*** Target 414- Lipstick Jungle ***


 Lipstick Jungle




In favore di Tsuna, c’è da dire che affrontò la partenza della sua missione con uno sprint tale da impressionare i più scettici tra i presenti e far volar via più di un parrucchino. Persino Daniela accennò con un impercettibile movimento di sopracciglia di essere stata sorpresa dalla rapidità con cui il ragazzo era passato da uno stato di totale intontimento mentre gli veniva spiegata la sfida, alla notevole media oraria che raggiunse sfrecciando in Hyper Mode sulla scia del dardo, ormai lontano oltre il fitto degli alberi.

Gokudera e Ryohei si stavano già scapicollando per partire al suo inseguimento, l’uno per onore di braccio destro, l’altro più che altro perché desiderava estremamente capirci qualcosa, ma Lal e Iemitsu  non ebbero particolari difficoltà a caricarli di peso nella macchina dove già li stavano aspettando un raggiante Yamamoto, un Reborn quanto mai in apprensione e un Lambo inesorabilmente attratto dai comandi elettronici della macchina celermente fornita dal boss dei Cavallone.

“Allora buona fortuna ragazzi.” Li salutò Iemitsu, con tutta la tranquillità del mondo. Ci pensò Lal a far tornare alta la tensione, ricordando ai guardiani la posta in palio ed affidando a Reborn il localizzatore messo a punto da Giannini, sullo schermo del quale il puntino luminoso indicante la posizione di Tsuna si allontanava sempre più rapidamente.

“Ci conviene sbrigarci, altrimenti rimarremo imbottigliati nel traffico dell’ora di punta!” Annunciò Yamamoto, mentre l’autista metteva in moto.

Sotto di sé, Gokudera sentiva il sedile come bollente, e per più di una volta fu tentato di scendere al volo e proseguire saltando da un tettuccio all’altro della macchina.

Lo fermarono il fatto che se fosse stato investito da un tir c’era la possibilità che arrivasse Mukuro a possederlo, ma soprattutto il localizzatore che Reborn si rifiutava di cedergli, e che mostrava come, in barba a qualsiasi legge della fisica, il boss fosse ancora in viaggio di gran carriera.

“Ragazzi, voglio essere chiaro.” Bastarono queste parole di Reborn per portare il più assoluto dei silenzi  dove fino ad un secondo prima regnava il caos. Lo sguardo dell’hitman era cupo sotto il fedora. “La vera difficoltà non sarà trovare quella freccia, ma riportarla indietro.” Disse, lapidario.

I ragazzi lo guardarono stupiti. In effetti  avevano passato un bel po’ di situazioni ben più drammatiche di quella, e calcolando che Daniela era al momento chiusa nella Casa delle illusioni, a meno che quella freccia non fosse avvelenata o carica di esplosivo, la sfida non risultava poi tanto difficile.

“Si è fermato!” Gokudera strappò il rilevatore di mano a Reborn, tirando un urlo che aveva ben poco da invidiare a quelli di Squalo, e che provocò due marcate strisce nere sull’asfalto là dove l’autista aveva inchiodato tutto d’un colpo.

I guardiani si resero conto solo allora di quanto si fossero allontanati dal centro della città. Mentre Yamamoto trovava divertente l’idea di una scampagnata e Ryohei  si sentiva estremamente spaesato, Gokudera non perse tempo ed energie, correndo subito nel punto dove, secondo i calcoli raffazzonati in macchina usando il gps del cellulare, doveva trovarsi in quel momento Tsuna.

Un casolare abbandonato nel bel mezzo della campagna attorno a Namimori. Per la precisione, l’unica costruzione nel raggio di un paio di chilometri.

Nessuno, vivo o morto che fosse, osò mai contestare le capacità balistiche di Daniela.

 

Nel frattempo.

 

Al contrario dei suoi guardiani, e nonostante la calma controllata che scaturiva dall’Hyper Mode, Tsuna non si sentiva affatto tranquillo.

La zona, fortunatamente, era disabitata, sebbene anche nel caso in cui qualcuno si fosse accidentalmente trovato in zona, non avrebbe visto altro che un rapido bagliore fendere il cielo inseguito da una seconda scheggia luminosa prima di sparire oltre una delle finestre spalancate e pericolanti del casolare abbandonato.

Non era stato per nulla semplice riuscire a trovarsi sulla scia della freccia, né tantomeno era risultato facile non perderla di vista, data la velocità vertiginosa che aveva raggiunto, al punto che ben presto Tsuna si era ritrovato a domandarsi se quell’affare non avrebbe continuato a viaggiare in eterno attirandolo in una trappola in cui, a dirla tutta, si sentiva di star cascando con tutte le scarpe.

Fortunatamente, al primo dei suoi problemi aveva ovviato la capacità che aveva acquisito di dirigere la sua Dying will verso ciò che in quel momento aveva l’importanza maggiore per sé e per la famiglia. Per quanto riguarda il secondo dei suoi dubbi, Tsuna aveva scarse possibilità di scelta al riguardo: o si fidava dell’onestà di Daniela, oppure avrebbe dovuto provare a superare la freccia in velocità per provare a prenderla al volo.

Fortunatamente, non ce ne fu bisogno.

Tsuna avanzò tra i calcinacci e le rovine del casolare con estrema circospezione. Il silenzio e la fioca luce che regnavano nella costruzione avevano un che di irreale, e l’atmosfera che ne derivava non era per nulla rassicurante.

Una macchina inchiodò poco distante mentre il ragazzo scavalcava l’ennesimo cumulo di calcinacci cercando dove fosse andata a conficcarsi la freccia.

Percepì la presenza dei suoi guardiani prima ancora di sentire Gokudera sbraitare a gran voce chiamandolo, e beccarsi poi sul coppino un colpo del calcio della pistola di Reborn, il quale tentò così di indurlo ad agire con un briciolo di cautela in più, quantomeno per evitare di avvicinarsi come una mandria di elefanti imbizzarriti sul campo nemico.

Il ragazzo non ebbe tempo di curarsi eccessivamente dei rinforzi, dal momento che, attraversato ciò che rimaneva di un corridoio, intravide finalmente il dardo, conficcato in una delle travi collassate dal soffito.

Guardatosi per l’ennesima volta alle spalle, avanzò quindi per tirarla fuori dal legno.

Si preparò ad usare tutte le sue forze. Se nessuno l’aveva inseguito fino ad allora, era quantomeno probabile che comunque non sarebbe riuscito a portare tanto facilmente quella freccia fuori dal casolare.

Tirò con quanta energia aveva in corpo.

 Con altrettanto vigore ringraziò che nessuno l’avesse visto quando, estratta la freccia come un grissino dal tonno, per lo slancio andò a schiantarsi contro quello che rimaneva del muro perimetrale, sfondandolo di schiena per poi atterrare in malo modo in quello che un tempo doveva essere stato un recinto per animali.

Quando il ragazzo riuscì a riaprire gli occhi senza che il mondo girasse troppo vorticosamente per lasciarli aperti, sperò ardentemente che ciò che si presentava ai suoi occhi fosse frutto di qualche allucinazione.

Poco lontano dal luogo del suo atterraggio, Yamamoto giaceva riverso, faccia a terra, la katana gettata lontano. Accanto ai resti di un pozzo, Ryohei teneva i pugni piantati per terra, mentre cercava di rialzarsi tremando vistosamente.

“De..Decimo!” Tsuna si girò alla sua destra, da dove Gokudera stava cercando di raggiungerlo. Il viso una maschera di sangue, e la dinamite ancora stretta in pugno.

“Scappi!”Riuscì a dire, ringhiando di dolore.

Non ebbe tempo di dire altro.

“Ma bene, Sawada. E’ora di cominciare a giocare!” Annunciò una voce placidamente divertita.

Tsuna non ebbe il tempo di alzarsi sugli avambracci che una decolté tacco 12 gli premette sul collo, costringendolo nuovamente a terra. Il ragazzo strinse la freccia in pugno. Una divisa bordeaux più in su, un paio di occhi azzurri lo osservavano deliziati.

Tsuna ebbe il tempo di vedere altre due donne raggiungerlo, tutte con lo stesso sorriso allegro e la medesima divisa rosso scuro.

Poi, quello che assomigliò terribilmente ad un calcio in faccia, tornò a fargli perdere i sensi.

Ritorna all'indice


Capitolo 6
*** Target 415- Dark Shadows ***


Dark shadows



  Quando Tsuna si risvegliò, lo fece sorretto da Ryohei e Gokudera i quali, ripresisi più per orgoglio che per effettivo recupero della rispettiva forma fisica, avevano avuto come primo pensiero quello di andare a rimettere in sesto il proprio boss, ancora riverso nel recinto.

 

L’unica  differenza rispetto a prima, in effetti, era che ora Tsuna vantava una frattura del setto nasale in più e una freccia tra le mani in meno.

 

Il primo lampo visivo che il ragazzo ottenne scrostandosi la terra e il sangue dagli occhi, fu quello di Yamamoto impegnato in uno scontro con una delle donne. La quale, armata di fioretto, sembrava un addestratore che stesse giocherellando con un cucciolo piuttosto che un avversario alla pari.

 

Nonostante l’evidente impegno che il guardiano metteva in ognuna delle sue mosse, nessuna pareva strappare alla donna più di un sorrisetto di disappunto. Ogni fendente di lei, invece, non strappava meno di dieci centimetri di pelle a Yamamoto.

 

“Decimo!” Gokudera si frappose tra i combattenti e il ragazzo. “La freccia...L’ha presa quella coi capelli biondi...Vada a prenderla, noi teniamo buone le altre!”

 

“Tsuna, fight!” Tsuna ci mise un attimo a capire perché i suoi compagni si ostinassero a lanciarlo verso altri probabilissimi calci in faccia, ma quando si accorse di aver ripreso la modalità Hyper senza praticamente accorgersene,  si rese anche conto che quella era l’unica via per cercare di ottenere una vittoria al primo colpo.

 

Seguì la sua volontà, che lo riportò all’interno del casolare mentre di fuori la terza delle donne si lamentava dell’inequità numerica con cui si stava consumando quello scontro.

“Due contro tre.” Disse. “Mi sento tanto in colpa a giocare così facile!”

 

Tsuna ringraziò il cielo che, a quanto pareva, Reborn avesse avuto abbastanza senno da portare via Lambo. Al momento, tuttavia, avrebbe fatto meglio a pregare per ben altre cose, molto più vicine alla sua persona.

 

“Ma guarda...Ben svegliato, Decimo!” La donna stava seduta sul cumulo di macerie nel corridoio, rigirandosi  la freccia tra le mani con fare divertito.

 

“Chi sei tu?” Domandò Tsuna, pronto all’attacco.

La donna lo guardò meravigliata, fermando la freccia. Infine, sorrise, cominciando a picchiettarsela sulla guancia.

“Ma come...Non ci hai riconosciute? È questa la riconoscenza che le nuove generazioni hanno nei confronti dei loro predecessori?” Rise forte, lasciando Tsuna alquanto interdetto.

 

“Voi...Siete le guardiane di Daniela?” Domandò, sgranando gli occhi.

 

“Bin-go!” Scandì lei, puntando la freccia verso Tsuna per sottolineare il concetto. “Io sono Medea, per la precisione. Guardiana del sole, quando ancora questo significava qualcosa.” Disse, con una smorfia. Evidentemente era stata lei a ridurre Ryohei a quel modo.

“E questa...” Aggiunse, alludendo al dardo. “...è la prova che tu non sei adatto a portare avanti la famiglia per cui abbiamo vissuto, lottato, e per cui siamo morte.” Il tono serio che assunse a un tratto la sua voce non potè non far rabbrividire Tsuna.

 

Ma fu solo un momento.

 

“Non mi interessa quello che tu pensi di me. Se devo combattere per il bene dei miei amici, lo farò anche contro di te.” Le fiamme del cielo aleggiavano contro le scure pareti di cotto del corridoio, arrivando a lambire l’esterno dove, sperava, i suoi compagni potessero tenere a bada le altre guardiane ancora per un po’.

 

Il volto della donna si scurì. Fece appena qualche passo verso Tsuna, il quale non accennò ad indietreggiare.

“Cresci, Sawada Tsunayoshi.” Disse, lapidaria, prima di scagliare la freccia fuori dalla finestra. Le fiamme del sole l’accompagnarono, di nuovo oltre l’orizzonte.

 

Tsuna non fece in tempo ad inseguirla.

Pochi istanti dopo, Medea e le altre guardiane erano svanite.


 

 

Intanto, al parco di Namimori.


 

 

Daniela alzò appena due dita, nella esatta frazione di secondo in cui la freccia sibilò accanto al suo viso. Non ebbe la minima difficoltà nell’intercettarla, rinfoderandola nella faretra appoggiata accanto a lei in un gesto unico e fluido.

 

“Inutile dire che Sawada ha perso.” Commentò, inespressiva.  Accanto a lei, il ghigno soddisfatto di Mammon contrastava l’espressione attonita di Chrome.

 

La voce di Talbot, invece, parve tremare più di quanto non fosse giustificato dalla sua età avanzata.

“Come hai fatto? Era una trappola contenuta nella freccia, oppure…”

“Gli ho scagliato contro le mie guardiane!” Rispose Daniela, tranquilla.

 

Il silenzio calò assoluto all’interno della Casa delle illusioni, mentre di fuori regnava ancora l’incertezza.

Una macchina, contenente un bambino urlante ed un altro estremamente preoccupato si stava dirigendo a tuta velocità verso il parco, ma questo ancora non potevano saperlo.

 

“Cosa…Da dove…?” L’abilità di Daniela di giocare sporco: una variabile che Talbot non aveva calcolato a dovere.

“Dal casolare in campagna, la vecchia base Vongola in Giappone. Cos’è, non te lo ricordi? In quel posto c’è un…”

“Portale per le altre dimensioni!” Fu Mammon a terminare la frase di Daniela. Se era vero che Xanxus era in vantaggio, e che probabilmente di quel passo il suo insediamento ufficiale sarebbe stato poco più che una formalità, le regole della sfida erano chiare: i candidati avrebbero dovuto sfidare solamente i loro predecessori, e questo perché lasciare aperti i portali creati nell’arco di centinaia di anni dagli illusionisti avrebbe rischiato di provocare effetti difficilmente calcolabili sulla stabilità delle dimensioni, nonché scampagnate di gente poco raccomandabile in quelloe negli altri mondi.

 

E questo intaccava sensibilmente due cose fondamentali: il coefficiente di sicurezza di riuscita secondo il quale i Varia accettavano di mettersi in gioco, e la calma del relativo boss.

 

Ed era estremamente difficile dire quale dei due argomenti fosse al momento il più sensibile.

 

“Ma la Casa delle illusioni serve proprio a questo! A proteggere il boss richiamato e ad evitare che la sua presenza rischi di innescare l’apertura di altri portali!” Osservò Chrome.

 

“Ops, non me l’avevate detto!” Il tono di Daniela era tutto fuorchè di scusa. “Beh, il mio lavoro l’ho fatto, fatemi sapere come va a finire!” Fu con quelle parole che la donna accennò un elegante inchino, prima di sparire.

 

Gli illusionisti si ritrovarono, per quella che fu probabilmente la prima e l’ultima volta nella storia, a guardarsi in faccia senza sapere che fare. O andavano a chiudere il portale, o tenevano in piedi la Casa per continuare la sfida.

 

Senza contare che non potevano sapere se e quanti altri portali erano stati aperti dall’imprudenza di Daniela.

Ma se loro non potevano muoversi, allora chi avrebbe potuto farlo?


 

Fuori.


 

La pazienza di Xanxus era al limite. Si sentiva puntati addosso gli occhi di tutti, e questo gli dava quasi più noia di Lussuria che ad ogni buona occasione cercava di usare le fiamme del sole per far ricrescere i capelli di Squalo, il quale, nemmeno a dirlo, attaccava a urlare facendogli saltare i nervi.

 

Quando la macchina dei Cavallone sfondò il cancello del parco, anche lui non potè fare a meno di girarsi. Dall’espressione stampata sulla faccia di Reborn, i Varia capirono di avere ottenuto un punto a favore.

Ma Xanxus non era uno sprovveduto, ed intuì all’istante che doveva esserci dell’altro.

 

“Chiamate Byakuran.” Ordinò Reborn, lapidario, con l’espressione di chi aveva visto fin troppi fantasmi.

Ritorna all'indice


Capitolo 7
*** Target 416- Angeli e Demoni ***


Target 416: Angeli e Demoni


L’arrivo di Tsuna al parco fu quantomeno turbolento.

Non solo perché per tutto il viaggio aveva dovuto tranquillizzare Gokudera che, sull’orlo del dissanguamento, non aveva fatto altro che prodigarsi in mille scuse per non essere stato in grado di supportarlo a dovere come braccio destro nello scontro, quanto per la scena cui si trovarono davanti una volta raggiunta la Casa delle Illusioni.

Reborn, consegnato Lambo a Haru e Kyoko e spediti tutti e tre a casa, fu praticamente l’unico ad accorgersi del loro arrivo.

Assieme a lui, Timoteo coi suoi guardiani e i vertici del CEDEF erano impegnatissimi in quello che aveva tutta l’aria d’essere un consiglio di guerra in piena regola. La Casa sembrava sigillata in un alone di silenzio e totale immobilità, che contribuiva non poco all’aura di terrore che incuteva quella grossa costruzione nel bel mezzo del parco.

Aveva previsto di trovare Xanxus beffardamente sorridente e sadicamente compiaciuto, e invece si trovò davanti gli ufficiali dei Varia impegnati a cercare di calmare il proprio boss, il quale al momento pareva entrato in modalità catapulta ed aveva preso a scagliare contro chiunque gli capitasse a tiro anche i sassolini del sentiero.

Inutile precisare che chi ne faceva principalmente le spese, era anche la fonte principale dell’inquinamento acustico della zona.

“Qui c’è qualcosa di estremamente strano!” Suggerì acutamente Ryohei.

Tsuna non potè dargli torto. “Reborn! Si può sapere che succede?” Domandò.

Il suo tutor alzò appena gli occhi.

“Tanto per cominciare, sei stato abbastanza stupido da perdere la prima delle sfide, regalando un punto a Xanxus.” Cominciò, incamminandosi poi verso di lui. Aveva un’aria piuttosto tesa, di sicuro non un buon segno.

“E poi, abbiamo avuto un piccolo incidente nella logistica dell’evocazione.”

Una panchina sibilò volando a pochi metri da loro.

“Un…Un piccolo problema?” Tsuna aveva evidentemente colto la reale portata dell’inghippo in questione. Se non l’avesse fatto da solo, ci avrebbero comunque pensato le fiamme d’Ira di Xanxus.

“Il posto in cui avete appena combattuto è una vecchia proprietà di famiglia. Un tempo il quartier generale giapponese si trovava proprio lì, in una posizione molto più strategica di quanto sembri.” Spiegò Reborn.

“Ma è in mezzo alla campagna! Non ha nemmeno una buona visuale sulle montagne, non mi pare una posizione tanto buona!” Obiettò Tsuna.

“Non ha una buona visuale su questo mondo, ma ottima sugli altri.” Rispose Reborn. “All’interno di quella casa è nascosto uno dei portali che conducono ad altri mondi e dimensioni, che permettono un  collegamento diretto, continuo ed estremamente pericoloso. È per questo che fu sigillato, e mai più riaperto. Fino ad oggi, almeno.” Concluse l’hitman.

Tsuna era comprensibilmente attonito. “Vuoi dire che Daniela ha forzato il portale per farne uscire le sue guardiane?” Domandò.

“Una mossa decisamente azzardata.” Annuì Reborn. “Tuttavia ora la nostra priorità è cercare di capire quanto grave sia il danno e come ripararlo. Il tutto senza interferire con la vostra sfida, è ovvio.”

Tsuna sgranò gli occhi. “Ma è un’emergenza! Non si può rimandare la sfida?” Domandò.

Reborn lo fulminò con lo sguardo. “Se vuoi che la Casa collassi su Chrome e gli altri fa pure. Già solo tenerla in piedi richiede uno sforzo illusorio non indifferente, dobbiamo cercare di chiudere la questione il prima possibile.”

Tsuna scosse la testa. “Ma se il portale è un pericolo dobbiamo fare qualcosa alla svelta! Posso tornare lì e…”

Le parole del ragazzo furono tranciate da una risata sonora alle sue spalle.

“Ma come, Sawada! Mi deludi! Nemmeno un mese fa ci chiedevi di combattere insieme ed ora pretendi di fare tutto da solo?”

  Non che ci fosse bisogno di girarsi per scoprire di chi fosse quella voce, e se Tsuna lo fece, fu più per riflesso involontario che per altro.

Byakuran stava tranquillamente seduto sulla panchina più vicina, gambe incrociate e marshmallow d’ordinanza tra le dita. Gli occhi fissi sui presenti sprizzavano la solita inquietante allegria, e i modi gentili erano quelli che tutti ancora ricordavano nei loro incubi peggiori.

“Byakuran? Che ci fai qui?” Domandò Tsuna.

“Oh beh!” Byakuran saltò giù dalla panchina sorridendo. “Reborn mi ha informato che non siete riusciti a mettere ordine nelle questioni di famiglia senza creare scompensi interdimensionali, così ho pensato che sarebbe stato divertente venire a dare un’occhiata!” Disse, accennando un saluto a Xanxus.

Il quale, tuttavia, era troppo impegnato a fare il diavolo a quattro pretendendo di vedere apparire il Settimo nel giro di dieci secondi, per perdere tempo a salutare.

“Allora è deciso. Byakuran, facci sapere qual è la situazione sul posto, in caso di necessità…” Reborn lanciò un’occhiata preoccupata alla Casa.

Byakuran rise. “Se c’è una cosa che detesto più di prendere ordini è chiedere aiuto, Arcobaleno. Quindi voi continuate pure con la vostra festicciola, e se resta della torta lasciatemene un pezzo!” Disse, sfoggiando il suo usuale sguardo allegro ed allusivo.

Detto ciò, nel giro di un battito d’ali, di Byakuran non c’era più traccia.

“Quel tipo non mi piace. Non mi piace per niente.” Ringhiò Gokudera.

Nessuno ebbe il coraggio di dargli torto.

“Non è il caso di pensarci, no? Abbiamo una gara da vincere, e siamo in svantaggio! Concentriamoci su quella!” In effetti, anche a Yamamoto nella sua veste di motivatore, risultava abbastanza difficile dare contro.

“Allora, ci diamo una mossa o state prendendo il the la dentro?” Anche Xanxus pareva leggermente ansioso di continuare la sfida.

In risposta, una figura con un cappello scuro e una pistola alla mano fece lentamente la sua comparsa oltre la soglia della Casa.

Ancora più lentamente uscì dall’ombra, alzando con calma il braccio in cui impugnava la pistola.

Le fiamme si sprigionarono rapide. Ancora più rapido, però, arrivò un suono sordo di metallo contro il metallo.

La pistola cadde per terra.

“Hi…Hibari-san?” Esclamò Tsuna.

Hibari non si prodigò in convenevoli.

“Avete violato la quiete e la pace di Namimori, costruito un fabbricato abusivo e distrutto mezzo parco. Non so cosa diavolo stiate facendo e non mi interessa, ma sappiate che questa volta vi morderò a morte. Tutti quanti.”.

Ritorna all'indice


Capitolo 8
*** Target 417- Evasione ***


Target 417: Evasione

 

 

Comodamente seduto sulla poltrona che Levi si era affrettato a procurargli, Xanxus scoppiò a ridere, godendosi la scena.

Fabio scrutò con attenzione il ragazzo in divisa scolastica davanti a lui, apparentemente disinteressato alla pistola che gli era stata strappata di mano a circa venti secondi dal suo ritorno dal regno dei morti.

Timoteo, come tutti i presenti che conoscevano la storia di Fabio, presero quella mossa come un tentativo di studiare la situazione prima di decidere in che modo agire.

Il Settimo boss Vongola era stato notoriamente quello dotato della fiamma più debole, ragion per cui aveva studiato il modo di incanalarla nelle sue pistole, sfruttando lo stesso principio che ora adoperava Xanxus con le sue X guns.

Solamente Tsuna intuì che il silenzio di Fabio non era provocato dal fatto che stesse studiando la situazione.

Piuttosto, stava studiando loro.

“Timoteo…” Esordì, col tono più pacato possibile. “ E’ questo il modo di accogliermi?” Passando oltre Hibari senza degnarlo di uno sguardo di più, Fabio andò verso la sua pistola, la quale ad un rapido gesto dell’uomo tornò salda nella presa della sua mano, non prima di aver impattato sonoramente dietro la testa di Hibari.

L’intera decima generazione predisse che di lì a breve si sarebbe scatenato l’inferno.

Hibari, invece, parve improvvisamente interessato al suo nuovo sfidante.

“Questa non ci voleva.” Reborn sospirò. “Tsuna, devi insegnare ai tuoi guardiani ad avere maggior disciplina.” Disse.

Gokudera non si trattenne. “Cosa? Il Decimo dovrebbe insegnare la disciplina a Hibari? Ma non dire assurdità!” Ringhiò

Yamamoto, tanto per cambiare, scoppiò a ridere. “Questa è buona, Reborn! Hibari ha disciplina liquida nelle vene, è impossibile insegnargliela!”

Accanto a loro, Tsuna era terreo. “Ragazzi!” Li richiamò,sussurrando. “Smettetela, vi prego! Se quello ci sente è la fine!” Mormorò, lasciandosi sfuggire una nota di stridulo terrore nella voce.

Neanche a dirlo, Hibari li aveva sentiti perfettamente.

“Di voi mi occuperò dopo, erbivori.” Disse, senza nemmeno girarsi.  “Adesso voglio battermi con te.” Aggiunse, fissando minaccioso Fabio.

“Ehi, vecchio! E’ previsto il suicidio nel regolamento?” Xanxus era estasiato dal siparietto a cui stava assistendo, tanto che aveva smesso  di lanciare beni mobili e non sul cranio del suo braccio destro, per la gioia di Lussuria che aveva così modo di curargli un paio di commozioni cerebrali e riportare i suoi capelli ad una lunghezza esteticamente migliore almeno fino a quando non se ne fosse accorto.

Timoteo, per amore della poca pace che ancora evitava che quel posto saltasse in aria, cercò di non dare eccessivo peso al commento di Xanxus. Ciò che nessuno poteva negare, però, era che il capo dei Varia avesse effettivamente ragione: quella che Hibari aveva lanciato a Fabio era una sfida bell’e buona, ed era facile immaginare che l’uomo non avrebbe soprasseduto ad un affronto del genere da parte di un ragazzino.

Fabio aggirò Hibari come se nemmeno lo vedesse, puntando dritto verso Tsuna.

A quel punto, la situazione era abbastanza chiara. Reborn si lasciò sfuggire un sospiro di stizza, Gokudera si preparò a frapporsi qualsiasi cosa sarebbe successa, e per l’ennesima volta Tsuna sentì il sangue ghiacciarsi nelle vene.

Fabio scrutò Tsuna, sorridendo tranquillo.

Il ragazzo, memore del sorriso gentile di Daniela, piuttosto di quell’espressione pacata, avrebbe preferito mille volte che l’uomo gli ringhiasse contro.

“Avevo intenzione di testare le capacità di tuo…figlio, Timoteo…”Esordì l’uomo, senza staccare gli occhi da Tsuna.

Accanto a Xanxus, Squalo ebbe la netta sensazione di essere nuovamente a pochi passi da una bomba a orologeria. Telecomandata su di lui, per giunta.

Timoteo, come gran parte dei presenti, aveva già capito come sarebbe andata a finire.

“…Ma ho come l’impressione che sia il caso di cambiare idea.” Disse, sistemandosi il cappello.

Il ghigno sul volto di Xanxus si fece oltremodo ferale. Si  prospettava un’altra vittoria in puro stile Varia: semplice e oltremodo comoda.

“In effetti, penso di avere in mente un bel giochetto che potrà dimostrare se sei in grado di dare un briciolo di disciplina ai tuoi sottoposti, Sawada.” Spiegò candidamente Fabio, come accorgendosi solamente in quel momento della presenza di Tsuna. Il quale, a onor del vero, riuscì a mantenere una parvenza di calma imperturbabile mentre i suoi guardiani si preparavano al peggio.

Tutti tranne uno.

“Te la insegno io la disciplina, erbivoro!” Hibari fu alle spalle di Fabio in un solo balzo, i tonfa alti pronti a colpire.

Partì un colpo di pistola.

 

Qualche chilometro più lontano.

 

Byakuran entrò nella cascina fischiettando, guardandosi attorno come farebbe un informatico alle prese con un nuovo sistema operativo.

“A proposito di informatici!” Tirò fuori il cellulare dalla tasca della sua divisa, rigorosamente bianca come sempre, per poi comporre un numero di telefono senza aver bisogno di smettere di guardarsi attorno.

“Sho-chaaan!”Cantilenò appena la comunicazione fu aperta. “Che cosa hai di bello da raccontarmi?” Domandò, distrattamente, segnando con un dito un solco lucido nella polvere sul davanzale di una delle finestre.

Shoichi dovette spegnere del tutto la musica che di solito ascoltava ad alto volume quando lavorava, sorpreso dai dati provenienti in tempo reale dal rilevatore che Byakuran aveva portato con sé.

Non nascose lo sconcerto nella sua voce. “Ho analizzato i dati, Byakuran-sama…” Esordì, ricontrollando per l’ennesima volta lo schermo. “Non ci sono dubbi, la distorsione spazio-temporale non è confinata al probabile portale.”

Byakuran sorrise deliziato, sigillando il portale con pochi rapidi gesti. “Quindi avevo ragione io! Siamo in presenza di un’evasione!” Esclamò, contento come un bambino.

“Esatto, c’è qualcuno in giro uscito da quel portale…Che facciamo, cerchiamo di fermarlo?” Domandò Shoichi dall’altro capo del telefono.

Byakuran scoppiò a ridere. “Oh no no no, Sho-chan! Adesso noi ci godiamo lo spettacolo!”.

Ritorna all'indice


Capitolo 9
*** Target 418- Teamwork ***


Target 418: Teamwork

 

Quando, guardando al suo fianco, Gokudera si rese conto dell’assenza di Tsuna, rischiò seriamente di esplodere insieme a tutta la dinamite che si portava nascosta addosso.

“Juudaime!” Urlò sconvolto, mentre anche gli altri si rendevano conto che, da un momento all’altro, Tsuna pareva essersi volatilizzato nel nulla proprio sotto i loro occhi. Mentre gli altri brancolavano nello sconcerto più assoluto, Xanxus si chiese più che altro se non avrebbe fatto meglio a scomodarsi ed alzarsi per andare a ringraziare di persona il Settimo per aver dato un taglio a quella pagliacciata facendo fisicamente scomparire Tsunayoshi.

L’unico, peraltro, che ancora dissava Fabio con uno sguardo di pura sfida era Hibari, il quale fu perciò il solo a notare il sorriso divertito che si dipinse sul suo volto mentre, sistemandosi il cappello, si gustava lo sconcerto dei ragazzi davanti a lui.

“Calma gente, calma” Disse. “ Sawada sta benissimo, ha solamente cominciato la sua parte nella vostra sfida!” Spiegò.

Dall’appostamento Varia provenne un’unanime esclamazione di dissenso per la mancata dipartita di Tsuna.

“…In effetti, fareste meglio a prepararvi anche voi, temo che siate già terribilmente in ritardo!” Continuò l’uomo, dando un’occhiata distratta al suo orologio da taschino, per poi distribuire ai guardiani dei palmari.

A onor del vero, se Hibari non lo ruppe a tonfate appena ricevuto, fu solamente perché aveva riconosciuto lo sfondo della stanza in cui era stato portato Tsuna.

E, prima di mordere tutti a morte, voleva proprio capire cosa ci facesse quell’erbivoro nel seminterrato della Nami fuori dall’orario scolastico.

Pochi secondi dopo, sullo schermo apparve l’immagine di Tsuna, il quale si guardava intorno abbastanza intontito ed apparentemente ignaro di essere ripreso.

“Vedete?” Fece Fabio, mentre Yamamoto e Ryohei bloccavano fisicamente Gokudera per evitare che questi andasse a far valere il proprio ruolo di braccio destro infilando il suddetto arto nello stomaco del Settimo boss Vongola. “Il vostro boss sta benissimo, attende solo che voi lo raggiungiate!”

Da come Tsuna continuava a guardarsi intorno, a dirla tutta, pareva proprio che anche a lui le regole non fossero state spiegate a dovere. Il tutto si risolse però di lì a breve, quando con un suono stridulo e l’ennesimo “Juudaime” di Gokudera, i ragazzi appresero di avere un collegamento audio-video con Tsuna.

Fabio si schiarì allora la voce, con tuttala calma del mondo e buona pace dei nervi dei guardiani. Poi, giusto quando Xanxus pareva sul punto di addormentarsi, Fabio si decise a parlare.

“Come vi ho già anticipato, questa sfida sarà incentrata sulle vostre capacità di disciplina e di esecuzione degli ordini lavorando in squadra…” Yamamoto, Ryohei e Gokudera si scambiarono un’occhiata perplessa. Lambo cominciò a pretendere di giocare con gli altri, e lo sguardo solitamente imperturbabile di Hibari si adombrò improvvisamente.

Nella fazione Varia, Levi commentò che loro avrebbero vinto quella sfida ad occhi chiusi, prima che Squalo gli sfondasse la testa in un albero urlandogli di stare in silenzio, cosa che infastidì le sensibili orecchie di sua maestà il Principe e che innescò una rissa sedata a colpi di X-Guns.

“Le regole sono semplici…” Continuò Fabio, reggendosi il cappello per l’onda d’urto come se nulla fosse. “ Da questo momento, l’intera città diventa il nostro campo di gioco. Mentre sto parlando, i vostri gentili colleghi illusionisti stanno creando delle barriere, ovviamente invisibili e inconsistenti per gli altri cittadini, che renderanno per voi tutta Namimori un enorme labirinto, da cui voi dovrete uscire facendo affidamento sulle indicazioni che vi fornirà Tsunayoshi. Seguite ciò che vi dirà, e il mio punto andrà a voi!” Concluse, sorridendo. “Tutto chiaro?” Domandò infine.

Con loro grande sorpresa e enorme stizza dei Varia, la sfida sembrava essere di una semplicità disarmante. Annuirono convinti, pronti ad andare.

“Ottimo!” Esclamò allora il Settimo, cominciando ad avviarsi verso l’ingresso della Casa. “Ah, un solo consiglio…Quando arriverete a destinazione, state attenti alle decisioni che prenderete e a come agirete…Buon divertimento!” Detto ciò, con un’uscita di scena che pareva essere stata studiata nei minimi dettagli, Fabio rientrò nella Casa. La porta di illusioni si richiuse alle sue spalle, e i guardiani si ritrovarono a fissare ognuno il proprio palmare.

“Ra…Ragazzi?” Provò Tsuna, dall’altra parte.

“Juudaime! Ci dica dove dobbiamo andare, non ci vorrà molto!” Gokudera era già in partenza.

“Ok…Beh…Fate presto perché…Temo ci sia una bomba qui da qualche parte!” Fece Tsuna, con la voce tremante.

I guardiani si guardarono terrorizzati.

Hibari fu il primo a partire di corsa.

 

 

Nota.

Ecco il nuovo capitolo di Re-Reborn, chiedo venia per l’attesa causata dagli esami, da ora cercherò di tornare a pubblicare con regolarità! Devo dire che sta riuscendomi difficilissimo riuscire a mantenere un’aria di serietà all’interno della faccenda. Chi mi conosce sa che sono più propensa alle parodie, ed in effetti in questo capitolo è stata forte la tentazione di risolvere la situazione con Gokudera e Ryohei che imbracciano Yamamoto come ariete e lo usano per sfondare le barriere del labirinto. Spero di star riuscendo a fare un buon lavoro, grazie per aver letto fin qui!

Ritorna all'indice


Capitolo 10
*** Target 419- Istinto e Disciplina ***


Target 419: Istinto e Disciplina

 
“Juudaime! Aspettiamo le sue indicazioni!” La voce di Gokudera si fece sentire forte e chiara attraverso il trasmettitore, mentre i quattro guardiani si precipitavano all’esterno del parco.
In quel momento, Tsuna capì che il nervosismo che di solito provava prima di un’interrogazione non era lontanamente paragonabile a quello che si provava a dover dirigere i propri amici in un labirinto illusorio, il tutto mentre era rinchiuso nel seminterrato della scuola, legato mani e piedi, con davanti a sé solo lo schermo trasmettitore e un terrificante ticchettio proveniente da poco distante.
“O…Ok, datemi solo un secondo!” Il ragazzo fece appello a tutta la sua forza di volontà per trovare il percorso praticabile, che si snodava per gran parte della città in un dedalo di vicoli ciechi, false scorciatoie e trabocchetti vari.
Arrivati al primo incrocio, i guardiani furono costretti  a fermarsi, con le orecchie tese a percepire il gracchiare sommesso e continuo dei trasmettitori in attesa degli ordini di Tsuna. Se Yamamoto pareva tranquillo e pronto a scattare in corsa verso la direzione indicata, accanto a lui era in atto una sfida di nervosismo da primato, con Gokudera ormai prossimo a ingoiare la sigaretta che teneva nervosamente stretta tra i denti, ed Hibari che, dopo aver visto alcuni ragazzini della Nami litigare poco oltre una delle barriere, aveva avuto prova della pericolosità di avvicinarsi alle stesse, rimettendoci mezzo tonfa e beccandosi una discreta scarica elettrica che sopportò nel suo solito stolido silenzio, ignorando spudoratamente la mano tesa di Ryohei in suo aiuto.
Finalmente, sebbene con voce incerta e la preoccupazione palpabile, Tsuna cominciò a guidarli svolta dopo svolta attraverso le affollatissime vie centrali di Namimori, sbagliando percorso un paio di volte e impiegando un bel po’ di tempo nel convincere Hibari a non disertare quando il presidente del comitato disciplinare incappava in qualcuna delle tante scene che andavano contro il regolamento scolastico.
Erano passate ormai più di due ore, e all’accampamento Varia nel parco della città stava venendo ormai servito il dessert dopo pranzo, mentre il grosso della famiglia Vongola, insieme ai rappresentanti del CEDEF e della famiglia Cavallone seguivano con apprensione il percorso dei ragazzi.
La preoccupazione palpabile sul viso di Timoteo faceva da contraltare perfetto allo sguardo vuoto ed annoiato del suo figlio adottivo. Il quale, dopo aver annaffiato con abbondante tequila il semifreddo al cioccolato e il suo braccio destro, aveva ormai perso qualsiasi interesse per quello che succedeva per le vie della città, aspettando solo di sentire un bel botto provenire dalla scuola.
Fu poco dopo essere tornati verso il centro, dopo un ampio giro per la periferia, che i quattro guardiani si trovarono immobili, guardandosi perplessi dopo uno dei comandi di Tsuna.
“Ragazzi…. C’è qualche problema? Vi ho detto di andare a destra!” Dall’altra parte del trasmettitore, ormai sudato fino al midollo, Tsuna aveva voglia di tutto meno che di avere a che fare con qualsivoglia imprevisto.
“E’ estremamente impossibile andare da quella parte!” Rispose Ryohei, tra le imprecazioni degli altri.
Davanti a loro, nella direzione indicata come libera e sicura da Tsuna, si stendeva un muro di notevoli dimensioni, dotato per giunta di filo spinato in cima.
Il commissariato della città.
“C’è un muro, Tsuna… Consiglio di cambiare strada…” Fece Yamamoto, ridendo, memore dei suoi trascorsi in certe faccende.
Tsuna ricontrollò il percorso che aveva segnato sul suo monitor. Nessuna traccia di ostacoli. Una goccia di sudore gli scivolò dalla fronte mentre cercava di capire quale potesse essere il  problema, riconsiderando tutte le svolte alternative che, però, conducevano inesorabilmente a una sicura e poco auspicabile scarica elettrica per i suoi guardiani.
“Dovete passare per forza di lì, ragazzi! Non ci sono alternative!” Dichiarò ansioso, notando che il ticchettio che prima accompagnava i suoi pensieri come un semplice sottofondo si stesse facendo sempre più intenso.
Ricevuto il messaggio, i guardiani si ritrovarono a dover decidere il da farsi.
“E’ impossibile.” Dichiarò Yamamoto, per una volta decisamente serio, mentre Ryohei cercava di convincere Gokudera che far esplodere il muro del commissariato a forza di tritolo sarebbe stata una mossa estremamente sbagliata.
All’accampamento, Xanxus si degnò di inarcare un sopracciglio davanti a quella scena. Se quei ragazzini si fossero arresi davanti a un po’ di mattoni, avrebbe cominciato a considerare imbarazzante continuare quella sfida.
Poco più in là, Reborn e gli altri potevano solamente immaginare l’espressione di disappunto di Fabio all’interno della Casa delle Illusioni, da cui aveva smesso di provenire il benché minimo suono. Segno che gli illusionisti stavano lavorando a pieno regime, e che quella sfida non sarebbe potuta durare ancora a lungo.
Così, mentre i Varia al gran completo si prodigavano in risate disarticolate davanti allo schermo dove campeggiava lo sguardo interdetto e preoccupato dei guardiani di Tsuna, i ragazzi in questione sentirono su di sé gli occhi e le aspettative di tutti.
Da buon braccio destro e discepolo fanatico del Decimo, Gokudera non impiegò in realtà molto tempo per decidere di fidarsi del suo boss. Ma mentre cercava un modo per passare dall’altro lato indenni, percepì accanto a sé lo spostamento d’aria di qualcuno in corsa.
Un salto, e Hibari scomparve oltre il muro.
Inutile dire che l’incredulità serpeggiò dilagante tra i presenti e chi seguiva dal monitor, mentre anche gli altri guardiani seguivano Hibari dall’altra parte di quella che si rivelò essere null’altro che una proiezione illusoria, per ritrovarsi finalmente in vista della Nami.
“Si… Si è fidato di Tsuna??” Lal guardò Reborn attonita, mentre Dino dava ordine ai suoi uomini dislocati per la città di rendere quanto possibile il resto del percorso sgombro da intralci.
Reborn scosse la testa, senza poter d’altra parte trattenere un sottile ghigno di soddisfazione. “Probabilmente non ha nemmeno sentito una delle parole di Tsunayoshi. Semplicemente conosce questa città meglio delle sue tasche, e sapeva che in quel preciso punto non doveva esserci niente.” Disse, seguendo con lo sguardo l’avvicinarsi sempre più veloce dei quattro ragazzi all’ingresso principale della Nami.
Tsuna si sentiva decisamente più sollevato. Ora tutto quello che doveva fare era guidare i ragazzi per le ultime vie ed infine tra i corridoi della scuola per arrivare a lui, e il gioco sarebbe finito.
O almeno così sperava.
“Una svolta a sinistra e poi ancora a sinistra!” Comunicò con ritrovato entusiasmo.
I guardiani risposero con uno scatto di corsa, e fu allora che Ryohei cadde a terra, colpito da una scarica elettrica.
 
 
 

Ritorna all'indice


Capitolo 11
*** Target 420- Scelte e imprevisti. ***


“Questo non era previsto.” La voce di Fabio, all’interno della Casa illusoria, era appena un sussurro. Bastò comunque ad attirare l’attenzione degli illusionisti, che faticarono non poco a ritrovare la concentrazione, chi per un motivo chi per un altro.

Se Chrome era preoccupata per quello che stava succedendo ai suoi compagni, infatti, Mammon invece ebbe la conferma che quella che le ronzava in testa da un po’ non era solamente un’impressione, e che se avesse scommesso con Bel sul fatto che qualcuno sarebbe riuscito ad entrare nel sistema, ci avrebbe guadagnato un considerevole gruzzolo di soldi.

“Va…Vada fuori! Fermi tutto!” Riuscì a dire Chrome, sforzandosi di restare concentrata.

Fabio parve tentennare.

Mammon soppesò vantaggi e svantaggi.

“Non prima che la sfida sia terminata.” Disse, con molta più scioltezza di Chrome.

La porta della Casa fu improvvisamente sigillata.

 
Fuori, intanto, Xanxus si stava sganasciando dalle risate.

“Headshot!” Commentò Lussuria, battendo le mani trepidante di vedere come si sarebbe evoluta la situazione, mentre Bel, dopo aver annunciato che un principe non si abbassa a guardare certi spettacoli, si era messo placidamente a dormire nonostante gli schiamazzi di Squalo che ormai aveva dato ampio sfoggio del suo repertorio di insulti verso la squadra avversaria.

Dal loro punto di osservazione, invece, Reborn e gli altri erano come impietriti davanti alla proiezione sulla Casa, che mostrava Ryohei ancora immobile per terra e Hibari, Gokudera e Yamamoto attoniti in attesa di capire cosa stesse succedendo.

“Ehi! Ma così non vale!”A differenza degli altri, Lal in silenzio non ci voleva stare, e servì la forza combinata di Dino e Iemitsu per evitare che l’istruttrice andasse a sfondare a calci la Casa con tutti gli illusionisti.

“Calmati Lal. Qui c’è qualcosa che non va, e dubito sia colpa di Fabio.” Placido come sempre, Reborn si avvicinò alla costruzione in mezzo al parco, cercando di capire cosa potesse esserci dietro quella faccenda. Arrivato lì, potè soltanto constatare il fatto che era stata sigillata, e girarsi come tutti a guardare i Varia.

Xanxus smise di ridere, giusto per lanciare uno sguardo innocente verso i presenti.

“Se state cercando di imbrogliare….” Cominciò Timoteo, carico di rabbia.

In un lampo le X-Guns furono strette nei pugni del boss dei Varia, su cui andavano rapidamente disegnandosi scure e fitte cicatrici.

“Non provare a parlarmi di correttezza, feccia.” Disse, minaccioso. E se non sparò, probabilmente fu solo per pigrizia.

“Ora non abbiamo tempo di pensare a questo, ne discuteremo dopo!” Reborn si frappose tra i due per quanto gli consentiva di fare la sua statura, ma tanto bastò perché dal video tornassero a sentirsi delle voci, e l’attenzione di tutti si catalizzasse di nuovo sull’esterno della Nami.

 
“Non possiamo lasciarlo qui!” Disse Yamamoto, tentando inutilmente di far riprendere i sensi a Ryohei.

“Ragazzi! Tornate indietro! E’ troppo pericoloso!” Dopo aver assistito alla scena, Tsuna aveva deciso che quel gioco era durato anche troppo. Purtroppo, però, scatenare l’X-Burner per cercare di liberarsi dalle corde create per l’occasione l’aveva portato solamente a disintegrare la sedia e finire sempre legato sul pavimento bruciacchiato.

“Mi dia solo un secondo, Juudaime! Ora troviamo una soluzione!” Lo rassicurò Gokudera, per cercare di calmare più sé stesso che il suo boss.

Il ragazzo ringhiò di stizza, attorcigliandosi nervosamente una ciocca di capelli tra le dita per cercare di capire come fosse meglio agire. Il tempo stringeva, e sapere di essere a pochi metri dal Decimo e dover rischiare ad ogni passo di essere folgorati sul posto e di perdere di nuovo la sfida lo rendeva ancora più agitato di quanto non fosse in precedenza.

Hibari, invece, guardava in direzione della Nami con tutta la calma del mondo.

“Hai causato danni a degli studenti nel perimetro della scuola. Hai violato il regolamento scolastico. E ovunque tu sia, ti morderò a morte.” Affermò lapidario, a voce alta, rivolto verso il nulla.

“Dividiamoci.” Disse poi, senza voltarsi. “Tu” fece poi, accennando con un gesto della mano verso Yamamoto. “portalo via, ha bisogno di cure. Tu invece vieni con me.” Concluse, passando accanto a Gokudera mentre si metteva in marcia.

Gokudera fu tentato di attaccar briga con Hibari, ricordandogli che lui prendeva ordini soltanto dal Decimo, ma dal momento che il suo localizzatore trasmetteva giusto in quel momento l’immagine del Decimo in questione legato in un sotterraneo, preferì mordersi la lingua e seguire la Nuvola, dopo aver gridato a Yamamoto di non restare lì impalato e di correre a cercare un medico.

Ci mise un po’ a capire come facesse Hibari a correre con tanta sicurezza verso la scuola, ma quando finalmente furono arrivati all’interno dell’edificio, notò che Hibird volava precedendolo di qualche metro, evitando con cambi repentini di direzione le barriere che ormai impazzite continuavano a spuntare come funghi a ogni angolo.

Non che essere aiutato da una palla di piume cinguettante lo rendesse più felice che avere a che fare con il relativo padrone, ma in quel momento Gokudera pensò solamente a scendere le scale il più in fretta possibile per raggiungere finalmente il Decimo.

I laboratori erano lì. Riusciva a vedere il Decimo seduto per terra, a sentire l’odore di bruciato dell’X-burner, e finalmente tutta quella fatica sembrava aver portato a qualcosa di buono.

Fu un attimo.

Hibari correva qualche passo avanti a lui, con Hibird che volava a pochi centimetri dalla sua spalla. Sentì Tsuna chiamare i loro nomi, vide l’ansia sul suo viso.

Poi, per qualche miracolo, il suo corpo decise di rispondere alla voce di Hibari.

“Non ti muovere!” Disse, con il sottilissimo tono di nervosismo che segnava impercettibilmente la sua voce quando succedeva qualcosa nella sua scuola, sotto la sua responsabilità.

Gokudera si immobilizzò. Tra lui e Hibari, rapide e luminose scariche elettriche rivelavano la presenza dell’ennesima barriera.

“Juudaime!” Urlò. “Non si preoccupi! Ora la veniamo a prendere!” Si sentì in dovere di urlare, mentre Hibari arrivava da Tsuna, armeggiando con le corde per liberarlo.

Tsuna si sentì sollevato come non mai. Ma non c’era tempo per rilassarsi, il pericolo non era ancora per nulla scampato.

“Hibari… C’è…C’è una bomba lì…” Disse, accennando con un gesto della testa all’ordigno ticchettante in fondo alla stanza.

Tempo di dire queste poche parole, che Hibird cominciò a cinguettare furiosamente. Scintille azzurrine cominciavano ad avvicinarsi da entrambi i lati della stanza, stringendo i ragazzi in un corridoio che andava rapidamente stringendosi.

“Uscite fuori di li!” Urlò Gokudera.

Hibari rinunciò ad armeggiare con le corde legate ai polsi e alle caviglie di Tsuna. Prima che potesse rendersene conto, il ragazzo si ritrovò nel corridoio, mentre Hibari tornava di corsa nella stanza, con tutta l’intenzione di disattivare la bomba e poco, pochissimo tempo per farlo.

“Hibari! No!” Si lasciò sfuggire Tsuna, mentre le barriere avevano ormai tutta l’aria di essere troppo strette per lasciarlo uscire vivo.
 
 
 

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=1455786