Tutto è ancora possibile

di Smacky
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Rinascita ***
Capitolo 2: *** Luce ***
Capitolo 3: *** Incontro ***
Capitolo 4: *** Elyon ***



Capitolo 1
*** Rinascita ***


Sono passati oramai sei mesi dall’ultima volta in cui io e le Witch siamo diventate Magiche Sovrane, dando vita a Sixtar. Essere unite in tutto e per tutto ha reso me e il resto del gruppo più forti. Ammetto che senza le suppliche delle mie amiche non avrei mai accettato di svolgere questa missione, dove rischiavo di perdermi dentro un mondo sconosciuto.
Eppure l’amicizia fa anche dei miracoli no?
E ora eccomi qui, nel mio mondo, nella mia Terra, quella dove sin dal principio volevo vivere in pace. Sono nella mia città, a Heatherfield.
I nemici non sono più in agguato, all’interno della mia vita quotidiana e io dovrei essere pure contenta. Basta passare l’ adolescenza a scappare da “corpi esterni” provenienti da ogni parte del mondo per spaventarci e impedirci di fare il nostro compito: quello di salvare l’Universo dalla lotta del bene col male.
Non è stato forse questo l’ideale di vita che ho sempre voluto avere?
È risaputo che Cornelia Hale sia quella guardiana che non ne ha mai voluto sapere di avere poteri magici, a parte in qualche rara occasione.
E ora che non ho una missione speciale che faccio? Rimpiango le “vecchie” avventure che davano vita a emozioni uniche e speciali, che lasciavano trasparire il mio carattere impulsivo, ribelle ma soprattutto tenace.
Davanti alla finestra della mia camera da letto, guardo il panorama di fronte ai miei occhi. Da ormai molto tempo posso domare ogni filo d’erba, ogni fiore e ogni pianta. Il mio potere sulla terra ora è supremo e pure il più potente mai esistito fin ora. Possibile che una quindicenne possa avere nelle proprie mani tutto questo?
A volte mi chiedo come mai sia qui a Heatherfield invece che in qualche altra dimensione a salvare i poveri dalle ingiustizie. Forse non hanno più bisogno di me…
I miei pensieri sono interrotti dall’arrivo della mamma, che dopo aver bussato mi porge il telefono tutta sorridente.  
Dice che è Peter e vorrebbe parlarmi.
Non so cosa voglia dirmi, ci siamo già visti questa mattina.
Con spigliatezza prendo il mano il telefono e rispondo : subito inizia a parlottare velocemente senza nemmeno lasciarmi il tempo di fare domande. Lo blocco quasi urlando: questo genere di comportamento proprio non lo tollero e Peter, dopo essersi scusato, mi ripete tutto daccapo:   - Ecco.. stamani mi sono dimenticato di dirti che tra sette giorni compie gli anni un mio amico che ho conosciuto da poco. Ci tiene tanto affinché io vada alla sua festa e non voglio deluderlo. È simpatico e ti vorrebbe conoscere. Allora ti va?.
Subito acconsento e continua: - Non hai niente da ridire?
- E cosa dovrei avere da ridire?!?
- Niente, certo che nulla - farfuglia lui - Allora confermo. Ciao, ciao Amore a presto.
Chiude così la telefonata, senza lasciarmi nemmeno il tempo di salutarlo. Il suo comportamento è stato molto sospetto.
Mi metto a finire i compiti ma subito dopo il mio sguardo ricade sull’orologio del cellulare.
Già le sette di sera? Ma se Peter mi ha chiamato alle cinque e io mi sono seduta al tavolo dieci minuti dopo? Non ho spostato avanti il tempo, io.
Mia mamma mi chiama per cenare mentre io continuavo a chiedermi per quale motivo il tempo fosse impazzito. Con questo pensiero scendo le scale.
- Perché mangiamo così presto oggi?- chiedo.
- Ma è il solito orario, tesoro!- mi risponde mia mamma.
- Qualcosa non va?- tuona mio padre entrando nella stanza.
- Nulla - rispondo senza capacitarmi: sembrano tutti così strani!
- Dov’è Lilian? - chiede la mamma.
- Ah, è andata a dormire da una sua amica stanotte!.
Strano che mamma non lo sapesse, di solito è lei a “coordinare le uscite”.
La situazione si inizia a fare preoccupante: Peter mi tiene ore al telefono e oggi in dieci minuti ha chiuso la telefonata dicendomi peraltro che mi vuole far conoscere un suo nuovo amico di cui non mi ha riferito nemmeno il nome; mamma prepara da mangiare molto prima del dovuto e non sa nemmeno dov’è mia sorella; papà è sempre allegro e spiritoso ora invece è molto ma molto serio e Lilian è sparita.
Ma che hanno tutti?
Divoro la minestra preparata e corro in camera mia, con la scusa di essere sfinita. Tutti abboccano, senza rivolgermi alcuna domanda.
Mi butto sul letto, devo subito avvisare le altre Witch. Le chiamo al telefono ma nessuna risponde. Possibile? Nessuna delle altre Guardiane risponde!
Anzi, il telefono di Will è staccato, quello di Hay Lin non è raggiungibile, quello di Tara è occupato e quello di Irma nemmeno squilla. Nemmeno con la telepatia riesco a collegarmi con loro.
Ma che scherzo è mai questo?
 
Decido di farmi una dormita, l’indomani si sistemerà tutto come è sempre successo in passato, che ho da temere ora? Almeno nel sonno potrò stare tranquilla.
Una voce, come affaticata dopo una corsa, mi chiama per nome. Mi sveglio di scatto, piove a catinelle e un fulmine rischiara la stanza.
- Chi sei? - urlo senza ottenere risposta.
Il suono era svanito appena ho aperto gli occhi. Una fantasma non poteva essere se no avrebbe continuato a parlarmi.
La voce mi era familiare, l’ho già sentita e sapevo bene a chi appartenesse. Caleb, l’unico che mi potrebbe intercettare nei sogni ma… che voleva?
Di stupori ne ho già avuti abbastanza non avevo ho proprio voglia di averne altri.   
Eppure dev’ essere successo qualcosa di grave, altrimenti non mi avrebbe avvertito per mezzo dei sogni.
Che si sia messo d’accordo con le guardiane?
Ma no, impossibile, mormoro subito dopo; Peter, i miei genitori e mia sorella non ne sarebbero stati coinvolti.
Questi pensieri mi accompagnano sino all’alba. Non posso riaddormentarmi, altrimenti farei nuovi incubi.
Con due occhiaie violacee esco dal letto e mi preparo per andare a scuola. Le mie preoccupazioni camminano con me, mentre mi dirigo presso lo Sheffield Institute.
Mi sento quasi in colpa, magari Caleb aveva davvero bisogno del mio aiuto.
Eppure tanto tempo fa mi ha lasciata e non ha fatto nulla per consolarmi. La mia dovrebbe essere solo una semplice vendetta, che a lui dovrebbe nuocere.
Ma allora perché fa più male a me?
Intanto sono arrivata a destinazione. La strada mi è sembrata più corta del solito. Mentre mi guardo attorno noto che non c’è nessuna delle mie migliori amiche.
Che davvero sia accaduto qualcosa di grave?
Vedo il professor Collins e gli chiedo come sta Will. Mi dice che è a casa con la febbre.
- Che sollievo - mormoro con un largo sorriso e lo saluto cordialmente mentre mi guarda confuso.
In effetti potevo evitare un’esclamazione di questo tipo ma.. che ci posso fare se ho temuto il peggio?
E tutto fila liscio fino per il resto della mattina, anche nessuna delle Witch è presente alle lezioni.
In classe mi stavo quasi addormentando ma ho riferito alla mia compagna di banco di darmi un pizzicotto nel caso avessi chiuso gli occhi. Non posso assolutamente permettermelo, sono stata sveglia tutta la notte pur di rimandare il pensiero di Caleb.
Anche se so bene che prima o poi dovrò affrontare il problema, questa storia dovrà pur finire.
Esco da scuola, mi dirigo a casa. Sono distrutta e non vedo l’ora di riposarmi un po’.
Una mano mi blocca il polso, mi giro più velocemente che posso ma nel frattempo davanti a me compare un portale. La sua luce azzurra, accesa e abbagliante si rispecchia nei miei occhi.
La magia si sta pian piano impossessando della mia mente, mentre con forza, colui che mi tiene la mano mi avvicina a quel mondo così distante eppure così vicino a me.
Non so cosa mi stia succedendo, non riesco a oppormi alla forza del portale che mi vuole condurre fuori da questa terra.
Ora è davanti a me, tanto che posso guardare la mia immagine riflessa. I capelli sempre più lunghi, gli occhi sempre più precisi, i vestiti sempre più magici e sempre più simili alle Origini.
Sto ritornando com’ero, la ragazza magica e ribelle…
…la ragazza di C…
Non faccio in tempo a finire la frase.
La luce fa spazio alle tenebre, e il buio si avvolge intorno a me senza lasciarmi intravedere alcuna via d’uscita.  

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Capitolo 2
*** Luce ***


Riassunto primo episodio:
Sarebbe dovuto essere un ordinario giorno per Cornelia Hale.
Era infatti da sei mesi che non riceveva un segnale da Kandrakar e in quel periodo si era occupata della sua vita da ragazza terrestre ignorando i motivi per cui la Congrega non la chiamasse per una nuova missione.
Sembrava che l’intero Universo non avesse più bisogno né di lei né delle altre Witch.
Infatti Cornelia credeva che le magiche sorprese fossero finite e la sua carica da Guardiana terminata, nonostante fosse stata svolta con eccellenza.
Ma qualcuno la stava aspettando e la sua presenza si sentì per la prima volta una sera qualsiasi quando le persone intorno a lei si iniziarono a comportare in maniera strana.
Quell’ individuo le aveva teso una trappola e la ragazza lo scoprì solo in giorno seguente.


 

Sono a terra, seduta da qualche parte immersa nell’oscurità.
Mi accorgo di essere in un luogo ultraterreno : questa è una delle poche certezze che possiedo.
Sono ancora tutta intera, almeno per ora, anche se il polso che lo sconosciuto mi ha stretto mi duole un po’.
Mi alzo in piedi, ma noto che le gambe tremano. Nonostante ciò voglio andare fino in fondo a questa situazione e per questo incomincio a camminare senza guardare per terra, poiché non esiste una terra da potersi definire tale.
- Anche questo posto avrà una fine - dico tra me e me.
 Ma non vado molto lontano: una corda mi tiene strettamente legata a qualcosa che non riesco a scorgere in mezzo all' oscurità.
- Slegami!- grido mentre mi accorgo di non poter camminare liberamente ipotizzando che nessuno mi risponda.
- Non pensavo che fossi così sciocca! Io che ti ho catturato dovrei pure slegarti eh? Comoda la vita! Pensavo fossi diversa sai? – replica ironicamente qualcuno.
La voce mi ricorda vagamente quella di Phobos, che sia un suo socio?
- Come fai a conoscermi? E chi sei? – chiedo con la voce soffocata dallo stupore e dalla paura.
- Io sono il Felino, colui che ti ha rapita. Ti conosco grazie a un mio vecchio coetaneo, che si è ribellato al nostro padrone.
- E chi è? – dico io immaginando la risposta.
- Uno che conosci bene… ti dice niente il nome Caleb? – e ride per una seconda volta.
- Che c’entra lui ora? E perché mi hai portato qui?
- Se te lo dicessi ora non sarebbe una sorpresa… o un incubo… dipende dai punti di vista.
- Che vuoi fargli? E poi chi sei? E cosa vuoi da me? E da lui?
- Quante domande! – sogghigna il predatore - A tempo debito saprai tutto.
- Che vuoi fargli?- gli ripeto io.
- Che ti importa? Appena lo prenderò sarai libera, tu mi servi solo come esca. Sono astuto vero?– risponde lui.
- M’ importa invece! – dico, decisa a non mollare.
- Io faccio solo il mio dovere. Sono stato creato apposta.
- E chi ti dà gli ordini? Perché? Cosa vuole da Caleb? E che c’entro io in tutta questa storia?
- Basta così! Tu tieniti le tue perplessità, io devo solo svolgere il mio ruolo!- grida.
- Almeno dimmi chi sei…!- reclamo volendo sembrare sicura anche se non lo sono affatto: le sue urla non sono di certo rassicuranti.
- Mi presenterò a tempo debito. Quando rivedrai Caleb, diciamo fra poco se mi aiuterai.
- Scordatelo! Caleb saprà come sconfiggerti!
- Forse me sì, ma ricordati che siamo in tanti. È inutile che cerchi di salvarlo…- passano svariati attimi di silenzio interrotti solo dai miei singhiozzi. Ma tutte a me devono capitare?
Il Felino sembra così sicuro di aver vinto, ma io non voglio dargli la soddisfazione di battere un mio amico!
Ho imparato, a spese mie, a non cantare mai vittoria prima del dovuto.
Con tutto il coraggio che riesco a trovare grido - Tu non mi conosci veramente! Non ho paura, ho visto di peggio!
- No Cornelia, mi dispiace toglierti le poche speranze che credi di avere ma… vedi questo buio? Questa non è semplice oscurità. Qui non esiste una luce…
- Non capisco - dico mentre mi aggrotto un sopracciglio.
- Questo posto rispecchia le tue incertezze, le tue paure… i “luoghi” oscuri, quelli celati nel tuo cuore - racconta con tono misterioso.
- Che significa?- mormoro sorpresa.
Dopo aver fatto un profondo respiro continua: - Questa non è una semplice oscurità. Non ti basta pigiare l’interruttore per accendere la luce, per risvegliarti da questo incubo e per uscire di qui. Non è il buio a cui fai riferimento ed a cui sei abituata.
Questo è il luogo generato dalle tue paure, dalle tue bugie, dai sensi di colpa da cui non ti sei ancora liberata.
- Dovrebbe essere una mia parte interiore. Non posso essere all’interno di qualcosa che è dentro di me! – ribatto prontamente.
- Non hai le idee molto chiare…- prosegue – Qui non siamo sulla Terra : tutto è possibile e dovresti saperlo.
- Può darsi…  Quindi come faccio io a trovarmi qui?
- Segreti del mestiere. Impossibili da capire per voi umani.
- Ok. Allora dimmi qualcosa che posso comprendere, concedimi un’altra domanda : perché ti serve Caleb?
- Il mio padrone lo vuole. Non io.
- Allora non ci guadagni nulla!
- Onore, non nulla.
- Quindi lascialo in pace! E ribellati a colui che vuole farti agire per il male altrui!- grido io.
Non ride più e non replica nemmeno. Sembra che se ne sia andato, lasciandomi nell’oscurità del mio cuore, da sola con i miei problemi che sfociano tutti su una persona : Caleb.
Perché non il Felino non ha rapito Elyon? Che c’entro io ancora con la vita di Caleb? E’ stata tutta un’ illusione il passato, è stato tutto un sogno da cui mi sono dovuta svegliare…
Basta! Non ne posso più di soffrire per lui!
Ho pianto troppo quando è stato tramutato in un fiore, in quei momenti in cui non lo potevo vedere e poi quando mi ha lasciata…
Ma allora perché sto ancora piangendo? Mi dovrebbe risultare indifferente la sua presenza e invece… mi chiedo solo:- Come ho potuto pensare che nella mia vita non lo avrei più incontrato e non avrei più sofferto per causa sua? Le persone importanti non scompariranno mai! Resteranno sempre impresse nel cuore anche se si vuol far di tutto per dimenticarle. Non si può scordare il passato, né prevedere il futuro : bisogna solo vivere bene il presente.
E con questa affermazione mi addormento, in un sonno senza sogni poiché qui non posso nemmeno sognare.
Ma poco dopo uno spiraglio di luce illumina i miei occhi, cogliendomi di sorpresa.
- Guardiana! – sento finalmente gioire una voce.
- Caleb! – rispondo – Come hai fatto a trovarmi?
- Scusami Cornelia, ma non posso fingermi Caleb per renderti felice. Se ti interessa però ti ho trovato grazie agli indizi da lui fornitimi.
Mi giro verso le tenebre, alle mie spalle, illuminate da questa flebile luce e intravedo una chiazza azzurra.
- Ciao Vathek. Non stavo cercando proprio lui… è che in questi giorni sento nominare solo il suo nome e…
- Giorni? Sarai qui si e no da due ore!
- A me è sembrata un’eternità! - ribatto – E poi scusa ma tu che ci fai qua?- chiedo.
- Caleb non può entrare, non deve essere avvistato nemmeno lontanamente altrimenti è in trappola, come saprai già. Io sono sfuggito alle sentinelle di Meridian, si trovano in tutta la città per stanare i ribelli e per acchiappare Caleb. Una nuova guerra è in corso.
- Ma perché? che storia è mai questa? - domando.
- Te la racconteremo io e i miei compagni a tempo debito. Ora devo parlarti del piano…
- “A tempo debito”… non sapete dire altro! Comunque… di quale piano stai parlando?
Vedo l’omone azzurro voltarsi, per controllare che non ci sia nessuno, poi dice così:
- Tu devi fuggire da qui. Sei riuscita a dissipare un po’ le tenebre nel tuo cuore e a mettere alla luce un pizzico verità.
Lo guardo perplessa ma lui continua:- Questo, come avrai intuito, non è un luogo fisico-spaziale ma il posto che rispecchia ciò che sei veramente. Ogni volta che darai ascolto al tuo cuore riuscirai ad avvicinarti a quella spaccatura, da te creata poco fa.
Ora ascoltami, devi dire cinque profonde verità : te ne mancano quattro. Se sarai onesta con te stessa raggiungerai pian piano l’uscita. Se non sarà così, la luce farà di nuovo spazio alle tenebre e per noi sarà la fine. Tutto è nelle tue mani!
- Ma perché? Come fate tu e il Felino a trovarvi qua?- gli chiedo io non riuscendo ancora a capacitarmi del perché io sia finita qui dentro.
- Te lo spiegherà Caleb dopo, ora non c’è tempo per le curiosità. Fidati del tuo cuore e cammina, dicendo a voce alta ciò che più vero non può essere. Prendi il tuo tempo e rifletti bene. Hai stordito il Felino, che giace dietro di noi. Si risveglierà fra poco ma tu devi uscire di qui…
Io ti starò vicino e ti ricondurrò da Caleb fosse anche l’ultima cosa che faccio. Per gli amici si fa anche questo no?- conclude.
- Non sono pronta- urlo sconvolta – tutto questo non ha alcun senso: la regina Elyon odia le guerre e non farebbe mai del male a Caleb!
- Elyon non è più la stessa, perciò i mormoranti hanno ripreso il potere! Anche se so che tutto questo ti potrà sembrare assurdo, è la verità. Tutti credevano che la Regina fosse la vera Luce, ma nessuno si immaginava che dopo nemmeno due anni* dalla sua incoronazione, si potesse spegnere. Nessun bagliore è perenne, avremmo dovuto aspettarcelo.
- Che stai blaterando Vathek? È impossibile! Ti ricordi quando lei è stata incoronata Sovrana? Una voce ha parlato alla tua gente ed ha detto loro che la Luce di Meridian era tornata a brillare, e nessuno l’ avrebbe più potuta spegnere!
- Hai ragione Cornelia. Non posso darti torto.
Eppure anche la tua lampadina, quella che illumina la tua camera da letto quando non c’è il sole, si consuma nonostante nessuno la voglia sostituire ad un’altra. Così anche la Luce di Meridian, benché neanche un abitante abbia mai voluto il suo esaurimento si sta spegnendo da sola, in silenzio. È diventata debole, rispondendo sempre in modo più superficiale ai propri doveri, e ciò ha contribuito alla vincita del male.
Rimango in silenzio per qualche attimo. Anche Elyon è cambiata?
- Non puoi dirmi questo: Caleb non l’avrebbe mai permesso! Lui la ama e l’avrebbe protetta tanto da rischiare la sua vita - dico mentre una lacrima generata dal dolore mi percorre il viso - Cosa che non ha mai fatto con me - concludo.
- Non dire sciocchezze… - replica Vathek non sapendo evidentemente che altro dire.
Passano altri svariati minuti di silenzio, in cui mi pare di essere sola in quel luogo oscuro.
- Ehi, ora non c’è tempo per le gelosie! Prendi il tuo tempo per pensare alla seconda verità. Se la sbaglierai o se non sarà totalmente corretta la luce farà di nuovo spazio alle tenebre - dichiara il bestione dopo un po'.  
Vorrei smentire l'affermazione di Vathek, ma visto che non sipuò negare l'evidenza decido di trattenermi. Questo viaggio mi sta stordendo, non capisco più nulla!
Vorrei che le idee mi si schiarissero ulteriormente. Il pensiero di Caleb ed Elyon mi sta facendo impazzire! “Ora devo essere passiva e non devo dar sfogo ai miei sentimenti. Anche quando incontrerò Caleb. È una promessa!” penso tra me e me.
Per questo mi limito a dire : - Come faccio? Hai visto l’ombra celata nel mio cuore dai dubbi? Il Felino mi ha detto che sono immersa nei luoghi oscuri del mio cuore ed… è impossibile uscire di qui…
- Per te il Felino ti vuole aiutare? Non è difficilissimo allontanarsi da questo postaccio, basta che tu dica ciò che di più vero non può esistere e la luce rispenderà in te liberandoti dalle incertezze, bugie e sensi di colpa. Quindi sconfiggerai queste tenebre e potrai ritornare alla luce- risponde il gigante con tutta calma e tranquillità come se per uscire da questa situazione bastasse poco.
- Io non riesco a capire! – gli dico un’altra volta.
- La seconda verità!- ripete pazientemente lui.
Scoppio in lacrime, questa storia mi sta confondendo. Sto cambiando troppo spesso umore, sto mutando il mio carattere senza rendermene conto. E ora cosa posso fare?
Impassibile Vathek mi guarda mentre le ennesime lacrime mi inumidiscono le guance.
- Ora alzati. Devi fare il secondo passo – dice.
Obbedisco ma subito dopo gli dichiaro che ho paura di sbagliare un’ altra volta.
Appena finita la frase un raggio di luce mi abbaglia e mi butta a terra, insieme a tante scintille che prendono il sopravvento all’oscurità. Una pioggia di luce inonda il mio cuore, rendendolo libero dalla mia più grande paura: il pensiero di giacere qua dentro per sempre. I miei occhi non riescono ad aprirsi, la luce mi fa male anche se ho vissuto per sole due ore nelle tenebre.
Con un bel respiro mi alzo.
La corda legata al mio piede è stata allentata ma non sono ancora libera. Vathek mi guarda sorridendo. Lo vedo meglio però non alla perfezione.
Me ne mancano tre. Il peggio è passato ma non sono ancora fuori pericolo.
- Perché proprio cinque?- gli chiedo per alleggerire quel momento di grande tensione.
- Cinque sono le categorie in cui sono racchiusi i dubbi nel tuo cuore.
- Beato te che non ne hai.
- Ti sbagli – replica.
- Allora perché non sei immerso nel buio come me?
- Perché il Felino non ha bisogno di me, perciò non ha la necessità di racchiudermi da qualche parte. A lui serve Caleb e tu sei la sua esca.
- Questo lo so già! – rispondo un po’ delusa - Prima ero guardiana, ora esca. Se continuo così…
Una volta ero io a salvare gli altri, ora il contrario. Patetico!
- Beh, allora consolati: sei sfuggita alla Ripiccatrice Ignota, così comunemente chiamata -  afferma lui.  
- Eh? – mormoro sbalordita.
Con un altro respiro profondo inizia a parlare : - Hai notato anche tu vero che Will, Irma, Taranee ed Hay Lin sono completamente sparite risultando irreperibili?
Io annuisco.
- Bene, approfittando del fatto che la Congrega non vi abbia più chiamato, la Ripiccatrice Ignota voleva catturarvi tutte e così ha fatto – continua lui - Fortunatamente anche il Felino aveva bisogno di te; così mentre la prima stava andando ad acchiappare Will, tu le sei fuggita essendo stata riportata qui.
Caleb aveva scoperto il piano : nonostante ti abbia lasciato tiene più di qualunque altro a te, ma quando tu hai rifiutato il suo messaggio ti sei persa l’occasione di scappare con lui a salvare le altre.
- Mi voleva dire quello? Io sono praticamente l’oggetto di due personaggi maligni?- balbetto confusa.
- Sì, ti puoi definire così… Beh, almeno ora le Witch hanno ancora una possibilità, no?- dice probabilmente per farmi sorridere. Ma invano.
- Pensavo… che volesse dirmi qualcosa di più banale, di meno importante- e scoppio a piangere un’altra volta.
Ora voglio davvero rimediare al passato, ma come faccio?
Vathek non consola affatto: per lui è tutto semplice!
Mi avvicino alla luce e, mentre una nuova lacrima mi percorre il viso dico singhiozzando:
- Come ho fatto ad essere così stupida? Perché non l’ho ascoltato?
Sono diventata così superficiale da mettere al primo posto i miei problemi piuttosto che le persone che mi circondano. Ma ora voglio cambiare!
Nuovamente le tenebre si schiariscono. Vedo che dei frammenti di buio cadono ai miei piedi, come in una sala cinematografica quando si ha l’impressione che la stanza ti stia crollando addosso. Ma qui non sono in un film. Ma ciò che conta veramente è che mi sento più leggera, poiché altre scintille effervescenti stanno sconfiggendo l’oscurità.
Mi sto avvicinando alla vera luce. Non tutto è perduto, inizio a credere.
Mi rialzo, essendo stata catapultata di nuovo a terra, e noto che anche la stanza sta cambiando colore. Ora finalmente vedo che non sono sospesa nel buio, ma che i miei piedi possono camminare su una superficie solida, purtroppo ancora nera.   
- Vathek, Vathek ce l’ho fatta! Ce l’ho fatta!- urlo estasiata - Non è impossibile!
- Complimenti Cornelia!
- Ora so che posso migliorare, non voglio più aspettare la chiamata di Kandrakar per entrare in azione, ma voglio sconfiggere io stessa le ingiustizie, aiutata da persone che mi vogliono bene: desidero tornare una Guardiana a tutti gli effetti, poiché ho l'intenzione tornare la Witch che ero una volta!- dico sicura, facendo di nuovo un altro passo verso l’uscita, che ormai sembra lontana da me di cinquanta metri.
Stavolta un boato mi scuote di nuovo a terra. Ma ora non ho più paura, so che ce la posso fare: con Caleb riuscirò a sconfiggere persino il peggiore dei mali. E mentre della grandine dorata, continua a disperdere le tenebre del mio cuore io ora sono più leggera.
Mi manca qualcosa, lo so, eppure sto bene. Mi rialzo, ora tutto ha una forma. Vedo Vathek quasi alla perfezione tranne che i suoi occhi.
Ammiro la stanza intorno a me, la luce bianca con spruzzi dorati illumina l’enorme luogo in cui mi trovo.
- Wow,ma è grandissimo!- dico –Ma esattamente, dove mi trovo? O meglio, come hai fatto tu a venire qua?- chiedo a Vathek – Sembra quasi Kandrakar!
- Kandrakar?
Mi sono dimenticata che lui non aveva mai visto quel posto così gli enuncio :- Sì, un luogo distante e infinto, un altrove senza spazio e senza tempo, un grande Nulla al centro del quale sorge il tempio della Congrega.
- Guardiana, ti sei risposta da sola : non tutto ha una logica. Prendi come esempio Kandrakar, come hai fatto ad arrivare in un luogo distante e infinito al centro del Nulla? Se è un Nulla, non può avere un centro e se è infinito, non può essere distante!
- Sai che hai ragione? Come faccio a trovarmi al centro del Nulla; nel nucleo di un qualcosa che non esiste?
Non c’è una risposta: è magia! E io, tu, il Felino, come facciamo a trovarci qui? È magia anche questa?!?
Alla mia domanda stavolta il bestione non risponde.
- Ma allora… la magia scorre davvero nelle mie vene, è lei il motore della mia vita. Non potrei mai essere una comune ragazza, poiché il potere della Terra è anche dentro di me, come è sempre stato!
Allora io lo devo portare di nuovo alla luce ed ora, devo uscire di qua! Devo ritrovare le altre Witch e insieme aiuteremo di nuovo la vostra città. È una promessa.
Con un altro passo raggiungo l’uscita.
E così, ancora una volta, la luce purifica il mio cuore; sconfigge le tenebre; mi porta fuori dai dubbi, dalle incertezze e dai sensi di colpa.
- Ora sono libera! Tra poco incomincerà una nuova vita! – urlo mentre mi pare che il mio sguardo si stia incrociando a quello di Caleb.
 
* tempo approssimativo, che non corrisponde a quello del fumetto.
Negli ultimi tempi le avventure delle Witch seguivano le stagioni terrestri e in dodici numeri si completava un anno. Seguendo questa logica le ragazze dovrebbero avere circa 25 anni ma dato che non è così io ho fatto scorrere il tempo meno velocemente rispetto al magazine.  

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Capitolo 3
*** Incontro ***


Riassunto:
Cornelia è stata rapita da un mormorante di cui si hanno poche informazioni. È stata rinchiusa in un luogo da dove ha faticato per uscirne ma alla fine ha trionfato anche grazie all’aiuto di Vathek. Purtroppo però ha scoperto aspre verità sul suo destino e su quello delle Witch.
 
 
Una luce dorata mi avvolge e mi trasporta dentro di sé creando una sorta di tornado. Stordita dal continuo movimento circolare del turbine riesco a intravedere solo una miriade di brillantini aurei che mi avvolgono. Mi prendo la testa tra le mani poichè sto incominciando a soffrire di vertigini.
In quel circolo non vedo la fine. Provo a volare ma mi accorgo che il mio costume da guardiana non è più lo stesso. Le seta verde che mi ricopriva le braccia fino alle unghie non è più come prima poiché si interrompe all’altezza del polso.
Due belle mani bianche mi fanno capire che l’immagine rispecchiata nel portale negli ultimi momenti in cui io ero sulla Terra non era solo una sorta di mia fotografia dei tempi in cui fui una vera Guardiana, ma rispecchiava me stessa in quel preciso istante.
Ora ho la certezza che il mio vestito è davvero tornato come era alle Origini, quando ho scoperto la magia.
Non riesco a capacitarmi di ciò, come è possibile? Io non ho fatto nulla e di ciò ne sono assolutamente certa.
Per questo inizio ad avere uno strano presentimento: che sia tutta colpa dei miei nemici che mi sono stati accennati da Vathek soltanto poco tempo fa?
Ma mentre mi rivolgo questa domanda, il turbine cessa bruscamente di muoversi facendomi cadere. Precipito dal cielo ad una velocità abbastanza notevole mentre trapasso alcune nubi che mi inzuppano di acqua. Comincio ad aver nostalgia della terra per questo provo a volare ma non ci riesco. In effetti, all’ inizio della mia carriera da Guardiana non avevo questa possibilità. Chiudo gli occhi per non vedere rendendomi conto di non poter fare altro.
 
Il vento muove lentamente dei lunghi fili di paglia che, pizzicandomi la guancia sinistra, mi fanno svegliare. Faccio fatica ad aprire gli occhi, un accecante sole illumina il mio viso.
Appena muovo la mano per ripararmi il volto sento un mormorio e capisco di essere al centro delle attenzioni poiché il mio sguardo si scontra con quelli turbati delle persone che mi stanno intorno.
Tutti iniziano a parlarmi e a gesticolare ma in mezzo a tale trambusto io non comprendo nulla.
- Eh?- ripeto più volte –Potete per favore parlare uno alla volta? – chiedo gentilmente io vedendo in quelle persone un briciolo di salvezza.
Appena odono la mia voce elevarsi sulle loro tutti si zittiscono e mi guardano affettuosamente facendomi dei larghi sorrisi. Probabilmente mi hanno riconosciuta, loro infatti sono gli abitanti di Meridian, quelli io e le Witch abbiamo protetto dalla tirannia di Phobos.
- Che cosa è successo?- domando poco dopo.
Loro si guardano ammutoliti mentre io scendo dal pagliaio dove probabilmente sono finita al termine della mia caduta. Mi sento un po’ indolenzita ma credo che sia nomale dopo un tale volo di cui ricordo perfettamente i particolari.
- Allora? – riprovo nuovamente io speranzosa di ricevere spiegazioni.
Ma vedo la folla disperdersi: gli ultimi si avviano verso alcuni grossi capannoni posti alle loro spalle seguiti poi dal resto del gruppo.
Un po’ seccata dico loro :- Almeno voi qualcosa potevate dirmi!- ma ben presto mi accorgo di star parlando da sola, visto che ormai non è rimasto più nessuno qui a farmi compagnia ed a rispondere, per quanto possibile, alle mie domande.
Ciò che posso fare ora è guardarmi in giro, attendendo che qualcuno si ricordi che io non so nulla di questa situazione. Più volte, soprattutto da Guardiana, ho imparato ad aspettare le risposte ai miei interrogativi perciò appoggio le mie spalle contro il fienile non avendo altro da fare.
“Chissà cosa c’è all’interno di quelle strutture” penso subito dopo stupita dal cambiamento urbano di Meridian “Non mi ricordavo che ci fossero costruzioni simili qui”.
Mi piacerebbe molto andare a scoprire cosa c’è nel luogo dove si dirigono tutte le persone ma forse è meglio che mi trattenga, visto che di stranezze oggi me ne sono capitate a sufficienza.
E così faccio.
 
Chiudo momentaneamente gli occhi; in questi giorni non ho avuto proprio tempo per riposarmi ma subito dopo sento una persona che mi parla. Stavolta la voce la odo, non la sento attraverso i sogni; per questo mi volto e infatti intravedo una figura incappucciata avvolta in un mantello lungo e scuro che gli arriva sino ai piedi che mi dice: - Seguimi ora. Capirai tutto dopo.
Così faccio dato che so alla perfezione chi sia quella persona nonostante voglia sembrare irriconoscibile.
- Caleb!- grido io contenta – finalmente ti vedo. Come hai fatto a sapere che ero qui? Oggi…
Non mi lascia finire nemmeno la frase che mi tappa la bocca.
Ci resto un po’ male; insomma, tutti hanno sempre altro da fare e mi zittiscono. In un modo o nell’altro nessuno mi vuole davvero spiegare cosa sta succedendo.
Probabilmente Caleb, avendo intuito i miei pensieri mi promette che ora lui non mi può dirmi tutto qui ma presto lo farà. Poi mi prende per mano e mi indica con l’altra la foresta di Meridian.
- È lì che dobbiamo andare- dichiara frettolosamente.
Subito dopo avverto un rumore in lontananza e d’impulso mi giro; ma Caleb, avendo capito la fonte del suono, mi prende per un braccio e inizia a correre. –Vieni presto- mi dice.
Io lo seguo, senza ribattere; anche perché non saprei proprio che fare altrimenti. In passato volevo sempre mantenere tutto sotto controllo; ho sempre espresso la mia opinione senza troppi riguardi. Non mi fidavo ciecamente degli altri, ma ora le cose stanno cambiando: non conoscendo la situazione non posso provvedere io a risolverla : non saprei proprio da dove iniziare.
Caleb ha un piano, questo lo so, ed dopo aver corso per un po’ di tempo siamo giunti alla foresta da lui indicata. Mi siedo quindi all’ombra di un grande albero distrutta dalla fatica. Sulla Terra non ho mai corso così velocemente perché non ne ho mai avuto l’occasione.
Il ragazzo intanto si toglie il mantello e si siede su una pietra davanti a me poi mi dice:- Credo che non ci abbiano visti. Tutto bene?
Rispondo di sì e lui continua:- Quelli sono mormoranti, coloro che mi stanno cercando. Nonostante questo nemmeno tu sei fuori pericolo, visto che so cosa ti è successo.
- Te l’ha detto Vathek vero?- chiedo con la voce un po’ affannata.
- No lo so e basta - dice lui risoluto.
Da lui non mi sarei aspettata un tono del genere nel rispondere alla mia, per me, innocua domanda e così di chiedo: - Fai così perché non ti ho ascoltato vero? Sappi comunque che la colpa non è tutta mia: quel giorno ero già parecchio nei casini e…
- Tu hai fatto le tue scelte - dice interrompendomi per la seconda volta - basta che ora tu stia bene.
Dopo questo breve dialogo non ho il coraggio di chiedergli nuove spiegazioni riguardo a cosa sta succedendo nonostante questa domanda mi continui a circolare nella testa impedendomi di concentrare la mia attenzione su altro.
Caleb mi pare un po’ turbato perciò gli chiedo solamente la conferma di ciò che mi aveva già detto Vathek prima: - Ho saputo che cosa è successo alla Regina di Meridian. Era la mia migliore amica e… vorrei solo sapere come sta. Ne sai qualcosa?
- Elyon ti sta aspettando. Appena ti sarai riposata ci inoltreremo nella foresta nel punto in cui si trova l’accampamento della Regina. Ci sarà anche Vathek che, dopo averti aiutato ad uscire da quel posto, ha raggiunto sua Maestà. Lei sta escogitando un piano per raggiungere le altre. Dopodichè eseguiremo gli ordini da lei fornitici.
A quelle parole, dette da lui con massima serietà e sottomissione ad una persona di ceto superiore al suo, io mi spavento. No, Caleb non poteva fare ciò che gli diceva la sua Regina fidandosi completamente di lei. Lui è sempre stato diverso dagli altri: ha sempre espresso ciò che pensava in qualsiasi circostanza, ed è anche per questo che l’ho amato.
Trattenendo a stento le lacrime gli dico: - Ma che ti prende? Tu non hai mai più dato ascolto al tuo padrone da quando hai scoperto che Phobos ti ha ingannato! Non hai mai obbedito a nessuno senza dire una parola se ciò che ti imponeva di fare non ti convinceva del tutto! Cosa ti è successo?
Caleb a quelle parole si alza e difendendosi ribatte: - E tu invece? Anche tu hai sempre fatto di testa tua, non hai mai pensato alle conseguenze ed hai sempre combattuto contro tutto e tutti. Hai sfidato anche chi era più forte di te, una volta persino la Congrega…
Ma anche tu ora sei diversa, è da quando non hai più ricevuto un segnale da Kandrakar che non combatti. Perciò non rimproverare solo me, ma prima guarda te stessa – conclude serio ma non adirato.
- E va bene. Su questo non posso darti torto… – replico io ripensando a ciò che mi ha detto: – Ho sbagliato è vero ed ora non posso negarlo. Però io ora voglio rimediare e desidero tornare quella che ero una volta, costi quel che costi.
Spero che lo faccia anche tu, mi dispiacerebbe vederti solo a servire Elyon; tu vali molto di più di questo.
A quelle parole Caleb non ribatte istintivamente come aveva fatto poco tempo fa ed abbassa lo sguardo.
 
Nel frattempo io mi metto a giocherellare con dei piccoli sassolini colorati posti al mio fianco. Costruisco un cerchio quasi perfetto e provo ad utilizzare i miei poteri per smuoverlo dal terreno ma invano.
- Perché la magia non mi risponde?- chiedo perplessa a Caleb.
- Ci vuole del tempo. Quando sei entrata in quel posto oscuro ti sono stati sottratti i poteri elementari per far sì che tu non ti ribellassi al mormorante che ti ha rapita compromettendo la vita del suo Signore.
- Parli di Phobos vero?- chiedo intuendo chi sia il padrone dei mormoranti.
- Vorrei tanto saperlo anch’io- mi sento rispondere.
- Come? Non ne sei certo?
- No. Se uno ti vuole sconfiggere per qualsiasi motivo, non espone sé stesso a rischi pubblicizzando la sua iniziativa ma agisce per mezzo di altri. È vero che i mormoranti sono stati guidati da Phobos in passato, ma non sono certo che essi siano ancora sotto il suo comando.
- Ma come hai scoperto che ti stavano cercando?- gli domando io un po’ preoccupata per lui – Perché non sei in un posto sicuro?
- Cornelia, qui non esistono posti sicuri. Sarebbe inutile rifugiarsi da qualche parte sperando che i nemici si arrendano. Solo agendo uno può capire le intenzioni dei propri avversari e tentare di contrastarli. Ed è quello che ho fatto io.
- Ah…- rispondo sorridendo io ritrovando in lui una parte di quello che fu in passato. Ciò che ha detto mi ricorda vagamente gli ideali dei ribelli. Dopotutto anche loro hanno sempre combattuto contro i malvagi, non si sono mai sottoposti al loro capo.
Il mio flusso di pensieri però fu interrotto da Caleb che mi dice che ora dobbiamo andare a quell’ accampamento così arriveremo prima di sera.
“ Caleb è non è davvero il servo di Elyon” penso tra me e me mentre mi rialzo da terra “forse mi ha dato solo la lezione che meritavo. Lui non può cambiare…”
E mentre faccio un sospiro di sollievo inizio a camminare, sperando che ciò a cui credo sia la verità. 

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Capitolo 4
*** Elyon ***


Rivisto e corretto quarto capitolo. Cambiato radicalmente dalla seconda metà del testo.
Scusatemi.
Inoltre mi sembra corretto esporre nuovamente la recensione neutra grazie alla quale ho revisionato il capitolo sperando di aver fatto un lavoro migliore di quello precedente.
 
MaxT:
Ciao Smacky,
sono contento che la tua storia proceda regolarmente.
C'è bisogno di qualche colpo di lima, per esempio il racconto è al presente, ma nella descrizione di Elyon ci sono parecchi verbi al passato.
La cena con Elyon e il silenzio generale sono stati veramente imbarazzanti. Mi pare strano che non ci sia non solo un accenno di calore, ma neppure di stupore nella regina, del resto Cornelia non doveva essere una presenza abituale da quelle parti.
Mi pare strano anche che Cornelia, che non ha affatto le idee chiare su cosa le sta succedendo attorno, abbia perso quest'occasione di chiedere più informazioni. Sembra che sia preoccupata perché l'altra è cambiata, ma non ha neppure tentato di parlarle per capire se e come è cambiata, sembra piuttosto che abbia preso per oro colato le vaghe spiegazioni di un Caleb che non si capisce neanche se sia ancora al servizio di Elyon o contro di lei.
A me sembra che Cornelia sia la prima ad essere fredda e distaccata, perfino quando a lei stessa succedono avvenimenti incomprensibili.
Anche il comportamento di Caleb mi lascia perplesso. quando apre un lembo della tenda della regina senza preannunciarsi in nessun modo, neanche fosse una sua prigioniera.
Così mi lascia perplesso che un'ombra venga riflessa sulle pareti, e alcune espressioni come 'farla sentire sprezzante' non rendono bene ciò che credo tu intenda.
La regina è fuggita dalla città? Se è così, sono perplesso che sia circondata da cuochi e camerieri, mentre non si fa cenno ad alcuna sorveglianza militare della sua tenda o del perimetro del campo, ma semmai solo a quella preparata per Cornelia.
A causa di queste perplessità, che spero tu riesca a risolvere con una revisione, mi sento costretto a mettere una bandierina neutra. Spero che non te la prenderai.
Ciao
MaxT :)
 
Inoltre voglio ringraziare Hera85 che ha da sempre recensito tutti i miei capitoli.
 
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Riassunto:
Sarebbe dovuto essere un ordinario giorno per Cornelia Hale.
Era infatti da sei mesi che non riceveva un segnale da Kandrakar e in quel periodo si era occupata della sua vita da ragazza terrestre ignorando i motivi per cui la Congrega non la chiamasse per una nuova missione.
Sembrava che l’intero Universo non avesse più bisogno né di lei né delle altre Witch.
Infatti Cornelia credeva che le magiche sorprese fossero finite e la sua carica da Guardiana terminata, nonostante fosse stata svolta con eccellenza.
Ma qualcuno la stava aspettando e la sua presenza si sentì per la prima volta una sera qualsiasi quando le persone intorno a lei si iniziarono a comportare in maniera strana.
Quell’ individuo le aveva teso una trappola e la ragazza lo scoprì solo in giorno seguente.
Venne infatti rapita da un mormorante di cui si hanno poche informazioni. Dopo un breve dialogo con lui, riesce a liberarsi dal luogo dove è stata rinchiusa con molta fatica ma alla fine ha trionfato anche grazie all’aiuto di Vathek. Purtroppo però ha scoperto aspre verità sul suo destino e su quello delle Witch. Ora, non potendo fare altro che seguire i consigli dei suoi amici e fidarsi di loro, attende di conoscere le risposte alle domande che tanto le offuscano la mente.

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E così ci rimettiamo in cammino.
 
Sarà passata un’oretta da quando siamo partiti e per tutto questo arco di tempo non ho detto una parola poiché nella mia testa continuo a cercare una connessione logica tra tutti gli avvenimenti che mi sono capitati in questi giorni.
Ma non giungo a una conclusione. È come se avessi tutte le tessere per costruire un puzzle ma non riuscissi a farle combaciare tra loro. E questo coincide con il mio stato d’animo: sono semplicemente confusa e spaventata per tutto ciò che sta succedendo intorno a me. So che potrebbe sembrare strano detto da me,l’ autocompassione non ha mai fatto parte dei miei pensieri, eppure, per la prima volta non so davvero che fare.
Decido di smetterla di continuare a riflettere e in questo preciso istante mi viene in mente una frase detta da Baloo, un personaggio di un famoso cartone animato in una canzone da lui cantata per il piccolo Mowgli:
 
“Non perder tempo sempre a cercare le cose che vuoi e non puoi trovare
e quando sai che puoi farne a meno, e non ci stai pensando nemmeno sai cosa accadrà?
Quel che ti occorre lì per lì ti arriverà”.
 
So anch’io che nella vita non potrò comportarmi sempre in questo modo e che non potrò scappare dalla realtà aspettando che questa muti in mio favore però ora, non avendo altro da fare, posso solo sperare che ciò accada.
Intanto ammiro l’ambiente circostante e mi accorgo che è da quando sono entrata in questo bosco che il mondo attorno a me è immerso nel silenzio: non c’è un soffio di vento che muova le foglie degli alberi né un minuscolo animale che cerchi cibo facendomi ricordare di non essere sola.
Nemmeno Caleb mi ha più rivolto parola; anzi, continua a spostare lo sguardo da destra a sinistra, per controllare che non ci sia nessuno. E questo mi incupisce ancora di più anche se capisco che in questa situazione fare due chiacchiere non sia il massimo. Però in questa calma mi sento completamente isolata, cosa che non è mai successa nel mio mondo dove per nemmeno un attimo non si può udire alcun rumore. Lì, sulla Terra, c’è sempre qualcuno che urla, o una macchina che sfreccia sulla strada o la televisione accesa. Qui invece, per la prima volta in vita mia, non odo alcun suono e scopro che il silenzio è più pauroso di un rumore forte e improvviso.
Faccio un profondo respiro liberando l’aria dalla bocca.
Caleb si volta di scatto e così, cogliendo l’occasione, gli chiedo: “Quando manca?”
Lui mi risponde : “Manca poco. Oramai siamo arrivati.”
E qui finisce la conversazione durata nemmeno due minuti dato che io non so che altro chiedergli.
Come è cominciato, il viaggio si conclude in silenzio.
 
L’accampamento di cui si parla è situato in un posto isolato ed è riconoscibile grazie a delle luci fioche che illuminano ambiente periferico.
Appena mi avvicino vedo quattro tende ma la prima che noto è ovviamente quella della regina: non per la sua grandezza spropositata ma perchè su di essa spicca la bandiera con lo stemma reale.
Prendo un bel respiro poiché so cosa mi spetta ora: un incontro con Elyon. Come mi sarei dovuta comportare? In effetti questo problema non me lo sono mai posta fin ora: i miei pensieri hanno viaggiato da tutt’ altra parte e forse, invece di pensare a cose per me ora inspiegabili, dovevo considerare cosa dire a quest’ incontro. Ma ora non c’è più tempo: ormai sto dinanzi alla tenda di Elyon e non posso più chiedere spiegazioni a Caleb su come comportarmi con lei. Devo dire solo ciò che ritengo giusto, senza dare troppa importanza al perché io mi trovi qui. Elyon è molto permalosa, e ricordandole le nostre amiche scomparse, probabilmente anche per causa sua, la potrei offendere notevolmente, cosa che non voglio che succeda.
Da quando lei si è innamorata di Caleb, il nostro legame si è incrinato, ma ora devo eliminare una volta per tutte il rancore che provo verso di lei perché è lei una delle poche persone che mi può aiutare a ritrovare le mie amiche. Ho sempre detestato perdonare gli altri senza che essi facessero qualcosa per essere perdonati da me. Ma ora non ho altra possibilità: o l’odio o le Witch.
E tra le due, scelgo la seconda opzione.
Immagino quindi tutte le belle avventure trascorse io e lei sulla Terra, dalla prima volta che l’ho vista al suo ritratto di Caleb, il ragazzo che prima ha rafforzato il nostro legame e poi l’ha spezzato. Ma lasciando perdere cosa è successo dopo la scoperta dei poteri, posso ritenermi fortunata di avere un’amica così, che in passato mi ha dato molte volte il suo tempo prezioso venendomi anche a vedere durante le gare di pattinaggio.
E sospesa fra quei ricordi di tanto tempo fa, eppure così vivi nella mia testa, il pensiero di rivederla per me ora non è più un dramma ma il più bel regalo che il destino mi potesse fare in quest’avventura.
Così, con un largo sorriso dico a Caleb: “Ora sono pronta”.
Uno squillo di trombe rende pubblico l’incontro tra me e Elyon e dall’interno della tenda un valletto scosta di poco la tenda e tanto da far comparire davanti a me la regina.
 
Devo dire che vedendola, la mia gioia svanisce non poco, poiché nonostante la situazione in cui ci troviamo sia io che lei, Elyon siede su un piccolo trono, ornata con vistosi gioielli e porta un abito azzurro come i suoi occhi, abbastanza corto il cui orlo è intrecciato con fili d’oro e d’argento. La corona splende sulla sua testa, sopra i capelli biondi intrecciati anch’essi formando le sue solite trecce.
Beh, capisco che essere una Regina significa anche essere sempre elegante e raffinata, ma in una tale situazione non credo proprio sia il caso di rispettare tutte queste regole superflue.
Mi accenna un sorriso e finalmente noto con piacere che il volto rimane quello, quindi nemmeno l’età e il dovere hanno potuto modificare i suoi lineamenti ancora infantili.
“Ciao Elyon. È un piacere rivederti” dico io rompendo quel silenzio ed entrando nella tenda rendendomi conto di essere rimasta per troppo tempo di fuori ad osservarla con un minimo di indiscrezione.
“Ciao Cornelia. Il piacere è tutto mio. Prego accomodati” mi risponde lei mostrandomi una sedia alla sua destra. Mi giro verso Caleb che è ancora collocato sulla porta prima di eseguire ciò che mi è stato cortesemente chiesto.
In quell’attimo gli avrei voluto domandare se era proprio necessaria tutta questa formalità, ma prima che possa aprir bocca mi fulmina con un’occhiataccia, probabilmente intuendo le mie intenzioni.
 
Elyon mi offre da mangiare e io accetto molto volentieri, poi invito anche Caleb vedendo che la regina non capisce che presumibilmente anche lui è affamato dato il viaggio che ha fatto per me. Accetta il mio invito pietrificandomi a vista un’altra volta evidentemente perché non è gentile il fatto che un ospite inviti un altro ospite senza il permesso del padrone.
Per fortuna almeno nella stanza non cala il silenzio.
Fu Elyon a domandarmi: “ Come stai? Sulla Terra va tutto bene?”
Io accenno un sorriso e rispondo: “ Ehm.. ultimamente va tutto benone, diciamo che fino a qualche giorno fa tutto procedeva regolarmente.
A volte le nostre compagne di classe mi chiedono tue notizie, io rispondo che stai bene, che una volta ci verrai a trovare e che trascorrerai un po’ di tempo a Heatherfield. Spero che tutto questo si avveri, e non sono l’unica dato che molte avvertono la tua mancanza”.
“Dici sul serio?” mi domanda lei stupefatta.
Io rispondo di sì anche perché è vero ciò che le ho appena detto.
Non oso domandarle come sta lei, i motivi credo siano evidenti.
Vedendo che io non le rivolgo domande lei continua: “ E con Peter come va?”.
Dopo aver udito ciò mi sento sprofondare…. Possibile che non abbia pensato che alla nostra conversazione era presente anche Caleb?
E io cosa rispondo adesso?
Devo mentirle, questo è ovvio, ma cosa le dico?
“Ehm… momento di crisi” dico guardando Caleb che invece non pare per niente turbato né dalla domanda né dalla risposta.
“Ah, che stupida… mi spiace d’averti fatto soffrire” mi risponde lei, attribuendo alla mia esitazione il ricordo della crisi, ignorando invece la presenza di Caleb.
Il resto della serata prosegue piacevolmente.
Entrambe ci ricordiamo a vicenda i momenti passati insieme come se io fossi passata di lì semplicemente per farle un saluto.
Questo non mi dispiace affatto, ma mi rendo conto che Elyon sta seriamente sottovalutando tutto ciò che accade intorno a lei, e ciò mi inizia a preoccupare.
Però so che io e la mia ex migliore amica abbiamo sempre condiviso molte idee a volte senza nemmeno farne parola, quindi suppongo che lei, non volendo rovinarmi la serata, abbia preferito parlarmi d’altro, cosa che mi sembra abbastanza plausibile. 
Così ricomincio a chiacchierare tranquillamente, scacciando dalla mia mente anche quel triste pensiero.
Anche Caleb qualche volta interviene nei nostri discorsi, raccontando di una battaglia passata o dei suoi amici di Meridian eppure nei suoi occhi non vedo che la preoccupazione per qualcosa che non so ancora di che si tratta.
Ad un certo punto Elyon ci saluta, dicendoci che domani sarà una giornata faticosa, ma senza anticiparci le sue intenzioni. Detto questo, io e Caleb usciamo dalla tenda.
 
“Che cosa c’è?” gli domando io appena fuori.
“Nulla” risponde lui.
“Non mentire, lo so che non è vero.” replico io, decisa a non mollare : “Una volta eri felice di vedermi, o almeno ne davi l’impressione… adesso ti faccio quest’effetto?”
“No, tu non c’entri” risponde lui, più passivo che mai. “È solo che…”
“Che?...”
“Non importa…” conclude lui.
Rimango in silenzio e lo seguo mentre lui si avvia verso una tenda dicendomi: “Dormirai qui stanotte. Per qualunque cosa io sono là” e indicando un’altra tenda poco più in là.
Fa per andarsene ma poi si girà di scatto e mi dice : “Tranquilla, sto bene. Sono solo un po’ preoccupato per Meridan” .
Detto questo Caleb, dopo avermi dato un bacio sulla guancia se ne va, lasciandomi sola nella tenda.
Mi addormento subito avendo trascorso una giornata così movimentata.
Ma poco dopo qualcosa mi riscuote nel sonno e, dopo un attimo di terrore scopro che si tratta di un’energia a me non nuova che si sta impossessando della mia mente.
Sorrido felice: il potere della Terra sta ritornando a me.
  

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