Psicopatici - Jake di Cuori

di sxds
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** prologo ***
Capitolo 2: *** 1 salva? ***
Capitolo 3: *** 2. guardati alle spalle ***
Capitolo 4: *** 3. tradito ***
Capitolo 5: *** 4. riflessioni di un sicario ***
Capitolo 6: *** 5. non c'è certezza ***
Capitolo 7: *** 6. sei il mio angelo in questo inferno (EK) ***
Capitolo 8: *** 7 ***
Capitolo 9: *** 9. estasi ***
Capitolo 10: *** 8. regola nr 2 ***
Capitolo 11: *** cap10 ***
Capitolo 12: *** 11 just love ***



Capitolo 1
*** prologo ***


PSICOPATICI.
Prologo.

Guardo negli occhi tempestosi dell’assassino, come a cercarne qualche debolezza. Un punto dove colpirlo. Una via di fuga.
Mi punta la pistola addosso, allo stomaco.
Penso che, se sparerà, sarà un morte lenta e dolorosa. Sempre peggio che uno sparo in testa. Almeno lì muori, e basta.
Ha le mani che tremano. Il metallo freddo della calibro 44 mi fa presagire che di lì a poco morirò, freddandomi senza che possa rendermene conto.
L’assassino indossa un passamontagna.
—Io non posso. Non posso.
Cosa? La stoffa del passamontagna tremola. Sta piangendo? Non è normale.
—Cosa non può?
—Zitta! Pensi di essere furba? Che così scapperai? No, la morte è l’unica tua fuga!
Okay. Okay. Mary calmati. Cercando di fregarlo non andrai da nessuna parte.
Taccio. Quando lo farà? Quando? Non posso aspettare a lungo. La paura sembra un martello pneumatico nella mia testa. Ormai è divenuta, da mezzora, una mia grande compagna di vita.
Già, penso sarcastica, finché vivrò.
L’uomo piange.
—Io non vorrei ucciderti. Lo sai anche tu che non vorrei— geme —però è che devo. Sai chi mi manda? Quel pazzo del Jake di Cuori. Che marcia all’inferno! E tu, povera ragazza, di’ una buona parola per me in Paradiso.
Ah!
Strizzo gli occhi. No! No!
Lo sparo c’è stato, sì, perché non ha avvitato il silenziatore. Però si è ucciso. È morto. Suicidato.
Guardo il cadavere che si accascia già rigido su di me.
Oh cazzo.
Che faccio ora? Mi tolgo di dosso l’assassino, però una grossa macchia di sangue mi segna.
Aiuto.
Qualcuno l’ha mandato ad uccidermi. E lui mi ha salvata.
Ma vuol dire che… Manderanno altri ad ammazzarmi?
Corro a perdifiato nella notte, vestita com’ero in discoteca, prima gioiosa. Ora terrorizzata.
 
Gli omicidi del Jake di Cuori continuano. Ieri è stato ritrovato il cadavere di un quarantenne, Oliver Queen, con il biglietto da visita dell’assassino. La carta del Jake di Cuori.
Tutti si chiedono “Ora chi si prenderà?”

 
Mi chiamo Mary Watson. Ho diciannove anni.
Sto per essere uccisa.

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Capitolo 2
*** 1 salva? ***


Capitolo 1 – Salva?

Solo l’alcool può sanare la mia paura. Arrivo a casa e mamma mi fa —Divertita?— tutta sorridente.
Di solito è sempre arrabbiata, quando vado in discoteca. Non lo trova costruttivo. Be’, ho diciannove anni, potrò sfogarmi in qualche modo?
Cerco di sembrare normale. E mi riesce piuttosto bene, tutto sommato.
—Sì sì.
—Chi c’era? Il tuo amico? Quello che ogni tanto viene qua?
Arrossisco mentre butto giù un sorso generoso. —Sì c’era. Poi però se n’è andato.
Lei beve la sua tisana.
—Come mai? Stava male?
—Ehm… Sì. È astemio però ci ha dato dentro— sorrido. Questo è decisamente vero. Povero Mike.
Lascio da parte la birra.
—Tu che hai fatto?— le do sempre le spalle perché non veda la chiazza rosso scuro, che ora puzza di ruggine.
—Ho finito quel libro che leggevo, The ring.
—Cosa!?
Mi stupisce che lei, avvezza a leggere sempre romanzi rosa così deprimenti perché sai che mai accadrà qualcosa del genere, legga libri pseudo horror con bambine morte pazze che annunciano la tua morte precoce.
—Lo so lo so. È molto avvincente.
—Immagino. Io vado a dormire.
Mi dileguo, e lei mi imita.
Quando, sotto la doccia, mi lavo di dosso il puzzo di morte, mi sento come se l’avessi ucciso io, quell’uomo.
 
La notte non dormo.
È troppo brutto ciò che ho passato.
Fino a poche ore fa se mi aveste chiesto cos’è la cosa più brutta che può capitarti, io avrei detto, be’, che la Morrison ti trovasse impreparato a scienze della Terra.
Ma ora? Cosa c’è di più agghiacciante di vedersi morire addosso l’uomo che avrebbe dovuto ucciderti?
Oddio, è sempre meglio che morire, ma…
Domani è lunedì. Non ho voglia di andare a scuola. E cos’aveva detto? Che il Jake di Cuori avrebbe mandato qualcun altro. Ad ammazzarmi.
Mi alzo dal letto, recupero il cellulare e digito Jake di cuori. Non ho il tempo di finire che mi si apre una vasta scelta di blog, pdf di articoli di giornale, siti gestiti dalla polizia… Questo è tutto molto definito, ma quando vedo Il blog di Katia, con una presentazione molto infantile, non so perché, ma clicco lì. Può darsi che si tratti solo di un blog di una bambina egocentrica che gioca alla detective, oppure – che ne so? – una vera detective.
Il post ha il titolo molto semplice di L’assassino. È più forte di me. Leggo. Forse non dovrei. Tanto presto o tardi morirò, ma… Voglio sapere chi mi ammazzerà.
Non ho molto seguito la faccenda di quest’omicida, troppo presa a festeggiare compleanni, andare a festini ambigui e tutte quelle cose che attraggono una diciannovenne.
 
Un nuovo assassino terrorizza Boston.
Il primo cadavere con la sua carta da visita, un Jake di Cuori, è stato ritrovato al molo alcuni mesi fa. Di lì una vera e proprio strage incontrollabile.
L’assassino è difficile da fermare, perché pare colpire vittime a caso: da anziani che passeggiano, a rappresentanti politici, a bambini e mamme.
Cos’è che collega tutti loro?
Le autorità stanno indagando ma, tutti ormai lo sappiamo, non c’è ancora stato modo di fermare il Jake di Cuori.
Il suo nome in codice è un indizio.
Su ogni carta – in realtà chiamata jack e non Jake – c’è stato scritto “Jake”. Il campo dunque si restringe. Ma quanti Jake ci sono? E, soprattutto, potrebbe essere un nome falso per confondere le indagini.
L’ultima vittima è una donna di sessantatré anni, vedova. Stava portando a fare una passeggiata il cane quand’è stata uccisa da una freccia.
Le armi che utilizza il Jake di Cuori vanno da medievali archi e frecce, a nuovissime pistole e fucili.
Quest’incubo sembra non avere fine.

 
È stato poi aggiornato: Una nuova vittima: un uomo sui quaranta, ritrovato questa notte grazie a telefonata anonima
Cosa – chi – vuole il Jake di Cuori?

 
Socchiudo gli occhi.
Non posso crederci. Io sono una vittima a caso. Quindi ero semplicemente nel momento sbagliato al posto sbagliato.
Quindi nessuno in realtà vuole ancora uccidermi!
Non sono per nulla tranquillizzata quando torno a dormire.
 
—Ciao Mary!
—Ehi…
Guardo negli occhi Lucy, la mia migliore amica. È così tranquillamente felice che quasi non voglio dirle nulla. Ma devo? Lei mi manderà sicuramente dalla polizia, da qualcuno.
Ma io non voglio, assolutamente.
Che senso ha? Sono salva.
Non le dirò nulla. —Ciao tesoro. Come va?
—Io sto bene. Tu hai una faccia…
—Oh. Davvero?— Mi passo una mano sugli occhi, nella speranza di risvegliarmi un po’. Non ci riesco chissà che bene. Mentre entriamo all’Università, Lucy mi guarda con sospetto.
-Tu non me la racconti giusta- borbotta. –Cosa c’è che io non so? Esci con qualcuno? Oh cazzo! È quel pezzo di ragazzo che è Oliver!?
Rido. –Ah ma magari!- Continuo a ridere, però dentro mi sto accartocciando. Sapevo che oggi non avrei retto. Di qui a poco scoppierò a piangere, ne sono sicura.
-Seriamente- mi fa Lucy mentre prendiamo posto, -che cos’hai? Sei pallida e hai due occhi così…
Il professore dove diavolo è? Potrebbe salvarmi da un’imbarazzante figuraccia. Perché io devo mentirle.
-Sai che ieri eravamo in discoteca? Ho fatto tardi.
-Ma cosa? Sei andata via prima di me. Dall’uscita sul retro.
Ah. Già. Che brutta mossa.
-Sì ma poi sono andata un po’ in giro…
Non ci crede.
-Seduti.
Ecco il professore. Grazie.
 
Esci da scuola. Ora.
Quando leggo quelle quattro parole sul display da numero sconosciuto, tremo impercettibilmente.
Non sono così stupida. Il problema è che comunque la prof di filosofia non mi farà mai andare via ora.
Così, non so se sono stupida o che, gli rispondo. Magari mi fucilerà dalla finestra dietro la prof. O forse si limiterà ad aspettarmi fuori scuola. Tanto fra due ore io non sarò più al riparo. A meno che non vada in biblioteca.
Sì. Ottimo.
Ho molta paura, quando scrivo.
Perché dovrei? Chi sei?
Sospiro. È una liberazione.
Lucy sbircia.
-Chi è?- prova a leggere. –Dai ma chi è?
-Shh…
-Voi due, lassù. Tacete. Anzi, Lucy Sullivan. Vieni qui e spiegami ciò che ho appena detto.
Muoio dai sensi di colpa quando la mia amica fa scena muta davanti a tutti. La prof la spedisce in presidenza.
Stronza di merda. Ecco. Ora Lucy mi odierà.
Oh cazzo cazzo cazzo.
E io come faccio? Non voglio rimanere neanche un minuto da sola.
 
Due ore dopo, eccomi.
Fuori scuola. Aspetto e aspetto.
Ma non arriva nessuno.
Mi vibra il cellulare in tasca. Sobbalzo e quasi lancio un urlo. Un ragazzo più grande di me sghignazza.
Con lui lì mi sento al sicuro. Quel coso di Cuori non avrà il coraggio di uccidermi con un’altra pers…
-Merda! Aiuto!
Che cazzo!? Lo guardo. Una macchia scura – esattamente dov’è stato colpito l’uomo di sta notte – gli sporca il petto.
Si accascia al suolo agonizzante.
-Aiuto! Aiutateci!
Urlo, strepito. Arriva gente in quantità. Fin troppi. Nella mischia scappo. Non posso restare là.
Corro da mia nonna. La sua casa è più blindata del bunker di Mussolini.
È stata una rappresentante politica non così apprezzata.
Non c’è. Prendo le chiavi di riserva.
Non sento nessun rumore se non il mio cuore martellante.
Mi chiudo dentro e scendo in cantina. È tutto buio.
Quel posto mi ha sempre fatto paura, ma da oggi è la mia nuova casa.

*Angolo autrice*
ciao ragazzi! Sono ancora qui!
;) be', mi fate sapere ciò che ne pensate? Io penso che Mary sia molto molto coraggiosa.
Mi affido a voi! Nel prossimo capitolo metterò le 'foto' di Mary e Lucy e degli altri personaggi principali.
Ora ciao, 
SXDS
A 1 recensione continuo.

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Capitolo 3
*** 2. guardati alle spalle ***


PSICOPATICI
 
2. Guardati alle spalle.

Quando la nonna mi trova, sto tremando come una foglia nell’angolo più buio della cantina.
È dolce con me, mi dice semplicemente “sapevo che un giorno o l’altro sarebbe servita anche a te” ridacchiando e tirandomi via di lì.
Nonna, ho così tante cose da dirti, penso, ma non esce un suono dalla mia bocca.
“Cos’è successo?” le chiedo, non più in me e con la vista appannata.
“Parliamone davanti ad un caffè.”
“Meglio.”
Poco dopo è da me con due tazze fumanti di pure caffeina.
“Tesoro, che è successo? Ti vedo molto male…”
Oh dio. Devo ridere? Ti vedo male. Grazie nonna, perspicacie.
A lei dirò tutto. So che non andrà a spifferarlo alla mamma o a chi so io – polizia? – perché lei è stata molto peggio di me, da giovane. Spesso non tornava a casa per settimane, spegnendo il cellulare e rendendosi introvabile.
“Mary? Mary…”
Ho una profonda stima per questa donna segnata dall’età, ma che ha vissuto molto meglio di me.
“Mary, tesoro. Ehi!”
Sento lo schianto per terra a scoppio ritardato. La tazza è a pezzi e non ne ho bevuto neanche un sorso, del così buon caffè di nonna.
“Tranquilla” si alza. “Dormici su” e mi chiude a chiave nella sua stanza.
Non so quanto tempo dopo dormo un po’ – dopo aver abbassato ogni tapparella ed essermi ricoperta di coperte per non essere riconosciuta.
 
Ah, quel lurido bastardo la pagherà.
Come ha potuto non uccidere una preda così semplice? Quella ragazza mi serve morta, non viva.
Mi guardo attorno. I miei sicari e altri uomini di ranghi più bassi del mio mi osservano con timore e rispetto. In alcuni c’è anche una punta d’indignazione.
Infatti uno di loro – Kyle – mi sputa contro con tutto il suo coraggio sentenze che non gli è dato esprimere.
“Come hai potuto mandare lui? È sempre stato lì lì per suicidarsi! Gli hai dato un’occasione d’oro, cazzo! Mandavi me e la tipa era morta, ora!”
Gli arriva una sberla sonora prima che possa accorgersene.
Il suono è così piacevole che gliene do un altro; qualcuno sghignazza.
“Be’, ora che ne pensi? Sai cosa penso io? Che non ti manderò mai più da nessuna parte. Anzi. Portatelo via” ordino.
In quel momento tutti sanno che Kyle sta per morire.
 
La sala delle torture è la mia personale sala da giochi.
Kyle è già pronto per essere il mio compagno di giochi.
Infilo i guanti in lattice. Non è che la sensazione del sangue sulla mia carne viva non sia piacevole, anzi, però è che il suo sangue mi fa proprio pietà.
Richiamo David.
“Sai già cosa devi fare” gli dico, afferrando alla meglio un bisturi e decidendo cosa amputare per primo a Kyle.
“Sì. La ragazza.”
“Bravo. Va’.”
Lui sarà in mio successore, ne sono sicuro al cento per cento.
“Allora” assumo una voce simpatica “preferisci l’indice o il medio?” chiedo alla mia vittima.
Sento David andarsene. Le donne dicono che sia un uomo bellissimo, io in lui non ci vedo nulla, a parte l’obbedienza che non può che giovargli. Chi sa obbedire saprà comandare. Ci sta in pieno.
Kyle ha voglia di fare il simpatico, anche lui.
“L’indice.”
“Perché?”
“Se mi tagli il medio come ti mando a fanculo?”
Gli sputo in un occhio e incido lentamente e a fondo all’attaccatura del dito medio. Le sue smorfie di dolore sono come zucchero per me. Così dolci ma, a lungo andare, stucchevoli.
Con un ultimo gesto taglio l’osso.
“Ah! Muori bastardo!” strilla e gli infilzo il bisturi nella guancia, traforandola.
“Sai, Kyle, ci divertiremo non poco noi due.”
Tutti mi conoscono per la mia crudeltà, solo un accento del Jake di Cuori.
 
Quando mi sveglio sono le sei e mezza.
Quanto cazzo ho dormito!?
Mi alzo dal letto e cerco la nonna. È in cucina a preparare la cena.
“Ehi! Devo andare a casa, mamma sarà furiosa!” le dico iniziando a darmi una sistemata.
Sorride. Mescola in un pentolone qualcosa – sembra una strega alternativa e molto buona.
“Tranquilla l’ho già chiamata io. Resti a dormire qui. Però prima ha chiamato una tua amica un po’ arrabbiata.”
“Lucy! Che diceva?” Mi tolgo le scarpe già più tranquilla. Mamma mi avrebbe squartata viva, altro che Jake di Cuori.
Mescola e mescola. “Praticamente sta sera uscite e parlate.” Mi lancia un’occhiata eloquente. “Anche a me dovresti parlare. Non a tua madre però. Sai, quella va in palla ed è fatta.”
“Oh.” Io. Uscire. Sta sera? Lucy è impazzita per caso? Quello là manda un altro tipo ad ammazzarmi o peggio! Ammazza lei, come ha ammazzato il tizio all’università.
Cazzo, che coglioni. Ho proprio voglia io di dar retta a sto psicopatico.
“Ah sì? Be’, non è stata una gran giornata ieri, o oggi, ho perso la cognizione del tempo. Università. Poi Lucy si è un po’ arrabbiata e…”
“Zitta. Scusa se ti faccio tacere così, ma è solo che è noioso stare a sentire le bugie sai? Magari la prossima volta ma ora raccontami tutto.”
Ceniamo. Io le dico tutto. Della serata in discoteca, il tizio che doveva uccidermi e si è ucciso, quello colpito all’università. Il fatto che verrà qualcun altro oppure no.
“Be’,” commenta, “sei proprio nella merda.”
Io adoro mia nonna.
 
Lucy viene puntuale, peggio di un orologio svizzero, alle nove e mezza spaccate.
Sorrido ammaliante, vestita tutta in tiro con i vestiti che mi è andata a prendere a casa la nonna.
“Tranquilla vado io.” “No, mia nipote mi serve viva.”
“Ciao Lucilla.”
“Basta con quel nome orrendo! Sali in macchina.”
“Come mai questa voce scazzata? Successo qualcosa?”
“No!” sputa sarcastica mentre salgo sulla cabriolet. È una macchina fantastica, la sua, nera così sempre pulita che luccica come onice allo stato liquido.
“Dai, è che mi vedo con uno e non voglio che tu sappia chi è” mento alla perfezione. Cazzo, una carriera da attrice no eh?
Perché? Dai, dimmi chi è. Dai.”
“No. Tu pensa a guidare!”
 
Quando vedo la ragazza mi rendo conto troppo tardi che non è sola.
Dovevo immaginarlo. Anche io alla sua età andavo sempre in giro con amici.
Oh cazzo David. Parli come se avessi quarant’anni.
Tasto se c’è il pugnale nella scarpa. Ottimo, è al suo posto. Ho sempre elogiato ed utilizzato le armi da taglio. Le pistole e tutto il resto sono troppo da gay secondo me. È una fissazione, non so da dov’è nata.
Anche se un uomo con la pistola può essere molto convincente, morire pugnalati dev’essere il massimo. Io solo uccido però. E uccido solo chi mi è detto d’ammazzare.
La guardo. Quasi è un peccato freddarla così. Rispetto all’amica è tutta un’altra bellezza, quasi antica e sicuramente preziosa. Sembra una modella, ride che è una meraviglia.
È un angelo.
David: devi ucciderla.
Quando i nostri occhi si incontrano, per un breve attimo, vacillo. Cazzo, merda. Io devo ucciderla, ma non posso.
Ha quel tipico sguardo da cerbiatta misto a quello dell’agnello indifeso e ignaro di ciò che lo circonda. È una bambina nel corpo di donna.
Come posso uccidere una così?
Le mie vittime sono pressoché criminali di piccolo taglio, gente uscita o evasa di prigione, concorrenti a Jake. Mai ho ammazzato una ragazza così.
Perché la vuole morta?
Non so che mi prenda, quando le afferro la mano e flirto.
“Ciao. Sono David.”
Subito mi do dell’idiota. Usa il tuo cazzo di nome finto. Te l’hanno assegnato apposta imbecille!
La sua amica ridacchia divertita, mentre lei arrossisce e mi saluta molto timida.
“Ciao. Ci conosciamo?” chiede.
“Non credo” sorrido.
È un attimo. Capisce. Tutto. Chi mi ha mandato, che ci faccio lì… Eppure non distoglie lo sguardo dai miei occhi segnati dall’amica morte.
“Ehm, Lucy ci lasci un attimo da soli?” chiede all’altra ragazza.
“Certo Mary” acconsente e va a prendersi uno zucchero filato.
“Chi ti manda? Ah, certo, lo stronzo che ha già mandato quell’altro ad ammazzarmi. Bene. Lo vuoi fare qui? Ti sembra il caso?”
Si accorge troppo tardi del doppio senso.
“Pensavo più ad un motel” rido.
“Cosa? Assassino di merda, fai anche sarcasmo? Ma siete tutti così?” strepita sgranando gli occhi e allontanandosi sempre più da me.
“Sai che c’è? Mi stai simpatica. Per oggi vivi.”
Scompaio fra la folla gioiosa.
La lascio tramortita e vulnerabile nella sua confusione.
Una preda perfetta e facile. Quasi noiosa.
 
Porca miseria.
Il ragazzo più bello che abbia mai visto è il mio assassino? Quello che mi ammazzerà?
Non ci posso credere.
Oh dio. Ho ancora impressi in me quegli occhi di ghiaccio che esprimevano soltanto ostilità e odio.
È in quell’istante che capisco che nessuno gli ha mai insegnato ad amare.
E che io vorrei essere la sua maestra.
Ma che cazzo dico!?
“Bel bocconcino. Ora dov’è?”
Quasi urlo di paura quando Lucy torna con uno zucchero filato anche per me.
“Andato. Penso tornerà.”
“Gli hai lasciato il tuo numero?”
“No.”
“Ah allora facebook.”
“No…”
“E come cazzo ti trova? Lo conoscevi? È lui il ragazzo? Oddio è lui! Sei una donna fighissima! Ti sei presa un pezzo grosso!”
“Non è lui.” Magari fosse tutto così semplice, Lucy.
“No? Be’ molla l’altro! Questo è meglio” ragiona con la sua mente infantile. Solo perché non sa che presto morirò per mano di quel “pezzo grosso”.
La cosa più stupida è che voglio che torni.

*angolo autrice*
grazie a chi recensisce o semplicemente passa di qui! aggiorno 2 capitolo in 1 giorno! sono pazza!? No, è che vi adoro! *^* Specie se avete visto il film "7 psicopatici" aahahahha ;) guardatelo è semplicemente diviso.
qui i POV si danno il cambio repentini. Si inizia con Mary, poi c'è il Jake di cuori, quello in corsivo, poi c'è Mary, poi c'è David <3, poi c'è Mary, sempre più confusa.
Bene, ciaoo!
SXDS
a 2 recensioni continuo - sta volta potrei metterci più tempo

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Capitolo 4
*** 3. tradito ***


3. tradito
Accendo la tv.
Telegiornale.
Be’, ottimo per una ragazza potenziale vittima – anzi senza “potenziale” – sapere che il suo assassino colpisce ancora non è poi così bello.
Quando però non parlano di Jake, ma arrivano a parlare di Titty la tartarughina che dà morsi ai vostri poveri cagnolini, mi tranquillizzo.
O forse è la quiete prima della tempesta? O forse il mio amico Jake – e David – stanno soltanto preparando un bel regalino per me…
Socchiudo gli occhi.
“Ah ti sei svegliata. Divertita?” mi chiede la nonna.
L’ultima volta che qualcuno me l’ha chiesto il mio assassino mi si è suicidato addosso.
“Be’ sì. Tutto sommato sì.” Sorrido.
 
Il blog di Katia.
Lo so, è buffo ma mi ritrovo di nuovo qui. C’è un nuovo post sempre più chiaro sul Jake di Cuori.
Lo leggo bramosa di informazioni.
Magari menzionerà David. Ma tanto so che sarà lui a tornare e probabilmente io ci resterò secca.
 
Boston non ha pace.
Il Jake di Cuori ha lasciato il corpo di un suo collaboratore – Kyle Spring – mutilato al molo. Sempre al molo. Perché lì?
L’uomo è stato un suo fidato collega. Un sicario. Tutto ciò lo si è saputo grazie ai documenti ritrovatogli addosso, fra cui un “ordine”, per così dire. Ma perché aveva tutto ciò con sé? O con ciò che resta del corpo.
L’ordine parlava chiaro: un nome, una via, un “uccidila”.
Presto le autorità contatteranno Mary Watson.
“Mary Watson. 23 East Road. Ammazzala.”
Ma quest’ordine non era stato dato a lui. Un destinatario: Oliver Queen.
Perché ne era in possesso Kyle? Ma questo è l’ultimo dei problemi.
Per qualsiasi informazione attendibile che voi abbiate la polizia e gli indagatori hanno rilasciato questi contatti per dire tutto ciò che sapete: Visualizza file pdf.
Avremo mai la tanto desiderata pace? Sapremo mai perché tutte queste persone non ci sono più?
Vi informerò il prima possibile.
 
Spengo il cellulare. Non voglio che ci sia la polizia che gira per casa.
“Che c’è?” mi chiede nonna vedendomi preoccupata.
Drin. Drin.
“Oh. Il fisso.”
“Vado io!” Strillo e mi alzo per arraffare alla meglio la cornetta.
So già chi è. Se non è mamma sarà la polizia.
 
Deglutisco un grumo di paura e nervosismo.
 
“Pronto?”
La mia voce vacilla.
Ora come farò?
Io detesto la polizia da quanto nonna è stata indagata ingiustamente. So che è sbagliato, ma io li trovo tutti luridi bastardi che non sanno fare il loro cazzo di lavoro. Insomma avrebbero dovuto già trovarlo questo Jake di Cuori no? È solo uno di tutti gli assassini, solo che si dà piuttosto da fare.
Nonna si allontana pensando chissà cosa.
“Pronto? Chi è?”
 
“Ciao. Sono David.”
 
“Come prego?”
Quasi lancio la cornetta via da me.
Cosa!?
Non so se è peggio lui o la polizia. Però sento una grande agitazione dentro. È lui che mi ammazzerà?
“Sono David. So che sai chi sono. Immagino tu abbia saputo.”
La sua voce è piatta ma piuttosto minacciosa.
“Sì. Ho saputo, sì.” Mi torturo le mani dalla paura e irritazione, bloccando il telefono fra la testa e la spalla. Quando la nonna passa e mi vede così presa mi dà un’occhiata eloquente pensando, di nuovo, dio sa cosa e se ne va.
Quasi mi sembra che ne sappia più di me.
“Quindi?” mi fa, voce soave ora.
Il cuore pompa a mille. Solo paura?
“Quindi cosa?”
Ride.
“Cosa pensavi di fare? Entro oggi ti rinchiuderanno in un bunker perché non ti ammazziamo. Però tu sii brava bambina e non scucire un’informazione, o sarai morta prima di accorgertene.”
Ho la gola più secca del Sahara.
“D’accordo…” dico con voce torrida e stentata, decisamente poco credibile.
“Sapevo che lo avresti detto.”
Mi richiude in faccia. Non so perché, ma mi aspettavo un ‘ci vediamo’. Quanto cazzo sono cogliona?
 
Quello stesso giorno, all’incirca un’ora dopo le due parole in croce scambiate con David, mamma chiamò. E anche la polizia.
“Ciao mamma” dico amareggiata, dopo una lunga telefonata con un agente che a momenti arriverà a casa della nonna. Lei lo conosce e sostiene che sia “un figo, come dite voi no?” ma è un poliziotto, sarà sicuramente una spina in cu…
“Tesoro! Oh mio Dio tesoro!” piange e singhiozza. “La colpa è mia! Ti lascio sempre sola! Dovevo aspettarmelo! Oh Maria Santa! Mia figlia!”
No. Quando dice ‘Maria Santa’ mi dà il nervoso. E poi perché dovrebbe essere sua, la colpa, scusa?
“Mamma dai, calmati. Sono viva e vegeta…” Gioco con il cordless. Nonna è mezza addormentata sul divano, con un libro in grembo. Zombieland. Oh cazzo, questa è una malattia che ha colpito la mia famiglia o cosa? Ci manca che io vada in giro leggendo Mama’ve got ghosp e siamo fatti.
Piange a dirotto, come il cielo.
“Amore! Ma è venuto qualcuno che voleva… voleva… ucc… Non riesco a dirlo!” biascica agonizzante di dolore.
Oh, per la barba di Nettuno, come avrebbe detto spongebob, qua tutti sono sempre stati così logorroici o è colpa mia?
Ora prego il poliziotto di darsi una mossa. Muovi il culo, ragazzo.
“Sì, mamma. Racconterò tutto al poliziotto fra poco. Poi leggerai sicuramente il rapporto.”
“Tesoro, digli tutto” sibila, “devono trovarlo, quel figlio di…”
Dlin dlon!
“Certo mamma. È arrivato. A dopo! Un bacio.”
La lascio con un vuoto nel petto.
 
Oh cazzo.
Sono stremata. Quel tizio mi ha davvero chiesto ogni fottuto dettaglio. Da come mi sentivo io a ciò che penso provasse lui.
Se ripenso a quelle tre ore e mezza passate assieme a lui vomito…
 
“Arrivo!” gli apro la porta un po’ trafelata, dopo aver corso per metà casa per giungere alla porta d’ingresso.
Lui è davvero una bellezza vecchio stampo. Sembra simpatico finché non sfodera il distintivo.
Io ammutolisco, non che avessi detto poi tante cose.
“Dove vuoi parlare?”
Ops. “Ah, mi scusi, entri pure.”
“Fai entrare sempre con così facilità la gente a casa tua?” mi scruta con quegli occhi grigi.
Ah, ma io gli rispondo a tono, al ragazzone.
“Sa, un distintivo mi ha messo bene in chiaro tutto, agente.” Marco quella parola perché capisca quant’è sprovveduto.
Nonna bisbiglia “Ciao Carl” e non si alza, come se lui fosse venuto già mille volte. Questo non è così sospetto, dato che mi ha detto che lo conosceva, è più che altro, sì, strano.
“In cucina? Le offro qualcosa? Come preferisce” gli metto a disposizione ogni buona maniera che conosco, però fra un po’ scoppierò. Sto qua è arrivato da neanche due minuti e già lo disprezzo.
“Sì va bene. Magari un caffè. Anzi no, sono già abbastanza stressato.”
Non ci muoviamo. Lui sa dov’è la cucina, ne sono certa.
“Ah okay. Un tè caldo? Con qualche biscotto?” Spero vivamente che acconsenta, ho una fame!
“No, odio il tè. Hai bibite?”
“Hm, devo chiedere a mia nonna.”
“Sì sì ce ne sono. Carl non fare l’idiota sai benissimo dove tengo ogni cosa, quindi va’” gli ordina infastidita la nonna, riprendendo a leggere il libro horror. Di solito fa letture più leggere, come – che ne so? – ‘Piccole donne’, insomma ciò che le nonne normali leggono.
Andiamo in cucina. Carl prende una Fanta per sé e per me un tè freddo. Che stronzo, lo sa che a tutti gli adolescenti piace la Coca, altro che tè alla pesca.
“Parliamo subito di cose serie okay?”
“Certo capo!” sdrammatizzo, ma non  la prende bene.
“Bene. Allora,” prende penna e taccuino, “che facevi in quel locale malfamato a quell’ora? Sai che non è assolutamente raccomandabile?”
Alzo gli occhi al cielo.
“E secondo lei? È una discoteca, quindi che facevo? Cercavo tartufi?” Che uomo acuto!
Arrossisce un po’.
“Non mancarmi di rispetto ragazzina.”
“Ci mancherebbe” sussurro fra me.
“Come?”
“Nulla. Be’, ero lì e…”
Gli racconto tutto. Devo dirgli di David? Mi ha detto di no, cazzo forse avrei dovuto mentire! Senza forse. Si incazzerà moltissimo.
Carl cerca qualcosa in una tasca, mentre parlo dell’uomo che si è suicidato.
“Oliver Queen. È lui?” mi mostra una foto un po’ troppo familiare, con – “Sì è lui” – Oliver e la sua famiglia. Aveva due figlie. La moglie sembra una donna amorevole. Dio, penso, quel bastardo la pagherà.
Decido che , fanculo David, dirò tutto.
Tutto purché trovino il Jake di Cuori.
 
“Sappi che hai fatto tutto da sola. Sapevi quali erano le conseguenze vero? Un giorno mi dirai perché sei così stupida, D”.
Brucio nel camino della nonna quel biglietto.
“Cos’era?” mi chiede mamma, che ci ha raggiunte dopo che se n’è andato Carl.
“Nulla. Una lista della spesa.”
Lancio uno sguardo eloquente alla nonna. Ricambia.

*angolo autrice*
Salve!
Aggiorno nonostante l'unica recensione ricevuta nel capitolo scorso, quindi vi avverto già che non aggiorno se in questo non ci sono almeno 2 recensioni, okay? Dai per favore! ci tengo a sapere che ne pensate! Quindi tu che hai appena finito di leggere, recensisci o mi blocco :'( segnalate eventuali errori che mi possono essere sfuggiti, rendiamo la lettura più piacevole!
Quindi, qui Mary ha un incontro ravvicinato con la polizia. Non rispetta il patto con David! - che accadrà ora?
Ci sarà in mezzo il Jake di Cuori, nel prossimo capitolo, mi sa :o
Di nuovo, recensite!
Ecco le 'foto' dei nostri amici ;)

Mary


Lucy


David


Jake di Cuori
***********
forse metterò nel prossimo capitolo, quando sarà più partecipe, diciamo 

Recensite, 2 recensioni continuo!!
SXDS

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Capitolo 5
*** 4. riflessioni di un sicario ***


4. le riflessioni di un sicario.

*
grafica modificata! *

Tradito.
Quella ragazza mi ha tradito.
Ah, ma io lo so che sapeva ciò che le accadrà. Ora chissà che cos’ha detto alla polizia.
Quel fottuto agente Carl. Si è presentato davanti a casa mia ghignando.
“Lo sapevo, Dave, che c’entravi anche tu.”
Mi ha trascinato via di lì, verso la centrale. Non ero armato né niente, inerme l’ho lasciato fare, tanto sarà la millesima volta che evado.
Quel bastardo è stato mio compagno al liceo. Più grande di me. Un’amicizia burrascosa che può nascere solo fra rivali.
Guardo annoiato l’agente. Siamo nella mia nuova cella, la 43, e mi sta chiedendo cose su cose.
“Allora, David, perché non rispondi? Sai che denunciando il Jake di Cuori potrai essere libero?”
“Oh, Morrison, la tua proposta mi alletta non poco. Ma menti.”
“Come lo dimostreresti?”
Sghignazzo. “Lo fate sempre, voi.”
Sbuffa. Pure lui è mezzo annoiato.
Lo chiamano al walkie-talkie. “Sì? Sono io sì. Che c’è? Ah. Ottimo. Sì. Hm. Cazzo! E ora? L’indirizzo? Non me lo dice. Eh ma che cazzo.”
Lo guardo sorridendo. Com’è carino, penso sarcastico. Neanche io so dove vive il Jake di Cuori, figurarsi. La Sede so dov’è. Ma non glielo dirò.
 
Mezzora dopo sono solo. Tra un po’ mi porteranno da mangiare.
Ragiono fra me e me su come punirò la ragazza, evaso di qui. Be’, lei ora creperà di paura, giusto? È una reazione umana. Giusto.
La paura è stupenda. Incontrollabile.
Che tu lo senta o meno l’adrenalina ti scorre nelle vene, il cuore accelera i battiti frenetico, la mente si annebbia, i pori della pelle si allargano, è più difficile respirare…
Il cervello ordina Va’! corri! scappa!
Ma hai paura.
Le ginocchia tremano, le gambe s’intorpidiscono.
Non riesci a pensare a niente se non a quando verrai ammazzato.
Non pensi neanche al come. Al perché. Solo quando e quanto farà male perché sei terrorizzato.
Mi ritrovo a ghignare come uno psicopatico.
Ah. Quella ragazza pagherà. Forse con la sua stessa vita.
“Ehi tu? Che hai da ridere?” starnazza quello nella cella davanti alla mia. Solo lui riesco a vedere. È giovane e caparbio, glielo leggo negli occhi che non aspetta altro che uscire di qui per vendicarsi.
Sorrido. “Come mai dentro? Eh?”
Il suo sorriso è mille volte più cattivo del mio. “Ho ucciso la mia ragazza.”
Inarco le sopracciglia non così interessato. “Ah sì? E perché?”
“Mi tradiva.”
Elementare.
“Con chi? Sentiamo.”
Deglutisce così rumorosamente che lo sento perfino io, qualche metro di distanza.
“Mio padre.”
Ecco. Questa è la piega originale.
Mi lascio andare alla compassione, per una volta sarò buono e premuroso con un estraneo. Magari lo porterò via di qua con me. Sì. E lo consegnerò a Jake. In fondo, se ha ucciso così alla mano, è un assassino provetto.
“Davvero? E perché non hai ucciso lui? È davvero una cosa… abominevole.”
“Perché lei è una puttana. Lui è comunque e resterà l’uomo che mi ha cresciuto.”
“Immagino tua madre sia incazzata nera…” O morta.
“No. È morta.”
Prevedibile. Sennò questo ragazzo sarebbe venuto su un po’ più educato e meno assassino.
“Quando?”
“Anni fa. E tu? Perché sei qui?”
Divertito, rispondo: “Allora. La ragazza che dovevo uccidere… Be’ l’ho lasciata viva e lei ha detto tutto alla polizia. Sono qui.”
Lui ride.
È un intrico di singhiozzi e sghignazzi. La sua risata dà i brividi.
“Perché non la hai ammazzata?”
“Io…” Ci penso su. “Non ne ho idea.”
“Voi due” sbotta il poliziotto con le nostre cene “basta chiacchierare come delle comari, o sposterò uno dall’altra parte della prigione.”
Arraffo il cibo. Non ho intenzione di andarmene subito di prigione – volendo potrei farlo ora, tra cinque minuti, domani – almeno finché Jake non si calmerà.
E poi non ho tutta sta voglia di rincorrere una ragazzina che non ho il coraggio di uccidere.
Non fraintendete, lo farei senza blocchi, ma manca un tassello.
PerchéJake la vuole morta?
Non uccido vittime a caso, io.
 
Sfoglio una rivista per teenagers.
Hm. Che palle.
Da quando vivo in questa stanza al distretto, mi annoio da morire. Mamma e nonna vengono a trovarmi ogni giorno, Lucy è venuta prima, ma deve darci dentro con lo studio o non passerà l’anno.
Io come cazzo faccio? Di qui non esco e non fanno entrare nessuno tranne parenti e amici di famiglia.
Che paio di palle!
V. H. è stata considerata molto poco fashion, con questa scostumata camicetta. E poi – per favore! – il motivo retrò… Dai, è passato di moda, V., datti una regolata!
Giuro che quando esco di qui brucio ogni cazzo di rivista così che vedo.
David.
Chissà dov’è.
 
“C’è qualcosa che mi devi dire?” mi ha chiesto Carl con molto tatto. È la tattica del poliziotto buono.
“Ehm…” Sì. David.
Ormai ho detto tutto, perché tralasciare dettagli? Tanto mi proteggerà la polizia, starò tranquilla.
“Sì. C’era un ragazzo. David. Penso.”
“Ah, lui.”
“Come?” mi sorprendo. “Lo conosci?” Strano. Decisamente.
“Sì. Un bastardo che esce ed entra di prigione.”
 
Bastardo.
Non so per quale motivo, però gli avrei tirato una sberla.
Bastardo.
A chi? A David? Per quanto ne so è più Carl il bastardo.
Bastardo.
Esce ed entra di prigione. Forse ho davvero rischiato grosso.
Bastardo.
La verità è che non mi rendo conto della situazione.
È meglio così, ha detto Carl, almeno non hai troppa paura di mezzo no?
Bastardo.
Carl è bastardo.
 
Il controllore passa ogni mezzora.
Io e Will – così si chiama il femminicida – parliamo ogni mezzora.
Quindi vivi qua vicino eh?
Sì, fa Will, attaccato alla Grean.
Davvero? Vivevo là.
Allora forse ci siamo già conosciuti. Forse l’abbiamo semplicemente dimenticato.
Forse. Oppure questo è il nostro primo incontro.
Ride. Sai, ti stringerei la mano, ma… - prova a farla passare in mezzo alle sbarre, ma ci passa sì e no un dito molto magro. Tipo il mio.
Senti, gli faccio, se uscissimo di qui? La prossima settimana?
Mi sembra un’ottima idea. Come?
Te lo spiegherò – accenno alle telecamere. Abbiamo già detto troppo.
Finisce così la nostra conversazione, quel giorno.
Mi chiedo cosa stia combinando quella ragazza. Mary.
Tutto in lei è prezioso.
Così prezioso che deve essere eliminato. Perché? Quando uscirò la mia prima tappa sarà andare da Jake.
Addento un pezzo di crep. Sono passati già tre noiosi giorni.
 
Passano due settimane. Noiose e lunghe.
Non esco da quel buco alla centrale per più di un’ora ogni tre giorni.
 
Passano due settimane. Noiose. Lente. Asfissianti.
Non esco da quel buco di cella. Mai. È ora.
Guardo Will. Annuisco. Annuisce.
È ora.
 
Insomma. Non è forse ora che me ne vada?
Le acque si sono stranamente calmate. Il Jake di Cuori non ha ucciso nessuno per un tempo record. David è costantemente controllato.
Ogni sera arriva alla centrale il resoconto di ciò che fa. Mangia, dorme, fissa il vuoto. Segna i giorni con incisioni su un muro già tremendamente ucciso. Ogni tanto parla con un altro detenuto. Will Qualcosa. Si raccontano favole inventate su due piedi. Sparlano dei poliziotti. Normalità?
Dicono di sì. “Tranquilla cara. La storia delle favole è solo perché… beh, sono psicopatici no? Non è ovvio?”
No per me non lo è.
C’è qualcosa dietro.
“Vieni! È ora!”
“Lucy! Da quanto sei qui?” Se ne sta stravaccata sullo stipite della porta. Nasconde qualcosa dietro la schiena.
“Abbastanza per capire che è ora. È ora!”
“Okay. Per cosa? Sono già uscita oggi, no?” mi alzo e le vado incontro regalandole sorrisi.
È felice.
“Che hai lì?” indico la schiena.
“Ehm… Nulla. Lo saprai dopo ma intanto… Buon compleanno tesoro!”
Rido sguaiata. “Bello scherzetto. Il mio compleanno è il dodici giugno. E oggi è…”
“Il dodici giugno! Niente scherzetto!”
Davvero? Davvero è il mio compleanno? Soddisfatta, seguo Lucy. “Che si fa?” le chiedo. “Ah. Mi dai il mio regalo?”
“Ah” ride, “lo hai capito subito cos’era eh?”
“Sai com’è…”
Mi porge un pacchetto dorato alquanto scintillante. Sprizza kitsch da tutte le fibre. È davvero carino, non nel mio stile, ma carino sì.
Un biglietto. Lus mi guarda febbricitante. Si vede che vuole una gran reazione da me.
Per la mia povera prigioniera, da Lucy-Lus-Lucinda! Spero uscirai presto di lì!! Ah, un’altra cosa… Tranquilla, non ti ho sostituita con nessuno! (me l’ha detto tua nonna che avevi paura di ciò. Sciocchina!) :)
Deglutisco.
Ha forma rettangolare. All’incirca come la mia mano.
“Davvero, non dovevi, Lus…”
“Oh, che dovevo! Su, non lo apri?”
“Certo certo… Un momento…”
Straccio la carta. C’è una scatoletta rettangolare di color lilla. La apro e…
“Oh cazzo per la miseria!” Leggo l’autrice e quasi svengo.
“Sapevo che ti sarebbe piaciuto! Lo sapevo!”
Ma… Ma… Manuale per la sopravvivenza – di Katia.
Katia. Nessun cognome. Sarà che è quella del… No, impossibile. Sarebbe una coincidenza troppo fortuita.
“Sai, lavorava qui in centrale. Ora ha un blog dove dà tutte le informazioni. In forma anonima ovviamente.” Lucy riprende tranquilla a camminare verso l’uscita.
Metto in tasca il manuale. Che cosa interessante.
Quando vedo la luce del sole quasi urlo di gioia.
“Auguri!” urlano in coro delle persone, fra cui la mia famiglia, i miei amici, e un volto che non mi aspettavo di incontrare.
“G…Grazie.”
Va’ via.
Va’ via!
Tutti mi danno stupendi regali, “oh grazie” “non serviva dai!”, ma non me li godo. Lui è lì. Riconoscerei i suoi lineamenti ovunque.
È lì e mi osserva.
Che vuoi? Sparisci!
Il tempo passa veloce. Più o meno un’ora dopo scarico tutti e torno dentro, ansiosa.
In corridoio corro. Qualcuno mi afferra il polso e mi costringe a fermarmi.
“Ah! Aiuto! Aiutatemi!” Una mano calda e appena ruvida mi pressa le labbra. “Mh! Hm! Mmmh!” Non mi sentono.
Una voce roca e decisamente arrabbiata, mi sussurra all’orecchio: “Buon compleanno. Vent’anni è l’età giusta per morire, no?”
Uno sparo.
Aiuto…

***Angolo autrice***
Eccomi qua! ciao a tutti quanti!
Come va? Ho lasciato una briciola - minuscola - di suspense alla fine. Non so se è venuta chissà che bene, (la suspense dico), però ci provo. Raffinerò le mie arti in fatto di scrittura.
Prima di commentare il capitolo, una notizia felice: sono stata ammessa all'esame... con il 10!! Forse non v'importa ma per me è una cosa stupenda! Dico davvero! Mi aspettavo meno, 10... ma da dove!?
Bene, stop riflessioni personali.
Intanto un piccolo punto: niente Jake di Cuori, a parte l'accenno (che non ha ucciso nessuno per un tempo record) perché mi sembrava più coinvolgente sapere che succede a David. Boh, coinvolgente magari no.. Interessate diciamo!
Comunque sia, è in prigione, poveraccio. Ma ha già le idee chiare no? Will è una piccola comparsa che sparisce nel nulla (puf) perché è tutto già abbastanza incasinato.
E' il compleanno di Mary! E la coincidenza del libro? "coincidenza", come no! (in qualche modo) non sarà una coincidenza 'fortuita', come dice Mary.
Perciò attendiamo che il mio 'genio' elabori.
Okay, basta annoiarvi, oggi ho scritto troppo. Devo  le mie scuse a una lettrice che recensisce spesso. Lei sa già perché.
Comunque sia, da oggi basta chiedere numero recensioni per andare avanti. Se vi dava fastidio bastava dirlo. Un semplice 'ma cazzo basta così!' e avrei capito ... Grazie a chi me l'ha fatto presente :3
Cioè, v'invito a recensire... 1? 2? 3? Quante più recensioni vogliate lasciare sarò molto felice.
Ora sto riscrivendo la mia altra ff. Se vi va passate! La trovate alla mia pagina però con calmina perché la sto iniziando.
Bene, CIAO!
SXDS

ps. nonostante tutto ecco a voi..
.mary!

Mi spoilero (potrebbe essere un po' cambiato!)
"Le mie sicurezze si sciolgono come ghiaccio abbandonato al sole. Perchè? Perchè a me? Lui è lì e non aspetta altro che un ordine per spararmi. Ma Jake dov'è? Lui si avvicina; sa di mare e d'estate. Sapere che non ha fragranze macabre mi calma un po'. Sto forse per morire?"


SXDS ciao davvero ora!

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Capitolo 6
*** 5. non c'è certezza ***


5. non c’è certezza…

Salve. Mi chiamo David, e ho ventiquattro anni.
Professione: sicario.
Datore di lavoro: Jake di Cuori.
Paga: dipende dagli ordini, comunque ottima.
Nuova missione: rapire e uccidere Mary.
Annotazioni: perché?
 
La testa a penzoloni sul mio petto gira, la mente vortica quasi fosse indemoniata a improvvisamente impazzita.
Dove sono?
Cerco, provo a concentrarmi, finché le immagini troppo sfocate non acquistano forma.
Una stanza tetra, buia. Ci sono solo io.
La stanza è completamente nera. Sul lato ovest spicca una porta cigolante che metta paura solo a vederla. Non voglio pensare a come sarà quando entrerà qualcuno.
David? Jake? La polizia?
La speranza è sempre l’ultima a morire, e ora voglio solo che Carl arrivi. Ora. Subito.
Mi concentro su me stessa.
Sono seduta su una scomoda sedia dura che mi pianta schegge nelle cosce avvolte dai jeans. Sono ammanettata alle mie gambe, più o meno sotto le ginocchia, costretta in una posizione assurda. Una corta che mi mozza il respiro mi si avvolge all’altezza dello stomaco, addolorandomi.
Ora vorrei solo non essere andata a quell’orribile festa in discoteca. Magari mi avrebbero trovata lo stesso. Magari mi avrebbero uccisa subito. Ah, quando si arriva a desiderare la morte si è messi piuttosto male.
Abbasso gli occhi al suolo, un pavimento costituito da mattonelle retrò a motivi floreali, così anni Cinquanta che verrebbe da spaccarle tutte, una a una. Danno il voltastomaco.
Sento il bisogno di vomitare, accentuato dalla corda che mi rende difficile persino l’atto più normale del mondo: respirare.
C’è un primo doloroso e respiro e ce n’è un ultimo soffocante e straziato. C’è un tempo per vivere, uno per crescere, uno per vedersi invecchiare e uno per morire.
Io ho bruciato le tappe. Dal secondo all’ultimo in un battito di ciglia.
Vorrei strillare quando qualcuno entra, ma non ne ho le forze. Così, quando mi si fa davanti e mi afferra stranamente in modo delicato il mento per tirarmi su la testa, non oppongo resistenza.
David.
Le mie sicurezze si sciolgono come ghiaccio abbandonato al sole. Perchè? Perchè a me? Lui è lì e non aspetta altro che un ordine per spararmi. Ma Jake dov'è? Lui si avvicina; sa di mare e d'estate. Sapere che non ha fragranze macabre mi calma un po'. Sto forse per morire?
Il suo sguardo è davvero ciò di più temibile ci sia.
“Devi conoscere un caro amico” mi dice, illuminato dalla luce che entra dalla porta.
“Chi?” chiedo flebile, ma già so chi vedrò.
Profilo duro, sguardo arcigno, corpo muscoloso, indossa una tunica nera come in una setta.
Sorride estasiato guardandomi.
“Ciao, sono Jake. È un piacere vederti” mi si avvicina e fa come a stringermi la mano sogghignando “Mary.”
Pronuncia il mio nome nel modo più macabro ci sia.
 
Povera ragazza, penso divertito dal suo sguardo ferito da coniglietta con la zampa spezzata.
Tasto per controllare se la pistola è al suo posto. Ho preso quella di Oliver, con cui avrebbe dovuto ucciderla settimane fa. Chissà se la riconosce. È tutto architettato perché abbia più paura possibile.
“Ho un po’ di domande da farti… David puoi andare.”
Lo vedo titubare, poi però è costretto ad andarsene. Anche quel ragazzo non l’ha uccisa. Non capisco perché. È una preda così semplice, davvero poco allettante.
“Sai chi sono? Beh ovvio.”
“Me l’ha detto lei stesso, Jake” sibila sputando veleno.
Ah. Mi piace quando la vittima è combattiva. La porta si chiude con un tonfo. So che David è là fuori che aspetta l’urlo di morte della ragazza.
“Più precisamente, sono l’amante di tua madre. E tu sei mia figlia, Mary. È da tanto tempo che volevo incontrarti.”
La guardo soppesando la sua reazione. Come reagirà? Se è come sua madre strepiterà e non ci crederà.
“Co… Cosa? Cosa cazzo hai d-detto?” sussurra biascicando e tentennando ogni parola.
Sospiro. “Sì sì è vero. Lo sai. Guardati. Sei me.”
Si guarda. Abbiamo la stessa voglia sul polso. Glielo mostro. Guarda il suo e per poco non sviene lì.
“Che tu ci creda o no, Mary, sono tuo padre. Quello che non hai mai incontrato, sai? Quello che tua madre non voleva presentarti, da piccola. Quello a cui è stato impedito di accompagnarti all’asilo, alle elementari… Quello che ti ha vista crescere solo da lontano. E ora” lo fulmino con un’occhiata “ti porterò via da tua madre. Non può averti solo lei. Sei mia figlia.”
Lascia che le pupille vadano all’indietro e l’occhio diventi tutto bianco.
Una reazione palese, insomma.
Le tremano le mani e nella posizione in cui Dave l’ha sistemata penso che le verrà un brutto torcicollo.
Una buona manciata di minuti dopo sussurra così piano che a stento la sento.
“Cosa pensavi di fare?”
“Bene. Ottima domanda” accarezzo la calibro 44. “Ti ucciderò. Per un po’ di te non si saprà nulla. Così tua madre soffrirà ma ti sognerà viva. Poi il tuo corpo verrà rilasciato nel suo giardino, impiccato all’acero che tanto le piace.”
“Cosa? Sei un bastardo!” La sua voce prova ad essere decisa, ma è così giù di tono che rido. Ci riprova, con pochi risultati. “Perché te la prendi con lei? Sono qui! Ammazzami! Però lasciala viva. Ti scongiuro. Cosa ti ha fatto? Solo perché non ha voluto sposarti? Be’ allora sei solo un bambino lurido e viziato che rivuole il suo giocattolo indietro ! coglione!”
La sberla le arriva così forte e rapida che le spacco un labbro. Il sangue mi impregna le mani. Ottimo. È anche mio, questo sangue.
Penso che un giretto alla Sala delle Torture la rimetterà al suo posto.
“David. Portala via.”
La porta si apre e lui entra a passo malfermo. È indeciso. Gli do il calcio della pistola sulla nuca.
“Muoviti idiota.”
Io mi occuperò di lei personalmente.

***angolo autrice***
''Non c'è certezza" è un capitolo piuttosto sbrigativo, che non vuole procedere troppo con gli avvenimenti - per ciò ci sarà molta azione nei prossimi capitoli - ma che mira a spiegare quanti più dettagli possibile.
Intanto ho messo prima due righe di David, poi POV Mary e infine Jake di Cuori. E' una cosa che si è scritta da sola, quella della madre che stava con lui, giuro. Mary è abbastanza traumatizzata *^*
E la porta nella sala delle torture! E' pazzo? Resta comunque sua figlia! Si percepisce dal monologo di Jake che ha sofferto molto nel vedersi sottrarre l'unica figlia. E vuole vendicarsi.
:( David proteggerà la nostra protagonista? O verrà sottomesso dall'autorità di Jake? So solo una cosa, il cuore nel prossimo capitolo detta legge <3
Un grande grazie a chi legge e recensisce! :3 e ancora scusate per la faccenda che chiedevo recensioni. xdxd :(
Beh, ecco a voi Mary...

David...

Ma il Jake di Cuori giuro lo metto nel prossimo capitolo! (la verità è che non trovo un'immagine abbastanza carina da mettere, anzi se qualcuno ha foto di loschi tizi incappucciati mi mandate l'URL in recensione? Grazie 1000)

Come sempre se vi va questa è la mia altra ff: 
http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=1906345&i=1, per ora ha 3 capitoli e questa è la "trama", giusto per invogliarvi a passare di lì! xdxd

DARKSIDE: 
DAL PROLOGO.
"Ella. Hanno preso Ella.
E poi Daisy. 
Le hanno tutte mandate dallo psicologo.
Lui ha chiesto loro “perché l’avete fatto?” ma loro sono rimaste zitte. Mute. Morte. Lui si è stufato. Ha deciso che le manderà in un ex manicomio.
Oggi si chiamano istituti. Però là è come se lo fosse veramente, un manicomio.
Ella e Daisy non sanno che presto accadrà loro una cosa terribile e affascinante al tempo stesso.
Siete pronti per vivere con loro un’esistenza un po’ differente dalla norma? Allacciate le cinture. Inizia il conto alla rovescia."


Metto anche qua gli AVVERTIMENTI: "Questa ff utilizza un linguaggio un po' volgare - diciamo che è molto più volgare rispetto a questa, "Psicopatici-Jake di Cuori" perciò chi potrebbe sapere che ne resta offeso è già avvertito. Su una scala da 1 a 10 la volgarità per ora è 5/6".

anche per oggi vi ho annoiato abbastanza, ciao!!
SXDS

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Capitolo 7
*** 6. sei il mio angelo in questo inferno (EK) ***


"PSICOPATICI" di SXDS

 

inizio col ringraziare chi mi segue :) lo faccio -quasi- sempre rispondendo alle recensioni, però ora vorrei esprimere un grande ringraziamento a chi si limita a leggere. Tranquilli, non siate timidi ! Non mordo mica ! *seri dubbi* Se volete fatevi sapere cio' che ne pensate, ancora GRAZIE !
-SXDS

6. Sei il mio angelo in questo inferno (EK).

Provo a muovermi.
Oddio.
Sono messa peggio di prima.
Non voglio aprire gli occhi, mi sento solo impotente e stupida.
Stupida. Perché ho una madre che ha tradito ogni mia aspettativa.
Stupida. Perché ora dovrei alzarmi, strillare e riacquistare dignità.
Stupida. Perché confido in David.
Stupida. Stupida perché… Credo di provare qualcosa nei suoi confronti.
Stupida. Perché se Jake fosse veramente mio padre, vorrei solo provare a ricostruire un’infanzia frantumata.
Stupida. Perché stare qua a pensare è inutile, presto o tardi morirò.
Stupida, perché quando sento qualcuno avvicinarsi, serro di più gli occhi e desidero solo che mi uccidano indolore.
“Ehi… Come va?”
David?
Non gli risponderò. Ti fai venire i sensi di colpa!? Beh, pensaci prima di consegnarmi alla morte fatta persona.
Mi immagino il suo profilo severo… E non ci riesco. Ho la mente affollata da pensieri catastrofisti e molta paura.
Lo sento avvicinarsi. Un’ombra mi priva della luce che fino a poco fa m’illuminava gli occhi rendendo le palpebre di un non rincuorante rosso sangue.
“Non lo sapevo.”
Sputo un po’ di sangue. La bocca mi fa davvero male, cazzo. Socchiudo gli occhi per guardare la chiazza rossa che scivola dalle labbra al suolo. Qui il pavimento è cementato e a terra non c’è solo io mio sangue. È completamente insanguinato.
Che cazzo…
“Non guardare” mi consiglia premuroso David, ma io solo lo detesto.
Se all’inizio ho fantasticato come una mocciosa su un possibile “noi”, ora ci sarà solo uno di noi vivo.
“Neanche io.”
Mi stupisco di saper controllare ancora le corde vocali.
“Come?” Non si avvicina. Penso che si vergogni di ciò che ha scoperto. Che sono la figlia di … Non riesco a dirlo.
Mamma. Perché? Come ho potuto vivere fin’ora  ? E lei mai me l’ha detto. Quando da piccola chiedevo ma il papà dov’è? lei sibilava qualcosa fra i denti e poi dolce affermava che papà non tornerà, tranquilla. E io non capivo il perché di quel tranquilla.
Ora è tutto chiaro.
David si punta sui talloni.
“Ti porterò via di qui” mi dice.
“Ah. Divertente. Potevi non portarmi no?” sibilo e mi abbandono a una risata da pazza che mi fa vibrare di dolore. Cazzo ho il labbro sopra spaccato e sento qualcosa di caldo e vischioso che scivola sul mento da quel punto. Non pensarci mi ordino.
David sbuffa irritato.
“Senti. Sono pur sempre un mercenario. Che pretendi? Guardati. Non ti ho uccisa solo perché non ne so il motivo e perché sei…” pausa “bellissima.”
Ora sì che rido – nella mia testa, così non mi ammazzo da sola.
“Buona questa David. Uccidi le persone che sono brutte? Bene, allora sparati un colpo in testa.” Questa è solo cattiveria. Lui è il ragazzo – l’uomo – più bello che conosca.
Mi si avvicina.
“Prima che lui torni…” si inginocchia di fronte a me. Per non incontrare quello sguardo acceso e determinato chiudo gli occhi, strizzandoli talmente forte da farmi male. “Guardami. Non vuoi? Va bene lo stesso. Forza. Non farà così male… Ti porto via.”
Sento un forte dolore alla nuca e poi si fa tutto di pece.
Basta. Ho deciso che odio svenire.
 
La guardo esanime. Ottimo.
Ora tocca a me.
 
Telefono a Luke.
“Tutto pronto?” gli chiedo mettendomi sulle spalle Mary, dopo averla liberata da quella trappola mortale. Jake s’incazzerà di brutto.
Luke mi risponde con voce forte “Sì tutto pronto. Dove siete?”
“Alla Sede. Sto partendo.”
“Bene. Vuol dire che fra un paio d’ore sarai qui.”
“Ci vediamo dopo e…”  sistemo meglio Mary, che non pesa nulla, “grazie fratellone.”
“Chiamami ancora così e avverto Jake okay!?” scherza.
Chiudo la telefonata. Salgo sulla Lamborghini Veleno, comprata grazie ad anni su anni di lavori – e assassinii – e sistemo Mary sul posto del passeggero.
Forza Dave. Si parte.
 
Quando rinvengo, ho la testa poggiata su un sedile di pelle.
Il limbo in cui mi trovo è accogliente, caldo e profuma di muschio e… Sì. Annuso meglio. Di dopobarba. Di uomo.
Uomo?
Dove sono?
Apro gli occhi ma subito li richiudo perché la luce è troppo forte. Che razza di ora è? Ho perso ogni cognizione del tempo, per la miseria.
“Sveglia?” mi chiede una voce calda e lievemente arrogante.
Provo a muovermi ma ho i polsi e le caviglie legati.
“Cosa? David che succede!?” strepito in preda ad un attacco d’isteria repressa in queste settimane. Non riesco a liberarmi.
“Oh Mary sta’ buona. Fra un po’ arriviamo e lì ti tolgo quelle cose. Okay?” mi rivolge un sorriso sbarazzino da mozzafiato.
Cogliona.
Mi limito ad annuire col capo e guardare fuori dal finestrino. Ho un vago ricordo di David che mi tramortiva per ‘salvarmi’. Chissà se sta facendo peggio di quanto già non era. Mio… padre… sarà arrabbiatissimo.
Dopo un silenzio estenuante – da parte mia carico d’imbarazzo e confusione, da parte sua completamente rilassato e concentrato nella guida dell’auto di lusso – decido che voglio sapere, per una volta, cos’è che la gente sceglie per me.
“Dove stiamo andando?” fisso alberi e alberi che scorrono ai lati della strada. Il retro è prateria, quindi nulla estremo. Mi dà un po’ la nausea un luogo così.
Mi ritrovo ad essere completamente tranquilla – ma comunque imbarazzata – perché so che David darà se stesso per proteggermi.
Egoista.
Ehi lo ha scelto lui!
Okay, gli devo dei ringraziamenti – forse.
“Canada. Prateria di Alberta.”
“Cosa? Canada? Davvero?” lo guardo sognante. “Non ci sono mai stata!” Mi appunto mentalmente un altro luogo dove sono andata. Chissà se potrò mai narrare le mie avventure a qualcuno…
Lui ghigna divertito. Sa fare solo quello? Prendermi in giro? Beh, grazie!
Insisto. “Canda, ma dove? Da chi?  Ti abbassi ad un hotel? Tu?” Guardo la macchina lussuosa che trasuda soldi spesi da ogni fibra. Se accarezzo la pelle del sedile sento ancora le mucche muggire e pascolare felici.
“No. Mio… un mio amico ci ospiterà.”
“Ah.” Non so perché, ma so che sta mentendo. “Ehm… è simpatico, questo tuo amico?”
Si fa strano.
“Perché?”
“Non so, guarda. Viaggio con un assassino e un suo amico mi ospiterà. Spero che almeno lui sia di gradevole presenza e che abbia un po’ di carisma.” Gli spiego marcando su quelle parole perché capisca chi non è affatto simpatico.
Piega le labbra in un sorriso.
“Sai, mocciosa, sei tutta tuo padre.”
Mi rabbuio.
Non so se l’ha detto apposta per zittirmi. In fondo non mi conosce nemmeno. Perdo tutto il mio buon umore. Come si permette? Sa che è un tasto piuttosto… dolente, perché ci preme su?
Bastardo.
Forse Carl, in fondo, un po’ di ragione aveva.
Ma va’ va’. Quel buon uomo può andare a fare un giro.

***angolo per me!***
Ehi ciao a tutti! Di nuovo qui? Mi stupisco anche io. E' solo che avevo il cap 5 e questo (6) già pronti da un pezzo quindi ho deciso che li metto tutti subito :3
*grazie SXDS!* <--- aspettativa :D
*... ... ...* <--- realtà :O
Be' comunque sia, bando alle stronzate. David. La salva. A chi mi ha detto "ma no è suo padre come cavolo può TORTURARLA!?" rispondo con questo capitolo: eh invece non la tortura; meglio così - per Mary.
E poi c'è una cosa che devo dire. 

GRAZIE 1000 Cate_93 per l'immagine del possibile Jake di Cuori! Anche se è un po' giovincello, ve lo metto qua perché è davvero un gran bel pezzo di ragazzo...

http://2.bp.blogspot.com/-oEGFHcs03Ng/TeQGtBBi0NI/AAAAAAAAAxk/fEbdhUzvACE/s1600/Louis_Prades.jpg 

Aprite il link oppure copia-incollatelo su una pagina di ricerca. *Grazie Cate!*

Del capitolo non devo dire null'altro di specifico... Come sempre se ci sono errori segnalateli(magari indicando una riga approssimativa o il contesto del paragrafo così non impazzisco a cercare errorini...).
Grazie a tutte-i! Ora vi lascio, so che vi mancherò terribilmente :'( :'( ahahah :D
Qui c'è l'altra mia ff, se volete : 
http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=1906345&i=1
e bo', basta. Ah già, sotto (*v*) trovate il contatto per andare da Cate_93!
-Saluti- SXDS



Cate_93:
 
http://www.efpfanfic.net/viewuser.php?uid=440183 
 

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Capitolo 8
*** 7 ***



capitolo 7
I
l sole è già alto in cielo da un pezzo. Lo guardo invidiandolo, perché lui è lì al sicuro e mai nulla lo intaccherà.
Ha piovuto da poco e sono alla ricerca dell’arcobaleno, che non si presenta. Mia nonna dice che l’arcobaleno è segno di buon auspicio. La sua mancanza è portatrice di sfiga? Non lo so, in fondo sono solo stupide convinzioni.
La mia stanza momentanea è completamente asettica. C’è solo un letto scomodo, un piccolo armadio e un comò con un libro, che noto solo ora. Mi allontano dalla finestra e vado a prenderlo.
Quando ce l’ho fra le mani il mio cuore si spezza a metà.
Il regalo di Lucy. Il manuale di Katia. Averlo lì è come avere un po’ della mia amica, lo stringo al petto. Mi stendo sul letto e apro alla prima pagina.
È un insieme di regole con un episodio della vita di Katia che le supporti.
Regola numero 1: mai fidarsi delle apparenze.
Regola numero 2: l’amore non è reale.
Regola numero 3: se ti trovi in situazione disperate, convincerti che ne uscirai ti spingerà verso la salvezza.
Leggo quei primi episodi. Il primo parla di come ha perso tutto ciò che aveva. Il secondo di come si è innamorata di un collega di lavoro, che però l’ha tradita in tronco. Il terzo – quello che m’interessa di più – racconta di quand’è stata rapita durante una missione di Afghanistan.
Lì le hanno fatto girare il classico video dove la vittima dice che “sta bene” e che vogliono un riscatto. Lei non voleva dirlo e così le hanno amputato una mano. Un uomo bendato ha girato il video per lei.
Mi hanno tramortita. Non so per quante ore sono rimasta svenuta, ma quando mi sono svegliata mi sentivo strana.
Come se un pezzo di me mancasse. Ero da sola in una stanza vuota. Mi sono alzata e ho fatto per sistemarmi i capelli che sentivo sporchi dopo giorni passati senza un minimo di igiene. Però non potevo farlo.
Non avevo più la mia mano destra.
Lo chiudo di scatto. Non so se ho la forza di leggere altri centodue episodi così.
Potrebbe capitare anche a me? Sono stata rapita. Un uomo – mio padre – vuole uccidermi.
Mio padre.
Il mio sogno segreto: riaverlo. Solo… Non così.
Io proverei con tutta me stessa a sistemare tutto. Ma anche lui dovrebbe… collaborare ?
Che credo ? Che si sistemerà tutto così ? Dove ho la testa?
Singhiozzo come una bambina di due anni.
Mi passo una mano fra i capelli. Almeno sono tutta intera.
Solo il mio cuore è a pezzi.
 
Sfioro la spalla di David; siamo in cucina.
Pochi minuti prima era venuto da me a chiedermi se volevo mangiare qualcosa. Mi aveva trovata nella confusione più totale, lì lì per piangere.
“Ehm, David?”
“David?” Si volta. Ma non è lui.
“Oh… Scusa” l’amico di David. Che figura di merda, penso, con le palpebre semi abbassate, a causa della mancanza di sonno di sta notte. “Scusa” ripeto, andando verso il lavello per togliermi dalla testa quegli splendenti occhi acqua marina. Porta le lenti a contatto penso, impossibile che abbia due occhi così!
Lo sento alzarsi, mentre mi prendo un bicchier d’acqua.
“Ehi, non ci presentiamo?” fa, affabile.
“Uhm…” mi volto, ma non lo guardo mai negli occhi. “Io sono Mary” sorseggio imbarazzata l’acqua, leggermente calda.
“Beh” continua divertito dalla mia stupida reazione, che non riesco né provo a cambiare, “io sono Luke, il fratello di David” mi stringe la mano libera.
Cosa? Ho sentito bene? I miei occhi saettano nei suoi , ma ormai la curiosità mi distoglie dal loro strabiliante colore.
“Davvero? Siete fratelli? Mi aveva detto… amici.”
“Ah,” ride sommessamente, piano, “amici? Forse lo siamo. Amici.”
Visto che la situazione si fa imbarazzante, con una scusa me ne vado, e cerco David.
 

*
 

Fratelli. Perché non me l’aveva detto?
Lo trovo in una mini-palestra, però super attrezzata. Non lo guardo troppo perché è solo in bermuda e potrei creare un lago artificiale, sbavando.
“Ehm… David?”
Mi guarda. Non ha nessuna espressione , la fatica lo fa sudare.
“Che vuoi?”
Sobbalzo alla sua voce infastidita.
“Io… Scusa… No, niente. Cercavo il bagno…”
“Seconda porta a destra. Non uscire di casa: è pericoloso. Va’.”
E mi lascia lì.
È come una coltellata allo stomaco. Fa più male dell’indifferenza.
Le lacrime spingono, ed è così che torno in camera mia, stravolta dal suo comportamento.

Note.
Come mai David è così distaccato? E Luke invece sembra essere molto più solare e socievole... (<3?)
E poi che accadrà? Jake li troverà?
Non vi resta che aspettare... :D
2 recensioni? Mi fate sapere ciò che ne sapete?
SXDS
ps. vi piace il banner? è stato creato da me così come quelli della altre 3 ff, che vi invito come sempre a leggere (le troverete alla mia pagina).

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Capitolo 9
*** 9. estasi ***


9. estasi


 

 
G
uardo l’orologio.
Sono le dieci e venti, e non riesco né voglio prendere sonno, così, mi alzo dal letto caldo e infilo le pantofole di alcune taglie più grandi che mi ha prestato gentilmente David. Magari potesse essere più gentile in ogni situazione.
Non capisco perché mi piaccia così tanto.
È sbagliato.
In ogni pensiero c’è lui. Ogni pensiero è rivolto a lui.
È sbagliato. È morboso. È ossessivo.
A passi lenti, esasperatamente lenti, raggiungo la cucina per bere un sorso d’acqua.
Poi, sciacquo il bicchiere cercando di non fare troppo rumore, asciugandolo poi con uno straccio in stoffa.
Fa un caldo assurdo, in casa, così decido che, anche se starò un paio di minuti fuori casa, non mi accadrà nulla.
Insomma, ho sui vent’anni, non tre.
Raggiungo una sedia abbandonata in giardino. È mezza scassata, ma sedermi lì, alzare il mento e guardare le stelle, è il miglior regalo che potessi farmi.
Chissà dov’è lui?
Lui. David. È sempre nella mia testa, come una droga.
Non provo neanche a tenerlo lontano dai miei pensieri, è impossibile.
Una lacrima scende silenziosa sulla mia guancia, quando una stella cadente schizza nel cielo, impazzita. Ma non è periodo di stelle cadenti…
Esprimi un desiderio.
Prendo un grosso respiro, rinfrescandomi i polmoni con l’aria frizzante.
Vorrei che si accorgesse di me…
Apro gli occhi. Potevo desiderare che Jake non mi trovasse, che arrivasse la polizia a salvarmi…
Ma David mi ha strappato il cuore dal petto senza il mio permesso, e ora può farne ciò che vuole.
“Che fai qui fuori? Sei pazza? Ti avevo detto che devi restare in casa.”
Mi alzo dalla sedia, col busto.
Il cuore parte impazzito, rispondendo al suo richiamo.
“Oh, scusa, David” balbetto ammaliata.
Al buio sembra un predatore senza pietà. Mi si avvicina e, con mia grande sorpresa, si stende sull’erba fresca di rugiada, accanto alla mia sedia.
Un po’ confusa, mi stendo anche io, abbassando lo sdraio.
Passano dei minuti, in cui temo che possa sentire i battiti del mio cuore.
“Hai paura?” mi chiede, con voce bassa.
Sobbalzo.
“Io? Ehm… Sì. No. Ora no” ammetto.
Ridacchia piano.
“Davvero?”
Sì. “Forse.” No.
“Penso che dovrei chiederti scusa. Per prima. Ero un po’ stanco.”
“Tranquillo, non è nulla” mi affretto a rassicurarlo.
“Meglio così” dice, stendendosi di fianco, verso di me, per guardarmi. “Come stai?”
Non so come rispondergli.
Male, perché non mi guardi mai come vorrei io.
Bene, perché ora però sei qui.
Male, perché fra un attimo mi sfuggirai di nuovo.
Prevale il male.
“Bene” gli rispondo, perché in quel momento stavo davvero bene. “E tu?” aggiungo, interessata, anche se vorrei dirgli e tu? Perché non ti rendi conto che io muoio per te? Che darei me stessa per solo un’ora d’amore?
“Non lo so.” Si passa una mano sul volto con fare davvero troppo sexy, e non posso non rimanere a guardarlo con un sorriso ebete.
“Perché?” sussurro, non sapendo neanche perché glielo chiedo.
“Perché devo dirti una cosa.”
Si alza, mi si mette davanti, poi scavalca me e la sedia con una gamba, ritrovandosi seduto a cavalcioni sulla mia pancia piatta.
Il respiro mi si mozza, per poi partire in quarta, fissandosi in quegli occhi chiari da morire di bellezza.
Mi tiro su, spaventata da quel gesto improvviso.
“Io? Che?”
Mi zittisce, nel modo più dolce che può esserci.
Non so per quanto tempo restiamo a baciarci, mi prende il volto fra le mani mentre io poggio le mie sul suo petto marmoreo, con la testa che gira e la felicità che sprizza da ogni poro.
Dopo alcuni minuti, mi costringe ad aprire le labbra, insinuando la sua lingua nella mia bocca.
Ommioddio.
Non ho mai baciato con la lingua. Un’altra cosa da dire è che sono vergine.
Apre gli occhi, che aveva socchiuso dandomi alla testa.
Sulle mie labbra, mormora: “Ora sto molto meglio…” e riprende a baciarmi. Ora mi rendo partecipe, provando ad imitare i suoi movimenti dolci, sempre più passionali.
Penso che morirò di gioia.
Mi massaggia lo stomaco con la mano, poi inizia a baciarmi il collo. Trattengo gemiti appagati, con molta difficoltà.
“Io… Non so che mi prende…” dice mormorando e ricomincia a baciarmi.
Si stacca per riprendere fiato. Lo guardo, ha le labbra leggermente gonfie.
Lui è tutto ciò che posso desiderare.
Mi accarezza il volto, dolcemente.
“Dal primo momento che ti ho vista, ho capito” sorride, “tu sei mia.”
Trattengo il respiro mentre ci baciamo ancora.
Un fischio.
“Porca puttana” sibila David pressandosi su di me.
Vedo una miriade di frecce fendere l’aria. Abbraccio il mio ragazzo. So che è così.
Non voglio che si faccia male.
Jake è arrivato.
Lo sapevo. Da sempre.
L’unica cosa che mi preoccupa è David. Ci buttiamo giù dalla sedia in un groviglio e la usiamo a mo’ di scudo.
David mi dà un bacio a stampo, sulle labbra tremanti.
“Al mio tre, iniziamo a correre verso la casa. Non importa ciò che accadrà. Non smettere di correre. Uno, due… tre!”
David.

NOTE.
amo questo capitolo. Perciò voglio tante recensioni in cui mi dite quanto amate anche voi Mary e David. Quanto amore ci ho messo? forse non troppo, ma è la sostanza che mi piace tantissimo.

Ragazze, non prendetemi per stronza, ma 5 recensioni <3 li amo, cazzo!
e ucciderò Jake - non è vero D:
Saluti, sxds

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Capitolo 10
*** 8. regola nr 2 ***


> Psicopatici - Jake di Cuori.
di: SXDS. <

8. regola nr 2.
 
I
l giorno dopo, sono più agguerrita che mai.
Oh, ma chi voglio prendere in giro? Mi sento a pezzi, sì. Tradita. Confusa. Letteralmente distrutta.
Io pensavo di essere forte.
Non ho ceduto di fronte alla scoperta che mio padre è vivo. Neanche quando mi ha detto che mi voleva ammazzare per vendicarsi di mamma.
Poi, senza preavviso, il mio cuore mi ha avvertita che… David. Lui è importante per me. Forse è solo il mio ultimo appiglio alla salvezza, forse di più. Però non posso perderlo. Il solo pensiero di ritrovarmi sola… Senza di lui… Fa male.
No, non posso essere così dipendente da un semi-sconosciuto, come da una droga.
L’unica spiegazione possibile è che lo avverto come la salvezza. Punto. Oh, quanto so che non è solo così.
E mamma? Mi starà cercando? La polizia? Nonna?
Meglio non pensarci.
Finirà. Presto.

 
*

 
Quella mattina cerco Luke. Voglio scusarmi per la figuraccia di ieri.
Lo trovo alla palestra. Un crampo alla stomaco mi spezza in due.
Controllo in giro, ma David non c’è. Perché ci sto così male? È solo … David, l’unico che ha voluto salvarmi, nonostante per lui non fossi che una stupida ragazzina da uccidere. David, con quegli occhi capaci di incantarti quasi fossero stati creati solo per questo. È solo David.
“Oh, buongiorno Mary” mi saluta Luke bloccando un attimo le flessioni. Ricomincia; be’, almeno lui ha il buon senso di mettersi anche la maglietta.
“’Giorno” mi avvicino a lui, insicura.
Per un po’ rimaniamo nel silenzio più assoluto.
“Che fai lì?” mi chiede, ma con voce dolce, al contrario del fratello. O amico. “Ammiri il panorama?”
“Cosa? Che panorama? Oh…” Abbasso gli occhi al pavimento, imbarazzata. Perché sono così stupida? Che figura di merda. “Scusa, per l’altra mattina” mi viene in mente di dirgli, non senza il disagio che mi sta sempre addosso.
Alza lo sguardo acqua marina, e non provo neanche a sfuggirgli.
È così… seducente? Ma non mi fa né caldo né freddo. Non lo conosco.
“Perché?”
“Ehm… Io…”
“Mary, puoi venire un attimo?”
Sobbalzo.
David? È appoggiato allo stipite della porta che dà al corridoio. Se ne sta lì, imbronciato, massaggiandosi un braccio.
Oh, no no no. Lui è seducente.
Nello stesso momento in cui lo penso, arrossisco. Cazzo. Appena sento che scotto di meno mi avvicino.
Ha lo sguardo vitreo, un po’ deluso.
Zitti, ci dirigiamo verso la mia stanza. Non so dove voglia arrivare. Il mio cuore batte forte, mettendomi in confusione.
“Allora?” mi guarda, con aspettativa.
Crampi. Crampi allo stomaco.
“Ehm… Cosa?” sussurro, non capendo.
Incrocia le braccia al petto, risaltando i muscoli. Io guardo il muro alle sue spalle. Non ho la forza di sostenere il suo sguardo. Non capisco il perché.
“Allora? È simpatico?”
“Cos…” Un flash-back. Quando gli ho chiesto, in auto, se il suo “amico” era simpatico. “Oh… Io… Ehm… Sì, penso di sì” balbetto imbarazzata.
Dove avevo preso quel coraggio, giorni fa?
Perché ora sono così spaventata?
Non dice niente. In fondo, che potrebbe dire? Se ne va, lasciandomi un vuoto nello stomaco e un peso sul cuore.
Oggi non piangerò, mi dico. E ce la faccio.
Mi affaccio alla finestra, guardando la prateria del Canada.
L’aria frizzante mi muove i capelli.
Sospiro.
“Ehi?”
“Luke?” mi volto, sorpresa.
Viene vicino a me, alla finestra. Ha movenze amichevoli, nessun secondo fine. Inizio già ad adorarlo, sarebbe un amico splendido.
Riuscirò mai a conoscerlo di più?
Jake ci troverà?
Quel pensiero mi smuove qualcosa dentro. Paura. Paura. Paura dovunque. Morirò? Non ci avevo mai pensato. Alla mia età si è ancora convinti d’essere immortali, che di potrà spaccare il mondo a metà, solo volendolo.
Non è così.
C’è sempre qualcosa, nella vita, che ti fa cambiare idea.
Un’esperienza, un libro, un lutto, una scelta… Arriva quel momento in cui cambi, e cresci.
Lo sto affrontando ora. È terribile e magico allo stesso tempo.
“Può essere un po’ strano” dice Luke, con voce dolce, non piatta come quella del fratello.
Strano? Io lo vedevo più…
Geloso? Sì, l’avevo percepito così.
Un piacevole calore spazza via ciò che si era creato prima, nel mio petto fremente.
“Già…”
“Perché Jake ti vuole morta?” mi chiede, facendomi perdere il sorriso.
“Sono sua figlia” gli svelo l’arcano.
“Oh… be’…” non sa che dire. “Bella merda” sussurra più fra sé che a me. “E com’è che vorrebbe… ammazzarti?”
“Impiccandomi.”
“Un classico” si accende una cicca e fa un tiro, aprendo la finestra, per far uscire il fumo.
mi dà molto fastidio che prenda e fumi così.
Parliamo un po’.
Cambio idea su di lui.
Fingeva? Non è simpatico, un cazzo.
È uno stronzo.
Io voglio solo…
David.
Merda.
Sono cotta?

Note.
Innanzitutto, mi scuso per il 'flop' del capitolo scorso. Anzi, non lo definirei così. Io vi spiego in questo capitolo il motivo per cui Mary è così presa da David. Siete molto impazienti ? xDxD
Be'... è amore (?) Almeno, per come lo vedo io, è così.
Bene, non ho molto da dire.
Non metto più il banner, scusate *^* Non ho voglia eheh :3
Saluti, SXDS
2 recensioni? Soprattutto fatemi sapere se si sente..l'amore. Perché è un po' sfocata, la cosa. Deve essere così :')

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Capitolo 11
*** cap10 ***


10. guida il tuo destino.
*grafica aggiornata!*


 

(Un breve anticipo. Solo una cosetta: forse non è ciò che vorreste leggere o, insomma, ciò che vi aspettavate. E' che il capitolo ingranava solo così. E io lo trovo perfetto. Sxds).

 


“Oh, Luke, sei davvero il massimo!”scherza Minnie, la mia nuova ragazza.
Lei è  solo un gioco, una di passaggio. Com’erano state tutte le altre.  Così, quando ho visto Mary, ho invidiato mio fratello David.
Cazzo, è così stupido da non capire che ha fra le mani la ragazza più bella e dolce –per quanto la conoscevo –che avesse mai visto?
Minnie butta giù un grosso sorso di birra, roteando gli occhi.
“Minnie, Minnie…Non pensi d’aver bevuto abbastanza?”
Le accarezzo i capelli, siamo nella mia stanza. È venuta solo per una cosa.
Così bella, così falsa, penso.
“No! Che dici?”ridacchia, abbracciandomi.
“Minnie, sei così bella”le dico, guardandola negli occhi.
“Oh, no! Tu, Luke, sei il più bello” mi massaggia il collo.
Mi scosto perché è molto fastidioso.
Imbarazzata dal mio gesto, si sistema la t-shirt attillata. “S-scusa…” mormora. “Ne vuoi un po’?” Mi porge la lattina.
Annuisco e finisco l’ultimo sorso.
“Ehm, ma tuo fratello? Dov’è?”
Che? La guardo gelido, ma sorpreso.
“Che te ne frega? È con la sua ragazza.”
Si rabbuia.
“Io… Penso che andrò. Posso prendere la tua macchina?” Si alza, sistemandosi, ed è già pronta sulla porta per sfuggirmi.
La lascerò andare, decido.
“No, la mia macchina non la tocchi” sibilo. “Va’ a piedi fino al primo paese.”
“COSA!?” strabuzza gli occhi. “Ma sono chilometri! Sei pazzo!?”
“No, ora sparisci.”
In pochi minuti non è più un mio problema.
Dove si sarà cacciato quello sbandato di David?
 
Non posso crederci.
Solo un attimo prima io e Luke stavamo per divertirci, e poi mi liquida così.
Bastardo. Me la pagherà.
Come cazzo ci arrivo in città? Senz’auto? Oh, merda… Mi guardo attorno: sono nel bel mezzo del nulla assoluto. Senza mezzi di comunicazione – perché il cellulare è da Luke e mai andrò a riprendermelo – né modo di arrivare al centro abitato più vicino.
Destra o sinistra? Dritta, decido.
Cammino, neanche dieci passi, che sento voci strascicate e accecate da un sentimento che conosco purtroppo bene.
“Ora sto molto meglio.”
È David. Mi si attorciglia lo stomaco, di rabbia e frustrazione. Anche rassegnazione, sì.
È con una. Ne sono certa. Sono in mezzo al giardino. Quella sedia… Stata messa lì con ovvi motivi – anche io e Luke l’abbiamo sfruttata.
No. Mi sento malissimo. Usata allo sfinimento.
Il cielo stellato corona i passionali baci fra il mio sogno segreto e… Lei. Non la vedo, però non la conosco. Nuova preda? Sembra che abbia più che altro lei predato David, non il contrario.
“Io… Non so che mi prende…” strascica David, prima di baciarla ancora.
Chiudo gli occhi luccicanti di lacrime. Non piangere, non piangere.
Come posso soffrire per ciò che non è mio? È una cosa atroce, come acido negli occhi.
Corro silenziosa – più che posso, sulla ghiaia – verso l’uscita dal giardino. È impossibile non sentire David e la sua amante.
Vicino a una grossa siepe, qualcosa mi afferra la caviglia.
Prima che possa strillare, una mano guantata mi copre la bocca.
AH! AIUTO! LUKE!Nessuno può sentirmi.
Mi gettano nella siepe, senza convenevoli.
Un uomo vestito di pelle annuisce  verso un altro, più giovane. Questo inizia a lanciare frecce con il suo arco, così tante che ne ho paura anche io. Sento David e la ragazza strillare.
Sono morti?
L’uomo mi scruta. Ha due occhi penetranti. Non serve che mi tenga o minacci perché io stia zitta e immobile. Se mi muovessi, e lo so, finirei come quei due. E Luke? Dov’è?
Mi auguro che muoia.
Subito cambio idea: meglio vivo che morto. Tornerà da me.
Però ora ho altro a cui pensare.
Guardo l’uomo. Avrà sì e no trentacinque anni. È di una bellezza sprezzante; ma è un assassino. Mi ricorda vagamente qualcuno…
“Tu chi sei?” fa, e deglutisco. Dove la trova una voce così perfetta? Sembra una di quelle delle pubblicità.
Deglutisco a vuoto. L’immobilità è la mia forza.
“Minnie Green, signore.”
Un sorriso gli sghemba le labbra sottili. Così maledettamente ipnotiche.
“Minnie?”
“Sì, signore?” Meglio giocarsi la carta del rispetto e dell’obbedienza.
“Conosci a fondo David?”
“No, signore.”
“Che ci fai qui? Conosci Mary?”
Mary?Sarà… La ragazza di David.
Sincerità: “No, signore.”
Trattengo un perché ? a stento.
Lui annuisce fra sé.
“Ma che ci fai qui?” Appare un’accusa. Sei d’intralcio, per capirci.
I miei nervi si sono ridicolmente rilassati, e la testa è spaccata a metà: una è smaniosa, sa che l’uomo non mi farà nulla, l’altra le ride contro, perché sa che morirò a breve. Io sto in mezzo, o dappertutto.
Un singhiozzo. Mi guardo attorno, per poi capire che sono stata io.
“Stavo… Ero con il fratello di David, signore.”
“David ha un fratello?” si volta verso un altro uomo mascherato che non avevo visto. Quello con l’arco è partito verso David e Mary, la ragazza.
Resisteteprego, perché io qui distrarrò quest’uomo. E non so perché li ambisco così vivacemente vivi e vegeti, al sicuro.
Non hanno molte vie di scampo, però.
In casa? Prima o poi gli assassini troveranno un’entrata. Correre nella notte verso l’ignoto? Da pazzi suicidi. A meno che David non conosca un nascondiglio impeccabile.
Resistete, resistete, resistete!
Oh, Dio, fa’ che sopravvivano.
La mia mentalità è ovvia: se io muoio almeno voglio che qualcuno resti vivo. Fra tre persone – io e loro due – se qualcuno sopravvive è meglio. Che ragionamento folle. Perché non pensi a vivere? Cos’ho da perdere? Luke mi ha mollata, sono senza lavoro, senza genitori, vivo in una catapecchia…
“Signore, lei chi è?”
La mia voce è sicura quanto, se non più, la sua.
Si sorprende. Accarezza la pistola alla cintola.
“Io chi sono?” mi si avvicina, finché siamo a pochi centimetri, naso contro naso. Paura non è esattamente ciò che provo. È di più , molto di più. “Il Jake di Cuori, ragazzina. Grazie per le informazioni, mi hai aiutato molto.”
Morirò.
L’altro uomo richiama Jake, proprio mentre sfodera la pistola.
Vibro di terrore distillato.
“Signore! Nicol! Sta tornando, ed è solo.”
“Cosa!?” Jake se ne va verso l’uomo, vicino a un punto in cui la siepe è meno folta e si può intravedere l’esterno. Sbircio anch’io da un punto vicino a me. L’arciere è solitario.
Ne pagherà le conseguenze, e sono certa che anche lui lo sa.
Così, a pochi passi da noi, inizia a correre verso est, il sole nascente. È già l’alba.
Scappa!Non so perché, ma oggi faccio il tifo perché tutti vincano.
“Tu, sta qua con lei. Io andrò verso Nicol – idiota coglione – e andremo a prendere il fratello di David.” Ora guarda me. “E sarà meglio per te che si trovi ancora nella casetta della nonna” beffeggia la capanna che in realtà dentro è modernissima “perché sei l’esca. Preparati.”
Inizia a correre più veloce che mai, dopo essere uscito dalla siepe.
L’altro uomo mi osserva incuriosito.
“E così conosci Luke?”
“E tu come lo conosci?” mi tiro più indietro che posso.
Scrolla le spalle. “Amici al liceo, nulla di più, bitch.”
Come può smerdarmi così?
Lacrime.
Ovunque.
Dappertutto lacrime salate.
 
“Ehm, Luke? Posso?”
Oh merda. Spengo il pc. Che vorrà di nuovo quella stronzetta? Quella scocciatura?
Che mi usava. Scaccio l’ovvietà. Può accadere, suvvia.
La raggiungo all’ingresso.
È un po’ tesa e ha la camicetta completamente sbottona, con nulla sotto, e la gonna tirata più su che può.
Mi guarda con desiderio, che però ha qualcosa di strano. La sua pelle lattea brilla alla luce del sole nascente. Mi rendo conto che non ho che non ho dormito un attimo, e sarò uno straccio.
Non so come accade, ma ci ritroviamo entrambi accaldati sul muro esterno alla casa.
È lì che lei annuisce a qualcosa – qualcuno – dietro di me, poi sento una botta alla testa.
E poi un cazzo di niente.

NOTE: Salve a tutte! Scusate per l'enorme ritardo e be' non ho -come sempre- molto da dire. Qui ci sono POV Luke e Minnie. In realtà lei è buona. 
Il prossimo capitolo, state pronte, perché parlerò non della fuga di David & Mary, ma del dopo (ovvero di ciò che accadrà quando saranno soli soletti nel nascondiglio misterioso).
Dunque... ALLACCIATE LE CINTURE! Si parte!!
-Sxds.

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Capitolo 12
*** 11 just love ***


CAPITOLO 11.
Just love.

 


"Oh, l'amore, quanto può essere bello. Può farti dimenticare che siamo solo marionette a questo mondo."





Socchiudo gli occhi.
David se n’è andato poco fa con uno sbrigativo « tornerò » che però non ha fatto che preoccuparmi, più che infondermi tranquillità.
Ora sono sola. Non so di preciso dove. Una grotta, suppongo. Solo che non pensavo che, nel bel mezzo di una prateria, ci potesse essere una grotta così lunga.
E buia.
L’abbiamo percorsa fino all’estremità. È un nascondiglio non così perfetto, perché molto visibile.
L’assassino che lavora per Jake ci ha inseguiti fino ad un pezzo, poi David mi ha fatta andare a destra e lui a sinistra.
Confuso, stordito e al buio l’uomo se n’è andato. Chissà cosa gli farà Jake.
Papà.
E se avessi sbagliato strada? Da quando ci siamo divisi sono andata sempre dritta. Dritta dritta dritta…
Sono inciampata, anche. Non è possibile che David mi abbia mandata qui se poi non sapeva come ritrovarmi.
Ma lui – sono certa – saprà a memoria ogni anfratto della grotta.
Spero.
Mi abbraccio le gambe. Fa davvero freddo, qua.
Cosa faremo io e David? Certo una grotta non è il posto migliore per… Per… Per cosa? Fare quello che stavamo facendo prima? E poi, cos’era? Non so cosa mi è preso. Ma quindi David mi aveva baciata e se n’era pentito, oppure no? Mentre la mia mente vagava disperata, chissà lui dov’era.
 
Guardo Jake rincorrere come gatto e topo l’uomo che ha inseguito me e Mary.
Oh, Mary. Se penso a lei il mio audace comportamento, non riesco a concentrarmi su ciò che accade.
Dopo poco Jake torna. Solo. Probabilmente l’altro uomo sarà morto. Capita. Accadrà anche a me se muovo un minimo passo errato.
Il più famoso assassino fa uscire da una siepe un altro uomo, decisamente più anonimo, e un ragazza.
Non ci posso credere: è Minnie.
Come ha potuto schierarsi con Jake? Anche io sto – in teoria – con Jake, però. Ma non è la stessa cosa. Lei sta con Luke.
E capisco.
Jake le dice un paio di cose, le strappa un po’ la camicia e le ordina qualcosa. A quel punto lei si arrotola su la gonna.
Il piano del mio capo è semplice: vorrà attirare Luke, che non avrebbe nulla da temere, con Minnie. O almeno così crede.
Per fare poi cosa? Attirarmi da lui per salvare mio fratello? È astuto, ma troppo classico. Un cliché insomma.
Mi nascondo di più nell’oscurità dietro la casa. Se mi muovessi troppo sarei un uomo morto.
"Ehm. Luke, posso?" dice Minnie, quando mio fratello ignaro del pericolo le apre la porta.
A vederla così, nessuno le direbbe di no.
Si baciano toccandosi ogni parte del corpo. Luke sposta Minnie contro il muro di mattoni senza sapere che sta offrendo le spalle alla morte.
La ragazza annuisce a Jake, che ora è a pochi passi da Luke.
Dio, come vorrei poter intervenire. Ma sarebbe stupido ed avventato.
Ed è così che, a denti stretti, lascio che rapiscano mio fratello.
Quando l’uomo “anonimo” di prima passa vicino al luogo dove sono io, con la mente corrucciata perché forse ha sentito qualche mio passo, silenzioso gli attacco un chip localizzatore alla gola, che gli s’intrufola nella carne. Non c’è modo di toglierlo se non mutilarsi. Rapido corro via.
Quello strilla come un’oca.
"Jake! C’è qualcuno qui!"
Ma l’altro non gli dà ascolto: "Sarà stato un coyote, vieni."
Devo tornare dalla mia Mary.
 
Quando sento dei passi in lontananza, nella grotta, gli vado incontro.
Oh, il mio David.
So che è lui, è il mio sesto senso.
"Dave…" mi appendo al suo collo, e per qualche misterioso motivo inizio a singhiozzare come una bambina.
Lui mi abbraccia e mi impedisce di scostarmi per non farmi vedere in quelle penose condizioni.
"Shh, shh…" mi accarezza i capelli, "sei stata bravissima." E mi bacia. Provo l’emozione del nostro primo bacio, ma mille volte amplificata, perché ora Dave va baciandomi con più passione e scioltezza.
Non so quanto tempo dopo ci stacchiamo, ma entrambi sappiamo, guardando l’uno negli occhi dell’altra, che ci apparteniamo.
Sono io ad interrompere l’abbraccio. Lui mi fa spostare.
"Luke?" chiedo, perché so che è andato da lui.
Scrolla le spalle muscolose. "L’hanno rapito."
"C… Cosa!? Ma adesso che si fa? Non sappiamo dove lo portano!" divento piuttosto logorroica.
Mi tappa la bocca con un bacio delicato. Sulle labbra, sussurra: "Tu hai così poca fede in me, piccola."
Deglutisco a vuoto. In quel momento a nessuno importa di Luke. Mi sento un’egoista irrecuperabile, quando lo stringo a me e ricambio il bacio. Questa volta lui resta fermo.
"Ho inserito un chip in un uomo di Jake. Lo troveremo presto. Lui e la puttana."
Ci sono molte cose che non collego.
"Inserito un chip? Come? E chi è la puttana? Jake?"
Il suo sguardo mi dice di no.
Ci sediamo per terra e pregusto un lunga spiegazione di ciò che faremo. O farà. Non lo so se mi vuole fra i piedi.
Ha un leggero tic alla mano. Cerca di nasconderlo ma ha paura per il fratello. Gli stringo l’arto per dargli tranquillità e fermezza. Spero di riuscirci.
"Forza, spara" lo sprono.
"Allora…" si passa una mano fra i capelli che sembrano più scuri all’ombra. "Partiremo domattina all’alba. Penso che abbiano ridotto male, quei bastardi, la mia auto. Però per fortuna io e Luke teniamo un mezzo di riserva non molto distante da qui. Dovrebbe avere carburante."
Mi guarda. Non so se si aspetta un “okay” o qualcosa di simile, così annuisco.
Prosegue "Seguiremo le tracce che l’uomo ha lasciato col chip." Dalla tasca dei jeans estrae un aggeggio che sembra un minuscolo tablet sui 3 pollici, privo di tasti se non Accensione, che espande una luminescenza azzurrina nella grotta. È un po’ inquietante. Porgo la mano aperta perché ci posi l’affare. Quando ce l’ho a un palmo dal viso e posso contemplarlo meglio, capisco un po’ di più.
Da lontano non si vedeva, ma ora ci sono dei percorsi segnati sotto la lettera A – autostrade, immagino. Poi sentieri azzurri e dei bollini rossi in quattro punti vicini fra loro.
"I posti dove sei già andato?"
"Esatto."
"Ma questo coso fin quanti chip può localizzare?" chiedo curiosa, ridandoglielo.
Lo accarezza con fermezza, come se fosse l’ultima spiaggia.
"Cinquantacinque."
Strabuzzo gli occhi, ma lui guarda l’affarino e non me. "Cosa? Davvero? Forte."
Annuisce.
Lo vedo fiacco.
Gli poso una mano sulla spalla.
"Perché non dormiamo un po’?" propongo. Non gli passa neanche lontanamente l’idea di negare.
Ci ritroviamo stesi su quel suolo sassoso, con le felpe che avevamo addosso a farci da materassi, l’uno premuto contro l’altra per "sfruttare il calore corporeo". O almeno così ha sostenuto Dave con un ghigno malizioso dipinto in volto.
Io sono tremendamente agitata.
La verità è che non ho mai dormito con un ragazzo.
Ascolto il suo respiro regolare. È sveglio. Cerco di settare il mio al suo, perché non mi senta respirare maldestramente.
Siamo schiena contro schiena.
Chiudo gli occhi, e crollo dal sonno.
 
Mi risveglio durante la notte con un suo braccio che mi stringe la vita, e tutto il suo corpo contro il mio.
Oh merda. Oh merda. Oh-
"Sei sveglia?"
Sobbalzo.
"Ehm… Sì."
La mia voce impastata dal sonno è ridicola, così David sghignazza.
La sua grande mano mi preme contro lo stomaco. È la sensazione migliore di sempre. Forse anche di baciarsi. Forse.
"E’ ancora presto: dormi piccola."
Ormai ha il completo controllo di me. Abbasso le palpebre e mi metto a sognare.
Nel mio sogno c’è David. C’è anche Luke. E una ragazza sfocata ed indistinta, che David chiama “puttana”. Io sono una spettatrice esterna, mentre i fratelli picchiano la ragazza indifesa. Urlo e strepito, ma non si fermano.
Riapro gli occhi. È ancora buio. David è ancora lì.
Mi rendo conto che non so quasi nulla di lui.

NOTE AUTRICE ;)
Salve a tutti. Innanzitutto questo capitolo non è molto lungo, un po' sbrigativo effettivamente... Però mi piace, spero sia lo stesso per voi. Mary si rende conto che sta mettendo la sua vita nelle mani di uno sconosciuto, o quasi. Che deciderà di fare? Nel prossimo capitolo (spoiler) accennerò alla sua famiglia, sennò sembra che sta qua sia una senza cuore nè sentimenti xD
Beh ditemi che ve ne pare.

PS: assolutamente leggetevi questa storia 
http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=1768868
M
erita ve l'assicuro!

Un'altra cosa: volevo creare un gruppo o una pagina FB. Cosa pensate sia meglio? Gruppo o pagina? ditemelo nelle recensioni ci tengo ;)
Sxds.

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