Unrequited Love 2.

di Neverlethimgo
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1. ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2. ***
Capitolo 3: *** Capitolo 3. ***
Capitolo 4: *** Capitolo 4. ***



Capitolo 1
*** Capitolo 1. ***


'Con questo mio scritto, pubblicato senza alcuno scopo di lucro, non intendo dare rappresentazione veritiera del carattere di questa persona, nè offenderla in alcun modo.'








«Nel caso in cui non conosceste questa storia, vi consiglierei di leggere la prima parte qui per capirci qualcosa di più.»



Introduzione:

Ci eravamo lasciati con un’estate ancora tutta da vivere, lontano da Atlanta, lontano da ricordi che avevano affollato quell’anno complicato, pieno di delusioni e difficoltà da superare.
Quei tre mesi, trascorsi lontano da ciò per cui Justin era scappato, costituirono l’unico periodo in cui la storia con Amy era riuscita a procedere senza intoppi, senza litigi troppo complicati da risolvere, ma quella pace sembrava essere durata fin troppo.
 


 

Capitolo 1.

 
L’orologio segnava quasi l’una di notte e, all’interno di quella villetta situata nei sobborghi di Brooklyn, né Pattie, né Amy avevano alcuna intenzione di spegnere la luminosa luce del soggiorno e porre così fine a quel trambusto.
Solo Justin, che in quel momento dormiva beatamente, era rimasto estraneo a tutto ciò.
 
Non dimenticarti queste.” Pattie si rivolse ad Amy porgendole alcune magliette perfettamente ripiegate, la ragazza le afferrò e le posò all’interno della grossa valigia situata accanto al divano, sistemando alla bene e meglio il resto dei vestiti che precedentemente vi erano stati adagiati.
Perché ho la strana sensazione che Justin non la prenderà bene?” mugugnò Amy, stropicciandosi nervosamente la maglietta e volgendo a Pattie uno sguardo interrogativo.
Perché so per certo che non vuole ritornare ad Atlanta, ma non abbiamo altre alternative.
In quella risposta, Pattie aveva lasciato trapelare insicurezza e timore, ovvero le ragioni per cui non aveva ancora detto nulla riguardo l’imminente partenza a Justin.
Amy, mi faresti un favore?
La ragazza incrociò a pieno lo sguardo della donna ed annuì energicamente.
Glielo diresti tu?
D’accordo” rispose titubante ed a passo lento si diresse nella camera in cui lei e Justin avevano dormito ogni notte dall’inizio dell’estate.
 
Justin” sussurrò lei, avvicinandosi al letto ed abbassandosi in modo tale da raggiungere la sua altezza.
Poggiò una mano sulla sua spalla e la scosse lievemente. Gli occhi serrati ed il respiro regolare le fecero intendere che non si era accorto di nulla e più ripeteva a bassa voce il suo nome, più desiderava lasciare quella stanza e rimandare la rivelazione della verità alla mattina seguente, quando si sarebbe ritrovato davanti il fatto quasi compiuto.
Justin” insistette ancora, sentendo il battito del suo cuore accelerare notevolmente.
Nel momento in cui fece per alzarsi, il biondo aprì gli occhi, confuso nel vederla in piedi davanti a lui.
Che succede?” mugugnò lui con la voce ancora avvolta dal sonno.
Domani ritorniamo ad Atlanta…” rispose in un sussurro lei e fu anche sicura che lui non udì a pieno quella frase.
Come?” sbottò lui, guardandola torva.
Amy volse lo sguardo al suolo e, con tono di voce lievemente più elevato, ripeté la frase, scatenando la prevedibile ira da parte di lui.
Hai capito benissimo.
Justin scattò in piedi, posando il suo sguardo vuoto ed inespressivo su di lei. Rimase fermo ed in silenzio per alcuni secondi, dopodiché aprì di scatto la porta della stanza ed a grandi falcate raggiunse sua madre nel bel mezzo del soggiorno, china su di un’altra valigia, intenta a sistemare l’ennesima pila di abiti.
Cos’è questa storia?” sbottò allargando le braccia ed aspettando tempestivamente una risposta.
Pattie si voltò verso di lui, rialzandosi ed esitando qualche secondo prima di ribattere.
Circa due settimane fa ho ricevuto una comunicazione dal mio datore di lavoro, in cui c’era scritto che da settimana prossima sarei dovuta ritornare ad Atlanta e continuare a svolgere il mio lavoro lì. Credevo che questa città fosse il trampolino di lancio adatto per continuare a fare l’arredatrice, ma mi sbagliavo, così ritorniamo ad Atlanta.
Quanto altro tempo avresti aspettato per dirmelo?” Justin sembrò ignorare tutto ciò che sua madre gli aveva appena detto.
Sapevo che non saresti stato d’accordo.
Infatti e non ho nessuna intenzione di ritornare ad Atlanta, sappilo.
Pattie era sempre stata una donna calma e difficilmente perdeva le staffe, ma quella conversazione, e, specialmente, quelle parole pronunciate con così tanta freddezza da parte di Justin, la mandarono in bestia.
Che ti piaccia o meno, domani ritornerai insieme a noi. Non abbiamo scelta, sei in grado di capire almeno questo?
Tu lo sapevi!” gridò rivolto ad Amy, che immediatamente sobbalzò, “perché non me lo hai detto prima?
L’ho pregata io di non farlo. E ora sarà il caso che tu vada a letto, domattina partiremo presto e preferirei guidassi tu fino a casa.
Justin non ribatté più, non degnò di un solo sguardo nessuna delle due, fece immediatamente dietro-front e ritornò in camera, sbattendo violentemente la porta e gettandosi a peso morto sul letto.
Pattie ed Amy si scambiarono una veloce occhiata e non appena la ragazza fece per sistemare le ultime cose, la donna le afferrò il polso e le disse: “ci penso io, non preoccuparti, va da lui. Sono sicura che non resterà arrabbiato con te ancora per molto.
Amy annuì e la lasciò sola, titubante all’idea di rinchiudersi in quella stanza con lui.
C’erano situazioni, come quella, in cui credeva di nutrire ancora paura verso Justin, vederlo arrabbiato non era mai un buon segno e lei non era caratterialmente forte. Aveva imparato a conoscerlo, sapeva quali erano i suoi numerosi difetti, era a conoscenza di ciò che non sopportava, eppure, in quel momento, si sentiva totalmente impotente.
Aprì lentamente la porta della stanza, inquadrando a pieno la figura di Justin, disteso al centro del suo letto, lo stesso letto che Amy che non avrebbe più condiviso con lui dopo quella notte.
A passo lento lo raggiunse, sedendosi accanto a lui e rimanendo in silenzio, temendo anche solo di posare lo sguardo su di lui.
Avresti dovuto dirmelo” pronunciò lui a denti stretti.
Mi aveva chiesto di non farlo” si giustificò prontamente lei.
Non me ne frega un cazzo! Tu dovevi dirmelo, specialmente perché conosci il motivo per cui non voglio ritornarci.
Amy sospirò sonoramente, alzando lo sguardo al cielo e voltandosi verso di lui.
Justin, sono passati tre mesi. Tre mesi in cui non ti sei fatto vivo né con Chaz, né con Ryan, né con chiunque altro viva ancora ad Atlanta. Dubito molto che qualcuno possa infierire su quanto è successo l’anno scorso. Le cose potrebbero essere cambiate, la gente potrebbe aver dimenticato.
E tu che ne sai? Ritornavi a casa ogni notte chiedendo a chiunque passasse per strada se si ricordasse ancora di me e di quanto è successo l’anno scorso? Dubito, ne sai tanto quanto me di come stanno le cose adesso, quindi evita di  dire cazzate.
Amy si rifiutò categoricamente di continuare quella conversazione, si mise a letto, rimanendo ben distante da lui sino a quando, la mattina seguente, furono svegliati di buon’ora da Pattie.
 

***

 
Il sole era sorto da poco, l’orologio segnava appena le sette del mattino e Justin si ritrovava già seduto in macchina, picchiettando nervosamente le dita sul volante ed aspettando, non di certo impazientemente, che si partisse.
Con un colpo secco Pattie chiuse il baule e, notando che Amy si era ben guardata dal sedersi accanto a Justin, aprì la portiera anteriore ed entrò nell’abitacolo, si allacciò le cinture di sicurezza e, facendo un leggero cenno del capo al biondo, sentì il motore della macchina iniziare a rombare.
Provocando una rumorosa sgommata sull’asfalto, la macchina si mosse e Justin partì a tutta velocità su quella strada ancora per poco deserta.
Amy s’infilò le cuffie nelle orecchie, le collego al suo iPod e s’isolò completamente da quel silenzioso ambiente, Pattie non proferiva parola e Justin sembrava totalmente concentrato sulla strada avanti a sé, velocizzando man mano l’andatura.
Potresti andare un po’ più piano? Non ho intenzione di distruggere la macchina che l’azienda mi ha affidato” gli domandò la donna, gettando un’occhiata al contachilometri e notando che avevano di gran lunga superato il limite di velocità consentito.
Credevo fossi tu quella che non vedeva l’ora di arrivare ad Atlanta” sbuffò lui, mollando momentaneamente la pressione sull’acceleratore.
Hai intenzione di rimanere così ostile ancora per molto?
Justin non rispose, posò lo sguardo sullo specchietto retrovisore, inquadrando a pieno il viso di Amy che fino a quel momento era rivolto verso il finestrino, ricambiò quell’occhiata solo quando si accorse di essere osservata, ed ecco che lui riportò lo sguardo avanti a sé.
Ignorando del tutto la richiesta di sua madre, premette volutamente più a fondo il pedale dell’acceleratore ed in men che non si dica superò ancora una volta il limite concesso.
Sentì la madre sospirare sonoramente e, temendo che potesse parlare ancora, accese la radio, alzando sin da subito il volume e concentrandosi sulla  canzone che in quel momento stavano trasmettendo.
Per un attimo riuscì ad ignorare ogni cosa; sapeva che non avrebbe udito nessuna parola, sapeva che avrebbe totalmente represso ogni pensiero che sin dalla sera prima gli sostava nella mente, sapeva che, sebbene quel viaggio fosse l’ultima cosa che avrebbe desiderato fare, sarebbe stato meglio.
Estrasse dalla tasca destra dei jeans un pacchetto di sigarette, lo stesso che aveva acquistato quasi due mesi prima e di cui raramente aveva sentito il bisogno di aprire; si portò una sigaretta alla bocca e l’accese, inspirando sin da subito quella sostanza acre. Abbassò di poco il finestrino e lasciò che quel fumo abbandonasse sin da subito l’abitacolo.
Riuscì ad inalarne ben poco, perché Pattie se ne accorse e pose fine a quel momento di libertà.
Lo sai che non voglio che fumi.
“Come se non lo sapessi”pensò lui, lasciandosi scappare un leggero mormorio di disapprovazione.
Inspirò per l’ultima volta un altro po’ di fumo, dopodiché gettò quel che ne rimaneva della sigaretta fuori dal finestrino.
Contenta adesso?” sbottò, sputando fuori quella sostanza e Pattie annuì a malapena.
 
Quasi quattro ore più tardi dall’ultima volta che sua madre aveva parlato, Justin arrestò la macchina davanti alla villa dove fino a tre mesi prima aveva trascorso tutta la sua vita. Abbandonò l’abitacolo e si soffermò qualche istante a guardarsi attorno, il sole stava facendo ormai capolino all’orizzonte e nemmeno il cielo che, ora appariva come uno spettacolo agli occhi di chiunque lo stesse osservando, riuscì a distrarlo dal suo umore nero. Assunse un’espressione schifata nel realizzare che d’ora in poi tutto sarebbe stato più difficile.
 
 “Justin, riaccompagna a casa Amy per favore, queste” disse la donna riferendosi alle varie valigie già scaricare, “le porto dentro io.
Il biondo non le rivolse neppure un’occhiata di approvazione, ritornò in macchina ed aspettò che Amy prendesse posto accanto a lui, ma così non fu.
Non ti mangio se vieni davanti” mormorò fissandola dallo specchietto retrovisore.
In tutta risposta lei abbassò il capo e sospirando uscì dall’auto, per poi risalire e prendere posto accanto a lui.
Verrai a scuola domani?” gli chiese, già pronta ad ottenere una risposta negativa.
Non lo so, ci penso.
 
Quei dieci minuti le sembrarono forse più lunghi rispetto alle ore che aveva trascorso all’interno di quella macchina durante l’arco di tutta una giornata. Non aveva proferito parola per quasi dieci ore di fila e lui non si era di certo disturbato di provare a parlarle, dopotutto, secondo Justin, non era lui ad essere in torto.
Contrariamente a quanto Amy pensava, Justin la seguì fuori dall’auto, appoggiandosi ad essa e soffermandosi a fissare il vuoto.
Mi dispiace di non avertelo detto” biascicò lei, mantenendo sempre il capo abbassato ed affiancandolo.
Lui scosse le spalle e disse: “ormai non ha più molto senso, alla fine qui ci sono ritornato anche io e, guarda caso, non mi sembra sia cambiato un granché. Finché eravamo a New York non mi pare avessimo litigato per certe stronzate, cosa che, invece, capitava spesso l’anno scorso qui” sbottò, sottolineando volutamente l’ultima parola e voltandosi verso di lei, scrutandola con uno sguardo enigmatico e perplesso, un particolare che lei stessa non riuscì a decifrare.
Non succederà di nuovo” disse lei convinta.
Lui la guardò con aria di sufficienza, lasciandosi scappare una lieve risata nervosa. “Non dovresti essere troppo sicura di certe cose, comunque non ha importanza. Se domani dovessi venire a scuola te lo farò sapere, così andiamo insieme, non ho intenzione di mettere piede là dentro e sentire gli occhi di tutti puntati addosso.
D’accordo” rispose lei e, senza quasi avere il tempo di compiere anche il più minimo movimento, si ritrovò le labbra del biondo poggiate sulle sue, un gesto che la spiazzò e non poco.
A domani” disse lui ritornando in macchina e lasciandola più perplessa di prima.
 
 
Domani ricomincia la scuola” disse Pattie non appena Justin mise piede in casa.
E quindi?” ribatté lui facendo una smorfia.
E quindi questo è l’orario delle lezioni che mi sono fatta inviare per mail dalla tua preside.
Justin afferrò il foglio che la madre gli stava porgendo, senza degnarlo di uno sguardo e limitandosi a squadrarla con aria di sufficienza.
Devo davvero andarci?” e quella non risuonò come una semplice domanda, ma quasi come un accenno ad una sfida, sapeva di non avere scelta, ma perché non tentare?
” rispose semplicemente lei, senza lasciargli l’opportunità di ribattere.




Spazio Autrice:
I'm here again!
In realtà non pensavo di iniziare un seguito di questa storia già finita qualche mese fa,ma ho cambiato idea e spero che la cosa vi piaccia.
Dato che questa storia (o meglio la prima parte) appare ancora nelle popolari (e la cosa mi rende super felice), ho deciso di postare la seconda serie. Spero seriamente che la seguiate :)
Aspetto i vostri pareri ♥


Alla prossima!
Much Love,
Giulia
Sempre @Belieber4choice on twittah and instragram e se avete domande, ask me

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Capitolo 2
*** Capitolo 2. ***





Capitolo 2.

 
Durante quella notte, Justin non aveva fatto altro che pensare e ripensare a cosa sarebbe potuto succedere una volta che avrebbe rivisto Ryan. Al solo pensiero di iniziare una probabile conversazione con lui si sentì improvvisamente più nervoso e la voglia di presentarsi a scuola diminuiva ogni secondo che passava.
 
La mattina seguente si svegliò di buon’ora, o meglio, lasciò di buon’ora la sua stanza, impiegando ben poco tempo per prepararsi e dirigendosi in cucina con l’unico scopo di recuperare le chiavi dell’auto di sua madre.
Ci vediamo stasera. Ciao” disse semplicemente lui, facendo roteare sull’indice le chiavi dell’auto e fiondandosi fuori da quell’abitazione.
Pattie non ebbe nemmeno il tempo di ribattere, né di fargli sapere che, quella mattina, la macchina gli sarebbe servita.
Scosse il capo e velocizzò sin da subito i suoi movimenti dal momento in cui avrebbe dovuto recarsi al lavoro utilizzando almeno un paio di autobus. Se fosse arrivata in ritardo sarebbe stata sicuramente penalizzata in futuro ed era ciò che voleva altamente evitare.
 
 
Justin parcheggiò l’auto davanti a casa di Amy, sospettando che sarebbe uscita di lì a poco, nonostante non l’avesse avvisata, e così fu. Nel trovarsi quella macchina davanti, ne fu sorpresa, ma quel che più la mandò in confusione fu notare che, contrariamente a quanto pensava, si sarebbe presentato a scuola.
Sinceramente non me lo aspettavo” esclamò lei non appena prese posto sul sedile anteriore.
Non avevo scelta a quanto pare” borbottò lui e sfrecciò immediatamente verso la scuola, verso quell’edificio che avrebbe preferito evitare, colmo di persone che, una volta che lo avrebbero rivisto, avrebbero iniziato nuovamente a diffondere voci sul suo conto, basandosi su fatti passati e non ancora del tutto dimenticati.
 
Nel momento in cui scese da quell’auto, decisamente troppo lussuosa per quelli che erano sempre stati i suoi standard, si ritrovò addosso gli sguardi di chiunque stesse passando lì in quel momento. Justin ricambiò freddamente quelle occhiate e non esitò un solo secondo di più ad afferrare la mano di Amy e fare il suo ingresso a scuola.
Come immaginava, il corridoio principale si riempì di un leggero chiacchiericcio, mentre tutti gli occhi erano puntati su di loro.
L’altra sera dicevi che se n’erano dimenticati, o sbaglio?” la punzecchiò lui, mantenendo fisso lo sguardo avanti a sé.
Sinceramente pensavo che avessero trovato altro di cui parlare” ribatté Amy, spostandosi verso il suo armadietto ed aprendolo in modo da posare i libri al suo interno.
Justin l’affiancò, non potendo fare a meno di reggere lo sguardo dell’ennesima persona che, in quel momento lo stava fissando insistentemente, e mimò un “Che hai da guardare?” con tono di sfida.
Amy gli diede un leggero colpo sulla spalla, attirando su di sé la sua attenzione. “Smettila di fare il loro stesso gioco, ignorali.
Come vuoi” mormorò lui per farla contenta, dopodiché la seguì all’interno dell’aula di biologia, l’unica lezione che quel giorno avrebbero frequentato insieme.
 
 
Generalmente il primo giorno di scuola evito di fare lezioni o di affidare compiti, ma quest’anno, dato che per voi sarà l’ultimo, le cose cambieranno” spiegò la professoressa non appena ebbe finito di fare l’appello.
Sì, è stata decisamente una buona idea ritornare a scuola” sussurrò Justin ad Amy, seduta affianco a lui in uno degli ultimi banchi.
Sarà un semplice test sul programma svolto l’anno scorso, dovrete semplicemente ripassare gli argomenti principali” continuò la donna con nonchalance, come se quella fosse stata una richiesta facile da assolvere.
Non sarà difficile, ti aiuto io” mormorò Amy ed in tutta risposta Justin annuì, dubitando già da subito sul fatto che avrebbe anche solo aperto i libri durante il pomeriggio seguente.
Mi terresti il libro di biologia nel tuo zaino? Non mi sono portata la borsa e ho paura di dimenticarlo a scuola” gli chiese lei non appena furono fuori dall’aula.
Il biondo acconsentì ed infilò il libro nello zaino, raggiungendo poi la sua prossima lezione.
 
Trascorsero altre tre ore, tre differenti lezioni alle quali Justin non prestò attenzione, si preoccupò, piuttosto, del fatto di non aver neppure adocchiato Ryan all’interno della scuola.
Tutto ciò lo insospettì, ma cancellò sin da subito l’ipotesi che potesse essersene andato da quella città, sebbene ci avesse sperato parecchio.
Poco prima di lasciare definitivamente quel triste edificio, una volta che il suono della campanella pose fine alle lezioni, intravide Chaz in mezzo al corridoio, impegnato a parlare con una ragazza che, girata di spalle, non riconobbe neppure.
Chaz rimase notevolmente stupito nel vedere la figura di Justin lì, davanti a lui, nella sua stessa scuola, all’interno della città che solo tre mesi prima sembrava aver abbandonato definitivamente.
Né l’uno né l’altro si preoccupò di iniziare una conversazione, tra di loro non ci furono altro che scambi di sguardi indecifrati e nessuno dei due parve essere troppo sicuro di voler riallacciare i rapporti una volta per tutte.
 
Che succede?” gli domandò Amy, che già da qualche minuto lo stava aspettando accanto alla sua macchina.
Ho rivisto Chaz” rispose lui a bassa voce mentre entrava in macchina.
E cosa vi siete detti?
Niente, assolutamente niente, sembrava quasi deluso dopo avermi visto.
Sicuramente non si aspettava che tu tornassi” lo giustificò lei.
Già, perché, effettivamente, non sarei dovuto ritornare.
E cos’avresti fatto? Cosa sarebbe successo se tu fossi rimasto a New York? Sarebbe finito tutto, è davvero questo ciò che volevi?” sbottò lei, voltandosi completamente verso di lui.
Avremmo trovato comunque il modo per rivederci, non farla tragica” la liquidò lui, accendendo la radio e lasciando che la melodia di una canzone riempisse l’abitacolo.
Parli come se non te ne importasse affatto” biascicò lei, quasi sperando che lui non la sentisse.
Justin arrestò improvvisamente la macchina, accostandola distrattamente al ciglio della strada e, spegnendo la radio, si voltò completamente verso la ragazza.
Sai che non è così, se non m’importasse avrei opposto molta più resistenza per non partire.
Farò finta di crederti” ribatté lei, sollevando le mani in segno di finta resa.
Qualche istante più tardi lasciò l’abitacolo e Justin ritornò a casa, sperando di restare da solo, ma così non fu.
 
Credevo che fossi al lavoro” biascicò lui non appena vide la figura di sua madre intenta a cucinare una ricetta a lui sconosciuta.
Sono uscita prima oggi, ma da domani mi servirà la macchina, perciò dovrai trovare un altro modo per arrivare a scuola.
Justin sbuffò sonoramente, per poi dirigersi in camera sua e chiudersi dentro. Si gettò a peso morto sul letto e tirò fuori dallo zaino il libro di biologia, iniziando a sfogliarlo e rendendosi conto che non era il suo solo quando vide decine di appunti scritti a lato di una pagina.
Sorrise istintivamente e cercò di concentrarsi su quanto scritto e fu così fino a quando udì dei passi avvicinarsi alla porta di camera sua, seguiti da un leggero bussare.
Avanti” mormorò lui, mantenendo fisso lo sguardo sul libro.
Credo di essere capitato nella casa sbagliata, Justin Bieber sta studiando?!” lo schernì Chaz, sorridendo, e, facendo il suo ingresso nella stanza, Justin sussultò leggermente.
Oh, ciao Chaz” esclamò Justin, alzandosi e dandogli una leggera pacca sulla spalla. Trovarselo davanti lo rendeva leggermente nervoso, eppure non era con lui che aveva avuto problemi, almeno, non solo con lui.
Sinceramente non mi aspettavo di rivederti a scuola…” confessò l’amico, guardandolo torvo e facendo scomparire quel sorriso di poco prima.
Nemmeno io pensavo di tornare, a dir la verità. È successo tutto così... all’improvviso” spiegò il biondo, sempre più perplesso di quell’inaspettata visita.
Beh, lo sai, le cose sono cambiate adesso…
Non c’era bisogno che me lo dicessi, l’avevo intuito.
Sebbene Justin sapesse con certezza quale, d’ora in poi, sarebbe stata la situazione, quelle parole, pronunciate con tale freddezza, lo spiazzarono.
Quale minuto più tardi, quando tra i due si era creata un’atmosfera alquanto fredda e silenziosa, qualcun altro aprì la porta di quella stanza.
Chaz si voltò di scatto, rimanendo stupito nel trovarsi Amy davanti.
La ragazza abbozzò un lieve sorriso, diventando improvvisamente tesa.
J- Justin, ho dimenticato il mio libro nel tuo zaino.
Il biondo annuì e glielo passò. “Comunque domani mi servirà il tuo aiuto lo stesso, non ci sto capendo molto di tutta questa roba” ammise mordendosi il labbro inferiore.
Non ti preoccupare, ti aiuterò” ribatté lei, avvicinandosi a lui e lasciandogli un bacio a fior di labbra.
Ci si vede. Ciao Chaz” aggiunse poi, poco prima di lasciare la stanza ed in seguito la casa.
Chaz le dedicò un’occhiata interrogativa fino a che non sparì dalla sua visuale e ciò fece rimanere perplesso il biondo.
Beh, vado anche io, a domani.
Justin si limitò ad un lieve cenno del capo, ma non disse nulla, odiava il modo in cui l’aveva guardata, odiava tutta quella freddezza nei suoi confronti ed odiava il fatto di essere ritornato in un posto in cui nessuno gradiva la sua presenza.
 
 
Ryan, sono io” mormorò Chaz al telefono, allontanandosi sempre più da casa di Justin, “Justin è ritornato e da quel che ho capito ha intenzione di farla franca al test di biologia.
Bene, ci penso io. Grazie Chaz” ribatté Ryan, ridacchiando, dall’altro lato del telefono e detto ciò concluse la chiamata.



Spazio Autrice:
here I am again!
Okay, ho visto che molte hanno inserito la storia tra i preferiti e la cosa mi fa immensamente piacere :')
Ryan sta per fare lo stronzo e non vi dico altro perché non voglio anticiparvi nulla ^^
Spero di ricevere qualche recensione, almeno so se la storia vi piace o meno, fatemi felice ♥

Alla prossima!
Much Love,
Giulia
@Belieber4choice
on twittah and instagram e se avete domande, ask me.

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Capitolo 3
*** Capitolo 3. ***




Capitolo 3.

 
Il giorno seguente, dopo una nottata passata a giocare all’xbox ed a rimuginare su quanto strano gli fosse sembrato il comportamento di Chaz, si recò a scuola. Fece per aspettare Amy davanti a casa sua, quando ricevette un suo messaggio. “Ti aspetto in classe.”
Sbuffando riportò il telefono in tasca e s’incamminò verso l’edificio che tanto detestava.
A voler rendere la mattinata ancor più difficile, il compito di biologia, per la quale lui non aveva minimamente studiato, sarebbe stato alla prima ora, ma più di tanto non se ne preoccupò. Era certo che l’avrebbe fatta franca.
 
Ryan entrò in classe e, notando il banco vuoto accanto a quello di Amy, si affrettò a prendervi posto.
Ciao dolcezza” le disse lui, con il tono più smielato che riuscì ad adottare, e sul volto della ragazza si dipinse immediatamente un’espressione di disgusto.
Questo posto è occupato” ringhiò lei, stringendo tra le mani una penna blu.
Ah sì? E da chi?
Nel frattempo Justin fece il suo ingresso in quell’aula e trasalì vedendo la figura di Ryan così vicina ad Amy. Si avvicinò a passo deciso, posando violentemente entrambi i pugni sul banco. “Se non ti dispiace, qui ci starei io.
Non mi pare ci sia scritto il tuo nome da qualche parte” lo rimbeccò Ryan, volgendogli un sorriso beffardo.
Justin fece per ribattere, ma la professoressa, appena entrata in classe, lo precedette.
Bieber, ti dispiace andare al tuo posto?
Poco prima di allontanarsi, il biondo volse uno sguardo di sfida a quello che una volta era suo amico ed uno, invece, speranzoso verso Amy, che si limitò ad annuire ed a mostrargli il telefono.
La donna distribuì a tutti due fogli, recanti varie domande e Justin, solo leggendo le prime tre, impallidì all’istante. Non sapeva assolutamente nulla di tutto ciò che quel compito richiedeva ed iniziò ad andare nel panico più totale.
Una volta che ebbe finito, la professoressa ritornò al suo posto ed iniziò a sfogliare un giornale. Il biondo ne approfittò immediatamente per comporre un veloce messaggio indirizzato ad Amy, le mani gli tremavano mentre digitava quelle poche lettere, ma era più che sicuro che ce l’avrebbe fatta.
Aspettò pazientemente che quella risposta arrivasse ed incrociò lo sguardo di Ryan, non aspettava altro che incastrarlo e questo Justin lo aveva capito.
Il cellulare vibrò e lui iniziò a trascrivere velocemente quanto quel messaggio recava.
Hai per caso bisogno di un altro aiuto, Justin?” gli domandò Ryan ad alta voce, attirando su di sé l’attenzione di tutti, professoressa compresa.
Il biondo sbatté un pugno sul banco, infilando poi in tasca il telefono, ma, per sua sfortuna, la donna aveva visto tutto.
Bieber, vieni qui” gli ordinò e lui non poté far altro che obbedire.
Lanciò l’ennesima occhiata colma d’odio verso Ryan, che ridacchiava soddisfatto.
Dammi il telefono.
Justin esitò qualche secondo, ma poi lo appoggiò sulla cattedra. La professoressa lo afferrò e, suo malgrado, lo schermo recava in bella vista il messaggio che Amy gli aveva appena mandato.
Chi sarebbe‘baby’? gli chiese, puntando su di lui uno sguardo piuttosto serio.
Nessuno” mormorò lui.
Senza prove concrete, la professoressa non avrebbe potuto attribuire alcuna colpa ad Amy, ma non aveva alcuna intenzione di farla passare liscia a Justin che, solo un anno prima, aveva rischiato diverse volte di ripetere l’anno.
Bene, allora non sarà un problema per te spiegare al preside che questo nessuno ti ha suggerito le risposte del compito.
Justin non poté ribattere, riprese il cellulare ed il foglio che la donna gli stava porgendo ed uscì dall’aula.
 
 
È un po’ azzardato iniziare a copiare sin dall’inizio dell’anno scolastico, non ti pare, Justin?
Il biondo se ne stava seduto di fronte al preside, con uno sguardo assente puntato su di lui e nessuna voglia di continuare quella conversazione. Quell’uomo reggeva in mano il suo telefono e scuoteva la testa, lasciandosi scappare di tanto in tanto una risatina.
Chi ti ha suggerito le risposte?
Non le farò il suo nome. La colpa è mia, non di chi mi ha suggerito” rispose semplicemente Justin, sorridendo leggermente, con l’intento di passarla liscia ancora una volta.
Non funziona proprio così, ma se non hai intenzione di dirmelo, lo scoprirò a modo mio. Ora puoi andare, ma sappi che ti tengo d’occhio.
Justin lanciò uno sguardo di sfida a quell’uomo e, riappropriandosi del suo telefono, uscì dalla presidenza, sbattendo violentemente la porta alle sue spalle.
Considerò totalmente inutile ritornare in classe dato che mancavano ben pochi minuti all’intervallo, così passò il resto del tempo nel cortile della scuola, fumandosi una sigaretta e rimanendo appoggiato al muro, con lo sguardo perso nel vuoto.
Poco dopo ricevette un messaggio da sua madre. “Se ti serve la macchina, la trovi nel parcheggio della scuola. Ci vediamo questa sera a casa.”
Non rispose e ripose il telefono in tasca, gli balenò in testa l’idea di saltare il resto delle lezioni e lo avrebbe fatto senza problemi, non era la prima volta.
Nel frattempo il cortile si riempì ed Amy non tardò ad affiancarlo.
Che ti ha detto il preside?” gli domandò lei e, quando lui si accorse della sua presenza, si allontanò all’istante. “Non parlarmi” le disse.
Amy lo guardò torva, senza capire il perché di quello strano atteggiamento.
Justin, ma che ti prende?” lo raggiunse immediatamente lei.
Ti è tanto difficile capire di starmi lontana?” sbottò lui, indietreggiando ed entrando nuovamente nella scuola.
Si maledisse terribilmente per averla trattata in quel modo, ma non vedeva altre soluzioni e ciò significava che avrebbe dovuto aspettare prima di poter evadere da quel carcere.
 
Trascorsero altre tre ore, in cui i due non si rivolsero la parola, lui evitava di incrociare il suo sguardo e lei chiedeva implicitamente spiegazioni, senza, ovviamente, riceverne.
La campanella suonò e non appena Justin la vide avviarsi verso casa, l’afferrò per un braccio e la costrinse a seguirlo all’interno dell’auto di sua madre che, come gli aveva detto, si trovava nel parcheggio della scuola.
Justin, lasciami!” sbottò lei, cercando di divincolarsi dalla sua presa.
Non gridare!” l’ammonì lui, “seguimi e non fare storie.
Il biondo saltò a bordo dell’auto e lei fu costretta a fare lo stesso, mantenendo fisso su di lui uno sguardo a dir poco spaventato.
Non ti è bastato trattarmi di merda durante l’intervallo? Dovevi anche trascinarmi qui dentro?!” sbottò nuovamente lei, cercando di mascherare la sua paura con la rabbia.
Justin mise in moto e sfrecciò a tutta velocità lontano da lì.
Dove cazzo stiamo andando?” domandò lei, guardandosi continuamente alle spalle e notando che avevano lasciato da parecchio il loro quartiere.
Justin non rispose, manteneva fisso lo sguardo sulla strada, stringendo sempre più forte il volante e sentendo crescere dentro di sé rabbia e rancore.
Justin!” gridò lei, dandogli un colpo sulla spalla e voltandosi completamente verso di lui.
Frenò di colpo, poco prima d’imboccare l’autostrada e costringendo entrambi ad una lieve spinta verso il parabrezza.
Riportami a casa” disse lei con tono fermo.
No” ribatté lui senza degnarla di uno sguardo, “non adesso.
Amy tramutò quella sua rabbia nuovamente in terrore e questo lui lo notò.
Lo so che hai ancora paura di me, Amy, e mi dispiace di averti trattato male prima. Il preside ha intenzione di addossare la colpa anche a te ed io non voglio questo. Ti basta come spiegazione?
Lei non rispose, il tono con cui aveva pronunciato quelle parole era freddo ed avvertì un brivido percorrerle la schiena.
Mi dispiace, okay? Possiamo andare adesso?” si addolcì di poco, ma quella freddezza era ancora preponderante nel suo tono di voce.
Amy sentì i suoi occhi pizzicare, ma si sforzò di non lasciar cadere quelle lacrime e lievemente annuì.
 
Durante l’ora che seguì, nessuno dei due proferì parola, l’unico suono a riempire l’abitacolo proveniva dalla radio. Amy non sapeva con certezza dove si stessero recando, ma quella strada non le fu nuova.
Dove stiamo andando?” si azzardò a chiedere, incapace di rendere meno tremolante la sua voce.
Ti ricordi la casa sul lago dove ti portai l’anno scorso?” ribatté lui, volgendole un’occhiata veloce e sentendosi subito in colpa nel vederla ancora così spaventata.
Amy annuì, poi spostò nuovamente lo sguardo alla sua destra, guardando con disinteresse il paesaggio scorrere veloce al di fuori di quell’auto.
Poco tempo dopo, raggiunsero la destinazione e tutto era perfettamente uguale a come lo avevano lasciato. C’era tranquillità e nessuna possibilità di venire disturbati, la vecchia casa di suo padre era ritornata utile e Justin sapeva con certezza che quello era il posto adatto per estraniarsi dal resto del mondo.
Lui fu il primo a scendere dall’auto, Amy, invece, ci rimase e non proferì parola.
Più la guardava, più sentiva una morsa impossessarsi del suo stomaco e si maledì a più non posso di aver lasciato New York quella mattina .
Coraggio, scendi. Non avrai intenzione di restare in macchina per tutto il pomeriggio, vero?” le domandò, volgendole un sorriso sincero e tendendole la mano.
Sebbene ne fu totalmente incerta, Amy afferrò la sua mano, sentendo l’ennesimo brivido sulla pelle non appena la sfiorò.
Si soffermò a guardarlo dritto negli occhi e quel suo sguardo trasmetteva tutt’altro che sicurezza. Ancora una volta si sentì a disagio e, per sua sfortuna, non era in grado di mascherarlo.
Hai ancora paura di me, vero?
Lei scosse lievemente il capo, abbassando lo sguardo e camminando al suo fianco.
Sì, invece, me ne sono accorto. Ti ho già detto che mi dispiace, che altro devo fare?
Amy lo precedette all’interno di quella villetta e si recò dritta sul balcone che dava sul piccolo lago. Il sole, che di lì a poco sarebbe tramontato, colorava l’acqua di un tenue arancione, il cielo era limpido e si specchiava perfettamente nell’acqua trasparente. L’unica pecca era l’aver rovinato in partenza quel pomeriggio.
Avrò mai una risposta?” insistette lui, raggiungendola e cingendole i fianchi con le braccia.
Dovresti smetterla di comportarti così e non dico solo con me.
Pensi che abbia sbagliato ad inveire contro Ryan?” e quella di Justin non era una domanda, nel suo tono di voce faceva trasparire ancora quella rabbia repressa contro quel ragazzo.
Passi dalla parte del torto così” disse semplicemente lei, mantenendo fisso lo sguardo sull’acqua.
Justin si staccò immediatamente da lei, rimanendo sempre più deluso da quella risposta.
Dovrei lasciare, di nuovo, che ci provi con te? È questo ciò che vuoi?
Non ci sta provando con me!
Non dire cazzate, ho visto come ti guardava oggi!” senza volerlo, Justin alzò ulteriormente il tono di voce.
È stupido da parte tua preoccuparti tanto di questo. Devi andare oltre, Justin. Dimentica Ryan, dimentica quello che ti ha fatto. Lasciati il passato alle spalle!
Justin la guardò senza ribattere e, solo sentendo nominare la parola passato, gli ritornò alla mente Caitlin; istintivamente si portò la mano sul fianco destro, sentendo a pieno quella ferita non ancora rimarginata.




Spazio Autrice:
avevo il capitolo pronto e così ne ho approfittato per aggiornare, anche se non penso che questa storia stia piacendo poi un granché. Anyway, ci ho provato lo stesso.
Mi farebbe piacere sapere che cosa ne pensate, almeno per sapere se devo continuarla o meno...

Alla prossima!
Much Love,
Giulia

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Capitolo 4
*** Capitolo 4. ***


 


Capitolo 4.

 
Il biondo riportò lo sguardo avanti a sé, rimase immobile a fissare il sole che pian piano faceva capolino dietro ai monti, regalando all’acqua quell’arancione tenue, mentre rifletteva sul suo specchio calmo le nuvole che lente attraversavano il cielo.
Amy lo lasciò momentaneamente solo, lo conosceva abbastanza da capire quando necessitava qualcuno al suo fianco e quando, come in quel momento, doveva rimanere per conto suo.
Se c’era una cosa che Justin detestava più di tutte era esternare i suoi sentimenti e, più lo faceva, più sentiva quella fastidiosa voragine crescere dentro di sé. Era un misto di rabbia, frustrazione, tristezza e gelosia, avvertire quel groppo in gola lo fece sentire peggio e sapeva che non sarebbe passato tanto facilmente.
Era totalmente avvolto dai suoi pensieri che non si accorse della presenza di una seconda macchina, arrivata da poco e parcheggiata qualche metro dietro alla sua.
Solo il rumore dello sbattere delle portiere gli fece scostare lo sguardo su quella vettura ed ebbe un sussulto quando vide la figura di Ryan e Chaz avvicinarsi alla casa.
Si ritirò velocemente, sbattendo dietro di sé le finestre ed iniziando a correre verso la porta d’ingresso, entrambe la mani erano strette in due pugni e dal suo sguardo era facile intendere tutta la rabbia che provava.
Amy lo raggiunse immediatamente, trattenendolo per un polso e costringendolo a voltarsi. “Ma che succede?
Stai indietro, vai in camera mia e non muoverti da lì!” le ordinò Justin, ignorando del tutto la sua domanda e Amy fece come le era stato detto.
 
Justin restò immobile dietro la porta, mantenendo la schiena completamente attaccata ad essa e stando ben attendo a percepire ogni singolo rumore, ma, primo fra tutti, il rumore dei loro passi.
Tutto d’un tratto il rumore di quei passi cessò e avrebbe giurato che tra lui e loro distavano ben pochi centimetri. “Justin, lo sappiamo che sei lì dentro con lei. Vieni fuori, non avrai paura dei tuoi vecchi amici, spero.” Sentì ridacchiare Ryan e nella sua voce c’era tanta ironia quanto falsità. Justin chiuse gli occhi per qualche istante, lasciandosi andare in un sospiro e sperando di far evaporare tutta la rabbia che sentiva dentro, ma ogni tentativo fu vano. Detestava troppo quel ragazzo per poter lasciarsi ogni cosa alle spalle, così si voltò e spalancò la porta, trovandosi davanti lo sguardo divertito di Ryan posato su di sé. I pugni stretti lungo i fianchi erano un chiaro segno di nervosismo, le nocche delle mani erano diventate quasi bianche ed i muscoli delle braccia erano perfettamente contratti, lasciando che si vedessero a pieno i lineamenti di essi.
I suoi occhi color nocciola erano puntati su quelli color del cielo di Ryan e, sebbene il suo primo intento fu quello di convincerlo ad andarsene, rimase in silenzio, totalmente immobile a fissarlo con il suo sguardo colmo d’ira.
Beh? Dov’è Amy?” domandò, leggermente più spazientito, Ryan, ora il suo ghigno beffardo era del tutto sparito.
Non c’è” mentì Justin, mantenendo un tono di voce piuttosto fermo e severo.
Non dire stronzate, vi abbiamo visto uscire da scuola insieme.
Cosa cazzo vuoi da lei?” sbottò Justin, notevolmente alterato, poi spostò lo sguardo su Chaz, rimasto indietro di qualche passo e totalmente estraneo a quella conversazione. Ciò fece irritare Justin ancora di più, si sarebbe aspettato qualunque cosa da Ryan, ma non sapeva con esattezza dove si trovasse quella casa sul lago, l’unico a saperlo, oltre a lui, era Chaz. L’odio verso il suo vecchio amico cresceva ogni secondo che passava.
Tu lo sai che cosa voglio da lei, Justin, e ti posso solo assicurare che non resterà tua ancora per molto. Nonostante siano passati mesi, tu rischi grosso, nessuno si è dimenticato di te come speravi e, spero non ti sorprenda, nessuno è dalla tua parte adesso. Sarebbe stato meglio per tutti se tu non fossi ritornato, ma non hai ascoltato il mio consiglio, perciò d’ora in avanti saranno cazzi tuoi.” Ryan pronunciò quelle parole assumendo un tono stranamente divertito, se un tempo aveva paura di Justin, ora non più. Sapeva che quello debole era lui e, ora che nessuno pareva essere dalla sua parte, sarebbe stato ancora più semplice distruggerlo.
Ryan non gli diede il tempo di ribattere, posò un braccio sulla spalla del biondo e lo costrinse a farsi da parte, mentre lui, seguito da Chaz, faceva il suo ingresso in casa.
Amy, dove sei?” cantilenò voltandosi a destra e a sinistra e soffermandosi sull’uscio di ogni stanza, scrutandone sommariamente l’interno.
Justin era rosso di rabbia, sorpassò Chaz, dandogli volutamente un colpo con la spalla ed afferrò il braccio di Ryan, lo fece voltare e, quando si ritrovarono faccia a faccia, sferrò un pugno sulla sua guancia destra, costringendolo a voltare di scatto il capo.
Ryan si passò il dorso della mano sul punto colpito, riportò lo sguardo su Justin e gli dedicò un’occhiata divertita. “Sapevo che non saresti cambiato” ridacchiò, questa volta di gusto, Ryan. Justin rimaneva impassibile, con lo sguardo ridotto a due fessure puntate su quel ragazzo che tanto disprezzava.
Chaz, che alle spalle di Justin aveva assistito alla scena senza proferire parola, ricevette un cenno da Ryan e li sorpassò, proseguendo dritto verso l’ultima porta chiusa in fondo al corridoio. Provò ad aprirla, ma questa era stata chiusa precedentemente a chiave.
Sul volto di Justin si dipinse improvvisamente un sorriso beffardo, ma non durò a lungo.
Non me ne andrò finché non la vedrò” sputò Ryan, afferrando il colletto della maglietta di Justin ed attirandolo a sé.
Allora puoi anche metterti comodo. Te l’ho detto, Ryan, non è qui.
Justin non si faceva problemi a mentire, ma Ryan non era così stupido da assorbire quella bugia e la sua mente stava già macchinando varie idee.
Non ho intenzione di guardare la tua faccia per tutto il tempo, ma sappi che non finisce qui, Bieber” dopo quell’avvertimento, Ryan lo lasciò andare, richiamò Chaz, e lasciò quella casa.
Vedendolo finalmente andar via, il biondo si lasciò andare in un sospiro di sollievo e la porta della camera in cui era rinchiusa Amy si aprì.
Justin era rimasto immobile a fissare l’ingresso, guardando l’auto di Ryan fare retromarcia ed abbandonare finalmente quel luogo. Amy lo raggiunse e cinse entrambe le braccia attorno al suo collo, appoggiando la guancia contro la sua.
L’hai picchiato, non è vero?” gli domandò Amy, mantenendo il tono di voce basso e spostando lo sguardo verso i suoi occhi.
Justin si spostò di poco, costringendola a sciogliere l’intreccio delle sue braccia.
” rispose semplicemente lui, non se ne stava pentendo, ma sapeva che Amy, quel tipo di atteggiamenti non li sopportava.
Vorrei che la smettessi di comportarti così.
Justin si strinse nelle spalle e non perché quanto aveva appena sentito non gli importava, ma perché ormai si era rassegnato all’idea di cambiare. Lo aveva fatto in parte, non avrebbe potuto mutare del tutto, non ci sarebbe riuscito.
Essere vendicativo è uno dei miei tanti difetti, ormai lo sai e, specialmente verso Ryan, non ho intenzione di lasciar correre nemmeno il più piccolo torto. Forse sbaglierò, dato che mi sto mettendo tutti contro, ma lo odio. Penso che una delle poche cose che mi renderebbe davvero felice sia vederlo morto.
Amy spalancò gli occhi nell’udire quelle parole, l’avevano scioccata ed era evidente, ma avrebbe dovuto conoscere a pieno il carattere di Justin e doveva accettarlo.
Hey” ridacchiò lui, “scherzo.” Ma non c’era troppa verità in quelle parole.
 
 
 
Nel frattempo, Ryan stava guidando nuovamente verso Atlanta, Chaz era al suo fianco e non proferiva parola. Si stava rendendo conto di aver fatto un grande torto a Justin, ma ormai non sapeva come uscirne e non aveva alcuna intenzione di deludere in alcun modo Ryan, dopo tutto lui non se n’era andato per tutta l’estate, Justin sì.
Dobbiamo fare in modo che Amy e Justin vengano alla festa di Brooke sabato sera” sentenziò Ryan, abbassandosi gli occhiali da sole sul naso e mantenendo fisso lo sguardo sulla strada.
Quale festa?” domandò leggermente incuriosito Chaz, distogliendosi per un attimo dai suoi pensieri.
Quella che darà a casa sua per il suo compleanno” rispose l’altro divertito.
Ryan, non ti seguo, che c’entra Justin?
Non penso mi divertirei allo stesso modo se lui non ci fosse. Ho intenzione d’incastrarlo, di fargliela pagare e voglio farlo davanti a tutti. Ho sentito che verrà parecchia gente della nostra scuola, un punto a mio favore, direi. Voglio vederlo distrutto e stai certo che ci riuscirò. In più voglio che Amy sia finalmente mia.
Il moro scosse il capo, pentendosi già da subito della risposta che avrebbe dato all’amico.
Amy non ti vuole, Ryan, quando lo capirai?
Ryan strinse con più forza le mani sul volante e, qualche istante dopo, accostò al ciglio della strada, inchiodando di colpo non appena fu certo di non avere nessuna macchina dietro di sé.
Si slacciò la cintura di sicurezza e si voltò quasi completamente verso Chaz, afferrandolo per il colletto della maglietta ed attirandolo a sé, graffiandogli non volutamente – o quasi- parte del petto.
Ascoltami bene, Chaz, non ho bisogno  di uno sfigato che continui a ricordarmi quante poche possibilità io abbia con Amy. L’unica ragione per cui sei rimasto al mio fianco e perché non hai nessuno, devo forse ricordarti chi oltre a me si prenderebbe la briga di restarti amico? Nessuno, cazzo, lo sai! Quindi reggimi il gioco e fai in modo che le carte in tavola siano favorevoli a me, non a quel bastardo di Justin. Sono stato chiaro?” Ryan sputò a raffica tutte quelle parole in faccia a Chaz e lui fu costretto ad annuire lievemente e ad ingoiare quel poco di saliva che gli si era formata in bocca.
Ryan mollò la presa e si rimise composto, poco prima di riprendere la guida verso Atlanta. Nelle sue vene scorreva rabbia, gelosia e odio. Sebbene fosse stato lui stesso a pronunciare il nome di Justin, ribolliva maggiormente ad immaginarsi la sua figura e tutto ciò che comportava quel ragazzo.
L’odio era reciproco, ma sapeva con certezza di avere degli assi nella manica e non aveva alcun timore di sfruttarli a suo piacimento.
Oltre a Brooke, che ancora non si era fatta passare la cotta nei suoi confronti, c’erano altre persone su cui sapeva di poter contare. Avrebbe teso alla perfezione la sua trappola verso Justin, si sarebbe vendicato, in un modo o nell’altro e non avrebbe fallito, così credeva.




Spazio Autrice:
sono un po' in ritardo lo so, ero un po' a corto di idee e di buon umore, ma non capiterà più, giuro :)
Spero che, nonostante non accada molto, il capitolo vi sia piaciuto e che la storia vi stia incuriosendo.
Vi ringrazio tanto per le recensioni e per i  30 preferiti alla storia, davvero, grazie mille! ♥

Aspetto i vostri pareri su quanto, immagino, vi stia simpatico Ryan :')  lol

Alla prossima!
Much Love,
Giulia
@belieber4choice
on twittah and instagram, se avete domande riguardanti la storia (magari su qualche cosa che non vi ricordate della prima serie), questo è il mio ask.

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