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Lista capitoli: Capitolo 1: *** [You wanna know how to make me smile] *** Capitolo 2: *** [Kiss me 'til you're drunk] *** Capitolo 3: *** [And if I share my secret you're gonna have to keep it] *** Capitolo 4: *** [I swear I'll behave] *** Capitolo 5: *** [If you feel like can take me away, and make it okay] ***
Capitolo 1 *** [You wanna know how to make me smile] ***
He’sgot the moveslike
Jagger
[Youwannaknowhowtomake me smile]
Francia si solleva a sedere con estrema attenzione, cercando di non far
troppo rumore e di non tirarsi dietro le coperte. Allunga le membra per
stiracchiarle voluttuosamente, soffocando uno sbadiglio soddisfatto nel sentire
i muscoli tendersi e le ossa scricchiolare appena nel movimento, e indugia
ancora qualche istante a crogiolarsi nei rimasugli del sonno che pian piano si
allontanano nella calda luce del giorno appena iniziato che fa capolino nella
penombra della stanza. Sorride, massaggiandosi delicatamente le tempie che
lamentano ancora ricordi degli eccessi della sera innanzi, prima di decidersi a
scostare le lenzuola per cacciar fuori le gambe e affrontare ciò che verrà. Ed
è proprio quando i piedi poggiano sul pavimento di legno cigolante che una mano
si aggrappa stretta al suo polso, trattenendolo dal muoversi oltre. Francis
sobbalza appena, abbassando d’istinto il capo, e nota che Inghilterra si è
rigirato fin troppo nel materesso invadendo quello
che era il suo spazio, e per quanto paia ancora abbandonato al sonno non pare
intenzionato a farlo muovere di lì. Francia emette un piccolo sospiro,
scostandosi ciuffi biondi dal volto, e si china lentamente verso il suo viso
per sussurrargli con tutta la dolcezza di cui è provvisto.Cheri… lasciami, devo andare-
Il volto dell’inglese è attraversato da uno spasmo che lo porta a imbronciarsi
e a corrugare le sopracciglia. Socchiude un occhio, uno solo, per fissarlo
indispettito.
-Non puoi- bofonchia, la voce cavernosa ancora pregna di sonnolenza. Francis ride,
divertito, e cerca di allentare la presa delle dita sul suo braccio.
-E sentiamo, perché non potrei?-
Arthur richiude le palpebre, si acquatta ancor meglio nel letto e poi lo tira,
così, all’improvviso, facendolo sbilanciare completamente e Francia gli atterra
malamente sullo stomaco, il viso contro il suo collo, e non trattiene un
gridolino. Braccia sottili, ma resistenti, gli circondano la vita con
prepotenza. -Mi servi da cuscino- mugugna, e ha tutta l’aria di stare già
addormentandosi di nuovo, tranquillo e pacifico. Francis tenta inutilmente di
liberarsi, un po’ ridendo e un po’ protestando, ma ci rinuncia subito, che
Arthur è caldo ed è morbido e quando gli ricapita un’occasione così? Riesce a
infilarsi di nuovo sotto gli strati di cotone e lana, apre la bocca per fargli
notare che ha già a disposizione due cuscini delle piume più morbide, ma poi la
richiude sulla sua fronte, il naso che sfrega debolmente contro i capelli
sfrondati e si concede un sorriso veramente enorme. Stretto accanto a lui, non
impiega poi molto ad assopirsi a sua volta.
Buonsalve ^^ Sono di passaggio con quella
che intendo far diventare una raccolta Francia/Inghilterra per le scemate che
periodicamente e inevitabilmente mi invento, giusto per non disperderle in
giro.
Titolo (circa) e lyricsfrom
"Moveslike
Jagger" byMaroon 5
Forse
avrebbe dovuto togliere quella bottiglia dalle mani di Inghilterra, due ore
fa.Forse non avrebbe dovuto levargli
già la prima, nascondere tutti gli alcolici e non indulgere lui stesso nel
dolce e fruttato conforto delle sue uve più pregiate. Già, perché molto
probabilmente non c’è nulla di buono, e sicuramente utile alla sua salute,
nell’avere Arthur che saltella sui suoi divani, né nell’essere disteso per
terra senza avere la forza di sollevare nemmeno i talloni.
-E
ricordati…- Inghilterra fa un ultimo balzello, prima
di gettarsi di peso tra i cuscini, rischiando di slogarsi una caviglia. Il suo
volto sfatto ricompare a qualche centimetro dal suo naso, gli occhi lucidi e verdi concentrati nel metterlo a fuoco.
-Ricordarmi… cosa?- riesce a bofonchiare,
riuscendo a malapena a mettere una parola dietro l’altra. Arthur aggrotta la
fronte, per ripescare nei meandri turbinosi nel suo cervello quello che voleva
dire, prima di far sgusciare maldestramente un braccio da sotto il petto per
puntarglielo addosso, l’indice che preme incerto contro la sua fronte.
-Ricordati,
che sei il mio muffin!- esclama con enfasi, picchiettando il dito un paio di
volte. Francia deve sgranare le palpebre un paio di volte, che non è molto
sicuro di aver capito bene. Ma poi alla fine si arrende, lasciandosi andare a
una risata sgangherata, e usa quel poco di coordinazione che gli è rimasta per
allargare le braccia e tendergliele.
-Va
bene, mia piccola madeleine-
Inghilterra
storce il naso, come se fosse indispettito, poiborbotta una sfilza di parole che Francis proprio non capisce, e alla
fine rotola giù dal divano piombandogli sullo stomaco e rischiando di rompergli
il naso e qualche dente ma Francia ormai riesce solo a ridere, anche se Arthur
gli assesta un cazzotto su un ginocchio, a ridere a ridere e a ridere finché
Inghilterra non decide che ne ha abbastanza e inizia a sghignazzare pure lui.
Capitolo 3 *** [And if I share my secret you're gonna have to keep it] ***
He’sgot the moveslike Jagger
[And if I share my secret you're gonna havetokeepit]
-Potresti smetterla di fare l’isterico
e darti una calmata?-
Dalla stanza accanto, la risposta che
gli arriva è uno strepitio angosciato, l’ennesimo cassetto che viene rovesciato
a terra, e la voce afflitta di Francia strepitare concitata.
-Come fai ad essere così calmo?!?
Potrebbero essere dappertutto!-una piccola pausa, una piccola bolla di silenzio
perfetto, e poi eccolo emergere
trafelato, scarmigliato e pieno di polvere dalla porta solo percorrere a tuffarsi nel bagno –Potrebbe averle messe
nella toilette!-
Inghilterra tira un gran sospiro, si massaggia
un istante la fronte per cercare di alleviare il pulsare convulso, e volta la
pagina del Guardian, riprendendo a leggere compito.
-Per l’ennesima volta, America non ti
ha messo nessuna microspia nel bathroom. Stai
cominciando ad essere irritante!-
Per tutta risposta, un frastuono di
oggetti gettati a terra gli comunica che Francia non è per niente convinto
della sua affermazione, ma che ha intenzione di perseguire ametter a soqquadro la sua abitazione alla
ricerca di cimici e trasmittenti.
-Non puoi saperlo con certezza, quel
piccolo sporco furfante potrebbe aver spiato la mia intimità e… AH!-
Qualunque domanda fosse venuta in
mente a Inghilterra riguardo le improvvise preoccupazioni per l’intimità
francese (uno che va spesso e volentieri a trovare i vicini nudo se non per un
paio di rose, che ha da angosciarsi per la propria intimità?) viene anzitempo
fermata dal nascere da un grido, e dalla disperazione che sgorga dalla sua
persona quando riemerge dal bagno, stringendo qualcosa di metallico tra le
mani.
-Guarda! Guarda! Avevo ragione io, quel… quel mostro l’aveva messa nella doccia!-
E Inghilterra si vede costretto ad
alzare lo sguardo dal giornale, l’aggeggio in questione è pressoché a un palmo
dal suo naso e Francia continua a tampinarlo. Degna di un’occhiata la
microspia, inarca un sopracciglio, fissa le lacrime che stanno spuntando negli
occhi blu di Francis, e poi torna di leggere, voltando un’altra pagina come se
nulla fosse successo.
-Ah. Ma quella non è di America,
quella è mia-
Immagino che
del Datagate sappiate tutto e della scarsa intenzione
dei francesi di chiudere un occhio (o tutt’e due) pure . Gli inglesi pare
sapessero tutto e che fossero pure d’accordo. Stì
ficcanaso.
Lascio a voi
decidere se Iggy caro sopravvivrà alla notte.
-Adesso
aggiungi il sale e continui a mescolare per un’altro
paio di minuti-
Arthur
sposta il proprio peso da un piede all’altro, provando ad allontanarsi dai
fornelli per scacciare quella strana sensazione di disagio. Francia è proprio alle sue spalle, il busto appena piegato sulla sua
spalla per vedere cosa sta effettivamente facendo, ma una delle sue mani è
dolcemente posata sull’altro braccio e il suo volto è un po’ troppo vicino al
suo volto –quando parla sente il fiato caldo scivolargli sul collo e la cosa
sta diventando fastidiosa. Sapeva
bene i rischi del chiedergli un paio di ripetizioni su alcune ricette, l’avrebbe
probabilmente preso per il culo a vita, ma al suo
consenso inaspettatamente accondiscendente si era, momentaneamente,
dimenticato, con chi aveva a che fare.
Ingoiando
un paio di insulti, si allunga comunque a prendere il
barattolo del sale, ne afferra una manciata e la sbatte brutalmente nella
padella.
-Va
bene così?- brontola, alterato, e alla pronta risposta della rana (“aaahhh, cherie, non così tanto, rovini tutto il sapore”) reagisce subito con
un ringhio nemmeno troppo sommesso.
-Al
diavolo il sapore- risponde, agitando il cucchiaio come una letale arma di
distruzione –che devo fare, ora?-
Ed
è certo che Francia abbia subodorato il pericolo, ormai, perché indugia, le
dita che si rilassano un attimo come se stesse
effettivamente valutando l’opzione di battere in ritirata e di lasciar perdere,
ma evidentemente la risposta che si
dà è quella sbagliata perché non fa nessun passo indietro.
-Ora
dovresti affettare le cipolle- bisbiglia, indicando le
suddette che lo aspettano vicine al tagliere, ed è un attimo: la mano scivola
impalpabile lungo tutto il fianco, per andare a fermarsi sul suo sedere.
Con
un urlo belluino, Inghilterra lo scaraventa contro il muro con una gomitata piazzata
giusto sull’inguine, acchiappa un coltello e gli si getta addosso pronto a
farlo passare a miglior vita, dando inizio all’ennesima colluttazione –che non
durerà a lungo, prima o poi lasceranno cadere le armi
e uno dei due finirà pressato contro il frigorifero.
Perlomeno,
la rana lo ringrazierà per non aver ceduto all’istinto primario di tirargli addosso l’intera casseruola bollente e sfigurargli il suo
bel visino.
Ancora per il
muffin <3 (sì, lo so, un po’ cliché)
Capitolo 5 *** [If you feel like can take me away, and make it okay] ***
He’sgotthemoveslikeJagger
[Ifyoufeellike can take me away, and makeit okay ]
-Ma visto che io sono l’eroe, e una superpotenza mondiale, la
Corte Internazionale non può giudicarmi!-
Francia
sbuffa, infossando il mento dalle mani, e decide che per oggi ne ha avuto più
che a sufficienza del ciacolare di America sulle sue
inesistenti virtù e che può fare ameno di ascoltare il successivo monologo. I
suoi neuroni lo ringraziano per il mal di testa mancato, stimolandolo verso più
allegri pensieri: lascia scorrere lo sguardo sul gruppo di nazioni sedute in
ascolto attento –c’è chi dorme, chi sta per farlo, chi mangiucchia, chi
scribacchia, chi guarda il telefono, c’è una valanga di origami che traballa
dalla parte degli asiatici- ricercando qualcosa che lo attiri maggiormente, e
la sua attenzione va a finire sull’individuo che da millenni lo tiene impegnato
sotto ogni punto di vista.
Inghilterra
ha l’aria corrucciata –fissa America con lo sguardo torvo, di tanto in tanto
gli vibra il cercapersone e Francis sa che probabilmente è Galles che gli
suggerisce caldamente di uccidere tutti e tornare a casa- ,
le folte sopracciglia increspano la fronte e pallida, e gli viene spontaneo
indugiare in un abbozzo di sorriso.
Proprio
in quel mentre, un assistente si fa largo tra le sedie, passando rasente i muri
e cercando di non urtare nessuno, per arrivare fino alla nazione inglese.
Richiama la sua attenzione con un gesto, gli comunica qualcosa che Francia non
riesce a cogliere e gli lascia un bigliettino ripiegato, prima di guizzar via a
rifare a ritroso il suo percorso verso la segreteria.
Inghilterra fissa perplesso il foglietto
di carta. Il suo sguardo guizza un secondo verso America, forse per controllare
che sia immerso nel suo soliloquio e che nessun altro abbia preso la parola, e
poi lo apre con cautela, rigirando gli angoli uno a uno, prima di adocchiare il
contenuto.
Un
secondo, e Arthur scatta in piedi, facendo cadere per terra la sedia con un tonfo
che catalizza su di lui l’attenzione di tutti gli altri, dormienti compresi, e
fa tacere per un minuto buono Alfred. Sta’ lì, l’intera persona percorsa dal peggior brivido di
rabbia che si sia mai visto, e diventa man mano di un bel colorito rosso
acceso, le dita che si contraggono sul povero foglio di carta e lo accartocciano
e lo stritolano e lo strappano fino a ridurlo a brandelli.
Quando
pare che stia per esplodere, Alfred decide di salvare la giornata a modo suo.
-Inghilterra? Vuoi
aggiungere qualcosa al mio discorso?-
Tra
gli Stati seduti più in prossimità ai due interessati
comincia un vero pingpong
di rimbalzi di sguardi da uno all’altro, in attesa che lo scontro diventi
fisico e la scazzottata segni la possibilità di una puntata alle macchinette
del caffè; ma purtroppo Inghilterra non accontenta nessuno.
-Mi
hai fatto venire l’emicrania! Vado a prendere una
boccata d’aria-
Mentre
Corea inizia a raccogliere le mazzette delle scommesse perse e Arthur si
districa dalle gambe della sedia contenendosi a malapena dal distruggere anche
lei, Francis è più che sicuro che l’occhiata di puro odio che viene scoccata verso la zona del tavolo in cui è seduto è
diretta a lui e a lui soltanto.
Contro
il palmo della mano, il sorriso si accentua, diventando un ghigno
mefistofelico.
Inghilterra
entra nella toilette maschile senza alcun riguardo, sbattendo la porta dietro
di sé e turbinando le mani nell’aria.
-Bigliettini!-
strilla –BIGLIETTINI! Nemmeno un’adolescente in crisi ormonale farebbe una cosa
del genere durante una riunione ufficiale- ed è ancora rosso, mentre si allenta
la cravatta, se la sfila dal collo e la getta per terra –Questa me la paghi-
Francis
sbuffa, ma non smette mai di sorridere. Scalcia le scarpe insieme ai calzini, e
mentre si sbottona frenetico la camicia, quasi si potrebbe sentirlo far le
fusa.
-Quanto
tempo abbiamo?- chiede, tirandola giù dalle spalle. Inghilterra fa una
smorfia, mentre si slaccia la cintura dei pantaloni.
-Dipende.
Se Alfred è particolarmente inspirato, può andare avanti per ore senza
accorgersi della nostra assenza-
Francia
accenna un occhiolino, prima di afferrarlo per il colletto irrimediabilmente
stropicciato e iniziare a sfilargli di dosso il gilet.
-Chi
sarebbe l’adolescente in crisi ormonale- bisbiglia, spingendolo contro i
lavandini, e al singulto dell’altro, non trattiene una risata terribilmente raggiante
e felice.
Si parlava di diritto
internazionale, oggi.
E se qualcuno se lo
sta chiedendo, le porte dei bagni di casa ONU si chiudono a chiave anche nell’atrio
dei lavandini ù.ù’’’