«Cosa
ci fai qui?» fu più brusco di quanto volesse.
«Sono
stato invitato.» rispose Harry.
«Oh!»
Harry
sorrise a quella uscita. Era raro lasciare Draco a corto di parole.
Il
biondo rigido si spostò per farlo entrare. Si
avvicinò al quadro e fece per
coprirlo.
«No!»
esclamò il moro «Non coprirlo: ho sempre amato
quella foto. L’ha fatto
Scorpius?» chiese ma continuando a guardare il quadro.
«Si...
è il suo regalo. È davvero bravo per avere solo
sette anni.»
Draco
attese che il moro parlasse ma quando vide che non succedeva si
spazientì.
«Perché
sei qui, Potter? E non dirmi che sei stato invitato, questa scusa non
attacca.»
«Tu
sai perché sono qui!» si infuriò il
moro. Il tempo dell’apparenza era finito,
la rabbia che aveva cercato di controllare era venuta fuori,
lasciandolo
boccheggiante.
«Non
fare il finto tonto con me. Non offendermi in questo modo. Dopo tutto
quello
che mi hai fatto, almeno questo risparmiamelo.»
continuò rabbioso.
Draco
non seppe cosa dire. Il moro aveva ragione, voleva spiegazioni e ne
aveva tutto
il diritto ma non quel giorno, dannazione! Non era pronto, non ancora.
«Non
so cosa ti aspetti da me…» il tono era distaccato,
quasi non sembrava lui «…e
ora se vuoi scusarmi, dovrei andare di sotto. Ci sono gli ospiti da
intrattenere.» e si avviò verso la porta cercando
di svignarselo come un
codardo.
Harry,
con uno scatto notevole lo afferrò per un braccio, lo
strattonò e lo sbatte con
le spalle contro la porta, intrappolandolo tra le sue braccia.
«Tu
non scappi da nessuna parte. Non ora che ti ho davanti. Non ora che ne
ho
finalmente la possibilità, dopo che mi hai evitato in ogni
modo, di parlarti.»
gli urlò ad un millimetro dal viso, le labbra che si
sfioravano.
Draco
si sentì in trappola e la vicinanza eccessiva non aiutava.
Come
al rallentatore si vide avvicinare alle labbra di Harry. Lo
baciò facendolo
tacere di botto. Era stato un impulso. Potter in un primo istante ne
era rimasto
sorpreso poi con le mani infilate nei suoi capelli lo aveva stretto ed
aveva
approfondito il contatto.
Draco
in quel momento capì che non aveva aspettato altro. Era
quella la cosa che
aspettava da tutta una vita: avere Potter tra le braccia.
Si
lasciarono andare, entrambi sommersi da quelle emozioni franate per
troppo
tempo.
Finirono
per fare l’amore
sul pavimento, fregandosene degli ospiti. Quel momento era loro e lo
vissero
appieno.
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Pansy
che era salita
per cercare l’amico aveva visto tutto. Era sgattaiolata via
ed aveva messo fine
alla festa, mandando tutti gli invitati a casa, adducendo come scusa un
malore
di Draco.
Aveva
anche chiesto a
Scorpius di dormire da lei così che il suo papà
sarebbe riuscito a riposare in
pace.
Poi
con un colpo di
bacchetta aveva lasciato un messaggio per Draco spiegandogli tutto, e
augurandogli una splendida notte.
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Draco
era sdraiato con
la schiena sul pavimento. Stava scomodo ma per nessuna ragione al mondo
se ne sarebbe
lamentato: Potter era appoggiato con la testa sul suo petto, e dal
respiro
lento sembrava dormire.
Che
idiota che era
stato, rinunciare a tutto questo per uno stupido senso di colpa verso
una donna
che non aveva mai amato. Dafne, ammalatasi improvvisamente, era morta
con la
consapevolezza che suo marito non la voleva, che amava
un’altra persona, che l’aveva
tradita. Aveva sofferto e questo lui non se lo perdonava, per questo
aveva
chiuso ogni rapporto con Harry. Voleva espiare in qualche modo,
dopotutto non
era colpa di sua moglie se non era riuscito ad amarla come meritava. I
giorni
erano trascorsi in fretta, portando con se anni di solitudine.
Harry
non si era mai
meritato uno come lui.
Era
consapevole che
quando aveva troncato la loro storia, decidendo tutto lui senza per
altro spiegargli
nulla, l’aveva ferito ma non era riuscito a fare altrimenti,
e da quel giorno
pur di non soffrire lo aveva evitato.
Sapeva
che se solo l’avesse
rivisto tutte le sue difese sarebbe crollate, e la situazione in cui si
trovava
ne era una prova. Lo amava ancora, dopo 3 anni in cui non si erano
visti
neanche per sbaglio, non era riuscito a dimenticarlo e a quanto pareva
nemmeno
lui.
Harry
si mosse, si
stiracchiò. Draco si irrigidì, consapevole dello
scontro che ne sarebbe
conseguito di lì a poco.
Come
se avesse sentito
i suoi pensieri Harry saltò su come una molla,
freneticamente si rivestì.
Sembrava non vedesse l’ora di prendere le distanze e Draco
glielo lasciò fare,
incapace di parlare. Si rivestì anche lui ma più
lentamente.
«Io
me ne vado»
proruppe rompendo il silenzio, Draco alzò di scatto la testa
giusto un attimo
prima che Harry si sbattesse la porta alle spalle.
Fissò
la porta per
alcuni minuti prima di scuotersi e scendere in cucina. Di dormire non
se ne
parlava, aveva bisogno di fare qualcosa: muoversi e non pensare, fu
così che si
recò nella sala degli allenamenti e si sfinì fino
a crollare a terra senza
forze.
Il
messaggio di Pansy l’aveva
letto prima, quando ricordandosi di suo figlio gli era salito il
panico, poi
mentre Harry ancora dormiva gli era piombato addosso un biglietto di
Pansy che
l’aveva calmato e lui si era lasciato andare, godendosi la
vicinanza di Harry,
forse per l’ultima volta.
Et
voilà: un capitolo nuovo nuovo, tutto per voi.
Cosa
ne pensate? Su su, commentate.
Un
bacio, al prossimo e
(credo) ultimo capitolo.
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