E se quella sera...

di Miss Fayriteil
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Cadie ***
Capitolo 2: *** Crizona ***
Capitolo 3: *** Teddiope ***
Capitolo 4: *** Arixie ***
Capitolo 5: *** Callibel ***
Capitolo 6: *** Arison ***



Capitolo 1
*** Cadie ***


CADIE
 



So che non dovrei, eppure per la decima volta in un minuto, mi giro a guardarla. Non so perchè mi faccia questo effetto. Mark direbbe che sono suggestionabile, perchè la storia con Erica è finita da poco. Finita... può considerarsi finita una storia che praticamente non è neanche cominciata?
  Comunque. Mi giro di nuovo a guardarla. Okay devo smetterla. Ha i capelli biondi... anche Erica ha i capelli biondi. Spero solo che non abbia il suo stesso carattere. A quanto pare si chiama Sadie ed è un’amica di Meredith dei tempi del college, che si è rifatta viva. Grazie Mer. Cristina è gelosissima e in fondo la capisco: loro sono Meredith e Cristina le “gemelle siamesi”; questa è il terzo incomodo, in un certo senso.
  Sadie. Io sono sicura che flirta con me, lo capisco da come mi guarda. Non devo cedere agli impulsi che mi manda, devo rimanere concentrata. Ma perchè poi? Del resto potrei anche non volere una storia seria. Insomma, con George avevo una storia seria e mi ha tradito, con la sua migliore amica. Con Erica poteva nascere qualcosa di serio e mi ha mollata nel parcheggio dell’ospedale. Non cerco una relazione vera e propria, voglio solo... sentirmi meglio per un po’.
  Mi giro ancora a guardarla. Comunque è bella. Oddio! Sta sorridendo! Distolgo subito lo sguardo imponendomi di non arrossire.
 
 
Mark è andato a letto con Lexie, me l’ha confessato poco fa. Che incosciente. Mi ha detto di essere consapevole dei rischi che corre se Derek dovesse venirlo a sapere e che non succederà più. Certo, come no. Ne abbiamo parlato dopo un momento molto imbarazzante, in cui erano coinvolte, ovviamente, Sadie e Lexie.
  Abbiamo deciso che ci supporteremo a vicenda per evitare di cadere in tentazione. Come ho detto a Mark, non posso permettermi un altro disastro sentimentale in ospedale. Si preparano delle giornate molto lunghe, ma ne va della mia dignità.
 
 
Dopo il lavoro andiamo al bar, come tutte le sere. Ci sediamo al bancone e ci mettiamo a fissare Joe, che ci guarda come se fossimo ammattiti. Non dobbiamo guardare verso Sadie e Lexie.
  «Siamo stati bravi, oggi» dice Mark.
  «E se siamo forti» continuo io.
  «Non ci ubriachiamo» aggiunge il mio migliore amico.
  «E continuiamo a fissare Joe, tutto andrà bene» termino io. Joe guarda noi che lo fissiamo con insistenza. «Salve» ci fa incerto. «Volete qualcosa?»
  Noi continuiamo a fissarlo in silenzio, mentre io mastico una cannuccia da cocktail rossa. 
  «Così mi mettete a disagio» aggiunge. All’improvviso Mark dice quello che non avrebbe mai dovuto dire. «La vita è una sola. Non la voglio sprecare».
  «No! No! Mark, no!» esclamo io in preda al panico. E il nostro programma monofase per liberarci dalle matricole sexy? Non può abbandonarmi così! «Mark, Mark! Guarda Joe! Guarda me!»
  Lui si gira a guardarmi. «Scusa, Callie» mi fa. «Io vado a Denver». Dopodichè si alza e raggiunge Lexie. Che bastardo schifoso, mi ha lasciata qui da sola! Mentre continuo a pregarlo a bassa voce, lui esce dal bar insieme a Lexie. Sadie è ancora lì in piedi. E mi sta anche guardando! Okay, devo avere il coraggio di farlo, in fondo che cosa ho da perdere? Probabilmente durerà un giorno o una settimana, ma al momento non mi importa. Vado verso di lei e in silenzio le faccio segno di seguirmi. Usciamo insieme e non appena siamo all’aperto, la afferro per le spalle e la bacio. Wow, l’ho fatto davvero!
  Non mi allontana, come pensavo avrebbe fatto. Quando ci separiamo lei mi dice: «Era ora!»
  A questo punto Sadie mi da un bacio su una guancia e se ne va. «Buonanotte Callie» mi dice.
  Io rimango per un po’ ferma fuori dal bar a riflettere. Ho fatto bene a baciarla, non volevo passare il resto della mia vita a chiedermi cosa sarebbe successo se non lo avessi fatto.
 
 
Sono appena arrivata in ospedale. Vedo Mark e gli vado subito incontro. «Devo ammetterlo, avevi ragione» gli dico.
  «Ah, sì? A proposito di cosa?» mi chiede.
  «Sul fatto che la vita è una sola e che non bisogna sprecarla» gli rispondo sorridendo. Era tanto che non sorridevo davvero. «Sono andata a Denver, Mark».
  «Davvero?» fa lui fermandosi all’improvviso. «Brava Callie, sono fiero di te».
  Ad un tratto sento una mano sulla spalla. Mi giro, è Sadie. Senza una parola mi prende per mano e mi porta con sè. Sapevo che saremmo andate nella stanza del medico di guardia. Mi fa entrare, poi mi segue chiudendosi la porta alle spalle. Mi fa sedere su uno dei letti e fa la stessa cosa.
  «Mi sei mancata stanotte, dottoressa Torres» mi dice mentre mi bacia il collo.
  «Anche tu mi sei mancata, dottoressa Harris» le rispondo, sfilandomi il maglione. Non ho neanche avuto il tempo di andare a cambiarmi. A questo punto la faccio sdraiare sul letto...
 
 
Più tardi esco dalla stanza del medico di guardia, cercando di raccogliermi i capelli per dar loro una parvenza di ordine. Salgo le scale fino al piano superiore e a questo punto vedo Sadie uscire dalla stanzetta facendo finta di niente. Non è il caso di renderlo pubblico. Vado di corsa a cambiarmi e mi preparo a cominciare la mia giornata di lavoro. Mi rendo conto della differenza comunque: oggi mi sento molto più serena e rilassata, rispetto ai giorni scorsi. Io e Sadie durante il giorno quando ci vediamo ci comportiamo normalmente, anche se io non sento più quella tensione che mi provocava il cercare di ignorarla. Adesso sono più serena, a parte che quando la guardo negli occhi ho un bisogno impellente di toglierle i vestiti di dosso. Ma questo è normale.
  Durante la pausa pranzo, passo per sbaglio dal reparto di pediatria e così per caso lancio un’occhiata all’interno. Vedo una dottoressa giovane che dev’essere appena arrivata perchè non l’avevo mai vista prima d’ora. Ah certo, dev’essere la sostituta del dottor Kenley che è morto poco tempo fa. Ne avevo sentito parlare. È bionda, anche questa, ed è molto molto carina. All’improvviso il senso di colpa per Sadie mi assale e passo oltre.
  Nel pomeriggio ho solo un’occasione per parlare con lei e decidiamo di vederci ancora dopo il lavoro. Vorrei portarla a casa, ma visto che c’è anche Cristina, questa possibilità è fuori discussione. Andremo da Joe, cercando di non farci vedere insieme e poi torneremo qua. Non so bene perchè, ma mi scoccerebbe parecchio se qualcuno, tranne Mark ovviamente, dovesse venirlo a sapere. In effetti Sadie e io ne abbiamo parlato e abbiamo deciso di tenere questa cosa per noi. Non vogliamo creare gelosie tra le matricole (io sono al quinto anno) o casini con Cristina o Mer.
 
Mi sveglio al mattino e sono ancora sul letto della stanzetta, con Sadie addormentata accanto a me. Abbiamo passato la notte qui! Insieme! Manca ancora circa un’ora all’inizio del mio turno e mentre aspetto che Sadie si svegli passo in rassegna la scorsa notte. Mi viene solo in mente che è stata fantastica. Il cercapersone di Sadie suona e lei si sveglia di soprassalto. «Che succede?» biascica. «Accidenti, è il pronto soccorso, devo andare» dice guardando il cercapersone. Si alza e comincia a vestirsi in tutta fretta, mi da un veloce bacio sulle labbra e poi esce di corsa dalla stanza. A questo punto anche io mi alzo, mi vesto ed esco dalla stanzetta, guardandomi intorno per essere sicura che non ci sia nessuno.
  Durante la giornata vedo ancora la pediatra nuova. Sta litigando con la Bailey per un paziente. Chissà che tipo è. Dopo la vedo andare via e noto che ha delle scarpe da ginnastica con le rotelle. Sempre più strano! Non credo che potrebbe starmi simpatica, mi sembra troppo imprevedibile ed eccentrica per una persona come me.
  Nella pausa pranzo mi siedo al tavolo con Mark e parliamo un po’ delle nostre nuove fiamme. Lui mi dice che la sua storia con Lexie è ancora un segreto perchè ha un vero terrore dell’eventuale reazione di Derek, o di Meredith o di entrambi. Io gli rifaccio lo stesso discorso che avevo fatto con Sadie: non oso pensare a come potrebbero reagire gli altri se lo sapessero. E con gli altri intendo Meredith e Cristina. Insomma la Yang è la mia coinquilina e Meredith è la sua migliore amica. Non credo sarebbero contente di venirlo a sapere.
 
Tre settimane dopo...
 
Ho passato un periodo fantastico con Sadie, ma ho appena saputo che il capo l’ha licenziata. A quanto pare non ha mai completato l’università di medicina e sperava di imparare con la pratica. Quando me l’ha detto sono rimasta stupita dal sentirmi così dispiaciuta. Credevo di essere molto meno coinvolta emotivamente questa volta.
  Sapevo che questa sarebbe stata una storia destinata a non durare, lo sapevo fin dall’inizio, ma ci sono rimasta male lo stesso. Stavamo bene insieme e non intendo solo per il sesso, ma in generale. Per fortuna se ne va prima che io abbia il tempo di innamorarmi di lei, come invece è successo con Erica. Rimarrò di nuovo da sola, ma questa volta non sarà così traumatico. Almeno me l’ha detto in anticipo, così posso prepararmi psicologicamente.
  Ho visto ancora un paio di volte la pediatra durante questo periodo e sono sempre più convinta che sia una persona piuttosto insopportabile. Almeno non dovrò mai parlarci, credo.
  In queste tre settimane io e Sadie ci siamo viste quasi tutte le sere dopo il lavoro. Di solito siamo andate nella stanzetta, ma due volte sono andata a casa sua e sono anche rimasta lì a dormire. Cristina però non ha mai fatto domande, è davvero una brava coinquilina.
  Ne ho parlato anche con Mark in questi giorni e mi sono resa conto di essere davvero triste per il fatto che Sadie deve andarsene. Lei mi ha detto che aveva lasciato che le altre matricole la operassero di appendicite, ma alla fine loro hanno fatto casino e sono dovute intervenire Meredith e Cristina, a salvarla. Lo sapevo già ovviamente, ma raccontato da lei è stato più divertente.
 
 
Domani Sadie se ne va. Oggi è la sua ultima sera e decidiamo di trascorrerla degnamente a casa mia. Sì esatto, a casa mia. Cristina sta a dormire da Owen perciò non dobbiamo preoccuparci di lei.
  Suona il campanello, sul tardi. Apro la porta ed è lei. Mi guarda con quell’aria un po’ indolente tipica di Sadie Harris che col tempo ho imparato ad amare. Più ci penso e più mi rendo conto di quanto mi mancherà.
  Non è stata una storia seria, ma proprio come volevo mi ha aiutata a sentirmi meglio. Ora il pensiero di Erica mi fa male, ma non mi fa sentire come se avessi una roccia sulle spalle.

 
 
N.d.A. Okay spero vi piaccia, dico solo questo. Non odiateci, perchè siamo entrambe delle Calzoniane e volevamo solo fare un esperimento.
A proposito, forse qualcuno noterà che è leggermente diversa da prima. L'ho solo migliorata un po'. Detto questo, buona lettura e aspettiamo con ansia le vostre recensioni!


 

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Capitolo 2
*** Crizona ***


CRIZONA

 
Non l’avevo mai vista davvero, prima d’ora, è l’unica spiegazione possibile, per non essermi mai accorta di lei, neanche durante quel breve periodo in cui abbiamo lavorato insieme in pediatria.
  Non saprei nemmeno dire com’è cominciata perchè è stato tutto così strano, è stata una cosa improvvisa e non mi pento neanche un po’ della scelta che ho fatto. Ovviamente Calliope mi manca, ma non riesco a non pensare al motivo per cui abbiamo rotto.
  Non mi spiego di non essermi mai accorta di quanto gli occhi a mandorla fossero sexy. O forse sono solo i suoi ad esserlo, comunque. Cristina Yang. Sembra assurdo anche a me quando ci penso. Non avrei mai pensato che avrei potuto mettermi con lei, anche se solo per poco. Cioè so già che questa storia durerà finchè non ci riprendiamo, lo sappiamo entrambe. Però è un modo come un altro di consolarsi. Io e Calliope abbiamo rotto per il fatto che lei vuole dei figli e io no. Forse sono stata un po’ precipitosa, in fondo la sua era solo un’idea, ma è un’idea che potrebbe condizionare tutta la mia vita in un modo che non mi piace. Mi piacciono i bambini, ovviamente, ma non ne voglio di miei. Non c’è una spiegazione razionale.
  Invece Cristina era in crisi con Owen per la storia di Teddy, il nuovo cardiochirurgo. Non so se loro due siano stati insieme, erano nell’esercito, ma sicuramente Teddy ha una cotta pazzesca per Owen. Per questo l’ho invitata fuori nella serata tra amiche. Teddy non Cristina. Però era venuta anche lei, insieme a Meredith. C’era anche la Bailey e mi hanno portata con l’inganno a giocare a baseball, anche se non avrei voluto. Comunque non è stato così male.
  Sto divagando.
  Con Cristina... non so, è stata una cosa così improvvisa, inaspettata soprattutto. Non posso dire di essermene innamorata. Non ho per niente dimenticato Calliope, la amo ancora e continuerò ad amarla, non importa se non stiamo insieme. Però... cioè con Cristina è una cosa semplice, anche lei non vuole pensare a Owen per un po’. E credo che lei pensi lo stesso di me. Comunque mi piace. Ho scoperto un nuovo lato del suo carattere. Sa essere molto dolce quando vuole.
  È piuttosto inquietante quello che sto pensando.
 
 
Insomma, tutto è cominciato per caso, ieri sera. Ero andata da Callie e Cristina a riprendere le mie cose, piuttosto depressa com’è facile immaginare. Sono entrata con le mie chiavi, che avrei poi restituito a Calliope e all’inizio pensavo che in casa non ci fosse nessuno. Poi in cucina ho visto che Cristina era seduta al bancone con un bicchiere di vino e aveva la stessa espressione che sentivo di avere io. “Owen” ho pensato. Ho fatto per andare nella stanza di Callie, per lasciarla sola con i suoi pensieri, ma lei mi ha vista. «Ehi, Arizona» mi ha chiamata. «Che ci fai qui?»
  «Oh, sono solo venuta... sai... a riprendere le mie cose» le ho risposto. «Credo che tra me e Calliope sia finita per ora». Ho iniziato a togliere le mie cose dai cassetti e a metterle in una sacchetto di plastica. Lei si è appoggiata alla porta della camera da letto. «Sarà strano non vederti più girare qui intorno o vedere la piccola Grey uscire urlando dal bagno perchè vi ha viste sotto la doccia».
  Scoppiamo a ridere, quella vicenda è rimasta negli annali. Poi torniamo serie. «Già. Anche per me. Però sai come vanno le cose ogni tanto» rispondo con un’alzata di spalle. Lei annuisce e fa: «Sì lo so. Ti capisco benissimo». Non dice altro, rimane impenetrabile, tipico di Cristina.
  È in questo momento che mi accorgo. Lei fa per andarsene ma io la fermo. «Aspetta. Resta qui con me, fammi compagnia». Entra in camera e si siede sul letto. Io finisco di mettere via i miei vestiti poi mi siedo sul letto accanto a lei. Non si sta tanto male.
  Ma cosa mi sta succedendo? Cristina? Cristina Yang?
  Cioè Cristina è solo la coinquilina della mia ragazza, ex adesso, che aveva finto di amare pediatria per non essere licenziata con la fusione. Non so se sia stato per quello, ma non è stata licenziata. Comunque. Il fatto è che stare seduta con lei è piacevole, ma non so bene in che senso.
  «Andiamo in soggiorno? Magari vuoi qualcosa da bere? Sai, per tirarti su di morale». Io annuisco. Mi siedo sul divano e Cristina arriva poco dopo con una bottiglia di vodka in mano. Si siede e me la passa. «Niente bicchieri?» le chiedo. «Niente bicchieri, niente regole!» esclama lei.
  Bevo un sorso e gliela passo. In dieci minuti facciamo fuori mezza bottiglia e io inizio a essere seriamente ubriaca. Oh, ma chi se ne frega?
  Cristina si volta verso di me. «Ora proverò a parlare di sentimenti» mi fa. «Cioè seriamente cos’è successo tra la Torres e te? Insomma sembravate la coppia perfetta!»
  «Lei vuole avere dei figli e io no» le rispondo stringendomi nelle spalle. «Abbiamo provato a far funzionare la cosa, ma nessuna delle due era disposta a cambiare idea, quindi abbiamo preferito chiudere. E invece con Owen? C’entra sempre Teddy?»
  «Sì» risponde lei, voltandosi di nuovo verso la parete. «Pare di sì». Okay è tornata la solita Cristina. Ora non parlerà più di sentimenti. Beve ancora un sorso di vodka, poi me la passa, senza guardarmi.
  «Non dovevo chiederti di Owen? Ti sei offesa?»
  «No, non dovevi. Ma non importa» mi dice a questo punto con voce impastata. Ha bevuto più di me. «Sai una cosa Robbins? Dovremmo lasciarli perdere. Dovremmo smetterla di pensare all’amore. Siamo chirurghi! Il nostro vero amore dovrebbe essere la chirurgia, non delle persone che ci fanno soffrire! Giusto?»
  «Sì, immagino che tu abbia ragione, Cristina. È molto meglio restare single, in fondo. Già». Sospiro e mi volto a guardarla e scopro che lei ha deciso di fare la stessa cosa nello stesso momento. All’improvviso mi scopro a perdermi in quegli occhi allungati e mi rendo conto di avere il folle desiderio di baciarla.
  Baciarla? No, no frena, aspetta un attimo. Trovare piacevole la sua compagnia d’accordo, ma desiderare di baciarla, no. È una faccenda completamente diversa. Insomma, è la Yang non posso seriamente desiderare di baciarla. Allora perchè un milione di mani invisibili sta spingendo tutto il mio corpo verso di lei? Cerco di frenare questo impulso con il risultato che mi contorco e quasi cado dal divano. «Che stai facendo?» mi chiede Cristina con aria perplessa. Io mi raddrizzo sperando di non essere arrossita. «Niente. Un... un crampo. È passato».
  Wow. Ma che cavolo mi succede? Sento di nuovo le mani che mi spingono. Prendo un altro sorso di vodka, e scopro che la bottiglia ora è vuota. «Oh, l’ho finita mi spiace». Cristina prende in mano la bottiglia e la esamina. «Non fa niente». Mi guarda negli occhi e io di nuovo mi perdo nei suoi. Dio! Devo smetterla! Sento di nuovo le mani che mi spingono e questa volta non mi oppongo. Tanto sarà lei a fermarmi. Oh, non mi ferma, mi sto avvicinando, le mie intenzioni sono chiare, perchè non mi ferma? È ubriaca, è ovvio.
  Smetto di pensare e all’improvviso mi rendo conto che la sto baciando. La sto baciando! Mi stacco subito e mi giro a guardare il muro. «Mi dispiace tanto» mormoro imbarazzata. Lei evitando il mio sguardo risponde: «Sì, beh, anche a me». Mi volto di scatto verso di lei.
  «Che intendi dire?» le chiedo. Lei risponde, rivolta alle proprie ginocchia: «Anche io ti stavo baciando. Forse ho bevuto troppo, non lo so».
  «Cristina, che stiamo facendo? Io amo Calliope e tu ami Owen. Stiamo impazzendo?»
  «Probabile. Ma ogni tanto impazzire è bello. Ascolta, Robbins, sei single di che ti preoccupi? Un bacio non è niente».
  Ci guardiamo. Cavolo ho bevuto davvero tanto. Mi sento la mente un sacco annebbiata. Ci alziamo in piedi e dobbiamo sostenerci l’una con l’altra per non cadere.
  «Ma Callie non torna stasera?» le chiedo a bassa voce.
  «No è di turno» risponde Cristina. «E anche Owen. Siamo a casa da sole». Ci guardiamo e scoppiamo a ridere nello stesso momento. Così senza motivo. Siamo davvero fuori di testa. Nella follia del momento la bacio ancora una volta. Ora mi sembra meno strano. Ci spostiamo verso la stanza di Cristina. Poi non mi ricordo più niente.
 
 
Il mio cercapersone suona svegliandomi. Apro gli occhi. Sono in un letto e sono decisamente mezza nuda. Okay. No aspetta, non è per niente okay. Che è successo? Guardo verso destra. Cristina sta ancora dormendo accanto a me e anche lei è decisamente mezza nuda. Oddio, ti prego dimmi che non è successo! Il cercapersone suona di nuovo e questa volta si sveglia anche lei. Si gira a guardarmi, poi si sdraia sulla schiena con la faccia tra le mani. «Oddio ti prego dimmi che non è successo» geme. Fantastico pensiamo le stesse cose. «Devo andare» le dico alzandomi di corsa e iniziando a vestirmi.
  «Certo» fa lei. «Ti stanno chiamando, devi andare». Finisco di vestirmi, poi le lancio uno sguardo implorante. «Non dirlo a nessuno. Neanche a Meredith».
  «Ma sei pazza?! Certo che non glielo dico! Se poi lo viene a sapere Owen, sai che casino?»
  «Giusto. Okay, sarà il nostro segreto» le dico annuendo.
  Esco di casa e corro in ospedale, dove la mia giornata inizia. Nonostante tutto però continuo a pensare alla scorsa notte, di cui non ricordo niente. La cosa che mi sorprende di più è che mi dispiace di non ricordarmi niente.
  Quando la vedo nei corridoi durante il giorno cerco di evitarla, anche se ho l’impressione che lei mi stia seguendo. È tutto molto imbarazzante, ma per fortuna nessuno sembra farci caso. Più difficile da evitare è Calliope che quando mi vede, almeno succede solo due volte, mi lancia feroci sguardi accusatori come se fosse solo colpa mia. Stronza. Okay mi è proprio scappato. In realtà non lo penso. Per tutto il giorno il ricordo mi perseguita. Mentre visito i miei piccoli umani, durante i due interventi, non faccio che pensare alla fantomatica notte passata con Cristina e penso che non mi fa impressione, però è strano. Molto strano. E nonostante tutto ho voglia di rivederla. Ma perchè? A parte che non doveva proprio succedere, pensavo che sarebbe stata la cosa di una notte. E allora perchè ho voglia di rivederla?
  È tutto così strano. All’ora di pranzo, mentre sto prendendo da mangiare, una mano mi afferra all’improvviso il braccio sinistro. «Ma che ca... Cristina! Che cosa c’è?» 
  «Arizona tu mi stai evitando». Be’ questo non posso negarlo. «Senti la Bailey mi ha assegnata a te, oggi e dobbiamo operare insieme un bambino, quindi non puoi continare a evitarmi e a non volermi parlare». La guardo. Ha ragione, perchè in effetti sul tabellone avevo letto il nome di Cristina e la Bailey me l’aveva detto, ma diciamo pure che ho fatto finta di niente.
  «Okay, Yang, hai ragione» le dico ad alta voce. «Va bene ci vediamo in sala operatoria alle tre. Mi raccomando, so che ti ricordi dell’altra volta che abbiamo provato a lavorare insieme».
  «Yang? Perchè improvvisamente mi chiami Yang?» mi chiede lei.
  «Era il nostro segreto giusto? Questo vuol dire che in pubblico ti tratto normalmente. O preferiresti che lo dica in giro, così posso chiamarti Cristina?»
  «No, va bene, dottoressa Robbins. Ci vediamo in sala operatoria». Si volta e se ne va. La guardo allontanarsi, un po’ dispiaciuta. Ancora una volta non capisco perchè mi sento così. Mi siedo al tavolo e inizio a mangiare. Dio che brutto stare qui da sola. Quasi quasi vorrei... no no, ma che cosa sto pensando? Se mi sedessi al tavolo con lei e qualcuno ci vedesse potrebbe farsi strane domande e chissà cosa succederebbe.
 
 
Alle tre sono in sala operatoria, pronta. Cristina mi raggiunge pochi secondi dopo. Sul tavolo operatorio Thomas Rey, che deve essere operato per una stenosi del giunto. Devo prendermi un momento come sempre quando opero un neonato.
  «Va bene, dottoressa Robbins, è tutto a posto. Quando vuole può cominciare» dice Cristina. Io la guardo freddamente. «Dottoressa Yang, ricontrolli la cartella, prima. Ormai lo dovrebbe sapere che prima di cominciare deve sempre esporre il caso».
  «Mi scusi, lo faccio subito» fa lei, restituendomi l’occhiata torva. Saranno le cinque ore più lunghe della mia vita, già lo prevedo. «Thomas Rey, trentadue giorni, gli è stata diagnosticata una stenosi del giunto-pieloureterale, sarà sottoposto a una pieloplastica per via laparoscopica… oggi».
  «D’accordo procediamo. Yang, insuffla CO2 nell’addome del bambino per avere lo spazio necessario ad operare». Dopo che lei ha eseguito, io pratico cinque piccole incisioni nell’addome del bimbo e inserisco gli strumenti. È difficilissimo operare quando il paziente occupa così poco spazio.
«Yang rimuovi il tratto di pelvi renale esuberante. Stai attenta a non lesionare i visceri addominali».
  «Non si preoccupi dottoressa, sono in grado di farlo». È un attimo. Mentre Cristina sta rimuovendo il tratto di pelvi, il mio sguardo passa e si ferma dallo schermo del computer a lei, che alza gli occhi e mi guarda. E mi guarda. Vedo le infermiere scambiarsi un’occhiata perplessa. Oddio che abbiano intuito qualcosa? All’improvviso il monitor inizia a lampeggiare e il regolare pigolio inizia ad aumentare di velocità e volume. Io abbasso subito lo sguardo sul paziente. C’è un’emorragia, l’intestino  si è lacerato.
  «Dannazione Yang, guarda che hai fatto!» esclamo furiosa. Cos’è adesso non riesce nemmeno più a concentrarsi durante un intervento? Lei, con aria leggermente offesa, fa: «Mi dispiace, è stato accidentale. Ora dovrà aprire per rimediare?»
  «No, Yang, non dovrò aprire» le rispondo secca. «Perchè io a differenza tua so fare il mio lavoro. Dammi gli strumenti, avanti». Lei mi passa gli strumenti e io fortunatamente riesco a riparare il danno. A questo punto gli inserisco uno stent interno, sempre in laparoscopia e mi rivolgo di nuovo a Cristina. «Va bene Yang, inseriscigli il catetere vescicale, vediamo se almeno questo sei in grado di farlo». Il mio sarcasmo non sfugge a Cristina, che mi lancia un’occhiata storta. A questo punto esco dalla sala, distrutta e mentre sto per aprire la porta automatica, sento Cristina dire a bassa voce: «Un catetere vescicale? Ma che vuole questa, io sono un chirurgo, accidenti!»
  Mi volto di scatto. Vorrei dirle qualcosa, ma non saprei che cosa, senza rivelare il nostro segreto, perciò rinuncio. Mi lavo e vado a controllare Thomas, per il post operatorio. Per fortuna sta bene, l’errore di Cristina non è stato niente di grave. Dopo averlo visitato mi dirigo finalmente verso la stanza del medico di guardia, sperando di poter riposare un po’. Sento dei passi dietro di me e mi volto. È Cristina e come mai non ne sono sorpresa? La guardo male e le dico: «Che ci fai qui? Ti avevo assegnato un compito».
  «Se n’è occupata un’infermiera, non è un compito da chirurghi e io sono un chirurgo! Noi due dobbiamo parlare».
«E di che cosa? Non dobbiamo parlare di niente. Ti avevo assegnato un compito e non hai voluto fare nemmeno quello. Che cosa vorresti fare adesso?»
  «Vorrei baciarti» fa lei. Mi salta letteralmente addosso e mi fa sbattere contro la porta. Io cerco a tentoni la maniglia, la abbasso, la porta si apre e noi due finiamo su uno dei letti.
  Wow! Okay questo è veramente sorprendente. Credevo che volesse solo dimenticare tutto. Oh, mio Dio, questo bacio mi ha fatto tornare in mente quello che è successo stanotte. Tutto quello che posso dire è che... non conosco affatto Cristina Yang. Cioè, se i ricordi corrispondono davvero a stanotte, è veramente incredibile quello che abbiamo fatto. Spero solo che Calliope non lo venga mai a sapere. Ma che sto dicendo, non lo verrà mai a sapere, perchè Cristina non parlerà!
 
 
Mi sveglio di soprassalto. Non so bene perchè, poi mi rendo conto che Cristina sta arrotolando uno dei miei riccioli attorno al suo dito. La guardo, sta dormendo. Interessante, farà sempre così? Beh, no, con Owen non può farlo. Dalla finestra entra una luce strana, inusuale. Per curiosità guardo l’orologio. Sono le cinque e mezza. Oh, maledizione, abbiamo dormito qui! In preda al panico, inizio a scuotere Cristina per una spalla. «Svegliati!» sibilo. «Cristina, svegliati, forza!»
  «Che cosa vuoi? Owen che c’è?» poi apre gli occhi e mette a fuoco la mia faccia. L’espressione del suo viso passa da assonnata a inorridita in un nanosecondo. «Arizona, che ci fai qui? Che ci faccio qui? Che ci facciamo qui? Devo andare, devo andare, devo andare». Si alza e si veste, poi senza una parola esce correndo dalla stanza. Perfetto. Spero che non arrivi in ritardo, perchè questo potrebbe portare a strane domande, magari qualcuno ci ha viste e la Bailey lo verrebbe a sapere e tutti lo verrebbero a sapere e Calliope mi odierebbe e chissà cos’altro potrebbe succedere.
  Okay, una cosa è chiara, niente e nessuno può farmi dimenticare Calliope. Però devo dire che Cristina mi fa stare molto meglio. Oddio, ne sto parlando come un oggetto, mi sembra di essere ritornata a com’ero da giovane. Molto lentamente mi alzo anche io. Mi vesto sempre più lentamente poi apro con molta calma la porta. Voglio ritardare il più possibile il mio ritorno alla civiltà. Guardo fuori, bene non c’è nessuno. Esco in punta di piedi e raggiungo il mio reparto preparandomi a cominciare un’altra giornata di lavoro.
 
 
La giornata è passata tranquilla, non ho mai incontrato Callie, ho parlato un paio di volte con Cristina, questo è stato molto piacevole e ora mi preparo a tornare a casa. Dopo essermi cambiata, vado a prendere l’ascensore. Schiaccio il pulsante e quando si aprono le porte, trovo una sorpresa. Delle persone escono e alla fine Calliope è lì di fronte a me. Oh. Entro e non sapendo che altro fare la saluto. «Ciao...»
  «Ciao!» risponde lei, quasi senza fiato. Le volto le spalle, mentre l’ascensore inizia a muoversi, ma sento il suo sguardo sulla schiena. Sono molto nervosa, non so bene se voltarmi e baciarla oppure continuare a cercare di ignorarla. All’improvviso la sua voce. «Arizona...»
  Il modo in cui pronuncia il mio nome fa scattare qualcosa. Mi volto e la bacio con passione, quasi come se tra noi non fosse successo niente. Ci separiamo e io faccio per baciarla ancora, ma l’ascensore si ferma e le porte si aprono. Esco e inizio a camminare lungo il corridoio. Okay ora devo fare una scelta. Anzi no, l’ha scelta l’ho già fatta. Devo parlare con Cristina ma penso che capirà. Credo comunque che sia ancora innamorata di Owen o almeno lo spero. Comunque non credo che tornerò con Callie, almeno per ora. Non ho ancora cambiato idea sul motivo per cui ci siamo lasciate. Comunque per quanto mi riguarda io amo Callie, la amo terribilmente e so che questo non cambierà, ma se voglio avere un futuro con lei, ed è quello che voglio, dovremo superare molte difficoltà.

 
    
 
N.d.A Okay lo so adesso mi odierete. Questa era davvero grossa. Però era un’idea troppo folle per non metterla in pratica, quindi abbiamo provato a correre il rischio.
Per la scena dell’intervento devo ringraziare Lara, l’altra mente criminale dietro a tutto questo e senza la quale sarei ancora a brancolare nel buio. Spero vi sia piaciuta e attendiamo con ansia le vostre opinioni! :)
 

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Capitolo 3
*** Teddiope ***


TEDDIOPE

 
Sono ufficialmente depressa. Non in senso patologico ovviamente, ma sono depressa. Ho trascorso la mia prima mattina da povera-donna-sola-e-abbandonata ciabattando per casa, con la mascherina dell’aereo in testa e una scatola di fazzolettini sotto il braccio. Uno spettacolo invidiabile. Vabè.
  Non so quale arcano meccanismo abbia messo in moto il mio povero cervello esausto quando mi hanno chiamato, facendomi sperare che fosse lei. Tant’è. Ero sdraiata sul letto, in pseudo-catalessi e mi è squillato il cellulare. Sono impazzita a cercarlo, poi alla fine era Mark. Pazienza. Mi ha detto che Cristina stava tipo dando i numeri e che aveva deciso di mollare il programma. Allora sono andata a casa sua e abbiamo deciso di andare al centro commerciale. È rimasta sconvolta di trovarmi lì, credeva fossi in Africa. Sì anche io lo credevo.
  Mi sono tagliata i capelli. Sono carini. Poi alla festa per la casa di Cristina ho deciso di trasferirmi da Mark. Casa mia è troppo vuota e mi deprime, appunto.
 
Alcune settimane più tardi.
 
Ci siamo presi la serata libera per festeggiare da Joe, perchè Derek ha ricevuto la sovvenzione per il suo trial sull’Alzheimer. Sono contenta per lui! Siamo seduti al tavolo, io, Mark, Derek e la Bailey. Dopo un po’ arriva anche Owen ma è di turno e rimane poco. Comunque la vera novità è Cristina. Fa la barista, il che è sconcertante, ma almeno sembra divertirsi.
  A un certo punto arriva anche Teddy che in teoria aveva un appuntamento. In realtà è rimasta solo un’ora perchè l’uomo con cui era uscita non le piaceva. Mi sento molto solidale in questo momento. Teddy prende un bicchiere abbandonato sul tavolo, in cui c’era il cocktail azzurro e assolutamente micidiale che si è inventata Cristina.
  «Ehi, ehi! Quello era mio! Adesso devi ordinarmene un altro!» urla la Bailey. Vederla ubriaca è uno spettacolo per pochi eletti. «Oddio, fa schifo» mormora Teddy. A questo punto inizia a blaterare. Parla del suo appuntamento andato male, ma non la ascolto davvero. Penso alle mie disgrazie personali, non ho bisogno anche di quelle della migliore amica della mia ex-fidanzata. Sottolineo ex.
  Si mette a parlare di quest’uomo, che le ha chiesto quale cucina le piacesse, qualcosa del genere, poi Derek le dice: «Ecco perchè non si rimorchia su Internet!»
  «Tu sei sposato, non puoi capire le mie ridicole escursioni del rimorchio su Internet!» esclama lei, con la testa appoggiata sul tavolo. Metaforicamente io la testa sul tavolo l’ho appoggiata settimane fa. Ma in effetti mi dispiace per lei, in fondo siamo nella stessa situazione. Non so se è l’alcool, la solidarietà o qualcos’altro, ma all’improvviso le prendo la mano. Lei alza la testa e mi guarda perplessa, ma non dice niente. E io non gliela lascio.
  «Ascolta Teddy. A volte è molto meglio restare da sole. Guarda me! Ho l’aria di una che sta male?»
  «Onestamente?» fa lei guardandomi fisso negli occhi. «Sì, è molto anche».
  Io rilasso le spalle e appoggio il mento in una mano. «Hai ragione sono depressa. È che non me l’aspettavo, a quest’ora dovrei essere in Malawy, con lei. La cosa che più mi fa male, è che dovrò vivere tre anni senza di lei! Mi dici come farò?»
  Mark mi mette un braccio intorno alle spalle e io appoggio la testa alla sua. Davanti a me c’è una ragazza con i capelli rossi, carina. Naah, non è il mio tipo. Mi manca Arizona. Da morire. Perchè è andata via? Io volevo partire con lei, mi sento abbandonata.
  In tutto questo non ho lasciato la mano di Teddy. È piacevole. Non sembra che le dia fastidio, anzi in questo momento sta stringendo la presa. Io la imito e lei mette l’altra mano sulla mia. Allora io faccio la stessa cosa. Sembra una coreografia studiata nei minimi dettagli. Intanto Mark, Derek e la Bailey hanno tenuto d’occhio tutto quello che facevamo. E ci guardano straniti.
  Teddy alza lo sguardo e i suoi occhi verdi incrociano i miei. Però... che begli occhi che ha. Non ci avevo mai fatto caso. Potrò tradire la mia ex-fidanzata con la sua migliore amica? Sarà contemplato dai codici di comportamento? Arizona è in Africa... Ma mi sto preoccupando più del necessario, Teddy avrà solo bisogno di contatto umano, posso capirla.
  «Callie?» la sua voce è così bassa, che non ci faccio caso subito. Poi mi volto verso di lei, con aria interrogativa. Lei aggiunge: «Senti... verresti a casa con me?»
  «Che?!» esclamo sconcertata. Che la sua stretta non fosse soltanto bisogno di contatto umano? La guardo di nuovo. «Teddy, stai dicendo sul serio?»
  «Non sto dicendo nel senso che intendi tu. È solo... che ne diresti di farmi compagnia, per stanotte? Sai così ci consoliamo. Puoi invitare anche Mark. Così facciamo un trio di single e depressi».
  No, non voglio anche Mark. Mi è venuta una mezza idea, anche se cretina e lui rovinerebbe tutto. Non so come, ma lui capisce, e da Dottor Bollore qual è, sono sicura che approva. Me l’aveva già detto che secondo lui dovevo consolarmi con qualcuno ed è davvero così grave se lo faccio con Teddy Altman? Ci guarda e fa: «No. Io torno a casa, a dormire. Voi... divertitevi». Ha quello sguardo. Ha sicuramente intuito, a Mark non posso nascondere assolutamente niente. Sorrido. Massì in fondo che male c’è? Guardo Teddy. «Va bene, vengo volentieri a casa con te». Ci alziamo e mentre stiamo per andarcene, Mark mi prende per un braccio.
  «Allora... tu e Teddy mangerete insieme il poundcake stanotte?»
  «Mark, sei tremendo! Sì, penso di sì. Cioè mi piacerebbe, ma non so se lei...» osservo.
  «La convincerai, Torres» risponde il mio migliore amico, cercando di non ridere. «Da che ti conosco hai sempre ottenuto tutto quello che volevi... O meglio, tutti quelli che volevi».
  Mi sforzo di fare un’espressione scandalizzata, poi mi affretto a seguire Teddy fuori. Da lontano sento Derek chiedere: «Mark, ma che succede?»
  «No niente. Callie e Teddy avevano voglia di un sorbetto insieme. A casa invece che al bar...» mi volto e vedo che tutti ci stanno guardando, attoniti. Faccio scorrere un dito sulla gola in direzione di Mark, poi finalmente ce ne andiamo.
 
Il giorno dopo
 
Teddy e io abbiamo passato la notte a casa sua e ora ci stiamo preparando per andare in ospedale. Non ci è sembrato strano neanche per un momento svegliarci insieme, prepararci insieme e uscire di casa insieme. Siamo quasi arrivate, quando arriva Cristina di corsa e inizia a camminare insieme a noi. Sembra che muoia dalla voglia di dire qualcosa. Noi la guardiamo e io le dico, cauta: «Ciao Cristina. Che ti succede?». Lei guarda prima Teddy e poi me e viceversa.
  «Mark mi ha detto una cosa. Cioè in realtà gli è scappata. Ieri sera, da Joe. Spero non sia vero. Cioè lui era sbronzo, può darsi che si sia confuso. Mi ha raccontato una cosa su voi due. Ma è impossibile, no? Insomma sono stata da Joe tutta la sera, a lavorare, l’avrei saputo». Il suo sguardo passa da me a Teddy. «Dottoressa Altman, mi dica che non è vero». Mark ha parlato? Oddio questo non l’avevo previsto. È sempre il solito, non gli si può mai chiedere di mantenere un segreto. Io e Teddy ci guardiamo, a disagio.
  «Callie, ti prego. Ti prego dimmi di no» dice guardandomi implorante. Ma perchè l’idea le da così fastidio? È strano.
  «Che cosa ti ha detto Mark?» le chiedo, per prendere tempo, mentre con la mente lo uccido in cento modi diversi. Non gli dirò mai più niente. Giuro. Però Cristina potrebbe aiutarci, non sta in ospedale quindi non rischia di parlarne con altri. Può darsi che lo renderemo pubblico, non c’è motivo di non farlo, ma tutto a tempo debito. Siamo quasi arrivate in ospedale e io senza pensarci, dico a Cristina: «Ci vediamo dentro. Io vado a prendere un caffè. Vieni Teddy?»
  «N-no. Io non entro. Non ancora» risponde Cristina, fermandosi di colpo. Certo, lei non entra. Per quello avevo pensato che poteva aiutarci dal momento che non sta in ospedale. Che ovvietà. All’improvviso mi viene in mente una cosa. Dico a Teddy di aspettarmi al chiosco del caffè e rimango indietro con Cristina. Aspetto che Teddy sia entrata poi mi rivolgo a Cristina.
  «Che cosa ti ha detto Mark, Cristina?»
  «Mi ha detto... ma è talmente assurdo... che tu e la Altman andavate da lei per la notte. A gustarsi un sorbetto, parole sue. Però intendeva... che avreste fatto sesso. Non è vero. Dimmi che non è vero».
  «Cristina, non so come dirtelo... però sì è così. Ma adesso spiegami, primo perchè Mark te l’ha detto e secondo cos’è che ti da tanto fastidio? Siamo due donne adulte, single e depresse».
  «Me l’ha detto, perchè a quanto pare era talmente eccitato e stupito che fosse successo, che doveva per forza dirlo a qualcuno e lì c’ero solo io. Gli altri erano già andati via quindi l’ha detto a me. Sembrava... contento. Non so perchè mi da fastidio Torres. Non so neanche se mi da davvero fastidio. Forse devo solo farci l’abitudine. Okay... ciao». Si volta e si incammina verso casa sua. Io comincio ad avviarmi verso l’ospedale, quando la sua voce mi richiama.
  «Callie?»
  «Che c’è?» le chiedo voltandomi di nuovo. Lei mi guarda perplessa. «Tu e Teddy? Sul serio?»
«Sì sul serio, a quanto pare!» rispondo scoppiando a ridere. «Io e Teddy. Io e la migliore amica della mia ex-fidanzata, che per inciso mi ha lasciata in aeroporto per andare in Africa!»
  «Ti stai vendicando! È una vendetta nei confronti di Arizona!» esclama Cristina, con l’aria di qualcuno che capisce qualcosa all’improvviso. Io mi fermo e la guardo. È una vendetta? Mi sto davvero vendicando? Forse in parte è così, ma non del tutto.
  «Non lo so, Cristina. Forse sì, forse è una vendetta. Sono una persona orribile?»
  «Io non giudico, Torres, lo sai» fa Cristina stringendosi nelle spalle. A questo punto si volta e se ne va. Io raggiungo Teddy che mi stava aspettando al chiosco del caffè.
  «Che voleva la Yang?» mi chiede. Io le sorrido. È davvero solo una vendetta? Sono così insensibile? Forse no. «Voleva sapere se quello che le ha detto Mark riguardo a noi due e stanotte era la verità».
   «E tu che cosa le hai detto?» dice Teddy, guardandomi allarmata.
  «Le ho detto che era la verità. Io mi fido di Cristina». Con il caffè in mano andiamo nello spogliatoio e ci cambiamo, poi usciamo, pronte a cominciare la giornata. Più tardi sono appena uscita dalla sala operatoria dopo una sostituzione d’anca e vedo Mark che mi viene incontro con il suo sorriso canzonatorio, stampato in faccia. «Callie! Allora? Che mi racconti?»
  «Non parlare» lo interrompo subito. «Sono arrabbiata con te!»
  «Arrabbiata e come mai?» mi chiede. «La notte con Teddy non è stata una buona idea?»
  «Smettila! Non fare battute! Con Teddy è andato tutto bene. Ma tu perchè l’hai detto a Cristina?»
  «Non so, dovevo parlarne con qualcuno e c’era solo lei» risponde lui. «Ma di che ti lamenti, lei non viene neanche in ospedale, gli altri non lo sapranno! Ma tu come fai a saperlo?»
  «Me l’ha detto stamattina» gli rispondo, secca. «Ha raggiunto me e Teddy e ci ha chiesto se era vero. Sembrava molto preoccupata, non so perchè. A parte che secondo lei mi sto semplicemente vendicando di Arizona».
  «E non è così?» mi chiede Mark, ironico. Io lo guardo male. «No! Ma per chi mi prendi? Non sono mica lei! Io non illudo le persone e poi le lascio in aeroporto!»
  «Non è solo una vendetta?» mi chiede Mark meravigliato. «Allora Teddy ti piace davvero».
  Io rimango ferma per un attimo a pensare. Allora Teddy mi piace davvero? Non lo so, forse sì. Probabilmente sì. Quindi mi piace Teddy, non l’avrei mai creduto. Guardo Mark sorridendo, senza parlare. Lui mi abbraccia. «Congratulazioni Torres».
  A questo punto se ne va, lasciandomi lì da sola con un’incredibile voglia di vedere Teddy. Mi guardo intorno. Ma dov’è Teddy? Non la vedo da un po’. Dato che ormai sono in pausa pranzo, mi dirigo verso la caffetteria, pensando che magari è andata a mangiare. Quando entro però, vedo chiunque tranne lei. Prendo un sandwich ed esco subito, per evitare domande imbarazzanti da parte di chi c’era ieri sera. Ho visto Derek e Owen, perciò preferisco evitare di incontrarli.
  Esco dalla caffetteria e inizio a cercare Teddy, ma sembra essersi volatilizzata. Passo davanti al reparto di pediatria e guardo dentro. Sento una stretta allo stomaco. «Strega» dico a bassa voce. Non posso credere che mi abbia fatto questo, credevo che mi amasse.
  Passo poi davanti alla nostra stanza privata e sento dei rumori strani, come se qualcuno stesse lanciando degli oggetti. Incuriosita apro la porta e rimango impietrita. Teddy, ha la sua borsa aperta ai piedi e sta lanciando lo stetoscopio e altri oggetti contro il muro. Sembra in preda ad una crisi isterica. Entro di corsa e la prendo per le spalle. «Teddy!» esclamo. «Teddy calmati! Sono io, guardami». Lei alza lo sguardo con aria smarrita.
  «Che cosa ho fatto?» fa lei smettendo di tirare le cose e sedendosi sul divano. «Mi sento in colpa».
  «In colpa?» le chiedo. «E perchè? Tu non hai fatto niente. È per stanotte?». Lei annuisce.
  «No, no, Teddy non devi assolutamente sentirti in colpa. Non ne hai motivo» le rispondo, tenendola per mano. All’improvviso faccio la prima cosa che mi viene in mente, la bacio. È una bellissima sensazione, ma lei si stacca quasi subito, con aria spaventata. «Che c’è?» le chiedo.
  «Callie, tu-tu... senti stanotte è stato stupendo, davvero. Non credevo che sarei mai stata con una donna e non avrei mai creduto che ci avrei provato con te. Ma non possiamo più farlo, insomma, la tua fidanzata è la mia migliore amica e...»
  «Ex-fidanzata, Teddy» la interrompo. «Ex. Arizona se n’è andata, starà via tre anni! Perchè devo soffrire per una cosa che ha fatto lei? Ho sofferto troppo in questi anni. Adesso voglio solo...stare bene. O almeno provarci. E stare con te mi fa stare bene. Non sentirti in colpa». Lei mi guarda, ha un’espressione veramente triste.
  «Voi due eravate la coppia perfetta, io mi ispiravo a voi due. Non riesco a credere che sia finita così. Sembravate fatte l’una per l’altra». Appoggia la testa sulla mia spalla e io la stringo. Teddy. È davvero incredibile, eppure eccomi qua. Con un sospiro le rispondo: «Eravamo Teddy, hai azzeccato l’espressione. Senti, anche per me stanotte è stato stupendo e a proposito... vorrei proprio replicare». La guardo sorridendo e finalmente riesco a strapparle una risatina. Siamo pronte per scappare nella stanzetta, quando il mio cercapersone suona. È un’emergenza. «Devo scappare. Ci vediamo a casa» dico a Teddy, poi con un bacio veloce corro via.
  Più tardi la mia emergenza si è risolta e vedo Teddy che mi aspetta appoggiata al bancone. È la prima volta che la trovo sexy, ma lo è. Veramente. Mi avvicino a lei. «Andiamo?» mi fa. Ci cambiamo e poi torniamo a casa. Sono tornata nel mio appartamento. Mark mi ha fatto capire che non gli andava di trovarci insieme sul suo divano, mi sembra chiaro.
  Entriamo in casa e ci togliamo le giacche. «Allora...» dico rivolta a Teddy. «Ti sei calmata? Stai un po’ meglio adesso? Dai siediti, adesso beviamo qualcosa e parliamo un po’, okay?»
  Riempio due bicchieri di vino e ne porgo uno a Teddy, sedendomi sul divano accanto a lei. Teddy ne beve un sorso e lo appoggia sul tavolino. Poi lo toglie di mano anche a me.
  «Che stai facendo?» le chiedo, con aria incerta. Lei si sporge verso di me e mi bacia.
  «Non ho molta voglia di parlare» mi fa. Io le sorrido. «Questo è perfetto. Nemmeno io». La bacio di nuovo e le tolgo il maglione, lasciandolo cadere sul pavimento.
 
Chiudo la porta di casa e raggiungo Teddy in cima alle scale. Ormai lo facciamo ogni giorno. Di andare al lavoro insieme dico. In realtà facciamo anche altre cose. Molte altre cose. Arriviamo in ospedale e la prima persona che vediamo è Cristina. Mi fermo a parlare con lei e lascio Teddy, che mi guarda con uno sguardo che potrebbe definirsi vagamente geloso. L’idea mi piace. Moltissimo.
  «Cristina! Che ci fai in ospedale?» le chiedo meravigliata. Lei mi sorride e mi risponde: «Ora sono pronta. Il momento di crisi mi è passato. Contenta?»
  «Se tu sei contenta, io sono contenta, Cristina. Sarà utile averti intorno. Tu sei l’unica a saperlo».
  «A sapere cosa?» mi chiede. Poi si ferma. «Aspetta... tu e Teddy? State ancora... sai... insieme?». Io la guardo per un attimo. Stiamo insieme? Beh di sicuro ci frequentiamo, andiamo a letto insieme, passiamo la notte l’una a casa dell’altra. «Sì una specie» le rispondo. Lei annuisce e se ne va. Sto per andarmene anch’io, quando sento la sua voce che mi chiede: «Lo direte agli altri?»
  «Non lo so. Forse sì. Penso proprio di sì».
  Vado a cambiarmi, poi inizio a passeggiare nei corridoi, controllo i miei pazienti e rifletto sul modo in cui potremmo farlo sapere agli altri. Non voglio mantenerlo segreto, mi sembra di fare qualcosa di sbagliato. Non vedo Teddy fino all’ora di pranzo, poi la incontro al bar. La vedo e vado subito a sedermi al tavolo con lei. Mi guarda perplessa e mi chiede: «Sei impazzita? Perchè ti siedi con me?»
  «Ho deciso di dire basta» le rispondo. «Basta ai segreti, basta ai sotterfugi e basta alle bugie. Non so cosa stiamo facendo, se stiamo insieme o che cosa, ma voglio renderlo pubblico».
  Per renderlo ancora più chiaro le metto la mano sul collo, la faccio voltare verso di me e la bacio. Così, all’improvviso, senza riflettere. Tutte le teste della caffetteria si girano subito a guardarci. A bassa voce Teddy, fa: «Quando si dice fare le cose per gradi...»
  Sorride e accenna un saluto con la mano. Okay, lo ammetto, è imbarazzante. Almeno non dobbiamo più tenerlo nascosto questo è positivo.
  Nel pomeriggio siamo un continuo bersaglio per commenti e battute, generalmente benevole. Derek ci blocca davanti al tabellone. «Era un bacio serio? Non avevi perso una scommessa Torres? Quella storia del sorbetto di Sloan era vera?»
  «Sì è tutto vero. Anche la storia del sorbetto, Mark è sempre il solito. Ho deciso di non aspettare il ritorno di Arizona sempre che ritorni. Non se lo merita». Anche Cristina ci chiede se è vero che ci siamo baciate al bar. Io le chiedo: «Tu non ci hai viste?»
  «No» risponde lei. «Ma credo di essere stata più o meno l’unica. Ero in sala operatoria. Ah no, anche Sloan non vi ha viste. Ma noi lo sapevamo già, perciò...»
  Nel pomeriggio abbiamo entrambe una mezz’oretta di pausa. Ci vediamo in corridoio davanti al tabellone. «Stanzetta?» le faccio senza guardarla.
  «Puoi scommetterci» mi risponde Teddy, iniziando a correre via. Il problema è che io ho saputo che stasera sarò di turno, perciò non potremo vederci a casa. Quindi penso che Teddy dormirà a casa sua. Oppure da me, le ho dato le chiavi. Sfruttiamo ogni secondo della pausa e alla fine restiamo sdraiate a letto, aspettando che qualcuno abbia bisogno di noi. Finchè non ci chiamano io voglio restare qui, a letto. Si sta bene.
 
Sono in sala operatoria con Shepherd. Dobbiamo operare un ragazzo per un processo di frattura trasversale a livello di L3 e L4. Io non ho ancora precisamente iniziato a lavorare e a un certo punto squilla un telefono. «Dottoressa Torres, è il suo». Accidenti. Derek mi guarda sospettoso. «Va bene ho un minuto me lo dia».
  L’infermiera me lo passa e io esco dalla sala operatoria. «Pronto?»
  «Callie, ma da quanto è che non vai più a fare la spesa? Non c’è più niente di commestibile qui. Sì sono a casa tua, è più accogliente, poi ormai mi sento più a casa qui che da me. Ti dispiace?»
«Teddy, Teddy, okay, ascolta. Domani andremo a comprare qualcosa, te lo prometto. Non mi dispiace che tu sia da me. Te le ho date apposta le chiavi. Non so quando torno, nel caso ci vediamo domani mattina, okay?»
  «Okay, buonanotte» mi dice. La saluto anch’io poi riattacco. Non credevo che avrei trovato un’altra fidanzata. Intendo una seria che ti ricorda di fare la spesa. Mi infilo il cellulare in tasca, mi lavo di nuovo, cambio mascherina e rientro in sala. Derek mi guarda con un leggero sorrisetto, molto da Mark. «Chi era al telefono? La Altman?»
  «Derek piantala. Sì era Teddy. Ma non fare battute. Vabè magari un pochino». Sorrido. Anch’io farei delle battute se fossi al posto suo.
  «Signori avete sentito?» dice Derek ad alta voce. «La Torres non vuole sentire battute sulla sua vita sentimentale. Possiamo solo dire che è felice accanto alla dottoressa Altman. Giusto Torres?»
  Io scuoto la testa. Però è vero che sono felice accanto a Teddy, questo lo devo ammettere. Non posso dire di essere più felice di quanto non lo fossi con Arizona, quello è impossibile, però sto provando a ricominciare da capo. Credevo che sarebbe stata l’avventura di una notte e che alla fine Teddy avrebbe voluto dimenticare e invece, siamo ancora qui così. Non saprei dire se stiamo insieme o no, ma di sicuro ci andiamo vicino. Molto vicino.
  Quando torno a casa, Teddy è già a letto e mi sembra che stia dormendo. Mi preparo e mi infilo anch’io sotto le coperte, dopo averle dato un bacio sullo zigomo. Mi da una bella sensazione farlo, come di familiarità. Lei si gira e apre gli occhi. «Ciao. Sei tornata presto».
  «Non è presto, Teddy. Dormi adesso, ne parliamo domani». Lei annuisce e mi prende una mano. Allora io l’abbraccio. Lei chiude di nuovo gli occhi e si rilassa contro di me. Al mattino apro gli occhi e lei non c’è più. Mi ha lasciato un biglietto in cui mi dice che è andata di corsa in ospedale, ma che fra poco torna così possiamo andare a fare la spesa. Ha paura che non mangi? Io oggi invece sono libera tutto il giorno e scommetto che lei lo sa. Stasera potremmo uscire a mangiare! Così, per festeggiare non so cosa, magari la nostra nuova vita. Insieme. Mi sembra ancora strano pensarci.
Mi arriva un messaggio di Teddy. Non può tornare a casa prima del tardo pomeriggio, niente spesa. Pazienza. Però come le dico che stasera usciamo, allora? Idea! Vado in ospedale, la trovo e glielo chiedo! Sono un genio! Detto fatto. Mi vesto e corro in ospedale. Quando arrivo inizio a cercarla dappertutto. Non la trovo nei corridoi, sarà in sala operatoria. Guardo il tabellone, non vedo il suo nome. Okay non è in sala operatoria, sarà in sala medici. Non c’è neanche lì. Okay magari è nella stanzetta. Guardo dentro, ma c’è solo Karev insieme a una pseudo infermiera. «Scusate» mormoro imbarazzata. Mi chiudo la porta alle spalle e me ne vado in punta di piedi. Okay magari è andata al bar a prendere un caffè. No, non è neanche lì. Va bene niente panico, non può essere scomparsa.  
  Mentre corro nei corridoi, la Bailey mi afferra per un braccio. «Torres che ci fai qui?»
  «Sto cercando Teddy» le rispondo senza fermarmi. Non mi interessa se lo sapranno tutti. Provo a telefonarle, ma parte la segreteria. Maledizione! Qualcuno sta complottando contro di me, scommetto che è Arizona che mi manda i suoi influssi negativi dal Malawi. Okay devo smettere di odiarla. Vengo fermata di nuovo, questa volta da Mark. «Perchè corri come una pazza?»
  «Sto cercando Teddy» a lui posso dirlo. «Voglio chiederle di uscire». Lui scuote la testa. «Aspetta non ti seguo. Uscire? Non state insieme, o come vuoi definirlo, da un po’ ormai?»
  «Voglio dire per un vero appuntamento. La serata da Joe non conta. Solo che non la trovo».
  Riprendo a correre in giro, chiamandola circa ogni trenta secondi al cellulare, ma trovando sempre la segreteria. Dio! Ma non è possibile! Intanto la notizia che sto cercando Teddy si è sparsa. Devo sopportare le battute di Cristina e Meredith, oltre che di altre persone, tra cui Karev, ma l’unico lato positivo che potrebbe esserci e cioè che Teddy salti fuori, non si presenta. Perfetto.
  A questo punto sono disperata. Sono pazza ma faccio l’unica cosa che mi viene in mente: le mando un 911 al cercapersone. Dopo che l’ho inviato, rimango all’accetazione, sapendo che fra non molto dovrebbe apparire. Infatti, pochi istanti dopo la vedo arrivare di corsa. Sembra terrorizzata. Si ferma davanti a me, col fiatone. «Callie! Stai bene? Perchè mi hai chiamata?»
  «Vuoi uscire a cena stasera? Per rivivere il primo appuntamento che non abbiamo mai avuto».
  «Aspetta» risponde lei, fermandomi con una mano. «Vuoi dire che non hai niente che non va? Che mi hai mandato un 911 soltanto per chiedermi di uscire? Okay, va bene, ma non potevi chiedermelo in un altro modo?»  
  «Ci ho provato, ma non ti ho trovata da nessuna parte! Si può sapere dov’eri?» esclamo.
  «In bagno» fa lei stringendosi nelle spalle. L’unico posto dove non ho guardato. «E poi in terapia intensiva a controllare un paziente. Sei venuta apposta per chiedermi questo?». Io annuisco. Lei sorride, mi da un leggero bacio sulle labbra e risponde: «Ci vediamo sotto casa alle otto».  La guardo allontanarsi, con un sorriso. Sono felice di uscire con lei stasera. Mi giro per andarmene e mi trovo faccia a faccia con la Bailey. Dallo sguardo che ha capisco che ha assistito a tutta la scena. Le passo accanto con un lieve sorrisetto e me ne vado. Quando entro in casa, mi faccio la doccia, poi inizio a pensare come vestirmi. Elegante ovviamente. Teddy come sarà? È strano uscire con lei, perchè sarà come un primo appuntamento, ma noi stiamo insieme da un po’ ormai. Stiamo insieme l’ho pensato ad alta voce. Pensare ad alta voce? Però è vero che stiamo insieme. Verso le sette e mezza sono pronta e suona il citofono. «Sì?» rispondo.
  «Tesoro sono arrivata, sei pronta? Io devo salire a cambiarmi». Tesoro? Non credevo che fossimo già arrivate a questo punto. Poco dopo entra in casa. «Mi sono fatta la doccia in ospedale, ma non avevo i vestiti eleganti». Circa venti minuti più tardi usciamo.
  La cena va molto bene. Il ristorante è carino, elegante al punto giusto e la compagnia è davvero piacevole. Ma questo lo sapevo già. Parliamo di tutto e di niente, di quanto questa serata sia strana, dei nostri ultimi interventi. I soliti discorsi, insomma. È tutto molto romantico, ma niente di esagerato. Mi ricorda il primo appuntamento con Arizona. Non pensarci, non pensarci. Teddy me lo legge in faccia, che qualcosa non va. Mi prende una mano e mi chiede: «Che c’è?»
  «Questa serata è bellissima. Così bella, che mi ha ricordato il primo appuntamento con Arizona. E mi dispiace, perchè sono qui con te e intanto penso a lei». Lei sorride e scuote la testa.
  «Non dispiacerti» risponde. «Capisco benissimo. Sai quanto mi ci è voluto per dimenticare Owen?». Io annuisco. Certo che lo so. Per quello l’avevamo invitata a giocare a baseball, nella serata tra donne.
  Un paio d’ore più tardi torniamo a casa. Non è tardi e nessuna delle due ha voglia di dormire, perciò la degna conclusione di questa splendida serata è praticamente ovvia. Ci chiudiamo in camera da letto e iniziamo a continuare il nostro finto primo appuntamento.
  Siamo nel bel mezzo di un bacio molto intenso, quando sentiamo bussare alla porta. Ci guardiamo. «Sarà Mark che ha dimenticato le chiavi. Vado a dargli la copia di riserva».
  «Lascia stare vado io. Dove le tieni?» fa Teddy alzandosi e infilandosi una vestaglia. Io le spiego in che cassetto sono e lei va ad aprire. Silenzio. Forse non è Mark. «Teddy chi è?»
  «Callie... for-forse dovresti venire». Oddio chi è? Un ladro? Gary Clark? Ma Gary Clark è morto! Mi infilo qualcosa e la raggiungo. Quando vedo chi c’è sulla porta rimango impietrita e mi stringo a Teddy d’instinto. Anzi faccio di più , le passo un braccio intorno alla vita. «Tu che ci fai qui?» chiedo aspra.
  Lo sguardo di Arizona passa da me a Teddy soffermandosi su di lei per un attimo. Sorride e ha un’espressione carica di sensi di colpa. «Sono tornata da te» risponde.
 

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Capitolo 4
*** Arixie ***


ARIXIE

 
Ecco come vanno le cose: parti per un viaggio di tre anni in Africa, te ne penti subito, torni a casa dopo neanche due mesi e scopri che la donna che ami non ti ha aspettata e adesso è incinta del suo migliore amico ed ex-amante. Magnifico.
  E come se tutto questo non fosse abbastanza, tu bussi alla sua porta, ti prostri, tuo malgrado, ai suoi piedi e lei cosa fa? Ti chiude la porta in faccia! Sempre più magnifico. In realtà quando sono arrivata a Seattle sono subito andata a casa e ho bussato alla porta. È stato un momento piuttosto imbarazzante, perchè ad aprirmi non è stata Calliope, bensì un signore sulla settantina dall’aria molto infastidita.
  A quel punto ho capito che doveva essere da Mark, infatti ho bussato da lui e ad aprirmi è stata lei e poi sapete com’è andata. Lei ha chiuso la porta, e io ho pensato che era inutile rimanere lì, quindi ho deciso di andare in albergo. Ho dormito un po’, poi il mattino dopo mi sono ripresentata da Callie e mi sono seduta lì fuori ad aspettare che uscisse. Altra scena bellissima. Lei esce, mi vede lì, mi chiede: «Sei stata qui tutta la notte?»
  Io le rispondo che no, non ero stata lì, ero andata in albergo a dormire ed ero tornata lì presto. Allora lei mi guarda e con un’aria molto distaccata mi fa: «Davvero, ti prego. Tornatene in Malawi». Poi mi volta le spalle e se ne va. Perfetto. Cose che ti fanno proprio sentire felice di esserti innamorata.
  In ospedale abbiamo dovuto operare insieme, ma Callie ha stroncato ogni mio tentativo di cominciare una conversazione. Anche più tardi, ci siamo viste fuori, io le ho aperto il mio cuore, le ho detto che la amo, che sono tornata dall’Africa per lei, ma niente. Lei non ha proprio intenzione di perdonarmi.
  Non parliamo poi di quando ho deciso, qualche settimana dopo di tornare a casa nostra, che però improvvisamente Calliope ha definito “casa sua”, dicendomi di andarmene e insultando le mie cose. Le sono stata dietro tutto il giorno, chiedendole di darmi un’altra chance, confessando i miei difetti, insomma non meritano tutti una seconda possibilità? In ascensore mi ha dato l’annuncio. La cosa che non avrei mai voluto sapere. È incinta. Calliope è incinta di Mark. Per un attimo ho avuto voglia di chiudermi la testa nelle porte dell’ascensore. Non è possibile! Un figlio con Mark Sloan, ma l’ha fatto apposta? Cioè era un modo per punirmi?
  Mi ha chiesto se accetto di far “parte del suo piano”. Dice che mi vuole con sè. In pratica mi sta chiedendo di tornare con lei. Però non so se sono pronta a perdonarla. Mi ha tradita. È vero che tecnicamente non stavamo insieme, però lei mi ha tradita. Per di più con un uomo.... come è possibile che sia innamorata di me ma che poi si fa consolare da un uomo? Ok il suo miglior amico, Mark c’è sempre lui di mezzo, gliela vorrei far pagare anche a lui, ma Callie... non so cosa fare, la amo quello è certo, però io le volto le spalle e lei mi tradisce. Insomma le avrò anche spezzato il cuore, ma lei non ha assecondato per niente il mio sogno, ha messo se stessa davanti a tutto e addio alla ragazza che diceva di amare. Bel modo di amarmi, se non sei disposta a venire con me per inseguire un mio sogno, in fondo tre anni cosa sarebbero stati?! Credo che per ora le dirò che ci devo pensare o non le risponderò affatto..magari le dico che devo farmi passare la rabbia prima, ecco sì le dico che prima ci dobbiamo calmare e poi parleremo di cose più concrete. Glielo dico e sembra comprendere. Speriamo.
 
 
Il mattino dopo vado in ospedale. Questo è bello. Il capo mi ha riassunta, però udite udite, non sono più la responsabile di pediatria! Qua le belle notizie si sprecano. Comunque. Il mio capo è un mezzo scemo di nome Stark, che non si sa come mai è stato assunto qui. Parlando d’altro, ho detto a Teddy che Calliope è incinta, ma che non so ancora cosa fare. Lei mi ha detto che devo capire se questa è davvero la vita che voglio. Una vita con Callie e un bambino? Penso di sì. Una vita con Callie, un bambino e Mark Sloan? No grazie. Okay, sono al punto di partenza.
  Per tutto il giorno evito Callie, ma lei mi insegue. Continua a chiedermi se ho deciso, ma io non ci riesco, non riesco a pensare che avrà un figlio da Mark! Chissà come è sempre colpa sua, non si accontenta di entrare in camera da letto, mentre noi... no, adesso mette anche incinta la mia donna! Poi cosa farà? Farà lo sposo al nostro matrimonio? Matrimonio? Okay, torniamo alla realtà. Dovrò affrontare Calliope stasera, per forza, la vedrò a casa. Praticamente abbiamo ripreso a vivere insieme. A quanto pare non voleva lasciarmi da sola in casa sua. Che carina.
  Quando arrivo a casa lei è lì, seduta sul divano. Sta leggendo un libro. Io mi tolgo la giacca e lei si accorge di me. «Allora? Hai preso una decisione?» mi chiede. Io la guardo per un po’.
  «No ancora no» le rispondo. Lei mi guarda ferita. Dovrei essere io quella ferita! «Callie, senti, cerca di capirmi. Sei rimasta incinta di Mark Sloan, non so se ti rendi conto di che cosa significhi per me! Prima voglio... cercare di non odiarlo e cercare di perdonarti. Ma tu non devi mettermi fretta».
  «Okay» fa lei alzandosi e andando a passo pesante in camera da letto. Io esco di casa, voglio solo schiarirmi le idee. Come mi chiudo la porta alle spalle, quella del 501 si apre e una furibonda Lexie esce di corsa sbattendola. «Arizona!» esclama quando mi vede.
  «Piccola Grey! Ehm... Lexie. Ciao! Che succede?» le chiedo. Sembra davvero fuori di sè.
  «L’hai saputo? Hai saputo cosa ha fatto quel... quel figlio di...» sembra troppo sconvolta perfino per concludere una frase. «Noi... noi eravamo appena... e adesso lui... cioè per la seconda volta... proprio non capisce... non gli importa...»
  «Grey, calmati» le dico con voce ferma. Andiamo a prendere l’ascensore. «Sì... ho saputo... è stata una delle prime cose che ho saputo quando sono tornata... so come ti senti, Lexie».
  «Ah certo» fa lei voltandosi verso di me. «Anche tu... certo anche tu... sei... anche Callie è coinvolta in questa storia, è vero, non ci pensavo». Sospira e quando le porte dell’ascensore si aprono esce e io la seguo. Ci fermiamo a parlare sul cancello. «Dovremmo fargliela pagare, Arizona»
  «Sì hai ragione» replico con un sorriso. «Ma come?»
  «Non lo so» mi risponde lei scrollando le spalle. Se ne va e io la guardo andare via. A questo punto torno a casa. Callie ha già spento la luce e decido di dormire sul divano. Sì la piccola Grey ha ragione, anch’io voglio vendicarmi, però come? Continuo a pensarci mentre mi preparo e mentre mi infilo sotto le coperte nel divano-letto. Come? Voglio davvero farlo, se lo meritano tantissimo tutti e due. Mi addormento tramando vendetta.
 
 
Al mattino mi sento ancora determinata a farlo. Sono al bancone e sto consultando la cartella di un mio piccolo umano, quando sento la Piccola Grey che mi chiama. «Dottoressa Robbins?»
  «Sì, che c’è Grey?» le chiedo voltandomi verso di lei.
  «Avrei bisogno di un consulto, potrei parlarle?». Io annuisco e lei si avvicina con aria furtiva. Mi mostra la cartella, ma capisco che è solo un pretesto. Infatti subito dopo mi dice a bassa voce: «So come possiamo vendicarci, Arizona».
  «Sul serio?» le rispondo sussurrando. «E come?»
  «Ci ho pensato stanotte. Dovremmo ripagarli con la stessa moneta, sai, tipo occhio per occhio». Io la guardo a bocca aperta. «Stai dicendo che... dovremmo...»
  «Andare a letto insieme, sì» conclude lei con un sorriso. Io scoppio a ridere. «Stai scherzando».
  «No affatto. Scusa vogliamo vendicarci giusto? E quale modo migliore che fargli capire cosa si prova ad essere traditi? Secondo me è un’idea geniale».
  «D’accordo» le rispondo. Sono piuttosto perplessa. «Ma tu... tu saresti disposta a venire a letto con me? Perchè insomma... capirei se...»
  «Senti» mi interrompe. Perchè delle due sono io quella imbarazzata? «Tu verresti a letto con me?»
  «Beh...» la studio attentamente. Di sicuro fisicamente non è da buttare. Per prendere tempo, glielo richiedo «Tu lo faresti?»
  «Direi...» mi risponde con aria pensierosa, «che non è in cima alla lista dei miei desideri, niente di personale, però possiamo provarci se è per una buona causa». Per tutta risposta, rido a bassa voce. A questo punto lei si volta e se ne va. Senza volere il mio sguardo cade sul suo fondoschiena ben fatto. Scuoto la testa e rialzo lo sguardo. Ma perchè no? Perchè no?
  «Lexie!» la chiamo ad alta voce.
  «Che c’è?» chiede voltandosi. Io le sorrido. «D’accordo». Lei mi lancia uno sguardo soddisfatto e se ne va correndo. Questo è assurdo. Cerco di concentrarmi di nuovo sul mio paziente, cercando di schiarirmi le idee. Andrò a letto con Lexie Grey per ripicca. È assurdo. Però la sua idea mi piace, lo ammetto. Anche io volevo vendicarmi di Calliope. Ora dobbiamo decidere quando, dove e come questa follia succederà. Dovremo incontrarci di nuovo e metterci d’accordo. Io e la Piccola Grey... chissà.
  Durante la giornata quando vedo Callie, comunque, mi sento più forte, come se questo segreto che io e Lexie condividiamo, mi faccia sentire più sicura. Lei non è ancora andata dalla ginecologa per farsi visitare. Dice che vuole aspettare cosa deciderò perchè vuole che sia lì con lei. Però è dolce, questo lo devo ammettere. Quando torniamo a casa me lo ripete, ma con un tono quasi rassegnato, come se ormai non ci sperasse più che possa perdonarla. Quello che non le dico è che in realtà ho già accettato la situazione in sè, cioè di avere un bambino con lei. Il punto è che non l’ho ancora perdonata del tutto, per quello aspetto. E poi c’è Mark.
 
 
Il mattino dopo come arrivo in ospedale, vado in sala medici a cambiarmi e subito dopo vedo la Piccola Grey raggiungermi di corsa. Ho idea che mi perseguiti. «Dottoressa Robbins» mi dice ancora col fiatone, fermandosi davanti a me. «La dottoressa Bailey mi ha assegnata a lei questa settimana».
  «Davvero?» rispondo senza sapere bene cosa dire. «Bene...»
  «Direi che è perfetto!» fa lei con un sorriso. È incredibilmente su di giri. «Così possiamo metterci d’accordo senza destare sospetti perchè continuiamo a parlare».
  «Ti è venuta qualche idea? Tu vuoi che loro ci scoprano giusto? La vendetta consiste in questo» le dico. Sono sicura che è così e infatti lei mi risponde: «Sì devono scoprirci quindi direi di farlo in un posto dove loro possono vederci di sicuro».
  «E dove a casa?» le chiedo con una mezza risata. La mia è una battuta, ovviamente, ma lei mi lancia uno sguardo indagatore. «Che c’è?» le chiedo.
  «Hai avuto un’idea geniale» mi risponde. Annuisce più volte come se fosse sempre più convinta della sua idea. «Lo facciamo a casa, magari in soggiorno, così quando entrano in casa... sorpresa!»
  «Tu sei pazza Lexie» le dico, guardandola sbalordita. «Sei seriamente fuori di testa. Vuoi farlo a casa? E a casa di chi? Nel caso lo farei da noi, però scommetto che tu vuoi farlo da Mark, insomma, io vorrei che a venire colpita di più sia Calliope e tu immagino Mark». Senza fare apposta mi sono resa conto di essere d’accordo con lei.
  «Sì a casa vostra, va bene. Perchè io credo che non entrerò mai più in casa di Mark, quindi è meno strano se ci trovano da voi. Poi dobbiamo decidere quando farlo succedere». Ci pensa un po’ poi aggiunge: «Ma non è strano?»
  «Che cosa?» le chiedo.
  «Questa cosa che stiamo facendo» mi dice la Piccola Grey. «Il fatto che parliamo di andare a letto insieme così, come se fosse un appuntamento dal commercialista».
  «Lo so che è strano Lexie. Te l’ho sempre detto! Però sarà interessante, provarci. D’accordo lo faremo a casa mia. Sul divano? Sì così lo vede subito appena entra».
  Insomma andiamo avanti a parlare così, decidendo cosa fare prima, come reagiremo quando Calliope ci scoprirà ed andrà a chiamare Mark. Abbiamo deciso che andremo da Joe, ma non insieme sennò è troppo evidente. Io andrò a casa per prima, poi lei arriverà, io le aprirò e poi immagino che quel che dovrà succedere succederà. Domani, non stasera. Dobbiamo organizzarlo nei minimi dettagli e stasera è troppo vicina. Però domani è perfetto. Ci accordiamo per gli orari, i luoghi, quello che succederà, organizziamo tutto nei minimi dettagli. Mi sembra di fare un piano per una rapina in banca.
  Di sera a casa per la prima volta Calliope non mi dice niente. Mi saluta e mi dice che se voglio mangiare ci sono degli avanzi in frigorifero. Ma non mi parla più per la faccenda del bambino. Meglio perchè devo pensare a domani sera ed è già abbastanza complicato così.
 
L’indomani
 
Oggi è il grande giorno. Oggi mi vendicherò di Calliope, e il pensiero oltre a terrorizzarmi mi porta un grande senso di sollievo. Però il pensiero di quello che dovrò fare insieme alla Piccola Grey mi riempie d’ansia. Forse non ne sono più così convinta, ma quando provo a dirglielo lei zittisce i miei dubbi. «Dai smettila Arizona!» esclama, mentre ci stiamo lavando prima di entrare in sala operatoria. Si tratta di una semplice appendicectomia su un ragazzino di undici anni, un intervento semplice, fatto apposta per una giornata impegnativa di suo. «sarà questione di dieci minuti al massimo, poi arriveranno e si metteranno a urlare e la nostra vendetta sarà compiuta!»
  Continuo a non capire perchè di noi due la più tranquilla è Lexie. In fondo io ci sono abituata, per lei sarà la prima volta e in più in questa situazione. Devo cercare di calmarmi, in fondo non sarà niente di che. Ha ragione durerà dieci minuti al massimo e poi ci scopriranno. Okay per ora mi concentro sull’intervento e quando sarà finito riprenderò a preoccuparmi di stasera. Comunque non è da me essere così preoccupata, io non sono mai preoccupata in questo genere di cose. Forse perchè conosco Lexie e so che è una situazione particolare, se fosse stata una sconosciuta qualsiasi penso che avrei preso io l’iniziativa.
  Un’ora più tardi siamo fuori dalla sala operatoria e decido di andare a mangiare. Mi siedo al tavolo con Lexie, dobbiamo discutere di un caso, ci viene naturale così. Però poi vedo Calliope che mi viene incontro, mentre sto uscendo dalla caffetteria e mi chiede: «Perchè in questi giorni stai così tanto insieme alla Piccola Grey? Stai facendo dei pensieri anche su di lei? Io non ti sono bastata?»
  «Ma che stai dicendo, Callie?» le rispondo arrabbiata. Non sa quanto sia vicina alla verità con queste parole. «Non sono mica tutti come te» lei arrossisce. Ha! «È solo la mia specializzanda per la settimana e mi sta aiutando con un caso piuttosto complicato».
  Però non sono tranquilla e me ne vado a passo abbastanza svelto, cercando di allontanarmi da lei il più in fretta possibile. Voglio che arrivi stasera per togliermi il pensiero di andare a letto con Lexie. È una cosa troppo impegnativa, mi sta stressando tantissimo. Come se mi avesse letto nella mente, Lexie mi arriva alle spalle, facendomi sobbalzare. «Che cosa ti ha chiesto?»
  «Se sto facendo dei pensieri anche su di te» le rispondo, dopo aver imprecato mentalmente contro di lei per lo spavento che mi ha fatto prendere. «Ma le ho risposto che non sono tutti come lei».
  Lei scoppia a ridere e risponde: «Consolati, stasera gliela farai pagare».
  «Già... sarà strano, però voglio farlo davvero» osservo. E ne sono sicura, adesso più che mai. All’improvviso non vedo l’ora che arrivi stasera, non per finirla fuori, ma per farlo, per far soffire Callie come ho sofferto io. Mando Lexie a visitare i post-operatori e intando vado nella sala medici a prendere un caffè, per calmarmi. So che in sè questa frase suona contradditoria, ma funziona davvero.
 
 
Il resto della giornata è passato immune da stress di qualsiasi tipo e va bene così perchè devo pensare seriamente a stasera. Sono appena entrata nel bar di Joe e mi sono seduta al bancone. Mi sono guardata intorno, Calliope non c’è. C’è Mark seduto a un tavolo con Derek, Teddy e qualcun altro... Lexie... ah ecco, Lexie! La saluto con la mano e qualche secondo dopo mi arriva un sms. È suo e mi dice che uscirà dal bar dieci minuti dopo che me ne sarò andata io. D’accordo buono a sapersi. Rimango qua ancora un’oretta e poi torno a casa. Calliope è in ospedale, me l’ha detto stamattina, dovrebbe tornare tra un paio d’ore. Arriverà giusto in tempo per trovarci probabilmente. Vedo Lexie che beve diversi bicchieri di qualcosa di trasparente che sicuramente non è acqua. Lo farei anch’io se fossi al posto suo. Io invece decido di bere poco, voglio rimanere lucida, non vorrei farmi... trascinare o qualcosa del genere. In fondo questo sarà puramente “tecnico”, non ci sarà niente di romantico.
  Quando decido di andarmene mando un messaggio a Lexie e lei mi fa segno di ok, che ha capito. Va bene, ora si comincia. Entro in casa e mi siedo sul divano. Dio, che ansia! Nonostante la mia decisione di poco fa butto giù un bicchiere di rosso. Okay mi sento meglio. Fra poco Lexie arriverà, più o meno ubriaca, vedremo, facciamo quello che dobbiamo fare, arriva Calliope, apre la porta, urla, chiama Mark, urlano tutti e due e ce ne andiamo tutti a dormire. Va tutto bene, ce la posso fare. I dieci minuti pianificati sembrano volare e in un attimo ecco Lexie che bussa. Guardo nello spioncino: sì, è lei. Apro la porta e la faccio entrare. Anche solo guardandola capisco che ha bevuto parecchio, però mi sembra ancora salda sulle gambe quindi non dev’essere niente di grave. «Si dia inizio alle danze» esclama ridacchiando, dopodichè mi afferra le mani e mi trascina sul divano accanto a lei.
  «Come si fa?» mi chiede con una vaga nota di dubbio nella voce. Finalmente non è lei quella sicura e convinta. Questo è il mio campo. Sorrido e rispondo: «Tranquilla. Lascia fare a me».
  «D’accordo» mi fa. «Mi fido ciecamente di te». Uao, addirittura?
  «Okay cominciamo dalle basi: hai mai baciato una donna?» le chiedo. Lei ci pensa un po’, poi si stringe nelle spalle e fa un movimento vago della testa, che potrebbe essere sia un sì che un no.
  «Può essere» risponde. «Sai a Capodanno, ti ubriachi... è probabile, non ne sono sicura». Io annuisco, so che cosa intende. Senza sapere bene come introdurlo con delle parole adatte, decido di non dire niente e mi limito a baciarla. Quando mi stacco lei mi dice: «Mi sa che non l’avevo mai fatto».
  «E com’è stato? Molto strano?» le chiedo più per curiosità che per altro. Lei ci pensa un po’ su.
  «Mmhh... non più di tanto. È stato più strano baciare Alex. Okay sto scherzando» risponde.
  «Va bene, basta parlare, concentrati» commento. «Dobbiamo essere credibili ricorda».
  «Hai ragione, scusa» risponde, poi smette di parlare. La bacio ancora una volta, poi semplicemente succede. Così come se fosse normale. È l’esperienza più strana che abbia mai fatto, almeno finora. Cioè da un lato è molto bello, è sempre bello, ma dall’altro... non so è anche stranissimo. Continuo a pensare: “Non è Calliope, non è Calliope. Come reagirà Calliope quando ci vedrà?”
  “Senti, se lo merita dopo quello che ti ha fatto. Ricordati che è rimasta incinta di Mark Sloan, del suo migliore amico, non so se mi spiego. Quello che stai facendo è una giusta vendetta”.
  Non so a che cosa stia pensando Lexie, la guardo ma nei suoi occhi vedo solo concentrazione. L’ha presa davvero sul serio questa storia della vendetta. Cerco di non ascoltare le voci della mia coscienza, anche io devo rimanere concentrata. Se non uso la ragione è la fine. Spero che Callie arrivi in fretta e ci veda. Che stress. A un certo punto sento la chiave girare nella toppa. Mi sale il cuore in gola: è arrivata. Quanto è passato? A occhio croce venti minuti, è in anticipo.
  «Arizona, sei a casa? Dobbiamo parl... OMMIODDIO!» il suo strillo ci fa sobbalzare entrambe, facendo nascere sui nostri volti l’inconfondibile espressione del colpevole. Non dobbiamo neanche fingere.
  «Ma che cosa stai facendo?» esclama. Sembra in preda al panico. No forse la sua è rabbia selvaggia. Ma certo è gelosa, è fuori di sè dalla gelosia! È gelosia fino alla follia, è gelosa da morire! Non so più come definirlo, però è ottimo. Si avvicina a noi a passo di marcia.
  «Lei chi è?» sbraita. Lexie si volta di scatto. «Che?! Tu e la Piccola Grey? Non ci posso credere, allora stamattina avevo ragione!»
  Lexie afferra velocemente la sua biancheria e se la infila. Anch’io comincio a rivestirmi.
  «Callie, aspetta, non è come pensi» comincia lei, ma ad un’occhiata furibonda di Calliope ammutolisce. «Lexie sta’ zitta , per favore. Non peggiorare le cose» sibila. All’improvviso sentiamo la porta del 501 aprirsi e la voce di Mark. «Callie perchè stai urlando? Cos’è successo?»
  «Te lo dico io cos’è successo» risponde Callie. Sembra sul serio impazzita. Vedo la sagoma di Mark ferma sulla soglia. Lei lo afferra per una mano e lo trascina in soggiorno proprio di fronte a noi. Non può fraintendere. Mark ci guarda sbalordito. «È uno scherzo» mormora più a se stesso che a noi. Dopodichè volta le spalle e se ne va. Calliope scuote la testa e sparisce in camera sua. Nostra. A questo punto io e Lexie ci guardiamo.
  «Bene» fa lei. «Possiamo dire che ha funzionato».  Finisce di vestirsi, poi si avvia alla porta e la apre. Sta per uscire quando si volta di nuovo. «Arizona» mi chiama.
  «Che c'è?» le chiedo girandomi a guardarla. Sono ancora nella stessa posizione di quando è entrata Calliope. Lei sorride. «Non è stato tanto male». Poi esce e si chiude la porta alle spalle. Io a questo punto mi alzo e vado in camera da letto. Calliope è sdraiata sulla schiena, ma quando mi vede entrare si volta su un fianco. «Vattene» mi dice con voce fredda.
  «Calliope, lasciami spiegare...» inizio, ma lei mi interrompe subito.
  «Non c’è niente da spiegare, vattene» ripete e per essere più chiara spegne la luce. A questo punto mi arrendo e torno in soggiorno. Domani dovrò spiegarle che l’abbiamo fatto per finta.  
 
 
Il mattino dopo mi siedo sul divano risistemato per il giorno e aspetto che Callie spunti dalla camera da letto. Quando la vedo arrivare, mi pianto di fronte a lei. «Spostati» mi dice, con voce dura.
  «No adesso mi ascolti» le rispondo nello stesso modo. La prendo per un braccio e la faccio sedere sul divano. Lei mi segue controvoglia. Io mi metto sul tavolino davanti a lei.
  «Adesso dimmi: come ci si sente ad essere tradita?» non aspetto la sua risposta. «Se ho fatto così, è solo per colpa tua. Non volevo farti soffrire, ma era l’unico modo per cercare di farti capire quello che ho provato tornando dall’Africa. Io voglio questo bambino, voglio averlo con te, è il mio bambino, ma non posso passare in secondo piano. Se questo è anche mio figlio non voglio essere tagliata fuori. Senti, io ti amo e sono andata con Lexie soltanto per provare a farti capire come ci si sente e se adesso l’hai capito... perfetto stiamo di nuovo insieme!»
  Callie mi guarda a bocca aperta. Ma sembra solo molto triste, o molto colpevole o tutte e due. Alla fine ritrova la voce e mi fa: «Mi dispiace tantissimo. Io... non so cosa mi è preso, ero distrutta... disperata e... ti prego perdonami». Mio malgrado sorrido, non ce la faccio a stare arrabbiata con lei molto a lungo.
  «Anch’io... anch’io ti amo» aggiunge, con aria piuttosto disperata.
  «Lo so» le rispondo, sempre sorridendo. A questo punto vado a sedermi accanto a lei sul divano. Ci guardiamo negli occhi, senza parlare, non ce n’è bisogno. Allungo una mano verso di lei e non so neanche come all’improvviso mi rendo conto che ci stiamo baciando. Non mi viene neanche in mente di allontanarmi, è da quando sono tornata che aspetto di farlo. Alla fine Calliope mi guarda e mi dice: «Perdonata?». Io sorrido e faccio sì con la testa. «Certo. Perdonata». Ci baciamo di nuovo e mi sembra di volare. È stata una buona idea questa piccola vendetta, è servita per chiarirci e fare pace. A un certo punto le dico: «Calliope, ma ci pensi?»
  «A cosa?» mi chiede lei, con aria interrogativa. Io abbasso lo sguardo e le accarezzo il ventre, ancora piatto, ma che porta dentro un grandissimo tesoro.
  «Noi avremo un bambino» mormoro, commossa. Lei sorride, con gli occhi lucidi. All’improvviso torna seria e mi dice: «Chiederò scusa a Lexie. Mi dispiace di averle urlato contro».
  «Sì, è una buona idea. Aveva i suoi motivi per farlo» le rispondo. Lei annuisce e mi abbraccia.
  «Ti amo tanto» sussurra. Io le accarezzo la testa. «Anch’io, anch’io».
  Ho fatto pace con Calliope e sto per diventare mamma. Che cosa potrei volere di più?

 
 
 
NdA: Scusate per il ritardo mostruoso, sono imperdonabile. Però tra l’università e altre storie in corso, mie e della mia socia non ce l’ho fatta prima. Non so come definire questa shot, è assurda di sicuro. Ditemelo voi!
 

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Capitolo 5
*** Callibel ***


CALLIBEL

 
“Mi sono sposata con George O’Malley dopo che suo padre è morto, me l’ha chiesto lui. Non so neanche perchè ho accettato. O meglio ho accettato perchè lo amavo... perchè credevo di amarlo. Comunque siamo andati a Las Vegas a sposarci e pochi giorni dopo siamo tornati a Seattle. Lui ha ricominciato subito a comportarsi come prima, continuando ad andare dietro alle sue amiche Meredith e Izzie. All’inizio mi dava solo fastidio che mio marito preferisse stare con chiunque tranne che con me, ma poi era diventato diverso. Non sopportavo vedere lui e Izzie insieme, mi venivano degli istinti violenti. Ci ho messo un  po’ a capire perchè. Credevo di essere gelosa di lui, ma poi inaspettatamente mi sono resa conto di essere gelosa di lei.  Lo ammetto ci ho messo un po’ prima a capire e poi ad accettare che Izzie mi piaceva. Cioè, era talmente assurdo, talmente impossibile che non potevo neanche pensarci. Perciò mi sono concentrata più del solito nella storia con George. Il giorno del matrimonio, fallito, tra Cristina e Burke gli ho chiesto se facevamo un bambino. Lui ha accettato. Poi al matrimonio io, Meredith e Izzie eravamo le damigelle. È stato strano stare così tanto tempo insieme a Izzie, ero molto nervosa e lei mi sembrava particolarmente bella. Chiunque direbbe che Izzie Stevens è bella, ma lo era in un modo diverso, luminoso. Comunque, poi il matrimonio non c’è stato e io e George abbiamo cominciato a provare a fare un bambino. Non che le due vicende abbiano qualcosa a che fare.
  Poi c’era anche stato l’esame di George, Izzie, Alex, Meredith e Cristina per passare al secondo anno. George non l’ha passato e l’ho trovato profondamente ingiusto perchè aveva studiato con me! E quello stesso giorno ero anche stata nominata specializzando capo. Certo non sono durata, però prima della Bailey quel compito l’avevo io. Il giorno era sempre quello del non-matrimonio, così per chiarezza. Non ero molto brava e infatti il capo mi ha licenziata. Ma vabè non c’entra.
  Il punto è che quei giorni sono stati difficili. Io volevo lasciare George, non vedevo l’ora, ma non sapevo come fare. Vedevo Izzie con lui e mi arrabbiavo, ma non mostravo niente. O meglio mostravo solo una comune gelosia da moglie devota. Tipo lui tornava in albergo o cose del genere, io gli chiedevo: «Dove sei stato?»
  «Ero con Izzie» mi rispondeva e io gli urlavo contro, ma solo perchè avrei voluto essere al suo posto. Stavamo ancora insieme, ma solo per abitudine, anche lui capivo che era stufo di quella situazione. Poi è arrivato un periodo in cui io e Izzie abbiamo dovuto lavorare insieme per alcuni giorni. È stato terribile, dovevamo stare a stretto contatto per tutta la giornata e io ogni tanto credevo di impazzire. Lei, lo capivo, non mi considerava molto simpatica e io mi agitavo ancora di più, spesso rendendomi ridicola. Adesso me ne rendo conto, ma allora non potevo farci niente.
  Comunque da allora siamo diventate amiche e da un certo punto di vista le cose sono diventate più facili, ma dall’altro vederla tutti i giorni era sempre più stressante. E anche vivere con George lo era, dovevo trovare il modo di lasciarlo. Però prima dovevo parlare con lei, era tutto così confuso. Certi giorni non ne potevo più avrei voluto urlarle la verità, ma non avevo il coraggio. Avevo paura di come potesse reagire, perciò aspettavo. Non so cosa, forse un accenno da parte sua, qualcosa che mi facesse capire che potevo provarci. Però questo messaggio non arrivava e quindi diciamo che più o meno ho lasciato perdere. Siamo andate avanti così, ci vedevamo e basta in ospedale come due amiche, ma non c’era niente da fare, io volevo di più. Non so come ho capito che c’era qualcos’altro nei giorni seguenti. Da parte sua, non mia, però. Cioè io mi sentivo come sempre e cercavo di comportarmi come sempre, ma era lei che era diversa con me. Non saprei dire come fosse diversa, ma non ho potuto fare a meno di pensare che il messaggio che aspettavo fosse quello. Però nello stesso tempo ha cominciato ad evitarmi e diciamo che quello ha confermato la mia teoria.
  Un giorno stavamo visitando un paziente e lei ha fatto un errore stupido, non mi ricordo quale, ma ho capito che non era concentrata. Allora mi sono scusata con il paziente e i suoi familiari e l’ho trascinata fuori e le ho chiesto: «Che ti succede?»
  «Sei tu» mi ha risposto. «Sei tu che mi impedisci di concentrarmi, Callie. Non so perchè, è qualche giorno che quando lavoriamo...»
  «Che cosa?» l’ho interrotta sbalordita. Lei ha scosso la testa.
  «Lo so è stupido... e mi dispiace. È che in questo periodo mi sento strana, credevo che avesse a che fare con George» senza volerlo mi sono irrigidita, «ma poi ho capito che non era vero. Però è una cretinata lo so, quindi...»
  «Smettila di parlare» le ho detto. L’ho afferrata per le spalle e l’ho guardata negli occhi. «Per me è lo stesso» ho continuato. Lei mi ha guardata confusa, sembrava che non capisse.
  «Che cosa intendi dire?» mi ha chiesto. Io l’ho guardata per un po’ senza dire niente.
  «Tutto questo che mi hai detto... per me è la stessa cosa» ho ripetuto. Lei ha continuato a guardarmi in quel modo vagamente perplesso e a quel punto sono sbottata.
  «TU MI PIACI, IZZIE! Dannazione, perchè non lo capisci che mi sto innamorando di te?»
  «Come, scusa?» mi ha chiesto totalmente presa alla sprovvista. Io mi sono zittita, ho creduto di avere frainteso. Dico creduto perchè poi è successa una cosa che mi ha fatto capire di avere ragione. Anche grazie all’intervento di Addison, l’ex-moglie di Derek ovviamente, intevenuta per aiutarmi, da buona amica. Comunque prima di questo sono successe un po’ di cose. Per diverso tempo ho creduto di avere frainteso quello che Izzie aveva cercato di dirmi e non riuscivo più neanche a guardarla in faccia. Credevo di aver perso per sempre la sua amicizia e mi sarebbe dispiaciuto perchè inaspettatamente avevamo stretto un ottimo rapporto. Non avrei mai creduto che avrei potuto diventare sua amica, per via di tutto quello che era successo con George, ma la cosa peggiore era questa, che dopo la mia confessione avevamo smesso di parlarci. Lo so il mio racconto è un po’ confuso, ma è piuttosto complicata, come storia. Dunque, ricapitoliamo.
  Izzie mi aveva detto che quando stava con me non riusciva a concentrarsi, allora ho deciso di aprirle il mio cuore, ma lei mi ha fatto sentire un’idiota facendomi capire che non intendeva quello. Da quel momento abbiamo smesso di parlarci. Punto, è così. E poco dopo ho lasciato George, finalmente. Almeno entrambi eravamo liberi di vivere la nostra vita. Intanto Izzie continuava a non volermi parlare e io ci stavo malissimo.
 
 
“L’arrivo di Addison è stato provvidenziale. Ovviamente non era venuta a Seattle per me, ma perchè doveva seguire un caso con la dottoressa Hahn. Era il capo di cardiochirurgia, è andata via qualche mese fa... non è stata qui tanto. E non so molto di lei tranne che ce l’aveva con Cristina senza un motivo valido, e questo lo so perchè me l’ha detto Cristina. Comunque, nessuno sa perchè se ne sia andata, sappiamo solo che un giorno c’era e il giorno dopo non c’era più. Qualcuno dice che è stato per una storia finita male, ma sono solo pettegolezzi.
  Comunque. La dottoressa Hahn non c’entra. Ho detto questo solo per spiegare perchè Addison si trovasse in ospedale, tutto qui. Non mi aspettavo di trovarla lì, è stata una bella sorpresa. Le ho raccontato che stavo divorziando da George e lei ci è rimasta molto male, ma io le ho detto che una cosa migliore non avrebbe potuto capitarmi. In quel momento è passata Izzie che mi ha lanciato lo sguardo misto di rabbia e spavento che in quei giorni riservava solo a me. «Che succede?» mi ha chiesto Addison incuriosita.
  «Ehm... già sì... le ho detto una cosa l’altro giorno...» ho risposto imbarazzata.
  «Cioè? Sembra che tu l’abbia minacciata» ha esclamato, lo sguardo sulla nuca di Izzie che si allontanava. Io ho cercato di non fissarla come facevo di solito.
  «Le ho detto che mi sto innamorando di lei e a quanto pare lei si è spaventata» ho risposto. Addison ha sbarrato gli occhi. «Che cosa?»
  «Già... Eravamo diventate amiche, poi lei mi ha detto una cosa... che quando c’ero io non riusciva a concentrarsi e allora io le ho detto così. Ma il punto è che lei non intendeva quello. Mi sono sentita l’idiota più grande del mondo». Addison mi ha guardata, cercando di non ridere.
  «Ti piace la Stevens?» mi ha chiesto. «Sul serio?»
  Io non ci trovavo niente da ridere. Anzi, era una cosa che avrei preferito non fosse mai successa. Addison poi mi ha fatto sapere che Izzie era sul caso con lei.
  «Cercherò di capirci qualcosa» mi ha detto prima di andarsene.
  L’ho rivista a pranzo, quando l’ho raggiunta fuori e mi sono seduta al tavolo con lei.
  «Non ha fatto altro che parlare di te» mi ha detto come prima cosa.
  «Che?!» ho esclamato sbalordita. Addison  ha annuito, seria.
  «Sa che siamo amiche e ha continuato a parlarmi di quello che è successo. Lascia che te lo dica, Callie, sembrava una fidanzata offesa».
  «Davvero?» le ho chiesto. «E quindi?»
  «E quindi credo che inconsapevolmente intendesse quello che le hai detto tu, solo che non lo sapeva. A meno che non mi sbagli di grosso la tua confessione le ha aperto gli occhi e si è spaventata».
  «Secondo te che cosa dovrei fare?» le ho chiesto in tono impaziente. Addison mi ha guardata a lungo senza parlare.
  «Se fossi al posto tuo» ha detto infine, «non perderei tempo e correrei subito da lei. Qualcosa mi dice che adesso è pronta a parlarti».
  Io non aspettavo altro. Mi sono alzata di corsa, sono tornata in ospedale e mi sono messa a cercare Izzie. Ci ho messo poco a trovarla, era in un corridoio. Cioè eravamo tutte e due nello stesso corridoio, alle estremità opposte. Lei mi ha vista, stava camminando e si è bloccata, allora io ho cominciato a muovermi verso di lei. Lei si è guardata intorno e invece di venirmi incontro si è infilata in una porta alla sua destra. Io l’ho rincorsa e sono entrata in un magazzino. Lei era di spalle, con la fronte appoggiata al muro. «Che cosa vuoi?» mi ha chiesto senza voltarsi.
  «Voglio parlare con te» le ho risposto. «Lo so che hai parlato con Addison, me l’ha detto e non puoi più far finta di niente. Sono spaventata anche io, cosa credi? Non ho mai provato niente del genere per un’altra donna, ma mi fa stare bene e non può essere sbagliato no? Voglio solo capire quello che pensi tu, magari andrà male, ma possiamo almeno provarci!»
  «Va bene» ha risposto Izzie, girandosi finalmente a guardarmi. «Parliamo. Cosa vuoi che ti dica? Vuoi che ti dica che mi dispiace per aver smesso di parlarti? Va bene, mi dispiace. Senti questa cosa... quando mi hai parlato l’altra volta, davvero credevo di non provare niente per te... solo che poi ho avuto modo di rifletterci su e ho cambiato idea, solo non sapevo come affrontare l’argomento. È vero, ho parlato con la dottoressa Montgomery perchè dovevo sfogarmi con qualcuno. E perchè so che siete amiche. Ero già confusa di mio, poi tu hai lasciato George e tutto è diventato così reale... Avevo paura, seriamente, avevo paura e non sapevo come comportarmi!»
  «Possiamo avere paura insieme, imparare come comportarci insieme. Io voglio provarci, non credo che sia una cosa così terribile. Tu sei con me?» le ho detto avvicinandomi a lei e prendendole una mano. Lei ha preso un respiro profondo e ha ricambiato la mia stretta. Ha mosso qualche passo verso di me, che ho capito cosa sarebbe successo. Senza sapere bene cosa fare, col cervello praticamente paralizzato, i miei piedi si sono mossi da soli. Izzie era sempre più vicina, vedevo i suoi occhi scuri, il suo naso perfetto e all’improvviso non ho visto più niente. Sentivo solo la mano di Izzie sul collo e la sensazione delle mie labbra sulle sue. Senza neanche rendercene conto ci eravamo baciate. Alla fine lei mi ha guardata, ha sorriso e ha detto: «Sì, possiamo avere paura insieme».
  Siamo uscite dal magazzino separatamente, perchè volevamo tenerlo per noi almeno per i primi momenti. E poi non era carino farci vedere che uscivamo insieme da quello stanzino. Comunque poco dopo l’avrebbero scoperto tutti, più per sbaglio che per nostra scelta. Ma l’importante è che da quel momento ovviamente abbiamo ripreso a parlarci. L’unica che sapeva il perchè era Addison, ma lei poco dopo quell’episodio era tornata a Los Angeles. Gli altri credevano solo che ci fossimo chiarite, per un qualche nostro litigio dovuto al lavoro.
 
 
Qualche giorno dopo ero appena tornata a casa di Cristina dall’ospedale, quello che lei continuava a chiamare l’appartamento di Burke, quando Meredith mi aveva chiamata.
  «Devi venire appena puoi» mi aveva detto.
  «Che succede?» le ho chiesto. Lei mi ha spiegato che Izzie sembrava impazzita, da giorni non faceva che cucinare, quasi non si muoveva dalla cucina tranne che per andare in ospedale e sembrava tornata allo stato d’animo post-morte di Danny, il suo fidanzato-paziente malato di cuore. In quel momento mi è venuto in mente che non la vedevo da un paio di giorni, ma credevo che mi stesse semplicemente evitando per qualche motivo. E mi è venuto anche in mente che prima che sparisse ci eravamo viste qualche volta, sempre in segreto, ma lei era sempre piuttosto nervosa e questa cosa mi aveva confusa non poco. Ci eravamo scambiate qualche bacio, ma sempre di fretta, senza fare niente per far sospettare di noi agli altri. Avevo continuato a chiamarla in quei giorni, ma le non rispondeva mai. Non che mi aspettassi il contrario a quel punto. Cioè se fosse stato qualcun altro mi sarei preoccupata e anche un po’ arrabbiata, ma ormai avevo capito come era fatta Izzie.
  Non ho perso tempo sono uscita di nuovo e sono andata da Meredith. Lei era sulla porta e quando mi ha vista, ha detto: «Senti non ascolta nessuno, a quanto pare l’unica a cui da retta sei tu, perciò ti prego, falla tornare alla ragione!» 
  Ho annuito e sono andata in cucina. In effetti Izzie era in piedi dietro al bancone con un mestolo in mano e davanti una ciotola, diversi ingredienti e due o tre teglie piene di muffin. Ho capito, era ora di darci un taglio. Mi sono avvicinata a lei in silenzio e le ho dato un bacio sulla guancia, togliendole contemporaneamente il mestolo dalla mano. Lei si è voltata di scatto.
  «Che ci fai qui?» mi ha chiesto.
  «Sono venuta a dirti di smetterla. Devi smetterla di cucinare e nasconderti qui. È per me? Ho fatto qualcosa di sbagliato? Avevo anche provato a chiamarti un po’ di volte, ma non rispondevi mai. Meredith ha ragione sembri impazzita, cos’è successo?»
  «Ero confusa, avevo bisogno di pensare e cucinare mi aiuta a farlo. D’accordo, adesso basta. Grazie». Si è tolta il grembiule e lo ha appoggiato sul tavolo. Io le ho ridato il mestolo, ma lei invece di metterlo giù me l’ha appoggiato sul naso, sporcandomelo di impasto. Io l’ho preso su un dito e l’ho assaggiato, poi mi sono messa a ridere e l’ho baciata. Era una bella sensazione. A quel punto entrambe abbiamo lasciato la prudenza sul tavolo insieme ai muffin. Lei ne ha preso uno e me l’ha fatto assaggiare e intanto mi baciava. Siamo andate avanti così per un po’, un morso e un bacio. Poi siamo finite per terra e abbiamo continuato a baciarci per un po’, finchè io non ho fatto il gesto di toglierle la maglietta. Lei però mi ha bloccato il polso.
  «Che c’è?» le ho chiesto.
  «Non qui» mi ha risposto. Mi ha preso per mano e mi ha fatto alzare. «Vieni con me».
  Mi ha portata in camera sua, dove... vabè dove è successo di tutto, ma senza entrare nei dettagli.  
  Alla fine ci siamo addormentate così, abbracciate con poco o niente addosso.
 
 
“Ed è così che ci ha trovate George il mattino dopo, quando è entrato in camera di Izzie per svegliarla. A quanto pare era una cosa normale.
  «Izzie, sevgliati dobbiamo andare in ospedale» ho sentito la sua voce e mi sono svegliata. Ho aperto gli occhi e lui in quel momento mi ha vista. Ha visto che ero nel letto con Izzie e che entrambe eravamo praticamente nude. «Ma che succede?» ho biascicato ancora mezza intontita dal sonno.
  «Callie?» ha esclamato lui inorridito. «Izzie? MEREDITH!!»
  Izzie ha preso in mano la situazione. Si è messa addosso qualcosa e si è alzata dal letto. «George sta zitto» gli ha detto. «Vuoi che lo sappiano tutti?»
  «George che succede?» abbiamo sentito la voce di Meredith nel corridoio. Io mi sono nascosta la faccia tra le mani. Poi è entrata e ci ha viste. «Perchè stavi... Oh mio Dio!»
  «Mer... Meredith ti prego» ha cominciato Izzie. «Va bene, è evidente, quello che è successo lo capisci da te. Ma ti prego non dirlo a nessuno, nemmeno a Cristina. Nemmeno tu George, per favore. Soprattutto non ditelo ad Alex, per favore, d’accordo? Alex non deve saperlo». Io l’ho guardata per un po’ senza dire niente, ma prima di parlarle ho aspettato che George e Meredith fossero usciti dalla stanza, dopo aver promesso che non avrebbero parlato.
  «Perchè Alex non deve saperlo? Perchè proprio lui? Cosa vorresti dire con questo? Che nonostante tutto pensi ancora a lui, che io sono un ripiego per te?» le ho chiesto con voce crescente. In realtà non volevo che uscisse così, solo che la gelosia aveva preso il soppravvento. Lei è tornata verso il letto e ci si è seduta. Poi si è voltata verso di me.
  «No, Callie non è... non volevo dire questo è solo... non so, è strano, Alex è stato importante, anche se non siamo mai stati davvero insieme e...»
  «Va bene, ho capito» le ho detto, mettendole una mano sulla spalla. «Per ora non l’avremmo detto a nessuno in ogni caso. George e Meredith lo sanno e manterranno il segreto. Di Mer mi fido, e George... be’ lui è bravissimo a mantenere i segreti che gli interessa mantenere. E ho la sensazione che questo rientri nella categoria». Alla fine abbiamo deciso di non dirlo a nessuno. Mai.
  In ospedale non lo sapeva nessuno, quindi George e Meredith non avevano parlato. Io e Izzie avevamo deciso di comportarci normalmente come prima che le dicessi quello che provavo per lei. Tutti avevano semplicemente pensato che ci fossimo chiarite nel nostro litigio tra amiche e ovviamente noi dicevamo a tutti che era vero. Non so bene perchè abbiamo deciso di non dire niente a nessuno, soprattutto visto che più avanti quando ci eravamo già lasciate abbiamo scoperto che ad un certo punto erano venuti a saperlo più o meno tutti nell’ala di chirurgia. Credo più per intuito, che per incauta confessione di qualcuno. In effetti devo ammettere che da quando ci eravamo abituate alla nuova situazione, entravamo e uscivamo dall’ospedale quasi sempre insieme e credo che questo abbia dato da pensare a tanti. E non solo quello, lavoravamo spesso insieme, a pranzo ci vedevamo e cose così. Noi cercavamo sempre di essere, come potrei dire?, discrete, ma a quanto pare non abbastanza.
  Ad un certo punto, in quel periodo io e Cristina abbiamo deciso di andare a vivere in un nuovo appartamento. Abbiamo cercato una casa perchè la convivenza nell’appartamento di Burke ci era piaciuta e abbiamo voluto continuare. Abbiamo trovato un appartamento carino a due passi dall’ospedale, ovviamente è quello attuale, e ci siamo trasferite un giorno di gennaio. Ad aiutarci con gli scatoloni erano venute Izzie e Meredith, ovviamente. Abbiamo diviso tutte le scatole nelle nostre stanze e quando abbiamo finito Izzie a sorpresa mi ha presa da parte.
  «Che c’è?» le ho chiesto interrogativa. Lei ha sorriso e ha cominciato a far scorrere un dito sulla mia schiena in modo molto... direi provocante. Non è bello da dire, ma è così.
  «Che ne dici di uscire domani? Ceniamo al ristorante e poi potremmo andare da qualche parte, ma anche tornare a casa» mi ha risposto lei.
  «Izzie, mi stai invitando a un appuntamento?» ho detto alzando un sopracciglio.
  «Sì... sì. Ti sto invitando a un appuntamento, Callie». Io ho annuito, l’idea mi piaceva. Ci siamo guardate negli occhi e dato che eravamo nella stanza da sole, abbiamo azzardato un bacio. Subito dopo sono apparse Meredith e Cristina e noi due abbiamo fatto finta di niente. È vero che Mer sapeva di noi due, ma non ci sembrava il caso di... dare spettacolo. E comunque Cristina non sapeva niente.
  E le cose hanno continuato ad andare bene per un po’ di tempo. Quella cena era stata piacevole e dopo eravamo andate a fare un giro sul ferry-boat, nonostante facesse molto freddo e mi era piaciuto tantissimo. Eravamo sul ponte e guardavamo il panorama di Seattle davanti a noi. Lei era lì appoggiata al parapetto ed era così bella che non ho resistito e l’ho abbracciata da dietro appoggiando il mento sulla sua spalla. Lei si è voltata verso di me e mi ha sorriso, appoggiando la sua guancia alla mia. Eravamo rimaste così per un po’ ed era molto piacevole.
  Per il resto ci vedevamo in ospedale, pranzavamo insieme, capitava che fossimo sullo stesso caso e lo ammetto che la richiedevo come assistente più spesso di quanto fosse lecito e le nostre giornate erano farcite di parecchi incontri nella stanzetta, dove fino a quel momento ero andata solo con Mark.
 
 
“Poi ad un certo punto ha cominciato ad andare tutto storto. Non saprei dire come di preciso, ma so che dopo un po’ le cose hanno cominciato gradualmente ad andare da schifo. Forse c’entrava il destino, non lo so, forse loro due erano destinati a stare insieme e io l’ho solo aiutata a capirlo. In realtà anche a me è servito. Mi è servito per capire che mi piacciono le donne, oltre agli uomini, credo. Nonostante tutto avrei preferito che fosse finita diversamente, non in modo così brusco, direi quasi brutale. Non è stato improvviso, però mi ricordo che ci ero rimasta male.
  Cioè gradualmente mi ricordo che Izzie aveva cominciato a essere un po’ evasiva e a vedersi sempre più spesso con Alex Karev, anche se all’inizio era solo per lavoro. Però io a volte le telefonavo per vederci, ma lei aveva cominciato sempre più spesso a dirmi che non poteva. Avevo sopportato per un po’, però a un certo punto avevo cominciato ad essere gelosa. Chiedevo spesso a Izzie se c’era qualcosa che non andava, ma lei mi rispondeva invariabilmente di no e finivamo sempre per farlo. Come se quello bastasse a farmi passare la gelosia. Infatti di solito funzionava, finchè non ho deciso di affrontare seriamente l’argomento con lei. Una sera eravamo nella stanzetta e nonostante non fosse un tema da affrontare mentre eravamo a letto, nel dopo, le avevo chiesto: «Izzie, ti vedi con qualcun altro? Puoi dirmelo».
  «No» mi aveva risposto lei, arrossendo. Io l’avevo guardata per un po’ e avevo scosso la testa.
  «Non mentirmi, Izzie. Ti conosco, non sei capace di mentire. Chi è? È Karev, vero? Avanti dimmelo, lo so che è lui. Non può essere altri che lui. Se ti sei innamorata di lui, va bene, però dimmelo».
  «Callie...» aveva cominciato lei, guardando ovunque tranne che dove c’era il mio viso. «Senti, è complicato, lo sai che lo è. È sempre stato complicato quando si trattava di noi».
  «Noi chi?» le avevo chiesto costringendola a guardarmi negli occhi. «Tu ed io, oppure tu e Karev?»
  «Non lo so» mi aveva detto scuotendo la testa. «Tutti e due, siete entrambi coinvolti, io sono coinvolta con tutti e due. Sai, sto cercando di capire... insomma... sto cercando di capire con chi voglio stare di più, quindi...»
  «Quindi vai a letto con tutti e due, per capire chi ti piace di più?» l’avevo interrotta tremante di rabbia. Mi stava usando, chissà da quanto tempo e io non me n’ero mai accorta! Comunque gliel’avevo chiesto. «Da quanto ti vedi con lui? Noi due stiamo insieme da tre mesi, dannazione, tu da quando sei impegnata a decidere chi scegliere?»
  «Quasi due settimane» aveva risposto lei abbassando lo sguardo. Io disgustata mi ero vestita e me n’ero andata dalla stanzetta. Lei però mi era corsa dietro.
  «Callie aspetta!» mi aveva detto prendendomi per un braccio e facendomi voltare. «Mi dispiace di averti ferita, davvero. Solo che lo sai, ero...»
  «“Confusa e avevo bisogno di capire con chi voglio stare di più”. Sì l’hai già detto. Lasciami stare». Me ne sono andata senza voltarmi indietro.
 
 
“Vorrei poter dire che da quel momento non ci siamo più viste. Lo vorrei davvero. Solo che io sono fatta così, mi affeziono a una persona, la faccio entrare nella mia vita e alla fine mi spezza il cuore. È stato così anche con Izzie. Ero decisa a non vederla più, volevo smettere di vederla, sul serio, ma il cuore era più forte della mente, come spesso succede. È bastato che Izzie arrivasse fuori dall’ospedale la mattina dopo con un caffè e un muffin con scritto ‘scusa’, oltre a un invito a cena per quella sera, per farmi cadere di nuovo tra le sue braccia.  Quella giornata poi era andata molto bene, avevamo pranzato insieme e ci eravamo viste tutta la giornata, come all’inizio della nostra storia. Poi eravamo andate cena fuori e alla fine eravamo tornate a casa di Meredith dove stranamente non c’era nessuno e vabè avevamo concluso come sempre.
  Invece il giorno dopo era andato tutto da schifo un’altra volta. Al mattino quando mi sono alzata lei non c’era più, George mi aveva detto che si era alzata presto per andare in ospedale. Benissimo. Poi durante la giornata non l’avevo mai vista e quando la chiamavo, o non rispondeva o si inventava una scusa per evitarmi. Sapevo che tutto questo avrebbe dovuto mettermi in allarme, ma non so, forse ero troppo cieca. Alla fine di sera è arrivato il capolinea. Ero uscita dall’ospedale da sola, pensando che magari l’avrei incontrata da Joe. E in effetti l’ho incontrata. Fuori dall’ospedale. Con Alex. Mentre si baciavano. «Izzie...» ho detto piano. Non ci potevo credere. Lei si è voltata di scatto.
  «Callie» ha esclamato, improvvisamente ansiosa. «Senti, non ti dirò ‘non è come sembra’, perchè è esattamente come sembra. Lo sapevi che sarebbe successo, ora ho fatto la mia scelta e mi dispiace... non sei tu. Ora... ora devo andare». Ha preso Alex per mano e ha fatto per andarsene, ma lui non si è mosso. Il suo sguardo passava da Izzie a me e aveva un’aria incredula.
  «Voi due stavate insieme?!» ci ha chiesto. «Izzie io non ne sapevo niente! Perchè non ne sapevo niente? Da quanto andava avanti questa storia?»
  «Tre mesi, più o meno»ho risposto io. «Ma Izzie me l’aveva detto che vedeva anche te. Doveva fare una scelta, era indecisa tra noi due. Congratulazioni hai vinto».
  Izzie era imbarazzata. Ha stretto la mano di Alex e l’ha trascinato via. Io sono rimasta immobile a guardarli andare via. In quel momento ha cominciato a piovere”.
  “Okay senti” Arizona mi interrompe all’improvviso. “Vuoi spiegarmi perchè mi hai trascinata qui nella cappella e mi hai raccontato per filo e per segno come sono andate le cose con la tua ex?”
  “Non lo so” le rispondo. Mi sdraio sulla panca dietro la sua e lei si volta a guardarmi. “Credo sia per la storia del cancro, ha fatto ritornare a galla un sacco di cose. Cioè sapere che potrebbe morire...”
  “Lo capisco” osserva Arizona pensierosa. “So com’è rischiare di perdere qualcuno che ami. O che hai amato”. Non le chiedo perchè lo sa.
  «Sì, infatti» dico con un sospiro. «Ma l’avevo già persa. L’ho persa da quando mi ha lasciata per mettersi con Karev”.
  “Come stai?” mi chiede. Io la guardo per un po’, poi le rispondo: “Bene, credo. Sapere che con me ci sei tu, mi aiuta. Non so come avrei fatto senza di te”. Lei mi sorride, uno di quei sorrisi meravigliosi, che mi fanno sempre tornare il buonumore.
  “Possiamo restare qui quanto vuoi. Puoi raccontarmi tutto, non mi interessa. Oppure se non vuoi più parlare, possiamo restare sdraiate a fissare il soffitto per tutto il pomeriggio. Qualunque cosa ti faccia sentire meglio, Calliope” mi dice.
  “Grazie” replico. Mi siedo di nuovo e incrocio le braccia sul ripiano di legno, poi ci appoggio il mento. Sono un po’ triste, ma poi guardo Arizona e so di non avere niente da temere. Qualunque cosa succederà a Izzie, lei sarà con me. Almeno spero.

 

 
NdA: Ecco qui. Non so neanche come commentare questa idea totalmente pazza. Ditemelo voi! Solo una cosa, non uccideteci, era solo un esperimento! XD
 

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Capitolo 6
*** Arison ***


Ringrazio in anticipo Herm per avermi ispirato una coppia alla fine
 

ARISON

 
Credo di averla vista solo un paio di volte a lezione, prima d’ora. È la migliore amica di Calliope, una mia amica del liceo. Avevo una cotta segreta per lei a sedici anni, ma visto che avevo capito che non era interessata, avevo lasciato perdere. Invece oggi mi ha presentato Addison che ho notato fin da subito. Cioè, qualunque persona sana di mente la noterebbe. Voglio dire, questa Addison è veramente, ma veramente bella, non che Callie non lo sia, tutt’altro, ma con lei ormai mi sono rassegnata, quindi...
  «Ciao Arizona» la voce di Callie mi raggiunge alle spalle fuori dall’aula, dopo una lezione di psicologia. Io mi volto. «Ciao Calliope!» le rispondo sorridendo. Lei è lì di fronte a me e accanto a lei c’è questa ragazza stupenda con i capelli rossi.
  «Ciao...» la saluto quasi senza fiato. Ha un viso familiare. «Ci conosciamo?» le chiedo. Lei sorride e scuote la testa. «No, non credo. Però ti ho vista qualche volta in giro».
  «Lei è Addison Montgomery» mi spiega Callie. «Ci siamo riviste qui, ma ci conoscevamo già da bambine. Mi stava raccontando che si è lasciata da poco con il suo ragazzo, Derek Shepherd. Studia medicina anche lui, ma non qui». Etero. Dannazione.
  «Perciò Addison ha deciso di cambiare università ed è venuta in questa» conclude Callie. Grazie Derek Shepherd chiunque tu sia, mi ritrovo a pensare. Come se per me cambiasse qualcosa. Guardo l’ora e mi rendo conto che devo affrettarmi per la lezione di anatomia, quindi saluto Calliope e Addison e me ne vado. Chissà quando la rivedrò? Ma tanto anche se la rivedessi che differenza farebbe? È etero, quindi si metterà con Mark Sloan o con Karev o un altro di quei tizi “superfichi” con mille ragazze che muoiono dietro di loro. Però penso che avrei almeno potuto chiederle il numero. Idiota.
  Stasera Teddy, un’altra mia amica, la mia migliore amica in realtà, ha organizzato una serata da lei e io ci vado naturalmente. Ha detto che viene un po’ di gente interessante e spero che intenda Calliope e soprattutto Addison. Oddio però se viene Callie verrà anche Erica. La sua ragazza. Dio quanto non la posso vedere quella. Non perchè sono gelosa, ci mancherebbe. Non dovrebbe essere troppo male comunque. Ci saranno ragazze, alcool, ragazze... sì non dovrebbe essere troppo male. Anche nel caso non ci fosse Addison, non credo che mi annoierò. Non so come o dove o con chi potrei svegliarmi domani mattina, ma non è questo il punto.
 
 
Finite le lezioni torno nel mio appartamento e mi preparo per andare da Teddy. Quando arrivo la festa è già cominciata. Quasi non riesco a entrare per la folla che c’è. La gente è ovunque, parecchi sono già ubriachi, faccio fatica a camminare, alcuni sono sui tavoli e decido di salirci anch’io per avere una visuale più chiara. Mentre mi avvicino afferro una birra. Comincio dalle cose leggere. Mi arrampico su un tavolo e ho così un’idea più completa di chi c’è. Ah, ecco Teddy. «Ehi, Teddy!» esclamo. Lei mi vede e sorride, salutandomi con il braccio.
  «Arizona, sei arrivata! Vieni giù!» urla. Si avvicina a me, mi prende per un braccio e mi fa scendere dal tavolo. La musica riparte, assordante, e quasi non riusciamo più a parlarci. Finisco la mia birra e prendo un bicchiere di liquore. Non guardo cos’è e lo assaggio direttamente. Tequila, okay. Mi guardo intorno e quasi subito vedo Callie. Con Erica, ovviamente. «Oh, mio Dio» gemo a bassa voce.
  «Che succede?» mi chiede Teddy, seguendo il mio sguardo. Poi annuisce. «Ti piace ancora, vero?»
  «Chi, Calliope Torres?» le chiedo. «Ma scherzi? Assolutamente no! È solo che potrebbe avere qualcuno di molto meglio di quella Hahn. Sono così male assortite. Si merita di meglio, ma non mi piace!»
  «Certo» risponde Teddy. Colgo un velo di ironia. «E io dovrei crederci?» scuote la testa ridendo e si allontana. Io resto a guardarla per un po’, poi mi volto di nuovo. Davanti a me c’è Addison. Addison?! Oh... oh cavolo. Okay, respira. Svuoto il bicchiere di tequila, poi ne prendo un altro e gli faccio fare la stessa fine. Lei mi sorride. «Ciao, Arizona!»
  «Ciao!» esclamo sperando di suonare disinvolta. Non arrossire, non arrossire. Mi impongo di trovare un argomento di conversazione. «Conosci anche tu Teddy Altman?»
  «Sì da qualche giorno. L’ho incontrata alla caffetteria, abbiamo parlato un po’ e poi mi ha chiesto di venire alla festa. E tu la conosci?»
  «Sì siamo amiche da sempre, quasi. Più o meno come te e Calliope. Allora... ehm... adesso sei single?» brava non si nota che ci stai provando eh? Non devi far vedere che sei imbarazzata, okay sorridi. Uno di quei bei sorrisi che sai fare tu. Mi accorgo di sorridere. Molto meglio. Poi aggiungo: «Voglio dire, Callie mi ha detto che ti sei lasciata con il tuo ragazzo. Cos’è successo?»
  «Sì è innamorato di un’altra» risponde alzando le spalle. «Meredith Grey, fa l’università al nostro anno e se le voci sono vere è la figlia di Ellis Grey. In effetti fa medicina...»
  «La figlia di Ellis Grey? Accidenti...» commento. Ellis Grey è una leggenda della chirurgia. «Io voglio diventare un chirurgo pediatrico» le dico. Lei mi sorride di nuovo e il mio cuore salta un battito. Per non darlo a vedere bevo un altro sorso di tequila.
  «Allora se facciamo la specializzazione nello stesso ospedale ci potremo vedere spesso!» risponde Addison. Sì, magari. «Io voglio diventare un chirurgo ginecologico e neonatale».
  «Sì sarebbe fantastico!» esclamo. Continua così, sorrisi non troppo fissi e non fare niente di stupido. Soprattutto non fare niente di stupido. Le faccio segno di seguirmi e ci sediamo su un divano, lontano dalla musica così possiamo parlare senza gridare tutto il tempo.  Sarebbe imbarazzante se provassi a baciarla? Sì probabilmente sì, potrebbe avere reazioni strane, meglio non rischiare. Abbiamo entrambe un bicchiere in mano. Davanti a noi ci sono Sloan e Karev, tutti e due ci provano con delle ragazze. Addison non si è unita al gruppo, ma non vuol dire niente, forse ha solo gusti più seri in fatto di uomini.
  «Tu sei lesbica?» mi chiede Addison all’improvviso. Io sobbalzo. «Sì, perchè?» replico. Lei si stringe nelle spalle e lo fa in un modo troppo carino. Potrei passare la serata a guardarla compiere solo quel gesto. «Callie mi ha detto che al liceo avevi una cotta per lei, ma che non ti sei mai fatta avanti» mi spiega. Oddio, lo sapeva?! L’aveva sempre saputo? Vuol dire che adesso al posto di Erica potrei esserci io? Cioè non che importi, in realtà, è solo per dire. Guardo Addison.
  «Forse non mi sono fatta avanti perchè cercavo qualcuno più adatto a me. Se capisci cosa intendo». Brava, frasi argute e spiritose. Lasciale lo spazio per fare la prima mossa, se la farà.
  «Ci stai provando con me?» mi chiede con una mezza risata. Rido anch’io e replico: «Se vuoi metterla così... ma assolutamente senza impegno». Decido di mantenere la conversazione su un tono leggero e scherzoso. Sì, brava ottima idea. Continuiamo a parlare per un po’ di tante cose diverse, continuando a bere tequila. Lei più di me, ma non mi rendo conto dello stato in cui versa finchè decidiamo di tornare a casa. A un certo punto lei mi guarda con sguardo annebbiato.
  «Mi accompagni a casa?» mi chiede. Io la guardo sorridendo e annuisco. Io mi alzo, lei fa un paio di tentativi, ma le tremano le gambe. Qui capisco che ha davvero esagerato. Allora io la prendo per un braccio e la sollevo, poi lei si appoggia alle mie spalle e aspetta di sentirsi più salda sulle gambe. Sempre tenendola per le braccia la porto da Teddy e poi da Callie per avvisarle. La prima ci saluta, ma la seconda è troppo impegnata e fa appena un cenno. Per evitare di vedere la scena prendo Addison per mano e la trascino via. Ci mettiamo un po’ ad arrivare al suo appartamento, perchè è piuttosto confusa e non si ricorda bene la strada. Ma alla fine ci arriviamo e lei si ferma sulla porta e io di fronte. Ci guardiamo in silenzio per un po’ poi lei fa per andare.
  «Buonanotte» mormora. Gira la maniglia e io decido che non posso perdere un’altra occasione. Mi avvicino a lei e sfioro le sue labbra con le mie solo per avere la sensazione di un bacio. Lei chiude gli occhi e risponde al bacio. Scusa?! Rimango immobile per un attimo ma poi continuo a baciarla. Alla fine lei sorride e con un «Ci vediamo domani» entra in casa sua. Io rimango lì ad assaporare il momento.
  Complimenti, alla fine hai visto che praticamente ha fatto lei il primo passo? Bastava aspettare e non conta se era ubriaca. Almeno credo. Dopo un po’ mi volto e torno a casa mia. Callie è già tornata, siamo solo noi due e sento che da camera sua arrivano dei rumori inequivocabili, così con un sentimento misto di invidia e disgusto me ne vado a dormire.
 
 
Il mattino dopo trafitta da un mal di testa impossibile mi trascino in mensa per fare colazione. Calliope arriva poco dopo di me mano nella mano con Erica. Devo sforzarmi per non vomitare, e l’alcool ingerito ieri sera non aiuta. Vado a fare colazione, vedo Teddy e mi siedo al tavolo con lei. Addison non c’è, ma la cosa non mi sorprende più di tanto: stanotte quasi non si reggeva in piedi. Però ripensandoci... mi ha baciata, l’ho baciata, insomma io mi sono fatta avanti, ma lei non mi ha fermata, avrebbe potuto farlo, ma non l’ha fatto, forse era troppo ubriaca per rendersene conto, forse adesso non è qua perchè non vuole parlarmi, o magari sta così male che neanche si ricorda. Dio non so cosa pensare, ci siamo baciate, ma lei era seriamente ubriaca quindi non so quanto possa valere. Devo parlarle per forza, ho troppe domande in testa.
  «A cosa pensi?» mi chiede Teddy. Io la guardo, non posso dirle che ho baciato Addison. Oppure sì? Così la smetterà di rompere con la storia che mi piace Calliope. Perchè a me non piace Calliope. Odio Erica perchè sono sua amica, voglio che sia felice, voglio il meglio per lei ed Erica Hahn non è certo il meglio. Forse potrei presentarle quella ragazza Sally o come si chiama...
  «Come si chiama quella tipa bionda che fa anatomia con noi?» chiedo a Teddy. «Sai, quella che sta sempre in ultima fila, che sembra capitata lì per sbaglio... Sally?»
  «Sadie» risponde Teddy. «Sadie Harris». Ecco Sadie. Potrei presentarle, mi sembra un bel tipo. «Ma non hai risposto alla mia domanda» aggiunge Teddy.
  «Lo so» osservo. Però non so se sia il caso che le risponda. Insomma che cosa posso dirle? Ho baciato una ragazza etero ubriaca, non mi sembra che ci sia molto da dire. Vedo gli occhi di Teddy allargarsi lentamente. Oddio che ho fatto? L’ho detto ad alta voce?
  «Chi hai baciato?» mi chiede sconcertata. Io mi premo le mani sulla bocca. E adesso come ne esco? Non posso dirle che ho baciato Addison, rimarrebbe sconvolta.
  «Nessuno, nessuno!» esclamo agitando le mani davanti alla faccia. Teddy mi guarda con un sopracciglio inarcato e un sorrisetto ironico. Poi scuote la testa.
  «Ah-ha, non mi inganni» dice. «Avanti sputa il rospo. Chi è lei?»
  «Addison» rispondo alla fine in un soffio. Lei mi guarda a bocca aperta, ma prima che possa replicare io l’anticipo. «Senti, lo so che è un’amica di Callie, che è etero, che è single da poco. So tutto quanto. Ma ieri sera eravamo alla festa e ci siamo messe a parlare, lei mi ha detto che Callie sapeva della mia cotta per lei al liceo. Poi lei era ubriaca, mi ha chiesto di accompagnarla a casa e poi quando eravamo lì, io non è che l’ho baciata, le ho tipo sfiorato le labbra, ma poi lei mi ha baciata davvero e adesso... adesso lei non c’è e non so se è perchè mi sta evitando o se sta così male che quando ci rivedremo neanche si ricorderà di cos’è successo stanotte».
  «Arizona calmati, respira» mi interrompe Teddy, mettendomi una mano sul braccio. «Andrà tutto bene, vedrai. Stai tranquilla».
  «Lo dici solo per rassicurarmi» le rispondo con un sorriso. Lei alza le spalle.
  «Sì può darsi» mi dice. «Ma se ti senti meglio che importanza ha?»
  «Hai ragione» osservo. Poi mi alzo, le do un bacio sulla guancia e scappo via. Non me la sento di andare a lezione, andrò a cercare Addison. Mmh... dove vive? Cioè stanotte ci sono andata, ma non è che mi ricordi la strada. Chiederò a Calliope, lei lo saprà. La vedo uscire dalla mensa, seguita dalla Hahn. Che cavolo, ma devono stare sempre appiccicate? Mi avvicino comunque e le saluto.
  «Ciao Calliope. Ciao... Erica». Callie mi sorride, ma Erica mi lancia uno sguardo diffidente. Le lancerei volentieri un mattone, ma non credo sia il caso. «Mi servirebbe un favore» continuo. «Tu per caso sai dove abita Addison? Dovrei parlarle, è importante».
  «D’accordo» fa lei un po’ perplessa. «È successo qualcosa? Va tutto bene?»
  «No, per niente» esclamo con voce un po’ acuta. No, a lei non posso dirlo che ci siamo baciate, è fuori discussione. Le dico che voglio essere sicura che stia bene, dopo ieri sera. Lei mi spiega la strada e io me ne vado seguendo le indicazioni. Mentre cammino penso che potrei davvero presentarle Sadie, perchè anche se forse non diventerà un medico, mi sembra una ragazza simpatica e adatta a lei. Devo rifletterci su, però, perchè non vorrei attirarmi le ire di Erica, quella tizia mi mette i brividi. Okay, però è meglio non pensarci adesso, devo già preoccuparmi di Addison e di quello che le dirò. Nel frattempo sono arrivata davanti al suo appartamento. Okay ci siamo. Respira e non farti prendere dal panico. Assolutamente niente panico. Mi faccio coraggio e busso due volte alla porta.
  «Un secondo!» urla una voce da dentro. Non è la voce di Addison, sarà la sua compagna di stanza. Dopo un attimo la porta si spalanca. Per un secondo resto spiazzata: stessi capelli biondi, stessa espressione indolente. È Sadie. Curioso, stavo giusto pensando a lei.
  «Ciao, scusa cercavo Addison» le dico. Lei annuisce e si sposta per farmi entrare. Io entro e lei chiude la porta. Poi urla: «ADDIE!! C’è UNA VISITA PER TE!»
  «Non me ne frega niente, mandala via» arriva una voce soffocata da dietro la porta chiusa. Io ci rimango malissimo e Sadie se ne accorge. «Come ti chiami?» mi chiede.
  «Arizona» le rispondo io. Lei alza le sopracciglia, ma non dice niente. Forse Addison le ha raccontato cos’è successo ieri sera, magari se ne ricordava.
  «è arizona!» grida di nuovo. Da dentro la stanza di Addison arrivano dei rumori. Dopo un attimo la porta si apre. Addison è davanti a me, con i capelli tutti arruffati e una maglietta che le arriva sopra le ginocchia. Nient’altro. Però così non vale, io ci provo a mantenere l’autocontrollo, ma se mi appare mezza nuda, io potrei non rispondere di me stessa.
  «Ciao...» dice. Ha la voce ancora un po’ impastata. «Che ci fai tu qui?»
  «Ciao!» faccio col mio migliore tono disinvolto e sexy. «Senti, volevo parlarti di ieri sera. Di quello che è successo... insomma... sai è stato strano e, insomma... volevo chiarire».
  «Io... vi lascio sole» annuncia Sadie, poi sparisce in camera sua. Io e Addison ci sediamo sul divano, ma lei continua a guardarmi in modo vagamente confuso. Alla fine mi chiede: «Ieri sera? Di che diavolo stai parlando? Ieri sera eravamo da Teddy, ma poi non ricordo altro».
  «Non... non ti ricordi altro?» faccio, sorpresa e ferita. «Nient’altro?». Quanto era ubriaca, allora? Non si ricorda niente. Ho davvero lasciato il segno. Vabè. Mi alzo con le spalle curve. Lei mi imita e mi mette una mano sulla spalla, ma io mi allontano. «Ehi, tutto bene? Ma è successo qualcosa, stanotte?»
  «No, niente di importante» le rispondo. «Lascia perdere. Salutami Sadie». Vado alla porta con passo pesante, la apro e esco. Faccio per chiuderla, ma Addison la ferma con una mano. «Mi dispiace» fa. Io mi stringo nelle spalle e me ne vado. Sono sconcertata, non mi era mai successo prima.
 
 
Torno nel mio appartamento e mi chiudo in camera. Non voglio vedere nessuno. Sto sdraiata sul letto per ore, in silenzio. All’ora di pranzo sento un bussare leggero alla porta. «È aperto» biascico. Callie apre la porta e si affaccia dentro. «Ciao. Tutto bene? Vieni a mangiare?»
  «No, voglio stare da sola, lasciami in pace» le dico, voltandomi su un fianco. Sento i suoi passi e poi un peso sul lato del letto. Si è seduta accanto a me. «Cosa ti è successo? Una ragazza?»
  Io mi sdraio di nuovo sulla schiena e la guardo. «Non vuoi saperlo davvero, fidati» le dico.
  «Certo che voglio saperlo, smettila» risponde, scuotendo la testa. «Sono tua amica».
  «Promettimi che non ti arrabbierai, qualunque cosa io potrei dirti». Lei alza le spalle e mi dice che me lo promette. Io prendo un respiro profondo e continuo: «Io e Addison ci siamo baciate, stanotte».
  «CHE?!» esclama Callie a bocca aperta. «Avevi detto che non ti arrabbiavi!» protesto.
  «Non sono arrabbiata» risponde sinceramente. «Sono... scioccata. Tu e Addison? Sul serio? Ma cos’è successo? E perchè sei così depressa?»
  «Be’, ieri sera eravamo da Teddy, Addison era ubriaca e mi ha chiesto di accompagnarla nell’appartamento. Poi io non è che l’ho proprio baciata, le ho tipo sfiorato le labbra, ma lei ha risposto. Poi stamattina sono andata da lei per chiarire, ma non si ricordava niente! Che cosa devo fare?»
  «Ascolta...» commenta Callie con un sospiro. «Devi stare tranquilla. Un bacio dato così può voler dire tutto e niente. Se era davvero ubriaca come dici, può darsi che con un po’ di tempo ricorderà. E se anche dovesse ricordare sarà spaventata. Prova a parlarle di nuovo magari fra un po’».
  «D’accordo, hai ragione» le dico alzandomi dal letto. Poi sorrido. «Andiamo a mangiare». Mentre camminiamo mi viene in mente Sadie. «A proposito, mentre ero da Addison ho conosciuto la sua compagna di stanza. Si chiama Sadie ed è carina, secondo me dovresti pensarci su».
  «Arizona...» osserva Callie perplessa. «Io ho già una ragazza. Erica, hai presente?»
  Certo che ce l’ho presente, solo che è un’idiota. «Be’, non... non credo che dovresti fermarti a lei». Callie mi guarda con gli occhi sbarrati e a quel punto io lascio la prudenza da parte. «Lei non va bene per te, d’accordo? Tu hai bisogno di una ragazza più carina e più allegra! Erica ha sempre la faccia di una che è stata messa in punizione!»
  Siamo arrivate alla mensa e dalla parte opposta alla nostra vedo arrivare proprio loro, Addison e Sadie. Oh no. Oh no, oh no, oh no! Addison mi vede e mi corre incontro. «È quella Sadie?» sussurra Callie. Io annuisco. Subito dopo succedono molte cose contemporaneamente. Addison esclama: «Arizona, ti devo assolutamente parlare!» e Erica spunta da chissà dove e si avvicina a Callie, che la bacia a lungo perchè sa che le sto guardando. Poi prima che Addison possa trascinarmi via, Sadie mi chiede: «Ma quella ragazza mora è la tua coinquilina?»
  «Sì è lei» rispondo a Sadie. «Addison, va bene parliamo. Callie non c’è bisogno di fare così, ho capito cosa volevi dirmi». Addison mi prende per il polso e mi trascina in un luogo isolato. Cosa vuole fare?
  «Senti...» comincia esitando, «riguardo a quello che mi hai detto stamattina... volevo riparlarne con te, se ti va. Perchè... insomma... diciamo che mi è tornato in mente quello che è successo».
  «Veramente?!» le chiedo totalmente presa alla sprovvista. La guardo a lungo e intanto lei continua.
  «Sì noi ci siamo... baciate tipo no? Non è un ricordo nitido, però è successo, giusto?»
  «Sì, è successo» le rispondo, continuando a guardarla. Non la sto ascoltando del tutto, penso a quello che è successo e che sto cercando di non pensare a come mi sento, mi voglio concentrare solo su quel bacio e sulla sensazione delle sue labbra sulle mie. Penso che ora è il momento, lei si è ricordata, ma è confusa, perciò se la bacio di nuovo forse si ricorda meglio e si convince, che ne so. Okay devo smettere di pensare ai pro e ai contro e a tutto il resto, perchè poi cambio idea lo so. Scollega il cervello. Fatto. Chiudi gli occhi. Fatto. Anzi no apri gli occhi, almeno vedi cosa fai. Fatto. Mi avvicino e Addison mi guarda perplessa. «Che fai?» mi chiede. Io scuoto la testa e le faccio segno di non parlare. Poi le prendo la faccia tra le mani e la bacio. Lei dopo pochi secondi si stacca.
  «Wow... okay... sì è decisamente successo ieri sera. Senti, non prenderla male però... io ero ubriaca, quindi non ero molto attendibile. Devo... devo pensarci, lasciami del tempo. Scusa». Si volta e scappa via, lasciandomi lì come un’idiota. Era ubriaca, certo, come hai potuto pensare che ci stesse davvero? Quando si è ubriachi si fanno le cose più impensate, tu sei un esempio. Giusto, okay. Quindi le lascerò un po’ di tempo per pensare e nel frattempo penserò ad altro. Magari mi improvviserò Cupido per Calliope. Sono decisa a farle lasciare Erica e a farla mettere con Sadie. Sono assolutamente sicura che se mi da retta poi non se ne pentirà. Il punto è che devo fare l’amica, quindi agire per il suo bene, non importa se all’inizio lei non sarà d’accordo.
 
 
Il giorno dopo vado in mensa a fare colazione. Non ho più visto Addison da ieri a pranzo quando l’ho baciata di nuovo. Non so se è diventata molto brava a mimetizzarsi o se davvero non era in giro. Forse non ha voglia di vedermi, ma mi sembra un po’ esagerato, in fondo cos’ho fatto di male? L’ho baciata e lei mi ha detto che “aveva bisogno di tempo”, ma non credevo che intendesse dire che non l’avrei più rivista per quasi ventiquattro ore! E quel che è peggio è che sto facendo impazzire Teddy perchè devo per forza sfogarmi con qualcuno e c’è solo lei perchè Callie ce l’ha con me da ieri a causa di quell’allusione su Erica. Va tutto storto, tutto quanto.
  «Secondo te per quanto è normale che non si faccia sentire?» chiedo alla mia migliore amica a un certo punto. Lei alza gli occhi al cielo e va avanti a bere il suo caffè.
  «Non è passato neanche un giorno!» risponde esasperata. «Dalle tregua! Se è rimasta davvero così sconvolta, qualche giorno di silenzio non te lo toglie nessuno. Adesso per favore possiamo smettere di parlarne? Mi stai facendo impazzire». Mi guarda per un po’ poi mi chiede: «A proposito cosa succede tra te e Callie? Solo ieri sembravate così amiche...»
  «Già... ehm... un piccolo malinteso» rispondo con un sorrisetto. Cambio volentieri argomento. «Le ho detto che secondo me dovrebbe stare con la compagna di stanza di Addison, Sadie no? perchè secondo me ha bisogno di una ragazza più allegra perchè Erica non sorride mai. E lei si è offesa».
  «Che cavolo, Arizona, ma non hai ancora capito com’è fatta?» risponde Teddy allargando le braccia. «Ormai dovresti saperlo che lei è il tipo “toccatemi tutto, ma non la mia Erica”! Cosa le hai detto esattamente, a parte che dovrebbe mollarla?»
   «Che ha sempre la faccia di una che è stata messa in punizione» rispondo facendomi piccola piccola. Ma certo come ho fatto a non pensarci? Che scema. Teddy affonda la faccia tra le mani, sconfortata.
  A questo punto controllo l’ora e mi rendo conto che sono in ritardo per le lezioni. Mi alzo, do un bacio sulla guancia a Teddy e corro fuori dalla caffetteria. Sulla soglia mi scontro con qualcuno.
  «Scusa» dico distrattamente alzando lo sguardo. È Addison. Le sorrido: «Ciao! Come stai?»
  «Ciao...» fa lei, nervosa. «Io... ehm... io devo andare adesso». Si allontana e corre dalla parte opposta.
  «Certo... devi andare» mormoro al nulla. Mi sistemo la borsa sulla spalla e mi avvio verso le aule. Sulla porta dell’aula di anatomia incontro Sadie. Quando mi vede mi sorride e io ricambio. Perfetto, passiamo alla modalità Cupido, così non penso a Addison. Certo Sadie è la sua coinquilina.
  «Ciao, Sadie! Mi sono appena scontrata con Addison» le dico. Lei annuisce e sorride di nuovo.                                                                             
  «Già... è un po’ strana oggi. Ma senti, volevo giusto parlare con te» mi risponde. Io mi faccio più attenta mentre entriamo e ci sediamo vicine. Dovrò tenere un posto a Teddy sennò si arrabbia. «E quindi?» dico, riprendendo il discorso. «Di cosa volevi parlarmi?»
  «Ho visto la tua compagna di stanza» risponde. Io la incito a proseguire. «Da quello che ho capito è impegnata. Dici che non ho nessuna possibilità?»
  «In teoria no, perchè è attaccatissima alla sua ragazza attuale... ma sono sicura che se ti conoscesse penserebbe che può avere di meglio».
  “Tipo te” mormora una voce nella mia testa. Non è affatto vero, non ha niente a che fare con me!
  “Certo, come no” risponde la voce. Io cerco di chiuderla fuori. Non voglio ammettere che forse, su qualche pianeta remoto, la voce potrebbe avere ragione. Non voglio che abbia ragione, sarebbe troppo complicato. È meglio che pensi a Addison e far mettere insieme Callie e Sadie o almeno a fare in modo che Callie lasci Erica. In quel momento arriva Teddy appena prima che il professore chiuda la porta.
  «Che mi sono persa?» mi sussurra nell’orecchio. Io le spiego a voce bassissima quello di cui io e Saide abbiamo parlato. Lei scuote la testa e fa: «Stai attenta. Io non mi fido di Erica Hahn».
  «Lo so, nemmeno io» replico tirando fuori il quaderno. Intanto continuo a pensare: non voglio perdere Addison, devo riuscire a parlarle seriamente. Ma non  voglio perdere nemmeno Calliope, devo far pace con lei, però dovrei ammettere che accetto Erica e questo non è vero. Alla fine della lezione esco dall’aula e me la trovo davanti. Non dice niente, ma mi lancia un’occhiata gelida. Deglutisco e me ne vado. Chi mi sono messa contro? Torno nell’appartamento e in soggiorno c’è Callie che sta guardando la televisione. Come mi sente entrare la spegne e si chiude in camera sua.
  «Calliope!» comincio a bussare alla sua porta. «Calliope andiamo, mi dispiace! Non volevo offendere Erica, e nemmeno te. Mi dispiace, sul serio! Dai apri!»
  «Erica mi ha lasciata» mi dice aprendo la porta. Le trema la voce e ha gli occhi rossi di chi ha pianto. «Ha saputo quello che ci siamo dette e mi ha lasciata. Sei contenta ora?»
  Bene, Callie non mi ha perdonata. Mi concentrerò su Addison e basta adesso. Devo riuscire a convincerla che questa cosa non è una pazzia. Devo tornare al suo appartamento, mi accamperò fuori dalla porta se è necessario ma non voglio rinunciare così. Addison mi piace accidenti, mi piace sul serio e voglio davvero che riprenda a parlarmi in vista di qualcosa di più serio. Potrei sempre corrompere Sadie, a lei piace Callie... no non la voglio mettere in mezzo di nuovo, mi odia già abbastanza. Mi inventerò qualcos’altro, ma sono decisa a conquistare Addison. Conquistare che brutta parola. Be’, comunque... voglio parlarle e... insomma convincerla a uscire con me.
 
 
Una volta presa questa decisione sono più sicura di me e subito quel pomeriggio vado da Addison. Busso alla porta e mi apre Sadie. «Ciao! Entra» mi dice. «Ti chiamo Addie, poi vi lascio sole».
  Ho trovato un’alleata davvero formidable. Mi strizza l’occhio, poi va in camera di Addison e poco dopo escono insieme. Lei mi guarda leggermente contrariata. «Perchè sei qui?» mi chiede. Io le sorrido, come per tranquillizzarla.
  «Senti forse siamo partite con il piede sbagliato» le dico. «Voglio parlare con te. Andiamo a prenderci un caffè? È davvero importante». Lei annuisce e andiamo alla caffetteria. Ci sediamo a un tavolo e cominciamo a parlare. Io le parlo di quello che penso, che questa cosa tra noi non è una follia, che dovremmo provarci davvero, che potrebbe funzionare. Addison mi ascolta e alla fine annuisce e fa: «Sì hai ragione. Forse sono stata troppo precipitosa. Non dovevo scappare così, mi dispiace. Perciò adesso dico... va bene proviamoci. Ci sto». Io le sorrido e le sposto una ciocca di capelli dal viso. La guardo negli occhi per un po’ e lei ricambia il sorriso.
  «Che ne dici di vederci stasera?» le chiedo. Lei esita e capisco che vorrebbe dire di no, ma alla fine risponde: «Alle 9. Ti passo a prendere io». Annuisco. Finalmente un appuntamento. Non aspettavo altro dal giorno in cui l’ho conosciuta. Non è passato tanto tempo, ma a me sembra una vita. Parliamo di che cosa fare, poi lei mi accompagna al mio appartamento. Sulla porta si avvicina e mi da un bacio. Leggero e veloce, ma bellissimo. «Giuro che questo me lo ricordo» mormora. Poi sorride e se ne va. Dopo due passi si volta e aggiunge: «Ci vediamo stasera». Entro in casa ancora in estasi e Calliope è di nuovo seduta sul divano. Adesso le parlo, è stupido continuare a tenersi il muso, sono troppo felice.
  «Perchè quella faccia?» mi chiede con voce seccata. Io le sorrido. «Ho un appuntamento». Suo malgrado è interessata e mi si avvicina. «Un appuntamento? E con chi? Con Addison?»
  «Già» rispondo facendo una specie di piroetta. «Ci siamo viste in mensa e me l’ha chiesto. Quindi il punto è che sono al settimo cielo e voglio che noi due facciamo pace. Mi hai detto che non stai più con Erica e quindi puoi provare a parlare con Sadie». Lei sbuffa, ma poi sorride.
  «Va bene» replica alla fine. «Ma lo faccio solo per te. Okay senti non usarlo per ricattarmi nei prossimi anni, ma... mi sei mancata in questo giorno solitario».
Sono felice e comincio a pensare all’appuntamento con Addison. Non so cosa faremo, penso qualcosa di semplice e informale, ma aspetto che me lo dica lei. Di solito funziona così, io le ho chiesto di vederci, ma lei ha proposto l’ora quindi sta a lei decidere anche il posto. Con questo pensiero in testa inizio a prepararmi con cura e finalmente Callie è lì con me e mi aiuta. Alle 9 precise bussano alla porta dell’appartamento. Visto che io mi sto ancora truccando va Calliope ad aprire. «Arizona, è arrivata Addison!» grida. Io sorrido.
  «Arrivo subito!» esclamo in risposta. Corro in soggiorno e subito oltre la porta vedo Addison che mi sorride e mi da un bacio sulla guancia. Wow, che le è successo? «Ciao» mi saluta.
  «Ciao» le rispondo in tono languido. Dietro di lei qualcuno si sporge e mi saluta con la mano. «Sadie!» esclamo meravigliata. «E tu che ci fai qui?»
  «Ha saputo che venivo da te, sa che tu vivi con Callie e che lei è di nuovo single e non ha resistito a passare» risponde Addison alzando gli occhi al cielo. Sadie alza le spalle.
  «Va bene se mi fermo?» chiede. Io tento di non esultare in modo troppo evidente. Il mio piano sta funzionando! «Per me non c’è problema. Andiamo Addison!» esclamo spingendo la mia quasi – ragazza ufficiale fuori dalla porta. La nostra serata ci attende. Mentre camminiamo la guardo. «Allora... hai pensato a qualcosa di entusiasmante per stasera?» le chiedo sfoggiando uno dei miei sorrisi.
  «Ti va di fare una passeggiata sul lungomare?» dice Addison. Io annuisco e faccio per prenderle una mano, ma lei si irrigidisce appena e io lascio perdere. Forse è troppo presto. Andiamo avanti a camminare fuori dal college e a un certo punto della passeggiata vediamo un carretto che vende hot dog. Io li guardo con evidente desiderio, è più forte di me.
  «Sul serio?» la voce di Addison suona piuttosto ironica. «Vuoi mangiare hot dog durante il nostro primo appuntamento?»
  «Sì ti prego!» rispondo io sentendomi una bambina. Ci manca solo che mi metta a saltellare battendo le mani. «È la serata perfetta per gli hot dog». Addison si stringe nelle spalle e ne ordina due.
  «Pago io» mi dice, prima che io possa mettere mano al portafoglio. «Stasera pago io. La prossima volta toccherà a te». Mi allunga il mio panino condito di tutto e riprendiamo a passeggiare.
   Credo che questa sia la serata perfetta. Sto passeggiando e mangiando hot dog insieme alla ragazza più stupenda della Terra, che cosa potrei desiderare di più? A un certo punto, sento la mano di Addison che si infila piano nella mia. Okay, vuoi provocarmi? Devo desiderare qualcosa d’altro? Finisco l’hot dog e butto il tovagliolo in un cestino, poi vedo una panchina e decido che io e Addison ci siederemo lì. Guarderemo il mare, il paesaggio, la luna... poi se qualcosa dovrà succedere succederà. Quindi le tiro il braccio e andiamo verso la panchina, dove ci sediamo. Che paradiso.
  «È una serata bellissima, vero Addison?» le chiedo voltandomi a guardarla. Lei sorride. Ma quanto è bella questa ragazza? Ogni volta che penso che non potrà più sorprendermi lo fa.
  «Hai ragione. È davvero bellissima. Grazie per avermi convinto a portarti fuori. Credo che me ne sarei pentita per il resto dei miei giorni» risponde lei sempre tenendomi la mano.
Direi che posso baciarla. Credo che se lo aspetti anche lei, insomma, siamo uscite davvero per un vero appuntamento e me l’ha chiesto lei, quindi direi che non c’è niente di male se provo a baciarla. La guardo negli occhi e lei fa lo stesso, poi mi lascia la mano, ma solo per infilare la sua nei miei capelli. Subito dopo fa lo stesso anche con l’altra. Wow, che sguardo intenso che ha. Si avvicina a me e mi bacia. Sì! Sì sì sì sì! Quando ci separiamo sono ancora in estasi e mi sembra di galleggiare. Restiamo sedute ancora per un po’ in silenzio e a un certo punto vedo che Addison rabbrividisce. «Ehi, hai freddo?» le chiedo avvicinandomi a lei e mettendole un braccio attorno alle spalle. Lei appoggia la testa alla mia e subito dopo decidiamo di alzarci per tornare al campus.
  Ormai camminiamo tenendoci per mano, non c’è più niente a impedircelo. Mi sento veramente benissimo, questa serata è stata stupenda, lei è stupenda. «Andiamo da me?» le chiedo. Addison annuisce, perciò ci avviamo verso il mio appartamento. Mi sento veramente in pace col mondo, penso che in questo momento potrei essere contenta di vedere perfino Erica Hahn. Magari lei e Calliope sono tornate insieme. Okay non devo fare brutti pensieri che mi rovinano questo momento.
  «Hai le chiavi?» fa Addison. Io le tiro fuori. «Magari Callie sta dormendo». Giusto. Apro la porta con le chiavi cercando di fare meno rumore possibile. La prima cosa che noto è una lampada accesa vicino al divano. Poi vedo loro due. Sono entrambe sdraiate sul divano e stanno dormendo. Sadie è sdraiata sopra Callie con le sue braccia attorno alla vita. Sono davvero carine, ho fatto un ottimo lavoro. Mi avvicino e faccio per svegliarle ma mi fermo. Ispirano tantissima pace. Ma in effetti sono sicura di volere la pace stasera? Forse non voglio la pace in effetti, forse voglio un ambiente... stimolante.
  «Le sveglio?» chiedo a Addison. Lei mi risponde che prima o poi Sadie dovrà tornare a casa. Non ha parlato di se stessa, è un inizio. La scuoto leggermente per una spalla. «Sadie!» chiamo a bassa voce.
  «Che c’è?» fa lei aprendo gli occhi. Poi vede me e Addison in piedi. «Oh, accidenti» esclama sedendosi. «Callie, svegliati!». Anche Callie apre gli occhi e sembra sconcertata quanto Sadie. «Che ora è?» chiede con voce parecchio assonnata. «Mezzanotte passata» le rispondo, dando un’occhiata all’orologio. In realtà neanch’io pensavo fosse così tardi: il tempo è volato stando con Addison. Anche se è tardi e domani abbiamo lezione io vorrei stare qua un po’ a parlare. Ci sediamo anche noi due sul divano e io lancio a Callie e Sadie occhiate molto maliziose, ma loro fanno finta di niente.
  «Com’è andato l’appuntamento?»  ci chiede Calliope. Io e Addie ci guardiamo e sorridiamo nello stesso momento. «Benissimo» rispondo. «Abbiamo passeggiato, mangiato hot dog, guardato la luna... è stato bellissimo! Vero Addie?»
  «È vero» risponde lei. «Non capisco perchè ho aspettato così tanto prima di accettare di uscire con te. E invece voi? Cos’avete fatto qui tutte sole?»
  «Abbiamo parlato» risponde Sadie in tono vago. Addison sbadiglia e guarda l’orologio. «Forse dovremmo andare, Sadie. Domani dobbiamo svegliarci presto» dice. Si alza e fa per avviarsi alla porta.
  «Tu vai, io resto qua ancora un po’» risponde Sadie. Allora io colgo la palla al balzo. «Ti accompagno a casa, Addie! Calliope ci vediamo dopo!»
  Usciamo insieme e diciamolo, non vedevo l’ora di stare di nuovo da sola con lei. L’accompagno fino al suo appartamento e ci fermiamo sulla porta. «Allora... buonanotte» le dico. «È stato bellissimo, non vedo l’ora di rifarlo. Presto possibilmente».
  «Nemmeno io. Buonanotte Arizona». Ci avviciniamo e ci baciamo, ma in quel momento una voce ci fa sobbalzare. «Addie, hai tu le chiavi?». Porca miseria. Proprio adesso doveva arrivare? «Oh, scusate» ci dice quando si avvicina. «Non volevo interrompervi, mi dispiace».
  «Non importa Sadie» le risponde Addison. «Tieni ecco le chiavi, io arrivo fra un po’». Mi prende per mano e ci allontaniamo dalla porta per evitare altre interruzioni. Ci mettiamo sulla scala d’emergenza e lei mi guarda in modo intenso. «Dove eravamo rimaste?» mi chiede, poi mi bacia di nuovo. Ho creato un mostro. Ma non mi lamento di certo.
 
 
Mi sveglio in pace col mondo e neanche lo strillo della sveglia riesce a scalfire il mio buonumore. Nemmeno il pensiero di una giornata di lezioni, può riuscirci, sono felice e basta. Esco dalla mia stanza e vedo Calliope che mi sta chiaramente aspettando. «Non credere di potermi sfuggire per sempre» esordisce. «Mi devi parlare di ieri sera, nei dettagli».
  «Va bene, andiamo a mangiare, ti racconto tutto» le dico. Andiamo in caffetteria e ci sediamo a un tavolo. «Più o meno ti ho già raccontato ieri sera. Siamo state a passeggiare sul lungomare e Addison mi ha preso un hot dog, poi ci siamo sedute su una panchina, lei mi ha baciata e dopo un po’ siamo tornate, e il resto lo sai. È stata una bellissima serata, e presto lo rifaremo».
  «Ti piace proprio, eh?» fa Callie. «Devo ancora farci l’abitudine. Ah, e prima che tu me lo chieda, con Sadie non è successo assolutamente niente. Siamo state sul divano a parlare e poi ci siamo addormentate. Nient’altro».
   «Sì, ma eravate abbracciate» preciso io per punzecchiarla. Lei fa finta di niente. Finisce di bere il suo caffè e si alza. «Devo andare a lezione» dice con voce piena di dignità.
  «Ah, no! Non puoi andartene così, Calliope Torres, torna subito qui!» esclamo alzandomi e andandole dietro. «Devi spiegarmi, io lo so che non è tutto qui, fermati! Fermati, devi raccontarmi!»
  «Mi dispiace, Arizona, sono in ritardo devo proprio andare» fa lei senza fermarsi. Io continuo a inseguirla, poi una mano spunta dal nulla e mi afferra un braccio. «Ehi!» esclama una voce familiare. Io mi fermo, è Addison. «Ti va un caffè?»
  «Certo!» le rispondo. Sono proprio felice di vederla. Ci scambiamo un bacio. «Volentieri. Scusa per le grida, ma stavo cercando di sapere qualcosa di più sulla serata di ieri di Callie e Sadie...»
  «Sì ci ho provato anch’io» commenta Addison con un sospiro. «Ma temo che sia fatica sprecata. Perciò... adesso direi di lasciar perdere e concentrarci su noi due. Che ne dici?»
  «Dico che sono d’accordo con te» rispondo, allacciando le mani dietro al suo collo e dandole un bacio. Restiamo sedute al tavolo finchè non ci rendiamo conto che dobbiamo andare a lezione e ci avviamo. Abbiamo due corsi diversi quindi quando arriviamo alle aule ci salutiamo. È tutto molto romantico.
  «Eccoti qui finalmente!» una voce mi arriva alle spalle facendomi fare un salto di un metro. Mi volto di scatto. «Teddy! Mi hai spaventata a morte! Che succede?» dico, con il cuore che pian piano riprende a battere a un ritmo decente.
  «Hai baciato Addison. In pubblico. State insieme? Perchè io non ne so niente?» esclama. Ha ragione. È la mia migliore amica e l’ho tenuta all’oscuro di tutto. Sorrido in modo supplichevole. «Hai ragione. Va bene, entriamo poi ti racconto tutto». Entro nell’aula e lei mi segue. Ci sediamo e lei continua a guardarmi in attesa. Io sospiro e comincio a parlarle di ieri sera, ma mi interrompo quando arrivo a parlare di Callie e Sadie. Non so perchè, forse perchè non riguarda me e Addison, e in questo istante ho in mente solo lei. Mentre racconto le lascio il tempo per fare commenti di ogni sorta, poi quando arrivo al bacio negli occhi le passa uno sguardo che è impossibile non notare. Sembra un misto stupore, gioia e invidia. Ma sono troppo su di giri per farci veramente caso. Mentre stiamo parlando entra il professore sbattendo la porta. Il silenzio cala istantaneo e anche noi taciamo subito. Con un’occhiata d’intesa decidiamo di andare avanti a parlarne dopo la lezione. Io però non riesco a concentrarmi, continua a balenarmi davanti agli occhi la faccia di Addison e penso solo a quanta voglia ho di rivederla. Teddy mi scrive un appunto sul lato del quaderno: “ho capito, ti passo io gli appunti. Tu sei una causa persa oggi”. Io annuisco e penso che è inutile stare qui. Mi alzo ed esco dall’aula e dall’altra parte del corridoio vedo arrivare Addison.
  «Che ci fai qui?» le chiedo sorpresa. Che abbia deciso di saltare anche lei la lezione?
  «Potrei farti la stessa domanda, a dire il vero» mi risponde lei.  Ci sediamo su una panchina nel parco e ci scambiamo un bacio.
  «Non riuscivo a seguire la spiegazione, avevo voglia di vederti» le spiego. Lei fa un sorrisetto. «Idem» dice. Restiamo sedute lì a parlare fino alla fine delle prime lezioni, quando gli studenti invadono il parco e la nostra privacy se ne va. Tra la folla vediamo spuntare Calliope. Seguita da Sadie. Molto interessante. «Ciao! Che ci fate qui?» ci saluta Callie. Noi ci alziamo e io rispondo: «Abbiamo saltato le lezioni. Siamo ancora nello stato d’animo post-primo appuntamento. Io non riuscivo a concentrarmi e nemmeno lei. Tu invece? Sei in compagnia per caso?»
  «Allora...» Calliope cambia immediatamente argomento e io faccio una risatina. «Pensate di uscire di nuovo presto? Magari stasera?»
  «Che c’è, hai un impegno?» mi diverto troppo a stuzzicarla, ma lei non si scompone. Come sempre. «Può darsi...» risponde evasiva. Io scoppio a ridere e poi mi allontano con Addison. Però quella di uscire anche stasera è un’idea carina... proprio mentre ci sto pensando, Addison mi fa: «E se prendessimo sul serio il suggerimento di Callie? Uscirei volentieri anche stasera...» la cosa fantastica è che ci leggiamo nel pensiero. Quindi ci mettiamo d’accordo per andare insieme a mangiare in un locale e poi magari a ballare da qualche parte. Oppure al bowling. Sarà divertente e poi non dico stasera, ma magari fra un po’ potremo passare alla seconda fase. Certo, lei dev’essere pronta. Ci mettiamo d’accordo per vederci alle sette davanti a casa sua, poi andiamo a lezione. Adesso siamo insieme, quindi sarà più facile sopportare. Naturalmente non concludiamo molto, ma almeno non ho quel fastidioso senso di colpa che mi provoca il saltare più di una lezione al giorno. Ci sediamo in fondo e continuiamo a parlare a bassa voce di quello che faremo stasera. Non vedo l’ora. Lo ammetto, ci guadagnamo più di un’occhiata infastidita dai ragazzi seduti vicino a noi, ma non ci importa molto.
 
 
Alla sera verso le sette sono pronta e mi preparo ad uscire per andare da Addison. Poi mi giro verso Calliope. «Tu che fai? Vieni?» le chiedo. Lei mi guarda, e sembra che voglia quasi dire di no, allora io esco, ma all’improvviso sento la sua voce che grida: «Aspettami! Va bene, vengo!»
  «Mh... non avevo dubbi» suono sarcastica, ma in realtà mi sento soddisfatta. Sono sicura del perchè ha deciso per il sì. È la seconda sera di fila che si vedono, le cose procedono alla grande! Arriviamo al loro appartamento e io busso due volte. Sento un rumore di passi di corsa e la porta si apre di scatto. «Oddio! Sei arrivata! Sei qui!» esclama Addison. Si sta infilando le scarpe e intanto si passa il lucidalabbra. «Dio, sono così in ritardo...»
  «Ma no figurati! Abbiamo tutta la sera!» le rispondo, mentre lei ci fa entrare. Sadie è seduta sul divano e come vede Calliope si alza. Io non la riesco a nascondere dietro di me, è troppo alta. Per fortuna Addison è pronta e possiamo uscire. «Non aspettateci faremo tardi!» le saluta lei agitando vagamente una mano mentre ce ne andiamo. «Che facciamo stasera?» mi chiede.
  «Pizza?» le propongo e il suo sguardo di apprezzamento risponde di sì. C’è un posto qui vicino dove mi è già capitato di andare e mi sembrava carino portarci Addison. Stasera tocca a me offrire e infatti mi sono premunita. Entriamo e troviamo subito un tavolo, non c’è molta gente stasera. Ci sediamo e arriva quasi subito un cameriere a prendere le ordinazioni. Ordiniamo le pizze, io ai funghi, lei capricciosa e intanto più che parlare ci guardiamo negli occhi. Quasi non ci accorgiamo di mangiare, siamo troppo prese l’una dall’altra. Quando arriva il momento di pagare lei tira fuori il portafoglio, ma io la fermo. «Eravamo d’accordo» le dico. «Ieri hai offerto tu, oggi tocca a me».
  «Ma io ti ho comprato un hot dog!» protesta lei. «Non una cena completa!» Io le faccio segno di non preoccuparsi, paghiamo e poco dopo siamo fuori, pronte a continuare la nostra serata. «Allora vuol dire che l’ingresso al bowling te lo paghi da sola» le dico.
  «Andiamo al bowling?» fa lei incredula. «Io adoro il bowling, è una vita che non ci vado!» Le sorrido e decidiamo di prenotare un taxi. Arriva subito e saliamo dietro. Mentre viaggiamo lei mi guarda a lungo, poi io le metto una mano sul ginocchio. A questo punto lei mi bacia, mentre il tassista fa di tutto per non guardare nello specchietto retrovisore. Mi sembra di essere esposta in una vetrina. Poco dopo arriviamo al bowling e scendiamo subito dal taxi. Andiamo a prendere le scarpe e proprio mentre stiamo pensando che in due non è divertente giocare in due, vediamo a un’altra cassa l’ultima coppia che mi sarei aspettata di vedere: Callie e Sadie. «Che ci fate voi qui?» chiediamo io e Sadie in coro.
  «Giochiamo a bowling!» rispondono Addison e Callie. Scoppiamo a ridere e Calliope fa: «Credevo che foste ancora a cena...»
  «Naah, abbiamo mangiato una pizza e poi abbiamo preferito venire qui» osservo. «Ma voi piuttosto, non pensavo neanche che usciste insieme».
  «Beh... va bene possiamo dirvelo. È il nostro primo appuntamento» dice Sadie. A questo punto decidiamo di fare squadra tutte e quattro. Nessuna di noi è molto brava a giocare a bowling, ma questo non è importante. Lancio la mia prima palla, ma mi scivola e finisco sulla pista insieme a lei. Poi imparo a lanciare e decido di lanciare una tradizione per stasera: prima di ogni tiro io e Addie ci scambiamo un bacio. È carino. A un certo punto Callie va a prendere da bere per tutte, ma dalla pista accanto alla nostra qualcuno fa strike ed esplode un boato tale che lei sobbalza e ci innaffia tutte di birra.
  «Grazie Calliope» faccio io asciugandomi la faccia. «La bevevo volentieri, ma okay...»
  «Vi ho risparmiato questa fatica!» esclama. «Non siete contente?». Scoppiamo tutte a ridere: è una bellissima serata. In effetti ci divertiamo molto, giochiamo una partita tutte e quattro e dopo un po’ facciamo la sfida delle coppie, io e Addison e Callie e Sadie, ma poi ci invertiamo: io gioco con Saide e Callie con Addison. È davvero fantastico e torniamo a casa tutte insieme in taxi. Quando arriviamo al campus ci dividiamo: io e Addison andiamo da me e Callie e Sadie vanno da Sadie. Entriamo nell’appartamento e Addison mi guarda un po’ preoccupata. «Che cosa vuoi fare?» Tu non ne hai assolutamente idea. Comunque niente che preveda tenersi addosso i vestiti. Okay, in teoria.
  «Niente che tu non ti senta pronta a fare, Addie» le rispondo. Per quello c’è sempre tempo. Niente sesso per stasera, ma siamo uscite solo due volte. Sarà per la prossima, spero. Però staremo sul divano, ci baceremo senza spogliarci... almeno questo credo vada bene. Vedremo, io ci provo. Ci sediamo sul divano e io la bacio e capisco subito che questo sarà il modo in cui finiremo la serata. Meglio di niente, comunque anche questo è bello. Ogni tanto. Non so quanto tempo restiamo lì sedute, a un certo punto perdo completamente la nozione del tempo e prima che me ne accorga, sento Calliope aprire la porta. Wow, quanto tempo è passato? Addie decide all’istante di andarsene, dopo avermi salutata e io e Callie restiamo sole. «Cos’avete fatto tutta la sera?» mi chiede ironica. Lei sarà arrivata al dunque? Cerco di capirlo guardandola negli occhi... naah, aspettano la prossima uscita probabilmente, ma non mi sarei sorpresa del contrario. Credo che Sadie sia anche peggio di me, e anche Callie forse. Io sto facendo la brava, tengo molto a Addison, quindi aspetto che arrivi il momento giusto. «Niente di che» le rispondo. «Ci siamo solo baciate. Mi conservo pura finchè lei non sarà pronta».
  «Pura?! Tu?!» esclama Calliope scoppiando a ridere. «Andiamo a letto che è meglio».
 
 
Il mattino dopo sono in piedi da poco, ma sono stranamente già pronta, quando sento bussare alla porta. Apro ed è Addison. «Andiamo a fare colazione?» mi chiede. Io annuisco, prendo la borsa e mi precipito fuori. Sarebbe carino incontrare qualcuno, tipo Teddy. Oh, guarda! Parli del diavolo...
  «Teddy!» esclamo salutandola da lontano. Le vado incontro mano nella mano con Addison e lei ci guarda meravigliata. Questa volta non posso non notare il lampo di gelosia che le passa negli occhi. Non credo sia perchè le piace Addison. Andiamo è impossibile. Probabilmente è perchè lei è single, prima eravamo da sole entrambe, adesso io ho lei. Poi, insomma, da quando in qua a Teddy piacciono le ragazze? Quando abbiamo iniziato il college usciva con Henry e al liceo c’era Owen che ora è andato in un’altra città. No, dev’essere gelosa perchè non sono pù single, tutto qua.
  «State insieme?» ci chiede. Noi facciamo sì con la testa. «Ma insieme sul serio? Cioè, tipo ufficialmente?» annuiamo di nuovo. «Arizona posso parlarti un attimo? Addison me la presti?» lei dice di sì e io seguo Teddy. «State insieme davvero? Anche secondo lei?»
  «Sì Teddy te l’ho già detto!» le rispondo. «Ieri sera siamo uscite per la seconda volta e al bowling abbiamo incontrato Callie e Sadie. Abbiamo giocato insieme a loro, stanno insieme più o meno, poi siamo tornate a casa e...»
  «L’avete fatto?» mi chiede lei. Io scuoto la testa. «Voglio aspettare il momento giusto» le spiego. Lei mi guarda a bocca aperta. «Allora fai sul serio con lei! Non è una qualsiasi! Brava Arizona, sono fiera di te».
  «Anch’io sono fiera di me» le rispondo. «Adesso torno dalla mia donna. A dopo!» poi mi alzo e torno da Addison, ma notando che Teddy ha un’aria molto dispiaciuta. Devo trovarle un ragazzo. Dopo vado a lezione e a pranzo ci vediamo tutte insieme noi del nostro giro. È bellissimo stare insieme così, io e Addison non ci separiamo mai, mi sembra di essere una dodicenne alla prima storia, ma del resto è praticamente la prima volta che potrei davvero innamorarmi. Di solito con le donne non mi comporto così. Non aspetto mai il momento giusto, per capirci, il momento giusto è subito. Sono giorni bellissimi e vorrei non finissero mai. Infatti non finiscono, e dopo le giornate ci sono le serate. Usciamo tutti i giorni praticamente e anche se non facciamo niente di speciale sono sempre momenti stupendi.
  Comunque il momento che aspetto io è un altro, ma purtroppo tarda ad arrivare. Non che noi non ci proviamo. Da dopo il terzo appuntamento in poi ogni sera che ci vediamo alla fine io tento di convincerla ad andare oltre, ma non c’è niente da fare. Per esempio la prima volta andiamo da lei e ci chiudiamo in camera sua. Non è un momento scelto a caso, ne avevamo parlato insieme e lei mi aveva fatto capire di sentirsi pronta. Però nonostante questo al momento decisivo lei mi dice che non se la sente e anche quando la bacio è tesissima. Quindi lascio perdere, sperando che la prossima volta vada meglio. Lei continua a scusarsi e le dico che non mi importa, anche se in realtà mi importa moltissimo. Il punto è che Addison mi piace tantissimo e non voglio perderla e se per evitarlo devo praticare la castità per un po’... vedrò di sopportare. Io continuo a provare ogni volta che ne abbiamo l’occasione, ma il risultato è sempre lo stesso. E io penso che sì, un po’ va bene, ma io sto cominciando a stufarmi. E il pericolo è che se lei continua a dirmi di no io potrei consolarmi con qualcuna più disponibile e questa è l’ultima cosa che voglio. Devo inventarmi qualcosa, una serata così speciale, che quando arriverà il momento fatidico lei non potrà dirmi di no. Le farò una sorpresa e per riuscire nel mio intento, dovrò chiedere aiuto alle altre. Forse è il posto che non funziona, magari lei non è il tipo da camera da letto. Magari se scelgo un posto più insolito mi dirà di sì. Tentar non nuoce. Ci consultiamo e Teddy propone un campeggio, ma io le dico subito di no. Se c’è una cosa che odio sul serio, è il campeggio. Se Addison non si sente ispirata in camera da letto io non mi sento ispirata in una tenda canadese. Dovremo pensare a qualcos’altro. Teddy e Sadie propongono cose a caso, alberghi e ristoranti intimi, ma niente che mi convinca, voglio un’idea strepitosa, unica. Voglio che Addison si senta speciale, io la vedo così. Alla fine Calliope ha l’idea geniale.
  «L’osservatorio astronomico!» esclama una sera mentre siamo tutte riunite da me. Sadie è sgattaiolata fuori dall’appartamento quando Addie è andata a dormire. Io la guardo allibita. Sta scherzando? Lei però è esaltatissima. «Sto parlando sul serio» dice. «Il guardiano doveva un favore a mio padre quindi gli ho chiesto se potevo prenotarlo per una serata e lui ha detto di sì. Potete guardare le stelle e fare anche altro!»
  «Calliope, di tutte le idee strampalate che potevano venirti, questa è la più... geniale!» le dico riflettendo. Potrebbe essere la serata giusta, finalmente lei potrebbe dire di sì! L’unica è provarci. Callie mi spiega dov’è, a che ora è libero e altre cose. Prima andremo a cena, poi la benderò e la porterò lì. Dovrò capire come portarla, ma se non sbaglio Sadie l’ultima volta è venuta qui in macchina magari me la faccio prestare. È incredibile come sia diventata nostra amica da quando ho conosciuto Addison. Ora poi sta con Callie quindi è a tutti gli effetti una di noi.
  Finalmente arriva la sera dell’appuntamento. Addison sa solo che usciamo a mangiare e che poi c’è una sorpresa per lei. Non vedo l’ora di vedere la faccia che farà, me lo sento che questa è la sera giusta. Passo a prenderla a casa e questa volta è puntualissima, anzi quando arrivo è già sulla porta che mi aspetta. Ottimo, cominciamo bene. Ci salutiamo con un bacio sulle labbra e andiamo subito. Per cena andiamo in un ristorantino vicino all’osservatorio, ma non abbastanza perchè Addison possa indovinare la sorpresa. Mangiamo abbastanza in fretta e quando usciamo io le allungo la benda e le dico di coprirsi gli occhi. «Dove mi porti?» mi chiede.
  «È una sorpresa» le spiego. «Ma sono sicura che ti piacerà».  Guido con sicurezza, Calliope mi ha spiegato bene la strada e in poco tempo arriviamo all’osservatorio. La faccio scendere dalla macchina e la guido all’interno, mentre saluto il guardiano che ci ha aperto la porta. Saliamo le scale e arriviamo in cima dove c’è l’apertura per guardare il cielo. A questo punto le tolgo la benda. «Eccoci qui» annuncio. Lei si guarda intorno a bocca aperta. «Ma dove siamo?» mi chiede, con la voce che rieccheggia nello spazio vuoto. Si guarda intorno e vede dei telescopi. È davvero bellissimo qui. Ho portato delle coperte, giusto per non sdraiarci sulla pietra, ma le stenderò al momento opportuno. Cioè adesso.  Rimaniamo lì a guardare il cielo per un po’, abbracciate, poi semplicemente succede. Ci baciamo e non saprei bene come spiegarlo, ma a un certo punto ci ritroviamo semplicemente sdraiate sulle coperte, nude e avvinghiate l’una all’altra. È un momento fantastico. Alla fine restiamo lì per un tempo indefinito, sdraiate a guardare fuori dalla finestra sul soffitto e abbracciate. Non so quanto passa e neanche mi interessa: voglio vivere e morire in questo posto e in questa posizione, con lei. Restiamo immobili finchè non sentiamo dei passi al piano di sotto. Io e Addison ci guardiamo preoccupate. Dev’essere il guardiano. Ci ha lasciato l’osservatorio libero, ma non so se il trovarci in questa situazione fosse previsto. Nel dubbio decidiamo di alzarci e di vestirci. Ho appena messo a posto le coperte che lui entra. «Vi siete divertite?» ci chiede con un sorriso cordiale.
  «Sì, direi che ci siamo divertite moltissimo!» gli rispondo, mentre mi viene da ridere. Addison mi pesta un piede. Forte. Decidiamo di andare e dopo avergli augurato la buonanotte usciamo dall’osservatorio andiamo a prendere la macchina. Appena siamo lontane a sufficienza scoppiamo a ridere. «Per poco non ci scopriva, non oso immaginare che faccia avrebbe fatto!» esclamo io. È stata una serata perfetta, poi è stato tutto naturale, non ho dovuto fare niente, a quanto pare era il momento giusto anche per lei... mi sembra di toccare il cielo con un dito. Torniamo al campus e io vado subito a dormire, non voglio vedere Calliope, per queste ore voglio tenere quello che è successo solo per me.
 
 
Da quella sera va tutto bene, in quel senso. Abbiamo rotto il ghiaccio all’osservatorio e adesso Addison non ha nessun problema neanche in camera da letto. Il mattino dopo naturalmente vengo assalita dalle altre tre che mi chiedono com’è andata la serata.
  «Benissimo!» rispondo io. Siamo tutte sedute allo stesso tavolo a fare colazione. Addison non si è arrabbiata nel sapere che abbiamo fatto lavoro di squadra. «Abbiamo guardato le stelle  e abbiamo fatto l’amore sul pavimento. È stato bellissimo». Guardo Addison e non so c’è una luce nuova nei suoi occhi ed è la stessa che sento di avere nei miei. La risposta è una sola: mi sto innamorando di lei. Ed è una bellissima sensazione. Credo davvero che d’ora in poi andrà tutto bene tra noi. Domani c’è una festa, nell’appartamento di un’amica di Sadie, tale Lauren. È passata una settimana dalla sera all’osservatorio, ma io spero che ne passino molte altre. Noi ci andiamo solo perchè lei ha invitato Sadie, che ha invitato Calliope, che ha invitato me eccetera. Dovrebbe essere bello, è la prima festa a cui vado, in cui sono sicura della persona con cui arrivo e di quella con cui torno a casa. C’è un sacco di gente, quando arriviamo. Sto con Addison praticamente tutta la sera tranne per cinque minuti in cui lei va in bagno e la padrona di casa, Lauren, mi si avvicina. «Ciao» mi saluta. «Sei qui da sola?» mi chiede con un tono allusivo che mi infastidisce. Ma chi è questa? Che cosa vuole da me?
  «No sono qui con la mia ragazza» le rispondo in tono sdegnoso. Ci tengo a farle sapere che non sono una che va con chiunque. Okay lo ero, ma ora non più. Se fossi stata single probabilmente non ci saremmo fermate alle presentazioni, ma ora c’è Addison. Sfortuna vuole che lei esca dal bagno proprio nel momento in cui Lauren mi sposta un ciocca di capelli. Io mi allontano, ma è troppo tardi. Ci ha già viste.
  «Che diavolo stavi facendo?» sibila afferrandomi per un braccio. È davvero arrabbiata. Però è bello che sia gelosa. Comunque adesso devo spiegarle che non stavo facendo niente. Spero che mi crederà.
  «Addison te l’assicuro, non è successo niente!» esclamo ancora dieci minuti dopo, quando siamo uscite dall’appartamento. Ho continuato a scusarmi, ma lei non mi è neanche stata a sentire. Adesso però l’ho fatta sedere e finalmente si è zittita. «Ti spiego com’è andata. Lei mi si è avvicinata e mi ha chiesto se ero lì da sola. Io ho capito che aveva un significato nascosto la sua domanda. Allora le ho detto che ero lì con te e lei mi ha toccato i capelli. Ma nient’altro! Davvero!»
  Lei mi guarda storto ancora per un po’, ma poi sorride e mi fa: «Andiamo da me?»
  «Va bene» le rispondo. Quindi arriviamo al suo appartamento, ci chiudiamo in camera sua e facciamo pace. A lungo. Questo è il modo migliore per concludere una serata. Qualunque cosa sia successa.
 

   
Quindici anni dopo
   
 
Torno a casa dopo un’interminabile giornata in ospedale e penso solo al fatto che rivedrò la mia famiglia. Anche se ormai sono passati tanti anni, a volte mi sembra ancora incredibile. Apro la porta e vedo i gemelli che mi corrono incontro. «Mamma!» gridano. Io li abbraccio entrambi, poi vedo mia moglie venire verso di me sorridendo.
  «Ciao tesoro» mi saluta con un bacio. Anch’io le sorrido e come potrei evitarlo? Vedere lei e i nostri quattro figli è una cosa che ancora adesso mi scalda il cuore. «Com’è andata al lavoro?» mi chiede.
  «Benissimo Calliope, ma sono contenta di essere a casa». Finalmente mi spoglio poi la raggiungo in cucina. Sembra che abbia cucinato per un esercito e io ho la netta sensazione di aver dimenticato qualcosa di importante. Calliope me lo legge negli occhi.
  «Stasera vengono Teddy e Addison a cena» mi spiega. «Te l’eri dimenticato vero?»
  «Chi? Io?» esclamo imbarazzata. Sì, totalmente, che idiota. «Ma certo che no!» Calliope solleva un sopracciglio, ma non dice niente. Mentre parliamo arriva Sofia in cucina. «Ciao mamma» mi saluta. Io abbraccio anche lei e andiamo in soggiorno. Elena è seduta sul tappeto tutta occupata dai suoi giochi. «Ciao Nena» le dico dandole un bacio sulla guancia. Lei alza lo sguardo e mi sorride, ma è troppo concentrata. Sofia accende la televisione e subito dopo arrivano anche Timothy e Alejandro. Tim si siede sul divano accanto alla sorella, mentre Zorro mi viene in braccio. È vero si chiama Alejandro, ma io lo chiamo Zorro1 da quando ha cominciato a camminare. È una peste, è furbo e riesce sempre a fare in modo che io e Calliope gli facciamo fare quello che vuole, spesso con l’inganno.
  «Chi mi aiuta ad apparecchiare la tavola?» esclama Calliope affacciandosi dalla cucina. I gemelli si alzano subito e la raggiungono correndo. Dopo un attimo anche io e Sofia li seguiamo, lasciando Nena sul tappeto. Tanto la teniamo d’occhio. Prepariamo tutto per la serata, poi poco prima che arrivino gli ospiti, accompagno i bambini a lavarsi le mani. Sarà una cena di famiglia, Teddy e Addison vengono con i loro figli. La femmina, Violet, per caso ma non del tutto è la migliore amica di Sofia. Hanno la stessa età e vanno alla stessa scuola e poi sono figlie nostre che siamo rimaste amiche da allora.  In pratica si conoscono da prima di nascere.
  Suona il campanello e io vado ad aprire con Nena in braccio e gli altri dietro. Apro la porta e prima ancora che io possa salutare le nostre amiche, Violet si precipita in casa e lei e Sofia corrono a giocare. Addison entra seguita da Teddy che tiene Henry per mano. Ha sei anni, uno in più di Tim e Zorro. «Ben arrivate!» le saluto. «Ciao Henry! Come sei cresciuto!»
  Poco dopo ci mettiamo a tavola e io osservo tutto il gruppo. Siamo due famiglie, ci conosciamo da sempre, ma se le cose fossero andate in un altro modo, non so come saremmo adesso. Al college io stavo con Addison, se ci penso adesso mi viene quasi da ridere. Perchè a pensarci adesso, lei è perfetta con Teddy e io sento di appartenere a Calliope. Non sono sicura di sapere cos’è successo, semplicemente dopo un po’ abbiamo capito che non potevamo più stare insieme, Callie aveva lasciato Sadie e Teddy... ad un certo punto era chiaro che per Addison provava qualcosa di più di una semplice amicizia. E non subito, ma dopo un po’, Addison ha capito che ricambiava quel sentimento, una cosa a cui non avrebbe mai pensato. Invece per quanto riguarda me... Calliope non stava più con Sadie, perchè non funzionava, ma era chiaro che non poteva essere una storia seria e io ho sentito riafforare tutti i sentimenti che provavo per lei ma che avevo nascosto. E comunque c’erano stati dei segnali, subito prima che io e Addison ci lasciassimo. Litigavamo sempre e sì, lo ammetto, con la scusa che Callie era di nuovo single, una volta sono andata a letto con lei. Comunque prima ancora che potessi sentirmi in colpa, ho scoperto che Addison aveva fatto la stessa cosa con Teddy. Qui abbiamo finalmente capito che l’unica cosa intelligente da fare era lasciarci e cominciare delle nuove storie. E sì, ancora a distanza di quindici anni, non riesco a pentirmi di quello che ho fatto. Sorrido tra me e penso che possiamo fare una cosa. «Facciamo un brindisi!» propongo.
  «Un brindisi?» mi chiede Addie. «E a cosa vuoi brindare?»
  «A noi» le rispondo semplicemente. «Alla bellissima vita che abbiamo costruito, alle nostre famiglie e ai nostri figli». Gli altri sono d’accordo con me e quindi brindiamo con i bicchieri pieni di vino e Coca Cola. A noi.

 
 
NdA: Eccoci alla fine. Chiedo scusa per il ritardo e anche per la lunghezza. C’erano tante cose da dire e non sono riuscita ad aggiornare prima causa impegni di entrambe e più di una crisi ispiratoria. Comunque spero vi piaccia e ringrazio tanto chi ha letto e recensito.
 
1: oltre al nome del famoso eroe mascherato, “zorro” in spagnolo significa “volpe”, per chi non lo sapesse.
 

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