Un amore di coinquilino.

di Mery Sunday
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** News. ***
Capitolo 2: *** Che ci fai qui? ***
Capitolo 3: *** Good morning! ***
Capitolo 4: *** House of horror. ***
Capitolo 5: *** Madness! ***
Capitolo 6: *** Ma perchè tutte a me? ***
Capitolo 7: *** What?! ***
Capitolo 8: *** E adesso? ***
Capitolo 9: *** Qualcuno mi aiuti!! ***



Capitolo 1
*** News. ***


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Prologo.
 
Cazzo. Cazzo. CAZZO.
Ecco l’unica cosa che mi viene da pensare sapendo che i miei non appena arriverò a casa dovranno farmi un “discorso importante”.
Luca è  tranquillamente accomodato sul divano di casa mia intento a giocare con il piccolo Andrea e i nostri genitori discutono su chissà cosa riguardante il loro lavoro. Ormai la situazione mi è ben familiare:  i miei genitori e quelli di Luca sono amici da più di trent’anni e da qualche anno hanno aperto un’attività insieme, perciò  frequentano spesso casa nostra (e noi la loro) e per questo certe volte ci considerano un’unica grande famiglia.
Quando torno dalla palestra, loro sono tutti riuniti come quasi ogni sera in salotto, quindi cerco di non farmi notare e di sgattaiolare in camera mia, per cambiarmi e per evitare il più possibile il loro “discorso”, anche perché sospetto di sapere già di cosa si tratta: io e Luca, anche se ci conosciamo praticamente da quando siamo nati e siamo cresciuti insieme, essendo coetanei, non siamo mai andati d‘accordo, infatti, ogni volta che possiamo ci stuzzichiamo a vicenda, cosa che ai nostri genitori non piace affatto ma con la quale hanno imparato, loro malgrado, a convivere.
Sono quindi abbastanza certa che ciò di cui i miei vogliano parlarmi sia del mio comportamento con ‘quello che per me dovrebbe essere come un fratello’: infatti, sebbene io sia una ragazza estremamente educata e tranquilla, per qualche assurdo motivo non riesco a non litigare con lui almeno una volta a settimana, quindi temo che i miei vogliano per l’ennesima volta rimproverarmi per ciò.
 Inoltre, proprio questa mattina abbiamo litigato e io gli ho “accidentalmente” bagnato tutta la maglia durante l’ora di educazione fisica -per mia disgrazia siamo capitati anche nella stessa classe- e conoscendolo, avrà di sicuro fatto la spia.
Ma mi sbagliavo.
Supero senza farmi vedere la porta del soggiorno, che per mia fortuna è chiusa, e sto per raggiungere le scale che portano alla mia camera, ma appena poggio il borsone in terra, sfortunata e impacciata come sono, cado rumorosamente facendomi scoprire.
“Ali, sei tu?” sento la voce di mia madre fare capolino dalla porta del salotto ormai aperta “
 Finalmente sei tornata.”
“Ciao mami...” rispondo io mentre mi rialzo, palesemente seccata perché mi ha vista “ehm…vado a fare una doccia” continuo una volta in piedi, cercando di scamparla
“Ehi, aspetta … dobbiamo prima fare quel discorso di cui ti accennavo stamattina, poi puoi andare..” mi avvisa con voce seria ,che mi fa capire che non accetterà un “No” come risposta.
Senza obiettare allora la seguo e dopo un flebile saluto alla stanza, mi siedo sulla poltrona accanto al mio fratellino Andrea e a Luca. 
“Vedete ragazzi … ecco, noi …“ comincia titubante mia madre, che però non riesce a trovare le parole e allora guarda papà in cerca di aiuto, ma lui non accenna a parlare. Non credo voglia parlare del mio litigio con Luca o del mio comportamento, il che mi preoccupa.
 Cos’è successo di così grave da lasciare i miei genitori senza parole?
“Allora...si può sapere che diavolo succede?  Cos’é successo di tanto grave?” chiede Luca visibilmente scocciato.
“Mamma … Luca ha ragione…che succede? Così mi fai preoccupare..”  dico io in modo dolce e apprensivo allo stesso tempo. Loro continuano a non proferire parola, atteggiamento che non fa che aumentare la mia ansia. Alla fine è la madre dell’impiastro a prendere la parola:
“Allora ragazzi … beh, il fatto è che… come sapete in quest’ultimo periodo gli affari vanno a gonfie vele, quindi una famosa ditta ci ha proposto un’offerta molto proficua  …” comincia Carlotta
 “Ma è fantastico!” la interrompo io, alzandomi per abbracciare i miei, ma subito Francesco, il padre di Luca, mi ferma.
“Non è finita..” pausa “ ..Quest’offerta consiste del andare a promuovere i nostri prodotti a… Los Angeles.”
“Cosa?! … Non...non potete farmi...farci questo, qui abbiamo la scuola, gli amici …” dico io come in preda a una crisi isterica.
“Lo so tesoro, ed è per questo che abbiamo pensato che voi potreste rimanere qui, quest’anno dopotutto avete anche l’esame di maturità … nonna Elena terrà con sé il piccolo Andrea, mentre voi starete qui.. tenendovi d’occhio l’un l’altra”  dice mio padre tranquillamente
“ Dovrei sopportare quest’essere anche qui? Non basta a scuola?” dico io, più a me stessa che a loro, mentre mi butto stancamente sul divano.
“E per quanto tempo sarebbe?” interviene Luca
“Beh, sono ricerche molto importanti e complesse, ma se tutto va bene, dovrebbero durare tre, quattro mesi al massimo.” risponde mia madre quasi con le lacrime agli occhi
“Ma vi assicuriamo che ogni volta che ci sarà possibile torneremo da voi” ci assicura mio padre
“… Quando partite?” chiedo, dopo essermi calmata.
“ Tra una settimana”  e con quest’ultima frase mamma scoppia definitivamente in lacrime, correndo ad abbracciarmi.
“Allora, per voi va … bene?” ci chiede Francesco titubante 
Tutto sommato sono dei genitori fantastici, che ci amano e lavorano sodo, non ci hanno fatto mancare mai nulla … sognavano di espandersi da non so quanto, e non è giusto che rinuncino ai loro progetti e sogni a causa nostra.
“ Okkey …” acconsento subito
“Oh, tesoro … noi … Q-qualsiasi cosa … chiamaci …. torneremo subito … “ inizia mia madre, tra un singhiozzo e l’altro “e mi raccomando … non litigate” con un tono di rimprovero.
“Mamma sai che è impossibile per noi discutere” inizio calma e speranzosa “Quindi perché obbligarci a convivere con qualcuno che non gradiamo quando potremmo stare ognuno a casa propria?”
“Per una volta la pulce ha ragione” mi dà manforte Luca “Infondo ho 18 anni, sono maggiorenne e so badare a me stesso da solo. E anche lei è quasi maggiorenne, quindi…”
Ma viene interrotto dal coro dei nostri genitori “Non se ne parla!”
“Anche se maggiorenne ci sono molte cose che non sai fare carino” inizia sua madre “sai prepararti un pranzo decente e salutare? Sai fare il bucato? Sai…”
“Quindi insomma dovrò fargli da babysitter?” domando io scettica e indispettita, interrompendo l’elenco di Carlotta - dato che ho il sospetto che se non l’avessi fatto  non sarebbe finito molto presto.
“Certo che no” mi risponde subito mia madre, lanciandomi un’occhiataccia
“E poi tesoro, la città è grande e tu non hai ancora la patente. Luca potrebbe accompagnarti dove devo all’occorrenza”
“Col cavolo” lo sento bofonchiare sotto voce, ma per sua fortuna lo sento solo io.
“Quindi, avete bisogno l’uno dell’altra. Niente obiezioni!” conclude il discorso mio padre.
Non avendo alcuna voglia di continuare a discutere acconsento con la testa, approfittando del fatto che Andrea si era addormentato sul divano incurante di tutto per defilarmi dalla stanza, con la scusa di portarlo a letto.
“In fondo possiamo anche fingere di vivere insieme ma continuare a stare ognuno nella propria casa.” Penso convinta, mentre mi dirigo al piano di sopra per la mia tanto attesa doccia.


Come ho già detto nell'introduzione, questa storia non la sto scrivendo ora ma l'ho scritta circa due anni fa.
Ringrazio come sempre tutti coloro che leggeranno la mia storia e saranno tanto gentili da recensire, in modo da farmi capire se è di vostro gradimento e quindi se devo aggiungere gli altri capitoli.

Baci, Mery. 

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Capitolo 2
*** Che ci fai qui? ***


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Che ci fai qui?

Sabato mattina, ore 07;45.
 
 
“Tesoro, svegliati” mi sussurra dolcemente mia madre, nel tentativo di strapparmi dal dolce sogno nel quale sono immersa.
“Ancora un po’…” bofonchio io, girandomi dall’altro lato, dandole le spalle.
“Ali, dai, facciamo tardi per prendere l’aereo.” Si lamenta una voce maschile che nel dormiveglia riconosco come quella di mio padre.
A quelle parole mi alzo di scatto: Avevo completamente scordato la loro imminente partenza.
“Sono sveglia” gli annuncio, mentre mi alzo velocemente dal letto e mi avvicino ai miei per abbracciarli.
“A che ora è il volo?” chiedo a mia madre.
“Alle 10, dobbiamo partire ora se non vogliamo fare tardi…” spiega con voce triste “ Ma se hai cambiato idea possiamo rimanere qui.”
“Mamma, non sono una bambina…mi mancherete, questo è ovvio, ma non voglio che rinunziate a quest’opportunità a causa mia. E poi sono solo pochi mesi.” mi spiego tornando ad abbracciarla.
“E poi, torneremo ad ogni festività ed almeno un weekend al mese.” Continua mio padre, abbracciandomi per l’ultima volta.
“Ora però dovete andare, sbrigatevi, l’aeroporto non vi aspetta!” li intimo, spingendoli lievemente fuori dalla porta.
“Appena arriviamo ti chiamiamo, a presto amore.” Mi saluta infine mia madre, dandomi un bacio sulla fronte prima di uscire definitivamente dalla mia stanza.
 
Il giorno dopo l’annuncio avevo annunciato all’impiastro il mio piano di fingere con i nostri genitori di vivere insieme mentre in realtà ognuno restava nella propria dimora e stranamente, dopo secoli, ci eravamo trovati subito d’accordo sul piano. Quando avrebbero chiamato i nostri genitori avremmo finto che l’altro era in bagno o appena uscito e quindi non potevamo passarglielo. Era un piano perfetto: in fondo, si trovavamo a molti chilometri di distanza, in un altro continente e con moltissimo lavoro da svolgere, non avrebbero avuto chissà quanto tempo per chiamarci.
Purtroppo però, il nostro piano era subito andato in fumo quando i nostri genitori ci hanno annunciato che avevano deciso di fare un’offerta telefonica per poterci chiamare e video chiamare ogni sera o comunque molto più spesso di quanto sperassimo. Quindi -nostro malgrado- abbiamo accettato l’idea della convivenza, autoconvincendoci che dopotutto la casa è grande e che tre/quattro mesi passano in fretta.
 
Ieri, il giorno prima della loro partenza, i miei mi hanno annunciato che quell’impiastro meglio conosciuto come Luca sarebbe arrivato questo pomeriggio.  
Guardo l’orologio appeso alla parete del mio salotto e noto che sono quasi le 20 di sera e del cerebroleso non c’è nessuna traccia.
Beh, cavoli suoi. Penso, mentre poso il pacco di biscotti che avevo preso a sgranocchiare mentre guardavo la tv e mi dirigo in camera mia per prepararmi: stasera c’è la festa di compleanno di Eliana, la mia migliore amica, e non posso di certo perdermela per aspettare lui!
Così, dopo una rapida doccia, indosso il mio nuovo e amatissimo abitino rosso monospalla e dei vertiginosi tacchi, mi trucco lievemente e scendo al piano inferiore, dove trovo già la mia amica Carla, che si è offerta gentilmente di darmi un passaggio.
Il locale è abbastanza vicino casa mia, quindi dopo una decina di minuti arriviamo.
Una volta parcheggiato, entriamo nel “Seven Stars”, addobbato per l’occasione in bianco ed rosa, corriamo da Eli per farle gli auguri e darle i regali.
Dopodichè ci dirigiamo verso i nostri compagni di classe e iniziamo a ballare con gli altri.
La serata passa tranquilla, tra balli, cocktail , scherzi stupidi fatti dai ragazzi e le varie sorprese organizzate per Ely.
Fattesi ormai l’una passato di notte decidiamo di tornare a casa, ma quando stiamo raggiungendo l’uscita sentiamo dei lamenti provenienti da un ragazzo, che si trova disteso sul pavimento a rimirare il soffitto.
Per poco non mi viene un infarto quando avvicinandomi al ragazzo lo riconosco.
“Lucaa!”  quasi gli urlo contro, mentre mi avvicino maggiormente a lui “ Che cavolo ci fai qui! Sei ubriaco fradicio” continuo a urlargli, nel mentre però cerco di aiutarlo a stare in piedi.
“Puflcee…che ci fai qui?” mi chiede lui, strizzando gli occhi per vedermi meglio.
Perfetto, anche da ubriaco mi deve chiamare con quel soprannome stupido!
“ Si può sapere che cavolo hai combinato?” continuo a chiedergli “E poi…oggi dovevi portare i bagagli da me” gli ricordo, anche se, nelle condizioni in cui si trova, dubito stia capendo ciò che gli dico.
Infatti, nell’istante in cui termino la frase, lui chiude gli occhi e perde i sensi, cadendo a terra e trascinandomi con sé.
“Carla, chiami qualcuno per aiutarmi, per favore?” chiedo sbrigativa alla mia amica che subito corre alla ricerca di qualcuno.
Dopo poco la vedo ritornare con Massimo, il migliore amico del bell’addormentato.
“Ecco dove cavolo era finito!” esclama Massi, non appena lo vede, per poi avvicinarsi a noi ed aiutarmi a tenerlo in piedi.
“Prima l’ho visto con Jessica “ mi spiega, mentre ci incamminiamo verso la sua macchina “ e credo sia per colpa sua se ora è ridotto così.” Continua con voce esasperata.
“Che ci faceva con quella tro… con Jessica?” chiedo allibita
“Non ne ho la più pallida idea… ma prima mi ha detto Davide che l’ha vista rifilargli drink su drink” termina, mentre raggiungiamo la sua auto e mettiamo a sedere sul sedile posteriore Luca.
“Posso por- portarlo anch’io a casa…tanto deve andare da Alice” dice titubante Carla.
Ha una cotta da ormai 3 anni per Massimo e quando si tratta di lui non riesce a dire una frase senza diventare rosso pomodoro. E’ davvero un peccato che sia così timida e titubante, è una ragazza bellissima e se volesse potrebbe farlo cadere ai suoi piedi in un colpo.
“Vieni anche tu con noi, così ci aiuti… e dopo Massi ti riaccompagna qui a prendere l’auto” intervengo io, per aiutare la mia amica “ Massi, per te va bene?”
“…Certo” si limita a rispondere,  prima di sedersi al posto di guida e partire.
Arrivati a casa mia, con tanto sforzo e con l’aiuto di Carla e Massi, riesco a far vomitare Luca ed infine a metterlo nel letto, dopodiché  i miei amici  mi salutano e tornano in auto, per tornare indietro a prendere l’auto di Carla. Spero che questo breve tempo da soli serva a qualcosa.
Io invece ho come una morsa allo stomaco. Sebbene mi faccia sempre dispetti e sia un rompiscatole, non posso fare a meno di preoccuparmi. E’ nella mia natura di donna forse.
Inoltre, essendo io astemia non ho mai provato cosa significasse prendere una sbronza colossale quindi non so se le condizioni in cui si trova Luca siano normali o preoccupanti. Resto per un po’ a controllarlo mentre dorme, per timore che voglia nuovamente vomitare o che abbia bisogno di qualcosa.
Una volta appurato che sta dormendo tranquillo esco dalla stanza e vado nella mia per poter finalmente riposare un po’.
Fattesi ormai le 5 però, il sonno non vuole sapere di arrivare. Decido quindi di farmi una bella doccia calda per rilassarmi un po’ e per togliermi quell’orribile odore di birra e vomito che ho impregnate addosso.
Essendo settembre, e facendo ancora molto caldo, decido di mettermi semplicemente un paio di leggins e una canottiera lunga e consumata con uno scollo a V .
Dopodiché decido di  fare uno spuntino, così mi dirigo in cucina per preparare qualcosa per me e per il bell’addormentato, cosi che possa mangiare qualcosa appena sveglio per riprendersi.
Una volta riposto tutto in un vassoio, lo porto al piano superiore e lo poggio sulla scrivania, cercando di non fare troppo rumore e di non svegliarlo, successivamente mi appoggio delicatamente al letto e senza neanche accorgermene mi addormento come un sasso.
Finalmente, un po’ di meritato riposo.


Salve a tutti!!
Vorrei innanzitutto ringraziare coloro che leggono la mia storia e le 2 gentilissime persone che hanno lasciato un commento.
Spero che questo capitolo sia di vostro gradimento.
Buon proseguimento di giornata, baci.
Mery.

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Capitolo 3
*** Good morning! ***


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Good morning.


Solitamente la mattina il mio fratellino piccolo, Andrea , è iperattivo -Beato lui!-  e quindi viene lui spesso a svegliarmi  e a dirmi di prepararmi per la scuola.
I suoi modi nel risvegliarmi sono dei più vari e strambi, dal rovesciarmi in faccia un bicchiere d’acqua, al togliermi le coperte o il cuscino, oppure, se è particolarmente allegro, inizia a urlarmi nell’orecchio per poi scappare in cucina, al sicuro vicino mamma.
Quindi, immaginatevi la mia confusione, quando questa mattina non ho sentito nessuno urlo o acqua gelata addosso, ma al contrario ho sentito un soffio e qualcosa di caldo, estremamente caldo, poggiarsi sulle  mie labbra.
Di certo non è Andrea, anche perché si trova dalla nonna.
In un attimo apro gli occhi e mi ritrovo davanti altri due occhi che mi scrutano, e Luca con la faccia di un bimbo che è stato trovato con le mani nella marmellata.
Come un flash improvviso faccio mente locale, ricordo ciò che è accaduto ieri notte  e mi rendo conto di non trovarmi più in terra, come mi sono addormentata ieri, ma sul letto, di fianco a…
“Luca!!” urlo spaventata dall’eccessiva vicinanza, buttandolo giù dal letto.
“Ahi, che dolore” si lamenta lui, massaggiandosi il braccio sul quale è caduto, per poi alzarsi e riposizionarsi seduto di fianco a me “Ben svegliata dormigliona… sai che sono le 2 del pomeriggio?” mi chiede lui con un tono di rimprovero.
Che faccia tosta.
“Cosa? E’ ovvio che ho dormito fino alle 2, sai a che ora sono andata a dormire per paura che tu ti sentissi male e vomitassi ancora?” gli chiedo, senza aspettare una sua eventuale risposta.
Ops, forse non dovevo dirlo. Sicuro ora mi prenderà in giro o altro.
“Ho fame..” dice improvvisamente lui, dopo aver bellamente ignorato la mia sfuriata, per poi alzarsi dal letto e dirigersi verso il bagno e, prima di varcare la soglia, si gira a guardarmi con una faccia da finto cucciolo e mi chiede “Mi faccio una doccia, tu intanto prepari il pranzo?” e senza aspettare la mia risposta entra definitivamente in bagno e si richiude svelto la porta alle spalle.
“E che pranzo sia…” dico tra me e me mentre sento il mio stomaco lamentarsi per la fame.
 
 
 
“Mhh, che profumino…cos’hai preparato di buono?” mi chiede Luca, spuntando all’improvviso alle mie spalle e facendomi quasi prendere un infarto.
“C’era del petto di pollo in frigo, così ho pensato a della cotolette” spiego un po’ a disagio a causa della vicinanza.
Per fortuna lui si allontana subito da me per dirigersi ad apparecchiare la tavola.
Il pranzo scorre leggere, accompagnato dal sottofondo della tv accesa da Luca su un canale di sport.
Dopodichè, lui si sdraia sul divano e mi lascia da sola a ripulire in cucina. Ovvio.
Infine, mi accomodo di fianco a lui sul divano mentre lui sta facendo zapping. Non appena mi vede, sposta la sua attenzione dalla tv a me e, dopo aver poggiato il telecomando chissà dove, mi si avvicina rapidamente, per poi lasciarmi un lieve bacio a fior di labbra.
Rimango a guardarlo per qualche secondo stupita, come se davanti a me ci fosse un alieno che balla la macarena.
In effetti, sarebbe meno strano del comportamento di Luca di quelle ore.
Per fortuna, dopo poco i miei neuroni decidono di tornare al collaborare e mi ordinano di allontanarlo da me, cosa che io faccio velocemente.
“Idiota, che cavolo fai?” Quasi gli ringhio contro fintamente arrabbiata.
Non mi fraintendete, sono realmente arrabbiata, ma il questo istante sono però più concentrata sui miei ormoni che ballano la ola. Per quanto sia stupido ed insopportabile, fisicamente non posso dire assolutamente contro di lui. La palestra e il calcio che pratica sin da quando era piccolo gli hanno scolpito un colpo asciutto e abbastanza muscoloso.
“Hey, calma… era solo un ringraziamento per ieri e per il buon pranzetto” mi dice, sorridendo sghembo, per poi riposizionarsi dal suo lato del divano.
“Beh, se questo è il tuo modo di ringraziarmi…non farlo più” gli dico indignata.
“Oh, quante storie… per un misero bacetto!” mi risponde…scocciato?!
Io questo lo ammazzo prima o poi…
Potrò sembrare stupida, ma sono una ragazza all’antica per certi versi, e se bacio qualcuno, anche solo a stampo, lo faccio perché mi piace e non per “ringraziarlo” del pranzo.
“Ti odio…” mormoro, mentre mi sbilancio verso il tavolino davanti a noi per raggiungere il telecomando.
Quando ritorno a sedere composta, compio lo stupidissimo errore di voltarmi verso di lui, mentre si toglie la maglia, per rimanere solo con la parte inferiore di una tuta decisamente troppo stretta.
Rimango a bocca aperta per chissà quanto, finchè non lo vedo squadrarmi intensamente.
Che bella figura del cavolo!
Cercando di sembrare il più calma e rilassata possibile, gli intimo acida “Che cavolo fai, idiota? Rivestiti!”
Si è notato quanto mi piace chiamarlo idiota? No, vero?
“No.” Mi risponde sorridendo serafico “E poi…senti da che pulpito… ma ti sei vista, sei praticamente nuda” mi dice indicando la mia maglia troppo larga dal quale fa capolino il mio reggiseno con le ciliegine  “ non che la vista mi dispiaccia, sia chiaro” scherza infine.
“E’ stato un incidente” dico mentre mi risistemo la maglia e agguanto un cuscino per coprirmi meglio “ E poi io sono comunque vestita, non mi metto a girare in reggiseno per casa quando ci sei tu in giro!” gli dico, facendogli la mia migliore occhiataccia, sperando capisca che deve rimettersi quella maledettissima maglia.
Cosa che ovviamente non fa.
“Questa è anche casa mia ora quindi mi metto come mi pare” mi risponde tranquillo. “E poi scusami… non avevi detto che io per te non sono un ragazzo ma, uno stupido mollusco?” mi chiede apparentemente…divertito?!
Io rimango impietrita, in effetti, non ha tutti i torti.
Intanto lui, approfittando del mio momento di titubanza Luca ne approfitta per avvicinarsi a me, cosa che mi spinge ad indietreggiare fino a toccare con la schiena il bracciolo del divano, senza mai staccare lo sguardo dagli stupendi occhi verdi di Luca.
Oddio…ho detto davvero stupendi? Houston, abbiamo un problema, il cervello sta partendo insieme agli ormoni.
“Si, ma …”
Per mia fortuna, a calmare il mio delirio mentale ci pensa il suono del telefono che mi salva dal dirgli qualcosa di altamente stupido e compromettente e mi precipito a rispondere, correndo lontano dal divano e da lui.
Non ho mai amato tanto ricevere una telefonata dai miei genitori.
Potrà anche essere un ragazzo bellissimo, ma resta il solito stupido e infantile, e di certo non mi farò incantare da due addominali scolpiti e due occhi verdi. 


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Eccomi a voi bellezze con il terzo capitolo.
Colgo l'occasione per ringraziare tutti coloro che leggo questa mia storia e anche l'altra, ovvero 'Senza te non ci so stare!' e ringrazio sentitamente le 6 persone che hanno recdensito fin'ora e coloro che lo faranno in seguito.
A presto.
Baci, Mery. :)

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Capitolo 4
*** House of horror. ***


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4. House of horror.

 
Una settimana.
Ormai è passata una settimana dal giorno del nostro pseudo-bacio e da allora non è successo nulla.
Non che mi aspettassi qualcosa, ma, se prima c’erano i nostri quotidiano battibecchi a farmi compagnia, ora quasi mi evita. L’unico istante che passiamo insieme è la sera davanti alla tv, dove ci ritroviamo a discutere per decidere chi può scegliere cosa vedere. Ma anche questi battibecchi durano poco, perché Luca dopo poco mi lascia sola e si chiude nella sua momentanea camera  – cioè quella di Andrea.
Domani la mia classe ruota, così, io ed i miei amici decidiamo di uscire a fare un giro, meta: Centro Commerciale.
Sono quasi certa che Eli e Carla abbiano scelto un posto così lontano solo per farmi chiedere un passaggio a Luca.
Infatti lui ha la moto – beato lui! – ed io sono una comune pedona.
Ovviamente ho provato ad evitare la cosa, chiedendo e agli altri un passaggio, ma tutti mi hanno dato della stupida dicendomi che, dato che ho Luca in casa, sarei dovuta andare con lui.
Belle amiche. penso, mentre salgo sbuffando fino in camera dell’impiastro.
“Posso entrare” chiedo, bussando lievemente, prima di entrare senza attendere un suo consenso.
Quando mai la fortuna è stata dalla mia parte? Mai. E infatti…
“Sei nudo!” urlo l’ovvio, mentre svelta mi porto una mano davanti agli occhi e mi volto di spalle.
Sento un fruscio alle mie spalle, segno che si sta vestendo.
“Se tu avessi bussato lo avresti saputo..” mi risponde lui, mentre io continuo a non guardare nella sua direzione. Se lo facessi vedrebbe quanto sono rossa in volto e non mi serve un altro motivo per essere presa in giro da lui.
“Io ho bussato” mi difendo indispettita.
“ Ma non hai aspettato.” Sottolinea ovvio.
Odio quando ha ragione.
Per mia somma gioia continua a parlare, tralasciando il momento d’imbarazzo – mio.
“O forse il tuo intento era vedermi completamente nudo?” mi chiede, avvicinandomisi di qualche passo. “Bastava chiedere, tesoro.” Sottolinea l’ultimo epiteto, facendomi diventare rossa, ma stavolta per la rabbia.
Mi volto veloce nella sua direzione e gli rispondo acida “ Sei tu stupido che non chiudi a chiave quando ti cambi, non è colpa mia! E poi non c’ era …” Ma mi fermo di botto. Non mi conviene farlo arrabbiare con qualche battuta, o rischio di restare e piedi. E sono certa che anche in quel caso quelle sciroccate delle mie amiche non verrebbero a prendermi. Quindi, facendo un respiro profondo, mi calmo e proseguo
“Okkay, hai ragione. Scusami. Non dovevo entrare in camera senza aspettare il tuo consenso”
Luca mi guarda per qualche secondo perplesso, dopodichè sorride divertito.
“Avanti su, dimmi che ti serve”
“Un passaggio per il centro commerciale…” dico flebilmente, e per un momento  credo che non mi abbia sentito, ma quando sto per ripeterlo a voce più alta, lui mi precede, rispondendomi…
“Tu non avevi paura della mia guida sulla moto?” mi chiede, mentre mi si piazza davanti ed alza un sopracciglio scettico – di preciso quello destro.
“Beh, affronterò la mia paura… in fondo non puoi uccidermi, altrimenti moriresti anche tu” gli dico, sorridendogli flebilmente.
Lui si porta teatralmente un mano all’altezza del mento, per assumere un’aria pensierosa.
“Oggi mi sento buono” acconsente, rendendomi entusiasta del mio essere riuscita a convincerlo velocemente. Finchè non prosegue “Però in cambio devi fare una cosa…” mi dice, guardandomi intensamente negli occhi.
Ecco! Ho cantato vittoria troppo in fretta.
“Cosa?” questa volta è il mio turno di alzare il sopracciglio.
“Non lo so ancora… ti farò sapere” mi dice sbrigativo, per poi aggiungere subito dopo “ Ora vestiti, altrimenti faremo tardi..” mentre si spinge fuori dalla stanza.
Senza pensarci due volte mi volto verso di lui, e sorridendogli dico “Grazie” per poi sparire dall’altro lato del corridoio, in camera mia.
Spero di non dovermene pentire.
Dopo una mezz’ora, sono pronta e così afferro la borsa ed il cellulare e mi precipito al piano terra, dove Luca mi attende sul divano.
Non appena mi vede, si alza e, dopo aver afferrato le chiavi, ci dirigiamo silenziosamente in cortile, dove ha parcheggiato la moto e subito partiamo alla volta del centro commerciale.
Mammamia che freddo! Penso, mentre mi stringo forte alla schiena di Luca, che è un’ottima fonte di calore.
Sebbene sia quasi spaventoso il suo modo di correre con la moto, la vista della città mi incanta e quasi dimentico di poter rischiare la vita e mi beo del calore emanato dal suo corpo e dal panorama.
All’improvviso vengo distratta da un pizzico sulla guancia destra datomi dal guidatore.
“Ma che fai..?” chiedo indispettita, allontanandomi da Luca velocemente.
Mi accordo solo in quest’istante che siamo arrivati quindi scendo rapida e cerco di sganciare il casco.
“Ti eri addormentata?” mi chiede, mentre scende anche lui dalla moto e , vedendomi in difficoltà,  mi aiuta a sganciare il casco.
Una volta liberata da quella tortura, mi incammino verso l’entrata dove avevamo appuntamento con gli altri. Dopo poco lo sento affiancarmi e, abbassandosi alla mia altezza, mi sussurra all’orecchio “ Se vuoi abbracciarmi, non c’è bisogno di scuse…basta chiedere!”
Non faccio in tempo ad aprir bocca per mandarlo elegantemente a quel paese che lui è già avanti a me di qualche passo e raggiunge rapido i nostri amici.
Dannato!
“Ragazziii, ciao” ci salutano tutti, non appena li raggiungiamo.
“Ciao” dico flebilmente io, dando un bacio alle mie amiche
“Dove andiamo?” chiede Luca ai ragazzi, che però fanno una faccia strana in risposta.
“Veramente… Noi due vorremmo approfittare degli sconti per trovare un regalo per il nostro anniversario...” spiega Ely, con aria colpevole.
“E io ho promesso a Carla che l’aiutavo a scegliere un regalo per un suo cugino…” butta lì Massi quella che sembrava molto una scusa per restare da solo con lei, infatti la mia amica prima lo guarda stranita e solo dopo un po’ annuendo convinta.Da quando sono tornati a casa insieme sembra che Carla riesca a parlargli senza diventare di tutti i colori e a piccoli passi sembra si stiano avvicinando.
Ok, le mie amiche, vogliono approfittare del giorno libero per stare sole con il ragazzo che amano, ma si può sapere perché cavolo hanno invitato anche me?
“Va bene, allora noi faremo un giro per nostro conto … ci rincontriamo qui una pizza stasera?” chiede Luca, per nulla infastidito dal fatto che ci hanno lasciato soli. Chi lo capisce è bravo.
Dopo un assenso generale e dopo esserci messi d’accordo sull’orario ci dividiamo, ognuno con una meta differente: o meglio, tutti tranne noi che gironzoliamo un po’ senza reale interesse per i grandi corridoi del centro commerciale.
Dopo poco, vengo attirata da un negozio, dove trovo uno stupendo abito, color verde acqua che indosserò al prossimo compleanno, anche se sarà tra due settimane.
In seguito, per ringraziarlo dell’infinita pazienza che ha dimostrato nell’aspettarmi ed accontentarmi mentre girovagavo per il negozio, usciamo dal centro commerciale e decidiamo di prendere un gelato.
“Ora cosa facciamo?” chiedo, facendogli scegliere la prossima meta, mentre mi gusto il mio amato gelato stracciatella e nutella.
“Andiamo lì” mi dice, indicando una sorta di luna park che è stato allestito poco distante dal grande centro.
Per poco non mi vengono gli occhi a stelline per la gioia e, senza dire nulla, annuisco alla sua proposta e lo seguo all’entrata.
“Che facciamo?” mi chiede nuovamente, una volta raggiunto il luogo.
Arrivati lì, noto con mia grande vergogna che le uniche altre persone che si trovano lì sono dei bambini piccoli accompagnati dai genitori.
Oddio… Non posso davvero voler salire su di una giostra ideata per bambini, che figura ci faccio?
Riprendendo un po’ di buon senso quindi alla fine rispondo con un flebile “Nulla”.
Sono un genio! Prima acconsento a venire qua e poi non voglio fare nulla. Brava Alice, davvero intelligente.
Lui intanto però non ascolta la mia risposta e si guarda intorno alla ricerca di chissà cosa.
Poco dopo lo vedo aprirsi in uno smagliante sorriso per poi prendermi per mano e trascinarmi vicino alla…
“Casa degli orrori?” gli chiedo allibita.
Sa perfettamente che sono una fifona e che non amo cose spaventose, e lui mi vuol portare lì?
“Non ci verrò mai!” gli dico perentoria, puntando i piedi e incrociando le braccia come una bimba.
“Sei in debito con me “ mi fa notare, ricordandomi il passaggio che mi ha dato.
“Beh, farò qualcos’altro, ma questo No!” gli dico, guardandolo con astio
“Allora baciami” mi intima
“Che..?” chiedo allibita
“O entri nella casa degli orrori o mi baci…” mi dice guardandomi con sfida
“E se non faccio nessuna delle due cose?” chiedo, alzando un sopracciglio
“Beh, torni a casa a piedi…” mi minaccia lui
Col cavolo, sono minimo 1 ora a piedi.
“Va bene…” accetto infine, controvoglia
“Cos’hai deciso?” si informa lui, avvicinandomisi
“Entriamo…” dico,  prima di afferrarlo per il polso e trascinarlo in quella lugubre casetta.
Inizialmente, non noto nulla di realmente pauroso, solo dei finti ragni e del sangue – che dall’odore riconosco subito come ketchup-  e inizio a tranquillizzarmi.
Infondo, qui ci vanno soprattutto bambini, non posso mettere qualcosa di davvero terrificante… penso, mentre la paura e l’ansia che avevo poco prima di entrare svaniscono a mano a mano.
Ma proprio quando svoltiamo l’angolo, mi ritrovo davanti una sottospecie di maggiordomo senza testa e con dei ragni pelosi che gli escono dal collo sanguinante.
A quell’orripilante vista per poco non svengo e per non perdere i sensi mi serro gli occhi con una mano e con l’altra mi stringo a Luca.
“Usciamo… ti prego” gli chiedo flebilmente, e forse, proprio dalla mia voce, Luca capisce il mio grado di spavento e decide di accontentarmi e mi porta fuori da quella casa, coprendomi gli occhi con una sua mano, per non farmi vedere più nulla e con l’altra stringe l’altra mia mano.
Appena usciti ci dirigiamo, in religioso silenzio, alla pizzeria dove abbiamo appuntamento con i nostri amici e quando ci vedono rimangono a bocca aperta.
Dato lo spavento e lo shock, sono ancora mano nella mano con Luca senza essermene neanche accorta.
Non appena vedo le loro facce allibite però, velocemente sciolgo l’intreccio delle nostre dita e raggiungo Eli e corro ad abbracciarla.
“Tesoro, cos’è questa faccia bianca? E’ successo qualcosa?” mi chiede, lasciandomi lievi carezze dietro la nuca.
“S-angue…tanto sangue” dico io, con la voce tremante.
Ma per fortuna, vengo interrotta da Luca, che spiega perché sono in questo stato.
“Perché sei entrata sapendo che sei una fifona?” mi chiede Carla, una volta che ci siamo tutti accomodati e io mi sono calmata e ho riacquistato un colorito normale.
“P- perché…” dico io, cercando una qualche risponda accettabile.
Di certo non posso dirgli: perché altrimenti dovevo baciare Luca!
“Perché le ho dato della fifona e l’ho sfidata a entrare…” interviene Luca.
Dopodichè, per fortuna il discorso cade lì, dato che arriva una cameriera a prendere le nostre ordinazioni.
“Guarda chi è appena entrato” mi sussurra una voce alla mia destra appena arriva la mia ordinazione
“Chi?” gli chiedo, alzando d’istinto il volto verso l’ingresso.
Le uniche persone che stanno varcando la soglia della pizzeria sono due anziani signori insieme a quello che suppongo sia la loro nipotina. Nessuno di conosciuto.
Approfittando di quel mio istante di distrazione Luca allunga un braccio verso la mia pizza e mi ruba un paio di patatine, portandole velocemente alla sua bocca e divorandole in un solo morso. Questo suo gesto causa la mia ira, come sicuramente anche lui già sapeva.
“Ma hai la mia stessa pizza, si può sapere perché allunghi quelle tue stupide mani nel mio piatto?” gli dico irritata.
Lui per risposta alza le spalle incurante, come se non fosse accaduto nulla, e riallunga la mano nella mia direzione. Stavolta però sono più veloce di lui: afferro la bustina  semi aperta alla mia destra, contenente maionese- e gliela spremo tutta sulle mani.
Di riflesso lui quindi le ritrae e afferra anche lui un’altra bustina per contrattaccare.
Per fortuna Massi lo rimprovera, ricordandogli che siamo in un luogo pubblico e quindi non è il caso di fare figuracce. Sbuffando quindi Luca posa la sua “arma” e inizia a mangiare la sua pizza senza più disturbarmi. Ne mentre io gongolo soddisfatta della mia piccola vittoria, tornado a dedicarmi alla mia pizza.
Dopo aver finito di mangiare, decidiamo di fare un breve giro tutti insieme per poi tornare ognuno alla propria casa.
Arrivati a casa, corro spedita al piano di sopra in bagno, e mi concedo un bel bagno caldo rilassante. Dopo circa mezz’ora esco dalla vasca e mi dirigo in camera mia con indosso una piccola vestaglia da notte che mi hanno regalato i miei genitori. Aperta la porta della mia camera, decido di prendere il mio computer portatile e di sdraiarmi sul letto, ma mi ritrovo davanti Luca, seduto sul letto, intento a guardare fuori dalla finestra il cielo stellato…
Chissà a cosa sta pensando… mi chiedo subito mentre sto per uscire dalla stanza per non disturbarlo, ma, proprio mentre sto per chiudere la porta, ricordo una cosa fondamentale
Questa è la Mia camera!
“Che ci fai qui..? “ gli chiedo, una volta rientrata nella stanza
“Ti aspettavo” senza voltare lo sguardo su di me
“E perché?” domando, sedendomi sulla scrivania di fianco al letto
“Voglio quel bacio dell’altro giorno…” mi dice d’un tratto, voltandosi verso di me ed avvicinandomisi.
“Quale bacio?” chiedo, in evidente confusione ed imbarazzo
“Quello che stavamo per darci sul divano una settimana fa” mi intima… avvicinandosi ulteriormente e poggiando le braccia sulla scrivania, molto vicine ai miei fianchi.
“Non so di cosa tua stia parlando” dico schiarendomi la voce e distogliendo gli occhi dal suo volto fin troppo vicino al mio.
Brava Alice, negare sempre!
“Mmmmm” fa lui, mentre mi afferra il volto con una mano facendomi voltare verso di lui e mentre continua ad avvicinarsi con quei suoi maledetti occhi puntati sulle mie labbra “Dovrò rinfrescarti la memoria allora” mi sussurra ad un millimetro dalle mie labbra.
Il mio cervello sembra avere un blackout improvviso, dato che non lo spingo via e non inizio ad urlare, come ci si aspetterebbe da me in tale occasione, ma resto ferma immobile a fissarlo. Non essendoci nessuna reazione da parte mia, Luca ne approfitta per avvicinarsi lentamente al mio volto, lasciandomi intanto lievi carezze con una mano sulle guance mentre l’altra raggiunge il mio fianco.
Ma proprio quando sta per arrivare alla meta, viene interrotto da un rumore assordante.
Il campanello di casa.
Questo sembra finalmente risvegliarmi dal coma in cui sembravo caduta e finalmente lo spingo lontano da me e mi precipito al piano inferiore ad aprire la porta, mentre lo sento sbuffare rumorosamente.
“Jessica, che ci fai qui?” chiedo schockata alla persona che mi si para davanti appena apro la porta.
Che diavolo ci fa lei qui?

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Capitolo 5
*** Madness! ***


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5. Madness.



“Bianchi, non ti emozionare troppo. Non sono qui per te, ovviamente…” mi dice sprezzante Jessica, guardandomi con puro odio – tutto pienamente ricambiato.
“E allora cosa vuoi?” le chiedo, iniziando già a perdere la pazienza.
Io e la Corsetti non siamo mai andate d’accordo. Ci conosciamo dalle elementari ma ogni volta che ci vediamo fingiamo sempre di non vederci per una sorta di quieto vivere. E allora cosa diavolo ci fa lei ora qui?
Ovviamente è qui per irritarmi come suo solito.
“Sono venuta a trovare il mio Luchino. Dov è? “ mi chiede, con la sua vocetta gracchiante.
“Pulce, chi è ?” Mi chiede in contemporanea il suddetto, raggiungendoci alla porta.
Accade tutto in un istante.
Sento una volata di vento al mio fianco e dopo due secondi mi ritrovo davanti una scena a dir poco pietosa: Jessica avvinghiata a Luca con le sue mani laccate di smalto rosso che vagano ovunque sul suo corpo.
Oddio, ma proprio davanti a me devono farlo?! Mi preoccupo, coprendomi gli occhi con una mano.
“Che vuoi Jè?” le chiede Luca, non accennando a spostarlo o ad allontanarla.
Perché dovrebbe?  Mi chiede una vocetta fastidiosissima nel mio cervello.
‘Forse perché poco fa stava per baciare me?’ le rispondo irritata.
Oddio! Sento le voci, sto diventando pazza! mi preoccupo, mentre apro appena le dita della mano poggista sui miei occhi per sbirciare i loro movimenti.
Tesoro,” gli dice l’arpia con un falsissimo tono da ragazza dolce ed affabile “mi sei mancato. Sai, dopo la stupenda notte di Sabato, mi sono chiesta se ti andasse di replicare….” Termina con voce languida.
Sto.Per.Vomitare.
“Sai Jessica, mi chiedo una cosa…” le risponde invece lui, ignorando la sua proposta –almeno per ora.
E chi ti dice che dopo non accetterà? In fondo sai benissimo che ha sempre avuto una cotta per quell’oca senza neuroni. Mi punzecchia la misteriosa ed irritante vocetta.
Fingendo di ignorare la vocetta – a cosa mi sono ridotta! – aguzzo le orecchie per ascoltare ciò che ha da dire Luca.
“Se non ti ho mai frequentato in questi cinque anni, di liceo…” inizia lui calmo, pazienza che però rischia di perdere non appena viene interrotto dalla tr… ragazza – ancora avvinghiata a lui- “Oh, lo so che ti dispiace ed avresti voluto uscire con me già da prima ma, ormai siamo qui, che importa?” dice, sfoderando un sorriso a 32 denti.
Irritante a livelli cosmici.
Quando sto per interrompere il loro discorso per ricordargli che sono in casa mia e per dirgli di andare a discutere da un’altra parte, vengo interrotta dalle parole di Luca “ Fammi finire.” Le dice, allontanandola da sé.
Era ora!
 “No, cara, hai capito male. Sono pentito di aver passato il Sabato con te, ora sparisci. La tua presenza stasera mi ha già rotto abbastanza le scatole.”  Tono sprezzante, che non accetta  contestazioni.
Con un tono talmente cattivo da quasi farmi dispiacere per Jessica.
Allor perché sei così felice che la stia cacciando?  
‘Ovvio, perché io odio Jessica…’ mi giustifico con quella odiosa vocetta.
Vi prego, chiudetemi in un manicomio e buttate la chiave.
Dopo aver aperto e richiusi la bocca schockata – probabilmente la poverina non è abituata ad un rifiuto da parte di un ragazzo- si riprende e dopo aver pronunciato con tutto l’odio possibile un  “Te ne pentirai” gira i tacchi e ,sculettando, se ne va.
Ben ti sta, stronza.
Non appena le vedo varcare la soglia della porta con il fumo che le esce dalle orecchie, le chiudo velocemente la porta alle spalle e nascondo un sorrisetto.
Ovviamente sono felice perché qualcuno ha messo quell’oca al suo posto. Non esistono altri motivi, sia chiaro.
Ne sei proprio sicura?
Prima di riuscire a rispondere a quell’irritante vocetta – domani chiamerò uno psicologo per questa mia pazzia improvvisa- Luca mi distrae, posizionandosi alle mie spalle e portando le mie mani sui miei fianchi.
“Dov’eravamo rimasti?” mi sussurra all’orecchio.
A causa di quel lieve tocco, per poco i miei fianchi non vanno in fiamme e la mia schiena è attraversata da mille brividi.
Deglutisco sonoramente, sperando che lui non mi senta, anche se in realtà è a pochi – pochissimi – centimetri da me e può vedere ogni mia minima mossa.
Per fortuna sono ancora di spalle e quindi non può notare la faccia da pesce lesso che sicuramente ho assunto in questo momento.
Dopo infiniti secondi di silenzio, lo sento sospirare e, con una lieve pressione sui miei fianchi, mi costringe a voltarmi verso di lui senza il benché minimo sforzo.
Faccia a faccia. A pochi centimetri di distanza.
Bacialo. Mi incita la fastidiosa vocettina.
‘Fossi matta!’
E allora perché non lo spingi lontano e te ne vai in camera tua?
Mai un consiglio mi è stato tanto gradito: nell’stante stesso in cui Luca sta per raggiungere le mie labbra io, approfittando della mia altezza – o se preferite bassezza- mi libero dalla sua stretta e mi allontano da lui.
Approfittando del suo momento di smarrimento gli urlo un “buonanotte” per poi precipitarmi al sicuro in camera mia.
Urge un consulto con Carla ed Eli.
 
 
 
L’indomani mattina, approfittando della rotazione a scuola, decido di cogliere due piccioni con una fava: fuggo di casa, il più lontano possibile da Luca e vado a trovare mia nonna ed il mio adoratissimo fratellino.
Suona un po’ da codarda – e forse lo sono – ma voi cosa fareste se la persona che più non sopportate al mondo provasse ripetutamente a baciarvi?
Così di buon’ora mi sveglio e,  cercando di fare il minor rumore possibile, mi preparo per uscire di casa al più presto.
Passo cosi la mattinata a studiare e ad aiutare mia nonna in cucina ed il pomeriggio a giocare con il piccolo.
Per lasciar riposare un po’ mia nonna decido di uscire a fare una passeggiata e mangiare un gelato con Andrea. Dopodichè andiamo al parco.
Mentre sono seduta su di una panchina e guardo da lontano Andrea giocare con dei suoi amichetti, vengo distratta dal suono del mio cellulare.
Lo afferro velocemente dalla tasca della mia borsa e rispondo.
“Hey, ma dove diavolo sei?” mi chiede indispettita Carla.
Sentendo quel rimprovero aggrotto la fronte confusa. Infondo non sentivo la mia amica soltanto dalla sera prima e non da chissà quanto tempo
 “Sono al parco con Andre. Perché?” chiedo confusa
“Ho chiamato a casa tua ma mi ha risposto un Luca più scorbutico del solito dicendo che non aveva la più pallida idea di dove sei. Mi hai fatto preoccupare, zuccona!” mi rimprovera lei.
“A cosa devo la chiamata..?” chiedo improvvisamente curiosa.
Le mie amiche sono un po’…sfaticate. Raramente solo le prime ad alzare la cornetta o a mandare un messaggio quindi deve esserci un importante motivo sotto.
“Ma come? Ieri mi hai mandato un messaggio con scritto ‘Luca ha respinto Jessica e ha provato a baciarmi’ e ora fai la finta tonta?” mi chiede, stranita dal mio comportamento.
“Beh, in effetti…” dico io, grattandomi le tempie a disagio “ Me ne ero già dimenticata.” Mi giustifico con voce mesta.
“Tesoro, la tua memoria da pesciolino rosso inizia davvero a preoccuparmi…” mi dice, dopo qualche secondo di silenzio “Come fai a dimenticare ‘na cosa del genere?” mi riprende, un po’ arrabbiata. Ovviamente per finta, spero.
“Comunque non credere di scampartela” mi avvisa risoluta “stasera stiamo io Eli e Silvia da te. Alle otto.”
 “Va bene, allora ora accompagno a casa Andre e avviso le altre.” Le dico, alzandomi dalla panchina e raggiungendo il mio fratellino mentre ascolto la sua risposta ”Non c’è bisogno, già lo sanno. Ho parlato prima con loro poi ti ho chiamata” mi avvisa schietta.
Dopo aver udito un mio flebile “Va bene” mi saluta velocemente e mi riattacca quasi il telefono in faccia.
Ma delle amiche così pazze proprio a me dovevano capitare?
Per fortuna, sì.
 
 
Una volta tornata a casa, non notando alcuna luce accesa , ne deduco che Luca sia uscito e quindi ne approfitto per una bella doccia rilassante prima dell’arrivo delle mie amiche.
Rigenerata dal getto caldo della doccia, ne approfitto anche per lavarmi i capelli. Una volta uscita dal box doccia però, ricordo di non aver reso il phon così, dopo aver indossato soltanto la biancheria intima sotto all’accappatoio raggiungo la mia camera. Quando sto per rientrare nel bagno però, sento delle voci provenire dalla camera di Andrea.
Incuriosita mi avvicino alla porta cercando di capire chi è che parla…
“Cavolo amico, stai proprio messo male!” dice una voce familiare… Massi?
Ma allora Luca è tornato! O forse non è mai uscito…
So che dovrei tornare in bagno, allontanarmi da quella porta e non origliare, anche perché se mi scoprissero farei la figuraccia del secolo, però… cacchio, sono curiosa!!
“Grazie, eh… dimmi qualcosa che io non sappia già” si lamenta Luca, con voce… triste?
Mannò, sarà il legno ad attutire la sua voce e a storpiarla.
“Amico, hai due possibilità: o la dimentichi…” le intima Massi, ma dal tono seccato di Luca non credo che l’alternativa gli sia gradita “Come diavolo faccio? Non so se te ne sei reso conto, ma la vedo tutti i giorni…” gli ringhia quasi contro.
“Allora devi conquistarla!” gli intima Massi ovvio.
Okkey, è sicuro che stanno parlando di una ragazza, ma chi?!  Mi domando, avvicinandomi impercettibilmente alla porta, cercando di non fare alcun rumore.
Sento distintamente il quasi ringhio di Luca nel dire “Non so se ricordi il piccolo particolare che lei mi Odia!” sottolinea affranto.
“Oh andiamo Lù, non dire cazzate. Lei non ti odia… altrimenti perché l’altra volta ti avrebbe baciato?” lo fa ragionare  Massi mentre sento il tono della sua voce alzarsi.
Che si stia arrabbiando? O forse… si sta avvicinando alla porta?
Oh cavolo, oh cappero, Oh perdindirindina!
Veloce faccio retro-front  e mi dirigo a passo spedito verso il bagno, ma nella mia piccola corsa non noto un angolo di tappeto sollevato e ci cado rovinosamente sopra. Maledettissimi tappeti, li ho sempre odiati!
“Alice, sei tu?” sento Luca chiedermi, mentre apre la porta.
“S-sì..” dico flebilmente, rossa pomodoro a causa dell’imbarazzo.
“Tutto bene?” mi chiede Massi, facendo anche lui capolino dalla porta
“Che ci fai lì in terra?” mi chiede invece Luca, alzando un sopracciglio scettico.
“Avevo dimenticato il phon in camera, e mentre tornavo in bagno sono…inciampata” ammetto vergognandomi.
Mannaggia alla mia goffaggine.
Stranamente, invece di ridermi in faccia – cosa che sarebbe da lui – Luca mi porge una mano e mi aiuta ad alzarmi, mentre io cerco di coprirmi meglio con l’accappatoio.
“G-grazie” gli dico, prima di voltargli velocemente le spalle e fiondarmi in quel benedettissimo bagno.
 
 
“Siamo arrivate baby…” mi saluta felice Silvia, fiondandosi in casa mia e dirigendosi a passo spedito verso la mia camera, seguita da noi altre.
Conosco Silvia, Eli e Carla da anni ormai e si può dire che conoscano meglio loro la mia casa che io.
Una volta raggiunta la stanza rivestita da pareti rosa pallido, chiudo la porta alle nostre spalle e, quando mi volto a guardarle, le trovo tutte intente a scrutarmi.
“Eh, che succede?” chiedo un po’ imbarazzata dai loro sguardi insistenti.
“Sputa il rospo, cocca…” mi incita Carla, appoggiata dalle altre due folli.
Bene, si prospetta una bella serata di pettegolezzi.
Non.vedo.l’ora.


Buona sera e buon Sabato a tutti.
Chiedo umilmente perdono per il gigantesco ritardo, ma a causa della scuoa non ho quasi tempo di accendere il pc.
Spero che questo capitolo valga l'attesa.
Ringrazio tutte voi lettrici, ed in particolar modo le 13 persono che hanno inserito la mia storia tra le preferite, le 29 che l'hanno inserita tra le seguite e le 13 che hanno recensito.
Inoltre, se volete contattarmi o essere avvertite in tempo reale di quando aggiorno questa o l'altra mia storia, ecco a voi la  mia pagina facebook.
A presto.
Baci, Mery.

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Capitolo 6
*** Ma perchè tutte a me? ***


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6. Ma perché tutte a me?
 



“Si tratta di Alex!” annuncio loro, titubante.
“Cos’ha fatto stavolta?” mi chiede Sil scocciata
“Fammi indovinare..” inizia Carla “Avete litigato?” termina poi con un tono ironico.
“No, niente affatto. Anzi..” rispondo gesticolando. Quando sono nervosa accade spesso.
Ma perché stavolta sono nervosa?
“In che senso?” mi chiede Eli, sistemandosi meglio sul mio letto.
“Nel senso che ha… provato a baciarmi… due volte” informo loro con voce flebile.
“Sai che novità, quel celebroleso l’ha sempre fatto per farti imbestialire o per azzittirti… stavolta perché?” chiede Carla, con tono aspro: lei, come le altre, non sopporta quell’essere ripugnante – leggasi come il mio attuale coinquilino- dato che, a causa sua, rischio di essere rinchiusa in un manicomio…o in carcere per omicidio colposo.
“No-non saprei…” rispondo afflitta, sedendomi di fianco ad Eli sul mio spazioso letto da una piazza e mezzo “ Ma stavolta non stavamo litigando o altro. Semplicemente voleva baciarmi” ammetto pensierosa
“E… ha rifiutato Jessica” continuo a spiegare, notando le loro facce allibite nel sentire la mia ultima affermazione.
“Che??” “Quando?”  “Perché?” mi chiedono all’unisono, dopo un piccolo istante di smarrimento.
“Esigiamo una spiegazione più dettagliata, nei minimi particolari” mi dice Sil, intimandomi a fornire i particolari.
Sospiro afflitta. Ma perché cose del genere capitano tutte a me? Mi chiedo, mentre mi accingo a cominciare, prima che la pazienza delle mie amiche svanisca.
“Vi ricordate il fatto della scommessa con Alex, che avevamo accennato quando siamo andati al centro commerciale?” dopo un loro lieve assenso, continuo indisturbata “Beh, le alternative erano: o un bacio o nell’andare nella casa degli orrori”
“Oh, ecco perché ci sei andata..” trae le conclusioni Carla
“Si. Beh, ecco… però poi, una volta tornati a casa, lui è venuto in camera mia dicendo di voler quel fantomatico bacio, ma poi è arrivata Jessica, dicendo di volere vedere come stava il suo “Luchino”…”
“Ma che tro…” dice Sil, digrignando i denti
“Non essere volgare” le intima Eliana pacata.
“Trota, stavo per dire trota. Jessica ha una faccia da trota…” si giustifica mesta.
“Comunque, come vi ho già detto, lui l’ha cacciata, dopodichè ha provato a ribaciare me, che però sono subito fuggita in camera mia.” Dico infine, trattenendo il fiato, nell’attesa di un loro commento.
“Ho un dubbio…” parla per prima Eli “ ma lui non aveva una cotta per Jessica, perché l’ha cacciata?”
“E’ la stessa domanda che mi sono posta anch’io…” le rispondo “ e inoltre, poco fa ho sentito per sbaglio un suo discorso con Massi che gli diceva di conquistare una ragazza..”
“Chi?” mi chiede Carla pensierosa.
“Non lo so, non l’hanno detto…”
“Senti Ali, ora ti devo chiedere una cosa, ma tu promettimi di essere totalmente sincera con me..” mi intima Carla, dopo un po’, guardandomi così intensamente da farmi quasi paura.
“Io sono sempre sincera con voi” le rispondo, un po’ risentita per la poco fiducia riposta in me.
“Si lo so, comunque..” taglia corto lei, prima di avvicinarsi ulteriormente a me “A te piace Luca?” mi chiede schietta.
“No!” le urlo quasi.
“Riflettici, prima di dare una risposta…” mi aiuta Eli “ Altrimenti, per quale motivo ci avresti chiamate per raccontarci del quasi-bacio e della sua cotta?”
“Pensa… se fosse stato Federico ( un loro amico n.d.s.) ad avere una cotta per una, ci avresti chiamato?”
Rincara la dose Sil
“No..” rispondo semplicemente lui “Però Fede non ha provato a baciarmi…” provo a difendermi “Lui prima bacia me e poi si scopre che gli piace un’altra?” chiedo inorridita da tanta superficialità.
“Ma non avevi detto che non ti ha effettivamente baciato?” chiede Eli
“Non c’entra nulla… comunque ha provato a farlo…”
“Ali…” mi chiama Carla, stavolta con un tono di voce più tenero “A noi puoi dirlo”
“Cosa? Che lo odio da quando eravamo nella culla? Non ne ho mai fatto un mistero”
“Credi che noi, tue amiche da una vita, non sappiamo quando menti o che da piccola piangevi se lui ti maltrattava, perché volevi essere sua amica?” mi chiede Sil, accigliata
“Okkey, forse… non è vero che lo odio…”Ammetto, mettendo da parte – almeno per un po’ – il mio orgoglio.
“Niente più?” mi chiedono in coro con occhioni languidi, le odio quando mi guardano così.
“Andiamo, non puoi mentirci, noi siamo le tue fate custodi!” mi dice Eli sorridendo, facendomi scoppiare a ridere: che amiche pazze che mi ritrovo.
“Okkey… forse, posso aver notato che con gli anni sia, migliorato.. sia fisicamente che caratterialmente… almeno un po’.” Mi arrendo infine ai loro occhioni supplichevoli.
“Bene, ora non ci resta che scoprire chi è ‘sta tizia che gli piace e toglierla di mezzo.” Dice Carla al settimo cielo.
“Innanzitutto, io proporrei di parlare con Massi.” Propone Sil, dirigendosi insieme alle altre verso la porta della mia camera “Dove andate?” chiedo loro un po’ preoccupata, mentre le seguo lungo il corridoio fino… alla sua stanza.
Dopo una lieve bussata, ad aprire la porta arriva Luca “Vi serve qualcosa?” chiede curioso appena si ritrova davanti le mie amiche.
“Sì, Massimo… ce lo presti un attimo? Te lo restituiamo in un nanosecondo..” chiede Carla con un sorrisino a 360 gradi.
“Hey, non sono un oggetto” risponde Massi scherzando, avvicinandosi anche lui alla porta “Sono tutto vostro bellezze”
Le ragazze non se lo fanno ripetere e , afferrandolo per un polso lo trascinano nella camera di Luca chiudendo subito dopo la porta.
“Hey, questa è la mia camera” dice Luca, arrabbiato dal temporaneo furto di migliore amico/ consulente e della camera.
“Perché io non posso entrare?” chiedo fintamente oltraggiata, mentre in realtà ho una gran paura di cosa quelle pazze possano dire al nostro amico.
Purtroppo non ricevo nessuna risposta.
“Andiamo a cucinare qualcosa? “ mi chiede Luca infine, non sapendo che altro fare.
“Perché no..” gli rispondo semplicemente, seguendolo fino al piano inferiore.
 
 
Mezz’ora dopo.
“Che profumino, che state cucinando?” chiede Massi, raggiungendoci in cucina, insieme alle altre.
“Patatine fritte, e sono anche andata a prendere una pizza nella pizzeria all’angolo, mentre voi complottavate chissà cosa..” spiego, finendo di apparecchiare la tavola.
“Si può sapere di cosa avete parlato per mezz’ora?” chiede curioso Luca, prendendo posto
“No, è un segreto” gli risponde criptico il suo amico, prima di addentare un pezzo di pizza fumante.
“Che ne dite di vedere un film tutti insieme dopo?” chiede Sil entusiasta della sua stessa idea.
Dopo una rapida occhiata verso di me, Luca risponde semplicemente con un “Va bene.” Finendo di masticare il boccone, per poi aggiungere “ Basta che non sia nulla di melenso.”
“Stasera fa Il Gladiatore…” propongo io, guardando tutti tranne lui.
“Ottima idea…” mi risponde Luca e sono certa, anche senza guardarlo, che ha gli occhi puntati su di me.
 
 
“Ragazzi, questo film è sempre magnifico “ commento io, con occhi sognanti.
“Non sapevo ti piacessero film del genere…” mi chiede Luca, alzandosi dalla poltrona sul quale era seduto/sdraiato fino a poco fa  e avvicinandomisi.
“Tu non sai tante cose di me…” gli dico, alzando un sopracciglio stupita dal suo strano interesse nei miei confronti in questa serata.
Anche quando vedevamo il film, qualche volta potevo distintamente sentire i suoi occhi addosso.
Ma non puoi guardare come tutte le persone normali semplicemente il film?
“E chi te l’ha detto?” mi sussurra, avvicinandosi ulteriormente.
“Ne sono più che certa…” dico, mentre lo vedo fare un altro passo in avanti.
Alt. Troppo vicino per i miei gusti.
Per fortuna il mio allarme anti-Luca si attiva subito e mi allontano di qualche passo, approfittando del fatto che le ragazze stessero iniziando a salire le scale.
“Buonanotte Massi, notte Luca…” li saluto e alla velocità di Speedy Gonzales salgo al piano superiore, non prima di aver udito un suo “Staremo a vedere”.
Si prospettano guai.
 
 
Buona sera e buon Sabato a tutte mie care lettrici.
Come sempre, spero vivamente che questo capitolo sia di vostro gradimento, voi cosa ne pensate?Chi è la 'cotta' di Luca? E cosa hanno detto Eli, Sil e Carla a Massimo?
Fatemi sapere i vosti pareri.
Ringrazio anticipatamente tutte colore che leggeranno e recensiranno questo capitolo.
Inoltre, per coloro che leggono anche l'altra mia storia, Senza te non ci so stare!, che ricomincerò ad aggiornarla verso la settimana prossima. Chiedo scusa per il grande ritardo.
Infine, vi ricordo la mia pagina facebook..
Baci, Mery.

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Capitolo 7
*** What?! ***


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7. What?

 
 
Ore 11.30.
Lunedì mattina.
Sono ormai passati vari giorni dalla famosa ‘riunione’ con le mie amiche e la situazione non è cambiata di una virgola. La scuola procede noiosa, Luca continua a parlarmi solo per rompermi le scatole – come suo solito – anche se le mie amiche sono dell’opinione che la sua famosa fiamma sia io – pazze!
E sono proprio le loro supposizione assurde quello a cui penso mentre mi dirigo con Eli alle macchinette durante l’intervallo.
“Alice” sento improvvisamente chiamarmi, facendomi sussultare per la sorpresa e quasi facendo cadere il pacchetto di patatine che ho in mano.
“Hey..” saluto io Daniele, voltandomi verso di lui e sorridendogli
“Ali, io vado in classe, ci vediamo dentro.” Mi annuncia Eli defilandosi così velocemente da non darmi neanche il tempo di ribattere.
Intanto, al mio fianco, il posto che fino ad ora era occupato da lei, viene colmato dalla presenza di Dan.
Occhi verdi, capelli biondo miele, fisico perfetto – non per nulla fa palestra da molti anni- : non c’è che dire, rimane sempre il solito bel ragazzo.
Io e lui ci conosciamo da quando frequentavamo le medie e , sebbene al liceo siamo capitati in classi differenti, siamo rimasti in contatto dato che frequentiamo la stessa palestra; certo, io non sono proprio una maniaca come lui, e se per una settimana non ci vado non mi preoccupo più di tanto, ma qualche volta è capitato di incontrarci e di chiacchierare un po’ del più e del meno.
“Allora.. dimmi un po’, come va?” mi chiede con il suo consueto tono gentile.
“Bene grazie. A te?” gli chiedo, sgranocchiando le ultime patatine rimaste.
“Non mi lamento. Come mai ultimamente non stai venendo in palestra?”
“Beh, sai.. i miei sono partiti da poco per un lavoro fuori città quindi devo occuparmi io di casa e non ho molto tempo, ma oggi avevo comunque in mente di venire… l’istruttore deve cambiarmi la scheda*
“Oh, meglio. Perché iniziavo a temere che ti fossi fidanzata e non volessi più vedermi. “mi dice lui criptico, anche se io so bene che sta scherzando.
“Oh, no, no. Non c’è nessuno…” gli dico sorridendo, una volta raggiunta la mia classe.
“Benissimo, così potrò provarci con te senza alcun rivale!” mi informa infine prima di schioccarmi un bacio e salutarmi con un “A stasera allora” prima di dirigersi nella sua classe, poco distante dalla mia.
Dato che è appena suonata la campanella mi affretto a raggiungere il mio posto ancora ridendo tra me e me, probabilmente facendo credere a chiunque mi vedesse di essere pazza – sai che novità!
“Cosa valeva Dan?” mi chiede Eli curiosa
“Stasera ci vediamo…” le sussurro sbrigativa dato che il prof di fisica è appena entrato in classe.
Per tutta la sua ora e il resto della giornata scolastica sento un senso d’inquietudine, come se qualcuno mi stesse fulminando con lo sguardo, ma voltando a guardare la classe non trovo nessuno rivolto a guardare me.
Bene, sto anche impazzendo. Che bella notizia. Penso ironicamente, prima di tornare a rivolgere la mia attenzione al prof.
 
 
Una volta terminata la terribile e noiosa lezione di fisica, arriva il prof di educazione fisica per la consueta ora di esercizi (leggasi come nullafacenza).
Per i primi anni il pover prof. Montieri aveva anche tentato di far valere la sua autorità di insegnante costringendoci a correre come degli ossessi intorno al campo da basket/pallavolo, ma con il passare degli anni noi alunni abbiamo avuto la meglio e quindi ora passiamo le ore a parlare o al massimo a giocare a ping pong.
Dopo un’ora quindi di pettegolezzi con le mie amiche termina  la giornata scolastica e noi studenti siamo liberi di tornare a casa.
Solitamente, da quando i miei genitori sono partiti, per spostarmi uso il bus, ma caso vuole che oggi ci siamo lo sciopero dei mezzi. Povera me.
Mentre mi incammino mesta verso casa, sento una voce a me familiare richiamarmi.
“Hey baby, ti serve un passaggio?” mi chiede con un sorrisetto sghembo, avvicinandomisi in sella alla sua moto.
“Sicuro?!” gli chiedo, felice di questo piccolo miracolo.
“Certo, altrimenti non  te l’avrei chiesto no. E poi la strada è quella…” mi spiega lui tranquillo, porgendomi un casco.
“Ok” accetto flebilmente mentre indosso il casco e mi siedo alle sue spalle.
Una volta giunta a casa, raggiungo velocemente la mia camera per poter poggiare la giacca e la borsa, per poi raggiungere il piano inferiore dove, proprio in questo istante, Luca sta varcando la soglia di casa.
Non appena mi vede, noto un suo sopracciglio salire verso l’alto per poi tornare al suo solito posto e chiedermi “Come hai fatto ad arrivare prima di me con i mezzi pubblici?”
“Non sono venuta con i mezzi, oggi c’è lo sciopero fino a sera… mi ha accompagnato un ragazzo” spiego, dirigendomi in cucina per risaldare qualche cibo precotto per il pranzo.
Anche senza girarmi a guardarlo sento che mi sta seguendo e si siede ad una sedia del grande tavolo al centro stanza “E tu ti fai dare un passaggio da un perfetto sconosciuto?” mi chiede, stavolta non nascondendo il sopracciglio alzato.
“Non era uno sconosciuto, ovviamente” gli rispondo indignata.
Ma per chi mi ha preso?
“Era un mio amico” mi giustifico, anche se in realtà non dovrei.
A lui che importa come sono tornata? In teoria sarei potuta benissimo tornare con lui, dato che abitiamo nella stessa casa quindi se non voleva che accettassi passaggi da qualcuno poteva offrirsi lui invece di andare via senza dire nulla.
“Va bene..” bofonchia infine, per poi cambiare argomento “Che si mangia?”
“Lasagne…” spiego, mentre apparecchio un pezzetto di tavola.
“Oh, buone…” mi dice, per poi fermarsi a guardami in un modo direi… alquanto strano.
“Cosa vuoi?” gli chiedo infastidita, una volta seduta a tavola anch’io.
“Pensavo… non è che le lasagne faranno crescere ancora di più i tuoi giù rotondetti fianchi?” mi chiede, punzecchiandomi
“Cosaa?” gli urlo io isterica, quasi soffocando a causa di un boccone ingoiato male “ Io sono una 42, non sono chiatta!”
Per tutta risposta lo sento ridere e addentare soddisfatto un grande boccone di lasagna “E comunque, oggi ricomincio ad andare in palestra, quindi posso permettermi di mangiare un po’ di più…almeno oggi” spiego.
“E come pensi di andarci se non ci sono i mezzi pubblici?” si informa, con ancora la bocca piena.
“Innanzitutto ingoia prima di parlare. E comunque… la palestra è qui vicino, posso andarmi tranquillamente a piedi.”
“Va bene” mi risponde semplicemente lui.
Una volta terminato il pranzo ed aver pulito i pochi piatti, ci dirigiamo ognuno verso la propria camera.
Dopo aver studiato le materie per il giorno successivo, mi preparo per andare in palestra e, salutando Luca – IO sono una persona civile e ben educata – mi incammino.
 
 
 
“Mammamia che stanchezza” mi lamento, sedendomi su di una panchina poco distante da casa mia.
“Dai, non è faticosa la tua scheda..” mi dice Dan prendendo in giro la mia poca resistenza
“Si, lo so. Ma non faccio palestra da un bel po’.” Mi giustifico.
“Dai andiamo” mi intima lui, parandomisi davanti, per poi voltarsi e darmi le spalle.
“Eh?” chiedo confusa, non capendo il suo gesto. Almeno non finchè non lo vedo abbassarsi quel poco che basta per afferrarmi e posizionarmi sulle sue spalle, con  gran semplicità come se pesassi quanto una piuma; di riflesso mi mantengo alle sue spalle per non cadere.
“Che fai?” gli chiedo preoccupata
“Ti porto a casa, o di questo passo non ci arrivi più… lumaca” mi prende in giro lui, incamminandosi a passo deciso.
Dopo pochi passi e tante mie pretese, arriviamo davanti al portone del mio giardino, che stranamente è aperto.
Prima ancora di chiedermi il perché, vedo Luca mentre butta un sacchetto di spazzatura in un cassonetto poco distante da casa. Non appena ritorna nei pressi del portone di casa e ci vede, per poco non gli cade la mascella per lo stupore. Dopo un primo momento di smarrimento, lo vedo schiarirsi la voce e cercare di ricomporsi, riacquistando la sua solita aria strafottente.
“Oh, sei tornata..” dice flebilmente, avvicinandosi al portone, oltrepassando me e Dan
“Bene, io vado…” mi dice Dan, richiamando l’attenzione e facendomi voltare verso di lui.
Dopodichè mi lascia un lieve bacio a stampo e va via, salutando con un semplice gesto della mano Luca.
Ma dico io, che gli prende a questi ragazzi ultimamente?
Ho per caso un cartello in testa con scritto “Free Kisses” e non lo sapevo?
Lo strano gesto del mio amico mi lascia basita per qualche istante, e l’unica cosa che mi riporta alla realtà è la voce di Luca.
 “Non sapevo avessi un ragazzo…” mi dice pungente prima di entrare in casa senza aspettare una mia eventuale risposta.
Ma infondo, so che non gli avrei risposto nulla, o almeno nulla di sensato, dato che l’unica cosa che mi viene in mente è solo una domanda “CHE DIAVOLO STA SUCCEDENDO QUI?”
 
 
*Per chi non lo sapesse, in palestra, coloro che fanno attrezzi ricevono solitamente una scheda dove l’istruttore gli indica quali attrezzi usare.



Buona sera a tutti.
Chiedo umilmente scusa per il tremendo ritardo nel pubblicare questo capitolo, ma purtroppo la scuola mi impegna molto.
Ringrazio tutti coloro che leggono e seguono la mia storia e le
22 persone che hanno recensito.
Per curiosità o ricevere in tempo reale notizie di aggiornamenti, vi ricordo la mia pagina facebook.
Inoltre, per chi volesse, ecco a voi l'altra mia storia, , Senza te non ci so stare! .
Baci e , spero, a presto.
Mery.

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Capitolo 8
*** E adesso? ***


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8. E adesso?

 
“Dan e io non stiamo insieme” dico io flebilmente mentre lo seguo dentro casa
“Anche se fosse, non sono affari che mi riguardano…” mi liquida lui con un occhiata fulminante salendo velocemente le scale e sparendo dalla mia vista, lasciandomi da sola al pian terreno.
 
 
“Mhh…interessante” sento la voce di Fabio provenire dalle mie spalle ad interrompere il mio discorso “Non me ne può fregar di meno.” conclude infine con una faccia soddisfatta.
“La smetti di intrometterti imbecille?” lo rimbecca Silvia inferocita “ stiamo parlando di cose serie, quindi o stai zitto o è la volta buona è ti taglio la lingua” sbraita inferocita, raggiungendo a gran falcate il nostro amico, che intanto è sbiancato dallo spavento.
Silvia e Fabio sono il classico esempio di coppia “work in progress”, tutti ormai abbiamo capito che si amano da tempo e che sono fatti l’uno per l’altra, gli unici due che non l’hanno ancora capito, o forse semplicemente lo ignorano, sono loro stessi.
“Ragazze, scusatemi. “ afferma quindi subito Fabio spaventato “Scherzavo, non vi darà più fastidio… vado…. In America, addio!!” ci saluta infine fuggendo il più lontano possibile da noi.
“Ah, non lo capirò mai. Come si fa ad essere così stupidi?” si lamenta la mia amica alzando gli occhi esasperata mentre ritorna a sedersi sul banco dove si trovava poco prima e a sgranocchiare le sue patatine.
“Dai, poverino...per poco non lo uccidevi con lo sguardo” la riprendo io ancora ridacchiando per la scenetta a cui ho appena assistito.
“Ma quale poverino! Per colpa dello studio non ci vediamo quasi mai quindi per spettegolare abbiamo tempo solo ora, in classe… non gli è consentito intralciare i miei spettegoless con voi” mi risponde inacidita, addentando una patatina.
“C’est l’amour” mi bisbiglia Eli all’orecchio ridacchiando
“Che hai detto?” ci chiede lei sospettosa
“Niente, niente” si difende Eli, per poi rivolgersi nuovamente a me mi intima con un “Dicevi” a cambiare argomento.
“Dicevo che sono nei casini perché quel cerebroleso di Daniele l’altro giorno mi ha baciata e ora Luca crede che noi stiamo insieme o cose simili. Non che Dani mi dispiaccia, è un ragazzo molto carino. Però…” cerco di trovare le parole adatte per spiegar loro la situazione, ma –per fortuna- Eli mi anticipa.
“A te piace Luca!” mi aiuta lei.
“No. Semplicemente vedo Dani come un semplice amico…” mi difendo prontamente, ottenendo di risposta delle occhiatacce dalle mie tre amiche.
Ecco, ora piacere è una parolona, diciamo che è un ragazzo molto attraente” Aggiungo balbettando, cercando una scusa che faccia sembrare la realtà il meno imbarazzante possibile.
A cosa mi sono ridotta. Da odiarlo a morte a volergli saltare addosso.
Stupidi stupidi stupidi ormoni. E stupida me!
“Ali…siamo noi” mi fa notare Carla,  rubando delle patatine dalla busta di Silvia e divorandole velocemente.
“Ma la smettete di mangiare?” le rimprovera Eli, rubando dalle loro mani la busta e posandola, ormai quasi vuota, sul banco.
“Da che pulpito!” le fa notare Carla con una linguaccia “E poi era divertente, sembrava di stare al cinema” ammette, facendo spallucce.
“Ma tu guarda que…” inizia a dire Eliana sollevando gli occhi al cielo come a chiedere aiuto per le sue folli amiche, ma subito la interrompo.
“Ok, mi piace, e anche tanto.”  Confesso infine.
Pessima scelta.
Ma dovevo scegliere di ammettere alle mie amiche che mi piace Luca proprio nell’unico istante in cui tutta la classe, rientrata a causa del suono della campanella,  è in religioso silenzio?! Evidentemente si.
La fortuna non è mai stata una mia alleata.
“Signorina, visto che le piace così tanto la mia materia, che ne dice di una bella interrogazione?” mi chiede il sadico prof. di fisica, appena entrato.
Dalla padella nella brace.
Per fortuna, ho sempre amato le materie scientifiche e avevo comunque intenzioni di offrirmi in questi giorni quindi me la cavo con un 7 e mezzo e, mentre il prof. mi manda a posto, poso lo sguardo verso l’ultimo banco, quello di Luca.
Ride e scherza con il suo compagno di banco: menomale! Non ha capito nulla.
 
 
 
 
“Luca, torniamo a casa insieme?” gli chiedo, raggiungendolo al suono della campanella.
Le mie amiche mi avevano praticamente ordinato di andare a chiederglielo. E conoscendo ciò di cui sono capaci quasi si arrabbiano mi sono fatta coraggio e sono andata da Luca.
“Ok” mi risponde freddamente, senza voltarsi a guardarmi e incamminandosi verso l’uscita.
Saluto quindi con la mano le mie amiche e lo seguo anch’io rapida, sperando di non inciampare per la fretta.
“Potresti aspettarmi?” gli chiedo – col fiatone – una volta che l’ho raggiunto al cancello principale.
Lui si limita semplicemente a rallentare di un poco, senza parlare o senza voltarsi per vedere se riesco a stare dietro al suo passo o altro.
Che allegria.
“Hey Alicioschi, vuoi un passaggio a casa?” sento distintamente una voce raggiungermi, accompagnata dal tocco caldo delle braccia di Daniele che si posano sulle mie spalle.
“Ehm no grazie, oggi torno a piedi con Luca, dato che anche lui è senza moto” gli dico, staccando delicatamente le sue braccia dal mio corpo.
“Però, vorrei parlarti…” gli dico infine, abbassando un po’ il tono, cercando di non farmi sentire dal mio momentaneo coinquilino.
Ancora una volta speranza vana: Luca si trova proprio di fronte a me, appoggiato al muro, a godersi lo spettacolo.
Ma dico, non ti fermi quando ti parlo ma se vuoi farti i fatti miei si?! Che nervi quel ragazzo.
“Dimmi tutto” mi distrae Daniele dai miei scongiuri contro il ragazzo a pochi passi da noi.
Oddio, e ora che gli dico.
E’ imbarazzante scaricare qualcuno che ti è amico, e lo ancora di più se lo fai perché ti piace un ragazzo che è a pochi passi da te e può ascoltare tutto.
Che poi magari sono solo mie impressioni e in realtà non gli piaccio, allora si che sarebbe ancora più imbarazzante.
Dopo un lungo sospiro, mi decido e, afferrando il mio amico per un braccio, lo trascino poco più avanti, lontano da orecchie indiscrete.
“Senti Dani…” inizio con la voce tremula. “Ecco, volevo chiederti il perché del bacio di ieri sera…”
Ti prego, non dire che ti piaccio. Ti prego.
 Non ce la farei a dirti che non mi piaci e che anzi, a me piace uno dei tuoi più cari amici.
“Tu mi piaci…” mi risponde semplicemente lui, avvicinandomisi di un passo.
Ecco, lo sapevo. La solita sfortuna.
Non poteva semplicemente essere un tipo espansivo che saluta tutti baciandoli? Ovviamente no.
Non è da me essere cattiva con le persone.
E ora che cavolo faccio?
“Dani, apprezzo molto i tuoi…sentimenti, ma vedi io… ecco, a me..” dico flebilmente, sentendomi sempre più in colpa ad ogni parola detta.
Ma, proprio mentre sto per finire la frase, lo sento afferrarmi e spingermi tra le sue braccia.
 
 
 
Luca’s pov
 
Quella stupida di Alice prima mi chiede di tornare a casa insieme e poi mi fa perdere tempo per parlare con quel broccolo. Penso, sbuffando infastidito, cercando di non dare ascolto al mio stomaco che si lamenta e mi chiede di saziarlo.
Ad un tratto però, non li sento più parlare.
Mi volto incuriosito dall’improvviso silenzio che sento di fronte a me e…Bam!
Mi ritrovo davanti un Daniele avvinghiato ad Alice mentre le sussurra un qualcosa all’orecchio per poi scendere giù – sempre più giù – fino alle labbra.
Che mi tocca vedere!
Fortunatamente, lo spettacolino finisce poco dopo e, dopo un veloce saluto, vedo Dan fare dietro front e Alice raggiungermi.
Distolgo subito lo sguardo: ci manca solo che mi prende per un guardone!
“Andiamo?!” le sento chiedere una volta raggiuntomi, con voce calma e disinvolta come se non fosse successo nulla.
Con un piccolo cenno del capo annuisco e mi incammino verso casa.
Quindi, a conti fatti…direi che Alice e Daniele stanno insieme.
Ma allora, perché quando gliel’ho chiesto ha negato? Forse non vuole dirlo a me perché non mi considera un suo amico?
O forse….
 
 
 
Alice’s Pov
 
Sono quasi venti minuti che camminiamo senza sosta e Luca non ha detto neanche una parola e si comporta come se io – che gli cammino a pochi centimetri di distanza- non ci fossi.
Lo vedo assorto in chissà quali pensieri e camminare come se quasi non fosse presente nel proprio stesso corpo.
“Luca…” lo chiamo, cercando di istaurare una conversazione.
Stare in silenzio è…snervante!
“Ehm… come ti è andato il compito?” insisto, ma ancora nessun risultato.
“Luca!” lo richiamo, alzando di un pò il tono di voce.
Niente, continua a fare come se io non esistessi.
Che accetti a fare di tornare insieme se poi fingi che io non esista?
Eh, no carino! Non esiste che qualcuno ignori la qui presente Alice senza passarla liscia.
Animata da una fiamma di non so cosa – forse rabbia – accelero di poco il passo, quel poco necessario a superarlo, per poi pararmisi davanti.
Per poco non mi viene a sbattere addosso. Ma a che diavolo pensa?
“Ma che cavolo ti prende?” mi chiede inferocito, finalmente posando il suo sguardo su di me.
Oh, finalmente mi degna di uno sguardo.
“Smettila di fare il bell’addormentato nel bosco. Se non ti andava di tornare a casa con me potevi dirlo… ti sto antipatica e non vuoi parlarmi? Bene...ma almeno abbi la decenza di dirmi in faccia ciò che pensi!” gli sbraito infine, guardandolo con astio. Lui rimane imbambolato a guardarmi senza rispondermi, quindi gli volto le spalle e mi incammino verso casa.
Forse è stata un pochino esagerata la mia reazione, ma sono stufa dei suoi alti e bassi.
Prima scherza con me, poi tenta di baciarmi e poi mi ignora completamente, come se fossi solo una fastidiosa mosca.
Solo dopo chissà quanto, finalmente Luca sembra riprendersi dal suo stato di trance e mi richiama “E adesso dove vai?” sento distintamente i suoi passi mentre mi segue.
Ma sono certa che se mi volto per parlargli – arrabbiata come sono ora- gli urlerei qualcosa addosso e non voglio fare una figuraccia in mezzo alla strada davanti a tutti i passanti, quindi lo ignoro e proseguo per la mia strada.
Ma proprio mentre penso che ci abbia rinunciato e mi abbia lasciata in pace, mi sento acciuffare per  un braccio e mi ritrovo di nuovo a pochi centimetri da Luca “Tu non volevi sapere cosa mi passa per la mente?” mi chiede ironico.
“Ehm…” deglutisco a fatica, troppo assorta nel perdermi nel suo profondo sguardo per ricordarmi di fare qualsiasi cosa, perfino di respirare. L’unica cosa che riesco a percepire è il suo sussurro “Te lo mostro…” seguito da due sensazioni: freddo e caldo.
La mia schiena appoggiata al muro gelido a causa del freddo invernale, e il calore delle sue labbra morbide poggiate sulle mie.
Nulla a che fare col bacio di Dan. Quello era un semplice sfiorarsi, delicato come una carezza.
Questo invece è passione pura. Sento distintamente le sue mani ancorate sui miei fianchi che mi lasciano lievi carezze.
Solo quando non ho più fiato in gola lo spingo via da me, per poter prendere aria…e solo ora mi rendo conto di ciò che è successo.
Io.Luca.baciati?!
“Per fortuna” – si fa per dire - ad evitare l’imbarazzo ci pensa Luca che, dopo essersi schiarito la voce, si allontana da me.
“Avevo dimenticato che… oggi dovevo andare a casa di Massi” mi dice infine defilandosi in un baleno e lasciandomi da sola, ancora appoggiata al muro.
Qualcuno. mi. aiuti.


Buonasera a tutteee!
Finalmente dopo tanta attesa - soprattutto mia - sono riuscita a trovare un pò di tempo per le mie adorate storie. 
Spero che mi possiate perdonare per il terribile ritardo, ma ultimamente la fantasia è mancata e con la scuola non ho avuto molto tempo libero.
Ma ora (Sante vacanze Pasquali) ho finalmente un pò di tempo e spero di riuscire a scrivere un altro capitolo di questa storia o l'epilogo di Senza te non ci so stare!.
Vi ricordo la mia pagina facebook., nel caso vogliate contattarmi.
Baci,Mery.
P.S. Nel caso non dovessi aggiornare entro Domenica, Buona Pasqua a tutti. 

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Capitolo 9
*** Qualcuno mi aiuti!! ***


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9. Qualcuno mi aiuti!!

 

“Ali calmati!” sento la voce squillante di Carla dall’altro lato della cornetta riprendermi per farmi ragionare.
“Ti sembra facile” le dico io elettrizzata, mentre rispondo ai messaggi appena ricevuti da Eli e Silvia.
Dopo aver salutato Luca – che in seguito al bacio è praticamente volato a casa di Massi – solo rimasta per buoni 5 minuti impalata vicino al muro a meditare sull’accaduto. Solo quando ho notato la gente che si fermava a guardarmi per capire cos’avevo, mi sono decisa a ricominciare a camminare verso casa, con la testa tra le nuvole e il passo di una lumaca stanca.
Appena varcata la soglia di casa, ovviamente, ho buttato la borsa e la giacca sul divano del soggiorno e ho inviato un messaggio alle mie amiche.
Così, ora eccomi qui, al telefono con Carla che, appena letto il messaggio mi  ha chiamata per sapere se fossi seria o se fosse uno scherzo mentre gironzolo per casa saltellando come canguro.
 
“Senti, ma… ora lui, dove cavolo sta?” mi chiede all’improvviso, riportandomi alla realtà e facendomi cascare a peso morto sul letto della mia camera.
“Dopo il bacio mi ha detto che… aveva dimenticato di dover andare da Massi… ed è scappato via” le spiego un po’ dispiaciuta.
“Ma è stupido??” sento la voce di Carla alterarsi improvvisamente “ Ora che finalmente ha cacciato le p***e e si è comportato da uomo… che fa? Scappa come un codardo dal suo amico?! Io lo ammazzo!!” urla frustrata
“Eh, lo so, non mi ci far pensare…” la appoggio stanca. Pazzesco! Sono io a calmare lei ora. Roba da matti. “Ma comunque, non c’è bisogno di arrabbiarsi… prima o poi dovrà tornare a casa…a meno che non  vuole rimanere per sempre a casa di Massi” sbuffo giocherellando con uno dei peluche che ho sul mio grande letto.
‘Stupido com’è non ne dubiterei’ le sento mormorare a bassa voce, cosa che mi fa pensare che stia parlando più con sé stessa che con me. “Comunque scusami tesoro, sai quanto adoro parlare con te a telefono…ma dopo un’ora e mezza mamma mi ammazza se non attacco… baci, ci sentiamo dopo per messaggi” mi saluta dolce, mentre intanto la sento litigare con la madre e farfugliare qualcosa tipo ‘aspetta un attimo sto attaccando’ o ‘ questione di vita o di morte’.
“Ciao baby, a dopo” la saluto io, giusto in tempo.
Mi ha quasi attaccato il telefono in faccia.
Sbuffo posando il telefono sul comodino e dando un rapido sguardo alla sveglia penso che si è fatta l’ora di studiare anche per me. Magari però prima mi rilasso ancora un po’ sul letto guardando Gossip Girl…
 
 
“Siamo a casa!” sento chiaramente delle voci al piano inferiore che mi svegliano dal profondo sonno nel quale ero crollata. Senza volerlo mentre guardavo la tv mi sono addormentata e ho dormito per tutto il pomeriggio. Bene...mi toccherà studiare stanotte.
Mentre mi alzo da letto e mi avvicino alla tv per spegnerla però noto che quest’ultima è già spenta. Strano, pensavo di essermi addormentata mentre la guardavo. ‘Forse mentre dormivo l’ho spenta senza accorgermene.’ Penso tra me e me mentre ancora frastornata vado in bagno per sciacquarmi il volto e per provare a svegliarmi del tutto, per poi scendere al piano inferiore, dove trovo mio fratello intento ad apparecchiare e mia nonna cucina chissà quale leccornia.
“Amoree, vieni qua” saluto mi fratello, che non appena mi vede lascia i piatti e le posate che aveva in mano sulla tavola per correre verso di me e saltarmi in braccio.
“Mi sei mancata Lali” mi confessa, chiamandomi con quel nomignolo strano con il quale era solito appellarmi.
“Che bella sorpresa nonna, mi fa piacere che siete venuti… se però mi avvertivi venivo a prendervi io.” Le dico, mentre mi avvicino a lei per salutarla, con ancora il piccolo Andrea avvinghiato addosso.
“Oh tesoro, non ti preoccupare, tu stavi sicuramente studiando, e non volevo essere di disturbo…e poi abito a solo 5 case da qui.” Mi rincuora lei, sorridendomi
“Va bene, però ora ti aiuto e stasera rimanete un po’ qui con noi…” le dico, mentre faccio sedere mio fratello su di uno sgabello e continuo ad apparecchiare.
Sentendo la mia proposta, il piccolino subito si rialza in piedi e inizia a saltellare contendo dicendo a gran voce “Sisi, voglio dormire con Lali, nonna… possoo?” dice infine, guardandola con i suoi dolci occhietti vispi.
“Va bene tesoro, però ora sta seduto tranquillo…anzi, va a chiamare Luca che si trova in camera tua…” gli dice con il suo solito tono di voce tranquillo, mentre assaggia un pezzo della parmigiana che sta cucinando.
Vorrei tanto chiederle come ha fatto a portare la parmigiana, che di sicuro ha iniziato a cucinare stamattina presto, per le strada mentre teneva a bada quella piccola peste di Andrea ma vengo distratta dal sentire l’ordine che ha dato ad Andrea.
…Luca non è in casa.
“Aspetta Andre…Luca non..” inizio a parlare.
Ma proprio mentre sto per dire al mio fratellino di non salire, dato che Luca non è in casa, con il rischio di far prendere un attacco di panico a mia nonna, conoscendo la sua indole iperprotettiva, vedo Luca scendere dalle scale con indosso la sua tuta e una matita appoggiata sull’orecchio destro.
Come si fa ad essere così belli?
“Oh Luchino, stavamo per chiamarti..” lo saluta mia nonna
“Oh, buonasera signora, ciao Andre” saluta educato lui, senza degnarmi del minimo sguardo.
Prima mi bacia in mezzo alla strada e poi mi evita neanche avessi la peste…chi lo capisce!
“Ti va la parmigiana?” gli chiede mia nonna, quando lo vede avvicinarsi per capire cosa c’è per cena
“Ohh, signora. Va benissimo…voi mi viziate!” dice lui gongolante per il languorino.
“Insomma!” sento mia nonna sbuffare all’improvviso, mentre i due maschi di casa si iniziano ad accomodare in tavola “Quante volte te l’ho detto? Mi devi chiamare Elena!”
“Va bene, signor..Elena!”  dice Luca infine, mentre io e nonna serviamo in tavola e ci accomodiamo di fianco a loro.
La cena va avanti tranquilla…con Andrea che mi racconta di quanto gli manchiamo io e i miei, di come va a scuola e mi racconta delle sue fidanzatine.
Mentre noi due parliamo felici, la nonna ci guarda spensierata, felice che i suoi nipoti si vogliano così bene; invece Luca, oltre a congratularsi con Andrea per le sue 5 fidanzatine – è un bimbo molto corteggiato a quanto pare-   e a rispondere garbatamente alle domande che ogni tanto gli pone mia nonna, non proferisce parole e passa tutta la cena a fissarmi, senza mai distogliere lo sguardo.
Prima mi bacia, poi sparisce, poi mi ignora e infine non mi stacca gli occhi di dosso per tutta la cena.
Dio che nervi!
Incavolata nera mi alzo dal mio posto non appena finisco di mangiare e inizio a sparecchiare la tavola.
 
 
Dopo aver pulito la cucina e lasciato Andrea nelle mani di mia nonna, che lo porta in bagno per lavarlo e metterlo a letto, a malincuore mi dirigo in camera mia per studiare le poche – per fortuna- materie che ho per domani.
Quando sto per iniziare a svolgere l’ultimo esercizio di chimica però, sento la porta di camera mia cigolare, segno che qualcuno è entrato, e poi la sento richiudersi.
“Tesoro, già hai finito di fare il bagnet…” inizio a dire, credendo di star parlando con mio fratello.
Non  è Andrea.
“Sono io, scusa…disturbo?” mi chiede, un po’ titubante, sedendosi sul bordo del mio letto, guardandomi fisso negli occhi.
Io, pregando tutti i Santi che finalmente si sia deciso a dirmi qualcosa, mi volto verso di lui , sempre restando seduta alla scrivania e aspetto ciò che ha da dirmi.
“No, volevi qualcosa?” chiedo, cercando di restare il più fredda possibile.
“Ecco, volevo parlarti riguardo ad oggi…”inizia a dire lui, tormentandosi le mani, ma senza però distogliere lo sguardo dal mio.
Oh, facciamo progressi!
“Dimmi” lo esorto, deglutendo a fatica. Cavolo, se non si muove rischio l’infarto.
“Ecco, volevo dirti  che….ecco, facciamo che n…” inizia a parlare finalmente, ma nel momento sbagliato.
Proprio in quell’istante sento di nuovo il cigolio della porta, e stavolta è realmente mio fratello che entra nella mia camera.
“Oh scusate…vi abbiamo disturbato?” chiede mia nonna realmente dispiaciuta.
“Oh, no nonna, non  ti preoccupare...stavamo finendo di ripetere …chimica!” le dico, sorridendole mentre prendo in braccio mio fratello, che intanto cercava di attirare la mia attenzione.
“Va bene...allora io vado a dormire, nel caso Andrea ti dovesse dare fastidio chiamami e lo porto in camera con me”
“Uffa nonnaaaa, io sono tanto buono” si lamenta Andrea, mettendo il broncio.
“Sisi, e io sono la regina d’Inghilterra…” dice mia nonna ridendo prima di augurarci la buonanotte e dirigersi verso la camera dei miei.
“Beh…allora vi lascio, buonanotte” ci saluta anche Luca, ma prima ancora di riuscire ad alzarsi dal letto, viene rispinto su di esso da mio fratello che con un balzo gli salta addosso.
“Lucaa, resti a dormire co me e Lali?” gli chiede con i suoi occhietti dolci ai quali difficilmente qualcuno riesce a dire di no.
Io resto pietrificata sul posto.
Non so se sperare che dica di sì oppure di no.
“Ma veramente io…” inizia a rispondere Luca, guardandolo dispiaciuto.
“Ti pregoooo” insiste il piccoletto, stringendolo forte
E’ evidente che non vuole restare. Bene!
“Andre, non insistere Luca non deve rimanere.” Dico fin troppo duramente. Vedo subito lo sguardo di Luca passare da mio fratello a me e, mentre mi guarda con sfida lo sento sussurrare al piccolo Andre un “va bene!”
“Andre, non insistere dai. Luca non può rimanere, e poi stiamo stretti!” cerco di convincere il piccolino a cambiare idea, ma, sempre attaccato a Luca, lo vedo voltarsi verso di me e dirmi “Lali, sei cattiva, non ti voglio più bene!” con quel musetto tremulo e gli occhi semilucidi ai quali non ho mai saputo negare niente.
“Uff, e va bene!” acconsento controvoglia infine, pensando a quanto odio essere una sorella maggiore in certe occasioni, mentre li vedo stendersi felici e gongolanti.
Appena Andre si addormenta manderò subito Luca nella sua camera. Penso tra me e me mentre rassegnata li raggiungo e spengo la luce.
Eppure, nonostante il mio ‘piano’ sono convinta che questa sarà una notte davvero lunga. 

 


 Chiedo IMMENSAMENTE scusa per questo lungo, anzi lunghissimo periodo nel quale sono pressocchè sparita ma a mio discapito spero consideriate il fatto che la scuola negli ultimi mesi è un caos assoluto.
Spero che, ora che finalmente è finita e sono in vacanza (Alleluja, Alleluja *-* ) riuscirò ad aggiornare più spesso.
Se questo capitolo vi è piaciuto, spero troviate un pò di tempo per recensire e farmi sapere cosa ne pensate. Accetto volentieri anche le critiche, purchè costruttive.
Vi ricordo la mia pagina facebook, nel caso vogliate contattarmi.
Baci, a presto :*

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