I'll be there, yeah I know it, to fix you in love

di AYoloGirl
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** here i am ***
Capitolo 2: *** we’re young and we’re bored ***
Capitolo 3: *** she's a hurricane since the very first go ***
Capitolo 4: *** sometimes you need to say goodbye ***
Capitolo 5: *** Let's have some good time together! ***
Capitolo 6: *** characters ***
Capitolo 7: *** i got an empty cup, pour me some more! ***
Capitolo 8: *** it's my life ***



Capitolo 1
*** here i am ***


Everybody stands, as she goes by
Cause they see the flame that's in her eyes
Watch her when she's lighting up the night
Nobody knows that she's a lonely girl
And it's a lonely world

Alicia Keys, Girl on Fire 





Mi chiamo Rebecca Thompson, sono nata il 30 gennaio 1994, ho 18 anni. Vivo a San Diego, nella soleggiata California. Sono alta 1.65, fisico snello e tonico, pelle sempre abbronzata,  lunghi capelli biondi e grandi occhi di un azzurro intenso, che trucco sempre con matita nera e mascara.

Alla Channing High School, la scuola che frequento, sono considerata una delle ragazze più belle e popolari; invidiata da molte ragazze, ambita dalla maggioranza dei ragazzi, la mia vita deve sembrare un vero sballo ad un osservatore esterno. Sembra, ma non lo è. Fatico a trovare un’amica sincera, che mi voglia bene per quella che sono e che non mi usi solo per approdare nell’elite della Channing; i ragazzi mi vedono solo come una preda, non ho ancora trovato nessuno che sia andato oltre l’apparenza; per i professori devo essere una stupida ochetta bionda, visto che per quanto io mi impegni e studi non ottengo più di una B-. Ma devo ammetterlo, negli ultimi due anni ho preferito il divertimento allo studio, concentrandomi più sul farmi un nome che sui libri.

Dico negli ultimi due anni perché per i primi due anni di high school ero una persona totalmente diversa, come aspetto e come carattere. Venivo esclusa perché in sovrappeso, i miei capelli crespi e le mie cosce non convenzionalmente belle tenevano a distanza i ragazzi; trovavo la mia consolazione nella lettura, potevo creare mondi sempre nuovi in cui io ero la bella principessa che trovava un principe innamorato di lei. Ero timida, un po’infantile, ed ero terrorizzata dal giudizio altrui: ogni volta che vedevo un gruppetto di ragazzi ridere ero certa del fatto che ridessero di me, delle mie gambe, e ogni volta che vedevo un vestito carino mi sentivo morire quando non mi entrava. Io ci tenevo davvero ad essere bella, magra ed accettata, ma la speranza da sola non faceva niente.
Così nell’estate tra il secondo e il terzo anno mi sono decisa: ho passato tre mesi in un centro per dimagrire. Non sono stati mesi facili, i chili non sparivano con uno schiocco di dita, le cosce non si assottigliavano dalla sera alla mattina, ma non volevo fallire, era la mia occasione di riscatto. Sono tornata a casa a fine agosto, in tempo per godermi le ultime due settimane di vacanze. La mia soddisfazione era impareggiabile quando mi sono provata i miei vecchi jeans ed erano troppo grandi.
Il mio nuovo fisico mi ha dato soprattutto una cosa che mi era mancata prima: l’autostima, e la fiducia in me e nelle mie capacità. Vedendo il mio potenziale era cresciuta in me anche la voglia di curarmi di più, a partire dai capelli: dopo una seduta dal migliore parrucchiere della città erano sani, lisci e di un biondo meraviglioso, ben diversi dall’informe massa stopposa che avevo in testa negli anni passati. Ho assottigliato le sopracciglia, mi sono abituata ad una ceretta settimanale e a valorizzarmi con il trucco, ho rinnovato il guardaroba riempiendolo di tutti quei vestitini che avevo sempre voluto mettermi.

Dentro rimanevo sempre la timida Beckie, quella dei libri e del mondo fatato. Ma col tempo sono cambiata non solo fuori, ma anche dentro. In questi due anni mi sono costruita una maschera di diamante: trasparente, ma impossibile da scalfire. “Il diamante può essere scalfito solo da un altro diamante”, dice il mio libro di scienze. Ed io sto aspettando il diamante che riesca a scalfirmi, a far emergere la parte di me che ho sepolto in un remoto angolino dentro di me, la parte sensibile ed affettuosa. Per due anni mi sono imposta di non provare sentimenti, era come se una cortina di gelo avesse avvolto il mio cuore, isolandolo dall’amore e dall’affetto.
L’avevo vissuto sulla mia pelle: i miei genitori sono insieme solo per mantenere l’apparenza di una famiglia unita e felice, di quelle che vedi sulle copertine delle riviste, fotografati con volti radiosi e sorridenti. Non c’è stata nemmeno un’ ombra di sorriso nel mio volto, quando ho scoperto mio padre a baciarsi con un’altra donna, una donna che non era mia madre; ma Simon Thompson non poteva rischiare di perdere credibilità con i suoi clienti, così quella “bomba” aveva stravolto solo la mia famiglia. Con il tempo ho imparato a staccarmi da loro, a diventare autonoma ed  indipendente. Come ho detto, questa leggera situazione famigliare, che per ovvie ragioni non vado a sbandierare, mi ha reso piuttosto reticente a manifestare i miei sentimenti. E questo ha avuto ripercussioni nelle mie relazioni sociali: certo, ero piena di “amiche” e di spasimanti, ma non mi ero mai buttata al 100% in un rapporto, di qualsiasi tipo: la paura di rimanerne delusa. In sintesi, da un anno e mezzo a questa parte ho smesso di considerare qualsiasi sentimento quando mi relaziono con altri. Ma ogni volta che mi torno a casa dopo aver fatto sesso con qualcuno, dopo una serata in discoteca, ancora un po’ ubriaca, dopo essermi divertita con ragazzi che nemmeno conosco, mi guardo allo specchio e mi chiedo se mi piace la persona che sono diventata, se sotto al fondotinta e il vestito eccessivamente corto esiste ancora qualcosa della vecchia Beckie. Ma mi impongo di liquidare in fretta questi pensieri.
 
Mi sono dilungata fin troppo in questa lunga introspezione, ma il mio cervello nell’ora di matematica non è in grado di prestare attenzione a Mr Gibson per più di cinque minuti, ed ecco spiegato perché ogni sua lezione faccio dei viaggi mentali degni di apparire nelle guide turistiche. Io odio la matematica con tutta me stessa. Sono fermamente convinta che la matematica utile sia quella della scuola elementare: voglio dire, una volta che so fare le operazioni di base sono a posto per il resto della mia vita, no? Io mica vado al supermercato e chiedo di darmi un pezzo di pane con la massa pari alla tangente di un angolo di 30 gradi!! Eccomi che ricomincio con le mie dissertazioni mentali. Ma non devo distrarmi ancora a lungo, infatti tra due minuti suonerà la campanella della liberazione, cioè la campanella dell’ultima ora dell’ultimo giorno di superiori! Davanti a me, tre mesi di puro e sfrenato divertimento, e poi mi prenderò il mio tempo per scegliere a quale college iscrivermi.
Immagino già scene alla High School Musical, sento già il sole abbagliarmi la faccia, riesco quasi a percepire l’odore della libertà, ma nel giro di dieci secondi il mio ideale si sgretola: dieci secondi, il tempo in cui l’odiosa segretaria del preside Cooper, Mrs Dave, apre la porta dell’aula gracchiando:  -La signorina Thompson dovrebbe presentarsi nell’ufficio del preside Cooper, subito-. Ti cancellerei quel sorrisetto odioso a suon di sberle, stronza. Comunque, non ho molte alternative, faccio su la mia roba e seguo la Dave fino da Mr Cooper, sorpresa ma anche preoccupata per quell’improvvisa e inaspettata convocazione. E nel preciso istante in cui apro la porta, suona la campanella. Fantastico, dovrei essere in mezzo ai miei compagni ad esultare per la fine di un incubo, ma sono ancora dentro questa prigione, per giunta nell’ufficio del preside, per giunta insieme ai miei genitori. Chi è che mi vuole così male lassù?
-Si preside Cooper, credo anch’io che sia la soluzione migliore-. Questa è mia mamma che parla.
Decido di far notare che sono arrivata: -Buongiorno Mr Cooper, come mai mi ha mandato a chiamare?-
-Oh, ciao Rebecca. Ho convocato te e i tuoi genitori per parlarvi in merito ad una questione, sollevata dai tuoi professori. Vedi, non si può certo dire che i tuoi voti siano mediocri, anzi, però alcuni di loro hanno fatto notare che con una media come la tua avresti difficoltà ad essere ammessa ad un college importante, e hanno proposto di farti frequentare la scuola superiore per un altro anno. Ma voglio spiegarti meglio: riceverai il diploma come tutti gli altri, e puoi considerare finiti i tuoi quattro anni di high school, ma partirai la prossima settimana per l’Inghilterra, dove potrai frequentare un altro anno di superiori con i tuoi coetanei, visto che, a differenza dell’America, nel Regno Unito gli anni sono cinque. I tuoi genitori si sono dimostrati favorevoli all’iniziativa, e tutti gli insegnanti sono concordi nel dire che sarebbe un’ottima possibilità per te. E a tal proposito ci siamo già organizzati: abbiamo contattato una famiglia di Holmes Chapel, una piccola città, perché ti ospitino per l’anno, e abbiamo già preso accordi con la scuola locale.-
Ok, calmi un secondo. Ditemi che è una candid camera, che siamo su pranked o una cosa del genere perché non può essere vero. Quegli infami dei miei insegnanti ce l’hanno fatta a rovinarmi la vita, eh? Erano due anni che ci provavano, e adesso ci sono riusciti. Non ci posso credere, devo lasciare tutto per andare a vivere per un anno intero in un luogo piovoso, freddo, umido e nebbioso. E i miei genitori sono lì che sorridono come due ebeti, ringraziando pure gli stronzi dell’interessamento verso il mio futuro. Lo sapete cosa vedo nel vostro futuro? Le vostre macchine rigate e le gomme tagliate. 




Angolo autrice
Ciao a tutte, e grazie a chi recensirà la mia fanfiction!! 
Bene, in questo capitolo vi ho presentato
Rebecca, detta Beckie, che sarà, logicamente, la protagonista.
La mia intenzione sarebbe quella di pubblicare
un capitolo ogni due-tre giorni almeno nei primi tempi.
Beh che altro dire, spero di coinvolgervi in quella che sarà per
la "nostra" Beckie un'esperienza che non dimenticherà 
facilmente...ma cosa le succederà
lo scoprirete solo continuando a seguirmi :)

 

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Capitolo 2
*** we’re young and we’re bored ***


Tonight
We are young
So let’s set the world on fire
We can go brighter than the sun

Fun, we are young



-Che cosaaaaa?- la voce di Brit mi perfora il timpano. Credo che Brittany sia una delle poche, pochissime persone a cui sono davvero legata. Siamo amiche da quattro anni, da quando ero una grassona senza speranze, e in quattro anni mi è sempre stata vicino. Lei è una di quelle persone belle da morire, sia fuori ma soprattutto dentro, una di quelle che ti mette buonumore solo con uno sguardo, un sorriso. Credo che il segreto della nostra salda amicizia sia che non ci giudichiamo, ma ci comprendiamo, e per me è quasi come una sorella; è l’unica persona davanti alla quale non mi vergogno di piangere, di urlare, di manifestare i miei sentimenti. Lei è quella che tutti i giorni viene a casa mia a studiare, solo per non farmi sentire sola, quella che al venerdì sera si presenta a casa mia con pizza, un dvd e una vaschetta di gelato, quella che mentre ero in quel centro per dimagrire, mi scriveva di tenere duro, che lei credeva in me. Ecco, lei ha sempre creduto in me, ed è quella che mi ha sempre capito davvero.
-Si Brit, hai capito bene. Tra una settimana parto, vado in Inghilterra e ci sto per un anno. Tutta colpa di quegli infami, non vedevano l’ora di rovinarmi la vita e ci sono riusciti. Ma non posso farci niente, anche se mi si spezza il cuore ad allontanarmi da te; però propongo di goderci al massimo questa settimana. A questo proposito, ti va un pomeriggio di shopping-terapia? Mezz’ora e sono sotto casa tua, non accetto un no come risposta!-
-Se la metti così credo di non avere scelta, anche perché devo trovare un vestito carino per la festa in spiaggia di stasera, e per il prom di dopodomani! A proposito, tu con chi ci vai?
-Cazzo, sono stata così incazzata per la storia dell’Inghilterra da dimenticarmi della festa di stasera, che idiota! Al prom penso di andarci con Lucas. Dai ora metto giù, mi preparo e sono da te. Ciaao-
Chiudo la chiamata, mi faccio una doccia al volo, infilo un paio di shorts e una canottiera e come al solito perdo un sacco di tempo a truccarmi e a sistemarmi i capelli, altro che un filo di matita e via!
Fantastico, come al solito sono in straritardo, così prendo le chiavi della macchina dei miei, la carta di credito (chiaramente senza il loro permesso, ma sono così presi dai loro problemi che non si accorgeranno neanche che ho preso chiavi e carta di credito. E poi mi devo vendicare in qualche modo per la trovata dell’Inghilterra) e sfreccio fino a casa di Brit, violando almeno una ventina di regole del codice della strada.
-Ciao Brit!-
-Ehi Beckie come al solito sei in ritardo, ti sto aspettando da almeno venti minuti! Per farti perdonare sei costretta a lasciare scegliere a me la musica da mettere su!-
-Ahahahah dai sali, ci aspetta un intensissimo pomeriggio!-
Come promesso, lascio scegliere la musica a Brit: è già intenta a smanettare con la mia radio, collegando il suo i-phone all’impianto stereo della mia macchina. L’abitacolo viene invaso dalle note, emesse al massimo volume, di una canzone del suo gruppo preferito, i OneDiqualcosa. Non li conosco, non li ho mai ascoltati e Brit mi riempie la testa di informazioni sul loro conto. Sembra una dodicenne in piena tempesta ormonale quando parla di loro, e ho seriamente paura di scoprirla a limonarsi un cuscino con attaccata una foto di quei quattro (o forse cinque?) ragazzi.
Fantastico, ora inizia a cantare come un’ossessa, dimenandosi sul sedile come se avesse le convulsioni. Più o meno nello stile delle tre tipe del video di “Mama Lover”, se rendo l’idea.
-And giiiiiirl you and I, we’re ‘bout to make some memories toniiight… I wanna live while we’re yooooung!-
No, adesso è davvero troppo, non ce la posso fare, così cerco di conversare con lei per farle abbassare il volume: -Ehi Brit, l’hai saputo di Allie?-
-Si, poveretta! Lasciata dal fidanzato Mike due giorni prima del prom, di fronte a tutta la scuola! Certo che anche lei poteva evitare di farsi trovare da lui mentre scopava allegramente con Edward, che è (o per meglio dire era) il migliore amico di Mike. Ehi aspetta! Edward è il secondo nome di Harry Styles, uno dei One Direction… è tutto collegato, loro sono ovunque!-
Oddio, eccola che ricomincia i suoi sproloqui –Basta Brit, ti prego smettila! Mentre tu sei qui a farti mille film mentali su di loro, quelli se ne scopano una diversa al giorno!-
-Non ti agitare Becca! So che sembro infantile, ma sono persa per le loro voci!-
Per fortuna, i nostri discorsi filosofici vengono interrotti da una mia manovra particolarmente brusca, dal momento che avevo trovato un posto libero per parcheggiare la macchina.
-MA SEI IDIOTA?- Brit che strilla è peggio della sveglia del lunedì mattina.
 
due ore dopo, a casa mia
 
-Sono assolutamente a pezzi Beckie, fare shopping con te mi distrugge! Per giunta sono già le sette, dobbiamo prepararci e cenare e trovare un passaggio per la festa in spiaggia-
-Per il passaggio non ti preoccupare, chiamo Tom e gli chiedo se ci passa a prendere per le dieci e mezza. La festa inizia alle nove e mezza, ma come ben sai arrivare lì tra le prime è da sfigate-
Mentre vado in camera mia a chiamare Tom, faccio un cenno a Brit per farle svuotare la macchina da tutte le borse, risultato di uno sfrenato ed estenuante shopping.
-Ehi mora, per il passaggio è ok, arriva Tom. Ora pensiamo a cose serie, ovvero a prepararci. Se tu vuoi andare a farti una doccia, io scaldo due pizze. Trovi un accappatoio pulito nel secondo cassetto del mio armadio, nell’anta destra! E dovrebbe esserci anche una salvietta per i capelli. Fai con comodo, le pizze ci mettono un po’ a cuocere!-
-Ecco perché ti amo bionda!-
Tre ore e mezza dopo eravamo pronte per divertirci: io avevo scelto un paio di shorts di jeans che lasciavano poco all’immaginazione e un top che mi arrivava appena sopra l’ombelico; ai piedi, un paio di comodi sandali. Si, sembravo una troia. No, non avevo intenzione di cambiarmi: era la mia ultima settimana a San Diego, l’avrei resa memorabile. Brittany era un po’ più pudica di me: aveva optato per una gonna a vita alta, una canottiera e un paio di sandali.
Uscite di casa, percorriamo il vialetto che la separa dalla carreggiata sotto lo sguardo scandalizzato di una vecchietta; probabilmente i miei indumenti sono lunghi quanto la sua biancheria intima!
 
 
Wow, finalmente una bella festa a San Diego! Gente giusta, drink alcolici ben fatti, musica come Dio comanda. E io mi sto divertendo un mondo: la testa mi gira, l’alcool mi da quell’ebrezza che ti fa vedere solo il lato bello delle cose, e io mi sento così leggera. Sento il cellulare vibrarmi in tasca, un messaggio di Brit: “Baby coprimi, ho trovato un tipo strafigo e dormo da lui sta notte ;) ai miei ho detto che dormo da te così non fanno problemi. Ti adoro! Domani mattina tieniti libera, ti porto la colazione a casa! Besos!”
Evidentemente stasera Brit vuole davvero divertirsi, ma io non sarò da meno! Ecco Lucas, il più figo e popolare della Channing, nonché mio accompagnatore per il prom. Siamo l’accoppiata più classica: la bionda (possibilmente, una stupida ochetta) con il capitano figo della squadra di football. Peccato che Lucas sia davvero un idiota, quando esco con lui il discorso più profondo che ho fatto è stato sul nome che vorrebbe dare ad un cane. Però per una scopata va sempre bene, quindi  mi avvicino a lui e lo invito a ballare. Inizio a strusciarmi su di lui, a lasciargli qualche bacio sul collo, l’alcool aiuta. –Ehi Reb, qua vicino c’è il capanno del bagnino, andiamo a divertirci?- -Ce l’hai tu il preservativo?- gli chiedo sorridendogli maliziosa, e mi lascio condurre al capanno.
Ne usciamo mezz’ora dopo, ho i capelli spettinati e il rossetto sbavato. Sono quasi le tre e mezza e sarebbe anche ora che io tornassi a casa, ma non posso rinunciare a obbligo o verità e al gioco della bottiglia; sono più o meno le quattro quando mi squilla il cellulare; dall’altra parte della cornetta c’è mia madre,  più imbufalita che mai, che non appena rispondo inizia a strillare come un’ossessa; non essendo propriamente sobria, non capisco se è incazzata perché non sono a casa o perché ha visto le spese di oggi pomeriggio, quindi invento che sono a dormire da Cloe, un’amica che lei non conosce (e che peraltro non esiste nemmeno, ma questi sono dettagli) e le dico che domattina tornerò verso le dieci. Scrivo subito un messaggio a Brit, per dirle di passare da me per le dieci e mezza; ma devo trovare qualcuno da cui passare la notte… mi guardo intorno, Lucas! Un paio di occhiate languide e accetta di portarmi a casa sua, anche se so già che dormiremo ben poco.
 
 
I ripetuti squilli della sveglia del cellulare mi trapanano la testa, andando ad aumentare il mio mal di testa da sbronza. Sono le dieci meno venti, e devo tornare a casa sperando che i miei siano già usciti, anche perché non ho con me una borsa abbastanza capiente da reggere la storia della notte a casa della fantomatica Cloe. Cerco le chiavi dalla pochette, apro la porta con la massima accuratezza, tolgo le scarpe per non far rumore. Precauzioni del tutto inutili, visto che in cucina che un post it dei miei che dice che sono entrambi già al lavoro. Ho mezz’ora prima che arrivi Brit, così decido di concedermi un lungo bagno rilassante.
Ho appena finito di infilarmi i miei vestiti da casa quando Brit suona alla porta: io la amo, ha preso muffins e cappuccini allo Starbucks all’angolo, che sono decisamente il modo migliore per iniziare una giornata.
-Programmi per oggi Reb?-
-Io passerei volentieri la mattina in casa, magari nel pomeriggio andiamo a farci un giro in spiaggia o sul pontile. Mi devo ancora riprendere da ieri sera, e poi tu mi devi raccontare della tua ultima conquista!-
-Si chiama Sean credo, ha venticinque anni e se ho capito bene lavora come modello da Hollister. Cazzo Reb è un grandissimo figo! Prima di andare da lui abbiamo fatto una passeggiata in spiaggia, e sembra davvero un ragazzo meraviglioso. Poi come scopa, ti giuro che fa impazzire. Ci siamo scambiati i numeri e stasera usciamo, e si è anche offerto di farmi da accompagnatore per il prom! Immagino che non sia nemmeno da specificare il fatto che ho accettato.
-Sono contenta per te Brit, da come lo descrivi sembra proprio un ragazzo fantastico! Se preferisci sentilo per uscire oggi pomeriggio, il nostro pomeriggio in spiaggia può aspettare! Ora però ti prego mangiamo perché ho una fame da lupi!-
Abbiamo passato la mattina a prendere il sole nel giardino di casa mia, visto che dentro casa non potevamo stare perché Carmela, la nostra governante, stava facendo le pulizie; e ne abbiamo approfittato per abbronzarci, visto che domani sera ci sarà il prom ed è d’obbligo l’abbronzatura. Visto che Brit passa il pomeriggio e la sera con quello, decido di sentire Lauren per sapere che programmi abbiano per il pomeriggio: lei e alcuni altri sono in un bar sul pontile, il Gold, e decido di raggiungerli, giusto per non stare in casa a deprimermi e per aiutarle nell’organizzazione del prom.

Sono le otto e sono appena tornata a casa, pronta a ricevere una sgridata da mia mamma, visto che non le avevo detto che uscivo. Ma, immancabilmente, ad aspettarmi a casa c’è solo un loro messaggio sulla segreteria: sono andati a cena con alcuni soci di papà e dei clienti particolarmente importanti, quindi avrei cenato per conto mio. Per fortuna che in freezer c’è ancora una vaschetta di gelato, che prendo e mangio davanti alla tv mentre guardo un film; è finito da poco, quando ricevo un messaggio da Brit: “Reb l’appuntamento è andato benissimo, siamo stati al cinema e poi a cena fuori! Deciso, domani porto lui al prom! Notte xxx” “ Sono felice per te baby, a proposito di prom domani pomeriggio sei mia, ti vieni a preparare da me insieme a Lauren, Caroline e Rose, poi andiamo a scuola in limo! Xoxo”. Mando il messaggio e senza aspettare la risposta vado a dormire: è solo mezzanotte ma devo recuperare il sonno della sera scorsa, e in più domani avrò una giornata davvero intensa!



Angolo autrice

con i postumi del pranzo di capodanno,
oltre che della serata di ieri sera, vi posto il capitolo 
a auguro buon anno a tutte, belle! questo capitolo
è un po' lungo, ma non so tra quanto
riuscirò ad aggiungere il prossimo,
visto che devo anche inziare a fare i compiti!
innanzitutto volevo ringraziare tutte quelle che 
hanno letto il primo capitolo :)
poi, un'altra considerazione: i One Direction non sono
ancora entrati nella storia, e penso di introdurli tra due o tre capitoli!
ancora auguri a tuttee! 
stay with me!

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Capitolo 3
*** she's a hurricane since the very first go ***


I wanna dance with no pants on
Meet me in the back with the jack and the jukebox
So cut to the chase kid
‘Cause I know you don’t care what my middle name is

Kesha, Blah blah blah 






Stamattina mi sono alzata stranamente di buonumore, nonostante la sveglia alle nove, ma c’è un sole meraviglioso e dalla cucina proviene un’invitante profumo di pane tostato e caffè, Carmela credo di amarti!
Sono d’accordo con Lauren, l’organizzatrice del ballo, di passare in mattinata a scuola per dare un parere sulla location del prom ed eventualmente aiutare a sistemare le ultime cose. Ora che mi sono preparata per uscire sono undici, ma prima di dirigermi a scuola faccio un salto allo Starbuck all’angolo (sia benedetto!) e prendo un frappuccino per Lauren, Caroline e Rose, che sono a sistemare dalle otto e mezza.

-Ehi belle, vi ho portato uno spuntino! Cazzo, ma avete addobbato la palestra in modo a dir poco stupendo!- sono sinceramente stupita, si sono impegnate davvero tanto.
-Dio Becca, ti adoro, mi serviva troppo una pausa, sono esausta!- mi risponde Caroline abbracciandomi
-E non avete ancora saputo la parte migliore: ho prenotato per noi, Brittany compresa, un intero pomeriggio alla migliore spa di San Diego, ve lo meritate dopo tutta questa fatica! Il tutto generosamente offerto da me- Ecco cosa devo fare per tenere le ochette ai miei piedi e per mantenere un nome, ma il lato positivo è che almeno Lauren, Caroline e Rose non pendono tutto il tempo dalle mie labbra, e non mi seguono costantemente come dei cagnolini scodinzolanti. Per farla breve, non sono patetiche come altre ragazze in cerca di popolarità, anzi, se devo dirla tutta, mi stanno davvero simpatiche.
Dopo un pranzo al volo in un cafè, passiamo a prendere Brit a casa sua e poi andiamo alla Excelsior, la miglior spa della California a parer mio, pronte per un pomeriggio di relax e gossip: dopo tre purificanti ore trascorse tra jacuzzi, massaggi, manicure e trattamenti vari siamo pronte per prepararci per la grande serata di stasera: sono già le sei, ma le ragazze devono passare nelle rispettive case per prendere su il necessario, vestiti compresi, tutte eccetto Brit, che ha saggiamente lasciato il tutto nel baule della mia macchina quando la siamo passate a prendere per andare alla spa; siamo d’accordo che le altre ci raggiungeranno più o meno tra una mezz’ora a casa mia, e nel frattempo io e la mia migliore amica possiamo farci due chiacchiere.
-Sai Reb, non ci posso ancora credere che tra poco parti e per un anno non sarai qui vicino a me. È una cosa troppo assurda per essere vera-
-Già Brit, l’idea di essere lontano da te per un fottutissimo anno mi distrugge, per fortuna c’è skype e possiamo sentirci, anche se non sarà come esserci in carne ed ossa. Ma tutto sommato credo che mi farà bene, sai, andare lontano e cambiare aria, certe volte qui mi sento come se fossi in gabbia, in una gabbia dorata ma pur sempre in gabbia.-
Lei mi sorride tristemente. Dio, mi si stringe il cuore a pensarmi così lontano, a pensare che per un anno dovrò fare a meno dei suoi abbracci.
Il resto del pomeriggio trascorre in fretta, tra risate, piastre per capelli, trucchi e vestiti. Sono le sette, siamo pronte e i nostri accompagnatori non arriveranno prima di mezz’ora; siamo sole in casa, visto che come da prassi i miei genitori sono al lavoro; li sto già insultando mentalmente quando la porta d’ingresso si apre e PAM sono loro! –Rebecca, amore, come avremmo potuto essere fuori casa la sera del tuo prom? Forza, venite tutte in giardino che facciamo qualche foto!-
Ok, magari per qualcuno questa è una cosa normale. Genitori a casa alle sette e foto in giardino, intendo. Ma per me no, sono quasi commossa e capisco che al di là di tutto per loro conto qualcosa. Prima di scendere faccio un bel respiro e mi guardo un ultima volta allo specchio, voglio essere perfetta per loro, e quello che vedo mi soddisfa: i capelli setosi mi ricadono sulle spalle, perfettamente lisci; i miei occhi azzurri risaltano, contornati da una linea marcata di eyeliner nero e da una consistente mano di mascara. Il mio corpo è fasciato da un abito turchese monospalla dalla scollatura a cuore, con il bordo decorato da una striscia di brillantini; la schiena è quasi interamente scoperta, fatta eccezione per una striscia di tessuto nella parte alta, che parte da appena sotto l’ascella; l’abito è aderente e lungo, con un profondo spacco che mette in mostra tutta la mia gamba sinistra, iniziando poco sotto l’inguine. Completa il tutto un paio di sandali con il tacco argentati, che riprendono le decorazioni dello scollo e della spallina del vestito, e un paio di orecchini pendenti, sempre argento.
Nel frattempo è arrivato anche Lucas; io faccio il mio ingresso trionfale nell’atrio scendendo con lentezza quasi esasperante le scale. Vedo gli occhi di mia madre inumidirsi leggermente e un sorriso radioso aprirsi sul viso di mio padre, e sorrido automaticamente. Lucas mi saluta con un leggero (ed estremamente casto) bacio sulla guancia, sussurrandomi un “sei bellissima” all’orecchio che mi fa quasi arrossire.
Guardo anche le altre: sono tutte bellissime, ma cazzo, Brit è uno spettacolo con i capelli castani che ricadono in boccoli sulle spalle, i meravigliosi occhi verdi truccati con un perfetto smokey eyes; l’abito è qualcosa di mozzafiato: la parte che copre il busto è nera ed aderente, ognuna delle due spalline copre l’intera scapola, e ha una scollatura davvero profonda e ampia, che termina poco sotto il seno, mentre la gonna è rosa, composta da una successione verticale di volant, corta davanti e lunga dietro. Separa la parte nera da quella rosa una cintura nera, con una fibbia importante, mentre due altissime scarpe nere slanciano la figura.
Venti minuti (e decine di foto) dopo, siamo pronte per la nostra serata; in limousine ho occasione di conoscere Sean, il ragazzo che Brit ha conosciuto alla festa in spiaggia, e mi sembra davvero il tipo giusto per lei: brillante, spiritoso e simpatico, ma il modo in cui la guarda e le stringe la mano è dolcissimo, spero davvero che continuino a frequentarsi. Il viaggio fino a scuola trascorre in fretta, nonostante il perenne traffico di San Diego ci impieghiamo “solo” mezz’ora.
Lucas si comporta da perfetto accompagnatore, aprendomi la portiera e offrendomi il braccio per camminare fino alla palestra, addobbata per l’occasione; sono davvero felice, è tutto perfetto: l’ambiente, il clima che si respira, la musica e la compagnia, non potrei davvero chiedere niente di meglio. Si avvicina ormai la mezzanotte, e di conseguenza l’annuncio della reginetta del ballo: dopo l’incoronazione dovrò tenere il solito discorso come ogni anno, con la differenza che questa volta annuncerò il mio “trasferimento” in Inghilterra; si, stasera ho l’impellente necessità di bere fino a non ricordarmi più chi sono, e fortunatamente mi è già arrivata voce di un festino a casa di Nicole Ross, garantita la presenza di fiumi d’alcool.
-E il titolo di reginetta di quest’anno va a…- la voce di Lauren mi riscuote dai miei pensieri
-Rebecca Thompson! Complimenti Rebecca, ora ti invito a venire sul palco per ritirare la fascia e la corona e per tenere il tuo discorso!- La cosa non mi sorprende né mi emoziona particolarmente, è solo una banale fascia che si romperà nel giro di qualche ora ed una coroncina che dovrò restituire a fine serata; la mia “sfilata” verso il palco è accompagnata da una serie di seccanti bisbigli, sussurri, pettegolezzi e commenti sul mio abito, che variavano da ammirazione a critiche al mio spacco, definito da alcune moraliste eccessivo. Invidia, ecco cos’era. Sinceramente, non mi importava che cosa pensassero di me e del mio abito; anche se non mi sopportavano stavano parlando di me, ed è questo che io voglio, che si parli di me, non mi importa se bene o male.
-Grazie Lauren, e grazie anche a voi compagni che avete votato per me, significa davvero molto; e per me è un grande onore essere qua, a tenere questo discorso di chiusura di un intenso anno scolastico, che per me e per molti altri è stato l’ultimo. Quello che però tutti abbiamo davanti è un estate di sfrenato divertimento. Quest’estate però io non sarò in prima linea a divertirmi con voi: infatti tra meno di una settimana partirò per l’Inghilterra, non per una vacanza ma per trascorrere un anno là a studiare. Non vi dico che questa sera sarà l’ultima volta che ci vediamo prima della mia partenza, perché state certi che nei prossimi giorni cercherò di divertirmi al massimo, ma questa credo sia l’ultima volta che posso ringraziarvi di cuore per tutto il bel tempo trascorso insieme, tra libri, lezioni e compiti, ma anche discoteche, feste e divertimento. Grazie a tutti, di nuovo.- Credo di non aver mai condensato tanta falsità in pochi minuti; grazie un cazzo, stronzi che fino a due anni fa mi sfottevate per il mio aspetto, ora siete a leccarmi il culo per un briciolo di fottuta popolarità, per qualche mese di gloria del cazzo. Ma una regina deve saper fingere, e ormai io mi ci sono abituata.
Una volta restituita la coroncina, mi faccio accompagnare a casa da Brit per cambiarci: è praticamente impossibile divertirsi fasciate in questi vestiti, quindi ci infiliamo entrambe un vestitino corto, decisamente più comodo e fresco, ci infiliamo sotto un costume da bagno (si dice che Nicole abbia anche la piscina) e ci dirigiamo a piedi a casa di Nicole. Di certo non andiamo in macchina, abbiamo una vaga idea delle condizioni in cui saremo ridotte a fine serata, e di certo sarà improbabile che una di noi due riesca a guidare.
-Reb, Brit! Che piacere vedervi! Che super discorso Reb, però mi spiace troppo che te ne vai!- questa voce acuta e petulante può essere solo di Nicole, una biondina falsa tanto quanto il colore dei suoi capelli, con un cervello che doveva essere davvero piccolo, basta vedere come parla: “super discorso” e “mi spiace troppo” farebbero venire l’orticaria anche ad una scimmia. Ecco, a livello di intelligenza lei potrebbe essere la versione bionda e depilata di una carinissima bertuccia; ma faccio un sorriso, la saluto e mi fiondo al banco degli alcolici. Dopo essermi scolata almeno tre bicchieri di vodka liscia vado a ballare insieme a Brit, che però ha deciso di rimanere sobria per evitare di fare stronzate e compromettere un’eventuale relazione con Sean. Io, che non ho questi problemi, e ho anzi una gran voglia di incasinarmi, quindi inizio a scatenarmi, non curandomi del vestito che si alza di continuo mostrando quello che c’è sotto. Nella calca perdo di vista Brit, oppure senza che me ne accorgessi è sgattaiolata via con Sean, cosa tutt’altro che improbabile, fatto sta che adesso mi trova circondata da ragazzi che non ho la minima idea di chi siano, ma sembrano simpatici, carini e soprattutto scopabili; quindi, perché non fare amicizia? Vado a presentarmi da quello che sembra il più figo e disponibile: - Ehi ciao, sono Rebecca, tu sei? Non ti ho mai visto a nessuna festa!-
-Reb sei proprio ubriaca, sono Tom! Ci conosciamo da più o meno due anni e sono stato il tuo primo ragazzo-
Cazzo che figura di merda, devo essere proprio fuori come una mina. Non capisco più niente, mi gira la testa, non riesco neanche a mettere tre parole di fila.
-Dai Beckie ti porto a prendere un po’ d’aria, non stai per niente bene!- Che perspicacia Tom, davvero, non me n’ero accorta da sola. Ma accetto volentieri la sua proposta e mi faccio trascinare fuori. Tom è gentile, ed è apprezzabile che non ci provi mentre sono ubriaca marcia.
 

#POV TOM

Cazzo, quanto è bella. È bella sul serio, non solo figa. Mentre balla si agita in modo volgare, si vede che è ubriaca; mi si spezza il cuore a vederla così, e mi sembra che ci sia un abisso tra la Rebecca che è adesso e la Beckie che stava con me, due anni fa. Dolce, simpatica e carina; carina senza tutto quel fondotinta, carina senza quei vestitini inguinali che lasciavano poco spazio all’immaginazione. Così bella, ma circondata da un velo di timidezza che la rendeva unica. E io sono stato tanto coglione da lasciarmela scappare: sono stato il suo primo ragazzo, in tutti i sensi, e dopo averla scopata per qualche settimana le ho spezzato il cuore, tradendola. Ecco perché è diventata così, così stronza, troia, superficiale e appariscente.
Per questo mi sento in dovere di aiutarla, quando la vedo in quello stato, così la porto fuori, le faccio prendere un po’ d’aria, cerco di farla riprendere. Ma lei scappa via e si butta in piscina, e inizia a fare l’idiota. Cazzo, ma è stupida? Rischia di affogare nelle condizioni indecenti in cui è, quindi mi devo buttare anch’io per riprenderla.
È facile trascinarla fuori dalla piscina, non pesa niente; non faccio in tempo a sgridarla per la stronzata che ha fatto, che lei inizia il suo show: sotto gli sguardi divertiti di tutti i presenti inizia a rotolarsi per terra, a dire cose senza senso, poi dà il meglio di sé, togliendosi il vestito e rimanendo solo con un microscopico costume. A quel punto intervengo, la prendo e la porto via, la accompagno su una sdraio lì vicino e la faccio stendere. E lei mi punta negli occhi il suo sguardo così magnetico, intrigante e sensuale, mi sorride e mi dice: - Trova una camera libera.- e tutti i miei propositi sul non scoparci più vanno a farsi benedire.



angolo autrice

ehi belle! scusate per lo straritardo, 
ma ho dovuto passare le vacanze
a fare i compiti. 
vabbè, la storia sta andando avanti:
la nostra dissoluta Beckie ne ha fatta 
un'altra! vi preannuncio che nel prossimo
capitolo partirà, però non vi dico come incontrerà i ragazzi!
cooomunque, avete visto il video di Kiss You? per me è stato
asdfghjkl, cioè sono sempre i soliti 5 coglioni e ce l'hanno
dimostrato in 3 minuti e 10 ahahah
e la storia di Flora? non so voi, ma io sto dalla sua parte:
deve essere davvero pesante ritrovarsi le menzioni 
quotidianamente intasate da persone che ti insultano, 
dandoti della troia senza motivo!
sinceramente, a parer mio il fandom delle directioners
si sta rivelando un gruppo di bambinette invidiose!
e voi cosa ne pensate?

lasciatemi qualche recensione!
love you all 
(all siete quelle che leggete la fanfiction ahah)

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Capitolo 4
*** sometimes you need to say goodbye ***



So unimpressed, but so in awe 
Such a saint, but such a whore 
So self-aware, so full of shit 
So indecisive, so adament 
I'm contemplating, thinkin' about thinkin'

Robbie Williams, Come undone

 








Mi sveglio con un mal di testa lancinante e una nausea davvero forte, della sera prima ho pochi ricordi, e sono per lo più frammenti. E adesso dove cazzo sono? Questo non è il mio letto e questa non è camera mia. Ah giusto, il prom, il festino, la vodka e Tom. Ecco la mia scorsa serata. Aspetta. Tom? Dimmi che non…oh cazzo, ci ho scopato. Brava cogliona Becca, hai scopato con lo stronzo che ti ha spezzato il cuore, e che adesso dorme beatamente di fianco a te. non posso dire di esserne ancora innamorata, però infatuata di lui si. Cos’è che mi aveva detto pochi mesi fa? “Piccola, tu mi piaci ancora e so che tu provi lo stesso per me, te lo leggo in faccia, e io ti conosco bene. Ma vedi, la mia filosofia di vita ora è you only live once, quindi se vuoi possiamo stare insieme come coppia aperta”; sentirselo dire dopo averci scopato non è stato molto gratificante, sostanzialmente avrebbe voluto usarmi come bambolina da sesso, e con la prima frase mi aveva illuso, andando ad allargare la crepa che aveva già fatto nel mio cuore.
No, questa volta non gli avrei mostrato che mi aveva usata anche stavolta come bambolina usa e getta. Gli avrei mostrato che l’elemento usa e getta, questa volta, era stato lui.
Così, raccatto scarpe, borsa e vestito ed esco silenziosamente, non curandomi di avere addosso solo il costume della sera prima.  
Dove sarà un fottuto bagno in questa fottuta casa? Devo darmi una sistemata prima di uscire, non posso tornare a casa mezza nuda, con il trucco sbavato e i capelli tutti arruffati. Quando lo trovo, mi rivesto, mi sciacquo la faccia per togliere tutto il trucco e raccolgo i capelli in una coda alta; mi fermo a guardarmi allo specchio: e io con questa faccia dovrei tornare a casa? Nossignore, non se ne parla. I miei saranno preoccupati a morte, ma io devo ancora smaltire la sbronza. L’unica soluzione è chiamare Brit: è mezzogiorno e sarà già sveglia.
-Ehi bionda!-
-Ehi Brit, ho fatto su un casino, ti prego devo vederti subito. Sono ancora a casa di Nicole, poi ti spiego tutto. Non sono ancora passata a casa e non ho intenzione di farlo, posso venire da te per mettermi un po’ a posto?-
-Certo che si, ti aspetto, tranquilla che i miei non ci sono-. Dal tono sembra davvero preoccupata, mi spiace di averla impensierita così tanto.
Mentre cammino verso casa di Brit, scorro distrattamente i messaggi che mi sono arrivati: ce n’è uno dei miei genitori delle quattro di stamattina, mi dicono di essere dovuti partire urgentemente per un breve viaggio di lavoro, torneranno in città stasera. Perfetto, non devo inventarmi bugie sul perché non sono tornata a casa stanotte. A volte mi chiedo se i miei sanno, o almeno se se lo immagino, di quello che faccio, di tutte le bugie che racconto loro: forse chiudono un occhio ogni volta, probabilmente non hanno voglia e tempo per sgridarmi e punirmi. Non hanno nemmeno tempo per parlare con me, per starmi ad ascoltare. Non che io voglia mettermi a scambiarmi segreti con mia mamma come faccio con Brit, però non mi dispiacerebbe che ogni tanto infilasse la testa in camera mia, si buttasse sul mio letto e iniziasse a parlarmi di qualsiasi cosa, anche dell’ultima sfilata di Prada, dell’ultima borsa che si è presa o del suo lavoro.
E invece sto camminando da sola, con un mal di testa allucinante e meditando sulla mia famiglia disastrata. E sul fatto che sono ieri sera ho davvero superato ogni limite. Non è la prima volta che mi ubriaco, che mi rotolo per terra e mi butto in una piscina (brevi flash mi ricordano questi pezzi di serata), ma cazzo, ho scopato con Tom! E lui non è un ragazzo come un altro, lui aveva preso il mio cuore, ci era passato sopra con un carro armato e poi me lo aveva rinfilato nel petto, e alla fine si era allontanato. Salvo per farsi vivo qualche mese più tardi, dopo che ero diventata quello che sono tutt’ora. Mi ha sempre, sempre, sempre considerato un fottutissimo e stupido giocattolino da tirare fuori quando era annoiato e io ci sono sempre ricascata, sperando stupidamente che fosse tornato da me per restare. E invece dopo ogni scopata si alzava e se ne andava. E io restavo lì come una cretina, a insultarmi per essere stata così ingenua da cascarci per l’ennesima volta. E circa sei mesi fa riuscii a rifiutarlo, mettendoci tutta la mia forza di volontà, e da quella volta non ci sono più andata a letto. Da quella volta fino a ieri sera. Che cazzo, l’avevo detto che mi sarei goduta al massimo queste ultime giornate a San Diego, però non era nei miei progetti finire di nuovo a letto con Tom.

Per fortuna casa Pemberton non è lontana da quella di Nicole, ho un bisogno assurdo di sfogarmi con qualcuno, e quel qualcuno può essere solo Brit. Che, tra parentesi, mi deve ancora spiegare che fine ha fatto ieri sera! Sono ormai all’inizio della via, quando sento qualche goccia di pioggia posarsi sulle mie spalle. Le gocce si fanno sempre più insistenti, e nel giro di trenta secondi mi ritrovo fradicia. Bella giornata di merda. Suono al campanello di Brit, e lei mi apre immediatamente: deve avermi aspettato nell’ingresso; dalla sua espressione capisco che è veramente preoccupata per me,  e la prima cosa che fa appena entro in casa è di abbracciarmi forte, fregandosene del fatto che sono tutta bagnata e del fatto che sto lasciando una pozza d’acqua sul pavimento di marmo dell’atrio: è per questo che la adoro, perché per capirci uno sguardo è più eloquente di mille parole, perché con un abbraccio mi trasmette più sentimenti che con la voce. E la adoro soprattutto perché mi ha già riempito la sua vasca da bagno di acqua calda, lasciando vicino un accappatoio e dei vestiti che potrebbero andarmi bene, intimo compreso. E la amo ancora di più quando mi urla che nel frattempo lei va a preparare due cioccolate calde.
Così, mezz’ora dopo, decisamente più lucida e meno depressa, sono davanti ad una tazza fumante di cioccolata calda a raccontare alla mia migliore amica del disastro della sera prima, dopo che lei mi ha raccontato che era sparita perché Sean l’aveva agguantata in mezzo alla folla e l’aveva trascinata in una camera da letto, e aveva concluso la serata nel migliore dei modi a casa sua. Mi dice che nel pomeriggio si devono vedere, lui le ha chiesto di andare a fare un giro, e lei non vede l’ora.
La nostra conversazione viene improvvisamente interrotta dal mio cellulare, che ha sempre il dono di suonare nei momenti più inopportuni. Non conosco il mittente, il numero non sembra nemmeno americano. –Parlo con la signorina Thompson? Sono Miss Mansfield, la rettrice della Holmes Chapel High School, la disturbo?- senza attendere una mia risposta prosegue:- sono anche la referente del suo soggiorno nella città, con relativa organizzazione, e la chiamo per informarla che a causa di uno sciopero nella giornata di venerdì, quando sarebbe dovuta partire, la sua partenza è stata anticipata a domani sera, e le è già stato prenotato un biglietto sul volo diretto delle 21.45 da San Diego a Londra; il volo dura 16 ore, e riguardo alle valigie, ne può portare con sé un massimo di tre, più un bagaglio a mano. Le ricordo di preoccuparsi per i soldi e il numero di cellulare, comunque questo è il mio recapito, anche se ad accoglierla in aeroporto ci sarà la sua famiglia ospitante, la riconoscerà perché avrà un foglio con in suo nome, signorina Thompson. Ha qualche domanda signorina?- Fanculo, fanculo, fanculo. Ho diecimila cose da fare e pochissimo tempo per riuscire a sistemare tutto, pochissimo tempo per salutare Brit. E poi questa tipa già mi sta sul culo, è snervante il modo in cui enfatizza la parola signorina. Signorinathompson, lo dice come se fosse una sola parola. –No no, grazie Miss Mansfield, è stata chiarissima. La contatterò quando mi sarò sistemata ad Holmes Chapel, giusto?-
-Si signorina Thompson, non è necessario che mi telefoni appena arriva in città, può anche attendere la mattina seguente, non c’è fretta. Se non c’è altro, la saluterei, ho un impegno urgente. Arrivederci-
Faccio appena in tempo a mormorare un poco convinto “Arrivederci” che quella ha già chiuso la chiamata. Perfetto, ora devo dirlo a Brit, e poi avvisare i miei genitori, visto che avrebbero dovuto sbrigare tutte le pratiche burocratiche in tempo record!
-Chi era Reb? Non dirmi che era Tom se no io lo…-
-No Brit, non era Tom. Era la mia referente per il soggiorno in Inghilterra-
-E cosa voleva? Ti rompe le palle anche quattro giorni e mezzo prima della tua partenza? Questa già mi sta in culo-
-Mi ha chiamato per dirmi che ho già il volo prenotato. Per domani sera però, venerdì ci sarà uno sciopero e non potrò partire, quindi mi hanno anticipato il volo. E non solo devo partire prima, ma la mia referente è una maniaca dell’organizzazione. Non ha fatto altro, per tutta la telefonata, di inserire “Signorinathompson” in ogni frase. Si, tutto attaccato. Mi fa le domande, e non mi lascia il tempo di rispondere.-
-Sono senza parole, non te ne puoi andare domani sera! Ma almeno starai a Londra, vero?-Brit sembrava essere sul punto di piangere da un momento all’altro.
-No, mi mandano in una città a tipo tre ore da Londra, Holmes Chapel-
L’urlo di Brit mi perfora i timpani, andando a risvegliare il mio feroce mal di testa, che fino ad adesso sembrava essersi attenuato. –Cosa cosa cosaaaaa? Tu andrai ad Holmes Chapel e lo dici così? Stai scherzando spero!-
-No Bri, sono serissima, perché dovrei essere felice all’idea di andare in un posto del genere?-
-Perché ci è nato Harry Styles idiota!-
Harry Styles deve essere uno dei cinque tizi che ascolta Brittany, non c’è altra spiegazione per la sua improvvisa euforia. –È uno dei Onecosi giusto?-
-Si Becca, è uno dei One Direction- mi dice con tono rassegnato. Non desiste dal riempirmi la testa di informazioni su di loro, e per quanto lei provi a farmi ascoltare qualche loro canzone, mi sono sempre rifiutata: cosa può esserci di speciale in cinque montati, diventati famosi solo per il loro bell’aspetto? No grazie, io passo volentieri.
-Sono già le quattro, vado a casa a iniziare le valigie, poi torno in centro e mi dedico a del sano shopping per conto mio, ne ho troppo bisogno! Domani ci vediamo? Ti devo anche riportare i vestiti che mi hai prestato oggi, comunque ci sentiamo domani! Stasera non posso uscire perché i miei hanno organizzato una cena di famiglia a casa nostra, ovviamente incaricando Carmela di preparare tutto!-
-Come vuoi Bec, ciao ciao!-
 
Siccome non ho la minima voglia di farmi il tragitto fino a casa mia a piedi, decido di prendere la metro: anche se è davvero affollata, almeno mi risparmia una camminata di venti minuti buoni. Appena arrivo a casa mi lascio cadere sul divano, metabolizzando lentamente il fatto che la mia partenza è stata anticipata a domani sera. E proprio per questo devo fare su i bagagli, anche se non ci vorrà molto: per me, fare i bagagli significa prendere la mia roba e pigiarla nella valigia finchè non ce ne sta più. Lascio fuori qualche cosa da mettermi per stasera, un paio di pantaloncini da infilarmi domani e tre canottiere. Poi passo alle scarpe (e qui devo fare una drastica scelta, non posso portarmi dietro dieci paia di scarpe con il tacco, quindi le lascio malvolentieri qui a San Diego), e infine i trucchi e tutto il resto. In un’ora e mezza ho finito, ed è abbastanza deprimente pensare che le cose che sostanzialmente ho accumulato in due anni si faccia su così in fretta. Prima di infilarmi un pratico paio di pantaloncini ed una t-shirt mando un messaggio ai miei, per avvisarli della telefonata della tizia inglese; la risposta di mamma è tempestiva, mi dice che hanno contattato un loro amico e che mi farà avere tutti i documenti domani mattina, e sarebbero passati in banca a cambiare un po’ di soldi e avrebbero preso una carta ricaricabile. Sospetto che quel messaggio gliel’abbia scritto la segretaria, lei non ne avrebbe mai avuto il tempo e la voglia.

Sono già le sei quando esco di casa, e la mia seduta di shopping deve essere concentrata in sole due ore; provo a pensare a che cazzo di clima potrà mai esserci in quel cazzo di posto per adeguare le mie compere, visto che non credo che il mio leggero giubbotto di pelle sarà sufficiente in inverno. Peccato che cercare un giubbotto pesante in estate non sia esattamente un’idea da persone normali, come mi confermano gli sguardi delle commesse, a metà tra il divertito e il compassionevole.
Devo aver girato almeno una ventina di negozi, e fosse per me entrerei in altrettanti altri, ma sono già le otto meno venti, quindi mi conviene tornare a casa per prepararmi, visto che i parenti arriveranno per le otto e mezza. Che cazzo però, la mia ultima sera a San Diego non la passo a fare del casino con i miei amici, che nervi. Ma non esiste che Rebecca Thompson se ne vada senza il botto, quindi ho deciso che mi dileguerò verso le undici e mezza, in tempo per entrare in una qualsiasi discoteca. Ho una voglia matta, o meglio un bisogno assurdo, di ballare, di scatenarmi. No, stasera non ho intenzione di ubriacarmi, visto che sono tre giorni che la mattina mi sveglio con il mal di testa. Mentre aspetto che la vasca si riempia di acqua calda, scrivo a Brit: “Ehi bella, che si fa stasera? Dalle 11 e 30 non mi vedono più, anche per stasera sono dei vostri! Chiamami quando sei qui sotto babe!”
Alle otto e mezza in punto suona il campanello di casa: di così puntuale può esserci solo mio nonno, Antony Thompson, e sua moglie Charlene; lei non è la mia vera nonna, è solo un’arrivista che mio nonno ha sposato cinque anni fa, dopo il divorzio dalla sua prima moglie. E per la cronaca, la “bella” Charlene di anni ne ha esattamente quaranta in meno di mio nonno, e a giudicare dal suo aspetto, deve occupare le sue giornate alternandone una di chirurgo con una di palestra e shopping. D’altronde, non credo che la moglie di una delle persone più ricche di San Diego abbia molte preoccupazioni nella vita, a parte dare ordini allo stuolo di governanti che hanno assunto per tenere pulita una casa usata davvero poco. Come suggerisce il cognome, nonno Antony è il padre di mio padre: al di là delle apparenze è davvero generoso e tenero, anche se non capisco come abbia potuto divorziare da mia nonna, la bellissima e dolcissima Elizabeth Belton. Mezz’ora dopo siamo seduti tutti a tavola: io, i miei genitori, nonno Antony e Charlene, i genitori di mia mamma (Charles e Brigitte), il fratello di mia mamma Thomas, sua moglie Adela e i loro cinque figli. Cazzo, devo aver scopato tanto per farne cinque.
L’argomento di conversazione è la mia imminente partenza, e in un’ora e mezza quella baldracca di Charlene ci ha ricordato almeno quattro volte che ha rinunciato ad assistere alla prima di un film a Hollywood per venire a salutare la sua nipotina che partiva. Ma chi cazzo ti vuole qua, stronza.Sarei curiosa di infilarla in una sauna e vedere se tutta la porcheria che si è fatta iniettare in faccia le si scioglie.
Dopo due ore e mezza passate con un falsissimo sorriso appiccicato alla faccia la mia mascella si sta atrofizzando, e fortunatamente i miei amabili parenti decidono che è ora di tornare a casa: domani mattina nonno Antony ha una colazione di lavoro al golf club e vuole essere lucido, e zio Thomas deve partire per un viaggio di lavoro in Arabia Saudita. Bravi, andatevene così io posso prepararmi per stasera. Ma come al solito i saluti durano almeno dieci minuti, e io mi trovo a dovermi vestire e sistemare il trucco in dieci minuti. Brit mi ha già chiamato almeno tre volte quando apro la porta di casa e mi butto trafelata sul sedile di pelle della macchina di…Sean! Allora quei due fanno davvero sul serio! –Ciao Brit, ciao Sean! Dove andiamo di bello?- cazzo, ho dimenticato di dire a mamma che dormo da Brit. Poco male, le scrivo un messaggio al volo sperando che lo legga; se non lo legge cazzi suoi.
-Andiamo al Diamond, Sean ci accompagna e basta perché domani mattina ha la partita di calcio e deve essere riposato. Per il ritorno possiamo prenderci un taxi o farcela a piedi-
-Taxi, decisamente! Comunque ho finito di fare le valigie, ho portato praticamente tutti i miei vestiti perché non so scegliere!-
-E ce li hai fatti stare tutti? Tu si che sei un genio sorella!-
Dio, davanti al Diamond c’è una coda infinita. Ma sono Rebecca Thompson, e per me non è difficile saltarla tutta ed essere dentro in cinque minuti, con accesso al privè e ingresso omaggio.
-Bec, ho una fantastica novità: oggi sono uscita con Sean, te l’ho detto no? Beh, lui mi ha chiesto se voglio essere la sua ragazza! Non ci posso credere, lui è così perfetto e mi sembra tutto un sogno!-
-Cazzo, deve essere davvero speciale per prendere il posto dei tuoi cinque amichetti, si i One comesichiamano.-
Mi guarda torva, quei tipi per lei sono intoccabili, ma prima che lei possa rispondermi la soffoco con un abbraccio, poi me la tiro dietro in pista, scongiurandola di non farmi bere e di tirarmi via dai ragazzi che ci provano con me. Si, stasera faccio la brava!
Amo davvero ballare in discoteca. Mi piace muovermi a tempo, sentire la musica alta che ti entra nelle orecchie e ti stordisce. Ballerei su queste canzoni ogni istante della mia vita, e ho avuto la fortuna di trovare un’amica che ama ballare quanto me. Poi da sobria è ancora più divertente, anche se l’alcool di solito dà quella disinibizione che mi fa divertire con i ragazzi.
E, per la prima volta (credo) in due anni, alle quattro sono infilata nel letto di fianco alla mia migliore amica, struccata e con un comodissimo pigiama, con la gambe a pezzi e ancora un po’stordita dalla musica, a chiacchierare mangiando patatine. E intanto mi chiedo come farò per un anno senza queste piccole cose, senza vederla tutti i giorni e senza ascoltare i suoi scleri per i One Direction.
Ci svegliamo verso le dieci, o meglio, lei alle dieci mi tira un cuscino in faccia per farmi svegliare: visto che per un anno non ci rivedremo, oggi vuole portarmi in spiaggia; siccome non ho voglia di passare a casa, decido di fermarmi in un negozio a caso a prendere un costume, ma prima avviso i miei genitori e ricordo loro di sistemare le ultime cose prima della mia partenza.

Credo di non amare niente più del sole e del mare: è davvero rilassante starsene sul lettino a prendere il sole con gli auricolari nelle orecchie, isolata dal mondo. Io e Brit passiamo tutta la mattina a giocare a beach volley con un gruppo di ragazzi che abbiamo appena conosciuto, poi decidiamo di andarcene a mangiare qualcosa di ipercalorico e molto poco sano al Mc Donald’s lì vicino. Nel primo pomeriggio torno a casa a finire di sistemare le mie cose, e mi concedo un pomeriggio di ozio sul divano a sgranocchiare pop corn davanti a un film, con l’aria condizionata rigorosamente puntata addosso: San Diego in questi mesi diventa invivibile con il caldo tropicale! Ecco, di sicuro questo problema non lo avrò in Inghilterra, credo che sarà già un miracolo vedere uno spicchio di sole in questi mesi estivi, e il mare credo proprio che sarà solo un miraggio.
Verso metà pomeriggio, mentre Brit mi sta salutando con le lacrime agli occhi, arrivano a casa anche mia mamma e mio papà, che hanno deciso di accompagnarmi di persona all’aeroporto.

-Giurami che mi scrivi almeno una volta al giorno e che mi chiami su skype ogni domenica oppure vengo a Holmes Chapel a picchiarti! Fai la brava e portami l’autografo dei One Direction!-
-Convintissima Brit, secondo te io mi metterò a cercare quei tizi lì?-
Mia madre interruppe quel bel momento dicendo: -Rebecca, è ora di andare, sono già le sette e tu devi essere in aeroporto almeno due ore prima della partenza, non vorrai rischiare di perdere il volo no?-
Sospirando, abbracciai fortissimo Brittany, che stava già versando qualche lacrima, e anch’io non riuscii a trattenerle: lasciai che scorressero, liberatorie, anche se io non sono una che piange spesso.
Mentre mio padre metteva in moto la macchina allontanandosi sempre di più da casa, dal finestrino guardavo la figura di Brit ferma sul marciapiede, e man mano che rimpiccioliva, dentro di me sentivo aprirsi una crepa gigantesca.
 

L’aeroporto di San Diego è un gran casino a qualsiasi ora, pieno di gente che ti urta con poca grazie, di bambini che piangono e di persone che sfrecciano da una parte all’altra. Dopo aver salutato i miei, mi dirigo al gate e mentre aspetto che apra leggo i messaggi che mi hanno mandato i miei amici: i più si dicono dispiaciuti di non avermi salutato come si deve, e infine ecco il messaggio che speravo di non ricevere: Tom, che mi chiede come sto e come mai non rispondo alle sue chiamate, e se possiamo vederci. Il suo messaggio mi fa riflettere su quanto valgo io per lui: non sa nemmeno che sto partendo, e io non ho intenzione di dirglielo. Finalmente aprono l’imbarco, e io mi preparo psicologicamente ad un volo davvero lungo. Ma mentre l’aereo decolla e vedo San Diego farsi sempre più piccola sotto di me, mi rendo conto che in fondo sono felice di andarmene per un po’: è vero, mi sarebbe mancata tantissimo Brit, le feste e la compagnia, ma il mio stile di vita non sarebbe cambiato, e di certo non mi sarei comportata da santa a Holmes Chapel. Qualche bel ragazzo ci sarà anche lì no?
E con questo pensiero mi addormento, esausta per quella giornata così intensa.

Trascorro il resto del viaggio sfogliando riviste e guardando qualche film, annoiandomi a morte a dire il vero: per questo sono quasi felice quando un’hostess comunica che l’aereo è in fase di atterraggio nell’aeroporto di Lodra Heathrow, lo sono un po’ meno quando mi accorgo che fuori piove, e che probabilmente avrò un freddo pazzesco con i pantaloncini corti e la maglietta che ho indossato per il viaggio. Dopo aver ritirato i bagagli, cerco con lo sguardo qualcuno con il cartello con su il mio nome: fantastico, ci saranno almeno cento persone che hanno in mano cartelli, ma la mia attenzione viene attirata da una donna che tiene sollevato un cartello giallo evidenziatore, che mi si avvicina sorridente: e –miracolo- sul suo cartello c’è scritto il mio nome.
-Sei Rebecca? Rebecca Thompson?-
-Salve, sono io!-
-Benvenuta in Inghilterra tesoro, io sono la signora Styles e ti ospiterò a casa mia durante il tuo soggiorno!-

Un pensiero fulmineo mi balena per la testa. Styles, avevo già sentito quel cognome, ma quando? 






angolo autrice!

ehi sexy ladies (?) come al solito mi scuso 
per il ritardo! come è tristemente ovvio, la scuola
mi sta distrugendo e ho davvero poco tempo per
scrivere :'(
maa vabbè, ho l'influenza quindi sono riuscita a
finire il capitolo e postarlo, yeah!
come avete letto, Rebecca ha conosciuto la signora che
la ospiterà, ma niente è come sembra!
grazie a chi ha avuto la pazienza di leggerlo tutto,
è un po' lungo ma almeno mi faccio "perdonare"
per il ritardo!
ora, volevo dire una cosa, seria: spiegare 
perchè ho deciso di parlare di questa ragazza, Becca.
Rebecca è parzialmente quello che io vorrei essere.
vorrei essere più magra, più bella e più estroversa.
e in Becca ho proiettato tutto quello che io cerco 
disperatamente di essere.
chiaro, non che io sia del tutto un'asociale e sfigata cicciona,
ma ho sempre desiderato avere una personalità forte
come quella di Rebecca.
ora che vi ho rotto le palle,
torno a buttare giù shottini di antibiotico
per guarire in un tempo ragionevole

grazie a tutte quelle che leggono, commentano e seguono
questa fanfiction

bye bitchesss!

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Capitolo 5
*** Let's have some good time together! ***


ATTENZIONE: da questo capitolo in avanti, le famiglie dei membri dei One Direction potrebbero non corrispondere alla realtà, come anche i luoghi di Holmes Chapel di cui si parla (non credo ci sia realmente una spiaggia, per esempio), e con questo scritto non intento descrivere reali comportamenti e caratteri dei membri dei One Direction.
Buona lettura!

 

Woke up on the right side of the bed
What’s up with this Prince song inside my head?
Hands up if you’re down to get down tonight
Cuz it’s always a good time.

Slept in all my clothes like I didn’t care
Hopped into a cab, take me anywhere
I’m in if you’re down to get down tonight
Cuz it’s always a good time

Owl City & Carly Rae Jepsen, Good Time


 


-Buonasera signora Styles, sono Rebecca Thompson!- sfodero il mio miglior sorriso, cercando di fare buona impressione
-Tesoro, ti prego, chiamami Eveline, essere chiamata signora Styles mi fa sentire così vecchia, e ho solo quarant’anni!- mi dice ridacchiando, mentre solleva i miei bagagli per metterli nel baule della sua auto.
-Non si disturbi, -una sua occhiataccia mi fa correggere subito- cioè, non disturbarti, li carico io!
- Non preoccuparti, devi essere esausta per il volo! Infilati in macchina, avrai freddo con quei vestiti! Se hai fame guarda sul sedile posteriore, ti ho comprato un panino prima di venirti a prendere!- e non ha tutti i torti, sto letteralmente gelando nei miei corti pantaloncini e la leggera canottiera.
-Oh, grazie mille, se non ti da fastidio allora mangio!-
Nelle tre ore di viaggio che separano Londra da Holmes Chapel Eveline mi racconta ogni cosa della sua vita, parlandomi della sua famiglia numerosa e soprattutto di suo fratello Des Styles, più conosciuto come il padre del famoso Harry Styles (Oh, ecco dove avevo già sentito quel cognome); non è sposata né lo è mai stata, o meglio, stava per sposarsi ma quell’idiota l’ha mollata all’altare perché non era pronto per quel passo troppo importante, e da allora ha lasciato perdere gli uomini, riversando il suo amore sugli animali e nella cucina. Dopo avermi raccontato della grande famiglia Styles mi descrive Holmes Chapel, ma a quel punto sono così stanca e provata dal jetleg che mi appisolo sul sedile.
Vengo svegliata da Eveline, che mi scuote leggermente la spalla sussurrandomi che siamo arrivate. –Non preoccuparti dei bagagli, ci penserà Juditte, la donna di servizio; tu vieni con me, ti mostro la tua camera-.
La casa non è gigantesca, però mi piace molto: la mia camera è al piano rialzato, e di fianco c’è un bagno solo per me. Decido che sono troppo stanca per esplorare il resto della casa, e una volta svuotati i bagagli mi butto sul letto, stravolta.
Quando mi sveglio deve essere già mattina, ho dormito davvero tanto! Dopo una doccia veloce scendo le scale, in cerca della cucina, ma all’ultimo gradino quasi inciampo in un coso peloso, che si rivela essere un gatto, e strillo, colta di sorpresa. A quel punto esce Eveline dalla cucina –prima porta a sinistra Becca, ricorda- che ride:-E così hai conosciuto Buffy, la mia gattina. Adora fare gli agguati alle persone, come vedi. Hai riposato bene? Se hai fame ho alcuni pancakes pronti, accomodati pure!-
-Grazie Eveline, sono davvero affamata!-
La colazione è deliziosa, Eveline è davvero brava a cucinare, e per una volta non mi sento in colpa ad ingurgitare così tanti carboidrati; dovrò smaltirli però, magari nel pomeriggio andrò a fare una corsetta.
 

#HARRY’S POV

Porca puttana, che mal di testa. Ieri sera ho bevuto parecchio, e devo anche essermi divertito, giudicando dalla biondina mezza nuda che dorme di fianco a me. Ma cosa ci posso fare, il venerdì sera è fatto per divertirsi, e in più ieri festeggiavamo anche la fine del nostro tour mondiale. Finalmente un po’ di riposo, questi mesi sono stati fottutamente impegnativi.
La ragazza però non può restare qua, deve andarsene prima che qualche paparazzo la fotografi mentre esce dalla mia stanza. Ci mancherebbe solo l’ennesimo articolo su quanto Harry Styles sia uno stronzo incallito che se ne scopa una diversa ogni sera. I manager dicono che devo smetterla di fare il coglione in questo modo, se lo voglio fare almeno di farlo di nascosto; come Niall, che ha tanto l’apparenza del ragazzo dolce e tranquillo, poi se ne tromba anche più di me, però non viene mai beccato.
-Ehi bella, svegliati, devi andare.- biascico, la voce ancora impastata per il sonno e l’alcool.
-Niente secondo round?- ridacchia lei, mettendosi a sedere e iniziando ad accarezzarmi il petto nudo.
-Non si può fare baby, è già tardi e tra poco devo liberare la stanza.-
Stanza lasciata peraltro in condizioni disastrose: tralasciando i vestiti della ragazza ammucchiati ai piedi del letto, ci sono parecchie bottiglie di alcolici vuote, vestiti sparsi ovunque e mobili rovesciati. Non è passato un uragano, siamo io e i ragazzi che ieri sera abbiamo continuato i festeggiamenti nella mia camera insieme a qualche ragazza.
-Comunque è stato…bello questa notte, Harry- mi dice ammiccando mentre si riveste. Dio se le darei un’altra botta.
-Ehm, si anche per me…- cazzo, non ricordo nemmeno il suo nome.
-Megan, mi chiamo Megan- risponde lievemente seccata.
-Beh Megan, è stato davvero piacevole conoscerti.- La accompagno alla porta e prego dentro di me che nessuno la veda mentre esce.
Tiro su dalla valigia qualche indumento che sembra essere pulito, poi mi butto sotto la doccia; l’acqua piacevolmente calda sembra lavare via tutti i miei pensieri, ed è quasi un dispiacere chiudere il getto e rivestirmi. Chiamo il servizio in camera per farmi portare la colazione e nel frattempo raccatto tutti i vestiti sparsi per la stanza, ma lascio il resto dello sporco alle cameriere che verranno dopo. Cazzo, è davvero un porcile questa stanza, ma me ne frego altamente, buttandomi sul letto. Bussano alla porta, deve essere il servizio in camera.
-Avanti, è aperto, lasciate il carrello nell’ingresso e mettete sul conto tutto quanto- dico svogliatamente, ancora stravaccato sul letto.
-Harry Edward Styles, ti sembra questo il modo di parlare alle persone e di tenere una stanza?- Oh cazzo, mia mamma. Ma che cazzo ci fa lei a Londra, nell’albergo in cui siamo? Mi tiro su a sedere immediatamente, mentre lei entra rabbiosamente dalla porta.
-Ehm, ciao mamma?- no, questa volta non me la caverò con un sorriso e un abbraccio, lo vedo dalla sua faccia.
-Ehi Hazza, dove l’hai infilata la biondina che ieri sera ti sei portato in camera?- tempismo perfetto Louis per entrare in camera mia a fare il coglione. Mi passo una mano sulla faccia, preparandomi al peggio.
Gli occhi di mia madre diventano braci, sembra di essere sul punto di esplodere.
Non appena si accorge di mia mamma diventa bordeaux: -Oh, signora Styles, non mi aspettavo…-
-Lo vedo bene, nemmeno mio figlio si aspettava una mia visita. Allora, ora che avete finito il tour cosa pensi di fare?-
E adesso io come glielo dico? –Vedi mamma, ecco, io e i ragazzi…pensavamo di farci una vacanza ad Holmes Chapel- finisco la frase alla velocità della luce, sapendo che comunicandole i miei piani per i prossimi mesi ho appena firmato la mia condanna a morte.
Mia madre assume un espressione indecifrabile: - E sentiamo, dove stareste tu e i ragazzi?-
-Beh io potrei stare a casa, e loro pensavano di affittare un appartamento o una stanza d’albergo, devono decidere- rispondo sorridendo, sorriso che lei…ricambia? Che cosa?
-Si, credo sia una buona idea che tu torni ad Holmes Chapel per un po’, a casa tua, dove posso controllarti come si deve. E ora muoviti, fai su i bagagli che torni a casa con me.-
-Ma mamma, e la mia macchina la lascio qua?-
-Non preoccuparti amore, qualcuno dei ragazzi te la porterà, no?- Sottolinea la parola "ragazzi" con fin troppa enfasi, qualcosa mi dice che la sua sfuriata deve ancora iniziare. E mi viene male pensare che devo fare tre ore d’auto con Anne Styles che strilla e urla su che ragazzo dissoluto e disordinato sono diventato.
 

#REBECCA’S POV

Holmes Chapel è davvero rilassante. Oggi è una giornata soleggiata, perfetta per fare una corsetta nel parco. Mi infilo gli auricolari, metto la riproduzione casuale e inizio a correre. Mi manca maledettamente il caldo di San Diego, il sole, il mare, la spiaggia e Brittany. Soprattutto Brittany. È come essermi separata da una parte di me stessa, e dentro di me ho la fottuta paura che lei si dimentichi di me, che trovi una nuova migliore amica. Cazzo, devo farmi degli amici qua o non so come potrò starci per un anno. Beh sono le due, il tempo non è niente male, così finito di correre vado a casa, mi do una rinfrescata e poi esco con l’intenzione di cercare la spiaggia.
Sicuramente non è bella e grande quanto quella di San Diego, ma la spiaggia di Holmes Chapel non è male. Sembra che tutta Holmes Chapel abbia deciso di approfittare di questa giornata soleggiata per prendere un po’ di sole, infatti la spiaggia è gremita di persone. Prendo un ombrellone, giusto per appoggiare le mie cose, poi mi tolgo i vestiti e resto in costume. Non c’è proprio caldissimo, ma qui sembrano tutti avere un caldo pazzesco e mi devo abituare al clima inglese prima o poi. Se questa per loro è estate, lo diventerà anche per me. Vedo un gruppo di ragazzi che sta giocando a beach volley, sembrano carini, così mi avvicino ancheggiando leggermente, sorrido e chiedo se posso unirmi a loro; dopo aver praticamente radiografato ogni centimetro del mio corpo  accettano. Sono dei tipi simpatici, fanno ridere un sacco mentre giocano a volley, e una volta finita la partita accetto il loro invito a prendere qualcosa al bar.
-Non ti ho mai vista prima, Rebecca, come mai?- mi chiede uno di loro, Logan credo si chiami; assomiglia vagamente a Tom nel modo di porsi, ma scaccio via questa somiglianza in fretta, non ho voglia di distruggermi l’umore pensando a lui.
-Si, sono arrivata ieri dall’America; passerò un anno qui a studiare, per far alzare i miei voti.- spiego in fretta.
-Ah, e da che parte dell’America?-
-San Diego, California.-
-Che figata San Diego, dicono ci siano spiagge paradisiache e un tempo fantastico tutto l’anno e feste epiche ogni sabato, è vero?-
-Si, le spiagge sono meravigliose ed il tempo anche, e ti posso assicurare che noi a San Diego sappiamo davvero divertirci- gli rispondo dopo aver bevuto un sorso della mia coca, succhiando la cannuccia in un modo forse eccessivamente lascivo, mentre Logan mi fissa. Beh che posso farci, Logan è carino, io sono disponibile e mi sono comportata bene per…uhm…un giorno e mezzo?
-Deve essere traumatizzante per te passare da San Diego all’insignificante Holmes Chapel, no? Hai già conosciuto qualcuno?-
-Già, mi manca già il caldo! Cazzo, voi questa la chiamate estate? Ho paura di sapere cosa sarà l’inverno! Comunque no, non ho ancora conosciuto nessuno, a parte voi!- dico ridendo.
-Ehi ragazzi!- Cinque teste (più la mia) si girano contemporaneamente verso una ragazza, che sta venendo verso il nostro tavolo. Alta, bel fisico, occhi verdi e capelli rossicci, leggermente ricci: oggettivamente una bella ragazza.
-Allora, stasera ci siete alla festa a casa Lenner?-
-Io, Trevor, Andrew e Jeremy veniamo, mentre Simon esce con la tua amica, Julie. E stavo per chiedere anche a Rebecca se vuole aggiungersi. A proposito, Rebecca ti presento Melanie, e Melanie ti presento Rebecca. Rebecca è arrivata ieri da San Diego, passerà l’anno a Holmes Chapel a studiare.- risponde prontamente Logan.
-Ciao Rebecca, molto piacere! Allora, ti va di venire con noi? Dai, ci divertiremo!-
-Se non sono un peso vengo volentieri!-
-Grandioso! Andrew, ci dai tu un passaggio all’andata? e Jer al ritorno?- dice guardando i due interessati negli occhi. Con la coda dell’occhio noto Simon contrarre i pugni vedendo Melanie ammiccare ai suoi amici.
-Ok, va bene. Rebecca, tu dove stai? Così ti passo a prendere a casa verso non so, le dieci?
-Mi ospita Eveline Styles, mi sembra che l’indirizzo sia Chunnington Street 13-
-Davvero stai da Eveline? Io abito nella sua stessa via, tre case oltre la tua. Se ti va possiamo prepararci insieme a casa mia!- trilla Melanie.
Dopo esserci accordate, ci separiamo: lei resta in spiaggia con i ragazzi, io torno a casa. Il pomeriggio è passato senza che me ne accorgessi, e sono ormai le sei e mezza quando rientro a casa. Non appena apro l’uscio, un invitante profumo di cibo mi riempie le narici, ed Eveline si affaccia dalla cucina:- Ciao Rebecca, allora, hai passato un buon pomeriggio? Hai fatto qualche nuova conoscenza?-
-Ho passato davvero un pomeriggio piacevole, ho conosciuto alcuni ragazzi in spiaggia; se mi lasci, questa sera mi hanno invitata ad una festa,  ci verrà anche Melanie, la ragazza che abita qui vicino!-
-Nessun problema cara, è la tua prima sera qui e devi ambientarti! Conosco Melanie Abbott e so che è una brava ragazza, e tra l’altro io questa sera ho il turno di notte all’ospedale, lavoro come infermiera. So che per te forse è un po’ presto, ma noi qui siamo abituati a cenare verso le sette, ma per stasera ho preparato un po’ prima perché inizio il turno alle sette e mezza, spero che la cosa non ti infastidisca!-
-Va benissimo Eveline, anzi, sono piuttosto affamata! Vado ad infilarmi qualcosa di più comodo e scendo, intanto confermo a Melanie per stasera, visto che vado da lei a preparami verso le otto.
Una volta finita la cena, aiuto la signora Styles a sistemare, cosa per me del tutto nuova, dopodiché lei prende un borsone e fa per uscire: -Allora io vado Rebecca, se hai bisogno di qualcosa non farti problemi a chiamarmi; ah, stavo per dimenticarmene, le chiavi di riserva sono sotto lo zerbino: io finisco il turno domani mattina alle otto, se non più tardi, quindi per rincasare dovrai usare quelle; quando sei tornata chiuditi dentro e togli le chiavi dalla serratura! Passa una bella serata, e non esagerare!-
La saluto con un sorriso, mentre penso che questa sera esagererò; nuova città, ma non nuova me.
 
La casa di Melanie è enorme, i suoi genitori devono essere molto ricchi: ad una prima apparenza l’edificio sembra perfettamente normale –più alto del resto delle villette, ma non esageratamente- ma dentro, wow! Praticamente Melanie dispone di un proprio appartamento: camera, bagno, salotto e cucina tutti per lei! Non appena entro noto che ha invitato anche altre tre ragazze, che mi presenta con i nomi di  Tamara, Alexis e Leena: tutte e tre molto belle, magre e perfette. Loro mi accolgono calorosamente, e mi tempestano di domande sull’America e San Diego: Alexis, l’unica mora del gruppo, ha dei parenti in America, che però non vede da qualche anno. Mi meraviglia molto il modo in cui fin da subito mi accolgono nel loro gruppo, senza mai escludermi dai loro discorsi.
-Sai Rebecca, Holmes Chapel è un vero mortorio. I ragazzi che hai conosciuto oggi in realtà abitano poco fuori Holmes Chapel, ma frequentano la scuola insieme a noi. Immagino che tu abbia visto parecchia gente in spiaggia oggi, ma tieni conto che è domenica, ed è estate: molti hanno una villetta in questa zona, ma d’inverno ti assicuro che è davvero una palla stare qua. Qualche volta infatti ci organizziamo per passare il weekend a Londra e andiamo a ballare in qualche club. - mi dice Alexis mentre si passa la piastra sui lunghi capelli.
-Sai, qui a Holmes Chapel devi fare in modo di entrare nel giro giusto, o sei fuori dal mondo. E nel caso te lo stessi chiedendo, noi ci siamo dentro, come anche il gruppo di Logan. Chiaro, non aspettarti una cosa del tipo circolo super esclusivo, però i ragazzi sono piuttosto selettivi. E a quanto sembra ti trovano interessante.- aggiunge Leena, intenta a passare il mascara sulle sue già lunghe ciglia. Quindi anche in un altro continente la storia è sempre la stessa. Ma non che mi lamenti: i ragazzi sembrano a posto, le ragazze sono fantastiche e simpatiche.

Si, questo anno ad Holmes Chapel sembra iniziato bene.



angolo autrice!

come al solito ho postato in ritardissimo,
ma la scuola mi stà davvero massacrando!
questo capitolo è un po' introduttivo ai prossimi eventi,
e si è intuito come potrebbero incontrarsi Rebecca e Harry.
Ho introdotto anche nuovi personaggi principali,
quindi ho deciso che più tardi vi posterò un capitolo solo con le
loro foto, e magari una breve presentazione per ciascuno!
niente, spero vi piaccia quello che ho scritto,
e colgo l'occasione per ringraziare tutti quelli che
hanno messo la mia storia tra le seguite o le preferite, vi adoro!
anche le recensioni sono ben accette, comunque 
grazie anche solo per aver letto, l'aver superato le 100
visualizzazioni in due capitoli è già qualcosa per me!
bacibaciii

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Capitolo 6
*** characters ***



Trevor Klane e Andrew Brake, classe 1994. Si conoscono da quando avevano sei anni, e frequentano insieme la Holmes Chapel High School. Sono molto appassionati al calcio, anche se non fanno parte di nessuna squadra, occasionalmente giocano a calcetto con i loro amici.

Simon Gutcher, classe 1993. Ha finito la High School l’anno scorso e ha deciso di prendersi un anno sabbatico dallo studio. Noto donnaiolo, è segretamente attratto da Melanie, ma non vuole ammetterlo, né vuole rinunciare all’avere tante ragazze.

Grace Lenner, detta Gracie, del 1994, una delle ragazze più belle di Holmes Chapel. I suoi genitori sono spesso fuori città per lavoro, così lei ne approfitta per dare party nella sua villa. Molto appassionata di moda, spesso preferisce alla scuola le scappatelle a Londra per fare shopping, cosa che non rende particolarmente brillanti i suoi voti. Il suo sogno è quello di diventare una blogger conosciuta in tutto il mondo, ma per ora si limita a curare un suo blog.

Julie Raset, 1994, migliore amica di Melanie, fino all’arrivo di Rebecca in città; è invidiosa della popolarità dell’amica, e non si fa molti scrupoli per ottenere ciò che vuole.
 
Rebecca Thompson, 1994; occhi azzurri e capelli biondi la fanno assomigliare ad una barbie. Arrivata ad Holmes Chapel solo da poche ore, sembra aver già lasciato un segno.

Leena Chadwick, 1995: la più promettente giocatrice di pallavolo di tutta Holmes Chapel, viene tenuta sott’occhio da molti talent scout. È una ragazza piuttosto tranquilla e riservata, e spesso le sue amiche si confidano con lei sui loro problemi: è molto comprensiva, e dà ottimi consigli.

Logan Strummer, 1993, considerato il ragazzo più bello di tutta Holmes Chapel; poche riescono a resistere al suo sorriso luminoso e ai muscoli definiti. Nella vita non ha grandi ambizioni, e non si preoccupa più di tanto del suo futuro, certo di ereditare la fortuna che il padre ha accumulato nel corso degli anni.

Melanie Abbott, 1994: rossa naturale, di una bellezza particolare, è la ragazza più ambita di Holmes Chapel; è palesemente attratta da Simon, ma non vuole ammetterlo per paura di rischiare. Simpatica, solare e spiritosa, è benvoluta da tutti, e se c’è da divertirsi lei è sempre in prima fila!

Jeremy Lebniz, 1995: i suoi genitori sono tedeschi, ma lui è nato ad Holmes Chapel; è un tifoso sfegatato del Manchester United, e ama la vodka tanto quanto il Manchester. Passa buona parte del suo tempo in palestra, e pare che su facebook ci sia un fan club dedicato a lui.

Tamara Sunders, 1995: con il suo sguardo riesce a catturare tutti quanti, ma sotto l’aria da angioletta si nasconde un vero diavoletto: odia la monotonia e l’inattività, passerebbe tutto il suo tempo in discoteca a ballare e a scatenarsi. La sua spigliatezza e le sue conoscenze spesso permettono a tutto il gruppo di saltare le file per entrare nei locali, e qualche volta di accedere gratis al privè. È molto affezionata alle sue amiche, piuttosto schietta e insofferente verso le persone false e doppiogiochiste. 



EEEEHI!
come vi avevo promesso, eccovi un minicapitolo sui personaggi,
però senza immagini perchè sono incapace di metterle ahahah.
comunque immaginatevi tutti quanti come dei tipi strafighi, e le ragazze stupende e magre
da paura ahahah. vabbè questo
capitolo serviva per presentarvi i personaggi
e non dover più avanti interrompere la storia
con informazioni su di loro,
credo che questo sia un po' l'essenziale da sapere su ciascuno.

ringrazio ancora tutti quelli che hanno letto questa fanfiction
(ringrazierei anche chi la recensisce,
ma non c'è nessuno quindi nada ahaha)
spero che non la troviate noiosa o da bimbaminchia,
perchè sto cercando di fare il possibile
per non renderla tale!
pace e amore 

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Capitolo 7
*** i got an empty cup, pour me some more! ***


Maybe I’ll get drunk, again
I’ll be drunk, again, i’ll be drunk, again
To feel a little love again
All by myself
Im hear again
All by myself
You know i’ll never change
All by myself
All by myself
I’m just drunk, again
I’ll be drunk, again
I’ll be drunk, again
To feel a little love

Ed Sheraan, Drunk



 

La villa di Grace Lenner è fuori Holmes Chapel, nel pieno della verde campagna inglese: il luogo ideale per organizzare una festa degna di questo nome, visto che il posto è tanto e non ci sono vicini che si lamentano per la confusione. La casa sembra essere molto grande, ma la festa vera e propria è stata allestita nel parco, vicino alla piscina, che è già gremita di ragazzi e ragazze. Vedendo la piscina ripenso alla festa in cui ho scopato con Tom, quando ero davvero ubriaca e mi ero buttata in piscina. Ma questa non è la festa del diploma, non sono a San Diego, non c’è alcun Tom. Però ci siamo io ed il mio bisogno di affogare il dolore.

Melanie mi presenta molti suoi amici, e tutti sembrano molto interessati dal fatto che io venga dall’America. Dopo molte presentazioni, io, Melanie, Tamara, Alexis, Leena e Grace ci sediamo su alcuni divanetti sistemati a bordo piscina e chiacchieriamo del più e del meno, tutte un po’ su di giri per via dei drink che abbiamo bevuto. 
-Sei bellissima stasera, Rebecca- mi saluta Logan, che vedendomi si è allontanato dalla ragazza con cui si stava strusciando, la quale ora mi sta incenerendo con lo sguardo. Mi lascia un bacio sulla guancia, poi aggiunge rivolto a Melanie ed alle altre:- Ragazze, vi spiace se vi rubo Rebecca? Le voglio far conoscere un po’ di persone!-
-Vai pure, ma non monopolizzarla!- scherzano le altre.
Mi prende per mano e ci allontaniamo da loro, dirigendoci verso il porticato della casa. –Sai, devo confessarti che quella di presentarti gente era solo una scusa per stare un po’ con te. Mi sono accorto da subito dell’attrazione che c’è tra di noi- mi dice dopo esserci seduti su uno dei tanti divanetti che ci sono sotto il portico. Io sono piuttosto lucida, e non mi allontano quando lui si avvicina a me, guardandomi fisso negli occhi. Sempre meno centimetri ci separano, i suoi occhi brillano nella penombra, e quando sento le sue labbra morbide appoggiarsi sulle mie chiudo gli occhi. Inizialmente appoggia una mano dietro al mio collo, baciandomi con passione, poi le sposta entrambe sulla mia schiena, avvicinandomi ancora di più a lui, e lentamente mi fa sdraiare sulla seduta del divanetto, continuando a baciarmi. Inizia a sollevarmi la maglietta, io cerco la zip dei suoi jeans, bramosa di togliere di mezzo quegli indumenti inutili il più velocemente possibile. Mentre gli abbasso i boxer sento le sue mani che scorrendo sulla mia schiena cercano il gancetto del reggiseno, ma quando sente che ho preso in mano il suo pene abbandona il suo intento, permettendomi di arrivare a prenderlo in bocca. Inizio a succhiarlo e a leccarlo mentre lo guardo negli occhi, e non smetto finchè lui mormora un soffocato –S-sto per venire Reb- e mi stacco da lui, osservandolo mentre il suo liquido bianco macchia il divano. –Di sicuro questo non farà piacere ai signori Lenner- ridacchio mentre ci rivestiamo.
-Saranno problemi di Gracie, ora torniamo dagli altri, sicuramente avranno già iniziato a far battutine sulla nostra assenza prolungata- mi dice con fare sbrigativo.
Quando ci riuniamo agli altri, non mancano i commenti dei ragazzi, che tra una gomitata e l’altra scherzano su quante belle persone Logan mi deve aver fatto conoscere. Noto che Melanie non c’è, e cercandola con lo sguardo la vedo poco distante sulla pista da ballo, intenta a baciarsi appassionatamente con un ragazzo. “Così simile a me” penso, mentre la vedo strusciarsi sul corpo statuario di quel ragazzo.
Mi allontano dal gruppo per andarmi a versare da bere, e quando torno noto che si sta avvicinando una ragazza stretta in un vestito inguinale –più corto del mio, e ce ne vuole-. È una frazione di secondo, Logan la vede, sembra molto stupito del fatto che lei sia lì, ma la attira a sé e le dà un lungo bacio sulle labbra, mentre lei gli dice –Mi sei mancato tanto amore!-. Assisto immobile alla scena, lui non aveva mai accennato ad una fidanzata, e anche Melanie, che nel frattempo è tornata, sembra alquanto stupita dalla cosa.
-Avrei preferito che non lo scopriste così ragazzi, ma questa è la mia ragazza, Susanne. Ci siamo messi insieme due mesi fa, poco prima che lei partisse per lo scambio culturale.- ce la presenta Logan. Non credo che lei sospetti dell’infedeltà del suo ragazzo, ha uno sguardo così dolce ed innocente.
Anche gli altri ragazzi sono piuttosto esterrefatti dalla notizia, e credo che anche loro pensino che fino a cinque minuti prima la bocca che ora baciava Susanne stava baciando la mia; ma deve esserci un sottinteso accordo maschile, e tacciono l’accaduto, sfoderando un gran sorriso e presentandosi a turno. Mi presento anch’io, vergognandomi profondamente di me stessa: posso anche essere una ragazza alle volte un po’facile, ma molto raramente vado con ragazzi fidanzati.
Quasi in automatico mi dirigo nuovamente verso il tavolo degli alcolici, e riempio il mio bicchiere una, due, tre volte, continuando a trangugiare il contenuto senza badare al bruciore che si estende dal mio stomaco fino alla gola, chiedendomi che cosa abbia di sbagliato per incontrare sempre stronzi patentati. Sento la testa girarmi, è come se il mio corpo non rispondesse più ai miei comandi, conati di vomito iniziano a farsi sentire, sento i suoni della festa farsi sempre più lontani, fino a sprofondare in un buio che sembra quasi accogliente.

 
Mi sveglio in una stanza bianca, troppo bianca, un penetrante odore di disinfettante mi attraversa le narici. Mi sento un po’stordita, e noto che al mio braccio è attaccato un braccialetto, e nella vena è inserito un ago, collegato ad una sacca contente un liquido trasparente.
La porta si apre improvvisamente, e il dottore che è entrato è sorpreso che io sia sveglia.
-Rebecca, finalmente ti sei svegliata. Come ti senti?-
-Solo un po’ stordita, ma come mai sono qui?-
-Ti hanno portata i tuoi amici ieri sera, eri in coma etilico.-
Maledizione, non avevo mai bevuto così tanto da ridurmi in questo modo. Prima che io riesca a formulare una risposta di senso compiuto dalla porta anche Eveline Styles, ancora con il camice da infermiera, che vedendomi sveglia mi abbraccia forte.
-Che spavento mi hai fatto prendere, Rebecca. Ieri sera i tuoi amici ti hanno portato qua in queste condizioni, ma non hanno saputo dirmi cosa fosse successo. Vuoi dirmelo tu?-
Mica posso dirle che avevo bevuto fino a star male per non pensare di essere una troia perché il ragazzo a cui poco prima avevo fatto un pompino era felicemente fidanzato e non lo sapevo. –Ehm, devo aver bevuto da un bicchiere preso da un tavolo, probabilmente c’era dentro un mix di alcolici che mi ha steso. Mi spiace così tanto di averti fatto preoccupare!-
-Cielo, grazie a Dio ora stai meglio. A casa ne parleremo meglio, sei stata un’irresponsabile a bere da un bicchiere lasciato sul tavolo, avrebbe potuto esserci dentro di tutto! Adesso scusami un attimo, vado a parlare con il dottore per chiedergli quando puoi essere dimessa.- È la prima volta in diciassette anni che vengo sgridata per aver bevuto troppo, i miei genitori non mi hanno mai beccato ubriaca. Cazzo, i miei genitori. Eveline li avrà chiamati? Sicuramente. Non mi sorprenderebbe se non li avesse trovati, sono sempre così occupati ed irreperibili.
Eveline torna qualche minuto dopo, accompagnata dal dottore di prima, che dopo aver verificato alcuni miei valori con opportune analisi, decreta che posso essere dimessa, con il divieto assoluto di compiere qualsiasi sforzo fisico fino a sera.
 
È quasi l’ora di pranzo quando rientro a casa, e sono davvero affamata. Dio, chissà quanti chili sto mettendo su, da domani devo tornare a mangiare come si deve oppure tornerò la cicciona che nessuno voleva avere vicino, ergo l’emarginata sociale per eccellenza, il che è tutto il contrario di quello che voglio essere. Non voglio rimanere ferma e sola oggi, i pensieri su ieri sera tornerebbero a farsi vivi con conseguenze poco felici.
Ad un tratto Eveline bussa alla porta della mia camera ed entra portando il cordless di casa, dicendo che al telefono ci sono i miei genitori che l’hanno richiamata dopo aver sentito il messaggio in segreteria che lei aveva lasciato questa mattina riguardo il mio ricovero. Anche se sono le ultime persone che in questo momento ho voglia di sentire, sbuffando prendo il telefono:
-Pronto?-
-Rebecca, amore mio, ci hai fatto spaventare un sacco! Ma cosa ti salta in mente? Credo tu sia abbastanza grande e matura per capire quali atteggiamenti sono consoni e quali no. Vuoi passare fin da subito per la troietta del paese?-
Quelle parole mi feriscono profondamente. Non ho fatto quasi niente di peggio di quello che avevo fatto i precedenti due anni, e per giunta sentirmi tirare della troietta da mia madre mi aveva fatto male, molto male. Purtroppo ho il brutto difetto di trasformare il dolore in rabbia, e le parole mi escono prima che io possa mitigarle.
-Oh ti prego, taci. La madre la fai solo quando ti viene comodo? Hai passato questi ultimi anni a comportarti come se di me non te ne fregasse un cazzo, mi hai lasciato vivere come cazzo volevo, e tra l’altro non hai idea di come ho vissuto, visto che non ti sei mai presa la briga di chiedermi come stessi, o di controllare che la sera fossi nel mio letto. Pensi che non mi sia mai accorta del fatto che hai tentato disperatamente di rimpiazzare l’affetto con i soldi? Vieni a parlarmi di maturità quando non hai nemmeno il coraggio di lasciare tuo marito dopo che ti ha tradito? Ma in realtà a te va bene così, tutto quello che vuoi è che gli altri vedano la tua famigliola felice, la tua casa perfetta, i tuoi vestiti firmati. Non ti preoccupi del fatto che la tua famiglia è rotta, che nella casa perfetta ci stai si e no un giorno alla settimana, che i vestiti perfetti li hai perché hai un marito che per compensare il tradimento ti riempie di regali. Scommetto che il nonno e gli altri non sanno del vero disastro che c’è in casa nostra. Forse l’unica cosa per cui posso ringraziarti è di avermi mandato qui, lontano da tutta la merda di casa nostra!- Chiudo la telefonata davvero arrabbiata, e scaglio il telefono sul letto, dimenticandomi che non è mio, ma di Eveline.
-Devi essere proprio incazzata per usare tanta violenza su un povero ed innocente telefono.- Sobbalzo, non mi ero accorta del ragazzo che nel frattempo era arrivato, e che ora mi guarda, appoggiato alla porta, con un ghigno strafottente appiccicato sulla sua bella faccia. Alto, ben proporzionato, decisamente bello. Una massa informe di ricci scuri che contrasta, ma allo stesso tempo si abbina perfettamente, con un paio di magnetici occhi verdi, che ora mi fissano divertiti.
-E te chi cazzo sei?- rispondo, scontrosa. Eppure mi sembra di aver già visto quegli occhi.
-Mi prendi in giro? Davvero non ti rendi conto di avere davanti a te Harry Styles?-
-Sei davvero quell’Harry Styles? Il…il…-
-Il cantante dei One Direction, esatto. Sai, sei carina, io e te potremmo farcela una scopata ogni tanto-
-Frena un attimo ricciolo. L’unica cosa che so di te è che sei il nipote di Eveline, che era quello che stavo per dirti prima che tu mi interrompessi per dirmi una cosa di cui non me ne frega niente. Se tu pensi che io faccia parte di quella massa di ragazzine urlanti che voi chiamate directioners, ti stai sbagliando proprio tanto.-
-Davvero non ti interessa che io sia tra i cantanti più famosi in circolazione? Ci sono milioni di ragazzine che ucciderebbero per essere al tuo posto in questo momento- mi risponde beffardo. Lo conosco da meno di cinque minuti e mi irrita già profondamente, è così arrogante, vanitoso e assolutamente pieno di sé. Fortunatamente, prima che io possa rispondergli a tono entra Eveline: -Rebecca, questo è Harry, mio nipote. È tornato da poche ore qui a Holmes Chapel,e resterà per un po’ insieme ai suoi amici.-
-Già zia Ev, non vedo l’ora di passare del tempo con te e con Rebecca, deve essere una ragazza davvero meravigliosa!- dice quella piattola con un gran sorriso. Incredibile come sembri un ragazzino dolce e gentile.
-Sono contenta che vi siate presi in simpatia, ed è un bene, visto che Harry verrà qui spesso! Ora scusatemi, vado a controllare l’arrosto nel forno. Dieci minuti e sarà pronta la cena!-
Non appena sento i passi di Eveline farsi più distanti, torno a rivolgere lo sguardo ad Harry: -Senti, bello, non ho proprio idea delle tue intenzioni con me, ma visto i miei recenti casini, ho intenzione di stare fuori dai guai per un po’, e soprattutto di non deludere Eveline.-
-Oh andiamo, te lo leggo in faccia che non vuoi fare altro che divertirti. Non sei affatto una suora biondina, o mi sbaglio?
-Cosa ti importa se sono una suora o meno? Teoricamente tua zia è una sorta di mamma  per me, quindi noi siamo una specie di…cugini?-
-Hai detto bene, solo in teoria. In pratica tu sei una ragazza bella e disinibita, ed io un ragazzo che non accetta un rifiuto- dice avvicinandosi pericolosamente a me, che sono ancora sul letto. –Dai, non dirmi che non ti piacerebbe essere scopata da un cantante famoso come me- mi mormora all’orecchio, con voce roca e…sexy.
Mi allontano da lui ridendo: -Oh ti prego, davvero pensi che io aprirei le gambe solo perché tu sei quello che sei? Hai proprio sbagliato persona, io non ci casco. Forse riusciresti a farti la mia amica con questa frase, quella che stravede per voi, ma me proprio no.-  
-La tua amica è quella nella foto che hai sul comodino? Non male, dovrei farci un pensierino. Me la presenti?-
-Che cretino che sei. Innanzitutto abita dall’altra parte del mondo, e poi non lo farei mai.-
-Già, mi vuoi tutto per te. – dice con un gran sorriso, ma prima che io possa aprire bocca per ribattere, sentiamo Eveline che ci chiama per la cena.
-Non è finita qua- gli dico prima di scendere in sala da pranzo.
 
Dopo la sostanziosa cena risalgo in camera, rifiutando la proposta di Harry di andare a fare un giro: non ho nessuna voglia di passare del tempo con lui, e soprattutto voglio evitare di vedere Logan. Scrivo un messaggio a Brit, per raccontarle della nuova città, della nuova compagnia e dei nuovi casini, che alla fine sono sempre i soliti. Scrivo anche alla signorina Mansfield, comunicandole il mio arrivo ad Holmes Chapel, e lei mi risponde pochi minuti dopo, dandomi appuntamento per il giorno seguente davanti alla biblioteca della città. Sempre più annoiata, scorro la home di Facebook, e accetto le richieste di amicizia di alcuni ragazzi che ho conosciuto ieri sera, quando qualcuno –Eveline- bussa alla mia porta, per poi aprirla subito dopo e far entrare Melanie.
-Ciao Reb, ho pensato che magari vedere qualcuno ti avrebbe fatto bene, sai, dopo il casino di ieri sera- mi dice sorridendomi una volta che Eveline è uscita.
-Non sai quanto mi faccia piacere vederti Mel, ho davvero bisogno di parlare con qualcuno-
-Sai che sono qui per te Becca, puoi fidarti di me. Non avevo idea che quello stronzo stesse con Susanne, ma dopotutto un bacio non è niente di che!-
-Ecco, non è solo un bacio. A quel coglione ho fatto un pompino, e cinque minuti dopo era a sbaciucchiarsi con la sua ragazza! Dio, probabilmente dopo quello che ti ho appena detto ti devo sembrare una troia della peggior specie!-
-Tranquilla Reb, non ti giudico affatto, anche a me è successa una cosa simile e per questo ho perso la mia migliore amica. E per la cronaca questa mattina ho scoperto che il ragazzo che ieri sera stavo baciando appassionatamente è il ragazzo della cugina di Gracie, ma lei mi ha assicurato di non preoccuparmi che tanto lei è già cornificata e lui più di lei. Ma che se ne vadano affanculo tutti quanti, non mi farò distruggere l’umore da un coglione qualsiasi e non dovresti farlo neanche tu, lui non merita neanche un millesimo delle tue lacrime!-
-Hai ragione Mel, è solo che non mi aspettavo che lui fosse così meschino.-
-Spero di averti tirato un po’ su il morale, ora devo andare che si sta facendo tardi.-
Dopo avermi abbracciato, se ne va, ed io decido di andare a dormire: domani mattina dovrò svegliare presto per incontrare la signora Mansfield. 



 

angolo autrice!

hooola! ok, è  un sacco di tempo che non aggiorno,
ma la scuola mi ha preso un sacco!  per fortuna che
manca poco, e manca ancora meno al concerto! -8 lalalalaaa
(si, andrò a quello di milano se non si è capito haha).
bene, grazie a chi legge, recensisce o anche mette nei preferiti,
love ya all!

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Capitolo 8
*** it's my life ***


Everybody's talking all this stuff about me
Why don't they just let me live?
I don't need permission, make my own decisions
That's my prerogative
that's my prerogative

Britney Spears, My prerogative

 
 
 

Mi sveglio presto, piuttosto riposata, in tempo per farmi una doccia veloce, fare colazione ed incamminarmi verso la biblioteca di Holmes Chapel, che stando alla cartina dovrebbe essere in una via vicina alla piazza principale. Mentre mi incammino, infilo gli auricolari e messaggio un po’ con Brit. Per la prima volta nella mia vita, mi sento davvero sola: mi manca la mia casa, la mia vita ed i miei amici. È difficile iniziare una vita qui, soprattutto se, come nel mio caso, ogni gruppetto di ragazze che incrocio si mette a fissarmi e comincia a parlottare fitto fitto. Probabilmente qui le notizie corrono in fretta, e la mia performance dell’altra sera è già sulla bocca di molti.
-Rebecca!- sento qualcuno chiamarmi da dietro. Mi volto, e mi si para davanti Logan, l’ultima persona che ora ho voglia di vedere.
-Logan-
-Ehm, come stai? Voglio dire…-
-Ho capito benissimo cosa vuoi dire. Sto alla grande. Ora scusami, sono un po’ di fretta- gli rispondo fredda, e faccio per allontanarmi, ma Logan mi blocca per un braccio.
-Ehi, aspatta. Io…io volevo chiarire quello che c’è tra di noi-
Con una risata amara mi divincolo:- Credo che tu ti sia sbagliato, tra di noi non c’è niente. È stato solo divertimento, stop. A quanto ho visto tu sei già adeguatamente accompagnato, o sbaglio? E adesso lasciami andare, sono in ritardo- senza dargli tempo di rispondermi lo lascio lì in mezzo alla piazza, ed accelerando il passo raggiungo l’entrata della biblioteca.
-Tu devi essere Rebecca. Io sono la signorina Mansfield- mi saluta una signora. Quando il mio viso assume un’espressione stupita, lei anticipa la mia domanda: -Ti ho riconosciuta grazie ad una tua foto che mi sono fatta spedire dai tuoi genitori. Spero che tu ti sia ripresa, Eveline mi ha informato del tuo ricovero. Per il resto, come ti trovi?-
-Ora sto molto meglio grazie, e mi sono trovata molto bene, sia con la signora Styles che con alcuni ragazzi che ho conosciuto nei giorni scorsi-
-Bene, mi fa piacere. Proporrei di continuare la conversazione ad un tavolino al bar qui di fianco, ho parecchie cose da dirti-
-Certo, la seguo-
Dopo esserci sedute, ed aver ordinato qualcosa da bere, torna a rivolgersi a me: -Dunque, Rebecca, io sono la tua referente, per qualsiasi problema tu abbia rivolgiti a me, non essere timida. Innanzitutto, la scuola. I corsi ricominceranno il primo settembre, quindi hai ancora un po’ di tempo per goderti l’estate, ma l’ultima settimana di agosto dovrai frequentare dei corsi, per arrivare perfettamente in pari con il programma. Anche se è ancora presto per parlarne, ti ricordo che la frequenza alle lezioni è assolutamente obbligatoria, ed ogni tua eventuale assenza mi verrà segnalata dalla scuola. Qualche domanda?
-No signorina Mansfield, tutto chiaro.-
-Bene, allora continuiamo. Io e tuoi genitori concordiamo che tu debba trovarti un lavoro part-time, quindi ti suggerisco di iniziare a cercarne uno. Ovviamente non è un’alternativa alla scuola, ma dovrai gestirli entrambi. Ora comunque puoi riposarti e stare in vacanza, anzi so che Eveline la prossima settimana partirà, sei libera di seguirla o meno.-
-Ci penserò, poi ne parlerò direttamente con Eveline.-
- Riguardo alla tua vita sociale, devo chiarire alcuni punti: è opportuno che tu mantenga un atteggiamento consono, cioè, è meglio se non iniziassero a circolare voci su di te. Sei libera di uscire quando credi, ma ti invito a non fare troppo tardi la sera, specialmente in periodo scolastico. Bene, io credo di aver finito, per qualsiasi dubbio tu abbia ti lascio il mio numero.-
-Grazie signorina Mansfield, arrivederci.-
 
Una volta salutata la signora Mansfield, decido di iniziare subito a cercare un lavoro, almeno ho qualcosa da fare. Punto subito ad un pub o qualcosa di simile, non sono proprio il tipo da biblioteca, e nei negozi ci entro solo per comprare. Proprio non mi va giù il fatto che debba anche lavorare, probabilmente è l’ultima pensata di mia mamma per vendicarsi della sfuriata che le ho fatto al telefono. Sbuffando, finisco la sigaretta che mi sono accesa poco fa, e dopo averla gettata a terra con noncuranza, entro in un pub che sembra frequentato da ragazzi giovani: l’ultima cosa che voglio è trovarmi a lavorare in un posto pieno di vecchi bavosi che mi toccano il culo mentre passo. Se qualcuno mi deve proprio toccare il culo, che sia un ragazzo almeno.
Mi sono appena avvicinata al bancone, guardandomi intorno per cercare qualcuno a cui chiedere per il lavoro, quando da dietro il bancone mi si avvicina un tipo abbastanza giovane, sulla trentina credo.
-Ciao, ti serve qualcosa?-
-Ehm si, sarei in cerca di un lavoro, mi chiedevo se qui assumete qualcuno.-
-In teoria no, non assumeremmo nessuno, ma sei una bella ragazza, potresti portarci clienti in più, e se ti accontenti di uno stipendio non tanto alto puoi iniziare già domani sera.-
-Quindi sostanzialmente mi assumi solo per il mio bel faccino?-
-Hai fatto centro ragazza, sei sveglia. Le cosa comunque stanno così, ritieniti già fortunata ad aver trovato un lavoro.-
-Ok, mi sta bene. Hai detto che posso iniziare già domani sera?-
-Si, alcuni ragazzi hanno organizzato un party ristretto, hanno prenotato tutto il locale. Devi essere qui verso metà pomeriggio, c’è da pulire il locale e tutto il resto; presentati alle cinque e passa dal retro. Ah, dimenticavo, sono Richard, ma puoi chiamarmi Rick.-
-Tutto chiaro Rick. Oh, io sono Rebecca. Grazie per avermi assunto, domani porto un po’ di moduli da compilare per mettere tutto in regola, ciao.-
Mentre mi allontano verso la porta sento il suo sguardo seguirmi, e lo sento urlare: -È stato bello incontrarti Rebecca!-, al che mi giro, gli sorrido e poi esco dalla porta ancora girata a guardarlo, non accorgendomi del ragazzo contro cui vado a stamparmi. Oggi qualcuno lassù deve avercela con me, considerando che nel giro di tre ore ho incontrato l’ultima persona con cui avrei voluto parlare, scoperto di dovermi trovare un lavoro e mi sono scontrata contro un ragazzo che aveva in mano un delizioso frullato, che ora cola sulla mia maglietta.
-Oh dio, scusami, sono mortificato, io non ti avevo vista, sul serio!-
Prendo un respiro profondo per evitare di sclerargli addosso, poi gli rispondo sorridendo:-Ehi, tranquillo, ci credo, non penso che tu l’abbia fatto di proposito! Rilassati, è solo una maglietta, alla fine, non hai ucciso nessuno!-
Alzo gli occhi dalla mia canottiera irrimediabilmente imbrattata di frullato e a fissarmi trovo un ragazzo dagli occhi scuri e penetranti, i capelli corti alzati in una cresta piuttosto bassa; lui è alto, fisico abbastanza asciutto, ed ora mi fissa quasi preoccupato. Di fianco a lui, due sue amici stanno ridendo come dei deficienti per la figura di merda appena fatta dall’amico.
-Grazie al cielo non mi hai ucciso. Per qualche secondo ho temuto il peggio. Oh, a proposito, io sono Liam. E quei due cretini che stanno ridendo sono Niall e Zayn.-
-Fantastico, uno dei membri dei One Direction mi ha appena rovesciato addosso un drink e io non l’ho ucciso, le tue fan mi saranno grate per questo. Comunque, io sono Rebecca, piacere di conoscerti.-
-Se dici “le tue fan” devo dedurre che non sei tra queste?- si intromette nella conversazione il ragazzo biondo, Niall.
-Esatto, sinceramente non ho mai ascoltato nessuna delle vostre canzoni, a parte quando Brit, la mia migliore amica nonché vostra grande fan, decide di violentarmi le orecchie mettendole su a tutto volume. In sintesi, conosco talmente poco la vostra musica che non posso dirmi neanche lontanamente vostra fan.-
-E dimmi, la tua amica è bella come te?- mi chiede l’altro amico, Zayn.
-Si, lo è. Ma non scaldatevi, abita parecchio distante da qui, a San Diego.-
Prima che io possa iniziare a raccontare i motivi della mia presenza in un remotissimo paese dell’Inghilterra, Niall mi ferma, e mi chiede: -Aspetta, ma tu sei la tipa strafiga di cui ci ha parlato Harry ieri sera? Quella che sta da sua zia che è venuta qui dall’America per studiare, con un’amica figa quanto lei che lui ha visto in una foto sul tuo comodino?-
-Wow, mi sento stalkerizzata. Si, sono io, ho avuto il piacere di conoscere Harry ieri, quando mi ha fatto avances sconce in camera mia. Avances che io ho rifiutato.-
-Beh, se hai rifiutato lui puoi sempre rifarti con me.- mi dice Niall ammiccando.
-Ti piacerebbe! Scusate, ma ora devo proprio andare, devo andare a fare delle compere per Eveline. È stato bello conoscervi, ciao!-
-Anche per noi, ciao!- rispondono, più o meno in coro.
Per la seconda volta nella mattinata, sento tre occhi puntati sul mio fondoschiena mentre mi allontano verso il supermercato. Sospirando, mi accendo una sigaretta e mi lascio scivolare via la sensazione di essere radiografata.
 
-Eveline, sono a casa!- dico a voce alta chiudendomi la porta alle spalle, dirigendomi in cucina per svuotarle, e vi trovo Eveline intenta a preparare il pranzo.
-Oh grazie Rebecca, sei un tesoro! I soldi che ti ho dato erano sufficienti?-
-Si, ecco qui il resto.-
-Allora, come è andata con la signora Mansfield?-
-Mi ha spiegato tutto, sia per la scuola che per il resto, e ha anche detto che i miei genitori vorrebbero che mi trovassi un lavoro. Fortunatamente ne ho trovato uno al primo colpo, in un pub, ed inizio domani sera.-
-Oh, che bella notizia! Non sembri tanto entusiasta di lavorare però.- ride abbracciandomi.
Ricambio l’abbraccio con poca convinzione, e le rispondo che sinceramente non mi entusiasma l’idea di dover lavorare.
Poco prima di mettermi a tavola, ricevo un sms di Mel:
Ehi R., come va? Oggi io e le ragazze ci troviamo per un pomeriggio tra di noi, senza ragazzi! Sei con noi? Ti aspettiamo a casa mia, bacii!
Decido di andare, di passare del tempo in casa non ne ho voglia, tanto più che Eveline oggi lavora tutto il pomeriggio, quindi le rispondo subito:
Ok ci sono, grazie dell’invito! Sono da te per le cinque e mezza. x
Dopo aver pulito la cucina e risistemato la mia stanza, che in poco più di due giorni avevo già ridotto abbastanza male, decido di andare a correre per smaltire tutto quello che avevo ingurgitato in quei giorni. Da domani si torna a mangiare come Dio comanda, Rebecca mi annotai mentalmente. Mi infilo un paio di shorts, una canottiera aderente, ed una volta infilati i miei auricolari, inizio a dirigermi verso il parco, dove avrei potuto correre in pace. Sgombro la mia mente da ogni pensiero, sono concentrata solo sulla musica che ad alto volume si imprime nella mia mente, quando vedo una fontanella e mi fermo per bere. Sono chinata a bere, quando sento due grosse mani cingermi i fianchi e sussurrarmi all’orecchio:-Sei terribilmente eccitante anche quando bevi.-
Mi giro di scatto e mi trovo davanti, molto vicino, Harry.
-Razza di deficiente, vuoi farmi venire un infarto?- gli urlo inferocita, con il cuore che batte ancora forte per lo spavento.
-Ehi non ti scaldare, non ti piacciono i complimenti?-
-Non fatti da te.- rispondo seccata.
-Uh, come sei suscettibile. Senti, io e i miei amici stiamo andando a farci una birra, vuoi venire con noi?- dice indicando verso Niall e Liam, che nel frattempo si stanno avvicinando a noi.
-Ciao biondina dal bel culo!- mi saluta Niall.
-Maniaco. Ragazzo del frullato- dico ricambiando il saluto con un cenno della testa – Birra alle tre del pomeriggio? Siete tristi. E io passo volentieri, devo finire di allenarmi.-
-Dai, non dirmi che hai bisogno di migliorare il tuo corpo perfetto!- protesta Niall.
-Niall, non mi farai cambiare idea adulandomi. Ciao belli, ci vediamo.- li saluto rimettendomi gli auricolari nelle orecchie, e riprendendo a correre.
-Comunque Niall ha ragione, hai proprio un bel culo bionda!- urla Harry mentre mi allontano.
Rientro verso le quattro e mezzo, e dopo una doccia lunga e rilassante mi preparo per andare da Melanie.
 
#HARRY’S POV
 
-Comunque Niall ha ragione, hai proprio un bel culo bionda!- le urlo mentre si allontana, piuttosto certo del fatto che lei possa sentirmi comunque. E a giudicare dal medio che alza in risposta, direi che mi ha sentito.
-Che facciamo? Birra e playstation da noi?- propone Liam. Hanno preso una casa in affitto per i prossimi tre mesi, abbastanza vicina alla mia. È decisamente grande per quattro persone, anzi, tre al momento, visto che Louis arriverà domani mattina, però è perfetta per organizzare qualche piccolo party. Non ci importa di avere tanta gente, l’importante è che ci sia la gente, e la roba, giusta.
-Oh si, birra e playstation è perfetto. E stasera?- approva Niall.
-Io di uscire stasera non ne ho voglia. Probabilmente ormai sarà girata la voce che tutti noi ci troviamo ad Holmes Chapel, ed è già un miracolo non essere già circondati da fans inferocite.- rispondo mentre rispondo ad un messaggio.
-Certo che quella Rebecca è proprio figa.- dice Niall mentre camminiamo verso casa loro.
-Già, ma voi come la conoscete? A parte per il poco che vi ho detto di lei la sera che l’ho conosciuta.- chiedo, sorpreso.
Niall inizia a ridere:- Liam, spiegalo tu ad Harry.-
Liam lo guarda storto, gli da uno spintone amichevole e poi mi spiega:-Stamattina mi sono scontrato con lei fuori dal Luxury e le ho rovesciato il mio frullato addosso.-
Niall ricomincia a ridere, seguito da me, mentre Liam ci rivolge parole poco gentili e non smette fino a casa. Lì ad aspettarci c’è Zayn, sdraiato sul divano, non da solo: sdraiata di fianco a lui, con addosso solo della biancheria intima che lascia ben poco all’immaginazione, c’è una ragazza, intenta a fumarsi una sigaretta. Ai piedi del grande divano stanno tutti i loro vestiti, sparsi sul tappeto. –Oh, Zayn, andiamo, non dove ci sediamo anche noi! Hai una camera tutta tua per quello.- commenta Liam, mentre le guance della ragazza, che si è accorta della nostra presenza, diventano leggermente più rosse.
-Forse è meglio se tolgo il disturbo.- dice lei alzandosi e guardandosi intorno alla ricerca dei suoi vestiti.
-No no, resta pure, per noi non c’è nessun problema!- le risponde Niall, guardando fisso il suo seno prosperoso, davvero prosperoso.
-Piper, prendi i vestiti e vai di sopra, aspettami lì. Seconda camera sulla destra, arrivo tra un secondo.- le dice Zayn, indicandole le scale.
Una volta che la ragazza è uscita dal salone, Zayn si alza dal divano, fruga nella tasca della felpa appoggiata ad una sedia e ne estrae una bustina, che lancia a Niall.
-Arrivata proprio oggi, regalino di Finn per la fine del tour- e, anticipando Niall, aggiunge: -è buona, l’ho già provata. Ora, se volete scusarmi, vado a concludere un certo affare al piano di sopra. Ma tra mezz’ora sono tutto vostro.-
-Non la inviti a restare per cena?- lo prende in giro Niall.
-Fottiti, Horan. Torna pure a fumarti l’erba mentre io scopo.- ribatte Zayn ridendo.
-Sfondala, Malik!- grido a Zayn mentre sale le scale, e lui in risposta scuote leggermente la testa, divertito.
Sto per aprirmi la birra che ho appena tirato fuori dal frigo quando mi suona il cellulare. È mia madre; sbuffando, rispondo.
-Tra mezz’ora in punto a casa o ti scordi di uscire per i prossimi tre mesi.- mi ordina.
-Come scusa? Sono con i miei amici e- non mi lascia finire di parlare.
–Nessuna protesta. Alle otto arrivano i nonni per una cena in famiglia e sei tenuto a degnarci della tua presenza. Ti voglio a casa entro le sei e mezza prepararti ed aiutarci a sistemare per la sera.
-Ma io avevo già dei programmi con loro per stasera.- ribatto, piuttosto scocciato.
-Harry, fino a prova contraria sono tua madre. Non mi importa la superstar che sei diventata, ora sei a casa e mi farebbe piacere che passassi del tempo con la tua famiglia. È da tanto che non li vedi, non credi che loro vorrebbero rivedere il loro nipote?- dice, addolcendosi leggermente.
-Ve bene, ci sarò. Per le sei e mezza sarò a casa, promesso.- dico sospirando.
-A dopo. Oh, passa in rosticceria dalla signora Kender a ritirare la busta che mi ha lasciato da parte.-
Mi alzo dal divano svogliatamente e spiego la situazione ai ragazzi. Prima di uscire, Niall mi lancia un sacchettino –La tua parte- spiega, in risposta al mio sguardo interrogativo. Con un cenno saluto tutti, e dopo essermi tirato su il cappuccio, mi dirigo verso casa.
Sto camminando verso il negozio della signora Kender quando vedo Rebecca che si guarda intorno, piuttosto spaesata. Quando mi vede, prima alza gli occhi al cielo, poi sorride e mi si avvicina.
-Harry!- mi saluta, stranamente in modo caloroso.
-Bella bionda, come va?- le chiedo in risposta.
-Senti, tu per caso sai quale è il negozio della signora Kender? Devo ritirare una busta per Eveline ma non ho idea di dove cazzo sia.-
-Ecco perché eri gentile con me. Dai vieni, ci sto andando anch’io.-
Una volta usciti di lì, ci dividiamo, ognuno diretto alla rispettiva abitazione.
-Beh, ci vediamo più tardi- mi saluta Rebecca.
-Oh, ci siete anche voi a cena?-
-Così pare, Anne ci teneva ad avere anche Eveline e me stasera.-
-A dopo allora- le dico a mia volta, sorridendole mentre la guardo allontanarsi lungo St Daniel Street.
 
-Sono tornato!- annuncio a voce alta mentre chiudo con la spalla la porta di casa.
-Vieni ad appoggiare la busta in cucina e vai a prepararti.-
Dopo averle portato tutto quanto, vado in camera mia, ma prima di andarmi a fare una doccia nascondo attentamente il sacchetto che mi ha dato Niall: l’ultima cosa che voglio adesso è che scoppi uno scandalo sulle brutte abitudini di Harry Styles.
 
#REBECCA’S POV
 
Ho passato un bel pomeriggio con Melanie, e adesso la cena a casa Styles è davvero piacevole. C’è un atmosfera così tranquilla e serena, ben diversa dalle cene di famiglia a cui ero abituata a San Diego. Harry sembra così diverso, una persona completamente estranea a quella che mi si è presentata in camera pochi giorni fa.
Verso le dieci Anne, Eveline ed i nonni di Harry decidono di andare a fare una passeggiata per Holmes Chapel, mentre Harry ed io restiamo a casa. O meglio, Harry convince tutti che per noi ragazzi sarebbe noioso passeggiare e fermarsi all’esibizione della banda prevista per questa sera, così propone di restare a casa a guardare un film.
Poco prima di uscire di casa, Anne chiama il figlio in cucina. Io devo andare in bagno, così passandoci davanti non posso fare a meno di sentire uno stralcio della loro conversazione:
-Allora mamma,sono stato il figlio perfetto che vuoi?-
-Non fare il cretino, sai quanto ci resterebbero male i nonni se venissero a sapere del ragazzo che sei diventato; già è strano che non abbiano letto i casini degli ultimi mesi, le ragazze in hotel, gli after parties, le tue tante, troppe foto da ubriaco che circolano, per menzionarne solo alcuni. Che ti è successo, Harry? Tre anni fa non eri così.
-Mamma, non ti intromettere in questo. È la mia vita, me la gestisco io.-
A quel punto non voglio sentire altro, e mi affretto a tornare nel salone, dove intanto si erano accomodati gli altri.
Una volta che sono usciti, mi lancio sul divano, e chiedo ad Harry: -Allora, che film guardiamo?-
-Su questo televisore niente, vieni.-
Con un sospiro mi alzo e lo seguo fino a camera sua.
-Ecco, qui si sta molto più comodi. Visto che io ho scelto il posto, a te lascio scegliere il film. La mia collezione è là nell’angolo, vacci a vedere.-
-Sul serio Harry, guardi porno così scadenti?- ridacchio sventolando un dvd che ho trovato sullo scaffale che mi aveva indicato.
-Non ne ho bisogno, fidati. È roba vecchia. Dai ora muoviti.-
Una volta che ho scelto il film, American Pie, giusto per non farci mancare niente, lo raggiungo sul grande letto matrimoniale.
-Vuoi fare un tiro?- mi chiede allungandomi la canna che si era appena fatto su.
-E così sei diventato un ragazzo cattivo, Harry? La mamma lo sa cosa fai mentre sei in giro per il mondo?-lo prendo in giro, per poi ritornare a guardare il film.
 
Una volta che ha fatto anche l’ultimo tiro, Harry si affretta ad aprire la finestra per far si che l’odore si disperda, ed una volta abbassate le tapparelle (-per far si che i paparazzi non facciano foto strane- si giustifica) torna a sdraiarsi, mettendosi attaccato a me e cingendomi le spalle con un braccio.
-Allora, bella biondina, non trovi che questa serata sia un po’ troppo noiosa?- mi sussurra vicino all’orecchio.
-No, direi proprio di no, anzi, questo film è davvero divertente.- quanto mi diverto a prenderlo per il culo.
-Andiamo, non fare la difficile, so perfettamente quanto vuoi prendermi il cazzo in bocca.- ringhia sempre vicino al mio orecchio. Sto per annullare ogni distanza tra i nostri visi, quando sentiamo il tonfo della porta che si richiude, seguito da un -Siamo tornati!- di Anne. Subito ci allontaniamo, ed io mi alzodi scatto, raggiungendo gli altri in salotto, e seguita poco dopo da Harry.
-Come mai così presto?- chiede lui, leggermente scocciato.
-Ha iniziato a piovere, l’esibizione è stata annullata- spiega Anne
-È ora che io e Rebecca torniamo a casa, domani ho il turno di mattina.-
-Ma non vorrete tornare a piedi e bagnarvi? Harry, prendi la tua macchina ed accompagnale!- chiede Anne al figlio.
-Va bene mamma, vado a prendere le chiavi in camera e arrivo. Rebecca, credo tu abbia lasciato il tuo maglione in camera mia, mi accompagni?-
-Ma certo, facciamo in un attimo!- dico in risposta ad Harry ed al suo sguardo decisamente eloquente.
Harry mi trascina in camera e chiude la porta alle sue spalle, per poi avvicinarsi a me, sempre di più
-Dove eravamo rimasti?- mormora con lo sguardo fisso sulle mie labbra.
-Eravamo rimasti ad io che me ne torno a casa. E a te che mi ci accompagni.- gli rispondo divincolandomi da lui ed infilandomi il maglione che avevo abbandonato sul letto, e dirigendomi subito dopo verso la porta.
E quando lo sento dire -Stronza- tra i denti, ma a voce abbastanza alta da farsi sentire dalla sottoscritta, non posso fare a meno di sorridere.

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