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Quel giorno in
centrale, il telefono squillava senza sosta dalla mattina presto. Seduto alla
sua solita scrivania, stava il capo questore di tutta la polizia di Osaka. Vestito come ogni giorno con la camicia bianca e
la giacca nera con pantaloni in tinta, capelli ricci e corti, baffetti sottili e curati e sguardo severo. Ultimamente era stato
molto impegnato: una banda di criminali aveva messo a segno furti nella
città senza che nessuno fosse riuscito a fermarli. Come se non bastasse,
c’erano stati diversi casi di omicidio, che lui
aveva affidato alla squadra del commissario Otaki e
nei quali, aveva poi scoperto in seguito, aveva messo lo zampino suo figlio Heiji, risolvendoli anche velocemente. Rispose
all’ennesima telefonata; questa volta l’interlocutore era una donna
che voleva denunciare la perdita della sua preziosa borsetta in
pelle firmata comprata la settimana prima e, pensò l’uomo, pagata
una fortuna. Dopo aver consigliato alla donna di recarsi personalmente in
centrale per denunciare il fatto, riagganciò spazientito il telefono;
aveva cose importanti a cui pensare, senza che una signora troppo pigra per fare due passi e arrivare al loro centralino,
interrompesse il filo dei suoi pensieri con una telefonata, si disse. Dopo
nemmeno cinque minuti il telefono squillò di nuovo, ma
questa volta l’uomo aspettò che l’apparecchio emettesse il
quinto trillo lasciando di conseguenza rispondere alla segretaria che stava
nell’ufficio accanto. Passarono soltanto alcuni istanti e qualcuno
bussò alla sua porta. L’uomo sospirò e disse alla persona
al di fuori della stanza di entrare, immaginandosi già di vedere entrare
la donna che aveva risposto al telefono;quello, evidentemente non era il
giorno adatto per pensare alla banda di criminali che, ormai da alcune settimane
occupava la sua mente.
Come aveva
immaginato, una donna sulla cinquantina con gli occhiali e lunghi capelli tinti
di nero fece capolino da dietro lo stipite della
porta.
SE - Signor Hattori mi scusi, c’è
una telefonata per lei, uno strano signore che dice di volerle parlare
urgentemente – spiegò la donna.
HE – lo
passi pure sulla mia linea Sakura –.
La signora fece un
piccolo inchino e richiuse la porta dell’ufficio del suo capo. Dopo una
trentina di secondi, la spia rossa del telefono si accese e il signor Hattori alzò la cornetta.
HE – Sono il
capo questore di Osaka, mi dica –
X – ciao Heizo.. -
Le sopraciglia
dell’uomo si aggrottarono non appena sentì il tono confidenziale
del suo interlocutore. A giudicare dal timbro della voce non
lo conosceva affatto, quindi non riusciva a capire chi potesse essere
così maleducato da chiamarlo per nome senza averlo mai incontrato. Il
suo sguardosi
fece immediatamente più serio. Visto il lavoro che faceva, l’uomo
che stava dall’altra parte della cornetta poteva benissimo essere
qualcuno che lui aveva arrestato ed era uscito di
prigione dopo aver scontato la sua pena. Mentre questi
dubbi si facevano largo nella sua mente, HeizoHattori restò completamente in silenzio e
aspettò che la persona che aveva chiamato continuasse a parlare, e
quest’ultimo, come se gli avesse letto nel pensiero incominciò:
X – sono Shino.. il capo della banda a cui
stai dando la caccia da alcune settimane.. felice di sentirmi? -
I muscoli e i
nervi del capo questore si irrigidirono fino all’inverosimile
non appena l’uomo si presentò. Cosa poteva volere da lui
quell’uomo che più di chiunque altro era ricercato in quel periodo
dalla polizia di Osaka che stava ai suoi comandi??
Cercò di rispondere con un tono che non lasciasse
trasparire la sua tensione e il risultato fu più che soddisfacente.
HE – lei non
immagina nemmeno quanto.. Cosa vuole da me? –
Heizo pose questa domanda con particolare
curiosità. In quei brevi secondi al telefono, il suo cervello aveva
lavorato senza sosta. Non era mai capitato che un criminale telefonasse a colui che gli stava dando la caccia, e lui voleva essere ben
attento a non finire in una trappola.
SH – Vorrei
parlarti capo.. –
HE – Ti sto
ascoltano Shino.. parla pure
–
La tensione
all’interno dell’ufficio era quasi palpabile. Gocce di sudore
rigavano le tempie del capo questore e le sue mani stringevano convulsamente
l’una la cornetta del telefono e l’altra il bordo della scrivani alla quale stava seduto. Proprio
questa mano si staccò e andò ad allentare il nodo della
cravatta che sembrava soffocarlo, per poi tornare alla posizione precedente.
SH – Sono
alcune settimane che mi dai la caccia.. non sei
riuscito a prendermi e mai ci riuscirai.. Hehe
– sogghignò l’uomo.
Il signor Hattori dovette far ricorso a
tutto il suo autocontrollo per non infuriarsi. Ormai le nocche delle sue dita
erano diventate bianche per la forza con cui stringeva il piano in mogano
davanti a lui, ma aveva capito benissimo che il malvivente stava cercando di
provocarlo.. e non voleva cadere nel suo tranello,
anzi, non doveva proprio!! Così lasciò che continuasse.
SH – non ci
riuscirai mai a meno che non sia io a venire da te!! O
viceversa.. –
L’uomo
lasciò quest’ultima frase sospesa in modo particolare, con un tono
di voce talmente perfido da risultare quasi
agghiacciante.
HE –
Spiegati meglio – replicò Heizo con un
tono curioso ma che lasciava comunque intendere la sua
prudenza.
SH – Avrei un piccolo affare da proporti – disseShino divertito.
HE – che
tipo di affare – lo incalzò il
poliziotto.
La risposta si
fece attendere alcuni secondi, durante i quali il signor Hattori
maledìripetutamente
nella sua testa l’uomo che stava dall’altra parte della cornetta:
sembrava quasi che volesse metterlo alla prova, testare la sua tenuta nervosa;
e se questa era una sfida, lui non si sarebbe certamente concesso il lusso di
perderla.
SH – ora tu
vieni giù e ci incontriamo qui sotto davanti al
portone della centrale. -
Tutti i buoni
propositi del capo questore sparirono immediatamente non appena questa
sentì la risposta del ladro.
HE –
SMETTILA DI SCHERZARE E DIMMI COSA VUOI!! –
ringhiò.
SH – non sto affatto scherzando Heizo..
Ti giuro sulle rapine che ho fatto che ti sto chiamando dalla cabine telefonica
qui sotto!! Allora.. vuoi venire? -
HE – Non
sono tanto stupido da accettare questa condizione.. Se
vuoi farmi scendere hai sicuramente qualcosa in mente.. –
Mentre pronunciava
quella frase nella sua mente balenò
l’immagine di suo figlio Heiji. Nei pochi
secondi che aveva a disposizione, riuscì a fare mente locale sulla sua
situazione e si disse che aveva fatto perfettamente
bene a tenere quella testa calda fuori da quella indagine mentendogli sulla
serietà del caso: impulsivo com’era, avrebbe sicuramente fatto
qualche stupidaggine e si sarebbe messo nei guai; oltretutto, vedendo le
persone che avevano davanti, completamente prive di coscienza che non si erano
fatti problemi ad uccidere e conoscendo suo figlio, era sicuro che con la sua
ingenuità e il suo caratteraccio tremendamente orgoglioso, si sarebbe
fatto ammazzare. Almeno questo era quello che credeva, totalmente inconsapevole
di aver sottovalutato il ragazzo.
HE – tsk,
per chi mi hai preso? Non sono così sprovveduto da venire li sotto alle tue condizioni – esclamò con aria
sapiente il signor Hattori. Dall’altra parte
della cornetta si udì un sospiro, ma non di rassegnazione, anzi:
sembrava quello di una maestra delle elementari che spiega pazientemente ai
suoi alunni lo stesso argomento per la quindicesima volta. La risposta
seguì subito dopo.
SH – No, no.. non ci siamo proprio.. sei più cocciuto di quanto
pensassi capo.. forse non hai ben capito in che situazione ti trovi –
Il tono furbo
dell’interlocutore fece scappare completamente la pazienza adHeizo, che si sentiva sempre
più preso in giro.
HE – NON
DIRE STUPIDAGGINI!! SEI TU CHE NON HAI CAPITO UN BEL
NIENTE!! SEI AL TELEFONO SOTTO AD UN EDIFICIO PIENO DI
UOMINI AI MIEI COMANDI!! BASTEREBBE UN MIO CENNO DEL
CAPO PER FARTI RITROVARE COMPLETAMENTE CIRCONDATO!!COSA CREDI DI POTER FARE? – esplose. Era completamente paonazzo in volto, la collera si era
impossessata di lui, riuscendo anche a scacciare la tensione e rendendogli il
respiro affannoso. Ora la mano che non stringeva il telefono era chiusa a pugno
con le unghie che quasi si conficcavano nella carne. Il delinquente rise
divertito alla reazione dell’uomo.
SH – Ha haha!! Hai proprio un bel caratterino, non
c’è che dire!! Sai essere molto
più autoritario di quanto non scrivano i giornali!!
Forse dovrei chiamare tuo figlio.. Un mio caro amico
lo ha visto all’opera e mi ha detto che è molto coraggioso..
–
Nell’udire
quest’ultima frase, i nervi del capo questore tornarono ad irrigidirsi e
l’ira di qualche istante prima lasciava nuovamente il posto alla tensione
a all’ansia.
HE – lascia Heijifuori da questa storia..
è solo uno sprovveduto..
SH – come
preferisci capo.. ma scendi ora, sono piuttosto stanco
di aspettarti – disse l’uomo con voce annoiata.
HE – Non
verrò. Ti ho già detto che sei tu quello
che si trova in una pessima situazione e non io.. –
Questa volta il malvivente replicò con fare alquanto
spazientito.
SH – Non hai
capito un bel niente!! Non mi piace ripetermi, ma per
te farò un’eccezione, quindi ora vedi di ascoltarmi attentamente!!E prendi appunti se vuoi –
disse pronunciando l’ultima frase con un tono di voce derisorio –
Io ti sto chiamando dalla cabina qui sotto e ho due pistole in tasca. Cariche.
Ora, se non vuoi che io faccia una strage davanti alla tua centrale, ti
conviene scendere subito. E da solo anche.. -.
Un’espressione
di terrore si dipinse sul volto di Heizo. Gli occhi
erano spalancati, la bocca leggermente aperta e aveva ripreso a sudare. Aveva
capito che quel farabutto non scherzava.
HE – FERMATI!! – gridò – verrò
giù – disse poi rassegnato, quasi sussurrando con il respiro che
gli tremava per la tensione.
SH – Oh.. vedo che inizi finalmente a ragionare.. Sapevo che eri un
uomo con cui sarebbe stato piacevole fare affari.. Sei veramente in gamba
capo.. hehehe – sogghignò il ladro omicida – però
sbrigati.. sai, sono uno con poca pazienza.. non mi piace aspettare, e tu mi
hai già fatto stare qui anche troppo –
HE –
Aspettami; verrò giù da solo, ma tu non sparare!!
– disse il signor Hattori con un tono di voce a
metà tra l’ordine e la supplica.
SH – Hai la
mia parola -.
Detto questo
riagganciò il telefono ed uscì dalla cabina, aspettando colui che, da suo inseguitore, era diventato sua vittima.
Proprio quest’ultimo, era rimasto nel suo ufficio con la cornetta in
mano. Si rese conto solo in quel momento di essersi alzato in piedi durante la
conversazione. Con un gesto rabbioso lanciò il telefono sul pavimento.
Dopo aver respirato a fondo, si diresse verso la porta del suo ufficio, con
piglio deciso che nascondeva la preoccupazione che in realtà provava.
Note a fine capitolo:
Salve a tutti!! Pur
non essendo assolutamente una scrittrice, ho deciso di cimentarmi in quest’opera
sul mio adorato HEIJI!!In teoria doveva essere una one-shot, ma siccome diventava
un po’ lunga, ho deciso di spezzettarla..
Spero che vi piaccia,
in ogni caso.. commentate!! XD
Appena uscito da quella stanza, la sua
preoccupazione aumentò a dismisura. Gli sembrava quasi che quelle
quattro mura potessero proteggerlo, le avrebbe portate
con sé se solo gli fosse stato possibile. Sapeva di andare incontro a
qualcosa di molto pericoloso, ma quel farabutto al
quale stava dando la caccia non gli aveva lasciato alcuna scelta.
Controllò di avere la pistola nascosta sotto la giacca e dopo un altro
sospiro di incoraggiamento si avviò al piano
inferiore.
Scese le scale con
l’aria di un uomo che viene condotto al
patibolo: lo sguardo fisso nel vuoto davanti a lui, le braccia lasciate molli
lungo i fianchi, il passo lento ma deciso: dopo tutto restava sempre molto
orgoglioso. Nei corridoi dell’edificio c’era un gran traffico, ma a
lui sembrava di essere solo: riusciva a vedere
soltanto la luce che entrava dalla porta a vetri e che gli illuminava
l’ultimo pezzo di strada che ancora doveva percorrere prima di ritrovarsi
faccia a faccia con l’uomo che più odiava in quel momento.
Appena le mani
sfiorarono l’anta a specchio, quest’ultima si aprì lasciando
vedere adHeizo una delle
vie principali della città, come sempre piena di gente: se quel pazzo
avesse iniziato a sparare, non gli ci sarebbe voluto molto per fare una strage.
Il poliziotto guardò prima alla sua sinistra e poi alla sua destra per individuare la cabina telefonica più
vicina, e si mosse nell’ultima direzione controllata. Non gli ci volle
molto per notare un uomo vestito sportivo con indosso un lungo cappotto nero.
Se ne stava appoggiato al gabbiotto del telefono e fissava con sguardo perfido
ma divertito il signore in giacca e cravatta che si stava avvicinando a lui
scuro in volto. Si alzò dal suo sostegno rivelando di essere veramente alto, circa due metri. Perfino il signor Hattori,
dal suo metro e ottantacinque si sentì una formica
vicino a lui.
SH – Salve
capo.. finalmente ci incontriamo –
HE –
smettila e dimmi cosa vuoi!! – replicò
deciso. Era sempre più nervoso.
SH – Calmati
capo.. non voglio fare niente di particolare.. solo
ripagarti per avermi costretto a scappare per tre settimane.. –
Il capo questore
aggrottò le sopraciglia e strinse i denti fino a parsi
male. L’uomo che aveva di fronte lo stava ricattando e lui non
poteva reagire alle prese in giro senza provocare una reazione: aveva le mani
legate!! Il malvivente avanzò di un passo verso
di lui e la mano destra di Heizo di mosse
istintivamente sotto la giacca. Il ladro scoppiò a ridere divertito.
SH – Ha hahaha!! Sei proprio
divertente lo sai?! – il suo tono si fece poi
improvvisamente più serio e malvagio – butta immediatamente la
pistola nel cestino qui di fianco o io giuro che ammazzo te e tutti quelli che
passano vicino al tuo cadavere!! –
Detto questo
estrasse una pistola, si avvicinò al poliziotto che aveva di fronte e
gliela appoggiò contro il fianco sinistro.
Al signor Hattori non restò altro da fare che obbedire anche
questa volta: prese la sua arma estraendola dal fodero nero, e la gettò
nel contenitore alla sua sinistra provocando un forte rumore metallico che fece
voltare tutta la gente intorno a loro.
Questo fece
scattare la rabbia nel gigante vestito di nero.
SH – Fai
un’altra cosa del genere e io ti finisco!! Non
cercare di attirare l’attenzione su di te perché ti ho già
spiegato che non sarai solo tu a pagare le conseguenze delle tue azioni!! Quindi pensa bene a quello che fai..
sai che non mi piace ripetere le cose che ho già detto –
Detto questo, il
delinquente estrasse un lungo coltello, dalla lama non più corta di15 cm
e la puntò alla gola della sua vittima cercando di farsi notare il meno
possibile. Il capo questore si guardò intorno con la coda
dell’occhio. La gente intorno a loro era diminuita e quella che ancora
c’era andava così di fretta che sembrava non
vedere affatto quello che in realtà si stava consumando sotto i
loro occhi.
SH – Ora mi
segui senza fare una piega o ti spedisco all’altro mondo.. e se a te non importa, prova a pensare a quanto
dispiacerebbe a tua moglie e a tuo figlio.. –
Questa frase fece
riflettere Heizo. Nonostante la
situazione in cui si trovava, il suo pensiero ebbe la forza di correre, quasi
fosse autonomo, a Heiji. Lui era sempre stato
molto severo con suo figlio e non avevano un vero e proprio rapporto: lui lo
criticava e lo rimproverava spesso per i suoi interventi nelle indagini, e
siccome il ragazzo faceva sempre di testa sua, finivano col litigare e,
nonostante la testa calda del più giovane, l’ultima parola
spettava sempre a lui, Heizo. Venne
risvegliato da questi suoi pensieri dalla lama del coltello che premette con
più forza contro la sua gola.
AH – Ora
andiamo dove dico io.. –
Con la mano
libera, il ladro prese Heizo per le spalle e lo
costrinse a voltarsi nella direzione opposta, verso il centro della
città.
O – Fermo
dove sei!! – Una voce di fronte a loro li fece
fermare.
Otaki stava lì, con la pistola puntata
verso l’uomo più alto. Quest’ultimo però, non si fece affatto intimorire. Un ghigno divertito si
dipinse sul suo volto.
SH – mi sa
che ti stai sbagliando.. qui non si ferma proprio
nessuno.. – replicò, sempre più divertito e sicuro di
sé.
O – Chi sei tu? – chiese nervoso
il commissario Otaki. Stava sudando parecchio, ma
niente in confronto al suo superiore.
SH – Sono il
boss della banda a cui state dando la caccia nelle ultime settimane. Ero venuto
a farvi una visitina, ma me ne stavo già andando..
e il capo qui viene via con me..-
Tutta la gente ora
aveva capito la situazione, ma per paura di rimanere
coinvolta in qualcosa più grande di loro, le persone attraversavano
la strada per andare dall’altra parte. Qualcuno di loro aveva chiamato la
polizia, ma molti di loro avevano preferito ignorare la situazione. Grazie alle
telefonate di alcuni di questi passanti, un gruppo di poliziotti uscì e
si mise al fianco di Otaki
per dargli man forte.
SH – ho
già detto al vostro amico – disse il criminale rivolto proprio a
questi ultimi – che io e il capo qui – e fece un cenno indicando Heizo – ce ne stavamo giusto andando..-
O – non ti illudere!! Non ti lasceremo andare così!! –
Una risata perfida
e agghiacciante uscì dalla bocca dell’uomo e risuonò nella
calda aria del mezzogiorno.
SH – Allora
voi non avete capito proprio un bel niente!! Siete
proprio stupidi!!Se provate a
fermarci o a torcermi un solo capello. Il vostro adorato signor Hattori passerà a miglior vita..
– spiegò con tono derisorio e un’espressione come se stesse
dicendo la cosa più ovvia del mondo.
Un’ombra di
terrore puro comparve sul volto dei poliziotti bloccandoli completamente.
HE – Non sta
scherzando Otaki..
lasciatelo stare.. – disse malinconicamente Heizo.
Quasi come se
quello fosse stato un segnale, Shino si mosse in avanti spingendo il suo
ostaggio e costringendolo a salire in un piccolo furgoncino. Lo chiuse nel
rimorchio e, salito al posto di guida, partì sgommando dopo aver
lanciato un’occhiata trionfante ai poliziotti immobili sul
marciapiedi. Questi ultimi erano congelati dalla rabbia, dal terrore e
dallo sconforto per aver visto portar via il loro capo, nonché
loro amico, senza poter intervenire.
H – Sono a
casa.. – disse con voce svogliata un ragazzo
entrando in casa. Chiuse con un colpo secco la porta
provocando un forte rumore del telaio. Si tolse pigramente le scarpe da
ginnastica che dovevano essere state bianche, ma che
avevano assunto una netta sfumatura di grigio, e si avviò per il
corridoio senza indossare le consuete pantofole. La prima porta sulla sua
sinistra si aprì e una splendida donna sulla quarantina, ma che
dimostrava almeno dieci anni in meno, uscì. I lunghi capelli castani
erano come sempre raccolti dietro il capo e indossava un tradizionale kimono
con varie tonalità di rosa. Un profumo di cibo delizioso si sparse
nell’aria, ma questo lasciò totalmente indifferente il ragazzo.
S – Heiji caro.. bentornato.. cosa ti
preparo da mangiare? –
Il giovane
arrestò la sua lenta camminata e, senza voltarsi, disse:
H – Niente
per adesso.. voglio solo dormire –
Detto questo
proseguì per le scale salendo pigramente i gradini e quasi trascinando i
piedi. Gli sembrò che gli scalini non finissero mai, mentre in
realtà erano solo una ventina. Aprì la porta della sua camera ed
entrò richiudendola pesantemente anche questa volta. Lasciò
cadere a terra la sua tracolla dove teneva i libri di scuola e si buttò
a peso morto sul suo grande letto.
Sua madre, ShizukaIkenami, era rimasta al
piano di sotto, seguendo con sguardo sorpreso e preoccupato il figlio: era la
prima volta che Heiji tornasse a casa senza infilarsi
direttamente in cucina, sedersi a tavola e letteralmente gettarsi su quello che
aveva nel piatto. Era sempre stato un ragazzo molto vivace e consumava un sacco
di energie, e di conseguenza, aveva spesso fame. La
donna si ritirò in cucina soprapensiero. L’oggetto dei suoi
pensieri, intanto, era ancora sdraiato sul letto, nella stessa posizione in cui
era caduto e con gli occhi semichiusi. Non si reggeva in piedi dalla
stanchezza. In quel periodo a scuola aveva parecchio da fare, e gli allenamenti
di kendo lo impegnavano parecchio, senza contare le varie partitelle che faceva
con gli amici di sport come calcio o tennis.
Come se non
bastasse, si erano anche verificati un sacco di crimini ad Osaka e lui aveva
sempre aiutato la squadra di Otaki
a risolverli. Non che ne fosse obbligato, anzi. Solo che li piaceva, e molto anche. Il campo
dell’investigazione lo aveva attirato sin da bambino, e grazie alla sua
grande intelligenza era sempre stato molto portato. Anche
gli ultimi omicidi, li aveva risolti interamente da solo. Quando il padre lo
aveva scoperto però, era stato un casino. Gli
aveva detto di non avvicinarsi al luogo del delitto o alla vittima,
perché col suo carattere entusiasta e sbadato, avrebbe
sicuramente compromesso degli indizi, diceva. Non riusciva a sopportarlo quando faceva così. Gli voleva un gran
bene, certo. Suo padre era sempre stato un esempio per lui. Nonostante
il carattere fiero e severo col quale era entrato, ed entrava tuttora sempre in
contrasto, lo ammirava: per la sua abilità e per come si faceva
rispettare. A volte esagerava, è vero:
soprattutto con lui. Non erano mai riusciti ad avere un rapporto, Heiji si era sempre sentito un po’ respinto dal
padre, oppure usato per il suo lavoro, come quando lo aveva picchiato e
umiliato davanti a tutti per usarlo come diversivo. Se
ci ripensava si arrabbiava ancora. Proprio per questa situazione però,
era cresciuto con un carattere molto forte. Sin da piccolo aveva imparato ad
arrangiarsi da solo e a fare di testa sua. Se il padre non voleva instaurare un
rapporto con lui, si era detto da bambino, allora non poteva nemmeno dargli troppi ordini.
Nonostante questa
spaccatura, accentuatasi adesso che lui era cresciuto, se qualcuno gli avesse
chiesto di parlare di suo padre, ne avrebbe comunque
parlato bene: dopotutto, era sempre “il suo papà”, anche se
nemmeno lui, sapeva in fondo spiegarsi il motivo di questa sua devozione. Mentre pensava a tutte queste cose, si rese conto che la
stanza non era più perfettamente a fuoco, e che le palpebre gli si
stavano chiudendo. La fatica fisica e psicologica di quell’ultimo periodo
si stava facendo sentire. Proprio mentre si stava per abbandonare tra le
braccia del sonno, gli parve di sentire un leggero bussare alla sua porta, me era così stanco che pensò di ignorare
completamente il rumore per lasciare spazio ad un sonno profondo.
E il suo piano sarebbe stato perfetto, se
non fosse che, la persona che lo aveva disturbato, aprì la porta ed
entrò nella stanza, attirando su di sé alcune maledizioni
lanciate dal ragazzo. Quest’ultimo infatti,
aveva aperto di scatto gli occhi alzando la testa dalla morbida coperta non
appena aveva sentito il telaio in legno scorrere sulla striscia metallica. Con
gli occhi mezzi chiusi dal sonno, si ritrovò a
osservare sua madre, ferma sull’entrata della camera che lo guardava
dolcemente, proprio come una madre guarda il proprio figlio. Al contrario del
marito, infatti, la donna mostrava sempre apertamente i propri sentimenti, in
particolar modo quelli verso il ragazzo cui, fin da bambino, non aveva mai
fatto mancare l’affetto di cui aveva bisogno, colmando anche il parziale
vuoto lasciato dal padre del giovane. La donna sorrise
vedendo in che condizioni si trovava il figlio.
S
– Ma guarda..!! ti stavi addormentando completamente vestito e senza
mangiare niente.. mi vuoi dire cos’hai? – lo incalzò
dolcemente sperando di convincerlo a parlare.
Data la sua grande autonomia, infatti, il ragazzo non si confidava
praticamente mai con nessuno. Heijisi mi se a sedere.
H – Niente
‘mà.. sono solo
un po’ stanco.. a scuola abbiamo un sacco da studiare e pare che questo
clima autunnale faccia aumentare i raptus omicidi della gente – disse
sarcastico riferendosi a tutti i casi che aveva risolto nelle ultime settimane.
La madre lo
guardò comprensiva.
S – avresti
veramente bisogno di riposarti un po’.. prima
però dovresti mangiare qualcosa.. sai che non fa bene saltare i pasti,
specialmente ai ragazzi della tua età: avete bisogno di energie!!
– disse facendo la classica predica da mamma.
Siccome
era anche affamato, il detective liceale decise di ascoltarla e si alzò
dal letto sbadigliando.
La donna sorrise compiaciuta per aver raggiunto il suo scopo e si avviò
per le scale precedendo il figlio, che scese dopo aver indossato jeans blu e
maglietta rossa al posto della divisa scolastica.
Il giovane
entrò in cucina ed andò a lavarsi le mani per mettersi a tavola.
Prima che iniziasse a mangiare, Shizuka gli chiese:
S – Heiji.. avrei un favore da
chiederti dopo.. –
Il ragazzo
alzò incuriosito lo sguardo dal tavolo e andò ad incrociare
quello della mamma.
S – Tuo
padre stamattina è andato al lavoro molto presto e non ho avuto tempo di
preparargli il pranzo.. ti dispiacerebbe portargli
questo – chiese la signora con sguardo quasi supplichevole con un cestino
in mano.
Al liceale
scocciava molto a dire la verità eseguire la
richiesta, ma per puro senso del dovere cedette alla madre.
H – devo
portarglielo subito? –
S – no no.. mangia pure prima.. non
c’è fretta –
Il ragazzo ci
pensò un attimo e poi rispose che prima sarebbe andato al commissariato,
così, quando sarebbe tornato a casa, avrebbe potuto
mangiare per poi rilassarsi tra le calde coperte. Shizuka
lo ringraziò e gli consegnò il piccolo contenitore di vimini. Heiji si avviò alla porta, si mise pigramente le
scarpe da ginnastica e si avviò verso la centrale. Per fortuna,
pensò, l’edificio non distava molto da casa perché, col
traffico che c’era per le strade, era costretto a raggiungerlo a piedi, o
non sarebbe arrivato prima di sera. Sospirò.
Sembrava proprio che quello non fosse il periodo per riposarsi. Camminava con
lo sguardo basso, l’immancabile cappello portato con la visiera dietro.
Era così stanco e assorto nei suoi pensieri che, dopo circa un quarto
d’ora di lenta camminata per varie scorciatoie che conosceva fin da
bambino, arrivò davanti alla sede della polizia senza nemmeno accorgersene
e avrebbe continuato a camminare se un poliziotto non
lo avesse chiamato.
Il giovane
detective sussultò e voltò il capo di scatto, spaventato dalla
voce che lo aveva improvvisamente chiamato. Quando alzò lo sguardo,
sorrise stancamente e si diede mentalmente dello stupido per non essersi
accorto di essere arrivato e si avvicinò agli uomini ritrovando un
po’ di energie per essere insieme a quelli che
ormai potevano considerarsi suoi colleghi, nonché amici.
Gli uomini in
divisa dall’altra parte della strada lo guardarono con un’aria
seriamente preoccupati e quando li raggiunse, il liceale passò in
rassegna le loro facce con un’aria stupita. Aveva un aspetto così
orribile per essere guardato in quel modo?
H – Hei.. che avete tutti quanti da
guardarmi così? – chiese sconcertato, sbattendo le palpebre e con
un’espressione idiota sul viso.
Il commissario Otaki aprì bocca per parlare e spiegare al giovane
che considerava quasi come suo figlio, il perché erano tutti li sul marciapiede, immobili, con lo sguardo spaventato perso
nel vuoto. Prima che però potesse proferir parola, l’ispettore KeijiToyama, padre della sua
amica d’infanzia, fece sentire al sua voce possente.
T –
assolutamente niente!!Infatti
stavano tutti per tornare a lavorare.. –
I colleghi e
subordinati lo guardarono attoniti. Il loro superiore, come tutti loro, sapeva
chiaramente in che situazione si trovavano, in quanto era uscito ignaro dalla
centrale dopo il sequestro ed era stato immediatamente messo
al corrente degli ultimi eventi, prima come amico di Heizo
e poi come collega.
E allora perché aveva mentito a quel
modo? E proprio a chi aveva più diritto di conoscere
la verità per di più. Era calato in quella zona di
marciapiedi, un silenzio quasi irreale, interrotto dal giovane detective.
H – Ok!! Io allora vado a portare il pranzo a mio padre!! –
Si
incamminò verso
l’edificio, ma aveva fatto solo un passo che una frase di Otaki lo costrinse a fermarsi e fece mettere tutti i suoi
sensi in allerta.
O – forse
dovrebbe sapere..- disse gravemente il commissario.
Toyama si girò verso di lui con sguardo
severo, ma l’uomo non abbasso gli occhi convinto
della sua affermazione. Quelle parole e quello scambio di sguardi, fecero
capire al ragazzo che, qualsiasi cosa fosse, doveva essere piuttosto seria, e comunque lo riguardava da vicino. Spostò lo sguardo
dall’ispettore aOtaki
diverse volte prima di rivolgersi a quest’ultimo.
H –
cos’è che dovrei sapere? Cos’è successo?
– chiese tornando a fissare Toyama.
O – Heiji.. – cominciò,
ma venne immediatamente interrotto.
T – ho detto che non è successo niente!! – disse il
padre della sua amica con tono severo.
Heiji stava veramente incominciando a innervosirsi. Non era un moccioso, e aveva diritto di
sapere se era successo qualcosa.
O – deve saperlo ispettore! –
affermò con voce decisa Otaki, convinto che il
comportamento del suo superiore non avrebbe portato a niente di buono.
T – E COME
PENSI CHE REAGIREBBE? COSA POTREBBE FARE TANTO?!
–
Il poliziotto
alzò la voce rispondendo al suo subordinato. E probabilmente avrebbe
continuato nella sua aggressione verbale, se la discussione non fosse stato interrotto da un tonfo. Il detective diciassettenne
aveva scaraventato a terra il cestino contenente il cibo per il padre e stava
fissando i due uomini furioso. Non avevano il diritto
di giocare con lui così. Adesso stavano veramente esagerando.
H – ADESSO
BASTA!! VOLETE SPIEGARMI DI CHE DIAVOLO STATE PARLANDO?! MI AVETE STUFATO!! IO NON HO
DIECI ANNI!! HO IL DIRITTO DI SAPERE SE E’
SUCCESSO QUALCOSA CHE MI RIGUARDA!! –
Aveva iniziato il
discorso stringendo i pugni lungo i fianchi, ma poi la rabbia aveva avuto il
sopravvento e alla fine, si era trovato di fronte aOtaki, che sovrastava di parecchi centimetri, col collo
della sua giacca stropicciato tra le mani.
Tutti i poliziotti
sgranarono gli occhi e si ammutolirono. Sebbene era
risaputo chi il ragazzo fosse uno scalmanato, non lo avevano mai visto
così arrabbiato, ne tantomeno a trattare il
loro commissario in quel modo. Nonostante si conoscessero praticamente
da sempre, Heiji lo trattava col massimo rispetto.
Il più
stupito di questa aggressione era comunque proprio Otaki, anche se forse poteva capire lo stato d’animo
dell’amico. Provò a scrollarselo di dosso, ma le mani
dell’altro, benché più giovani, erano
irrobustite dai faticosi allenamenti di kendo ed il tentativo
fallì miseramente.
T –
d’accordo – disse deciso l’ispettore. Poi girò i
tacchi e se ne andò.
O – Lasciami andare e ti
spiegherò tutto Heiji – mormorò
lo sbirro.
Il
più giovane, come se si fosse reso conto solo in quel momento di quello
che aveva fatto, lasciò la presa di colpo e si allontanò
mortificato di qualche passo; quindi, dopo aver piegato leggermente il capo a
mo’ di scusa, assunse un’aria interessata, come ad incoraggiare il
commissario a continuare.
Quest’ultimo, prima di andare avanti, guardò uno ad uno tutti i
suoi uomini, come per infondersi un po’ di coraggio, poi posò lo sguardo sulle sue scarpe, incapace di
guardare il ragazzo negli occhi.
O – Heiji hanno.. hanno preso Heizo.. –
Il ragazzo
sbatté due o tre volte le palpebre.
H – cosa?
– chiese confuso.
O – sai quella banda di criminali a
cui stavamo dando la caccia? –
H – si.. – disse il giovane teso e disorientato
O – ecco.. la faccenda era più seria di quanto tuo padre non
ti avesse fatto credere.. e.. beh.. il capo di quella banda ha.. rapito tuo
padre –
Le mani del
detective dell’ovest, prima strette a pugno, si aprirono lentamente e la
bocca si dischiuse. Heiji sentì le budella
torcersi per poi formare un nodo stretto e doloroso. Dopo aver boccheggiato un
paio di volte, riuscì a sussurrare una sola parola.
H – cosa..? –
I poliziotti
intorno a lui lo fissarono in silenzio.
O – mi
dispiace – mormorò – non siamo riusciti a fermarlo.. –
H –
dov’è..? – chiese debolmente. Ma non ottenne risposta.
Fu come se quel
silenzio avesse fatto scattare qualcosa in lui. Pur avendo ancora lo stomaco
sottosopra, riuscì a svegliarsi da quella sorta di “trance” nella quale era caduto.
H –
DOV’E’?! – urlò ritornando a
tormentare la giacca di Otaki.
Il commissario
purtroppo non gli rispose come avrebbe voluto.
O – non lo so – disse, sempre
tenendo lo sguardo fisso verso il basso.
Il giovane si
staccò e indietreggiò nuovamente di qualche passo. Il suo corpo era
scosso dai brividi, gli occhi sbarrati in un’espressione incredula e
spaventata.
Poi, come se fosse
stato improvvisamente colpito da un fulmine invisibile, si irrigidì.
Altrettanto inaspettatamente, si voltò e prese a correre verso
l’edificio. Otaki e i suoi uomini, restarono a
guardarlo immobili e totalmente sorpresi.
O – Heiji aspetta.. dove vai? Che
cos’hai intenzione di fare?? –
Il diciassettenne
però, lo ignorò completamente, e continuò la sua corsa
all’interno della centrale.
Rieccomi con la seconda parte della mia
fanfic!! Le prime tre parti sono già pronte
quindi le posto subito, per le prossime ci
metterò un po’ di più. Spero che qualcuno si soffermi a
leggerla e ringrazio in anticipo chi lo farà!!
Le porte
scorrevoli si aprirono appena in tempo per lasciarlo passare. Attraversò
velocemente l’atrio e salì gli scalini due a due fino ad arrivare
al 3° piano. Nel frattempo nella sua mente, nonostante la morsa che gli
attanagliava lo stomaco e lo shock per la notizia ricevuto, si susseguirono
pensieri molto lucidi: sapeva quello che doveva fare; le diverse situazioni
complicate che aveva dovuto affrontare negli ultimi anni gli avevano insegnato
a progettare istantaneamente piani di salvataggio, sia per lui che per altri, e questo pregio gli aveva spesso salvato la
vita. Un’altra fortuna in quel momento, fu che il giovane detective
conosceva praticamente a memoria l’intero
edificio, in quanto vi aveva trascorso molto sin da bambino. No
fu quindi difficile per lui, trovare la sala computer in fondo al corridoio.
Aprì la porta così violentemente da mandarla a sbattere contro la
parete provocando un tonfo che rimbombò per la stanza, e si
precipitò verso le decine di monitor che gli stavano di fronte, sotto
gli occhi terrorizzati dalla sorpresa dell’agente di turno. Siguardò
velocemente intorno e individuò uno schermo nero, con le strade della
città tracciate in bianco, e un numero imprecisato di piccoli
triangolino rossi sparsi qua e là sul monitor. Si avvicinò a quel
computer e iniziò a scorrere velocemente tutti i segnalini
alla ricerca del suo obiettivo. Sussultò vistosamente
quando vide quello con a fianco la scritta “HH CAPO”.
Si assicurò
che il piccolo triangolo fosse immobile sullo schermo, controllò lavia dove era
localizzato, e riprese la sua corsa uscendo dalla stanza e ignorando
l’agente di prima che gli si era avvicinato chiedendogli se avesse
bisogno di una mano, e che ora era sempre più confuso.
Scese le scale in
un baleno, rischiando più di una volta di andare a sbattere contro
qualche poliziotto che andava in senso contrario. Uscì altrettanto di fretta dalla porta. Otaki e i
suoi uomini erano ancora immobili sul marciapiede, sorpresi dal comportamento
incomprensibile del ragazzo.
O – dove vai Hei-chan?
– gli chiese il commissario quando lo vide
passare. Heiji sentì la sua voce, ma
reagì istintivamente, pensando che non aveva abbastanza tempo per fermarsi, e continuò la sua corsa lungo
l’ampio marciapiedi fino a sparire tra la folla. Nonostante
la confusione che lo attorniava, si sentiva completamente isolato.
Sapeva esattamente dove andare però, e ora il suo cervello iniziò
a formulare un groviglio di pensieri.
H –“
lo sapevo!! Papà porta sempre la
ricetrasmittente con sé!! Per fortuna anche se sono in standby hanno il modo di
localizzarle!! Se era fermo deve averlo portato in quell’edificio, e non
è molto distante da qui!! Devo far in fretta
“-
In una situazione
normale si sarebbe accorto dello stomaco che brontolava e del fisico che
reclamava insistentemente u letto, ma ora sembrava non
farci caso. Analizzò un attimo la sua situazione e si scoprì
tremendamente spaventato, con i brividi che gli correvano lungo la schiena
madida di sudore freddo.
H –“
Accidenti!! Non ho mai avuto paura in tutta la mia
vita!! Nemmeno quando volevano ammazzare me!! E adesso sono spaventato a morte all’idea di mio
padre tra le mani di quel maledetto!! Giuro che se gli
fa qualcosa, se osa fargli del male, lo mando all’ospedale ancor prima
che in galera!! “-
Sentiva montarsi
dentro una rabbia incontrollabile, e anche se sapeva di dover restare calmo, non ci riuscì affatto. Nonostante gli avessero sempre
spiegato di essere razionale, infatti, lui aveva
sempre agito seguendo il suo istinto, e i fatti gli avevano sempre dato
ragione. Mentre faceva questi pensieri, continuava a
correre a perdifiato, rischiando di tanto in tanto di cadere e ricevendo
numerosi colpi alle costole involontari dai numerosissimi passanti, ma questo
non bastò a fermarlo.
H –“
accidenti papà!! Resisti!! Se ti fai ammazzare non te lo perdonerò mai!! “- continuava a
pensare il giovane in preda ad un cieco terrore per la sorte del padre
–“ sto arrivando!! Non manca molto cavoli!! “-.
Si arrestò
improvvisamente davanti ad un grande edificio abbandonato di colore grigio nel
centro di Osaka. Il petto si alzava e si abbassava
velocemente a causa della corsa furiosa; la maglietta rossa appiccicata
addosso. Le gambe tremavano, un po’ per la stanchezza e
un po’ per la paura, le mani si strinsero a pugno lungo i fianchi;
in testa l’immancabile cappello con la visiera dietro. Le persone
continuavano a passargli vicino schivandolo, mentre alcuni lo maledicevano per
occupare il marciapiedi, restando lì immobile
con lo sguardo apparentemente perso nel vuoto, completamente ignari del dramma
che il ragazzo stava vivendo. Alzò improvvisamente il capo con una luce
di determinazione implacabile negli occhi; fece un passo in avanti sbattendo a
terra i piedi quasi come per imporre alle sue gambe di smettere di tremare.
Fatto questo, iniziò a dirigersi a passo deciso verso la vecchia porta
arrugginita.
Nel frattempo, gli
agenti rimasti davanti alla centrale, ricominciarono a
entrare nell’edificio scuri in volto: il loro capo era scomparso, e
adesso pure suo figlio. Otaki rientrò nel suo
ufficio, stanco come se avesse appena terminato una gara di corsa e si
accasciò sulla poltrona in pelle asciugandosi
con un fazzoletto il viso madido di sudore. I suoi pensieri, rivolti agli
ultimi avvenimenti di quell’ormai maledetta
giornata, vennero riportati alla realtà da qualcuno che bussò
bruscamente alla sua porta. Senza nemmeno aspettare l’autorizzazione, Toyama fece il suo ingresso nella stanza, guardandosi intorno
con aria severa.
T –
dov’è Heiji? –
Il commissario
deglutì e prese un bel respiro prima di
rispondere
O – Non lo
so.. non ne ho proprio idea – disse fissandosi
le punte delle scarpe, non osando guardare negli occhi l’ispettore che
gli stava davanti
T – cosa
vuol dire? –
O – dopo che te ne sei andato, gli ho
spiegato come sono andate le cose. Subito è rimasto un po’
shockato, poi è corso in centrale per uscire dopo cinque minuti come una
furia dirigendosi non so dove. Abbiamo provato a
fermarlo, ma.. – venne interrotto dalla voce di Toyama profondamente adirato.
T – SEI UN
IRRESPONSABILE!! DOVRESTI CONOSCERE HEIJI!! SAI QUANT’E’
IMPULSIVO!! SECONDO TEPERCHE’ TI AVEVO VIETATO DI DIRGLI QUELLO CHE ERA
SUCCESSO?! PERCHE’ ERA PREVEDIBILE CHE REAGISSE
COSI’!! CHIUNQUE RIMARREBBE SCONVOLTO DA UNA
NOTIZIA DEL GENERE!! HAI IDEA DI COSA POTREBBE FARE
ORA QUELLA TESTA CALDA?? ANDATE FUORI A CERVARLO!! IMMEDIATAMENTE!! –
Mentre faceva questa sfuriata, si era avvicinato
sempre di più al tavolo, sbattendovi sopra le mani. Dal canto suo, Otaki, se ne era rimasto seduto,
schiacciandosi sempre di più contro lo schienale della poltrona,
impaziente di allontanarsi dal clima teso di quella stanza, e uscì a
passo svelto per eseguire il comando che gli era appena stato impartito.
Così, sceso nell’atrio, aveva radunato una decina di uomini ed era uscito per le strade di Osaka. Nel
frattempo, nell’ufficio del commissario, Toyamaera rimasto a fissare il corridoio al dilà
della porta aperta con sguardo assente. Sapeva di aver mandato Otaki a cercare un ago in un pagliaio, ma sapeva
altrettanto bene che, se la faccenda si fosse conclusa
bene per Heizo, quest’ultimo non li avrebbe mai
perdonati se avessero lasciato che succedesse qualcosa a Heiji.
Era ancora perso in questi ragionamenti quando vide un
agente correre trafelato verso di lui. Il poliziotto si fermò sulla
porta per riprendere fiato, chinandosi in avanti e appoggiandosi sulle
ginocchia.
T – cosa
c’è? –
P –
Ispettore.. vengo dalla sala monitor.. – disse
ansimando – la stavo cercando.. perché poco fa.. è passato
il figlio del capo questore.. e dopo poco se n’è andato come una
furia.. –
T – la sala
monitor? – chiese confuso
P – si signore!!
Improvvisamente Toyamavenne colpito dalla stessa
idea di Heiji.
T – le
ricetrasmittenti della polizia!! – detto questo
uscì dalla stanza per recarsi alla sala computer.
T –“
possiamo rintracciarlo così!! Come ho fatto a
non pensarci da solo!!Heiji
doveva esserci arrivato!! “- pensò.
Non gli fu
difficile raggiungere la stanza, in quanto si trovava già al secondo piano. Una volta entrato,
si mise ad analizzare lo stesso schermo studiato da Heiji,
ma senza fortuna. Poco dopo venne raggiunto dal
poliziotto di prima.
T –
c’è un modo per identificare dove si trova Heizo?
–
Senza dare una
risposta, il giovane poliziotto si mise al lavoro eseguendo gli ordini del
superiore. A quest’ultimo si gelò il sangue nelle vene quando sullo schermo comparve la grossa scritta
lampeggiante “NOT FOUND”.
T –
Accidenti!! – tuonò colpendo con un pugno
la scrivania che aveva di fronte; poi uusì a
passi svelti dalla stanza.
T –“
accidenti “- pensò –“ quel maledetto deve avergliela
rotta “-
Poi , come ricordandosi di un particolare fondamentale, si
bloccò di colpo e si rivolse all’agente:
T – il
giovane di prima ha trovato quello che cercava? –
P – si,
direi di si.. –
Una maschera di
spavento si dipinse sul volto dell’ispettore e altri pensieri si
affollarono nella sua mente
T –“
maledizione!! Ora tu sai dov’è tuo padre Heiji!! E se non mi sbaglio di
grosso stai andando da lui!! Non farlo accidenti!! Non fare stupidaggini.. “-
Conosceva bene Heiji, e sapeva che l’impulsività del suo
carattere avrebbe potuto metterlo in guai peggiori di quelli in cui si trovava
il padre. Nel frattempo, il ragazzo in questione, aveva raggiunto la sua meta e
stava per aprire la porta che, sapeva, lo avrebbe portato
dal padre.
La pesante lastra
metallica si aprì a fatica sotto la spinta del
giovane. Heiji entrò e chiuse
la porta alle sue spalle. Dovette sforzare parecchio gli occhi,
perché lì dentro no si vedeva niente. Quando
riuscì un minimo ad abituarsi all’oscurità, iniziò a
guardarsi intorno. Il pavimento era disseminato di rottami, fili di ferro e
corde. Era una fortuna che non si fosse mosso, o sarebbe sicuramente
inciampato in qualcosa. Iniziò ad avanzare nella stanza
guardandosi furtivamente intorno: era sicuro che suo padre fosse lì, e
il suo istinto gli diceva che erano molto vicini,
perciò era strano che lì non ci fosse nessuno. Eppure per ora, in quelle stanza sembravano esserci solo lui e la sua
tensione. Si muoveva silenziosamente sollevando nuvole di polvere ad ogni
passo, con il corpo scosso da leggeri brividi. Continuava a guardarsi intorno,
con la sensazione di essere osservato.
Come a conferma di
questo suo presentimento, sentì un rumore alle sue spalle: aveva fatto
appena in tempo a girarsi, che vide una figura parecchio più grossa di
lui chegli
piombava addosso lanciandosi da una trave a circa due metri d’altezza. Il
giovane non ebbe il tempo di spostarsi, e l’impatto tra i due fu
abbastanza tremendo. Il brigante gettò a terra il detective,
atterrandogli con le ginocchia sulla schiena. Per il ragazzo fu una cosa
piuttosto shockante: sentì due dolorosissimi colpi sulla schiena,
così forti che gli sembrò di sentire le sue ossa rompersi. Allo
stesso tempo, i polmoni vennero svuotati da tutta
l’aria e a lui sembrò di non poter più riprendere a
respirare.
Sentì gli
occhi uscirgli dalle orbite e tutto il sangue affluire alle tempie.
Lasciò cadere la testa sul freddo pavimento in pietra. Nella sua testa,
il suono provocato dal volto bagnato dal sudore freddo che si appoggiava sulle
piastre dure, provocò un tonfo sordo che rimbombò per tutto
l’edificio. Questo contatto gli fece recuperare un briciolo di lucidità,
e si accorse che il troglodita, come lo definì lui, che gli era piombato
addosso, gli era ancora seduto sopra, e gli stava
legando i polsi dietro la schiena con una corda. Heiji
si sentiva incredibilmente debole. Era ancora sdraiato a pancia in sotto e
boccheggiava cercando di far entrare un po’ d’aria nei polmoni. Quando sentì svanire il peso sopra di lui, gli
sembrò di riacquistare un po’ di forze e, strisciando,
riuscì a mettersi in ginocchio, ancora chinato in avanti.
Questo movimento
gli provocò un conato di vomito e spostò il corpo alla sua destra
per rimettere, sentendo in bocca anche il sapore della bile. Rimase qualche
istante a fissare il pavimento, il respiro affannoso e gocce di sudore che
bagnavano le piastre in pietra dopo avergli rigato il volto. Riuscì
faticosamente a rimettersi in piedi, rischiando di ricadere a terra a causa di
un giramento di testa che gli fece vedere tutto nero per alcuni secondi. Si
sentiva uno straccio, ma quando si voltò barcollando andando a fissare
negli occhi l’uomo che lo aveva ridotto in quello stato, si
ricordò improvvisamente il motivo per cui era
li. Con sua grande sorpresa, tutta la tensione era
sparita, lasciando spazio ad una rabbia che sentiva scorrersi nel sangue, ed a
una voglia incredibile di lottare per salvare se stesso e suo padre: era
tornato il solito ragazzo testardo e determinato.
Eccomi con il
terzo, e per oggi ultimo capitolo!! Spero che la mia
storia sia riuscita a coinvolgervi!! Volevo fare una
precisazione.. se a volte critico il carattere di Heiji, è solo perché il più delle volte
Heiji è visto con gli occhi di Heizo, perché io il suo carattere lo
adoro!!!!!!!!!!!!! Mi assomiglia anche parecchio!!XD XDXD
Era animato da uno
spirito quasi animalesco e agiva semplicemente usando il suo istinto. Aveva
davanti a lui due uomini che lo guardavano con aria vittoriosa, sicuri ormai
che il ragazzo fosse spacciato. Lui stava a guardarli, con
negli occhi la luce del predatore che sta per azzannare la preda.
Improvvisamente, Heiji si mosse verso di loro, con le mani dietro la schiena,
per attaccarli. Quando però si avvicinò a uno dei due, quello
più grosso, questo si spostò, schivando il tentativo di spallata
del ragazzo. Fatto questo, gli mise una mano dietro il collo premendo con
forza, e lo mandò a sbattere contro lo stipite della porta. Il giovane
vide l’angolo metallico avvicinarsi e fece appena in tempo a chinare la
testa prima di vedere un lampo bianco che partiva dal suo cervello e andava ad
offuscargli la vista. Ebbe solo il tempo di appoggiarsi su un ginocchio per non
cadere a terra, che il senso di smarrimento svanì, per lasciare spazio
ad un dolore lancinante. Il detective sentì subito dopo un liquido caldo
scorrere sul suo viso.
H – Ah!! – Gli sembrava che la testa gli si fosse rotta in
due.
Dopo alcuni
istanti, assaggiò il sapore metallico del sangue che era arrivato fino
alle sue labbra. Alzò lo sguardo verso quello che lo aveva mandato a
sbattere contro lo stipite con il viso deformato dalla rabbia
H –
MALEDETTO BASTARDO!! – Si scagliò contro
di lui a testa bassa e, cogliendolo di sorpresa, riuscì a colpirlo sullo
sterno. Data la ferita che aveva sulla fronte, l’attacco fu piuttosto
doloroso anche per lui, ma se non altro, lo scimmione barcollò e cadde
all’indietro.
L –
maledetto pivello!! – Il malvivente si rimise in
piedi inveendo contro il ragazzo.
Heiji provò
a muovere le mani per prepararsi alla difesa di un attacco certo da parte del
suo avversario, ma i polsi erano ancora saldamente legati da una spessa corda
che gli graffiava la pelle ad ogni singolo movimento. Fece qualche passo
indietro fino ad appoggiarsi con le spalle al muro, in modo da non perdere
l’equilibrio se il ladro gli fosse andato conto;
dimostrazione che le diverse disavventure vissute gli avevano insegnato molto
su come affrontare un combattimento corpo a corpo. Come previsto, infatti, il
troglodita si scagliò verso di lui, tanto velocemente quanto la sua mole
enorme gli permetteva. Prima di raggiungere il suo obiettivo però, venne colpito da un violento calcio allo stomaco: Heiji
infatti, aveva aspettato di avere l’uomo abbastanza vicino senza far
capire le sue intenzioni, e poi lo aveva attaccato prendendolo in pieno!! Le
ore passate ad osservare le gare femminili di Aikido della squadra femminile
della scuola si rivelarono veramente utilissime. Approfittando del fatto che il
nemico fosse in ginocchio, il detective gli andò di fianco e gli
assestò un calcio talmente forte dietro la nuca da fargli perdere in
sensi: l’uomo, infatti, si accasciò sulle cianfrusaglie metalliche
sparse sul pavimento provocando un fastidioso fracasso. I suoni della
colluttazione arrivarono anche due piani più in alto, dove due persone
stavano chiuse in una stanza, ma in condizioni totalmente diverse. Uno era
seduto su una poltrona da ufficio con i piedi sulla scrivania che aveva
davanti, masticando in continuazione un sigaro; e guardava con soddisfazione
davanti a sé.
Proprio li di fronte, stava un uomo in giacca e cravatta,
inginocchiato a terra con mani e piedi legati, e fissava con astio il suo
interlocutore.
SH –
è una fortuna che io mi sia ricordato di distruggere la tua radiolina.. l’ispettore Toyama avrebbe potuto capire come
rintracciarti.. Heizo.. – ghignò soddisfatto.
HE – Se
pensi che no ti troveranno sei solo un povero stupido..
–
Entrambi gli
uomini si zittirono sentendo i rumori provenienti dal piano terra
SH – Non ti
illudere.. non sono rinforzi per te quelli che senti..
sono i miei uomini, e direi che hanno trovato qualcosa con cui divertirsi,
magari una ragazza – disse mentre un sorriso disgustoso si dipingeva sul
suo volto – o forse sono semplicemente ubriachi.. tanto per adesso non mi
servono più.. io ho te.. ed è tutto quello che mi serve.. –
HE – e si
può sapere cosa vuoi da me?! –
SH – Niente
di che.. diciamo.. protezione – rispose
scandendo con cura le sillabe dell’ultima parola
HE – in che
senso?
SH –
ricatterò la polizia.. dirò loro che se
rivogliono il capo vivo.. dovranno smettere di darmi la caccia; e lasciarmi
andare tranquillamente in un paese straniero dal quale non farò mai
più ritorno in Giappone, e dove potrò godermi le fortune
guadagnate negli ultimi tempi.. –
HE – e non
pensi che sia un po’ pericoloso per te tenermi qui in ostaggio? Pensi che
bastino due corde per fermarmi? – lo pungolò il poliziotto,
abbastanza esperto da capire che il piano dell’uomo che aveva di fronte
non si fermava a quello che aveva appena detto.
SH – oh.. non temere per quello.. tu non vivrai abbastanza a lungo
da poter far niente.. morirai oggi stesso, giusto il tempo di scattare alcune
foto da inviare di tanto in tanto alla polizia per far vedere che sei vivo..
– disse il malvivente con un ghigno diabolico sul volto, attirandosi un o
sguardo d’odio da parte del suo interlocutore.
Nel frattempo, due
piani di scale più sotto, Heiji, dopo aver atterrato uno dei due uomini
che aveva di fronte, si era appoggiato contro il muro col fiatone. Con le botte
che aveva ricevuto, anche il solo respirare gli costava fatica. In compenso,
ormai, i suoi occhi si erano completamente abituati alla semioscurità, e
poteva vedere benissimo intorno a lui. L’altro ladro nel frattempo, si
era messo in allerta: pensava che il ragazzo fosse ormai fuori combattimento,
mentre invece era riuscito a metter KO il suo amico piuttosto velocemente.
Decise di attaccare immediatamente, approfittando del fatto
che il ragazzo stesse prendendo fiato.
L2 – ora sei
spacciato moccioso!! –
In tutta risposta,
Heiji emise un suono più simile al ringhio di un lupo che non a un suono
umano: era ancora fortemente arrabbiato.
Il nuovo avversario,
decisamente più minuto e agile del primo, attaccò molto
più velocemente, e colpì il liceale con un pugno allo stomaco che
gli fece sputare una rilevante quantità di saliva.
H – cough cough.. – il giovane
tossi con foga, mentre il suo viso diventava color porpora.
Soddisfatto per la
buona riuscita dell’attacco, il ladro si fermò qualche istante di
troppo vicino al ragazzo che, guidato dall’istinto e dallo spirito di
sopravvivenza, alzò il capo e colpì il nemico con una violenta
testata sul volto, sporcandolo del sangue che continuava ad uscire dalla ferita
sulla fronte. Il ricercato fece un paio di passi all’indietro
barcollando, con le mani premute sul viso.
L2 –
maledetto marmocchio!! –
Fece solo in tempo
a togliersi le mani dalla faccia, che un’altra testata, ancora più
forte della precedente, lo colpì sul naso, costringendolo in ginocchio
L2 –
AAAAAAAAAAAH!! Ti ammazzo maledetto!!
–
Approfittando del
momento di debolezza del ladro che lo rendeva vulnerabile, Heiji gli
assestò un calcio sotto al mento, facendolo cadere all’indietro.
Anche quest’ultimo perse conoscenza sbattendo contro le lastre di pietra
del pavimento.
Rendendosi conto
di aver abbattuto anche il secondo avversario, la furia cieca di Heiji si
dissolse, facendo tornare nella testa del ragazzo una maggiore lucidità,
e con essa anche il dolore. Il liceale si
lasciò cadere pesantemente sulle ginocchia, e si ripiegò su se
stesso appoggiando il capo sulle fredde mattonelle. Il respiro affannoso, i
vestiti bagnati di sudore e macchiati di sangue. Alzò la testa di scatto quando di rese conto che stava quasi per
addormentarsi per quanto era esausto.
H – Non
posso.. non posso dormire.. manca pochissimo per
arrivare da papà.. – la fatica e la scarsa razionalità lo
portavano anche a parlare da solo, ma lui sapeva che era l’unico modo per
farsi coraggio.
H – Avanti
Heiji.. MUOVITI!! – si intimò vedendo che
i muscoli del suo corpo sembravano non rispondergli. Emettendo gemiti di
dolore, si alzò faticosamente in piedi, barcollando e minacciando di
crollare nuovamente a terra. Si guardò attorno, alla ricerca di qualcosa
che potesse liberargli i polsi dalla corda che gli
stava ormai bruciando la pelle. Sussultò quando
vide una sedia con un coltello chiuso nel fodero; si avvicinò, cercando
di non inciampare. Girò le spalle all’oggetto di legno, piegandosi
all’indietro per raggiungere l’arma contundente.
H – Ah!! – Si bloccò improvvisamente
quando una fitta lancinante lo attraversò da parte a parte nel
punto in cui lo scimmione che aveva messo KO gli era atterrato con le
ginocchia. Restò immobile per qualche istante per riprendere un normale
ritmo respiratorio, prima di ritentare l’impresa. Si piegò sulle
ginocchia per evitare un nuovo attacco di dolore, e riuscì ad afferrare
l’oggetto bramato; e siccome sin da piccolo aveva maneggiato piccoli
coltelli per aprire porte ed intrufolarsi ovunque, non gli fu difficile
estrarre questo dal fodero. Girò, per quanto possibile, i polsi per
prendere meglio l’arma e iniziò a tagliare.
Strinse i denti quando sentì la sottile e affilata lama
recidergli la pelle all’altezza della mano sinistra, ma non si
fermò, in quanto sapeva benissimo che quello era l’unico modo per
liberarsi.
H – Ha.. – emise un sospiro di sollievo quando sentì
la corda cadere a terra e lasciargli liberi i polsi. Si accucciò in
avanti premendosi al petto le parti lese cercando di far cessare le dolorose
pulsazioni.
La figura di suo
padre, però, tornò a farsi spazio nella sua mente: il ragazzo
alzò il capo di scatto e si rimise in piedi. La testa gli faceva
incredibilmente male, mentre sentiva fitte dolorose ovunque ad ogni minimo
movimento. Sputò per togliersi di bocca il sapore metallico del sangue,
e passò la mano destra, non ferita dal coltello, sulle labbra per
evitare di ingerirne altro. Si premette il capo tra le mani per alleviare
momentaneamente il dolore.
La ferita sulla
fronte aveva ormai quasi smesso di sanguinare, e il detective la tamponò
con la manica digrignando i denti per sopportare il bruciore.
H – quel
cane me la pagherà cara.. – si disse
– ma adesso pensiamo a papà!! –
Iniziò a
guardarsi intorno alla ricerca di una rampa di scale e, individuatane unanella penombra,
iniziò a salirla reggendosi forte al corrimano per non cadere.
Rieccomi!!
Prima di tutto vorrei ringraziare in modo particolare le mie due commentatrici!!
Viky4ever: grazie infinite per aver
lasciato il tuo commento anche qui!! Apprezzo
tantissimo i tuoi complimenti!! Aggiornerò presto!!Bacioni!!
Redarcher: hehe.. mi aspettavo il tuo
commento!! Eri quasi sotto minaccia di morte!! XDXD
scherzo ovviamente!! Anche se tu hai le anticipazioni
continuerò sicuramente!! Un bacio!!
Ok..
ora posso ringraziare anche quelli che si sono limitati semplicemente a
leggere.. visto che comunque siete in tanti..!! grazie..
e.. se riuscite, lasciate un commento!! Un bacio a tutti
Heiji iniziò a guardarsi intorno alla ricerca di una rampa di
scale e, individuatane una nella penombra, iniziò a salirla reggendosi
forte al corrimano per non cadere
Heiji
iniziò a guardarsi intorno alla ricerca di una rampa di scale e,
individuatane unanella penombra, iniziò a salirla reggendosi forte al
corrimano per non cadere.
Il diretto interessato
dei suoi pensieri nel frattempo, a pochi metri da lui, era ancora inginocchiato
a terra e legato, con di fronte il suo rapitore che si
prendeva continuamente gioco di lui.
SH – mi
è sempre piaciuto fare il fotografo.. ma non
avevo mai trovato un modello come te, sai Heizo?? Sei venuto davvero bene!! – commentò il sequestratore guardando alcune
foto appena scattate al suo ostaggio.
SH –
potrebbero anche pensare che ti ho trattato bene durante il tuo soggiorno.. –disse con un ghigno divertito – come
potrebbero mai immaginare che il loro adorato capo sia già
all’altro mondo..? –
In tutta risposta,
il signor Hattori gli lanciò uno sguardo
carico d’odio.
HE – Non
sperare che vada tutto come credi Shino..
anche se uccidi me non riuscirai mai ad attuare il tuo piano!! Alle centrale non sono stupidi come credi..
SH – HAHAHA!! Ma a chi vuoi darla a bere Heizo??
Tu stai giocando le tue ultime carte?? –
HE – Non
cadranno mai nella tua trappola maledetto!! –
Il malvivente,
esaurita la pazienza, si avvicinò minacciosamente al capo questore,
facendogli passare negli occhi un lampo di paura
SH – Attento
a come parli!! Non sono uno sprovveduto; so benissimo
che in tutta la centrale c’è un solo poliziotto in grado di
mettermi i bastoni fra le ruote, ed è il tuo caro amico Toyama.. – mentre parlava, aveva preso il poliziotto
per il mento stringendolo con forza, e si era portato a parlare ad un paio di
centimetri dalla sua faccia.
Poi, come se
avesse capito una cosa importante, lasciò improvvisamente andare il
volto dell’agente e si alzò dritto in piedi.
SH – tuo
figlio.. – mormorò lasciando la frase in
sospeso
HE – Heiji
starà lontano da questa storia.. non credo che
verrà a cercarmi – disse con una nota di tristezza e di
rassegnazione nella voce
SH – Eppure
dicono che sia molto in gamba.. potrebbe rappresentare
un serio pericolo per me.. era con te alla centrale quando ti ho preso? –
chiese con un filo d’ansia nella voce.
Heizo sapeva che
l’uomo davanti a lui si stava mettendo in allarme, e sapeva altrettanto
bene che questo non era un buon segnale per la sua incolumità.
HE – no.. non era con me.. non lavora mai con me.. –
Il sequestratore
restò alcuni secondi a fissarlo negli occhi per poi parlare con estrema
lentezza.
SH –
perché dovrei crederti?? No..
non posso fidarmi di te.. correrei un rischio troppo grande –
valutò – quindi, ringrazia il tuo caro figliolo, perché per
colpa sua, tu morirai subito.. – disse con tono malefico.
HE – posso
darti la mia parola che lui non era con me.. –
SH – Adesso
la tua parola non conta.. faresti di tutto per
salvarti la vita; e ti capisco amico!! Ma.. –
disse guardando il signor Hattori negli occhi, con
sguardo folle e divertito – ora tu morirai.. – terminò
estraendo un coltello dal fodero sul fianco destro.
Non aveva
però fatto un passo, che un potente frastuono metallico costrinse entrambi a voltarsi verso la porta.
? – Io non
credo – disse con voce profonda una sagoma dall’oscurità
dietro lo stipite scandendo accuratamente le parole.
Senza farsi
pregare, un giovane ragazzo vestito sportivo e con l’immancabile cappello
calcato sulla testa, entrò nella stanza guardando serio e determinato
l’uomo in piedi armato. Entrambi gli uomini all’interno della
stanza erano rimasti a bocca aperta, incapaci di parlare per la sorpresa.
? – Tu non
farai proprio niente – continuò il nuovo arrivato con rabbia e
coraggio.
Il primo a
riprendersi dallo shock fu proprio il prigioniero in ginocchio.
HE – Che
diavolo ci fai qui?? Vattene subito via
Heiji!! – tuonò.
Il rapinatore
spostò lo sguardo incuriosito dall’uomo che aveva parlato al
ragazzino appena arrivato.
SH – Dunque
sei tu.. – disse mettendosi a scrutare
attentamente il più giovane
H – Lascialo
andare – rispose quest’ultimo deciso
SH – haha.. hai un bel caratterino
anche tu.. come hai fatto a trovarci? – chiese incenerendo con lo sguardo
il poliziotto pensando che Heizo gli avesse mentito
H – Puzzi
così tanto che ti si segue a distanza – rispose insolente con aria
di sfida.
SH – Che
caratterino.. e io che credevo che tuo padre fosse interessante..
ma stai attento a come parli.. non sarai solo tu a pagarne le conseguenze..
– detto questo, si girò verso il signor Hattori
e gli assestò un man rovescio che gli fece girare violentemente il capo,
scatenando nel ragazzo un’ira furibonda che lo fece scattare come una
molla.
H –
VIGLIACCO!! PRENDITELA CON ME ADESSO!!
BASTARDO!! – disse stringendo i pugni e avanzando di un passo mentre il
suo viso diventava rosso per la rabbia.
HE- smettila Heiji, vattene!! – gli
ordinò Heizo guadagnandosi un’occhiataccia da parte del figlio.
SH – Zitto
tu!! Sembra che il tuo figlioletto abbia molto fegato.. mi interessa molto.. anche perché non sembra
ridotto molto bene.. sono stati i miei uomini? –
H – ti sei
circondato di una manica di idioti..!! in due non sono riusciti a battermi con l’effetto
sorpresa.. – disse spavaldo
SH –
Vorrà dire che ci penserò io allora, piccolo presuntuoso.. ti assicuro che ti farò pentire di essere nato..
arriverai a pregarmi di ucciderti.. se prima non lo farà tuo padre..
– disse malefico puntando il coltello verso il liceale.
Heizo
guardò la scena ad occhi spalancati. Era molto confuso. Non credeva che
suo figlio sarebbe venuto a cercarlo. Non erano mai andati molto
d’accordo. Nonostante gli volesse molto vene,
lui considerava Heiji un ragazzo infantile e ribelle che faceva sempre di testa
sua, e che giocava a fare il detective. Adesso però che c’era da
tirare fuori il coraggio e da rischiare il tutto per tutto, lui era lì;
ferito ma pronto a combattere per far si che lui si
salvasse. Tossicchiò leggermente sentendosi un nodo in gola che gli
impediva di parlare e sentì le lacrime pungere contro i suoi occhi quando si rese conto che, a parti invertite, lui
avrebbe fatto lo stesso per suo figlio. Se prima era molto spaventato per la sua
sorte, infatti, adesso era totalmente terrorizzato vedendo suo figlio, da solo,
affrontare un pericoloso criminale armato. Iniziò a tremare leggermente
e a pregare mentalmente Heiji di andarsene, in quanto le parole non volevano
proprio uscire.
La situazione di
tensione si spezzò quando il malvivente
lanciò il coltello in direzione del giovane. Quest’ultimo
riuscì ad evitarlo anche se per poco; un
po’ per puro istinto di sopravvivenza, un po’ grazie ai suoi
riflessi allenati dal kendo. Guardò il suo
aggressore con gli occhi spalancati per la sorpresa, con gocce di sudore che
gli scorrevano sul viso come se fosse bagnato dalla pioggia; il respiro reso
affannoso per la tensione. Riacquistò il suo autocontrollo tornando a
guardare negli occhi con rabbia il suo aggressore.
SH – Sei
svelto moccioso.. ma sei spacciato – disse Shino estraendo un coltello a serramanico dalla tasca dei
pantaloni- Il giovane iniziò a pensare che l’uomo avesse ragione,
ma cominciò a guardarsi intorno alla ricerca di qualcosa che potesse
aiutarlo, un appiglio per sopravvivere.Sussultò quando, con la coda
dell’occhio, vide una sbarra di ferro nell’angolo vicino al lui.
Velocemente, la prese senza togliere gli occhi di dosso a Shino
e quando brandì la sua arma di fortuna davanti a sé, un sorrisetto sfacciato gli si dipinse in faccia.
H – sei tu
ad essere spacciato, adesso – gli disse sicuro di sé.
Era sempre stato
eccellente in tutti gli sport, in particolar modo nel kendo:
quella che aveva in mano non doveva essere molto diversa da usare da qualsiasi katana o shinai avesse mai usato
a scuola; solo un po’ più pesante. Allargò le gambe
ampliando la base d’appoggio e regolò bene le mani alla base della
spranga. Fu sufficiente un solo colpo per disarmare il suo avversario: veloce,
potente e ben assestato. La sbarra comandata dal giovane impattò
violentemente con l’osso sporgente del polso destro del sequestratore,
che si ruppe con uno schiocco sonoro.
SH –
AAAAAAAAAAAAH!!!! – L’uomo si
ripiegò su se stesso urlando di dolore. Heiji si avvicinò e con
un calcio lanciò lontano il coltello dell’uomo.
Inaspettatamente,
il malvivente reagì, prendendo il liceale per la caviglia e facendolo
cadere all’indietro. L’impatto con il suolo, viste le tante parti
già doloranti, non fu facile da assorbire, e per lo shock momentaneo, il
giovane lasciò cadere per terra il suo unico strumento di difesa. Il suo
istinto di sopravvivenza lo fece riprendere dal trauma quandoShino gli si avventò addosso come una furia,
cercando di fargli il più possibile male. Il detective però aveva
il vantaggio di poter ancora usare entrambe le mani. Si tolse di dosso la mano
sinistra del suo antagonista facendo perdere a quest’ultimo la base
d’appoggio: il sequestratore cadde al suo fianco. Guidato sempre dall’ istinto, Heiji rotolò velocemente sopra
di lui e, mentre con una mano gli teneva fermo il braccio che ancora riusciva a
muovere, con l’altra gli prese il collo ed iniziò a stringere. Lo
sforzo e il dolore alle costole lo costrinsero all’apnea per quasi tutta
l’operazione, facendo spuntare sul suo collo diverse vene pulsanti.
Quando
l’uomo sotto di lui smise di dimenarsi perché ormai privo di
conoscenza, il giovane mollò la presa e ricominciò a respirare
affannosamente e rumorosamente. Senza perdere un attimo di tempo, intanto che
sentiva ancora l’adrenalina scorrergli nel sangue, recuperò il
primo coltello che Shino gli aveva lanciato contro, e
tagliò le corde che tenevano legato il padre, liberandolo. Fatto
ciò, si sedette a cavalcioni sulla figura
inerme davanti a lui e gli legò mani e piedi,
per evitare una possibile reazione al suo risveglio. Quando ebbe fatto questo,
gran parte della tensione che aveva addosso svanì: avvertì un
improvviso bruciore alla mano sinistra ferita mentre
si slegava, che aveva sempre continuato a sanguinare; respirare divenne
più difficile e sentì un’esplosione di dolore partire dalla
fronte che rese sfocati i contorni della stanza.
Si lasciò
cadere all’indietro reggendosi sui gomiti: tutti i suoi muscoli avevano
ripreso a tremare per la stanchezza, e lo stomaco era assalito dai crampi per
la fame. Spaventato, suo padre gli fu subito di fianco. Lo guardò
attentamente: il colorito non era pallido solo grazie alla sua carnagione
scura, lo sguardo fisso in un punto indefinito e il volto madido di sudore
freddo.
HE – Heiji
come ti senti?? – chiese scuotendolo
delicatamente.
In tutta risposta
il giovane indicò il telefono sulla scrivania dall’altra parte
della piccola stanza.
H – Chiama
la polizia.. potrebbe arrivare qualcun’altro di
loro.. –
HE – Si.. – il padre si alzò velocemente per eseguire
gli ordini del figlio senza staccargli gli occhi di dosso.
HE – Toyama?
Si.. sono io.. sto benissimo.. STAMMI A SENTIRE ORA!!
Io e Heiji siamo nel palazzo abbandonato sulla via principale, porta qualcuno e
venite il più presto possibile – Riagganciò la cornetta e
restò in piedi appoggiandosi alla scrivania.
La centrale
distava solo una ventina di minuti a piedi, ma quelli che passarono tra la
telefonata e l’arrivo dei rinforzi, furono per Heiji e suo padre i
più lunghi della storia.
Restarono chiusi
nella stanza senza parlare, con nell’aria solo i
rumori dei loro respiri. Il liceale aveva ripreso vicino a sé la spranga
di ferro usata per sconfiggere Shino, e se ne stava
completamente immobile fissando concentrato la porta e cercando motivazioni che
lo spingessero a restare sveglio e cosciente
nonostante i dolori e la stanchezza. La grande paura per la sorte del padre era
passata completamente, lasciando spazio ad un grande senso di felicità e
di sollievo per vederlo in piedi davanti a lui. Heizo, da parte sua, non i sentiva più il groppo alla gola di quando aveva visto
suo figlio combattere col suo sequestratore, ma era lo stesso molto preoccupato
per Heiji che non esibiva una condizione di salute generale piuttosto brillante.
La porta metallica
due piani più sotto si aprì improvvisamente facendo trasalire
entrambi. Trattennero il fiato quando sentirono
qualcuno salire furtivamente le scale. Il poliziotto si ritirò nella penombra dietro la porta pronto ad un agguato; il
ragazzo seduto a terra, strinse più forte l’asta metallica al suo
fianco, mentre sentiva l’adrenalina che tornava a scorrere nelle sue
vene. La serratura scattò silenziosamente e l’infisso in legno iniziò lentamente a girare sui cardini. Il
cuore di Heiji batteva così veloce che il giovane temeva potesse
scoppiargli nel petto. Con passo felpato, dalla porta fece capolino
l’ispettore Toyama con la pistola puntata davanti a sé. Si
bloccò improvvisamente quando vide Heiji a
terra. Heizo nel frattempo, riconosciuto il collega, uscì allo scoperto.
HE – Toyama!! Sono qui –
T – Heizo
finalmente.. fortunatamente stai bene!! –
Nel vedere
arrivare l’aiuto tanto sperato, la tensione abbandonò
completamente il corpo del liceale a pochi metri dagli agenti: sentì i
muscoli rilassarsi, il dolore aumentare terribilmente in tutto il corpo e si
accorse che la stanza si stava annebbiando sempre di più. Sbatté
più volte gli occhi cercando di rimettere a fuoco quello che gli stava
intorno, ma inutilmente. L’ultima cosa che sentì prima di crollare
a terra svenuto, furono i nervi delle braccia,
dolorosamente tesi, cedere non riuscendo più a sostenerlo. Il rumore che
il suo corpo provocò sbattendo sul pavimento di legno, fece voltare
tutti i presenti.
HE – Heiji!!!! – In un attimo fu di fianco al figlio e gli
sollevò la testa posandosela sulle ginocchia.
L’espressione
angosciata sparì un po’ dal suo volto quando
si accorse che il figlio respirava normalmente.
HE –
è solo svenuto.. dobbiamo portarlo giù..
–
T – Faccio
io.. tu per oggi ne hai già avuto abbastanza..
-
Il capo questore
lasciò che il collega prendesse in braccio suo figlio e insieme scesero
le scale dirigendosi verso la macchina.
T – dei
sequestratori si occuperanno i nostri uomini.. ho
già dato l’ordine di portarli in carcere.. –
HE –
Perfetto.. –
Dopo aver caricato
Heiji sui sedili posteriori della macchina, i due partirono per raggiungere la
centrale. Il viaggio durò dieci minuti durante i quali i due, grandi
amici, non dissero una parola, ognuno rispettando il silenzio dell’altro.
Quando arrivarono, portarono immediatamente il figlio di Heizo nella piccola
infermeria dell’edificio dove un giovane poliziotto specializzato nelle
cure più elementari, iniziò ad occuparsi delle ferite del
giovane. Il silenzio, durato fino a quel momento, venne
rotto da Toyama.
T – è
stato molto coraggioso. Sapeva che in troppi avremmo attirato
l’attenzione ed è venuto da solo..
–
HE –
già.. anche perché ne ha messi KO tre..
T – è
stato lui?? – chiese incredulo
l’ispettore. L’amico annuì.
T- proprio figlio
tuo e di Shizuka.. –
HE – Mi ha
fatto morire di spavento.. -
T – Credo
che sia stato tu ad aver spaventato più lui.. quandoOtaki gli ha detto quello che era successo, hanno
detto i poliziotti presenti che sembrava di cera.. -
HE – Non
credevo che sarebbe venuto.. ha rischiato molto..
–
T – non
dovresti stupirti.. ti vuole troppo bene per lasciare
che ti succeda qualcosa –
HE – Dici
davvero? – chiese voltandosi per la prima volta a guardare
l’ispettore, cambiando lo sguardo da serio e impassibile a interessato
T – penso
che tu sia l’unico a nutrire dei dubbi su questa cosa sai?? Siete proprio incredibili voi due!!
– esclamò sorridendo – lui se possibile è ancora
più testardo di te!! Ha preso anche la faccia
tosta dalla madre.. –
HE – Che
vuoi dire?? –
T – che vi
volete incredibilmente bene, ma siete così orgogliosi che quasi
morireste pur di ammetterlo!! – esclamò
scoppiando a ridere. L’ altro, dal canto suo, voltò lo sguardo
altrove imbarazzato.
HE – Forse
è colpa mia.. sono sempre stato troppo severo
con Heiji.. non gli ho mai dato la possibilità di costruire niente
insieme a me.. sono proprio un poliziotto.. – concluse sorridendo
amaramente.
T – non
è mai troppo tardi.. sono sicuro che lui ti
darà un’altra possibilità.. –
Brontolando
qualcosa in risposta, il capo questore si alzò
e uscì dalla piccola stana dicendo che aveva bisogno di un caffè.
Proprio in quel
momento, il ragazzo sul lettino, iniziò a prendere coscienza di quello
che gli stava succedendo intorno. Strinse lievemente le mani e corrugò
la fronte, deglutendo rumorosamente per la fitta di dolore che questo movimento
gli procurò. Si sentì come se gli fosse passato sopra un camion:
l’attacco del primo scimmione era stato veramente devastante. Aprì
pigramente gli occhi e iniziò a guardarsi intorno cercando di capire
dove si trovava.
H – dove
diavolo.. – mormorò con la voce impastata
T – Sei in
centrale.. nell’infermeria.. –
La voce lo fece
sussultare e si voltò verso la persona che aveva parlato con lo sguardo allertato, ma si calmò quasi subito vedendo di chi
si trattava
H –
ispettore.. – si appoggiò sui gomiti per
mettersi seduto, impresa che gli costò non poca fatica, tra sussulti e
gemiti vari.
T – domani
sarai a pezzi.. – disse il poliziotto sorridendo
H –
già perché adesso è una favola..
– protestò il ragazzo.
Poi, come se si
ricordasse improvvisamente di qualcosa di importante, alzò il capo di
scatto e si guardò intorno allarmato
H –
Dov’è papà?? –
Toyama lo
guardò dolcemente
T – Sta bene.. è di la a prendersi un caffè.. ne aveva
bisogno.. –
Il liceale
sospirò rilassandosi proprio mentre la piccola
porta bianca si apriva. Quando Heizo entrò, il bicchiere rischiò
di scivolargli di mano nel vedere suo figlio seduto sul letto. Si riscosse
cercando di recuperare il suo autocontrollo ed entrò nella stanza
avvicinandosi con sguardo severo al letto.
H –
papà.. – mormorò timidamente il
giovane vedendo il cipiglio del padre.
Al suo fianco,
Toyama tossicchiò leggermente per ricordare all’amico il discorso
che avevano fatto in precedenza.
HE – Sei un
incosciente – disse deciso.
Il detective
dell’ovest voltò il capo dall’altra parte, arrabbiato e
deluso: non aveva certo sperato in un ringraziamento, ma visto lo spavento che
si era perso e quello che aveva rischiato, non si era aspettato certo un
rimprovero. E invece a quanto pareva si era solo illuso. Eppure era sicuro di
aver visto un’ombra d’ansia sul volto del padre
mentre era in pericolo. Si morse il labbro inferiore per imporsi di
stare zitto: se avesse risposto avrebbero finito col litigare, e lui non era
certo in condizione di sostenere una discussione.
HE –
però sei stato molto coraggioso.. e mi hai
salvato la vita.. sei un ragazzo in gamba.. –
Il giovane si
voltò di scatto verso di lui con la bocca leggermente aperta e
un’espressione stupida sul volto. Era convinto che il padre avrebbe
continuato a rimproverarlo, e anche se non era quello
che voleva, tutto si sarebbe aspettato tranne che un complimento. Richiuse le
labbra di scatto quando si accorse che erano ancora aperte e sorrise facendo
capire che era felice, sia per quanto gli era stato detto, sia per il fatto che
entrambi fossero lì sani e salvi-
H – grazie
papà.. –
HE – forza,
andiamo a casa adesso!! – disse riprendendo il
solito sguardo severo che fece ridere Heiji: quell’uomo non era proprio
tagliato per i complimenti.
Tornò serio
stringendosi il torace per limitare il dolore alle costole.
HE – Ce la
fai da solo? -
H – Si!! Certo!! Ci vuole ben altro per mettermi KO!! –
Toyama sorrise e
si ritirò di alcuni passi indietro: l’atmosfera tra i due stava
finalmente diventando familiare, e lui non aveva alcuna intenzione di rovinare
tutto.
Heiji si
alzò lentamente dal letto e, insieme al padre, uscì dalla stanza.
Si era ormai scordato che nell’infermeria erano in tre: ora che suo padre
sembrava essersi avvicinato a lui, aveva tutta l’intenzione di sfruttare
la cosa per passare un po’ di tempo insieme. Uscirono dalla centrale e il
giovane inspirò a fondo l’aria fresca del tardo pomeriggio. Il
tempo era volato senza che se ne rendesse conto: erano già le sette di
sera.
H – Cavoli.. la mamma mi ucciderà.. –
HE – Non
preoccuparti.. ho chiesto a Otaki
di avvisarla.. –
H – Bene!! Così eviterò un’altra aggressione,
stavolta dalla mamma preoccupata che mi spaventa di gran lunga di più!! – scherzò il liceale facendo sorridere il
padre.
HE – forza.. Sali in macchina.. –
Senza farselo
ripetere due volte, il ragazzo aprì la portiera e si abbandonò
sul sedile dell’auto. Casa Hattori non era
molto distante dalla centrale, ma visto l’orario di punta, non fu
possibile raggiungerla in meno di 40 minuti, cosicché Heiji ebbe tutto
il tempo di spiegare, sotto richiesta del padre, come si era procurato le varie
ammaccature.
Arrivarono
parcheggiando silenziosamente l’auto scura nel vialetto.
HE – Forza.. ora hai bisogno di mangiare qualcosa.. –
Non ricevendo
alcuna risposta, si voltò verso suo figlio. La scena che si trovò
davanti, lo fece sorridere ed intenerire: Heiji stava con il busto eretto e le
spalle rilassate, il capo piegato appoggiato contro la fiancata
dell’auto. Sul volto aveva un’aria finalmente tranquilla e
rilassata, e un’aria infinitamente innocente, in contrasto con la sua
vivacità di quando era sveglio. Sulle ginocchia aveva appoggiato
l’immancabile cappello, che gli era stato tolto quando
aveva perso conoscenza. Il padre restò a guardarlo a lungo. Quella era
stata una giornata carica di tensione, ma incredibilmente utile per Heizo. Le
ultime vicende, infatti, gli avevano dato modo di capire il profondo affetto e
l’amore familiare che lo legavano ad Heiji e
finalmente, dopo anni di incomprensioni, aveva iniziato ad abbattere il muro
che lo divideva dal figlio, consapevole che avevano tutto il tempo per gettare
le basi di un rapporto solido che li avrebbe portati ad un ulteriore
avvicinamento.
Salve a tutti!! Sono tornata con l’ultimo
capitolo della mia storia!! Spero tanto che la fine vi
sia piaciuta!! Visto il periodo in cui siamo ne
approfitto per augurare a tutti un buonissimo Natale e
un 2008 fantastico!!
Ringrazio ancora una volta tutti quelli che hanno letto fino ad
ora i miei capitoli, grazie mille per avermi dedicato un po’ del vostro
tempo!! Un saluto ed un bacione
a tutti..