Scent of vanilla.

di itsedwardbitches
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Escape. ***
Capitolo 2: *** The beginning. ***
Capitolo 3: *** I'm strong. ***
Capitolo 4: *** Allyson. ***



Capitolo 1
*** Escape. ***


PROLOGO 



Louis.

L'aria calda e umida di fine estate si imprimeva sulla mia pelle. Il sudore mi ricopriva la nuca e i vestiti si appiccicavano sulla pelle. Ero steso sul cruscotto della nuova auto nera regalatami da mio padre per il diciannovesimo compleanno. Le braccia dietro la testa e il viso al sole. Quello sarebbe stato l'ultimo giorno in cui avrei potuto rilassarmi senza alcun disturbo, poi sarebbe cominciato il mio incubo peggiore, la scuola. Ero al quarto anno, ed ero stato rimandato già ben due volte. Non potevo permettermi di perdere un altro anno, soprattutto per non deludere mio padre.
Scesi dal cruscotto e guardai il panorama. Il mio posto segreto, la cima di una piccola collina ricoperta di grano che affacciava su un lago dove solitamente si tenevano dei falò a cui solo coloro che contavo potevano partecipare. Io ero uno di loro, e la cosa inizialmente non mi stancava affatto. Era un vantaggio avere le giuste amicizie, il rispetto dai ragazzi più giovani della scuola. Andavo in quel posto per isolarmi dal mondo e pensare, a qualsiasi cosa, a fumare una o più sigarette per liberare la testa da tutti i problemi per almeno un paio d'ore. Quello era il mio posto, il nostro posto, e di certo non l'avrei condiviso con nessun altro.
Risalii in macchina e mi misi in moto per tornare a casa e prepararmi per la serata che mi aspettava.



Mi fermai per fare benzina. Lì lavorava il mio migliore amico, Liam Payne. È il figlio del benzinaio e questo costringeva Liam ad aiutarlo durante l'estate in cambio di una modesta paga.
'Tommo, come va?' chiese non appena mi vide scendere dalla macchina.
'Fammi il pieno Payne' dissi ignorando la sua domanda. Si imbronciò. Odiava quando mi comportavo da stronzo ignorandolo, e odiava essere chiamato per cognome.
'Dal dottor Mark non ci vai?' continuò mentre metteva la pompa nella fessura per inserire il carburante.
'Ti ho già detto cosa ne penso a proposito Lì, non mi va di ripetertelo ancora una volta' dissi quasi urlando, ma mi era difficile di fronte al viso incredibilmente perfetto e i suoi occhi imploranti di chi vuole solo essere trattato per bene. 'Ti prego, non prendertela, ma lascia che sia io a decidere' continuai sentendomi in colpa per avergli quasi urlato in faccia.
'Fa un pò come ti pare Lou. Io qui ho finito' disse estraendo la pompa dalla macchina, 'A domani. Stasera non credo di venire al falò con gli altri' aggiunse con tono serio guardando in terra. Qualcosa non mi convinceva, lo conoscevo bene, e avrei scoperto cosa nascondeva.
'Cosa è successo Lì?' chiesi avvicinandomi di più a lui. Feci per appoggiare la mia mano sulla sua spalla ma lui si scostò in modo brusco.
'Chiedi a Zayn' disse urlando 'Fottuto stronzo' aggiunse quasi sussurrando. Capii subito.
'Ci sta ancora provando con la biondina del mese scorso, vero?' dissi essendo già sicuro della risposta affermativa che mi avrebbe dato.
'Sì' ripose infatti, 'dice che lo fa solo per divertirsi, che non devo preoccuparmi', sospirò.
Sapevo benissimo che Zayn amava Liam più di qualunque altra persona, in fondo lui l'aveva salvato. Ci provava con le ragazze davvero solo per divertirsi, ma Liam non lo avrebbe mai capito. 'Parlagli chiaro Liam' dissi rientrando in macchina e mettendo in moto il motore.
Lui annuì scuotendo la testa 'Abbi cura di te Louis'.



Arrivai dopo circa dieci minuti, quei cinque chilometri che distanziavano la pompa di benzina da casa mia.
Rientrai dalla porta sul retro sperando di non scontrare mio padre, ma si piazzò proprio di fronte a me. Con occhiali e giornale in mano, senza neanche degnarmi di uno sguardo. 'Lou, come mai sei già tornato? Ci sono stati problemi?' chiese come se non gli importasse davvero saperlo. Intanto ero già in corsa verso le scale per richiudermi in camera.
'No, non preoccuparti pà, ce la siamo solo sbrigata più infetta sta volta' dissi già fuori la porta della mia stanza. Entrai e non ricevetti risposta. Ero stato io d'altronde a volere il suo disinteresse, lui aveva solo eseguito gli ordini.
Mi buttai sul letto e pensai a cosa avrei voluto fare nella vita, non lo sapevo. Ma sentivo che il tempo non sarebbe bastato.
Avrei soltanto voluto sentire ancora una volta quel maledetto profumo di vaniglia.










SALVEEEEE BELLI.
Questo è il prologo della nostra prima fanfiction sui One Direction, quindi non è il massimo, abbiate pietà.
Siamo due ragazze, Nunzia e Federica e ci trovate su twitter con i seguenti nick--- @xjameseye e @ximginger
Speriamo vi piaccia questo piccolo inizio, presto ci sarà il continuo.
Recensite splendori! Accettiamo qualsiasi tipo di critica.
Un bacione....Nunzia e Federica :))

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Capitolo 2
*** The beginning. ***


11 settembre 2010, due anni prima

Allyson.

L'acqua cadeva sul mio corpo dolorante lentamente. La sensazione delle gocce scorrere sulla pelle era la più dolce in assoluto. Mi rilassava più di ogni altra cosa.
Strofinai bene le gambe con la spugna e il bagnoschiuma scivolò sulle ferite ancora fresche della sera prima. 
C'era stato un taglio, poi due, poi tre finché non riuscii a sentirmi definitivamente meglio. Era una cosa che facevo da circa tre anni, ma nessuno se ne sarebbe mai accorto, poiché le lesioni erano sulla parte alta delle cosce. 
Il colare del sapone sulle ferite mi provocava un bruciore da farmi stringere i denti ma non insopportabile. 
Mi risciacquai in fretta poichè già cominciavo a sentire l'acqua diventare fredda, segno che la caldaia aveva esaurito il suo tempo di funzionamento per quel giorno. 
Mi avvolsi in un telo e mi asciugai per bene i capelli per poi gettarmi supina sul letto abbastanza grande da accogliere due persone. 
Mi nascosi completamente sotto le coperte e indossai le cuffie. Misi la prima canzone che mi capitò all'iPod. 
'And they say, she's in the class A team,
stuck in her daydrem...' 
Ed Sheeran. L'unica persona che riusciva a farmi sentire accettata così com'ero. 
Era il mio idolo da circa due anni e la mia sopravvivenza dipendeva in parte dalla sua incredibile voce angelica. 
Mi addormentai sulle note della canzone successiva 'Small Bump', pensando al significato del testo e iniziando a piangere come ogni vota che la ascoltavo.
Mia madre quattro anni prima aveva affrontato una gravidanza che non andò a buon fine, il bambino morì.
I mesi seguenti furono i peggiori della mia vita ma soprattutto della sua. 
Fu ricoverata in un centro psichiatrico per cinque lunghi mesi. 
Dopo la morte del bambino non fu più la stessa, era come impazzita, pensava di vederlo ovunque andasse, cucinava per lui e delle volte capitava di vederla anche parlare con il presunto bambino mai nato. 
Fu mio padre, giunto al limite della pazienza, a farla richiudere in ospedale. Inizialmente ero del tutto incline alla scelta dell'uomo ma dopo capii che era la cosa giusta da fare. 
Dal periodo in cui vissi con Joshua Bale, mio padre, cominciai a fare i primi graffi sulle cosce, che col tempo cominciarono a diventare veri e propri tagli.
Per questo la canzone di Sheeran che più mi rappresentava era 'Small bump", motivo per il quale quasi ossessivamente mi ritrovavo a riascoltarla ogni sera, anche se mi piaceva pensare che fosse solo un caso del destino. Mi ricordava lei, come qualsiasi cosa dalla sua morte in poi. 
Il sole all'alba e al tramonto. 
Il luccichio dell'acqua colpita dalla luce del sole. 
L'arcobaleno dopo la pioggia.
Era tutto collegato a lei, che per sempre avrebbe camminato nel mio cuore, nonostante tutto il male che mi aveva procurato.
Se ne era andata per sua volontà. Un suicidio.
Sui giornali scrissero 'donna mentalmente instabile si getta dal quarto piano di un palazzo'. 
Fu mio padre a crearle il disagio necessario per compiere un gesto del genere. 
Dopo tre giorni dall'accaduto, provai a raggiungerla, sentivo che senza di lei non sarebbe stato più lo stesso.
Mi tagliai i polsi molto in profondità causandomi un emorragia. Fui trovata dopo pochi minuti da mio fratello maggiore che chiamò l'ambulanza non appena mi vide per terra con i polsi in sangue. Fui salva per miracolo, grazie a Jack e gliene sarò grata per tutta la vita. Mi garantì quel futuro che mi avrebbe permesso di trascorrere i momenti migliori della mia vita, oltre che a quelli peggiori.
Per il mio atto di tentato suicidio fui portata due giorni alla settimana da uno psicologo e fui rimpinzata di anti-depressivi per più i un anno.
Ora ero lì nel mio letto ancora viva, con dei tagli sulle gambe e gli stessi pensieri suicidi di sempre.

'Allyson!' mi svegliò mio padre con voce graffiante, 'Datti una mossa. Non devo mica andarci io a scuola' disse aprendo la porta facendola sbattere contro il muro della stanza. Poi si dileguò al piano di sotto.
Mi alzai rassegnata. 
Infilai i jeans, indossai la prima felpa che mi capitò a mano e le solite converse bianche che calzavano i miei piedi da più di un anno e mezzo.
Scesi in cucina. Mio padre mi incitò a mangiare, ma solo l'idea di ingerire del cibo prima di prendere l'autobus mi rendeva nervosa. Ero sicura che il mio stomaco non avrebbe retto e avrei rigurgitato agli occhi di tutti.
Uscii di casa e mi sedetti su di una panchina per aspettare l'arrivo dell'autobus. 
Di fronte a me la stessa pompa di benzina di sempre e lo stesso ragazzo imbronciato, il figlio del benzinaio. 
All'arrivo dell'autobus lasciava il lavoro, prendeva lo zaino e saltava su, andandosi a sistemare tra gli ultimi posti come ogni ragazzo popolare. 
Zayn Malik, il ragazzo di origine pakistana dai tratti tremendamente perfetti. Malik i primi giorni che trascorsi nella nuova scuola era sempre disponibile per me, un giro per conoscere la scuola, una presentazione dei compagni o insegnati. Insomma era la prima persona a dimostrarsi gentile nei miei confronti. Ma il suo comportamento cambiò. 
Improvvisamente per lui divenni più invisibile dell'aria, quasi gli creassi disgusto. 
Ma sapevo che la causa del suo rifiuto era solo una: Harry Styles, il ragazzo bello e ribelle, dagli occhi incredibilmente verdi, stupendi, dovevo riconoscerlo, e sul corpo un numero indecifrabile di tatuaggi per me privi di significato per quanto lo conoscessi. Frequentammo le elementari insieme ed era sempre stato uno stronzo. Se la prendeva con i più fragili e io ero una di quelli, ma ero l'unica ragazza ad essere trattata male da Harry. 'Perche?' mi chiedevo sempre, 'perché io e non anche le altre ragazze?' e poi mi rispondevo 'Perchè sei inferiore, sei brutta e sei uno zero'.
Da lui non ero mai chiamata per nome, ma con aggettivi offensivi che mi davano allo stomaco solo a pensarci. Ogni qual volta gli passavo avanti o lui passava avanti a me, mi lasciava un pugno sul braccio o sulla schiena che mi causava un livido da aggiungere ai tanti che collezionavo grazie a lui. 
Lo lasciavo fare, non mi sarei cacciata nei guai.
Liam Payne, il figlio del benzinaio. Una corporatura abbastanza muscolosa. Era il capitano della squadra di calcio della scuola e questo lo rendeva affascinante sotto gli occhi di qualunque ragazza della St. Patick High School, ma chiunque ormai era consapevole delle preferenze di Liam per gli uomini, e non sembrava infastidirlo, minimamente, nonostante tutti gli insulti che ricevesse. Ma lui restava sempre Liam Payne, e bisognava rispettarlo in fin dei conti.
In giro si diceva che Liam avesse un ragazzo, ma non sapevo di chi si trattasse.
I tre ragazzi erano una coppia inseparabile, ovunque andassero.
Ma rendevano la mia vita come quella di molti altri ragazzi, un inferno.
Mi sedetti tra i primi posti ignorando qualsiasi faccia, come sempre, e il pullman partì.

'Cosa ne pensi dei The lumineers?' esordì Niall in modo rilassato.
Esitai nel rispondere, come sempre facevo quando il ragazzo mi rivolgeva una domanda. 
Ci si poteva aspettare qualsiasi reazione da un tipo mentalmente contorto come Niall.
Lo conoscevo da circa tre anni. Aveva degli occhi azzurro cielo quasi ipnotizzante, capelli biondo tinto più morbidi della seta e atteggiamento da ragazzo strafottente. Era una persona acida con chi non conosceva, ma si rivelava dolce e aperta con me. 
Ascoltava musica rock metal e per la maggior parte dell'anno indossava giacche di pelle nere abbinate a pantaloni rigorosamente neri con alcune catene quà e là. Manteneva il suo animo rock sia all'intero che all'esterno, e non aveva paura del parere degli altri. 'È la mia di vita, non la loro. Che criticassero pure, a me non interessa!' ripeteva sempre, aveva ragione e col tempo avevo imparato a prendere la vita come lui.
Conosceva ogni minimo particolare della mia esistenza ed io il suo, questo ci unì, e diventammo come una sola persona.
Era lui a difendermi ogni qual volta Styles mi si avvicinava, ed ero io a salvargli la pelle quando ne aveva bisogno.
Eravamo solo io e lui, contro tutti. 
Era la seconda causa della mia salvezza, senza il suo aiuto e la sua compagnia, sarei rimasta completamente sola per il resto della mia esistenza. 
'Mi piace la loro musica' risposi esitante. Misi in bocca una foglia di insalata dal mio piatto.
Eravamo in mensa per pranzare. Ci sedemmo ad un tavolo da soli e consumare il nostro pasto.
Niall ignorò la mia risposta e prese a guardare nel mio piatto 'Davvero mangi solo quello?' chiese con sguardo sconvolto.
Nel mio piatto c'era solo un insalata, nel suo due panini con hamburger e una porzione abbondante di patatine, e di certo dopo averli prosciugati non si sarebbe fatto scappare il gelato. 
'Non puoi continuare questa dieta per l'eternità, Ally! Sei dimagrita abbastanza e...' continuò a parlare per un pò, ma il suo discorso passò in secondo piano di fronte a ciò che fece capolino da dietro la porta.
Fu allora che lo vidi per la prima volta.
Entrò in mensa, sembrava spaesato e nervoso. Si strofinò le mani sudate sui pantaloni e avanzò fino al tavolo più vicino a lui, quello lontano da me solo pochi metri.
Mi persi nei suoi occhi. Mi sembrò come essere entrata in una bolla, isolata dal mondo e potessi vedere solo lo straordinario colore dei suoi occhi, azzurro come il mare. I capelli scompigliati adornavano il viso perfetto. Pensavo alla sensazione che avrei provato nel toccare quella pelle, solo alla vista, incredibilmente liscia e morbida.
Sorrise guardando la pizza nel suo piatto, e quell'unico movimento che portò le labbra serrate a tramutarsi in un dolce sorriso, riaprì il mio cuore. Avvertii una sensazione di calore in tutto il corpo, sensazione che non avvertivo da molto.
Quando alzò lo sguardo e i suoi occhi incrociarono i miei, per me fu l'inizio della fine. 
Quell'azzurro mare mi avrebbe consumata fino a rendermi cenere.









SALVE BELLI.
Con questo nuovo capitolo volevamo cominciare con il presentare i vari personaggi. La debole Allyson che con l'aiuto del Niall trasgressivo, riesce un pò a sbloccarsi. Il trio Harry, Zayn e Liam. Perfetti stronzi. Ed infine il bello e misterioso Louis che sconvolge un pò Allyson...ci saranno delle belle. Speriamo che questo primo capitolo sia di vostro gradimento...presto ci sarà l'arrivo del secondo in cui le cose cominceranno a movimentarsi un pochino. UN BACIONE E A PRESTO -Nunzia e Federica <3 :))

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Capitolo 3
*** I'm strong. ***


Liam.

'E fa un tiro, dai!' mi scrollò Zayn offrendomi la canna.

Per un solo momento mi sfiorò l'idea di accettare, ma poi fui colpito dal buon senso che mi differenziava dagli altri miei amici, ero l'unico a non aver mai osato fumare, e mai l'avrei fatto.
Rifiutai e Zayn fu costretto ad arrendersi come accadeva ogni volta.
Eravamo insieme in camera sua, a parlare dei nostri problemi mentre Zayn fumava la canna.
Abitava solo dall'età di diciassette anni, quando la madre lo abbandonò per motivi di lavoro. 
Riuscivano a vedersi solo grazie a programmi di videochiamata tramite lo schermo di un iPad.
I patti con la madre erano che lui studiasse e si garantisse il passaggio dell'anno a scuola in cambio di restare a vivere solo in casa, altrimenti sarebbe stato trasferito direttamente a casa della zia Mandy.
Io gli ero sempre tra i piedi, per me quella era come una seconda casa e Zayn era molto importante per me, 
con la piccola differenza che gli volevo bene molto più che come amico.
Speravo che per lui fosse lo stesso, ma da come si comportava, cominciai a pensare che stesse con me solo per il sesso, non per amore.
Lo osservai mentre le sue labbra si poggiavano sulla punta della sigaretta, per poi chiudersi completamente attorno. Inspirò lentamente dalla bocca e subito dopo espirò dal naso e una nube di fumo non mi permise più di vedere il suo volto.
Si girò verso di me e mi soffiò il fumo sulla bocca schioccandomi un bacio a stampo veloce.
'Non è che mi vada così tanto a genio che tu fumi questa roba, Malik' dissi scostando il suo volto dal mio, 
mi alzai e mi andai a sedere alla scrivania per controllare la posta e-mail. 
Zayn sbuffò, finì la sua canna e la gettò nel gabinetto senza tirare lo sciacquone. Mi venne da dietro e con la testa si poggiò tra la mia spalla ed il collo, e cominciò a baciarlo lentamente, per poi cominciare a succhiare per più di dieci secondi. Lo lasciai fare, incapace di rifiutare un tale gesto da parte di Zayn. 
Era la cosa più eccitante per me, e sentivo che lo era anche per lui dal suo risolino e il respiro affannoso, il corpo affamato di qualcosa oltre un semplice bacio.
Continuò fino a lasciarmi un piccolo livido sul collo che avrei coperto con del fondotinta per non insospettire nessuno.
Alzò la testa dal mio collo e mi venne avanti.
A gambe aperte si sedette sulle mie ginocchia e mi prese il volto tra le mani.
'Sei irresistibile quando ti lasci sottomettere' disse Zayn guardandomi diritto negli occhi, poi si fece strada con la lingua nella mia bocca, percorrendo ogni centimetro con la lingua.
Ci baciammo con foga per più di cinque minuti.
Finimmo per terra uno sopra l'altro, stretti in un caloroso abbraccio. 
Gli schioccai un bacio a mezze labbra come segno di tregua, non mi andava di proseguire in quel momento, non dopo quello che era successo il giorno precedente. Lo avevo perdonato, sì, ma non del tutto da permettergli una scopata.
Riprese a baciarmi, questa volta più dolcemente mentre scendeva con le mani verso la zip dei miei pantaloni, ma lo fermai non appena stava per sganciare il bottone. 
Me lo scrollai di dosso e alzandomi decisi di chiarire l'accaduto del giorno prima e chiedere una spiegazione.
Zayn mi guardò come sconvolto. Fece per prendere lui la parola, ma io lo precedetti.
'Credi di cavartela così, come se niente fosse?' dissi con tono calmo ma ero già ai limiti della pazienza.
Lui si mise composto, si aggiusto i vestiti e si alzò in piedi per poi mettersi comodamente a sedere sul letto, mi osservò di sottecchi e si sistemò il ciuffo verso l'alto come solo lui faceva, in un modo talmente sexy che mi eccitava sempre come se fosse la prima volta che glielo vedessi fare.
'Liam, perché ti comporti così? Non so di cosa stai parlando' disse con tono ancor più calmo e rassicurante del mio, quasi irritante il suo modo di fare.
Cercai di mantenere la calma. Non avrei voluto recitare la parte della fidanzatina gelosa, non me lo sarei permesso. 
Ma non conoscevo nessun altro modo per far si che Zayn si rassegnasse a fingere di non capire. 
'Chelsea ha una bella carrozzeria, eh? Da fare invidia.' dissi perdendo le staffe. Cominciai ad agitarmi sul serio, ma lui rimase impassibile e sicuro di se.
'È solo un'amica, niente di più. A stento ci rivolgiamo la parola' disse abbassando lo sguardo.
Per la prima volta ero io ad avere il controllo e sottometterlo, e questo non mi dispiaceva per niente. 

'Per questo vi baciavate in quel maledetto pub, perché siete amici' mi avvicinai a lui. 
Non rispose.
'Almeno abbi il fegato di non mentire Zayn' abbassai il tono della voce quasi in un sussurro.
Uscii dalla camera senza rivolgergli altre parole, sarebbe stato solo inutile. Scusarsi per bene stava solo a lui. Doveva dimostrarmi quanto tenesse a me, al nostro amore, e che non gli interessasse la prima ragazza di passaggio.
Scesi le scale e raggiunsi in fretta la porta. Mi guardai indietro in attesa che lui mi fermasse, cercasse di chiarire le cose, ma nulla di ciò accadde.
Mi fece molto male.

Non teneva davvero così tanto. 
'Non mi ama, lui non mi ama!' pensai tra me e me.
Nessuno mi aveva mai amato.



Niall.


Il suono delle casse che davano 'Sweet November' dei Guns n' Roses, rimbombava nella stanza, facendo tremare le pareti. 
Accompagnavo la canzone con la chitarra elettrica. Per me era come uno sfogo, lo facevo ogni volta che ne avevo bisogno.
Così simulavo un concerto. 
Il mio più grande sogno era poter diventare famoso ed entrare a far parte di una band come chitarrista, e avrei inseguito questo sogno, ad ogni costo.
Posai per un attimo la chitarra a terra per fare un tiro dalla sigaretta che stavo fumando e che avevo dimenticato di finire troppo preso dalla canzone. 
Feci un ballo che finì in scivolata simulando Freddie Mercury. Mi misi in ginocchio e mimai un batterista.
Salii sul letto e cominciai a saltare, sempre più eccentricamente.
In perfetta sincronia con la fine della canzone, mi gettai sul letto e portai le braccia dietro la nuca.
Mi ero sfogato abbastanza e mi sentivo finalmente più libero, leggero.
Chiusi gli occhi pensando di fare una pausa e dormire per un pò, ma qualcuno bussò alla porta della camera.
'Nialler! Apri un attimo.' era la voce di mia madre.
'Non senti che sto dormendo, mà?' dissi divertito guardando l'ora sul mio orologio da polso.
Sentii un suo sbuffo. 'Andiamo Niall, apri. C'è tuo padre alla porta, ti vuole vedere.' disse con voce dolce. 
'Mandalo via!' risposi rude, 'non mi va di parlargli oggi. Digli che sarò io a passare domani a casa sua.' continuai alzandomi dal letto e aprendo la porta a mia madre.
Le presi il mento tra il pollice e l'indice e la guardai negli occhi. Le volevo un bene dell'anima.
'Su mamma, ti prego. Ci andrò domani, lo prometto.' dissi tutto d'un fiato cercando di sembrare più credibile possibile.
Le diedi un bacio sulla fronte e mi feci strada verso il bagno.
La sua voce mi bloccò.
'Niall.' disse con aria triste. Mi girai verso di lei annuendo.
'Qualunque cosa ti chieda, rifiuta, ti prego.' disse avvicinandosi a me, prendendomi la mano, come per farmi sua.
Mi voleva bene, lo sentivo, e non avrebbe mai voluto lasciarmi. 
Allora capì.
'Vuole portarmi da lui in Francia, vero?' chiesi deciso.
Mia madre annuì stringendomi ancor di più la mano.
'Mamma, era un periodo. L'anno scorso non mi sentivo bene qui e volevo andarmene. Ma ora sono più forte, Allyson mi aiuta e sai che non ti lascerei mai sola' dissi stringendola in un forte abbraccio.
'Ti voglio bene' disse, poi continuò 'anche se delle volte non sei il figlio perfetto' accennando un sorrisetto.
Pensai.
Il furto nel negozio di CD, per il quale mi richiusero in cella per una notte.
Il fumo.
Il modo in cui mi vestivo e andavo in giro.
E il mio essere acido con tutti.
'Non me ne andrò mamma, ora sono forte' le diedi un bacio sulla guancia e la lasciai andare per poi richiudermi in bagno.
'Sono forte mamma, sono forte' ripensavo alle parole appena dette, e mi poggiai piano con la schiena verso la porta e cominciai a scivolare fino a sedermi per terra. Mi rannicchiai portando la testa tra le ginocchia e coprendo il capo con le mani. 
Il giorno seguente sarei andato davvero da mio padre, per chiarire le cose e dirgli che non avrei mai abbandonato la mamma, aveva bisogno di me. Lui da buon padre quale era, si sarebbe rassegnato e avrebbe fatto decidere me.
I dubbi mi assalirono.
Volevo davvero andare in Francia, mollare tutto il male che avevo a Bredford, ma semplicemente non potevo.
Mia madre sarebbe ricaduta nel turbine della droga, e non potevo permetterlo.
Mi rassegnai al mio destino e per auto convincermi, ripetei all'infinito quelle due parole 'Sono forte'.
Ma la verità è che non ero per niente forte, e tanto meno lei.
Però qualcuno doveva esserelo per emtrambi, per andare avanti.
Quel qualcuno ero io.
Avevo bisogno di un aiuto, avevo bisogno di Allyson.



Harry.


Aspettavo che l'acqua sul fuoco bollisse. 
La guardavo, era il mio peggior nemico sin da quand'ero bambino. Da quando il peggio avvenne.
Mi persi nei miei ricordi, dei brutti ricordi del mio brusco passato, quello legato a mio padre.
L'uomo che con le sue azioni, per quanto brutte, mi aveva reso l'Harry senza paure e indistruttibile che sono.
Mentre ripensavo all'accaduto, una lacrima mi rigò il volto.
'No, Harry! Tu non sei così. Lui lo faceva per il tuo bene'.


'Su Harold, la mamma non c'è, sai cosa significa?' disse con aria eccitata, felice.
'No..' risposi esitante. All'interno ero curioso ed impaziente di sapere cosa volesse fare, ma non lo mostrai all'esterno.
'Significa che abbiamo un giorno solo per me e te. E ce ne andiamo al mare!' disse venendomi vicino.
Si chinò per arrivare alla mia altezza e guardarmi dritto negli occhi.
'Allora? Che te ne pare come idea?' mi chiese subito.
Sembrava davvero entusiasta di poter passare un pò di tempo con me.
Non volevo deluderlo. Così anche se non mi andava di trascorrere del tempo con lui, sfoggiai uno dei miei sorrisi più grandi, vivi quanto finti. 
'Certo che mi va papà.' dissi alla fine con aria eccitata, 'preparo la borsa, mi metto il costume e scendo' dissi mentre già cercavo di scappare verso la mia camera, ma lui mi bloccò, mi passò una mano tra i capelli e con un enorme sorriso stampato in faccia giocherellò un pò con mie fossette. Mi diede una pacca sulla spalla.
'Forza, fai presto!' disse e scattai ai suoi comandi.
'Andiamo a fare il bagno Harold.' disse mio padre togliendosi la maglia e gettandola per terra sulla sabbia.
Io lo imitai e insieme raggiungemmo la riva.
Il tempo era perfetto per una giornata in spiaggia. 
Nel cielo non era presente alcuna nuvola ed era limpido quanto l'acqua, invitante.
Immersi piano prima le gambe. L'acqua era fredda e non riuscivo ad immergermi troppo velocemente.
Ma mio padre cominciò a schizzarmi in modo giocoso, sempre con il sorriso stampato in faccia.
Cominciò a ridere 'Su buttati, fai l'uomo!' mi disse per poi immergersi di testa e riemergere dopo circa sei metri.
Mi feci coraggio e mi immersi anch'io e lo raggiunsi in stile libero. 
Lui mi aveva insegnato a nuotare, come aveva fatto con qualsiasi altra azione che allora conoscevo.
Cominciammo a giocare. 
'Harold! Ti stai divertendo almeno un pò con il tuo papà?' mi chiese passandosi la mano tra i capelli con un gesto buffo.
Annuì lentamente per poi farlo con sincerità.
Sì, mi stavo divertendo per la prima volta con mio padre.
Quella giornata stava scorrendo in modo perfetto, forse maledettamente troppo.
'Facciamo un gioco' disse portandomi più a riva in modo che entrambi potessimo toccare con i piedi per terra.
'Una gara di apnea. Al mio tre ci immergiamo e vince chi resta più tempo sotto' mi disse con aria di sfida.
Nei suoi occhi intravidi quel luccichio di sempre, e allora accettare non mi sembrò una buona idea.
'Non mi va in realtà.' dissi abbassando lo sguardo, non avrei voluto incrociare il suo, non ne sarei uscito vivo di sicuro.
'Va bene. Allora io esco.' disse con voce seria già facendosi strada verso la spiaggia.
'Ok, vada per la gara!' risposi subito dopo. 
Volli fidarmi ancora una volta di lui, e fu un gravissimo errore.
Ero sott'acqua quando le sue mani mi presero dalla schiena spingendomi sempre più giù impedendomi di riemergere.
Non avevo più aria. Aprii la bocca e ingerii più di tre boccate d'acqua, sia dal naso che dalla bocca.
Cercavo di dimenarmi, ma la sua presa era più forte di me.
Non ressi più e mi lasciai andare.
Svenni.
Riaprii gli occhi, vedevo appannato, ma poi la vista cominciò a diventare più chiara.
Mi trovavo in ospedale, su un letto dalla lenzuola di un bianco candido, accecante.
Ricordavo ogni minimo particolare di ciò che era accaduto, mi venne un nodo allo stomaco.
Un infermiera entrò in camera. Mi scrutò e uscì di nuovo.
Rientrò insieme a mio padre che si passò una mano tra i capelli 'Harold! Che Dio ti benedica, stai bene!'. 
Raggiunse il mio letto di corsa. Fece per prendermi la mano ma io la ritrassi subito e lo guardai con disprezzo.
'Può lasciarci soli, signorina? disse mio padre senza staccare lo sguardo dal mio.
L'infermiera ubbidì senza opporsi, e si lasciò la porta alle spalle.
'L'ho fatto per te figliolo' disse guardandomi serio.
'È per il tuo bene, credimi' disse avvicinandosi di più a me.
Aveva bevuto e molto. Il suo alito sapeva di vodka, quella che riempiva tutti gli scaffali della dispensa.
Cominciai a piangere. Avevo paura. Non capivo le sue parole. 
Aveva provato ad uccidermi. Non è così che si dimostra il bene per una persona.
Scossi la testa.
'Non mi tratteresti in questo modo se mi volessi davvero bene' dissi singhiozzando, me ne pentii. Non averi dovuto farmi vedere debole da lui, me lo ripeteva sempre. 
Fu in quel momento che capii davvero cosa intendeva.
Mi faceva del male solo per rendermi davvero più forte, così che avrei affrontato le situazioni future, quelle più difficili, con sicurezza.
Per rendermi quasi immune al dolore che avrei ricevuto successivamente.
Così aveva ragione, era per il mio bene.
Lo abbracciai e gli sussurrai che avevo capito cosa intendeva.
Da quel giorno in poi mi sarei comportato da bravo bambino.



Immerso nei miei pensieri, non mi ero accorto che l'acqua ormai bolliva. 
Gettai la pasta e mi asciugai le lacrime, mio padre sarebbe tornato da un momento all'altro.
Bussò alla porta dopo dieci minuti, quando il piatto di pasta al sugo era già in tavola.
Aprii la porta. 
Trovai l'uomo che mi aveva plasmato a sua immagine e somiglianza.
Sorrise dinanzi a ciò che aveva davanti agli occhi, a ciò che aveva creato.
Ero diventato quell'Harry cattivo, arrogante e menefreghista che voleva.
Riversavo tutto ciò che avevo subito da mio padre sugli altri, e questo a me non creava senso di colpa o rimorso, ma comunque sapevo che creava dolore alle persone.
Ma io stavo bene.
E l'essenziale era il mio di bene, non quello degli altri.










SALVE BELLIIIIIIII.
Nel capitolo parliamo un pò di Zayn e Liam che hanno un pò di problemini, poi nei prossimi capitoli vediamo cosa succede jksdh.
Abbiamo Niall che povero ha i suoi problemi e cercherà un aiuto in Allyson.
Ed infine il caro Harry che ci racconta un pò della sua infanzia...quindi con questo voglio far capire davvero perchè Harry si comporti così.
Purtroppo per Allyson e il 'ragazzo misterioso' dovrete aspettare ancora un pò...e nel prossimo capitolo ci sarà l'entrata in scena del caro Lou.
SPERO DAVVERO CHE QUESTO CAPITOLO VI PIACCIA E CHE CONTINUIATE A SEGUIRE LA STORIA:)
Con questo è tutto, lasciate una recensione per farci sapere cosa ne pensate.
A presto con il prossimo capitolo c:
Un bacione -Nunzia e Federica. 
<3

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Capitolo 4
*** Allyson. ***


Louis.

Battevo il ritmo con le mani sul manubrio del vecchio furgone rosso di mio nonno.
Ci aveva lasciati da ormai molti anni e aveva voluto regalarmi il suo amato rottame, a cui con il tempo avevo dato una sistemata.
Ci tenevo molto, era il regalo migliore che avrebbe potuto farmi.
Così avevo un ricordo di lui, eravamo molto legati.
Quel furgone divenne la mia seconda casa, ci trascorrevo la maggior parte del tempo all'interno, anche senza avere una meta precisa.
Giravo per le strade di Bradford, con i finestrini aperti e la radio accesa.
Quel giorno passai per il nuovo paese, ad assaporarne l'aria.
Mi ero trasferito lì da solo un giorno, ma già mi piaceva quel posto, sentivo che l'avrei fatto mio nel giro di poche settimane.
L'unico luogo dove non mi sarei mai sentito a mio agio era la scuola, troppa gente e poca aria.
Ci ero stato la mattina stessa, il mio primo giorno alla St. Patrick, e così mi ritrovavo nel furgone a canticchiare 'Over the rainbow', ripensando alla giornata trascorsa.

Un uomo di nome Mike mi aveva fatto visitare la scuola per poi portarmi nella sala del preside dalla folta barba grigia.
Mi aveva stretto la mano per poi consegnarmi dei fascicoli che averi dovuto riportare firmati da un genitore.
Mia madre non era quasi mai in casa essendo giornalista, quindi li avrei fatti firmare a mio padre.
Uscii dalla presidenza e cercai l'aula di inglese, introvabile. 
Mi arresi, e decisi di raggiungere il mio armadietto per scegliere la combinazione del lucchetto.
'Sei nuovo?' un ragazzo dai capelli biondi mi si piazzò avanti.
Mi spaventai per lo strano modo in cui era vestito.
Indossava dei pantaloni neri con catene al lato di dietro, strettissimi, camicia a quadri rossa, ed un paio di stivaletti neri in pelle lucida.
Ma mi piaceva, aveva un aria amichevole.
Subito dovetti ricredermi quando le sua voce acuta mi trapanò i timpani.
'Che hai da guardare? Ma vedi di levarti di torno' mi aveva detto strattonandomi per poi raggiungere il suo armadietto, quello due dopo il mio.
Forse lo avevo davvero guardato troppo, e con aria da sofisticato.
Lo ignorai completamente e questo sembrò innervosirlo a tal punto da chiudere la porta del mio armadietto, con assurda forza, appena ebbe finito di sistemare i suoi pochi quaderni sui ripiani del suo.
Non avevo mai incontrato una persona tanto complicata, ma decisi di lasciar perdere e di non prendermela con lui, dopo tutto era solo il mio primo giorno.
Con dieci minuti di ritardo, trovai l'aula.
Erano tutti seduti compostamente e in silenzio.
Entrai dando il buongiorno al professore e stringendogli la mano.
Era giovane, non avrebbe potuto avere più di trentacinque anni.
Sfogliò una serie di fascicoli e prima che potesse alzare il capo e rivolgermi la parola, io ero già andato a prendere posto all'ultimo banco.
Si avvicinò un po' più a me.
'Lei deve essere il signor Tomlinson' disse poggiando il fondo schiena sul banco più vicino che gli era capitato.
Sorrisi annuendo, quello fu solo l'inizio di un noioso interrogatorio.
'Allora Tomlinson! Sono il signor McRyan, il professore di Inglese' disse drizzandosi in piedi, 'si alzi e ci parli un po' di se' continuò sorridendo e indicandomi la cattedra.
Voleva che andassi lì, e lo feci senza proferir parola.
'Salve' cominciai a diventare davvero nervoso, ma cercai di non darlo troppo a vedere.
Le situazioni di quel genere mi rendevano spossato, avere gli occhi di tutti puntati addosso era un incubo.
Mi asciugai le mani sudate sui jeans come per darmi sicurezza.
Presi fiato e cominciai a parlare.
'Sono Louis William Tomlinson. Vengo da Doncaster. Mi sono trasferito qui per il lavoro di mio padre' era tutto secondo me, avrei aspettato la risposta da parte di Mr. McRyan.
'Qual'è l'ultimo libro che ha letto?' mi chiese incrociando le dita delle mani tra di loro.
Non avevo mai letto un libro in tutta la mia vita, non che non mi piacesse, ma non avevo mai provato a comprarne uno.
'Non ricordo signore, è da tanto che non leggo' fu solo una mezza bugia.
'Non si preoccupi, rimedieremo' disse alzandosi e riprendendo posto in cattedra.
'Si accomodi pure Tomlinson'.
Feci per ritornare al mio posto ma 'No!', mi fermò il professore, 'Si segga di fianco al signor Payne, sono sicuro che andrete molto d'accordo' disse scrivendo sul registro.
'Piacere Liam'. 
Il ragazzo mi strinse la mano e mi fece accomodare vicino a lui, come il professore aveva richiesto.
'Louis' risposi accennando un sorriso. 
'Non preoccuparti, questa testa pelata fa sempre così con i nuovi' mi rassicurò strizzandomi l'occhio.
Annuii, guardandolo mentre tornava a leggere il suo libro. C'era una grande intesa tra di noi, e finalmente ero riuscito a trovare qualcuno con cui andavo d'accordo. Sentivo saremmo diventati buoni amici.
La testa pelata aveva ragione.

Dopo due stressanti ore di lettura Shakespeariana e di commenti buffi tra me e Liam, la campanella finalmente suonò.
Mi alzai di scatto seguito da tutti gli altri compagni, e di corsa ci dirigemmo verso la porta per andare a pranzo.
'Tomlinson, resta un attimo qui' mi fermò Mr. McRyan con voce cauta.
Drizzai la schiena e feci un cenno con la testa come per ubbidire.
Prese una piccola chiave dalla tasca e la inserì nel cassetto sotto la cattedra, lo aprì.
'Anna Karenina, Tolstoj!' esordì con tono buffo.
Inizialmente ero un po' confuso, ma dopo mi fu subito chiaro il suo intento.
'Prendilo, voglio che tu lo legga' disse porgendomi l'enorme libro.
Era davvero pesante e ancora non sapevo come avrei fatto a leggerlo tutto.
'Grazie, lo farò' risposi infine deglutendo, come per abbandonarmi al mio destino.
Uscì dalla classe salutando con un cenno della mano.
'Ancora una cosa, Tomlinson' disse seguendomi con la borsa in pelle marrone tra le mani.
Mi voltai, 'Cosa aveva ancora da chiedermi?' pensai.
'Sta alla larga da quelli che frequenta Liam' continuò mettendosi la tracolla della borsa sulla spalla.
Aspettò un attimo. 
Rimanemmo a fissarci per qualche secondo in quel corridoio deserto, poco luminoso.
Abbassò lo sguardo, girò i piedi e mi voltò le spalle dirigendosi dalla parte opposta alla mia.
'Sei un bravo ragazzo tu, Louis' si chiuse la porta dell'uscita d'emergenza alle spalle.
Rimasi scosso per un po'. 
Cosa intendeva dire?
Ma non potevo saperlo, poiché non conoscevo ne gli amici di Liam ne lui, non sapevo che tipi fossero.
Scelsi. Mi sarei fidato di Mr. McRyan, dopotutto sembrava un tipo sicuro di ciò che diceva.
Andai all'armadietto per riporre il libro che averi ripreso alla fine delle ore, e mi diressi verso la mensa.
Entrati nella sala, ero nervoso e per scacciare tutti i pensieri, mi strofinai bene le mani sui pantaloni, come ero solito fare. 
Mi andai a sedere al tavolo più vicino. Ero da solo.
La pizza nel mio piatto era davvero invitante. Sorrisi dinanzi a quel bel vedere.
'Dai, Styles! Lasciami in pace' gridò la voce di un ragazzino.
Alzai il capo per capire cosa stesse succedendo, assistere alla scena, ma il mio sguardo incrociò altro.
Due splendidi occhi color nocciola formavano una combinazione perfetta con il resto del volto della ragazza che avevo a pochi metri da me. Lunghi capelli biondi le accarezzavano dolcemente il piccolo viso.
Pensai che fosse la cosa più bella che avessi mai visto, di certo non me ne sarei dimenticato facilmente.
Le sorrisi facendole un cenno con la testa.
Lei arrossì e abbassò il capo nascondendo un accenno di sorriso, tremendamente dolce.
Continuai a fissarla. Sgranai gli occhi quando vidi che parlava con lo strano ragazzo con cui avevo avuto un piccolo malinteso la stessa mattina. Dovevano essere buoni amici dal modo in cui scherzavano.
Andarle vicino per parlare, conoscerla, non sarebbe stata un ottima mossa in presenza del biondo.
Ma lo avrei fatto molto presto, appena si sarebbe presentata l'occasione.

Scesi dalla macchina per comprare un pacchetto di sigarette nel bar più vicino.
'Un pacchetto di Luckies, grazie' chiesi al ragazzo dietro il bancone.
Mi porse le sigarette e lo pagai.
Feci scivolare l'acquisto nella tasca dietro i pantaloni e mi diressi rapidamente a testa bassa verso la porta.
Spinsi. 
Dall'altro lato della porta qualcuno mi venne addosso, non feci in tempo ad alzare lo sguardo che già era sgattaiolato all'intero del negozio. 
Mi girai, era lei.
Aveva raccolto i liscissimi capelli biondi in uno chignon basso dietro la testa, così da lasciare il collo scoperto.
Pensai che fosse ancor più bella in quel modo, e non potei fare a meno di sorridere a quella vista.
Indossava una felpa monocolore grigia, un paio di jeans non troppo stretti e converse bianche ormai consumatissime.
Decisi che le avrei parlato, anche solo per sapere il suo nome.
Così la aspettai fuori dal negozio poggiato con la schiena a sinistra della porta.
Mi sembrarono minuti interminabili. 
Mi girai per vedere a che punto fosse, e proprio in quel momento cominciò a dirigersi verso l'uscita con un sacchetto bianco tra le mani.
Aprì la porta e appena mi vide fece un salto.
Il suo volto inespressivo si trasformò in spaventato, sconvolto.
Subito dopo si rilasso, come rassicurata che fossi io, fece un lungo respiro.
Averla così vicino mi creò un forte avvampamento.
'Scusa' disse passandomi oltre cominciando a camminare rapidamente.
La seguii cercando di rimanere al suo passo.
'Hey' dissi passandomi una mano tra i capelli.
'Che fai mi segui?' chiese emettendo un risolino di scherno.
La luce rendeva i suoi capelli incredibilmente lucenti, la chiara pelle del viso appariva luminosa, il tutto formava una combinazione perfetta, una dea.
Ma aveva occhi tristi, spenti, occhi che hanno sofferto molto in passato.
Sentivo che avrei dovuto rendermi partecipe di questo passato, volevo conoscerlo, per trasformare quegli stupendi, seppur tristi occhi color nocciola, in veri e propri diamanti, raggianti di felicità.
Sentivo per la prima volta di poter essere utile per una persona, lo sentivo nel cuore, grazie alla sua presenza, come se ci fosse qualcosa di molto profondo a legarci.
Questo diventò una certezza quando la mia mano sfiorò la sua per poi stringerla.
Avvertii una sensazione di idillio, e un brivido mi percosse l'intera colonna vertebrale.
'Ti do un passaggio a casa, ho la macchina proprio qui' dissi stringendole la mano.
Si spostò una ciocca di capelli dietro l'orecchio, e sostenne il mio sguardo per alcuni secondi, poi rivolse gli occhi al furgone.
'Non vado a casa' disse sospirando.
La trascinai più vicino alla macchina e le aprii lo sportello.
'Prego' dissi mostrandole il posto 'Andiamo ovunque tu debba andare' continuai.
Si arrese e salì in macchina chiudendo da se lo sportello prima che potessi farlo per lei.
Feci il giro per prendere il mio posto.
'Bel furgone!' disse quando anch'io richiusi lo sportello.
Annuii con soddisfazione. Io e mio padre ci avevamo lavorato molto per renderlo abbastanza bello ed efficiente.
'Sono Louis' dissi porgendole la mano.
'Piacere di conoscerti Louis' guardò la mia mano esitando un po' prima di stringerla con decisione.
'Tu non hai un nome?' le chiesi ironico.
'Allyson, mi chiamo Allyson' disse aprendosi in un gran sorriso, il primo sincero che le vedessi in volto.
Non riuscivo a fare a meno di guardarla sorridere.

Allyson.
Una parola.
Sette lettere.
Tre sillabe.
Per me un unico e solo significato.
















SALVE BELLISSIMI.
Eccoci qua con un nuovo capitolo.
Ho aggiornato così presto perchè molti di voi mi hanno chiesto di farlo, però questo capitolo sarà un tantino più  ristretto di quello precedente.
Come avete visto parla finalmente il caro Louis che sembra davvero affascinato da Allyson...eh sì il ragazzo misterioso era proprio Louis klsjd.
Nei prossimi capitoli vedremo come andrà avanti la conoscenza tra i due.
Spero davvero che questo capitolo vi piaccia perchè ci ho davvero messo l'anima.
Un saluto e a presto con il prossimo capitolo che sarà più ricco....nell'attesa comunque mi piacerebbe arrivare ad un numero abbastanza soddisfacente di recensioni e visite per questo capitolo...soooo penso che aggiornerò solo se arrivo a 20 recensioni! 

Un bacione carissimi lettoriiiiiiiiiiiiiii -Nunzia e Federica <3
ps. ecco i notri nick twitter per qualsiasi evenienza @xjameseye @ximginger :)).










 

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