Last Night On Earth di MinorityVicious (/viewuser.php?uid=115042)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1. ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2. ***
Capitolo 1 *** Capitolo 1. ***
Last Night On Earth
Capitolo 1.
Era quasi Maggio a
Konoha, ma quel giorno l’aria sapeva d’Inverno.
Il pomeriggio portava
con sé l’odore della pioggia, che non cessava di
battere sulle case e sulle teste degli abitanti, presi in contropiede
da quell’improvviso cambiamento di clima.
Camminava senza meta
per quelle strade umide e grigie, avvolta nel suo cappotto leggero
color avorio.
Le lacrime non
cessavano di rigarle il piccolo volto, e andavano a mischiarsi con le
gocce d’acqua che continuavano, imperterrite, a bagnarle i
capelli.
Contrasse le labbra in
una smorfia di dolore.
Non sapeva di preciso
da quanto tempo stesse camminando. Aveva perso ormai la cognizione del
tempo.
Le gambe le dolevano,
ma la piccola Hinata era troppo presa dai suoi pensieri per sentire i
suoi arti inferiori, che pulsavano ad ogni passo.
Come una filastrocca
per bambini, troppo bella o troppo triste per poterla dimenticare,
così le parole di Hiashi echeggiavano nelle sue orecchie.
Inutile.
Debole.
Indegna
di essere una Hyuga.
Questo era per suo
padre.
Questo era per tutti.
Il cuore grande di
Hinata, il suo altruismo e la sua generosità, contavano poco
per il clan.
A loro interessava
l’onore, la forza assoluta, l’orgoglio.
Camminavano a testa
alta, gli Hyuga, e lei si sentiva surclassata dai suoi pari.
Apparteneva ad una
razza troppo perfetta, eppure si sentiva fuori posto.
Oh, avrebbe voluto con
tutto il cuore compiacere il suo clan.
Vedere i sorrisi sui
loro volti.
Sentire la mano di suo
padre scompigliarle i capelli, mentre le diceva di essere fiero di lei.
Ogni suo sforzo,
però, sembrava finire miseramente in un vortice di
fallimento, e ogni volta sentiva quel desiderio sempre più
irrealizzabile e lontano.
Non le restava altro,
se non le lacrime ormai secche sul volto.
Neji, per quanto
potesse importargli, le avrebbe detto di non piangere. Che
‘‘le
lacrime non si addicono ad un ninja, meno ancora ad uno Hyuga’’.
Eppure non riusciva a
smettere.
Piccola.
Inutile.
Debole
Hinata.
I text a
postcard, sent to you
Did it go
through?
Sending
all my love to you
Si fermò
davanti ad una panchina, che brillava di un verde così
acceso da illuminare le strade grigie di Konoha.
Poco le importava
che stesse piovendo, che i suoi vestiti fossero fradici e
che, probabilmente, si sarebbe presa una polmonite.
Se gli altri se ne
fregavano di lei, perché avrebbe dovuto preoccuparsi?
Si sedette su quella
panchina così luminosa, come se altro non desiderasse.
Solo allora
sentì di avere il fiatone, e prese un bel respiro.
Lasciò le
gambe libere di ciondolare, troppo corte per raggiungere il terreno.
Restò immobile sotto la pioggia, con la testa china e lo
scroscio nelle orecchie.
Chiuse gli occhi.
You are
the moonlight of my life every night
Giving all
my love to you
My beating heart belongs to you
Sentì dei
passi, leggeri, come se una persona stesse camminando su una nuvola.
Gli occhi rugiada di
Hinata si posarono sulla figura snella di un ragazzino, che la
osservava stringendo un ombrello tra le dita.
Nessuno dei due
parlava, né l’uno fece un passo verso
l’altra.
Semplicemente stettero
in silenzio, quasi a volersi analizzare.
Hinata fu la prima a
distogliere lo sguardo. Non era così audace da reggerne uno
per troppo tempo.
Chiuse ancora gli
occhi.
Li nascose sotto le
palpebre, a loro volta coperte dalla frangetta umida.
Sentiva il cappotto
appiccicato alla pelle, da quanto era fradicio.
Brividi di freddo le
percorsero la schiena.
Chissà se
lo sconosciuto se ne sarebbe andato, o sarebbe rimasto ancora
lì a scrutarla senza dire una parola.
Passarono diversi
secondi, e la pioggia cessò di battere su di lei.
Si fece coraggio e
riaprì gli occhi.
No, non aveva smesso
di piovere.
Semplicemente quel
ragazzo l’aveva coperta con il suo ombrello.
I walked for miles 'til I
found you
I'm here to honor you
<<
Prenderai freddo. >>
Hinata non
parlò, troppo presa da quegli occhi ossidiana per formulare
anche solo un pensiero.
Non aveva idea di chi
lui fosse, ma era certa che non avrebbe dimenticato il suo volto
facilmente.
Ovale, perfetto, dalla
pelle lattea e senza imperfezioni.
I capelli lunghi,
scuri come la notte, che cadevano in una morbida coda lungo la spalla
destra.
Si chiese se non fosse
semplicemente una visione.
Quanti anni poteva
avere? Dodici? Tredici?
<<
G-grazie. >>
Una sola parola
uscì dalle sue labbra. Gelide, come tutto il resto del corpo.
Arrossì,
com’era solita fare.
Hinata era un unico
tremore, e la presenza di quello sconosciuto non faceva che aumentarlo.
Eppure non
scappò. Non scese dalla panchina e non fuggì
lontano da lui.
Restò
ferma, ad inspirare il profumo che il vento portava fino alle sue
narici.
Il suo profumo.
Era il più
dolce che avesse mai sentito.
If I lose everything in the
fire
I'm sending all my love to you
Le nubi si diradarono,
e il sole tornò a splendere su tutto il villaggio.
L’ombrello
ormai non sarebbe più servito.
Il sole
riuscì addirittura ad infonderle un filo di calore,
nonostante avesse il corpo ghiacciato.
Si godette la
sensazione di quei raggi bollenti, e piano piano cominciò a
non sentire più tutto quel freddo.
<<
Itachi. >>
Disse lui, con la sua
voce melodica.
Hinata non si sarebbe
mai stancata di ascoltarla.
<<
C-come? >>
Balbettò
lei.
Il ragazzo non si fece
problemi a ripetere.
<<
Itachi. Mi chiamo Itachi Uchiha. >>
Uchiha.
Aveva sentito parlare
di quel clan.
Un’altra
razza perfetta, come la sua.
Era destino che si
imbattesse sempre nelle sue paure.
La paura di essere lei
quella sbagliata, quella imperfetta.
La brutta copia di un
ninja.
<<
Hinata... Hyuga. >>
Ribatté
timidamente, tornando con lo sguardo sui suoi sandali, che in quel
momento le sembravano molto interessanti.
Ancora silenzio,
ancora quell’attesa.
<<
Hinata... Hinata... >>
Cantilenò
lui, come a volerne assaggiare ogni singola lettera.
Hinata non apprezzava
molto il suo nome, non lo considerava così eccezionale.
Eppure, tra le labbra
di quell’Itachi, sembrava il nome più bello del
mondo.
With every breath that I am
worth
Here on Earth
I'm sending all my love to you
So if you dare to second guess
You can rest assured
That all my love's for you
Com’erano
arrivati seduti così vicini, alla distanza di una spanna, se
lo chiedeva anche lei.
Come se non bastasse,
stringeva tra le mani un cono gelato gusto fragola.
Esatto.
Senza se e senza ma,
si era ritrovata vicino a Itachi a mangiare un gelato offertole da lui,
come se fossero amici da un’eternità.
Non sembrava che si
conoscessero da neanche un’ora.
Hinata studiava il suo
gelato, alternando lo sguardo da esso a Itachi.
Non le aveva fatto
nessuna domanda sul perché stesse su quella panchina da
sola, sotto la pioggia gelida che le picchiettava addosso.
Hinata, di rimando,
aveva fatto lo stesso.
Itachi rimaneva
composto regalmente su quella panchina bagnata, ignorando i pantaloni
che man mano si inzuppavano, ma non accennava a guardare Hinata.
Lei invece lo faceva.
A lei piaceva
guardare Itachi.
Certo, non
l’avrebbe fatto se lui se ne fosse accorto. Non aveva tutto
quel coraggio.
Quello che Hinata non
sapeva, era che Itachi invece si era accorto del suo sguardo indagatore.
Di quegli occhi chiari
che lo osservavano con curiosità e ingenuo interesse.
Non la stava
ignorando.
Semplicemente la
lasciava fare, perché anche a lui piaceva che Hinata lo
guardasse.
<<
Accidenti! >>
Fu allora che Itachi
si voltò verso di lei.
Hinata fissava le sue
dita appiccicose, da cui gocciolavano filamenti di fragola.
Troppo presa
dall’osservare il ragazzo al suo fianco, non si era accorta
del gelato che si scioglieva.
Le guance si
imporporarono dall’imbarazzo, mentre la mano pulita prese a
frugare goffamente tra le tasche per cercare un fazzoletto.
Sentì
qualcosa sfiorarle le dita.
Qualcosa di delicato e
soffice.
<<
Dovresti fare più attenzione. >>
Itachi era stato
più svelto di lei, e in quel momento le stava ripulendo la
mano con un fazzoletto azzurro.
Sentì il
cuore batterle forte, come se avesse un cavallo imbizzarrito dentro il
petto, che scalciava sulla cassa toracica per uscire.
Ma perché
lo stava facendo?
Perché la
stava considerando?
<< Io...
non merito queste attenzioni! >>
Ritirò la
mano, come se si fosse appena scottata.
Itachi
inarcò un sopracciglio, non capendo.
Aveva forse fatto
qualcosa di avventato? L’aveva spaventata?
D’altronde
voleva solo aiutarla a ripulirsi.
<<
Perché dici questo? >>
Itachi non si era mai
interessato della vita privata degli altri, e non amava far domande
né riceverne.
Ma quella bambina
così piccola, doveva avere un motivo per starsene sola su
una panchina, infreddolita e fradicia, senza batter ciglio di fronte
alle ingiurie del tempo.
<<
Perché... a nessuno importa di me! Nemmeno a te dovrebbe
importarti qualcosa! >>
Sfogò la
sua frustrazione, sorprendendosi lei stessa dell’enfasi
scaturita dalla sua voce.
Una pausa che sapeva
di eternità.
‘Ora Itachi se ne
andrà, magari disgustato e arrabbiato’.
Un sospiro, e successe
quello che Hinata non si sarebbe aspettata.
Itachi sorrise.
Un sorriso bello, un
sorriso che sapeva di sole.
Aveva sempre creduto
che Naruto avesse il sorriso più bello del mondo, ma niente
era comparabile a quello.
Durò un
solo istante, ma bastò affinché le sue guance
diventassero ancor più rosse.
Avrebbe osservato quel
sorriso fino alla fine dei suoi giorni, se avesse potuto.
<< Se
davvero fosse così, non ti avrei coperta con
l’ombrello. Ti avrei lasciata sotto la pioggia. Se davvero
fosse così, non mi sarei seduto vicino a te. Ti avrei
lasciata sola. >>
Fece ancora una pausa.
Hinata si
sentì sprofondare in una droga di sogni.
<<
Ricordati che tutti noi siamo essenziali, a nostro modo. Entrambi
discendiamo da una realtà che ci soffoca, che pretende e che
non comprende. Sta a noi decidere se rinchiuderci in un oblio di
autocommiserazione, oppure reagire e far capire agli altri il nostro
valore. >>
Quanto avrebbe voluto
piangere. Piangere di gioia, mista ad incredulità.
Ma non aveva lacrime
da versare, in quel momento.
La tristezza e la
frustrazione avevano risucchiato ogni goccia d’acqua dai suoi
occhi, tanto da farle credere di essere zuppa a causa delle sue
lacrime, e non per colpa della pioggia.
<<
Scusa, adesso devo andare. >>
Quella frase la
riportò con i piedi per terra.
Itachi si
alzò, lasciando un profondo vuoto nel cuore di Hinata.
‘Tornerai?’
Avrebbe voluto chiedergli, invece rimase zitta.
Oh, se solo le avesse
detto che sarebbe tornato!
Sarebbe stata disposta
ad aspettarlo ogni giorno su quella panchina.
<< Torna
a casa, o ti prenderai un malanno... >>
Lo guardò,
quasi con aria supplichevole.
Avrebbe voluto che lui
restasse. Giusto un po’.
Non voleva vedere la
sua sagoma sparire tra la gente.
Aveva un bisogno
fisico di sentirsi apprezzata, ancora per qualche minuto.
Chiedeva forse troppo?
<< Ciao
Hinata. >>
Avrebbe voluto
aggrapparsi alla sua maglietta, e pregarlo di rimanere.
Ma non lo fece.
Rimase ferma, con le
labbra socchiuse.
<<
C-ciao... >>
Sebbene ogni sua
cellula le urlasse di fermare Itachi, Hinata non fece nulla.
Semplicemente lo
seguì con lo sguardo mentre se ne andava, così
com’era arrivato.
Chissà se
l’avrebbe mai rivisto.
Chissà se
avrebbe avuto ancora la fortuna di specchiarsi in quelle iridi, o se
quella sarebbe stata l’unica e ultima volta.
Chissà se
qualcuno avrebbe apprezzato ancora quella fragile ninja della foglia.
Conosceva quel ragazzo
da poco, un lasso di tempo troppo breve per sentir nascere una sorta di
dipendenza.
Lei, invece, la
sentiva.
Dipendenza dalla sua
presenza.
Dal suo profumo.
Dai suoi occhi di
tenebra.
Dal quel meraviglioso
sorriso che, sentiva, mascherava sofferenze taciute.
Avrebbe tanto voluto
scendere dalla panchina e corrergli dietro, anche solo per osservarlo
ancora in silenzio.
Ma il corpo sembrava
incollato alla panchina, e ormai Itachi era sparito.
Sorrise dolcemente -
il primo sorriso della giornata- aggrappandosi alla speranza di
rivederlo, un giorno.
Fece di nuovo
ciondolare le gambe.
<< Non
mi dimenticherò mai di te, Itachi Uchiha! >>
My beating
heart belongs to you
I walked
for miles 'til I found you
I'm here
to honor you
If I lose
everything in the fire
I'm sending all my love to you.
Fine
Primo Capitolo
Ancora non riesco a
credere di essere arrivata prima! :')
Ci ho messo l'anima in
questa fiction, e sapere che ne è valsa la pena mi riempie
il cuore di gioia!
Ringrazio ancora la
giudiciA e chi recensirà!
Al prossimo capitolo!
^^
Rage&Love
Credits: Last Night On
Earth by Green Day
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Capitolo 2 *** Capitolo 2. ***
Passarono gli anni, e
come un prato in piena Primavera, anche Hinata fiorì.
Non era più
la kunoichi debole e indifesa di un tempo, oh no.
Era maturata, sia nel
carattere che nella forza, anche se conservava ancora quei piccoli
spicchi di timidezza che l’avevano sempre caratterizzata.
Erano come un segno di
riconoscimento, ormai, che aveva imparato ad apprezzare.
Non si vergognava
più di se stessa, della sua vulnerabilità.
Hinata aveva smesso di
avere paura.
Aveva urlato per anni,
e nessuno l’aveva mai sentita.
Ma il cambiamento che
tanto aveva atteso, quello che avrebbe fatto ricredere il suo clan e le
persone che la circondavano, era finalmente arrivato.
Camminava per il
parco, a passo lento e con in mano il suo gelato alla fragola, come a
volersi godere ogni singolo punto di quel villaggio che, ormai,
conosceva come le sue tasche.
Senza rendersene
conto, si ritrovò davanti a quella panchina.
La stessa panchina
che, dieci anni prima, era stata testimone di quell’incontro.
Si
avvicinò, e l’accarezzò con le dita.
Nonostante gli anni,
non aveva perso quello spiraglio di luminosità che aveva
attirato i suoi occhi da bambina.
Si sedette e sorrise,
come se quel semplice gesto l’avesse rispedita indietro nel
tempo.
Lei, di appena otto
anni, che non arrivava nemmeno a toccare il terreno con i piedi.
Eccola lì,
ora, ormai donna, con i capelli d’ebano lunghi fino a
metà schiena, un fisico longilineo e un viso aggraziato.
Solo gli occhi non
erano mutati, del suo aspetto.
Erano ancora grandi
come quand’era bambina, pieni d’amore e
ingenuità.
Ma non c’era
più solo quello, nei suoi occhi.
C’era anche
determinazione, grinta, forza d’animo.
Tutte cose che, una
volta, avrebbe solo immaginato di poter ottenere.
Sembrava ieri che, con
lo sguardo pieno di curiosità, osservava il ragazzo al suo
fianco sorriderle.
Solo in quel momento
capiva cos’aveva provato allora.
Una piccola cotta. Una
cosa innocente e del tutto normale.
Una cotta che,
però, si portava dietro da dieci anni.
Quante volte aveva
cercato quel sorriso, nelle persone che la circondavano.
Quante volte aveva
desiderato poter rivedere i suoi occhi, in quelli degli altri.
Niente da fare.
Era come una pietra
preziosa e rarissima, oltre che unica.
E quella stessa
pietra, che tanto le aveva fatto battere il cuore, non c’era
più.
La notizia della sua
morte le era arrivata come una doccia d’acqua gelida. Come la
stessa acqua gelida che aveva sentito sulla sua pelle quel giorno.
Itachi era morto.
Era morto per suo
fratello.
La speranza di poterlo
rivedere si dissolse come neve al sole, e nulla le rimase da fare se
non piangere.
Piangere una persona
che non vedeva da anni.
‘Non
mi sono dimenticata di te, Itachi. Tu, invece, l’hai
fatto...’
My beating
heart belongs to you
I walked
for miles 'til I found you
I'm here to honor you
Il sole batteva forte,
quel giorno.
Si asciugò
la fronte sudata e chiuse gli occhi, restando così per un
intero minuto.
Il vento portava con
sé l’odore dei pini.
L’odore dei
pini e il rumore di passi.
Quei passi.
Gli stessi di colui
che, anni prima, le sembrava camminasse su una nuvola.
Riaprì gli
occhi.
Non poteva essere
vero. Non poteva essere lui.
Non parlò.
Non un singolo suono fuoriuscì dalle sue labbra.
Si sedette di fianco a
lei, restando in silenzio.
<<
Itachi! Itachi! Sei proprio tu?! >>
Fece lei.
Nonostante il
trasporto che aveva usato in quella frase, sentiva le lacrime pungerle
gli occhi.
Non poteva sbagliarsi.
Era proprio lui.
Quegli occhi, quei
capelli, quelle labbra.
Erano passati anni
dall’ultima volta che l’aveva visto, eppure
l’avrebbe riconosciuto tra mille.
Itachi Uchiha. Il
ninja morto.
Il ninja che ora le
ridonava quel sorriso.
Il sorriso che tanto
aveva cercato, ma che mai aveva trovato.
Si incantò
come una bambina davanti ad un negozio di giocattoli.
Le labbra socchiuse e
mute, gli occhi ludici e le guance rosse.
Tremava, ma non di
freddo.
Quanto tempo aveva
atteso quel momento?
Per quanti anni si era
illusa di poterlo rivedere, nonostante non le avesse promesso nulla?
Per quanti anni aveva
desiderato di poter risentire la sua voce, mentre gli diceva che no,
non si era dimenticato di lei?
Aveva continuato a
sperare, invano, di poter esaudire quel suo piccolo desiderio.
Ora era lì,
a pochi centimetri.
Sentiva il cuore
battere forte, quasi volesse uscirle dal petto.
Itachi
ricambiò lo sguardo, senza smettere di sorridere.
<< Vedo
che non hai perso le tue abitudini... >>
Hinata non sapeva a
cosa si riferisse, finché lui non le alzò il
polso destro.
Come tanti anni fa,
anche quella volta aveva lasciato sciogliere il gelato.
Rivoli di fragola
appiccicosi le scorrevano tra le dita, e come in una sorta di
déjà vu, si ritrovò a cercare ancora
un fazzoletto.
Forse anche quella
volta Itachi l’avrebbe battuta sul tempo, tirandone fuori uno
e pulendole la mano.
In effetti fu proprio
quello che fece, ma non usò un fazzoletto.
Hinata divenne
più rossa di un pomodoro, mentre sentiva la lingua morbida
di Itachi tra le sue dita.
Gli occhi di rugiada
si spalancarono dallo stupore, ma non fece nulla per scansare la mano.
Non quella volta.
Rimase immobile come
una statua di cera, mentre osservava gli occhi felini di Itachi coperti
dalle ciglia lunghe e scure.
Se prima il cuore di
Hinata batteva all’impazzata, in quel momento quasi le doleva
per quanto era agitato.
Itachi
passò la lingua su tutte le dita, ripulendole, mentre con la
mano destra le teneva delicatamente il polso.
Hinata non parlava.
Decise di godersi
quell’attimo che sapeva d’infinito, e che non
voleva finisse mai.
Ma come tutte le cose
belle, anche quello finì, e Itachi raddrizzò
nuovamente la schiena.
Hinata rimase quasi
delusa da quel distacco così repentino, ma ne
approfittò per ritrovare un respiro regolare.
Sentiva le guance
bollenti, e distolse timidamente lo sguardo.
Avrebbe voluto fargli
un milione di domande, che l’avevano accompagnata fin dal
giorno in cui l’aveva visto andarsene, ma non sapeva da dove
iniziare.
Un altro lungo attimo
di silenzio, spezzato appena dal cinguettio degli uccellini.
Itachi era
così vicino a lei, che le sarebbe bastato allungare di poco
il braccio per poterlo toccare.
Ma le sembrava una
cosa così eterea, così proibita.
Un sospiro, basso e
pacato.
<< Devo
andare. >>
Disse lui con
malcelata aria mesta, alzandosi.
Ancora una volta, come
tanti anni prima, Hinata lo avrebbe visto allontanarsi.
Sparire tra la folla,
farsi sempre più lontano, fino a non vederlo più.
Era questo
ciò che voleva?
Ripetere lo stesso
sbaglio di allora?
Lasciarlo andare via,
senza fare nulla per fermarlo?
No, non era
ciò che desiderava.
Lei voleva che Itachi
rimanesse, che si fermasse e tornasse indietro.
Voleva vederlo ancora
accanto a lei, sulla panchina che anni prima li aveva divisi, e che per
un fortuito caso del destino, in quel momento, li aveva riuniti.
Quasi non si accorse
neanche del gelato che cadeva a terra, del suo corpo che faceva leva
sulle ginocchia per issarsi, dei piedi che andavano per conto loro,
delle braccia che si protendevano e delle mani che si chiudevano a
pugno sulla tunica scura di Itachi.
No, non si accorse di
nulla. Semplicemente il suo corpo si mosse per istinto, facendola
ritrovare con il viso appoggiato sulla schiena di Itachi, e con le
braccia strette attorno al suo corpo.
Per anni aveva
desiderato quel momento, e non le importava se fosse una visione o meno.
Sì, Itachi
era morto.
Sì, forse
si sarebbe dissolto tra le sue dita, come in una sorta di allucinazione.
Ma era lì,
ora, con lei.
Riusciva a sentire il
suo odore, il suo calore, e non desiderava altro.
Ignorò le
guance che, mano a mano, diventavano sempre più infuocate, e
si concentrò sul respiro di Itachi.
<< Non
mi sono dimenticato di te, Hinata. >>
Socchiuse le labbra, e
gli occhi già precedentemente lucidi, si inumidirono ancora
di più.
Stavolta,
però, non riuscì a fermare le lacrime.
Cominciarono a
scorrere copiosamente lungo il suo viso, ma non erano lacrime di
tristezza.
Erano lacrime di gioia.
Gioia per aver
ritrovato Itachi.
Gioia per aver capito
che non si era dimenticato di lei.
Gioia, e forse anche
un po’ d’amore.
Hinata
sentì le mani di Itachi sulle sue, e quasi per istinto,
strinse ancora di più la sua tunica.
Restarono
così per lunghi minuti, in silenzio, come a voler godere al
massimo di quell’attimo così sacro.
Hinata
guardò la figura di Itachi, messo di spalle, sentendo uno
strano moto di amarezza nello stomaco.
<<
Non... andartene... >>
Itachi non rispose.
Restò nella
stessa posizione di prima, con lo sguardo fiero perso
all’orizzonte.
La punta
d’orgoglio degli Uchiha, il vanto del suo clan, colui che
sacrificò il suo onore e la sua vita per il fratello, mosse
appena la bocca, ma lasciò morire le parole sulle labbra.
<< Non
posso... >>
<<
Itachi... >> prese tutto il coraggio accumulato in anni e
anni di allenamento, sfidando la figura regale dell’Uchiha.
<< Io... io ti... >>
Ma prima che potesse
finire di parlare, il suo mondo si fece buio.
Vide Itachi sparire in
una specie di vortice scuro, e si sentì come scaraventare a
terra.
Urlò il suo
nome a squarciagola e allungò un braccio per raggiungerlo,
ma non un suono uscì dalla sua bocca.
Tremò, con
ancora le lacrime che le pungevano gli occhi.
No, non poteva finire
così.
Quello era un incubo.
<<
HINATA! >>
Nel momento stesso in
cui sentì qualcuno pronunciare il suo nome,
spalancò gli occhi di scatto.
Si guardò
intorno, non riconoscendo subito il luogo in cui si trovava.
<<
Hinata! Come ti senti? >>
La diretta interessata
si voltò a sinistra, incontrando lo sguardo preoccupato di
Sakura.
Che ci faceva
lì? E come era finita sdraiata su un letto?
<<
S-Sakura... cos’è successo? >>
Sakura tirò
un sospiro di sollievo.
<<
Insolazione. Ti ho trovata accanto ad una panchina, sdraiata a terra.
Scottavi ed eri molto sudata. Mi hai fatto prendere una paura!
>>
Quelle parole ferirono
Hinata più di quanto potesse immaginarsi.
Insolazione.
Illusione.
Allucinazione.
Puntò gli
occhi chiari sul soffitto, mordendosi il labbro per non cedere alle
emozioni.
Non aveva rivisto
Itachi.
Aveva sognato ogni
cosa.
Deglutì,
mettendosi un braccio sugli occhi.
<< Vado
a prenderti un bicchiere d’acqua. Hai bisogno di idratare il
corpo per bene! >>
Detto questo, Sakura
si allontanò, ma Hinata non la sentì nemmeno.
<<
È stato tutto... un sogno... >>
Sussurrò,
lasciando che le lacrime le bagnassero il braccio.
Solo
un’illusione. Ecco cos’era stato Itachi.
Una splendida, bramata
illusione.
Hinata
sentì il cuore andare in frantumi.
Per
quell’inganno che la sua stessa mente le aveva giocato.
Per quel terribile
senso di frustrazione.
Per quel ‘ti amo’
che, ormai, non avrebbe mai più potuto esprimere.
If I lose
everything in the fire
Did I ever
make it through?
Fine.
Spero che
la mia fiction vi sia piaciuta! :)
Un bacione!
Rage&Love
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