Infect Me With Your Love

di Shin83
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Day 1. College ***
Capitolo 2: *** Day 2. Tv Shows ***
Capitolo 3: *** Day 3. Living Together ***
Capitolo 4: *** Day 4. Free Day (Daddies & Disney) ***
Capitolo 5: *** Day 5. McKinley ***
Capitolo 6: *** Day 6. Being Famous ***
Capitolo 7: *** Day 7. Dalton ***



Capitolo 1
*** Day 1. College ***





A lezione, il cellulare si spegne!


 

Blaine era nel bel mezzo di una tediosissima lezione di chimica organica e stava maledicendo il momento in cui l’aveva scelta come corso opzionale, inoltre non faceva altro che domandarsi per quale motivo non aveva spento la sveglia quando, un’ora prima, lo aveva buttato giù dal letto. Aveva lasciato Sebastian addormentato in camera loro e la sua testa era rimasta anch’essa a letto, anziché seguirlo in aula.
Sbadigliò per l’ennesima volta quando il professore si lasciò andare a un interessantissimo excursus sugli idrocarburi aromatici polinucleati, ma tutto a un tratto sentì il cellulare vibrare contro la gamba. Lo prese dalla tasca e cercando di non farsi vedere da nessuno, lesse l’sms di buongiorno che gli aveva inviato Sebastian.
Buongiorno, Killer.
Buongiorno, Seb, digitò immediatamente Blaine.
Com’è triste il nostro letto, quando mi lasci da solo.
Smettila, dai. Sono a lezione.
Cosa state facendo?
Credo che il prof. stia parlando dell’antracene, non chiedermi cosa diavolo sia.
E dai, torna in camera, io oggi ho la giornata libera.
Ti prego, abbi pazienza che finisca questa lezione e poi torno da te, su.
Va bene, a dopo, Killer.
Blaine tornò a seguire la lezione con un sorriso sulle labbra, pensando già a cosa lo stava aspettando  quando sarebbe tornato nella sua stanza. Ma il cellulare vibrò di nuovo cinque minuti dopo.
Vuoi vedere una cosa?
Alzò un sopracciglio confuso, ma digitò ugualmente una risposta, impaziente di sapere cosa gli avrebbe mostrato.
Certo.
Aspettò un paio di minuti, cercando di non controllare il cellulare ogni tre per due, quando la vibrazione gli comunicò che finalmente Sebastian gli aveva risposto. Blaine aprì la notifica e un secondo dopo si trovò un autoscatto di Sebastian davanti allo specchio che cercava di fare il provocante (e ci riusciva pure) senza un centimetro di stoffa addosso. 
Sono meglio io o l’antracene?
A quella visione, Blaine si lasciò sfuggire un “PORCA VACCA” ad alta voce, che attirò immediatamente tutta l’attenzione su di lui. In aula calò il silenzio, e tutti, professore compreso, si voltarono a guardarlo in maniera per niente amichevole.
Blaine alzò gli occhi, confuso dall’improvvisa tensione, e quando si accorse che aveva davvero esclamato quelle parole ad alta voce il suo viso prese il colorito della felpa bordeaux dell’università che stava indossando.
Nel tempo record di trenta secondi netti infilò le sue cose in borsa e fuggì via dalla classe per tornare in camera sua, ancora tremendamente imbarazzato.
Quando aprì la porta della sua stanza la prima cosa che vide fu Sebastian che usciva dal bagno indossando solo un paio di boxer scuri.  
“Deduco che hai deciso che sono più interessante io dell’antracene, Killer.” Ridacchiò il ragazzo.
“Non. Farlo. Mai. Più.” Lo rimproverò Blaine, mollando sul pavimento lo zaino e saltando letteralmente addosso al suo fidanzato facendoli cadere entrambi sul letto sfatto.
Inutile dire che per almeno una settimana Blaine non si fece vedere in aula di chimica e, soprattutto, non toccò più il telefono mentre si trovava a lezione.
 
Morale della favola: mai rispondere agli SMS mentre stai seguendo un corso, specialmente se il tuo ragazzo si chiama Sebastian Smythe.


 


Ecco qui che mi lancio anch'io nel magico mondo della Seblaine Week!

Questa è la prima Seblaine che scrivo, ma ci tenevo troppo a partecipare a questo momento dedicato ai miei due scemotti.

Il doveroso grazie alla mia beta IrishMarti, che alla fine di questa settimana come minimo mi manda a cagare, loviu pinguatto <3

Fate ancora in tempo a partecipare, su su! Iscrivetevi al gruppo su Facebook e seguite gli aggiornamenti alla pagina Seblaine - Just Give Me A Chance e sul blog Tumbr Seblaine Week 2013!

A domani! :)

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Capitolo 2
*** Day 2. Tv Shows ***



 

Sebastian's Home-Made Cupcakes

 

Fino a due mesi prima, Blaine non si sarebbe mai immaginato di trovarsi a cercare un lavoro in una tavola calda di Williamsburg, Brooklyn, ma soprattutto mendicare un posto letto a uno sconosciuto.

Era il figlio di Chuck Anderson, uno degli uomini di finanza più potenti di Manhattan, era cresciuto in mezzo agli agi e al lusso e aveva inoltre frequentato le migliori scuole del paese. Finché un bel giorno suo padre non era stato arrestato per truffa e venne loro congelato l’intero patrimonio, così che Blaine si trovò letteralmente col culo per terra.

“Ehi, Bilbo, posso fare qualcosa per te?” lo accolse così una voce tagliente e sensuale allo stesso tempo non appena mise piede nel Williamsburg Diner. Era un ragazzo alto, magro, occhi verdi e bellissimo, vestito con un paio di jeans ed una camicia di un orrendo color senape e stava masticando vistosamente un chewing gum, tenendo in mano un piatto di Club Sandwich.
“Ciao! Sono Blaine Anderson e avrei bisogno di parlare con il responsabile delle risorse umane,” rispose con educazione.
“Sì, e io sono Sebastian e mi hai già fatto perdere due minuti della mia vita. Comunque, per essere precisi, qui non siamo da Cipriani e il capo è Hello Kitty, laggiù,” Disse con poco garbo, indicando una ragazza asiatica che stava discutendo animatamente con quello che doveva essere il cuoco, un tizio con una cresta e una canottiera bianca unta che lasciava spazio ai bicipiti muscolosi, al momento affacciato dalla finestrella degli ordini della cucina.
Blaine si avvicinò quel tanto che bastava perché potesse sentire il battibecco.
“Puck, per favore, vai a metterti una maglietta, è anti igienico cucinare in canottiera!” lo stava rimproverando la ragazza.
“Ehi, Mulan, stai dicendo che sono peloso? Guarda che il pelo sotto l’ascella è molto richiesto oggigiorno, e stai tranquilla che da altre parti sono depilato bene,” fece quello, con tanto di occhiolino.
“Noah, un’altra di queste e ti sbatto fuori!” Gli urlò allora lei, prima di voltarsi per tornare verso la sala e andare a sbattere contro Blaine.
“Oh, mi scusi, è lei il capo?” disse il ragazzo, cercando di aiutarla garbatamente a sistemarsi dopo l’urto.
“Sì, sono Tina Cohen-Chang, proprietaria del Williamsburg Diner, in cosa posso esserti utile?” rispose sfoderando un sorriso a quarantadue denti.
“Ho visto il cartello qui fuori, cercate personale. Posso lasciare a lei il mio curriculum?”
“Sia lodato Confucio, il primo con una faccia normale che si presenta per il posto. Se ti sta bene servire ai tavoli, il posto è il tuo.”
“Ma così, senza neanche un colloquio?” disse esterrefatto Blaine.
“Sai leggere, scrivere e rispondere in maniera moderatamente educata per compensare quel cafone di Sebastian?”
“Bè, per le prime due sicuramente sì, per la terza… anche.”
“Ok, allora vai da Mercedes in cassa, lascia i tuoi dati, fatti dare un bloc notes e una penna per gli ordini e poi vai dal tuo collega e chiedigli della divisa. Se ti è possibile, inizi oggi stesso.” Concluse Tina, ancora sorridente.
“Va-va bene.” Rispose Blaine stupito, seguendo le istruzioni di quello che ormai era il suo nuovo capo.
La prima giornata lavorativa fu estenuante, soprattutto a causa di Sebastian che continuava a chiamarlo Bilbo. Era decisamente capitato in una gabbia di matti.
Una volta chiuso il locale e messo un po’ in ordine, Blaine si avvicinò cautamente a Sebastian e gli chiese: “Ehm, Sebastian, so che è il primo giorno che ci conosciamo e forse lo troverai inappropriato, ma non è che per stanotte potresti ospitarmi a casa tua? Io non so proprio dove andare.”
“Oh, Baggins, sono venuti, ehm, ragazzi a dormire a casa mia con cui ho avuto a che fare per molto meno tempo.”
“E’ un sì o un no?”
“Guarda, con quel culetto che ti ritrovi, potremmo contrattare,” Gli lanciò uno sguardo inequivocabile, mordendosi il labbro inferiore.
Blaine lo guardò inarcando le sopracciglia, domandandosi se fosse serio o lo stesse semplicemente prendendo in giro.
“Ok, muoviti, andiamo,” Sbuffò Sebastian avviandosi all’uscita.
“Oh, grazie, grazie. Mi sdebiterò.” Rispose sollevato Blaine.
“Sicuro che lo farai…”
 
Una notte diventò due mesi, ormai Blaine era diventato l’occupante fisso del divano letto di Sebastian, che poteva anche essere cinico, sbruffone e sboccato, ma in fondo era anche di buon cuore e gli stava insegnando a destreggiarsi tra le mille difficoltà che la vita di tutti i giorni di un ragazzo squattrinato presentava.
Aveva fatto l’abitudine anche al via vai di ragazzi che c’era in casa loro, anche se, col passare del tempo aveva notato che era decisamente diminuito il numero di sconosciuti che trovava la mattina in cucina a fare colazione.
 
Una notte Blaine venne svegliato da un magnifico profumo di  dolci, aprì gli occhi e trovò Sebastian a trafficare con ciotole e farina sul piano da lavoro che separava la cucina da quella che ormai era diventata la sua camera da letto.
“Sebastian, cosa stai facendo?” biascicò addormentato.
“Cupcakes,” Rispose secco, senza fermarsi a mescolare.
“Cupcakes?”
“Sì, sai, quella roba dolce che si mangia.” Riusciva ad essere sarcastico anche nel bel mezzo della notte.
“E perché li faresti a quest’ora?”
“Perché sono in fame chimica e perché domani ne porto qualcuno alla tavola calda per venderli.”
“Fammi sentire se sono buoni…” disse Blaine, tirandosi su dal suo giaciglio.
Si avvicinò al banco e afferrò un dolcetto che aveva tutta l’aria di essere, delizioso, ne diede un morso ed emise un suono di piacere che fece sghignazzare Sebastian.
“Se reagisci così ad assaggiare un mio cupcake, non oso immaginare quando ti farò assaggiare qualcos’altro,” Disse ammiccante.
Blaine, che ormai era abituato alle sue allusioni sessuali, non gli diede retta, ed esclamò: “Tu sei un genio!”
“Genio e sregolatezza, modestamente.”
“Possiamo mettere su una società per produrre cupcakes, la Sebastian’s Home-Made Cupcakes! Io la mente e tu il braccio!” disse entusiasta.
“…e qualcos’altro. Blaine, ma cosa vai blaterando?” gli rispose perplesso.
“Ma non capisci? Ricordati che ho una laurea in economia a Wharton, questi dolcetti sono strepitosi. Possiamo farci su un business e andarcene da questo schifo di casa!”
“Ehi, come ti permetti a dire che casa mia è uno schifo! La porta si chiude a chiave e ha l’acqua corrente, cosa pretendi?” disse Sebastian, tirandogli una manciata di farina.
“Quando faremo i soldi, ti mostrerò io che cosa vuol dire avere una casa.” Fece Blaine, lanciandogli a sua volta della farina.
“Ah, vuoi la guerra? E guerra sia.” Da quel momento si scatenò l’inferno, i due ragazzi andarono avanti così per un pezzo, facendo diventare la cucina una pista da sci.
“Ora ripulisci tu.” Disse Blaine, una volta finita la battaglia.
“Ma neanche per sogno!”
Blaine fece per ribattere ma Sebastian lo azzittì con un bacio, stringendolo a sé. Quel gesto lo colse di sorpresa ma non si oppose, anzi, allungò le braccia attorno al collo del ragazzo e si lasciò cullare da quella stretta.
“Sei ancora sotto l’effetto della canna, Seb?” Lo prese in giro Blaine, che lasciò le labbra dell’altro ma non si sganciò dall’abbraccio.
“Mmm non saprei. Cosa mi conviene rispondere, Bilbo?” chiese, sfuggendo volutamente lo sguardo di Blaine, fingendo timore.
“Non ho intenzione di schiaffeggiarti, se è quello che intendi.”
“Bene, allora lo sballo è passato,” rise.
“Allora cosa dici dell’idea della società?” zompettò insistente Blaine, senza allontanarsi minimamente dal corpo di Sebastian e rimanendo premuto contro di lui.
Il ragazzo sghignazzò. “Ci devo pensare, ma intanto ti propongo un altro tipo di società.”
“Ovvero?”
“Implica innanzitutto che tu da stasera sloggi dal divano e passi la notte in camera mia, così almeno te lo spiego nei dettagli.” Concluse beffardo Sebastian facendo scivolare le mani verso il basso e con un tono di voce molto sensuale.
Blaine si limitò a ridere, per poi prendere il ragazzo per mano e trascinarlo lui stesso nella sua camera da letto.
Da quella notte, Blaine non dormì più sul divano e i due iniziarono a condividere ben più di un tetto sopra la testa: un sogno e l’amore.


 


Ed eccoci col secondo giorno.
Mi sono spudoratamente ispirata alla sit-com 2 Broke Girls, che amo follemente e che mi fa sganasciare dal ridere. 
E spesso e volentieri rivedo tratti di Sebastian in Max (cinismo, battute taglienti e a doppio senso, inclinazione alla promiscuità) e di Blaine in Caroline (ingenuità ma non troppo, entusiasmo).
Ho anche fatto apparire di sfuggita gli altri personaggi perché... bè, ci stavano :-P
Oleg non poteva non essere "interpretato" da Puck, il pervertito per eccellenza.
Han ed Earl li ho associati per etnia a Tina e Mercedes, scontatissima, I know. Ci sarebbe stata anche Sophie, ma poi mi toccava scrivere un telefilm parallelo!

Se non sapete di chi o cosa sto parlando, bè, peggio per voi! Andate e recuperate le due stagioni di questo esilarantissimo show! :-P
Brevemente: Max e Caroline si ritrovano ad essere coinquiline dopo che quest'ultima si ritrova senza il becco di un quattrino a causa dell'arresto del padre per truffa (il famoso Ponzi Scheme) con conseguente congelamento del patrimonio di famiglia. Lavorano entrambe come cameriere in questa tavola calda, ma Max si scopre essere un'ottima pasticcera: prepara dei fantastici cupcakes e Caroline, abituata com'è al mondo del business vorrebbe trasformare nella loro attività principale. Non mancano le disavventure. Il telefilm è condito regolarmente da battute e sketch a sfondo sessuale.
Vi lascio il link della pagina Wiki di 2 Broke Girls se volete approfondire.

Ieri mi sono scordata di ringraziare Ilarina per il banner (che poi è quello che abbiamo nel gruppo), *bacchettate sulle mani a Shin*.
Grazie alla mia beta pinguatto IrishMarti.
E grazie per tutte le recensioni al Day 1, non me le aspettavo proprio *_* *distribuisce i cupcakes di Seba...di Max*

A domani :D
 

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Capitolo 3
*** Day 3. Living Together ***





Verde o Giallo?
 

“Io dico verde.”
“E io dico giallo.”
Dopo mesi e mesi di discussioni, paranoie ed insicurezze che avevano travagliato la decisione di allargare la famiglia Anderson-Smythe, ecco che Blaine e Sebastian si trovavano di fronte ad un altro spinoso dilemma da affrontare: di che colore dipingere la stanza del loro bimbo o bimba?
 
“Non mi piace giallo, Blaine, mi sembrerebbe di avere un Titti gigantesco in casa, e poi attira gli insetti.” Dichiarò Sebastian.
 
Avevano portato a casa un paio di campionari di palette di vernici per decidere assieme che tonalità scegliere. Avevano distribuito tutto il malloppo sul tavolo della cucina, ed era almeno una buona mezz’ora che battibeccavano sui colori.
Visto che non volevano sapere il sesso del bambino prima della nascita, su una cosa erano d’accordo: rosa e azzurro scartati a priori per mantenere la neutralità.
Sebastian, fin da subito, aveva deciso per il verde, magari tendente allo smeraldo o al turchese. Blaine, invece, era partito da un improbabile crema.
“Dai Sebastian, più neutro di così si muore.”
“Proprio per questo è un no secco. E’ la stanza di un bambino, mica la sala d’aspetto di un ospedale.”
“Ma ci mettiamo qualche applique o stencil.”
“Ti prego, Blaine.”
Dopo il crema, aveva azzardato il lilla. “E’ un misto tra rosa e celeste, così andiamo sul sicuro.”
“Ma sei serio? Lilla? Perché non ci mettiamo pure qualche chiazza bianca come bonus? Così poi nostro figlio lo chiameremo Milka.”
Dopo il lilla, arrivò il turno del giallo.
“Ma Sebastian, sei impossibile!” sbuffò Blaine incrociando le braccia.
“No, sono ragionevole. Un verde chiaro e passa la paura.” Sentenziò.
“Ma verde è troppo maschile, dai. Che ne dici di un bel giallino? E’ molto neutro.”
“No, verde.”
“Giallo.”
“Io dico verde. Verde speranza, come quella che cerco di avere io perché non mi venga su un figlio stordito come te!”
“Ma il giallo è allegro, solare, metterebbe gioia al bimbo. Guarda com’è bella questa tonalità,” disse Blaine, indicando una delle palette, un giallino forse un po’ troppo vivace e allegro.
“Perfetto guarda, se volessimo mettergli un po’ di LSD nel biberon.”
“Sei una testa dura.”
“No, semplicemente sono pratico e convinto delle mie affermazioni. Io dico verde fin dal principio, tu quanti colori hai già cambiato finora? Dieci? Quindici?”
“Tre! Ma solo perché tu mi smonti tutte le proposte,” mise su il broncio Blaine.
“Certo! Vorresti far dormire nostro figlio nella fabbrica di Willy Wonka con quel lilla Milka.”
Blaine non replicò, si limitò a fare roteare gli occhi in disapprovazione.
“Guarda questa tonalità,” Sebastian mostrò il quadratino di un verde smeraldo chiaro. “E’ un verde splendido, come i miei occhi, così il bimbo saprà che il suo papà è sempre lì con lui.” Disse trionfante, con un sorriso beffardo che voleva palesemente prendere in giro Blaine. Quest’ultimo, però, diede un’occhiata al colore che aveva appena indicato il marito e accennò un assenso annuendo con la testa.
“Bè, in effetti non è poi così male, guardandolo bene,” ammise.
“Ah! Sebastian Smythe non sbaglia mai!”
“Non ho mica ancora detto che va bene quello!”
“Oh, ma lo farai.” Sogghignò Sebastian.
“Cosa te lo fa credere?” chiese Blaine alzando un sopracciglio.
Sebastian gli si avvicinò con uno sguardo malizioso, lasciandogli un leggero bacio sul collo. “Me lo fa credere il fatto che conosco bene il mio maritino e poi io ho sempre ragione.” Gli sussurrò in un orecchio.
E fu così che Blaine capitolò. “E va bene, va bene!”
Sebastian scoppiò a ridere soddisfatto.
“Però ci facciamo degli stencil e su questo non transigo.” Disse, per poi baciare a tradimento il marito.
“Staremo a vedere.” Concluse Sebastian, rispondendo con un altro bacio e facendogli il solletico.


 


Il terzo giorno è stato un vero e proprio parto, anche se il bimbo (o la bimba? chissà) ancora non è nato.
Questa quasi-drabble doveva essere pubblicata domani, ma quella che avevo scritto originariamente per il terzo giorno non voleva a che saperne di uscire decentemente; per fortuna uno dei miei rarissimi momenti di lucidità mi ha fatto venire una buona idea, e per il free day è saltato fuori qualcos'altro e ha fatto sì che anticipassi Verde o Giallo ad oggi.

Dopo tutto questo discorsone, che è quasi più lungo della shot, i ringraziamenti doverosi alla santa IrishMarti Beghelli, e a tutte voi che leggete e mi lasciate un segno del vostro passaggio.

A domani! <3

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Capitolo 4
*** Day 4. Free Day (Daddies & Disney) ***





Destinazione Disneyworld
 


Violet e Robbie compivano gli anni a distanza di due mesi, lei a maggio e lui a luglio.
Papà Seb e papino Blaine avevano dunque deciso di festeggiare i loro rispettivi decimo e settimo compleanno a giugno, a metà strada.
 
Un sabato mattina ai piedi dei loro letti fecero trovare loro due zainetti: quello delle Principesse Disney a Violet e quello di Cars a Robbie.
Il bimbo si destò per primo e guardò lo zaino perplesso. Lo prese e andò in camera della sorella per svegliarla.
“Violet, Violet! Sveglia! Guarda! Papà e papino vogliono mandarci di nuovo a scuola, e di sabato!” disse il piccolo, scuotendola. Una volta che lei si stropicciò gli occhi, lui le mostrò il suo zainetto e le indicò quello rosa che stava sul suo letto.
“Uffi, ma io non ci voglio tornare a scuola, è appena finita!” rispose la bambina imbronciata con un ricciolo scuro che le ricadeva sulla fronte. “Andiamo da loro a dire che non ci andiamo!” propose a quel punto prendendo la sua borsa e ottenendo l’approvazione del fratello.
I due bambini corsero verso la stanza dei genitori, che facevano finta di dormire; Blaine si era alzato presto per sistemare le borse nelle loro camerette ed era tornato subito a letto, sicuro che non appena svegli sarebbero andati a chiedere spiegazioni, esattamente come stava succedendo.
“Papà, papà! Papino!” Urlarono durante la loro irruzione in camera, arrampicandosi sul letto per svegliarli.
“Noi a scuola non ci andiamo!” esordì un imbronciato Robbie. Sebastian e Blaine finsero degli sbadigli e si girarono verso i figli.
“Cos’è successo? Cos’è questo baccano di prima mattina?” chiese Sebastian.
“Papà! Abbiamo trovato questi zaini sul letto, ma la scuola è finita! Perché ci fate andare ancora?” domandò delusa Violet.
“E chi ha detto che dovete andare a scuola?” Sebastian sghignazzò divertito facendo l’occhiolino al marito.
“Guardate dentro le borse,” concluse Blaine ricambiando lo sguardo.
I bambini obbedirono e aprirono gli zainetti, trovando al loro interno una borraccia, un lunch box della Sirenetta lei e di Toy Story lui, accompagnati da un diadema luccicante e un peluche di Nemo.
Erano già tutti entusiasti, quando Sebastian disse: “Guardate bene a non lasciarci dentro niente, mi raccomando.” I bambini quindi, frugarono meglio, fino a che non trovarono due buste.
“E questa che cos’è?” chiese confuso Robbie, spostandosi con un gesto veloce la frangetta bionda dalla fronte.
“Apri, no?” rispose Blaine, che già sorrideva pregustando la reazione dei figli.
Robbie e Violet aprirono le buste con cautela; quando tirarono fuori il contenuto e si resero conto che c’erano dei biglietti per Disneyworld, non credettero ai loro occhi, iniziarono a strillare e a saltare sul letto come due matti. Dopo il primo sfogo si buttarono al collo dei genitori, Violet addosso a Sebastian e Robbie su Blaine. Lei addirittura iniziò a piangere per la troppa gioia.
“Ehi, cucciola, basta lacrime, su!” Le disse Sebastian asciugandole le guance con una mano senza smettere di ridacchiare.
“Papino io voglio salire sullo Space Mountain cinque volte!” dichiarò fiero Robbie gonfiando il petto.
“Vacci piano, campione! Dobbiamo prima vedere se sei abbastanza alto per salirci!” frenò gli entusiasmi Blaine scompigliandogli i capelli biondi.
“Io invece voglio entrare nel Castello di Cenerentola e andare sott’acqua nella casa di Ariel!” esclamò Violet, battendo le mani.
“Faremo tutto quello che volete, non vi preoccupate!” sorrise Sebastian. “Ora però, tutti giù dal letto che vostro padre va a preparare la colazione. Si parte venerdì prossimo, quindi avrete tutta la settimana per decidere cosa volete fare, forza, sciò!”
 

***


La settimana passò molto in fretta, i bambini non parlarono d’altro per tutto il tempo e Blaine e Sebastian non potevano essere più felici di vedere i figli così elettrizzati, avevano scelto decisamente il regalo di compleanno più bello che i bimbi potessero desiderare.
 
Il volo di due ore e mezza Cleveland-Orlando fu un continuo chiacchierare dei due bambini su cosa avrebbero fatto quando avrebbero incontrato Belle, Topolino o Pluto.
 
Blaine aveva prenotato una suite a tema Re Leone, per non scontentare nessuno dei due: scegliere tra quella della Sirenetta e di Cars voleva dire fare un torto ad uno dei due. Inoltre, lui adorava Timon e Pumbaa, quindi la scelta è stata dettata sicuramente dal cuore; era entusiasta quasi quanto i figli di quella gita.
Quando entrarono nella stanza padre e figli stavano letteralmente per svenire: era tutto coloratissimo e sembrava di stare in una giungla vera. I mobili erano rivestiti da un disegno a trama “legnosa”, c’era un piccolo salottino con tanto di divano e pouff a mo’ di tronco, c’era anche un tavolo per pranzare con tanto di sedie verdi a forma di foglia. I letti erano giganteschi, ogni copriletto era coloratissimo e aveva raffigurato un personaggio del cartone e le abat-jour erano a forma di fiori tropicali. Nella stanza di Blaine e Sebastian c’era anche un favoloso televisore al plasma. Per non parlare del bagno dei  bambini che aveva la tenda della doccia con stampato sopra Pumbaa. Inoltre il pavimento era tutto decorato da fiori e piante, come se fosse un vero prato della giungla.
Una volta rinfrescati, uscirono a fare una passeggiata su Main Street, dove di lì a poco sarebbe passata la quotidiana sfilata della banda musicale e poi fu tempo di andare a cena al Cinderella’s Royal Table.
La prima cena era stata scelta per Violet, essendo la più grande. Robbie, ovviamente, fu irrequieto tutto il tempo e i due padri fecero fatica a tenerlo a bada, ma alla fine riuscirono a godersi la prima serata a Disneyworld senza particolari drammi.
 
La giornata clou fu decisamente il sabato: Robbie insistette, come aveva già preannunciato, ad andare sullo Space Mountain. Per sua fortuna aveva ereditato i geni del suo genitore più alto, quindi non fu un problema per lui entrare, nonostante come età fosse piuttosto piccolo. Sebastian dunque fu costretto a salirci cinque volte di fila, visto che il bambino non aveva intenzione di cambiare attrazione e Blaine non intendeva salire quell’affare che l’avrebbe sicuramente fatto star male. Sebastian lo ringraziò mentalmente quando si offrì di portare Violet a farsi truccare da principessa in un Beauty Store lì vicino.
Come promesso, visitarono il castello di Cenerentola e poi, tutti e quattro, andarono nel mondo di Ariel, una fantastica attrazione dove era stato ricostruito il fondale marino, con tanto di Flounder e Sebastian.
“Guarda, papà, ci sei anche tu!” Robbie lo tirò dai pantaloni per mostrargli l’amico della Sirenetta che aveva il suo stesso nome.
“Teppista, non sono io! Si chiama come me, ma io sono molto più simpatico di lui.” Lo rimproverò l’uomo ridacchiando.
“Sì, ma sei un poco rompiscatole come lui. Dici sempre a papino come deve fare le cose.” Dichiarò candidamente il figlio. Nel sentire quelle affermazioni, Blaine scoppiò a ridere, seguito a ruota da Violet. Nonostante fosse ferito nell’orgoglio, Sebastian non riuscì a tener loro il muso.
Per pranzo andarono a mangiare al ristorante di Tony, proprio quello di Lilli e il Vagabondo, ordine obbligatorio, spaghetti e polpette. Inutile dire che a fine pasto erano tutti e quattro ricoperti di ragù.
Nell’immediato primo pomeriggio, seguirono alcune escursioni tranquille, per non mettere troppo sotto sopra lo stomaco, e lo shopping fu una delle tappe doverose. In uno dei negozi, trovarono i cerchietti con le orecchie di Topolino, e i bimbi costrinsero i genitori a comprarle per tutti e quattro, e soprattutto ad indossarle. Blaine non si oppose minimamente alla decisione, Sebastian, come al solito suo, fece un po’ di storie, ma si fece convincere dagli sguardi supplichevoli dei suoi figli.
Più tardi, Robbie trascinò Sebastian ad accompagnarlo sulle montagne russe di Buzz Lightyear e sul Big Thunder Railroad, mentre Violet e Blaine andarono alla Enchanted Tiki Room e sulle tazze rotanti di Alice.
La sera cenarono in onore di Robbie al Tomorrowland Terrace, dove fecero una scorpacciata di macaroni&cheese.
Ma la giornata finì soltanto dopo aver assistito allo spettacolo di fuochi pirotecnici. Robbie era stremato e supplicò Sebastian di prenderlo in braccio, e gli si addormentò con la testa sulle spalle esattamente un minuto e mezzo dopo.
Dopo aver messo i bimbi a letto, Blaine e Sebastian riuscirono finalmente a rilassarsi e a respirare, sdraiati sfiniti sul letto dopo l’intensa giornata appena trascorsa.
Ad un certo punto Blaine si voltò verso il marito e lo guardò amorevole. “Grazie.”
Sebastian si mise su un fianco e gli sorrise, rimanendo in silenzio.
“Non potevi far regalo migliore ai bimbi,” Continuò allora Blaine.
“E anche a te…” aggiunse Sebastian mordendosi il labbro. “Lo so che ti stai divertendo come un pazzo, quanto e forse anche più di loro, Killer,” Lo prese in giro.
“Ma smettila, non è vero!” Blaine provò a fare l’offeso dandogli uno schiaffetto sulla spalla, ma non ci riuscì troppo bene.
“Se, come no, ti conosco.” E gli fece la linguaccia, per poi farsi abbracciare dal marito e addormentarsi dopo poco.
 

La mattina seguente, complice anche una splendida giornata, Robbie si mise in testa che dovevano fare i “giochi con l’acqua” tutti quanti assieme. Le proteste di Sebastian finirono nel vuoto e la famigliola fece un giro prima sulla Casey Jr. Splash 'N' Soak Station e poi sulla Splash Mountain. Ovviamente ne uscirono completamente fradici dalla testa i piedi. Dopo una corsa veloce in stanza a darsi una sistemata, proseguì il giro tra le attrazioni: il giro su Dumbo, la casa stregata, la crociera nella giungla e tutto il resto.
Non mancarono le foto coi personaggi sparsi per il parco: Topolino, Minnie, Paperino, Pluto, Woody, Biancaneve, Stitch, La Bella Addormentata e Filippo, la Bestia e tantissimi altri. Ma il momento della partenza arrivò troppo presto, i bambini avevano ancora tantissima adrenalina in corpo e anche il volo di ritorno fu due ore e mezza di chiacchiericcio felice.

Dopo aver fatto la doccia e messi i nuovi pigiamini, Robbie insistette per dormire nel letto di sua sorella e volle i entrambi genitori con loro fino a quando non si fossero addormentati. Fratello e sorella si appisolarono felici abbracciati tra le lenzuola delle principesse, non prima di aver appurato di avere i papà migliori del mondo. 

 


Buon Free Day!
Ho approfittato di ben due prompt scartati per tirare giù la shot di oggi (che è venuta, stranamente, un po' più lunga delle altre), sicuramente avrei potuto fare di meglio, ma la mia scarsissima ispirazione di questi giorni abbinata alla mia pigrizia immonda non mi hanno lasciato scampo.
Detto ciò, vi presento Violet e Robert, detto Robbie, i figli di casa Anderson Smythe. Io mi sono già innamorata di loro ed è inutile ribadirvi quanto amo i Daddies!Seblaine (chissà di chi è la colpa o il merito??? :-P) e cosa darei per farmi adottare da loro.
Da qualche indizio lasciato, spero di avervi fatto capire chi è figlio di chi. (E poi immaginatevi, pensando alla shot di ieri, una stanza viola per Violet... Meno male che Sebastian vince sempre!)

Sempre doveroso il ringraziamento alla mia splendida beta IrishMarti, quella santa donna. <3

A domani, col McKinley!

Ps: esiste davvero la suite del Re Leone a Disneyworld!

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Capitolo 5
*** Day 5. McKinley ***





However far away
 

Come era stato per il Sadie Hawkins, Blaine aveva deciso che sarebbe andato al Senior Prom assieme a Tina. Lei e Sam ormai erano gli unici veri amici che gli erano rimasti in quella scuola.
Dopo il fattaccio delle provinciali aveva a malincuore tagliato i ponti con i Warblers. Fu davvero difficile evitare soprattutto Sebastian; era riuscito a perdonarlo dopo la granitata, ma la storia dell’imbroglio era stata dura da mandare giù.
L’altro ragazzo, dal canto suo, aveva cercato in tutti i modi di mettersi in contatto con Blaine, ma ogni tentativo era finito con un buco nell’acqua. Fin quando, apparentemente, non aveva deciso di arrendersi.
 
Tina e Blaine si erano accordati su un classico dei prom: vestirsi in coordinato, in turchese, più precisamente. Lei aveva optato per un vestito lungo con bustino senza spalline tempestato di brillantini,  con scollo a cuore e con la gonna in tulle, che alternava strati di turchese e nero. Blaine, per abbinarsi, aveva scelto il papillon e calzini, la sua mise consisteva in un vestito a tre pezzi: giacca, gilet e pantalone.
Tutto era stato programmato secondo tradizione, lui era andato a prenderla a casa, portandole il corsage da mettere al polso, una bellissima orchidea, fatta colorare di turchese per l’occasione. Poi, col resto del Glee Club erano andati alla festa; avevano deciso di affittare tutti assieme una limousine.
Erano gli ultimi momenti tutti assieme e avevano deciso di divertirsi alla grande per il loro ultimo ballo.
Blaine aveva appurato che il canto doveva essere solo un hobby per lui, quindi aveva fatto domanda alla Brown ed era stato accettato; avrebbe studiato Letteratura e sarebbe diventato un professore. Era contento di aver preso quella decisione, ma non era felice.
 
Anche per quell’anno, le New Directions avevano alternato la musica del DJ con alcuni pezzi cantati da loro, a Blaine erano toccati il suo obbligatorio pezzo di Katy Perry, stavolta Hot & Cold, e Just Give Me a Reason di Pink. Si stava divertendo molto, faceva lo scemo con Tina, ballava con Brittany, scarrozzava Artie per la palestra, e insomma, gli ci voleva proprio una serata all’insegna della spensieratezza.
Tutto stava andando liscio finché il suo sguardo non fu catturato da una figura che riconobbe subito: alto, slanciato, con un elegante completo indosso e i capelli tirati all’insù. Bello come era sempre stato.
Blaine si sentì mancare il fiato nel petto e si immobilizzò sul posto mentre stava ballando con Tina. La ragazza lo guardò stranita per un attimo, ma seguì con il proprio sguardo gli occhi di Blaine e capì per quale motivo era diventato una statua di sale.  
“Tutto ok, Blaine?” domandò avvicinandosi al suo orecchio.
“Sì, Tina, tranquilla.” Cercò di rassicurarla facendole un mezzo sorriso. “Torno subito, scusami.”
Si allontanò facendo molta attenzione che nessuno dei ragazzi del Glee lo vedesse, sperando con tutto il cuore che Tina si tenesse per lei quello che aveva visto. Si avvicinò a Sebastian con un’espressione livida e lo prese per un braccio ancora prima di salutarlo.
“Ciao Bl- Ehi, cosa fai?” sputò Sebastian, quando si trovò spintonato fuori dalla palestra da Blaine.
“No, cosa ci fai tu qui!” urlò il ragazzo, non sapendo se quel tono di voce era dovuto più alla rabbia di vederlo lì o per farsi sentire vista la musica assordante, ma non gli diede il tempo di rispondere, che aggiunse: “Senti, allontaniamoci un po’, non si sente niente e non voglio che gli altri del Glee ti vedano.”
Sebastian lo seguì senza aggiungere altro.
Si fermarono nel corridoio appena dopo gli spogliatoi della palestra, la musica si sentiva ancora, ma era sufficientemente bassa per poter parlare senza urlare.
“Bè, che cosa ti è saltato in mente di venire qui?” Esordì Blaine incrociando le braccia al petto  e guardandolo in cagnesco.
“Calmati Blaine, volevo solo vederti. Visto che ti neghi al telefono e non rispondi né su Whatsapp né agli sms.”
“Prova un po’ ad indovinare perché.”
“Te l’ho già detto che mi dispiace per quello che è successo, e che non è stata una mia idea tutta quella storia. Lo sai benissimo che dopo la granita che ti sei preso in faccia mi sono dato una regolata.” Confessò con difficoltà Sebastian, non era da lui fare queste ammissioni di colpa, e solo Blaine poteva fargli abbassare così la guardia.
“Potevi fare come Trent, e venire a raccontarci tutto.”
“Senti Blaine, tu non hai idea del casino che c’è in questo momento alla Dalton, magari un giorno capirai. Hunter è uno stronzo, anzi, è anche più stronzo di me.”
“Come ti pare.” Concluse Blaine, facendo per andarsene, ma fu bloccato da Sebastian, che lo prese da un braccio. Guardò la sua mano e poi dritto davanti a sé, deglutendo a vuoto, senza riuscire a incontrare i suoi occhi chiari.
“Senti, lo sai benissimo quanto mi sta costando tutta questa faccenda, contattarti senza riscontro, venire fin qua, in questa scuola che puzza di pubblico, supplicarti di perdonarmi, ammettere che tengo a te.”
A quell’ultima frase, Blaine deglutì di nuovo, spalancò gli occhi e rilasciò il braccio dalla presa di Sebastian, rimanendo però in silenzio per un paio di minuti.
“Allora? Non… non dici nulla?”
Blaine non rispose, semplicemente si voltò e lo guardò negli occhi per un istante. Finché non gli si buttò tra le braccia per farsi abbracciare. Sebastian si ritrovò per un attimo spiazzato da quel gesto, ma dopo una manciata di secondi ricambiò le stretta, attirando sempre di più il ragazzo a sé.
 “Sei una testa di cazzo, Sebastian.” Esclamò Blaine dopo essersi staccato da lui, sulle labbra un sorriso felice.
“Così mi dicono.”
“Non hai la più pallida idea di quanto tu mi sia mancato tutto questo tempo e quanto mi abbia fatto male ignorarti.”
“Sì che ce l’ho, altrimenti non sarei qui.”
“Sebastian…”
“Sono qui.”
Blaine non aggiunse niente, affondò semplicemente la testa nel torace dell’altro ragazzo e questo gli accarezzò la testa.
Abbracciato a Sebastian, si accorse che dalla palestra arrivavano le note di una delle sue canzoni preferite, quindi si allontanò quel tanto che bastava da Sebastian per guardarlo negli occhi.
“Vieni, mi concedi questo ballo, Sebastian Smythe?”
Il ragazzo ridacchiò divertito, alzando gli occhi al cielo come a prenderlo in giro. “Certo, Blaine Anderson.”
Blaine lo prese per la mano e lo trascinò con sé in palestra. Incurante degli sguardi dei suoi amici del Glee, lo portò in mezzo alla pista da ballo, cingendogli la vita con le braccia. Tutti gli occhi erano puntati su di loro, ma erano da soli, in quella stanza, il resto era sparito. Ed entrambi non aspettavano altro da mesi.
Fu in quel momento che Blaine si accorse di essere davvero felice.
 


Whenever I'm alone with you
You make me feel like I am free ag
ain


 


Buondì!
Questo prompt è stato quello che mi è piaciuto di meno *coff coff, usiamo gli eufemismi*, infatti è stato anche l'ultimo che ho scritto, ma insomma, in qualche modo è saltato fuori, quindi, eccolo.

Oggi devo ringraziare due volte la mia adorata beta IrishMarti Beghelli Salva la Vita, perché l'idea del prom me l'ha data lei.

E grazie a chi continua a leggermi :)

Titolo e citazione finale sono tratte da Lovesong dei The Cure, di cui Adele ne ha fatto una cover. E' uno di quei rari casi in cui amo entrambe le versioni di una canzone.

A domani.

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Capitolo 6
*** Day 6. Being Famous ***





Champagne & Limousine

 

Negli ultimi mesi Blaine Anderson era diventato l’idolo musicale delle ragazzine di mezzo mondo.
Sebastian Smythe era invece una delle star hollywoodiane più richieste da registi e produttori, che facevano a gara per accaparrarselo per i loro film, che fossero commedie romantiche, action movie o qualche produzione indipendente.
Entrambi erano quindi nella A List delle celebrities, contesissimi ad ogni party, red carpet ed evento mondano, ma, nonostante ciò, non avevano ancora avuto modo di conoscersi di persona.
 
L’occasione giusta capitò per gli MTV Movie Awards, dove l’ultimo blockbuster di Sebastian era candidato a varie nominations, inclusa la sua come Miglior Attore e Blaine avrebbe presentato il premio del Film dell’Anno.
Si erano incrociati sul red carpet, con uno scambio di sguardi molto veloce, tra un autografo ai fan e un’intervista ad E!.
Si sfuggirono anche sul palco, il temibile avversario del film di Sebastian fece incetta di tutti gli award possibili, così che gli venne tolta la possibilità di andare a ritirare i popcorn dorati direttamente dalle mani di Blaine.
Ma per fortuna c’era l’afterparty.
 
Sebastian aveva puntato il sogno delle ragazzine già da parecchio tempo, e quella festa doveva per forza essere il pretesto per avvicinarlo; se poi fosse pure riuscito a combinarci qualcosa, avrebbe proprio fatto bingo. Il momento arrivò come nel più classico dei cliché, anzi, pensandoci, l’aveva anche recitato in uno dei suoi film: lo trovò al bancone del bar del locale.
“Il bello di essere famosi è proprio questo: in tutte le feste che vai c’è l’open bar e non devi neanche fare la fila per avere il tuo bicchiere.” Esordì Sebastian, avvicinandosi al musicista, che dava le spalle alla sala ma che era riconoscibile dalla sua capigliatura riccia e l’altezza non certo da giocatore di basket.
Blaine si voltò verso di lui, incuriosito.
“Sebastian Smythe,” si presentò, porgendogli la mano destra.
“Blaine Anderson.”
“Champagne, per me.” Sebastian si rivolse al barman.
“Mi dispiace che tu non abbia vinto niente, questa sera, ho visto un paio dei tuoi film e ti trovo davvero bravo.” Dichiarò Blaine, dando un sorso al suo Long Island.
“Che vuoi, non si può competere con Iron Man e i suoi colleghi Vendicatori. C’era da aspettarselo che avrebbero vinto tutto. E poi, comunque, non è detto che non vinca proprio niente, questa sera.”  Rispose, con un ghigno malizioso in viso e prendendo il suo flute di champagne dalla superficie liscia del bancone.
“Eh già, Robert è un mattatore, lo conosco già da qualche anno ed ha decisamente una personalità magnetica, è difficile resistergli. Per quello conquista tutti.”
“Dev’essere una caratteristica di voi altri bassini, compensate l’altezza sprigionando carisma e sesso da tutti i pori.” Replicò Sebastian, mantenendo il suo sorrisetto ambiguo e bevendo un sorso del liquido dorato.
Blaine arrossì leggermente, scolandosi il resto del suo drink e capendo immediatamente dove Sebastian volesse andare a parare; a quanto pare la sua fama di gigolò non era del tutto una diceria.
“E invece sai cosa si dice di te, in giro?” Chiese Blaine a bruciapelo.
“Quello che dicono in giro di me, non è affatto vero, te lo posso garantire.”
“Ah, no? Bè, insomma, per come ti sei presentato, mi sa che lo è, invece.” Sorrise Blaine, indicando al barista il bicchiere per farsene portare un altro.
“No. Le voci su di me raccontano almeno la metà di quello che sono veramente, invece,” Sebastian affermò soddisfatto.
“Modesto.”
“La modestia non esiste nel mio vocabolario. Ad ogni modo sono disponibile a farti verificare di persona.” Concluse facendogli l’occhiolino.
 
Un paio di chiacchere e parecchi drink (di Blaine) dopo, finirono il loro discorso sui sedili posteriori della Limousine che aveva accompagnato Sebastian alla cerimonia.
Blaine era visibilmente alticcio e aveva perso completamente quell’aura da bravo ragazzo per cui era conosciuto al grande pubblico e che faceva impazzire ragazzine, mamme e nonne.
Sebastian era piacevolmente stupito, non pensava che bastasse un po’ di alcol per disinibire il cantante.
Appena saliti in macchina, Blaine si attaccò letteralmente alla bocca di Sebastian, e questo fu ben contento di ricambiare quei baci vogliosi. Si baciarono e mordicchiarono le labbra finché la temperatura nell’auto non diventò troppo alta, quindi Sebastian si tolse la giacca di pelle che indossava e iniziò a sbottonare la camicia a quadri che indossava il musicista.
“Sai cos’è che mi piace degli MTV Movie Awards? Che non sei obbligato ad indossare quei dannati completi eleganti.” Sussurrò Sebastian all’orecchio di Blaine, mentre gli sfilava l’indumento.
Passò dunque a lasciargli tanti baci prima sul collo, poi sul torace, alternandoli a piccoli morsi e via via sempre più giù. Il respiro di Blaine si fece sempre più affannoso quando Sebastian sbottonò e fece scendere i jeans quel tanto che bastava per regalargli il miglior sesso orale della sua vita; poco prima di raggiungere l’orgasmo, non riuscì a resistere alla tentazione di passargli una mano nei capelli e afferrarglieli una volta arrivato al climax.
Non contento, Sebastian iniziò a spogliarsi anche lui, tornando a baciare e mordere il torace di Blaine, soffermandosi in particolare sui suoi capezzoli. Si insinuò quindi tra le sue gambe e andò a prendersi il suo premio di consolazione.
 
“Gran bella scopata, Anderson. Chi l’avrebbe mai detto dal fidanzatino d’America?” disse Sebastian col respiro ancora affannoso, entrambi stanchi e affaticati dall’esercizio fisico.
“Avevi proprio ragione tu, le voci su di te non ti rendono giustizia…” biascicò Blaine.
“Ah, e ho preferito di gran lunga il tuo culetto d’oro ai popcorn dorati, stasera.”


 


E siamo arrivati al penultimo giorno, sigh sob.

Non so cos'è questa roba, Blaine è un cantante famoso, Sebastian è una star di Hollywood, quanto meno, il prompt l'ho rispettato.
L'idea di partenza doveva essere come Famous!Blaine e Personal Assistant!Sebastian, ma non mi passava nulla per la testa che potesse rendere Seb IC; quindi è saltata fuori questa cosa.

E sì, sì, ci ho infilato pure i miei amori del cuore perché sono pessima e i Vendicatori dovevo pur farli comparire in qualche modo :-P

Grazie, grazie, grazie mille alla mia adorata beta IrishMarti e alla sua santa pazienza.
E grazie a voi che continuate a leggere.

A domani.

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Capitolo 7
*** Day 7. Dalton ***





Dove c’è Dalton, c’è casa.
 

 

“Guarda come ti sta bene questa giacca!” esclamò tutto contento Blaine, facendo indossare parte della sua vecchia divisa della Dalton al figlio e guardando fiero il suo riflesso nello specchio dentro l’armadio.
“Sì, peccato che mi stia un po’ corta,” ridacchiò il ragazzo alzando un braccio verso l’alto e facendo vedere a Blaine che il bordo della manica gli arrivava quasi al gomito. Robert non aveva ancora compiuto quattordici anni, ma era già abbondantemente più alto di Blaine, anzi, continuando a crescere a quel ritmo, sarebbe diventato perfino più alto di Sebastian, suo padre biologico. Inoltre, anche grazie al suo ciuffo biondo e i magnetici occhi verdi, anche quelli eredità paterna, si stava trasformando da dolcissimo e pestifero bambino in un bellissimo, ma comunque pestifero, adolescente. Blaine era certo che avrebbero dovuto sicuramente tenere a bada uno stuolo di fanciulle da lì a qualche mese.
Sebastian, che era spaparanzato sul suo letto a gustarsi la scena, ridacchiò a quell’affermazione.
“Sì, ok, era giusto per farti vedere come staresti bene in divisa.” Si affrettò a giustificarsi Blaine.
Blaine e Sebastian morivano dalla voglia di iscrivere il figlio alla loro vecchia scuola superiore, l’Accademia Dalton, il posto dove avevano studiato, si erano conosciuti e si erano innamorati; “la scena del crimine” era solito chiamarla Sebastian. Il ragazzino, però non era molto convinto di quella decisione, avrebbe preferito frequentare una scuola mista.
“Ma devo proprio andarci a questa Dalton?” chiese un po’ sconsolato il giovane.
“E’ una tradizione di famiglia, Robbie, io e tuo padre ci siamo andati, anzi se non fosse per quella scuola, non ci saresti neanche!” disse tutto entusiasta Blaine, girandosi verso il marito in cerca di sostegno.
Robbie si guardò entrambi i genitori alzando un sopracciglio. “Ma dev’essere una noia…”
“No che non lo è! Ci sono un sacco di cose da fare: il club di teatro, gli sport, tuo padre faceva lacrosse, per esempio, e non dimentichiamoci dei Warblers, il nostro magnifico Glee Club!” Continuò Blaine sempre con un grande entusiasmo e gesticolando per enfatizzare il suo discorso.
“Si può giocare a calcio?” chiese con autentica curiosità Robbie, che più che al football e al baseball era interessato a quello sport, al quale era anche discretamente bravo.
“Certo che si può!” confermò Blaine.
“Non so, non mi convince.” Robbie sospirò,  guardando il suo riflesso nello specchio e mordicchiandosi il labbro, afferrando dal pouff lì di fianco la cravatta a righe blu e rossa per accostarla alla giacca.
“Perché non vuoi, Robbie?” domandò Blaine, che stava per mettere il broncio.
Il ragazzo sbuffò, come se la risposta fosse ovvia. “Le ragazze! Come faccio con le ragazze?!”
“Ma non è mica un’accademia militare o un convento la Dalton! Finisci le lezioni, studi e poi puoi uscire e conoscerle, che problema c’è?” Blaine rispose con un sorriso, cercando lo sguardo di Sebastian per ottenere il suo aiuto.
“Non sottovalutare il fascino della divisa! Guarda che le ragazze muoiono dietro al capello ingellato e la giacca e cravatta, prova a chiederlo a tuo padre!” Aggiunse Sebastian dal letto, tirando un piccolo cuscino a Blaine. “Io facevo strage di cuori anche senza divisa, quindi non faccio troppo testo.”
“Ha ragione tuo padre, per quanto riguarda la parte del fascino della divisa, per il resto, non starlo a sentire, è sempre il solito cretino.” Rise Blaine tirandogli indietro il cuscino, facendogli una smorfia.
“Potrei anche provare, ma se non mi piace mi farete andare in una scuola mista?” supplicò Robbie.
“Ma certo.” Lo tranquillizzò Blaine.
Il ragazzo sorrise, per poi far roteare gli occhi. “L’importante è che non mi mandiate in quella di Violet…”
“Oh, guarda! Alla Newton non ti ci fanno neanche avvicinare, testone!” esordì una voce femminile che fece ridacchiare Sebastian. Robbie si voltò verso la porta, dove individuò la sorella che appoggiata allo stipite e mezza nascosta dal comò aveva assistito a tutta la scena con una tazza di the bollente tra le mani. Lei lo guardò divertita, per poi avvicinarsi al lettone e accoccolarsi tra le braccia di Sebastian, che cominciò ad accarezzarle i capelli mentre lei sorseggiava dalla sua tazza.
“Per quanto me ne possa fregare,” Rispose burbero Robbie facendole una linguaccia e tornando a guardarsi allo specchio.
Violet frequentava una scuola per ragazzi particolarmente dotati, era un vero e proprio piccolo genio e il suo sogno era quello di diventare una ricercatrice biomedica. Robbie invece, viveva per lo sport e sognava di diventare un giornalista del settore.
Piccoli, ma con le idee chiare, i pupilli di casa Anderson Smythe.
“Ah! E non dimentichiamo che c’è un ottimo giornalino scolastico alla Dalton. Alcuni dei nostri ex compagni di scuola sono riusciti ad entrare a Yale, grazie all’esperienza fatta anche in redazione. Vero Sebastian?”
“Sì, B. Mi sbaglio o stai parlando di Nick?” rispose Sebastian grattandosi la testa e rubando un sorso di the alla figlia.
“Sì, proprio lui. Cantava anche con noi Warblers!”
“Fico!” esclamò Robbie, visibilmente più convinto. “E dite che mi faranno entrare nella redazione sportiva?”
“Credo proprio di sì, Rob. Noi siamo rimasti molto legati alla scuola, lo sai che ci invitano ogni anno per l’incontro  degli ex alunni. Possiamo mettere una buona parola,” Disse Sebastian facendogli l’occhiolino.
“Sebastian! Non mettere strane idee a tuo figlio, è giusto che faccia la gavetta al pari dei suoi compagni,” subito arrivò il rimprovero di Blaine.
“B! E rilassati! Meno male che vuoi invogliare tuo figlio ad iscriversi alla Dalton!”
“Senti, ma… Ti ho parlato dei Warblers?” Blaine cercò di ignorare il marito, portando le mani sulle spalle di Robbie.
“Sì, li hai già nominati almeno venti volte!” ridacchiò Sebastian sempre sdraiato sul letto e con Violet accoccolata contro il suo petto.
“Zitto tu!” gli lanciò un’occhiataccia Blaine. “Sai, io e tuo padre ci litigavamo sempre gli assoli, ah, che bei momenti! Abbiamo vinto anche qualche gara, anche se non siamo mai riusciti ad arrivare alle nazionali,” disse con forte delusione.
Robbie corrugò le sopracciglia e si voltò verso il padre. “Senti papà, va bene la divisa, va bene una scuola tutta maschile, ma il Glee Club no… Non-“ Robbie non riuscì neanche a finire la frase che Violet lo interruppe sghignazzando.
“Per carità, abbiate buon cuore per le orecchie di quei poveri ragazzi! Ma lo avete mai sentito cantare sotto la doccia? Da brividi! Non lo vorrebbero neanche a cantare in playback in un gruppo punk!”
“Stronza!” la apostrofò il fratello, togliendosi la giacca e lasciandola a Blaine per poi lanciarsi a fare il solletico alla sorella.
Per fortuna Sebastian riuscì a sfilare la tazza di the dalle mani della ragazza un attimo prima che Robbie si avventasse sopra di lei riuscendo ad evitare un danno per cui Blaine avrebbe potuto massacrarli.
Una volta riposta la giacca nell’armadio e che i due ragazzi si calmarono, anche Blaine si unì al gruppo sul lettone, sedendosi ad un lato e costringendo i figli a stare tra lui ed il marito.
“La vuoi una vera motivazione per cui devi andare alla Dalton, Robbuz?” chiese Sebastian.
“Sentiamo.”
“Perché è stato il posto delle prime volte di tuo padre e il sottoscritto. Il primo bacio, il primo litigio, il primo duetto, il primo pomp-“
Un coro di “Papà!” e “Sebastian!” lo costrinse a interrompersi e a scoppiare a ridere.
“Ti prego papà, ora semmai non voglio proprio più andarci!” rise Robbie.
“Ragazzi, non credete che vostro padre debba essere punito con un po’ di solletico?” domandò Blaine guardando complice i figli. I ragazzi si scambiarono uno sguardo veloce prima di avventarsi su Sebastian per fargli il solletico.  


 


Ebbene sì, siamo giunte al termine di questa fantastica Seblaine Week, sigh sob.

Mi sono divertita un sacco a scrivere per questi due babbioni, a parte uno o due prompt più ostici degli altri, magari superato questo muro proverò a scriverci ancora senza dover aspettare altre settimane/giorni dedicati.

Che cosa saggiungere? Solo grazie a tutte quante hanno avuto il coraggio di leggere tutte e sette le One Shot, e grazie anche a chi mi ha lasciato un segno del proprio passaggio.
Grazie alla mia preziosissima beta IrishMarti, che mi ha sopportato con i miei pasticci e le mie fisime, e che mi dà sempre preziosi consigli per combinare qualcosa di leggibile, un grazie in particolare per questa shot perché, come per il prompt McKinley, mi ha imbeccato lei l'idea di partenza (ovvero far andare il pupo Anderson Smythe anche lui alla Dalton).

Ora toccherà tornare sugli altri miei bimbi (Stony) perché li ho proprio trascurati.

Alla prossima Seblaine!

*Sparge baci, ciambelle e cuoricini*

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