My strength.

di ek_directioner
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prefazione. ***
Capitolo 2: *** Dove sei? ***
Capitolo 3: *** Dimmi solo che stai bene. ***
Capitolo 4: *** Te lo prometto. ***



Capitolo 1
*** Prefazione. ***


My strength.


 

Prefazione.

 
Si premette che, nulla fino a quel momento, l’aveva fatta cambiare in quel modo.
Non aveva mai incontrato qualcosa, o qualcuno, che le avesse fatto scoprire a tal punto il vero significato della vita; il vero significato della felicità.
L’unica cosa che, a malincuore vi dico era stata capace di conoscere a fondo, era stato il dolore; la sofferenza.
Nulla fino a quel momento, era stato capace di farla rinascere.
Suo fratello; lui era l’unico che l’aveva sempre aiutata a non affondare. Lui aveva sempre cercato di mantenere il sorriso stampato sul volto della ragazza anche se, la maggior parte delle volte, aveva fallito; la sofferenza riusciva sempre a sovrastare quel briciolo di speranza che la mattina le dava la forza di alzarsi dal letto ed affrontare una nuova giornata.
Avrebbe voluto vendere tutti i suoi averi per regalare una vita migliore a quell’angelo che Dio le aveva messo accanto e, lui, avrebbe fatto la stessa cosa con la sorella.
Erano genitori; genitori del loro stesso fratello.
Nulla poteva dividerli e nulla poteva ostacolarli, nemmeno una famiglia mancata.
‘In verità io vi dico: sapete qual è la cosa più bella al mondo? avere un fratello maggiore che si prende cura di te e che ti fa sentire sicura, un fratello della quale hai piena fiducia, che qualunque cosa accada, lui sarà sempre lì insieme a te’ aveva scritto una volta lei, su una pagina del suo diario.
Ma cosa succede quando anche il fratello, se ne va?
Cosa avviene quando si rimane da soli senza la persona che, fino a quel momento, era stata tutta la sua famiglia?
Si rimane a vivere i propri giorni, contemplando quelli che, anche se con fatica, si potevano definire ‘giorni felici’.
Ci si ritrova quindi a descrivere la propria vita vuota, a rimarcare l’importanza o l’inutilità di ogni singola persona nella propria vita.
Lei si che, dopo un attento ragionamento, poteva affermare di avere una vita alquanto strana.
Un fratello come padre, una sorella come madre.
Un padre come sconosciuto, una madre come nemica.
 
 
Dopo esser cresciuta in una casa disfatta con una madre circondata unicamente da birre e sigarette, era ormai arrivata ad accettare l’idea di dover esser lei, la madre di se stessa; per suo fratello Liam, il ragionamento era lo stesso. Tornavano a casa e si ritrovavano a dover ripulire tutto, oltre a dover sostenere il peso della scuola e a fare i conti con la vita sociale del momento. Entrambi credevano che tutto sarebbe andato avanti in quel modo fin quando, qualcuno determinato di coraggio e saper fare, non avrebbe dato una svolta a quella vita; quel qualcuno, era stato Liam.
Dopo una dura e violenta lite con la madre, aveva fatto le valigie e, salutando la sorella con un bacio sulla fronte e con la promessa di riabbracciarla un giorno in una casa nella quale avrebbero potuto vivere una vita migliore, era uscito di casa verso una direzione a lui sconosciuta.
Lei era rimasta a vivere i suoi giorni di sempre, ma con qualcosa in meno; non aveva più una figura di fiducia accanto, qualcuno al quale preparare il pranzo o la cena e con il quale parlare di tutto, non aveva una persona con la quale guardare la tv sul divano e il fratello disposto a lasciarsi bagnare la maglietta dalle lacrime; non aveva il suo punto di riferimento.
Lui, aveva iniziato a vivere una vita diversa, ma non differenziava le sue sofferenze da quelle della sorella. Anche lui aveva perso la figura più importante della sua vita. Non aveva con se la persona con la quale sfogarsi,  la sorella per la quale fare a pugni se qualcuno la maltrattava, non aveva una figura che gli desse la forza di alzarsi ogni mattina e vivere un nuovo giorno.
Entrambi si erano allontanati -chissà se per loro volere o per semplice destino- dalla loro ragione di vita, da quello che definivano ‘il loro sorriso’.
Entrambi speravano ormai di poter riassaporare quel profumo nelle narici, che nella memoria avevano impresso.
Speravano di poter sentire di nuovo, finalmente, quel respiro sincronizzato che avevano, o quel battito di cuore che tanto gli mancava.
Credevano davvero che l’unica persona che probabilmente gli sarebbe mancata sempre e comunque, sarebbe stata il proprio fratello e la propria sorella, più del dicibile, più di tutto, più del mondo; in modo inenarrabile. A loro non interessava quanto tempo fosse passato, quante lune fossero cresciute e quanti soli fossero tramontati. A loro non importava della distanza o della gente che avevano intorno. Non gli interessavano tutti i problemi che avevano vissuto; non gli importava.
L’unica cosa alla quale veramente avevano dato peso in tutti quei giorni, era quella di pensare che un giorno di sarebbero rincontrati e, come avevano sempre desiderato, avrebbero continuato a vivere la loro vita insieme come se, tutti quei mesi, fossero durati soltanto una notte. 
 
 

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Capitolo 2
*** Dove sei? ***


Dove sei?

 
Non avrebbe mai pensato di arrivare ad un livello del genere.
Non avrebbe mai pensato di doverlo fare.
'Se qualcosa andrà storto, lotterò con tutto il cuore; non abbandonerò mai la sfida'  diceva.
Tutto il contrario; stava commettendo l'esatto contrario.
In realtà lei non sapeva il perchè di quel gesto così affrettato; più precisamente, non aveva nemmeno badato ad esso.
Sapeva soltanto che ora era lì, seduta su quel sedile di pelle nera, a guardare oltre il finestrino.
Che poi, che senso aveva guardare oltre il vetro, se attraverso esso, si riescono  a percepire solo le cose di sfuggita, senza avere la possibilità di rimanere ad osservare veramente ognuna di  esse? Non aveva assolutamente senso.
Eppure, nonostante avendo sostenuto per  18 anni quest'ultima teoria, arrivava sempre alla conclusione che, chissà per qualche assurdo ed anomalo motivo, ancorare lo sguardo verso un punto indefinito aldilà di quella superficie, le aveva sempre trasmesso tranquillità e sicurezza.
 
'When I Was Your Man'  nelle orecchie s'interruppe d'un tratto, per lasciare spazio all'esile suoneria di un messaggio appena ricevuto.
'Isabel ma che fine hai fatto? ti ho chiamata ovunque ma nessuno sa nulla di te. Non avrai combinato un altro dei tuoi casini, vero? xx'
La sua migliore amica Clara; avrebbe fatto di tutto per lei, anche nel bel mezzo di una catastrofe mondiale.
Un 'diamine' di cuore, uscì dritto dalla bocca della ragazza, per arrivare chiaramente nelle orecchie dell'autista.
-signorina, qualche problema?-
-no, grazie per l'interesse- rispose freddamente, sbloccando il telefono.
Le dita composero automaticamente il numero fin troppo conosciuto di Clara, per poi attendere ferme, l'inizio degli squilli.
-Tesoro!- rispose con voce evidentemente preoccupata.
-Clara-
-ma che razza di fine hai fatto?- urlò, -dove sei? ma voglio dire, sono le otto e un quarto, domani è venerdì, abbiamo il compito di biologia e quello che dovrebbe essere il mio ragazzo, è nuovamente arrabbiato con me per un motivo chiaramente sconosciuto alla diretta interessata. Possibile che riesci a
renderti invisibile nei momenti meno opportuni?!- continuò.
Quello era il classico esempio di una migliore amica più protettiva di una mamma.
Erano sempre state presenti l'una nella vita dell'altra, arrabbiandosi in modo opportuno nel momento del bisogno.
-Sono a Holmes Chapel- riuscì a dire con un filo di voce.
Dall'altra parte della cornetta, non veniva pronunciata una parola.
Soltanto un lungo e preoccupante silenzio mirava dritto al timpano della ragazza.
-dove sei, scusa?- chiese chiarimenti.
-hai capito bene Clara-
-Isabel, sei a Holmes Chapel?- ripetè.
Quel nome pronunciato al completo, suonava ormai strano.
‘Bel’ , ‘Isa’ , ‘Bella’ , ‘Isabella’, ‘Annabella’. Quella ragazza veniva sempre chiamata in tutti i modi esistenti, ma mai con il suo vero nome.
-si-
Di nuovo silenzio.
Si sarebbero volute uccidere a vicenda, se avessero potuto.
'Parla. Dì qualcosa. Non rimanere così in silenzio. Ho bisogno della tua voce!' avrebbe voluto urlare.
Isabel sapeva cosa stesse pensando l'amica: che era una matta, stupida, ingenua e frettolosa.
-Cosa diamine ci stai facendo a Holmes? spiegamelo!- domandò cercando evidentemente di mantenere il tono più calmo possibile, da lei conosciuto.
-mi ha picchiata Clara.. di nuovo-                   
-Ma non ha senso quello che stai facendo Bel, te ne rendi conto? scappare di casa soltanto perchè ti ha picchiata per l'ennesima volta!-
-Hai detto bene Clara. Per l'ennesima volta!- la interruppe.
-Proprio non ti capisco. Ormai passaci sopra, calmati e vedrai che prima o poi le passerà. E' pur sempre tua madre-
-Clara..-
-Tesoro so che mi stai odiando perchè ti da fastidio che la gente ti dica determinate cose, ma ora che sei scappata, cosa risolvi? prima o poi dovrai tornare qui a Wolverhampton-
Odiavano entrambe il momento in cui una non dava ascolto all'altra per un motivo infantile.
Entrambe sapevano di sbagliare, ma nessuna voleva abbandonare la propria teoria, se non in caso di disperato bisogno.
La frase 'avevi ragione tu', era come un miraggio in quell'amicizia; ma nonostante ciò, bisognavano della fondamentale presenza dell'altra, nella propria vita.
-odio quando fai così Bel. Davvero- sbuffò Clara.
-sono arrivata, devo andare- troncò Isabel, per non creare altri diverbi.
-pensa a quello che ti ho detto-
-lo farò-
Clara sapeva benissimo quanto l'amica odiasse sentirsi dire certe cose.
Isabel sapeva perfettamente dove stava sbagliando.
Entrambe sapevano che, anche se affrettata come decisione quella, sarebbe stata la migliore delle scelte.
 
-Dayson street mi ha detto, signorina?-
-esattamente-
-perfetto, siamo arrivati-
 
Isabel scese dalla macchina, rendendo l'ultimo centesimo che le era rimasto in mano, già perfettamente a conoscenza del costo di quel viaggio; prese l'unica valigia che aveva e, con la borsa sulla spalla, iniziò ad incamminarsi nella lunga via davanti alla quale era appena stata lasciata.
Intorno a lei, le villette erano illuminate all'esterno da piccoli lampioni che fuoriuscivano casualmente da cespugli tagliati in modo maniacalmente preciso, dall'interno invece nelle camere dove molto probabilmente, si stava cenando.
Tra la strada e il giardino di ogni casa, si trovava un marciapiede sul quale crescevano piante di ogni tipo.
Bel si fermò al centro, ignara di quello che potesse accadergli; iniziò a frugare nella borsa dalla quale, dopo una lunga ed esaustiva ricerca, riuscì finalmente a tirar fuori una lettera stropicciata ed evidentemente non recente, dalla quale sbucava fuori una foto.
'24B Dyson Street, Bradford' citava una frase.
La ragazza iniziò, d'istinto, a guardarsi intorno ripetendo freneticamente -24B, 24B, 24B-.
Quello, le sembrava tutto un altro mondo. Nuove case, nuove piante, nuovo terreno.
Per lei, che non si era mai allontanata dal suo quartiere, quello era tutto un altro pianeta.
-sei sicura di essere nella via giusta?- una voce interruppe il suo rosario.
Si voltò, notando davanti a sè una figura alta e riccia, con un mezzo sorriso stampato sul volto.
-Dyson street-
-Dolcezza, Dyson Street è quella lì- con tono sarcastico, indicò una via alla destra della ragazza, la quale si voltò per osservare; quelle strade erano inenarrabilmente tutte uguali.
-ok- rispose fredda, per poi posare la lettera nella borsa, prendere la valigia e voltarsi nella direzione esatta.
Odiava essere chiamata 'dolcezza, bellezza, biscottino, tesoruccio' da sconosciuti; 'non sanno nemmeno quanti sorrisi faccio al giorno' diceva sempre, provocando indubbiamente, la risata del fratello.
Non ebbe il tempo di pronunciare un passo che, subito, venne richiamata.
-comunque, se non lo sai, qui ad Holmes Chapel, la gente ringrazia dopo una gentilezza ricevuta-
-la tua era soltanto un'informazione-
-ma detta con gentilezza-
Il ragazzo avrebbe voluto soltanto ricevere un semplice ed ingenuo 'grazie' non avrebbe voluto mica portarla in un NightClub anche se, a dir la verità, un pensierino ce l'avrebbe fatto.
Isabel scosse la testa per evitar di portare avanti il dialogo che le stava letteralmente facendo saltare i nervi, per poi iniziare, finalmente, ad incamminarsi.
Odiava quando le persone, con o senza vera volontà, cercavano di parlarle come se la conoscessero da anni. Loro non sapevano nulla di lei e certamente viceversa la situazione non cambiava.
Era stata abituata non, a non dare confidenza agli sconosciuti, ma a non fidarsi della gente: ‘sono due cose completamente diverse’ precisava e, in effetti, non aveva tutti i torti.
Con il passare degli anni, le si era sviluppato nel corpo, un sistema di distacco, se così si può chiamare.
Aveva una vera e propria freddezza nei confronti di persone, che non la conoscevano da tanto tempo o che avevano compiuto un’ingiustizia nei suoi confronti.
Aveva sempre e perennemente bisogno di certezze, certezze che, la maggior parte delle volte, non arrivavano mai. Bisognava di qualcuno che le stesse accanto talmente tanto, da riuscir finalmente a scoprire tutti i lati, fino a quel momento nascosti alla società.
E chi poteva essere l’unico, ovviamente, a conoscere tutti i suoi difetti?
 
Ora come ora, credette per l’ennesima volta alla teoria della sua mente: mai fidarsi della gente.
Erano passati quasi ormai una decina di minuti da quando quel  simpatico ragazzo, aveva aggiornato le sue informazioni e, della meta che cercava, ancora nessuna traccia.  
Quella via non finiva più di esistere e quasi come per istinto, iniziò a credere di aver fallito; ancora.
 
 
 
 
 

Ma saaaaalve!
Bene, mi presento, sono Erika e sono l’autrice di questa storia (capitan ovvio (Y)) .
Questo capitolo, diciamo che è un po’ di ‘passaggio’, perché nel prossimo capitolo, ci sarà già una rivelazione molto dolce, carina, sentimentale, drammatica, cucciolosa e chi più ne ha più ne metta.
Spero che, nonostante tutto, questo capitolo vi piaccia.
Come ormai sapete (da Love Changes People) ormai, le critiche sono ben accette, quindi non vedo l’ora di leggere cosa ne pensate C:
Ciao belli xx

 
 

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Capitolo 3
*** Dimmi solo che stai bene. ***


Dimmi solo che stai bene.

 
 
 

'Qui ad Holmes Chapel, tutto giace e tutto tace'aveva ripetuto, dopo aver notato il silenzio che affollava quella zona.
Nulla si muoveva, se non le più leggere foglie che riempivano gli alberi; tutto il resto sembrava morto.
Non si udivano il vociare delle persone o le urla dei bambini, le ruote delle biciclette che strusciavano il terreno o le musiche dei giochetti sconosciuti.

Riuscì finalmente a leggere in lontananza '24B'; dietro il cancello che seguiva quel numero, si innalzava una casa con quasi tutte le finestre illuminate e con un altrettanto luminoso campanello, ma arrivò alla conclusione che, essendo le otto e mezza di sera, tutto in quel momento poteva sembrarle alquanto luminoso.
Si avvicinò al citofono, per leggere meglio: '24B' informava una scritta decisamente moderna. Perfetto, era arrivata; prese un respiro profondo.
Voleva veramente farlo? Davvero voleva dare quella svolta alla sua vita?
Da un lato aveva un'Isabel che le diceva di lasciar stare; tutto quello era stato soltanto un gesto affrettato come tanti altri. Non avrebbe dovuto farsi prendere così tanto dalla rabbia.
D’altro canto, l'altra Isabel diceva di seguire i proprio sentimenti. Se quella volta era riuscita finalmente a scappare da quella vita, forse era un segno del destino; destino che forse, stava per prendere una nuova piega.
Prese un nuovo respiro d'incoraggiamento e, non dopo essersi guardata un'ultima volta intorno come se stesse cercando di non farsi notare, premette il bottone.
Il silenzio colmava pienamente quel momento, come se tutto il mondo sapesse già cosa stesse per accadere.
I pensieri le si affollavano nella mente, come se tutto e tutti ora, non aspettassero altro che osservare incuriositi la scena; ma, in realtà erano tutti suoi inutili e banali pensieri che le si riaffioravano in testa, quando era agitata. Ogni volta, era sempre la stessa storia.
-Si?-finalmente una voce diede segni di vita.
-sono Isabel-rispose impacciata, avvicinando il viso al microfono -c-c’è Liam?- balbettò poi.
-Isabel?-ribattè l'estranea voce, come se non conoscesse nessun'Isabel al mondo.
Quel tono di voce non sembrava molto convinto e, quell’ostacolo, stava facendo aumentare in Bel la voglia di prender tutto e tornare indietro.
-Liaaam!-sentì poi urlare dalla cornetta che era stata evidentemente allontanata dalla bocca, -la tua compagna di banco di chiama Isabel?- continuò.
La ragazza aggrottò le sopracciglia, arrivando alla conclusione di averci capito ancora meno di quanto aveva afferrato fino a quel momento.
D'un tratto il citofonò si chiuse di colpo e, di fianco a lei, si azionò il cancello per intero.
Davanti, si trovò un giardino con tante piccole mattonelle di pietra messe in modo disordinato, ma allo stesso tempo con una logica ordinata che portava dritta, alla vetrata principale della casa, con accanto la porta d'ingresso.
Trascinò faticosamente la valigia fino alla porta, davanti la quale si fermò; essa era stata spalancata da un ragazzo poco più alto di lei, capelli castani e occhi di egual colore.
Non poteva crederci, davvero.
Erano esattamente due anni che non si vedevano e, lui,  non era cambiato di una virgola, se non il suo viso decisamente più maturo.
Non mossero un muscolo.
Ci vollero una manciata di secondi perché realizzassero cosa stesse accadendo.
-Isabel?-domandò il ragazzo, al limite tra la felicità e la paura di qualcosa di brutto che fosse capitata; d’altronde, conoscendo loro madre.
Bel sentì una lacrima crollare giù dalle ciglia, per poi attraversare tutta la guancia; un'altra goccia scese, poi un'altra e un'altra ancora.
Le lacrime iniziarono ad uscire a fiumi in quegli occhi verdi, mentre le mani rimasero ferme l'una sulla valigia e l'altra sulla spallina della borsa.
Stessa reazione, aveva avuto il ragazzo ma, a differenza della sorella, egli andò a stringerla in un abbraccio.
Dio; i brividi.
I profumi, ricominciarono a circolare nelle menti dei ragazzi, dopo esattamente due anni.
Le braccia ebbero di nuovo la possibilità di stringere l’esile corpo della sorella e il muscoloso petto del fratello.
I cuori, iniziarono finalmente a battere insieme e le orecchie percepirono la sincronizzazione dei respiri, ancora.
Le mani di Bel erano bloccate sul petto del ragazzo mentre le braccia di quest’ultimo, cingevano con forza il corpo di lei.
 

Lui non aveva sentito profumo più buono.
Lei non avevo provato abbraccio più accogliente.
Lui non avevo ascoltato un battito più dolce.
Lei non avevo visto sorriso più rassicurante.
 

Il respiro di Liam affannava di singhiozzi sopra i capelli della ragazza, mentre lasciava che le lacrime riempissero la sua maglia blu.
Isabel portò una mano su una ciocca di capelli, per rimetterla al posto; a quel movimento, lui si staccò.
Avete presente quei sorrisi senza la quale non si può vivere? Quelli che con una semplice vista ti rallegrano la giornata? Quelli che ti trasmettono tutte le sensazione positive di cui hai bisogno in quel preciso istante?
Ecco, lui aveva uno di quei sorrisi.
-Liam-riuscii finalmente a pronunciare.
-p-piccola-balbettò lui, prendendo il mio viso tra le sue mani.
Perchè non riuscivano a parlare?
Perchè non riuscivano a far qualcosa che non fosse stata diversa da piangere o guardarsi negli occhi?
Bel scoppiò di nuovo a piangere; quello però non era un pianto di felicità per aver rivisto Liam, quello era un pianto di dolore e, lui, se ne era accorto.
Molte persone ritengono che piangere abbia un solo significato: dolore. Secondo la ragazza, tutto ciò non era vero.
‘Piangere non vuol dire solo provare dolore; le lacrime che escono dagli occhi quando ridi, o quando semplicemente sorridi, non sono semplici lacrime. Sai chi può capirlo Liam? Sai chi può capire se le lacrime che hai agli occhi sono di gioia o di dolore? Soltanto una persona che ti ama, davvero.’ aveva spiegato una volta al fratello.
 
-dimmi soltanto che stai bene-le chiese, asciugando le lacrime sull’altro viso con il pollice.
La ragazza annuì con la testa, cercando di mantenere lo sguardo il più basso possibile.
-hei-sussurrò alzandole il viso dal mento.
Bel rifiutò il gesto, riportando lo guardo a dov'era poco prima.
Il fratello prese un respiro e la riabbracciò, trasmettendole tutto l'amore del quale aveva bisogno in quel preciso istante.
L'aveva capito; l'aveva di nuovo capito.
Lei non stava bene veramente e questo lui lo sapeva benissimo.
Conosceva perfettamente il suo carattere: lei non avrebbe mai detto 'sto male' ad un'altra persona; aveva troppa paura di dare fastidio.
Isabel aveva sempre pensato che mettendosi a parlare dei problemi che aveva, la gente si sarebbe stufata e l’avrebbe abbandonata, come d'altronde era accaduto.
'chi ti ama veramente non si stancherà mai di ascoltarti' le ripeteva lui, all'infinito; ma lei di questo, ancora non ne aveva avuto la prova.
Questa volta, fu lei a staccarsi.
Accanto, subito trovarono la figura di un biondino dagli occhi color ghiaccio, con un rotolo intero di Scottex in mano.
-serve?-domandò questo sorridendo, porgendo l'oggetto. Scoppiarono a ridere, per poi ricomporsi.
-sei sempre nel posto giusto, al momento giusto, tu- ironizzò Liam all'amico.
Quest’ultimo sorrise, per poi avvicinarsi alla ragazza e liberarla dal peso della borsa, senza sapere che, in quel momento, il dolore della borsa era l'ultima sensazione che ella riusciva a percepire.
 
 

 

 
 
eeeeccoci qui!
Spero vi sia piaciuto questo capitolo anche se, leggendo le recensioni,
molti di voi credevano che accadesse altro.
Ebbene, vi ho stupiti! C:
Nel prossimo capitolo, ci sarà una rivelazione molto importante e,
soprattutto, una scena strappalacrime, quindi preparate i fazzoletti
e tante tante tante recensioni C:
Buona giornata xx
 

 
 
 

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Capitolo 4
*** Te lo prometto. ***


(durante la lettura, ascoltate questa canzone: http://www.youtube.com/watch?v=8cDOzrLpM8A )
 


Te lo prometto.

 
 
 
-E' arrivato Zayn!- esclamò il ragazzo biondo, tornando in salone per aprire la porta.
Bel si girò verso il fratello aggrottando un sopracciglio.
-Dopo ti spiego-le sussurrò all’ orecchio, sfilandole la valigia dalle mani e riponendola nell'angolo dell'ingresso più vicino che aveva.
Un ragazzo alto, moro, occhi marroni scurissimo, varcò la soglia della porta di casa, per poi sbatterla violentemente.
-io mi licenzio-esclamò questo, liberandosi della giacca di pelle che aveva indosso.
La ragazza fece un passo indietro, nascondendo una parte del suo corpo dietro il corpo del fratello.
Sembrava quasi che quella nuova figura vicina, le incutesse timore.
-hai pianto Liam?- domandò il nuovo arrivato, guardando l’amico –e.. tu hai una faccia conosciuta!- continuò puntando il dito contro Isabel.
‘Una faccia conosciuta?’pensò Isabel, passandosi istintivamente le mani sul viso, per asciugarsi dalle lacrime; stessa cosa fece il fratello.
-ho capito, forse è meglio che vada a farmi una doccia-disse poi il moro, posando le chiavi in uno svuota-tasche lì vicino e fiondandosi poi su per le scale.  
-scusalo, ha avuto soltanto una brutta giornata-si voltò il biondo verso la ragazza.
Feci spallucce.
Quanto potevo capirlo.
 
 
-Insomma Lì, vuoi spiegarmi cosa sta succedendo?-chiese il biondo entrando in salone con un vassoio pieno di bicchieri d'acqua.
Era passata una ventina di minuti dall'arrivo dell'ultimo ragazzo, ed Isabel, ancora non riusciva a riprender coscienza.
Liam l’aveva fatta sedere accanto a lui sul divano, poco dopo averle fatto sciacquare il viso per calmarla.
Egli aveva aspettato che il moro scendesse dalle scale dopo essersi rivestito, per poi invitarlo ad accomodarsi sul divano.
-Bel, loro sono Niall- indicando il biondino con gli occhi color ghiaccio -e Zayn- continuò puntando il dito verso il moro.
-Zayn, Niall. Lei è mia sorella Isabel- informò. 
-Lei è?!-spalancò gli occhi Niall, poggiando entrambe le mani sul divano.
Dovettero ringraziare il Signore per aver fatto si che il ragazzo non sputasse tutta l’acqua che aveva in bocca.
-esatto-rispose Liam abbassando la testa.
La situazione stava iniziando a diventare strana.
-cioè lei è tua sorella?-precisò Zayn, indicando la ragazza.
-perchè non ci hai detto di avere una sorella?-chiese Niall guardandolo sott'occhio.
Liam voltò lo sguardo verso Bel, per poi ritornare sugli amici.
‘Cosa c'è in questo discorso di tanto difficile da non poter essere capito da me?’ aveva pensato lei, giocherellando con un filo della felpa.
Silenzio.
-Liam, perchè non gli hai detto di me?-chiese curiosa, anch’essa.
Il ragazzo prese un respiro profondo.
-perchè parlare di te mi fa tornare in mente brutti ricordi- pronunciò, facendo trapelare un filo di sofferenza.
Il biondino alternava lo sguardo tra i due fratelli, pregando di poterci capire qualcosa, mentre Zayn fissava insistentemente Liam, attendendo un continuo.
Quest’ultimo, si voltò verso la sorella, accennando un gesto che le fece capire al volo le sue intenzioni.
Bel iniziò a parlare.
-non so sinceramente da quanto tempo conosciate mio fratello, ma credo che nonostante ciò, un po' di cose vi siano rimaste all'oscuro-i ragazzi in un attimo, assunsero una posizione più dedita all'ascolto.
-Io e Liam siamo fratelli e io ho 18 anni. Non so lui che motivazioni vi abbia dato per spiegarvi il suo arrivo in questa casa, ma qualunque cosa vi abbia raccontato, non era la vera versione dei fatti; tutto questo non perchè lui non si fidi di voi, ma perchè sono cose dolorose da raccontare. Certi ricordi li condividiamo solo io e lui; non li sanno nemmeno i nostri migliori amici-
I visi dei ragazzi, facevano intendere che ci stavano capendo ancor meno di quanto si potesse pensare.
Ogni tanto Isabel si permetteva  una pausa per lasciare che il nodo alla gola scendesse, dandole il permesso di continuare a parlare.
-Nostra madre ci ha sempre trattati male e nostro padre era l'unico che ci capiva davvero. Quando divorziarono però, iniziò a bere anche lui, così fu costretto ad allontanarsi dalla casa, lasciandoci da soli con nostra madre-
Prese di nuovo una pausa.
Perchè era così difficile parlare di determinate cose?
Avrebbe dovuto provare soltanto odio e rancore nei confronti di quei genitori, ma non ci riusciva.
L'unico sentimento che riusciva a provare era dolore.
Soltanto dolore.
-Liam se n'è andato- 
-me ne sono andato quattro anni fa da casa, perchè non ce la facevo più-la interruppe il diretto interessato, -non riuscivo più a vivere una giornata tranquilla, senza avere la paura di dover
levare le mani di mia madre di dosso a Bel o di trovarmela di fronte ubriaca che cercava di picchiarmi, senza capire che ad ogni pugno che tirava al vuoto, rischiava di cadere per terra. Non ce la facevo più a tornare a casa e vedere mia sorella con un occhio nero, un fianco dolorante o un livido sul braccio, trovare il salone pieno di bottiglie di vodka piuttosto che foto dolci e piene di ricordi, che si vedono in ogni casa normale. Era come se io e Bel vivessimo in una casa da soli, con una matta. Cucinavamo noi, pulivamo  le nostre camere, ci supportavamo a vicenda e ci sgridavamo quando commettevamo qualcosa
che non andava bene-continuò.
I ragazzi li osservavano con delle espressioni che oscillavano tra la compassione e la confusione.
-Quando hai deciso di andartene?-domandò Niall, quasi timoroso di rovinare quel momento.
Isabel si voltò, di colpo, verso il fratello;
'sei sicuro di volerlo veramente dire?' avrebbe voluto chiedergli.
‘sei sicuro di voler di nuovo rivivere quei momenti?’
Lei non era pronta a farlo, veramente; faceva sempre male anche solo pensare a tutto quello ed ora, Liam voleva affrontarlo a voce?
Lui la guardò.
'si Bel, voglio farlo una volta per tutte'  immaginò lei, la risposta del fratello.
Prese un respiro e poggiò i gomiti sulle ginocchia, abbassando la testa.
-Un giorno stavo tornando a casa; mia mamma era ubriaca, come sempre. Chiudo la porta d'ingresso. Sento le urla dalla cucina e corro subito lì. Lei stava picchiando Bel come non aveva mai fatto; con una ferocia inaudita. Mi butto su di lei e la stacco dal corpo fragile sul quale stava rivoltando tutta la sua
rabbia-spiegò, per poi fermarsi.
Anche Bel abbassò la testa e, questo gesto, i ragazzi lo notarono.
La verità era che tutte quelle parole, quelle testimonianze, quei ricordi le facevano male.
Tutto quello le faceva male; sentire le parole del fratello, il dolore che aveva provato per lei.
Niall la guardò, cercando di regalarle un sorriso che, nemmeno lui in quel momento, riusciva a tirar fuori.
Zayn continuava a mantenere lo sguardo fisso su Liam, quasi come desiderasse ogni attimo, sapere cosa sarebbe accaduto in quello dopo, facendo però anche lui, trapelare un filo di tristezza.
-corro a rialzare mia sorella dolorante da terra, non ce l'avrebbe mai fatta da sola. Nostra madre inizia ad urlare che dovevamo morire, che le stavamo rovinando la vita. Inizia a dire che in quell'incidente saremmo dovuti morire noi e non Josh. Lui era il figlio che si meritava. Lei non doveva avere una puttana come
Isabel e un bastardo come me-
Agli sguardi letteralmente scioccati che gli amici seppero donargli in quel momento, lui seppe soltanto commentare -parole sue-.
Isabel, iniziò a piangere, cercando di non farsi notare non sapendo che, però, tutti quanti stavano trattenendo almeno una futile lacrima.
In quel momento, non c'era nessuno al mondo che potesse aiutarla; nemmeno suo fratello.
Lui era lì che fissava il basso, cercando di non piangere; lo conosceva ormai.
Era inutile che, in momenti del genere, si abbracciassero cercando parole di conforto che sarebbero state utili anche a loro stessi, in un certo senso.
Non c'era parola che potesse ricucire ferita del genere, in quel momento.
'Perchè?'vollero farle intendere i suoi occhi quando, piangendo, si  girò fuggivo nello sguardo del ragazza.
Quest’ultima vide che non ce la faceva più a parlare, se non voleva scoppiare a piangere.
Era un osso duro lui, non l'avrebbe mai fatto; così l'aiutò lei.
-Dopo un quarto d'ora, venne a bussare alla porta della mia stanza. 'Quanti soldi hai?' mi chiese entrando. Gli dissi che non lo sapevo e che quella era l'ultima cosa che potesse passarmi nella testa in quel momento. Lo vidi uscire e poi tornare con una valigia. Aprì quest'ultima, piena di vestiti e libri. 'Cos'è quella?' chiesi. Avevo paura della risposta, anche se sapevo già quale sarebbe stata. 'Parto Bel. Me ne vado.' pronunciò, freddo, iniziando poi a rovistare nel mio armadio. 'dove vai?' chiesi ingenuamente, 'non lo so', 'e io? che ne sarà di me?' gli chiesi; si fermò. Lasciò cadere per terra tutti i miei vestiti che aveva in mano. Ero seduta sul letto, lui si avvicinò a me e posò le mani sulle mie ginocchia. 'non voglio abbandonarti Bel' ' lo stai facendo' lo interruppi subito. Avevo le lacrime che riempivano gli occhi come non avevano mai fatto. Ecco; quello era il dolore più grande. 'No piccola, non lo farei mai. Sto partendo. Sto andando a cercare una città, una casa, un posto dove poi potremmo vivere insieme, felici.' Felici; quella era la paura che più mi intimoriva. Io non ero mai stata davvero felice e sapevo già che quella nuova sensazione mi avrebbe messa a disagio. 'e mamma?' chiesi d'un tratto. Gli occhi di Liam si colmarono di rabbia. Si alzò di scatto e tornò a rovistare nell'armadio, gettando i vestiti come atto di sfogo. 'tu che pensi ancora a quella' disse. 'Liam come faccio? avanti! Ho sedici anni, non posso andarmene di casa così, da un momento all'altro!' 'io lo sto facendo' 'tu hai diciotto
anni!'Si fermò e tornò nuovamente davanti a me; 'ascoltami piccola, sai come sono fatto e sai che tu sei la cosa più importante che ho al mondo. Amici? Amori? Niente di tutto ciò. Tu sei mia sorella, sei la mia famiglia. Sei colei che c'è sempre per ascoltarmi, anche in piena notte. Se mi sveglio con la voglia
di sfogarmi con qualcuno, tu sei lì accanto a me. Se ho voglia di piangere, di spaccare il mondo, tu sei lì accanto a me' disse 'ma se te ne vai non potrò esserci' lo interuppi nuovamente con voce infantile. Vidi il suo sguardo cambiare, e realizzare al meglio il mio stato d'animo. Vi giuro ragazzi che in quel momento non volevo altro che lui cambiasse idea. 'Vedi Liam? Non sai nemmeno cosa rispondere. Io cosa faccio qui senza di te? Quando tornerò a casa a chi racconterò la mia giornata a scuola? A chi cucinerò il pranzo? A chi dirò i voti che prendo? Chi ci sarà a darmi consigli quando litigherò con qualcuno, o a prestarmi una
spalla sulla quale piangere quando mi sentirò sola? Se tu te ne vai Liam, io non avrò più un ruolo qui. Tornerò a casa e vedrò essa più vuota di quanto non lo sia già'. Liam abbassò la testa e prese un respiro. Ricordo quel momento come fosse oggi ragazzi, davvero. 'te lo prometto' disse, 'ti prometto che
cercherò una casa, cercherò la NOSTRA casa. Ti prometto che sistemerò le cose e ti regalerò la vita che ti meriti'continuò. Questo non bastò a convincere me, e le lacrime. 'Tu non capisci che io ho bisogno di te in mezzo a questo schifo! Non voglio la casa perfetta o la felicità, voglio avere te vicino quando ne avrò bisogno!' urlai. Vi giuro che non mi ero mai sentita così incompresa da lui come in quel momento. 'facciamo così: appena compirai diciotto anni, prenderai un aereo e verrai da me, che il
destino lo voglia o no'propose. Soltanto il pensiero di poterlo riavere accanto, mi ridiede il sorriso. Annuii con la testa 'E' una promessa Liam? Prometti che quando verrò, tu mi accoglierai come ogni giorno in casa?' 'te lo prometto.'. Mi accarezzò la guancia e si rialzò in piedi. Sventolò due foto di noi due in una mano e la mia maglietta preferita nell'altra, 'queste le prendo io' disse sorridendo; ecco cosa stava cercando nel mio armadio. Corsi ad abbracciarloper l'ultima volta, cercando di impregnare bene in mente il suo profumo. Ricordo che mi diede un bacio sulla fronte e sorrise di nuovo. 'ti aspetto'  ripetè. Poi se ne andò.-
Le lacrime colmarono gli occhi di entrambi i ragazzi che, alla fine del racconto, stropicciarono lo sguardo come se avessero appena finito di sognare.
-Ed ora hai diciotto anni-sorrise Zayn con lo sguardo fiero.
-Ed ora è qui-rispose Liam dandole un pizzico sulla guancia.
-E’ questo che importa-commentò Niall, risistemandosi sulla seduta.
Aveva ragione; ora era lì, accanto a lui, ed era tutto quello di cui aveva bisogno.
 



Ma saaalve! Sono di nuovo qui C:
scusate se ci ho messo un po’ a pubblicare il capitolo ma ho avuto un po’ di impegni;
‘che impegni puoi avere in estate?’ potrete dire. Ebbene si, lo ammetto.
Sono andata in vacanza con i ragazzi!
Shhh non ditelo a nessuno!
 
Bene dopo questa sclerata immane, mi dileguo.
Spero che il capitolo vi sia piaciuto, anche perché tengo molto alla scena
del saluto tra Liam e Isabel.
 
Spero lasciate taaante recensioni (e non poche come nel capitolo scorso C:)
Adiosss xx

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