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Guardando le
stelle si possono immaginare mondi che nemmeno esistono, e la consapevolezza
che tutto questo sia solo un sognonon è
nulla rispetto alla speranza che i sogni possano trasformarsi in realtà. Vorrei
poter volare solo per fuggire il più in fretta possibile. Ma scappare da se
stessi è impossibile. Solo la morte potrebbe allontanarmi dal mio peccato, ma
nessuna forza che io possieda mi condurrebbe a eseguire un gesto così estremo.
Mi alzo, mi avvicino alla libreria, prendo fuori un libro e
mi siedo. Sono arrivato qua da solo dieci minuti, e come ogni sera cerco di
rilassarmi. Non sono più nemmeno sicuro nel mio letto, la notte porta con sé
troppi pericoli, e il dormire abbassa ogni mia difesa, e non me lo posso
permettere, non ora.
Mia madre mi ha sempre insegnato che la cosa più importante
nella vita è avere un obiettivo. Mio padre voleva diventare potente, ha
sacrificato tutto e tutti per questo, mia madre voleva il figlio perfetto, e ha
sacrificato la mia intera giovinezza per questo. Ora io so di aver trovato il
mio vero obiettivo e sacrificherò tutto quello che posseggo per ottenerlo. La
mia felicità è il prezzo che dovrò pagare, ma sarò fiero per la prima volta, in
tutta la mia miserabile vita, di me stesso.
Vedo le parole d’inchiostro affollarsi davanti ai miei
occhi, ma non riesco a leggere nemmeno una frase. Mi rialzo. Mi riavvicino alla
libreria. Mentre riposiziono il libro al suo posto mancante, sento la porta
aprirsi e richiudersi. Scivolo lentamente la mano lungo il mio fianco, afferro
la mia bacchetta e mi volto lentamente. La bacchetta pronta davanti a me a
lasciar partire qualsiasi maledizione e incantesimo io ordini.
Lo vedo. Il respiro che trattenevo mi abbandona pesante. Si
avvicina a me lentamente, certo che prima di lasciarlo avvicinare ancora lo
avrei ferito, ma nessuna parola riesco a pronunciare, nessun pensiero riesco a
formulare.
“Draco” sussurra quando la distanza che ci divide è poco più
di due passi.Lo guardo tremare, con le
mani dietro alla schiena che nascondono qualcosa.
“Che cosa vuoi Potter?” gli chiedo, sforzo la mia voce, deve
sembrare distante e distaccata. “Perché mi hai seguito?” attendo che mi
risponda, ma è come se dietro al suo sguardo si nasconda il vuoto. Vorrei sapere,
dove è la sua mente, dove stanno scappando i suoi pensieri, per poterli
afferrare anche solo di sfuggita per poterne assaporare l’odore, per vederne
anche solo da lontano il colore, e per poter anche solo una volta sapere che
sono su di me.
Muove lentamente le mani e mi porge un pacchetto. Verde è la
carta, e grigio il fiocco. Vorrei sorridere, ma non posso, non credo di
ricordarmi come si faccia. Afferro senza eleganza il pacco che mi porge.
Pronuncia delle parole che stento a riconoscere, sembrerebbe ringraziarmi, ma non
capisco perché mai qualcuno dovrebbe dire grazie a me. Non sono nessuno, mai lo
sono stato, e mai sarò più di una semplice delusione.
I suoi occhi aspettano trepidanti che io lo apra, e così
esaudisco il suo banale desiderio. Scarto con lentezza il pacco. Una foto. Io e
lui. Il quidditch.
Sento gli occhi bruciare. Osservo la foto, alzo lo sguardo e
incontro il suo. Mormoro un “Cosa vorrebbe dire questo?” lui sorride stanco e
incomincia a riparlare: “E’ il mio regalo di natale per te. Oggi è il Natale più
brutto che abbia mai trascorso. Vederti solo in un angolo, vedere il tuo
sguardo così perso, sentirti piangere in quel freddo bagno in compagnia di un
malinconico fantasma. Credevo di doverti dire quello che sento, quello avrei
dovuto dirti tanto tempo fa… Draco io non ti odio… io ti amo”. Lo guardo con
disprezzo, con sorpresa, con inquietudine.
Prendo la foto e la butto nel fuoco. Lo guardo impallidire,
rido nella mente della sua debolezza, prima di voltarmi e scappare fuori da
quella stanza, fuori da quel castello, fuori dalla sua vita.
Non riesco nemmeno a ricordare quando hanno
scattato questa foto, ma sono certo che mai potrò dimenticarmi la delusione che
vidi nei suoi occhi quando ne gettai una copia nel fuoco, quando scappai così
lontano e mai mi volsi indietro.
Ho pianto tanto, negli ultimi quindici anni, ma lui non mi
ha mai visto, lui non l’ho ha mai saputo.
L’imponente libreria alle mie spalle che mi sovrasta mi
protegge dal mondo esterno. Sono a casa mia, nel mio maniero, insieme alla
famiglia che mi sono costruito, ma ogni giorno penso a lui.
Rivedo il suo volto: quando mi presentai all’ordine e chiesi
asilo, quando combattei al suo fianco, quando cercò di ringraziarmi per avergli
salvato la vita, quando me ne scappai nuovamente, perché se fossi rimasto,
avrei rovinato le nostre vite. Riesco ancora a ricordare il suo sorriso quando
si volse verso di me al suo matrimonio, mentre pronunciava il suo sì.
Quello fu il giorno, e soprattutto quella fu la sera più
dura di tutta la mia vita, nessuna tortura, nessuna guerra ha mai eguagliato il
dolore straziante che provai quella notte.Ma ho dovuto. Era necessario il mio sacrificio, affinché lui oggi
potesse essere felice.
Prima c’era Voldemort tra di noi: una guerra e famiglie troppo
diverse da far collaborare; poi c’è stato il mondo: I cognomi Potter e Malfoy
non sarebbero mai potuti coesistere in un medesimo campanello.
Impossibile immaginarsi una qualsiasi cena o cerimonia al
ministero dove giungono insieme felici e innamorati il salvatore del mondo
magico e il traditore, il degno figlio di Lucius Malfoy: semplicemente
inconcepibile.
Così sono fuggito e l’ho ferito, deluso. Ma non mi pento mai
della mia scelta, perché so che ora èfelice e al sicuro. L’ho amato, lo amo e sempre resterà il grande amore
della mia vita.
Solo una notte
d’amore rubata al tempo, la sera prima della guerra mi rimane di lui. Il mio
amore è stato più forte del mio egoismo. Tanti sogni inespressi mi
accompagneranno per sempre, ma la consapevolezza di saperlo vivo, di sapere che
i suoi sogni si sono avverati, mi basta. Ci sono giorni in cui lo seguo, lo
osservo da lontano, e so che la mia scelta è stata quella giusta, anche perché
non ci sarebbe potuta essere nessun altra scelta plausibile e razionale.
“Papà” la porta del mio studio si apre e si richiude rapidamente,
mio figlio entra, la gioia della mia vita. Gli occhi smeraldo che ogni giorno
mi ricordano così tanto suo padre mi illuminano il cuore ogni qual volta li
osservo. Lui non lo sa, e probabilmente
mai lo saprà. Ma Logan è la mia vera forza, ogni mattina mi alzo grazie a lui,
e tutto quello che faccio è per lui, con lui.
“Harry, amore, tu di moda non ne capisci davvero nulla”
ribatto al suo acido commento. Finisco di sistemare il gilet al piccolo Logan.
“Sì Draco, come sempre tu hai ragione, dimenticavo” ribatte il mio piccolo
Harry esasperato. Mi fermo. Mi sollevo e mi avvicino a Harry. Lo prendo fra le
mie braccia. Ricambia avvolgendo le sue attorno alla mia vita. Gli sussurrò
allora all’orecchio: “Non ho quasi mai ragione quando si tratta di te
però”.Ci distacchiamo quello che basta
per guardarci negli occhi, mi sorride, ci baciamo e Logan incomincia a ridere,
si alza in piedi e batte le mani. Inizio a ridere anche io, come un Tassorosso,
ma credo che i figli facciano questo effetto a tutti d’altra parte.
Dopo pochi minuti ci ritroviamo in macchina in direzione
dell’asilo. Non vorrei che nostro figlio frequentasse delle scuole private, ma
Harry insiste che deve conoscere il mondo babbano, il suo mondo, quello di sua
madre, in realtà concordo con lui, ma non vorrei solamente che dovesse
frequentare scuole troppo costose o prestigiose, vorrei vederlo ridere e
giocare ancora per molto tempo, vorrei che si godesse ogni momento della sua
infanzia, una cosa che mai ho potuto davvero fare. Ma non credo di essere
riuscito a spiegarmi così chiaramente con Harry.
Arriviamo nell’imponente struttura che ospita la scuola che
nostro figlio potrebbe frequentare, mi mette i brividi, Harry si rende conto
che qualcosa mi disturba, mi prende la mano e mi incoraggia con lo sguardo.
Entriamo e ci dirigiamo all’ufficio del preside. Ci fanno accomodare
su delle scomode sedie di legno in un lungo corridoio al fianco della porta del
preside. Harry incomincia a giocare con Logan, adoro fermarmi a osservarli.
Sono così dolci, sono la gioia della mia vita, la ragione per cui al mattino mi
sveglio, e incomincio a sorridere.
Non vi è giorno che trascorra su questa terra in cui non
ripensi al giorno in cui Harry mi confessò il suo amore, e io come uno sciocco
ragazzino scappai via, convinto di poterlo proteggere allontanandomi.
Due giorni e decisi di tornare indietro sui miei passi.
Tornai a Hogwarts, seguì Harry lungo i corridoi, lo rapì, lo condussi sul mio
cavallo e giunti alle rive del lago lo liberai, rivelandomi a lui, rivelandogli
il mio amore. Ci baciammo sotto la romantica luna, e da quel giorno nulla poté
più separarci, né la guerra, né Voldemort, nemmeno la Paura. Poco dopo la fine
della guerra scoprì che Logan sarebbe nato, Harry mi chiese di sposarlo, e non
mi ricordo momento più felice nella mia vita, forse solo la nascita di Logan…
Nessun rimpianto. Questo è quello che ho imparato vivendo,
che Harry mi ha insegnato. Bisogna sempre seguire il cuore. Io l’ho fatto e
sono l’uomo più felice e appagato di questa terra. Harry è la mia anima, la mia
speranza, la mia forza.
Spesso mi domando cosa sarebbe potuto essere di me, se non
fossi tornato indietro, se non mi fossi voltato, se non avessi lasciato che lo
sguardo di Harry mi colpisse così profondamente.
Per il nostro primo anniversario Harry mi regalò nuovamente
la foto che avevo gettato tra le fiamme. L’ho nel portafoglio e ovunque io
vada, lei è con me.