Il mio nome è Imbarazzo. Controindicazioni?

di adelfasora
(/viewuser.php?uid=71667)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** //. ***
Capitolo 2: *** ||| ***
Capitolo 3: *** /// ***
Capitolo 4: *** :: ***
Capitolo 5: *** |||| ***
Capitolo 6: *** ... ***
Capitolo 7: *** ... ***
Capitolo 8: *** ... ***



Capitolo 1
*** //. ***


[Ambientata dopo Il fidanzato rubato]

 

-Li vuoi? – Porgendole i fiori, la definizione più adatta era.. strano. Si sentiva proprio.. strano, quando nei paraggi c’era un’Akane che sorrideva. A lui. Cosa rara, quindi giustificabile. Non c’era poi tanto abituato, ecco.
Ecco. Poi quella sottospecie di complicità lo imbarazzava troppo. Lui era un uomo dopotutto.. e lui aveva fatto tutto quello per Nabiki, poi.
Strano che si fosse risolto tutto così positivamente, pensava, mentre – oltremodo coraggiosamente- le camminava a fianco.
Non che a lui piacesse troppo, passeggiare con lei.
-Ti va di prenderci un gelato? - Detto questo, gli gettò addosso dell’acqua fredda, proveniente da chissà dove.
Così poteva abbuffarsi come più gli piaceva, le donne potevano agire con molta più frivolezza, questo era certo.
-Beh, per te vale lo stesso che sia donna o uomo se usciamo, vero? – sussurrò, leggermente seccato.
-Io di certo non mi preoccupo di questo, l’importante è che tu sia te stesso. – perché l’aveva sussurrato, vero?!
-Allora.. allora sei davvero stupida, Akane! –
-Razza di… Ah, ma che te lo dico a fare! –
-Bene!  –
-Bene.  –
-Meglio per tutti! –
Per un po’ le camminò distante, irritato perché.. perché..
-Ti voglio bene che l’acqua sia fredda o calda, per questo non importa. Scemo. –
Perché doveva essere sempre così speciale?
Era troppo rosso per controbattere.
Per questo, pensò, prima che succedesse qualsiasi cosa potesse succedere – e a lui ne accadevano troppe - trovata dell’acqua – casualmente – calda, le sistemò al meglio il cerchietto che aveva nei capelli.
-Ah, ma guardati, hai foglie da tutte le parti. –
Mansueta da sorprenderlo, sperava di sfilarle foglie verdi o secche dai capelli per un altro decennio. Per ricordarne meglio il profumo e la consistenza.
Ma una volta terminata la sua azione, sembrò che tutto il suo coraggio gliela stesse facendo pagare con il più sordo dei silenzi, impacciato e arrossito tanto da emanare fumo.
E, combaciando perfettamente con la sua figura, Akane prese a disfargli la treccia. Gli sembrava quasi lo stesse abbracciando, ma aveva anche paura di pensarlo.
-I-io.. ecco, vogliamo restare un po’ così? – Con ancora le mani nei suoi capelli corvini.
Solo la panchina del parco sarebbe stata testimone silente dei loro rossori.
-L’hai fatta storta!-
-Impedita, qui hai lasciato da fuori un intero ciuffo!-
-Ah, hai sbagliato di nuovo! -
-Me la sento tirare, scema!-
Come taciti complici, però, lui non si azzardava a bloccarla e a fare da sé, e lei non gli aveva tirato che qualche fiacca manata, troppo presa dai sussulti quando involontariamente gli sfiorava il collo.
 
Anche la persona più violenta ci può suscitare ondate di delicatezza, se è quella persona.
 



 
______________________________________________________
Oh-ilà, gentaglia! Non ce l’ho fatta, ho rivisto un po’ la serie e mi sono innamorata di nuovo di tutte le loro silenziose dichiarazioni – che non c’entrano nulla con i miei film mentali, no no.. -
 
Semmai qualcuno avesse la baldracca idea di commentare, mi chiedevo.. magari qualcuno ricorda un episodio particolare sul cui finale possa fantasticare!? Una sola testa è sempre  troppo poco per shippare un pairing!


Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** ||| ***


[Ambientato infratra  e dopo Akane va all’ospedale]

 
E’ facile disprezzare, ma non tutti hanno la fortuna di vivere in casa sua -
Blush. #cit.
 
Un’ anziana nonna avrebbe detto: chi disprezza vuol comprare.
Nel suo caso, aveva il compito fondamentale di allontanare chiunque da lei con una noncuranza fatta di appellativi poco femminili. Se il miglior attacco è la difesa, Ranma aveva di certo compreso come mantenere quell’equilibrio precario  tra i propri sentimenti imbarazzanti e da celare e gli sguardi di troppo. Che, però, quel giorno si era venuto a incrinare. Già, dopotutto a lui cosa sarebbe dovuto importare di lei? Nemmeno gli piaceva.
Quella difensiva sulla quale si metteva sempre per non compromettersi era la croce delle sue innumerevoli fidanzate.. ma non era questo che faceva lambiccare il suo cervello.
Era un’Akane ferita, circondata da amici pieni di buone intenzioni e – soprattutto – salute, che non sapeva come affrontare. Il nemico peggiore con il quale proferire.
 
 
-Ehi, Akane! –
[…]
-No! Akane non deve pensare che l’ho fatto.. perché ero geloso! -
Gelosia, per il sospetto doloroso che qualcun altro la possa abbracciare rivendicandone il possesso. Una fotografia.
Sua?
 
Di certo aveva frainteso tutto. Di certo era tutta colpa sua, come sempre. E di certo doveva muoversi e andarle a parlarle, chiarire. Ma come?
Apprensione.
..lei lo avrebbe perdonato?
___
 
Correva con lei sulle spalle. Toccarsi, era sempre qualcosa che accadeva –per loro, mica tipi normali - in momenti estremi, di fuga, di salvezza, di paura. Non era mai abbastanza lucido con lei vicino. Non avrebbe mai fatto qualcosa di così.. avventato? In un momento qualsiasi. Cosa avrebbero pensato tutti? 
Ranma è uno stupido!
Gli aveva posato le mani, con forza, sugli occhi. Il timore che leggesse la tristezza della sua mancanza, proprio mentre erano così vicini. Arrabbiarsi non era lecito in quei momenti, quando quello che è dietro la tua rabbia si sta realizzando.
Si erano allontanati abbastanza, da tutta quella caotica e fumosa e plateale dimostrazione di affetto che aveva lui come protagonista. Un ragazzo non dovrebbe fare di certe cose, sicuro.
 
E conta quando gli altri fissano le nostre azioni, pensando chissà cosa. Ma è estremamente meraviglioso aspettarsi che la persone a cui vogliamo bene stia pensando proprio quella cosa, ci veda proprio in quel modo. Anche se magari i nostri complessi ci impediscono di andare oltre una coltre liquida di imbarazzo, e ci condanniamo alla pena che sia tutto l’opposto di quello che speriamo.
Poi passa.
 
Alla fine le aveva restituito la sua foto.
-Guarda come sei venuta bene. –
- Eri geloso, un pochino? Ammettilo! Ah.. sei arrossito! –
Lui, che anche mentre inciampava non vedendo nulla, non poteva fare a meno di cercare le sue mani, sempre ferme sul viso.
-Ma dai, guarda che hai combinato! Ora siamo completamente bagnati di neve! –
-Non ti sei ancora trasformato in donna, strano. –
-E’ che si gela troppo, il ghiaccio è più vicino alla definizione di mattone che acqua solida. –
Un po’ di senso di colpa. Dopotutto lei era una brava ragazza, quando non la si istigava.
-hai freddo, vero? Scusa.. -
Motivo più, motivo meno per continuare a stringersi intorno alle sue spalle, infossando la testa nella sua clavicola. Respirava a fondo, anche se non era lei ad aver corso. Il silenzio era di un rosso nitido.
-“Ranma è uno stupido”, eh? Sei proprio -
- Stupida? – Era riuscito a leggerlo.
Troppo vicina. Come faceva a pensare?
-Ehm.. – faceva caldissimo, come poteva fare effetto la trasformazione con quell’afa soffocante? Per un po’ boccheggiò senza parole – Pesante, con questo gesso. -
-Almeno è più originale. –
 Il suo riso gli solleticava il collo, ma non avrebbe mai dato voce a quel fastidio, mentre per il rimbombare del sangue nelle orecchie vedeva solo una massa di capelli corti e due occhi di un marrone liquido. Il suo respiro era talmente delicato, e pensare che stesse ridendo  - di lui, con lui – era esaltante e suscitava un piacevole tepore all’altezza dello stomaco.
Faceva così caldo che non si sarebbe trasformato comunque, pensò. Che era piacevole, lo sentiva.  
A volte, semplicemente, le coperture saltano.
 
 
 
 
 
 
_______________
Era già prefissato nella mia lista, ma xingchan mi ha fatto anche anticipare i tempi *sghignazza* … trovo questo episodio adorabile, mi fa sentire lo sfarfallio della pasta al forno ai lati della pancia e lo sfrigolio degli scarabei nelle orecchie(?).
Spero non sia orribile, ripeto che adoro il fluff, ma che non sono capace di scriverne.
Prostrandomi in attesa di un giudizio,
Ade(lfa.so.ra!)
 

Ritorna all'indice


Capitolo 3
*** /// ***


[Ambientata dopo Ranma è diventato un dongiovanni.]

 
L’aveva proprio spaventato, quella stupida. Cadere come una sprovveduta da un punto così alto, poi.
-Come va? –
-Ancora intontita dallo spavento, ma tutto sommato è ok. –
-Ah.. – grattandosi il naso cercava di scacciare l’impaccio, non sapendo che dirle.
-Sono stata davvero sciocca a farmi cogliere di sorpresa così, avrei dovuto scansarmi. –
-Già, io lo dico sempre che sei un’impedita. –
-Ehi! – tirandogli una pesante manata in testa , offesa – guarda che tutto questo non sarebbe successo se qualcuno di mia conoscenza si fosse tolto il cerotto dal naso, prima che quelle due partissero in quarta. –
-Eh. Eh eh.. non ci avevo affatto pensato. –
-Già, un’impedita e uno scemo sono una pessima accoppiata, no? – lo sussurrò tra sé.
Le sentiva, quelle nuove lacrime che voleva buttar fuori. Quando fuori sarebbe uscito lui, ovviamente.
Nemmeno pensava quelle cose che le aveva detto.
-E comunque serberai il ricordo di tutte le belle ragazze con cui hai passeggiato oggi, dedicando loro chissà quali poesie sdolcinate.. – pronunciò a voce più alta.
-… non vederla così! Io non avrei detto quel genere di cose a chiunque! –  se fossi stato in me, pensò.
- E io sarei chiunque, giusto? –
-Non stavo dicendo questo! Ah, perché fraintendi sempre tutto! –
-Allora è meglio che te ne vai, e ricorda che posso benissimo salvarmi da sola! –
-E a chi piacerebbe preoccuparsi di una racchia come te, poi! –
Prese un respiro profondo.
-Ti sei preoccupato per me? –
-I-io? Ma che –che dici?! –
-Beh, perché stai sicuro che ero molto più preoccupata io, che tu! Fortuna che c’era la sabbia.. senti dolore da qualche parte? –
La rabbia scemava. C’erano momenti in cui Akane era pericolosamente mansueta. Cosa che lo destabilizzava.
E poi.. lei era preoccupata per lui!? E che avrebbe dovuto dire, lui? Ovvio che doveva starle sempre a fianco, si cacciava nei guai due volte su tre! Che senso avrebbe avuto non stare in ansia per lei? A cosa sarebbe valsa la sua forza se non per renderla fiera di lui, per farle sentire che lui era lì, in grado di proteggerla?
-Un poco sul petto, sai, quando sei.. siamo caduti hai sbattuto forte con la testa e-
-Ti sarai indolenzito tutto il torace, dato il contraccolpo, dovresti riposare. – Tutto in lei era dolce, la sua voce, le sue parole.
- Bene, allora buon-anotte Akane. Ah, tanto per informarti, è impossibile che tu fossi più preoccupata più di me- Era tutto rosso, ma su certe cose bisognava pur puntualizzare.
- Io mi prendo sempre cura delle tue ferite, fino a prova contraria! – Disse, pungolandolo con il dito sul punto dolente.
- Ahi, fa male, scema! –
Sghignazzando di sottecchi, pensò divertita come prenderlo in giro -Vuoi che ti faccia un massaggio? Ti allevierà il dolore. – fumando come una ciminiera, arrossito come mai –cioè, come sempre- non riusciva a proferire parola, mentre lei continuava a tenergli le mani sulla casacca. Era sicuro il cuore non avrebbe retto, dopo lo spavento della sera stessa. Non voleva certo morire solo perché Akane continuava a invadere il suo spazio vitale, ma non si staccò.
-Beh, se non vuoi, mi prenderò solo un po’ cura di te. – Sperava non si accorgesse che lui fosse così preso da non riuscire a replicare nulla, era un duro, lui. Prendendogli la mano, lo condusse nella sua stanza.
Accompagnandolo nel futon, Ranma si sentiva un bambino trascinato dalla madre, con sentimenti ben diversi a scuoterlo, con la mano stretta a quella di Akane. Rimboccategli le coperte, non riusciva nemmeno a reggere il suo sguardo. Sicuramente se la stava ridendo alle sue spalle. E che ridesse pure, in quel momento aveva da gestire troppe emozioni per sentirsi ferito nell’orgoglio.
Non aveva opposto resistenza alle sue attenzioni, pensava Akane, un po’ più felice.
-Nah, dopotutto mi hai abbracciata fin troppo quando sono caduta nella sabbia, meglio che vada a riposare anch’io. - Gli diede un bacio sulla fronte. – Ne hai approfittato abbastanza, già. -
Facendogli la linguaccia, sparì dietro la porta.
Borbottò suoni incomprensibili per un po’, a giustificare le sue sensazioni troppo smielate da donnicciola, e alla fine si addormentò.
 
L’amore è più forte e duraturo di un cerotto, di certo non ti si scolla di dosso facilmente. Questo perché non si trova sul naso, ma nel cuore.
 
 
 



 
__________________
-Prendere come spunto questo episodio è stato tutto merito di Topino 90, quindi questa flash -più o meno- è per lei <3
*ehilà gente!*
Io credo che se non ci fossero così numerose interruzioni da parte di vari personaggi, si sarebbero dichiarati da un pezzo. E sinceramente, in questo episodio erano così.. così rossi, tutti e due! Pensate: lei si imbarazza, lui si pietrifica completamente.. non sono adorabili!? NO, se nessuno si decide a farli sciogliere un po’, corbezzoli. Nonostante ciò ci pensano i film mentali miei e di Ryoga a (cercare di) risolvere la situazione!
 
Mhmm.. volevo sapere, dato che cerco sempre di essere qualche passo avanti su Word rispetto ai capitoli pubblicati.. ogni quanto sarebbe meglio aggiornare?!
Ps. Spero non sia tanto orribile, come sempre d’altronde ^^
Ade(aschjkeual)

Ritorna all'indice


Capitolo 4
*** :: ***


[Ambientata dopo Un amore per Kuno.]

 
-Bhe, almeno ti sei dichiarato! – Un panda e un uomo di mezz’età giocando a shoji riflettevano sulla piega positiva che avevano preso le cose.
-Io credevo FOSSE KUNO!! Perché non mi ascoltate mai!! -
-Ma quando hai iniziato a tifare per l’altro combattente non hai avuto problemi a dichiarargli il tuo amore, non è vero Ranma?  – Kasumi era sempre dolce e di parole efficaci, dato il silenzio imbarazzato, e pietrificato, del diretto interessato.
- Già, ricordo che anche con me, inconsapevole  che fosse proprio Akane, le hai urlato che eri innamorato. – Nabiki invece sapeva, da brava volpe quale era, girare il dito nella piaga. O meglio, come mandare a termine una combustione già ben avviata. –Non è che sei troppo cotto di lei per dirglielo in faccia, e non appena si presenta l’occasione lo urli ai quattro venti? – Quella situazione era troppo imbarazzante.
- Ma non SAPEVO FOSSE LEI, perché nessuno mi crede! Io non potrei mai amare un maschiaccio simile.. –
- Sta attento Ranma, che a ripetertelo sempre anche Akane ci crederà! – Chiunque avrebbe pensato “quella santa donna di Kasumi”, bocca della verità.
- Sono tornata! – La cara Akane aveva in quei giorni un sorriso smagliante, si poteva ben notare.
Sicuramente era troppo carina per poterglielo dire. Si sarebbe di certo montata la testa.
-Tutta colpa tua, razza di stupida violenta che non sei altro! –
La trasformazione da “cara” a “Terminator” fu scontata.
 -IDIO.. –
-Oh, stavamo giusto ricordando la dichiarazione di Ranma, finalmente si è deciso! –
L’aura negativa scemava, per fare posto ad un soffuso rossore.
-Eh… Ah! Ahmm, già.. io vado nella mia stanza, meglio che faccia tutti i compiti prima di cena.  –
 
-Ehi, è pronta la cena! –
Dalla porta si poteva sentire la voce attutita di Ranma, che, rosso come di consueto, si ritrovò la faccia  di Akane a pochi millimetri di distanza.
-Eh.. eh eh! Io ti precedo, allora..  –
-Aspetta un secondo! Volevo dirti che so bene che non dicevi a me, solo.. mi piaceva pensarlo, ecco, so perfettamente come mi vedi. – e già si preparava a bastonarlo se avesse commentato in qualche modo.
- .. D-Dimentica tutto, scendo subito! –
Ma se continuerà a pensarlo significa che dà per scontato che.. che sceglierà qualcun altro, prima o poi.
Bloccandola per un polso, la tensione che percepiva fin nelle viscere.
-Guarda che se dico che sei poco carina e non hai fascino non devi prendermi sul serio..  poi.. cioè, anche a me piace.. eh.. ehm.. solo che sono tutti così, così! – rosso, non sapeva più dove guardare.
Akane si alzò sulle punte, per toccargli la guancia. Ci vollero più secondi del dovuto perché Ranma si accorgesse che erano lesue labbra ad avergli lasciato quel – piacevole – senso di vuoto e torpore all’altezza del petto.
E con parole sconnesse se ne tornò sui suoi passi.
-Bel tentativo, scemo. – Ridacchiò piano, prima che un certo languorino la spingesse a scendere di sotto.
 
I muri non devono essere per forza abbattuti. Magari sono solo bolle di sapone gigantesche e si ha paura di romperle. A piccoli passi, si lasciano soffiare verso l’alto.
 
 
 
___________________________________________
E dopo la perla finale, posso eclissarmi, popolo.
 #ilmiospaziosaessereinutileùù

Ritorna all'indice


Capitolo 5
*** |||| ***


[Ambientata dopo Ricordi Sopiti]

 
La libellula è simbolo di coraggio, forza, vittoria e felicità.
Torniamo a casa. -
 
Non pensava che un pugno di parole tanto infimo l’avrebbe potuto confortare a tal punto.
Era confuso, imbarazzato. Sollevato. Ma ricordando come era stato straziante immaginarla per davvero non tornare a casa con lui, le porgeva – coraggiosamente - la mano. Come riconciliazione, come parole non dette, come contatto.
Prima aveva sentito di non poter sconfiggere quello Shinnosuke. Non era con un combattimento che avrebbe potuto vincere, e si era sentito così perso, così impotente e deluso. Non c’era forza che valesse quel nome se non era ricambiato, giusto? Quella scema aveva difeso quel tipo, quale gesto d’amore più grande?
E lui le avrebbe anche dato un pugno, se non si fosse fermato in tempo.
Prima, era infinitamente triste. In quel momento invece, non faceva altro che accertarsi che fosse tutto vero, che non stesse ancora in quella grotta al buio a pensare di avere sbagliato tutto, e di essere definitivamente solo.
Continuava, ammutolito, a pensare come fosse bello – com’era felice – starle accanto. Come ad avere una seconda opportunità.
La sua mano era morbida, liscia, o forse era la mancanza a farglielo immaginare.
Ora che ci ripensava, nello scontro con Oroci entrambi si stavano sacrificando per l’altro. Come innamorati, pensò borbottando. Come lava incandescente, solo tra sé, ammise che la sua vera vittoria, quella che contava davvero, aveva un solo nome.
______
Si erano fermati nella foresta, anche se lui non voleva far altro che allontanarsi il più velocemente da lì. Dopotutto Akane avrebbe potuto sempre cambiare idea, e andarsene di nuovo in quello strano posto abitato da animali giganti e quello
-Akane, ma perché non me lo hai detto, il motivo per cui sei venuta qui?- Perché non l’hai chiarito subito, anziché farmi penare tanto?
-Shinnosuke non doveva sapere di essere in fin di vita, già soffriva tanto, Ranma. – E lui? Lui non aveva sofferto, fraintendendo tutto, sicuramente molto di più? - E lui, quando ero ancora bambina mi salvò la vita.. io gli dovevo la mia, capisci? – non sapeva perfettamente perché, ma gli ribolliva il sangue a pensare che lei si sarebbe buttata nelle fauci di quel coso mostruoso solo per quel ragazzetto. E non pensava a lui?
-Avrei potuto aiutarti..-
-Ancora? Dopo tutte le volte che corri in mio aiuto, dare la soddisfazione alle tue fidanzate di dire che io sono solo un peso?-
-A-Akane! Tu sei un peso. – prese un bel respiro, incurante della padellata subita – Ma non per questo deve sopportarti qualcun altro. –
Io posso portarti. Io sono abbastanza forte. Io sono un duro.
 
Quando pensi che una persona per te valga tanto, e dica e faccia tanto, ti senti in dovere di esserne all’altezza. I doveri più ardui – imbarazzanti oltre il pensabile – vengono sempre dal cuore.
 
-Grazie mille, scemo! – disse suonandogli in testa lo zaino.
–Aspetta, non hai capito..!-
Ma lei stava sorridendo. – Scheeerzetto! – rideva, alle sue spalle, quell’antipatica.
Ma se si fosse arrabbiata troppo un’altra volta? E se una prossima volta non ci sarebbe stato nulla da fraintendere?
- Akane, davvero.. tu.. ci-cioè-
- Io resto. E comunque, ricorda che sono molto forte anch’io! - E lo spinse per gioco sull’erba.
-Ehi! Sei proprio una ragazza violenta!-
-Davveero?! – E finì anche lei a terra – E tu sei uno stupido – e lui la sentì avvicinarsi fino a schioccargli un bacio sulla guancia –idiota- gli sussurrò nell’orecchio –insensibile- perché doveva essere così ingessato, in quei momenti? –geloso!- Si sentiva elettrizzato, sperando, una volta tanto che gli insulti continuassero per un ben pezzo. Avevano entrambi gli occhi lucidi, e Ranma credeva che non avrebbe mai visto di nuovo il suo sorriso così da vicino, quindi meglio approfittarne.
-Ma nonostante i tuoi innumerevoli difetti, grazie. -
-.. Geloso? Ehi! -
-Di una come me senza sex-appeal e per niente carina?! Bla blabla.. –  Scimmiotandolo, non aveva visto le sue mani avvicinarsi.
-No! Non il solletico, ti prego! SMETTILA, subito! – Mentre cercava, ridendo, di strozzarlo, entrambi non ci si mettevano troppo d’impegno, occupati com’erano a sentirsi vicini. A sentirsi.
Litigavano con le mani unite, loro.
 
 


____________
BUON CALDO AFOSO, gentaglia! -come si diverte a bistrattare i lettori ù.ù
A me dispiace davvero per Ranma, ma credo sinceramente che lui non riuscirà mai a fare un primo passo. Cioè, ci vorrà sempre Akane – si sa, le donne sono di media più sensibili ed è per loro più usuale agire, sebbene dominate dall’orgoglio come il suo caso – a fare un piccolo primo passo, oppure dovrà farlo spaventare di brutto. Chiamiamoli traumi costruttivi, eh?
Che poi lui è troppo tenero e insicuro, noi -autrici ma soprattutto fanghérl - diamo la spinta ad Akane e lui a ruota le dichiara eterno amore… *tra fangherlaggio sfrenato e giubilo delle fanwriters: ship, ship, SHIP!*
Il significato della libellula l'ho trovato su un  sito, deriva da tradizioni giapponesi -proprio azzeccato, neh?-, se non sbaglio.
-scusate il ritardo, ma d’estate sono troppo lontana dal computer per potermi permettere più di questi sporadici interventi *chiede venia sui ceci, che non le piacciono manco!*
Vostra, Adelhujiafeghty(?)

Ritorna all'indice


Capitolo 6
*** ... ***


[la scuola di combattimento degli shoji]
 
-Attenzione: pericolosissimo OOC, poco scorrevole, spiegazioni fin troppo prolisse a fondo pagina. Loove.
 

Cosa c’entravano loro con quella immensa scacchiera?
-Bhe, almeno lui ora se ne va beato e tranquillo, mentre io devo portarti dietro, pesante come un sacco! – il ceffone non arriva, ma prima che possa sospirare di sollievo la testata di Akane rileva la sua parola di troppo.
-In fondo era carino, sai, a cercare la moglie ovunque. Si vedeva che l’amava tanto da sentirne la mancanza anche mentre questa andava a fare un po’ di spesa. - in fondo era un po’ eccessivo, prendendo un sospiro alquanto disilluso parlava tra sé  – Chissà che anche tu non faccia così, che salti alla vista di un rivale che puntualmente da problemi a me! -  Silenzio profondamente imbarazzato, per certi argomenti dall’equilibrio precario.
- Io.. è diverso, se si è sposati. E’ ovvio che prima di essere marito e moglie non è la stessa cosa. Si deve essere sposati per.. –
-Per ammettere un po’ di mancanza? O di gelosia?! Di certo un sentimento non nasce nel momento in cui lo si dichiara ufficialmente, quindi perché non parlare chiaro!? – disillusa, anche mentre parlava, già sapendo che certe accuse cadevano puntualmente nel vuoto.
-Per esserne certi. – Un eterno tentennare, l’indecisione del non compromettersi accettando le conseguenze.
Non parlò più. In fondo un poco se lo meritava. Mica lei era tanto chiara mentre lo spediva in orbita o a pescar trote. Mica potevano essere certi di ricambiarsi, reciprocamente, con tutto quell’orgoglio e orticaria –artificiosa e fasulla - per le effusioni.
Arrivati dinanzi al dojo, Akane aveva ancora gli occhi bassi, e Ranma non sapeva se scuoterla dal torpore o farla arrabbiare per ottenere una reazione più familiare.
Ma Akane levò lo sguardo, troppo languido per poter ottenere una reazione reale e umana da lui, che non verificava altro che una sua richiesta, un qualsiasi gesto. Si sentiva fin troppo sottomesso in quei frangenti, ma era impossibile evitarli, quando vedeva Akane così remissiva era come se lui dovesse chinarsi a raccoglierla, a proteggerla tutta, anche da lui stesso. Era una pausa dal loro mondo fatto di litigi e omissioni, di colpe e sentimenti. Di solito durava molto poco, come la tregua prima della tempesta.
 
In quel gioco il ruolo della Regina era fondamentale per il Re, era lui a venire protetto, e da ogni fronte incombeva sul nemico delle caselle più distanti. Il Re era il più importante, da supportare nei sui piccoli e sporadici spostamenti. Senza la Regina non si giocava da vincitori, ma tolto il Re si veniva sconfitti: complementari nella matematica dimestichezza della partita.
 
Quando Akane si mostrava più fragile, lui –stramaledettamente- tendeva a rendersi ridicolo.
Se lei arrossiva, lui pietrificava. Lei era davvero – e non se ne accorgeva – più forte di lui, in una dipendenza onerosa. Ma con reazioni diverse giocavano la stessa partita, instupiditi dall’imbarazzo.
-Scusa. – detto da lei a bassa voce come le cose importanti, lo sorprese e lo irrigidì, non sapendo come reagire. Che fare? - Mi aiuteresti a scendere? – un po’ arrugginito fece come gli era stato chiesto, e la fece uscire da quel bozzolo di legno squadrato lentamente, prendendola per i fianchi e senza guardarla in faccia. – Grazie dell’aiuto, comunque. Mi dispiace che tu mi abbia dovuto portare fin qui come un peso morto. –
- Fa nulla, sono fin troppo allenato. – scrollate le spalle, l’impasse fangosa in cui si trovavano non era ancora superata. Nel poggiarla per terra indugiò a lasciarla andare, mentre lei arrossiva, senza però reagire di violenza come al solito. Che fare?
Lei mosse repentinamente le mani, e lui si scostò pronto a difendersi –da ogni accusa fisica e verbale -, ma Akane gli circondò la vita con le sue braccia e i polsi sottili, le mani piccole e le dita esili, il profumo dei capelli che colpiva le sue narici mentre, meccanicamente, poggiava la testa sulla sua nuca, e tornava ad abbracciarla placidamente.
Lei strofinò il suo volto, con tanto di naso, occhi e labbra – sarebbe stato sano smettere di pensarci- sul suo petto, e sembrava anatomicamente assurdo, ma il cuore oltre il tessuto epiteliale rispondeva.
Non si erano rivolti alcuna parola, coloro che sono affetti da imbarazzo nei momenti importanti soffrono di afasia, quindi è bene non ritenere importante rivolgersi convenevoli e frasi magari stucchevoli.
Senza interventi a sproposito, e senza esitazioni deleterie, si staccarono lievemente, guardandosi, senza sorrisi, senza istanti eterni, solo un attimo e il tocco delicato di due epidermidi scottate, leggere e diverse nella fisionomia, calde, per poi tornare stretti. Davvero era così rapido?
Assolutamente imbarazzati ripeterono quel gesto, timidi e impacciati, e la felicità aveva proprio il sapore di un abbraccio carezzevole, in muti gesti soffocati in parte dalle stoffe. Si alzava sulle punte, lei, e non gli toccava altro che sorreggerla, delicata, con una scusa in più per stringere la sua schiena nel flettere gli avambracci. Tornare a respirare era fastidioso, dopo aver provato l’idillio tra l’ apnea e il suo odore, le ciocche di capelli corvini gli sfioravano il volto, e se ne beava, percependo forte le braccia di Akane afferrarlo, toccare leggermente la sua treccia, e c’era solo lei intorno. Talmente arrossito da stordirsi di quello che accadeva in quei momenti, che avrebbe voluto vivere più fermamente, con più certezza, più partecipazione?.. più volontà.
Che se avesse avuto l’avrebbe tenuta prigioniera lì, poggiata sulla sua casacca. Se fosse stato certo che era anche ciò che lei voleva.
-Akane, Ranma! Entrate in casa! – La voce pacata di Kasumi è il tuono luminoso, sereno, che li separa.
Quindi si staccarono controvoglia, e guardando in direzioni opposte, trovarono un nuovo motivo per darsi addosso, ma non allo stesso modo.
-Bene, allora è meglio che tu ti alleni, se non vuoi ingrassare di più, una balena non riuscirà mai.. –
-Idiota! Vado in cucina a dare una mano a Kasumi, che è meglio! –
-Non credo proprio, per la nostra povera cena sarebbe meglio che tu stia lontana dai fornelli.. ahi! – Non sei per niente carina!! –
- E tu per nulla originale. Me ne vado! –
Non lo era mai, quando si cresceva. Come un passo avanti.
Come marito e moglie?
La distanza era sempre dolorosa, ma le tregue, si sa, non sono fatte per durare, per quanto il ricordo dolce si accarezzi.
–Posso solo sperare nella quiete dopo la tempesta, giusto? –  Magari permanente. Akane, lo riconosceva, aveva sempre fin troppa fiducia nelle capacità di quello zuccone.
“Almeno avrebbe avuto il suo odore su di sé per un altro po’” Ranma era fisso e immobile, gesso non spresato, e continuava a ciondolare nell’irrealtà dell’accaduto. La felicità fa questo effetto, a volte.
A quando la prossima volta?
 
Re e Regina. Le anime gemelle sono agli antipodi per completarsi, oppure troppo simili per non litigare. In entrambi i casi si attraggono come calamite.
 
 
**
Attenzione, cave ragazzuole –è lunghissimo, io salterei di leggerlo se fossi una lettrice- :
 
-forse è più complessa rispetto alle altre –notare il papiello che dovrebbe farvi entrare nei miei schizofrenici pensieri - , ma mi piacciono le sfide, anche se ne esco perdente a priori.
Sembrerà che abbia dato una importanza gastronomica(?) a questo episodio.. cioè, abbraccio e bacio insieme! Ma dove si andrà a finire?! Per questo volevo almeno cercare di spiegare che è venuto giù da sé, tra un gesto e l’altro, dopo la frase di Ranma che il cervello mio malato ha inventato pesandola forse troppo, perché per sbaglio – come mi capita spesso-  divagando ho toccato un argomento dell’anime che ritenevo importante per quest’ultimo e sviluppandolo è uscito questo. Ora vi prego impunemente di schifare/criticare/apprezzare/tralasciare o meno il mio più vero e sentito –sudatissimo data l’afa - tentativo di descrizione fluff, grazie. Spero non sia l’ultimo perché ho sentito tutto un rimestio nello stomaco come ad annusare il pane sfornato di mattina presto –mento.. praticamente l’alba -*spoiler! = fooorse… un episodico bacio fleddo fleddo.. eh eh . ricordo però la mia incapacità congenita a scrivere di queste cose morbidose/soffici/romanticose.
-Non so giocare a shojo ma a scacchi sì, quindi io mi sono riferita a quello, perdonate la licenza.
-Per esserne certi –di amarsi. Credo sia uno dei punti più importanti del suo rapporto con Akane, e per questo ho voluto per tutto il capitolo sottintenderlo. Non lo potevo scrivere quando era troppo chiaro che nulla lo era.
- l’abbraccio l’ho immaginato, almeno nell’iniziale atteggiamento, come quella tra Willy Wonka e il padre. L’aggettivo migliore è ingessato, credo.
-Disgustosamente, mi accorgo di non aver minimamente pensato alla necessità cronologica degli episodi, ma credo che siano dei missing moment che man mano li costruiscono nella loro sfaccettatura più adorabile e sentimentale –uno ci prova, poi non è che riesca -. Un senso del tempo c’è,  e va in avanti. Solo.questo.importa. Dopotutto io non so mai quale sia la data, il giorno della settimana, ma solo l’ora, mi regolo tra notte e giorno. Quindi anche le mie fanfic sono un po’ la manifestazione esteriore di una  concezione del tempo in modalità casuale.
- Nella scena del bacio di Romeo e Giulietta, Ranma tentenna nel baciare Akane, e le chiede se è quello che vuole anche lei, incerto. Credo che sia la sua fissa, il fatto che quando lei urli –Idiota! – lo faccia per davvero vero vero, e sia ciò che lo blocca e rende Akane la forza motrice del suo agire nei suoi  confronti. Poi sta a fanghèrl come noi scrivere di quando entrambi si accorgeranno che è una stupida recita da non interpretare in privato. Ci sono modi migliori di impiegare il tempo, ragazzi! Datevi una scetata(svegliata), corbezzoli!
 
Io credo, anzi ne sono sicura, che certi discorsi, fatti tra di loro, non descritti nel manga (ma nelle menti mezzo harmony shippanti delle lettrici/scrittrici/fan SI’), ma proprio come intesi da esseri umani ci siano stati –suvvia, di fronte a certe pose di Ranma non può essere così cieca Akane, quindi sono talmente buona da difendere la fantastica autrice dicendo che li ha omessi per puro sadismo e in buonafede-. Secondo me si sono addirittura baciati, timidamente, più volte –sono fidanzati e per quanto ne vogliano abitano assieme e tutte noi sappiamo che nulla è più falso di quello che si dicono in faccia quei due,e da cosa nasce cosa -, quindi il mio non vuole essere né il primo né l’ultimo(bacio), né dare importanza eccessiva all’episodio. Prendetelo come un tentativo. E la brutta malattia che è l’imbarazzo fa tornare – più o meno – tutto come prima, azioni e intenzioni, eccetto il ricordo. Anche se distanti dal loro carattere, sono come delle pause dalla loro personalità abituale – si sa che nessuno ha sempre la stessa faccia, quindi a volte sarà capitato loro di agire diversamente.. e poi la scrittrice in erbaccia che li ama butta lì un momento strategico post episodico , ma questa è un’altra cosa-. I “che fare” di Ranma sono dovuti al fatto che senza Akane a fare la prima mossa il suo impaccio è insormontabile.
Passo puntualmente la palla a lei. Come cavolo si sarebbero finalmente sposati, sennò? –perché loro si sposano, sì.
Scusa, figliuola.
 
Ps. Il Mio Spazio Pazzo forse dovrebbe essere censurato e/o omesso, nevvero?! Giuro solennemente che la prossima volta sarà infinitesimamente(?) piccolo. Forse inesistente, per farmi perdonare.
Pps. Lo vorreste un altro bascio?! Un piccolo strusciamento? Anyway, vi avverto – e forse prevengo -, le notti di fuoco non so nemmeno come si cominciano!
Ppps. E’ che con loro la mia gonorrea verbale rompe ogni argine!

 

Ritorna all'indice


Capitolo 7
*** ... ***


[Le sette divinità della fortuna]
<< Lui verrà, ma per salvare te, o per sconfiggere me? >>
 
Io non rinuncerò mai a te. Perseverando, anche nel greve periglio di constatare miracolosi sentimenti corrisposti. Che bene o male vengono fuori manifestati.
Quante volte sarò portata via, e poi salvata da te, quando il mio rapitore esprimerà con più foga - di te -  i suoi sentimenti per me? E se non avessi voltato lo sguardo? E se poi gli avessi permesso di avvicinarsi?
Ma la risposta è anch’essa una domanda. Definitiva e sofferta, data la sua stupidità congenita.
Avrebbe mai accettato i sentimenti di qualcun altro? Qualcuno di abbastanza diverso da lei da non scontrarsi ogni volta, e che mettesse in luce la sua gentilezza e femminilità?
Quanto vale un bacio non ricambiato? Ne vale la pena?
E mentre lo guardava pensò che no, decisamente avrebbe aspettato anche troppo quell’unica persona.
-Ranma. –
-Mmh?-
-Sei intervenuto a quella farsa di matrimonio per salvarmi o combattere?-
-EH? Cos..?!-
-Dopotutto credo che avrei potuto imparare.. a volergli bene.-
-Ma che vuoi me ne importi di te? E.. se ti piaceva tanto potevi startene con lui in viaggio su quella mongolfiera di sottaceti, a fare la principessa.. razza di ingrata! – Ceffone – Per niente carina! –
-Quindi ti interessava confrontarti con qualcuno di più forte? Ti interessava soltanto il suo livello di combattimento? Tu. Sei. Un. Iperbole. Di. Idiozia. –
-Senti chi parla, maschiaccio! –
-Non tutti mi vedono così! E se proprio ci tenevi, bhe, l’hai sconfitto, ora se mi consenti me ne ritorno da quell-
-No! Io l’ho vinto!-
-E sarebbe questo a darti diritto su di me?!-
-Che vuo-
-Appunto perché non ti importa di me!-
-… -
Era … soffocante quella situazione. Sviare sempre tutto. L’imbarazzo non aiutava a corroborare un bel tondo di niente, rendeva tutto più confuso, intricato e irrisolto. Avrebbe retto per sempre? O si sarebbe stufata di tutta quella infelicità?
-Se l’ho sconfitto, cos’ha più di me?* E se ho vinto, perché dovresti andare da lui?- Una logica inoppugnabile per lui, probabilmente, assalito da continui dubbi.
Non era abbastanza distante da non sentire. Lui riusciva senza saperlo –oh, e quella era la più irritante crudeltà- a scandire il ritmo dei suoi rossori, dei suoi sorrisi e battiti cardiaci. Quella era la più ingiusta delle felicità.
-Credi davvero che bisogni sconfiggere qualcuno per meritare qualcosa?-
<< Lui verrà, ma per salvare te, o per sconfiggere me? >>
Lui era troppo stupido –o adorabile, come ogni sua cellula sentimentale percepiva- per individuare  la differenza.
E dato che lui era immerso nel suo caratteristico mutismo recalcitrante a qualsiasi ammissione, gli si appressò con incedere vago – Vorresti dirmi qualcosa? - - Perché non mi guardi?- -Zotico che non sei altro, mi rispondi qualcosa o no?! –
-Lui ti ha portata via. Abbiamo saputo che voleva sposarti per quello stupido rotolo che tu non potevi fare a meno di prendere in mano. Sono venuto a prenderti. E per portarti via l’ho sconfitto. Punto. Scema. – Orgoglio salvato in calcio d’angolo.
-Bhe, forse avere un artista marziale molto forte in casa fa comodo, per salvarti nei momenti di difficoltà. Ma di certo potrebbe essere anche un inserviente molto fedele. Tu sei un maggiordomo o un fidanzato? –
Aveva tentato troppo?
-Forse dovresti ringraziare. Il tuo fidanzato- proporzionalmente alla successione di parole, il tono andava sempre più affievolendosi. Forse, quella era una ingiusta felicità, ma ognuno necessita delle proprie dosi di contentezza in modo diverso, rapportate al soggetto in questione. E si sa, le persone si accontentano quando non possono pretendere di troppo. E lui restava comunque un idiota.
-Grazie. – gli sorrise. E non sapeva come questo danneggiasse ogni sua sinapsi, rendendolo un bradipo impedito  -Ora però, la principessa mancata qui presente avrebbe proprio bisogno di un cavaliere per il suo lieto fine. Vedi in giro fidanzati disponibili? – silenzio. Come faceva a dire tutte quelle cose? Forse era il tono casuale, e il luogo appartato lontano dagli altri, chissà –Magari chiederò a qualche servitore di passaggio..- facendo come per andarsene, lo fece tanto lentamente che se non l’avesse fermata si sarebbe girata a picchiarlo di santa ragione. E invece lui si mosse, leggermente. –Hai vinto, no?- Tremava. L’ultimo passo. Ti prego. E si sentì afferrare i fianchi, il sollievo che la prendeva tutta in tensione, lui che a gambe incrociate la faceva sedere su di sé, in una posa leggermente infantile. –Ho.. vinto- E se ne stavano così, senza parlare, sperando che parole inappropriate non uscissero, mentre Ranma le prendeva la mano per stringerla. E sfiorarla fortuitamente con il pollice, mentre, sul suo petto, lei trovava l’incastro perfetto.
Un’altra abnorme ingiustizia. Per quanto facesse, non la deludeva mai fino in fondo, recuperava con tutti i bonus possibili il primo posto in ogni suo organo vitale, compreso lo stomaco e le inspiegabili farfalle, il respiro disarticolato, l’eliminazione di ogni volontà propriamente detta dal suo cervello, il sangue pompato all’impazzata, rosso quanto lei. Loro.
 
-.. Ti ho detto del bacio?-
-COS..?! –
Dopotutto non si abbatteva con un nulla la confortante barriera dell’orgoglio, quindi un calcio era più che meritato.
-Farai bene a non deludermi, dato che l’ho rifiutato. Scemo. –
Tutto stava nell’esprimersi, privi di macchinose e arbitrarie remore dettate da un’imbarazzante insicurezza.
Anche se troppo insicuro, stupido, antipatico e per niente carino nei suoi confronti, era sempre lui che la sceglieva, come una principessa da salvare. Quando il Principe aveva cercato di recuperare disperatamente quel rotolo, Ranma l’aveva soccorsa. Disperatamente? Forse queste sono solo fantasie romantiche di una ragazzina poco attraente e isterica.
Però, mai parola più vera mai pronunciata, lui era il solo degno, anche se da inconsapevole, delle chiavi del mio cuore, che senza permesso alcuno gliele aveva già consegnate.
 
Ci sono tante persone che ci emozionano, ma di una soltanto vorremmo essere la più grande emozione.

 
 
______
*cos’ha lui che io non ho?: questa viene dalla gelosia adorabilissima nell’oav “Ricordi sopiti”. Mi sento stupida a sottolinearlo. Avevo notato che in ogni caso non voleva far vedere la sua tristezza per l’abbandono di Akane sfuggendo nella caverna ed era anche prima scappato tra i cespugli a gridare la sua disperazione * sospiro adorante postfluff MODE ON *… quindi.. ovvio che la mia mente malata avrebbe prima o poi fatto accadere queste cose.. di fronte ad Akane. Direi scontato.
 
Dedicata a mia sorella, che senza sapere una stolida mazza della trama o dell’anime, ha scelto questo tra i vari episodi/film di Ranma. Grande.
Ai lov iù, little sis’.
Ps. Dai che stavolta non ho praticamente detto NULLA!.  – Secondo voi “iperbole” è fuori contesto?! Volevo solo un po’ variare l’insulto, perdono.
Yep.
La grandezza dell’ermetismo(?).

 

Ritorna all'indice


Capitolo 8
*** ... ***


[la spilla della discordia]     
-ovvero, l’episodio/oav da me più odiato, probabilmente, dell’intera serie-
E’ possibile che io non piaccia alle ragazze come ho sempre creduto?-
Shampoo, io ti sfido-
E tu che pensi “Dio, che idiota”. Sì, hai ragione.
 


-Già, sei davvero amato dalle ragazze, non fanno altro che preoccuparsi per la salute di un decerebrato come te, tapine loro-
-Non fraintendere, stupida!-
-oh, maddai, e come potrei? Hai soltanto progettato di fare innamorare di te Shampoo perché ferito nell’orgoglio dal suo improvviso, pacifico e salubre astio nei tuoi confronti. Chi è il bambino? Anzi, lo stupido!?- L’aura violenta dell’amabile crocerossina aveva di che spaventare i presenti, dato il grado di irritabilità raggiunto.
Lei diceva di odiarlo ogni secondo di ogni loro lite semipiangente, e per la prima che smetteva di soffocarlo lui era lì pronto a reclamare la sua dose di “polpose” attenzioni.
Lo. Odiava.
E non si rassegnava, continuava ad essere irritata, perché per lei forse, a ragione, non provava nulla. Ed era distruttivo, annientante pensarlo per davvero. Quando lui faceva determinate cose, come poteva lei non avere dei dubbi, e in definitiva perdere vitalità e colore, a causa sua? Frustrazione. Rabbia. Salutari dosi di rigetto su quel tutt’altro che malcapitato –ma idiota, cento volte idiota- di Ranma.
Perché lui se le chiamava le sue sfuriate da maschiaccio. E andava anche da lei a scusarsi, convinto in cuor suo di dover accondiscendere alla sua pazzia violenta. Non perché gli dispiaceva, ormai era una schifosa semplice routine.
Frustrazione.
-Dai, smettila! Si può sapere che ti ho fatto stavolta?-
Era esattamente quello che non voleva sentire. La sua puntuale e presunta innocenza. Dopotutto era lei la folle, nevrastenica e dispotica pronta ad impuntarsi su quisquiglie, no?
-Scusa tanto, sai, se mostro il mio disappunto rivolto al tuo ruolo di fidanzato. Diviso per quattro, s’intende.-
No. Lei non voleva smettere di impuntarsi perché, cavoli, a lei importava.
-Lo sai che sono lor… - Uno schiaffo. Era proprio forte, quanto lo sguardo lucido dei suoi vuoti occhi liquidi.
-Stavolta no, Ranma.-
Se ne voleva andare, perché troppo spesso cose indigeste e opprimenti non possono mostrarsi a certe persone. Solo per loro, quelle cose devono restare nascoste almeno un altro po’. Fintanto che non rinsaviscono dalla loro imbecillaggine e ottusità, come minimo.
Dopo cena tornò da lui, per gli appunti di scuola da terminare, per il cambio delle bende, ma soprattutto per dovere.
Mai pensata una simile fandonia, ma era quello che doveva mostrare più di tutto il rimestio che si agitava dentro di lei, da qualche imprecisata parte. Frustrazione.
-Ciao. –
-Scusa. –
Non si può più decidere nemmeno che cosa pensare e provare, neh?
-Certo. –
Era troppo scontato perfino per lui.
-Dico sul serio, vorrei che tu mi perdonassi. –
-E non posso, ma questo sarebbe di più facile comprensione, se solo tu capissi che sei fatto così, le “sfide”, qualsiasi esse siano, sono una parte di te e qualsiasi situazione o soggetto comprendano non ti tirerai mai indietro. Perché sei fatto così, ovvero maledettamente male-  e tu lo sai già che non mi ascolterai e il tuo imbarazzante silenzio neuronale farà parlare il tuo orgoglio e la tua ritrosia a esprimere una qualsiasi carineria, e allora, razza di mutaforma senza spina dorsale, perché mi lasci nutrire delle speranze malriposte? Frustrazione, come quella di una bambina di sei anni che scalpita per la caramella più grande e colorata ma non riesce ad ottenerla, con la stessa testardaggine e stizza puerile.
E Ranma chissà perché, non se la sentiva di ribattere brillantemente.
“Fammi.. fammelo solo notare la prossima volta, okay?”
Faceva male. A tutti e due?
E lei se ne andò.
Ci sono pregi e difetti nelle persone, e accettarli è una scelta ardua.
Immobilizzato sul letto del dott. Tofu, aveva paura che i suoi difetti fossero troppi, e la scelta di lei fosse quella insperata.
Non puoi più considerarti il fidanzato di Akane!
E certi pensieri prendono a tormentarti.
-Ciao. –
-Ehi. –
-..Cambiato le bende? –
- Sì, a dir la verità fanno ancora un male cane.. –
-Dai, ti aiuto a spostarti. –
-Grazie. –
E mentre lei si avvicinava, lui continuava a sperare di non rovinare tutto. –Tu non sei una sfida. Ecco. E’ un po’ diverso.. – Tu sei l’unica. - Io farò il possibile, mi impegnerò.. –
-Sai già che fallirai e riceverai pugni, calci e sberle, vero? – Anche io provo lo stesso. E Ranma, in fondo al suo cuore, sente la stessa cosa. Ci vuole solo un altro po’ di tempo. Accettazione.
Le ferree decisioni non facevano per lei, non riusciva ad avere un tono perentorio con lui che poi non sfumasse in accettazione sommessa delle sue inutili scuse.
-Dopotutto sei un maschiaccio. – Pugno.
-E tu un artista marziale esasperante. – asserì volgendo gli occhi al soffitto.
L’importante è che le bende non mostrassero quel superfluo rossore. La sua felicità, così raramente manifesta di fronte a lui, era sollievo e approvazione nonostante i balbettii sconnessi del suo imbarazzo. Perché ne valeva la pena.
-Sono da considerare difetti? –
E lui lo sapeva fin troppo bene, che quando lei sorrideva timidamente, la sua reazione era prossima alla liquefazione. “Ben venga.” Dolorante, sentiva sofferente la sua testa sulla spalla.
-Niente “ahia”, devi soffrire in silenzio, ora. – E si stese affianco a lui. La sola cosa che non sapeva era che oltre al forte bisogno di un po’ di morfina, gli faceva bene averla fianco a fianco su quella branda, dove lei si era stretta a lui.
E ogni fitta di bruciore era un po’ del suo rimorso che si allontanava, sostituito dalla vicinanza dei suoi capelli corvini, dei suoi occhi, delle sue guance e bocca, del suo collo, spalla, fianchi, gambe, mani. In pratica ogni suo lembo di pelle annientava la semplice sensibilità alle condizioni del suo organismo.
Lei si sentiva leggermente sadica, ma d’altra parte se lo meritava, pensò. E nonostante questo gli prese la mano bendata tra le sue, in silenzio.
-Stai dormendo? –
-… -
- Ranma! –
- No. –
- A che pensi? –
- Mi sta andando a fuoco la spalla. –
- Se proprio mi vuoi tenere lontana ti accontento subito, eccoti servito, razza di.. –
- Non posso muovermi, inseguirti o ribattere. Passo? –
Tornò a posare la testa sul cuscino, e mentre lo guardava, pensò che non sarebbe stato lo stesso, se non fosse stato proprio lui, fatto in quel modo con tutti i suoi pro e contro da sopportare indistintamente.
- Passo. – gli sfiorò stavolta il petto, dove la fasciatura cominciava a cedere. Stava già prendendo la consueta consistenza granitica, ed era, oltre che imbarazzante oltre la soglia dell’immaginabile, anche la prova più inconfutabile del loro legame. Quella, era una certezza. Arrossì, pensando a quello che aveva appena fatto. Quei silenzi quieti sapevano costare fin troppi fiati smorzati.
- … so che muori dalla voglia di cambiarmi le bende. –
- Maiale! –
- Ma se stavolta non ho fatto proprio niente! –
 
Perché quando sei stupidamente innamorato di qualcuno, e hai una di quelle cotte stratosferiche, perdoni perché non sai dimenticare. E finisce che ti innamori anche dei difetti più irritanti, e allora devi preoccuparti di custodire anche questo nuovo segreto gelosamente per un altro, breve, lasso di tempo.
L’amore per essere tale deve vivere il miracolo di essere corrisposto. L’importante è saperlo quanto prima.
 
 
 
 
[Anche io lo.. e Ranma in fondo al suo cuore mi..
 
In realtà tu sei l’unica che..] Anziché dividere, metti insieme e moltiplica  –fluff.
 
 
___________Com’è andata? Questo episodio è stato un parto. Lo odio davvero. Fortuna che volevo/DOVEVO trasformarlo in qualcosa di tutto loro. Eheh.
Ah, e che siano lodati tutti i riferimenti puramente casuali che hanno fomentato l’ispirazione per questa orrorifica cosa(?), che senza frasi a caso non so farmi uscire niente.
#ooc?!
 
…spero al più presto, Vostra Adehlfasssorra. Mmh.

 

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=1899083