Wherever I go.

di CrisEmme
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo. ***
Capitolo 2: *** Chapter ONE ***



Capitolo 1
*** Prologo. ***


29 Agosto 2009
 
-‘Tanti auguri a te! Tanti auguri a te!’- 

Intorno a me tutti cantavano questo orribile motivetto, non vedevo l’ora che finisse, questo era il momento più brutto di tutti i compleanni che avessi passato nella mia vita e chiunque lo avesse inventato era decisamente sulla mia lista nera.

Oggi compivo diciannove anni, non che me ne importasse molto, ma come ogni compleanno c’era sempre quello che ti domandava: -‘Ehi, come ti senti oggi?!’-

Non riesco a capire che senso abbia questa domanda, poi non saprei neanche cosa rispondere, se dicessi bene, mentirei anche perché si legge nei miei occhi come mi sento, se invece rispondessi male, inizierebbero a far finta di compatirmi, e questo mi farebbe sentire anche peggio.

Finiti i festeggiamenti, io e mio fratello Daniel salutammo tutti i nostri ospiti per l’ultima volta perché il giorno dopo ce ne saremmo andati.

Avrei desiderato passarlo diversamente questo stupido evento, non che non mi sia divertita anzi, il povero Dan ha fatto tanto per me, ma mi sarebbe piaciuto che ci fossero stati anche loro… Tom e… Lei…

Ogni volta che ci pensavo nella testa mi rimbombava la solita frase che i medici mi dissero mentre guardavo Tom attraverso i vetri della sua stanza d’ospedale con le lacrime agli occhi attaccato a quei maledetti fili, combattendo per la vita o la morte…

*-‘Mi dispiace Rose… L’hai persa…’- *

In quel momento il mondo mi cadde addosso. Faceva male più il ricordo di quelle parole, che le cicatrici che avevo riportato su quasi tutto il corpo. Ormai dopo quasi un anno, qui a Birmingham, non avevo più niente, solo Dan, Tom non lo andavo neanche più a trovare, vederlo in quello stato mi faceva solamente morire dentro.

Dovevo scappare, andare via da qui e crearmi una nuova vita, non dico che scappare dai problemi sia la cosa giusta da fare, ma stare in questo posto mi logorava piano man mano che i giorni passavano e io non ne potevo più e la risposta era Halifax, una piccola cittadina lontana da qui, ma soprattutto lontana dai miei ricordi.

Finiti gli addii aiutai Daniel a sistemare il salotto che era stato messo in subbuglio dai festeggiamenti, dopo di che, mi diressi verso le scale che portavano al piano superiore della casa dove si trovava la mia stanza da letto.

-‘Buona notte Danny e… Scusa…’-

-‘Sorellina!’- Mi ammonì con lo sguardo – ‘Sai che mi da fastidio quando fai così, vai a nanna che domani ci aspetta un lungo e faticoso viaggio.’-

-‘Hai ragione fratellone, Notte,’-

Lo salutai con un piccolo cenno con la mano salendo le scale arrivando finalmente nella mia stupenda camera.

Mi dispiaceva lasciarla per sempre, con questa stanza avevo condiviso pianti, risate, ragazzi e amici, ma dovevo. Mi spogliai velocemente togliendomi quel fastidiosissimo vestito attillato che mi ero comprata la settimana prima per il mio compleanno, mi stava lasciando senza respiro, così lo tolsi lasciandolo a terra assieme alle scarpe anch’esse altrettanto scomode.

Il modo in cui avevo lasciato i miei vestiti a terra dimostrava ancora una volta quanto fossi disordinata.

Rimasi solamente con gli slip di pizzo e mi misi sopra una maglietta di Dan, mi piaceva molto indossare le sue maglietta per stare in giro per casa o per andare a dormire, adoravo il suo profumo e tenerlo vicino mi faceva sentire al sicuro, spensi le luci e mi infilai sotto le coperte guardando la foto dei miei genitori sul mio comodino accarezzandola dolcemente per poi girarmi a pancia in su a guardare il soffitto.

-‘ Se riesci a vedermi o sentirmi… Mi manchi sai? Mi manchi da morire…’-

Sussurrai mentre una lacrima mi rigava il viso, poi mi voltai mettendomi su un fianco stringendo forte il cuscino e senza nemmeno rendermene conto mi addormentai profondamente.

*-‘Tom vai piano, sai che abbiamo paura quando corri troppo…’-

Disse Rose toccandosi il pancione mentre guardava Tom guidare verso la loro nuova casa.

-‘Ro rò sai che non è vero che corro.’-

Affermò Tom ridendo, sorridendole poi dolcemente ricordandole cosa l’aveva fatta innamorare di lui, quel mezzo sorrisetto adorabile.

-‘Tom dai, te lo dico solo per ricordartelo e poi la piccola Lucy scalcia.’-

Rose continuò senza distogliere lo sguardo dal suo futuro marito, poi d’un tratto…*
 
-‘NOOO!’- 

Mi sveglia di soprassalto ritrovandomi di nuovo nel modo reale, ero accaldata e avevo gli occhi lucidi, era da molto che non sognavo questo, forse perché non volevo ricordare.

-‘Rò cos’è successo?!?’-

La porta si aprì di soprassalto e chi compì quel gesto se la stava quasi portando via, era stato Daniel che preoccupato aveva corso velocemente dal salotto alla mia camera.
Daniel è mio fratello maggiore, anzi il mio unico fratello, ci assomigliamo molto, almeno così dicono. Anche se abbiamo sette anni di differenza, siamo molto legati, lui mi tratta come una figlia anche perché è stato lui a crescermi dopo la morte dei nostri genitori.

Ha un sorriso dolce e sincero,quando ancora andavo a scuola tutte le mie compagne gli andavano dietro,chiunque se ne innamorava e io,come penso qualsiasi sorella,ero gelosa.

Mio fratello però non ha solo pregi ma,come ogni essere umano anche lui,ha dei difetti.

Il motivo per cui lo prendo più in giro è l’altezza, non perché questa sia un difetto, ma per lui lo è.

-‘C’è qualcuno eh! Mmm?!’-

Disse Dan con tono alquanto alto mentre della piccole goccioline di sudore gli scivolavano lungo la fronte, in mano aveva una mazza da basesball pronta per essere data in testa a qualche male intenzionato.

-‘Tranquillo Dan, è tutto apposto e poi posa quella cosa che se ci fosse davvero qualcuno scoppierebbe a ridere…’-

Gli dissi con voce tremolante anche se era riuscito a strapparmi un piccolo risolino.

-‘Sicura piccola?’-

Daniel posò “l’arma” vicino la porta si sedette accanto a me guardandomi negli occhi e posando la sua mano sulla mia guancia dolcemente.

-‘Hai pianto, è successo di nuovo vero?’-

Continuò a domandarmi riavviandomi una ciocca di capelli che era finita sul mio viso coprendomi parte del volto.

-‘Si Dan, scusa… Non ci riesco… Non ce la faccio più… Non riesco a dimenticare.’-

Scoppiai a piangere stringendomi a lui più forte che potevo e bagnandogli la spalla di lacrime. 

-‘Piccola.. Shhh, non piangere, so che è difficile ma tu sei forte e che la farai, non ho mai conosciuto nessuno più forte di te… Fidati del tuo fratellone.’-

Dan mi strinse a se prima di asciugarmi le lacrime.

-‘Dan, mi fido ma non sono forte…’-

Singhiozzai cercando di smettere di piangere.

-‘Si Rò lo sei, okay? Guardami negli occhi, vedi non mento?’-

Annuì tentando di sorridergli avvicinandomi di nuovo a lui lasciandogli un dolce bacio sulla guancia.

-‘Grazie Danny, ti voglio bene.’-

-‘Anche io piccola Rosie e domani cambieremo vita entrambi, Halifax sta aspettando i Davis.’-

Daniel riuscì a farmi ridere come al suo solito, lo abbracciai di nuovo per poi risdraiarmi.

-‘Danny dormi con me come da piccoli?’-

Gli propinai la mia vocina da bambina, sapendo che se l’avessi usata non sarebbe stato capace di dirmi no.

-‘Mi dovrò arrendere sorellina. Sai che non resisto a questa tua vocina’-

Si mise sdraiato accanto a me facendomi appoggiare il capo sul suo petto tenendomi al sicuro. 

-‘Buona notte Danny.’-

-‘Notte Rosie.’-

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Capitolo 2
*** Chapter ONE ***


30 Ottobre 2009

 

Sono passati circa due mesi da quando io e Dan ci siamo trasferiti ad Halifax.

Come ogni mattina Dan si è alzato presto per andare in caserma perché è un pompiere, come nostro padre. 

Quindi, di conseguenza mi dice sempre cosa devo o non devo fare, esattamente come faceva lui.

Oggi mi sembra diverso dal solito, dopo esserci sistemati nella nuova città e nella nuova casa mi sento finalmente pronta per riprendere gli studi.

La scuola che frequento "Halifax college, University of York'', non sembra poi così adatta ad una ragazza con un passato turbolento come il mio, ma a quanto pare sembra il dirigente ha accettato subito la mia richiesta d'iscrizione.

Come tutte le mattine prima di iniziare la giornata rimango nel letto a fissare il soffitto che, come una bambina viziata ho costretto il mio povero fratellone a dipingerlo di celeste.

Dopo qualche minuto mi alzo portando le braccia al cielo stiracchiandomi, cammino a passo lento verso la finestra che da sulla strada principale e vedo il nostro vicino di casa tagliare il prato.

Rimango ad osservarlo attentamente.

E' un ragazzo alto, capelli castani, sicuramente occhi scuri con un'aria misteriosa.  Sembra assolutamente il mio tipo.

''No! Questa volta no! Non ci casco. Teniamo gli ormoni alla larga. Niente ragazzi...''

Penso ad alta voce per poi pensare tra me e me.

*Almeno per ora.. *

Scuoto leggermente la testa per lasciare i miei pensieri svanire.

Mi diriggo verso lo stereo che ho comprato con gli ultimi risparmi dello stipendio del mio vecchio lavoro al ristorante.

Metto il Cd dei Paramore, il mio gruppo preferito e inizio a canticchiare qualche parola a caso.

Una volta sono andata ad un loro concerto, Hayley Williams mi salutò anche.. .

-'Ah che bei ricordi...'-

Dico ancora un volta ad alta voce esplicitando i miei pensieri.

Alzo il volume quando sento "Misery Business". Ballo sul posto le prime note per poi dirigermi, girando su me stessa verso il bagno.

Arrivata   davanti lo specchio, mi spoglio lasciando cadere a terra gli slip eil reggiseno.

Fisso la mia immagine riflessa e inizio a fare delle buffe smorfie prima di entrare nella doccia.

Entro e il getto dell'acqua tiepida comincia a scorrere delicato lungo il mio corpo bagnandomi i lunghi capelli castani e la morbida pelle candida.

Lascio scorrere l'acqua su di me, lasciandomi trasportare da quella sensazione di tranquillità dimenticando per qualche istante tutto quello che c'è fuori quelle quattro lastre di plastica bagnate.

Allungo il braccio per prendere lo shampoo mettendomene una noce sul palmo della mano. Con delicatezza massaggio la cute per poi passarmi la schiuma sul tutto il corpo accarezzandomi delicatamente.

Finita la doccia, esco cercando il mio accappatoio con l'intento di asciugarmi velocemente per non rischiare di prendere qualche malanno.

Lo trovo, così inizio ad asciugarmi cominciando dalle gambe. Nel frattempo penso a come indossare per questo fatidico primo giorno di scuola. Dopo aver tirato fuori mezzo armadio opto per un look semplice come un paio di jeans attillati e una canotta bianca lunga.

Per quanto riguarda i capelli, preferisco lasciarli al naturale, lisci.

Spengo lo stereo e prendo la borsa con i libri al suo interno. Non ho idea di cosa mi dovrò aspettare da questo college. In particolare mi preoccupa la vita sociale, in America era più semplice... Ormai conoscevo tutti in quella città. Eravamo cresciuti tutti insieme, mentre adesso qui non conosco assolutamente nessuno e ho dimenticato come si fa a fare amicizia con gli altri essere umani.

L'unica cosa che posso fare ora è pensare positivo.

Scendo velocemente le scale guardando sull'orologio a muro. ''E' tardi!'' Prendo le chiavi della mia "Audi" dal mobiletto vicino la portad'ingresso, chiudo brutalmente la porta e esco.

Faccio una leggera corsetta dalla porta di casa alla macchina sentendo il mio sguardo rapito dal il mio vicino di casa, che sta ancora tagliando la siepe. Mi sta squadrando e la cosa mi mette un tantino a disagio.

Cerco di fare l'indifferente entrando velocemente in auto, faccio marcia indietro per uscire dal vialetto di casa e avvio verso la strada principale pronta per un nuovo inizio.

-'Halifax sto arrivando!'- 

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