Lupin III- Una pausa di riflessione

di Fujikofran
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2 ***



Capitolo 1
*** Capitolo 1 ***


 photo Lupin_III_-_the_Last_Job.png Seduto al tavolo della cucina, mentre si preparava un the, Lupin era silenzioso e si sentiva scoppiare la testa. Il suo ultimo colpo, come tanti altri, era andato male, ancora una volta per via di Zenigata, il miglior poliziotto del mondo- un osso duro che non mollava mai- ancora una volta (e soprattutto) per colpa di Fujiko, che aveva fatto andare tutto il piano in malora, fregandosi però una parte del bottino. Non era mai stato nervoso come in quel periodo, Lupin III, il ladro più “importante” della Terra, e le cose non andavano tanto bene da un po’ di tempo, forse perché Goemon si era preso una pausa ed era tornato in Giappone, per poi andare in Tibet a meditare e in Thailandia per tenere dei seminari sull’arte della katana. Lui, quello che con la sua spada potentissima spesso salvava il culo a tutta la banda, aveva avuto bisogno di staccare un po’ dal mondo del crimine. Il the era pronto, ma Lupin non riusciva a berlo con piacere, gli sembrava acqua per lavare i piatti; probabilmente lo aveva preparato male. “Fan****, forse dobbiamo prenderci una pausa di riflessione” era l’unica cosa che riusciva a pensare. Sì, forse sarebbe stato meglio così.

Jigen, bloccato con la vecchia Fiat 500 in mezzo al traffico della Grande Mela, era impaziente di andare a prendere Jane, la donna che il fato gli aveva mandato per dimenticare quei giorni di fallimento. Non ne era innamorato, per lui l’amore era altra cosa e faceva parte di un passato triste; non era solo sesso, era qualcosa di differente da entrambe le cose: era una pausa di riflessione. Quando Jane e lui arrivarono a casa, trovarono Lupin con la sigaretta in bocca, a cucinare.

“Ti dispiace se lei resta con noi anche stasera?” domandò Jigen, mentre Jane stava abbracciata a lui

“No, fai pure…Hai per caso sentito Fujiko?” Lupin interloquì con aria cupa

“Figuriamoci…però ho notizie da Goemon: sta per tornare a New York o forse è già arrivato, so che era in viaggio”

Jigen si chiuse in camera con Jane e fece suonare la sua immancabile musica jazz preferita.
Mezz’ora dopo il campanello suonò. Lupin aprì la porta e si trovò davanti Goemon, che lo salutò semplicemente con un sorriso e un occhiolino.

“Accidenti, Goemon, ti trovo davvero ok, non mi dire che è per via della meditazione?”

“Anche…ma il merito è dei seminari che ho tenuto, mi mancavano l’insegnamento e il contatto con gli allievi. Posso dire di star bene, non posso dirlo di te, invece: che hai fatto? Jigen mi ha accennato del colpo fallito e di Fujiko che si è fregata una parte; come sempre, del resto. Non star in pena per via di quella donna, lo sai che di te non le importa nulla, più di tanto. Fattene una ragione!”.

“Questa volta l’ha fatta grossa, non voglio nemmeno vederla, per il momento”

All’ora di cena Jigen uscì con Jane dalla sua stanza, ridendo come un matto, mentre lei lo teneva per mano. La presentò a Goemon, che ebbe un tuffo al cuore, come tutte le volte in cui vedeva una bella donna, pur negandolo a se stesso.
Cenarono tutti insieme e Lupin sembrò aver trovato un po’ di serenità, specie quando alla fine, ubriaco, si mise a raccontare barzellette sconce e aneddoti su Zenigata. Anche Goemon sembrava di buon umore, mentre narrava del suo viaggio in Tibet e soprattutto della Thailandia, una terra che non immaginava così bella, immersa tra la tradizione e il caos tipico dei Paesi in via di sviluppo. Dopo cena giocarono a poker, come erano soliti fare per digerire al meglio, tra una sigaretta, del whisky e del sakè d’importazione. Non mettevano in mezzo il denaro, durante le partite, forse perché ultimamente nel loro rifugio ne circolava ben poco. Goemon, dopo la prima partita, si allontanò. Si stufava presto, di giocare.
Arrivò la notte e Jigen si chiuse in camera con Jane. Lupin si addormentò sul divano: aveva bevuto così tanto che non ce la faceva ad andare a letto. La stanza più piccola, ma la più ordinata, era di Goemon che, dopo aver finito di leggere un romanzo che lo stava appassionando, si mise a letto, anche se il sonno non arrivava. Forse era per colpa di Jigen e Jane, che facevano chiasso mentre si stavano dando da fare nella camera adiacente alla sua o forse era un altro pensiero, anche se non capiva di che tipo fosse. Teneva gli occhi chiusi, Goemon, intorno al lui c’era il buio totale, era tutto perfetto per addormentarsi, ma…niente, Morfeo si stava dimenticando di stringerlo tra le sue braccia, perché, in fondo, l’elemento più importante per poter dormire, il silenzio, era assente da quel luogo. Il rumore del letto che si piegava, i sospiri, le risate e i gemiti che provenivano dalla camera di Jigen lo turbavano profondamente. Il suo amico ci stava dando dentro di brutto, era evidente, e il moderno samurai si sentiva sempre più trascinato da quell’atmosfera, mentre pensava a quando era andato l’ultima volta con una donna. Era passato diverso tempo, ma a lui non pesava, convinto, forse, di poter contenere il più possibile le sue pulsioni. Doveva per forza addormentarsi, del resto era anche stanco, dopo aver viaggiato. Iniziò a meditare, ci stava riuscendo, le sue membra erano sempre più rilassate e il sonno stava finalmente sopraggiungendo. No...i conti non tornavano e Goemon si accorse che una parte di sé non solo non voleva dormire, ma si era appena svegliata. Sentiva il perizoma andargli stretto e si rese conto che quella zona del suo corpo voleva attenzione. Sentì che Jigen e Jane avevano finito, ma ora era lui a cominciare qualcosa e, silenziosamente, dopo essersi sfiorato, si concentrò sulla sua unica parte sveglia e solo dopo averla assecondata, si addormentò.   
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 

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Capitolo 2
*** Capitolo 2 ***


Era mattina, Lupin si era svegliato con un tremendo male allo stomaco e crampi intestinali; fortunatamente riuscì a liberarsi dai dolori fisici, ma non da quelli dell’anima. Non si capacitava del fatto che non era la prima volta che avesse fallito un colpo, di solito non ci rimaneva mai male e prendeva tutto con ironia, ma in quel momento non capiva che cosa gli rodesse tanto, forse perché il fastidio era più legato all’atteggiamento di Fujiko, più che altro. Anche un’altra volta aveva sentito dentro di sé la stessa sgradevole sensazione, era stato diverso tempo prima. Comunque aveva ragione Jigen: era una stronza. Tirò lo scarico dell’acqua, aprì la finestra e si accese una sigaretta, con il pensiero che una limonata avrebbe potuto attutire i disagi, almeno quelli fisici. “Pausa di riflessione e presto sarò più carico che mai!” pensava, mentre spremeva un limone in un bicchiere colmo di acqua.

Jigen lasciò andare via Jane, che doveva andare in un posto non lontano dal loro rifugio; quindi ci sarebbe andata a piedi. Lupin sorseggiava la sua limonata artigianale e si mise a osservare Jigen, che si versò del bourbon.
“Anche a quest’ora di mattina, il bourbon? Bleah…capisco che quella donna ti abbia messo ko gli ormoni, ma poi…” affermò Lupin
“Ne avevo bisogno…comunque non farti strane idee, non la amo e poi sta per sposarsi, ma a me va bene così” rispose l’amico determinato “Goemon è sveglio?”
Non fece in tempo a finire la frase che Goemon si presentò in cucina, con aria sorridente e chiedendo un caffè.
“Ricordati che qui non facciamo caffè giapponese, te ne sei dimenticato?” disse Lupin in tono ironico, ma a Goemon non importava: avrebbe bevuto caffè americano.
Squillò il telefono, Lupin alzò la cornetta e udì la dolce voce di Fujiko, che sembrava interessata a chiedergli scusa per quanto accaduto con il colpo. Lui, mantenendo una calma apparente, le disse di soprassedere e che si sarebbero presi una pausa di riflessione, per escogitare nuove mosse, se non altro per tirare avanti a campare. Le accennò del ritorno di Goemon e ironizzò su Jigen e Jane. Goemon capì che l’amico era al telefono con Fujiko e che, soprattutto, lei era in casa, nel suo rifugio, con l’intenzione di rimanere nascosta per un po’. Nessuno sapeva dove fosse, ma il samurai fuori tempo massimo si ricordò di un luogo dove quella donna ogni tanto si recava, un luogo che conosceva solo lui, perché una volta loro due…
 
Goemon si affrettò per uscire e, mentre era in metropolitana, sapeva dove voleva andare. Si sentiva leggermente a disagio, sebbene, per non dare nell’occhio, si fosse vestito con abiti “normali” che per lui non erano affatto la norma. Tante ragazze lo guardavano, non passava inosservato, ma non per i suoi abiti occidentali, quanto per il fatto che fosse molto bello e ne era cosciente, anche se la bellezza, per uno come lui, era motivo di imbarazzo. E poi, senza la sua amata spada, che aveva lasciato dai suoi compagni, si sentiva indifeso. Giunto a destinazione, era convinto che davanti a sé ci fosse il rifugio di Fujiko. Così bussò, il posto era proprio quello e quando lei gli aprì puntandogli la pistola, abbassò lo sguardo, intenzionato ad andarsene, perché quella donna, con quel gesto, non gli avrebbe dato di certo il benvenuto. Invece si sbagliava, perché lo fece entrare.
“Come hai capito che ero qui? Lo hai detto anche agli altri?” domandò Fujiko allarmata
“Tranquilla, non lo sa nessuno… so che ogni tanto ti nascondi qui, quando vuoi riflettere, oltre a difendere il tuo malloppo”
“Già… mentre per te questo posto è legato a un ricordo, quel ricordo…quanto tempo è passato da quella volta?”
“Certe cose non hanno un tempo preciso, accadono e basta. E quella volta è accaduto, che ti importa del tempo? Poi si è sempre messo di mezzo Lupin, standoti addosso, tu ci sei stata spesso e volentieri e io ho sempre faticato a ritrovare la mia illuminazione, dopo quella volta”
“Non lo amo” lo interruppe la donna “lo sai che di lui non mi è mai importato nulla, ha sempre creduto il contrario per quelle poche volte che siamo andati a letto insieme. Ma tutti possono sbagliare, anche io”
Goemon guardò negli occhi Fujiko, che sorrise e gli fece notare come gli abiti occidentali gli donassero, lui arrossì e andò a sedersi sul divano, lo stesso che quella volta si trasformò in letto, lo stesso in cui loro due avevano trascorso una intensissima nottata d’amore. La donna gli si sedette accanto, l’atmosfera era la stessa di quella sera in cui loro si lasciarono andare, ma qualcosa era differente: lo sguardo di Fujiko, che non era più quello di una donna curiosa di sedurre un impacciato uomo d’altri tempi e dai modi gentili quale era lui; era quello di una donna innamorata e Goemon sapeva che lei non lo aveva più guardato con gli stessi occhi, dopo quella notte insieme. I loro volti si avvicinarono, le loro labbra si incontrarono e sigillarono l’inizio di un momento più intenso di quella meravigliosa volta. Per lui, probabilmente, tutto questo non sarebbe stato una sola e semplice pausa di riflessione
 
Fujikofran  © 2013
 
   https://www.youtube.com/watch?v=bkb-1ryitXU

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