Una
volta arrivata mi resi conto che per entrare bisognava passare la
barriera del
buttafuori. Un locale alla moda e a quanto pare esclusivo. Senza
pensarci più
di tanto, perché in fondo ero arrivata fino a lì e un modo di entrare
l’avrei
trovato, mi avvicinai ostentando sicurezza. Il buttafuori era
esattamente come
mi immaginavo essere un buttafuori: alto, forte e minaccioso.
Inizialmente mi
squadrò da capo a piede ma appena fui abbastanza vicina si aprì in un
enorme
sorriso
<<
Andrea! È da un po’ che non ti si vedeva! Vuoi fare una sorpresa a
Gabriel?
>>
Annuii
incapace di proferire parola sia per la paura di essere scoperta sia
per la
gioia che provavo nell’avere le cose così facili. Mi fece un altro
sorriso
aprendo la porta con una mano e facendomi segno di entrare con l’altra
<<
sta al solito tavolo. L’ultimo sulla destra >> aggiunse
probabilmente notando
la mia aria spaesata. Dopo aver ispirato trattenni il fiato come se mi
stessi
per immergere in una vasca di squali. E non potevo sapere quanto vicina
alla
realtà fossi.
All’esterno
il locale non aveva nulla di particolare che lo distinguesse da tanti
altri ma
all’interno era semplicemente magnifico. Mi guardai intorno
meravigliata per
qualche istante salvo poi ritornare concentrata. Non ero lì per una
visita di
piacere. Iniziai a scivolare tra le varie persone e fui costretta a
rispondere
a diversi saluti e cenni. Mi domandai quante volte mia sorella fosse
finita in
questo locale per essere così famosa.
Si
trovava al tavolo più appartato di tutti e non fu difficile
individuarlo. Avevo
visto e rivisto la sua foto che Andrea aveva come sfondo al cellulare
almeno un
milione di volte per essere sicura di poterlo riconoscere. Stava seduto
comodamente e con tanta tranquillità da sembrare il padrone dell’intero
locale.
Insieme a lui c’erano un altro uomo e una ragazza dai capelli
cortissimi. La
vidi ridere e poggiare una mano sul suo braccio subito accompagnata
dalla
risata di Gabriel e da un mezzo sorriso dell’altro uomo. Un pizzicorio
fastidioso iniziò a bruciarmi alla base del collo spingendomi ad
avvicinarmi
con aria sicura ai 3. Succedeva sempre quando sapevo che qualcosa
avrebbe fatto
stare male mia sorella: connessione da gemelle o semplicemente affetto.
Appena
fui abbastanza vicina da sfiorare il bordo del tavolo con le gambe i 3
smisero
di parlare fissandomi ugualmente allibiti. Il primo a parlare fu
Gabriel che
appoggiò entrambi i gomiti sul tavolo facendo per alzarsi
<<
Andrea … >> suonò più come una domanda che un’affermazione ma non
gli
lasciai il tempo di terminare la frase.
Fu
più forte di me. Probabilmente non ero io a muovere il mio corpo ma lo
spirito
di Andrea che voleva vendicarsi di quella ragazza che flirtava col suo
uomo. O
semplicemente volevo proteggere la mia gemella da quella sottospecie di
maniaco. In ogni caso non mi resi conto di quello che avevo fatto fino
a quando
non sentii la consistenza del vetro tra le dita e vidi goccioline
trasparenti
scivolare dai capelli neri di Gabriel fino al mento e giù per la gola.
Fu come
avere mille occhi puntati addosso e il silenzio cadde soffocante ed
opprimente
in tutto il locale. Ero talmente tanto terrorizzata che non riuscivo a
distogliere lo sguardo dal percorso delle gocce del cocktail che gli
avevo
appena versato in testa.
<<
tu … non sei Andrea >>
A
quel punto mandai a quel paese ogni briciola di auto controllo che mi
era
rimasta.
<<
perché lei non avrebbe mai il coraggio di fare una cosa del
genere,vero!?
>> gli urlai contro lanciandogli il bicchiere ormai vuoto.
Gabriel lo
afferrò prontamente con un gesto fluido e spontaneo e per la prima
volta mi
chiesi davvero con chi stavo per attaccare briga.
<<
senti un po’ sottospecie di maniaco psicopatico, non so chi ti credi di
essere
o che diritti pensi di avere su mia sorella, ma ti assicuro che se le
fai del
male prima trovo il modo di fartela pagare e poi ti denuncio! Gente
come te mi
fa schifo! È diventata una specie di rincoglionita, come se non sapesse
più
cos’è bene e cosa è male! >>
Sentivo
la gola bruciare tanto stavo urlando e nel contempo gesticolavo
involontariamente. Sembrava che tutto il locale fosse pietrificato e
avevo la
spiacevole sensazione che da un momento all’altro il buttafuori sarebbe
venuto
per iniziare una rissa. Gabriel non aveva più mosso un solo muscolo ma
mi
fissava con la mascella serrata. Per la prima volta mi resi conto di
quanto
fosse bello. Aveva un’aurea particolare che lo avvolgeva anche ora che
aveva i
capelli bagnati e puzzava di alcol.
<<
cazzo! Mi domando se ce l’hai un cuore! >>
A
quel punto l’uomo che era seduto accanto a lui sembrò scattare come una
molla
alzandosi minacciosamente verso di me. Indietreggiai di un passo
incrociando le
braccia come a proteggermi ma Gabriel stese un braccio per fermarlo.
Non
staccava gli occhi dai miei e anche se sembrava tranquillo sentivo ogni
singolo
muscolo del suo corpo teso fino all’inverosimile. L’uomo si risedette
ma per la
paura che sentivo gelarmi le mani non riuscii a guardarlo in faccia.
l’unica
cosa che notai furono i suoi occhi grigi trafiggermi come spilli. Odio. Gabriel si schiarì la voce per
attirare la mia attenzione. Non fui mai così felice di guardarlo.
<<
siete gemelle. Mi aveva detto di avere una sorella ma non aveva
specificato.
Ora che ti guardo meglio non siete così uguali >>
<<
stai cercando di cambiare discorso?! Senti io non ti conosco ma i fatti
parlano
da soli. Voglio proteggere la mia famiglia. Non so che persona sei ma
se mia
sorella si è innamorata di te NON posso stare tranquilla. >> a
questa
affermazione gli scappò un mezzo sorriso << vorrei poterti dire
di starle
alla larga ma per ora, e sottolineo per ora, non posso. Non le voglio
vedere
addosso neanche un livido! E sarà meglio che tu tenga la bocca chiusa
su questa
discussione. >>
Finito
quello che mi era sembrato un discorso molto fico avevo il fiatone e
gli occhi
umidi. Gabriel sembrava sul punto di dire qualcosa ma fu interrotto da
una
risata fragorosa alla sua destra. Entrambi insieme all’altro uomo ci
voltammo a
fissare la ragazza che fino a quel momento era rimasta in silenzio. Mi
guardai
intorno e tutti avevano ricominciato a farsi gli affari propri. Come se
quella
risata fosse stata il segnale per il via libera. Dopo aver accavallato
le gambe
appoggiò il mento sottile sulle mani giunte puntando gli occhi nei
miei. Aveva
gli occhi incredibilmente scuri, come se la pupilla avesse inghiottito
l’iride.
Ma poi accadde di nuovo. Fu come se i suoi occhi prendessero fuoco.
Sentii un
brivido scorrermi lungo la spina dorsale e inconsciamente arretrai d’un
passo
senza però riuscire a distogliere lo sguardo da quelle fiamme.
<<
Seline >> Gabriel sibilò il nome della ragazza quasi senza
guardarla. Per
la prima volta ebbi l’impressione che si stesse alterando anche lui,
l’unico
fino a quel momento rimasto perfettamente composto. Seline si limitò a
ridacchiare di nuovo distogliendo lo sguardo dal mio portandosi poi una
sigaretta alle labbra in modo così elegante da farmi vergognare dei
miei
capelli scombinati e del mio abbigliamento sciatto. Non che lei fosse
vestita
in modo elegante. I corti capelli neri avevano un taglio rock che si
abbinava
perfettamente con la pesante matita nera intorno agli occhi. In tutto
il suo
volto non spiccava un minimo di colore che non fosse il nero.
Pantaloncini neri
e leggins chiudevano il suo look. Dopo poco mi resi conto di quanto il
suo
aspetto stonasse con i suoi atteggiamenti.
<<
scusami Gabriel, ma lei mi piace molto più di Andrea. Perché non prendi
lei? In
fondo hanno la stessa faccia >>
Mi
scappò un mezzo sorriso che si tramutò immediatamente in smorfia. Aveva
un
accetto marcatamente francese e ogni lettera sembrava cantata. Persino
il tono
di voce era aggraziato e melodioso, come se fosse una bambola edizione
speciale. Una bambola gotica. Certo appena compreso il senso delle sue
parole
non potei fare a meno di incazzarmi.
<<
e cosa siamo!? Paghi uno prendi due?! Siamo gemelle non cloni >>
Seline
ricominciò a ridere ricacciando in fuori tutto il fumo. Anche le sue
unghie
erano nere.
<<
hai ragione. Una come te la vedo più con Vincent. Che ne dici Vin?
Infondo voi
due avete sempre avuto gli stessi gusti >>
Per
la prima volta voltai lo sguardo verso l’uomo alla mia destra e
contrariamente
alle mie aspettative non stava fissando me, ma Gabriel. A dire la
verità si
stavano fissando entrambi come se stessero dialogando telepaticamente.
Quando
Seline schioccò le dita entrambi distolsero lo sguardo e mentre Gabriel
mi
rivolse un mezzo sorriso, Vincent scoccò un’occhiata torva alla ragazza
per poi
accendersi a sua volta una sigaretta. Non mi aveva degnato neanche di
uno
sguardo.
<<
perdonalo tesoro, non ha il dono della cordialità. A proposito, mister
simpatia
si chiama Vincent, questo qui elegante lo conosci già, io invece mi
chiamo
Seline come avrai capito, tu invece? >>
<<
Melina >> risposi senza pensare stringendo quella mano esile e
bianca. Ma
cosa diavolo stavo facendo!? Ero venuta qui per rivoltare quel
pervertito come
un calzino e ora stavo facendo conversazione!?
<<
comunque non cercare di abbindolarmi. Non ho niente contro di te o
contro
mister scazzato qui, ma Andrea non si tocca e volevo solo metterlo in
chiaro.
Ora vado che questo posto mi mette i brividi >>
<<
davvero? Come mai? Di solito lo trovano tutti molto accogliente
>> Seline
sembrava non aver sentito la mia frase precedente ma preferii
risponderle
perché Vincent aveva prodotto un qualcosa di molto simile ad un
ringhio, subito
seguito ad un’occhiataccia di Gabriel.
<<
è … è un bel locale ma … è come se .. niente di che, è stupido ma mi
sembra di
essere costantemente osservata come se ci fosse un’animale pronto a
sbranarmi.
Ma è solo suggestione >>
Saline
lanciò un’occhiata a Gabriel per poi scoppiare di nuovo a ridere
<<
che ti ho detto? È anche più sveglia, Andrea sarà venuta qui una decina
di
volte e non si è ancora accorta di nulla, lei invece .. >>
<<
Seline credo sia sufficiente. Vieni Melina ti accompagno alla macchina
>>
Stavo
per protestare, del resto gli avevo appena rovesciato un drink in
faccia e
chiamato in tutti i modi possibili, tutta quella gentilezza mi puzzava.
<<
no >>
Ci
girammo tutti verso Vincent. A mala pena aveva mosso le labbra per
parlare e
aveva lo sguardo perso nel vuoto.
<<
l’accompagno io. >>
Sentendo
la sua voce fui di nuovo attraversata da brividi. Era quasi come se
stesse
grattando l’aria con la sua voce profonda. Mi ricordò quella del mio
professore
d’italiano del liceo. Solo che la sua era molto più … più.
<<
non credo sia il caso … >> Seline appoggiò le mani sul tavolo
alzandosi
leggermente dalla sedia come se volesse mettersi fra me e Vincent. Come
se
avesse paura di qualcosa.
<<
ho detto. L’accompagno io. >> detto questo Seline si risedette
sulla
sedia, Vincent spense la sigaretta nel posacenere non prima di essersi
scambiato un’altra occhiata con Gabriel. Quest’ultimo annuì
sovrappensiero e
poi si rivolse di nuovo a me
<<
continueremo questa discussione un’altra volta ma prima che tu vada
voglio
dirti che sono contento che Andrea abbia una sorella come te e ti
assicuro, su
tutto ciò che mi è rimasto, che l’unica cosa che conta per me è la sua
felicità. >> dopo uno sguardo che trasudava serietà si aprì in un
sorriso
facendomi un cenno con la mano a mo di saluto.
<<
ci vediamo presto, Melina. >> disse Seline con un occhiolino. Ero
troppo
frastornata per rispondere in maniera sagace ad entrambi così mi
limitai a fare
un cenno di saluto e a raggiungere il mio accompagnatore che nel
frattempo si
era già allontanato.
Perché
mi ha voluto accompagnare? Che cosa ha in mente? Lo osservai meglio
anche se
era di spalle dato che camminava nettamente più velocemente di me. e
naturalmente non rallentava per aspettarmi. Aveva le spalle larghe, la
schiena
dritta e camminava con falcate lunghe ma eleganti. Indossava jeans e
camicia
nera. Un lampione gli illuminò i capelli facendoli brillare di bianco.
Bello.
Scossi la testa forte cacciando quel pensiero dalla testa. Beh che era
bello
era un dato oggettivo. Però non volevo pensare che l’amico del
fidanzato
violento di mia sorella mi piacesse. Fisicamente parlando. Infondo
Gabriel non
sembrava capace di fare del male a mia sorella. Ma che ne potevo sapere
io di
uomini? Avrebbe potuto benissimo essere un assassino e passare
inosservato. Mi
guardai intorno e mi fermai di colpo. Non ero mai stata una cima ad
orientarmi
ma decisamente non ci stavamo avvicinando alla mia macchina.
<<
non sta qui la mia auto >>
Vincent
si era appena acceso un’altra sigaretta e con noncuranza si fermò
continuando a
non guardarmi.
<<
Seline si sbagliava dicendo che eri sveglia. Anche un topo ha l’istinto
di
sopravvivenza. Eppure in un modo o nell’altro finisce facilmente ucciso
>>
<<
hey! Ma che cazzo stai blaterando!? Come ti permetti! E poi non sai che
quando
si parla con una persona la si deve guardare in faccia? o hai paura?
>>
Vincent
non rispose ma voltò lentamente lo sguardo verso di me e per la terza
volta lo
rividi. Quel rosso che brillava nel buio. Solo che questa volta era a
meno di
quattro metri di distanza e non era un semplice bagliore ma una luce
continua e
cupa. Mi stropicciai gli occhi un paio di volte arretrando di qualche
passo ma
quando accettai che non stavo immaginando niente mi voltai e cominciai
semplicemente a correre spinta da non so quale istinto. Nelle orecchie
sentivo
ancora quel ringhio trattenuto a stento e ovunque guardassi non vedevo
altro
che ombre nere e lampi rossi incombere contro di me ed avvolgermi
soffocandomi.
Era come se tutto stesse tremando. Continuavo a ripetermi di non farlo
ma alla
fine lo feci. Mi voltai indietro e non c’era niente. Vincent era
scomparso. Continuai
a correre perché avevo troppa paura e semplicemente non ricordavo più
come si
facesse. Come si diceva alle gambe di fermarsi o agli occhi di non
lacrimare? La
mia mente era troppo appannata. Appena arrivai alla macchina mi guardai
intorno
cercando qualcuno, chiunque, per non sentirmi disperata, per chiedere
aiuto. Ma
non c’era nessuno e il fiatone mi piegava in due. Stavo ancora cercando
di
aprire la portiera dell’auto quando una mano bianca si schiantò sul
finestrino
accanto alla mia faccia. Mi spaventai talmente tanto che non riuscii
nemmeno ad
urlare. Né un rumore né un riflesso avevano anticipato la sua presenza.
Mi
voltai velocemente e la prima cosa su cui si fissò il mio sguardo fu la
sua
bocca. Il suo labbro era arricciato lasciando scoperti denti
bianchissimi con
due canini lunghi ed affilati. I suoi occhi erano completamente rossi
ed erano
come infossati, circondati da un reticolo di quelle che sembravano
essere vene
nere. Era come un demone. Un … vampiro?
<<
tu … hai rovinato tutto … i miei sforzi, il mio autocontrollo … tu sei
il vero
mostro. Ti odio. Sei la mia rovina, ragazzina. >>
Le
parole a stento venivano fuori tra i denti serrati. Sentivo quello che
diceva
senza ascoltare, senza capirne il senso. Ero troppo occupata a
chiedermi cosa
mi sarebbe successo. Mi odiai per non aver mai preso nessuna lezione di
autodifesa, anche se in questo caso dubito servisse a qualcosa, così
quando con
l’altra mano mi afferrò i capelli sulla nuca non potei fare altro che
piegare
il collo all’indietro, cercando di sentire meno dolore possibile.
Sentivo il
sangue pulsarmi nelle vene e irradiarsi sulle guance e sulle orecchie
riscaldandomi talmente tanto che il respiro di quella … creatura mi
ghiacciava
la pelle. Istintivamente portai le mani sul suo petto nel tentativo di
spingerlo via ma era come tentare di spostare una statua. Quando sentii
la
pressione dei denti sul collo chiusi gli occhi e senza rendermene conto
iniziai
a sussurrare, chiedendo aiuto. Per un secondo la pressione si fermò ed
io mi
illusi che sarei sopravvissuta a tutto quello. Ma le mie speranze
finirono
quando un bruciore atroce mi squarciò la carne, come se due lame
bollenti mi
perforassero la pelle per scavare sempre più in profondità. Quella
sensazione
fu tremenda ma durò solo qualche istante perché la mia mente si appannò
all’improvviso mentre tutto il mio corpo si intorpidiva, perdendo
lentamente
forza. Mi lasciai semplicemente andare, sorretta soltanto dalle sue
braccia
mentre continuava a mordermi. Il dolore era scomparso come tutti gli
altri
sensi, l’ultima cosa che percepivo era il suono del battito del mio
cuore, ma a
poco a poco anche questo sfumò, lasciandomi nella completa oscurità. Il
mio
ultimo pensiero fù: che morte del cazzo.
<<
come hai potuto!? Dovevi proteggerla! >>
<<
non è da lui! Non aveva mai fatto nulla del genere da quando lo
conosco! >>
<<
dovevi esserci tu con lei! Se non dovesse, se non aprisse più gli occhi
io … io
morirei! Come potrei vivere!? Oh Dio Gabriel come hai potuto non
pensarci!?
>>
Voci.
Una maschile e una femminile. Che urlavano. Cazzo, perché urlare?! Era
come se
una scimmietta sbattesse dei piatti direttamente nel mio cervello e
quei due
non facevano altro che urlare. O meglio solo mia sorella urlava. Si
quella era
decisamente mia sorella. Mossi lentamente le dita delle
mani,accertandomi di
averle ancora, per poi muoverle andando a coprirmi gli occhi. In questo
modo
riuscii ad aprirli senza eccessivi danni nonostante la luce bruciasse
terribilmente. Quando i miei occhi si furono abituati mi sollevai a
sedere
pigiando sui gomiti fermandomi però quasi subito. Come risvegliata da
un sogno portai
bruscamente una mano sul collo e invece della pelle sentii la
consistenza
ruvida di un cerotto. Era tutto vero, naturalmente. Lo tolsi lentamente
aspettandomi di trovare uno squarcio sanguinante e doloroso ma appena
poggiai
le dita sulla pelle non vi trovai nulla di strano. Né cicatrici né
ferite
aperte. Solo pelle sporca di sangue rappreso.
<<
non vorrei disturbarvi ma credo si sia svegliata >>
Voltai
lo sguardo verso la porta che subito si aprì lasciando entrare un
Andrea col
volto pallido e rigato di lacrime. Non ebbi il tempo di formulare
neanche un
pensiero coerente che mi si gettò al collo stringendomi in modo
soffocante.
<<
Mel! Mi dispiace! Mi dispiace così tanto! Avrei dovuto dirti qualcosa,
avvisarti! >>
Con
la coda dell’occhio vidi Gabriel e Seline entrare in quella che avevo
riconosciuto essere la mia stanza. Il primo guardava mia sorella
dispiaciuto,
la seconda guardava lui accigliata, come se si stesse trattenendo
dall’aggredirlo.
Mi
ricordai di quegli occhi rossi e subito mi resi conto che
probabilmente, anzi,
sicuramente quei due erano come Vincent. Il solo pensare il suo nome mi
faceva
rabbrividire. Con uno scatto portai mia sorella dall’altro lato del
letto
frapponendomi tra me e gli altri due.
<<
Andrea questa gente … dobbiamo andarcene di qui! Loro … loro sono …
>>
Venni
fermata dalla sua mano che si andò a posare sulla mia spalla. Mi voltai
verso
di lei e lessi nel suo sguardo solo una cosa: colpevolezza. Lei sapeva,
naturalmente.
Mi
allontanai di scatto da lei appiattendomi contro la parete, il più
lontano
possibile da tutti. Mi sentivo tradita. Io non avevo segreti per mia
sorella e
Lei si frequentava con un vampiro. E la cosa peggiore era che ne era
perfettamente consapevole. Mi domandai quante delle leggente che
esistevano
fossero vere. Se avessi pugnalato uno di loro con una matita sarebbe
morto?
<<
Melina, mi dispiace. Non potevo dirtelo. Ora però ti spiegherò tutto,
te lo
prometto >>
Mi
spiegherà tutto? Ma dove pensa che ci troviamo, in un film tipo
twilight? Eh
no, Vincent non era decisamente il prototipo di Edward. Scrutai gli
altri due
aspettandomi una minima mossa ma nessuno dei due si spostò di un solo
centimetro. Feci un profondo sospiro e attinsi a tutta la razionalità e
al
sangue freddo che avevo.
<<
ok, voglio sapere tutto. Tanto ho visto sulla mia pelle quanto sia
impossibile
uno scontro diretto con … voi. Ma voglio che mi diciate TUTTO, senza
tralasciare nulla. >>
Entrambi
annuirono senza muoversi ancora d’un passo. Mi spostai in avanti per
andare in
salotto ma la vista tutt’un tratto mi si annebbiò in una sensazione che
conoscevo abbastanza bene. Un calo di pressione. Riuscii comunque a
vedere
Gabriel tendere un braccio per sorreggermi ma prima che ci riuscisse mi
spostai
fulminandolo con lo sguardo.
<<
non. Toccarmi. >>
Lui
si limitò a tornare al suo posto incrociando le braccia. Se ci era
rimasto male
non lo dava a vedere e comunque non me ne preoccupai minimamente.
Infondo era
stato il suo amico ad avermi quasi ucciso.
<<
allora. Prima di tutto come vi siete conosciuti? >>
Eravamo
nel soggiorno, seduti sui divani rossi. Di fronte a me c’erano Gabriel,
composto come sempre, e Andrea che gli stringeva una mano senza
riuscire a
guardarmi negli occhi. Seline era invece per terra ai piedi del divano,
con le
ginocchia piegate e una sigaretta tra le labbra.
<<
è stato per caso. Ero al parco per scattare delle fotografie quando
semplicemente lo vidi. Gli scattai una foto e lui se ne accorse. Ero
talmente
tanto imbarazzata che gli chiesi scusa e lui mi chiese a sua volta di
fargli
vedere le foto che avevo fatto. e così … beh è iniziata così >>
Era
imbarazzata così decisi di non insistere su quel punto anche perché al
momento
non mi interessava.
<<
al parco? Voi potete stare alla luce del giorno? Perché siete vampiri
no?
>> quella parola mi uscì così spontaneamente che stupii tutti
quanti,
prima di tutto me. questa volta a rispondere fu Gabriel.
<<
no, la luce del sole ci fa bruciare. Ma alcuni di noi, grazie a degli
oggetti
particolari, riescono a vivere alla luce del giorno >> disse per
poi
indicare un anello d’argento che portava all’anulare destro. Seline si
scostò
una ciocca di capelli mostrandomi un orecchino con una giada.
<<
ok quindi alcuni di voi possono vivere di giorno … e anche … >>
<<
si anche Vincent >>
Deglutii
alla risposta secca di Gabriel. Era tutto troppo strano. Soprattutto il
fatto
che io stessi lì, seduta insieme a due vampiri a parlare delle loro
caratteristiche. Dov’era Buffy quando serviva?
<<
naturalmente voi bevete sangue. >> aspettai una conferma che non
arrivò.
Evidentemente era una cosa scontata.
<<
uccidete le persone quando lo fate? >>
<<
a volte. >> guardai Seline allibita. Improvvisamente sentii di
nuovo dei
brividi attraversarmi la pelle.
<<
quello che vuole dire Seline, è che alcuni, molti di noi non si curano
di
uccidere o meno una persona. Certo si scelgono persone la cui scomparsa
non
verrà notata o passerà inosservata. Barboni, senza tetto o prostitute.
Altri
invece, come me, Seline o Vincent si limitano a prendere il necessario
ma
solitamente usiamo sacche per il sangue. Non ti mentirò dicendo che
beviamo
sangue animale per non ferire le persone, perché non è vero. Non
possiamo
sopravvivere in quel modo. >>
Presi
un profondo respiro prima di porre la domanda che forse mi interessava
di più
in quel momento.
<<
sono stata morsa. Diventerò un vampiro? E se è così vuol dire che anche
tu sei
… >>
Dissi
rivolgendomi verso mia sorella. Fortunatamente venni smentita subito
dopo.
<<
no non è così semplice. Prima devi bere il nostro sangue, poi devi
morire e
infine devi nutrirti di sangue umano. A quel punto diventi un vampiro.
>>
<<
quasi sempre. >> aggiunse Seline. Decisi che per il momento non
volevo
saperne altro.
<<
la storia del paletto di legno? >>
<<
vera. Dritto nel cuore. >>
<<
la verbena? >>
<<
anche quella vera. È velenosa, non mortale. >>
<<
è falso che non potete entrare nelle case senza essere invitati?
>>
<<
è vero. >>
Lo
guardai sconcertata per poi fissare arrabbiata mia sorella.
<<
prima che inizi a urlare, Vincent non l’ho invitato. Gabriel e Seline
sono
fidati, non ci farebbero mai del male. >>
<<
Andrea, non per offendervi, ma sono appena quasi stata uccisa da uno
che voi
ritenevate essere fidato ed affidabile. Scusami se non ho fiducia del
vostro
giudizio >>
<<
ha ragione. Chiunque non si fiderebbe di noi. >> decretò Seline
prendendo
un profondo tiro dalla sua ormai finita sigaretta. Gabriel dopo averle
lanciato
uno sguardo sospirò pesantemente.
<<
ascolta, io amo Andrea. Di conseguenza non la farei mai stare vicino a
qualcuno
di pericoloso. MAI. Seline e Vincent sono gli unici di cui mi fidi e
prima che
tu giustamente obietti, non so davvero spiegarmi perché Vincent abbia
fatto
quello che ha fatto. lui era quello con più autocontrollo tra tutti e
tre e …
davvero non so cosa dire. Ma non farà mai più una cosa del genere, te
lo
prometto. >>
<<
vuoi dire che siamo al sicuro?! Vuoi davvero dire che non ci capiterà
nulla di
male con voi al fianco? E non sto parlando di Vincent, non solo almeno
>>
Ci
fu un momento di silenzio. Almeno non avevano l’ipocrisia di mentirmi
faccia a
faccia. Avevo talmente tante di quelle domande da fare che non sapevo
da dove
iniziare e ad essere sincera non ne avevo neanche la forza. Stavo per
dire a
tutti che me ne andavo in camera mia ma Andrea mi precedette
<<
Gabriel, Seline, forse è il caso che andiate. È il momento di parlare
un po’ da
sola con mia sorella >>
Gabriel
le prese delicatamente una mano stringendogliela e prima che si
scambiassero
quello che sicuramente sarebbe stato un bacio romantico e smielato la
mia attenzione
fu attirata da Seline che mi si piazzò davanti.
<<
devi scusarlo. >>
<<
si ormai ci sono abituata a vedere mia sorella pomiciare davanti a me
quindi …
>>
<<
mi riferivo a Vincent. >>
<<
oh >>
Non
sapevo cosa dire. Seline mi piaceva ancora, nonostante fosse .. un
vampiro. Mi
era stata fin da subito simpatica ma ora che mi chiedeva di scusare
quel …
tipo. Non sapevo cosa pensare.
<<
hai dipendenza da qualche droga? >>
<<
come? >>
<<
sei dipendente da qualcosa? Eroina, cocaina, erba? >>
<<
ho fumato solo una canna in tutta la mia vita. Ma questo cosa centra?
>>
<<
centra perché per noi, vivere come viviamo è come per un tossico
prendere solo
un goccio della sua droga e poi rifiutare il resto. È difficile. Ma lo
facciamo
perché lo vogliamo. Solo che a volte … semplicemente non ci riesci. E
da li
partono i sensi di colpa. >>
<<
vorrei vedere che non ne avesse! Mi ha quasi ucciso. >>
<<
lo sa. Ma si è fermato. E lo so che non puoi capirlo, ma sta soffrendo
tanto.
Più di quanto immagini. Non ti chiedo di non odiarlo o di non avere
paura di
lui, solo, quando lo vedrai … non farlo sentire in colpa. >>
<<
aspetta, stai facendo passare lui per la vittima! Non è normale come
cosa!
>>
<<
tutto questo ti sembra normale? >>
Ero
sconcertata, incazzata, allibita e ancora incazzata. Un altro po’ e
sarebbe
finito che ero stata io a provocarlo e lui era solo la povera vittima
succube
dei propri istinti. Seline non sembrava aggressiva né arrogante,
sembrava solo
triste e rassegnata. Come se il fatto che io non capissi fosse
insormontabile.
Forse aveva ragione.
<<
ci proverò, basta che lui non … provi più ad
uccidermi >>
<<
grazie. Non succederà >>
<<
lo spero. >>
|