-Hating the One You Love-

di MoodyBlue
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** know your ENEMY. ***
Capitolo 2: *** the 'SWEET' escape ***
Capitolo 3: *** She Came In Through The Bathroom Window ***
Capitolo 4: *** The FIRST time is a 'Mistake'..... ***



Capitolo 1
*** know your ENEMY. ***



New York, 1980
 

-Ne...ne siete sicuri?
-Sì, signorina Bird. Ci teneva tanto che l’avesse lei.
 
Aberdeen alzò il capo, rabbrividendo. Il cielo di New York era livido, quel giorno. Sembrava che fosse ancora notte. Sembrava che il sole non si decidesse proprio a sorgere.
Sembrava....sembrava che...
 
-Abbey, è l’ora...- Paul le si fece accanto, lasciando scivolare la mano lungo il suo fianco. Gliela strinse.
Aberdeen appoggiò la testa alla sua spalla. Stava gelando. Era terribilmente stanca.
-Dobbiamo andare.
 
Paul fece per trascinarla via ma Aberdeen restò immobile, ancorata a quella porzione di spazio. Non faceva che fissare l’oggetto che le era stato consegnato, in una busta di cellophane trasparente.
L’avrebbe riconosciuto ovunque. Con la copertina nera, ricoperta di scarabocchi, e le pagine qua e là macchiate di caffè.
Era il quaderno di John.
Silenziosamente Aberdeen, cadde sulle ginocchia. Quelle stesse ginocchia che l’avevano retta faticosamente, non si sapeva come, sino a quel momento e, finalmente, coprendosi convulsamente il viso con le mani, pianse.
 
 
 

TWENTYTWO YEARS BEFORE.

 
 
-Stu, ti prego! Fratello mio! Non lasciarmi! Si dice che quella tizia si nutra di carne umana...!-
-Dio mio, Johnny. Sganciati IMMEDIATAMENTE dal mio polpaccio sinistro! Non ti sembra di stare un po’ esagerando?
 
Stuart Sutcliffe, come di consueto vestito di nero da capo a piedi, lanciò all’amico che strisciava per terra in preda alla disperazione, uno sguardo decisamente perplesso. Era un ragazzo composto, lui, che diamine. Lo imbarazzavano profondamente certe scenate nel corridoio principale del college, considerato che ci teneva,  in ogni caso, a  continuare a godere di alta considerazione presso i professori della scuola.
Vero era che, considerata l’eccentricità del suo migliore amico, John Lennon, diciotto anni di pura genialità ( ma soprattutto di sfrenata nullafacenza) performance del genere non avrebbero dovuto sorprenderlo in alcun modo. Anzi.
 
Però...che cazzo..iniziava ad avere i CRAMPI alla gamba, dannazione!
 
-Per nulla! Dovresti sentire che cosa mi ha raccontato Pete Shutton, di lei...-
-Porca miseria, John!? Ma ancora dai retta, a quel cretino di Shutton? - Obiettò Stu, decisamente disgustato, passandosi una mano tra i lucenti capelli scuri - Quel deficiente va in giro a dire di essersi fatto sua madre!
Per tutta risposta, John, gli rivolse un sorrisino malizioso, senza tuttavia accennare a mollare la salda presa della sua gamba sinistra.
-Beh, come dargli torto. Niente male, la signora Shutton..-
A quelle parole, indeciso se prorompere in un’esclamazione di disappunto, oppure in una sonora risata, Stuart si liberò con un deciso strattone dall’opprimente morsa dell’amico disteso a terra e fece per incamminarsi lungo lo spazioso corridoio principale del Liverpool College of Arts.
-Sei decisamente disgustoso, Lennon. Ed io decisamente in ritardo...- Ridacchiò, controllando nervosamente l’orologio che gli cingeva il polso sottile..- In bocca al lupo, mon amour. Fatti forza!-
 
 Dal canto suo, John Lennon, rincantucciandosi nella lunga giacca nera invernale di panno, impallidì visibilmente. Si rialzò il bavero nel vano tentativo di sentirsi più sicuro di sè, sistemò due o tre volte gli scompigliati capelli biondastri e, strizzando gli occhi castani e spaventosamente miopi, nel tentativo di mettere a fuoco la propria posizione geografica, emise un profondo sospiro.
Se solo avesse studiato di più, dannazione. Se solo Mimi non avesse aperto “quella” maledetta lettera. Se solo i suoi voti fossero riusciti un pelino a migliorare, insomma. Quel tanto che bastava per piantarla, di somigliare ad un fronte bellico  dopo l’esplosione di un centinaio di granate.
Tragedia.
Era che....la sua testa era nella musica, e per questo non si poteva di certo fargliene una colpa. Gli sembrava che tutto quello studio, arido e cattedratico, svilisse spaventosamente la sua vena artistica.  Lui non ne aveva bisogno, se proprio si voleva sapere. Sarebbe diventato più popolare di Elvis, John Lennon! Più popolare...dello stesso Gesù Cristo!
Già.
Ma che qualcuno lo andasse a spiegare a Mimi, per esempio....
...o al Preside del suo College.
 
Sospirando profondamente, John Winston Lennon, tutt’altro che uno studente modello, il ragazzo con il sorriso sfacciato sulla faccia e la chitarra issata sulla schiena, si diresse verso l’aula 3 B (quella del dopo-scuola)con lo stesso entusiasmo col quale si presupporrebbe che un condannato a morte si debba avviare alla propria esecuzione capitale.
 
Non c’era proprio gloria, per gli artisti!
 
***
 
Traendo un profondo sospiro, Aberdeen Bird lanciò all’orologio che occupava per intero la parete dirimpetto uno sguardo decisamente spazientito. Quel cretino (chiunque egli fosse) era in ritardo.
E Aberdeen Bird non aveva tempo (neppure  un minuto, neanche una frazione di secondo) da perdere.   
 
Studentessa numero uno del Liverpool College, la signorina Bird, scommettevano i suoi professori, un giorno avrebbe insegnato “Arte” in uno dei più prestigiosi atenei del mondo. Magari, ad Harvard.
Era una  pittrice astrattista di abilità impressionante, rappresentante degli studenti e, a tempo perso, faceva equitazione.  I suoi insegnanti la stimavano. Le sue coetanee  avevano un reverenziale timore di lei.
I ragazzi della scuola erano perennemente impegnati a  spargere, sul suo conto, volgarità ai limiti del blasfemo, nonchè odiose leggende metropolitane.
 
Temo che finirebbe per congelarmelo, se solo mi avvicinassi a lei ...- aveva commentato Charlie Shew in proposito, uno dei più disinibiti studenti del terzo anno  -....deve tirare un vento glaciale, sotto la gonna della Bird. In ogni caso me la farei, se non fosse frigida. Merita parecchio”.
 
Ma Aberdeen Bird non era frigida, se proprio si voleva sapere. Semplicemente, era perfezionista. Semplicemente, i suoi si erano separati, e considerato che il padre aveva abbandonato la madre per mettersi con una subrettina che aveva all’incirca la sua età, ragionevolmente, gli uomini la disgustavano non poco.
Semplicemente, il fatto che sua madre, anziché disperarsi, fosse passata dal frequentare individui uno più assurdo dell’altro, scoraggiava la povera Aberdeen nel fare altrettanto, e non poco. Nonostante le volesse molto bene, infatti, da sua madre, Aberdeen non aveva desiderato che di diversificarsi il più possibile, per tutta la vita. Già il fatto che avesse insistito così tanto, per metterle un nome a tal punto assurdo, beh....la irritava non poco.

Ma dico...era proprio necessario decidere di far sapere al mondo che, sua figlia, era stata concepita durante una fuga d’amore in una delle più popolose città Scozzesi? Un disastro, ecco cos’era. Un disastro al cubo.

Comunque fosse, non era il caso di divagare. Aberdeen era lì soltanto per fare il suo “lavoro”, e basta. O meglio; per
dedicarsi ad un’opera pia non priva di risvolti positivi per lei. Così aveva detto il Preside del College per convincerla, d’altra parte:  “La prenda come una missione umanitaria, signorina Bird”.
Ma considerata la sua ottica esistenziale di stakanovista irriducibile, comprensibilmente, Aberdeen la vedeva soltanto come una preziosa strategia per guadagnare crediti extra. Avrebbe  scalzato tutti i compagni di scuola che, come lei,  anelavano il piazzamento nella graduatoria degli studenti candidati all’ottenimento di una borsa di studio per la fine di quell’anno, grazie ad un piccolo sacrificio. Dunque, avrebbe stretto i denti....
...e tentato altruisticamente di guidare, qualunque tipo di bifolco le fosse stato assegnato, al di fuori del tragico tunnel dell’ignoranza patologica.

-E’ qui la festa?- improvvisamente, una voce leggermente nasale la riscosse dai suoi pensieri. Eccolo. Finalmente, si era degnato di arrivare. Aberdeen lo squadrò con aria critica, già pronta ad emettere giudizi al vetriolo sul disgraziato di turno.

“Oh porca miseria”.

Sobbalzò. Nessuno si era degnato di precisare che si sarebbe trattato...sì, insomma......proprio di “quel” JOHN LENNON, per la miseria!

John Lennon era universalmente noto in tutto il College. Doveva essere una sorta di idolo delle folle. Pareva che non gliene fregasse assolutamente niente di ottenere voti decenti, essendo perennemente impegnato a strimpellare con la sua stupida chitarra. Peccato  che  se il resto del gregge trovava  la cosa ammirevole, agli occhi di Aberdeen, fosse viceversa decisamente patetica.
John passava più tempo sbattuto fuori dalla porta che dentro la classe a seguire le lezioni, ma nonostante questo non aveva mai perduto la sua faccia tosta.  Ad Aberdeen non era mai capitato di seguire un corso insieme a lui: per questo, all’infuori di scorgerlo qualche volta nel giardino esterno del college, come sempre perennemente intento a fare il cretino osannato da un manipolo di suoi pari, la ragazza non aveva mai avuto occasione di osservarlo da vicino.
Dopo esserselo ritrovato a pochi centimetri di distanza, ad Aberdeen, non restava che ammettere con riluttanza che si trattava comunque di un tipo piuttosto interessante. Era abbastanza alto, con i capelli vagamente ricciuti e biondo scuri, e due occhi marroni vispi ed irriverenti, dietro agli occhiali rotondi del Servizio Sanitario Nazionale, che in ogni caso quasi mai l’aveva visto indossare.
Come il suo inseparabile amico, Stuart Sutcliffe (col quale, viceversa, Aberdeen sarebbe uscita volentieri) vestiva interamente di nero, con pantaloni a tubo da Teddy Boy e vecchie scarpe da bowling con la punta dura di cuoio.
Il suo viso aveva un’aria intelligente, in ogni caso. Perfettamente insopportabile, forse, ma comunque sveglia.
Sembrava parecchio strano che i suoi voti non riuscissero a riflettere le promesse tradite dall’arguzia del suo viso....
 
-No. Nessuna festa, qui...- Rispose Aberdeen cercando di mostrarsi risoluta - Ci sono solo io.  Quella che ha avuto la sfiga di essere incaricata dal preside di farti da Tutor. Sono Aberdeen Bird. Ma in ogni caso, qualcosa, tende a convincermi che tu mi conosca già...-
- E come no?- Borbottò John con un sorrisino malizioso, squadrandola da capo a piedi. -....il contrario sarebbe altamente improbabile..-
 
Dal canto suo, anche John osservava la ragazza che si era ritrovato di fronte con sincero interesse. Era bella, con un viso quasi completamente struccato e sbarazzino, che la faceva assomigliare un po’ ad una volpe, ed indossava una gonna  pantalone sopra un paio di pesanti calze scure infilate in scarpe da tennis bianche.
Sfoggiava, in altre parole ,un abbigliamento decisamente eccentrico; non c’era dubbio. Ma d’altronde era perfettamente in linea, con ciò che si raccontava di Aberdeen Bird.
I capelli biondi le toccavano a malapena le spalle, ed il suo nasino francese guardava insù, con la stessa alterigia della sua proprietaria. Aveva gli occhi grandi e scuri, coronati di ciglia lunghe e qualche efelide spiaccicata sulle guance. Si sarebbe arrischiato a definirla niente male, se solo il fatto che fosse una secchiona tremenda non avesse dimostrato già ampiamente che era noiosa e conformista.
 
 
-Allora?
-Allora che?
-Allora...hai intenzione di torchiarmi veramente o di lasciarmi vivere? Eddai, Bird...- la pregò John, con un occhiolino malizioso -....non mi dire che la vuoi fare veramente, questa stronzata della maestrina. Ti posso pagare per lasciarmi in pace, se vuoi. In natura...-
A quelle parole, Aberdeen proruppe in una sonora risata.
-Ma non  ci penso nemmeno. Io prendo quello che faccio molto sul serio, Lennon. Per cui, se pensi di cazzeggiare, hai sbagliato indirizzo..-
-In effetti , credevo di essere diretto soltanto “in Piazza dello noia mostruosa”, e non in “Via dello sfracellamento di Palle”...- Ironizzò John, con una risatina acuta.
-Qualunque sia l’itinerario attraverso il quale passerai, il tuo traguardo DOVRA’ essere necessariamente il superamento degli esami finali, caro mio...- Riprese Aberdeen, risoluta -...non ho mai fallito prima d’ora, e di certo non credo che topperò per la prima volta proprio per causa tua...-
-E’...una minaccia?
-No. E’ una constatazione.
- Devo forse avere paura?
-Fai un po’ quel che ti pare. Bada che domani alle quattro sarò a casa tua, Lennon...- Aberdeen si avviò a passo di carica verso la porta, stringendo al petto i suoi libri frettolosamente raccolti dal banco in cui sedeva -...e non credere di poterla fare franca, intesi? so dove abiti.
 
John rimase solo in aula, decisamente contrariato. Non aveva tempo da  sprecare per assecondare le mire di quella pazzoide ruffiana di Presidi. Lui doveva continuare ad inseguire il suo sogno, dannazione.
Lui doveva, assolutamente....LEVARLA DI MEZZO!
Un sorriso diabolico si dipinse sul viso irriverente del giovane Liverpooliano. Si poteva star certi che ce l’avrebbe fatta.
Conosceva giusto due persone, disposte ad aiutarlo.
 
Aberdeen si diresse verso l’uscita del College, quasi correndo. Non aveva tempo da sprecare per assecondare la svogliatezza di quel deficiente flippato con la musica. Lei doveva continuare ad inseguire la sua borsa di studio, dannazione.
Lei doveva..assolutamente....RIUSCIRE A FARGLI OTTENERE DEI VOTI DECENTI!
Un sorriso diabolico si dipinse sul viso della bionda di origini Scozzesi. Si poteva star certi che ce l’avrebbe fatta.
Conosceva giusto una persona, disposta ad aiutarla.

 

 

Salve :3

Non crocefiggetemi per questo schifo. I Beatles non mi appartengono (disgraziatamente) e compagnia bella.  L’ispirazione per il nome di Aberdeen mi è venuta da una delle mie canzoni preferite (l’omonimo dei C age The Elephant) eeeeee abbiate pietà. Sono sensibile(scherzo ù.ù all’incirca...).

Lots of Love

Blue .

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Capitolo 2
*** the 'SWEET' escape ***



-Allora siamo d’accordo... dovete cercare di levarmela dai piedi..-
-Strano che tu non voglia posizionartela dai piedi alle palle, John!  Di solito è così, che procedi..-
-Ma smettila, McRicchioney. Quella tizia lì sarebbe in grado di raffreddare anche un ferro incandescente. E’ bionica, ti dico. BIONICA!
-Senti, ma....almeno ce l’hai, qualcosa di commestibile?
 
John si piantò fragorosamente una mano sulla fronte, perplesso. Dal tavolo sistemato nel bel mezzo del suo caotico appartamento, che condivideva con Stuart, Paul McCartney e George Harrison,parte integrante del suo gruppo nonchè due tra i suoi migliori amici, trasmettevano decisamente scarso trasporto riguardo alla missione in cui li aveva coinvolti. Far fuori quella maestrina, dimostrandole ampiamente che erano dei selvaggi, dei casinisti irriducibili, e che qualsivoglia tentativo di redimere il loro leader (LUI STESSO, NATURALMENTE) sarebbe quindi risultato perfettamente inutile.
Peccato solo che John stesse iniziando seriamente a dubitare, delle loro reali capacità...
 
-Eccola. E’ LEI. Ha suonato il campanello. Ai posti di combattimento. Ci siete? GEORGE. E che cazzo...smettila di masticare e assumi un’aria minacciosa, hai capito? Almeno provaci, Dio santo...- Lo rimbeccò John, fissando perplesso l’amico chitarrista intento a ruminare freneticamente -...sembri solo un criceto spastico, con quelle ganasce in movimento. E tu Paul...che cos’è quella posa da prostituto? Contieniti!
-Quanto la fai lunga..- Sbuffò Paul di rimando, che si era sistemato lungo disteso su un fianco sopra il sofà, in una posizione quanto mai equivoca.
 
-Così  questa è la tua caverna, Lennon?- Ironizzò Aberdeen due secondi dopo, guardandosi intorno con aria disgustata. Quel giorno indossava una gonna a balze nera, con infilata dentro una t-shirt oversize decisamente psichedelica,  e portava i capelli raccolti in una piccola coda sulla nuca.
George le fissò con insistenza il punto vita, alla ricerca di ipotetiche tasche contenenti del cibo. Paul, dal canto suo, era decisamente imbarazzante. Ancora un po’ e la mascella gli si staccava per precipitare a terra, come una saracinesca rotta.
John represse a stento l’istinto di crocefiggerlo.
Bel modo, di essere d’aiuto!
 
-Oh sì, mia dolce maestrina...- Rispose John con visibile ironia, conducendola verso il lungo tavolo nell’ingresso - Questo è il mio Palazzo reale. E loro sono le mie fidate guardie del corpo, George e Paul. Dite ciao, ragazzi...-
-FFFFFao...- Fece George sprofondato in poltrona, alzando appena la mano. Aberdeen lo squadrò. Era un ragazzino scuro in volto e nei capelli, pesantemente minorenne, e che per di più era a stento visibile, semisommerso dai giganteschi pacchetti di patatine che si era caricato in grembo. In più, qualunque cosa dicesse risultava incomprensibile, considerato che masticava come un ossesso.
-Ciao.
-Bonjour, mademoiselle. Je m’appelle Pauliè...! ..- Si presentò quindi il terzo moschettiere, praticandole un imbarazzante bacia mano. Era un ragazzo alto, dai lineamenti fini, con due occhi enormi a metà tra il castano chiaro ed il verde bottiglia, coronati di ciglia lunghissime.
...ma nonostante la sua performance, forse un po’ teatrale, Aberdeen lo apprezzò, ed arrossì quasi. MA leggermente. .
- Très heureux de faire votre connaissanc. Mon nom est Aberdeen..-
-Enchanté...-
- ...ma  insomma, voi due...- Riprese in quel momento la parola John, esasperato -volete proprio farmi esplodere le palle? Paul, da quand’è che parli francese, me lo spieghi? E tu, Bird......ti sei forse trasformata da leccacattedre a pedofila? Lo sai o no, che quel tizio che ti ha appena stuprata con lo sguardo, ha compiuto sedici anni il giugno scorso?
Paul rivolse a John un’occhiata assassina, imbronciato. Era evidente che gli rimproverava di avergli appena rotto le uova nel paniere: ma, detto per inciso, non poteva veramente fregargliene di meno. Era stato lui il primo ad averlo tradito, d’altronde, arruffianandosi immediatamente la Bird anziché tentare di farla scappare a gambe levate come pattuito. Il solito concentrato di testosterone con le gambe; ecco che cos’era!
 
-Siamo in marzo, Lennon..- Replicò in ogni caso Aberdeen, gelida, iniziando a sistemare i propri quaderni sopra il tavolo -... Ciò significa che sta per compierne diciassette, come ancora diciassette ne ho io, per il momento. Li sai fare, i calcoli? NATURALMENTE NO. Ma a questo rimedieremo subito, non ti preoccupare...-
John lanciò un’occhiata assassina ai due amici, incitandoli immediatamente ad intervenire. Se gli avessero permesso di venire torchiato da quella, li avrebbe sbattuti fuori dal gruppo senza mezzi termini, parola sua. Quindi meglio per loro che ci impiegassero poco, a svegliarsi!
 
Terrorizzato all’idea di finire a suonare una fisarmonica per strada, George decise che sarebbe stato meglio intervenire. Abbrancò la tazza di cioccolata calda posata ai suoi piedi e, alzandosi di scatto dalla poltrona simulò un capitombolo, avendo cura di farne svolazzare il bollente contenuto sul tavolo del soggiorno.
Gli appunti cartacei di Aberdeen si impregnarono immediatamente di appiccicosa sostanza bruna, mentre la legittima proprietaria lanciava un urlo di disperazione.
 
-Oh merda! Le mie preziosi sintesi sul Dadaismo...-
-Sono mortificato! Non so come sia potuto succedere..- Rispose George, che se era felice all’idea di aver evitato la decapitazione per mano di Lennon, si sentiva pur sempre mostruosamente in colpa nei confronti di una ragazza sconosciuta.
John sghignazzò, preparandosi a vedere Aberdeen perdere le staffe. Ma, del tutto inaspettatamente, la scriteriata non solo cambiò radicalmente espressione,  ma addirittura posò una mano sulla spalla di George, come per consolarlo.
-Sta tranquillo, George. Non erano che copie delle copie delle copie..- Lo rassicurò, infatti -... i miei appunti originali sono tenuti rigorosamente sotto-chiave,a casa mia.
-Ah. Meno...menoMALE..- Sospirò George, che alla sola idea della reazione di John a quella notizia iniziava a sudare freddo.
-...ma sta di fatto che non potrò comunque fare “lezione”, oggi. I fogli sono diventati illeggibili. Che casino. Se mi aspetti un attimo, posso passare da casa a prendere gli altri duplicati, Lennon...-
 
John lanciò a Paul uno sguardo eloquente, aspettandosi che stavolta fosse lui ad intervenire in sua difesa, anziché fissare quella macchina da guerra della Bird con sguardo opaco da merluzzo in amore. Ma niente da fare.
L’idiota continuava a guardarla estasiato avviarsi verso la porta, e non si risvegliò dal coma fino a quando John non gli ebbe appioppato una violenta gomitata sotto lo sterno...
 
-Maledizione, Paul! Avresti dovuto fermarla!- Strepitò John, mortalmente irritato -... e ti è andata bene che abita ad anni luce da qui. Quantomeno, ho perso una mezz’ora buona di rottura di palle, grazie all’espediente di George!
Per tutta risposta, il bassista si strinse nelle spalle, arrossendo.
-Scusami, John!..- Sospirò, con aria sognante - Ma è così bella, ed io...proprio non ce l’ho fatta! Come si fa a volerle male?   
-Perfetto, allora. Visto che le vuoi così bene, per evitare che rimanga delusa, LI FARAI TU, gli esercizi che mi assegnerà quella megera.
-D’OH!
John si lasciò cadere sul sofà, affranto, affondando una mano nel pacchetto di patatine prontamente offertogli da George. Dannazione. Quella Bird, decisamente, si stava rivelando un avversario più duro del previsto...
Ma lui era John Lennon: ed occorreva non dimenticarselo. Aveva ancora molti, davvero MOLTI assi nella manica, da sfoderare...
 
                                                                                             ***
 
-Oh,Aberdeen, vedrai! Richard è così carino...- mentre camminavano fianco a fianco nell’oscura notte Liverpooliana, Maureen Cox, sua migliore amica, vicina di casa nonchè hair-stylist di fiducia, non la finiva più di blaterare.
 
Lei e Aberdeen erano tremendamente diverse: come il giorno e la notte, si sarebbe potuto azzardare. Ma non per questo meno legate.
Maureen era vivace ed esuberante: scura di occhi e di capelli aveva abbandonato gli studi qualche anno prima per lavorare in una salone di bellezza cosa che, ovviamente, per Aberdeen suonava decisamente inconcepibile. Ma lei era comunque un tipo aperto, e naturalmente rispettava la sua scelta. Inoltre, “Mo” era decisamente disinibita con l’altro sesso, a differenza di Aberdeen. Da qualche mese a quella parte, infatti, dava la caccia ad un giovane batterista di nome Richard, del quale non la finiva più di cantare le lodi......e si poteva star certi che non si sarebbe arresa, sino a quando lui non si fosse deciso a notarla.
Infatti, quella sera, Maureen la stava trascinando al Cavern, laddove il gruppo di lui (“Rory Storm and the Hurricanes”) si sarebbe esibito. Normalmente, Aberdeen non avrebbe mai acconsentito a mettere piede in quella topaia semi-buia......
....ma aveva decisamente bisogno di riprendersi, dopo quel tremendo pomeriggio in balia di John Lennon.
-Sì. Sono sicura sia anche un Premio Nobel, oltre che carino , Mo..- La prese in giro Aberdeen, mentre ormai giunte davanti al locale attendevano che la spaventosa coda si sfoltisse per riuscire ad entrare.
-Mi stai forse sfottendo, Miss 100 su 100?
-Ci mancherebbe altro, Maureen! Se non altro, almeno tu conosci le gioie del batticuore. A me, per colpa di quel Lennon, verrà al massimo un infarto..- Commentò Aberdeen sconsolata e con visibile amarezza.
-Chi? E’ quello zuccone che ti hanno appioppato? Oh, guarda...ci fanno ENTRARE!- trillò Maureen entusiasta, trascinandola in preda all’estasi dentro il pub. Aberdeen si arrese definitivamente. Era partita, ormai. Come al solito, quando si profilava quel Richard all’orizzonte, le sinapsi della sua migliore amica andavano a farsi benedire...
 
Il gruppo dell’uomo dei sogni di Mo venne preannunciato, accolto da scroscianti applausi e grida estatiche di ragazze.
Aberdeen dovette ammettere che erano anche abbastanza bravi.
Finalmente, introdotto dal cantante della band (il biondissimo ed ammiccante Rory) Richard, alias “RINGO,” si esibì nel suo assolo di batteria, universalmente noto come “Starr Time”.
Maureen si lasciò cadere tra le braccia di Aberdeen, in visibilio.
-Non è un amore? Che ne pensi, Abbey? Non è un amore?
-Beh, di sicuro infonde tenerezza...- Osservo Aberdeen, aguzzando la vista -E’ spaventosamente piccolo, visto da quaggiù. O forse è solo un’illusione prospettica...-
-Sarai anche un genio ma lasciatelo dire: non capisci niente, in fatto di uomini!- Lo difese a spada tratta Maureen, riprendendosi di colpo. Il gruppo aveva ormai finito la sua esibizione, e la giovane parrucchiera era già pronta a lanciarsi dietro le quinte, a caccia di autografi.
-Devo assolutamente parlare con lui! Aspettami qui, dolcezza!- Strepitò, agitata.
-Frena un istante, MO...non abbandonarmi!
 
Tutto inutile. In capo ad un secondo, Maureen si era già lanciata e confusa nel mucchio di ragazze che tallonavano gli Hurricanes, nel tentativo di strappare loro una firma ...(o forse, i vestiti di dosso).
Aberdeen sospirò, affranta. Stava quasi iniziando a valutare l’ipotesi di ubriacarsi quando incontrò uno sguardo conosciuto, che sembrava tra l’altro intento a ricambiarla con un sorriso di comprensione.
STU SUTCLIFFE! Allora quel posto non era frequentato solo da alcolizzati e da ragazze in preda a violenti traffici ormonali!
-Aberdeen Bird, giusto?- La salutò lui, con gentilezza -...ma guarda che sorpresa, incontrare la tutor di John tra queste quattro mura...come va la missione impossibile?
Aberdeen notò che reggeva un bicchiere di brandy nella mano destra, completamente fasciata.
-Sarei troppo volgare, se dicessi “una merda”?
-No. Credo che renderesti l’idea...- Rise Stuart - Sei qui per bere e dimenticare?
- All’incirca. Per dimenticare, sicuramente. Ma che ti è successo alla mano?
-Oh, questo?- Riprese lui, gettando un’occhiata distratta alla fasciatura -... niente di che. Mi sono graffiato la mano con un taglierino ieri, mentre bucherellavo una tela. Quando ho visto come John aveva ridotto casa nostra, mi è venuta voglia di realizzare un dipinto post-moderno. Titolo “La rabbia”. E’ un peccato però. Stasera ho dovuto abbandonare il gruppo...-
Aberdeen sbatté gli occhi due o tre volte, perplessa. Anche Stuart faceva parte di un gruppo? Non ne sapeva niente!
-Tu suoni, Stu?- Indagò, non smettendo di fissare la sua mano infortunata.
-“Suono”. Parola molto forte, visto che faccio abbastanza schifo. Me la cavo meglio coi pennelli che col basso..- Rispose lui, sfoderando un sorriso un po’ timido -....credo di essere il più scarso, insieme a Pete.
-Ah, sì. Pete.- Commentò Aberdeen distratta, quasi meccanicamente, mentre il presentatore della serata si avvicendava al microfono per introdurre un nuovo gruppo -..Aspetta. Frena un istante...chi DIAVOLO è, PETE?
Stu le cinse le spalle con un braccio, indicando il palco.
-Avrai presto una risposta, madama! - Sogghignò, agitando il suo bicchiere in aria - Eccolo laggiù, insieme al resto della truppa!
 
“A VOI....Johnny and The Moondogs!”.
 
-COOOOOOOOOOOSA?
Aberdeen, che nel frattempo era stata imboccata di forza da Stuart, il quale le aveva letteralmente riversato il suo Brandy superstite tra le labbra, stava quasi per sputarlo interamente sulle scarpe giallo canarino della ragazza di fronte a lei, a causa dell’eccessiva sorpresa.
Non ci poteva credere.Reggendo la sua chitarra, a manco un metro da lei, George esaminava criticamente la folla, finalmente con la faccia visibile (essendo libero da pacchetti di patatine). Paul, che incomprensibilmente l’aveva individuata, si sbracciava come un ossesso e si sdilinquiva a suon di occhiolini. L’anonimo Pete, che finalmente aveva acquisito un’identità, era evidentemente il batterista del gruppo, ed era l’unico a  non tradire la benché minima emozione.
 
E..orrore degli orrori, con la solita, inseparabile chitarra....JOHN LENNON si era avvicinato al microfono, vestito di pelle da capo a piedi e con un’armonica a bocca accostata alle labbra.
 
E COSI’,quel CRETINO........... aveva pure un gruppo? Mio Dio..e  poi...che razza di nome AGGHIACCIANTE era, Johnny and The Moondogs, si poteva sapere? Aberdeen  iniziò ad agitarsi, nel tentativo di scorgere Maureen per potersi così dare alla fuga, insieme a lei. Ma Stuart prese ad indicarla vistosamente, ammiccando ad indirizzo del suo scemissimo compare.
-Johnny! Ehi, Johnny? Mi senti? Hai visto CHI c’è qui?
-Stuart, ma porca vacca...zitto, per favore!
-NON CI CREDO! LA BIRD dentro al Cavern?- Dal canto suo, da sopra il palco, anche John ricambiava l’apparizione del suo peggiore incubo ostentando una decisa sorpresa -...preparate le arche, sta per scendere il diluvio Universale!
 
Il ragazzo si prese qualche secondo per riflettere, mentre il gruppo attendeva che le urla assordanti e vagamente isteriche delle loro fan si abbassassero di volume, per poter così dare inizio all’esibizione. Doveva assolutamente trovare il modo di sfruttare la comparsa della “Donna di Ghiaccio” a proprio favore, dannazione, così da darle una lezione che non avrebbe dimenticato...
D’improvviso, la folgorazione. MA CERTO...come aveva fatto a non pensarci prima? Come ripeteva  quella triglia di Paul, il motto di ogni uomo decente doveva pur sempre essere “le donne non si toccano neanche con un fiore”...ma nulla, viceversa, impediva ad una squinzia di linciarne un’altra, no?
Lui sapeva esattamente che cosa fare.
-Stasera aprirò con un pezzo dedicato alla mia adorabile ragazza, per festeggiare il nostro PRIMO anniversario insieme..- si sgolò John, mentre Pete lo ricambiava con uno sguardo allucinato e le sopracciglia di Paul raggiungevano praticamente l’attaccatura dei capelli per lo shock -...il primo di TANTI, si spera. “Be-Bop-A-Lula”, per quella splendida biondina che vedete laggiù, insieme al nostro bassista...Aberdeen!
-COOOOSA?- Tentò vanamente di protestare Paul, parlando a denti stretti per continuare ad ostentare un sorriso finto di fronte al suo pubblico -..fammi capire, John...non solo mi fotti la canzone, ma... anche la DONNA? Da quando tu e Aberdeen sareste fidanzati da un anno, se solo fino ad oggi pomeriggio volevi impalarla come un totem?
John si asciugò la fronte sudata, perplesso. Ma chi gliel’aveva fatto fare di non incitare McSvegliey a darsi all’ippica, lo scorso luglio a Wolton, anziché di prenderlo con sè?
-E reggimi il gioco Paul, no? Fa tutto parte del piano!..- Lo rimbeccò, seccamente - E smettila di guardare laggiù con quell’occhio da pesce lesso, altrimenti la mia credibilità va a puttane!
 
-OOOOh, ma tu guarda la lieta novella...- Scherzava viceversa Stu, che aveva già colto al volo il diabolico intento di John
-...non sapevo che tu e Johnny aveste una tresca, Birdy....! Ve la siete cavata bene, nel nascondere a tutti noi la vostra relazione segreta...-
Aberdeen, paonazza ed in preda a raptus isterico, non sapeva  come commentare. Era troppo intelligente per non comprendere che dietro a quella mossa doveva esserci qualche malefico doppio fine Lennoniano, ma ciò nonostante stava morendo d’imbarazzo.
-Ma veramente, io...DA UN ANNO, poi! Ci mancherebbe che......neppure morta....ma FIGURIAMOCI!- Balbettava confusa, mentre una vittoriosa Maureen ricoperta di autografi le si affiancava nuovamente cinguettando.
-Cioè...ho sentito bene, Abbey..?- La rimproverò l’amica, con fare scherzoso -...sei fidanzata con un musicista che sprizza sesso da ogni poro, DA UN ANNO, e nemmeno lo dici alla tua best friend? Mi reputo mortalmente offesa..!-
-Maureen, ma quale fidanzat....-
Ma proprio prima che Aberdeen potesse difendersi per l’ennesima volta, le ragazze attorno a lei si voltarono all’unisono, visibilmente furiose, iniziando a bersagliarla di occhiate e commenti  al vetriolo.
 
“E così è QUESTA, la fidanzata del MIO Johnny?”.
“Per Dio...sembra un manico di scopa!”.
“Che cosa ci troverà mai in un ranocchio del genere?”.
“Non ne ho idea...ACCIUFFIAMOLA!”.
 
-Oh cazzo...che cosa vogliono, queste?- Domandò Aberdeen indietreggiando sconvolta, seguita a ruota da Maureen.
- Beh... pare sia questo, il prezzo che si paga per essere “promesse spose” di un musicista famoso, al Cavern...- Sogghignò Stu, alzando le spalle costernato -..gambe in spalla, Birdy!
 
-PISTAAAAAAAAA!
Sulle note di Be- Bop- a Lula, Aberdeen si lanciò in una corsa disperata verso il bagno del locale, immediatamente tallonata da una folla di pazze assatanate più che risolute a farle pagare duramente la colpa di essere “la donna del LORO uomo”.
Porca vacca, quel Lennon! Lo sapeva, LO SAPEVA, che l’aveva fatto apposta! Ed infatti, il suo sguardo che aveva incontrato mentre iniziava la sua fuga disperata aveva perfettamente trasmetto ad Aberdeen la  sadica soddisfazione provata dallo stronzissimo individuo. Ah, ma...se la sarebbe vista con lei, ecco cosa!
-E ora che facciamo, Abbey? - Indagò Maureen, perplessa, una volta al sicuro tra le quattro pareti della toilette (la cui porta rimaneva, comunque, trivellata dall’incessante bussare delle ragazze rimaste all’esterno) -.e.....perchè ci siamo chiuse nel bagno dei MASCHI, di grazia?
-Fa tutto parte del piano, Mo...- Fece di rimando Aberdeen,montando a sedere sul lavabo con aria soddisfatta -....non temere.
Vuole una fidanzatina gelosa, Lennon?- Maureen deglutì. Conosceva bene quello sguardo, che compariva sul viso della sua amica soltanto in determinate occasioni. E quello sguardo, immancabilmente, voleva dire...GUAI.
-..E una fidanzatina gelosa, avrà.
 

 

 Ok. Perdonatemi per l’imbarazzante forzatura sull’età di Maureen (che era del 46, mentre secondo i miei calcoli, Aberdeen dovrebbe essere nata nel 41) ...ma è la mia Beatle-girl preferita, insieme ad Olivia Harrison (la cui comparsa purtroppo è un po’ tardiva rispetto alla cronologia  di questa storia ù.ù) e così ho dovuto intervenire :3 vabbè. Basta dire cazzate. *Si allontana facendo le mossettine ammiccanti di Sir Macca* Grazie mille per aver avuto anche solo la gentilezza di leggere quest'atrocità. Davvero.

Con stima, Hugs oxoxo, ed immutato amore  
                                                                                                                                                                           Blue.

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Capitolo 3
*** She Came In Through The Bathroom Window ***


Soddisfatto del proprio exploit,  John Lennon poteva finalmente godersi la meritata solitudine dentro al minuscolo bagno del Cavern.

Gliel’aveva proprio fatta, a quella Bird. Se l’era data a gambe:  ci scommetteva i testicoli che la saputella avrebbe prontamente chiesto al Preside di essere sostituita, dopo quella sera, essendosi ormai resa conto che qualsiasi tentativo di disciplinarlo sarebbe risultato assolutamente vano....
...sempre SE era sopravvissuta, si intende. Le frequentatrici del Cavern sapevano diventare decisamente manesche.

John si preparò a sfogare di buon grado i suoi bisogni fisiologici, meditando soddisfatto su quale favorevole piega stessero prendendo gli eventi, per Lui. Oltretutto, quella sera, i ragazzi avevano decisamente spaccato. Il successo era sempre più vicino e John ne era ormai abbastanza sicuro. Ma proprio mentre stava per riallacciarsi i pantaloni, una voce femminile sgraditamente inconfondibile, lo prese alle spalle..
-Apperò! I miei più vivi complimenti, Lennon...come riesci a scaricarti senza microscopio? Ci vorrebbe come minimo un obiettivo multifocale della NASA, per riuscire a vedere quel fagiolino disidratato...è ammirevole, che tu riesca comunque a “trovartelo”. Dico sul serio...-

Appoggiata al lavandino dietro di lui,  in una posa da gerarca nazista e con una sciarpa rossa drappeggiata attorno al collo, Aberdeen Bird gli rivolgeva un malefico sguardo di commiserazione. John sobbalzò, sollevandosi di nuovo ( e di scatto) i pantaloni.
ANCORA LI’, per la misera? Ma come aveva fatt0, la maestrina, a scampare alle grinfie della banda di assatanate che le aveva scatenato contro col suo astuto espediente? E che cosa ci faceva, in ogni caso...NEL BAGNO DEGLI UOMINI?
Con le guance in fiamme, il ragazzo la perquisì rapidamente con lo sguardo, nel vano tentativo di individuare un valido appiglio al quale aggrapparsi per controbattere degnamente.
 
-Beh, ha parlato l’asse da stiro...- Buttò lì, fissandosi con aria imbarazzata le parti basse ormai nuovamente celate dai pantaloni -...si vede proprio che ti piace stare in bagno, Bird. Perchè c’eri anche il giorno in cui il Creatore distribuiva le “tette”, a quanto vedo...
La bionda scoppiò a ridere mentre una seconda ragazza, mora e dal viso simpatico, si materializzava accanto a lei, squadrando John con sincero interesse.
-Non vedo che cosa io possa farmene, di due inutili appendici corporee...- Ribattè prontamente Aberdeen - Non aspiro certo ad essere munta, mio caro.
-In ogni caso, sappi che le tue insinuazioni non mi toccano...- Replicò John afferrando prontamente la maniglia della porta, risoluto a tentare la fuga - Che diavolo vuoi saperne, tu? Non ne avrai visto uno nemmeno in cartolina...-
- Sui miei libri di biologia, ci sono raffigurati comunque omini in miniatura con un’artiglieria più pesante della tua...-
-ORA BASTA, MALEDETTA!- Sbottò il giovane Lennon, decisamente umiliato - non starò qui a farmi sminuire un secondo di più, mi hai capito? Vai a farti f....-
-JOHN? Anche tu qui? Ma che allegra rimpatriata!- Alan Sytner, il proprietario del locale, elegante come di consueto, ricambiò John con un sorriso al di là della porta improvvisamente spalancata. Era evidente che anche lui era diretto al bagno, considerato che era felicemente impegnato ad armeggiare con la propria cintura...ma non appena scorse Aberdeen, l’uomo, si ricompose con velocità straordinaria.
-Certo che tu e la tua ragazza siete proprio inseparabili. Addirittura ti segue nel bagno..- Osservò Sytner, che per fortuna non si era accorto di Maureen nascostasi prontamente dietro il tramezzo a  parete.
-No, signor Sytner, c’è stato un malinteso. Lei non è...-
-Hai menato un bel casino, annunciando pubblicamente la vostra relazione...- Riprese tuttavia Alan con aria seria, fissando John con tanto di fronte corrugata - Quelle ragazze mi hanno quasi sfasciato il locale per la furia. Ma lascio correre solo perchè è decisamente una bella signorina, ed è quindi normale che tu te ne voglia vantare un po’. Perchè....non si tratta di una birichinata delle tue, NON è vero, John?
 
-Ma, veramente, noi non...-
Aberdeen assunse l’espressione di una gatta che si lecca i baffi, pronta a rompere le uova nel paniere di Lennon, cogliendo l’occasione per svergognarlo davanti al proprietario dello stesso locale in cui si esibiva. Sarebbe rimasto culo in terra ed avrebbe dovuto ricominciare a studiare, ecco cosa.
Ma prontamente John l’afferro, letteralmente affondandole le unghie nella mano destra.
 
-Cosa? Birichinata? Ma QUALE birichinata, signore? ..- Boccheggiò, trascinando Aberdeen verso la porta -...noi due ci amiamo alla follia, è ovvio! Non è vero, MIELE?
- Sì. Certo. Se lo amassi appena un po’ di meno, credo che lo vorrei morto...- Commentò la ragazza, sotto lo sguardo di un perplesso Sytner che iniziava a pensare che John e la sua “innamorata” condividessero davvero uno strano tipo di umorismo..
- Ma si può sapere che cosa ti salta in testa?- la affrontò a muso duro John, mentre una volta fuori dall’affollato bagno procedevano a fatica in mezzo alla consueta calca del Cavern , per raggiungere gli altri -..non ti basta perseguitarmi per i tuoi maledetti scopi arrivisti? vuoi pure farmi licenziare?
-Oh, hai ragione. E’ così crudele da parte mia! Ha parlato quello che ha cercato di farmi UCCIDERE da un’orda di barbare! - Gridò di rimando Aberdeen con le braccia ripiegate lungo i fianchi, mentre un Paul sull’andante ubriaco si avvicinava sorridendo a loro.
-Ecco. Prenditela. Io, ALMENO per stasera non ne voglio più sapere...- Strepitò John rivolto al bassista impregnato di alcool,  su tutte le furie, mollando la mano di Aberdeen di scatto. N

on ne poteva decisamente più di quella tizia, che in neanche quarantotto ore di conoscenza gli aveva procurato più grattacapi di un attacco di scarlattina fulminante...e per giunta era
  intenzionato a dirigersi verso una provocante bionda dal decolleté in bella mostra, che scommetteva sarebbe stata in grado di alleviare tutte le sue sofferenze....
...Ma Aberdeen non aveva ancora abbandonato il saldo proposito di fargliela pagare!
 
-Johnny, oh tesoro mio, dove vai?  Ti allontani senza di me?
La formosa biondona lanciò ad Aberdeen uno sguardo perplesso mentre Lennon,  ritrovandosi  nuovamente aggrappato al braccio quella pazzoide mangia-libri della Bird, si sorprendeva a maledire vivamente il nebbioso 9 ottobre della propria venuta al mondo. ..
-Che cosa diavolo hai intenzione di fare?- Borbottò, a denti stretti.
Nel frattempo, la bamboleggiante e pettoruta bionda, era evidentemente alla ricerca di spiegazioni.
 
-Lenny, e così questa tizia è veramente la tua ragazza?- Domandò, sbattendo con aria vacua le ciglia - Credevo stessi scherzando, là sul palco. Non pensavo fosse...il tuo tipo...-
-Ecco, Barbara, devi sapere che...-
-...devi sapere che... “LENNY “è un tipo molto affascinato dall’intelletto femminile, in realtà, mia cara Barbara...- prese la parola Aberdeen, trattenendo a stento le risate nel pronunciare quel terribile soprannome, mentre Paul e Stu, seguiti da un Pete imbambolato e da un George con la bocca sporca di caffè freddo, si avvicinavano a loro volta al luogo del misfatto
-..e quindi io sono veramente la SUA ragazza, come lui ci ha tenuto a sottolineare prima.
-ma nemmeno per id....-
-...anche perchè, al signor SYTNER, non piacerebbe sapere che certi tumulti sono stati fomentati per colpa delle cazzate sparate da QUALCUNO...- Aberdeen fece una pausa, imitando forzatamente il forsennato sbattimento di ciglia della fatale “Barbara” -...non è vero, LENNY?
 
John iniziava, sotto le luci alogene del Cavern, a sudare visibilmente freddo. Con la coda dell’occhio poteva scorgere Stu ridere sotto i baffi, consapevole di averlo avvertito che gabbare la Bird non sarebbe stato tanto facile; Paul barcollante e palesemente oppresso dal peso dell’alcool e George il quale, essendo ancora parzialmente innocente, tendeva a strafregarsene  di tutta la faccenda, e fissava con aria apprensiva la ciotola di salatini posta sul bancone alle loro spalle, alle quale miliardi di altre mani sembravano pronte,- con suo sommo rammarico-, ad attentare.
 
“O la ammazzo o la ammazzo”- Pensò, decisamente disperato. Ci mancava, oltre che a mortificare le sue doti maschili e a seppellirlo di noiosi compiti , che quella disgraziata gli impedisse addirittura di farsi un corroborante corpo-a -corpo con quella sventola di Barbara! L’avrebbe messa alle strette, ci si poteva giurare
E sapeva anche come....
 
-Ma certo che è vero, mia Musa ispiratrice...- raccolse la palla al balzo, cingendole le spalle con il braccio destro -...ed anzi, perchè non dimostriamo al mondo quanto ci amiamo, scambiandoci un bel bacio?
Aberdeen spalancò gli occhi, ovviamente presa alla sprovvista. TOMBOLA!  Era ovvio che non avrebbe MAI accettato di scendere ad un compromesso del genere, ed avrebbe quindi sabotato autonomamente i suoi loschi piani...
 
-U-un bacio, hai detto? Ma...JOHNNY...sai bene quanto io detesti simili effusioni, in pubblico...- Tentò di difendersi, monitorata dallo sguardo scettico di Barbara.
-Ma...ma come?..- Recitò alla perfezione “Iperbolico-Stronzo-Lennon”, rivolgendole uno sguardo da cucciolo smarrito
-...cioè..IO ti dedico una canzone, incurante di scontentare le MIE fan...e tu mi neghi anche un premio così piccolo?
Ma che razza di fidanzata sei, Aberdeen?
-Già. Che razza di fidanzata sei?- Gli fece eco Paul stizzito, sperando vanamente che ciò risultasse utile ad allontanare il più possibile Aberdeen dai tentacoli di John.
 
La ragazza rimase immobile, incapace di decidere sul da farsi. Tutti si aspettavano qualcosa da lei: che assecondasse la bastardata di Lennon o che, alternativamente, uscisse allo scoperto, confessando che NON era la sua ragazza.
Perfino Maureen, sfuggita a Sytner e finalmente ri-mersa dal bagno in compagnia di Rory Storm, non faceva che fissarla con sguardo curioso.
-Allora? Siamo come un esercito di San. Tommaso, noi altri. Se non vediamo, non crediamo!- Incalzò Stuart, che si stava divertendo un mondo.
- Vogliamo le prove!- aggiunse George, ridendo sotto ai baffi (questa volta di cacao).
- Vedere per credere!- Concluse infine Barbara con voce stridula, facendo eco a Sutcliffe (peraltro, con scarsa fantasia.)
 
Aberdeen si avvicinò a John, a malincuore. Pensò che un tristissimo bacetto stampo sarebbe bastato, ad ogni modo, per accontentare quella branca di sadici. Tanto valeva vincere lo schifo.
Ma Lennon era più che risoluto ad utilizzare tutte le sue armi, per metterla in difficoltà (e per ottenere il beneplacito per capottarsi con Barbara, dimostrando incontrovertibilmente che Aberdeen NON era la sua ragazza). Dunque, l’afferrò con forza, e dopo averle morsicato tutt’altro che delicatamente le labbra, le piazzò con decisione la sua lingua in bocca, sicuro che lei se la sarebbe data a gambe urlando.
 
Aberdeen trattenne a stento un urlo di disgusto, in effetti. Gli avrebbe volentieri macerato le palle, a forza di prenderlo a calci, ma si trattenne. Non aveva sgominato qualsiasi tipo di rivale alla rappresentanza studentesca, vinto 4 trofei di corsa ad ostacoli col suo fidato Black Wind e sopportato con pazienza l’ultimo spasimante di sua madre (un clown itinerante di nome BLUETTE) tirandosi indietro. Per cui, non l’avrebbe fatto neppure quella volta.
Ingaggiò anzi una vera e propria battaglia labiale con Lennon, tant’è vero che dopo tre minuti abbondanti, i due erano ancora impegnati nello sfrenato scontro facciale, sotto lo sguardo del loro pubblico...
 
-Ok. Ok. Abbiamo capito, per la misera! Proseguite in separata sede! Ci sono dei minori, qui...!- Sghignazzò Stuart incredulo, indicando un divertito George ed un letteralmente furente Paul (soprattutto a causa dei continui riferimenti alla sua minorità).
 
-Ne avete avuto abbastanza, ora?- Riprese Aberdeen, staccandosi di colpo, paonazza in viso. -..Cenerentola deve rientrare, adesso. Andiamo, Maureen...-
Aberdeen si fece largo  a fatica verso l’uscita , trascinandosi dietro l’amica, ancora traumatizzata dallo spettacolo che si era appena verificato di fronte ai suoi occhi.
 
-Cioè...e io che credevo che essere riuscita ad ottenere il numero di Richard da Rory, fosse la cosa più esaltante destinata a succedere, stasera..- Balbettò la mora, decisamente allibita -...e invece tu, Abbey...tu hai...appena...CON QUELLO LA’.....-
-Ti prego, Maureen...- Tagliò corto Aberdeen,  che ancora non era riuscita a spazzar via dal suo viso un visibile rossore
-...NON parliamone..-
- Aberdeen, aspetta!- La ragazza si voltò di scatto, sperando vivamente che non si trattasse di qualcun altro a caccia di “inesistenti particolari” a proposito della sua” altrettanto irreale” relazione con John Lennon.
-Certo che sei veloce, a correre...-
Scampato pericolo.  Era Paul. E per fortuna, sembrava anche decisamente meno sbronzo di quanto non apparisse fino a mezz’ora prima...
-Mi chiedevo se un imberbe ragazzino come me potesse avere l’onore di accompagnarvi a casa..- Scherzò, sfoderando il consueto sorriso, reso adorabile da quel suo paio di incisivi leggermente sproporzionati -....due donne sole così carine, non è bene che vadano in giro da sole, la notte...-
-Permesso accordato..- Sorrise Aberdeen. Paul era un ragazzo così gentile e pacato, a differenza di John. Sebbene anche lui vestito di pelle nera da capo a piedi, non riusciva per davvero a non trasmettere un’impressione di assoluta dolcezza.
Ma come era possibile che quei due riuscissero ad andare così d’accordo?
-Mi dispiace molto per quello che è successo con John, davvero. Sa essere terribilmente scemo, a volte. Ma non lo fa per cattiveria...- La rassicurò Paul camminandole a fianco, mentre Maureen ammiccava da dietro le sue spalle profondendosi in palesi allusioni alla sua “avvenenza” -...e in ogni modo, tu gli hai tenuto testa davvero bene...-
-Già...- Commentò Aberdeen, riuscendo faticosamente a rimanere seria, considerato che Maureen stava sottolineando con espressioni stralunate la particolare sfericità del di -dietro di Paul -...ma resta il fatto che sarà più difficile di ciò che credevo, farlo studiare. E’ veramente un insensibile genio del male...-
 
 
 Ma l’insensibile genio del male John Lennon, che poi tanto insensibile non era, all’interno del Cavern, si era sorpreso di nuovo a sudare visibilmente.....
E non si trattava certo della calura( considerato che si era levato di dosso la giacca di pelle non appena Aberdeen era scomparsa alla sua vista)...nè tantomeno di Barbara, visto che di ciò che quella tizia farneticava non gli giungeva che un lontano ronzio, distratto com’era, mentre se ne stava appoggiato al bancone del Cavern con la testa sostenuta da ambedue i gomiti...
 
-Che faccia sbattuta, Lennon..- Gli si affiancò a quel punto Stu, lanciandogli da sotto gli occhiali scuri uno sguardo solidale -....sembri stato sotto un tir. Ti ordino uno Sherry, caro?
Come riprendendosi da un profondo stato di trance,  John gli rispose con una voce simile ad un boato ultra-tombale.
-Fai anche due, Sutcliffe...- Boccheggiò, sconvolto -...perchè non so se ti rendi conto di che cosa è appena successo...-
-Che cos’è successo?- Indagò di rimando l’amico, porgendogli solerte un bicchiere di nettare divino.
-Ho appena baciato Aberdeen Bird, Stu...-
Stuart inarcò un sopracciglio. Era evidente che non riusciva a cogliere la sostanza del problema. Ma John, viceversa, ci riusciva anche fin troppo bene....
-E il dramma dove sarebbe?
-Il dramma è che...mi è pure....piaciuto...-
 

 

 

Pant. Puff. Che fatica. Sono sommersa di studio, pregate per me . A volte mi chiedo perchè io stia ancora “Studiando”, invece di andare a zappare in un cantiere...(o di fare la Beatle-crittologa a vita....anche se mia madre insinua di continuo che  nessuno mi pagherebbe!).

Bah. L’unica cosa che mi consola è che si sta avvicinando il mio compleanno, e questo significa Soldi E Regali.... *vena materialista mood On”

Sono nata il 9 Ottobre...vi ricorda qualcosa o ..QUAlcuno?

Kisses (on the Bottom...  )

Blue

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Capitolo 4
*** The FIRST time is a 'Mistake'..... ***


 

 

-Hey, Birdy! 
 
Aberdeen si voltò di scatto, decisamente distrutta. Pessima, pessima idea, quella di trascorrere certe serate al Cavern, quando il giorno successivo c’era...SCUOLA!
Era stanca, a lezione si era fatta sorprendere una volta a fissare fuori dalla finestra dal professore (cosa probabilmente mai successa, in tredici anni di onorata carriera scolastica ) e per giunta si era vestita in modo orribile, con una gonna a scacchi e calzini a strisce, che nel buio della sua stanza le erano sembrati in coordinato.
Uno scempio. Neppure il clown di sua madre, ci scommetteva, avrebbe avuto il coraggio di andarsene in giro a quel modo...
Stu, invece, dal canto proprio, era perfettamente in ordine e la fissava con uno sorrisetto compiaciuto, appoggiato ad una delle colonne del giardino a corte chiusa del College, come sempre in total black.
Il suo show doveva aver fatto una certa impressione a tutti, a giudicare dallo sguardo che non aveva ancora smesso di rivolgerle...
 
-Te ne prego, Stuart. Se il tuo obiettivo è di nuovo parlare di ciò che è successo ieri sera, PERFAVORE.....NON farlo...-
- Eddai, Birdy, rilassati...!Noi giovani di malaffare non ci scandalizziamo affatto, per un’ innocente slinguazzata..-
-NON si trattava affatto di una s....
-Sarai anche un genio accademico, ma non hai davanti a te un idiota, Aberdeen. L’abbiamo visto tutti che vi siete perquisiti le tonsille a vicenda. E sai che ti dico?- Stuart trasse un’ampia boccata di fumo, mentre il professore di Composizione, che attraversava a grandi passi il giardino della scuola, lo fulminava silenziosamente -BUON PER VOI! non sono qui per parlare di queste futilità. Voglio invitarti ad una festa a sorpresa!
-Una...cosa?
-Una festa a sorpresa, ti ho detto!- Replicò Stu, agitando con aria enfatica le braccia - Per il nostro Georgie! Il marmocchio ha appena compiuto 16 anni una settimana fa, e neppure abbiamo potuto festeggiarlo degnamente, visto che aveva un’intossicazione alimentare...-
 
Aberdeen fece mente locale. Da quando  lo conosceva, non c’era stato un secondo in cui avesse visto George a mandibole ferme..
 
-Chissà perchè, non mi sorprende.
-Non ha sorpreso nessuno di noi, chiaramente... - Ammise Stu, con il suo solito sorrisetto - allora vieni? Abbiamo organizzato il misfatto a casa mia e di John, a Penny Lane. E puoi portare anche quella tua amica un po’ fuori, che abbiamo conosciuto l’altra sera..-
Per tutta risposta Aberdeen si strinse nelle spalle, fissandosi leggermente imbarazzata i piedi.
-Non saprei, Stu. Mi farebbe molto piacere, ma non credo che Lennon sarebbe dell’opinione...-
 
Stuart strabuzzò gli occhi, stringendo al petto la sua cartella di disegni.
 
-Oramai siete “INTIMI”, giusto cielo! Come potrebbe non fargli piacere?
-...Ma....PER FAVORE! Ma quale intimi d’Egitto........- Protestò Aberdeen, mulinando la piccola coda di cavallo trattenuta da uno svolazzante nastro rosso.
 - Foste anche intimi “D’Etruria”, la cosa non è rilevante. Ti aspetto alle otto meno un quarto di stasera per gridare il fatidico “sorpresa”, ok? E bada che me la lego al dito, se dai forfait!
 
Aberdeen restò sola con i suoi pensieri mentre Stu si allontanava saltellando, come di consueto immerso in un mondo tutto suo. Era decisamente un artista: avrebbe potuto fare strada....mentre per quanto riguardava Lennon, l’unico probabile tragitto che avrebbe compiuto, sarebbe stato quello....verso GLI INFERI!
Tra parentesi, Aberdeen non aveva incontrato neppure di sfuggita il disgraziato, quella mattina. Chissà dove diavolo si era andato a cacciare.....
 
.......non che la cosa la interessasse in qualche modo. SI INTENDE.
                                                                                             
La ragazza trascorse il resto della giornata sperando ardentemente che l’ora di fare ritorno a casa arrivasse in fretta, distratta com’era. Non ne poteva veramente più di ritrovarsi con lo sguardo perso, o fisso su un punto imprecisato del soffitto...
 
Non faceva che ponderare al di sopra dell’invito di Stu. Doveva andare? Non andare?
Si stava affezionando a quei ragazzi; cosa rara per lei, che fatta eccezione per Maureen e Noah, la sua vicina di banco, era  abbastanza refrattaria alle nuove amicizie....
 
...eppure, le suscitava un terribile imbarazzo l’idea di dover ritrovarsi così presto faccia a faccia con Lennon.
In virtù del loro “calendario di incontri” , non avrebbe dovuto vederlo di nuovo, prima della settimana successiva..
 
-Hey, Aberdeen! - ma mentre si avvicinava al cancello d’uscita, di nuovo totalmente sovrappensiero, Aberdeen vide ciò che non sarebbe stato difficile interpretare come un segno del destino. 
Paul e...RICHARD? la attendevano fuori dalla cancellata , aggrappati alle transenne con un’espressione buffa. Quando l’avrebbe saputo Mo..!
 
-Ciao Paul! Cosa ci fai qui?
- Aberdeen, lui è Ringo, un amico mio e dei ragazzi. ..-
Aberdeen gli strinse la mano, non riuscendo a trattenere un sorrisetto compiaciuto.
  “Ringo”, come l’aveva chiamato Paul, era decisamente tenero,  e con un viso simpatico illuminato da due splendidi occhioni blu.
-Piacere! Direi che lo conosco già, anche se più “formalmente” come Richard. La mia migliore amica ha una cotta paurosa per te...-
-Davvero? E’ carina? E’ messa bene a chiappe?- Si lasciò sfuggire Ringo, illuminandosi ancora maggiormente.
- Porca miseria. Ringo, contieniti! Siamo davanti ad una signora!- Lo rimbeccò Paul, imbarazzato a morte -...siamo qui perchè volevamo invitarti ad una festa , stasera...Puoi portare anche quella ragazza tanto briosa che era con te, ieri!-
-Oh, grazie Paul. Stu mi ha già accennato qualcosa, ma non so se sia il caso. Sai....John......-
-Oh..- Fece Paul, evidentemente deluso all’idea di non essere arrivato per primo. Ma Ringo non era tipo da demordere tanto facilmente...-
 -Lennon è tutto fumo e niente arrosto, baby - Sorrise, sferrando pugni nell’aria -..se ti da noia lo sgomino immediatamente, parola mia. Per cui non sei autorizzata a mancare! Tant’è vero che devi presentarmi la tua amica....-
Paul si inginocchiò letteralmente ai piedi di Aberdeen, ignorando miracolosamente la discutibile eleganza dei suoi calzini a strisce. La ragazza sospirò di sollievo.
Menomale che gli uomini erano disattenti, a simili dettagli di stile!
-Te ne prego, Aberdeen! Vieni!
 
La ragazza rifletté un attimo, decisamente combattuta.  Già quell’individuo le stava impedendo di vivere spensieratamente  il College, perseguitata com’era dal perenne timore che le giocasse qualche brutto tiro anche dentro alla scuola  ...non gli avrebbe dato anche l’opportunità di rovinarle drasticamente la vita sociale!
E poi era stato Stuart, ad invitarla.
Che Lennon andasse pure a farsi fottere, quindi.
 
-Oh...e va bene..-
-Ssìì! - Paul spiccò praticamente il volo, immediatamente bersagliato dallo sguardo perplesso di Ringo...-Cioè, volevo dire....mi fa molto piacere..!.-aggiunse quindi, cercando di riparare all’eccessivo entusiasmo palesato.
Il batterista scosse la testa.
- Lo  chiamavano “James L’ Antisgamo McCartney!....”
-Emmmh...avete già pensato a cosa regalare a George?- Si affrettò a domandare Aberdeen, nel tentativo di risollevare il povero Paul dall’estremo imbarazzo sopraggiunto.
-...A dire la verità, non ne abbiamo la più pallida idea..- Ammise Ringo, stringendosi nelle spalle -...così, io e il pivellino qui presente abbiamo deciso di fare un salto ai grandi magazzini Lewiss, nel tentativo di farci venire qualche idea decente. Ovviamente, sarai dei nostri....... non è vero, Aberdeen?
Mentre Paul avvampava per l’ennesima volta, oramai arci-stufo dei sistematici riferimenti alla propria età, Aberdeen realizzò, con decisa contrarietà, che i propri attrezzi da disegno dovevano essere, allo stato attuale, sebbene ermeticamente riposti all’interno dell’ elegante ed apposita valigetta di plastica trasparente, dispersi da qualche parte, nell’aula studio in cui aveva trascorso le ultime due ore  in preda ad una noia mortale.
Vero era che, la ragazza, per non costringere i due amici ad accumulare uno sgradito ritardo sulla tabella di marcia, avrebbe sempre potuto recuperarli in seguito, mentre faceva dietrofront per raggiungere la propria abitazione; il signor Glandstone, il custode dell’Istituto, era d’altra parte legato ad Aberdeen da un rapporto di reciproca cortesia e di stima assoluta e non avrebbe in alcun modo, per tale ragione, esitato ad aprirle nuovamente le porte dell’edificio.....eppure... 
Eppure, non era la prima volta che tra le quattro pareti del Liverpool College Of Arts, checchè formalmente si trattasse di uno dei più rispettabili istituti d’Arte della zona, gli studenti si ritrovavano loro malgrado costretti a subire e denunciare dei furti: la scuola, evidentemente, doveva essere addirittura più popolata di buontemponi inconcludenti della risma di quel “JOHN LENNON” di quanto Aberdeen pensasse, dannazione.
Un’irreprensibile figura di riferimento per il personale docente e studentesco quale lei era,  di conseguenza, non poteva di certo risultare così ingenua da lasciarsi soffiare da sotto il naso le sue preziose squadre e compassi conservati, sino a quel momento, in perfetto stato: no, nulla da fare. 
Aberdeen doveva fare dietro front: avrebbe fatto quanto prima potesse ed inoltre, - ne era sicura- Paul e Ringo avrebbero capito.
 
-Ragazzi, lo so; sono una perfetta idiota. Ma sfiga vuole che abbia lasciato tutti i miei strumenti da disegno in aula. Vi scoccia se corro un istante a recuperarli? Ritorno subito; lo giuro!- Scherzò Aberdeen mimando , con le mani giunte, un’accorata preghiera rivolta a Paul e a Richard, nel tentativo di stemperare il proprio imbarazzo.
-Ma figurati, Aberdeen! Nessun problema! Ti ASPETTO qui..- Le rispose prontamente Paul,  prendendo posto a sedere su di un basso muretto di tufo e avendo cura di sottolineare l’estraneità totale di Ringo a quello che, più che ad una spedizione finalizzata all’acquisto di un regalo per il piccolo George, avrebbe dovuto assomigliare (perlomeno nelle sue intenzioni), ad una sorta di appuntamento galante per due. Ringo, dal canto suo, si limitò ad alzare gli occhi al cielo, rassegnato.
 
-McCartney, sei incorreggibile, perdiana!- Lo sentì commentare Aberdeen mentre, a grandi passi, si allontanava in direzione della rampa di scale che l’avrebbe condotta al terzo piano dello spazioso edificio -...ok che sei in piena fase ormonale, in quanto pivello, ma te ne prego: frena i tuoi traffici testosteronici o rischi di iniziare a somigliare più ad un gorilla arrapato che ad un “uomo”! Quando sei al cucco non ti frena più nessuno, ragazzo mio: tutto ciò ha dell’incredibile...!-
-RINGO!- Strepitò di rimando Paul, furente di rabbia, pattugliando frenetico la zona circostante con lo sguardo per sincerarsi che nessuno avesse captato quelle mortificanti accuse-   Chiudi il becco, per la miseria! Ricordami di cogliere l’occasione per ringraziare l’Altissimo, ogni qual volta  mi capiti di meditare sul fatto che al nostro batterista, probabilmente,  si è essiccata la lingua! Non so come faremmo con un ingestibile impiastro come te alla calcagna, anziché quel totano di Pete...-
Per tutta risposta, Ringo si limitò a sogghignare tra sè e sè accendendosi, con un rapido gesto della sua inanellata mano sinistra, una sigaretta 
-Non si sa mai, Paulie. Le cose possono sempre cambiare! Anzi; sai che ti dico? - Lo sfidò il batterista, riducendo i grandi occhi azzurri a due fessure beffarde -..Un giorno, voialtri saltafossi mi supplicherete letteralmente di suonare insieme! E CHISSA’ se io, a quel punto, accetterò...-
Paul proruppe in una sonora risata.
-Sei proprio un buontempone, Ringo!
-Sìsì. Scherza quanto ti pare....-
 
Nel frattempo, tre piani di scale e diversi ettolitri di sudore più tardi, Aberdeen era finalmente giunta a destinazione. Ma proprio mentre, sopraffatta dallo sforzo immane, la ragazza si riprometteva, reclinata sulle ginocchia, di non cimentarsi  mai più nella scalata di un numero così elevato di gradini a passo più che sostenuto, un’inconfondibile, incredibilmente sgradevole voce maschile le si rivolse in tono canzonatorio, spingendola a riscuotersi in un tempo insolitamente rapido....
 
-Salve a Lei, sua Malmessità Reale! Cercava forse...QUESTA?
 
Aberdeen Bird, celebre per la sua proverbiale calma inglese, più volte insignita di riconoscimenti accademici in virtù della sua inesauribile pazienza cui si era appellata in svariate occasioni, nel corso dell’anno scolastico, per poter offrire ripetizioni agli studenti maggiormente refrattari all’apprendimento scongiurando il rischio di staccare loro la testa a morsi, si ritrovò costretta, suo malgrado, a mordersi letteralmente la lingua, nel tentativo di ricacciare indietro un prorompente tornado verbale di discutibile finezza. Lascivamente appoggiato allo stipite della porta, con un sorrisetto bastardo incollato alla faccia e la SUA valigetta da lavoro appesa al braccio si trovava, infatti, proprio LUI: “IperbolicoStronzo Lennon” il quale, con la cravatta allentata, l’uniforme troppo larga e spiegazzata buttata addosso come uno straccio ed i capelli biondastri arruffati assomigliava, più che ad uno studente rispettabile, ad un gigolò reduce da una snervate sessione lavorativa.
 
-M- ma guarda. Chi non muore si rivede...- Si limitò quindi a sibilare la ragazza, esausta, con palpabile sforzo immane.
-Già. Che fortuna, vero?- Lennon si allontanò, con rapido scatto, dalla porta, per iniziare a girarle attorno come un pericoloso animale famelico - Hai corso fino a qui, boccuccia di rosa? Sei così fradicia che mi sentirei quasi di candidarti al titolo di “Miss Maglietta Bagnata” ....se non fosse che, le tue imperdonabili carenze lì  sul davanti , mi spingerebbero in realtà a chiedermi se non sia più adatta a te la qualifica  di “Mister”!
 -LENNON!- Oramai al colmo della sopportazione Aberdeen , paonazza e fuori di senno, gli si avventò contro, nel vano tentativo di riappropriarsi della propria valigetta  -  TU; DISGUSTOSO, VOMITEVOLE MEZZ’UOMO! Dovresti solo cementificartela, quella cazzo di bocca! IO sarò pure senza seno ma, quantomeno, non me ne vado in giro combinata come te! Sembri un puttano di bassa macelleria! Ma dico; TI SEMBRA QUESTO IL MODO DI VENIRE A SCUOLA?
- A “scuola”, non saprei...- Per tutta risposta, John, senza riuscire a nascondere neppure minimamente il proprio compiacimento, non faceva che sollevare il braccio a cui l’oggetto della contesa era appeso sempre più in alto, sempre più in alto.....
 - “DI VENIRE”, senz’altro...-
-Sul serio; ma ti impegni, o ti viene naturale l’essere così ripugnante?
-Sei tu che riesci sempre a perseguire al meglio l’ambizioso obiettivo di ispirarmi le peggiori grezzate, mia Musa: i miei complimenti..!-
-Ora basta, Lennon...-
 
Oramai arci-stufa di quel puerile giochetto, Aberdeen  afferrò con tutta la forza che aveva in corpo il suo odioso “studente” per la sua stessa , lisa cravatta, sino a ritrovarsi, con aria spavalda, a fissarlo dritto negli occhi.
-Devi ridarmi la MIA valigetta..- Scandì, quindi a pochi centimetri dal viso di lui, imperturbabile - ORA. Ci siamo capiti?
Un fugace ed improvviso lampo d’imbarazzo, nonostante gli ostinati tentativi di Lennon di distogliere lo sguardo nella viva di speranza di poterlo occultare guizzò, per un istante, attraverso le iridi color miele dell’irriverente mascalzone del College of Arts.
-IO non faccioniente per niente, Birdy. Ok?
- AH! Questa è bella! Come se sobbarcarmi l’onere di risparmiarti un’avvilente bocciatura, a costo di perdere la lucidità mentale possa, ad ogni buon conto, classificarsi come niente! SCORDATELO.
-Vorrà dire che, questa, viene con ME..-
-NO!
 
Riuscendo a stento a reprimere l’orrore, nel visualizzare l’immagine di John Lennon che, nel corso dei suoi biechi atti sessuali con chissà quante equali sgualdrine utilizzava, in modo decisamente improprio, la squadra professionale di Aberdeen alla stregua di un torbido strumento di piacere suscitò, nella ragazza, un insopprimibile moto di disgusto.
 -Affare fatto, allora...- Si risolse quindi a capitolare Aberdeen, porgendo a malincuore la propria mano destra al disgraziato nel tentativo di siglare a dovere lo sgradito sodalizio -...e, a titolo informativo, mio Romeo....si può sapere cosa DIAVOLO vorresti?
-Semplice. Verrai con me alla festa di George, nelle vesti di MIA ragazza.
 
Se ad Aberdeen Bird, pittrice astrattista di abilità impressionante, rappresentante degli studenti, cavallerizza a tempo perso e, naturalmente, inattaccabile “Iron Lady” dal leggendario “aplomb” avessero raccontato che, nel giro di ventiquattro ore, si sarebbe ritrovata a sudare ( in pieno FEBBRAIO e a LIVERPOOL) , come un frate cappuccino a ferragosto beh, potete star certi che, chiunque avesse cercato di darle a bere un’idiozia del genere sarebbe stato, fragorosamente, deriso.
Eppure, fu esattamentequesto, ciò che accadde...
 
-E’ evidente che ti hanno dato di volta ( oltre al cervello oramai sputtanato), anche i testicoli, mio caro Lennon. Devo ricordarti ancora, a costo di ripetermi, che sono SOLO  la tua tutor, e non la tua disgustosa entreneuse?
John roteò infastidito gli occhi.
-Non fare l’educanda, Bird..- La esortò, con aria leggermente nervosa- Devo solo liberarmi di una mia vecchia conoscenza femminile che, purtroppo,  sarà presente sul  posto e che così, magari, vedendomi finalmente in tua compagnia capirà l’antifona....che cosa ti costa, si può sapere! ? - IperbolicoStronzo Lennon si interruppe per un istante per poi rivolgere, ad una sempre più scocciata Aberdeen, un malizioso sorriso - E poi, dopo ieri sera, si può quasi dire che siamo “amici intimi”, io e te, vecchia volpe...-
Aberdeen, punta sul vivo, si strinse nelle spalle.
-Non so di che cosa parli, Lennon...- Sibilò, spicciamente -...e, soprattutto, non sarà un solo, miserando bacio dato per “errore “ a fare di noi due “amici intimi”...-
 Senza darle il tempo di scovare qualche altro, caustico modo per ledere il suo orgoglio maschile, John Lennon, -insopportabile bulletto da strada nonchè sua più dolorosa croce- , la afferrò, e la baciò in modo così aggressivo, soffocante e , soprattutto, dannatamente bello che, per la prima volta nella propria vita, Aberdeen Bird, ebbe il più che fondato sospetto di essersi scordata il proprio nome.
 
-Ecco a lei, Mademoiselle..- Concluse quindi, estremamente soddisfatto di sè, il mascalzone, restituendo ad una decisamente scossa Aberdeen la valigetta tanto contesa -...ora taglio la corda; il “dovere” mi chiama. Lei veda di onorare la nostra promessa , piuttosto......e di non vestirsi come una fottuta cresimanda almeno stasera, per Dio: o la nostra presunta liason, finirà per essere credibile quanto McCartney quando sostiene di doversi fare  “la barba”!
 
Sola, con il chiasso dei suoi pensieri, Aberdeen Bird si ritrovò a fissare la sua valigetta da disegno sorprendendosi ad invocare, disperatamente, l’improvviso battesimo di una provvidenziale amnesia retrograda che le facesse rimuovere, immediatamente, quanto fosse appena accaduto....
...Ma fu proprio in quell’istante che, ritornando inaspettatamente su suoi passi, Lennon  lasciò sporgere la scarmigliata testa biondastra attraverso lo stipite della porta.
 
-E a proposito di quel “solo, miserando bacio”...- Sogghignò, divertito -....lo saprai anche tu come si dice; non è vero, Bird?
-Nonostante mi rammarichi nel profondo, no. Lo ignoro...-
-La “prima volta” è un errore..... la “seconda”.....una scelta!-
 John fece per allontanarsi una seconda volta senza accennare al benché minimo mutamento d’espressione, proprio come se avesse detto la cosa, per lui,  più naturale del mondo- See you later, Birdy!..
 
Benchè sino a qualche istante prima stesse scoppiando di caldo, Aberdeen,  si ritrovò invece, suo malgrado, a rabbrividire. John Lennon somigliava terribilmente ad un ciclone: ad un incontrollabile fenomeno atmosferico al termine del quale, nonostante le devastazioni seminate, tornava a regnare una calma ultratombale, quanto irreale.
Già.
Irreale.
Perchè, analogamente alla distruttiva tromba d’aria che, al suo passaggio, seppur senza abbatterli scombina tutti gli elementi, Aberdeen era  sicura che, quella sgradita sensazione di stomaco sottosopra avrebbe continuato a perseguitarla davvero per molto, molto tempo...
Ed era tutta colpa di John Lennon.
Ancora una volta.

 
 
 

 

Gente, AHIME’! Sono imperdonabile. Ma la scuola T__T (AKA problemi mentali e personali di varia natura, + mancanza d’ispirazione aggravata) mi hanno, fino ad ora, impedito di dare a questa storia un seguito almeno lontanamente decente. Non so neppure se qualche buon samaritano sarà disposto a cagarsi questo aborto mal riuscito, ma tant’è ç_ç Non mi sembrava giusto lasciare la povera Aberdeen&co privi di un opportunamente delirante seguito.....:3 perciò, eccomi qua!

Leggete, se vi va, e siate clementi.

Lots of Love

B.

 

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