Nediklin

di ElyFanty
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Il destino di Nediklin ***
Capitolo 2: *** La perdita ***
Capitolo 3: *** La sfilata ***
Capitolo 4: *** A caccia ***
Capitolo 5: *** Tutto ha inizio ***



Capitolo 1
*** Il destino di Nediklin ***


Era la Terza Era, Nediklin si trovava su una distesa d'erba, pareva infinita. Il cielo color blu scuro era sfumato dolcemente dal rosso che aveva ricoperto ogni cosa. Il silenzio aveva dominato sulla paura e sulla coscienza della piccola Nedi.

In lontananza vide uno specchio d'oro, ornato da minuscoli pezzi di smeraldo, così si avvicinò curiosa. Si sentiva il rumore dell'erba spezzata dai suoi passi. Si fermò per un istante, abbassò lo sguardo e solo ora notava il colore malinconico di quell'erba: sembrava cenere, che dopo essere stata calpestata, si sgretolava in piccoli pezzi che il vento portava via. Ricominciò a camminare e dopo un paio di braccia si trovò davanti allo specchio.

No, non sono più in me.

Lo specchio non ritraeva l'immagine di una bambina dalla pelle candida, con lisci capelli biondo cenere. Gli occhi erano bianchi come cenci, i capelli erano grigi e spettinati e la sua pelle pallida. Per un momento le passò per la testa l'orrendo pensiero di essere morta.

La bambina toccò lo specchio con i suoi polpastrelli, questo si illuminò di una luce bianca, talmente forte che dovette chiudere gli occhi. In un attimo si trovò nella sua città nativa: Mecreat. Tutto sembrava normale, il solito mercante di vasi che urlava a squarcia gola le sue nuove creazioni, la solita gente che portava vesti colorate, i soliti carri che trasportavano in paese la frutta e la verdura e i soliti due suoi piccoli amici: Turphon e Falkos. Erano fratelli, si passavano sei anni di differenza, Turphon ne aveva quindici, quanto Nedi, e Falkos nove. Turphon era di altezza media, magro e agile, i suoi capelli castani erano raccolti da tre trecce che finivano con delle perline color rosso ciliegia e i suoi occhi erano profondi e neri come la pece. Falkos, invece, era decisamente più minuto, i suoi capelli erano neri e portava sempre una fascia bianca, gli occhi color miele erano sfumati da un oro opaco, Nedi a volte si incantava e Turphon doveva risvegliarla.

Gli amici la videro, ma lei era ancora sconvolta da ciò che le successe, così scappò di corsa. Mentre correva il vento le portava via le lacrime, era confusa.

Dopo un po' di tempo arrivò al grande pozzo, ai confini del paese, guardò la sua immagine riflessa sull'acqua, ed ebbe un senso di sollievo così, buttando via le ultime lacrime, sul suo volto crebbe un timido sorriso.

Aveva i soliti capelli lisci biondo cenere, i soliti occhi marroni sfumati da un verde scuro e le solite guance rosee.

Prima di tornare da sua madre si coprì il capo e il viso da un velo rosa che portava sempre con se, e si incamminò. Il pozzo era in mezzo al deserto e Nediklin si accorse che se non sarebbe tornata entro sera avrebbe dovuto accamparsi là per poi continuare la mattina dopo, purtroppo il deserto di notte non era il posto adatto per dormire quindi affrettò il passo. Il vento alzava la sabbia, e con fatica Nedi scrutò in lontananza il suo piccolo paese, ma ormai il sole era calato e la ragazzina si dovette per forza fermare. Anche se l'idea di urinare sulla sabbia non le piaceva, era costretta per non far avvicinare gli animali che abitavano nel deserto.

Mentre tremava dal freddo osservava le stelle, erano tantissime e una brillava più di tutte.

Forse la stella polare.

Si stava per assopire quando, dietro di sè, sentì un lento masticare. D'istinto la mano cercò la daga che era tenuta dalla cinghia marrone intorno alla sua vita. Quando si voltò vide un uomo coperto da una veste nera in groppa ad un cammello.

La notte era ricoperta da uno spesso strato di buio infatti Nedi non riuscì a vedere il volto dello sconosciuto. La figura del misterioso beduino si mosse, e dalla sacca che portava il cammello tirò fuori una pietra di smeraldo, proprio come i piccoli tesori incastonati nello specchio d'oro. Quando costui avvicinò la pietra al petto di Nediklin, qualcosa sotto il vestito si illuminò, lei si accorse che intorno al suo collo era legata una collanina fatta d'oro bianco e ad esso era appesa una perla verde al cui interno giaceva un minuscolo cristallo bianco che si illuminava proprio come lo specchio che toccò quel giorno infernale.

Ad un certo punto, tutto svanì: il deserto, il suo paese, il cielo, l'orizzonte. Tutto, a parte il beduino col suo cammello e lei, che era ancora più spaventata di prima. Si ritrovarono nella distesa d'erba che Nediklin incontrò già il giorno prima, così guardò preoccupata l'uomo che con l'indice le indicò lo specchio.

Se toccherò quello specchio, tutto ritornerà come prima. Senza rifletterci due volte cominciò a correre a perdifiato. Quando si trovò davanti si fermò di colpo. Qualcosa dell'immagine che vide il giorno prima era cambiato. Dentro il piccolo cristallo una luce rossa pulsava, così sforzò la vista e vide che il cristallo in realtà era un docile drago. Era acciambellato e nel suo petto il suo cuore pulsava sempre più vivo.

Finalmente il beduino scese dal suo amato cammello, le andò vicino e appoggiando la sua mano calda sulla sua spalla le narrò – Nediklin, tu sei la prescelta. La gente ha commesso troppi sbagli, se continueranno tutti cadranno in una disastrosa guerra che ridurrà il mondo e la gente in rovina.-

Nedi guardò lo specchio. Lei osservò a lungo la sua figura riflessa sullo specchio e ora attorno a lei c'era gente che cadeva a terra, volti sporchi di sangue e bambini pelle e ossa.

Morta. Moriranno tutti, e il mondo cadrà nella disperazione.

Solo il pensiero di una fine crudele le faceva venire la pelle d'oca, ma fece continuare il beduino -Un tempo la Terra era dominata dagli Dei: Myris madre di questa terra e custode della Luce, Shoris padre degli abissi più profondi, Haris colei che domina il vento e l'aria, ed infine Murdok padre dell'oblio, del caos e della guerra. I quattro Dei abitavano pacificamente la Terra assieme ai draghi. Fino a quando Murdok stufo di abitare nell'oscurità, decise di creare una razza che combattesse al suo fianco: l'uomo. Nella Seconda Era l'umanità, ignara di tutto, sterminò la stirpe dei draghi e ora Murdok vuole imprigionare gli Dei e il mondo nell'oscurità. Tu combatterai insieme al drago che hai il dovere di far crescere. Perchè quando i draghi torneranno su questa Terra saremo salvi. Questo è il tuo destino e lo seguirai. Non è un addio, ti voglio bene.-

Nemmeno il tempo di chiedere delle spiegazioni in più che lui schioccò le dita e tutto scomparve.

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Capitolo 2
*** La perdita ***


Nediklin aprì gli occhi. Per un po' fissò il soffitto di terracotta poi si accorse che era sdraiata su una branda di pelle di cammello così mise a guardarsi attorno. Solo dopo un paio di minuti riprese pienamente coscienza e capì che era nella sua dimora. Vide la madre, Tarie, entrare nella stanza. Portava un vassoio pieno di frutti.

-Ti sei svegliata tardi! Pranza con questi, io vado al mercato...- così uscì dalla stanza. Sua madre, dopo la morte improvvisa del padre, era l'unica persona che la capisse davvero, e anche se perse il marito da poco, sorrideva sempre e metteva allegria a Nedi. I frutti che mangiò erano freschi e dissetanti e per un attimo si distrasse anche da ciò che successe quella notte poi si toccò il collo e percepì che il ciondolino brillava ancora tra il suo seno. Si mise il vestito del giorno precedente e nascose la collana sotto la veste, poi uscì dalla casa e andò in piazza a cercare Falkon e Turphon. Mentre camminava non sapeva se, una volta arrivata dai suoi amici, raccontare a loro di tutto ciò che le era capitato.

Dovrò pur dare una spiegazione del perché ieri sono sparita dalla loro vista

 Ad un certo punto si scontrò con un'anziana che la fece uscire dai suoi pensieri, -Stai più attenta, maleducata!- le gridò, così si guardò attorno e vide che quel giorno c'era particolarmente tanta gente. Nuovi stranieri erano giunti a Mecreat, tra cui un gruppo di uomini che non avevano un aspetto particolarmente rassicurante. Le loro vesti erano di pelle e pelliccia e tutti e quattro portavano un burka a coprire il volto. Avevano molte armi con loro e probabilmente erano viaggiatori. Erano davanti al mercato dei cavalli: a quanto pare dovevano fare un lungo viaggio.

Ma la cosa che preoccupava Nediklin era la quantità di armeria che possedevano! Ad un certo punto uno di loro accese un acciarino che buttò nel carro di fieno a fianco ai cavalli. Questo prese subito fuoco e i cavalli scapparono via nitrendo a più non posso. Ora anche le bancarelle circostanti cominciarono a bruciare. Era un enorme rogo e la gente scappava, spaventata. I bambini piangevano, le mamme urlavano i nomi dei loro figli e gli uomini cercavano di spegnere quell'inferno. Non c'era speranza, la gente era ormai lontana ma Nediklin era immobile, circondata dalle fiamme. Gli uomini vestiti di pelle erano oltre le fiamme e uno di loro guardò la ragazza, le sue labbra formarono un ghigno e così facendo si voltò e se ne andò assieme ai suoi compagni. La rabbia la fece arrossare e l'odio per quegli uomini cresceva. Nedi sentì la voce dei suoi amici urlare il suo nome, si sentì afferrare il polso da Turphon e trascinare via. Ma era troppo tardi! Erano circondati dal fuoco, così il piccolo Falkos ebbe un'idea. A terra c'erano ancora alcuni secchi colmi d'acqua che gli uomini poco prima cercarono di usare, chiese l'attenzione del fratello e indicò i secchi. -Ma certo! Falkos sei un genio!- così dicendo lasciò il polso di Nedi e andò a prendere due secchi. L'aria si faceva sempre più densa e a poco, a poco, diventava sempre più difficile respirare. Prese un secchio e inzuppò il fratello, e con l'acqua che rimase si bagnò da capo a piedi. Nedi fece altrettanto. Si guardarono, inghiottirono la paura e corsero contro le fiamme. Ora era una battaglia tra loro e il fuoco che divampava sempre più. Sentirono solo avvolgersi, come se le fiamme li volessero abbracciare e tenerli con sé. Arrivarono al lato opposto, si allontanarono ancora di qualche braccia e si distesero a terra, stremati. Tossirono senza tregua, tanto che la gola cominciò a bruciare chiedendo pietà. Da quella distanza si poteva vedere chiaramente che il mercato era stato divorato dalle fiamme e che presto anche una buona parte della città sarebbe andata persa. Quando in quel momento, Nediklin sforzò la vista. C'erano altre persone imprigionate nel fuoco. Vide solo delle sagome nere contorcersi dal dolore e poi giacere a terra diventando cenere a poco, a poco. Tutto d'un tratto Nediklin si ricordò della madre e di ciò che le disse.

Vado al mercato. Al mercato.

Impallidì. Era l'unica persona a cui tenesse davvero e ora quella persona poteva trovarsi tra le fiamme. Le lacrime cominciarono a rigarle il viso poi il pianto divenne più forte. Turphon non capiva il motivo, così l'abbracciò pensando che fosse solo spaventata da quello che successe. Nedi lo strinse forte affondando il viso nel petto dell'amico. Non voleva perdere la madre. Non ora.

 

I due fratelli erano orfani da molti anni e la loro casa era una grotta vicino al bosco. Entrarono che era sera. C'erano pochi oggetti, un tavolo al centro con tre sedie, due giacigli di paglia, un calderone a sinistra e degli scaffali colmi di erbe e animaletti da esposizione. Falkos fece sedere Nediklin su una sedia mentre Turphon preparava qualcosa da mangiare. Lo sguardo di Nediklin era assente, sembrava non provasse più alcuna emozione, era quasi incosciente. Nella sua mente era con sua madre a giocare nell'erba verde, rincorrendosi e ridendo. Cominciò a mormorare parole sconnesse -Mamma...perchè mi hai lasciata? Mamma...mamma...resta con me...- Turphon smise di mescolare la zuppa nel calderone e si ricordò che la madre dell'amica andava tutti i giorni al mercato, faceva sempre trovare un regalino a Nedi quando tornava a casa. Ora capiva il suo pianto disperato, così andò vicino all'amica e l'abbracciò sperando che riprendesse coscienza.

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Capitolo 3
*** La sfilata ***


Il giorno dopo tornarono in città per avere notizie dei caduti. Tutti i cittadini erano ammassati in piazza che ascoltavano l'Anziano Gorn, era lui che comandava la cittadina poiché il Re di Farea aveva deciso di lasciare Mecreat una città indipendente. La scusa era che i cittadini avevano un'altra cultura, differente da quella nobile della sua regione. La verità, invece, era che il Re preferiva espandere il territorio di Farea piuttosto che governare su piccole e povere cittadine. Quel giorno c'erano mogli, figli e anziani che piangevano la morte dei propri cari mentre Gorn pronunciava i loro nomi. Affianco al vecchio, oltre ai sacerdoti di Myris c'erano una trentina di corpi disposti uno di fianco all'altro coperti da un velo color oro, a Mecreat si diceva che le anime dei defunti andassero tra le braccia della Luce Eterna. Nediklin si fece spazio tra la gente per avvicinarsi, si mise ad ascoltare pregando di non udire quel nome. L'Anziano continuò -...Vilo, marito di Kes e padre di due figlie...- una donna poco lontano si mise a gridare stringendo a se le sue bambine, era straziante vedere le persone della sua città soffrire così, ma Gorn continuò -...Mentil il nostro caro panettiere e fratello di Heli...- vicino a Nedi una bellissima donna dai lunghi capelli biondi guardava il cielo piangendo, continuava a giocare con le mani cercando di contenersi e di non scoppiare in un pianto disperato. Gorn continuava la sua lista -...Tarie- quel nome non voleva sentirlo. Lo odiava ora, non voleva udire quel dannato nome! -vedova di Roni e madre di Nediklin...- No, no, no! Non era così che doveva finire. Dannazione! Fu come un pugno allo stomaco, a Nedi venne un capogiro e Turphon la resse appena -Questi erano i caduti, salutiamo i nostri amici, parenti, padri, madri e compagni. Che una volta attraversato il mare possano incontrare la Luce Eterna e sorvegliare questa Terra assieme ai nostri Avi. Che Myris, nostra madre e dea possa tenerli lontani da Murdok dio del caos e della guerra.-

 

La sfilata cominciò. I sacerdoti di Myris, vestiti solo da un saio bianco al cui fianco sinistro risaltava un sole oro, portavano su delle piccole barche i corpi verso il mare, uno dopo l'altro, in fila indiana. Alla destra dei sacerdoti c'erano i parenti e gli amici dei defunti e a chiudere la sfilata c'era Gorn, camminava piano trasportandosi la gamba sinistra con l'aiuto di un lungo bastone, la barba grigia che arrivava fino al petto e gli occhi stanchi di uno

che ha vissuto troppo, appesantiti dalle troppe rughe. Nediklin camminava affianco al corpo di sua madre assieme ai suoi due amici. Era sola. Orfana. Così finiva la sua felicità? Tra le onde del mare? Ora ricordava il sorriso di sua madre, era così bella, avrebbe almeno voluto salutarla. Aveva pianto troppo e ora era svuotata da ogni emozione, non provava nulla, aveva solo voglia di sparire e non pensare a nulla. Arrivarono alla riva, era quasi sera ed era l'ora giusta per posare le barche sull'acqua e farle navigare: al tramonto il sole si appoggiava sull'orizzonte così da poter accogliere i defunti tra la sua Luce. Nediklin non credeva molto alla storia che i morti finissero tra le braccia del sole. Era quella la Luce Eterna? O le barchette piano piano si sarebbero consumate e il mare avrebbe inghiottito il corpo di sua madre? Scosse la testa, sperando di scacciare quel pensiero. Aveva bisogno di fidarsi della Luce Eterna, di Myris. Ora ne aveva bisogno.

I sacerdoti tutti insieme spinsero le barche in mare e tutti le guardarono galleggiare lentamente sullo specchio dell'acqua. Gli uomini di Myris dopo si inginocchiarono al sole facendo toccare la fronte sulla sabbia. Nediklin, Turphon e Falkos rimasero a riva finchè non videro i corpi sparire assieme al sole. Quella notte decisero di restare lì, affianco al mare addormentandosi ascoltando le onde.

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Capitolo 4
*** A caccia ***


Aprì gli occhi e davanti si ritrovò due succose mele rosse. Nedi si mise a sedere sulla sabbia e guardò il cielo di un azzurro fiabesco, addentò la prima mela e sentì il succo invaderle la bocca.

Quanto è dolce.

Era stranamente calma, il ciondolino sul suo petto le infondeva un calore che la rassicurava. Prese la perla tra i polpastrelli e guardò il drago attentamente. Aveva ancora gli occhi chiusi ma sapeva che c'era. Sembrava conoscesse quel draghetto da tutta una vita. Quando sarebbe nato cosa avrebbe fatto? Ripensò alle parole del beduino. Doveva distruggere la razza umana o Murdok? Come diavolo si sconfigge un Dio?!

Troppe domande. Ma chi poteva darle le risposte giuste? -Nedi? Che cos'hai in mano?- Turphon arrivò senza preavviso. Si girò di scatto e nascose la collanina.

-Cosa mi nascondi? Non credi che dobbiamo parlare?- Nedi si affrettò a mentire -Di cosa?-

Turphon la guardava intensamente -Dell'altro giorno. Perché sei scappata piangendo?- Ora la sua espressione si era addolcita e Nediklin decise di raccontare tutto ai suoi due amici.

 

-E ora che facciamo?- chiese preoccupato Falkos.

-Niente. Aspettiamo che il drago nasca e poi vedremo- Nedi giocherellava con i capelli.

-Io ho paura dei draghi! Gorn dice che erano degli esseri mostruosi! Pieni di squame, artigli... e poi sputano fuoco!- A Turphon venne un'idea -Sentite, mentre aspettiamo che il drago esca dal ciondolo, perché non andiamo nel bosco a cacciare? Mi sta venendo un po' di fame- fece l'occhiolino a Nedi e lei sorrise.

Entrarono nella grotta, e Nediklin non aveva notato che in un angolo c'era una botola che Turphon aprì. Era colma di pugnali, archi e frecce, trafficò un po' e poi andò dall'amica porgendole arco e faretra. Nedi prese l'arma un po' indecisa e altrettanto si mise la faretra in spalla. Non era per niente capace ad usare l'arco, figuriamoci cacciare! Falkos la guardò un istante, e con aria fiera le disse -Tranquilla ti insegno io ad usare l'arco!-

Turphon lo spinse -Ma smettila di fare l'eroe! Piuttosto prenditi altre frecce, che nella faretra ne hai due-

Falkos si guardò la faretra a abbassò lo sguardo in segno di sconfitta. Nedi soffocò una risata.

Si inoltrarono nel bosco, i due amici sembravano dei predatori veri e propri. Camminavano senza farsi sentire, le orecchie tese a sentire ogni movimento e gli occhi vispi

che controllavano tra gli alberi. Si appostarono dietro un cespuglio e Turphon guardò Nedi -Di solito qua arrivano sempre dei cerbiatti. Quindi aspetteremo.-

Dopo un paio di minuti arrivò un piccolo cerbiatto che si mise tranquillo a brucare l'erba.

-Guarda me. Devi posizionare la freccia in questo modo, tendere la corda. Mirare. E lasciare.-

La freccia spiccò via con uno schiocco e precisa beccò la spalla dell'animale che cadde a terra dimenandosi. Si avvicinarono all'animale che ormai fermo respirava affannosamente. Turphon toccò il cerbiatto -Credimi, provo pena per questi animali. Ma è l'unico modo che abbiamo per mangiare.-

Falkos si fermò, tese le orecchie e guardò tra gli alberi. Un coniglio! Era incastrato tra le radici di un albero. Falkos guardò Nedi -Dai Nedi! Prova tu ora!-

Lei prese una freccia, tese la corda e incoccò. Sfiorò l'animale di poco -Bella mira che ho!-

Turphon andò vicino al coniglio e lo liberò -Per oggi ci basta il cerbiatto- sorrise a Nediklin.

Ad un certo punto poco lontano da dove si trovavano sentirono ululare. Turphon si maledisse -Hanno fiutato il cerbiatto! Dannazione!- si affrettarono a nascondere il corpo dell'animale in una fossa vicino a loro ma il tempo di coprirlo con dei rami che un lupo saltò sulla schiena di Nedi mordendole la veste. Cadde a terra sbattendo il mento, d'istinto si girò e il lupo lasciò la presa, vide Turphon col pugnale in mano attaccare il lupo, la guardò -Va' alla grotta! Aspettatemi lì! Corri!- Nedi però non voleva lasciarlo solo, si sentì afferrare il polso, si girò e vide Falkos che con gli occhi colmi di paura prese a correre. Corsero a perdifiato per un buon pezzo poi si ritrovarono nella grotta. Al sicuro. Ma Turphon? Lo avevano lasciato solo a combattere contro il lupo. Falkos sembrava aver letto i suoi pensieri -Stai tranquilla, è già successo altre volte. Arriverà.- sembrava che glielo avesse detto più per rassicurare sé stesso che per altro. Dopo un paio di minuti entrò Turphon stremato e sudato. Aveva dei graffi sulla spalla sinistra e le mani sporche di sangue. Nedi si alzò e lo abbracciò -Non volevo lasciarti solo!- Turphon la strinse -Non vedi? Ho solo due graffi. Sono più forte di loro.- Nedi era sorpresa, il suo amico trovava sempre il modo di scherzare in qualsiasi situazione. Da fuori la grotta si sentì la vocina di Falkos -Hai portato anche il cerbiatto! Si mangia!!-

 

Cenarono insieme, intorno al tavolo. Ormai Nedi doveva vivere assieme a loro poiché la sua casa era crollata nell'incendio. Turphon le fece un giaciglio alla bell'e meglio con un po' di foglie, pagliuzza e una coperta. -Mi dispiace farti dormire così- Nedi si affrettò a rispondere

-Oh ma a me piace dormire sulle foglie! Se ti ricordi da piccola mi addormentavo sugli alberi. E poi sono insieme ai miei due amici, anzi grazie per avermi “adottata”.- scherzò e Turphon le sorrise. Si sdraiò e dopo la lunga corsa sentì la schiena rilassarsi così chiuse gli occhi.

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Capitolo 5
*** Tutto ha inizio ***


Si svegliò di colpo, ed era ancora notte. Qualcosa non andava. Sentì il cuore batterle a mille. Il ciondolino pulsava a più non posso. Era normale? Si alzò e corse fuori dalla grotta, prese a camminare nel bosco a piedi nudi. Non sapeva esattamente dove stava andando ma continuò a camminare. Era buio, la luna era coperta da un grosso strato di nuvole, ma lei camminava, senza fermarsi. I rami degli alberi le ferivano la pelle, le pietre le pungevano i piedi e l'aria fredda le gelava il viso. Forse stava sognando. Ma possibile che i sogni potessero sembrare così veri? Arrivò ad una radura, al centro una grande fossa circolare, come un enorme nido. Intorno ad essa crescevano bellissimi fiori luminescenti, dallo stelo sottile quanto un capello, i petali di un azzurro irreale contornati da un nero più scuro della notte stessa, i pistilli bianchi come la neve. Quei fiori illuminavano la fossa, e Nediklin solo ora notò che al centro del nido c'era una sagoma in ginocchio che pronunciava parole di una lingua sconosciuta, una lingua elegante ma allo stesso tempo gutturale. Non era elfico. Quella lingua...quella pronuncia sapeva di ruggito: il ruggito di un drago.

La figura continuava la sua cantilena e i fiori circostanti cominciarono a crescere, a diramarsi creando poco a poco una cupola intrecciata a forma d'uovo. Questa cominciò a brillare sempre più, Nedi socchiuse gli occhi poiché la luce era troppo forte. Tutto divenne bianco. Ad un certo punto si sentì come uno scoppio ed infine l'urlo di un drago che si confuse con la voce di Turphon. -Nediklin! Svegliati!- si issò di colpo. C'erano i due fratelli davanti a lei, avevano l'aria preoccupata. Era confusa, si guardò attorno velocemente e quando capì di essere nella grotta si sdraiò sulle foglie. Si era svegliata di colpo e ora cominciava ad avere dei capogiri ed il cuore le batteva a mille. Era stato solo un sogno. Forse significava qualcosa, o forse era solo frutto della sua fantasia. Turphon si affrettò a dirle

-Hai fatto un brutto sogno?- lei era sdraita, gli occhi che fissavano il soffitto della grotta -Non lo so. Non sono sicura che fosse un sogno.-

Falkos si intromise -Nedi, sbaglio o il tuo ciondolo è più grande?-

Lei prese la perla tra i polpastrelli, era grande quanto l'unghia del pollice!

-Nedi, che cosa hai sognato?- Turphon guardava la perla

con lo stesso stupore del fratello e dell'amica. Lei gli raccontò tutto per filo e per segno.

 

-Nedi, tu hai sognato un tumulo.- prese a spiegare il fratello maggiore.

-Un tumulo è dove nascono i draghi. Forse è quello che dobbiamo cercare.-

-Sì, ma non sappiamo dove si trova. Non sappiamo da dove cominciare.-

-Dobbiamo chiedere in giro se conoscono un posto simile e...-

-Sei pazzo?! Ricordati che siamo stati noi esseri umani a sterminare la stirpe dei draghi. Se chiedessimo in giro dove cercare un tumulo ci taglierebbero la gola!-

Seguì il silenzio. Tutti e tre si guardavano, persi. Senza un indizio, senza un posto da cui cominciare a cercare. Non avevano in mano nulla se non la prova di come far nascere un drago. Nediklin decise.

-Ci arrangeremo. Sappiamo che il tumulo si trova in una radura, quindi in un bosco. Setacceremo tutti i boschi di Farea poi di Gyr, poi di Hert e di Klaria. Troveremo questo tumulo!-

Turphon era sorpreso, non aveva mai visto la sua amica Nediklin così convinta.

-Va bene. Domani cominceremo da qui, dal Bosco di Lea.-

Prima di partire Nediklin voleva restare un po' sola, così andò alle rive del mare di Est, dove sua madre e tutti i cittadini del suo paese furono adagiati sullo specchio dell'acqua. Si sedette sulla calda sabbia, e si mise a pensare. Domani sarebbe dovuta partire e allontanarsi dalla sua terra natia, lasciare i cittadini di Mecreat e tutti i suoi ricordi in quella città. Avrebbe intrapreso un viaggio, forse senza ritorno o forse sarebbe tornata vincente. Il mondo sarebbe stato diverso se la missione sarebbe andata a buon fine. E se avesse fallito? Troppe domande le affiorarono in quel momento. Nedi pensava che ognuno avesse il proprio destino, ogni essere vivente su questa terra ha la sua storia già scritta, così come lei è destinata a riportare in vita i draghi. Ora che sua mamma era morta non aveva più niente da perdere. Forse avrebbe anche dato la vita per questa missione. Le sue idee erano confuse, ma una cosa la sapeva. Domani si sarebbe lasciata tutto alle spalle e avrebbe cominciato la missione. Non perché voleva ma perché doveva! Ogni essere umano aveva uno scopo e il suo era di salvare il mondo di Helingal.

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