Ricordi

di Moony16
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** incontri ***
Capitolo 2: *** INSULTI ***
Capitolo 3: *** IL LITIGIO ***
Capitolo 4: *** LA BIBLIOTECA ***
Capitolo 5: *** STELLA POLARE ***
Capitolo 6: *** PETUNIA E VERNON ***
Capitolo 7: *** I MANGIAMORTE ***
Capitolo 8: *** IL MATRIMONIO ***
Capitolo 9: *** EPILOGO ***



Capitolo 1
*** incontri ***


Mostro.
Mi ha chiamata mostro.
Mia sorella mi ha chiamata mostro.
Lacrime calde mi scivolano lungo il viso.
Mia sorella.
 La mia Tunia pensa che io sia un mostro.
Un singhiozzo mi scuote, e sento lo scompartimento aprirsi. È Sev.
«non voglio parlare con te»
«perché?»
«Tunia mi … mi odia. Perché abbiamo letto la lettera di Silente»
«e allora?» altre lacrime. Non gliene frega niente, a lui!
«allora è mia sorella!» gli urlo, senza fare caso alla sua seguente risposta,  tutta intenta ad asciugarmi le lacrime: non potevo permettere che qualcuno mi vedesse piangere, non volevo certo la nomina della frignona.
«ma ci stiamo andando!» sembrava sprizzare gioia da tutti i pori.
«ci siamo! Stiamo andando a Hogwarts!»  mi stropicciai gli occhi e cercai di sorridere. Almeno le lacrime avevano smesso di scendere.
«speriamo che tu sia una serpe verde» commentò.
Io sbattei più volte le palpebre, non riuscendo a capire perché tenesse così tanto a quella casa: io volevo solo essere smistata nella casa che mi si addiceva di più. Se poi questa era serpe verde, tanto meglio per lui.
«serpe verde?» solo allora mi accorsi di un ragazzino piuttosto carino con i capelli arruffati e neri, un paio di occhiali tondi e alto nella media. Sembrava essere molto curato, anche adorato. Mi si fermò un attimo il cuore. Quel ragazzino aveva qualcosa … non sapevo cosa, ma aveva qualcosa di strano, di diverso.
«chi vuole diventare serpe verde? Io credo che lascerei la scuola, e tu?» chiese ad un altro ragazzino, con i capelli neri e ricci e gli occhi di ghiaccio.
«tutta la mia famiglia è stata in serpe verde» rispose. Non sapevo perché ma non riuscivo a togliere gli occhi di dosso a quei due.
«Oh cavolo» commentò il ragazzino con i capelli sparati da tutte le parti.
«e dire che mi sembravi a posto!» l’altro ragazzino ghignò
«credo che io andrò contro tradizione. Dove vorresti finire, se avessi la possibilità di scegliere?»
«“grifondoro … culla dei coraggiosi di cuore!” Come mio padre» fece finta di alzare una spada invisibile.
Feci uno sforzo incredibile per staccare lo sguardo da quel ragazzino montato e guardare Sev che aveva fatto uno strano verso. Il bambino si girò
«qualcosa non va?»
«no»  Sev aveva un ghigno che non mi piaceva affatto sul viso.  Non volevo che iniziasse a litigare con quel bambino.
«se preferisci i muscoli al cervello …»
«e tu dove pensi di finire, visto che non hai nessuno dei due?» il bambino con i capelli ricci aveva parlato. Subito mi salì  la nausea, soprattutto quando vidi che l’altro bambino rideva a crepapelle.
«Andiamo, Severus, cerchiamo un altro scompartimento»
«ooooooooh …»
I due idioti mi imitarono
«ci si vede, Mocciosus!!»
 
Mi giro su un fianco, guardando il nostro riflesso sbiadito nel vetro della finestra. Una donna con i capelli rossi sparsi sul cuscino e gli occhi verdi accesi ricambia il mio sguardo. Accanto a me c’è lui, James, che dorme in una posizione scomposta, come un bambino, la bocca aperta e i capelli ancora un po’ sudati. Quella era la nostra prima notte di nozze, la nostra prima volta in quel letto che odorava di lavanda. La mia mente divaga, mentre mi perdo fra i ricordi. Sorrido e mi rigiro verso di lui. Lo guardo mentre dorme, poi gli do un bacio sulla fronte e mi stringo al suo corpo. Nel sonno mi passa un braccio sulla vita. Chiudo gli occhi, felice come non mai. I ricordi m’investono e mi ritrovo a pensare a quanto l’ho odiato per avermi scombussolato la vita, a come ne parlavo male con Severus, a come lo disprezzavo … e a come, a modo mio, lo amavo.

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Capitolo 2
*** INSULTI ***


«Evans!» il suore mi si fermò per un attimo.
«cosa c’è, Potter?»
«mi dai gli appunti di pozioni?»
«no»
«perché?»
«ho detto di no, Potter! Quale parte del lasciami in pace non ti è chiara?» lui sembrava pensarci un po’ su, alla fine mi rispose
«la parte in cui tu stai in pace con un futuro mangiamorte, che fra l’altro non ha nessun bisogno dei tuoi appunti di pozioni»
«Sev non è un mangiamorte!» dissi infuriata. Ma come si permetteva? Chi diavolo era lui per scombussolare così la mia vita, per dire certe cose al mio migliore amico, per farmi battere il cuore quando lo vedevo, per mettermi in imbarazzo davanti a tutta la scuola? Chi era lui?
«non ancora, in effetti. Ma lo diverrà, lui e tutti i suoi amichetti serpeverde»
«Potter non mi importa quello che pensi, sparisci!» a quelle parole lui parve arrendersi e si diresse verso i suoi amici.
Mi diressi a passo di marcia verso Severus, ben intenzionata a fargli la predica
«ciao Sev» lui sorrise
«che c’è?» dovevo avere proprio un’aria infuriata, e di certo James Potter non ha avuto un effetto benefico su di me.
«tu cosa ne pensi di Voldemort?»
«penso che sia un mago molto potente, e che …»
«e che cosa?» lo incalzai
«e che alcune delle sue idee siano giuste»
«Sev tu sai che lui vuole morte le persone come me vero? Tu mi vuoi morta?»
«ma che dici Lily!»
«se condividi alcune delle sue idee, si tratta di questo!»
«come fai a dire queste cose? Credevo che fossimo amici!» diceva. Certo, ma gli amici non fanno così.
«credevo di essere il tuo migliore amico!»
«Lo siamo, Sev, ma non mi piace la gente con cui vai in giro! Scusa, ma detesto Avery e Mulciber! Mulciber! Che cosa ci trovi in lui, Sev? Fa venire i brividi! Lo sai cosa a provato di fare a Mary Macdonald l’altro giorno?» mi appoggiai alla colonna, mentre fissavo il volto di Severus.
«non era niente, era solo uno scherzo …»
«era Magia Oscura, e se pensi che sia uno scherzo …» Severus mi interruppe
«e quello che fanno Potter e i suoi amichetti?» il ragazzo arrossì, piuttosto risentito. Perché tirava sempre fuori quel dannato ragazzo? Il cuore iniziò ad accelerarmi
«cosa c’entra Potter?»
«escono di nascosto, di notte. Ha qualcosa di strano, quel Lupin. Dov’è che va sempre?» non era questo quello di cui volevo parlare, lui riusciva sempre, in qualche modo, a farmi pensare a quell’idiota.
«è malato, dicono che è malato»
«tutti i mesi con la luna piena?»
«conosco la tua teoria. Ma perché sei così fissato con loro? Che ti importa dove vanno di notte?»
«sto solo cercando di farti capire che non sono meravigliosi come tutti pensano»
«Ma non usano la magia oscura. E tu sei un ingrato. Ho sentito cosa è successo l’altra notte. Ti sei infilato in quel tunnel vicino al platano picchiatore e James Potter ti ha salvato da quello che c’è la sotto, qualunque cosa sia …» il mio cuore accelerò pensando a James. Il volto di Severus si contorse in una smorfia
«salvato? Salvato? Credi che abbia fatto l’eroe? Stava salvando se stesso e anche i suoi amici! Tu non … io non ti permetterò …» certo che l’aveva salvato, e lui ancora si comportava in quel modo! La rabbia prese il sopravvento su di me …
«permettermi? Permettermi?» da quando in qua lui diceva cosa io dovevo o non dovevo fare? Dovevo avere proprio uno sguardo assassino, perché indietreggiò un poco.
«non volevo dire … è solo che non voglio che ti prendano in giro … gli piaci, tu piaci a James Potter!»
 io piacere a James Potter? Ma per favore … era l’assurdità peggiore che avessi mai sentito: gli interessavo solo per avere un “Eccellente” anche in pozioni, l’unica materia in cui non riusciva bene.
«e non è … tutti pensano … il Grande Campione di Quidditch …» non capivo perché era così geloso di James. avrebbe potuto essere un po’ più popolare anche lui, se solo fosse stato se stesso. E magari anche un po’ più pulito.
«so benissimo che James Potter è un arrogante» divertente, bello, sexy, simpatico e coraggioso ragazzo, aggiunsi mentalmente.
«non ho bisogno che me lo dica tu. Ma il modo di divertirsi di Mulciber e Avery è malvagio. Malvagio, Sev»
 
James si mise a pancia sotto mentre dormiva. Era così tenero, senza il suo solito sguardo da sbruffone e il suo ghigno malandrino!
Gli passai una mano fra i capelli. Erano morbidissimi … sorridevo.
Gli piacevo davvero. Tempo dopo scoprii che di avere un bel voto in pozioni non gli importava proprio: voleva solo parlarmi. Perché lui mi amava. E io amavo lui. Mi girai dall’altra parte, persa nei ricordi, pensando a quando avevo rotto la mia amicizia con Severus. Ancora mi mancava, ma non lo avrei mai ammesso con James. Dopotutto lui era stato una parte importantissima della mia vita …

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Capitolo 3
*** IL LITIGIO ***


Ero in riva al lago, avevo appena finito di fare gli esami scritti di Difesa Contro le Arti Oscure. Stavo riflettendo sulle mie risposte insieme a delle amiche, quando notai con disappunto che c’era un gruppo di ragazzi nella riva di fronte a me. Mi avvicinai curiosa, e vidi James e Sirius che prendevano in giro Severus. Andai loro incontro per aiutare il mio migliore amico: dopotutto non era giusto che quei due lo maltrattassero in quel modo, anche se dovevo ammettere che a volte era divertente.
«lascialo STARE» James e Sirius si voltarono di scattò, e la mano di James salì ad arruffarsi i capelli, in maniera decisamente sexy, facendo fare una capriola al mio stomaco.
«tutto bene Evans?» lo fissai fingendo disgusto
«che cosa ti ha fatto?»
«beh … è più il fatto che esiste, non so se mi spiego» qualche idiota rise a quella battuta di pessimo gusto.
«pensi di essere divertente» e a volte lo sei, ma molto, molto raramente.
«ma sei solo un arrogante, un prepotente, Potter. Lasciatelo in pace»
«lo farò se uscirai con me Evans. Dai … esci con me e non alzerò più la mia bacchetta su Mocciosus»
Uscire con te, e per cosa? Finire completamente cotta di te, peggio di come non sono ora, per poi permetterti di rompermi il cuore in mille pezzi? no grazie.
«non uscirei mai con te, nemmeno se dovessi scegliere fra te e la piovra gigante»
«è andata male Ramoso» disse Sirius vivacemente. Idiota di un Black, gli è andata benissimo, pensai infuriata. Già il fatto che non lo mando in punizione per ricatto è abbastanza!
«OI!!» Severus aveva cercato di contrattaccare. Lanciò un incantesimo su James, che si ferì alla guancia.
«levicorpus» Severus, a quella semplice formula, si ritrovò a testa in giù, mostrando alla folla delle gambe magre e pallide e un paio di mutande grigie e consunte.
Parecchi ragazzi applaudirono, mentre i malandrini a poco se la facevano sotto dalle risate. Mi veniva da ridere, non riuscivo a trattenermi.
«tiratelo giù!» dissi con un tono di voce che sperai suonasse freddo.
«certamente» disse James sorridendomi. Mi rallegrai  del fatto che non arrossivo mai tanto facilmente: altrimenti sarei diventata dello stesso colore dei miei capelli.
Severus cadde a terra come un sacco di patate, e si risistemò i vestiti.
«Pietrificus Totalus» Severus cadde di nuovo, irrigidito per colpa della maledizione. Ora stavano esagerando
«LASCIATELO IN PACE!» urlai uscendo fuori la bacchetta. James parve impallidire un po’. Una volta –una sola- avevo perso il controllo con lui. E di certo il ragazzo non aveva mai dimenticato quel giorno, e faceva bene a ricordarlo per tutto il resto della sua vita
«Evans, non costringermi a farti un incantesimo» disse seriamente
«levagli la maledizione, allora!» James sospirò sonoramente, poi bisbigliò la contro maledizione per liberarlo.
«ecco fatto, sei stato fortunato che la Evans fosse qui, Mocciosus»
«non ho bisogno dell’aiuto di una piccola sangue sporco come lei» spalancai gli occhi. Severus … il mio Sev non poteva avermi chiamato per davvero così!
No, non c’era più Severus. C’era Piton adesso. Mi detti mentalmente della stupida. Sapevo che gli facevano il lavaggio del cervello, ma non credevo fossero arrivati a quel punto.
Dal momento stesso in cui disse quelle parole seppi che la nostra amicizia sarebbe finita lì, che non lo avrei perdonato: aveva preferito le arti oscure a me. Io non ero più niente per lui, e mio malgrado lui non doveva essere più niente per me.
«allora non mi prenderò il disturbo in futuro. E se fossi in te mi laverei le mutande, Mocciosus»
«chiedi scusa alla Evans» disse James.
«non voglio che lui mi chieda scusa perché glielo hai chiesto tu!» dissi a James
«siete uguali voi due!»
«COSA? Io non ti ho mai chiamata una tu-sai-come!» strillò James
«Ti scompigli i capelli perché pensi che sia bello apparire come se fossi appena sceso dalla tua scopa, dai spettacolo con quello stupido Boccino, cammini per i corridoi tutto tronfio e lanci incantesimi a chiunque ti capiti a tiro, solo perché sei capace –sei così pieno di te che mi sorprendo che la tua scopa si alzi da terra. Tu mi disgusti» dissi. Girai i tacchi e me ne andai, ben cosciente di avere trattato Potter molto peggio di come meritava. Ma d'altronde ero convinta che le mie parole fossero vere, quindi non potevo sentirmi in colpa, soprattutto se ero arrabbiata in quel modo. L’uno fingeva di essere mio amico, l’altro fingeva di amarmi. Che differenza c’era? Li consideravo entrambi falsi, ed entrambi mi stavano mandando il cuore in frantumi!
«Evans!»
«ehi Evans» sentì James che mi chiamava, ma non mi voltai.
No, corsi a piangere sulla guferia. E piansi per un’amicizia finita, per un amore che definivo impossibile, per l’umiliazione che avevo subito, per tutto quello che andava male nella mia vita. Tutte le lacrime che fino ad allora avevo trattenuto vennero giù, lacrime per Petunia, per la guerra, per le morti dei babbani, per la malattia di mio padre, per tutte le volte che mi avevano chiamata sangue sporco. Se c’è una cosa però che imparai quella sera è che quando piangi hai bisogno di qualcuno che ti sorregga. E quella sera fu James a sorreggermi.
 
Una lacrima solitaria scese lungo la mia guancia. Il mio James c’era stato anche in quel frangente, ed era stato proprio in quel momento, quando lui si era avvicinato e mi aveva abbracciato, senza chiedere niente in cambio, senza parlare e senza fare battute stupide, quando mi aveva sorretto, mi aveva rialzata, mi aveva dato la forza per andare avanti, che finalmente capii quanto lui tenesse a me realmente. E adesso quell'uomo giaceva accanto a me, nella nostra casa di Godrics Hollows … e io sono la signora Potter. Caccio con la mano quella piccola lacrima solitaria, come la rugiada sopra un giglio, e rimetto la testa sopra il cuscino. È notte fonda, ma ancora non ho voglia di dormire. Ho solo voglia di ricordare il nostro primo vero appuntamento …

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Capitolo 4
*** LA BIBLIOTECA ***


Dopo quell’episodio James non mi aveva più disturbata, i suoi scherzi erano meno pesanti e più divertenti, non lanciava più incantesimi a chicchessia, solo ai serpe verde, e onestamente non mi importava molto della loro sorte. In sintesi era cresciuto, e dentro il cuore sapevo che era per me che l’aveva fatto. Aveva cambiato atteggiamento senza cambiare il suo carattere, e quello che ottenne fu magnifico: James diciassettenne era tutto quello che si potesse desiderare; bello, divertente, scherzoso, buono, coraggioso e brillante a scuola. Certo aveva anche lui i suoi difetti, come per esempio l’egocentrismo, la pienezza di sé e la testardaggine. Ma cercava di migliorare, e questo era da apprezzare. Anche per questo ultimamente eravamo diventati amici, e sempre per questo a me piaceva sempre di più, mentre le vacanze di pasqua si avvicinavano. Se lui in quel periodo mi avesse chiesto di uscire, avrei accettato senza pensarci, ma sembrava accontentarsi di parlarmi ogni volta che mi vedeva.
Quel venerdì pomeriggio stavo uscendo dalla biblioteca per finire i compiti assegnati per le vacanze: la scuola sarebbe ricominciata lunedì. Mentre mi dirigevo verso l’uscita vidi una testa nera e scompigliata china su un libro, in un angolo. Mi avvicinai, non potendo credere che James stesse studiando in biblioteca
«ho i miraggi o James Potter sta davvero studiando?» il ragazzo fece uno strano verso
«non sto studiando, sto leggendo» disse alzando gli occhi dal libriccino
«e che leggi?» James arrossì un po’
«dodici passi infallibili per sedurre una strega» io risi spontaneamente. A parere mio, un libro del genere avrebbe dovuto scriverlo lui!
«come se ne avessi bisogno, con mezza Hogwarts che ti viene dietro!»
«ma a me interessa una strega in particolare!»
«si?» ero emozionata, sapevo dove voleva andare a parare, ma non gli avrei lasciato strada facile
«si, per esempio qua dice che si devono fare complimenti sugli occhi della ragazza in questione, e anche sulla sua intelligenza … ti ho mai detto che hai degli occhi stupendi, e che sei la strega più dotata e intelligente del castello?» io ghigno
«almeno una miriade di volte» lui annuì serio.
«poi dice che bisogna essere galanti … ma non credo che io sia un massimo esempio di galanteria!»
«no, infatti» dico con una risata
«aggiunge che farle capire che siamo interessati a loro, senza darne la conferma, aumenta la curiosità, e quindi l’interesse verso di te» fece un sorriso
«mi sa che in questo ho sbagliato l’anno scorso, spiattellando ai quattro venti i miei sentimenti per te» io annuisco.
«sai dice anche che bisogna ammettere i propri errori, e io lo sto facendo. È normale che tu non mi abbia preso sul serio … anche perché io di serio non ho niente!»
 «alla fine lo hai capito …» sussurro
«dice anche che invitarla ad uscire insieme sia banale. Dice che se vuoi stare insieme ad una persona non c’è bisogno di darsi appuntamento, basta sapersi improvvisare qualche momento insieme. Basta stare da soli pochi attimi, ad una partita di Quidditch, in biblioteca, in sala comune, magari durante i pasti. Come adesso» io lo guardo stupita.
«quindi io in teoria ho accettato di uscire con te?» chiedo incuriosita
«questo devi dirmelo tu, Lily, io sono sempre disponibile per te» io sorrido
«domani mattina in sala comune alle nove, e vedi di non farmi aspettare» mi dirigo verso l’uscita.
«ciao, James» lui mi saluta con la mano. Un sorriso gigantesco gli illumina il viso, un sorriso che non gli ho mai visto sul volto, che sa di felicità e di amore. Ora so per certo che almeno lui non mi ha mentito.
 
E già … lui non mi ha mentito. Mai. E io mi fido di lui, gli affiderei la vita, sarei pronta a morire per lui, anche se so che non lo permetterebbe. Lo amo, ed è così bello stargli vicino e osservarlo mentre dorme che rimarrei così per sempre, anche se è tardi e il cielo fuori è nero come la pece, puntellato da piccole stelle luminose, che illuminano la via a tutte quelle persone che osano sfidare la grandezza della notte e delle  tenebre. Perché per ogni piccola stella posta sul cielo c’è qualcuno che ha combattuto le tenebre, e che adesso si burla della notte per l’eternità, schiarendo la via a chi la sfida. Mi giro verso la finestra. So per certo che io morirò in questo modo, e che risplenderò nel cielo, prendendomi gioco della notte. Per l’eternità. Sorrido mentre ti sento dire il mio nome nel sonno.
Ho passato l’intera nottata a pensarti, James. Non m’importa però, dormirò un’altra volta. Ma non stanotte. No, questa è la notte dei ricordi.
Il ricordo del nostro primo bacio, sotto quelle stelle di cui un giorno faremo parte, si insinua fra i miei pensieri …

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Capitolo 5
*** STELLA POLARE ***


Stiamo camminando, mano nella mano, nel parco di Hogwarts. La luna è crescente, la prossima settimana ci sarà il plenilunio, ma già la sua luce rischiara l’acqua nera del lago. Fa freddo, io mi stringo nel mantello. Tu te ne accorgi e mi prendi per la vita in modo da coprirmi con il tuo mantello e riscaldarmi. Si sta così bene qui … vorrei urlarti che ti amo, ma non ci riesco. Riesco solo a sorriderti e a stringerti la mano. A un certo punto tu ti fermi, siamo nel luogo dove ho litigato con Piton. Tu inizi a parlare, e le cose che dici sono così belle, così dolci e così vere da farmi venire i brividi
«sai Lily, penso che qui sia cominciato tutto. Tu mi hai urlato in faccia le parole peggiori che potessi dirmi, facendomi male. Più male di come mi sarei aspettato, male quasi quanto una pugnalata dritta fra le costole. Inizialmente pensavo che avessi torto, poi ho riflettuto su quello che mi avevi detto, e … mi sono ricreduto, perché tu avevi ragione, avevi dannatamente ragione. Ho deciso di cambiare, per essere una persona … più degna di te. E voglio dirti grazie, perché senza di te sarei ancora un ragazzino montato» io ti sorrido, poi ti abbraccio, così, di getto. Tu sei felice, lo sento, fremi mentre ti stringo a me, ma è ancora presto per provare a baciarmi, e tu lo sai. Sei paziente James, sai aspettare. Rientriamo al castello, e siamo insieme sotto il mantello dell’invisibilità. Adoro questo mantello, e non solo per le sue qualità, ma perché rispecchia in un certo senso come mi sento. Io ci sono, esisto, sono reale. Ma nessuno sa della mia presenza, solo chi si accorge del mantello con un abile incantesimo sa capire che ci sono. E chi è capace riesce a vedermi in tutti i miei aspetti, positivi e negativi, mi apprezza e mi stima: a mio parere quelle sono le sole persone che valga la pena di conoscere realmente.
Saliamo scale e scalette, la scuola di notte è inquietante, e sembra emanare potere da ogni parte. Un po’ attrae e un po’ fa paura, perché è sconosciuta, misteriosa, fantasticamente magica e antica: mille segreti non svelati si celano in queste mura. Dopo una rampa infinita di scale arriviamo alla torre di astronomia. Tu chiudi a chiave la porta: Gazza non potrà entrare. Trasfiguri una piuma rimasta per terra in una coperta enorme, che pieghi a metà per poi sdraiarti nella rientranza, come in un sacco a pelo. Io mi sdraio accanto a te e tu mi abbracci. Non c’è bisogno di parole, siamo solo io e te. Mi sento la persona più felice del pianeta, e per un attimo riesco a dimenticare tutti i miei problemi, tutte le mie ansie e le mie angosce. So solo che ci sei tu, sdraiato qui accanto a me, che mi abbracci e mi stringi forte. Guardi il cielo e sorridi.
«cosa c’è?» ti chiedo, curiosa di sapere il motivo di quel sorriso che ti illumina il volto.
«è solo che … al secondo anno avevamo fatto una scommessa … ti ricordi?» continui a sorridere, e io mi sforzo di ricordare...  mi aveva chiesto di uscire insieme di notte, e io gli avevo detto che non l’avrei mai fatto. E alla fine mi aveva proposto una scommessa: se un giorno avrei accettato il suo invito avrei dovuto baciarlo.
Sorrido anche io.
«si mi ricordo …» ti giri di nuovo verso di me: adesso stai letteralmente sghignazzando.
«bene, meglio così» non mi chiedi niente, stai solo facendo una semplice costatazione. Evidentemente non ti aspetti che io ti baci, stai solo scherzando. Io mi avvicino e ti sfioro le labbra delicatamente. E anche se è un semplice bacio a fior di labbra sento che ho lo stomaco in festa, sono emozionata, sento le tue labbra morbide e dimentico anche il mio nome. Quando, un attimo dopo, ci separiamo, mi sorridi dolcemente, senza chiedermi di più, anche se questo non è da te. Io ti guardo stranita
«chi sei tu, e che ne hai fatto di James Potter?» ridi, e il suono della tua risata riempie la torre.
«vuoi che ti baci Evans?» mi chiedi con un pizzico di malizia. Sto fremendo, e si, voglio che mi baci. E adesso capisco le tue intenzioni: vuoi che sia io a chiederti di baciarmi. Ma non ho nessuna voglia di cedere, anche se devo dire che le tue labbra mi attraggono molto. Cerco di concentrarmi sui tuoi occhi, così da eliminare la tentazione. Fatica inutile.
«pensavo fossi tu a volermi baciare» dico divertita                                                         
«infatti, ma devi volerlo anche tu … vuoi che ti baci Evans?» questo è un insulto al mio orgoglio Potter, e tu lo sai bene. No, non sarà così facile per te, non ho intenzione di lasciarti il campo libero, dopotutto è una vita che ti rifiuto, non posso chiederti di baciarmi! Rimango in silenzio. So che non vedi l’ora di avermi, non reggerai ancora a lungo.
«allora?» mi incalzi. Io ti sorrido, un sorriso carico di umorismo.
«tu puoi farmi delle domande, io posso anche decidere di non rispondere» dico in una perfetta imitazione di Jane Austen.
«e un si?» mi chiedi speranzoso.
«può essere, come potrebbe essere un no» ti sto mandando il cervello a farsi benedire, ne sono consapevole. E godo nel farlo.
«significa che lo interpreterò a modo mio allora» sussurri prima di baciarmi, ma per davvero questa volta. E così dai inizio al bacio più bello di tutta la mia vita, sotto quei puntini luminosi comunemente chiamati stelle. Quando ci separiamo tu torni a guardare le stelle. Ne indichi una, e io la riconosco, è la stella polare.
«Lily, so che quello che sto per dire è schifosamente mieloso e sdolcinato, però voglio farlo lo stesso» dici con una smorfia. Io sto zitta, e tu continui
«quella è la stella polare, indica sempre il nord … è un porto sicuro, lei è sempre lì, pronta a indicarti la giusta direzione. Se sei perso in mezzo al mare ti basta guardare il cielo per ritrovare la via, grazie a lei.
«Beh io voglio essere come lei, almeno per te. Voglio essere la tua stella polare» sei serio, e le tue parole mi scorrono dentro. Sento le lacrime agli occhi, sei riuscito a commuovermi con delle semplici parole.
«James?»
«uhm»
«anche io lo voglio» so che è una cosa banale da dire, ma a te non importa. Stai lì a guardare il cielo, e mi stringi la mano. Hai capito, lo sento. Hai capito che non ci lasceremo mai più, che staremo insieme per sempre, anche quando raggiungeremo il firmamento e brilleremo insieme alle altre stelle.
 
Si James, staremo per sempre insieme, qualsiasi cosa accada. E tu sei veramente il mio porto sicuro, la mia stella polare, come ami definirti tu. E quando lo dici io rido, ripensando a quella sera insieme.
Dormi, e io ti osservo. Come osservavo Petunia da piccola, quando si addormentava in treno, al ritorno delle nostre gite familiari. Petunia … ricordo ancora quando siamo usciti con lei e quel Vernon. Che serata tremenda quella …

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Capitolo 6
*** PETUNIA E VERNON ***


«James, ti prego, se davvero mi ami, cerca di essere il meno mago possibile!»
Ci eravamo appena smaterializzati in un piccolo vicolo buio, a qualche isolato di distanza dalla pizzeria dove eravamo diretti per una cena in compagnia dei coniugi Dursley e io ero alquanto agitata. James si grattò la testa a quella stramba richiesta.
«Lily, tesoro, non vorrei dirtelo, ma come faccio a non essere un mago se effettivamente lo sono?» lo guardai spazientita.
«niente scherzi “made in malandrini”, niente magia, nemmeno se si rompe qualcosa, niente Quidditch, niente Hogwarts, niente di niente, capito adesso?» il ragazzo sembrava perplesso
«e di cosa dovrei parlare esattamente?»
«non lo so, prova con il calcio, la tv, non dire idiozie, mostrati educatamente interessato se non sai qualcosa. Ti prego James non farmi fare cattive figure!» James sbuffò
«ma non sarei me stesso! E poi cosa è il calcio?»
«non importa, che ti costa essere un po’ meno malandrino per un paio d’ore?» lui la guardò malizioso
«una notte di fuoco?» gli diedi uno schiaffo sul braccio
«James!»
«che c’è?»
«scordatelo»
«arriverà il giorno in cui non potrai più dirmi di no» disse tutto gongolante.
«sei un idiota Potter»
«è la solita frase che dici quando non sai più ribattere, Evans» storsi il naso
«e come faccio, sei un maniaco!!»
«me lo posso permettere … al contrario di quella specie di tricheco che sta seduto accanto a quella giraffa» cercai di non ridere mentre guardavo James indicare mia sorella, e dissi
«è mia sorella» James si girò sconvolto
«e hai anche il coraggio di chiedermi di non fargli scherzi? Sono quasi più attraenti di Mocciosus!» lo guardai minacciosa
«tu azzardati e giuro che te ne pentirai per tutta la vita»
«come non detto» sospirò il ragazzo. Ci avvicinammo alla coppia, mentre James sorrideva sotto i baffi per le espressioni dei loro volti: un misto di paura, gelosia, aria di superiorità e un pizzico di stupidaggine.
«ciao Tunia!» mi diressi verso mia sorella e la salutai calorosamente, mentre quella si limitò a un semplice e freddo:
«buonasera Lily»
«questo è James, penso che mamma te abbia parlato»
Vidi che Petunia aveva lo sguardo corrucciato: evidentemente mia madre era talmente entusiasta di James che non le aveva parlato d’altro. E come darle torto, dopo quel Vernon, James era il paradiso!!
«si, me ne ha parlato» James le tese la mano con un sorriso
«piacere Petunia, o devo chiamarti Evans?» scoppiai a ridere, forse anche per il nervosismo, o comunque per quella battuta, che solo io e James potevamo capire … e anche tutti gli studenti di Hogwarts che ci avevano visti insieme dal sesto anno in giù.
Petunia sembrava perplessa, evidentemente non capiva perché io ridevo, ed era mortificata perché Vernon stava osservando quella scena sconcertato. Erano proprio sconvolti, così James spiegò
«tua sorella ha passato metà della sua vita a ricordarmi che per me lei era “Evans e solo Evans” oppure “Lily solo per gli amici” e quindi … era una battuta capito?» disse alla fine esasperato, notando che l’espressione di Petunia era solo peggiorata.
«comunque è un piacere conoscere anche te, Vernon giusto?» James tese la mano, che Vernon probabilmente strinse, più per cortesia che per altro. Si vedeva dal suo sguardo che quel ragazzo gli sembrava troppo frivolo, troppo irresponsabile.
«piacere mio» disse risoluto. Poi convenne che se quel ragazzo si era “presentato” con Petunia, lui avrebbe dovuto fare lo stesso con me
«piacere, io sono Vernon» gli strinsi la mano sorridente, anche se ero un po’ schifata perché era sudaticcia
«piacere mio» io e James posammo le giacche. James sembrava uscito da una rivista di moda degli anni ’70 e mio malgrado notai che Petunia ammirava le spalle larghe del mio ragazzo, che nascondevano dei muscoli da dio (siano benedetti gli allenamenti di quiddiccih). Vernon invece lo guardava incuriosito, molto probabilmente si stava chiedendo dove trovasse i soldi per comprare tutti quei vestiti costosi e all’ultima moda.
Io invece ero vestita semplicemente, con una gonna, sopra il ginocchio bianca, e sopra una maglietta verde chiaro poco scollata, ma molto stretta, in modo da risaltare le forme.
«allora Vernon, di cosa ti occupi tu, di cucina?» chiese James poco dopo aver ordinato le pizze. Vernon lo guardava male, e io dovetti trattenermi dal ridere: evidentemente James trovava Vernon molto buffo.
«no, sono un membro di una ditta di trapani, la Grunnigs, devresti conoscerla» disse tutto orgoglioso. James sembrava perplesso, e non potevo biasimarlo
«ehm e …» mi guardò, che e io cercavo di suggerirgli con gli occhi di seguire i miei consigli di poco prima.
« … e cosa sono questi … trapani?» disse cercando di sembrare interessato ma con scarso successo. Vernon lo guardò con sospetto
«sai quei macchinari che si usano per fare i buchi nei muri e nel legno?» disse come a volergli suggerire qualcosa.
«mai sentiti, noi non usiamo queste cose perché …» gli pestai un piede e finì la frase per lui
« … perché ha molti domestici, di solito sono loro che ci pensano, al massimo i suoi genitori, perché andando a scuola … sai com’è, prima era troppo piccolo, adesso non sta quasi mai a casa …»
Sperai che capisse le mie intenzioni, ma ovviamente lui non poté che smentire il tutto, come un perfetto idiota
«non dire fesserie Lily, io a casa ho solo un elfo domestico un po’ psicopatico, la cui ambizione di vita è spolverare le mensole e fare il tè. Di certo però per fare i buchi nei muri non usa strani aggeggi inutili!» disse James un po’ indispettito. Lo guardai sconvolta: forse era veramente meglio la piovra gigante a lui!!
«e tu invece di che ti occupi James? I maghi di sicuro vivono con un sussidio sulle spalle di noi poveri contribuenti, no?» disse Vernon con aria di superiorità
«veramente io ho una stanza più grande di questa pizzeria, alla banca ovviamente, stracolma di oro a moneta, e anche un po’ d’argento. E poi dopo Hogwarts voglio diventare auror, mi hanno già accettato all’accademia visti i risultati dei GUFO. Se non lo sapessi gli auror stanano i maghi che usano la magia oscura e proteggono anche i babbani come voi, e solo i migliori riescono a essere ammessi, come me e Lily» disse fiero.
Ma il cervello di Vernon, come verificai poco dopo, doveva essere rimasto bloccato a “ho una stanza piena di oro in monete” per sentire il resto.
«avete una banca?» chiese sbigottito
«certo, l’amministrano i folletti» disse James con fare canzonatorio. Cercai di fare capire a James di stare zitto. Ovviamente fece finta di non vedermi
«e le camere blindate sono proprio sotto Londra, molto più in fondo della metropolitana. Le stanze più giù sono le più importanti e in alcune ci sono anche dei draghi di guardia. È quasi impossibile commettere un furto lì» disse tutto d’un fiato.
Nel frattempo era arrivata la pizza, e i quattro avevano iniziato a mangiare. Dedussi che Vernon non riusciva a capire se lo stesse prendendo in giro o meno, e di certo il ghigno malandrino e il tono di voce canzonatorio di James gli dicevano che c’era qualcosa che non andava, nonostante il ragazzo stesse dicendo la verità. Lui di certo non sapeva che tipo era il mio ragazzo, e non poteva sapere che prendere in giro la gente era il suo hobby preferito.
«allora, tu che auto guidi? Io una Citroen CX» disse tutto orgoglioso. Ma James gli scoppiò a ridere  fragorosamente in faccia. Io sprofondai nella mia sedia, pregando tutti gli dei, conosciuti e sconosciuti, che non iniziasse a parlare di scope volanti. Preghiere che non furono minimamente ascoltate.
«e perché mai dovrei usare una strana scatolina metallica per spostarmi, se ho la mia fantastica scopa da corsa? Sicuramente è più costosa, questo te lo concedo, e ti assicuro anche che necessita di una grande cura, ma almeno vado come e dove voglio, e poi volare è qualcosa di magnifico. Basta mettere il caro vecchio mantello dell’invisibilità e il gioco è fatto: posso sfrecciare per tutta Londra. È bellissima la mia ninbus 1700, dovresti vederla. È la migliore scopa in circolazione ad Hogwarts, e modestamente parlando, io sono il miglior cercatore che quella scuola abbia mai avuto! Sapete ho ricevuto una decina di richieste per entrare in una squadra di Quiddicch prima ancora di finire la scuola, infatti pensavano che mi sarei fermato al sesto anno, e l’avrei anche fatto se … se solo non ci fosse questa dannata guerra ...  non mi sembra proprio il caso di passare la vita a bordo di una scopa. È sicuramente meglio combattere»
«James!!» lo richiamai, sperando che capisse che stava esagerando
«dimmi Lily» disse.
«Potter io e te facciamo i conti dopo» lo minaccia. Il ragazzo sbuffò
«e che fai, mi metti in punizione con la McGranit?» disse guardandomi con aria di sfida
«Potter se non la smetti di fare il malandrino ti giuro che ti lancio un Levicorpus» James sogghignò
«peccato che quello sia effettivamente un incantesimo malandrino» stavo letteralmente perdendo le staffe
«voi due siete matti!!» disse a un certo punto Vernon. Ecco, aveva rovinato la serata. Questa volta lo avrei ucciso per davvero.
«io matto? Ma ti sei visto? Sei peggio di mocciosus!!» io sbiancai
«e chi sarebbe?»
«lascia perdere … » dissi, al massimo dell’esasperazione. Peccato che James si affrettò a rispondere:
«una sottospecie di essere umano, con i capelli untuosi, il naso lungo e un caratteraccio. Insomma un moccioso, per giunta geloso del sottoscritto»
«adesso basta, ho sopportato abbastanza!! Andiamo Petunia, avevi ragione: sono completamente pazzi!!» i due si alzarono dal tavolo con il piatto ancora a metà, pagarono il conto e uscirono. Io rimasi lì, delusa, a guardare James.
«perché l’hai fatto? TI AVEVO CHIESTO UNA COSA, UNA MISERA COSA!! E TU TE NE SEI FREGATO» uscì correndo dal locale, le lacrime agli occhi, e la consapevolezza che avevo perso definitivamente mia sorella. Mi sentì chiamare e risposi con voce tremante
 «cosa vuoi Potter?» lui mi prese un braccio
«preferisco quando mi chiami James»
«e io preferisco quando ti comporti da diciassettenne quale sei, e non come un bambino di otto anni!!» dissi, ancora in lacrime, James si accorse che stavo piangendo, ma io ricominciai a correre, lontano da lui
«Lily, ti prego aspetta» mi fermai di botto e ricomincia a urlargli contro
«che cosa dovrei aspettare? Ti ho spiegato come è fatta mia sorella, e ti ho anche detto com’è quel Vernon Dursley! Perché lo hai fatto?» continuai
«Se lo meritava Lily! Perché non capisci? Io sono stato me stesso ho parlato della mia vita, del Quiddicch, ho detto anche che ho rifiutato lo sport più fantastico del mondo per andare a lavorare in un ufficio, ho fatto capire che sono ricco, che sono intelligente, e si vede da lontano un miglio che ti amo, quindi per favore non venirmi a dire che mi sono comportato male!» si certo, lui mi amava pensai ironicamente. Se mia avesse amato, avrebbe sicuramente fatto uno sforzo per comportarsi bene, e invece se ne era completamente fregato
«non è vero, non mi ami» dissi in un soffio
«se mi avessi amata, ti saresti comportato bene, e non mi avresti lasciato perdere l’ultima speranza di riconciliazione con mia sorella» sapevo che con quelle parole lo avrei ferito, ma in quel momento non mi importava. Mi prese per le spalle e mi disse con il viso contro il mio:
«se non ti avessi amato non sarei neanche venuto, e comunque mi ha provocato. E poi come fai a dire che non ti amo? Ti sto dietro da anni e anni, sono cambiato per te, mi sono umiliato per te! E tu mi dici che non ti amo?» io restai in silenzio, non sapendo cosa dire, così lui continuò
«ti prometto che cercherò di rimediare alla prima occasione, va bene? Magari avrei potuto comportarmi meglio, lo so, ma è stato più forte di me» lo abbracciai. Si mi amava, ma era ancora un ragazzino. Un ragazzino, però, che doveva crescere fin troppo velocemente. Un ragazzino che aveva le spalle al muro a causa di quella guerra, che non poteva permettersi di godersi la vita. Mi separai con un sospiro.
«vado a casa, ci vediamo»
«no, andiamo a piedi, ti accompagno» scossi la testa
«preferisco di no. Vado eh?» 
«non mi va di lasciarti da sola con il buoi di questi tempi, preferisco accompagnarti lo stesso» io annuì, poi ci prendemmo per mano e ci smaterializzammo vicino casa mia. Lui mi lasciò proprio davanti la porta, con un lieve bacio a fior di labbra, poi io entrai in casa, dove mia madre mi aspettava. Lo vidi allontanarsi dalla finestra, seguendolo con lo sguardo, poi finalmente mi accasciai nel mio letto.
 
E in questo momento, mentre osservo le tue spalle larghe e muscolose, penso che avevi ragione su molte cose quella sera: per iniziare mia sorella e Vernon si erano veramente meritati quel trattamento, che poi non era neanche molto strano. Tu parlavi solo delle tue abitudini, non hai detto nulla di osceno. E poi sono anche stata stupida a pensare certe cose, soprattutto perché nessuno sarebbe venuto con me a conoscere una sorella acida e il suo ragazzo-tricheco solo per farmi felice, solo tu avresti potuto accettare.
Hai dimostrato il tuo amore, James, lo hai fatto quando la mia vita era in bilico, quando la morte sembrava tremendamente vicina.
Nessuno avrebbe fatto quello che hai fatto tu per salvarmi quel giorno, che ancora ogni tanto rivedo nei miei sogni peggiori. Quando ho rischiato sul serio di perdere tutto, per colpa di questa stupida e inutile guerra. Quando ho rischiato di perderti. Mi stringo più a te, mentre le scene dei giorni peggiori di tutta la mia vita mi passano davanti.

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Capitolo 7
*** I MANGIAMORTE ***


Vento. Un vento gelido mi passa da parte a parte, e io, coperta solo dall’uniforme estiva di Hogwarts, rabbrividisco. I due mangiamorte che mi tengono stanno ridendo soddisfatti, vedendo come tremo. Intanto sono legata, disarmata, imbavagliata, con una benda sugli occhi e completamente alla mercé di due magiamorte ripugnanti. Mi hanno preso in una lotta durante la prima gita a Hogsmeade, dove hanno attaccato quasi tutti quelli che secondo loro sono in sostanza già dentro l’Ordine. Come me. Su quella dannata scopa, legata come un salame, mi viene da piangere. Non lo faccio, invece rido istericamente. Loro mi guardano confusi ed io continuo a ridere, come una pazza. Mi hanno preso. Morirò, ne sono certa. E sono anche sicura che sarà doloroso.
Spero solo di non cedere. Rimpiango tante cose che avrei voluto fare, ma che ormai sento distanti. Rimpiango di non aver mai detto a James che ho sognato di avere un figlio con lui, e di non aver fatto pace con mia sorella. Rimpiango di non poter essere con mia madre in quel momento difficile, ora che mio padre se n’era andato. Rimpiango di non poter partecipare al matrimonio di Alice, e di non poter vedere Sirius con una ragazza fissa. Rimpiango di non poter diventare auror, e pensando a tutto questo la mia risata isterica si spegne, lasciando il posto a una lacrima. Una soltanto. I miei “accompagnatori” neanche se ne accorgono. Il freddo è un dolore fisico ormai: da quanto sono qui a congelare in questa scopa? Da ore? Giorni? Mi sembra che siano passati anni da quando, qualche ora fa, sono uscita dal castello mano nella mano con James, dirigendomi al villaggio.
Se solo fossi rimasta a studiare a quest’ora sarei al calduccio in sala comune …
Dopo di quelli che mi sembrano anni, tocchiamo terra e loro mi gettano ai loro piedi come un sacco di patate. Fa male, fa molto male. Mi trascinano non so dove, mentre io inciampo e loro mi prendono a calci. Sento l’orgoglio ferito, il cuore che martella, gli occhi che pungono. Arriviamo in un posto e mi gettano a terra, poi sento chiudersi una porta alle mie spalle. Sono nel covo dei mangiamorte. Ho paura, tanta, tantissima paura. Sento un freddo incredibile, e non so cosa fare. Sono distrutta, indolenzita per le botte, assetata e legata. Mi rannicchio sul pavimento pensando al mio James … chissà dove sarà, e se mai riuscirà a farsi una nuova vita dopo che mi uccideranno.
Piango, perché non avrò mai un bambino da James. Perché non ci sposeremo, perché non invecchieremo insieme. Piango perché non voglio morire, perché sono ancora troppo giovane per questo. Piango perché voglio vivere la mia vita.
Dopo un po’ mi addormento fra le lacrime, la benda bagnata e la bocca asciutta.
Mi risveglio con una risata gelida e un calcio che mi toglie il respiro. Qualcuno mi toglie la benda mentre ride. Chiudo e apro gli occhi velocemente, cercando di mettere a fuoco di chi si tratta. Mi si para davanti il volto bello e malvagio di Bellatrix Black.
«sai il Signore Oscuro mi ha detto che posso divertirmi un po’ con te, a patto che non ti lasci sfinita. Vuole solo che t’indebolisca un po’» ride con cattiveria, quella brutta stronza.
«allora, intanto cominciamo da questa uniforme. Una sangue sporco come te non può indossare la divisa di Hogwarts, questo lo sai vero? O la tua intelligenza è limitata?» ride ancora, felice di umiliarmi. Agita la bacchetta e con un incantesimo non verbale mi priva dei vestiti, trasfigurandoli in una specie di sacco in iuta, che prude da morire. Ho le gambe e le braccia nude, e inizio a tremare. Per il freddo e per la paura. Lei ride. Ancora. Si diverte nel vedermi in questo stato. Non posso permetterlo
«scei na toia» dico con voce soffocata dal bavaglio.
«io sarei una troia? Io? Dovresti pulire la bocca mia piccola sangue sporco, strano, il tuo ragazzo non te l’ha insegnato? Eppure era solito fare questo al povero Piton» disse prima di agitare nuovamente la bacchetta. Schiuma e sapone m’invadono la bocca, e per poco non soffoco, ma non riesco a sputare tutto fuori per via del bavaglio. Ci provo in tutti i modi, ma alla fine ne ingoio la maggior parte, sotto gli occhi compiaciuti di Bellatrix. Io decido di non parlare, mi renderei solo ridicola con quel bavaglio, ma la fisso negli occhi con aria di sfida.
«abbassa gli occhi, stupida ragazzina» io la ignoro.
«ho detto di abbassare gli occhi» continuo a fissarla.
«bene, ha tre secondi … 1, 2 …» io non li abbasso né mi giro, dopotutto ho ancora una dignità! Qualcosa però la interrompe. Qualcuno getta accanto a me un ragazzo, che spara parolacce irripetibili a raffica con la voce soffocata. Io lo guardo sconvolta, distogliendo lo sguardo da Bellatrix: è James.
«GIAMS» cerco di dire il suo nome, ma riesco solo a storpiarlo orribilmente. Il ragazzo si gira verso di me serio
«ILY» neanche lui riesce a dire il mio nome. Mi viene da piangere a vederlo ridotto in quel modo.
«ma come siamo commoventi! Il “grande” James Potter imbavagliato e legato accanto alla sua dolce- e sporca- donzella» io lo guardo con gli occhi pieni di lacrime. Sono sicura che l’abbia fatto apposta per cercare di salvarmi. Stupido lui e le sue manie da eroe. Eppure non riuscivo a non sentirmi rincuorata avendolo accanto. Bellatrix gli tolse la benda e il bavaglio, poi toglie lo anche a me, che cerco di morderla e ci riesco. Non la lascio finché un incantesimo mi colpisce. La donna ha tutto il dito sanguinante, ed io sono orgogliosa di questo. James mi guarda ammirato, ed io gli sorrido soddisfatta della mia piccola vendetta.
«crucio» dice la donna, e a un tratto un dolore immenso mi colpisce, è come se mille lami incandescenti mi stessero trapassando ogni singola fibra del mio corpo. Mi mordo la lingua per non urlare, ma comunque mi accuccio in posizione fetale, e mi scappa qualche gemito. La sento ridere, poi qualcuno la chiama e lei esce lasciandoci lì.
Io cerco di avvicinarmi a James, che è appoggiato al muro, ma non ci riesco. Riesco solo a sussurrare un “perché lo hai fatto?»
«per salvarti» dice lui. Io sorrido debolmente
«e come?» sento il suo sguardo dietro di me, sta per parlare, ma si blocca.
«non lo so ancora» dice alla fine.
«sei un idiota, James Potter» cerco di avvicinarmi ancora un poco, e alla fine riesco a poggiare la testa nelle sue gambe. Anche lui è legato, non possiamo fare nient’altro, nemmeno afferrarci per mano.
«Lily?»
«uhm …»
«senti so che in questi casi dovrei mettermi in ginocchio e avere un anello, ma la situazione non è delle migliori, quindi … beh quando usciremo da questo casino, mi vuoi sposare?» io lo guardo allibita, poi sorrido. Il cuore mi batte come un tamburo, mentre per un momento il dolore fisico, la stanchezza e il freddo scompaiono.
«si!» rispondo così, di getto, e tu mi sorridi. E il tuo sorriso sembra illuminare questo momento così buio e mi scalda dentro. Poi però abbasso gli occhi, mentre la gravità della situazione mi ricade addosso.
«sempre che ne usciremo vivi» aggiungo amaramente.
«certo che ne usciremo vivi, sono troppo bello per morire» Io sbuffo, e ritorna il silenzio.
Dopo qualche minuto carico di tensione la porta si riapre, e ne entra una figura scura, con i lineamenti serpentini. La sua pelle è bianca come la morte, il suo naso quasi inesistente, la sua bocca sottile è piegata in un sorriso malvagio. So chi è, me lo sento. Quest’uomo è la causa di tutte le disgrazie del mondo magico. Sento dentro di me un odio profondo verso quell’uomo. Per colpa sua James ed io stiamo per morire. Per colpa sua io ho perso Sev. Per colpa sua sono morte tantissime persone, e nessuno sembra poterlo fermare. Lui si avvicina a James, ignorandomi.
«James Potter, è un piacere vederti» James grugnisce.
«sai James, avremmo bisogno di maghi portati come te nelle file dei mangia morte, certo a delle condizioni, come per esempio smettere di frequentare certa gentaglia, come lupi mannari e sangue sporco, ma si può rimediare. Sai, con me potresti avere tutto il potere che hai sempre voluto, tutta la fama e la gloria che tanto ti piace avere. Saresti un ottimo alleato» James ride di gusto, e io lo guardo stupita.
«Tom Marvolo Riddle, credi davvero che io, James Potter, mi metta a fare l’elfo domestico di uno senza naso, che fra l’altro ha quasi ucciso mia madre?»
«tu, piccolo e inutile ragazzino viziato, come sai il nome che mi diede quella sciocca?» James scrolla le spalle.
«fatti miei» Voldemort lo fissa intensamente, sono sicura che stia praticando la Leginmansia ma James ricambia lo sguardo. Io sono stupita: non sapevo che James praticasse l’Occlumansia.
«bene, bene, sei anche un ottimo accolumante James Potter. Sarebbe un vero sciupo ucciderti, considerando che sei purosangue, ma torniamo a noi …  qui chi c’è? Lily Evans, un’insulsa sangue sporco, abile pozionista di Hogwarts, nonché nota fidanzata di James Potter. Sai, Potter, potrei anche decidere di ucciderla velocemente se ti unisci a noi, altrimenti potrei farle cose che il tuo cervellino nemmeno immagina» disse con cattiveria
«lei non c’entra in questa storia, lo sai» disse con rabbia James.
«oh si che c’entra. Come intendi salvarla? Perché è per questo che ti sei fatto prendere, no?»
«no» disse James, poco convincente
«non mentirmi ragazzino, che con te sono stato fin troppo clemente. Ora vediamo se sarai così insolente …»
Puntò contro di me la sua bacchetta, mentre io pregavo perché non usasse di nuovo la maledizione cruciatus. Purtroppo sapevo già quello che mi aspettava, infatti, dopo un sibilo dell’uomo quel dolore s’impossessò di me, se possibile anche peggiore di prima. Urlai e mi contorsi, non riuscivo a sopportarlo, era troppo, troppo per il mio povero corpo. E poi sentì un urlo, da lontano, come da sott’acqua, e il dolore finì. Mi accucciai accanto a James.
«basta Potter? E tu che mi dai in cambio?» disse la voce glaciale di Voldemort. Mi accorsi con disappunto che James piangeva.
«lasciala stare! Sei un bastardo, ecco cosa sei! Il “grande signore oscuro”, ti fai chiamare, ma in realtà sei solo uno sporco mezzosangue, e debole per giunta! Ci deve volere veramente molta potenza per sfidare due ragazzi appena diciassettenni legati e disarmati!»
Voldemort rideva delle parole rabbiose di James, e poi il dolore tornò, acuto e insostenibile. Non so per quanto tempo continuò, so solo che a un certo punto non ressi più, e svenni in preda al dolore.
 Quando mi risvegliai, ero ancora legata e stesa per terra ma Voldemort non c’era più. C’era invece James, che piangeva silenziosamente in un angolo della stanza microscopica e senza finestre. L’aria era viziata, e quasi non si respirava, ma il freddo era ancora molto.
«James?» dissi con voce fioca. Sentivo tutto il mio corpo a pezzi, non riuscivo a muovermi.
«Lily, ti sei svegliata!» io non risposi, troppo debole anche per parlare. Passò un po’ di tempo, James mugugnava e si mordicchiava il labbro inferiore, io lottavo contro il dolore. Dopo qualche ora James esclamò:
«so come andarcene» lo lasciai continuare, mentre mi sforzavo di mantenere gli occhi aperti. Avevo paura che se mi fossi addormentata non sarei più riuscita a svegliarmi.
«Dido, vieni qua è urgente!» sentì James chiamare, ma non feci domande. Ormai mi sembrava di vivere le cose in terza persona. Con uno schiocco apparve un elfo domestico, che indossava una federa azzurra e pulita, da cui spuntavano gli arti.
«il padroncino l’ha chiamato?» chiese spaurito. James annuì e gli disse
«portaci a Hogwarts» l’elfo mi afferrò una mano, poi la sensazione claustrofobica della smaterializzazione m’investì, ed io svenni di nuovo.
Quando lentamente, indolenzita e stordita, mi risveglio, sono nell’infermeria di Hogwarts: mi guardo intorno e mi do un pizzicotto. Non potevo essere sfuggita a Voldemort, era quasi impossibile. Eppure ero viva e vegeta. In più avevo la possibilità di fare tutto. Ero libera di vivere. Sorrisi felice.
“Grazie James” pensai istintivamente, e gli occhi furono attratti da una massa di capelli neri nel letto accanto al mio. James dormiva beato, ed io m’incantai a guardarlo.
 
James mi salvò la vita, la stessa che adesso condividerò con lui e che mai mi è sembrata bella come oggi, quando sono diventata “la signora Potter”. Sorrido al pensiero e poggio la testa sul cuscino. Chiudo gli occhi, e penso al mio matrimonio e a quanto è stato bello … 

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Capitolo 8
*** IL MATRIMONIO ***


«mamma! Mamma oggi mi sposo!» non erano neanche le sei del mattino, e il matrimonio si sarebbe tenuto alle nove e mezza a villa Potter, la casa dei miei suoceri, dove io e mia madre alloggiavamo da già cinque giorni per aiutare nei preparativi. Io ero già sveglissima e correvo su e giù per la stanza, alla ricerca di qualcosa da fare. Mia madre aprì gli occhi un po’ stordita.
«Lily, tesoro, ma che ore sono?»
«le sei meno dieci. Lo so che è un po’ presto, ma dopotutto è sempre il mio matrimonio!!» mia madre grugnì e si alzò rassegnata.
«tesoro, Alice verrà solo alle sette, che hai intenzione di fare in questa ora?» disse mia madre con tono accondiscendete
«intanto facciamo colazione?» annuì, e poi prese i vestiti e si diresse verso il nostro bagno. Certo che quella villa era immensa!
Io seguii il suo esempio e mi vestii con un paio di Jeans e una maglietta a maniche corte, visto che c’era un po’ di caldo.
Andammo in cucina, dove non c’era nessuno a parte un elfo domestico, che si curò si prepararci una buonissima colazione. Risalimmo in camera che erano le sei e mezza e io inizia a tirare fuori tutto quello che bisognava per prepararmi: trucchi, elastici, prodotti per capelli, ecc … dopo circa dieci minuti che tiravo fuori tutta quella roba mi buttai sul letto, in attesa di avere qualcosa da fare. Mia madre mi aveva guardata divertita per tutto il tempo, mentre disponevo con ordine maniacale tutto sulla scrivania ormai ingombra, e adesso aveva qualcosa in mano.
«Lily, volevo darti una cosa … avrei dovuto darla a Petunia, ma non era una cosa che le si addiceva» io la guardai incuriosita, così lei aprì la scatolina e mi mostrò un piccolo diadema con motivi floreali. Io lo guardavo allibita
«ma è quello del tuo matrimonio!!» mia madre annuì
«e quello della nonna, e della bis-nonna, e della  bis-bis-nonna … ormai è una tradizione, ed è partita proprio dalla donna che ti ha donato i poteri magici: ho scoperto da poco che la mia bis-nonna era una strega, e questo diadema apparteneva alla sua famiglia. Adesso è tuo» disse con un sorriso. Io lo presi a disagio
«è bellissimo, grazie!» mia madre rise
«non ringraziarmi, dalla magia viene, e alla magia ritorna! Non è qualcosa per … com’è che ci chiamate? Babbani? Ecco, non è una cosa per noi» disse con un sorriso
«promettimi che lo darai a tua figlia» io annuì, poi riposi il diadema nella scatolina e lo poggiai nella scrivania emozionata, per poi abbracciare mia madre.
Alle sette arrivò Alice, piuttosto allegra anche per i suoi standard, che iniziò subito a prepararmi.
Alla fine dell’operazione ero bellissima: i capelli rossi acconciati in modo da far risaltare il diadema, un trucco leggero e delicato, che evidenziava i miei lineamenti dolci, e una collana che richiamava il regalo di mia madre. Alla fine misi il vestito, che aveva un piccolo strascico con la fine ricamata, che poi saliva dolcemente  fino ai fianchi, dove si univa con il corpetto sempre ricamato, con una scollatura elegante e delle spalline sottili. Avevo dei guanti lunghi fino al gomito, sempre bianchi, e un paio di decolté del medesimo colore, semplicissime. Alle nove ero pronta, e avevo mezz’ora libera, in cui tutte le mie vecchie compagne di scuola vennero in camera mia per farmi gli auguri e per abbracciarmi. Alle nove e mezza mi diressi verso il tendone che era stato montato per l’occasione. Mi ritrovai fin troppo presto davanti a all’entrata del padiglione, che era strapieno di gente, e tutti guardavano me, James in primis, che fra l’altro avevo una faccia da pesce lesso. Accanto a lui c’era Sirius, il nostro testimone. Mary mi faceva da damigella e Alice da testimone. Feci un bel respiro e iniziai a camminare
Una passo
E se mi lascia all’altare?
Un passo
Non lo farà
Un passo
E se inciampo nello strascico?
Un passo
Fai attenzione a non cadere con questi maledetti tacchi
Un passo
E se ci attaccano i mangiamorte?
Un passo
Questo luogo è protetto
Un passo
Ma c’è anche tutta l’ordine della fenice
Un passo
Oddio mi guardano tutti
Un passo
Spero che James non svenga
Un passo
Sto arrivando!
Un passo
Perché James non chiude quella bocca?
Un passo
Ecco, ce l’ho fatta!
Ero accanto a James, che mi guardava meravigliato. Notai ancora una volta quanto fosse bello e anche che quell’espressione raggiante, che metteva su in certi momenti, lo rendevano quasi tenero. Quasi.
«signore e signori, siamo qui riuniti oggi per celebrare l’unione di James Potter e Lilian Evans …» cominciò con voce tonante l’uomo del ministero incaricato di celebrare il mio matrimonio. Continuò a parlare ma io non lo ascoltavo. Ero persa nei miei pensieri, pensavo a come sarebbe stato vivere così lontana da mia madre, con la sola compagnia di James. Mi chiedevo come avrei dovuto far fronte a tutti quei bruschi cambiamenti, a quello che sarebbe successo di lì a poche ore, e non potevo che sentirmi piccola, perché James aveva di sicuro molta più esperienza. Sussultai quando sentì James dire
«si lo voglio» e mi rilassai a quelle parole, che lo avevano fatto mio per sempre.
«e vuoi tu, Lilian Evans, prendere James Potter come tuo marito, e amarlo e rispettarlo per tutti i giorni della vostra vita, nel bene e nel male, in salute e nella malattia, finché morte non vi separi?» presi un bel respiro e sorrisi a James
«si, lo voglio»
«ebbene io vi dichiaro marito e moglie. Puoi baciare la sposa» notai con la coda dell’occhio che mia madre piangeva, seguita dalla madre di James, prima che James posasse le sue labbra sulle mie, in un bacio dolce più del miele, ma piccolo e delicato, quasi timoroso. Tutti applaudivano, e io ero così felice che temevo di scoppiare. Prima che tutti gli altri si iniziassero a congratularsi con me, James mi sussurrò all’orecchio:
«auguri signora Potter» io risi
«per te resterò sempre Evans, capito Potter?» e lo baciai. Lui rise e si staccò, poi iniziammo a dedicarci ai nostri parenti e amici che, chi in lacrime e chi raggiante, erano desiderosi di attenzioni.
 
Sorrisi fra le lenzuola. Decisamente quello era il giorno migliore della mia vita, e niente avrebbe mai potuto rovinarlo. Il sonno mi prese prepotente, e io mi abbandonai fra le braccia di Morfeo sfinita da quella giornata, con ancora l’ombra di un sorriso sulle labbra.

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Capitolo 9
*** EPILOGO ***


Guardai allibita la lettera del S. Mungo in merito a degli esami che avevo fatto la settimana prima “giusto per togliere ogni dubbio”. In quel momento odiai James per la sua sbadataggine: come faceva sempre a dimenticare di fare attenzione! A vent’anni è così facile cascarci!! Scossi la testa e rilessi la lettera incredula.
Cara signora Potter
La informiamo con piacere che l’esito dell’esame effettuato il sei febbraio, per verificare la presenza di una gravidanza è positivo. Siamo inoltre lieti di informarla che aspetta un maschietto.
Distinti saluti e auguri a lei e al signor Potter
Direttrice del reparto di maternità al S. Mungo
Jennifer Smith
Deglutì. Non poteva essere, non potevo aspettare davvero un bambino. Era irreale. Mi sfiorai la pancia. Com’era possibile che dentro di me ci fosse qualcun altro? E, soprattutto, come avrei fatto a farlo uscire, dopo quei nove mesi? Mi girò improvvisamente la testa, e dovetti sedermi. Non volevo partorire, no assolutamente no. Era da quand’ero piccola che mia madre descriveva il parto come qualcosa di tremendamente doloroso e imbarazzante. E poi come avrei cresciuto un figlio con quella guerra? Non era certo il momento di mettersi a fare bambini!
“Sempre che non muoia prima”
Mi dissi, nel più allegro dei modi. E non avevo neanche tutti i torti, rischiavo di rompermi l’osso del collo un giorno si e l’altro no. Basti pensare che avevo sfidato già tre volte Voldemort.
Ma poi in un flash ricordai come, sicuramente, era sbocciata quella nuova vita dentro di me.
James.
Baci, carezze, tante coccole, che finivano sempre nello stesso modo, eppure in un modo diverso. Perché ogni volta, con lui, era come la prima. E sorrisi, malgrado tutto, perché dentro di me c’era James, si, ma c’ero anche io, ed eravamo stati mischiati insieme dall’amore che ci teneva uniti.
Sentii la porta scricchiolare, e io saltai ormai felice verso l’ingresso, dove mi aspettava James. Mi guardava con curiosità, bramoso di sapere a cosa fosse dovuta tanta allegria in quei giorni grigi come un cielo carico di pioggia.
«chi è la stella polare?» dissi, per la solita domanda di controllo.  Lui rise e mi rispose
«io, e chi sennò?» io gli buttai le braccia al collo e lo baciai. Poi gli lanciai la lettera, con la premessa
«è il più bel regalo di tutta la mia vita, e pensare che non era neanche in programma!» vidi la sua espressione sorpresa, e lo vidi sbiancare man mano che procedeva. Alla fine sillabò
«quindi tu … cioè noi … allora qui …» mi indicò la pancia
«sta crescendo un piccolo Potter!»  io risi e annuì
«alla faccia tua, che mi schiaffeggiavi quando io predicevo il futuro» gli diedi un buffetto su un braccio e poi un bacio e lui mi sorrise.
«sei felice?» James aveva uno sguardo strano
«non è che non sono felice, aspetto questo momento da molto tempo, ma …» io sospirai a quel “ma”
«non fare quella faccia Lily! Sai benissimo che c’è un “ma”, e non perché non voglio o non amo nostro figlio! È appunto per questo che avrei voluto aspettare la fine della guerra, non voglio che mio figlio cresca in questo ambiente, dove muore qualcuno un giorno si e l’altro pure!»
«James, noi non vedremo la fine della guerra, anche se ne saremo pienamente partecipi. Me lo sento, tanto vale godersi la vita!»
«la speranza è l’ultima a morire, Lily …» io lo guardai sconfitta
«ma è anche la prima a illudere … guarda in faccia la realtà, noi moriremo prima del tempo e non è solo un calcolo delle probabilità che abbiamo di sopravvivere, è qualcos’altro, come un sesto senso. Sento che noi moriremo, ma che saremo importanti per dare una svolta a questa guerra. Ma io e te non la vedremo, questa svolta. Il nostro bambino si però, lui non deve morire … lui deve vivere»
James mi guardava un po’ triste e un po’ felice
«sognare non costa niente, Lily» mi sussurrò all’orecchio, prima di trascinarmi verso la nostra camera da letto, senza neanche cenare.
Per quella sera così riuscì a credere che saremmo sopravvissuti alla guerra, che avremmo cresciuto il nostro bambino insieme a Sirius, che avremmo avuto tanti altri figli, come i Weasley, che avrei fatto la nonna premurosa, la mamma buona e dolce, ma anche severa, che avrei curato il mio bambino e che avrei finalmente imparato a cucinare la torta al cioccolato, che a James veniva squisita.

 
Ma mentre quel lampo di luce verde mi investe so che non farò niente di tutto quello che avevo sognato di fare. Tutto, tranne dare un futuro migliore a Harry. Eppure, un attimo prima che il lampo verde mi colpisca, la consapevolezza di stare proteggendo mio figlio, mi fa sorridere. Il lampo mi colpisce e a me sembra di galleggiare. Non so più niente ormai, sono felice. Ma non so più per cosa.

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