Non può finire così...

di Vale3
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** // ***
Capitolo 2: *** // ***
Capitolo 3: *** // ***
Capitolo 4: *** // ***
Capitolo 5: *** // ***



Capitolo 1
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Essendo una grande fan di Star Wars, ho letto sul web, gran parte degli spoiler per quanto riguarda l’attesissimo Episodio III

Essendo una grande fan di Star Wars, ho letto sul web, gran parte degli spoiler per quanto riguarda l’attesissimo Episodio III, questo breve specchio di storia che ho voluto scrivere, è come se avvenisse alla fine del film, quando Anakin passa al Lato Oscuro; i pensieri e i ricordi di Obi-Wan.

Ho preso spunto dagli spoiler (ammesso che siano attendibili!), solo per quanto riguarda la prima parte, cioè la fine del duello, il posto dov’è avvenuto, e le battute tra Obi-Wan e Anakin. Tutto il resto è pura fantasia; ho intenzione di non seguire i fatti del film, anche per quanto riguarda Anakin, il suo passaggio al Lato Oscuro e alla sua trasformazione in Darth Vader. Mi piacerebbe scrivere un finale alternativo, dove Anakin, ritrova la pace e torna ad essere se stesso.

E’ di rigore dire che tutti i personaggi non sono miei, ma appartengono alla meravigliosa mente di George Lucas, e il tutto, alla  Lucasfilm.

Sperando nelle vostre recensioni, vi auguro buona lettura!

 

 

 

Non può finire così…

 

 

 

 “Dammi la mano, Anakin! Forza!” urlava Obi-Wan, sull’orlo del cratere del vulcano sul pianeta Mustafar, tendendo la mano verso Anakin, caduto nel fiume di lava che colava lentamente verso valle, rimasto appigliato alla roccia circostante.

Vapori bollenti scompigliavano i capelli dei due Jedi, togliendo loro il respiro.

    “Avanti! Puoi farcela!” gridava il maestro Jedi al giovane apprendista appeso con la sola mano destra, quella meccanica, dopo che Obi-Wan, nel combattimento gli aveva staccato quella sinistra insieme alla rispettiva gamba.

La guerra dei Cloni ha portato a questo, dunque? La lunga, estenuante e faticosa guerra dei Cloni, non ha aiutato i figli della Repubblica? I figli della Pace?

Pensava questo Obi-Wan, mentre la consapevolezza che non sarebbe riuscito a salvare Anakin si faceva strada dentro di lui abbattendo le fragili certezze di quel momento.

Erano finiti in quello stato, dopo il fatidico duello tra Maestro e Allievo, avvenuto disgraziatamente dopo un tentativo del Cancelliere Supremo Palpatine, nonché signore dei Sith, di convertire Anakin al Lato Oscuro.

Anche se fosse riuscito nel suo losco intento, lui, Obi-Wan non lo avrebbe abbandonato, non lo avrebbe condannato ad un destino colmo di odio, tormento e morte, avrebbe cercato di fare tutto quello che poteva per salvarlo, per farlo tornare il ragazzo di sempre, un po’ ribelle, un po’ arrogante, ma fondamentalmente buono.

In quel momento sembrò crollargli il mondo addosso.

Anakin  stava rifiutando il suo aiuto.

Più tendeva la mano per cercare di afferrarlo, più lui sembrava rifiutarla.

    “Anakin! Non farlo, ti prego! Non cedere all’odio! Tu non sei così!” gli urlava Obi-Wan,  sperando di convincerlo.

    “No maestro! Non commetterò più lo stesso errore!” urlò Anakin, nel disperato tentativo di non scivolare più in basso, rischiando quindi di finire nella lava incandescente.

    “Io non ti lascerò morire!” gridò di rimando Obi-Wan, scendendo ancora di qualche passo, avvicinandosi sempre di più al suo Padawan.

    “Tu non puoi capire! Il Lato Oscuro è troppo potente!” urlò nuovamente il giovane apprendista al maestro, lanciandogli un’occhiata agghiacciante. “E poi…io non ho paura di morire!” gridò, prima di mollare la presa sulla roccia e farsi cadere nella lava.

    “Nooooo!” il grido di disperazione di Obi-Wan rimbombò tra le pareti di roccia del vulcano, mentre un dolore lancinante gli spaccava il cuore in due.

    “Anakin! No!” urlò gettandosi a terra, e contorcendosi dal dolore.

Non poteva essere, non poteva essere successo…era un incubo, lui no!

Era impossibile…

La vista gli si annebbiò e tutto intorno si fece oscuro, non percepì più nulla all’infuori del suo respiro affannato e grave.

Tutto si fece pesante, rimase immobile al suolo, mentre sprofondava nella vastità del nero oblio, solo con il suo dolore…

***

 

La luce filtrava attraverso le sue palpebre, colorandole di rosso. Si decise ad aprire gli occhi.

All’inizio vide tutto sfuocato; sentiva solo un brusio alla sua destra e percepiva la presenza di due persone accanto a lui, sentiva la loro preoccupazione…

Sbatté più volte le palpebre, e  cominciò così a mettere a fuoco le figure di Yoda e Mace Windu. Si voltò verso di loro e il bisbigliare si spense.

 

   “Bentornato tra noi, Obi-Wan” disse Yoda chinando la testa verso di lui.

 

Obi-Wan non rispose, si limitò solamente a fissarlo intensamente. Si sentiva spaesato, vuoto…provò a muovere le gambe, per cercare di mettersi seduto, ma sentì un dolore intenso all’altezza delle ginocchia.

 

   “Non ora, Obi-Wan. Hai avuto una pessima nottata, giovane maestro” disse Windu.

 

Obi-Wan annuì debolmente.

 

Aveva solo un vago ricordo della notte precedente. Ricordava solamente sensazioni, emozioni, dolore e tristezza: tutto come fosse stato un sogno.

Anzi, un incubo; un terribile incubo.

 

Si voltò nuovamente verso i due maestri.

 

    “Cos’è successo?” chiese con voce febbrile. I due Jedi si scambiarono una rapida occhiata, che non sfuggì ad Obi-Wan, poi Yoda parlò.

 

    “Con te, giochi di parole, non userò, Obi-Wan” disse Yoda, con il suo solito strano modo di parlare.  “Un importante e orribile combattimento, stanotte è avvenuto…una svolta nella Forza c’è stata, sembra la Profezia iniziando ad avverarsi stia” concluse in tono grave.

Obi-Wan cominciò a ricordare…il duello, il vulcano, la lava, Anakin…a pensare questo, il dolore al cuore gli si fece più acuto.

 

    “Tu soffri, Obi-Wan” disse asciutto Yoda.

 

    “Il tuo Padawan” aggiunse Mace Windu.

 

   “Cos’è successo?” ripeté scandendo le parole, il giovane maestro Jedi.

 

    “E’ molto probabile che Anakin sia morto” disse Windu.

A Obi-Wan mancò il fiato. Anakin…morto…era una cosa orribile.

Si girò verso il muro, dall’altra parte, dando le spalle ai due maestri.

 

    “Che la Forza sia con te, Obi-Wan…ora più che mai…” disse Mace Windu, prima di lasciare la stanza seguito da un silenzioso Yoda.

 

Appena la porta si chiuse dietro di loro, Obi-Wan si voltò supino, e si stupì, quando si accorse che il suo sguardo era di nuovo velato, ma questa volta, per le lacrime, che già scendevano incontrollate sulle sue guance, per poi sparire nella barba color miele.

 

Lui era sempre stato un animo forte; l’ultima volta che aveva pianto era stato più di dieci anni prima, il giorno della morte di Qui-Gon…maestro, fratello e padre.

 

E ora Anakin…aveva sempre  sottovalutato i propri sentimenti verso il ragazzo, e infatti, solo ora, si stava accorgendo di quanto gli stesse a cuore.

Più di dieci anni…più di dieci anni che gli stava vicino, e solo ora capiva questo….chissà come aveva dovuto soffrire il suo giovane Padawan, a vivere ogni giorno con quella terribile freddezza che neanche lui sapeva di poter avere.

 

Anakin…un pensiero, un chiodo fisso.

Anakin…lo amava come un figlio.

Anakin…teneva a lui più della sua stessa vita…vita, che però non era bastata a salvare la sua…c’era bisogno della sua morte per capire questo?

 

Che razza di maestro era, per non capire, che forse la cosa che più mancava al suo allievo, era l’affetto? Aveva permesso che gli fosse strappato il suo Padawan, il suo orgoglio, il suo migliore amico…

 

Ora non pensava alle lacrime, che gli rigavano il giovane volto, non pensava al dolore che provava, ben sapendo che era un sentimento oscuro, pensava e non si dava pace, ad un Anakin che aveva rifiutato il suo aiuto, che aveva preferito morire piuttosto che tornare da lui…dal suo maestro...ma era più che evidente che per Anakin, la parola maestro non significava affetto e protezione, come significava per lui quando era vivo Qui-Gon…

 

E questo faceva riflettere…

 

Aveva conosciuto Anakin quando era solo un bambino, uno splendido bambino, un bambino che non conosceva odio, ira, malvagità, un bambino che viveva per dare felicità e per portare speranza…cosa, cosa mai aveva potuto trasformare, in modo così radicale, quella tenera creatura in quell’essere oscuro? Il tarlo dell’insicurezza cominciava ad assillarlo.

Che fosse colpa sua, magari del suo cattivo insegnamento?

Quella rabbia e quell’ira non si addicevano al quel ragazzo  così simpatico e giocherellone…

 

E poi c’era stata la tentazione…la tentazione del Lato Oscuro, così subdola e persuasiva, che striscia alle spalle aspettando il momento in cui ci si sente più deboli, senza difese… No! Anakin non lo avrebbe mai fatto…ci doveva essere dell’altro, qualcosa di più profondo e di tremendamente doloroso.

 

Non ci si trasforma in un allievo Sith per nulla…

Di una cosa era più che certo: non aveva scelto Anakin, quella strada, era stato sottomesso senza rendersene conto, e poi obbligato a percorrerla, quella maledetta strada del Male.

E comunque non era stata interamente colpa del ragazzo; qualunque Jedi, anche il più forte, avrebbe vacillato davanti alle difficoltà che la vita ha ingiustamente fatto sopportare ad Anakin…prima l’addio a Tatooine, poi l’amore di Padmé, poi la morte di sua madre a cui era profondamente legato e che l’ha sempre condizionato…

 

Pensandoci bene, non si poteva biasimare…anche Yoda, all’inizio aveva espresso le sue preoccupazioni riguardo al suo addestramento, e lui si era forse dimostrato immaturo ad andare contro il Consiglio, solo per una promessa data a Qui-Gon…eppure, nonostante il fatto di esserne a conoscenza, avevano sempre “bloccato” Anakin, lo avevano temuto…Non era dunque da rimproverare il suo comportamento, visto che lui è istinto alla stato puro, perché anche lui non ha per niente condotto vita facile…

Anakin non era temere…era da aiutare, da comprendere…e il peggio, Obi-Wan si morse un labbro nel pensarlo, era che se lui non si fosse mosso al Male, non lo avrebbe mai capito, sarebbe andato avanti, senza capire che c’erano delle difficoltà, dei problemi che andavano risolti…Anakin non si fidava di lui…probabilmente non si fidava di nessuno, solo del suo istinto, e ancora una volta, non era da biasimare, visto chi era realmente lui…non doveva essere stato facile convivere col peso di essere diverso, col peso di essere un prescelto, sì era un peso, e Obi-Wan non l’aveva mai capito, aveva dato sempre tutto per scontato e ora ne pagava le conseguenze…

 

Quel suo rapporto senza fiducia che aveva con Anakin derivava anche dal fatto che non si erano mai parlati veramente, Anakin non aveva mai espresso le sue preoccupazioni, soddisfatto le sue curiosità, chiesto aiuto…si era sempre tenuto tutto dentro, cercando ogni volta di risolvere tutto da solo… e questo, perché? Era quello che più di ogni cosa, Obi-Wan rimpiangeva, il fatto di non aver istaurato con Anakin, fin dal primo momento, un rapporto degno di essere chiamato tale, basato sulla fiducia e sull’amicizia…

 

Si passò una mano sul viso, cercando invano di asciugare le lacrime, ma quelle continuavano senza sosta a scendere incontrollabili.

 

Quanto era stato stupido…

 

Avrebbe dato qualunque cosa, ora, per riavere Anakin al suo fianco, per potergli dire tutte quelle cose, quanto gli dispiaceva , quanto teneva a lui, anche se, a causa del suo orgoglio, non era mai riuscito a dimostrarglielo…

 

Ecco…ora che forse tutto sarebbe migliorato, ora che forse il loro rapporto sarebbe stato più sincero e leale, ecco che il destino li aveva separati per sempre…ma qualcosa di forte stava nascendo dentro Obi-Wan.

 

In cuor suo sentiva, percepiva che non era finita.

 

Forse era solo la speranza che faceva aggrappare a quell’ultimo appiglio che era la Forza, un Jedi oramai caduto dal piedistallo dove si trovava…ma lui sentiva che non era così…sentiva che non era ancora tutto perduto…

 

I suoi occhi rimasero, ad un tratto, fissi nel vuoto della vastità di una vita intera; vagavano per i ricordi, che solo in quel momento, stava riscoprendo…possibile fosse quello il prezzo per una nuova sensibilità? Sacrificare la vita di un giovane Jedi che, lentamente e con grande fatica, si stava affacciando al mondo? Era necessaria la sua morte, per far avvenire questa positiva rivoluzione nel suo cuore?

 

Obi-Wan appoggiò entrambe le mani sugli occhi. Voleva chiudere fuori quelle immagini, quei ricordi, che cominciavano a plasmarsi nella sua mente, e a fargli male al cuore.

Non riuscì. Erano più forti di lui.

Lentamente, un’immagine cominciò a prendere forma nella sua mente.

 

Era in una camera, ma sì, l’aveva  vista mille volte, era la camera di Anakin .

Ma lui dov’era?

Percorse con lo sguardo tutta la piccola stanza, e i suoi occhi si fermarono su una piccola figura immobile sul letto.

Ora ricordava, era una di quelle rare volte in cui Anakin era stato malato.

Cercò di avvicinarsi al letto, ma una delle Guaritrici gli tagliò la strada per andarsi a chinare sul bambino. Andava di fretta.

   “Come sta?” chiese Obi-Wan, con voce che non gli apparteneva . Infatti stava pronunciando le stesse parole di quel giorno, essendo un ricordo.

La Guaritrice si voltò a guardarlo.

    “E’ solo un po’ di febbre, anche se alta, si riprenderà presto” disse con un leggero sorriso, prima di lasciare la stanza silenziosamente.

Obi-Wan si mosse fino al letto di Anakin .

A vederlo così addormentato e indifeso, ancora così bambino, non riuscì a trattenere un dolce sorriso. Che tenerezza esprimeva!

Si sedette sul bordo del letto, e cominciò ad accarezzargli i capelli dorati .

Il bambino si mosse, girò la testa verso di lui, e aprì i grande occhi azzurri.

Per un momento nessuno dei due parlò.

Poi Anakin si decise.

    “Buongiorno, maestro…” disse con voce ovattata.

    “Buongiorno a te, piccolo Padawan…” rispose lui, continuando a fissarlo bonariamente.

Anakin sorrise.

Lui rispose.

    “Ora, sto meglio” disse dolcemente il bambino.

    “Davvero?” chiese scherzosamente Obi-Wan, guardandolo con un sopracciglio inarcato.

Anakin lentamente annuì.

    “Perché tu sei qui con me, maestro…” disse in un soffio, prima di ricadere addormentato tra i cuscini.

Obi-Wan spalancò gli occhi: era rimasto di stucco.

Lentamente, cercando di non svegliarlo, si avvicinò  e gli diede un bacio sulla fronte.

    “Che la Forza sia con te, mio giovane Padawan” sussurrò, prima di uscire dalla stanza.

 

Il ricordo prese a sfuocare, lasciando solo un sapore di amarezza e triste malinconia nel cuore di Obi-Wan, che era ancora disteso sul letto con gli occhi fissi nel vuoto e velati di lacrime.

 

Era quello l’Anakin che ricordava, non lo Jedi oscuro contro cui aveva appena combattuto. Non era possibile. Non era possibile che Anakin potesse essere diventato quell’essere maligno e contorto. Non il suo Anakin, che era stato il bambino più dolce che avesse mai visto.

Impossibile pensare ad Anakin come a un nemico; come ad un potente Jedi al servizio del Male. Se il tradimento di Anakin fosse stato reale, non lo avrebbe comunque abbandonato.

Non sapeva dire perché, ma non riusciva ad odiare quel ragazzo, anche con tutto quello che poteva  aver fatto…anche se si fosse schierato con il Lato Oscuro; perché ripensandoci, non era interamente colpa di Anakin…la vita lo aveva messo davanti a tali scelte…gli aveva fatto patire forti dolori, gli aveva strappato ciò che di più caro aveva…forse era solo destino…un destino amaro e crudele, che non perdona, che non lascia via di scampo…

Obi-Wan avrebbe sfidato chiunque a non cedere all’odio e all’ira.

 

In quel momento promise a se stesso, che appena tornato in forma, si sarebbe messo alla ricerca di Anakin, avesse dovuto mettere a soqquadro l’intero universo per rintracciarlo, lo avrebbe fatto, perché non era scomparso, lo sentiva; era da qualche parte, che aveva bisogno di aiuto, e lui, Obi-Wan, lo avrebbe trovato, fosse stata l’ultima cosa che avrebbe fatto…

 

FINE PRIMA PARTE

 

 

Finita la prima parte!! Bene, bene, bene, cosa ne dite? Ammetto che è un tantino triste e malinconica come storia, ma dopotutto c’è un fondo di verità che si rifà alla saga di Lucas.

…comunque  confido nel vostro aiuto per ricevere recensioni, magari anche con qualche consiglio per mandare avanti questa breve storia, visto che non fa mai male; sono accettate anche critiche, purché siano costruttive…

Un Mega grazie a tutti coloro che hanno letto questa prima parte!

Per concludere vi dico solo: RECENSITE!!!!! ( qualsiasi cosa vi passi x la testa! )

Alla prossima!

 

Che la Forza sia con voi!

 

Vale3

 

 

 

 

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Capitolo 2
*** // ***


Ciao a tutti

Ciao a tutti!! Sperando che la prima parte vi sia piaciuta almeno un pochetto, vi lascio felicemente alla seconda! Buona lettura!!

 

 

Era passata una settimana da quella tragica notte, e Obi-Wan, ormai del tutto ristabilito, faceva la spola, tra i vari pianeti e la Sala del Consiglio nel tempio Jedi, a Coruscant.

Quella mattina si era alzato di buon’ora, e si era recato presso il Consiglio, dove era stato convocato.

Arrivò con largo anticipo, ma i membri erano al completo come sempre; e mancava solo Yoda facendo preoccupare gli altri Jedi, intanto, immersi in fitte conversazioni gli uni con gli altri.

Il venerabile maestro arrivò entro breve. Al suo ingresso tutti tacquero.

Dopo essersi seduto, parlò con voce chiara.

    “Una forte interferenza nella Forza, ho sentito…per questo arrivato tardi sono” disse.  “Il Lato Oscuro dilagandosi sta, ora, in tutta la Galassia… periodi bui stiamo per affrontare…sempre più sistemi si stanno unendo sotto la sua ombra” concluse con tono preoccupato.

I membri del Consiglio l’osservarono, in attesa.

    “Cosa possiamo fare, per contrastare la sua potenza?” chiese Mace Windu.

Yoda scosse la testa.

    “Purtroppo, il destino questo è…contro di lui, nulla possiamo noi” disse.
Dopodiché volse uno sguardo gravido di mille significati ad Obi-Wan, il quale era rimasto in piedi al centro della stanza con viso leggermente corrucciato.

    “Grazie per essere qui, Obi-Wan” disse Yoda.

Il giovane maestro assentì con il capo, accennando un breve sorriso.

    “Ci dispiace per ciò che, passando stai, tu, Obi-Wan” continuò Yoda.

    “Anakin è vivo, maestro Yoda” disse con sguardo triste.

Mace Windu scosse il capo in cenno di diniego.

    “No, Obi-Wan…Anakin è morto, e questo, giovane maestro, lo devi accettare...anche se è difficile” disse abbassando lo sguardo.

    “Ma io lo sento…c’è ancora la sua presenza nella Forza…debole, ma c’e!” riprese in tono convinto.

Per un po’ nessuno parlò. Poi Yoda sospirò.

    “Obi-Wan…la verità dobbiamo noi dirti...una terribile verità” cominciò Yoda.

A quel punto, Mace Windu, dopo aver fatto scorrere lo sguardo sui due maestri, parlò.

    “E’ vero, Obi-Wan…i tuoi sensi, momentaneamente offuscati dal recente dolore, non hanno accolto un segnale della Forza, che però non ci è sfuggito…” disse.

    “Io non capisco” disse semplicemente Obi-Wan.

    “Hai ragione, Obi-Wan…su tutto; Anakin è vivo…” riprese.

Obi-Wan lo guardò stupito.

    “Allora è vero?” chiese con un moto di speranza nella voce.

Mace assentì.

    “Aspetta, però…è vivo, da un certo punto di vista…” disse.

    “Ancora non capisco” ripeté Obi-Wan.

    “Quell’Anakin che tu conosci, che noi tutti conosciamo, ha cessato di esistere quella notte…al contrario, è nato un altro essere, che noi dobbiamo temere per la sua potenza…” disse Mace Windu.

Obi-Wan rimase sbalordito, colpito da quell’affermazione.

    “Qual è la verità?” chiese.

Questa volta fu Yoda a rispondere.

    “La verità, Obi-Wan, è che Skywalker ha rinnegato il proprio io…” disse.

    “Da quella tragedia sul pianeta Mustafar, Anakin è definitivamente ceduto al Lato Oscuro, ed è stato recuperato da Palpatine, nonché Darth Sidius…quindi ora, è tra le sue fila che lo dovresti cercare…” concluse Mace.

Obi-Wan scosse la testa violentemente.

    “No, vi sbagliate…Anakin non sarebbe mai passato al Lato Oscuro, mai…” cominciò Obi-Wan indietreggiando.

    “E’ così, Obi-Wan…” disse Yoda scotendo lentamente il capo.

    “Ci dispiace che tu sia convinto di questo, Obi-Wan, e ci dispiace che, da una settimana stai mettendo sottosopra la Galassia per cercare di ritrovarlo…” aggiunse Mace Windu.

    “E voi, come fate a sapere queste cose? Non può essere stata interamente la Forza…l’avrei avvertita anch’io…” disse Obi-Wan con voce disperata.

    “Infatti” disse Yoda. “Una nostra spia ci ha avvertito, che giorni fa, Palpatine, dopo l’incontro con i Separatisti su Mustafar, ha dato l’ordine di cercare il giovane Skywalker per tutto il pianeta…sapeva che era lì, sapeva che era ferito, sapeva del vostro scontro, sapeva che aiutandolo sarebbe ceduto…”.

    “Ti diciamo questo, Obi-Wan, solo per evitarti altre sofferenze e delusioni…” disse Mace, ma fu interrotto da Obi-Wan.

    “Grazie per il vostro aiuto, ma credo che per una volta nella vita, seguirò il mio cuore, visto che la mente è stata per me solo un grande fallimento…cercherò Anakin, lo troverò, chiedo solo il vostro aiuto…mi è venuto in mente un piano…avete detto che lo tengono su Mustafar per guarirlo, giusto?” chiese.

Yoda e Mace annuirono.

    “Allora, si può organizzare una spedizione per andare a liberarlo…” disse Obi-Wan.

    “Non tieni conto di due cose di fondamentale importanza, giovane Jedi…” disse Mace. “La prima è che Anakin potrebbe rifiutare e non volere essere liberato, visto che da quanto ci hai detto, ha rifiutato anche il tuo aiuto…la seconda è la presenza di Palpatine…”.

    “Per quanto riguarda Anakin, non è consapevole di ciò che ha fatto, ne sono sicuro, lo conosco troppo bene…” riprese Obi-Wan, ma questa volta fu interrotto da Yoda.

    “Le persone non si conoscono mai abbastanza, Obi-Wan” disse.

Obi-Wan annuì e poi riprese.

    “Lo so, maestro, ma io conosco almeno la sua vera natura e sono sicuro che con l’aiuto della Forza potrebbe tornare a essere ciò che era…se riuscissimo a portare Anakin via di lì, e poi cercare di riportarlo alla ragione…lo faremmo curare e questo verrebbe ricordato solo come un brutto incubo…non lo posso abbandonare proprio nel momento in cui ha più bisogno di me anche se non ne è cosciente…” disse e subito dopo la voce gli si spezzò in gola.

Ci fu un interminabile momento di silenzio, nel quale tutti erano immersi in personali riflessioni su ciò che era stato appena detto.

Obi-Wan rimase con lo sguardo fisso nel vuoto per cercare di realizzare con la mente quello che aveva appena detto.

Fu distratto dalla voce di Mace Windu.

    “Quindi, vorresti creare un diversivo?” chiese.

Obi-Wan annuì, poi Yoda s’intromise.

    “A questo punto, solo un ostacolo c’è tra noi e il giovane Skywalker…” disse con fare pensieroso.

    “Vuol dire che autorizza la missione, maestro?” chiese Obi-Wan con un moto di speranza negli occhi chiari.

Yoda annuì.

    “A patto che qualcosa che distragga Palpatine si trovi entro breve…mi metterò in contatto con la Forza…a dopo, Obi-Wan, che la Forza sia con te…e con il tuo giovane Padawan…” disse Yoda e tutti  i Jedi del Consiglio annuirono.

    “E con voi, maestri” disse Obi-Wan prima di lasciare la Sala, seguito da molti sguardi incuriositi.

Appena svoltato l’angolo, Obi-Wan tirò un sospiro di sollievo.

Si sentiva più leggero: se prima era una missione impossibile, ora, con l’approvazione del Consiglio, era sicuramente una soluzione praticabile.

Non sapendo dove andare, svoltò nel corridoio che conduceva alla sua stanza; avrebbe meditato prima di parlare con Yoda riguardo la spedizione.

Arrivato, entrò nella grande stanza.

Era una camera spaziosa, forse anche a causa del semplice arredo. Pareti bianche, una sola grande finestra, un grande letto al centro e un paio di semplici comò addossati alle pareti spoglie. Era molto luminosa e esprimeva armonia e equilibrio. Proprio l’esatto contrario di quello che manifestava la Repubblica e la guerra dei Cloni che infuriava da qualche parte nelle vicinanze dei sistemi di Geonosis, Kamino e Mustafar, ormai base affermata dei Separatisti.

I  Jedi, dopo la liberazione di Obi-Wan, Anakin e Padmè su Geonosis e le gravi perdite subite per quell’azione, si erano ritirati nei loro confini, sperando di tornare alla normale vita, cercando di aspettare con serenità il sopraggiungere di una guerra che avrebbe condannato la loro esistenza per sempre.

Obi-Wan era in meditazione, ad occhi chiusi, seduto a terra davanti alla finestra che gli riservava un magnifico panorama.

Senza rendersene conto, il piano per la salvezza di Anakin, che stava delineando nei minimi particolari nella sua mente, si stava lentamente trasformando in un’interiore vendetta.

    “Attento ai tuoi pensieri, Obi-Wan, essi ti tradiscono” disse un voce familiare dietro di lui, ma che forse proveniva direttamente da dentro di lui.

Obi-Wan spalancò gli occhi per l’incredulità.

Non poteva essere…come poteva essere…dopo dieci anni di silenzio assoluto, perché ora…quando in passato, c’erano stato momenti nei quali quella voce avrebbe significato speranza, consiglio, aiuto…perché ora…

    “Qui-Gon…” disse, chiudendo lentamente gli occhi e voltandosi verso quella voce.

Alle sue spalle trovò Qui-Gon Jinn, il maestro sottoforma di spirito, unito con la Forza; lo guardava con un misto di malinconia e tenerezza.

Obi-Wan rimase senza parole. Era incredibile.

Fissava il suo maestro con sguardo sorpreso e ammutolito.

Qui-Gon gli rivolse un’occhiata curiosa.

   “Cosa ti turba, Obi-Wan? Sei sorpreso, questo è più che evidente...” disse trattenendo a stento un sorrisetto.

Obi-Wan si svegliò da quella specie di tepore che lo aveva improvvisamente inghiottito.

   “Beh, ecco…sono felice di vederti, non sai quanto…” riuscì semplicemente a dire il giovane maestro.

    “Avrei voluto rivelarmi a te molto prima, Obi-Wan, ma non mi è stato concesso…ma ora avrò modo di riscattarmi” disse Qui-Gon annuendo lentamente.

Obi-Wan aveva la mente confusa, voleva dirgli tante cose che erano accadute dopo la sua morte, ma non sapeva da che parte cominciare.

Se ne era andato troppo in fretta, non aveva avuto modo di salutarlo, di ringraziarlo per tutto quanto…era una di quelle cose che lo avevano fatto star male per più di dieci anni. Dieci anni, senza il più piccolo segno. Segno che gli avrebbe ricordato che Qui-Gon non si era dimenticato di lui. Questo sarebbe bastato; sarebbe stato sufficiente, per andare avanti senza temere nulla, senza temere la solitudine, che si era ingigantita a dismisura dopo la sua improvvisa scomparsa.

La rassicurante voce di Qui-Gon pose fine a quei tristi pensieri.

    “Obi-Wan” lo chiamò piano. “Sono venuto per dirti una cosa importante…”.

    “Ti ascolto, maestro” disse prontamente Obi-Wan, guardandolo dritto negli occhi.

Qui-Gon abbassò lo sguardo e si avvicinò al suo vecchio Padawan.

Restò un momento in silenzio.

    “Anakin è vivo” disse senza giri di parole.

Il cuore di Obi-Wan ebbe un tuffo. Per un orribile momento si sentì mancare e non riuscì a capirne il motivo…dopotutto sapeva già quanto gli aveva appena detto…solo che forse non ci aveva mai creduto veramente e la conferma di Qui-Gon lo aveva riportato alla realtà.

    “Lo so maestro” disse.

Qui-Gon annuì.

    “Vi ho seguiti silenziosamente durante tutti questi anni di forzato silenzio…ho assistito, con orgoglio, alla tua profonda maturazione, alla crescita di Anakin, la quale non è stata per niente facile…” disse con fare stanco.   “Ho seguito il rapporto che lentamente si è instaurato tra di voi, un rapporto che, a prima vista, può sembrare superficiale, ma che in verità è più profondo che mai…neanche voi ne siete consapevoli…” continuò.

Obi-Wan ascoltava in silenzio, rapito da quelle parole, pronunciate un po’ con rammarico.

    “Avrei tanto voluto aiutarti, Obi-Wan, in questo compito che ti avevo pregato di svolgere alla mia morte…non mi sono reso conto della sua difficoltà…anch’io avrei presentato problemi, problemi che avrebbero minato alla base di tutto l’addestramento…quindi, volevo dirti, di non perdere te stesso, continuare a vivere e…soprattutto, qualunque cosa accada, all’Ordine Jedi, ad Anakin, non fartene una colpa…una colpa che non è tua, una colpa che potrebbe schiacciarti sotto il suo peso…ricordati che questo è il Destino, stabilito dalla Forza…e che noi non siamo che pedine nelle sue mani…tutto ciò che è successo, che sta succedendo e che succederà, è stato già scritto, e non può essere in alcun modo modificato…se questo avverrebbe, sarebbe la rovina di tutti…”.

Obi-Wan annuì lentamente.

Restarono un attimo in silenzio, nel quale entrambi erano immersi nei propri pensieri. Poi, all’improvviso, avvertirono un forte tremito nella Forza. I due Jedi si guardarono negli occhi, rimanendo stupiti e al tempo stesso preoccupati.

Quel tremito, quella scossa non era certo un segno positivo.

    “Il dolore di Anakin” disse improvvisamente lo spirito di Qui-Gon scotendo il lentamente capo e abbassando lo sguardo.  “Essendo il Prescelto, ha una potente influenza sulla Forza…questo non è altro che il suo più forte sentimento, purtroppo…”.

Obi-Wan rimase pensieroso. “Sembra quasi un richiamo…” disse , borbottando tra sé.

    “Qualcosa ti turba, Obi-Wan?” chiese Qui-Gon.

Obi-Wan lo guardò prima di rispondere.

    “No, maestro” disse, cercando di nascondere i suoi reali sentimenti in quel momento.

Qui-Gon rimase a guardarlo in modo penetrante.

Obi-Wan non riuscì a sfuggire ai suoi occhi, e seppe di non essere in grado di nascondere ciò che provava.

    “Mi dispiace” disse abbassando lo sguardo, sentendosi definitivamente sconfitto. “Mi dispiace per tutto, per Anakin...”.

Qui-Gon lo fissò curioso, il giovane maestro continuò.

    “Mi dispiace…ora il cerchio nel mio immenso fallimento è completo…era un bravo ragazzo…eppure, guarda dove il mio insegnamento lo ha condotto…l’ho rovinato, lui mi odia; mi sono fatto odiare, non so perché, mi è sempre stato a cuore, ma forse non l’ho mai dimostrato, anche nei più piccoli gesti quotidiani…è stato uno dei miei più grandi errori…l’ho fatto diventare freddo, crudele, gli ho fatto dimenticare come si ama, perché lui lo sapeva fare…sapeva dare affetto alle persone cui teneva…sono stato un complice inconsapevole della sua caduta…sarebbe stato meglio che lo addestrassi tu, la vita a volte è ingiusta…ho fallito e non finirò mai di convincermene…” disse.

    “Ascolta, Obi-Wan” lo interruppe Qui-Gon. “Tu non hai nessuna colpa…e, se lo avessi addestrato io, credimi, sarebbe successa la stessa cosa…”.

Obi-Wan alzò lo sguardo.

    “Maestro, ma è…è impossibile…tu sei la persona e l’insegnante migliore che abbia mai avuto la fortuna di incontrare…” disse sgranando gli occhi azzurri per l’incredulità.

    “Avrei fallito, perché questo era il destino di Anakin, era nella sua natura…non annullarti,Obi-Wan, sei un ottimo maestro e un grande Cavaliere Jedi…ho avuto sempre ragione su questo…e anche Anakin…sono sicuro che in fondo al cuore è una brava persona…ho avuto modo di osservarvi in tutti questi anni, silenzioso, invisibile, vi sono stato accanto proprio nei momenti in cui voi vi sentivate più soli…” disse Qui-Gon sorridendo. Obi-Wan annuì leggermente, dopo essere arrossito per quello che aveva detto il maestro poco prima.

Qui-Gon rise.

    “In cuore, sei rimasto il ragazzino timido e meraviglioso che ho conosciuto più di vent’anni fa…” disse, guardandolo malinconico.

Obi-Wan sorrise e Qui-Gon gli poggiò sulle spalle, le mani incorporee, ma ad un tratto Obi-Wan sentì una reale stretta, come se Qui-Gon fosse veramente lì con lui.

Alzò lo sguardo fino ad incrociare i suoi occhi e, notò con sorpresa, che non era perlaceo e trasparente, ma stava effettivamente prendendo forma e colore sotto i suoi occhi.

    “Trovalo, Obi-Wan, solo tu puoi farlo; il grande affetto che hai scoperto provare per lui, ti condurrò sulla giusta via…io lo so che tu lo ami come un figlio, come succedeva per me con te…trovalo, è l’unica speranza per il futuro dei Jedi…tengo a te e tengo ad Anakin…trovalo, ha bisogno di te ed è molto ferito e debole…sento che sta perdendo speranza…trovalo, perché Anakin non è malvagio…” disse Qui-Gon.

Dopodiché abbracciò forte Obi-Wan, come non aveva mai fatto. Non era mai stato tipo da mostrare i suoi reali e profondi sentimenti…aveva sempre cercato di essere un padre più che un maestro per Obi-Wan, un padre che esprimesse affetto e sicurezza, non uno di quei maestri autoritari e freddi.

    “Mi sei mancato tanto…”.

Qui-Gon sobbalzò sentendo pronunciare quelle parole, per poco non morte in gola ad un Obi-Wan che si stringeva a lui, come nella speranza di ritrovare quella sicurezza e quella comprensione che un tempo erano state di vitale importanza per lui.

    “Sono fiero di te…” rispose, ma non finì la frase, che prese lentamente a svanire per tornare ad essere un tutt’uno con la Forza.

Ben presto, Obi-Wan si ritrovò ad abbracciare solo aria. Abbassando le braccia e lo sguardo, sorrise tristemente.

    “Grazie” sussurrò.

***

Erano passate un paio d’ore dall’incontro con Qui-Gon,  e Obi-Wan stava percorrendo a passo sostenuto il corridoio verso la Sala del Consiglio per il colloquio con Yoda, riguardo gli ultimi dettagli per la spedizione.

Arrivato alla porta metallica della sala, si fermò, fece un gran respiro e si decise ad entrare.

Yoda era in meditazione; gli dava le spalle, seduto sulla poltroncina.

    “Maestro Yoda” lo chiamò piano, ben sapendo che l’anziano aveva già avvertito la sua presenza.

Il venerabile maestro si voltò a guardarlo.

    “Parlare, noi dobbiamo” disse. Obi-Wan annuì.

    “Dobbiamo partire presto, maestro” continuò con voce un po’ concitata.

    “Fretta, tu hai? La fretta non è una buona alleata, Obi-Wan” replicò Yoda interrompendolo.

    “Certamente, maestro, ma non c’è tempo da perdere… Dobbiamo salvare Anakin prima che sia troppo tardi per farlo… Ho un piano” tentò di sveltire Obi-Wan, sentendo il tempo e la speranza scorrergli tra le dita.

    “Maestro” cominciò, percorrendo con la mente il piano che aveva ben delineato.  “Tutta la spedizione si baserà su un diversivo…bisognerà distrarre Palpatine su Mustafar, attaccando la base dei Separatisti, così la sua attenzione sarà attirata da quello scontro…e io potrò introdurmi all’interno della cella di Anakin, e tirarlo fuori da quell’inferno…” disse.

    “Spiegati meglio, Obi-Wan” chiese Yoda interessato.

    “Radunare un numero tale di Jedi da poter sostenere una battaglia per un certo lasso di tempo…non dovrebbero esserci perdite, i Separatisti non rappresentano una vera minaccia… Palpatine, sicuramente, vorrà interessarsi personalmente all’insurrezione, così, molto probabilmente avremo campo libero su Anakin, la sua attenzione e la sua guardia caleranno riguardo il ragazzo…” riprese Obi-Wan,  ma s’interruppe ripensando a ciò che aveva appena detto.

Era stato parziale…

Per la prima volta nella sua vita aveva preferito Anakin a qualcun altro; sembrava strano, ma era sempre stato così… in quel caso, aveva messo da parte la vita di tutti quei Jedi che avrebbero dovuto lottare per qualcosa che li accomunava solo lontanamente… lo aveva fatto inconsapevolmente, certo, ma lo aveva fatto…

Quel ragazzo, quel ragazzo lo aveva cambiato, e lui non se n’era neppure reso conto…dieci anni insieme, lo aveva cresciuto, lo aveva curato, lo aveva amato…aveva imparato da lui ad amare, a provare affetto per le persone a lui care…quel sentimento lo aveva provato solo quando era vivo Qui-Gon…ma ora i ruoli erano cambiati, ora era lui il maestro…

Aveva la curiosa sensazione di aver imparato più lui, in quei dieci anni, che Anakin…di essere stato un inconsapevole allievo che ha appreso umanità…umanità persa subito dopo la morte di Qui-Gon; era diventato un po’ come un guscio vuoto, e quel bambino, nell’età dell’innocenza lo aveva cambiato e aiutato…ora, era il momento di ricambiare il favore.

Yoda lo fissò in attesa.

    “Lo so, maestro…rischiare la vita di tutti quei Jedi per salvare quella di uno solo…ma sappiamo tutti chi è veramente Anakin… è un prezzo che si deve correre il rischio di pagare…” riprese Obi-Wan, come cercando di spiegarsi.

Yoda annuì lentamente.

    “So, io so cosa il ragazzo significhi per te, Obi-Wan” lo prevenì.

Obi-Wan rimase in silenzio, in attesa.

    “Tu bene gli vuoi, come un padre…invidiabile questo è” disse ammiccando con un occhio. “…e anche so, che qualunque sia la decisione presa dal Consiglio, tu, lo stesso partiresti…e rischiare di perdere uno dei miei migliori Jedi, non posso permettere…il Consiglio approva…all’alba di domani rotta su Mustafar, noi faremo; questa sera, comunicarlo a tutti i Cavalieri, dovrò” concluse Yoda abbassando leggermente la testa.

    “Sarò puntuale maestro” disse Obi-Wan alzandosi.

Fece un breve inchino di congedo e uscì dalla Sala.

Fuori, nel corridoio, si fermò davanti ad una grande vetrata che dava su Coruscant.

Vedeva, ma in realtà non guardava…

Era felice…uno sprizzo di felicità gli invadeva il cuore, facendolo battere all’impazzata.

Si sentiva leggero…nella sua tenera euforia, percepiva che sarebbe andato tutto liscio…

Avrebbe riavuto Anakin con lui molto presto; gli avrebbe detto tutto…sarebbero tornati amici come prima, il vuoto che aveva improvvisamente lasciato si sarebbe nuovamente colmato…quell’esperienza sarebbe stata ricordata solo come un brutto incubo.

 

Ma l’impresa si prospettava tutt’altro che facile.

 

 

 

Fine parte II

 

Anakina: Grazie! sei molto gentile…cercherò di aggiornarla presto…ciao!

Maximan89: Grazie, credi davvero che sia coinvolgente? Avevo paura, che fosse troppo malinconica e strappalacrime per essere apprezzata…cmq mi fa piacere che qualcuno faccia teorie su episodio III, così, tanto per ingannare il tempo che ci separa dall’uscita nelle sale (Maggio 2005! J ), cmq, grazie ancora…ciao!

 

Allora, che ne dite? Vi prego aiutatemi, lasciando una commento…mi farebbe molto felice! Speriamo…^^

Il prossimo capitolo arriverà presto, promesso!

Alla prossima!

 

Che la Forza sia con voi!

 

 

Vale3

 

 

 

 

 

 

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Capitolo 3
*** // ***


Ed ecco a voi la terza parte…

La notte non passò così velocemente come Obi-Wan ebbe sperato.

 

Per tutto il tempo non era riuscito a prendere sonno, così, aspettando prima che tutti si fossero addormentati, uscì silenziosamente dalla sua camera e, sperando di non incontrare nessuno per i corridoi, si diresse verso il giardino all’esterno del Tempio Jedi.

 

Dopo qualche minuto, sedutosi su una panchina, alzò lo sguardo pensieroso verso il cielo.

Era una splendida notte, il cui manto era trapuntato da una miriade di stelle e pianeti. Un fresco venticello gli sfiorava il viso seminascosto dal cappuccio del saio che indossava.

 

Tutt’intorno era silenzioso e immobile.

 

Quante volte si era trovato a rimirare il cielo e le stelle…

Ma tutte le altre volte si era trovato in compagnia di Anakin.

Era successo spesso. Molte volte accadeva che Anakin non dormisse a causa dei suoi incubi e, tutte quelle volte, lo vedeva attraversare il giardino in silenzio e sedersi sempre sulla stessa panchina…e, ogni volta, si era sentito in dovere di alzarsi e di seguirlo, di sedersi accanto a lui per cercare di rassicurarlo.

 

Non aveva mai sopportato l’idea di dormire, mentre il suo Padawan era sveglio nel cuore della notte; era più forte di lui, doveva essere presente…Anakin non doveva essere solo mentre soffriva…

 

Perché era questo che aveva sempre condizionato Anakin, era questo che lo aveva sempre tormentato da quando aveva lasciato Tatooine in quel giorno afoso…il dolore… Il dolore e la rabbia verso tutto e tutti…

 

Ma come dimenticare quel visino, durante il funerale di Qui-Gon, illuminato dalla forte luce delle fiamme danzanti, che gli chiedeva timidamente quale sarebbe stato il suo destino ora che l’uomo che lo aveva liberato, che lo aveva portato via dal suo pianeta, che gli aveva dato una speranza di vita, era stato ucciso? Non lo aveva dimenticato…ma alcune volte si chiedeva preoccupato, se l’Anakin che adesso lo affiancava con successo nella vita di tutti i giorni, nelle missioni, era l’Anakin di quella triste notte…A questo non sapeva dare una risposta precisa…a volte si diceva che era lo stesso ragazzino pieno di vita di allora, anche se nel cuore era lacerato da un profondo dolore…A volte, invece, pensava che quel bambino si fosse spento nell’animo di Anakin…che tutto fosse andato perso per sempre…

 

Ora come ora, la sua parte razionale cominciava seriamente a pensare che la seconda possibilità fosse la più giusta, anche se in cuor suo non perdeva la speranza…

 

Non seppe dire per quanto rimase così, immerso nel silenzio più totale, ad ascoltare i battiti del suo cuore e il suo respiro regolare, e a vedere, con l’occhio della mente i ricordi di una vita intera.

 

All’improvviso, respirò profondamente, si alzò, e dopo essersi guardato intorno, si avviò nuovamente lungo il viale che conduceva al Tempio.

Ripercorse lentamente i corridoi bui e silenziosi; arrivato in camera, si chiuse dietro la porta  e si sdraiò sul letto, senza neanche cambiarsi.

Poco dopo si addormentò tra mille pensieri.

 

***

 

La forte luce del primo mattino, gli fece prepotentemente prendere coscienza di sé.

 

Sbatté più volte le palpebre per abituare gli occhi al forte chiarore: si stiracchiò sul letto, per poi alzarsi a sedere.

Scese, sgrovigliandosi dalle lenzuola; si sistemò il saio, prese la spada laser e uscì velocemente dalla stanza.

 

Percorse i corridoi e le rampe di scale a passo sostenuto, cercando di arrivare presto nei sotterranei.

A quell’ora del mattino il Tempio era deserto.

Tutti i Jedi disponibili, non in missione, si stavano lentamente riversando nell’ hangar sotterraneo, pronti per imbarcarsi, pronti per la guerra.

Obi-Wan passò davanti alle camerate dei Padawan. La porta della grande stanza dove abitualmente dormiva Anakin con altri allievi era semiaperta.

All’interno era tutto buio, i Padawan ancora dormivano.

Non si fermò, tirò dritto e mentre si allontanava, cercando di pensare ad altro, ingoiò a vuoto.

 

Affrettò il passo, e sentì, nel silenzio, il suono dei suoi stivali, rimbombare per i vasti atri.

Arrivato nei sotterranei, avvertì un brivido corrergli lungo tutta la schiena.

 

Non si era mai trovato davanti ad uno spettacolo del genere: tanti, tantissimi, forse centinaia di Cavalieri Jedi, si stavano imbarcando sulle navi da guerra della Repubblica.

Le stesse navi, che avevano partecipato alla battaglia su Geonosis, dando inizio alla guerra dei Cloni, ora erano cariche di Jedi.

 

Obi-Wan si fece largo tra la folla alla ricerca di Yoda.

Più avanti, invece, trovò Mace Windu, intento a parlare con un maestro Jedi del quale Obi-Wan non conosceva il nome.

Mace, notando la sua presenza, fece un breve inchino.

    “Conviene sbrigarsi Obi-Wan, non manca molto alla partenza” disse calmo.

Obi-Wan annuì.

    “Sono stati tutti avvisati?” chiese, guardandosi interno, come ad indicare tutti i Jedi.

    “Sì, ieri sera abbiamo convocato un’assemblea speciale” rispose Mace.

    “E circa il numero dei militari Separatisti?” continuò Obi-Wan.

Questa volta rispose il maestro a fianco di Mace.

    “Abbiamo già mandato due spie in perlustrazione; secondo i loro dati, noi saremmo numericamente superiori, anche se però la differenza è minima” disse.

Obi-Wan annuì. Fece per andarsene, ma quello lo fermò.

    “Maestro Kenobi” disse. “Ecco, questa è una riproduzione fedele della base sotterranea…l’hanno rubata le nostre spie dai loro archivi ufficiali…secondo le nostre informazioni, il giovane Jedi è in una camera, dove viene sorvegliato giorno e notte, curato…dovrebbe essere qui” disse indicando col dito un punto sulla mappa che aveva mostrato.

Quel punto corrispondeva ad una zona segreta destinata alle cure dei soldati.

Di sicuro era piena di Guaritori, al servizio del Male.

    “…sembra facile entrarvi” continuò il maestro. “ Devi prendere il condotto dell’aria, seguire il suo tortuoso tunnel, e uscire alla quinte grata che vedrai.Secondo la carta, ti immetterà in una stanza che funge da vecchio magazzino, di solito, inadoperato. Da lì, dovrei spostarti lungo i corridoi, scendere una rampa di scale, ed entrare nella stata del tuo protetto…la carta ti dirà tutto…potrai comunque incontrare droidi, sta attento e che la Forza sia con te…” concluse, abbassando lo sguardo.

    “Grazie, e con voi” disse Obi-Wan.

Dopodiché, fece un inchino ad entrambi e si riavviò rapidamente, infilando la carta in una tasca.

 

Sentì già il rombo dei primi motori azionati, accelerò ancora il passo, finché non trovò la nave sulla quale c’era Yoda.

Stavano per partire, Obi-Wan spiccò un piccolo salto e raggiunse la piattaforma della nave prima che si chiudesse interamente.

Fece appena in tempo, la nave si mosse dapprima lentamente, poi acquistando velocità.

 

Uscirono dall’ hangar sotterraneo e fecero rotta verso lo spazio aperto.

Obi-Wan sentì l’aria fresca mattutina sfiorargli il vido, scompigliandogli i capelli.

Guardò l’orizzonte prima che potesse essere inghiottito da buio dello spazio.

La forte luce, proveniente da un sole, inondava Coruscant, immergendola in un chiarore più che naturale, proiettando sulle pareti e sui tetti degli edifici, strani giochi di ombre e luci color ocra-arancio.

Fissò quello spettacolo ad occhi spalancati; aveva sempre considerato Coruscant solo come una città-pianeta uguale a tutte le altre, ad eccezione del Tempio Jedi. Una città piena di commercianti senza scrupoli, di furfanti, reietti. Un qualcosa di non definitivo, ma certamente di negativo.

Invece ora, si presentava ai suoi occhi maestosa e nel pieno della sua bellezza, nel momento del risveglio, come se fosse la vera ed ineguagliabile forza-lavoro della Repubblica.

La vide sparire in lontananza mentre anche le altre navi lasciavano l’ hangar.

 

Tutte in file, con quella di Yoda per prima, si accingevano a prepararsi per il salto in iperspazio.

Il viaggio fu lungo ed intenso, più ci si avvicinava a Mustafar, più si avvertivano turbolenze causate dall’eruzione dei suoi vulcani.

 

Il momento tanto atteso stava giungendo, non sarebbero mai riusciti a cogliere i Separatisti di sorpresa, Palpatine, sicuramente aveva già avvertito la loro presenza. Questo era a loro svantaggio.

Se avesse capito anche il motivo di quell’incursione, il gioco poteva anche definirsi concluso prima dell’inizio.

 

Le turbolenze e le varie scosse cominciarono a farsi sempre più frequenti, la nave ammortizzava sempre meno i colpi; in lontananza, un pianeta rosso si faceva sempre più grande e più vicino ai loro occhi.

Obi-Wan si sporse dalla nave per vederlo meglio.

 

C’era stato solo una volta, e non ne aveva un bel ricordo. C’era andato con Anakin, lì si era scontrato con lui e lì lo aveva perso…

La nave cominciò a rallentare la sua corsa, e così fecero anche le altre accodate.

 

Si potevano già intravedere i grandi crateri dei vulcani, bocche di magma da cui la lava sgorgava padrona, simile ad una lingua di fuoco che fuoriusciva sibilante e si espandeva su tutta la superficie.

Si potevano già avvertire le prime vampate di calore e quei fastidiosi brontolii e scoppiettii della lava a contatto con la roccia circostante.

 

Quello spettacolo maligno dava il voltastomaco.

 

Si diressero, per atterrare, su una piccola zona pianeggiante tra due vulcani. Un punto in rialzo, dove la lava non arrivava a colare.

Non era molto grande e alcune navi, le ultime, dovettero atterrare più avanti, cercando un’altra piattaforma simile.

 

Le due squadre erano già divise: una nave, composta per la maggio parte da Guaritori del Tempio, era quella che avrebbe accompagnato Obi-Wan, mentre tutte le altre si sarebbero dirette verso la base separatista.

Obi-Wan vide le prime navi riavviarsi lentamente verso ovest, rispetto alla loro posizione.

 

Vide Yoda su un’altra nave. Andava combattere. Gli rivolse uno sguardo fiducioso.

Si voltò, e salì sulla nave che lo avrebbe accompagnato per tutto il tempo dell’operazione.

Oltre ai piloti, i Guaritori si affaccendavano, preparando già tutto l’occorrente per accogliere Anakin; di sicuro era ridotto male…dopotutto lui lo aveva visto cadere nella lava incandescente…

 

La nave cominciò a muoversi.

 

Obi-Wan attese pazientemente il momento di entrare in azione, il momento di riportare Anakin a casa. E sperò vivamente di avere la Forza di riuscirci

 

Ma non aveva ancora fatto i conti con la volontà di Anakin.

 

***

 

Il tempo passò velocemente, in lontananza si distingueva una piccola costruzione che sicuramente si sviluppava sottoterra.

 

La nave rallentò, si avvicinò con cautela.

 

All’improvviso avvertirono un forte scoppio, e l’onda d’urto investì in pieno la nave, facendola traballare parecchio.

All’orizzonte si vedevano lampi di luci, si udivano grida, scoppi.

 

La battaglia infuriava.

I Jedi avevano colpito, anche se, a causa della scarsità di comunicazione, era impossibile sapere come andavano realmente le cose.

 

La nave si fermò silenziosamente. Obi-Wan si concentrò. Non avvertiva la presenza di nessuno. Forse il diversivo aveva funzionato. Via libera.

Il portellone d’entrata si aprì lentamente, e, come scese, una vampata di calore, tipica di quel pianeta infernale, lo investì, costringendolo a serrare gli occhi, per proteggersi dalla sabbia sollevata; si strinse nel saio, la mano sulla spada laser.

 

Avanzò a fatica, i piedi, ad ogni passo, sollevavano una nuvoletta di sabbia e polvere color del sangue.

 

La costruzione si faceva sempre più vicina ed imponente.

Arrivato ai suoi piedi, notò che non era molto grande; aveva solo un piano terreno, con pochi buchi come finestre, serrate al muro, chiuse a quel desolante paesaggio. Obi-Wan vide una porta; piccola. Troppo.

C’era appena lo spazio per far passare un uomo accovacciato.

 

Quella struttura poteva benissimo avere la funzione di trappola, all’apparenza così innocua rispetto ai terribili segreti che racchiudeva al suo interno, poteva inviare informazioni alla base, di chiunque si fosse avvicinato, abbassando la guardia.

 

Ricordandosi le parole del maestro e il disegno sulla mappa, si avvicinò al muro, proprio sotto una finestrella diversa da tutte le altre: era il condotto per l’areazione, piccolo, quadrato, con una griglia a sbarre verticali.

 

Spiccò un piccolo salto, si aggrappò con entrambe le mani alla base della griglia, e tirando un calcio, la sfondò con violenza, provocando un rumore sordo.

Si arrampicò, dovette mettersi a gattoni per entrarci.

Scivolò attraverso il condotto con facilità. Era un tunnel tortuoso, stretto, ma fortunatamente illuminato dalla luce delle stanze su cui si affacciava, che penetrava attraverso le sbarre.

 

Non seppe per quanto gattonò, cercando di arrivare velocemente alla quinta griglia del condotto.

E poi, finalmente la vide.

Da quel buco non filtrava molta luce: forse era nella penombra, per essere un magazzino al momento in disuso…

 

Ci arrivò davanti; prima di sfondarla, come aveva fatto per la prima, guardò attentamente attraverso le sbarre…nessun suono, nessun movimento.

 

Tirò un calcio all’intera griglia, che cadde all’interno.

Si affacciò, prima di scendere.

Vide anche se era quasi tutto buio, che era un vero e proprio magazzino di guerra; vi trovavano posto interi arsenali, armi in mano all’esercito separatista.

 

Scese. Si trovò sopraffatto dagli scaffali e dai piloni tutt’intorno.

Era una specie di labirinto, ma riuscì ad orientarsi grazie alla Forza, arrivando così alla porta d’ingresso che immetteva in uno dei corridoi interni.

 

Prima di uscire, estrasse la mappa dalla tasca interna, l’aprì; fece mente locale e riuscì a darsi una collocazione sulla carta; riflettè…

 

La stanza di Anakin non doveva essere così lontana…infatti, la maggior parte della strada che lo separava da lui, l’aveva già percorsa nel canale d’areazione.

Ora, secondo la pianta, doveva terminare il corridoio del primo piano sottoterra, svoltare a destra e scendere la rampa di scale a curva, che lo avrebbe portato al secondo piano, più basso.

 

Si avviò, lentamente senza fare rumore, rimettendo via la mappa, si appiattì sul muro come un’ombra, e procedette lungo il corridoio.

 

Svoltato a destra, raggiunse furtivamente le scale; in quel punto la luce si era più affievolita.

Alla curva, sbirciò in basso, e vide un droide che marciava su e giù, una vedetta.

 

Appena scese le scale, quello lo vide e puntando il suo blaster, cominciò a sparare.

Obi-Wan si mise a correre, attivò la spada laser e parò i colpi del droidi, deviandoli in altre direzioni.

Raggiuntolo, gli tagliò la testa di netto con un colpo.

 

Si fermò,  sperando di non aver attirato troppa attenzione.

 

Riprese a camminare, superando la stazione di controllo del droide

Sempre guardando la mappa, svoltò a sinistra alla prima occasione, accorgendosi con sollievo di quanto fosse non trafficata quella base.

 

Si ritrovò in un altro corridoio, meno lungo del precedente, sul quale si affacciavano due porte metalliche chiuse; dall’interno non proveniva nessun rumore.

Le superò, svoltando a destra, e si ritrovò in un piccolo corridoio, alla fine del quale, c’era un altro droide.

 

Si mise nuovamente a correre, e , con l’aiuto della Forza, lo fece sbattere contro la parete metallica.

Si allontanò, seguendo il percorso del corridoio, svoltò a destra e alla fine si fermò un po’ ansante.

 

Dietro di lui una porta metallica, che non  aveva notato, si chiuse, facendolo ritrovare in una piccola cella con cinque porte.

 

Osservò attentamente la mappa. Era arrivato.

 

Una di quelle porte lo separava da Anakin.

Guardò la carta da più vicino, doveva essere quella centrale.

Infatti, secondo la mappa, le altre quattro laterali, avrebbero portato solo a vicoli ciechi.

 

Si avvicinò alla porta davanti a lui; si accorse che la porta metallica era chiusa, sigillata, e solo la combinazione giusta l’avrebbe fatta aprire.

 

Si avvicinò al pannello di controllo, attivò la spada laser e con due fendenti lo disattivò.

Automaticamente la porta si aprì lentamente.

 

La scena orribile che si trovò davanti agli occhi, facendoli spalancare, non era neanche lontanamente descrivibile.

 

 

Fine parte III

 

Grazie per chi ha letto!! Sono davvero contenta, spero continuate a seguirmi ^^ !! Un grazie speciale a Anakina e Cecily che hanno recensito!

 

 

 

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Capitolo 4
*** // ***


Si trovava in una sala, una grande sala, circondata da un atrio e illuminata da piccole fonti di luci rosse agli angoli

Si trovava in una sala, una grande sala, circondata da un atrio e illuminata da piccole fonti di luci rosse agli angoli.

 

Le pareti e il soffitto sembravano antiche a causa dei grandi mosaici e arazzi, quasi sbiaditi, che fungevano da decorazione in quel lugubre posto.

I disegni erano quasi scomparsi, ma se si osservava attentamente si potevano distinguere lingue di fuoco che avvolgevano ignoti guerrieri, circondati da una forte aura di potere.

 

Sembrava quasi una presa in giro, un incubo: Obi-Wan desiderava tanto che fosse così.

E invece, al centro della sala, i suoi più grandi timori si erano più che concretizzati.

 

Infatti, sotto di lui, si apriva una scalinata di marmo bianco, che era in grande contrasto con l’ambiente circostante; conduceva come un percorso obbligato, ad un piccolo corridoio formato solo da bassi e sottili pilastri color oro collegati tra loro da nastri.

Il quel passaggio, il pavimento era ricoperto da uno spesso tappeto rosso, che seguiva il percorso, invitando a continuare.

 

Il tutto portava al centro, dove si ergeva un’immensa e maestosa vasca verticale.

Era molto alta, piena di un liquido sconosciuto, forse bacta, un potente fluido, che tiene in vita anche ad un passo dalla morte.

E quel che era peggio, notò con orrore Obi-Wan, era il corpo di Anakin, immerso al suo interno.

 

Il ragazzo, o per lo meno quello che ne rimaneva, era collegato ad una miriade di fili, che gli erano stati attaccati su tutto il corpo, e  che si collegavano all’imponente coperchio della vasca, facendo accendere piccole lucine rosse e verdi.

Era a torso nudo, le due braccia, ormai entrambe meccaniche erano ricoperte da lunghi guanti neri, una tuta di pelle da combattimento gli copriva le gambe, sia quella normale, sia quella bionica, dopo che        Obi-Wan gliel’aveva staccata in duello, con un veloce fendente.

Il torace era ricoperto da profondi graffi, gravi ustioni e lividi neri, tutte cose che la vasca rigeneratrice stava provvedendo a risanare anche se non del tutto.

Aveva gli occhi chiusi, chiusi in un inconsapevole sonno.

 

Che cosa gli hanno fatto…

Che cosa gli ho fatto…

 

Si scosse da quel torpore e da quell’orrore, che gli rendeva la gola secca e i polmoni in fiamme.

 

Prima di potersi dirigere verso il suo allievo, una furia cieca lo invase, facendolo tremare di rabbia; attivò la spade laser e con un balzo si avventò sui Guaritori, che già correvano da una parte all’altra cercando di dare l’allarme.

Si abbatté su di loro con un accanimento che non aveva provato da tanto tempo, da quel giorno in cui  Darth Maul uccise il suo maestro, dopo un estenuante duello.

 

Senza pensarci, abbandonandosi interamente al suo istinto e alla Forza, li uccise a sangue freddo, incolpandoli di avergli sottratto l’unica persona per cui valeva la pena di vivere ancora.

 

…Dopo che uccise l’ultimo Guaritore, un anziano disarmato, fece cadere la sua spada laser ai propri piedi, con lo sguardo fisso nel vuoto della colpa e del sangue che aveva versato in così breve tempo.

Si avvicinò tremante alla vasca, sfiorandone il vetro gelato con un dito, abbassò la sguardo, cercando di ritrovare un momento di lucidità.

 

All’improvviso si voltò, afferrò saldamente un paletto dorato, strappandolo dai nastri che lo collegavano agli altri, e si avvicinò nuovamente alla vasca.

 

Con un rapido gesto, frantumò il vetro in mille pezzi, con un rumore sordo.

Non badò all’ondata di liquido gelato che lo investì, infradiciandoli i vestiti, non badò all’odore sgradevole che sembrava levarsi dal bacta, si preoccupò solo, e si concentrò per farlo, di afferrare in tempo il corpo di Anakin che ricadeva inerme.

Lo prese tra le braccia, tirandolo fuori dai resti della vasca ormai distrutta.

Sostenendolo con una mano sulla schiena e il suo volto appoggiato alla spalla del maestro, Obi-Wan gli staccò ogni filo che lo collegava alla macchina, che cominciò ad emettere un debole trillo che si affievolì pian piano, lasciando invece solo la lucina rossa accesa sul coperchio.

Lo prese per la vita, caricandoselo sulle spalle, e andò a sedersi sui larghi gradini della scale d’entrata. Appoggiò la sua testa sulle proprie gambe, così da poterlo vedere bene.

    “Anakin…” sussurrò, prendendogli il mento tra le dita, ma non ci fu nessun movimento.

Osservò con le lacrime agli occhi, e che ormai non poteva più trattenere, le ferite e le ustioni, già in parte risanate dall’azione della macchina.

Lo osservò come mai non aveva fatto in dieci anni.

 

Il suo viso ancora giovanile, con quell’aria da bambino che faceva tanto divertire Obi-Wan, era ora distorto in una smorfia di dolore, era lo specchio della sua anima…

Eppure Obi-Wan sperava che non lo fosse, sperava cose, nelle quali anche lui forse stava perdendo speranza. Ma doveva tentare.

 

    “Anakin” lo chiamò di nuovo, questa volta con un tono un po’ più sicuro.

Il ragazzo, dapprima sembrava ancora privo di sensi, ma poi cominciò lentamente a tremare impercettibilmente, prendendo un basso e lungo respiro, aveva ancora gli occhi serrati.

 

Sentì una voce che lo chiamava.

Non ricordava nulla.

Solo buio, oscurità e dolore.

La voce sembrava provenire da vicino, sembrava anche familiare.

Si stupì, dato il lavaggio del cervello che dovevano avergli fatto, ma cercò di non cedere sotto i sentimenti di Anakin Skywalker; sotto i propri sentimenti.

Aveva ceduto.

Aveva ceduto al Lato Oscuro della Forza, tradendo ciò in cui credeva, distruggendo coloro che amava, e consegnando la Galassia nelle mani del Male.

E ora? Cosa gli rimaneva, se non un’anima corrotta e avvolta dalle tenebre più fitte?

La voce lo chiamava, continuamente. Cedette. Ancora una volta.

 

Anakin aprì lentamente gli occhi, cercando di mettere a fuoco la figura davanti a lui.

 

Un uomo.

La sua voce.

Sì, ricordava il suo nome, e quel ricordo lo riempì nuovamente di odio e rabbia.

 

L’uomo che aveva distrutto la sua vita.

Il suo maestro.

Obi-Wan Kenobi.

 

Obi-Wan, appena vide quei deboli occhi, si lasciò andare ad un vero sorriso, fatto di gioia e, al tempo stesso, di dolore.

    “Anakin” disse per l’ennesima volta.

Il ragazzo non disse nulla, si limitò a fissarlo intensamente.

    “Perché lo hai fatto?” mormorò, poco dopo, distogliendo lo sguardo da Obi-Wan.

 

Obi-Wan rimase sbalordito.

Al tempo stesso si sentì stupido.

Aveva dato tutto per scontato…aveva creduto che Anakin fosse prigioniero, non che fosse lì quasi per sua volontà.

Ora più che mai, era certo che se Anakin fosse stato in forma, non avrebbe esitato di nuovo a combatterlo, come qualche giorno prima.

Sì, lo sentiva.

Sentiva l’odio del ragazzo crescere a dismisura nel suo cuore.

Non aveva concluso nulla.

 

    “Anakin, ascoltami, ti prego” disse mormorando.

Il ragazzo non ebbe altra scelta.

Si voltò nuovamente verso il suo maestro e lo guardò fisso.

Obi-Wan tirò fece un grande respiro.

 

    “Che cosa ti è successo? Non sei l’Anakin che ricordo…” disse piano.

    “Hai ragione, non lo sono” lo interruppe brusco il ragazzo.

    “Perché fai così? Credi forse che io ti odi? Che non ti voglia bene?” chiese con la voce ridotta in un mormorio.

Anakin fece un smorfia di maligna ironia.

    “Volermi bene? Tu? Tu mi odi, e lo hai sempre fatto…e non ti sei mai accorto che io ci soffrivo, perché tu non ti sei mai accorto di nulla, neanche di tutto quello che ho dovuto sacrificare per poterti seguire…” disse raggelandogli il sangue nelle vene.

 

Era proprio quello che si era aspettato…

 

    “Odiarti? Ma…” cercò di dire Obi-Wan.

    “Sei sempre stato dubbioso riguardo me, fin da quando ero piccolo… sentivi in me qualcosa di pericoloso, e mi hai sempre tenuto lontano dal tuo cuore…fin da quando Qui-Gon decise di prendermi con sé…” disse con sguardo fisso come a ricordare quei brutti momenti.

Cercò di alzarsi, ma non ce la fece, Obi-Wan lo trattenne e lo fece riappoggiare sulle sue gambe.

    “Io non ti ho mai odiato…” disse.

    “Mi hai perso, maestro, mi hai perso…” mormorò Anakin, non guardandolo negli occhi.

    “Non dire così…si può ancora recuperare…” continuò Obi-Wan cercando di farlo ragionare.

Anakin scosse la testa.

    “Tsk, neanche volendo…io sto morendo” disse con voce mesta.

    “No, no, ti salverò, devo farlo…” riprese Obi-Wan preoccupato.

    “Perché?” chiese Anakin, voltando nuovamente la testa.

Obi-Wan rimase un attimo in silenzio.

    “Perché…perché ti voglio bene, Anakin, credimi, come non me ne sono mai accorto prima…mi manchi, mi manchi tanto e non sopporto il vuoto che hai lasciato dentro di me per colpa mia…” confessò Obi-Wan, con voce rotta, mentre una lacrima si riaffacciò sul suo volto, cadendo sulla guancia destra di Anakin.

 

Il ragazzo rimase stupito.

 

Per la prima volta da tempo, ormai, il Lato Oscuro sembrava averlo abbandonato per un po’. I suoi occhi non erano infuocati e avidi di morte, ma erano tornati di quel colore celestiale che li avevano caratterizzati per così tanto tempo.

Trattenne il respiro, sentendo il calore di quella lacrima, percependo quanto affetto e dolore vi erano nascosti.

Si voltò verso Obi-Wan, con sguardo indeciso.

Per un attimo rimase così, poi si addolcì un momento.

   

    “Aiutami” disse infine.

 

 

 

Fine Parte  IV

 

 

Ciao a tutti!

Allora, com’è? Vi è piaciuta? Almeno un pochino? Pochino pochino?

In effetti è anche un po’ più corto dei chap precedenti, però credo sia corto ma sostanzioso, siamo al culmine della storia!! J Y

Vi prego recensite, scrivete cosa vi passi per la mente, anche una parola, l’importante è che sappia se è un genere che può andare o no…mi fareste un piacere immenso!!

Grazie cmq a chi legge e segue anche senza recensire, è sempre un piacere!

 

Anakina : Grazie, veramente, sei molto gentile! Per quanto riguarda il tempo di aggiornamento, lo faccio appena posso, la verità è che sto lavorando anche ad un’altra ff che mi piacerebbe presto pubblicare ^^’…

Cmq, ci proverò, grazie ancora e alla prossima!

 

Cecily : Grazie, anche tu sei molto gentile, queste recensioni positive mi mettono un non so che di allegria!!

Scrivo davvero come hai detto tu? Mi fa piacere che ti piaccia…grazie! E alla prossima!

 

Recensite!!

 

Che la Forza sia con voi!

 

Vale3

 

 

 

 

 

 

 

 

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Capitolo 5
*** // ***


Obi-Wan rimase un attimo interdetto, indeciso sul da farsi

Obi-Wan rimase un attimo interdetto, indeciso sul da farsi.

 

Poi guardò nuovamente Anakin, i cui occhi lo fissavano senza odio e rabbia, ma quasi imploranti; imploranti di un aiuto vitale in quel momento, e Obi-Wan non avrebbe tradito la sua nuova fiducia.

 

Fece leva sulle proprie gambe, dando un colpo di reni per tirarsi su.

Prese Anakin per le spalle e la schiena, tirandolo a sé.

Il ragazzo era debole, non avrebbe potuto reggersi da solo.

Lo fece  appoggiare a sé, facendogli da sostegno lungo la strada che li separava dalla nave.

 

Iniziarono con fatica a salire i gradini, ma Anakin volle fermarsi. Si voltò a guardare il suo maestro negli occhi.

    “Cosa ne sarà di me, ora?” chiese con quell’innocenza di una volta, che fece sciogliere il cuore di Obi-Wan, il quale non poté nascondere un sorriso rassicurante.

    “Ti porterò a Coruscant, ti cureranno, e io sarò insieme a te” disse con voce ferma, ma quasi dolce.

Anakin sfiorò il sorriso, ma abbassò la testa, come a nasconderlo.

Obi-Wan lo guardò per un momento, poi riprese a camminare.

 

Anakin cercò di assecondare i suoi movimenti, cercando di rendersi il meno pesante possibile, ma era molto difficile: era ferito, e molto anche.

Senza l’intervento di quella macchina, su Mustafar sarebbe morto entro breve.

 

Risalirono i gradini, uscendo da quell’immensa stanza e entrando nel piccolo atrio con le cinque porte.

Obi-Wan guidò Anakin verso il corridoio di fronte a loro, quello da dove era venuto.

Avevano via libera, ma non per molto.

Sicuramente, ora di droidi non ce ne sarebbero stati, ma di sicuro,  dal campo di guerra dove si trovavano i Jedi, qualcuno si sarebbe accorto dell’improvviso cambiamento. Sperava solo non fosse Palpatine.

Continuò a camminare per il lungo corridoio, trascinandosi Anakin, che intanto aveva passato il suo braccio bionico, dietro la nuca di Obi-Wan.

In fondo girarono a sinistra, e poi ancora una volta, superando le postazioni di controllo dei due droidi che Obi-Wan aveva abbattuto.

 

Arrivarono alla scala che li avrebbe condotti al piano superiore.

Obi-Wan avvertì una debole esitazione di Anakin a salire.

Si voltò verso di lui.

    “Ce la farai…fidati” disse in un soffio, anche a causa del fiatone che aveva per lo sforzo.

Anakin lo fissò per un attimo, poi si mosse debolmente verso le scale, spronando il suo maestro a fare lo stesso.

Obi-Wan fece altrettanto, cominciando a salire i gradini a curva.

 

Arrivati al piano superiore, Obi-Wan si mosse verso il magazzino, ma realizzò subito che Anakin non sarebbe riuscito ad attraversare il condotto d’areazione.

Decise di uscire, attraversando le stanze  al di sotto del condotto, per non perdersi, e uscire così dalla porta dell’edificio.

 

Si mossero nuovamente verso la porta del magazzino.

Appena entrati, Obi-Wan lo guidò attraverso le pile di armi e rifornimenti, arrivando così al capo opposto del salone.

 

Attraversarono un’apertura, che fungeva da porta, molto stretta e ambigua.

 

Si ritrovarono in una sala deserta, assolutamente vuota, inadoperata.

L’attraversarono, ma a metà, Anakin si bloccò, piegandosi in due.

Obi-Wan lo afferrò prima che potesse cadere.

Si accucciò al suo fianco e lo fece sedere per terra.

 

Anakin ansimava, il sudore imperlava la sua fronte bagnandoli i capelli.

    “Obi-Wan non ce la faccio…vai…vai tu…” disse con voce mozza, ad occhi chiusi per lo sforzo.

    “No…che dici, sono venuto qui per portarti via…” rispose lui, non potendo credere alle sue orecchie. Non aveva mai sentito Anakin arrendersi in quel modo.

    “Mi basta sapere che mi hai perdonato…e che hai sfidato tutto per venire a cercarmi…te ne sono grato, ora non rischiare di più…” continuò il ragazzo.

    “No, Anakin” riprese Obi-Wan. “Andremo via insieme, o non ce andremo affatto, non posso lasciarti ancora…non me lo perdonerei” .

    “Non credo di avere scelta” disse Anakin con un mezzo sorriso.

Obi-Wan sorrise di rimando e, prima che Anakin potesse accorgersene, lo sollevò e lo rimise in piedi.

    “Avanti, ci siamo quasi…”.

 

Ripresero a camminare, verso la porta che li avrebbe portati nella terza stanza, secondo la mappa e seguendo il condotto.

Attraversarono prima un piccolo corridoio, e poi subito arrivarono in una piccola camera circolare, con a destra e a sinistra, piccole postazioni di controllo.

L’attraversarono in fretta, ma un droide sbarrò loro la strada.

Obi-Wan non si fece prendere alla sprovvista, alzò una mano, quella libera, e appellandosi alla Forza mandò il droide a sbattere contro i computer, mandandoli in corto.

 

Continuarono a camminare giungendo nella seconda camera.

Quello che videro fu uno spettacolo orrendo.

 

Sei vasche, tre da un lato e tre dall’altro, si ergevano in tutta la loro altezza. Vasche rigeneratrici come quella di Anakin.

Al loro interno contenevano ognuna una persona.

Erano cloni. Cloni della guerra, mandati a curarsi, dopotutto erano soldati.

Attraversarono la stanza, con occhi sorpresi,  trattenendo il respiro, uno spettacolo del genere non si vedeva tutti i giorni.

I volti dei soldati-cloni, erano quasi impassibili, addormentati in un sonno profondo e per loro ristoratore.

 

Sorpassarono la porta.

Dopo uno stretto corridoio nel quale fecero fatica a passare in due accanto, si ritrovarono nell’anticamera, dove iniziava il condotto d’areazione.

 

Eccola lì, la porta. La loro unica via d’uscita.

Stava per raggiungerla, quando entrando nel raggio d’azione di un allarme invisibile, lo fecero scattare.

Il rumore acuto si diffuse per tutto l’edificio, facendo scattare a loro volta altri allarmi.

 

Obi-Wan e Anakin rimasero un attimo spiazzati e sorpresi; ma non a lungo.

 

Subito due droidi entrarono dalla porta dietro di loro, che si chiuse automaticamente sigillandosi.

Obi-Wan scaricò senza troppi complimenti Anakin, il quale fece di tutto per togliersi dai piedi, appoggiandosi di schiena alla parete, dietro un armadietto.

Obi-Wan scattò in avanti, attivando la spada laser e parando i colpi di blaster dei due droidi.

Avvicinandosi, piroettò, tagliando la testa ad entrambi.

 

Subito, però, si rese conto del pericolo che adesso incombeva su di loro.

L’allarme avrebbe di sicuro attirato l’attenzione, allontanandola dalla battaglia con i Jedi.

 

Obi-Wan si precipitò ad afferrare  Anakin e a trascinarlo fuori dall’edificio. Doveva fare segno alla nave di azionare i motori.

 

Uscirono, il vento caldo li investì, facendoli venire la pelle d’oca per il repentino cambio di temperatura.

Obi-Wan non si scoraggiò. Erano ormai arrivati, ancora pochi passi…

 

Un Guaritore sul ponte della nave li vide e fischiò al pilota di partire.

Obi-Wan e Anakin accelerarono il passo, per quanto era possibile.

 

Arrivati al bordo della nave, tre Guaritori issarono Anakin, trasportandolo velocemente in una sala riservata. Si sarebbero occupati di lui.

 

Obi-Wan invece fu aiutato da un altro Guaritore, il quale insisté per vedergli il taglio sopra l’occhio destro, opera di un colpo di blaster preso di striscio.

Obi-Wan rifiutò gentilmente, chiedendo invece di assistere alle cure di Anakin.

 

Il Guaritore allora lo condusse nella stanza nella quale, prima, si erano chiusi tutti.

Obi-Wan diede un rapido sguardo ai piloti, ormai alle prese col volo, poi si diresse nella stanza.

 

Aprendo la porta, il Guaritore gli mostrò la velocità dei loro mezzi.

Anakin, infatti, era già stato portato su un lettino, gli era stata già messa la maschera dell’ossigeno, e gli altri medici si accingevano a disinfettarli e fasciarli ferite e ustioni.

Obi-Wan entrò.

Il Guaritore insisté per curargli il taglio e lui, a quel punto, non poté rifiutare.

Si sedette su un altro lettino, ogni tanto sbirciando il suo Padawan, e si fece medicare.

 

Passarono pochi minuti, che i Guaritori avevano finito il loro lavoro, lasciando Anakin e Obi-Wan da soli.

Anakin faceva fatica a restare sveglio e Obi-Wan faceva del suo meglio per togliere quell’imbarazzante silenzio.

 

    “Cosa è successo, veramente?” chiese con voce in un soffio, cercando di non dar troppo fastidio ad Anakin.

Il ragazzo lo guardò per un attimo.

    “Veramente non lo so…” rispose con lo sguardo fisso sul soffitto della nave.   “Non so cosa mi sia successo…ricordo solo odio, rabbia…verso di te, verso tutti…l’ultima persona che ricordo è Palpatine…ah, maestro, Palpatine è…” disse spalancando gli occhi, dopo essersi ricordato, ma Obi-Wan lo zittì posandogli una mano sulla mascherina.

    “…so chi è…è un Sith…” disse lentamente.

Anakin annuì gravemente.

    “Mi dispiace, mi dispiace tanto…” riprese Anakin, mentre una solitaria lacrima gli solcava la giovane guancia.

Obi-Wan decise di farlo sfogare.

    “Quello che ho fatto è orribile…potrò mai perdonarmi?” chiese con voce strozzata, ma Obi-Wan lo fermò ancora una volta.

    “Per perdonarti…sarà difficile” disse con un sorrisino. “…Ma si può cominciare prima col pentirsi, non credi?” .

Anakin annuì ancora una volta.

Obi-Wan sorrise dolce.

 

Era il momento.

Era il momento di dirgli tutto.

 

“Anakin…voglio che tu sappia…che…che sei la persona più importante per me, e… se sono venuto a cercarti, non è stato perché avevo un dovere morale nei tuoi riguardi…ma vedi, era più perché…è difficile…perché ti voglio tanto bene, non ho mai sopportato l’idea di poterti perdere…sei un grande amico, e credimi, il mio affetto per te, va oltre quello che tu puoi immaginare…” disse Obi-Wan arrossendo leggermente e abbassando lo sguardo.  “Mi dispiace se in questi anni non ti sono stato davvero vicino…non era mia intenzione farti soffrire…ci tengo a te, più della mia stessa vita, credimi, sei come un figlio…”.

 

Anakin spalancò gli occhi chiari.

Si voltò verso il maestro, e lo abbracciò forte.

 

“Obi-Wan…anche tu sei importante per me, altrimenti non credo che avrei sofferto così, in tutti questi anni…e in più, mi dispiace per quello che ti ho fatto, parlo di Palpatine, Mustafar…” disse con voce pentita, rompendo timidamente l’abbraccio.

 

Obi-Wan gli poggiò una mano sulla spalla. Scosse la testa.

    “Non importa, non importa…se i miracoli esistono davvero, beh, questo è uno di quelli…si ricomincia da capo…io e te, insieme…” disse.

Il volto di Anakin si aprì nel primo vero sorriso dopo molto tempo.

    “Grazie” disse infine.

 

 

Alle loro spalle, una figura prese forma lentamente.

Entrambi i Jedi si voltarono, e videro la sagoma di Qui-Gon.

I due sorrisero.

Qui-Gon rispose.

    “Mi siete mancati tanto, insieme” disse  sorridendo.

 

Obi-Wan si voltò verso Anakin.

    “Ti ricordi di lui, non è vero?” chiese.

Anakin rimase un attimi interdetto; bisognava scavare in un passato vecchio più di dieci anni, e in quei dieci anni erano cambiate parecchie cose.

Poi ricordò.

Tatooine…Qui-Gon Jinn…

    “Il tuo maestro” disse guardando Obi-Wan, il quale annuì contento.

 

Qui-Gon sorrise al ragazzo, poi si rivolse ad Obi-Wan.

    “Avevo ragione ancora una volta…sei davvero diventato un grande Jedi, e hai mantenuto la promessa, hai addestrato Anakin come un Cavaliere, sono fiero di voi…”.

I tre Jedi sorrisero radiosi.

 

Che stupido che era stato…cedere al Lato Oscuro, per lasciare un mondo di Luce e Bene…Non l’avrebbe fatto, mai più…In fondo era quello il segreto…pensava Anakin, mentre la nave entrava in iperspazio, diretta a casa… Non abbandonarsi alla solitudine, restare insieme

 

 

Una cosa, che lui e Obi-Wan avrebbero fatto ancora per tanto, tanto tempo…

 

 

THE  END

 

 

 

 

Ciao a tutti, cari lettori!!

Se siete arrivati a leggere fin qui, significa che non vi siete addormentati…è già un buon segno! ^_^

Cmq, siamo arrivati alla fine di questa breve storia…sono felice, ma altrettanto nostalgica.

Spero che vi sia piaciuta…e vi prego, almeno come ultimo capitolo, lasciatemelo un commentino…mi farebbe molto felice!

Intanto passiamo ai ringraziamenti:

 

 

Cecily:   Cara Cecily, oh mio Dio, credimi, non so proprio cosa dire…Sei molto gentile a dire queste cose…e cmq, non preoccuparti, sono sicura che le tue fic (se le pubblicherai) saranno molto belle…anche perché credo che tu sia una persona molto sensibile…grazie!

 

Anakina: Cara Anakina! Prima di tutto ti ringrazio per avermi seguito fin dal primo chap…le tue recensioni, insieme a quelle di Cecily, e a quella di Maximanf89, hanno contribuito a mandare avanti questa storia, infatti all’inizio ero un po’ dubbiosa…ma poi sono andata avanti! Grazie anche a te per il sostegno…grazie!

 

Grazie a tutti voi, che avete recensito o anche  solo letto!

 

Che la Forza sia con voi!    ^^

 

Vale3

 

 

 

 

 

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