Innocent Hearts

di FanDiArtemis_
(/viewuser.php?uid=321758)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Trouble ***
Capitolo 2: *** Family ***
Capitolo 3: *** Graveyard ***
Capitolo 4: *** Goodbye, my love ***
Capitolo 5: *** Gone forever ***



Capitolo 1
*** Trouble ***


Capitolo 1.


Pioveva.

Hera guardò fuori dalla finestra, soddisfatto. Gli piaceva la pioggia. Gli piaceva la sensazione delle gocce che scorrono sul viso: si sentiva depurato.

-Vuoi per caso fare una doccia fuori?-

-Come no.- rispose, monotono.

-Perché non vai a studiare? Mi hai detto che domani ci sarà un'interrogazione...-

-Lasciami in pace.- rispose, sempre guardando fuori.

Quella persona sbuffò.

-Sei una persona così strana. Non ti capisco proprio.- sospirò, uscì dalla camera, e andò via, sbattendo la porta con violenza.

Rimase solo: di nuovo.


 

X


 

E di nuovo Hera deve andare a scuola.

Prese la metro come di solito, scelse un posto e si sedette.

Che seccatura, la scuola.

La porta si aprì di nuovo: era arrivato. Si alzò e uscì.

La sua vita era così noiosa e monotona.

Prese la solita strada e si avviò verso la scuola.

Era uscito il sole, ma il suo cuore era ancora nuvoloso.


 

X


 

Entrò nella scuola.

Si affacciò alla porta in cui c'era la sua classe: 3°F.

No, non poteva entrare. Avrebbe fatto scena muta e si sarebbe preso un quattro, perché non aveva studiato. In realtà non aveva più studiato da quando era alle medie. È stato promosso solo grazie alla tolleranza dei professori, ma questa volta sarebbe stato bocciato di sicuro. Sapeva che non poteva andare al liceo così facilmente.

Restò fuori dalla classe.

Se non sbagliava c'era aritmetica in quell'ora: è la materia che odiava di più. Spiò da una minuscola finestra e annuì: c'era proprio aritmetica. La professoressa stava giusto interrogando un suo compagno, che in quel momento stava facendo degli esercizi alla lavagna.

-Dov'è Tadashi?- chiese la prof.

-Boh, non lo abbiamo più visto in questi giorni.- risposero alcuni compagni.

La prof. scosse la testa, aprì il registro e vi scrisse qualcosa. Sospirò e continuò ad interrogare.

-Ehi, aspetta... MA QUELLO NON E' TADASHI?- gridò un compagno, additando la minuta finestra.

Hera se ne accorse e subito si abbassò, giusto in tempo.

Gli altri compagni guardarono la finestra, ma non videro niente.

-Ma cosa stai dicendo?- disse un altro.

La prof. stava quasi per mettere una nota a quello che aveva cominciato tutto, il quale s'accigliò, ma non disse più nulla.

Hera fece un respiro di sollievo.

Poi sentì una voce dietro di lui.

-Sai, se continui a nasconderti così, rischierai la bocciatura.-

Hera si girò, vedendo un ragazzo con occhi rossi e capelli color platino. Aveva la pelle molto delicata e quasi quasi sembrava un angelo. Il ragazzo era appoggiato sul muro e gli sorrise in un modo dolce ma non troppo sincero.

-Non per dirtelo, ma anche tu rischierai la bocciatura se te ne stai qua fuori.- Hera sibilò.

-Sai, credo che tu abbia ragione, ma non è che mi importi molto.- disse, guardando il muro.

-Allora cosa ti importa?- chiese, poco interessato. Era disposto a fare di tutto pur di non fare nulla e fissare il vuoto.

-Se proprio lo vuoi sapere... la moda e la fama.- rispose sorridendo.

Hera sbuffò e sibilò: -Ma allora cosa vuoi da me?-

Il ragazzo lo guardò, sorpreso. -Voglio solo fare amicizia con te, non posso?-

-Beh, non puoi. Non ho e non voglio avere amici.- rispose, seccato.

-Comunque mi presento: sono Aphrodite, ma per favore chiamami Aphrodi, oppure Afuro.- disse, ignorando la risposta di Hera di prima.

Hera sputò la coca che stava bevendo... e ciò catturò l'attenzione della prof. di matematica.

-Ti consiglio di scappare.- disse Afuro, non più di buonumore.

Hera seguì il consiglio di Afuro e scappò verso l'uscita. E mentre stava passando vicino ad un cestino buttò anche la lattina: il tutto con una mossa semplice e pulita.

La prof. stava aprendo la porta, e quando lo fece, si affacciò ad Afuro, sorpresa e arrabbiata.

Afuro allargò gli occhi dalla paura. Si voltò per vedere se Hera era scappato: pareva di sì.

-Ehi, guardami quando parlo!- gli gridò la prof.

Cazzo, non aveva più scampo.

Almeno Hera si era salvato.


 

XXX


 


 

.:*Angolino della piccola Autrice*:.


 

Buonaseraaa! ^^

Ed eccomi con un'altra fic.

Ok, lo ammetto, fa schifo quindi potete criticare.

Mi è venuto quest'idea mentre stavo guardando fuori dalla finestra, e stava piovendo

che triste.

Nel prossimo capitolo -forse- scriverò sull'ArteApo (una coppia che amo).

Al prossimo capitolo ciao! :))


 

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** Family ***


Capitolo 2.


 

-Sono tornato!- Hera gridò, e nello stesso tempo gettò la cartella sul divano.

Si sedette e accese la TV. Non c'erano programmi interessanti.

-Come mai così presto?- chiese sua sorella Eriza con in mano una pentola e un paio di guanti.

Hera la guardò: era una bella ragazza, intelligente, studiosa e in gamba. Aveva capelli castani, occhi viola, e labbra rosse. Le somigliava molto.

-Perché sì.- rispose, evitando il suo sguardo.

-Voglio una risposta decente.- disse Eriza, seria.

Hera frugò nell'armadietto vicino alla TV.

-Dove caspita è finito il telecomando? L'avevo usato pochi secondi fa...-

-Hera, non cercare di cambiare argomento. Dimmi cos'è successo oggi a scuola.-

-Niente.- Hera rispose a voce bassa ma ferma. Gli venne in mente Aphrodi.

-Allora come mai così presto?-

-Perché domani è l'ultimo giorno di scuola. Cosa vuoi che faccia?- rispose, e trovò il telecomando. Cambiò canale.

Eriza sospirò. -Dai, vieni che la pasta è pronta.-

Hera andò in cucina.

-Hai dimenticato di spegnere la TV.- gli ricordò Eriza.

Hera tornò nel salotto, prese il telecomando e spense la TV. Che rottura.

Andò in cucina e mangiò, anche se non aveva fame.


 

X


 

-Ah, tu sei il ragazzo della 3°D, vero?-

Aphrodi annuì.

-Afuro Terumi, giusto?-

Aphrodi annuì di nuovo.

-Ah, quindi sei stato tu a rovesciare la coca cola.-

Aphrodi ci pensò su un attimo prima di rispondere. Non avrebbe tradito Hera.

Annuì, mordendosi le labbra, quasi facendole sanguinare. Le labbra non gli facevano male, era il cuore che gli faceva star male.

-Per questa volta passi. Ma adesso devi pulire tutto quanto.- gli disse la prof. di matematica di Hera.

Aphrodi si voltò per andare in bagno a prendere qualche carta per pulire. Entrò nel bagno e fece un lungo sospiro. Gli era andata bene.

Bleah, che schifo” pensò, mentre puliva il corridoio. Meno male che era lezione, e non c'era nessuno che passava, se fosse stato l'intervallo avrebbe fatto brutta figura davanti a tutti.

Finito” pensò soddisfatto. Fece per andarsene, ma si scontrò con qualcuno.

-Fai attenzione!- gli disse una voce, che però non sapeva da dove provenisse.

Aphrodi si guardò intorno: non c'era nessuno.

-Ehi, sto parlando con te!- disse di nuovo quella voce.

Aphrodi finalmente capì, e guardò in basso.

-Ah, Aporo Hikaru! Scusami non ti avevo visto.- gli disse con un sorriso. -Perché così di fretta?-

-Sto scappando da...- non fece in tempo per finire la frase, che due mani gli coprirono la bocca prepotentemente.

-Ahahah! Ti ho preso!- disse Arute Saneki, detto Artemis. -Scusami, Terumi, devo fare una cosa con Hikaru.- disse di nuovo e trascinò via Aporo, andando verso il bagno.

Afuro scosse la testa: questi due non hanno proprio niente da fare.

Aprì la porta del bagno e disse: -La volete smettere di fare rumore? Date fastidio.-

Artemis stava per baciare Aporo ma sentendo la voce di Afuro si allontanò, guardandolo.

-Ehi! Chi ti ha dato il permesso di aprire la porta? Dobbiamo fare una cosa privata...- disse, e chiuse la porta, lasciando Afuro fuori.

Afuro sentì che si stavano baciando appassionatamente: una cosa normalissima.

Gli venne in mente Hera. Si chiedeva dove fosse andato, come stava, cosa faceva...

-Devo chiedergli il suo numero di telefono. Domani è l'ultimo giorno...- disse, mentre usciva dalla scuola.


 

X


 

-Athena...- Hepai lo chiamò.

Athena gli mollò un calcio nello stomaco. -Non...seguirmi...più- disse fra i singhiozzi.

-Ti prego, Athena... ti devo dire una cosa.-

Athena si voltò: il suo viso era coperto di lacrime, ne sono scesi uno, due, tre...

-Ma...non...capisci...?!- urlò Athena, e se ne andò, asciugandosi le lacrime.

-Devo dirti che... Mi dispiace!- gridò Hepai.

Athena si fermò un attimo, sorpreso. Ma subito dopo, senza aspettare Hepai, corse via.

Hepai si paralizzò, d'improvviso tutto gli sembrò così cupo e morto.

Restò lì, fermo, per molti minuti.

-Ehm... Hepai, puoi andare a casa... è già suonata un quarto d'ora fa.- disse un suo compagno di classe.

Hepai lo guardò. Annuì e prese la sua cartella.

-Vuoi che ti accompagni?-

-...no, grazie.-

Uscì dalla scuola e vide che c'era sua madre che lo veniva a prendere.

-Cosa è successo?- chiese, preoccupata.

-...nulla.-


 

X


 

Impossibile! Ci sono ancora compiti da fare per domani, che è l'ultimo giorno di scuola! Al diavolo la scuola!” Hepai pensò guardando il diario, una volta entrato nella sua camera.

L'immagine di Athena in lacrime gli venne prepotentemente in mente.

Si massaggiò lo stomaco: gli faceva ancora male.

Hepai aprì un cassetto e frugò.

Dannazione! Dov'è finito? Non posso perderlo!”

Aprì un altro cassetto e frugò: l'aveva trovato.

Tirò fuori una foto di classe della seconda media: erano così felici. Specialmente Athena. Aveva un sorriso sincero e molto bello.

Hepai asciugò una lacrima che gli era sceso.

Si alzò, si mise le scarpe e uscì di casa: doveva sfogarsi.

Andò in un parco deserto.

Mise le mani vicino alla bocca e gridò il più forte che può, verso il cielo:

-TI AMO ATHENA!!! MI DISPIACE PER QUELLO CHE E' SUCCESSO!!!-

Rimase nel parco fino alla sera, e in quel momento decise che era ora di tornare a casa.


 

X


 

-Perché così di malumore?- chiese la mamma di Hepai, mentre stava lavando i piatti.

-Vedi...- disse, e deglutì. La mamma chiuse il rubinetto per sentirlo meglio.

-E'... è morta la mamma di Athena...- disse, abbassando lo sguardo.

La mamma si paralizzò.


 

XXX


 


 

.:*Angolino della piccola Autrice*:.


 

Buooooooonasera

Eee rieccomi qua!! ^-^

Scusate se la storia è un po' corta... mi è venuto solo questo...

Comunque ho fatto un record! Ho scritto due storie in un giorno! *si mette a ballare*

Hera: ma 'sta qua sta bene?

Afuro: no.

Io: *lo guarda male*

Coooomunque, adesso devo scappare.

Alla prossima, ciauuu!

Ritorna all'indice


Capitolo 3
*** Graveyard ***


Capitolo 3.


 

-DRIIIIIIIN!!!!-

Il campanello ha suonato la fine della scuola.

Dalle classi uscì un'ondata di studenti che non vedono l'ora di tornare a casa. Ed Hera stava ancora mettendo a posto la cartella: è rimasto solo lui nella classe, persino la prof. se n'era andata.

No, non era solo.

-Tadashi...-

Il ragazzo si voltò, e vide di fronte a lui Afuro.

-Posso...- cominciò a dire, ma il cellulare di Hera squillò.

-Scusami.- gli disse, e uscì fuori dalla classe per telefonare.

Mentre Hera stava parlando al telefono, Afuro era nascosto dietro la porta. Si vedeva solo la sua testa e i suoi lunghi capelli biondi. Voleva sapere a tutti i costi di cosa stava parlando, e con chi, non perché era un ficcanaso, ma perché... ci teneva.

Sentì solo delle parole staccate, e non si capiva bene di cosa stava parlando, anche perché stava parlando a bassa voce.

-Scuola...finita...cimitero...-

Erano queste le parole che Afuro sentì.

-Ok, ciao.- sentì Hera dire, e si aspettava che Hera si voltasse, ma Hera non lo aveva neanche degnato di uno sguardo, e se ne andò.

Prima che Hera uscisse, Afuro sentì un piccolo tonfo.

Che cos'era?” pensò, mentre camminava nel corridoio.

-Ah.- esclamò, e si abbassò per raccogliere una cosa.

-Il cellulare di Tadashi...- disse a bassa voce. Era evidente che era caduto per terra, perché si era rotto un pochino, e Afuro decise di ridarglielo.

Stava per chiamarlo, ma le parole gli morirono in gola.

Così posso avere il suo numero di telefono...” pensò, e cercò nella rubrica. Ma non c'era il suo numero.

Dannazione, questa è l'ultima possibilità per avere il suo numero!” pensò, impaziente.

Poteva chiederlo a qualcun'altro che Hera conosce.

Andò di nuovo a cercare nella rubrica. Non c'era nessuno che Afuro conosceva. Sospirò.

Si ficcò il cellulare in tasca, prese la cartella e tornò a casa. Mentre camminava sul marciapiede stava pensando alla telefonata di prima... Hera...con chi diavolo stava parlando?

E poi, nella telefonata aveva sentito tre parole: scuola, finita, cimitero. Cosa vuol dire mai questo?

Voleva andare a casa di Hera, così poteva ridargli il cellulare, visto che non c'era niente di interessante lì dentro. Ma il problema è... dov'è casa sua?

La testa di Afuro stava quasi per scoppiare, e poi aveva anche un mal di testa atroce.

Frugò nella borsa per cercare le chiavi di casa: era arrivato.

La trovò e poi entrò in casa.

La prima cosa che fece era aprire un cassetto e mangiare un'aspirina. Si sentì meglio.

Adesso... deve pensare al prossimo piano. Cosa fare?

Accese il computer e andò su Google Maps...

Giusto! C'era proprio un cimitero vicino a casa sua! Magari stasera Hera andrà lì...

Afuro aspettò che il cielo si farà buio. Secondo lui questo è il tempo giusto per andare ad un cimitero...


 

X


 

-Cosa hai detto? La madre di Athena... è morta?-

-Sì, hai sentito bene.- Hepai le rispose, bevendo un bicchiere d'acqua.

Hepai non sapeva perché, ma dopo che le aveva detto della brutta notizia, la sua mamma era diventata più nervosa del solito.

-Che strano...- mormorò la mamma.

Hepai tossì, a causa dell'acqua che aveva bevuto.

-Mamma, cosa cavolo hai messo nell'acqua? È diventato amarissimo... E poi, cosa c'è di strano se la mamma di Athena è morta? Siamo tutti umani, tutti dobbiamo morire, prima o poi...- spiegò.

-No, intendevo un'altra cosa...- gli disse la mamma.

-Cosa?- chiese Hepai, guardandola.

-Sai per caso COME è morta?-

-No, cioè... Sì... No...-

-Allora, sì o no?-

-No. Perché lo vuoi sapere?-

La mamma sospirò, e disse: -Lascia stare, figlio mio.- e continuò a pulire la casa.

Hepai bevve un altro sorso d'acqua, e questa volta non si lamentava più perché l'acqua fosse amara... Decise che domani andrà a casa sua per chiedergli come stava.

No, una telefonata non bastava. Voleva vederlo di persona, in carne e ossa.

Ma... se la mamma di Athena è morta, vuol dire che vivrà da solo...?

Hepai sperava vivamente di no.


 

X


 

Afuro era già nel cimitero.

Che posto spaventoso...” pensò, mentre camminava avanti e indietro.

Si era vestito tutto di nero e si portò anche un cappellino.

Dannazione, i miei capelli fanno troppo contrasto con il mio vestito...”

Allora decise di legarsi i capelli in una coda.

-Così va meglio...- disse, soddisfatto.

-...veramente non fa tanta differenza...-

-AAAHHH!!!- Afuro urlò, non sapendo chi aveva parlato prima. -C-chi...Chi...ha...pa-parlato?-

Sentì dei passi che si avvicinavano sempre di più, e sentì un rumore di rami spezzati.

Quella persona rise, in un modo sadico.

Afuro deglutì. Che errore, non doveva proprio venire.

Un corvo gli rubò il cappellino.

Afuro si toccò la testa, arrabbiato, ma non poteva farci niente.

Intanto quella persona si avvicinava sempre di più. Ma poi si fermò.

La luna rifletteva la faccia di quella persona, e si comincia a vedere il contorno.

No, non aveva una vera e proprio faccia. Aveva una maschera.

Afuro lo fissava accigliato, e quella persona fece un passo avanti.

-Bu.- disse, Afuro gridò e cadde per terra.

Quella persona si levò la maschera e aiutò Afuro ad alzarsi.

Afuro lo guardò sorpreso e furioso.

-Artemis??!!-

Artemis sorrise. -Sono proprio io.-

Afuro cercava di picchiarlo e Artemis intanto rideva, rideva così forte che sembrava che stesse piangendo.

-Ahahahahah!! Era così bello vederti così spaventato! Sembrava proprio un film d'orrore!-

continuava a ridere.

Poi Afuro decise che ne aveva abbastanza, e si allontanò da lui.

-Scherzi a parte, perché stai qui?- chiese Artemis, seguendolo.

Afuro si voltò e disse: -Sto aspettando una persona.-

Poi dall'ombra uscì anche Aporo.

-Chi stai aspettando?-

Afuro urlò di nuovo.

-Shhhhh!- gli disse Artemis. -Se continui a gridare così sveglierai tutti i defunti!-

-Ma fammi il piacere.- gli rispose Afuro, ma Artemis sembrava terribilmente serio.

Aporo guardò prima Artemis e poi Afuro e disse: -Tanto sappiamo già chi stai aspettando.-

-Chi?- Afuro decise di metterli alla prova.

Tutti e due sorrisero, e poi se ne andarono.

Prima di sparire nell'ombra gli dissero: -Ci si vede in giro!- e risero.

Finalmente se ne sono andati” pensò Afuro, continuando a fissare l'ombra.

Poi sentì due persone che stavano arrivando, ma di sicuro non erano Aporo e Artemis.


 

XXX


 


 

.:*Angolino della piccola Autrice*:.


 

Buon pomeriggiooo! :'))

A me piace un sacco i film d'orrore, e quindi ho deciso di scrivere un po' di horror, anche perché devo sfogarmi *-*

Ovviamente il cimitero è un classico, anche se è un po' banale.

E l'idea del cellulare mi è venuta da esperienze personali... ^^”

Ok, adesso devo assolutamente andare

Alla prossima, ciau


 

Betta-

 


 

Ritorna all'indice


Capitolo 4
*** Goodbye, my love ***


Capitolo 4.


 

Afuro sgranò gli occhi: non erano Aporo e Artemis ma...

...una ragazza e un ragazzo. Precisamente, la ragazza aveva capelli castani e il ragazzo capelli rossicci.

Il ragazzo gli pareva familiare...

Hera” pensò. Stava aspettando proprio lui.

Ma chi è la ragazza a fianco? Non sarà mica la sua fidanzata...

Più ci pensava, più sudava freddo.

No, impossibile” si morse il labbro.

Strinse la tasca. Non aveva più il coraggio di ridargli il cellulare.

Entrambi Hera e la ragazza avevano in mano dei fiori. Li misero davanti ad una pietra, su cui c'era una foto che Afuro non riusciva a vedere a causa del buio.

La ragazza, d'improvviso, scoppiò a piangere, e si coprì il viso con le mani.

Hera invece restava impassibile a tutto questo. Fissava quella foto senza staccare lo sguardo.

Non sapeva perché, ma anche ad Afuro scese una lacrima. Una lacrima che percorse tutto il viso, fino a cadere per terra.

Quella ragazza, poi, abbracciò Hera, senza smettere di piangere. E a quel gesto Afuro s'ingelosì.

Hera se la staccò di dosso, e la ragazza si sorprese, ma poi sospirò.

-Andiamocene.- disse Hera, e senza aspettare la ragazza s'incamminò verso il piccolo cancello che sarebbe l'uscita.

-Aspettami!- gridò la ragazza, e raggiunse Hera.

Afuro si svegliò dalla sua trance, e decise che ora era il suo momento.

Prima di seguirli andò vicino alla pietra e osservò bene la foto. Si accorse che non c'era solo una foto, ma c'erano anche delle scritte.

C'era il nome della morta e la data di nascita e morte:


 

Areria Tadashi

1962-2010


 

Quella persona... assomiglia tanto ad Hera.

Ma certo, portano lo stesso cognome.

Ripensandoci... anche quella ragazza assomigliava ad Hera.

1962... potrebbe essere sua mamma o cosa del genere” pensò Afuro, ma subito si accorse che Hera e quella ragazza stavano già sparendo nel buio. Doveva seguirli.

Hera e la ragazza avevano camminato senza sosta, ma poi si fermarono davanti ad una casa.

-Eriza, dove sono le chiavi?- Hera disse, guardandola.

La ragazza tirò fuori dalla tasca le chiavi, ed entrò nella casa. Hera la seguì e chiuse la porta, senza accorgersi che Afuro era proprio dietro di lui.

Eriza... Hmmm...

Quindi questa è la sua casa...” pensò Afuro, annotò il nome della strada e il numero.

Perfetto, così domani gli darà il cellulare.

E magari potrà conoscere questa Eriza, e sapere chi è veramente.


 

X


 

Hepai si mise le scarpe, aprì la porta e se ne andò.

Aveva deciso di trovare Athena, oggi.

Sospirò. Tanto la mamma non se ne accorgerà di lui.

Ma anche se si accorgerà che se n'era andato fuori, non si preoccuperà. Prima di andarsene, Hepai aveva scritto un bigliettino e lo aveva attaccato sul frigo.

C'era scritto, vagamente:


 

Cara mamma,

Scusami, sono fuori perché devo fare una cosa.

Sì, proprio una cosa.

Ciao,

Hepai


 

Hepai sorrise: era un bigliettino schifoso e senza senso, ma almeno non aveva detto una bugia.

Era arrivato.

Si preparò psicologicamente e poi suonò la campanella.

Non c'era risposta.

Suonò un'altra volta. Sapeva che non era molto educato ma oggi doveva incontrarlo.

Questa volta ottenne una risposta, ma non era la voce di Athena.

-Sì? Chi è?-

-Io.- rispose, come faceva sempre.

-Io chi?-

-Hepai.-

-Hepai? E chi sei?-

-Apri e poi te lo spiego.-

Che palle, quello lì.

Entrò, e poi spalancò gli occhi.

La casa era...era...

No, non aveva in mente l'aggettivo giusto per descrivere la casa.

Era... distrutta. In un certo senso.

Hepai si voltò e vide tante persone che stavano lavorando.

-Che è successo qui?- Hepai chiese, sorpreso.

-Non lo sai?- quell'uomo che gli aveva aperto la porta disse, sorridendo. -Sei un amico di Tomo, vero?-

-Sì, dov'è? Devo vederlo.-

-E' nella sua camera. Aveva pianto tutta la notte.-

Oh caspita caspitina.

Corse con tutta la sua energia verso la camera di Athena. Anche la camera era distrutta.

-Athena! Cosa è successo?- Hepai gridò quando lo vide.

Athena si voltò, piano, ma non disse nulla.

-Athena! Ti prego, dimmi cosa c'è!-

-Questa sarà l'ultima volta che ci vediamo, caro Hepai.- disse, e scese una lacrima.

-Cosa? Ma stai scherzando!-

Athena sorrise.

-Non andrò più a scuola, anche se mi dispiace. Andrò in un orfanotrofio, Hepai. Mi trasferisco. Addio.- disse.

Anche ad Hepai scese una lacrima. Non poteva crederci.

-Visto che è l'ultima volta... ti devo dire una cosa.- disse, piangendo.

-Sì?-

-Ti amo.-

Athena si paralizzò, ma poi sorrise.

-L'ho sempre saputo, Hepai.- disse e si avvicinò a lui.

Hepai sentì qualcosa che si era appoggiato sulle sue labbra. Aprì gli occhi, e vide che erano le labbra di Athena.

Hepai avvampò. Athena in genere non era così, ma fa lo stesso.

Anche Hepai lo baciò, e si lasciarono trasportare.

Poi Athena si staccò, prese la sua valigia e disse ad Hepai: -Ciao, Hepai, devo andare.-

-No, non andare, non lasciarmi solo, ti prego...- disse, e pianse di nuovo.

Ma Athena sorrise, e scese un'altra lacrima.

-Forse ci incontreremo un'altra volta.- disse, e se ne andò.

Ed era vero.


 

XXX


 


 

.:*Angolino della piccola Autrice*:.


 

Hola! <3

Spero vi sia piaciuto questo capitolo :)

Finally Hepai e Athena si sono baciati! X3 HO PIANTO MENTRE SCRIVEVO sono deficiente

E... Ok, la ragazza era Eriza.

Sto parlando come un robot, vabbè

Hera: ma tu sei un robot

Lasciamo stare Hera e ci vediamo nel prossimo capitolo!

Hera: ridammi il cellulare!! *muore dissanguato*

Eheh, ora fuggoH! Ciao!


 

Betta-


 


 


 


 


 


 


 


 


 


 

Ritorna all'indice


Capitolo 5
*** Gone forever ***


Capitolo 5.


 

Hepai tornò a casa con una depressione totale.

Non avrebbe mai pensato che Athena se ne fosse andato via.

Suonò la campanella di casa sua e aspettò che sua mamma aprisse.

-Chi è?- la mamma chiese, insicura.

-Io.- ecco.

-Ah! Hepai!- la mamma esclamò e aprì la porta. S'accigliò.

-Cosa c'è?- chiese di nuovo quando vide Hepai. Sembrava stanco e depresso, anzi, lo è.

Una lacrima gli scese dagli occhi.

Maledizione!” pensò, mentre asciugò la lacrima con il dorso della manica. Non doveva piangere davanti alla mamma, se no si preoccuperebbe, ed Hepai non voleva che si preoccupasse per lui.

Poi Hepai fece una cosa che non aveva fatto da tanto tempo.

La abbracciò di colpo, e sua mamma si sorprese.

Poi il suo sguardo si addolcì e accarezzò la testa del suo amato figlio.

-Oh, Hepai.- sussurrò, e chiuse gli occhi.

L'abbraccio durò tanto, perché nessuno di loro voleva staccare. Ma alla fine la mamma cedette, e guardò Hepai negli occhi.

-Voglio che tu sappi una cosa.- disse, continuando ad accarezzare la testa del figlio.

-Qualunque cosa succeda, resterò sempre qui ad aspettarti. Non dimenticare che sono sempre vicina a te.- disse di nuovo, e questa volta non si trattenne dal piangere.

Hepai la abbracciò ancora, forte.

-Mamma, perché mi dici questo? Sembra che non ci vedremo più...- disse, a bassa voce.

La mamma si morse il labbro, e sospirò.

-Ti devo dare una cosa.- disse, e gli consegnò una busta.

Hepai guardò la misteriosa busta, e s'accigliò.

-Per me?- chiese, malsicuro.

La mamma annuì.

Hepai aprì la busta e lesse la lettera. Più continuava a leggere, più gli occhi s'allargavano. Le sue mani tremavano dall'emozione.

Quando finì di leggere la lettera, lo diede a mamma.

-Devi assolutamente leggere questo.- disse, ancora incredulo.

La mamma scosse la testa.

-L'ho già letto...- sussurrò e lo sguardo s'addolcì. Sorrise.

-Sono molto d'accordo con questo signore! Non so come abbia fatto, ma lui ha capito quali sono i tuoi talenti. Sa che ti piace giocare a calcio. - disse.

Già, è vero. Hepai dimenticò di vedere chi era questo signore che aveva scritto questa lettera.

Lesse la parte bassa del foglio e vide:


 

Kageyama Reiji


 


 

X


 

Questo era il giorno che Hera odiava di più: la consegna delle pagelle.

Era venuto a scuola con sua sorella Eriza, e la cosa più strana era che lei era più agitata di lui.

Guardò di nuovo sua sorella e sospirò. Eriza tremava tutto.

Sapeva che il sogno di sua sorella era di mandarlo all'università, e sperava che Hera diventasse un uomo intelligente e che avrà un buon lavoro.

Da quando sua mamma Areria era morta, Eriza era diventata come una sua seconda “madre”. Si preoccupa sempre di lui, lo amava, e lo rimproverava pure, come una vera mamma.

E questo gli dava piuttosto fastidio.

Sua sorella entrò nella classe di Hera, dove c'era la sua professoressa che lo aspettava.

Hera invece restò fuori, perché la regola della sua scuola era così: quando un genitore o un parente o roba del genere entra in classe e va a prendere la pagella, il ragazzo/a in questione deve restare fuori.

Strano.

Erano passati già dieci minuti, e la porta non si era ancora aperta. Hera era impassibile, sapeva già qual'era il risultato.

Ecco, la porta si aprì.

Vide Eriza rossa come un peperone e marciava rabbiosa verso di lui.

-Tu...!- disse Eriza, mentre si avvicinava a lui.

-Guarda che schifo di voti che hai preso in quest'anno...!- gridò furiosa, e meno male che erano usciti dalla scuola, se no tutti la sentirebbero. E non è una cosa piacevole.

Hera prese la copia della pagella e vide che, come aveva detto Eriza, i voti erano schifosi.

Rimase impassibile.

-E tu sei impassibile...?! Dovresti piangere...!- gridò di nuovo.

Era in guai seri, lo sentiva. Non aveva mai visto Eriza così furiosa. In un qualche modo lo spaventava davvero.

Entrarono in casa e sua sorella, senza dire nulla, andò in cucina a cucinare (?).

Hera mise la copia della pagella sul tavolo e vide che su di esso c'era un'altra cosa.

Una busta.

Sulla busta c'era scritto:


 

Hera Tadashi


 

Beh, questo vuol dire che solo io posso leggerlo, no?” pensò, e si guardò intorno. Accertò che sua sorella era sparita nella cucina, andò di corsa in camera sua, chiuse la porta a chiave, si sedette sul letto e aprì la busta.

Fece un lungo respiro.

Dentro c'era una lettera.

Tutto sembrava così misterioso...

Deglutì, e lesse il contenuto...


 

X


 

Afuro si stese sul letto e pensò al prossimo piano.

Mancava solo di ridare a Hera il cellulare.

Si alzò dal letto, rovistò nei cassetti.

La trovò: il cellulare e il foglietto su cui c'erano i suoi appunti.

La lesse:


 

Casa di Hera:


 

via XXXXXX, N° XX


 

Ok, restava solo di suonare il campanello di casa sua e ridargli il cellulare con un bel sorrisino.

Si mise le scarpe e seguì le indicazioni sul foglio.

Trovò la casa, e suonò il campanello.

Era la ragazza ad aprire, e sembrava un po' depressa.

-Buongiorno, sono Afuro Terumi. C'è per caso Hera Tadashi?- chiese con il sorriso perfetto.

-Ah, ciao. Sono Eriza, la sorella di Hera...- disse, e sospirò.

-Mi dispiace, ma... Hera se n'è andato. E credo che non ritornerà più...-


 

XXX



 



 

.:*Angolino della piccola Autrice*:.


 

Macciao! XD

Eccomi qua con il quinto capitolo!

Qua ho messo un po' di fluff <3 -Amo il fluff-

Checcarini, Hepai e la mamma X3

Hepai: cosa c'è? Tanto anche tu fai così con la tua mamma...

Vabbè lascialo stare, è ancora nella sua trance emotiva

Coooomunque........... spero vi sia piaciuto il capitolo :3

Alla prossimaH, ciau!


 

Betta-


 


 

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=1896236