Urania

di la luna nera
(/viewuser.php?uid=188311)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Luci dal passato ***
Capitolo 2: *** Chi sei? Chi sono? ***
Capitolo 3: *** L'essenza delle stelle ***
Capitolo 4: *** La consapevolezza di me stessa ***
Capitolo 5: *** Estrellon e il mio passato ***
Capitolo 6: *** Il primo scontro ***
Capitolo 7: *** Finalmente il Cielo Stellato ***
Capitolo 8: *** Questione di fiducia ***
Capitolo 9: *** Le lacrime di Vega ***
Capitolo 10: *** Una nuova strategia ***
Capitolo 11: *** Le due facce dell'amore ***
Capitolo 12: *** L'essenza della stella spenta ***
Capitolo 13: *** Un bacio rubato ***
Capitolo 14: *** Mini vacanza a Beverly Hills ***
Capitolo 15: *** Una stoccata del passato ***
Capitolo 16: *** Io e te. Il nostro amore sotto le stelle. ***
Capitolo 17: *** Yona. Una nuova alleata? ***
Capitolo 18: *** L'inizio della fine ***
Capitolo 19: *** Che ne sarà di noi? ***
Capitolo 20: *** I pensieri delle stelle ***
Capitolo 21: *** Il salvataggio di Zenit ***
Capitolo 22: *** L'attacco alla casa famiglia ***
Capitolo 23: *** Il nascondiglio ***
Capitolo 24: *** Verso la vetta -Prima parte- ***
Capitolo 25: *** Verso la vetta -Seconda parte- ***
Capitolo 26: *** Verso la vetta -terza parte- ***
Capitolo 27: *** Tutto con un bacio ***
Capitolo 28: *** La battaglia finale ***
Capitolo 29: *** Quando una stella muore ***
Capitolo 30: *** Estrellon: solo un sogno? ***



Capitolo 1
*** Luci dal passato ***





LUCI DAL PASSATO
 
 
Mi chiamo Urania.
E’ un nome insolito, vero?
Anch’io mi sono chiesta spesso il motivo per cui i miei genitori mi hanno chiamata così.
Non ho mai avuto la possibilità di domandarglielo perché non so chi siano.
Sono cresciuta in una casa famiglia con tante altre persone.
Nonostante ciò io mi ritengo fortunata perché in fondo ho avuto la possibilità di crescere in un ambiente sereno.
Vivo ancora qui, nella stessa struttura che mi ha accolta circa 18 anni fa.
E questi angeli sono tutta la mia vita!
Questo è Haji. E’ qui da un paio di mesi con sua madre Samala che è poco più di una bambina. Provengono dall’Africa ed hanno affrontato un’odissea in balia delle onde del mare.
Poi ci sono le gemelline ucraine Sonja e Marija, anche loro figlie di una notte d’inverno.
E quelli sono Milo, Sergej che chiamiamo affettuosamente “Zazzà”, Natassja, Kamila, Enya, Hamal….
Non sto ad elencarveli tutti, ma sappiate che per me sono fonte di gioia quotidiana. Darei la mia stessa vita per loro.
E un giorno l’ho dovuto fare veramente.
 
Infatti accadde l’incredibile.
Pioveva quella notte. Stavo tentando di dormire, ma il mio sonno era agitato da strani sogni, voci misteriose che mi chiamavano, luci piccolissime che sembravano volermi guidare verso un punto ben preciso.
All’improvviso qualcuno mi chiamò per nome.
Mi svegliai di soprassalto, sedendomi sul letto.
Nella semioscurità della mia stanza non vidi nessuno.
Ma quella voce io l’avevo sentita.
Mi alzai e mi avvicinai alla finestra.
Spostai la tenda, guardai fuori. Stava ancora piovendo, però in alto nel cielo mi sembrò di scorgere un bagliore molto simile a quello che avevo visto in sogno.
Mi stropicciai gli occhi. Quella strana luce iniziava ad avvicinarsi a me e mi resi conto che era formata da tante sfere di luce.
Feci qualche passo indietro, ma i miei piedi si alzarono lentamente da terra. In un attimo fui circondata da quelle sfere di luce che, chissà come, erano penetrate nella mia stanza. Ebbi come la sensazione di scorgere dentro di esse tante piccole figure con occhi grandi che mi fissavano.
Nelle mie vene scorreva tensione.
Stranamente non provavo terrore né paura.
Tutti quegli sguardi puntati su di me erano come un déjà-vu.
Forse li associavo ai miei piccoli angeli della casa famiglia oppure….
 
“Urania, ho sete…”
Di nuovo toccavo il pavimento. Mi voltai verso la porta e vidi Lynn.
Poi mi voltai di nuovo verso la parte opposta e incredibilmente non c’era più nulla .
Quasi stordita, mi avvicinai alla piccola cinesina, la presi per mano e raggiungemmo insieme la cucina.
Quella notte non accaddero altri fenomeni strani.
E lo stesso per una settimana.
Ma la mia mente si affollava ogni minuto di domande, dubbi, strani flash di un qualcosa che forse avevo visto.
E in ogni situazione c’era il cielo stellato della notte.
Poi
….
 
 
 
 

 

: )
Ciao a tutti!
Questa è la prima volta che scrivo un fantasy e spero di aver incuriosito qualcuno con questa sorta di prologo. Spero di essere all’altezza degli amanti del genere. Ce la metterò tutta!
Se qualcuno vuole commentare è il benvenuto, accetto di buon grado qualsiasi cosa, ma siate clementi! E’ il mio primo fantasy!
Ciao!!!
La LunaNera(Cristina) 

 

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** Chi sei? Chi sono? ***


CHI SEI?  CHI SONO?
 
 
Di nuovo una notte di pioggia.
Di nuovo il mio sonno era agitato.
Tutto stava accadendo esattamente come quella strana notte.
E infatti udii la voce che mi chiamava.
Pochi istanti dopo, affacciandomi alla finestra, vidi le piccole sfere di luce.
Chiusi immediatamente la porta a chiave, in modo che nessuno potesse disturbarmi. Non lo feci per cattiveria nei confronti dei bimbi, ma volevo capire cosa fossero quelle luci, cosa volessero da me e soprattutto che non fossero pericolose per gli ospiti della casa famiglia.
Come mi voltai, vidi le sfere di luce attraversare la parete e notai che si disponevano in un ordine particolare. Potei finalmente distinguere delle sagome umane all’interno, a primo impatto mi sembravano ragazze minuscole. Forse erano fate, ma non avevano ali.
Restai immobile.
Le fissavo senza dire nulla.
Finalmente una di loro si avvicinò a me.
E, si, ebbi la conferma che si trattava di una minuscola ragazza.
I suoi capelli erano di un blu piuttosto chiaro, raccolti in una coda, la pelle bianchissima, indossava una strana T-shirt e dei pantaloncini dagli insoliti riflessi argentati che, con il cambiare della luce, brillavano di mille colori.
La piccola creatura parlò:
“A nome mio e delle altre compagne, ti saluto Urania.”
Mi conosceva!
“Come puoi sapere il mio nome?”
Sorrise. “Noi tutte lo sappiamo. Tu sei una di noi.”
Spalancai bocca ed occhi per lo stupore. Non riuscivo a dire una sola parola.
“E’ normale che per te sia una novità. I tuoi ricordi sono rimasti assopiti per così tanti anni.”
Mi sedetti per terra. Le gambe iniziavano a non sostenermi più. Cosa volevano dire tutte quelle cose? Chi ero io? Cos’è che non sapevo di me stessa?
La creatura proseguì. “Per il momento non posso rivelarti tutto, ma ricorderai al momento opportuno.”
Fece per allontanarsi da me e ricongiungersi con le altre.
“Aspetta!”
Quella parola uscì dalla mia bocca che era rimasta senza una goccia di saliva.
Si voltò.
“Se ancora non puoi dirmi chi sono io, posso sapere almeno che sei tu?”
“Mi chiamo Marik.”
“E cosa sei? Una fata?”
Scosse la testa, sorridendomi serenamente. “No, non sono una fata. Te lo dirò in futuro. Buonanotte Urania.”
Detto questo, svanì con le altre.
 
Secondo voi sono riuscita a dormire di nuovo?
 
Passavano i giorni e attendevo sempre più con ansia il calare della notte, sperando che dal cielo scendesse Marik  con le altre creature e potesse rivelarmi qualcosa.
Si, perché le uniche parole che mi aveva detto erano “Sei una di noi”.
Ma cosa erano loro? E dunque cos’ero io?
 
Le notti si susseguivano.
Ogni sera ammiravo il cielo stellato nella speranza di vederle venire verso di me.
Mi è sempre piaciuto. Lo trovavo misterioso ed affascinante.
Ma delle piccole creature nessuna traccia.
Finché una sera, poco dopo il tramonto del sole, scoppiò un violento temporale.
E come per incanto Marik apparve con le altre piccole creature.
Ne dedussi che c’era un collegamento fra loro e la pioggia.
Cominciammo a parlare e per me era come se avessi ritrovato una vecchia amica.
Non mi rivelò ancora nulla di ciò che speravo. Non chiesi niente, la loro compagnia era piacevole.
E’ una cosa strana da spiegare…
Qualche volta mi è accaduto di chiacchierare con una persona ed avere la sensazione di conoscerla da tempo anche se non è così.
Invece dentro di me avevo la certezza di aver già incontrato Marik e di aver avuto a che fare con lei. Ma non ricordavo in quale circostanza.
Sicuramente anche con le altre, ma ancora non avevo avuto l’occasione di conoscerle.
E la cosa più strana era la totale mancanza di paura nei loro confronti.
Mi fidavo di questi esserini circondati di luce anche se ignoravo la loro natura.
Fino all’altra sera.
 
Non pioveva.
Mi addormentai tranquillamente e non immaginavo di ricevere visite.
Il mio sonno fu più tormentato del solito.
Vedevo i bimbi della casa famiglia circondati da orribili creature simili a grosse nuvole di fumo nero, dagli occhi color ruggine ed un’apertura che emetteva rumori spaventosi. Sulla testa due particolari antenne (o quello che potevano essere) simili a vermi che sembravano aspirare qualcosa di luminoso proveniente dai bambini.
Urlavano dalla paura ed io non potevo fare nulla.
Tentavo di avvicinarmi a loro, ma venivo trattenuta da una forza misteriosa.
Ero impotente.
Ero sconvolta.
Vedevo i bimbi tendere le loro mani verso di me, invocare il mio nome perché li aiutassi, urlare disperati, piangere, dimenarsi.
E non potevo fare nulla.
Sul mio viso iniziavano a scorrere lacrime.
Ma non erano lacrime normali.
Erano di un insolito colore simile al blu del cielo notturno. Al loro interno piccole scintille di luce come fossero stelle. Anche i miei capelli iniziavo a cambiare colore.
Dal castano scuro diventavano azzurri.
Non capivo cosa mi stava accadendo.
Per la prima volta da quando stavo vivendo quella bizzarra esperienza, avevo paura.
Paura di chi potevo essere veramente.
Forse uno di quei mostri?
O addirittura il loro capo?
Oppure cos’altro?
Improvvisamente una luce fortissima fece svanire quelle creature spaventose.
Mi parve di vedere Marik.
Cacciai un urlo, riaprii gli occhi affogati nelle lacrime, ora del tutto normali, e mi ritrovai seduta sul mio letto, nella mia stanza, con il respiro affannoso.
Dei mostri non c’era traccia. Mi alzai barcollando ed andai a controllare i bambini. Dormivano tutti beatamente.
Bevvi dell’acqua e me ne tornai in camera.
Aprii la porta e davanti a me c’era Marik.
Non in una sfera di luce e neanche in compagni delle altre.
Era sola, davanti a me, alta come me.
Insomma, come una persona vera in carne ed ossa.
Finalmente potevo vederla per bene.
E la trovai molto bella.
Nei suoi grandi occhi color nocciola vedevo segni di preoccupazione. La sua bocca non sorrideva come in altre occasioni.
“E’ giunta l’ora che i tuoi ricordi tornino, Urania.”
“Cosa sta succedendo?”
“Quello che hai visto in sogno è solo un accenno di ciò che potrebbe verificarsi. Stiamo combattendo una dura battaglia con degli esseri che vogliono impossessarsi dell’energia positiva generata dal sorriso dei bambini.”
Allucinante.
I miei adorati angioletti erano in serio pericolo.
Non in sogno, ma nella realtà.
Forse.
“Io e le mie compagne da sole non ce la facciamo a contrastarli ed annientarli totalmente. Abbiamo bisogno del tuo aiuto. Sono venuta qui da te in via eccezionale in questa notte senza pioggia, mentre le mie compagne stanno combattendo contro quei mostri.”
Guardai il pavimento.
Incrociai le braccia e rivolsi di nuovo lo sguardo verso di lei dopo una breve riflessione.
“Senti un po’ Marik, tu appari qui dentro una sfera di luce, mi dici che al momento opportuno ricorderò tutto, non vuoi spifferarmi una sola parola di quanto dovrei ricordare….. Ed ora mi chiedi di dover combattere con te e con altre creature contro dei mostri succhia-sorrisi?!”
Accennò un lieve sorriso. “Esattamente come immaginavo.”
“Sono stanca di questi discorsi a metà! Se davvero i bambini sono in pericolo, devi raccontarmi tutto! Chi sei tu e soprattutto chi sono io! Voglio sapere cosa vuoi e perché  hai scelto proprio me per combattere i mostri!”
“Non sono stata io a sceglierti. E’ la tua vera natura che si sta risvegliando.”
Si sedette sul mio letto.
“Vieni, siediti qui accanto a me. Ti dirò ogni cosa.”
…….
 
 
 
 
 

 

Ciao o tutti!
Ecco la seconda puntata della storia. Non so se sono riuscita a catturare la curiosità di qualcuno…. Sto cercando di immaginare tutto come fosse un anime/manga, una cosa in cui ancora non mi ero cimentata. E dunque se avete critiche o suggerimenti, fatevi avanti! Ne sarei ben felice!
E… secondo voi che creatura è Marik?
A presto!!!
La LunaNera
  

 

Ritorna all'indice


Capitolo 3
*** L'essenza delle stelle ***


 
L’ESSENZA DELLE STELLE
 
 
 
“Noi non siamo fate, elfi o gnomi, né esseri alieni.
Siamo l’essenza delle stelle.
Ognuna di noi custodisce dentro di sé l’energia che il nostro astro guida ci infonde. Ed il potere che ne deriva deve essere utilizzato esclusivamente per garantire la pace e l’armonia fra tutti gli esseri viventi dell’universo. Resta come addormentato dentro ognuna di noi fino a che non si presenta qualche pericolo che solo noi possiamo fronteggiare.”
“Quindi tu sei una stella?”
“Diciamo di si. Io sono l’essenza della stella Sirio, la più luminosa del cielo.”
“E lo sono anche le altre creature che ho visto nelle sfere di luce dunque.” Stavo tentando di assimilare le sue rivelazioni. Più che riflettevo e più che mi sembravano assurde. La guardai negli occhi. “E lo sono anch’io. Sono l’essenza di una stella, giusto?”
“Non esattamente. Urania, tu sei molto di più. Tu sei l’essenza del cielo stellato.”
“Cosa significa?”
 “In te si racchiudono le nostre essenze. Sei superiore a tutte noi così come lo è il tuo potere, in quanto deriva da tutto il firmamento.”
“Ferma. Aspetta un attimo per favore. Io non ho idea di come tutto ciò sia possibile. Insomma, nella mia vita non c’è mai stato un minimo segnale che in me si racchiuda questa essenza. Non è che ti sei sbagliata?”
Si alzò, sempre con quel sorriso sereno sulle labbra. “La tua vita è la prova che è tutto vero. Sei giunta qui in una notte di stelle, quando eri piccola adoravi indossare quel vestito azzurro che brillava, i tuoi biscotti preferiti sono sempre stati quelli a forma di stella e ogni sera ti perdi con lo sguardo rivolto verso il cielo notturno.”
Non c’era una sola inesattezza in quello che Marik aveva detto.
“Anche il tuo nome ne è la prova, infatti evoca il cielo. Nella mitologia greca Urano è il cielo stellato. So che non è facile scoprire di essere una creatura diversa da quella che hai sempre ritenuto. Anche per me e le altre è stato difficile accettarlo e, credimi, avremmo fatto volentieri a meno di combattere. Ma la posta in gioco è alta: il sorriso dei bambini non può essere spento dai mostri che hai visto in sogno. Abbiamo lottato con tutte le nostre forze. Purtroppo i nostri poteri non sono sufficienti ad annientare definitivamente questi spiriti malvagi e siamo state costrette nostro malgrado a venirti a cercare.”
Restai in completo silenzio per alcuni minuti, ripensando all’incubo e a quanto Marik mi aveva raccontato.
Io ero l’essenza del cielo stellato.
Già, indubbiamente molto suggestivo.
Ma in concreto cosa significava?
Non ci stavo capendo nulla. Mi parevano tutte storielle inventate.
L’unica certezza era una gran confusione in testa.
“E se non accettassi di combattere?”
Lessi istantaneamente alle mie parole un enorme stupore nel suo viso. “Urania… Aspetta. Non dire così per favore.”
“Sai, nella mia vita qui alla casa famiglia ne ho viste di cotte e di crude. Ma questa storia le batte tutte. Insomma, io sarei un essere non ben definito, con dei poteri che non saprei da dove tirar fuori e dovrei combattere contro dei cosi mostruosi?”
“Beh, detto così è sminuito, ma in sostanza è esatto.”
“Scordatelo.” Incrociai le braccia e mi sedetti sul letto. “Ora torno a dormire e domani mattina mi renderò conto che è stato tutto un sogno come i mostri succhia-sorrisi.”
Marik restò delusa dalle mie parole. Ma era più forte di me. Non riuscivo a crederle. Avevo bisogno di prove concrete. Di promesse e belle parole nella mia vita ne avevo sentite a non finire, ma quando poi si doveva passare ai fatti, tutto scompariva dietro i se e i ma.
“Come credi, Urania. Hai ragione, io non posso obbligarti a combattere se non vuoi. Dovrai convincerti da sola e ben presto scoprirai che non ti ho raccontato bugie. Nei prossimi giorni toccherai con mano il pericolo che corrono i bambini se non riusciamo a contrastare l’avanzata dei mostri. Ti do la mia parola che ci impegneremo al massimo per evitare di coinvolgerti nella battaglia, ma non ti garantisco che ce la faremo.” Si avvicinò alla finestra e prima di scomparire si voltò verso di me. “Se mai dovessi cambiare idea, con questa pietra puoi contattarmi.” Mi sorrise, ma colsi un profondo senso di delusione e amarezza.
Con un rapido gesto della mano, si circondò di luce e partì come un fulmine verso un punto imprecisato del cielo.
Io me ne tornai a letto.
 
Restai con gli occhi aperti per tutto il resto della notte. Quelle parole e quell’incubo mi avevano colpita nel profondo.
Io non volevo combattere. Sono sempre stata una persona amante della pace e dell’armonia. Il solo pensiero di sporcarmi le mani in una tale assurdità mi faceva uscire di testa! Ero fermamente decisa a dimenticare tutto quello che avevo vissuto quella notte.
Era solo un sogno.
Ma certo, cos’altro poteva essere?
Attimo dopo attimo tentavo di convincermi di essermi inventata tutto quanto.
Certo, per superare i momenti difficili e combattere la solitudine avevo sempre lavorato moltissimo di fantasia e quelle cose erano senz’altro opera mia.
 
Da fuori iniziava a filtrare la luce dell’alba. Praticamente non avevo più chiuso occhio da quando Marik era uscita dalla mia finestra.
No, da quando avevo sognato di vederla uscire.
Mi stavo convincendo che tutto era frutto della mia immaginazione.
Era una pura coincidenza se un sacco di cose che mi riguardavano si collegavano alle stelle.
Si, doveva essere così.
 
Scesi a preparare la colazione. Nella grande cucina non c’era ancora nessuno.
Ma avevo la sensazione di essere spiata.
Nell’acqua e nel latte che bollivano sul fuoco scorgevo delle strane forme.
No! Era impossibile! Doveva provenire dalla mia immaginazione.
“Urania! Come sei mattiniera!”
“Oh, buongiorno Susanne.” La nostra adorata direttrice. “Non avevo più sonno e quindi mi sono alzata.”
Si sedette al tavolo. “Dimmi cara, va tutto bene?”
Quella domanda mi colse di sorpresa. “Ma certo. Perché?”
“Sii sincera, stanotte hai avuto degli incubi, non è vero?”
Meraviglia.
Come poteva saperlo?
“So che ti può sorprendere la cosa. Ti ho sentita urlare nel sonno, sei uscita dalla tua stanza e” fece un profondo respiro “so che hai ricevuto visite.”
La mia attenzione si focalizzò totalmente su di lei. Mi sedetti al tavolo, lasciando perdere tutto il resto.
“So che hai ricevuto visite da esseri affini a te, collegati con il tuo passato, con la tua vera natura.”
Restai ammutolita ed incredula.
“Ed ora sai chi sei veramente e da dove vieni suppongo.”
No.
Possibile che sapesse?
Ero pervasa da incredulità, amarezza, delusione, stupore.
“Io non so un accidente di tutta questa storia assurda. Lei! Lei invece sapeva di questa stupidaggine delle stelle!? E me l’ha tenuto nascosto per tutti questi anni?!”
“Fa’ silenzio!” Mi gelò con lo sguardo. “La notte in cui fosti portata qui giurai ai tuoi genitori di non rivelarti niente fino a che qualcuno proveniente dal loro mondo non avesse ritenuto opportuno farlo.”
“Lei…. Lei conosce i miei veri genitori?!”
“Li ho visti solo quella volta. Oskar e Shelia mi implorarono di occuparmi di te, di farti crescere serenamente e di regalarti una vita tranquilla.”
“E di raccontarmi un sacco di balle!” Strinsi i pugni.
Scosse la testa. “Volevano proteggerti da un qualcosa che ignoro. E quel qualcosa probabilmente si sta ripresentando oggi. Temevo che questo momento sarebbe arrivato e sapevo che non l’avresti presa bene, ma….”
“Basta così, la prego.”
Non l’avevo mai interrotta in modo brusco, ma fu più forte di me. Mi alzai e mi diressi verso la porta.
“E adesso dove vai?”
“Lontano da qui.”
 
Uscii dall’edificio che consideravo la mia casa.
Uscii senza una meta, sola, tradita, sfiduciata, delusa.
In pochi giorni la mia vita era sotto sopra.
Chi ero realmente?
Questi Oskar e Shelia quindi erano i miei veri genitori?
Quella storia assurda dell’essenza delle stelle era dunque vera?
 
Non volevo accettare di essere quella cosa collegata al cielo stellato.
 
Vagando per la campagna, mi ritrovai sotto il vecchio ciliegio sulla collina dalla quale si dominava la città di Tokyo. Rannicchiai le ginocchia e vi appoggiai la testa. Avevo una gran voglia di piangere, ma c’era qualcosa che me lo impediva.
Volevo fuggire lontano, ma non me la sentivo di abbandonare i bambini.
Ero stata dura con la direttrice Susanne, forse avrei dovuto perdonarla, parlare con lei, cercare di capire. In fondo mi aveva cresciuta come una madre.
 
Io non volevo combattere.
Io non volevo essere l’essenza del cielo stellato.
Volevo essere semplicemente Urania.
E basta.
 
 
 
 
 

 

Ciao a tutti!
Qualche rivelazione c’è stata. Secondo  voi quale sarà la scelta di Urania? Fuggirà dal suo destino?
Ringrazio tutti quelli che passeranno di qui, anche solo per curiosità e naturalmente chi vorrà seguire e recensire!
Un grazie del tutto speciale  a Andreea M Jonson!
A presto!
La Luna Nera 

 

Ritorna all'indice


Capitolo 4
*** La consapevolezza di me stessa ***


 
LA CONSAPEVOLEZZA DI ME STESSA

 
 
Non saprei dirvi per quante ore quel giorno rimasi seduta sotto il vecchio ciliegio.
Non sentivo neanche i morsi della fame.
Sentivo solo la grandissima confusione che si era impossessata di me da quando Marik prima e la direttrice Susanne poi mi avevano detto quelle cose.
Più tentavo di riflettere e trovare una spiegazione, più venivo invasa dall’amarezza.
 
Il sole stava iniziando a calare sull’orizzonte.
Improvvisamente dalla città si udì un boato che mi face sussultare.
Una bomba?!
Il terremoto?!
I miei occhi guardavano in cerca di risposte.
E vidi l’incredibile.
 
In un’area della città volteggiavano dei cosi molto simili ai mostri che avevo visto in sogno.
I mostri succhia-sorrisi!
Volevo sbagliarmi, ma in quella zona di Tokyo c’era una scuola materna.
Possibile che
Ma allora
Forse dovevo pensare seriamente alla storia dell’essenza delle stelle!
Forse non erano balle!
 
Mi precipitai a casa, entrai nel salone e trovai la direttrice Susanne davanti al televisore acceso.
Ed ebbi la conferma che era in corso un attacco dei mostri alla scuola materna.
Avrei tanto voluto che le immagini trasmesse fossero un film.
Bambini sbattuti a terra come pupazzi privi di forze, maestre ed educatrici impotenti e ridotte ad automi privi di volontà.
E c’erano loro a contrastarli.
Riconobbi Marik.
Io sarei dovuta essere lì con loro invece di restarmene con le mani in mano davanti alla TV.
Mi accasciai sul divano, nascondendo la mia faccia fra le mani.
Entrò il piccolo Zazzà, seguito da Sonja e Marija. Le bimbe mi presero per mano, noi eravamo molto legate. Sonja mi guardò e lessi nei suoi occhioni azzurri un forte senso di paura. “Urania, qui non verranno quei mostri, non è vero? Adesso arriva Sailor Moon e li sconfigge?”
Accennai un lievissimo sorriso con l’intento di tranquillizzarla.
“Macché! Sailor Moon non esiste!” Intervenne Zazzà. “Ci penso io! Adesso vado là e li faccio fuori con il mio super fucile di Spiderman! Bang! Bang!” Esclamò mimando con le mani la forma dell’arma.
E in quel momento mi sentii una stupida.
Lui, piccolo e indifeso, si sarebbe catapultato subito a combattere ed io, che invece avevo il potere per farlo sul serio, me ne stavo lì con le mani in mano.
Vigliacca.
Vigliacca che non ero altro!
Iniziai a percepire una strana sensazione dentro di me, come una voce crescente che mi chiamava. Prima piano, poi sempre più forte ed insistente.
E capii finalmente.
Una parte di me urlava di muovermi e ricongiungermi con le mie compagne.
Ma certo! Era la mia natura che si stava risvegliando!
E non potevo più farla tacere.
Corsi in camera mia senza dire una sola parola, afferrai quella pietra che Marik mi aveva donato e che io, da perfetta stupida, avevo rinchiuso in un cassetto per poi gettarla nel torrente.
Mi precipitai giù in città, sperando che quel piccolo oggetto potesse guidarmi da loro. Man mano che mi avvicinavo percepivo in me una forza del tutto nuova.
E udivo rumori continui di vetri infranti, lamiere sbattute a terra e poi urla e grida mischiate alle sirene delle forze dell’ordine. In qualche modo tentavano di proteggere la popolazione. Poi fortissimi bagliori e scintille di luce.
Erano le stelle che combattevano.
Girai l’angolo e mi trovai sul campo di battaglia.
Bene, c’ero arrivata. E adesso?
Strinsi forte la pietra fra le mani e improvvisamente si sprigionò una luce azzurra.
E di quel colore si fecero i miei capelli.
Alzai gli occhi a seguito di un boato e vidi Marik cadere a terra priva di sensi.
Cosa potevo fare?
Le mie gambe tremavano dalla paura, mentre la piccola pietra continuava ad emettere luce. La strinsi ancora più forte, nella speranza che servisse a qualcosa.
Poco più in là altre ragazze essenze di stelle si battevano coraggiosamente. Qualche mostro cadeva sotto i loro colpi, ma dovetti riconoscere che da sole avevano grosse difficoltà a sopraffarli. Tentai di avvicinarmi a Marik accasciata in un angolo.
“Marik, riesci a sentirmi? Sono Urania! Ho deciso, voglio aiutarvi! Marik, rispondimi ti prego!!”
Silenzio.
“Marik!!!”
Niente.
Dai miei occhi iniziavano a scendere lacrime. Blu notte, proprio come nel sogno dell’altra notte. Ecco perché non volevo accettare quella storia assurda delle stelle e dei mostri. Non volevo vedere la morte di nessuno. Non potevo pensare di dover piangere la perdita di chi mi sta accanto, di chi mi sorride e dopo un attimo non c’è più.
Non sono così coraggiosa come sembra e….
“Attenta!!!!”
Qualcuno urlò nella mia direzione. Voltai la testa e vidi uno di quei mostri fondarsi su di me.
Istintivamente feci scudo a Marik con il mio corpo ponendomi fra lei ed il mostro.
I miei muscoli si bloccarono all’istante dalla paura.
Nella mano destra c’era quella pietra.
E accadde l’incredibile.
Giusto un attimo prima che il mostro mi colpisse, dal mio corpo si sprigionò una potentissima onda di energia che in un istante spazzò via tutti gli esseri oscuri presenti in quella zona.
L’attacco era terminato.
I bambini erano salvi.
E le maestre pure.
Fantastico e incredibile allo stesso tempo.
Mi accasciai al suolo con il respiro pesantissimo, mentre attorno a me si radunavano le altre ragazze reduci dalla battaglia.
Una di loro prese in braccio Marik ancora svenuta, un’ altra mi porse la mano e mi aiutò ad alzarmi. Aveva gli occhi rossi e gonfi per le lacrime, ma erano di gioia.
“A nome di tutte noi ti do il benvenuto Urania. E grazie per averci salvate.”
Aveva dei lunghissimi capelli neri raccolti in una piccola coda poco spora la nuca, occhi color ametista, pelle bianchissima ed un mini abito rosso senza maniche che come un drappo le scendeva fin sopra le ginocchia con annodata attorno alla vita una cintura dorata. “Io sono Hory, l’essenza della stella Betelgeuse.”
Io le avevo salvate?
Già, quella strana onda di energia partita chissà come dal mio corpo.
Inutile dire che mi sentivo imbarazzata e quasi un pesce fuor d’acqua.
Ma io ero una di loro e come c’ero riuscita poco fa, ci sarei riuscita di nuovo.
Il mio potere esisteva, ora ne avevo la piena consapevolezza.
E sapevo che grazie ad esso avrei salvato i bambini, i miei bambini, quelli con cui sono cresciuta, quelli che ho visto crescere e con i quali ho giocato a non finire.
Non potevo e non dovevo fuggire dalla mia missione.
Ora non mi sarei tirata indietro per niente al mondo.
“Urania, adesso noi dobbiamo tornare nel nostro mondo parallelo. Marik ha bisogno di cure urgenti.”
“Si riprenderà, non è vero?”
“Certo, è un osso duro non temere.” Sorrise. “Ora tornatene pure a casa. Verremo a prenderti fra qualche giorno.”
“E dove andremo?”
“Nel nostro mondo parallelo: Estrellon. Lì imparerai ad evocare e gestire il tuo potere.”
Mi salutarono e scomparvero in un lampo di luce.
 
 
Rientrai a casa e scesi in cucina. Tutti gli avvenimenti della giornata mi avevano messo un certo appetito.  Trovai del pane e mentre frugavo nella dispensa in cerca di qualcosa da mangiare, udii dei passi: era la direttrice Susanne.
Mi fissava senza aprire bocca.
Si sedette.
Io chiusi la dispensa e feci qualche passo verso di lei. Non mi ero comportata bene nei suoi confronti.
“Direttrice… Io devo farle le mie scuse per quanto è accaduto stamani.”
Mi sorrise benevolmente annuendo con la testa. Si alzò e mi raggiunse, poggiò le mani sulle mie spalle e mi fissò negli occhi. “Urania, so che per te non è stato facile accettare questa cosa e credimi, il solo pensiero di doverti lasciar andare verso il tuo destino non mi riempie di entusiasmo. Quello che abbiamo visto oggi purtroppo non può essere annientato dai comuni esseri umani, ma da quelli che come te hanno un dono speciale.
So che ci riuscirai, sei coraggiosa ed altruista. In tutti questi anni passati assieme hai sempre fatto tutto per gli altri guidata dall’amore e dai buoni sentimenti. Farai grandi cose, ne sono certa. Perché io credo in te e pure i bambini anche se non sanno chi sei veramente. E non tirarti mai indietro per favore. Essere coraggiosa significa provare; tirarsi indietro significa essere codarda. E tu non lo sei.”
L’abbracciai forte con le lacrime che mi bagnavano il volto. Lei credeva in me come tutte le altre persone della casa famiglia. E poi non sarei stata da sola: c’erano le mie compagne, le stelle del cielo! E chissà quanti altri avrei incontrato, magari pure degli esseri fatati!
Mi asciugai le lacrime. “Le prometto solennemente che non mi tirerò mai indietro. Farò tutto quello che posso per non lasciare che i sorrisi dei bambini siano spenti da quegli esseri mostruosi. Lei abbia cura di loro e sappia che per me è stata come una mamma. Non dimenticherò mai tutto quello che ha fatto per me.”
 
Così trascorsi gli ultimi giorni da ragazza normale con i bambini che a breve avrei dovuto proteggere.
Già, in un modo o nell’altro l’avrei fatto. Avrei imparato ad usare quel potere proveniente dal cielo stellato, dalla mia essenza, dalla mia vera natura.
E assieme alle mie compagne dovevo vincere ad ogni costo.
Avremmo sconfitto insieme i mostri e chiunque ci fosse dietro di loro, per proteggere il mondo nel quale ero cresciuta e che in fondo sentivo sempre mio.
Affacciata alla finestra ogni sera attendevo che il sole tramontasse laggiù, oltre le colline e che lentamente scendesse la magica notte fatta di stelle e di sogni, di magia, di mistero, di romanticismo e di meraviglia.
E ogni attimo che passava io sentivo sempre più di appartenere alla notte, al suo cielo stellato verso il quale sarei volata dentro una sfera di luce per raggiungere il mio vero mondo.
 
Finalmente il momento era giunto.
Hory si presentò davanti a me sorridente.
“Ci siamo Urania. Il cielo stellato ti chiama ed il tempo dell’attesa volge al termine. Sei pronta?”
“Certo.”
Annuii con decisione.
L’ora di diventare l’essenza del cielo stellato era scoccata.
 
 
 
 

 

 
Dunque si parte alla volta di Estrellon! E posso anticiparvi che lassù la nostra Urania avrà il suo bel da fare. Pian piano vi presenterò anche gli altri personaggi che la accompagneranno in questa sua avventura.
Come vi immaginate questo mondo parallelo? Curiose?
 
Ringrazio infinitamente Change_Your_Life_ per le sue recensioni!!!
E grazie a tutti quelli che avranno voglia di passare!
A presto
La Luna Nera(Cristina) 

 

Ritorna all'indice


Capitolo 5
*** Estrellon e il mio passato ***


ESTRELLON E IL MIO PASSATO
 
 
Hory mi porse la mano, gliela strinsi senza esitazione. Poi sentii provenire da lei un calore strano che invadeva attimo dopo attimo il mio corpo.
“Concentrati Urania, stiamo per dirigerci verso il nostro mondo.”
“Come?!” Feci appena in tempo a pronunciare questa parola prima di vedere il pavimento allontanarsi sempre di più dai miei piedi. Tutto attorno a me stava diventando enorme, anzi no, ero io che stavo diventando minuscola e grazie al suo potere ci ritrovammo avvolte dalla luce.
Senza che me ne accorgessi, partimmo come un fulmine e in un batter d’occhio ci ritrovammo sopra le nuvole.
E lì non c’era niente.
Poi d’improvviso fummo avvolte da una strana nebbia rosa e quando si dissolse, vidi davanti a me una fortezza meravigliosa: alte torri svettavano verso il cielo e tutto era circondato da strane piante rampicanti con foglie verde chiaro e fiori, ognuno di un colore diverso. Al centro vidi delle piccole deliziose casette, mente opposto all’entrata c’era un maestoso palazzo dotato di enormi terrazzi pieni di piante altrettanto inusuali. Il cielo non era completamente buio, ma splendeva di una luce azzurrognola molto simile a quella del crepuscolo, quando da un momento all’altro si accendono le stelle. Dall’alto scorsi molte persone, con ogni probabilità essenze di stella o di altro e poi una grande fontana dalla quale zampillava un limpido getto di acqua.
“Allora è questo il vostro mondo.”
“Esatto.” Finalmente anche sul volto della mia nuova amica spuntò un’espressione di serenità. “Questa è Estrellon e da oggi sarà casa tua. Noi abitiamo qui solo quando sentiamo il pericolo in avvicinamento, in caso contrario siamo delle comunissime ragazze terrestri. Vieni, andiamo da Marik.”
Riprendemmo le nostre dimensioni normali ed entrammo attraverso un imponente ed elegante cancello sormontato da una pianta simile ad un roseto. Come toccai il suolo percepii dentro di me una forza del tutto nuova. In un attimo tutte le paure e le incertezze erano svanite. Mi sentivo bene lì, come se fossi a casa mia. Respirai a pieni polmoni come a voler far mia l’aria di Estrellon, come a voler catturare un qualcosa che mi apparteneva in un tempo passato e che poi avevo perduto.
Notai molto verde attorno a me: fiori bizzarri ed alberi mai visti prima, curati, come mi spiegò Hory, da una sola persona: un ragazzo aiutato da stranissimi esserini volanti molto simili alle campanule. Uno di loro si avvicinò a me: fluttuava in aria senza fare il minimo rumore e generando una debole luminescenza.
“Questo è uno dei dink. Aiutano Heeron, quel tipo laggiù.”
“Com’è carino!”
“Oh si! Heeron è un bel fusto.”
“Ah, interessante…. Comunque mi riferivo al dink.” Allungai la mano verso di lui.
“No, non lo toccare per favore! I dink sono molto timidi e si spaventano facilmente.”
“Oh, che peccato.”
Facemmo qualche passo verso quella che doveva essere la casa di Marik.
Entrammo.
L’arredamento era piuttosto sobrio ed essenziale, con pochi fronzoli e diffusamente illuminato: c’erano un letto, un armadio, un tavolo con delle sedie ed un divano sul quale Marik stava seduta. Mi accolse con un luminosissimo sorriso.
Le andai incontro abbracciandola. “Come stai?”
“Bene grazie. Ho preso una bella botta, ma sono un osso duro e ce ne vuole per mettermi k.o.!” Sorrise ancora di più. “Non immagini che gioia per me vederti qui ad Estrellon.” I suoi occhi brillavano. “Sapevo che non mi avresti delusa.”
Restai in silenzio stringendole le mani in segno di affetto.
“E non ti ho ancora ringraziata per avermi salvato la vita. Le ragazze mi hanno raccontato tutto. Il tuo potere si è risvegliato finalmente.”
Le sorrisi. “A dire il vero non saprei dirti cosa sia accaduto, io non ho fatto nulla per sprigionare quell’onda di energia che ha spazzato via i mostri.”
“Non ti preoccupare. Zenit ti guiderà lungo il percorso per diventare quella che sei veramente. E’ il mago di Estrellon, la nostra guida e nostro punto di riferimento. Hory ti accompagnerà da lui, in modo che possa far tornare alla tua mente tutto il tuo passato.”
Restammo un po’ lì con lei a chiacchierare come vecchie amiche. Appresi che le essenze di stella più potenti, dette maggiori, potevano lasciare quel luogo tutte assieme solo in caso di attacco o di pioggia sulla Terra, poiché le nubi lo avrebbero celato agli occhi del nemico. I mostri succhia-sorrisi, come li chiamavo io, erano fatti essenzialmente di nubi e le avrebbero confuse con i loro compagni. Le essenze di stella considerate meno potenti, cioè le minori, potevano muoversi più liberamente, controllando ogni angolo dell’universo e dando l’allarme alle compagne più forti in caso di attacco.
Quello che ancora ignoravamo tutte era chi si nascondesse dietro ai mostri e perché voleva a tutti i costi l’energia del sorriso dei bimbi.
 
Uscimmo dall’edificio dirigendoci verso la Torre del mago Zenit. Nell’aria sopra di noi, immersa nella luce crepuscolare, vidi un gruppo di dink che si rincorrevano come bambini.
“Fermi! Tornate subito qui!”
Ci voltammo. Un ragazzo rincorreva gli esserini volanti tentando di afferrare un piccolo sacchettino che si passavano l’un l’altro. Il ragazzo spiccò un salto che andò a vuoto, ma cadde preciso sopra di me e finimmo entrambi a gambe all’aria.
Aprii gli occhi e mi trovai i suoi a una manciata di centimetri.
Avete presente il verde del mare tropicale? Amplificatene la profondità.
Ho reso l’idea?
 Attorno a quel verde da favola c’era un viso meraviglioso, incorniciato da capelli d’ametista lunghi fin sotto le orecchie.
“Salve.”Mi salutò sfoderando una voce da conquistatore. “Tutto bene?”
“Eh?” E ‘sto bel faccino da dove salta fuori?!
“Stai bene?”
“Si.-si! Sto bene grazie!”
Ci alzammo.
Hory aveva un’espressione piuttosto divertita.
“Heeron la devi smettere di farti sempre fregare i sacchettini di polvere stellare dai dink!”
“Ehi, provaci tu ad averceli sempre fra i piedi! Saranno pure timidi, ma quando vogliono, fanno più danni della grandine!”
Hory, con un atletico balzo, afferrò il maltolto ai dink e lo restituì al ragazzo scuotendo la testa. “Sei decisamente fuori allenamento. Oh, a proposito. Lei è Urania.”
“Incantato. Io sono Heeron.” Mi baciò la mano e istantaneamente le mie gambe iniziarono a tremare. Così quello era il famoso fusto di cui parlava Hory.
“Pia-piacere mio…”
“Finalmente l’essenza del cielo stellato si è unita a noi.” Sfoderò uno di quei sorrisi da affiggere alla bacheca dei ricordi incancellabili. Stavo per crollare ai suoi piedi.
“Forza, bando alle ciance Don Giovanni! Devo accompagnarla da Zenit altrimenti niente cielo stellato!”
Hory mi prese per un braccio, trascinandomi via da lui. Sentivo il cuore battere fortissimo e nello stomaco farfalle a non finire.
“Te lo dicevo che era carino.”
“Eh? Ah-si, decisamente.”
Hory mi aveva come svegliata dal torpore.
 
Salimmo insieme una decina di gradini.
“Bene, ci siamo. Mi spiace dover distogliere i tuoi pensieri da Heeron, ma ora devi iniziare il percorso per tornare ad essere quella che sei.”
Ah già. Me n’ero quasi dimenticata.
Faticai non poco nel riprendere possesso delle me facoltà mentali.
: ) Ma Heeron era troppo carino!
 
“Hory, essenza di Betelgeuse, chiede il permesso per presentarsi al cospetto del venerabile nobile Zenit.”
Un enorme portone, sul quale erano incise tutte le stelle e le galassie del cielo, si spalancò all’istante e davanti ai nostri occhi comparve Zenit seduto su di un maestoso trono di cristallo. Trattenni a stento le risa: il venerabile nobile Zenit era alto si e no un metro, barba e capelli lunghi e bianchi (tipo Mago Merlino) con indosso una tunica argentata. In testa un buffo copricapo con due penne “modello Robin Hood” e ai piedi due buffe scarpe a punta. Considerate tutte le belle parole sul suo conto, mi sarei aspettata una persona molto più alta ed austera! Cercai di tornare seria, pensando al motivo per cui ero lì.
Il vecchio mago si alzò. “Hory di Betelguese, grazie. Ora puoi ritirarti.”
La ragazza chinò la testa in segno di rispettoso saluto ed uscì dal salone.
“E tu, bada bene di non farti ingannare dalle apparenze.”
Ops! Ebbi la netta sensazione che fosse in grado di leggere nel pensiero.
Bene, un’altra delle mie figuracce.
“Tu sei potente ragazzina, tieni a bada certi tuoi comportamenti e farai grandi cose per Estrellon e per l’universo intero.”
“Chiedo scusa, nobile Zenit.”
 
Questi tese le braccia e nelle sue mani apparve uno strano bastone sormontato da una sfera. Lo afferrò saldamente. L’oggetto, come la base poggiò sul pavimento, iniziò ad emettere una luce pulsante e quasi contemporaneamente attorno a me si materializzarono dei cuscini, ognuno dei quali recante un particolare simbolo. Sotto i miei piedi ne comparve uno molto più grande, blu come il cielo della notte, tutto tempestato di stelle.
“Siediti.”
Ubbidii.
“Ora ripercorrerai la tua vita passata, affinché quello che era torni ad essere. Chiudi gli occhi.”
Di nuovo feci come mi disse.
In mezzo alla fronte sentii uno strano formicolio, evidentemente ero stata raggiunta dal raggio che si stava sprigionando dallo strano scettro poco prima.
E incredibilmente vidi.
 
C’era un prato con al centro un laghetto circondato da salici piangenti dalle foglie bianchissime. Lì sotto una ragazza dai lunghi capelli azzurri. Indossava un abito terribilmente simile a quello che adoravo da piccola: ricordava molto il cielo della notte. Si alzò e notai che le arrivava poco sopra le ginocchia. Finalmente la vidi in volto e… Ero io!
E quelli che mi stavano venendo incontro dovevano essere i miei veri genitori: Oskar e Shelia!
 
Papà…
Mamma…
Finalmente posso vedervi.
 
Sentivo le prime lacrime bagnarmi il viso.
Mi presero frettolosamente per mano e mi portarono via da quel luogo.
Improvvisamente il cielo si fece cupo, riempiendosi a poco a poco di nubi minacciose che, no, non erano semplici nubi: erano esseri malvagi pronti a sferrare il loro attacco.
Correvamo verso la fortezza di Estrellon e ci rinchiudemmo nel palazzo di Zenit. Riconobbi Marik, Hory, Heeron e c’erano molti altri esseri simili a loro.
Oskar e Shelia uscirono fuori. Noi restammo dentro.
Ci fu un primo attacco nel quale ebbero la meglio.
Rientrarono nel palazzo.
La situazione era critica e troppo pericolosa.
Su consiglio di Zenit ognuna di delle ragazze fu costretta a liberare l’essenza di stella e lasciare Estrellon per un tempo imprecisato. Tutte dunque si rifugiarono sulla Terra con l’unico scopo di preservare il loro potere per gli anni a venire.
Io restai lì da sola con Zenit ed i miei genitori. Erano esseri potentissimi, gli unici che forse potevano sconfiggere il nemico.
Prima della battaglia finale compirono un incantesimo su di me e mi fecero tornare piccola, mutando il colore dei miei capelli da azzurro a castano scuro.
In quella notte, sotto la luce delle stelle, mi portarono alla casa famiglia.
Vidi, con i miei occhi affogati nelle lacrime, la direttrice Susanne accogliermi presso di loro.
E vidi nei volti dei miei genitori il dolore dell’addio.
Sapevano a cosa andavano incontro.
Come si allontanarono da me, scomparvero nel cielo.
Pochi istanti dopo ci fu un fortissimo boato accompagnato da un bagliore sinistro ed accecante.
 
Poi il nulla.
Era tutto finito.
Il nemico.
Ma anche l’esistenza di Oskar e Shelia.
 
Tornai al presente.
Aprii gli occhi.
Non riuscivo a vedere nulla, tante erano le lacrime che mi annebbiavano la vista.
Ora conoscevo la mia storia.
Conoscevo la verità.
Mi avevano portata lì per salvarmi dalla fine.
Per salvare l’essenza del cielo stellato, quella che governa gli equilibri delle stelle, quella che può distruggere l’oscurità totale.
Mi sentivo a pezzi.
Vuota.
Sola.
Senza forze.
 
Zenit si avvicinò a me. “Ora hai ripreso possesso del tuo passato, Urania. Fanne tesoro e trova dentro di te la fonte del tuo potere. Fallo tornare totalmente in vita affinché il sacrificio dei tuoi genitori non sia stato vano. Tieni sempre con te la pietra che Marik ti ha donato, quella ti aiuterà a compiere la tua trasformazione. Da domani inizierai l’addestramento. Ora vai e riposati.”
Non seppi come, ma mi alzai, salutai rispettosamente Zenit ed uscìì dal salone.
 
Fuori di lì c’erano Marik sorretta da Hory, in compagnia di altre cinque ragazze.
Mi accolsero fra le loro braccia e scoppiai in un pianto di disperazione. Troppe erano le emozioni che avevo attraversato negli ultimi minuti.
Raggiungemmo una casetta, ci sedemmo attorno ad un tavolo su cui vi erano cibi dall’aspetto invitante, ma che in quel momento non stuzzicavano per niente il mio appetito. Una delle altre ragazze, dai capelli rossi, mi porse una tisana calmante.
Ne bevvi un sorso, fortunatamente non era amara.
Poco dopo le mie palpebre iniziarono a farsi sempre più pesanti e ben presto crollai addormentata.
 
 
 

 

Ciao a tutti!
Capitolo che fa da tramite fra la vita sulla Terra e il nuovo percorso di Urania verso la sua completa evoluzione. Non so se sono riuscita a creare Estrellon come vi aspettavate… E che mi dite? Somiglia anche vagamente ad un manga o anime?
 
Un grosso ringraziamento a Change_Your_Life_!!
E grazie a tutti i pochi ma adorati lettori! Sappiate che senza di voi la storia si concluderebbe qui.
 
A presto
La LunaNera(Cristina) 

 

Ritorna all'indice


Capitolo 6
*** Il primo scontro ***


IL  PRIMO  SCONTRO
 
 
“Sveglia pigrona! La colazione e gli allenamenti ti attendono!”
Mi sollevai dal letto con fatica. Avevo dormito come un macigno. Evidentemente quella tisana era un intruglio magico che mi aveva permesso di rilassarmi e liberare la mente da tutto quello che avevo appreso il giorno prima. Incredibile, ma mi sentivo bene.
 Non appena i miei occhi iniziarono a funzionare riconobbi davanti a me Hory, Marik e un’altra ragazza molto alta, bellissima, dai lunghissimi capelli corvini, occhi di un blu molto intenso, che indossava un abitino delizioso: le lasciava le spalle scoperte e, come composto da tanti foulard viola e blu, le avvolgeva tutto il corpo.
“Lei è Phaes, essenza della stella Altair. Ti aiuterà a raggiungere la forma fisica ottimale per la nostra missione.”
“Cosa?! Non vorrete dirmi che devo fare ginnastica?!”
“E’ naturale tesoro. Dobbiamo essere scattanti per schivare i colpi del nemico.”
Caddi sul letto come un peso morto.
Ho sempre detestato fare ginnastica.
E la cosa non mi riempiva certo di entusiasmo.
 
 
Facemmo colazione insieme a molte altre ragazze e dovetti riconoscere che tutto era terribilmente delizioso.
 
“Bene, come prima cosa faremo una decina di giri attorno al perimetro della fortezza.”
“Cosa?!” Quella era fuori di testa! “Die-dieci volte?! Ma è un’enormità!”
“Ehi, Cielo Stellato, quando ti troverai faccia a faccia col nemico non puoi battere la fiacca. Quelli non scherzano e se non sei agile a sufficienza, sei fottuta. Coraggio! Seguimi!”
Phaes partì con grinta. Riuscii a stare al suo passo per poco più di due giri.
Poi crollai.
“Anf… Io… Io non ce la faccio più! Posso fare una pausa?”
“Come?! Sei già stanca!?” Si piantò davanti a me con aria incredula e agguerrita.
“Almeno dammi un sorso di acqua… Abbi pietà…” Stavo sudando come se avessi scalato una parete di roccia e la mia lingua quasi toccava terra.
“Phaes, non essere troppo severa con lei.”
Una voce… Quella voce!!
“Heeron tornatene fra i tuoi fiorellini per favore. Qui c’è da lavorare più del previsto.”
“Mhm, sempre scontrosa.” Sghignazzò. “Falla almeno bere! Quando si fa sport c’è bisogno di acqua, tu dovresti saperlo bene.”
Come alzai la testa per ringraziarlo della sua compassione, vidi un getto d’acqua venire verso di me e in un attimo mi ritrovai zuppa dalla testa ai piedi! Ed Heeron se la rideva di gusto. Quella risata aveva un tale suono cristallino…..
Phaes si era divertita un po’ meno. “Sei irrecuperabile. Tutti e due lo siete!”
“Posso andare ad asciugarmi?”
“Certo. Dopo aver terminato i dieci giri della fortezza. Avanti marsh!”
A rilento, molto a rilento, riuscii a fare tutti quei maledettissimi giri. I muscoli delle mie gambe erano a pezzi e non avevo quasi più la forza di reggermi in piedi.
Quello che desideravo era un bel bagno rigenerante, un abbondante spuntino e una sana dormita.
 
Mi ero appena vestita quando dall’esterno udii un gran trambusto. Uscii fuori per tentare di capire.
“Ma cosa…?”
“Un nuovo attacco dei mostri!” Mi rispose una ragazza dai lunghissimi capelli biondi. “Dobbiamo andare sulla Terra!”
“Come dobbiamo?! Devo venire anch’io?”
“No, lei ancora no.” Marik stava controllando che ci fossero tutte. “ Dunque…. Hory, Phaes, Michie, Isette, Britt, Haya… Bene, ci siamo. Heeron tu resta qui con lei, in caso di emergenza Zac ti comunicherà il da farsi.” Il ragazzo annuii e consegnò loro dei fiori strani e particolari.
“Stelle del cielo! Lumines!!”
Al suono di quelle parole furono tutte avvolte dalle sfere di luce e scomparvero nel cielo di Estrellon.
E adesso?
 
“Bene, io torno al mio lavoro. Devo controllare lo stato di sviluppo del tuo fiore.”
Guardai Heeron con aria interrogativa. Come faceva ad essere così tranquillo sapendo che le ragazze erano appena andate a combattere contro chissà cosa?!
Mi fece un cenno con la mano destra.“Vieni, te lo faccio vedere.”
Entrammo nell’immenso giardino di cui si occupava. Sopra le nostre teste i dink svolazzavano come farfalle giocherellone.
 Era un tripudio di piante e fiori particolarissimi: ce n’era un tipo somigliante alle rose i cui petali però avevano la forma allungata; quelli che sembravano girasoli invece cambiavano il colore dal verde al giallo man mano che dall’interno si procedeva verso l’esterno. Potrei star qui un giorno intero a descrivervi tutte le piante meravigliose che passavano davanti ai miei occhi!
 
Ma la mia mente era con le ragazze. Che angoscia stare lì senza conoscere la situazione che stavano affrontando!
 
In fondo al lungo vialetto c’era un’aiuola al centro della quale cresceva una pianta molto elegante, dal fusto e dalle lunghe foglie azzurre. Sugli steli che si estendevano verso il cielo notai delle infiorescenze a grappolo.
Heeron si fermò proprio davanti a quella pianta. “Ecco: questo è l’arbusto collegato al tuo potere. Come vedi i fiori non sono ancora sbocciati e ciò significa che non sei ancora pronta per lottare contro il male.”
“E quando credi che accadrà?”
“Dipende da te. Qui ognuno segue un percorso diverso e non c’è un tempo prestabilito. Tu metticela tutta e vedrai che molto presto si compirà la tua evoluzione. Non vorrai combattere in jeans e T-shirt?!”
Sorrisi. Mi sembrava di non averlo più rifatto da tanto tempo.
Nonostante tutto però la tensione e la preoccupazione per le ragazze era molto alta.
 
Poi mi tornò alla mente una cosa.
“Senti, per caso qui c’è anche una specie di salice piangente con le foglie bianche?”
“Ci sono alcune piante fuori dalla fortezza.”
“Magari sulle sponde di un lago…”
“Si, è così.”
“Ieri Zenit mi ha mostrato il mio passato e lì ho finalmente visto i miei veri genitori.”
“Oskar e Shelia… Due degli esseri più potenti di Estrellon.”
Restammo in silenzio.
La mia mente era piena di tristezza, avevo voglia di piangere e di fuggire lontano dal mio passato e da qualsiasi cosa ad esso collegata.
Ma non l’avrei fatto.
Ero ad Estrellon e lì sarei rimasta.
 
Continuammo la nostra passeggiata e ci avvicinammo ad una torre sulla cui sommità sorgeva una cupola dalla quale spuntava un telescopio. Sembrava un osservatorio astronomico.
“Quello è il laboratorio di Zac. Con i suoi strumenti riesce a tener d’occhio la situazione in ogni momento.”
“Quindi può dirci come stanno andando le ragazze?”
“Si…. Andiamo.”
Salimmo le scale e trovammo Zac attaccato al telescopio.  Era un tipo di media statura, con i capelli arruffati color arancio e dallo sguardo simpatico.  Come si voltò verso di noi però percepii subito preoccupazione.
“Ragazzi, Marik e le altre sono in difficoltà. I mostri hanno sferrato attacchi in due punti diversi. Scommetto che l’hanno fatto apposta per dividerle.”
“Accidenti a loro! Cosa facciamo?”
“Secondo me dovremmo rivolgerci al nobile Zenit. Lui saprà consigliarci.”
L’idea di Zac mi sembrava la migliore. Ci dirigemmo verso il grande palazzo e presto fummo al cospetto di Zenit.
Questi, appresa la notizia, si sedette in silenzio a riflettere.
Poi si alzò, tenendo con mano salda il bastone.
“Urania del Cielo Stellato!”
“Si!”
“Hai con te la Pietra?”
“Si, ce l’ho.”
Annuii con la testa. “Heeron ti accompagnerà dalle altre Stelle che stanno combattendo. Confido nella tua forza. Sento che l’energia si sta impadronendo di te e sono certo che puoi fare molto per loro anche se la tua evoluzione non è ancora compiuta.”
Uscimmo. Guardai Heeron. Come avremmo raggiunto la Terra da questo luogo?!
Il ragazzo indossò uno strano mantello di smeraldo, impugnò una spada e mi prese, stringendomi forte a sé.
“Galakticus!”
Improvvisamente fummo avvolti dalla luce. Chiusi gli occhi dalla paura, abbandonandomi a lui, al calore del suo corpo, al profumo della sua pelle, alla forza dei suoi muscoli che mi infondevano sicurezza. Stavo andando a combattere e non avevo paura! Forse perché c’era lui con me?
 
Un alito di vento mi accarezzò i capelli. Riaprii gli occhi ed eravamo in alto sopra Tokyo. Atterrammo in un vicolo, fuori dagli sguardi della gente.
Confesso che trovai il viaggio da Estrellon un po’ troppo breve….
C’era un fuggi fuggi generale. Rumori sinistri riecheggiavano dappertutto.
“E ora che facciamo? Dove dobbiamo andare?”
Heeron piantò la spada in terra e stese la mano sull’impugnatura. La sfera posta sulla sommità iniziò a pulsare luce. “Zac, mi senti?”
“Forte e chiaro.”
“Bene. Riesci a capire cosa sta accadendo?”
“Certo. Ascoltatemi bene: i due punti caldi sono localizzati a distanza di 800 metri l’uno dall’altro. Da quanto vedo uno si trova in un impianto sportivo e l’altro in una scuola di musica. Urania puoi confermare?”
“Si. Credo si tratti della scuola calcio della Keiko Team e della Minako Harmonic Center.”
“Ok. Heeron, portala nel punto focale in cui concentrerò l’energia stellare amplificata da Zenit: convoglieremo tutto nella pietra in suo possesso. Guardale le spalle, mi raccomando, rilevo presenze negative dappertutto.”
“Tranquillo. Guidami attraverso l’impulso galattico della mia spada.”
“Ok. Buona fortuna ragazzi.”
Heeron mi prese per mano e cominciammo a correre per le vie in modo tale da raggiungere questo benedetto punto focale prima possibile. Come girammo all’angolo di una strada un mostro succhia-sorrisi ci si parò davanti. Indietreggiammo. Lui mi faceva scudo con il suo corpo. Stringevo forte la mia pietra come se con quel gesto potessi aiutarlo. Con qualche difficoltà ebbe la meglio sull’essere oscuro e velocemente raggiungemmo la meta.
Mi posizionai al centro del parco pubblico e sollevai verso l’alto la pietra, concentrandomi su di essa come Heeron mi aveva ordinato.
Quasi istantaneamente dal cielo cadde un raggio che mi ricoprì completamente.
Di nuovo dal mio corpo si sprigionò quella potentissima onda di energia che spazzò via tutti i nemici in un ampio raggio.
 Questa volta percepii una potenza maggiore, sapevo che proveniva da Zenit e non da me, la mia evoluzione era ancora incompiuta.
Ma qualcosa non aveva funzionato.
Da un vialetto circostante un mostro si catapultò su di me, sbattendomi violentemente a terra.
Che schifo! Con quelle lunghe e viscide antenne stava sondando la mia pelle! Bleah!
“Aaaahhh!! Toglietemelo di dossoooo!!” Più mi divincolavo, più quello si faceva pesante. Scalciavo disperatamente, ma era come se tirassi calci all’aria! Heeron tentò di ferirlo con la sua spada, ma fu sbattuto a terra perdendo i sensi per qualche secondo. In un modo o nell’altro dovevo cavarmela da sola.
Già, ma come?!
La pietra!!
Strinsi forte la mano destra in cui tenevo la mia speranza di salvezza.
Come per magia nella mia mente si materializzò una formula.
“Stellarion Caelestis!” 
E in un attimo il mostro si dissolse come la nebbia coi raggi del sole.
C’ero riuscita!
Mi alzai da terra e vidi Heeron sorridente e soddisfatto. “Ho la sensazione che il tuo fiore sboccerà prima di quanto immagini. Sei stata bravissima!”
I suoi occhi brillavano.
E pure i miei.
Pochi istanti dopo fummo raggiunti  dalle altre Stelle reduci dalla battaglia. Un po’ ammaccate, ma in sostanza sane e salve.
 
Rientrammo tutti ad Estrellon.
Un’altra battagli era stata vinta.
Ma la guerra ancora no.
 
Dormii profondamente, sapevo che i giorni a venire sarebbero stati impegnativi e dovevo raggiungere la mia evoluzione prima possibile.
Ce l’avrei messa tutta.
Potevo contare sull’appoggio delle altre Stelle, dalle quali ero stata accolte come una sorella: ragazze all’apparenza normali, con una vita tranquilla, con sogni e speranze tipiche di tutte noi, ma che portavano nel cuore qualcosa in più, qualcosa che le rendeva speciali.
 
 
 
 

 

Eccomi di nuovo qua con un nuovo capitolo! Che ne pensate?
Sto tentando di introdurre per gradi nuovi scenari e nuovi personaggi, tentando di non creare troppa confusione, perciò fatevi sentire se non fosse tutto chiaro a sufficienza!
Magari nei capitoli futuri potrei dedicare ampi spazi alle altre stelle, alle loro storie, ai loro sogni…. Che ne dite?
 
Ringrazio smisuratamente Change_Your_Life_ e eppy: con le vostre recensioni mi avete dato una spinta positiva che neanche immaginate! Spero di non deludere le vostre aspettative!

  
Un abbraccio a chiunque passi di qui! : )
A presto! 

  

Ritorna all'indice


Capitolo 7
*** Finalmente il Cielo Stellato ***


FINALMENTE  IL  CIELO  STELLATO
 
 
Era trascorsa poco più di una settimana dal primo attacco cui avevo partecipato.
Mi ero messa l’anima in pace ed avevo iniziato ad impegnarmi negli allenamenti con Phaes. Trascorrendo del tempo con lei imparai a conoscerla meglio e ad apprezzarla non solo come essenza di stella, ma soprattutto come persona.
“Ricordati sempre che per schivare i colpi del nemico devi essere agile come una gazzella e veloce come un ghepardo, scattante e decisa.”
A parole tutto bene.
Lei era veramente un fulmine!
Poggiava i piedi in terra con un’eleganza e una leggerezza tale che, se si fosse trovata a camminare su bicchieri di cristallo, sarebbe riuscita a non mandare in frantumi neanche uno.
Si mise in posizione d’attacco e “Forza! Prova ad evitarmi!”
Ci riuscii una, due volte, poi alla terza mi prese in pieno!
“Ahia… Niente, non ce la faccio.” Mi ritrovai a terra, massaggiandomi il fondo schiena. Una volta mi sarei messa a piangere come una fontana. “Forse dovrei rinunciare e…”
“Cosa?!” Sbottò Phaes. “Ma è mai possibile che alla prima difficoltà ti voglia subito tirare indietro?! Ce l’hai un po’ di grinta o sei capace solo a battere la fiacca?!”
Mi correggo: piango ancora!
“Ah, a volte mi chiedo se riuscirai mai a completare la tua evoluzione….”
“Guarda che io non sono brava come te!” Singhiozzi.  “Devo ancora abituarmi a questo mondo, all’idea dei mostri e tutto il resto!”
“Io non sono più brava di nessuno, ho solo imparato a non piangermi addosso e a trasformare l’amarezza in grinta!”
“Guarda che per me non è facile!”
“Non lo è stato per nessuna di noi. Accettare la nostra essenza ha significato grosse rinunce e sacrifici, cosa credi?”
Restammo in silenzio.
Tentai di calmarmi asciugandomi le lacrime e respirando profondamente.
Phaes si sedette accanto a me e iniziò a raccontarmi.
“Ero considerata una delle giovani rivelazioni della scherma. Ho all’attivo un sacco di vittorie anche in campo internazionale. E finalmente mi fu fatta la proposta che sognavo da anni: un posto nella squadra per le Olimpiadi! Ero stata scelta e per me quello era il traguardo di lunghi ed estenuanti allenamenti. Ma ho dovuto rinunciare perché proprio in quel momento l’essenza della stella Altair mi chiamò. E quando senti quella voce, devi rispondere anche se non vuoi. E’ stata dura, ma come ti saresti sentita tu con una medaglia al collo e gran parte delle persone ridotte ad automi da una forza oscura? Perciò mi sono tirata indietro con una scusa ed eccomi qua.”
Di nuovo silenzio.
Guardai il suo profilo fiero mentre con i suoi occhi blu oceano fissava un punto imprecisato del cielo. Vi leggevo una forte nostalgia, ma anche la consapevolezza di aver fatto la scelta giusta. Forse era per questo che a primo impatto sembrava una ragazza dura; sicuramente quella rinuncia le era costata tantissimo.
“Sono sicura che quando tutto questo sarà finito tornerai ad essere la campionessa che sei.”
Si voltò verso di me con lo sguardo sorpreso e ricambiò quelle mie parole con un luminoso sorriso.
“Vogliamo tornare agli allenamenti?”
Sempre con maggior stupore mi fece segno di si.
 
Mi impegnai tantissimo pur avvertendo ogni sera dolori ai muscoli delle gambe. Sicuramente il dolore che aveva provato lei nel rinunciare al suo sogno era stato di gran lunga più intenso. E se si mostrava così severa nei miei confronti era per aiutarmi a raggiungere la mia forma fisica nel minor tempo possibile.
Ogni giorno quindi dopo gli allenamenti mi sottoponevo anche a delle sedute di meditazione guidate da Zenit, grazie alle quali il mio potere prendeva sempre più forza e coscienza di se stesso.
 
E finalmente….
 
“Guarda come ti ha messo al lavoro!”
Mi voltai. “Marik! Che bella sorpresa!”
“Per oggi basta allenamenti. Zenit ti ha convocata Urania.”
Oddio, non è che ho combinato qualcosa?
“Andiamo. E’ giunto il momento.”
Quelle parole mi inquietavano. Era giunto il momento per cosa?!
Salii le scale e davanti a me c’era solo l’imponente portone che mi separava dalla nobile guida di Estrellon. Confesso che mi sentivo piuttosto nervosa…
Non appena mi trovai al cospetto del venerabile Zenit, questi mi fece restare in piedi, ferma, al centro dell’ampio salone. Mi ordinò di chiudere gli occhi poiché doveva procedere con il rito  di iniziazione al potere delle stelle.
Con una buona dose di fifa, ubbidii.
“Noctes Stellaris Caelestis Risvelium!”
E sentii del vento alzarsi attorno a me, come se si formasse un tornado, mentre i miei piedi si allontanavano lentamente dal pavimento e i miei lunghi capelli ondeggiavano ordinatamente.
“Noctes Stellaris Cealestis Risevelium!”
La sua voce si era fatta più forte. Nella mia mente invasa da quel vento sempre più impetuoso si riaffacciarono ricordi della mia vita da essenza del cielo stellato, con le formule per evocare il mio potere, sferrare gli attacchi e quant’altro.
“Noctes Stellaris Caelestis Risveluom!”
La terza ripetizione della strana formula, pronunciata con voce ancora più imperiosa, fece penetrare nel mio corpo il potere del cielo stellato. Lo percepivo distintamente ed andò finalmente a colmare quel senso di vuoto in fondo al mio cuore.
Quando tutto finì, riaprii gli occhi, i miei piedi toccavano di nuovo il suolo, i miei capelli erano irrimediabilmente azzurri e nelle mie mani scorreva finalmente il potere.
 
L’essenza del Cielo Stellato era tornata.
Per restare.
 
Uscii dal palazzo e già mi sentivo diversa, sicura di me stessa come mai prima di allora
Però una cosa mi fece tremare le gambe all’istante: Heeron in fondo alla scalinata ad attendermi! Il suo viso esplose in un sorriso indescrivibile. Quant’era figo!!
“Ce l’hai fatta dunque….”
“Già.”
“E giusto in tempo per assorbire l’energia stellare del tuo fiore.”
“E’ sbocciato?”
“Lo sta per fare. Vieni.”
Ci avviammo verso il giardino e spalancai la bocca per lo stupore non appena fui davanti al mio fiore. Lo trovai molto più alto dell’ultima volta che l’avevo visto, il blu del fusto e del fogliame era estremamente intenso e i fiori sembravano voler esplodere da un momento all’altro.
“Bene, ora ascoltami con attenzione: avvicinati a questo punto” mi indicò delle infiorescenze “e toccalo con solo la punta di tutte le tue dita. Concentrati ed evoca il potere del cielo stellato.”
Feci come Heeron mi aveva detto.
Quel rametto si staccò volontariamente dalla pianta fluttuando a pochi centimetri dalle mie mani. In un lampo di luce multicolore tutti i fiori si aprirono contemporaneamente, spargendo ovunque scintille di polvere stellare. Presi il rametto delicatamente e fui avvolta dal mio potere che stringendosi al mio corpo portò a termine la mia evoluzione. Al posto dei jeans e T-shirt ora c’era il mio costume da battaglia: quel mini abito fatto del cielo della notte sul quale risplendono tutte le stelle del firmamento.
Sul petto, incastonata, splendeva la Pietra Stellare.
 
Rimasi muta ed immobile. Non sapevo cosa fare e cosa dire. Guardai  Heeron e notai nei suoi occhi enorme stupore misto ad approvazione.
“Ogni volta che una stella completa la sua evoluzione grazie alle mie piante per me è sempre una vittoria. Ma questa volta ho superato ogni più rosea aspettativa. Meravigliosa.”
Mi sentii incendiare!
Potevo essere più felice?
Avevo raggiunto il mio traguardo e mi trovava meravigliosa!
Feci qualche passo verso di lui e mossi leggermente le mie mani in cerca delle sue.
Le nostre dita si sfiorarono e sui nostri volti stava per accendersi un luminoso sorriso. Stavo per gettarmi fra le sue braccia quando….
“O mio Dio! Non ci posso credere! Questo costume è uno schianto!”
Una ragazza mi saltò quasi addosso per ammirare ciò che indossavo! Occhi azzurri, circondati da un viso esplosivo costellato di lentiggini, capelli castani chiari fin sotto le spalle. Il suo costume era un tripudio di scintille: shorts e uno strano gilet glitterati. Il tutto sulle tonalità del cielo.
Ovviamente mi allontanai subito da Heeron che a sua volta aveva ritratto le mani.
“Non ci posso credere! Non ci posso credereeee!!” Quella non smetteva una attimo di salterellarmi attorno!
“Ah-ehm… Ti.. ti ringrazio. E…Urania, lieta di conoscerti.” Le dissi tendendole la mano.
“Eh? Ah, il piacere è mio. Sono Brittany, ma puoi chiamarmi Britt.” Ricambiò la stretta, ma notai che i suoi occhi erano incollati al mio costume.
Confesso che a prima vista mi sembrava letteralmente suonata!
“Credevo di avere il costume più fashion, ma devo ricredermi.”
“Trovi?” Iniziavo a sentirmi un po’ in imbarazzo. Lanciai un’occhiata ad Heeron che assisteva divertito alla scena.
“Mi cara, davanti a te non hai solo l’essenza della stella Rigel, hai l’esperta di moda numero uno di tutta Estrellon!”
Che fortuna…
“Prima di ritrovarmi quassù passavo le mie giornate in Rodeo Drive a Beverly Hills. Vivevo lì in una villa stupenda con piscina, palestra privata, centro fitness  e tutto quanto mai potessi desiderare.” Sospirò. “Ed ora devo accontentarmi di questo mondo parallelo in cui non c’è neanche un misero salone di bellezza.”
Si, confermo: questa è suonata!
“Dai, vieni con me! Organizzeremo un mega party stellare per festeggiare la tua evoluzione!” Mi trascinò fuori dal giardino di Heeron. Mi voltai a guardarlo mentre sorrideva divertito e circondato dai dink: ogni attimo che passava mi sembrava più bello. Mi avevano messa in guardia sul fatto che fosse un farfallone, però credetemi, resistere al suo fascino mi riusciva sempre più difficile.
Britt non mi aveva mollata per un solo istante. Quando iniziava a parlare era un macinino: neanche prendeva fiato e non ti lasciava lo spazio per dire una sola sillaba! E facevo una gran fatica a seguire tutti i suoi ragionamenti!
“Isette! Isette ci sei?” Urlò bussando con vigore alla porta di una graziosa casetta dalla quale proveniva un profumino terribilmente invitante.
La porta si aprì e riconobbi la ragazza con i capelli corti e ricci che mi aveva offerto la tisana rilassante la prima sera che avevo trascorso qui. “Si, si ci sono, Britt! Ma devi sempre urlare così?”
Percepii un forte accento francese.
“Tesoro mio, mettiti ai fornelli! Stasera organizziamo una mega festa per la nostra amica Urania! Guarda, ha completato la sua evoluzione e il suo costume è quanto di più fashion  si possa pensare!”
“Oh, c’est fantastique! Venite, accomodatevi pure. Posso offrirvi qualcosa?”
Mi guardai intorno: sembrava di stare in paradiso! C’erano dolcetti e pasticcini ovunque e dal forno proveniva un delicatissimo odore di vaniglia…. Avevo già l’acquolina in bocca!
“Dunque tu sei Urania, il cielo stellato, giusto?”
“Eh? Ah, si. Piacere!”
“Isette di Antares, piacere mio.”
“Mamma mia, ma tu riesci a fare tutto ‘sto ben di Dio?”
“Lavoravo in una delle pasticcerie più famose di Parigi e le mie creazioni hanno conquistato un sacco di palati.”
“Lo credo bene…. Guarda qua!” Avrei voluto rimpinzarmi di tutto quello che mi si parava davanti. “Ehm, hai qualcosa al cioccolato?”
“Desolée Urania, qui ad Estrellon il cioccolato non esiste.”
“Cosa?!” Orrore! “Stai scherzando?!”
“ Sono riuscita a reperire quasi tutto quello che mi occorre per preparare le mie pietanze, ma niente che possa risultare simile al cioccolato.”
Tragedia.
Ho una sorta di dipendenza dal cioccolato e sapere che qui non ce n’è mi disintegra.
“Beh, non è la fine del mondo. Ci sono tante altre cose buone e…”
“Eh no! Io senza il cioccolato sono come un’auto senza benzina!”
Le ragazze mi guardavano a bocca aperta.
“Tesoro mio, il cioccolato fa ingrassare! Vuoi mettere su ciccia?”
“Chi se ne frega della ciccia! Ci penseranno gli allenamenti di Phaes a farmela perdere! A me il cioccolato mette di buon umore e non posso proprio farne a meno.
 Propongo di andare sulla Terra fingendo un controllo di routine e far incetta di calorie!”
Le due ragazze mi guardavano sempre più stupite.
“Beh? Cosa ho detto di così strano?”
Silenzio.
“Forza, andiamo!  Non verrete a dirmi che odiate il cioccolato ?!”
Le presi per mano e le trascinai fuori dalla casa di Isette.
Non so se erano del tutto convinte, ma mi assecondarono e ben presto, avvolte nelle sfere di luce, ci trovammo in aria sopra Tokyo.
Toccammo il suolo a pochi isolati da una delle migliori gelaterie e pasticcerie della città.
“Ehi, ehi, fermati! Andare in giro vestita così e con i capelli azzurri è troppo pericoloso!”
“Ne va della nostra incolumità.”
“Allora che si fa? Io voglio almeno 10 Kili di gelato al cioccolato.”
“Cosa?!”
“Ho bisogno di una buona scorta se ad Estrellon non ce n’è. Altrimenti devo venire qui ogni volta che….”
Le mie parole furono bruscamente interrotte da un sinistro boato proveniente dalla gelateria. Ci guardammo in faccia e senza dire niente ci avvicinammo all’ingresso del negozio.
No!
Impossibile!
I mostri succhia-sorrisi erano lì!
Avevano attaccato il gruppo di bambini che stava festeggiando il compleanno!
E la situazione stava precipitando rapidamente.
Dovevamo intervenire.
E subito.
 
 
 
 

 

Salve gente!
Non vorrei essere ripetitiva, ma ringrazio infinitamente tutte voi che leggete e recensite! *_* In particolare GrimmEspada03, Change_Your_Life e eppy.
Che mi dite di questo capitolo? Finalmente Urania ha completato la sua evoluzione ed ha incontrato due nuove amiche.
Vi piace il gelato al cioccolato? Io lo adoro! *_*
Alla prossima!!  

 

Ritorna all'indice


Capitolo 8
*** Questione di fiducia ***


QUESTIONE DI FIDUCIA
 

 
 
“Coraggio, molti de bambini sono già privi di sensi. Non c’è un minuto da perdere!”
“Britt, non possiamo attaccare qui dentro! Potrebbe essere pericoloso!”
La ragazza concordò. “Allora creiamo una sfera stellare di assorbimento, con quella potremo diminuire la loro energia.”
Très bien, poi dobbiamo farli uscire di lì.”
Io ero rimasta in disparte silenziosamente. Non avevo mai combattuto con le mie compagne; loro sapevano come muoversi e non volevo essere di intralcio.
 
Britt e Isette si posizionarono ai lati dell’ingresso della gelateria. All’interno le persone non ancora svenute erano impietrite dalla paura. Molti bimbi erano a terra con la faccia pallida, gli occhi spenti. Giacevano sul pavimento come foglie prive di vita.
Le ragazze portarono le mani davanti al petto con i palmi rivolti l’uno verso l’altro. Con gli occhi chiusi e la concentrazione al massimo evocarono il potere del proprio astro.
“Rigel Sphera!”
“Antares Sphera!”
Come quelle sfere di luce si materializzarono fra le loro mani, l’attenzione dei mostri si distolse dalle vittime. In un lampo Britt e Isette unirono le sfere da loro create in una più grande che controllavano sempre con il potere sprigionato delle mani.
Questa cominciò a creare un piccolo vortice che aspirava i mostri con un crescendo continuo.  Io me ne restai ad alcuni metri di distanza da loro, pronta ad intervenire in caso di necessità.
I mostri iniziavano ad indebolirsi, qualcuno fuggì portandosi dietro l’energia sottratta ai bambini scomparendo nell’oscurità; altri invece tornarono indietro pur facendo intuire di volersene andare. Probabilmente la misteriosa entità che li governava aveva imposto loro di proseguire nella lotta.
 
 
“Isette, ho la sensazione che la sfera sia quasi del tutto satura! Che facciamo?”
“Accidenti!” La ragazza si guardò attorno. “Allontaniamoci da qui! Tentiamo di farci seguire in quella piazzetta laggiù!”
“Urania, coprici le spalle!”
Indietreggiai e come due fulmini le mie compagne si fiondarono nella direzione indicata da Britt con cinque di quei cosi alle calcagna.  La sfera si era disintegrata, restituendo l’energia ai legittimi proprietari. All’interno della gelateria vidi una quindicina di persone, fra bambini e adulti, distese a terra. Nei volti di alcuni di loro stava tornando un tenue colore rosa.
Udii in lontananza le sirene delle ambulanze.
Bene, i soccorsi stavano arrivando.
 
Raggiunsi velocemente Britt e Isette. Erano circondate dai mostri. Schiena contro schiena, avevano eretto una sorta di barriera per proteggersi dal potere negativo. Mi resi ben presto conto che la loro difesa non era perfettamente efficace, poiché impediva loro di attaccare. Una avrebbe dovuto lasciare la difesa per preparare la contromossa. Ma erano due contro cinque.
E la loro forza iniziava a dare segni di cedimento.
Toccava a me.
Congiunsi le mani concentrando l’energia stellare attorno a me. Nella mia mente si affacciò il ricordo remoto del Vento delle Stelle, capace di spazzare via il nemico. Dovevo assolutamente evocarlo.
Nelle mie mani percepivo attimo dopo attimo l’energia in un crescendo continuo.
Ed eccola finalmente!
“Ventus Stellaris!!!”
Aprii di scatto le mani dalle quali si sprigionò un’impetuosa tempesta che spazzò via i mostri liberando le mie amiche dall’assedio.
Avemmo giusto il tempo di riprendere fiato quando quei cosi maledetti puntarono di nuovo verso di noi a velocità supersonica. Britt e Isette riuscirono a schivarli. Io no. Li avevo addosso, sentivo il mio corpo prigioniero del loro potere oscuro e schiacciato al suolo. Il mio respiro iniziava a farsi più affannoso, non ero capace di liberarmi. Esattamente come quella volta in cui con me c’era Heeron.
All’improvviso tre fulmini dissolsero i mostri e sentii di nuovo l’aria nei miei polmoni. Alzai gli occhi verso il cielo e vidi qualche sporadica nuvoletta addensarsi in un unico punto. Era tutto ciò che restava del nemico di stasera.
Ma vidi dell’altro: al centro di quello strano addensamento scorsi una figura femminile dalla quale provenne una voce cupa e sinistra: “Sei tornata, Cielo Stellato. Ma non mi fai paura. Oskar e Shelia credevano di avermi annientata, ma sono di nuovo qui e non ti farò sconti.” Ne seguì una risata colma di negatività e odio.
Poi tutto svanì nella notte.
 
Restai impietrita, seduta a terra, con gli occhi vitrei rivolti verso l’alto.
 
Era quello il nemico allora?
 
Quell’entità misteriosa che dirigeva i mostri succhia-sorrisi?
 
Ed era la causa della scomparsa dei miei genitori?
 
In me qualcosa si mosse: le lacrime.
 
Ne sentii scendere una, poi un’altra ed un’altra ancora.
 
 
Avevo visto colei che aveva ucciso mio padre e mia madre.
 
Un singhiozzo.
 
Non riuscivo a staccare gli occhi dal cielo.
 
Un altro singhiozzo.
 
Avevo come la sensazione che qualcuno mi stesse chiamando, ma ero come imbambolata e ciò che mi stava attorno per me non esisteva.
 
 
Non so per quanto minuti rimasi in questa sorta di trance.
Poi qualcuno mi tirò due sberle e ripresi il controllo di me.
Mi voltai: riconobbi Marik.
“Accidenti a te Urania! Vuoi farmi prendere un colpo?!”
Non risposi.
“La battaglia è finita, i mostri se ne sono andati e nessuno si è fatto male.”
Silenzio.
“Urania, mi senti? Stai bene?”
“Io….l’ho vista.”
“Chi hai visto?”
“Quella che comanda ai mostri… La nostra nemica…”
Marik, Isette e Britt si guardarono incredule. Loro non avevano visto né sentito niente.
Ma io si.
 
 
Mi aiutarono ad alzarmi e sorreggendomi, tornammo nei pressi della gelateria. Le persone ferite erano state quasi tutte trasportate in ospedale. Il nostro intervento repentino aveva scongiurato il peggio.
“Adesso mi dovete spiegare come facevate ad essere già qui prima ancora che Zac ci avvisasse dell’attacco!”
“Ehm… diciamo che è stato un caso.”
“A dire il vero siamo venute a cercare delle cose per organizzare una festa e….”
“E c’era bisogno di venire sulla Terra senza uno straccio di protezione e senza avvisare nessuno?!”
“E’ stata colpa mia Marik, loro non c’entrano.” Con un filo di voce mi feci avanti. “Io volevo solo del gelato al cioccolato e visto che ad Estrellon non ce n’è, le ho portate con me qui sulla Terra. Non pensavo che… che…”
Marik sospirò. “Tesoro mio, ogni volta che ti allontani da Estrellon devi avvertirci, in modo tale che possiamo intervenire in caso di attacco. E ricordati sempre di portare con te un ramoscello del tuo fiore, quello che ti ho dato Heeron. In quel modo puoi amplificare il potere ed avere molte più possibilità di successo. Senza sei troppo vulnerabile.”
“Perdonami, ti prego… Perdonatemi tutte amiche mie… Io non volevo mettervi nei guai.”
Quello che sentivo in me era molto più che amarezza. Avevo messo in pericolo Britt e Isette per uno stupido capriccio.
Evidentemente non ero ancora nelle condizioni di affrontare quella battaglia.   
 
Ad ogni modo le ragazze, prima di rientrare ad Estrellon, si procurarono una buona scorta di gelato al cioccolato ed organizzammo quella festicciola  ideata da Britt.
Lì ebbi l’occasione di conoscere meglio anche le altre due stelle con cui ancora non avevo avuto il piacere di scambiare due chiacchiere: Haya e Michelle, detta Michie.
Haya era un’eccellente ballerina e non si fermò un solo istante quella sera. Era un vero ciclone di vitalità e riuscì a trascinarmi nelle danze nonostante il mio umore sotto terra.
Michie invece era una di quelle ragazze perennemente con la testa fra le nuvole, immersa nei sogni e nelle romanticherie dalla mattina alla sera.
 
La festa andava avanti, il gelato al cioccolato stava finendo rapidamente. Heeron e Zac ne avevano mangiato da far paura! Io ne assaggiai solo un po’, ero troppo amareggiata anche per abbuffarmi su ciò che mi piaceva di più.
Li lasciai tutti nel bel mezzo del divertimento ed uscii fuori per prendere una boccata d’aria. Non lo feci per cattiveria, avevo solo bisogno di stare da sola per un po’ a riflettere. Mi sedetti sul bordo della fontana guardandomi attorno. Temevo da un momento all’altro di aprire gli occhi e scoprire che quel mondo era tutto un sogno, esattamente come volevo credere all’inizio di tutta questa storia. Ad un tratto un piccolo dink si avvicinò a me. Alzai il dito indice della mia mano destra molto lentamente e lui lo sfiorò delicatamente. Quel piccolo ed innocente gesto mi strappò un sorriso. Lui reagì con una scintilla di luce. Poi con un guizzo si innalzò verso l’alto come se qualcosa lo avesse spaventato. Mi voltai e vidi Heeron avvicinarsi a  me.
“Che c’è? La festa ti annoia?”
Scossi la testa. “Ho solo bisogno di tranquillità.” Feci una pausa. “Sai, non so se sarò capace di affrontare tutto quello che mi si chiede. Insomma, oggi ho messo a repentaglio l’incolumità di Britt e Isette per una stupidaggine…”
“Ma sei riuscita anche a cavartela, o sbaglio?”
Piegai l’angolo destro della bocca in un sorrisetto, senza rispondere.
“Mi rendo conto che non è facile abituarsi a questa situazione, ci vuole un po’di tempo ma vedrai che tutto si aggiusterà. Abbi fiducia in te.”
Mi voltai verso di lui, verso quel viso meraviglioso su cui splendeva un sorriso luminosissimo che da solo faceva brillare l’aria intorno a noi. Mi sentii incendiare le guance ed i battiti del mio cuore acceleravano sempre di più.
Ecco, quello poteva essere uno dei buoni motivi per cui era valsa la pena di venire qui. Nella mia vita sulla Terra non avevo mai dato troppo spazio a certi sentimenti come l’amore, tanto ero presa dai bambini della casa famiglia… Ma da quando avevo incontrato lui, non lo so, tutto mi pareva diverso. Non so se facevo bene a dare ascolto a quella vocetta  che sentivo nel cuore. Quando hai a che fare con tante persone lasciate a se stesse hai mille dubbi in testa e prima di fidarti e di lasciarti andare ce ne vuole.
 
Heeron si sedette accanto a me e iniziò a raccontarmi di lui.
“Avevo deciso di fare un viaggio attorno al mondo con i miei amici una volta concluse le scuole. Ci eravamo impegnati a metter da parte i soldi necessari e a pianificare tutto quanto: saremmo andati in Australia a fare surf su quelle onde gigantesche per poi affrontare quelle delle Hawaii…. Poi tappa obbligatoria in Sud America, magari un salto in Egitto, in qualche capitale europea, in Russia o che so io… A noi bastava qualsiasi località in cui ce la potessimo spassare con il divertimento sfrenato e qualche bella ragazza!” Fece una lunga pausa senza distogliere per un attimo lo sguardo dal cielo. “E invece notte dopo notte presi coscienza di quello che veramente mi aspettava. Il mio sonno…. Voglio dire… quelle poche ore di sonno che mi concedevo, erano tormentate da strani incubi. Vedevo un giardino abbandonato a se stesso e sentivo una voce che mi implorava di farlo rinascere.” Rise. “Dovevo farlo rinascere io che non avevo mai preso neanche un innaffiatoio in mano! Credevo fosse una bufala e non diedi peso a questa richiesta. L’unica cosa che mi interessava era partire per quel viaggio. Un giorno però, uscendo dalla doccia, mi guardai allo specchio e vidi i miei capelli diventare di un colore violetto. E nello specchio vidi Zenit. Cacciai un urlo spaventoso! Il venerabile mi spiegò tutto quanto e come prima reazione pensai ad uno scherzo di uno dei miei amici con i quali mi ero sbronzato la sera precedente. Con il passare delle ore però presi consapevolezza di quello che si stava risvegliando in me. Io sono l’essenza della Galassia alla quale apparteniamo e detengo il potere della rinascita e della creazione delle piante magiche legate alle stelle.” Si voltò verso di me sorridendomi. E in quel momento capitolai definitivamente. “All’inizio non è stato facile neanche per me dover rinunciare a quel viaggio e a tutte le allettanti previsioni di divertimento, ma con il passare del tempo ci sono riuscito e sono certo che ci riuscirai anche tu.”
Lo fissai. “Tu credi?”
“Certo.” Annuì con la testa chiudendo per un istante quei profondi occhi verdi. “Io ho fiducia in te. Io come tutti gli altri.”
“E non temi possa deludervi?”
“No. Nel modo più assoluto.”
I nostri volti si illuminarono istantaneamente e in quel momento ebbi come la percezione che fra noi due esistesse un qualcosa di speciale, un legame nascosto oltre le stelle.  Non so cosa mi trattene dall’avvicinarmi a lui, il mio cuore mi urlava di abbracciarlo, di toccare quei capelli e fare mie quelle labbra dalle quali uscivano parole  dolci come il miele.
Si alzò, mi prese per mano e tornammo dentro con gli altri.
 
Quella sera la cosa per me più importante fu la nettissima sensazione di non essere sola, di avere tante persone accanto su cui fare affidamento, persone che mi volevano bene e alle quali io volevo bene, che credevano in me e per le quali dovevo tirare fuori il meglio senza lasciarmi abbattere dalle difficoltà.
Dovevo insomma fare quello che fino ad allora non ero stata capace di fare: credere in me stessa.
 
 
 
 
 

 

Credere in me stessa è una cosa che io non sono mai riuscita a fare….
Urania ci riuscirà?
 
Il nemico ha fatto la sua prima apparizione e state sicure che non sarà la sola.
E poi c’è il nostro Heeron che ha fatto definitivamente capitolare Urania e che ha svelato qualche retroscena della sua vita prima di Estrellon.
Secondo voi manterrà la stoffa del Dongiovanni o piano piano si lascerà conquistare dall’amore vero?
 
A presto!
E di nuovo infiniti ringraziamenti a chi passa e soprattutto a chi commenta!
  

 

Ritorna all'indice


Capitolo 9
*** Le lacrime di Vega ***


LE LACRIME DI VEGA
 
 
“Haya, Britt e Hory si mettono lì, mentre io e Phaes attacchiamo. Voi restate un po’ più indietro ed evocate la barriera protettiva. Dobbiamo testarne la resistenza.”
Detto questo Marik creò un potentissimo fascio di energia stellare e Phaes si librò in aria ricadendo verso il suolo avvolta da un’intensa luce che la faceva somigliare ad una cometa. Haya evitò prontamente gli attacchi con un agile balzo e contrattaccò con una pioggia di scintille; Britt portò le mani in avanti materializzando uno scudo di energia che resistette al colpo sbalzandola indietro di alcuni metri; Hory descrisse dei cerchi di plasma stellare che trattennero per qualche istante, intrappolandoli, i colpi delle compagne che però poi ebbero la meglio.
Io, Isette e Michie ci proteggevamo dietro le nostre barriere. Devo dire che erano piuttosto efficaci considerando il notevole livello di energia prodotto!
“Bene, ottimo lavoro. Ora attaccheremo voi, mentre Hory, Haya e Britt verificheranno la loro difesa.”
Di nuovo Marik e Phaes riprodussero gli stessi colpi di prima.
Isette, con dei rapidissimi movimenti delle mani, materializzò una fitta rete con la quale imprigionò parte dei colpi; Michie produsse una scarica luminosa che si andò a scontrare con le altre; io riuscii ad evitare il tutto saltando come non avevo mai fatto prima. Evidentemente gli allenamenti di Phaes stavano dando i loro frutti!
“Ok. Stiamo facendo progressi. C’è una cosa però che non va: Urania, tu hai solo evitato gli attacchi senza sferrarne alcuno.”
E’ vero. Mi ero limitata solo a non essere colpita. Mi morsi il labbro inferiore, come se quel gesto potesse aiutarmi a capirne il motivo. Le mie amiche, nonché compagne di avventura, mi guardavano.
“Ragazze, riproviamo per favore.”
Phaes si preparò all’attacco. Di nuovo la schivai, ma non fui abbastanza veloce da contrattaccare. Dopo di lei fu la volta di Haya che mi scagliò contro la sua pioggia di scintille. Fui colpita ad una gamba e anche questa volta non fui capace di concretizzare altro. “Ancora! Attaccatemi!” Volevo farcela a tutti i costi!
A quel punto vidi avventarsi su di me scariche di potere a ripetizione. Rotolandomi a terra, saltando e divincolandomi più possibile riuscii a non essere quasi mai colpita in modo serio o preoccupante. Ma dovevo trovare il modo di concludere qualcosa anch’io. Poggiai le mani a terra approfittando di un attimo di tregua ed invocai il potere dell’Onda Celeste. Dal mio corpo si propagò un violento colpo simile allo spostamento d’aria generato da un’esplosione. Quando alzai la testa, le ragazze erano tutte a terra.
Non credevo di aver fatto tanto!
Ai margini dell’area dei nostri allenamenti vidi Heeron e Zac che ci stavano osservando. Tenevano in mano un mini computer (o quello che poteva essere) con cui tentavano di acquisire ed analizzare dati ed informazioni utili a potenziarci.
Come tutto si calmò e tutte furono di nuovo in piedi, i ragazzi si avvicinarono. Zac prese la parola. “Niente male. Niente male davvero! I vostri attacchi stanno aumentando di intensità giorno dopo giorno e…” digitò velocemente “ecco qua: con questo incantesimo dovreste riuscire a creare una rete protettiva più efficace.”
“E’ un incantesimo di unione?”
“Esattamente. La rete di Isette con la pioggia di scintille di Haya e lo scudo di Britt possono dar vita ad un muro energetico tenuto saldamente insieme dalla polvere stellare emessa dai vostri fiori.”
“E a quel punto noi possiamo attaccare, giusto?”
“Si, ma dovete essere rapide e precise. Un minimo cedimento potrebbe costarvi caro. Devo ancora studiare il tutto per individuare i punti deboli, per cui proporrei di simulare un attacco, così posso recuperare i dati che mi servono.”
Ci allontanammo da loro per prendere  le nostre posizioni di battaglia.
Faticavo a seguire tutti i discorsi di Zac….
“Urania, tu mettiti qui per il momento.” Mi voltai verso di loro. Heeron mi stava fissando, i suoi occhi parevano diversi dal solito. Si avvicinò a me, porgendomi un fiore della mia pianta. “E’ sbocciato stamani e credo significhi un nuovo potere per te. Volevo dartelo di persona…”
Le nostre dita si sfiorarono.
Era tutto così magico…
“Ah-ehm! Chiediamo scusa, piccioncini. Possiamo procedere?”
Tornammo bruscamente alla realtà.
Presi la mia posizione di attacco mentre le altre si disposero secondo le indicazioni di Zac.
Appena tutto fu pronto, invocai il potere supremo del cielo stellato, uno dei miei attacchi più potenti. Se fossero riuscite a respingerlo, il nemico era quasi sicuramente spacciato.
Come scagliai il colpo, percepii solo un bagliore indescrivibile ed un’emissione di energia mai raggiunta prima di allora. Evidentemente il fiore che mi aveva donato Heeron era riuscito ad amplificare ulteriormente l’intensità del mio attacco.
 
Attesi che tutto tornasse alla normalità, poi aprii gli occhi. Le mie compagne erano a terra, la loro barriera non aveva resistito.
Mi portai le mani alla bocca dallo spavento. Cosa avevo fatto?!
Phaes si alzò. “Ehi, di’ un po’. Da dove salta fuori tutta questa energia?”
“Confessa: vuoi metterci ko per avere Heeron tutto per te?”
Mi sentii incendiare! “Michie, che ti salta in mente?!”
Heeron se la rideva di gusto.
“Urania, un’altra botta così e il nemico è fregato!” Zac continuava ad analizzare i dati acquisiti durante la simulazione di poco fa. “Al prossimo combattimento dovrai essere in grado di dare loro il colpo di grazia e….”
Zac non terminò la frase perché fu interrotto dal suono proveniente dal trasmettitore che portava con sé. “Accidenti! Emergenza in corso ragazze!”
“Dove?”
“Andiamo in laboratorio, potrò essere più preciso!”
Giungemmo a destinazione. Il segnale ultradimensionale  trasmesso dalle essenze di stella minori era già stato captato dagli strumenti. Zac li concentrò nel computer del telescopio che prontamente si mosse per catturare le immagini e visualizzarle sullo schermo.
Michie sbiancò. “Santo Cielo… No!!”
Ci voltammo verso di lei.
“Quella è il Queen Victoria Institute! E’ quella che frequentavo io quando ero a Londra” fece una pausa “e dove Harry lavora come assistente…” I suoi occhi verdi iniziavano a gonfiarsi di lacrime. Appresi che Harry era il ragazzo di Michie dal quale si era dovuta allontanare per venire ad Estrellon. Da allora non l’aveva più visto.
“La situazione è critica, dovete partire all’istante.”
Michie tremava. Il solo pensiero che Harry, il suo Harry, potesse essere preda del nemico la stava divorando.
L’abbracciai. “Stai tranquilla, sono sicura che non gli è successo nulla. Ora andiamo lì e sistemiamo tutto.” Non ero un asso nel dare coraggio alla gente. Michie mi guardò e in qualche modo si fidò delle mie parole.
“Stelle del Cielo! Lumines!”
La luce delle Stelle ci avvolse, assorbimmo il potere dei fiori di Heeron e in un lampo eravamo in aria sopra Londra.
Raggiungemmo rapidamente l’edificio in cui i mostri stavano facendo incetta di energia.
“Haya e Phaes attaccheranno dal tetto. Isette darà vita ad una fitta rete per tentare di intrappolare il nemico e Britt la renderà più forte con le sue barriere stellari.”
Tutte quante annuirono e presero le loro posizioni.
“Hory, noi due entreremo da quell’ingresso laggiù poi…”
“Lì ci vado io.”
“Michie…”
“Conosco questa scuola come le mie tasche, compresa ogni via di fuga e se Harry è in pericolo voglio essere io disintegrare quei mostri.”
La dolce Michie dai biondi capelli aveva la grinta e la determinazione di una leonessa.
Si catapultò dentro senza che potessimo fermarla. Le corremmo dietro ed entrammo nell’enorme corridoio della scuola giusto un attimo dopo di lei. Aveva gli occhi gonfi di lacrime e rabbia.
Un gruppo di ragazzi feriti era bloccato con le spalle al muro, davanti a loro tre esseri stavano assorbendo la loro energia. La ragazza prese il suo fiore, lo strinse fra le mani e prese la posizione di un arciere: dove prima c’era la pianticella ora brillava una stella che avvolgeva di luce giallastra l’aria circostante. Michie prese la mira, notai che le sue gambe tremavano: un minimo errore di traiettoria ed avrebbe colpito irrimediabilmente i ragazzi. Troppi erano i ricordi e le emozioni che la legavano a quel posto. Forse non doveva affrontarli lei, forse era chiederle troppo, ma Hory mi lasciò intendere che fermarla sarebbe stato peggio.
Quando stava per scoccare il colpo, dalla scalinata a sinistra piombarono migliaia di pezzettini di vetro provenienti dalle  grandi finestre del lucernario. E ad accompagnarli altre persone terrorizzate.
Fra cui Harry.
Capii che era lui perché Michie diventò bianca come un cadavere. Lo vide cadere a terra con la testa macchiata di sangue. Su di lui stava per avventarsi un mostro che emetteva suoni orrendi da quella sorta di bocca e che si stava apprestando ad impossessarsi dei suoi ultimi barlumi di energia.
La ragazza abbassò le braccia. Vidi le sue ginocchia piegarsi.
Si lasciò cadere a terra e quasi istantaneamente fu colpita. Nonostante la botta, si catapultò su quella creatura che stava lentamente annientando la sua ragione di vita, gli piantò fra le antenne la stella prodotta dal fiore e lottando fino allo sfinimento, riuscì a liberare Harry dalle grinfie del mostro.
Contemporaneamente Marik aveva creato una cintura di luce con cui tentava di stritolare gli altri mostri. Sfoderò una forza impressionante: riusciva a trattenerne tre tutti insieme. Fra i suoi capelli brillava una delicata pianticella simile al giglio.
Hory invece le copriva le spalle, difendendola con il suo possente scudo energetico. Anche lei, appeso alla cintura, aveva un fiore.
Dal piano di sopra giunsero Phaes e Haya vittoriose, avevano raccolto tutte le persone presenti, anche quelle che purtroppo erano rimaste ferite.
Britt e Isette avevano concentrato in un angolo altre creature.
Insomma, avevamo circoscritto il nemico più o meno in un unico ambiente.
Uno però era sgattaiolato via e si stava avventando su Michie che teneva Harry fra le braccia. La mia amica non se n’era accorta, aveva occhi e cuore solo per lui.
Dovevo impedire che accadesse loro qualcosa! Balzai su di loro spingendoli via con tutto il fiato che avevo in corpo, ma fui colpita. Il mio viso era a non più di dieci centimetri da quel coso orripilante. Tentai con tutte le mie forze di liberarmi dall’oppressione di quel corpo informe, quando all’improvviso in quella che poteva considerarsi la faccia, apparve una sagoma. Volevo sbagliarmi, ma era quella che avevo visto la sera dell’attacco alla gelateria.
“Ci incontriamo di nuovo, Cielo Stellato.”
“Chi sei?! Cosa vuoi da me?!”
Rise con perfidia. “Lo scoprirai presto, molto presto.”
E svanì riportandomi faccia a faccia con il mostro.
Sentivo il respiro morirmi in gola, quell’essere mi terrorizzava troppo.
I miei arti erano paralizzati. Evidentemente durante quel breve colloquio un po’ della mia energia era stata catturata….
Non saprei spiegarvi come, ma nel mio cuore sentii una voce: “Urania, ascoltami bene: concentrati sul fiore che ti ho dato prima di partire e richiama a te il potere del dissolvimento!”
“Heeron!” Era lui che mi stava parlando da Estrellon!
Feci immediatamente come mi aveva suggerito e in un secondo ero libera dalla presa dell’essere.
Marik ci richiamò: “Attacco di convergenza stellare!!!”
E come guidate da un istinto misterioso, ci posizionammo tutte, tranne Michie che non riusciva ad allontanarsi da Harry, per sferrare il colpo che con un fascio accecante pose fine alla lotta.
 
Anche questa battaglia era vinta.
Ma sul campo erano rimaste troppe persone ferite.
 
Michie non aveva mai lasciato Harry. Il ragazzo non dava segni di vita. Le ferite alla testa dalle quali era uscito molto sangue e l’energia assorbita dai mostri gli erano stati fatali.
Vedere la nostra amica chiamarlo, accarezzarlo, baciarlo inutilmente era una cosa straziante.
“Amore mio…. Rispondimi ti prego….” Di nuovo una carezza. “Apri gli occhi… ti scongiuro…. Non mi lasciare così…. Non puoi farlo amore mio…”
Niente.
Harry giaceva fra le sue braccia.
Immobile.
Michie lo strinse forte a sé affogando nella più nera disperazione.
Non poteva accettare la fine del ragazzo che amava!
Lo baciò come se potesse risvegliarlo da quel maledetto sonno.
La testa del ragazzo era reclinata all’indietro, gli occhi chiusi, il viso sporco di sangue.
Lo sguardo della nostra amica era quanto di più doloroso avessi mai visto.
 
Dai suoi occhi verdi ad un tratto uscì una lacrima. Non era una lacrima come le altre, mi pareva di scorgere al suo interno una minuscola scintilla. Forse mi sbagliavo?
Quando quella lacrima toccò il volto di Harry, si generarono una serie di onde che lentamente fecero scomparire dal corpo del ragazzo i segni della fine. Le sue guance stavano riassumendo il tipico colore rosato ed ebbi come la percezione che nei suoi polmoni fosse tornata di nuovo l‘aria.
“E’ il potere delle Lacrime di Vega….”
Guardai Marik, interrogandomi sulle parole che aveva appena sussurrato.
“Si sviluppa solo in casi eccezionali e non è una cosa facile da ottenere. Il grande dolore per la perdita del suo ragazzo ha fatto si che l’essenza della stella Vega si sciogliesse donandole il potere della vita.”
“Quindi Harry si salverà?”
“Guarda tu stessa.”
Michie sorrideva fra le lacrime: lui la stava guardando, aveva gli occhi aperti.
Era vivo.
Con un filo di voce le chiese “Chi sei?”
E lei “Sono la tua stella.”
Lo baciò dolcemente prima di doverlo lasciare sul serio alle cure dei medici che nel frattempo erano sopraggiunti.
Si ricongiunse a noi mantenendo gli occhi fissi su di lui. Non se ne sarebbe mai voluta andare, avrebbe dato l’anima per poter stare ancora con lui.
Ma non poteva.
 
Non poteva neanche rivelargli il suo segreto, come non poté fare quella sera in cui si congedò da lui.
Avrebbe perso istantaneamente tutto il potere dell’essenza di Vega.
E non poteva permetterselo.
Ad ogni modo Harry era vivo, lei lo aveva strappato ad una fine ingiusta.
E quando quell’assurda battaglia sarebbe giunta al termine, il loro amore avrebbe brillato di nuovo come le stelle più luminose del cielo.
 
 
 
 

 

So che negli anime solitamente non accade, però ho voluto inserire una guest star e spero non vi dispiaccia. Suppongo che molte di voi l’abbiano riconosciuto….
E’ un piccolo omaggio a certe amiche che con le loro recensioni mi stanno dando una grande spinta emotiva ad andare avanti in questa storia. (Senza di loro probabilmente avrei già lasciato….)
 
Che mi dite di questo capitolo? Sono riuscita a descrivere in modo accettabile la battaglia?
Ringrazio fin d’ora tutti quelli che passeranno e lasceranno un commento.
A presto! ; ) 

 

Ritorna all'indice


Capitolo 10
*** Una nuova strategia ***


UNA NUOVA STRATEGIA

 
Isette aveva preparato una delle sue irresistibili torte per festeggiare l’acquisizione da parte di Michie del potere della vita. Eravamo tutti seduti attorno a quel tavolo intenti a gustarci quella meraviglia.
Negli ultimi giorni per fortuna non c’erano stati attacchi da parte del nemico e questo ci aveva permesso di rilassarci un po’.
La mia mente però era invasa da un pensiero che si ripresentava puntualmente ogni sera prima di andare a dormire: chi era quella figura femminile che avevo visto solo io nelle ultime due battaglie?
Confesso che iniziavo ad avere paura sul serio.
Avevo chiesto udienza al nobile Zenit nella speranza che mi potesse aiutare a capire.
Ero talmente assorta nei miei pensieri che non avevo fatto caso a quello che mi era stato appena messo nel piatto.
“Urania… Urania!!”
“Eh?! Chi… cosa… c’è?”
“Capisco che sei innamorata, ma visto che quasi ci abbiamo lasciato le penne per procurartelo, potresti almeno assaggiare questo gelato al cioccolato!”
Quando Britt mi sparava conto quelle battutine, l’avrei presa per il collo.
Le lanciai un’occhiataccia mentre notai Heeron con un sorrisetto malizioso.
“E dov’è che avresti lasciato quasi le penne?”
“Io e Phaes abbiamo fatto una capatina dalle mie parti, a Beverly Hills. Sentivo un po’ la nostalgia di casa….” Sospirò. “E già che eravamo lì ti abbiamo preso il gelato dopo aver sistemato un paio di mostriciattoli.”
“Hm, ottimo. Non c’è che dire.” Effettivamente era una bomba!
“Fammi assaggiare!”
Heeron si avventò su quella coppetta come se non avesse mangiato per anni.
“Ehi! Giù le mani dal mio gelato!!”
“Dai, dammene un po’, non fare l’avara…”
Proteggevo quel gelato come fosse un tesoro prezioso, facendo scudo con il mio corpo.
Se ne accorse ed ebbe la maledettissima idea di farmi il solletico sperando che lasciassi la presa. Era molto difficile resistere ai rapidi movimenti delle sue dita che si andavano ad intrufolare in punti ben precisi del mio corpo e che mi provocavano un mix di brividi, solletico e pizzichi innocenti. Tentai di divincolarmi più che potevo, mentre sentivo le risa degli altri che mi accompagnarono sul pavimento quando persi l’equilibrio e finii a terra con Heeron sopra di me.
“Idiota! Ora il gelato è completamente andato!!”
Quello rideva senza sosta. “Ah ah ah! Dovresti vederti! Ne hai fin sopra i capelli! Ah ah ah ah!”
“Se no ti togli di mezzo io…!”
“Va bene, va bene! Lascia che prima ti aiuti a pulirti un po’…”
E dette queste parole avvicinò la bocca alla base del mio orecchio e sfiorò la mia pelle con un dolcissimo bacio.
E potete immaginare i commenti dei presenti.
Mi sentii come se avessi infilato un dito nella presa della corrente. Quello che mi attraversò il corpo era un insieme di scariche elettriche miste a brividi di freddo, crampi allo stomaco e quanto di più assurdo vi passi per la mente.
Quando quel contatto, durato pochi ma interminabili secondi, finì lo guardai negli occhi che stavano ad un palmo dai miei e vi lessi una buona dose di soddisfazione.
Ah si? Si sentiva bravo per quello che aveva fatto?!
Socchiusi i miei occhi riducendoli a due sottili fessure e gli sussurrai “Riprovaci e sei morto.” Gli pizzicai la pancia con l’intento di fargli male e ci riuscii perfettamente dalla smorfia che gli fece piegare la bocca. Mi alzai in piedi e lo lasciai lì senza rivolgergli una parola.
 
Uscii fuori.
Guardai i palmi delle mie mani.
Perché gli avevo fatto quello?
In fondo Heeron mi piaceva.
Quel bacio mi aveva incendiata come mai era accaduto prima, segno evidente che la cosa non era poi tanto male …
E allora?
Perché lo avevo fatto?
Forse perché nei suoi occhi non avevo letto quello che speravo, ma solo soddisfazione ed appagamento per aver raggiunto il suo scopo.
L’amore mi spaventava, sapevo che faceva soffrire se preso come un gioco.
E le ragazze mi avevano messa in guardia: Heeron adorava fare il Dongiovanni, lui stesso in fondo me l’aveva detto quando mi parlò del viaggio intorno al mondo che voleva fare con i suoi amici per darsi al divertimento sfrenato. Lui non era fatto per le storie serie e se io cercavo quello in un ragazzo, dovevo guardare altrove.
Facile a dirsi…
Da quel giorno in cui mi era caduto addosso per rincorrere i dink non avevo fatto altro che pensare a lui.
 
Nei giorni successivi cercai di evitarlo il più possibile, non avrei saputo come affrontarlo dopo quella sera.
Continuavo i miei allenamenti con Phaes in attesa che il nobile Zenit mi concedesse l’udienza che avevo richiesto.
Il nemico stranamente non si era più fatto vivo.
Che stesse pianificando qualcosa?
Zac scrutava in continuazione con il suo telescopio così come le stelle minori tenevano sotto controllo ogni cosa.
Tutto era tranquillo.
 
Ma ogni sera, prima di andare a letto, mi veniva da guardare fuori dalla finestra, osservare il cielo di quella dimensione parallela di cui facevo parte. Ricordavo come mi perdevo in fantasie quando ancora stavo alla casa famiglia, quando iniziavo a raccontare storie ai bambini per farli addormentare…. Chissà come stavano.
Da quando avevo raggiunto Estrellon non avevo avuto più notizie di loro, né della direttrice Susanne.
Mi mancavano.
In fondo sono sempre stati la mia famiglia.
 Avrei dato non so cosa per rivederli anche solo per un istante.
Mentre stavo per chiudere la finestra vidi come per incanto l’edificio che ospitava il laboratorio di Zac. Ma certo! Con quel telescopio forse poteva farmeli vedere!!
 O quanto meno poteva avere qualche strano marchingegno utile al mio scopo!
Con il cuore colmo di speranza uscii di casa e in fondo al vialetto che conduceva alla fontana notai un folto gruppo di dink piuttosto agitati.
Mi fermai a debita distanza per non spaventarli ulteriormente.
Se la memoria non mi ingannava, era un segnale di pericolo imminente.
 
“Ah, meno male che qualcuno sveglio ancora c’è!”
Mi voltai e vidi sbucare Heeron da dietro la fontana. Era l’ultima persona che desideravo incontrare.
Non gli risposi.
“Ho avuto un messaggio da Zac.” Consultò un apparecchietto molto simile ad un orologio da polso. “Ha captato qualche presenza negativa nei pressi della Scuola Hikawa, ma non hanno ancora attaccato.”
“Hm. E cosa può voler dire?”
“Forse stanno monitorando l’ambiente per sferrare un attacco.” Mi fissò. “E credo sia opportuno andare a dare un’occhiata.”
“Tu ed io? Adesso?!”
“E quando altrimenti?!”
“Non potresti andare tu da solo?”
“Non essere ridicola. Il mio potere non è efficace contro i mostri. Ci vuole una stella. O meglio ancora il cielo stellato.”
Spiritoso…
Mi prese per mano, indossò quel mantello di smeraldo, impugnò la spada e in un batter d’occhio eravamo in alto sopra la città. Ed io di nuovo ero stretta fra le sue braccia.
Giunti nei pressi dell’entrata principale della scuola, notammo qualche ombra furtiva aggirarsi nel cortile. Era come se tentassero di immettere qualcosa nei muri.
“Guarda guarda quei furbacchioni! Hanno cambiato strategia.”
“Cioè?”
Toccò tre volte l’impugnatura della spada che visualizzò davanti ai nostri occhi una proiezione dei mostri e del loro potere. “Vogliono fare in modo che siano le pareti della scuola ad assorbire l’energia dei sorrisi al posto loro. Vedi?” Indicò dei punti ben precisi in cui notavo molto bene l’altissima concentrazione di oscurità.
“Fortunatamente si sono mossi durante la notte, così possiamo intervenire prima che arrivino gli studenti.”
“Hai qualche idea?”
“Forse.” Si voltò verso di me. “Ma gran parte del lavoro spetta a te. Il mio potere può fare poco in questa situazione.”
“Ho capito. Credo ci voglia uno degli incantesimi di purificazione.”
“Esattamente. Prendi il tuo fiore.” Estrasse da una tasca un ramoscello della mia pianta e me lo porse.
“Oh, lo avevi con te?”
“Porto sempre volentieri con me ciò che mi piace.” Mi strizzò l’occhio.
“Deficiente. Anche in questa situazione non sei capace di fare la persona seria!”
“Sto solo cercando di farmi perdonare per averci provato con te in modo sbagliato.”
“Beh, non mi sembra né il luogo né il momento adatto!”
“Dai, prendi il fiore e intervieni. Litigheremo dopo!”
Gli feci una bella linguaccia e con un balzo giunsi a poca distanza dai mostri. Non appena mi videro, si catapultarono  su di me e mi circondarono. Stavo per scagliare contro di loro il Vento delle Stelle, quando a pochi passi da me si materializzò quella figura femminile. Era completamente avvolta nell’oscurità e non potevo scorgerne i tratti. Ma la sua voce, quella si che la sentii distintamente. “Non avrai vita facile, Cielo Stellato. E’ stato un grave errore per te rispondere alla chiamata della tua essenza. Avresti fatto meglio a restare dov’eri. Ma sei ancora in tempo: rinuncia al tuo potere e non ti accadrà niente.”
“No! Mai!” Scagliai contro quella figura una scarica di energia che rimbalzò su di lei per poi colpirmi in pieno.
Caddi a terra e quella rideva con malvagità. “Dammi retta, arrenditi!”
“Ma chi diavolo sei tu?!”
“Questo non ha importanza. Ricordati che come ho sconfitto i tuoi genitori, sconfiggerò anche te e porterò via tutte le persone a te care che si metteranno in mezzo.”
Detto questo scomparve nelle tenebre. Non avevo la forza di rimettermi in piedi e i mostri ne stavano approfittando per impossessarsi della mia energia.
Fortunatamente due fendenti di luce dissolsero per un po’ quelle creature ed Heeron mi portò via di lì.
Ci nascondemmo dietro alcune siepi.
Mi guardò in faccia: dovevo avere l’aspetto di una che ha visto materializzarsi il peggiore degli incubi. “Che diavolo è successo Urania?! Non ti ho mai vista in questo stato!”
La mia bocca tremava, non riuscivo a parlare. Ero come ipnotizzata.
Prontamente estrasse da un piccolo sacco della polvere stellare che lasciò scendere su di me invocando il potere della rinascita. Quel gesto fu provvidenziale e mi permise di tornare in me.
Respiri affannosi intervallati da singhiozzi si interruppero solo quando lui mi prese il viso fra le mani e guardandomi negli occhi mi sussurrò “Parlami per favore. Dimmi qualcosa.”
“Io l’ho vista di nuovo…. Sotto la cupola creata dai mostri…”
“Chi hai visto?”
“Lei.. La nostra nemica…”
Heeron mi abbracciò ed io dimenticai tutti i nostri battibecchi ricambiando quella stretta che in quel momento era l’unica cosa che il mio cuore desiderava per calmarsi.
 
“Che stupida… L’incantesimo di purificazione….”
Mi allontanai da lui che continuava a fissarmi. Volevo sbagliarmi ma nei suoi occhi leggevo una fortissima preoccupazione.
Non appena fui di nuovo in posizione, richiamai il potere del Vento delle Stelle e questa volta i mostri furono spazzati via velocemente. Poi misi le mie mani sui muri dell’edificio e lo ricoprii delicatamente di luce, liberandolo da qualsiasi influsso negativo.
Missione compiuta.
 
Tornai verso Heeron, ma dove l’avevo lasciato non c’era più.
Che gli fosse accaduto qualcosa?!
Feci qualche passo verso l’entrata principale e lo vidi venire nella mia direzione con una grossa vaschetta di gelato in mano.
Lo guardai con stupore.
“Un altro modo per farmi perdonare.”
Che tenero! Era andato a prendere del gelato al cioccolato tutto per me.
Lo gustammo insieme seduti su di una panchina del parco, sotto la tenue luce dei lampioni. Era una sensazione bellissima!
Soli io e lui a quell’ora della notte in compagnia della luce della Luna che splendeva in mezzo al cielo….
Mangiai il gelato più lentamente possibile come se in quel modo potessi rallentare lo scorrere del tempo.
Ma è tiranno anche per chi ha dei poteri speciali e dovemmo rientrare ad Estrellon.
: (
 
 
Dal laboratorio di Zac proveniva della luce, evidentemente era ancora sveglio.
Meno male! Avrei potuto aggiornarlo dell’ultimo attacco sventato e chiedergli se poteva mostrarmi la mia casa famiglia. In fondo poco prima ero uscita di casa per quel motivo.
Iniziai a salire i gradini che conducevano al laboratorio con la testa piena di pensieri. Si, anche riferiti ad Heeron, soprattutto ad Heeron…
Non bussai, né lo chiamai poiché la mia mente appunto era altrove.
Afferrai la maniglia, aprii la porta e restai di sasso per la scena che mi si parò davanti.
 
 
 

 

Ciao a tutti!  : )
Allora, che mi dite di bello? Heeron sembra voglia provarci sul serio con Urania. Ma i suoi sentimenti saranno sinceri o starà cercando una nuova avventura?
Il nemico sta cambiando strategia d’attacco, forse le ragazze stanno diventando troppo forti?
E poi, che cosa avrà visto Urania nel laboratorio di Zac?
Si accettano scommesse!!
 
Ringrazio nuovamente tutte quelle che sono passate e che hanno recensito fin ora.
Vi adoro!! 

 

Ritorna all'indice


Capitolo 11
*** Le due facce dell'amore ***


LE DUE FACCE DELL’AMORE
 

Aprii quella porta e davanti a me si materializzò come per magia Zac che stringeva fra le braccia Marik, baciandola appassionatamente.
Occhi sbarrati, bocca spalancata, impossibilità di pronunciare qualsiasi suono, totale paralisi agli arti inferiori nonostante volessi darmela a gambe. Avrei dato l’anima per far accadere qualcosa che interrompesse quel momento troppo imbarazzante.
Come mi videro, Zac e Marik si allontanarono velocemente. I loro volti rasentavano il  colore viola.
Io sarei voluta entrare sotto terra.
“Ciao…Urania…” Zac balbettò qualcosa.
“Io…. Scusate… non volevo…”
Marik scoppiò a piangere e se ne andò, correndo come una dannata giù per le scale nascondendosi la faccia fra le mani.
Restai sulla soglia d’ingresso come un’idiota.
Tutto quello poteva significare solo una cosa: fra Zac eMarik c’era del tenero.
E nessuno di noi ne era a conoscenza.
Ma perché?
Si erano scoperti innamorati solo ora?
Oppure tenevano nascosta la loro storia?
 
Tentavo di seguire con lo sguardo la mia amica, la mia prima amica, colei che mi ha svelato la verità sul mio conto.
Marik
Che ho sempre ammirato per la sua maturità e saggezza nonostante avesse solo due anni più di me.
Marik
Che per me era come la sorella maggiore che non ho mai avuto, così dolce e comprensiva e capace di trovare sempre le parole giuste al momento opportuno.
Marik
Che credevo forte come una roccia e che avevo scoperto fragile come un castello di sabbia.
Marik.
Verso la quale mi sentivo in colpa per essere arrivata nel posto sbagliato al momento sbagliato.
 
 
“Immagino che vorrai delle spiegazioni.”
Quella frase mi fece tornare in me. Mi voltai e vidi Zac che nel frattempo aveva ripreso quasi del tutto il suo normale colore.
“No…no… Non devi spiegarmi niente. Non è necessario.”
“Il fatto è che….” Si sedette davanti al monitor spento del computer centrale. “Insomma…”
“Zac, non devi dirmi niente di niente se non vuoi.”
Percepivo il suo  enorme imbarazzo  e non volevo forzarlo. Ma era come se lui volesse assolutamente vuotare il sacco per togliersi quel peso.
Prese fiato. “Io e Marik ci amiamo. Ecco, l’ho detto.”
Capii che gli era costato tanto dire quelle poche parole.
Gli sorrisi.
In fondo Zac era un ragazzo timido.
“Non so come sia successo, ma è successo.”
“Marik è una ragazza speciale, per cui è comprensibilissimo.”
Sulle sue guance stava comparendo di nuovo un lieve colore rosso e le sue labbra si piegarono in un sorriso tipico di chi è stato colpito dalla feccia di Cupido.
“Già… Lei è eccezionale, intelligente, meravigliosa…. E poi è dolcissima, stupenda,…”
Nei suoi occhi potevo contare tutte le stelle del cielo. Era innamorato cotto!
Si voltò verso l’ingresso e il suo sguardo si fece ancora più sognante: Marik era tornata.
Si avvicinò a me e mi abbracciò. “Perdonami ti prego.”
“Perdonarti di cosa? Di essere innamorata?”
Mi guardò negli occhi. Le sorrisi.
“Guarda che Zac è un bravissimo ragazzo, è serio, intelligente…. Mica ti vergognerai di lui!?”
“No, è solo che… Insomma… la cosa va avanti da un po’ di tempo e…”
Si sedette accanto al suo ragazzo, si presero per mano.
“Forse è meglio che ti raccontiamo tutto dall’inizio….”
 
 
LA  STORIA  DI  ZAC  E  MARIK

 

Ero arrivata da poco ad Estrellon e come puoi immaginare ero piuttosto spaventata. Con me c’erano solo Hory e Michie all’epoca. Qui invece conoscemmo il nobile Zenit che ci introdusse al potere delle stelle con l’aiuto di Heeron e soprattutto di te, Zac.
Tutti quegli strani apparecchi del tuo laboratorio mi avevano riempita di curiosità ed iniziai a frequentarlo regolarmente.

Già, lo ricordo molto bene. La prima volta che ti vidi rimasi incantato dal tuo viso e dai tuoi occhi color nocciola. E poi scoprii che parlare con te mi veniva così facile, sentivo di poterti dire ogni cosa. Non era facile neanche sulla Terra trovare una persona così intelligente. Cominciammo a discutere della missione, del nemico, di come contrastarlo, delle altre essenze di stella da individuare e portare ad Estrellon….
E più che passavamo il tempo assieme,  più mi sentivo a mio agio. Ero elettrizzata quando potevo trascorrere anche un solo attimo in tua compagnia. E’ buffo, vero? Tenti di comportarti razionalmente, di usare il cervello in ogni dove e in un attimo vieni travolta da un vortice di sentimenti che non riesci a controllare neanche impegnandoti al massimo.
Così una sera, dopo un incontro con Zenit che ci invitò a cercare l’essenza del cielo stellato, venni qui….
Mi sembravi più bella del solito. Temevo di sbagliarmi quando guardandoti negli occhi ebbi l’impressione di scorgervi una luce diversa dal solito. Ti sedesti accanto a me, davanti al computer sul quale scorrevano le immagini delle stelle del cielo.
Ma la più bella di tutte era lì accanto a me.
Cominciai a digitare sulla tastiera, inserendo dati utili alla nostra ricerca, fino a che le nostre dita si sfiorarono.

Fu una sensazione stranissima, mai provata prima. Ci guardammo negli occhi e capii che non potevo più fare a meno di te, del tuo sorriso, del suono della tua voce, del profumo della tua pelle….
Per me fu la stessa cosa. Ti presi la mano con la mia che tremava ed era tutta sudata dall’emozione, lo ricordi? Mi sorridesti e questo tuo gesto mi dette la forza di fare quello che altrimenti non avrei mai fatto.
Ti sfiorai le labbra con le mie.
E non ci fu bisogno di aggiungere altro.
 

 
Ascoltavo la storia del loro amore semi distesa sulla sedia, come quando si guarda un film romantico alla TV o si legge un libro che ci fa battere forte il cuore. Sentivo i miei occhi luccicare, tanto erano dolci i miei amici quando si scambiarono un tenerissimo bacio senza mai aver abbandonato l’uno gli occhi dell’altra.
Si voltarono infine verso di me che pendevo dalle loro parole.
Dovevo avere una faccia da ebete non indifferente. Ma che volete farci? Sono una romanticona irrecuperabile! E a me storie come questa mandano in estasi!
“E’ andata così amica mia.”
Ripresi le mie funzioni vitali. “Ragazzi, io…io non ho parole per esprimervi la mia felicità…” Presi entrambe le loro mani e le strinsi forte fra le mie. “Però….” Tornai seria. “Perché tenete tutto nascosto?”
Si guardarono in faccia, poi Marik mi rispose. “Vedi Urania, voi mi considerate quasi il vostro punto di riferimento… forse perché ho due anni più di voi e sono la maggiore fra le stelle… E…insomma… Non so come l’avreste presa nel sapere che mi ero innamorata di lui… che è più giovane di me….”
Lessi tristezza nei suoi occhi. “Marik… Non c’è motivo di preoccuparsi di una cosa del genere. Se vi amate, chi se ne frega dell’età!”
Il suo sguardo si illuminò. Zac era rimasto in silenzio.
“Credi veramente che l’età non sia importante?”
“Ne sono sicura.”
“Però… non lo so. Ho troppi dubbi nella testa. E certe volte mi sento una stupida anche nei tuoi confronti, Zac.” Si guardarono negli occhi. “A volte sento di sbagliare nel voler nascondere tutto, ma c’è un qualcosa che mi blocca…. Non so cosa sia, ma c’è.”
“Stellina mia” Zac le prese le mani e le baciò. “A me non importa di sbandierare a tutti il nostro amore. Voglio solo che tu sia felice. E se per essere felice preferisci che ci nascondiamo, per me va bene.”
Si abbracciarono stretti.
*_*
Ci credete? Mi sentivo di troppo in quel laboratorio.
Feci qualche passo indietro, avvicinandomi all’uscita.
“Urania.”
“Si?”
“Per favore, mantieni il nostro segreto.”
“Ma certo.”
Mi sorrisero entrambi.
“Spetta a voi decidere se e quando uscire allo scoperto. Non sarò certo io ad obbligarvi a fare una cosa che non volete.”
Li salutai e iniziai a scendere le scale.
“Urania!”
Mi voltai di nuovo.
“Ma tu eri venuta qui per qualcosa?”
Ah, già. Me n’ero completamente dimenticata. “Beh, non era niente di indispensabile, magari ripasso con calme un’altra volta. E’ solo che… abbiamo sventato un attacco del nemico, ma ne parliamo domani. Buonanotte!”
Rimasero lì a guardarmi, mentre me ne tornavo a casa.
 
Chi l’avrebbe mai immaginato?
Quei due si amavano e riuscivano a tenere tutto nascosto!
E lo facevano talmente bene che in tutta Estrellon nessuno sospettava nulla!
Il lato tenero di Zac era stata una nuova scoperta per me, ma era dolcissimo con quegli occhi da cuccioline innamorato!
Lontani anni luce da qualcun altro…
 
Tornai a casa ad un’ora assurda. Ero stanchissima.
Entrai nella mia camera, aprii la finestra come facevo ogni sera per ammirare il cielo. Mi sembrava di udire delle voci… Una delle quali piuttosto familiare.
Saltai giù e feci qualche passo avvicinandomi alla siepe.
E lì vidi.
Heeron ci provava con una ragazza, probabilmente una delle stelle minori.
E lei ci stava con entusiasmo.
Il mio cuore ebbe un sussulto.
Indietreggiai e senza fare alcun rumore rientrai in casa, chiusi la finestra e mi gettai sul letto.
Restai lì, immobile a pancia in giù, fissando un punto imprecisato della parete che mi stava di fronte.
Nel giro di una manciata di minuti avevo conosciuto le due facce dell’amore: quella che ti riempie gli occhi di stelle e quella che te li riempie di lacrime.
Ma in fondo dovevo aspettarmelo. Le ragazze mi avevano messa in guardia più di una volta e cercavo di ripetermelo in continuazione per convincermi che con Heeron non avrei avuto futuro. E allora perché quando stavo con lui, quando lo guardavo, quando combattevo a suo fianco tutte queste raccomandazioni sparivano?
Perché poco fa era stato talmente dolce e carino da offrirmi un’intera vaschetta di gelato e subito dopo si dava alla pazza gioia con un’altra?
Aveva troppe idee per la testa?
Era confuso?
O ero io quella confusa?
Si, io lo ero sicuramente e non c’era periodo peggiore per avere in  testa tutta questa confusione.
Il nemico era sempre più pericoloso, dovevamo essere pronte alla battaglia e concentrarci totalmente sulla missione.
Mi asciugai una lacrima.
Nonostante mi restasse difficile, tentai di prendere sonno.
Gli allenamenti? Forse più tardi, magari nel pomeriggio.
Avevo pure la scusa di aver combattuto durante la notte, per cui ero orientata a restarmene a letto più a lungo.
Dovevo tentare di riposare e di scacciare dalla mente lui e le sue avventure amorose con le altre ragazze.
 
 
 

 

Ciao a tutti!!
Capitolo zuccheroso, forse troppo per i miei gusti. Ma è uscito così e spero sia di vostro gradimento.
Una goccia di amaro però c’è sul finale: secondo voi che è più confuso fra Heeron ed Urania?
 
Grazie infinite a Change_Your_Life_ per le sue meravigliose recensioni e grazie a chiunque passi da queste parti.
A presto
La LunaNera 

 

Ritorna all'indice


Capitolo 12
*** L'essenza della stella spenta ***


L’ESSENZA DELLA STELLA SPENTA
 
 
Tentai di concentrarmi al massimo sull’addestramento nei giorni successivi e grazie all’aiuto delle tisane di Isette le mie notti iniziarono ad essere meno agitate.
A cosa pensavo? A Heeron, ai momenti passati con lui, alle battaglie affrontate insieme, a quanto sapeva essere dolce… ma anche a quanto poteva essere stronzo nel cedere alle moine di ogni ragazza che gli ronzava intorno.
E poi c’era la misteriosa figura che avevo visto e che mi aveva apertamente minacciata. Era la nostra nemica e questa era l’unica certezza che avevo.
 
 
Eccomi qua, a pochi metri dal salone del nobile Zenit, che finalmente mi aveva concesso udienza. Confesso che ero un po’ nervosa, temevo di venire a conoscenza di qualcosa di terrificante. E a quel punto non sarebbero bastati ettolitri di tisane per poter dormire tranquilla.
L’imponente portone si aprii e, fatti pochi passi, ero al cospetto della guida di Estrellon.
Mi inchinai in segno di rispetto e non appena ebbi il permesso di parlare, esposi dettagliatamente tutto quello che mi era accaduto in occasione degli ultimi tre incontri-scontri con il nemico.
Zenit era pensieroso.
Dopo una lunga riflessione (talmente lunga che pensavo si fosse addormentato), si alzò e parlò: “Dunque affermi con decisione che nessun altro abitante di Estrellon abbia visto la creatura misteriosa che dici di aver incontrato.”
“Si, nobile Zenit.”
“Hm.” Annuì. “E’ molto probabile quindi che si tratti dell’essenza di una stella spenta, la cui presenza può essere percepita solo da chi possiede il potere collegato a molteplici corpi celesti, ma sarò più preciso dopo aver meditato sull’accaduto. Ora puoi ritirarti.”
Lo ringraziai e uscii dal palazzo.
L’essenza di una stella spenta…
Cosa poteva significare?
 
Passeggiai senza una meta per le strade di Estrellon. Heeron non c’era nel giardino, notai solo i dink svolazzare nell’aria giocando e rincorrendosi come bambini.
Probabilmente lui era a divertirsi altrove.
Ripresi la mia passeggiata con l’amaro in bocca. Si, perché la faccenda del nemico si faceva sempre più misteriosa ed iniziavo ad avere qualche timore nel doverlo affrontare un giorno. Prima o poi sarebbe accaduto e allora chissà!
Il mio potere, benché notevole, forse non era sufficiente a contrastare quella stella spenta. Magari dovevo ancora crescere, oppure…
 
Gira che ti gira mi ritrovai a poca distanza dalla casa di Isette. Dall’odore che si spargeva nell’aria doveva essere ai fornelli.
Mi affacciai alla finestra dalla quale proveniva quell’invitante profumino e con lei in quella stanza vidi Heeron. Stava seduto al tavolo apparentemente in attesa di qualcosa. Non stavano facendo niente di ambiguo, ma vederlo lì con lei un po’mi infastidì.
“Ops, scusate il disturbo.” Stavo per andarmene quando Isette mi chiamò e mi invitò ad entrare.
“Vieni Urania, accomodati! Assaggia queste brioches, le ho appena sfornate.”
Non volevo, ma erano troppo invitanti per rifiutare!
“Se non sbaglio sei stata ricevuta da Zenit.” Chiese facendomi sedere al tavolo di fianco al ragazzo e mettendomi sotto il naso quella meravigliosa ed invitante brioche che assaggiai senza tanti complimenti.
Superlativa! “Hm, si…. Sono appena uscita dal palazzo.”
“E cosa ti ha detto?” Queste parole mi furono rivolte da Heeron.
Mi voltai verso di lui. Dio, com’era bello…
Distolsi a fatica lo sguardo dal suo viso prima di rispondere. Mi concentrai sulla brioche. “Deve meditare ancora un po’ prima di essere certo della vera natura del nemico, ma ha il forte sospetto che si tratti dell’essenza di una stella spenta.”
“Una stella spenta? Non credevo esistessero!” Isette si era seduta con noi.
Heeron congiunse le mani. “Ne avevo sentito parlare poco dopo il mio arrivo ad Estrellon. Se non ricordo male sono entità il cui potere ha origini molto remote e per questo sono estremamente più forti di voi.”
“Allora siamo spacciate.”
“Questo non posso dirlo anche perché non abbiamo ancora la certezza che si tratti effettivamente di una stella spenta.”
“E l’energia del sorriso des enfants cosa c’entra?”
Il ragazzo scosse la testa. “Non ne ho idea.”
 
Il nostro silenzio fu interrotto alcuni minuti dopo dal suono emesso dal forno di Isette che ci fece sussultare.
Oh mon Dieu! Le gateau! »
Pochi istanti dopo aveva fra le mani una torta a forma di cuore (al cioccolato) ed iniziò a decorarla  in modo sublime. Mi lanciò un’occhiata e sulle sue labbra apparve un sorriso che secondo me nascondeva qualcosa. E continuò a lavorare. Restai a bocca aperta nel vedere con quanto estro e creatività la mia amica riusciva a rendere unica quella torta.
Assorta com’ero, non avevo notato che Heeron aveva furtivamente intrecciato le sue dita con le mie. Me ne resi conto solo quando portò la mia  mano sulle sue labbra e vi impresse un delicatissimo bacio.
 “Quella torta è per te.” Mi sussurrò. “E’ un approccio più dolce, non trovi?”
I battiti del mio cuore accelerarono pericolosamente.
Non sapevo se e cosa rispondergli.
Già mi sentivo abbastanza confusa e quel gesto proprio non me l’aspettavo
Mi liberai della sua mano, mi alzai dal tavolo e mi allontanai, scusandomi con la mia amica.
Lui invece mi seguì sul retro dell’edificio e mi prese di nuovo per mano.
“Che c’è?”
“Lasciami stare, ti prego Heeron.”
Poggiò le mani sulle mie spalle e cercò con insistenza il mio sguardo.
“Urania…”
Forse dovevo mettere le cose in chiaro con lui, anche se temevo di sentirmi dire che ero “una delle tante”. Ma iniziavo ad essere stanca di tutti quei doppi giochi.
“Senti… Io non voglio essere presa in giro da te, va bene? Risparmiati tutte le galanterie e i discorsetti zuccherosi perché con me non attaccano.” Questa la sparai proprio grossa. Lui continuava a fissarmi in silenzio. Ma quegli occhi per me parlavano molto più di quanto possiate immaginare. “Voglio solo capire cosa accidenti vuoi. Prima ti comporti come se per te non ci fossi che io, poi ci provi con un’altra…. Ti ho visto che te la spassavi con una ragazza l’altra sera, dopo che eravamo andati insieme a combattere alla scuola Hikawa…” E la cosa mi aveva devastata.
“Oh, adesso capisco..”
“Non so per chi mi hai presa, ma a me questi giochetti non piacciono.”
“Vedi, quella ragazza ha insistito tanto per uscire con me che…”
Lo interruppi. “…che non hai saputo dirle di no, negalo se hai coraggio.” Sentivo un nodo alla gola che mi stava lentamente strangolando. “Il bocconcino appetitoso era lì bello e pronto per essere  gustato.”
“Ok, magari ho sbagliato ad assecondarla, ma tu non ci sei stata quando ci ho provato.”
“Stai forse incolpando me adesso?”
Mi baciò la fronte. “No.” Mi trovai serrata fra le sue braccia. “Dimmi solo cosa vuoi da me e io lo farò.”
In quel momento avrei voluto gridargli che lo amavo, si, lo amavo e che avrei voluto sentirmi dire che anche lui mi amava. Volevo essere speciale per lui come lui lo era per me, che sarei stata sua e che sarebbe stato mio per sempre senza nessun’altra fra di noi.
Ma non lo feci.
Non lo feci per non dargli la soddisfazione di vedermi morire ai suoi piedi.
Se all’inizio mi incantavo come una stupida a guardarlo (e se n’era accorto) ora non era più così. Quello che provavo per lui andava ben oltre una semplice cotta e quello che avrei voluto sicuramente in quei momenti non poteva darmelo.
Non mi fidavo delle sue parole.
E forse era meglio che non gli rivelassi nulla ancora.
Volevo vedere con i miei occhi se poteva meritarsi la mia fiducia.
Comunque un cosa ero riuscita a dirgliela: se davvero voleva me, non doveva più cedere alle moine delle altre ragazze.
Non volevo essere presa in giro.
Per tutto il resto, come avrete sicuramente capito, avevo una confusione tremenda nel cuore e nella mente.
 
 
 
“Allarme!! Attacco in corso!”
Quel grido provvidenziale fece in modo che potessi liberarmi da quell’abbraccio che non mi avrebbe lasciato scampo. Ci precipitammo tutti sotto il laboratorio di Zac che aveva già iniziato a dare delucidazioni in merito. “Da una prima analisi sembra che il nemico abbia adottato la stessa tecnico che Urania e Heeron hanno sventato alcune sere fa. Hanno contaminato con il potere oscuro molti dei dolcetti preparati per la Festa dei Bambini con i quali assorbire l’energia dei loro sorrisi.”
“Bene, allora prepariamoci.”
Marik ci radunò tutte, ricevemmo il fiore da Heeron e in un lampo di luce eravamo sulla Terra.
Giungemmo nei pressi del Giardino Botanico Kodomo nel quale si svolgeva la festa.
Quello che vedemmo ci lasciò senza fiato: non c’era un solo bambino in piedi. Giacevano tutti a terra svenuti. Spora di loro i mostri avevano creato un cerchio di nubi oscure che stavano raccogliendo l’energia del sorriso dei bambini che avevano assaggiato i dolci contaminati.
“Che facciamo?”
Marik non rispose. Quel tipo di attacco era del tutto nuovo per noi. L’altra sera lo avevo solo sventato, non affrontato. E c’erano troppi bambini presenti, non volevamo far loro del male.
“Forse ho un’idea.” Esordì Isette. “Creerò una fitta rete di luce stellare e con l’aiuto delle scintille di Haya tenteremo di ingabbiare i dolcetti contaminati.”
“Ottimo.”
“Poi li distruggeremo e libereremo l’energia sottratta.”
“Ma quando i bambini ne torneranno in possesso, si sveglieranno.”
“Già e dovremmo allontanarli dal campo di battaglia più velocemente possibile.”
“Creando anche una barriera protettiva.”
“E a quel punto ci occuperemo dei mostri.”
Un rapido cenno d’intesa e ognuna di noi prese posizione. I dolcetti furono ben presto catturati e parte dei bambini ripresero conoscenza. Io, Phaes e Hory li portammo al sicuro e creammo una barriera protettiva su di loro.
Nel frattempo le altre si battevano coraggiosamente contro i mostri che, essendo in maggioranza, erano ad un passo dal sopraffarle.
“Urania, te la senti di controllare da sola la barriera?”
“Certo, andate pure!”
Hory e Phaes raggiunsero le altre e inspiegabilmente i mostri cedettero ai loro colpi con una facilità sospetta. Non che sminuissi il potere delle mie compagne, ma secondo me c’era qualcosa sotto.
Ero rimasta da sola con i bambini tremendamente spaventati da quello che stava accadendo. Non appena mi fecero cenno che era tutto finito, dissolsi la barriera e abbassammo la guardia.
Fu un grave errore.
Le ragazze furono colpite alla schiena da un raggio paralizzante che impediva loro di compiere qualsiasi movimento.
A pochi passi si materializzò lei: la nostra nemica.
Con un rapido movimento della mano le fece sollevare dal suolo,  erano incredule e impotenti. Loro non vedevano nulla, io si.
 “Non siete poi così intelligenti, care le mie stelle. Siete cadute nella mia trappola come degli allocchi.”
Rise soddisfatta. E si rivolse a me.
 “Ora sono in mio potere, Cielo Stellato, e le lascerò andare solo se prenderai il loro posto.”
Era un ricatto!
E stava mantenendo la promessa fattami in occasione dell’ultimo incontro.
Dovevo prendere tempo per tentare una soluzione.
“Potrei anche accettare lo scambio. Ma ad una condizione: voglio sapere chi sei, cosa vuoi e soprattutto voglio guardarti in faccia.”
Quell’ombra scura non si mosse di un solo millimetro.
“Detto io le condizioni, Cielo Stellato. O accetti lo scambio o le porto via con me.”
Maledetta strega!
Non volevo e non potevo arrendermi e sottostare al suo sporco ricatto.
E non volevo neanche mettere a repentaglio le mie amiche.
Che potevo fare?
 
 
 

 

Che farà adesso Urania secondo voi? Sarà davvero l’essenza di una stella spenta quella contro cui sta lottando?
E come si metteranno le cose con Heeron? Lei ormai è completamente andata, lui ancora non si sa. …ma una torta al cioccolato a forma di cuore vorrei riceverla anch’io! *_*
Non sono particolarmente convinta di questo capitolo e vi chiedo scusa se non è molto esaltante.
Grazie infinite a eppy e Change_Your_Life_.
Un miliardo di ringraziamenti a tutte voi che vorrete recensire!!
A presto
La Luna Nera (Cristina) 

 

Ritorna all'indice


Capitolo 13
*** Un bacio rubato ***


UN BACIO RUBATO
 

Dovevo tentare di fermarla o quanto meno di liberare le mie amiche.
“Allora?”
“Allora prendi questo!”
Richiamai a me l’energia del profondo cielo, evocando uno dei miei colpi più potenti. Scagliai contro di lei la Bomba Stellare e rimasi di sasso quando la vidi bloccarla con la sola forza di un braccio.
Rise soddisfatta. “E questo per te è un attacco? Povera illusa, sei una delusione Cielo Stellato. Guarda e impara: questo è un attacco!” Vidi arrivare verso di me un’onda di energia oscura impressionante. Mi colpì in pieno facendomi fare un volo di molti metri e privandomi del mio fiore. Caddi rovinosamente a terra, ero stordita e frastornata.
Quella era davvero potente! Cosa potevo fare?
Le mie braccia e le mie gambe erano piene di graffi e piccole ferite, iniziavo pure a respirare a fatica. Tentai di rialzarmi e una mano di energia negativa, da lei controllata, mi afferrò per il collo sollevandomi in aria. Quella stretta era micidiale, mi lasciava passare appena un filo d’aria. Un altre po’ e mi avrebbe strangolata.
“Basta giocare. Con me si fa sul serio. O le tue amiche o te. Scegli. La mia pazienza è finita.”
Cercavo di liberarmi da quella stretta letale, ma più che mi divincolavo, meno aria passava nei miei polmoni.
Forse stavo sbagliando, forse le ragazze non me lo avrebbero mai perdonato, ma in quella circostanza non sapevo cos’altro fare.
“Va….va bene. Prendi me… al loro pos…”
Avevo appena pronunciato a fatica quelle parole quando comparve un fulmine dritto e preciso che la colpì agli arti superiori cogliendola di sorpresa.
La presa su di me cedette, così come l’effetto paralizzante che bloccava le altre stelle.
Toccai di nuovo il suolo e prima che riuscissi di nuovo a stare in piedi, ero circondata dalle mie amiche finalmente libere. A loro si erano aggiunti anche Zac e Heeron. Loro mi avevano salvata poco fa.
Raccolsi tutte le forze che mi erano rimaste e mi misi in posizione d’attacco. Lo stesso fecero tutti gli altri.
“Attacco di convergenza stellare!!!”
Ma quell’arpia non c’era più.
Troppo facile darsela a gambe quando arrivano i rinforzi.
Ad ogni modo anche questa era fatta.
 
“Tutto bene?” Phaes mi sorreggeva.
“Diciamo di si… Ma me la sono vista brutta.”
“Di’ Urania, era lei che ci ha catturate tutte?”
“Si.”
“Date un’occhiata qua.” Zac ci mostrò un aggeggio che teneva in mano dotato di un monitor sul quale potevamo vedere tutti colei che ci aveva dichiarato guerra.
“Questa è una pistola a lampi gamma con sensore di rilevamento potenziato. Riesce a captare ogni tipo di essenza stellare, anche se si tratta di una probabile stella spenta come in questo caso. Così, una volta localizzata, è stato facile coglierla di sorpresa e centrarla con un’emissione di lampi gamma potenziati agli ioni di idrogeno condensato.”
Ci guardammo in faccia: a volte seguire i ragionamenti di Zac richiedeva uno sforzo non indifferente….
“Beh? Che ho detto di tanto strano?”
“Niente, niente….” Marik tratteneva a stento il sorriso che voleva regalargli. Poveretta, chissà quanto le costava trattenersi…. Un giorno o l’altro dovevo assolutamente farle capire che non doveva nascondersi perché non ce ne’era il motivo e di trovare la serenità per vivere il loro amore alla luce del sole.
 
 
“Ehi, guardate laggiù!”
“Ma cosa sono quelle? Fate?”
Ci voltammo verso il punto da cui provenivano quelle voci.
I bambini si erano ripresi completamente!
E puntavano su di noi i loro occhietti curiosi.
Neanche a dirlo, erano ancora spaventati da quello che era accaduto e infatti, come tentammo di avvicinarci, molti iniziarono a piangere.
“Tranquilli bambini.” Isette si avvicinò cautamente a loro. “Noi siamo…. Le fatine dei dolcetti!”
I piccoli si guardarono in faccia con qualche perplessità.
“La mia mamma mi dice sempre che i dolci fanno male al pancino.”
“E che fanno diventare i denti neri.”
“E se tu sei la fatina dei dolci, vuoi farci stare male!”
“Si, sei amica di quei cosi brutti di prima!”
“E non ci credo che sei una fata: dove sono le tue ali?!”
“Già, io non le vedo!”
Ma tu guarda ‘sti ragazzini!
Che si sarebbe inventata ora Isette?
“Come, non sapete che esistono anche le fate senza ali?”
Nessuno di loro rispose.
“Secondo voi quindi i dolci sono pericolosi e lo sono anche io, giusto?”
“Si, vattene via!”
Quel piccoletto era più determinato e miscredente di quanto potreste immaginare!
“E se lasciassi preparare a voi i dolci? Li mangereste?”
A quel punto i bimbi iniziarono a guardarsi fra loro. Una piccolina, forse di sei anni, prese la mia amica per mano. “Mi insegni a fare la crostata? Mi piace tanto?”
“Ma certo tesoro mio! Come ti chiami?”
“Juny.”
“Io sono Isette e ti insegnerò a fare la miglior crostata della tua vita! Coraggio, chi viene ad aiutarci?”
La risposta fu un coro di voci gioiose e piene di entusiasmo! Anche le ragazze si apprestarono a raggiungerle, tutte tranne Marik che, con il pretesto di riportare quanto accaduto a Zenit, fece rientro ad Estrellon in compagnia di Zac.
 Io invece avrei voluto raggiungere le aspiranti cuoche, ma feci qualche passo e un fortissimo capogiro mi fece quasi cadere a terra. Sicuramente nella lotta contro quella megera, una parte della mia energia vitale se n’era andata. Evitai l’impatto con il suolo perché due dolci braccia me lo impedirono. Si, esatto. Avete intuito bene. Erano le sue braccia, quelle che mi avevano stretta prima che ci precipitassimo qui.
“Sei troppo debole, credo sia meglio che ti riposi.”
Ero completamente appoggiata con la schiena al suo corpo, la nuca sopra la sua spalla e la testa leggermente rivolta verso il suo viso. Le sue braccia mi cingevano totalmente e non potei fare a meno di poggiare le mie mani sulle sue.
Ci sedemmo su una panchina mentre guardavamo le altre ragazze impegnate nell’arte culinaria sotto la guida esperta di Isette.
Heeron non mi aveva lasciata un istante, teneva la mia testa sulla sua spalla, abbracciandomi teneramente.
E in quella circostanza non avevo né la forza né la voglia di allontanarmi da lui.
 
 
“E allora, chi vuole fare la pasta frolla?”
“Io! Io!”
“Mezzo kilo di farina e 250 grammi di burro nell’impastatrice!”
“E dove sta?”
“Britt, ce l’hai sotto il naso!!”
“Questa?! Credevo fosse un arriccia capelli!”
“Ah, da’ qua! …Haya puoi prepararmi 125 grammi di zucchero?”
“Ma certo. Eccolo in arrivoohh!!”
Inciampò e cadde rovinosamente addosso a Britt, rovesciandole tutto lo zucchero sui capelli!
“Hayaaaa!!! Questa me la paghi!!!!” Afferrò due uova e gliele lanciò contro.
“Vuoi la guerra?! E guerra sia!”
La polvere al cioccolato finì invece sui capelli di Michie che non si lasciò sfuggire l’occasione. Afferrò altre due uova che centrarono in pieno Phaes.
Ne seguì una lotta a suon di zucchero, farina, latte e lievito che restituì ai bambini il sorriso che era stato loro rubato poco prima.
“Adesso bastaaaa!”
Un urlo  fece cessare all’istante quella strana battaglia. E la scena rasentava l’assurdo: Phaes con due uova rotte in testa che le grondavano sui capelli, Britt con un mix di zucchero e farina che l’avevano ricoperta da capo a piedi, Hory con il vestito al burro e Haya che sembrava un tartufo al cioccolato.
“Se non la smettete di lanciarvi tutti gli ingredienti, mi spiegate cosa metto nell’impasto?!”
Le ragazze si guardarono e dall’espressione dei loro visi, capii che si trovavano terribilmente ridicole. Scoppiarono tutti in una fragorosa risata che permise soprattutto ai bambini di rilassarsi e dimenticare la brutta esperienza.
“Coraggio, al lavoro! Mezzo kilo di farina, di burro la metà, mischia tutto con la tua manina e la magia si compirà. Poi aggiungi lo zucchero bianco, due uova di gallina e se non sei ancora stanco, prova a formare una pallina. Metti tutto a riposare e per un’ora vai a giocare. E quando il tempo sarà passato, scegli l’ingrediente prelibato, marmellata o cioccolato e il tuo capolavoro è assicurato!”
I bambini erano entusiasti e saltellavano gioiosamente attorno alle ragazze in un allegro girotondo.
 
Con i miei occhi semi chiusi notai che sopra di loro si stavano formando delle minuscole luci, simili alle lucciole che volano fra le spighe di grano in estate. Sollevai leggermente la testa, temevo un nuovo attacco.
Heeron mi tranquillizzò.
“E’ il potere dell’allegria. Tutte quelle risate create dall’abilità di Isette lo hanno generato.”
“Fantastico…”
Ebbi solo la forza di pronunciare questa parola, stavo letteralmente a pezzi.
E la mano di Heeron che accarezzava dolcemente i miei capelli mi accompagnò nel sonno. Volevo resistere ma non ci riuscii.
E mi addormentai fra le sue braccia.
 
 
La sua testa era immobile sulla mia spalla, il suo respiro più rilassato ed ebbi la certezza che fosse stata vinta dal sonno. Le accarezzai il viso e lo rivolsi verso di me. Ogni istante che la guardavo mi piaceva di più, non capivo quello che mi stava accadendo, per me era tutto nuovo da quando quel giorno le piombai addosso e mi persi nel profondo blu dei suoi occhi. La presi in braccio e feci cenno alle altre che saremmo rientrati ad Estrellon mentre loro si sfinivano a suon di bigné e pasta frolla.
 
Pochi istanti dopo ero davanti alla porta d’ingresso della sua casa. Lei dormiva ancora.  Entrammo e raggiunsi la camera da letto. Spostai la coperta e adagiai Urania sul materasso coprendola delicatamente.
Presi una sedia per restare accanto a lei, non volevo lasciarla sola, non avrei potuto farlo.
Perché?
Semplicemente perché avevo bisogno di lei, di osservare ogni minimo particolare del suo viso, di perdermi nelle onde dei suoi capelli, di fare mio il suono del suo respiro.
Le presi la mano fra le mie e la baciai.
Poi il mio sguardo cadde sulle sue labbra.
Fu una strada senza sfondo.
La sua bocca era lievemente socchiusa, come fosse lì in attesa di un bacio.
Sentivo il mio cuore battere sempre più forte e le farfalle nel mio stomaco volavano con maggior insistenza. Tutto insomma mi stava chiedendo di assecondare quella forza travolgente che tentavo di tenere a freno.
Mi sedetti sul bordo del letto, passai con la mano destra sulla sua fronte spostandole  qualche ciuffo ed impressi lì un piccolo bacio.
Lei continuava a dormire come un angelo.
Le punte dei nostri nasi erano vicinissime, potevo percepire nettamente ogni suo respiro.
I miei occhi si sposarono sotto e si focalizzarono su quelle labbra dal colore rosa che sembravano chiedermi  quel bacio che anche io desideravo orami ardentemente.
E non ebbi il coraggio di aspettare oltre.
Poggiai le mie labbra sulle sue e rimasero lì non so per quanto.
 
Quando mi allontanai sentivo gli occhi lucidi e mi lasciai sfuggire una lacrima che le bagnò il viso.
Scorsi un lieve movimento delle sue palpebre fino a che da quelle fessure apparve il blu dei suoi occhi.
Urania si stava svegliando.
Forse a seguito del mio bacio, come una principessa delle favole.
“…Cosa….cosa è successo?”
Le poggiai il dito indice sulle labbra.
“Sssh… Stai sempre dormendo e questo è soltanto un sogno.”
Spostai quel dito e al suo posto tornarono di nuovo le mie labbra.
Quando mi allontanai, lei dormiva di nuovo profondamente.
Io avrei conservato il meraviglioso sapore di quel bacio rubato in eterno.
Non vi era niente di più dolce in tutta Estrellon, in tutto l’universo conosciuto e sconosciuto.
Amavo il Cielo Stellato.
Amavo Urania.
E forse presto glielo avrei rivelato.
 

 
 

 

Ciao a tutti.
Avevo da tempo in mente di farlo…e l’ho fatto! Ho deciso che era giunto il momento di far uscire allo scoperto Heeron! Vi piace la parte che ho fatto raccontare a lui? Magari qualcuno immaginava il loro primo bacio in maniera diversa, ma così mi è venuta!
Scontato? Originale? Romantico?
Ditemi un po’ voi, pochi ma graditissimi lettori (e recensori) come vi è sembrato…
 
Spero di riuscire ad aggiornare presto, ho davanti a me un periodo piuttosto difficile e spero di portare avanti questa storia nel miglior modo possibile.
Grazie a tutti quelli che mi stanno dando fiducia, inclusi i lettori silenziosi.
Un abbraccio
La LunaNera
 
  

 

Ritorna all'indice


Capitolo 14
*** Mini vacanza a Beverly Hills ***



MINI VACANZA A BEVERLY HILLS
 
 
Avevo dormito come non accadeva da tempo, ma accusavo sempre un senso di spossatezza, come se durante quegli attacchi un po’ della mia energia se ne fosse andata.
Quando Michie mi svegliò avevo un gran mal di testa.
Appresi che Zenit ci aveva convocati tutti quanti perché doveva comunicarci l’esito delle sue meditazioni. Mi alzai a fatica. Nella mia mente si rincorrevano un sacco di flash confusi sull’ultima battaglia… Ricordavo la festa dei bambini, i dolcetti contaminati e di nuovo quella maledetta figura oscura.
Si, aveva catturato le ragazze e
Poi
Un lampo potentissimo
Zac
Heeron
C’eravamo riuscite anche questa volta, si
Avevamo vinto.
E quello stranissimo sogno con lui che mi teneva strettissima, mi accarezzava i capelli..
Si, quasi sicuramente era solo un sogno
Forse ero ancora fra le braccia di Morfeo.
 
Il dovere però ci chiamava, quindi mi preparai un caffé bello forte e tentai di ripartire al meglio.
 
Ci incontrammo tutti alla base della scalinata bianca che conduceva al palazzo del nobile Zenit.
Come vidi Heeron mi tornarono alla mente altri dettagli di quello stranissimo sogno… Lo vedevo col volto vicinissimo al mio, mi accarezzava i capelli, mi abbracciava e…. mi baciava! Quel pensiero mi fece diventare rossa e le mie labbra si piegarono lievemente in un sorriso. Le assaporai come a voler scovare un minimo segnale di verità. Si, perché il ricordo di quel sogno era troppo reale, talmente reale che poteva essere accaduto sul serio.
Ero più confusa di prima.
Forse avrei dovuto chiedergli qualcosa….
Oppure attendere?
 
All’improvviso si aprì l’imponente portone che mi fece bruscamente tornare lì con la testa. Entrammo nell’ampio salone ed ognuno di noi prese il proprio posto.
Zenit si alzò in piedi, afferrò il suo bastone e prese la parola.
“Ho meditato a lungo su quanto riportato dal Cielo Stellato in merito agli incontri avuti con il nemico. Ho studiato i più antichi testi della biblioteca di Estrellon e tutti gli indizi convergono nello stesso punto: colei che si trova dietro i mostri di nubi oscure è senza dubbio l’essenza di una stella spenta.”
Ne seguì un lungo silenzio.
Poi Zenit proseguì.
“E non una qualunque: sto parlando dell’essenza della stella spenta Osborv. Si tratta di un essere al confine fra realtà e leggenda. Anni or sono questa dimensione era popolata da tutte le essenze di stella dell’universo conosciuto e sconosciuto. Poi alcune di loro, accecate dalla sete di potere, tentarono di aumentare al massimo la loro energia, bruciando in poco tempo tutto ciò che il rispettivo astro guida aveva donato loro, in primis la luce. Come saprete questa è una componente essenziale per una stella e il solo potere non è sufficiente a garantirne il corretto equilibrio. Quindi una parte delle essenze di stella si è spenta, lasciandole sole nell’immensità dei cieli e invisibili alla maggior parte degli esseri viventi, compresi noi. E la Osborv è una delle più antiche e di conseguenza una delle più potenti in assoluto. Il Cielo Stellato può vederla poiché possiede il potere che contiene tutto il firmamento, noi possiamo scorgerla solo attraverso l’arma di Zac e in questa sfera di potere da me creata.”
Fra le sue mani comparve quella maledetta figura.
Che ora aveva anche un nome.
E in un attimo fui pervasa dalla paura di doverla affrontare sul serio un giorno.
Quel giorno sarebbe arrivato prima o poi.
E allora? Che sarebbe successo?
 
Marik e Zac chiesero il permesso di parlare.
“A nome di tutti noi, nobile Zenit, vorrei rivolgervi un quesito: il nemico ha mutato genere di attacco e ultimamente si serve di oggetti di uso comune per catturare l’energia dei sorrisi e temiamo fortemente di colpire le persone con i nostri attacchi.”
“Il rischio è alto.” Intervenne Zac. “E poi ignoriamo ancora il motivo che si cela dietro la sottrazione dell’energia.”
“Cosa ne pensate? Avete qualche suggerimento per contrastare questa nuova strategia?”
Silenzio.
Aspettammo un suo cenno, risposta, segno di vita…
Che, per caso era morto?!
Ci guardammo in faccia.
E i minuti passavano.
Quello ancora non aveva aperto bocca.
La situazione era in bilico fra l’assurdo e il ridicolo.
Quando meno ce lo aspettavamo, Zenit sbadigliò, risvegliandosi dal sonno!
Lo fissammo tutti con occhi increduli: noi stavamo lì a cercare una soluzione decente ai nuovi attacchi del nemico e quello schiacciava un pisolino?!
Si alzò in piedi e finalmente parlò: “Studierete sul campo la nuova strategia d’attacco del nemico. Voi stelle maggiori partirete per la Terra e raggiungerete i luoghi a voi più congeniali per rilassare anima e corpo. Liberate le vostre menti e troverete la chiave per la vittoria. Potete andare.”
 
 
*******************
 
 
“Insomma ci ha detto di andare in vacanza!”
“A voi l’ha detto! Noi dobbiamo restare qui mentre voi ve la spassate per fatti vostri!”
“Hm, che c’è? Sei geloso Heeron? Temi forse che qualcuno possa incontrare qualcun altro più affascinante di te?”
Volevo sbagliarmi, ma mi lanciò una strana occhiata.
“Ho solo bisogno di staccare anch’io, tutto qui.”
“Già e poi chi curerà il giardino al posto tuo? Zac forse? Sarebbe capace di far appassire in un giorno anche un cactus!”
“Ah-ah, spiritosa…”
“Questo non è un buon motivo per stare qui a sgobbare mentre voi ve la spassate in vacanza.”
“La tua è tutta invidia, bello mio. Forza! Tutte a fare i bagagli! Beverly Hills ci aspetta!!”
 
Ci dividemmo ed io, Hory, Michie e Haya seguimmo Britt nel suo mondo fatto di lusso, bella vita e serate mondane.
Phaes, Marik  e Isette restarono in Giappone.
 
 
Da quanto tempo non indossavo abiti normali!! Il mio costume mi piaceva, ma confesso che i cari vecchi shorts di jeans un po’ mi erano mancati.
“Ok, ragazze, armatevi di occhiali da sole, accessori ultimo grido e seguitemi.”
“Dove vorresti portarci?”
“In Rodeo Drive, è ovvio! E’ da un secolo che non faccio shopping o non mi concedo più una seduta di massaggi tonificanti…. Coraggio, seguitemi e vi farò conoscere il paradiso.”
Quello che si susseguiva sotto i nostri sguardi increduli era quanto di più chic ci fosse sulla terra: Fendi, Dolce&Gabbana, Prada, Yves Saint-Laurent, Tiffany…. Cioè, il meglio del meglio in circolazione.
Però che prezzi!! Cifre seguite da tutti quegli zeri mi davano alla testa!
Britt era nel suo mondo: la vedevamo attaccata alla vetruna di Gucci per poi catapultarsi su Bvlgari e passare in un attimo a Salvatore Ferragamo.
Si fermò sotto una palma ed inspirò una notevole quantità di aria. “Mmmm! Ah, ne avevo bisogno… L’aria che si respira in Rodeo Drive è unica…”
Lo credo bene: ci sono dei prezzi allucinanti!!
“Guardate: laggiù abita Sylvester Stallone e….poco più in là Sharon Stone….”
“Li conosci tutti, eh?”
“Beh, si, non posso negarlo. E Quella che vedete semi nascosta dagli alberi è la villa che apparteneva a Rodolfo Valentino.” Si sedette un attimo. “Qualche giorno prima di venire ad Estrellon ero stata invitata ad un party da Brad e Angelina… Non vi dico che angoscia aver dovuto rinunciare. Mi ero comprata anche un abito fantastico per l’occasione…” Sospirò.
Noi ci guardammo in faccia: eh si, viveva totalmente in un altro mondo!
“Adesso tutte con me per un cocktail sulla spiaggia!”
E scattò di nuovo come un centometrista.
 
Ero convinta di dare troppo nell’occhio a causa dei miei capelli blu che avevo raccolto in una specie di chignon e nascosti sotto un cappello, ma notai gente in giro conciata peggio di me. Dimenticavo che Hollywood era a poca distanza e mi resi conto che in giro c’erano molte comparse di film e cortometraggi dall’aspetto ben più bizzarro del mio. Mancava solo di trovare qualcuno vestito da Homer Simpson.
Comunque quell’intruglio di frutta offertoci dalla nostra amica era eccezionale!
E poi, diciamocelo, in giro si vedevano certi fusti!!!!
 
 
Britt ci obbligò a seguirla in un centro estetico “a sei stelle”: nel giro di alcune ore ci sorbimmo manicure, pedicure complete ed accurate, sauna, massaggi con certi prodotti innovativi che mi facevano somigliare terribilmente ad un’aringa sott’olio, make-up e tutto quello che a lei piaceva maggiormente.
Non mi ero mai sottoposta a trattamenti del genere e immaginarmi con due fette di cetriolo sugli occhi, maschera facciale a base di yogurt al cocco, immersione in una vasca piena di uva, fiori di loto, petali di rosa e succo di bergamotto per tonificare la pelle mi faceva sentire quasi stupida!
Britt invece era totalmente estasiata: quello era il suo mondo.
 
Uscimmo di lì quando il sole stava già calando sull’oceano pacifico.
“Mamma mia che spettacolo…”
“Perché tutto sia perfetto manca solo una persona..” Ops! Volevo pensarla, ma mi è scappata di bocca! Le ragazze mi stavano fissando e aspettavano che pronunciassi quel nome.
“No, non mi riferivo a quello che pensate.”
Le loro facce mi lasciarono pochi dubbi: non credevano a una sola parola.
“Che male ci sarebbe a volerlo qui con te ad ammirare questo meraviglioso tramonto?” Michie sospirò e rivolse lo sguardo verso il sole calante. “Magari potessi avere Harry qui con me adesso.”
Povera amica mia, da quella terribile sera non lo aveva più visto. Sapeva che stava bene dalle frammentarie notizie delle stelle minori, ma avrebbe dato l’anima per trascorrere un minuto con lui.
Restammo in silenzio.
 
Dopo lunghi minuti Hory captò un segnale ultradimensionale. “Non ci posso credere! Non è possibile!!”
“Cosa?!”
“Un attacco dei mostri a Hollywood!”
Accidenti a loro! Anche in vacanza devono venire a romperci le scatole?!
“Si trovano negli studi di produzione dei cartoni animati.”
“Scommetto che vogliono contaminarli con il potere oscuro per fare incetta di energia su scala mondiale.”
“E questo?” Hory sbiancò. “Non è possibile! Un attacco in contemporanea anche in Giappone!”
“Ragazze, diamoci da fare. Prima li facciamo fuori, prima possiamo aiutare le altre.”
“Avete i fiori stellari?”
“Certo! In azione!!”
Via gli shorts ed eccoci di nuovo in veste da battaglia.
 
E i mostriciattoli erano lì, belli e pronti per impregnare i film per bambini con il loro potere.
“Ok, gente all’attacco!”
Hory produsse il suo potente scudo di plasma stellare, enormemente più efficace grazie al fiore e a nuove tecniche acquisite durante gli allenamenti.
Michie scagliò con precisione la sua freccia luminosa che trafisse ed annientò quasi tutti i mostri, mentre Britt e Haya li colpirono con un fascio di scintille combinato che purificarono tutto quanto.
I film erano salvi.
Ma la battaglia non era ancora finita.
Quei cosi neri stavano formando un cerchio sopra di noi.
E indovinate chi apparve in mezzo ad esso?
Brave, indovinato.
Apparve lei, l’essenza della stella spenta.
“Cielo Stellato, tu mi stai sfidando oltre ogni limite.”
Iniziavo a temere per l’incolumità delle mie amiche. Loro non la vedevano.
“Ragazze, tornate immediatamente ad Estrellon!”
“Ma cosa…”
“Fate come vi dico!!!”
Hory capì al volo e, seguita dalle altre, scomparve dal campo di battaglia.
“Non credere di salvare le tue amiche dalla mia furia perché la loro è una fuga inutile.”
“E’ quello che vedremo, stella spenta Osborv!”
“Come hai fatto a scoprirlo?!”
“Visto che non ti sei voluta presentare, mi sono informata. A me piace sapere che sto per annientare! Onda Caelestis!!!”
Feci partire un bolide di energia concentrandola su di lei. Era potente, su questo non avevo dubbi, ma riusciva a contrastare con difficoltà crescente il mio attacco.
Tutti gli allenamenti mi stavano facendo diventare brava.
Mi mancava poco per essere al suo pari.
Ah, se solo….
Ma..
Due mani si poggiarono sulle mie spalle.
Non mi voltai, ma capii all’istante di chi erano.
Il mio potere aumentò in maniera esponenziale e finalmente riuscii a colpire quella maledetta strega, che da perfetta codarda, si dileguò.
Mi voltai e sorrisi a colui che era venuto prontamente in mio soccorso.
“Sono arrivato giusto in tempo. Ti è piaciuto il potere dell’ultimo fiore sbocciato sulla tua pianta?”
“Si… Stupendo, meraviglioso….” Ovviamente non solo il fiore.
“Non appena le ragazze sono rientrate ad Estrellon ci hanno avvisati subito della situazione, mi sono precipitato a prendere il tuo fiore… ed eccomi qua.”
“Quella è troppo potente….”
“Ma con me al tuo fianco ce la possiamo fare. Fidati di me.”
E’ una parola! Si, ok, sul campo di battaglia non avevo problemi a fidarmi di lui. Era tutto il resto che mi risultava difficile. Heeron c’era sempre quando avevo bisogno di lui, era terribilmente dolce e carino nei miei confronti, protettivo, affidabile…
Però quando non combatteva, tornava ad essere il solito farfallone che mi faceva saltare i nervi, mi affascinava e mi faceva soffrire, mi aveva fatto perdere la testa e mi faceva uscire di testa. Bastava che ripensassi a quando lo beccai con quella ragazza e mi ribolliva il sangue nelle vene….
 
Uscimmo dagli studi di Hollywood. Nessuno  ci notò, nonostante indossassimo i nostri costumi da battaglia. Evidentemente ci pensavano attori.
Mi prese per mano e senza obiettare, mi lasciai condurre sulla spiaggia.
Eravamo soli.
Io e lui.
Quel bel tramonto non c’era più, al suo posto c’era un cielo che si tingeva attimo dopo attimo dei colori della notte.
“Guarda, si è accesa la prima stella della sera.”
“Facciamo a gara a chi vede la seconda?”
“Ma la prima è più importante. E’ la più luminosa.”
“Vuoi che ti dica che sei più bravo di me perché l’hai vista tu?”
“No. Ma qualcosa dovremmo dirci tu ed io, non ti pare?”
Panico.
“Riguardo la battaglia?”
“No.”
“Forse da quanto tempo non mangio il gelato al cioccolato?”
 Sparai le prime cavolate che mi passarono per la testa. I miei neuroni stavano lavorando a intermittenza e sentivo un frullio di farfalle nello stomaco che mi spaventava. Temevo che volesse chiedermi quella cosa a cui non volevo rispondere.
“No, niente gelato. Ma se lo vuoi, te lo offro volentieri. Quello che vorrei sapere è….”
Non riuscivo a distogliere i miei occhi dai suoi, erano come una calamita dal cui campo magnetico è impossibile fuggire. Teneva le mie mani serrate fra le sue, poi ne passò una sulla mia schiena e quel contatto fu come una scossa elettrica…
Altri cinque secondi e le mie labbra sarebbero state sue.
Cinque
Quattro
Tre
Due
Uno
…..
 
 

 

Conto alla rovescia che si interrompe proprio sul più bello! Si, lo so che me ne state dicendo di tutti i colori, ma se non creo curiosità qui nessuno legge più la storia!!

Che succederà? Scoppierà l’amore fra i due? *_*
 

  Cercherò di pubblicare il prossimo capitolo prima di partire per le vacanze… Si, siamo quasi a fine stagione, ma quest’anno non potevo fare diversamente.
Ringrazio infinitamente eppy,  Change_Your_Life_ e Terry1D per le loro stupende recensioni.
E se qualcuno si vuole unire a loro…. : D
A presto
La LunaNera 

  

Ritorna all'indice


Capitolo 15
*** Una stoccata del passato ***



UNA STOCCATA DEL PASSATO
 
 
Cinque
Quattro
Tre
Due
Uno
 
Bip-bip!
“Porc…”
Il segnale ultradimensionale mi salvò.
Con un balzo degno di un canguro mi allontanai da lui.
Pericolo scampato per una frazione di secondo!
Oddio, parlare di pericolo era grosso, ma ero letteralmente paralizzata dalla situazione grottesca!
Insomma, Heeron stava per baciarmi senza che muovessi un solo muscolo per evitarlo!
 
“Che c’è Zac?”
“Avete finito di combattere?”
“Si, è tutto ok qui.”
“E cosa cavolo aspetti a portare Urania dalle altre?! Sono in grave difficoltà e senza di lei non ce la possono fare!”
Non sentii bene quello che rispose a Zac, ma sicuramente non furono parole carine.
“Ah, sta’ zitto Heeron! Sbrigati invece di pensare ad amoreggiare con lei!”
Sbuffò. “Va bene, va bene… Arriviamo.”
Chiuse il collegamento con  Zac e mi guardò. “Bene, a quanto pare la nostra serata romantica è da rimandare.”
“Toglitelo da quella testa dura. La questione si chiude qui e non ti rivenga in mente di fare quello che stavi per fare, altrimenti non rispondo di me.”
“Oh-oh, come siamo suscettibili… Eppure non mi sembravi tanto schifata.”
“Te l’ho già detto più di una volta: non sono come quelle che frequenti di normale e certi approcci con me non attaccano.”
“Forse. Ma se Zac non mi chiamava….”
“L’argomento è chiuso!”
“Aspetta. Dimmi solo questo e ti lascio andare: cosa ti aspetti da me?”
Esitai un attimo prima di rispondergli.
“Niente che tu possa darmi. Almeno per il momento.”
Non gli lasciai il tempo di ribattere alle mie parole, mi lasciai avvolgere dalla mia sfera di luce e  lo lasciai lì.
Dovevo precipitarmi dalle mie compagne in pericolo.
Tramite il nostro sesto senso stellare riuscii a raggiungerle velocemente: stavano combattendo presso un centro sportivo poco fuori Tokyo.
Non appena fui sul posto, notai subito qualcosa di diverso dalle altre volte: niente mostri a risucchiare l’energia, nessun oggetto contaminato, ma solo una ragazza in tenuta da scherma, in assetto da combattimento che teneva in mano un fioretto.
“Urania, meno male che sei arrivata!”
“Scusare ragazze, un cretino mi ha fatto perdere del tempo prezioso.”
Dalle loro espressioni dedussi che avevano capito al volo di chi parlavo. “Com’è la situazione?”
“Non buona purtroppo. Quella ragazza che vedi è Yakko, una delle ex compagne di scherma di Phaes. Ha praticamente assorbito tutta l’energia delle persone presenti al centro sportivo e con ogni probabilità l’ha immagazzinata nel fioretto che tiene in mano.”
Guardai istintivamente la mia amica dalla lunga chioma nera e lessi nei suoi occhi una nota di malinconia mista a rabbia e incredulità.
“Ragazze state attente, Yakko è molto forte e se vi colpisce siete nei guai.” Phaes la conosceva bene. “E’ rischioso attaccarla, potrebbe restare ferita o peggio ancora…”
“E quindi? Che facciamo?”
“Non lo so, accidenti…”
Isette aveva predisposto la sua fitta rete di energia stellare che era riuscita marginalmente a contenere i fendenti di Yakko. Haya andò in suo aiuto e rafforzò con le scintille di stella l’arma di difesa.
“Ragazze, non è sufficiente. Prima o poi avrà la meglio su di voi e allora….”
“Provo a colpirla leggermente con una sfera di plasma stellare.”
“No, Hory non farlo. E’ troppo pericoloso.”
“Una piccola piccola..”
“C’è solo una via d’uscita. Fidatevi di me.”
Guardammo Phaes: oltrepassò la nuova barriera difensiva creata da Marik e con un agile balzo, schivò la stoccata di Yakko. Si lasciò rincorrere per gran parte della palestra fino a che giunse nell’area di deposito armi. Afferrò con decisione un fioretto, saltò in pedana e le urlò “En garde!”
Nel frattempo ricoprii tutta la struttura con il potere della purificazione.
Yakko faceva paura: I suoi occhi erano dilatati, iniettati di sangue; dalla sua bocca usciva saliva in continuazione, il suo respiro era concitato e agitato, i capelli non avevano più forma. Era terribilmente sudata e gli unici suoni che provenivano da lei erano risa semi-isteriche e urla sovrumane. Puntò l’arma verso il viso di Phaes si lanciò su di lei.
 
 
Sapevo che Yakko era un osso duro, mi aveva battuta più di una volta prima del torneo di primavera quando fui io ad avere la meglio..
E anche questa volta non potevo fallire.
Erano mesi che non mi allenavo più, ma se l’allenatore Masashi e tutti gli altri vedevano in me la stoffa della campionessa, beh, era giunto il momento di tirarla fuori.
Vidi la mia avversaria di sempre avventarsi su di me, riuscii ad evitarla per un soffio e caddi a terra. In quel momento, in un angolo della palestra, vidi Andrew moribondo.
Vi starete chiedendo chi sia Andrew… Beh, è un mio compagno di squadra trasferitosi da poco più di un anno dal Canada che, diciamo, non mi è del tutto indifferente.
Non lo è neanche per Yakko e questo era un altro motivo per cui fra noi due non c’era solo una semplice rivalità sportiva.
Mi rialzai in piedi e passai al contrattacco. Non riuscivo a colpirla, era troppo agile e veloce. Evidentemente il potere oscuro aveva amplificato la sua forza oppure…. Ahia! Tentando di schivarla mi sono procurata una slogatura alla caviglia! Questa non ci voleva! A peggiorare le cose il mio braccio sinistro era stato colpito e il potere oscuro lo stava paralizzando.
Coraggio Phaes, devi farcela! Andrew, le ragazze e anche Yakko hanno bisogno di te!
Non dovevo colpirla come durante un incontro di scherma, dovevo toglierle di mano quel  dannato fioretto colmo di negatività. Era l’unica via d’uscita.
Con la caviglia e il braccio fuori uso stavo per avere la peggio purtroppo. Ero con le spalle al muro, in un angolo della palestra, lontano da tutti.
Urania l’aveva notato e capì al volo:  fui raggiunta dal raggio del potere della purificazione e per fortuna il mio braccio riprese a funzionare.
Ma la caviglia no.
Yakko lanciò una risata di nera soddisfazione, puntò l’arma verso di me e attaccò.
Non so cosa mi dette la forza di farlo, ma con una stoccata fulminea ed istantanea le allontanai il fioretto dalla mano, lo feci cadere a terra e lo distrussi con il mio fulmine di Altair. Tutta l’energia sottratta tornò di nuovo ai legittimi proprietari.
Yakko, dopo aver cacciato un urlo disumano, cadde a terra priva di sensi.
Anzi, sembrava morta!
Prontamente chiamammo i soccorsi..
Le ragazze si avvicinarono per aiutarci.
E si avvicinò anche Andrew che fortunatamente si era ripreso quasi del tutto.
Erano secoli che non lo rivedevo. Ed era sempre bellissimo.
Prese in braccio Yakko e il mio cuore avvertì una fitta.
La stava accarezzando, esattamente come aveva fatto con me quella volta per consolarmi dopo una sonora sconfitta.
Possibile che dopo il mio posto nella squadra olimpica, si fosse presa anche il cuore di Andrew?
Mi appoggiai ad Hory e mi alzai in piedi. La battaglia era finita e per fortuna senza altri incontri indesiderati.
Potevamo tornare ad Estrellon.
Non mi andava più di stare lì a vedere Andrew che stringeva Yakko.
“Aspetta un attimo.”
Mi voltai. Andrew mi stava fissando.
“Posso sapere chi sei?”
“Io… Non sono nessuno.”
Gli girai di nuovo le spalle e feci qualche passo.
“Eppure mi ricordi tantissimo una persona che non vado da tempo.”
“Sarà una coincidenza.”
“Ti ho osservata quando combattevi prima. E il tuo stile è inconfondibile… Phaes!”
Accidenti a lui! Come ha potuto riconoscermi?! Il sangue mi si gelò nelle vene!
Possibile che conoscesse così bene il mio stile di combattimento?
Possibile che si ricordasse ancora di me?
Tutto questo mi aveva colta di sorpresa.
Molto più di come fu colto lui nell’apprendere la mia rinuncia a partecipare alle Olimpiadi.
Non potevo rivelargli che ero davvero io!
Anche se in quel momento avrei tanto voluto farlo. Mi mancavano così tanto tutti i momenti passati con lui, gli allenamenti, le corse nel parco, le lunghe chiacchierate e i suoi maldestri tentativi di insegnarmi l’inglese.
“N-non so chi sia questa Phaes. Ma di certo non sono io. Sappi solo che sono una stella, niente di più, niente di meno.”
“Peccato. Sai, sei bella come lei. E se mai dovessi incontrarla, dille che mi manca da morire.”
Non ebbi il coraggio di voltarmi verso di lui.
Sentivo già gli occhi gonfi di lacrime.
Feci un cenno di assenso con la testa prima di avvolgermi nella mia sfera di luce e volare via da lì.
 

 
Confesso che non avevo mai visto la mia amica in quello stato. Lei è sempre determinata, sicura di sé, forte e decisa; quel lato debole del suo carattere per me fu una scoperta.
 
Rientrammo dunque ad Estrellon.
La nostra mini vacanza era finita. Beh, parlare di vacanza era una gran cosa perché in fondo avevamo combattuto lo stesso.
E quel che era peggio non avevamo trovato nessuna soluzione per contrastare il nemico. Anzi, da parte sua c’era stato un nuovo cambiamento di attacco: prima catturava l’energia direttamente dalle persone, poi si serviva di oggetti contaminati dal potere oscuro, mentre l’ultima volta si era servito di Yakko.
“Che c’è? Hai pensieri?”
“Marik… Non ti avevo sentita arrivare…” Feci un respiro profondo. “Beh, si. Qualche pensiero ce l’ho.”
“Riguardo al nemico?”
“Già. Zenit ci aveva detto che avremmo trovato le risposte dentro di noi, ma almeno io non ci sono riuscita.”
“Non è una cosa facile.” Fece una breve pausa. Poi cambiò radicalmente discorso, forse per allentare la tensione. “Raccontami un po’: che avete fatto a Beverly Hills? Quando Britt ci ha raggiunte aveva un diavolo per capello! Forse i mostri le hanno interrotto qualche seduta estetica?”
Quel pensiero mi strappò un sorriso. “Più o meno. Immagina la scena: noi immerse fino al collo in una vasca piena di petali e succo di frutta con maschera e cetrioli in faccia!”
“Una scena fantastica!” Sorrise.
“Quando abbiamo ricevuto il segnale di allarme ci trovavamo sulla spiaggia: c’era un tramonto mozzafiato. Dovresti farci una capatina con Zac, sarebbe molto romantico guardarlo insieme.”
Sulle guance di Marik comparve un tenue rossore.
“Come vanno le cose fra di voi?”
“Vanno.” Si strinse fra le spalle.
“Ancora non volete uscire allo scoperto?”
“Ho troppa paura.”
“Tesoro mio, hai paura dell’amore? Se vi amate, devi fregartene del giudizio degli altri! Le ragazze saranno entusiaste della cosa, ne sono sicura.”
Marik abbassò lo sguardo sorridendo leggermente senza dire niente.
In quel momento, nel vialetto sotto le mura, passò Phaes correndo.
Nonostante la caviglia infortunata, continuava a spingere sempre di più.
“Lei sta soffrendo. E molto più di me.” Disse la mia amica. “Non hai idea di quante rinunce ha fatto per diventare l’essenza di Altair. Prima la scherma e le Olimpiadi, poi quel ragazzo… lasciando campo libero alla sua rivale… Vuole apparire forte, ma dentro è fragile come un castello di carte.”
“Poverina. Spero solo che quando tutto questo sarà finito, riesca a realizzare i suoi sogni.”
“Già, ma ancora non è il momento.” Pausa. “Oh, a proposito. Ho saputo che hai incontrato di nuovo quella befana!”
“Si. E’ spaventosamente forte. Ma sono riuscita a contrastarla l’ultima volta, sai?”
“Davvero?”
“Si e per un soffio non la batto!”
“E me lo dici solo ora?! Racconta tutto!”
Sentii le mie guance diventare calde. “Mentre mi battevo è arrivato Heeron con un fiore e… Insomma, quando ha poggiato le sue mani sulle mie spalle, l’intensità del mio potere si è quasi triplicata.”
“Allora la cosa è lampante: voi due insieme siete la chiave per la vittoria!”
La guardai stupita.
“Da sola sei molto potente, ma non sei mai riuscita a mettere in difficoltà quella stella spenta. Invece con lui si.”
Il ragionamento di Marik filava liscio come l’olio.
E mi lasciava parecchi interrogativi.
Possibile che tutto girasse attorno a noi due?
C’era veramente qualcosa che andava oltre le stelle e che ci teneva uniti?
 
 
 
 
 

 

Capitolo pubblicato decisamente a tempo di record! Che ve ne pare? Vi aspettavate una scena diversa sotto il cielo della California, non è vero? Si, lo so, sono stata un po’ cattivella, ma abbiate fede: mi farò perdonare!
Ho lasciato un po’ più di spazio a Phaes e al suo passato che le si ripresenta davanti. A me la scherma piace e se avessi avuto la possibilità avrei volentieri provato a tirare qualche stoccata con il fioretto. A voi piace?
 
Adesso vi lascio e tenete d’occhio la storia: il prossimo capitolo è quasi pronto e arriverà molto presto. Con una sorpresa, spero, di vostro gradimento!
 Grazie a tutte voi che recensite!! Vi adoro!!
A presto!
La Luna Nera (Cristina) 

 

Ritorna all'indice


Capitolo 16
*** Io e te. Il nostro amore sotto le stelle. ***



IO E TE.
IL NOSTRO AMORE SOTTO LE STELLE
 


 
“Cielo Stellato, hai osato sfidarmi oltre ogni limite! Preparati! La mia vendetta non avrà limiti!”
Mi svegliai di soprassalto.
Andai a sciacquarmi la faccia, guardandomi allo specchio mi spaventavo da sola.
Quell’incubo che tormentava il mio sonno da alcune notti era troppo reale.
Temevo che quella strega volesse tentare di indebolirmi a partire dal mio subconscio.
Avevo di nuovo chiesto udienza a Zenit per esporgli questi ultimi fatti ed ero sempre in attesa che mi ricevesse.
Ultimamente il venerabile si faceva vedere pochissimo e in più di uno temevamo che da un giorno all’altro questa sua assenza ci sarebbe risultata fatale.
Decisi nel frattempo di parlarne con Hory, lei aveva un sesto senso per certe cose.
Ma prima mi concessi una bella colazione. : )
 
Così, più tardi, raggiunsi la mia amica che trovai intenta a far le pulizie.
“Quando hai finito, che ne dici di passare anche da casa mia?”
“Volentieri.” Mi accolse con un luminoso sorriso. “Dai, accomodati. Finisco in un attimo e sono da te. Che dici, metto su un po’ di the?”
“Perché no!”
Ci sedemmo davanti a due fumanti tazze… Mi ricordavano certi pomeriggi autunnali con i bambini della casa famiglia, quando per ingannare il tempo raccontavo loro storie fantastiche, molto simili all’avventura che stavo vivendo.
“Allora? Dovevi parlarmi di qualcosa?”
Poggiai la tazza sul piattino. “In effetti si. Sono alcune notti che sogno Osborv. Mi minaccia apertamente e quello che mi inquieta è il non capire se è solo frutto della mia immaginazione o se quella mi sta tormentando sul serio…”
“Ne hai parlato con Zenit?”
“Gli ho chiesto udienza.”
“E con Heeron?”
“Che c’entra Heeron?”
“Dalle ultime battaglie è emerso chiaramente che i vostri poteri congiunti hanno dato del  filo da torcere al nemico. Anche gli strumenti di Zac l’hanno confermato.”
Non risposi. Non sapevo cosa rispondere.
“Credo che dovresti parlargliene. Chissà, forse anche lui sta facendo incubi simili.”
“Non ci avevo pensato… Credi sia possibile?”
“Se non glielo chiedi non possiamo saperlo.”
L’idea di incontrarlo non mi riempiva di entusiasmo.
 
 
“Andiamo a domandarglielo!”Mi afferrò per la mano e ben presto entrammo nel giardino dei fiori delle stelle.
C’erano i dink, ma non lui.
Almeno in apparenza.
 
I piccoli esserini volanti sembravano dirigersi in un punto ben preciso del giardino, un punto in cui era mai spuntata nessuna pianta.
Non sembravano agitati, quanto piuttosto eccitati come se stesse per accadere qualcosa di speciale. Li seguimmo e ben presto raggiungemmo anche molti altri abitanti di Estrellon. C’era ovviamente Zac con le sue diavolerie, pronto ad analizzare quello che stava accadendo. Poi c’erano Marik e Haya, più altre stelle minori, fra cui quella con la quale Heeron se la spassò quella sera….
Lui invece era inginocchiato davanti ad uno spazio apparentemente incolto.
Al centro di quello spazio c’era una concentrazione di polvere stellare che non avevo mai visto prima. Lui sembrava ipnotizzato da quell’evento straordinario.
I piccoli dink volavano sull’area incessantemente. Zac continuava a monitorare tutto.
All’improvviso Heeron si alzò in piedi, la polvere stellare si concentrò in un unico punto non appena lui stese le mani verso di esso.
Un bagliore accecante.
E dalla terra spuntò un germoglio.
Una nuova pianta stellare era nata.
E dovetti ammettere che assistere alla sua nascita fu un’esperienza unica.
“Wow, non avevo mai visto niente di simile in tutta la mia vita.”
“Bello, vero?”
“Oh si..”
“Assistere alla nascita di un germoglio è una cosa meravigliosa.”
“E’ stato così anche per la mia?”
“Non proprio. Si, il prodigio più o meno è sempre lo stesso, ma in questo caso  c’è stato qualcosa di insolito.”
“Già.” Intervenne Zac. “Ho captato un’emissione di potere del tutto nuova. Date un’occhiata qui.” Ci mostrò un piccolo monitor che mostrava la sequenza a cui avevamo assistito poco prima. “Quando quel germoglio è spuntato dal terreno il mio strumento ha rilevato anche la presenza di una sostanza allo stato liquido in minuscola quantità.”
“Come se fosse uscita dell’acqua?”
“Diciamo di si.”
“Io non l’ho notata…”
“La quantità era talmente bassa che solo i miei strumenti potevano rilevarla.”
“Capisco. E in sostanza di che roba si tratta?”
“Questo non lo so ancora. Dobbiamo attendere che la pianta cresca e ne produca perché possa capirci qualcosa di più.”
Osservai quel piccolo germoglio: era molto bello. Il minuscolo fusto era di un colore tendente al verde chiaro e al posto delle foglie vi erano come dei batuffoli di scintille. Heeron non si era ancora allontanato da quello spazio, i dink gli volavano attorno punzecchiandolo come zanzare. Lui però non reagiva.
“E’ stremato.” Mi spiegò Marik. “La nascita di una nuova pianta gli richiede uno sforzo enorme ed un consistente dispendio di energia.”
“E mi sembra che questa volta ne abbia utilizzata più del normale.”
Lo guardai. Confesso che ero un po’ preoccupata.
Dopo alcuni minuti si alzò  e ci raggiunse.
“Questa è stata bella tosta. Mi ha quasi distrutto.” Si asciugò una goccia di sudore che gli scendeva dalla fronte. “E se non riposo un po’, vado fuori di testa. Ci  vediamo.”
Se ne andò salutandoci con un cenno della mano. Mi parve di scorgere un sorriso indirizzato a me.
“Ehi Heeron!” Hory lo chiamò. “Urania deve parlare con te!”
“Ma ti pare questo il mom..”
“Sta’ zitta! Tanto ti saresti nascosta dietro i se e i ma come fai sempre.”
“Se è qualcosa di urgente puoi dirmelo mentre mi lavo o se ti infili con me sotto le coperte.”
“No-no!  E’ una cavolata di Hory! Va’ pure a letto!”
Fortunatamente il ragazzo se ne andò.
“Quando ti deciderai a svegliarti?! Ti ha apertamente invitata a…”
“A niente!” Questa volta fui io ad interromperla. “E l’argomento è chiuso.”
Le feci una linguaccia amichevole, so che voleva incoraggiarmi perché mi facessi avanti, ma ancora non me la sentivo. Troppi erano i pensieri e  i dubbi nella mia mente per uscire allo scoperto in quel modo.
 
Più tardi ci incontrammo per degli allenamenti.
Phaes aveva cancellato dai suoi occhi la malinconia e la nostalgia di Andrew e di tutto quello che aveva vissuto in occasione dell’ultimo scontro. Quella ragazza era eccezionale nel nascondere i suoi stati d’animo, ma ero pronta a scommettere che in fondo al suo cuore c’era ancora un mare di tristezza.
Facemmo tutte quante un paio di giri della fortezza per passare poi ai colpi da sferrare in battaglia.
Stavamo diventando davvero brave!
Ai margini dell’area degli allenamenti Zac ci controllava con i suoi aggeggi, registrando ogni emissione di potere da parte nostra. Dall’espressione della sua faccia si capiva benissimo che era soddisfatto dei nostri progressi.
Bene, molto bene.
Questo significava che la vittoria della stella spenta non era del tutto scontata.
Almeno è ciò che speravamo!
 
Dopo un bello spuntino, cosa c’è di meglio che tuffarsi in una vasca piena di acqua calda e bollicine profumate?
Meravigliosamente rilassante, non trovate?
Stavo in accappatoio ed avevo appena finito di asciugarmi i capelli, quando mi parve di sentire dei piccoli rumori provenire dalla finestra della mia camera da letto.
Era come se qualcuno stesse lanciando dei sassolini.
Mi affacciai e lì sotto vidi lui più bello che mai.
Mi salutò con uno dei suoi sorrisi… e con una delle sue battutine.
“Vedo che sono arrivato giusto in tempo per il bagno.”
“No, spiacente, mi sono già lavata.”
“Peccato. Però potresti avere bisogno di aiuto per vestirti.”
Mi uscì una risata che ricambiò. Chiusi la finestra e in un attimo ero di nuovo davanti ai suoi occhi verdi, ma in abiti più consoni.
Uscimmo per fare due passi.
“Allora? A cosa devo la tua visita?”
“Dovevi dirmi qualcosa se non ricordo male.”
“In effetti si.” Feci una pausa. “Per caso negli ultimi tempi hai fatto dei sogni strani, incubi o qualcosa del genere?”
“Hm, si. Qualche sogno particolare l’ho fatto, si. E c’eri anche tu, ma non era per niente spaventoso.” La sua faccia mi fece capire velocemente che tipo di sogno era….
Sospirai. “Puoi fingere almeno una volta di essere una persona seria?”
“Io lo sono sempre.”
Lo guardai alzando il sopracciglio sinistro.
“Scusa.” Mi sorrise.
Passeggiammo insieme, fianco a fianco, senza mai sfiorarci.
Entrambi sapevamo che un minimo contatto fra di noi quella sera sarebbe stato senza via d’uscita.
Entrammo nel giardino con i dink che si divertivano a passarci vicino facendoci il solletico.
Mi sedetti su un muretto e lo guardai.
“Sono alcune notti che in sogno vedo quella stella spenta. Mi minaccia apertamente.” Con la punta del piede destro giocherellavo con un sassolino. “Non riesco a capire se è tutto creato dalla mia immaginazione o se è davvero lei. E visto che i nostri poteri sembrano apparentemente complementari, ero curiosa di sapere se anche a te è apparsa in sogno…. Giusto per tentare di capirci qualcosa….”
“No, non l’ho sognata, mi spiace.” Mi accarezzò il braccio sinistro e mi prese per mano facendomi alzare. “Ma qualunque cosa accada, io sarò al tuo fianco. Sempre.”
Quant’era dolce…
“Ti confesso che inizio ad avere paura sul serio.”
Feci qualche passo, lui mi seguì.
Mi trovai serrata fra le sue braccia. Che sensazione meravigliosa….
Come guidata dall’istinto, portai le mie mani sulla sua schiena.
Era inutile continuare a nascondermi dietro i se; Heeron mi piaceva da impazzire e avrei desiderato che quell’abbraccio durasse in eterno. Affondai il mio viso nel suo petto per assaporare ogni battito del suo cuore e fare mio l’inebriante profumo che proveniva dal suo corpo.
“Ti prego, fidati di me Urania.”
Queste sue parole, sussurrate vicino al mio orecchio, mi riempirono di brividi. Affondai le mie dita nella stoffa del suo abito. “Si… So che ci sarai sempre quando dovrò affrontare il nemico…”
“Non mi riferivo solo a quello.”
Ci guardammo negli occhi. Stavo per annegare in quel verde….
Proseguì. “Urania, tu mi piaci sul serio. Quello che sento per te non è una semplice cotta o infatuazione. E’ molto di più, credimi.”
Rimasi a bocca aperta. Non sapevo cosa dire. Si era lanciato senza paracadute, mettendomi il suo cuore in mano.
Erano davvero sincere quelle parole?
“Immagino a cosa pensi: sarà l’ennesima bugia perché con le parole si può dire tutto quello che si vuole e in passato di balle ne ho sparate tante. Ma non adesso.”
Stavo per mettermi a piangere. Volevo credergli! Accidenti se le volevo!
“E allora perché quella sera hai ceduto alle moine di quella ragazza?”
“Perché stavo male. Stavo male perché tu mi rifiutavi di continuo. Temevo di non riuscire a farti capire quello che provavo per te. Tutti i gesti, i regali, le parole che ti rivolgevo non scalfivano minimamente il tuo cuore. Non ti fidavi di me, non l’avresti fatto neanche se avessi gridato all’universo intero che quello che provo per te è amore vero.”
Poggiò l’indice della sua mano destra sulle mie labbra, mentre con l’altra mano mi cingeva la vita. “Con le parole si può mentire, ma non con certi gesti.”
Spostò quel dito e poggiò dolcemente le sue labbra sulle mie.
In quel momento tutti i dubbi e le incertezze svanirono dal mio cuore. Quel bacio portava con sé tutto l’amore che esisteva nella sua anima. E me ne stava facendo dono.   
Dai miei occhi scese una lacrima.
Potevo essere più felice?
 
Lo guardai negli occhi dopo vari minuti straripanti di incredulità.
Sembravano lucidi!
“Che fai? Il grande conquistatore piange?”
Mi sorrise stringendomi a sé.
“Sono solo felice. E aggiungendo altro rovinerei questo momento.”
Lo guardai di nuovo negli occhi. Era dunque questa la magia dell’amore? Quella che ti fa liberare le farfalle nello stomaco perché si uniscano a quelle di lui e insieme volino in alto? Quella magia che ti fa vedere la luce anche se sei circondata dalle tenebre?
 Sorrisi ed avvicinai le mie labbra alle sue. Quel dolcissimo sapore già mi mancava. E se il bacio di prima era quasi del tutto casto, beh, questo lo fu molto meno.
Ma era bellissimo. Perché con quel bacio non stavamo cercando passione o sentimenti travolgenti, ci stavamo donando solo il nostro amore, la nostra voglia di stare assieme, di sentirci vicino l’un l’altra e sapere che ci saremmo stati per sempre.
 
 
 

 

Ciao a tutte!!
 

Come promesso, ho pubblicato rapidamente questo capitolo prima di partire. Me ne vado due settimane al mare e quindi vi rimando a settembre con il proseguimento della storia…ovviamente se ne avete voglia!
In un certo senso qui si conclude la prima parte: finalmente Heeron e Urania si sono messi insieme!! Quante di voi facevano il tifo???
Dal prossimo capitolo inizierà la seconda parte che ci condurrà al finale. Non l’ho ancora scritto, ma ho molte idee e spero di riuscire a non deludere nessuno.
Vado a fare i bagagli! Ciao!!!!!
E naturalmente grazie infinite a chi recensisce e a chi lo vorrà fare! ; * 

 

Ritorna all'indice


Capitolo 17
*** Yona. Una nuova alleata? ***


 
 
YONA. UNA NUOVA ALLEATA?
 

“Allarme!! Allarme!!”
“..Ma che diavolo..?”
Mi alzai da letto e mi affacciai alla porta di casa. Era molto presto e dopo la magica nottata precedente non avevo quasi chiuso occhio. Esatto, stavo sognando per l’ennesima volta quel bacio….
 *_*
E in me si affacciava sempre di più la certezza che quello di alcuni giorni fa non era stato un sogno….
 
Zac aveva recepito un nuovo segnale ultradimensionale dalle stelle minori che già erano sul luogo dell’attacco.
“Buongiorno amore.” Heeron mi stampò un bacio sulle labbra. “Avrei voluto portarti un mazzo di rose rosse, ma devi accontentarti del tuo fiore per andare a combattere.”
 “Accetto il pensiero.” Lo ringraziai con un bacio. “Coraggio, andiamo. Se mi sei vicino non ho paura di nulla.”
Raggiungemmo le altre ragazze che stavano già acquisendo informazioni da Zac.
“Ragazze, la situazione è complicata: Haya è già sul posto, hanno attaccato la scuola di danza che frequentava. Da quello che ha trasmesso, il nemico ha una nuova strategia molto simile all’ultima affrontata, ma secondo lei qualcosa non quadra.”
“Si stanno servendo di un oggetto con il quale raccogliere l’energia?”
“All’apparenza sembra così. Dovete andare laggiù e liberare i bambini dall’energia oscura.”
Avvolte nelle sfere di luce raggiungemmo rapidamente il luogo dell’attacco.
Haya era lì e stava tentando di respingere i mostri con le sue scintille di stella. Aveva creato attorno a sé una barriera piuttosto potente con la quale aveva messo al riparo alcune bambine, ma molte erano già state private della loro energia.
In fondo alla palestra dove stavano ballando c’era un bimba di circa dieci anni. Il nemico si serviva di lei questa volta.: la sua pelle era cerulea, gli occhi rossi come il fuoco, la bocca piegata in un sorriso maligno e dalla quale usciva saliva in continuazione.
In mano però non teneva nulla.
Iniziammo a sentire le sirene dei soccorsi in avvicinamento. Secondo me era troppo rischioso far avvicinare anche loro al campo di battaglia: se non riuscivamo a bloccare quella bambina e a capire la sua strategia, avremmo messo in serio pericolo anche i soccorritori.
“Phaes, Britt, cercate di trattenere al di fuori della palestra tutte le persone in avvicinamento. Qui è troppo pericoloso.”
Le ragazze si catapultarono fuori dopo un rapidissimo cenno d’intesa.
“Ora non resta che capire cosa usa quella bambina per raccogliere l’energia.”
“Fammi fare un tentativo.”
Hory produsse una sfera di plasma stellare all’interno della quale fece penetrare il suo fiore. “Bene. Ora vi mostro un giochino che ho appreso qualche giorno fa. Incrociate le dita e sperate che funzioni.” Le sue mani sprigionavano una luce rossastra e permettevano alla sfera di fluttuare in aria. Fece in modo che si posizionasse a poco più di un metro dalla bimba e ne analizzò il corpo come uno scanner.
“Ecco, ci sono!” Esclamò Hory. “Sono le scarpette da ballo! E’ lì che immagazzina l’energia!”
“Ma ne sei sicura?!”
“Sicurissima.”
“E come possiamo far… Attente!!”
La bambina si scagliò verso di noi e afferrò Haya per il collo.
“Lasciala andare piccola peste!!”
Michie si posizionò con il suo arco pronta per scagliare la sua freccia di Vega.
“Fermati…. Non farlo Michie….” Haya stava per soccombere, privata della sua energia. “…Non… non fare del male ad Ayako…. E’ mia… mia sorella…”
“Come?!”
Quella bambina era la sorella di Haya?!
“Salvatela….”
Questa fu la sua ultima parola. L’energia di Haya si era esaurita. Ayako rideva soddisfatta.
“Sphera Stellaris!!!” Creai una sfera di assorbimento per tentare di diminuire l’energia negativa che si stava impossessando di tutti l’ambiente. Il mio incantesimo distrasse Ayako e Marik riuscì a recuperare Haya.
Svenuta.
Almeno è ciò che speravamo.
“Antares! Reticula!!” Gridò Isette generando una fitta rete protettiva. “Ragazze, fatevi venire qualche idea per  sopraffare Ayako, altrimenti qui rischiamo grosso! Fate in fretta, non so per quanto riuscirò a gestire la mia barriera!”
“E come facciamo? Se tentiamo di toglierle quelle scarpe veniamo contaminate dal potere oscuro!”
“Ci penso io!”
Di chi era quella voce?!
Un’esile figura si avventò su Ayako sbattendola a terra e inspiegabilmente la liberò delle scarpe, salvandola dall’influenza negativa del potere nero.
E altrettanto inspiegabilmente non era stata contaminata.
L’attacco era terminato.
Ci alzammo in piedi.
Osservammo con aria interrogativa quella ragazza che ci aveva salvate.
Aveva una faccia dolcissima, due occhietti viola, un sorriso luminoso e dei lunghissimi capelli rosa leggermente mossi. “Piacere di conoscervi, Stelle del Cielo. Io mi chiamo Yona e sono l’essenza di una stella appena nata: la stella Yun.”
Una nuova compagna di battaglia dunque?
“So che siete sorprese di vedermi e che sicuramente non avevate mai sentito parlare di me, ma come vi ho detto la mia stella è appena nata e il suo potere è in me da pochissimo tempo. E’ ancora molto instabile, ha dei picchi di energia molto alti che si intervallano a crolli improvvisi, ed è approfittando di uno di questi sbalzi che sono riuscita a liberare la bambina dalle scarpe.”
Ora le cose iniziavano ad essere più chiare.
Mi tornò alla mente una cosa. “Vuoi vedere che quella pianta spuntata nel giardino di Heeron è collegata  a Yona?”
“Hai ragione.” Convenne Marik. “E se così fosse, dovremmo portarla con noi ad Estrellon per verificare la cosa.”
Osservammo di nuovo Yona. Somigliava tantissimo a certi personaggi dei cartoni animati che guardavo con i bambini alla casa famiglia!
Decidemmo dunque di portare anche lei ad Estrellon, in fondo se era l’essenza di una stella quella era casa sua.
Come atterrammo davanti alla fontana, Zac ed Heeron ci vennero incontro.
“Ragazze, tutto bene?”
“Si, per fortuna è andata. Haya è stata privata della sua energia, dobbiamo fare qualcosa e alla svelta.”
“Ci penso io.”
Heeron prese una grande quantità di polvere stellare con la quale ricoprì quasi totalmente il corpo di Haya. Invocò il potere della rinascita e ben presto sul volto della nostra amica ricomparvero segni di vita.
“Ora le serve tanto riposo. Tornerà come nuova in men che non si dica.”
Phaes la prese in braccio e la accompagnò nella sua casa.
“Oh, a proposito!” Intervenne Britt. “Abbiamo una nuova leva: ladies and gentlemen a voi Yona, essenza della neo stella Yun!”
“Benvenuta.”
Lanciai un’occhiataccia ad Heeron quando le baciò la mano. Lui se ne accorse e si avvicinò a me.
“Ehi, sarai mica gelosa?” Mi baciò le labbra.
“Si. Perché, non dovrei?”
La cosa destò stupore fra i presenti.
“Ah-em.. Scusate un attimo voi due… Ci siamo persi qualcosa?”
Io ed Heeron ci voltammo verso tutti quegli occhi curiosi che morivano dalla curiosità di sapere.
“C’è forse qualcuno che ha fatto breccia nel cuore di qualcun altro?”
Mi sentii incendiare e la cosa peggiorò drasticamente quando lui mi prese per la vita attirandomi a sé.
“E’ successo tutto ieri sera, cari i miei impiccioni. E visto che c’è stato un allarme non abbiamo avuto il tempo di attaccare i manifesti, passare la soffiata a qualche paparazzo, informare i notiziari e suonare le trombe per fare l’annuncio ufficiale.”
“Ah. E dunque… in sostanza voi state insieme..”
“Indovinato.”
“E allora facciamo baldoriaaa!!!”
Britt si buttò nella fontana iniziando a schizzarci tutti per manifestare la sua felicità. Ovviamente nessuno restò a prenderle e basta…
Insomma, nel giro di pochi minuti eravamo zuppi dalla testa ai piedi.
Notai invece Yona. Era rimasta in disparte. Forse non aveva un gran feeling con l’acqua o forse era ancora frastornata dall’ingresso ad Estrellon e da tutto quello che ne consegue. O forse ci aveva presi tutti per suonati…
Già, chi poteva biasimarla?!
 
Haya si era ripresa quasi completamente ed apprese con enorme sollievo che anche sua sorella Ayako era fuori pericolo.
Decidemmo di festeggiare tutti insieme, anche se in sordina, tutti gli avvenimenti degli ultimi giorni: la nuova vittoria sul nemico, la storia nata fra me ed Heeron e l’arrivo di Yona.
La ragazza si dimostrò piuttosto amichevole nei confronti di tutte noi, ci parlò della sua vita, della scuola che frequentava, del suo sogno di diventare una grande attrice, del suo odio per il cioccolato e della sua passione per le fragoline di bosco.
 
A fine serata Heeron mi prese per mano, ben intenzionato a fare una passeggiata con me prima di riaccompagnarmi a casa.
Entrammo nel giardino.
“Vieni, voglio mostrarti una cosa.”
“Oh, di che si tratta?”
Salimmo velocemente alcuni gradini e giungemmo davanti all’ultima pianta spuntata.
“Guarda…”
“Accidenti! E’ cresciuta incredibilmente!”
In effetti nel giro di un giorno e mezzo l’arbusto era già alto più di un metro ed i grappoli di scintille sembravano voler esplodere da un momento all’altro.
“Dimmi la verità Heeron, questa pianta è collegata al potere di Yona?”
“Non lo so. A primo impatto verrebbe da pensarlo, ma ho fortissimi dubbi a riguardo.”
“E allora?”
“E allora ci penseremo domani.” Mi diede un bacio dolcissimo. “Vogliamo mica passare la serata a parlare delle mie piante o del nemico?”
Gli sorrisi, lo abbracciai forte e lasciai che le sue mani mi imprigionassero per non farmi andare via mai più da quei momenti assolutamente magici.
Ci sedemmo ai bordi dello spazio in cui si trovava quella pianta misteriosa. I dink volavano nella luce crepuscolare illuminando soffusamente l’aria attorno a noi.
“C’è una cosa che ancora non ti ho detto…”
“Cosa?”
“Sai che sulla Terra avevo uno spasimante che per me avrebbe fatto follie?”
Il suo volto si fece scuro. “Oh, e me lo dici solo ora?”
“Certo, prima non so se ti importava la cosa… Avevi tante di quelle ochette a volarti intorno che pensavo la cosa non ti interessasse.”
“Mi interessa eccome! E quelle ora appartengono al passato.”
“Lo spero bene. Sono molto gelosa.”
“Quello geloso invece sono io adesso: chi è questo spasimante? Avanti, vuota il sacco.”
“Oh, è un tipo gentile, galante, mi portava i fiori ogni volta che tornava da una passeggiata….”
“Quelli te li porto anch’io!”
“E’ vero. Poi mi accompagnava sempre a tavola e…”
“Taglia corto: chi è? Come si chiama?”
Scoppiai a ridere a crepapelle. Heeron geloso fradicio era troppo comico!!
“Beh? Cosa cavolo ridi?!”
“Si… Scusa… Scusa… “ Cercai di tornare seria. “Allora… lui si chiama Toshio ed è un aiutante ragazzino di dieci anni.” E ricominciai a ridere. Anche perché la sua faccia era troppo buffa! Occhi e bocca spalancati per aver appreso che si trattava solo di un bambino e di esserci caduto come un allocco! E la cosa mi aveva immensamente fatto piacere e tenerezza. Se questa era stata la sua reazione, teneva davvero a me.
Lo abbracciai, baciandogli la punta del naso. “Sono felice che tu sia geloso. Significa che non mi stai prendendo in giro. E che non sono una delle tante.”
“Non lo sei mai stata.”
Ci abbandonammo ad un bacio che sapeva solo di amore, di serenità, di voglia di stare insieme.
Quando tutto sarebbe finito il nostro sogno sarebbe diventato realtà.
Di questo ormai ero certa.
  
 
 
 

 
Hello my friends! I’m back!
Le ferie son finite ed eccomi di nuovo qua ad occupare spazio con questa storiella che spero vi piaccia sempre.
Allora… Abbiamo un nuovo personaggio: Yona! Che ne pensate?
E di Heeron geloso che mi dite?
Ringrazio tutte coloro che passano di qua e ancora di più quelle che recensiscono. Sappiate che senza il vostro supporto non sarei mai riuscita ad andare avanti.
A presto!
La Luna Nera.

 

Ritorna all'indice


Capitolo 18
*** L'inizio della fine ***



L’INIZIO DELLA FINE
 
 
In quel luogo fuori dallo spazio e dal tempo accadeva tutto e il contrario di tutto.
Estrellon era questo.
Non era facile comprendere la serie di cambiamenti messi in atto dal nemico.
Tutte le strategie, tutti gli attacchi che avevamo fronteggiato fino a quel giorno si stavano rivelando inutili.
L’unica nota positiva stava nel fatto che la stella spenta non si era più fatta viva nei miei sogni. All’inizio la cosa mi tranquillizzava decisamente, ma con il passare dei giorni iniziavo a temere qualcosa di brutto.
E sempre riguardo quegli incubi, la mia richiesta di udienza al nobile Zenit era rimasta inascoltata. Era come se l’augusto vegliardo fosse andato in letargo. Sapevamo che spesso le sue meditazioni richiedevano tempi lunghissimi, ma da troppo tempo dal suo palazzo non uscivano segni di vita.
“Ehi, Urania? Posso disturbarti?”
“Cosa… Oh, Yona, scusa… ero soprappensiero…. Dimmi pure, cosa c’è?”
“Ecco, avevo bisogno di qualche informazione su come intraprendere il percorso per diventare una brava essenza di stella….”
“Ma certo.” Era davvero deliziosa quella ragazza! “Hai qualcosa di specifico da chiedermi?”
“Hm, diciamo che mi incuriosiscono molto questi fiori stellari.” Indicò il giardino di Heeron. Speravo solo che questa sua curiosità fosse rivolta solo alle piante e non a chi le coltivava…
“Sono dei vegetali molto particolari e sicuramente da qualche parte ce n’è uno collegato al tuo potere. Probabilmente ancora non ha completato la sua evoluzione dato che la tua stella è giovanissima, ma non temere, arriverà anche il tuo momento.”
“Quella è la tua pianta?”
“Già.” Ripensai all’attimo in cui diventai ufficialmente l’Essenza del Cielo Stellato.
“E’ molto bella.”
Le sorrisi ringraziandola. “Attorno ad essa ci sono tutte quelle collegate al potere di ogni stella maggiore, mentre quelle delle stelle minori si trovano laggiù, sotto il muro di cinta.”
“E com’è il giardiniere?”
Sobbalzai. “Perché me lo chiedi?”
“Semplice curiosità.”
Sarà bene per te. “E’ in gamba, ci sa fare con i fiori e…”
“Anche con le ragazze?”
La guardai con gli occhi sbarrati.
“Mi sembra che fra voi due non ci sia solo un legame di amicizia. Sbaglio?”
La novizia ha lo sguardo acuto…. “Ehm.. Beh, si … diciamo che noi due…. Insomma…”
“State insieme?”
Restai a bocca aperta dalla repentinità della sua domanda. Poi blaterai qualcosa e risposi. “Si, stiamo insieme.” La guardai  incrociando le braccia. “Di’ un po’ Yona, ti interessano davvero le stelle o ti piace di più il gossip? Se è così ti consiglio di far due chiacchiere con Britt, lei è la regina delle chiacchiere.”
Quella si mise a ridere. “No, ti prego! Mia madre ha un negozio di parrucchiera e ne so più di quanto tu possa immaginare! E’ solo che vorrei conoscere meglio questo luogo visto che sarà la mia casa.”
“Va bene, ma Heeron è mio, siamo intesi?”
“Cosa c’è? Qualcuno è geloso?”
I miei occhi si riempirono di stelle. Il mio adorato giardiniere stava venendo verso di me. Mi salutò con uno di quei delicatissimi baci capaci di farti fluttuare in aria.
“Dunque tu saresti Yona, la nuova arrivata.”
“Già, e tu sei Heeron, giusto?”
Le regalò un mezzo sorriso. Sapeva bene di rischiare grosso se ne avesse sfoderato uno di quelli da conquistador.
“Urania mi stava spiegando qualcosa sulle piante di cui ti occupi…”
“Capisco. C’è però qualcosa che non quadra: del tuo fiore ancora non c’è traccia.”
“E quella pianta spuntata un paio di giorni fa?”
“Non lo so. Non credo sia collegata a lei. Insomma, una neo stella non ha mai avuto una pianta di quella portata. A meno che il tuo potere sia ancora nascosto dentro di te.”
Yona fece una faccia che mi lasciò leggermente pensierosa. Aveva bisogno di aiuto come ne avevo io al mio arrivo ad Estrellon. “Senti, facciamo così: potremmo chiedere al nobile Zenit, la nostra guida suprema, di aiutarti ad esplorare il tuo inconscio in modo tale che il tuo potere rinasca completamente. Che ne dici?”
“Sarebbe fantastico!” Esultò come una bambina alla quale è stato regalato il giocattolo tanto desiderato.
Ci ringraziò e se ne andò via salterellando.
“Che ne pensi?”
“Di lei?” Heeron si massaggiò la fronte. “E’ una ragazza strana. E il fatto che non abbia trovato nessuna pianta collegata a lei, mi lascia troppe perplessità.”
“Zenit è il solo che possa darci qualche spiegazione.”
“Peccato che non si veda più da quasi dieci giorni.”
“Credi gli sia accaduto qualcosa?”
“Non lo so… Ma io ho un gran mal di testa. Ed ho bisogno di riposare.”
“Come?”
“Al giardino penserò dopo. Ci vediamo.”
Se ne andò salutandomi solo con un misero ci vediamo, senza neanche un bacio piccolo piccolo! Sinceramente mi aspettavo qualcosa di più.
 
Prima di uscire dal giardino, passai per curiosità davanti all’ultima pianta nata: era sensibilmente cresciuta e dalle infiorescenze poste su lunghi rami simili a quelli del salice piangente, si intravedevano scintille di luce e ogni tanto cadeva qualche goccia di un liquido simile all’acqua, ma dalla luminosità inconsueta. Tutto quello stillicidio stava dando vita ad un minuscolo laghetto che circondava le radici di quello strano alberello. Mi voltai e a poca distanza, in fondo al vialetto, c’era la mia pianta.
Non avevo mai notato che le loro posizioni fossero l’una davanti all’altra.
Era solo una casualità?
Credevo che in quel giardino tutto prendesse una disposizione logica e ben definita dai poteri delle stelle.
E se quella pianta in qualche modo era collegata con Yona cosa poteva significare?
Era una sorta di mia antagonista?
Anche questo sarebbe stato un argomento da esporre a Zenit.
Se solo fosse ricomparso
 
 
“Urania, ci risiamo!”
“Cosa?”
“Zac ha avuto notizia di un nuovo attacco ad una scolaresca in gita!”
“Uffa…”
 “Dov’è Heeron con i fiori?”
“Strano che non ci sia… Urania che gli hai fatto?”
“Niente di niente. Ha detto di avere mal di testa, credo sia andato a riposare.”
“Non è da lui….”
“Forza, dobbiamo andare. Con o senza i fiori.”
Prima di rinchiudermi nella mia sfera di luce, presi in disparte Zac.
“Zac, ti prego, tieni d’occhio Yona… Non mi fido completamente di lei…”
Il ragazzo mi guardò stupito. Evidentemente non riteneva la nuova stella pericolosa. “Non fare quella faccia! Secondo me vuole provarci con Heeron. E tu, dato che resterai qui, la devi sorvegliare! Intesi?”
Zac annuii e partii per la Terra un po’ più tranquilla.
 
La scolaresca attaccata dai mostri era bloccata in un angolo dei giardini del castello Nijo di Kyoto, preventivamente sgomberato dai tutti i turisti.
Le forze dell’ordine avevano circondato i mostri e tentavano inutilmente di contrastarli.
“Fate largo signori, questo è compito nostro.”
Ci avvicinammo sotto gli occhi stupiti di tutti loro. I mostri ci videro e in un batter  d’occhio si impossessarono degli ultimi brandelli di energia dei malcapitati.
“Ora li stendo con il fulmine di Alta…”
“No! Phaes! Con un colpo come quello qui crolla tutto!”
“Allora beccatevi questa! Altair Sphera!”
Posizionò in alto sopra la testa la sfera capace di assorbire la negatività prodotta da quei cosi brutti. Haya e Michie seguirono il suo esempio.
Con tre sfere in pochissimi minuti riuscirono ad indebolire i mostri a tal punto che con una mia pioggia di stelle li feci dissolvere nel giro di pochi secondi.
Facile.
Troppo facile.
C’era qualcosa che non andava.
Senza i fiori di Heeron avevamo sempre incontrato serie difficoltà nel contrastare i mostri.
Perché oggi la vittoria era arrivata così rapidamente?
Cercavo di dare una risposta a tutti questi interrogativi mentre le ragazze aiutavano a rialzarsi tutti i bambini attaccati. Erano sopraggiunti anche i soccorsi che rapidamente trasportarono in ospedale tutti quanti per un controllo medico.
 
Rientrammo ad Estrellon.
C’era un’aria strana.
Molto più strana di come mi apparve quando per la prima volta arrivai qui.
I dink erano agitatissimi, sembravano impazziti. Volavano senza meta e senza direzione.
Heeron non si vedeva.
Che si trovasse ancora a letto a causa del mal di testa?
Di Zenit ancora nessuna traccia.
Anzi, attorno al suo palazzo iniziavano a crescere dei rampicanti che conferivano all’edificio un aspetto inquietante.
 
Morivo dalla voglia di scoprire se Zac aveva notato qualcosa di sospetto.
Entrai nel laboratorio in compagnia di Marik e lo trovammo disteso sulla sua poltrona, davanti al computer spento, che dormiva come un sasso e russava sonoramente.
“Zac! Zac!! Svegliati!”
“Che…. Che succede…? …Marik…”
“Che succede te lo chiedo io!”
Si stropicciò gli occhi mettendosi seduto. “Io… non lo so. Stavo giù nella piazzetta…. Vicino alla fontana… Ricordo che c’era Yona e poi…. Poi ho sentito un allarme provenire dal laboratorio e quando sono entrato… stranamente sono stato colto da un sonno irresistibile….”
Ci sedemmo di fronte a lui.
“Quindi non sai se quella tipa ha incontrato Heeron.”
“No, mi spiace… Non so come sia potuto accadere… Non mi sono mai addormentato di sasso come oggi…” Sbadigliò di nuovo.
Teneva a fatica gli occhi aperti. Non ci riusciva neanche guardando Marik.
“Qui c’è qualcosa che non va.”
Marik mi guardò preoccupata.
E anch’io lo ero.
Zenit scomparso.
Zac addormentato.
Heeron inchiodato a letto dal mal di testa.
I dink agitati.
E quella nanerottola faceva troppe fusa al mio ragazzo.
 
Tutti gli indizi portavano ad un solo punto:
presto sarebbe successo qualcosa di grosso.
 
 
 

 
Chiedo umilmente scusa per il mastodontico ritardo.
Credetemi, avrei voluto aggiornare prima ma non ho proprio avuto il tempo materiale.
Perdonatemiiiii!!!!
 
Allora… Ad Estrellon iniziano ad accadere cose strane, c’è ancora quella pianta misteriosa e Yona sembra volerci provare con Heeron. L’attacco a Kyoto è stato placato con una insolita semplicità: secondo voi le ragazze sono davvero diventate più forti o c’è qualcosa sotto? Avanti con le idee!!
Spero di riuscire a pubblicare almeno un capitolo alla settimana.
Se avete voglia, sto pubblicando una raccolta di poesie: “Le Autunnali”.
Grazie infinite a chiunque legga e recensisca! Conoscere la vostra opinione  è la maggior soddisfazione che possa avere!
; *

 

Ritorna all'indice


Capitolo 19
*** Che ne sarà di noi? ***



CHE NE SARA’ DI NOI?
 
 
“Ciao.”
Heeron si voltò verso di me.
Muto.
“Come stai?”
Riportò il suo sguardo verso la pianta che stava curando.
Poi si alzò e mi fissò.
“Il mal di testa è passato. Spero solo che tu non voglia farmelo tornare di nuovo con le tue chiacchiere.”
Restai impietrita.
Non credevo alle mie orecchie!
“C-Come hai detto?”
“Hai capito bene. E ora se vuoi scusarmi, ha da fare.”
Raccolse un rastrello e se ne andò.
Quello fu solo l’inizio.
 
Erano passate quasi due settimane dall’arrivo di Yona e dal susseguirsi di tutti quegli strani avvenimenti.
La storia nata fra me e Heeron attraversava una fase di stallo che francamente non riuscivo a capire.
Non ci vedevamo quasi mai.
Lui era sempre scorbutico nei miei confronti.
Sembrava infastidito dalla mia presenza.
Ultimamente si isolava anche dagli altri.
Ogni tanto mi recavo nel giardino e puntualmente venivo invitata ad andarmene in malo modo.
Come quella volta. Neanche l’avevo salutato, mi ero limitata solo a dare un’occhiata al mio fiore.
Ma avevo capito che la mia presenza non era gradita.
Uscii e con la coda dell’occhio vidi Yona avvicinarsi all’ingresso del giardino.
Vuoi vedere che dietro a tutto c’era lei? Non mi aveva mai convinta del tutto. Dopo una prima impressione positiva, non lo so… C’era qualcosa di strano in quella ragazza. Gli altri mi ripetevano in continuazione che ero fissata e tutti quei sospetti erano dovuti solo alla gelosia.
Forse avevano ragione.
Ma a me molte cose non quadravano.
 
Come un gatto, balzai sul muretto che mi permetteva di sbirciare all’interno del giardino senza essere notata perché alcuni rampicanti mi nascondevano quasi del tutto.
Stavo lì, pronta a venire a capo di questi movimenti sospetti, quando mi sentii afferrare per una gamba.
Stavo per perdere l’equilibrio! “Oh…oh… ma chi..?”
“Che diavolo stai facendo?!”
“Phaes… Mi hai fatto prendere un accidente!” Mi voltai di nuovo verso l’interno del giardino. “Devo scoprire una cosa….”
“Cioè?”
Non risposi.
“Urania..”
Nulla.
“Urania, mi senti?”
Phaes mi raggiunse sul muretto.
E anche lei vide.
Heeron e Yona si stavano baciando.
Lei avvinghiava le sue braccia attorno al suo corpo come un serpente a sonagli.
“Ohi ohi….”
Prendendomi per un braccio mi trascinò a terra.
Ero una statua di pietra.
Mi strattonò fino a quando non vide comparire sulle mie guance due enormi lacrime.
Non erano per gli strattoni.
Ovviamente erano per altro.
Phaes mi portò via di lì. Dopo poco eravamo tutti, incluso Zac, a casa di Hory per un rapido punto della situazione.
“Cosa?!”
“E’ impazzito?!”
“Come può farsi abbindolare dall’ultima arrivata dopo tutto quello che stavate costruendo insieme?!”
Scoppiai di nuovo a piangere, con Marik che mi accarezzava i capelli come una sorella maggiore.
“E un’altra cosa che mi preoccupa è che il potere di Urania congiunto a quello di Heeron è la chiave per la  vittoria finale sul nemico.” Puntualizzò Isette.
“Fosse solo quello il problema…”
Ci voltammo tutti verso Hory.
“Sta trascurando il giardino un po’ troppo per i miei gusti. I fiori sono indispensabili per amplificare il nostro potere. E quando arriverà il momento di affrontare quella maledetta stella spenta senza di essi siamo spacciate.”
Fra di noi piombò il silenzio.
 
“Basta!” Zac si alzò di scatto dalla sedia. “Heeron ci deve delle spiegazioni. Se ha perso la testa per quella tipetta ce lo deve sputare in faccia, ma non deve assolutamente sottrarsi al suo compito di giardiniere delle stelle!”
Aprì con decisione la porta ed uscì, diretto al giardino.
Lo seguimmo.
Marik mi aiutava a stare in piedi, anche se i miei arti inferiori si muovevano a fatica. Era come se qualcosa volesse frenarmi dal seguire i miei amici.
Passando fra le aiuole del giardino vedevo che effettivamente tutto era abbandonato a se stesso. Le piantine sempre vigorose si trovavano a dover combattere con le infestanti per accaparrarsi l’aria. Mi sembrava di vedere anche qualche parassita.
Fino a poco tempo prima non ce n’era neanche l’ombra.
I dink erano quasi scomparsi da quella zona di Estrellon. Se prima quel giardino era il loro mondo, ora se ne stavano a debita distanza.
Perché?
Cosa stava accadendo?
Anche la mia pianta ne stava risentendo.
E pure quella misteriosa apparsa poco prima dell’arrivo di Yona mostrava seri sintomi di cedimento. E ancora non sapevamo a chi apparteneva.
 
Lui era disteso vicino alla capanna degli attrezzi e lei gli stava sopra come una piovra, avvolgendo quelle sue mani viscide attorno al suo corpo, baciandolo con passione.
Non so come accadde, ma qualcosa in me scattò.
La rabbia si impossessò delle mie vene facendomi ribollire il sangue.
Mi avventai su di loro, afferrai Yona per i capelli e la buttai a terra.
“Che cazzo credi di fare, brutta zoccola?!”
“Zoccola a chi? Se lui non ti vuole più devi rassegnarti!”
“Ehi, bellezza, lascia stare la mia donna…”
Heeron mi diede uno spintone.
“Senti un po’… Se non mi vuoi più, ti costava tanto dirmelo?”
Sputò in terra. “Dico quello che mi pare a chi mi pare. E ora vattene via. Non ti voglio più fra i piedi. E se provi di nuovo a torcerle un capello, farai i conti con me.”  
Non so se era perché il mio cuore aveva smesso di battere in quel momento, ma tutto mi crollò addosso.
Non ci potevo credere.
Quello non poteva essere il mio Heeron.
I suoi occhi che mi fissavano minacciosi, non erano quelli in cui ero naufragata.
Quella bocca che mi aveva distrutta, non era quella dalla quale erano uscite parole dolci come l’aria del tramonto.
“Ehi, vacci piano con le parole amico.”
Heeron si voltò verso Zac. “Amico a chi? Hm? Pensa un po’ agli affaracci tuoi.”
“Non ti riconosco più! Pianti Urania in questo modo e trascuri tutto il giardino senza mostrare il minimo interesse per niente che non sia lei!” Urlò indicando Yona.
“Ah, sta’zitto Zac. Tu sei capace solo di parlare del nemico, di quella stupida missione e vorresti vedermi sempre con quella stupida zappa in mano a togliere ortica ed erbacce!” Fece qualche passo, poi si avvicinò di nuovo a lui. “E invece io faccio quello che mi pare. Pensa agli affari tuoi e magari portati a letto più spesso la tua Marik, ti farebbe solo bene alla salute.”
Con un sorriso maligno si allontanò tenendo per mano una Yona soddisfatta.
I guai erano solo all’inizio.
Zac aveva il viso di pietra.
Marik lo stesso.
E su di lei stavano inchiodati gli occhi di tutte le altre ragazze.
In attesa di una spiegazione.
 
Isette provò a chiedere timidamente. “Cosa voleva dire Heeron?”
Zac si voltò in attesa di un cenno da parte di Marik.
Lei lo fissava senza battere ciglio.
“Vorreste farci capire che voi due avete una storia d’amore?”
Silenzio.
Mairk inghiottì la saliva. “Io… non volevo nascondervelo e…”
“Però l’hai fatto.”
“Cosa c’è? Non ti fidi di noi?”
“Non ci ritieni all’altezza di condividere la tua vita?”
“Ti serviamo solo per pararti le spalle in battaglia?”
“Ragazze io… vi chiedo scusa…. E’ solo che…non sapevo come ….come l’avreste presa…. Perché …ecco… lui è… più giovane di me…”
“E ce l’hai tenuto nascosto per una stupidaggine come questa?!”
“Scusate.”
Abbassò gli occhi a terra. Notai lacrime scenderle sul viso, molte lacrime, dense di un’amarezza profonda. Zac si mordeva il labbro inferiore dalla rabbia.
Ad un tratto mi guardò fulminandomi.
Capii subito che io ero la principale sospettata.
Feci cenno con la testa negando tutto.
“Urania… tu sapevi tutto?” Britt mi fissò con occhi increduli.
“Io… li ho scoperti per caso.”
“Sono stata io a chiederle di non dire nulla.” Intervenne Marik.
“Ma Heeron lo sa. Quindi qualcuno ha parlato anche se aveva giurato di non farlo.”
Proseguì Zac.
“Non sono stata io! Devi credermi!!”
“Siete stati insieme voi due! E sicuramente gliel’hai spifferato!”
“Non è vero!!”
“Adesso basta!” Intervenne Hory con voce ferma. “Il punto non è scoprire se qualcuno ha parlato.” Guardò ognuno di noi. “C’era un patto fra di noi: dovevamo fidarci l’un l’altra per uscire vincenti dalla lotta contro il male. Questa fiducia non c’è più. O magari non c’è mai stata. Forse sarebbe opportuno rivedere tutto quello che è accaduto fino ad ora e trarne le dovute conseguenze.”
 
 
Con l’andatura di un corteo funebre uscimmo dal giardino.
Fuori dal cancello ognuna di noi prese la sua strada.
Le ragazze si sentivano tradite da Marik.
E in parte anche da me.
A loro non importava un bel niente del fatto che Zac fosse più giovane di Marik. Importava che la loro amica aveva tenuta segreta la relazione con lui.
In fondo condividevamo tutto: il destino legato alle stelle, i sogni tipici della nostra età, la vita lontano dal nostro mondo per proteggerlo da una minaccia grandissima.
Perché non condividere anche uno dei motivi di felicità?
 
Tutto stava andando a rotoli.
Fra me ed Heeron era finita per colpa di una stupidina che gli aveva sicuramente fatto il lavaggio del cervello.
E se così era, l’amore che diceva di provare per me non era vero per niente.
Affondai il viso nel cuscino del mio letto.
Lo avevo inzuppato di lacrime.
Io amavo davvero Heeron.
E lui lo sapeva.
Perché mi aveva trattata in quel modo?
 
Non avevo idea se anche la storia fra Marik e Zac fosse finita.
A peggiorare le cose il rapporto di fiducia che legava tutte noi si stava sgretolando.
Proprio ora che avevamo bisogno l’una dell’altra per affrontare il nemico nell’ultima decisiva battaglia.
Zenit era praticamente sparito.
I nostri fiori stellari stavano morendo uno dopo l’altro.
Cosa ne sarebbe stato di noi?
Chi avrebbe protetto il sorriso dei bambini?
 
 
 
 

 
Credo che ci sia qualcosa che mi vuole impedire di aggiornare in tempi decenti, così come leggere le vostre storie e recensirle…. Chiedo per l’ennesima volta scusa per la mia latitanza, spero che continuiate a seguirmi lo stesso…
 
Dunque, qua le cose precipitano sensibilmente: Heron pianta Urania e si fa ammaliare da Yona, la storia di Zac e Marik esce allo scoperto facendo mancare la fiducia reciproca fra le ragazze, i fiori delle stelle stanno morendo e Zenit è praticamente scomparso.
Secondo voi è stata Urania a rivelare ad Heeron della storia fra Zac e Marik?
E cosa accadrà ora che fra le ragazze è venuta a mancare la fiducia?
E Zenit?
 
Ringrazio di tutto cuore tutte voi che recensite e che avete la pazienza di attendere che aggiorni. E ringrazio anche tutti i lettori silenziosi! Se poi mi lasciate un commentino…
A presto!!! (Spero!) ; )

 

Ritorna all'indice


Capitolo 20
*** I pensieri delle stelle ***



I PENSIERI DELLE STELLE
 

 
MARIK
 
Sono stata una stupida.
Ho sbagliato tutto.
Avrei dovuto trovare il coraggio di uscire alla luce del sole.
Ed ora ho perso anche Zac dopo le mie amiche.
Nessuno si fida più di me.
Non so che fare.
Forse dovrei lasciare Estrellon e tornarmene sulla Terra, riprendere l’università e la mia vecchia esistenza…
Tutti questi pensieri affollavano la mia mente, togliendomi il sonno e l’appetito.
Ogni tanto sbirciavo attraverso la finestra del mio soggiorno, spostando leggermente la tenda perché nessuno mi notasse.
Estrellon pareva una città fantasma.
Ogni tanto qualche dink svolazzava, ma anche la loro luce mi pareva più spenta del solito.
O forse ero io quella spenta?
 
All’improvviso udii un fortissimo boato!
Un attacco del nemico?!
 

 
HORY
 
Che situazione del cavolo…
Non riesco a non pensare a quello che è accaduto.
Sono ore che con questo strofinaccio passo e ripasso sopra la mensola del camino.
E’ diventata uno specchio da quanto l’ho lucidata.
Bah, che situazione!
Mi lasciai cadere sulla poltrona fissando il soffitto.
Materializzai una sfera di plasma stellare fra le mie mani, iniziai a giocarci come fosse una palla, ma ben presto mi annoiai.
Restarmene lì con le mani in mano mi faceva saltare i nervi!
Se il nemico avesse attaccato, cosa avremmo fatto ora che fra di noi il rapporto di fiducia si era incrinato?
Avevamo sospeso anche gli allenamenti…
 
 All’improvviso udii un fortissimo boato!
Un attacco del nemico?!

 
 
PHAES
 
Stupida.
Stupida.
Stupida.
Devo correre senza fermarmi.
Devo smaltire tutta la rabbia che ho dentro.
Forse così tornerò ad essere lucida.
Tutte le volte che uscivo per la mia quotidiana ora di jogging me lo ripetevo senza sosta.
Stupida.
Stupida.
Stupida.
Sarei una stupida a mollare tutto.
Ho già mollato un sacco di cose in passato. E mi hanno fatta diventare quella che sono adesso: una che non si tira indietro anche se si sente terribilmente ferita.
Accidenti a loro!
Tenerci tutto nascosto!!
Grrrr!!!
Forte! Devo correre più forte!!!
 
All’improvviso udii un fortissimo boato!
Un attacco del nemico?!
 

 
BRITT
 
Neanche nelle riviste di gossip più aggiornate ho mai letto tanti avvenimenti.
Heeron che pianta Urania per una sciacquetta da quattro soldi,
Marik e Zac che si amano tenendo tutto nascosto ai migliori amici,
Zenit come inghiottito da una voragine invisibile,
il meraviglioso giardino che sta cadendo a pezzi…
Uff… Sono talmente amareggiata che non riesco neanche a darmi lo smalto né a farmi le sopracciglia.
Forse dovrei tornare a casa per un po’.
Una seduta rigenerante al centro estetico potrebbe tirarmi su il morale.
Sentii le mie labbra piegarsi in un sorriso malinconico. Ma a chi la stavo dando a bere? Non sarebbero serviti quintali di creme rigeneranti o un milione di sedute di massaggi per farmi ritrovare ciò che avevo perso: la fiducia nelle altre e in quello che avevo costruito fino a quel momento.
Mi buttai sul letto.
 
All’improvviso udii un fortissimo boato!
Un attacco del nemico?!

 
 
MICHIE
 
Stavo stabilmente sul divano da diversi giorni ormai, in compagnia di un plaid rosa e dalla foto che mi ritraeva con Harry sul Tower Bridge.
Ogni tanto una lacrima mi bagnava il volto.
Dentro di me sentivo un mare di amarezza, nostalgia, voglia di fuggire.
Mi mancava Londra, mi mancava Harry.
Ma dentro al mio cuore sentivo che il mio posto era ancora ad Estrellon.
Avrei tanto voluto che le mie Lacrime di Vega potessero restituire la fiducia reciproca a tutti noi, ora più che mai ne avevamo bisogno. 
Strinsi ancora più forte il plaid. Non avevo freddo, ma quella sua morbidezza in qualche modo mi rassicurava e mi trasmetteva protezione.
 
All’improvviso udii un fortissimo boato!
Un attacco del nemico?!

 
 
ISETTE
 
Erano giorni che non preparo neanche un misero pasticcino.
Giocherellavo con il cucchiaio di legno senza concludere niente.
Tutte le mie pentole e i miei vassoi erano desolatamente vuoti.
Forse dovevo provare a cucinare qualcosa, forse mi avrebbe aiutato a distrarmi.
A quale scopo però?
Chi poteva venire qui ad abbuffarsi di bigné?
Ero pronta a scommettere che tutti avevano lo stomaco chiuso come me.
Forse dovevo prepararmi un succo di barbabietola e melanzane… bleah.
Direi che era meglio un caffé senza zucchero.
 
All’improvviso udii un fortissimo boato!
Un attacco del nemico?!

 
 
HAYA
 
Cinque-sei-sette-otto
Ops! Sono scivolata di nuovo.
Riproviamo.
Cinque-sei-sette-otto
Ahia… Niente, oggi non è giornata.
Oggi e basta?
Da quando abbiamo litigato non riesco a fare neanche mezza piroetta.
Afferrai il mio asciugamano, quello che i miei genitori mi avevano regalato in occasione del mio primo spettacolo. Per me era come un portafortuna. E in quel momento me ne sarebbe servita tantissima.
La concentrazione che avevo acquisito per  raggiungere il mio livello di potere dell’essenza della stella Spica stava vacillando. Tutta la grinta nel contrastare l’attacco alla mia vecchia scuola di danza, con la mia adorata sorellina schiava del nemico, ora non scorreva più nelle mie vene.
Mi tolsi le scarpe da ballo e le riposi nell’armadio.
 
 
All’improvviso udii un fortissimo boato!
Un attacco del nemico?!

 
ZAC
 
Fissavo da giorni il monitor spento del computer. Come un perfetto imbecille.
Come se stessi aspettando qualcosa. Già, cosa però?
Marik?
Una delle ragazze?
Un cenno di rappacificazione?
Schiacciai inconsciamente un tasto del computer che si accese all’istante.
Sullo schermo si aprì l’ultimo programma che avevo consultato: il motore di ricerca stellare… Davanti al quale io e lei ci scambiammo il nostro primo bacio.
Osservai tutti i puntini luminosi che passavano davanti ai miei occhi.
Stelle
Stelle
Ancora Stelle
Tutte quelle stelle che avevano litigato fra loro.
Tutte
Tranne Yona!
Semplice coincidenza?
Chiesi al motore di individuare la neo stella Yun.
Rimasi stupito quando il risultato fu negativo.
Forse dovevo scaricare altri aggiornamenti…
Niente.
Dopo tutta la procedura, il risultato della ricerca restò immutato.
 
 
All’improvviso udii un fortissimo boato!
Un attacco del nemico?!

 
 
URANIA
 
Che fosse tutto finito?
Il mio cuore lo era.
Heeron mi aveva piantata.
Mi sentivo molto instabile in quei giorni. Passavo dalla depressione più nera alla rabbia più esplosiva. Potevo essere pericolosa, molto pericolosa perché non rispondevo delle mie azioni.
Quel povero cuscino che tenevo sul letto era zuppo di lacrime.
In un angolo della mia camera stavano i resti di tutto quello che avevo lanciato negli attimi di follia.
Cosa stavo a fare ancora lì ad Estrellon?
L’unico amore della mia vita non mi voleva più fra i piedi.
Quel meraviglioso rapporto di complicità e fiducia con le mie amiche non esisteva più.
Forse dovevo fare le valigie e tornare alla casa famiglia.
 
Improvvisamente sentii un rumore provenire dal mio armadio.
Mica esistevano i topi ad Estrellon?!
Non mi faceva schifo nulla, tranne quei maledetti roditori.
Aprii con il cuore in gola ed un piccolo dink schizzò fuori. Cacciai un urlo e caddi a terra.
“E tu chi ci facevi lì dentro?” Chiesi al piccolino dopo che mi fui ripresa dalla sorpresa e dallo spavento. Notai che aveva uno strano oggetto fra quella specie di petali. “Cos’hai lì?”
Il dink lasciò cadere sul mio letto quell’oggetto: era un medaglione, uno di quelli che all’interno custodiscono una foto.
Lo raccolsi e lo aprii. I miei occhi si inondarono di lacrime quando vidi la foto dei miei genitori. Da quel medaglione proveniva una melodia dolcissima e terribilmente familiare. Se solo avessi ricordato dove l’avevo sentita….
Chiusi gli occhi e, invocando il potere del cielo stellato, tentai di recuperare il ricordo legato a quella musica.
“Dormi dormi piccolina/ guarda in cielo la stellina/ cerca sempre e solo il vero/ non lasciare il tuo sentiero/ Non ti devi scoraggiare/ se vorrai, potrai brillare/ Brillerai lassù nel cielo/ liberandoti da ogni velo.”
Ma certo!
La filastrocca di mia madre!
Ora ho capito! Ha un significato ben preciso!
Se voglio brillare nel cielo, devo liberarmi dal velo di mistero e di tutte quelle cose poco chiare accadute da quando Yona è arrivata ad Estrellon.
Sono pronta a scommettere che la mia non è solo gelosia perché mi ha soffiato il ragazzo.
Dietro quella dolce faccina si nasconde ben altro.
E lo scoprirò.
 
Uscii di casa come una furia.
La prima cosa da fare era irrompere nel palazzo di Zenit e scoprire perché non si era fatto più vivo.
Se fosse stato a meditare forse si sarebbe arrabbiato e ne avrei scontato le conseguenze.
Ma il gioco valeva la candela. Era troppo il tempo in cui non si era fatto vivo.
Mi posizionai davanti all’ingresso principale, strinsi i pugni concentrandomi al massimo fino a che l’energia delle stelle non raggiunse il livello che volevo.
“Supremum Stellaium!!!!”
Feci partire un bolide che con un boato assordante sventrò il portone del palazzo.




 
Ciao!!
Capitolo troppo colorato? Beh, visto che le cose precipitano, ho voluto smorzare un po' i toni...
Come sicuramente avrete intuito, questi pensieri sono fra loro contemporanei e convergono tutti nell'istante in cui Urania sferra il suo attacco.
Cosa scoprirà?
Grazie a tutti quelli che passano e commentano!!!
Kisses

 
La Luna nera
 

Ritorna all'indice


Capitolo 21
*** Il salvataggio di Zenit ***




IL SALVATAGGIO DI ZENIT
 
 
 
Quella fortissima esplosione aveva generato un mare di polvere che impiegò alcuni minuti a dissolversi.
“Che sta succedendo?!”
Mi voltai e vidi sopraggiungere Zac seguito a breve distanza dalle ragazze che  ancora si guardavano con sospetto.
“Il nemico ha attaccato?”
“No, sono stata io a sfondare il portone. Sono stanca di tutta questa situazione.”
“Secondo me sei solo uscita di testa. Come ti è saltato in mente di distruggere il palazzo di Zenit?”
“Phaes, io voglio vederci chiaro. E se a voi non va, andrò da sola lì dentro.”
Mi voltai verso il palazzo e salii i primi gradini della scalinata. Non appena varcai la soglia d’ingresso, mi accasciai al suolo respirando a fatica. Riuscii a trascinarmi ad una distanza sufficiente da potermi riprendere. Avvertivo uno fortissima fitta al cuore. Alzai la testa a fatica: nel palazzo c’era un’oscurità che non avevo mai visto in vita mia.
Il potere oscuro aveva contaminato totalmente l’edificio?!
Possibile?!
Indietreggiai con prudenza.
Nessuna delle persone presenti in fondo alla scalinata si era preoccupata di quello che stava accadendo.
Provai a scagliare una sfera di energia: come penetrò nel palazzo fu stritolata da una nube di negatività.
E in quel momento iniziai a temere seriamente per la vita di Zenit.
In qualche modo io dovevo entrare lì dentro.
Non potevo utilizzare il potere della purificazione perché da sola non sarei stata abbastanza efficace. Avrei dovuto ricorrere all’aiuto delle altre stelle la cui fiducia reciproca era pari a zero.
Dovevo trovare una soluzione.
E alla svelta.
 Scesi qualche gradino fino a che il potere oscuro non poteva toccarmi.
Portai le mani incrociate sulla pietra stellare ed invocai il potere supremo delle profondità celesti.
 
“Ti invoco, o potere celato nelle infinità del cielo,
vieni in mio soccorso, conferiscimi la forza suprema
perché possa squarciare il velo dell’oscurità
che ricopre ed offusca il mondo delle stelle.
Accogli la mia richiesta, o potente,
irradiami con la luce delle galassie più remote,
avvolgimi con l’energia delle stelle,
riempi l’essenza del cielo stellato.”
 
Tutte le stelle che ornavano il mio costume iniziarono a brillare tutte insieme, reagendo con la pietra stellare.
La mia richiesta era stata accolta.
Portai le braccia sopra la testa, tendendo le mani al cielo e quando sentii che il livello di potere era al massimo, disegnai un cerchio attorno al mio corpo e istantaneamente si materializzò la più potente barriera protettiva mai vista.
Avvolta in quella corazza, entrai nel palazzo. Il potere oscuro era incalcolabile e premeva con forza su di me. Camminavo a stento e ogni tanto quella fitta al cuore tentava di bloccarmi.
Barcollando vistosamente, raggiunsi quella che un tempo era la magnifica sala delle udienze e come aprii la porta recante le stelle del cielo mi si presentò uno spettacolo terrificante: il nobile Zenit era accasciato sul suo trono di cristallo, attorno a lui stazionava una nube oscura che lentamente lo stava spegnendo, privandolo di tutta la sua energia, potere vitale e stellare. Forse era ancora vivo, non potevo stabilirlo con certezza. Sul suo corpo erano comparse anche delle ragnatele, ma segni di corruzione apparentemente non c’erano.
Feci a fatica qualche passo, poi un turbine di vento violentissimo mi risucchiò, scaraventandomi all’esterno.
Qualcuno mi aiutò ad alzarmi. Mi voltai e riconobbi Marik.
“Che è successo là dentro?”
Quando fui di nuovo in piedi e mi fui liberata della polvere sul mio costume, parlai rivolgendomi a tutti i presenti.
“Il palazzo è completamente saturo di potere oscuro. Non so come, ma il nemico è arrivato fin qui. Zenit sembra morto.”
Si levò un coro di incredulità e i “cosa?!” e i “come?!” riecheggiavano dovunque.
“L’ho visto accasciato sul trono ed è ricoperto di ragnatele. Attorno a lui ci sono delle nubi che si stanno impadronendo di tutta la sua energia.”
Feci una breve pausa. “Da sola non riesco a fare nulla. Sono riuscita a penetrare dentro tutta quell’enorme negatività solo grazie al potere supremo del cielo stellato. Per tentare di purificare tutto l’ambiente e risvegliare Zenit, c’è bisogno di ognuna di voi.”
Sul gruppo delle stelle maggiori piombò il silenzio.
“Se vi ritenete degne di essere le stelle maggiori del cielo, ora è il momento di dimostrarlo. Pensate e riflettete dentro il vostro cuore. Fate tornare alla mente tutto quello che abbiamo fatto insieme, le battaglie sostenute, le vittorie, le sconfitte, i momenti belli e i momenti brutti. Dividiamo un destino precluso alla maggioranza degli esseri umani che confidano in noi. Se ci sono state delle incomprensioni, dobbiamo superarle parlandone e chiarendoci. Così facciamo solo il gioco del nemico. Vi prego, non abbandoniamoci… Proprio ora che siamo ad un passo dall’affrontare quella maledetta stella spenta… Unendoci come abbiamo sempre fatto, possiamo sconfiggerla…e torneremo alle nostre vite. Michie potrà riabbracciare Harry, Britt tornerà nella sua Beverly Hills, Phaes sarà di nuovo la campionessa che è, Isette sfornerà milioni di pasticcini e….”
“Basta Urania.” Hory mi interruppe bruscamente. “Tu non sei il nostro capo e non vedo perché dovremmo dare ascolto alle tue chiacchiere. Sai, tu potresti essere benissimo complice del nemico e il tuo invito ad entrare lì dentro potrebbe essere una trappola.”
A tanto poteva portare la mancanza di fiducia?
Dopo le pugnalate di Heeron, anche questo dovevo ricevere?
Ricacciai giù quel nodo formatosi nella mia gola.
“Come credi, Hory. Io vado là dentro. Tu e le altre siete liberissime di tornare a casa, qui o sulla Terra.”
Richiamai di nuovo il potere supremo del cielo stellato ed entrai nuovamente nel palazzo di Zenit. Con molta difficoltà raggiunsi il salone delle udienze. A costo di esaurirmi, dovevo fare un misero tentativo di purificare l’aria attorno a me. Volevo avvicinarmi a Zenit e trascinarlo fuori da lì.  La pressione dell’oscurità si faceva sempre più forte, le mie gambe iniziavano a non sorreggermi più e l’aria nei miei polmoni era sempre più rarefatta.
Dai Urania! Coraggio!
Piegai le ginocchia, poggiai i palmi delle mani sul pavimento ed urlai.
“Purificas!! Oscurità vattene viaaaa!!!”
La terra sotto di me cominciò a tremare, qualche calcinaccio si staccò dalle colonne e dal solaio. Uno mi mancò per pochissimi centimetri.
La scossa sismica da me provocata aumentava di intensità.
Quella nebbia oscura sembrava iniziare a cedere.
Ma non accennava ancora a dissiparsi.
 
 
Quella non ne esce viva! Che coraggio!
Avvertivo nettamente l’energia oscura: era di un’intensità impressionante!
Cos’era che mi tratteneva lì con le mani in mano mentre Urania rischiava la vita per tirare fuori Zenit e salvare Estrellon?
L’essenza della stella Sirio mi faceva percepire l’altissimo grado di rischio: da sola Urania non ce l’avrebbe fatta. E mi spingeva sempre con maggior insistenza perché la raggiungessi. Dentro il mio cuore c’era un’energia nuova che voleva essere liberata e che mi stava chiedendo con insistenza crescente di espandersi nell’aria.
Aveva raggiunto il culmine!
Accusai un forte dolore al petto. Mi strinsi con le mie braccia ed urlai.
“In nome di Sirio!!!!”
Fui avvolta da una luce argentata che dissolvendosi mi permise di realizzare: avevo compiuto un nuovo stadio evolutivo! Il mio costume brillava di una nuova luce molto più intensa e al posto della t-shirt e dei calzoncini, ora avevo una tuta intera.
Le altre mi guardavano a bocca aperta. Quasi le fulminai con lo sguardo.
“Io raggiungo Urania.”
Mentre muovevo i primi passi verso il palazzo protetta dalla mia nuova potentissima sfera di energia protettiva, la terra sotto di me cominciò a tremare.

 
 
Quel piccolo cedimento che mi pareva di scorgere era solo un’illusione. Stavo realizzando che a breve anche io sarei stata contaminata dal potere nero.
Direttrice Susanne, bambini adorati, mamma, papà, ragazze, Heeron, Zac… Perdonatemi.
Ho fallito.
Non sono stata all’altezza di portare a termine con successo la missione.
Qualunque cosa accada, vi voglio bene….
Stavo per accasciarmi al suolo quando due mani mi afferrarono i polsi infondendomi un’energia nuova. Mi voltai… “Marik!” Non riuscii a trattenere le lacrime quella volta.
“Non potevo lasciarti sola contro il nemico. Coraggio, uniamo i nostri poteri e tiriamo fuori Zeint.”
Tutte quelle onde sismiche ora erano passate dalla terra all’aria e come onde del mare si infiltravano, seppur a fatica, fra le nubi oscure.
Era dura, terribilmente dura contrastare tutta quella maledetta oscurità.
Ma già in due qualche briciolo di speranza c’era.
E la speranza è l’ultima a morire.
Sentimmo una mano aggiungersi alle nostre, poi un’altra, ancora una….
Nel giro di pochissimi secondi tutte le altre ragazze ci avevano raggiunte.
I nostri occhi si guardavano l’un l’altro: erano pieni di determinazione e nessuno ci avrebbe fermate.
Ben presto il potere supremo del cielo stellato, unito ai poteri supremi delle stelle maggiori, ebbe la meglio e con un ultimo boato, il palazzo di Zenit fu liberato dal potere oscuro.
Il venerabile però non si riprendeva.
Lo sollevammo dal suo trono che lo aveva protetto fino all’ultimo; poi andò in frantumi. Uscimmo di lì: il palazzo era pesantemente danneggiato.
All’esterno Zac era già pronto con uno dei suoi aggeggi per verificare lo stato di salute della guida di Estrellon.
“E’ vivo.” Sentenziò. “Ma non so per quanto resisterà. Il flusso di energia che rilevo nelle sue vene è al minimo.”
“Cosa possiamo fare?”
“Credo che l’unica cura possibile sia cospargerlo di polvere stellare. Dobbiamo chiamare Heeron, è l’unico che può farlo.” Si alzò e spense l’apparecchio. “Restate qui con lui, vado a cercarlo.”
Stavo per rivederlo….
Con tutti gli avvenimenti assurdi dell’ultimo periodo non avevo neanche avuto il tempo di piangermi addosso per la fine della nostra storia.
Chissà che effetto mi avrebbe fatto.
Guardai le ragazze. In quel momento realizzai che erano venute ad aiutare me e Marik! “Ragazze…. Non immaginate come sia bello vedervi…”
“Ah, lascia perdere i sentimentalismi Urania.” Phaes era molto orgogliosa e difficilmente si lasciava sopraffare dalle emozioni.
“Siete tornate… Siamo tornate quelle di una volta e.. Oh! Ma i vostri costumi sono… sono… diversi!”
“Già, visto come sono fashion?” Britt prese la posa della top model.
“L’essenza delle nostre stelle ci ha… ehm…. bacchettate.”
“Ci ha poste di fronte alla nostra evoluzione. In fondo al cuore di ognuna di noi c’è il desiderio di adoperarsi per il bene e la giustizia ed il raggiungimento di questo livello è condizione essenziale per affrontare quella stella spenta.”
“Forse in condizioni normali ci avremmo impiegato più tempo, ma la perdita di fiducia fra di noi, l’egoismo, la voglia di fuggire, unito al vederti affrontare da sola tutto quel potere oscuro, ha risvegliato in noi il seme più profondo della nostra essenza.”
“Esatto. E come Marik, che è stata la prima, anche noi abbiamo raggiunto il supremo potere delle nostre stelle.”
Mi uscirono tante di quelle lacrime di gioia che non saprei descrivere.
Ci abbracciammo tutte.
Quanto mi erano mancate le mie amiche!
 
“Ragazze!!”
“Zac! Che succede?!”
Deglutì. “Heeron e Yona sono scomparsi!”
 
 


 
Devo confessarvi una cosa: ho faticato nello scrivere questo capitolo. Ho avuto la sensazione di trovarmi lì con Urania a combattere contro le nubi oscure! Forse mi sono fatta coinvolgere troppo?!  XD!!
Ad ogni modo, che mi dite del capitolo?  Zenit se la caverà? E poi Heeron e Yona che fine avranno fatto?
Grazie infinite a tutti quelli che passano e commentano! Sono le vostre parole a darmi l’energia per continuare quest’avventura!
A presto!  ; )
La Luna Nera

 

Ritorna all'indice


Capitolo 22
*** L'attacco alla casa famiglia ***



L’ATTACCO ALLA CASA FAMIGLIA
 
 
“Che vuol dire sono scomparsi?”
“Ho controllato in lungo e in largo nel giardino: non ci sono.”
“Non è possibile!”
Sentii una lacrima sul viso. Dov’era il mio Heeron? Che gli era successo?
Ero pronta a scommettere che dietro la strana scomparsa c’era quella svampitella.
Senza dire una parola mi precipitai nel giardino: volevo verificare con i miei occhi che non era vero, che non poteva essere scomparso nel nulla senza lasciare traccia. Zac poteva benissimo essersi sbagliato.
E invece no.
Di lui non c’era traccia.
Nemmeno di Yona.
Le mie gambe smisero di sorreggermi, sbattei con violenza i pugni a terra mentre lacrime amare scendevano lungo il mio volto.
Venni raggiunta dalle ragazze che mi aiutarono a risollevarmi.
Tutto intorno era desolazione.
Non un dink in volo, non una pianta in buono stato.
Quel giardino era irriconoscibile.
“Urania, so che ti sto chiedendo molto, ma devi tentare di far riprendere i sensi a Zenit.”
Guardai Zac. Leggevo amarezza anche nei suoi occhi. Fra lui e Marik vinceva sempre il silenzio. Comprendevo benissimo lo stato d’animo in cui versava, io come lui ero sola.
“Nel tuo fiore c’è una grandissima concentrazione di polvere stellare e forse potresti provare a spargerla su di lui…. Ora che Heeron non c’è solo tu puoi tentare di risvegliare Zenit.”
Risvegliare Zenit.
Sarebbe forse servito a qualcosa?
Si.
No.
Chi poteva dirlo?
Nell’ultimo periodo niente era andato per il verso giusto.
A fatica mi alzai in piedi. Gli occhi di Zac e di tutte le ragazze erano rivolti su di me.
“Coraggio amica mia.” Michie mi tese la mano. “So che è tremenda per te, ma se Zenit si risveglia potrebbe dirci dov’è Heeron.”
Guardai la mia amica senza risponderle, nelle sue parole però scovai un seme di verità.
Il venerabile era l’unico che poteva svelarci qualcosa sugli ultimi avvenimenti che avevano interessato e sconvolto Estrellon.
A passi stanchi mi avvicinai alla mia pianta: era moribonda proprio come quella che le stava di fronte dall’altra parte del vialetto. Quella pianta nata da poco, così particolare e misteriosa, del cui potere ancora non sapevamo quasi niente.
Presi fiato e guardai un germoglio del mio fiore, allungai la mano richiamando il potere del cielo stellato. Dovevo tentare di infondergli quel minimo di energia necessaria perché mi donasse la polvere stellare necessaria al risveglio di Zenit.
Percepii nettamente l’enorme fatica che l’arbusto sopportò per soddisfare la mia richiesta di aiuto, ad ogni modo riuscì ad offrirmi un’infiorescenza colma di polvere. La lasciai cadere sul corpo esanime del venerabile, sperando di cogliere al più presto un segno di vita. Qualche timido dink si avvicinò a noi, porgendoci qualche sacchettino di polvere stellare: evidentemente ne avevano conservata quando le cose iniziavano a prendere una strana piega. Bravi piccolini!
Con una nuova e più efficace dose di magia, il venerabile Zenit iniziò a svegliarsi da quello strano sonno.
“Mettetelo lì, solleviamolo da terra…”
“Guardate, sta aprendo gli occhi!”
“Venerabile Zenit, riuscite a sentirmi?”
Dalla sua bocca provennero dei colpi di tosse, si stropicciò gli occhi e si guardò intorno. “Come state, nobile Zenit?”
Un nuovo colpo di tosse e finalmente parlò. “Il male supremo è stato qui. Ha contaminato Estrellon con l’inganno. Mi complimento con voi per averlo debellato dalla mia dimora.”
“Questo ed altro per voi…”
“Ascoltatemi bene perché non c’è molto tempo: la stella spenta Osborv ha aumentato il suo potere negativo e sento che sta per sferrare il suo attacco finale. Lei è stata qui ed ha distrutto tutto quello che abbiamo costruito con i nostri sacrifici. Trovatela e fermatela prima che porti a termine il suo piano di conquista. Il tempo dell’attesa è finito.”
“Ma dov’è questa stella spenta? Come possiamo trovarla? Fin ora è sempre stata lei a comparire davanti a noi…”
“Zac, questo è compito tuo… Io adesso non riesco più ad andare avanti…. Buona fortuna, stelle del cielo… Che il potere del firmamento sia con voi….”
Zenit chiuse gli occhi.
“Aspettate vi prego! Che ne è stato di Heeron? Nobile Zenit! Rispondetemi!!”
Nulla.
Aveva ripreso a dormire.
E con lui l’unica speranza di far luce sul mistero della scomparsa di Herron e Yona.
Evidentemente la polvere stellare aveva avuto un’efficacia limitata. Perché il venerabile si risvegliasse completamente era necessario l’intervento di Heeron.
“Niente da fare, dobbiamo cavarcela da soli interpretando le sue parole.”
“Ha detto che il tempo dell’attesa è giunto al termine.”
“E che rintracciare quella strega è compito di Zac.”
“Ok, io non mi tiro indietro e farò il mio dovere fino alla fine. Vado in laboratorio e inizio la mia ricerca. Se qualcuna di voi vuole aiutarmi, è la benvenuta.”
Fissò Marik che invece distolse lo sguardo da quegli occhi che ancora le facevano male al cuore.
Il ragazzo se ne andò tutto solo. Noi trasportammo Zenit nella casa di Hory perché riposasse in tranquillità.
Ci sedemmo in attesa di notizie guardandoci l’un l’altra. Volevo sbagliarmi, ma ancora fra di noi c’era della diffidenza.
Non ci eravamo scambiate una sola parola. Il mio cuore grondava di amarezza, avevo finito le lacrime, la rabbia, la voglia di scagliare via tutto quello che mi passava per le mani.
All’improvviso Marik si alzò.
“Ragazze, so che forse questo non è il momento più opportuno, ma credo sia giusto chiarire tutto quello che ha provocato i dissapori degli ultimi tempi….prima che sia troppo tardi.” Fece una breve pausa. “Ho sbagliato a tenervi nascosta la mia storia con Zac e vi prego di perdonarmi. Non l’ho fatto per mancanza di fiducia nei vostri confronti, ma per colpa dei mille dubbi che stupidamente erano nati nella mia mente. Temevo che mi consideraste una stupida e….” Una lacrima le rigò il viso. “…tanto ormai è tutto finito.” Si sedette di nuovo nascondendosi il volto fra le mani.
Soffriva.
Soffriva terribilmente per quell’assurda situazione.
Anch’io dovevo dire la mia. “Ragazze, so che avete dei risentimenti anche verso di me. Spero capiate il motivo per cui non  vi ho detto nulla.” Interruppi il mio discorso sperando in un segnale dalle altre. Niente. “Marik, ti giuro su tutto quello che vuoi, non ho detto una sola parola ad Heeron di voi due, credimi ti prego. Forse lui vi ha visti per caso o forse…. È stata Yona…”
Marik mi guardò fra le lacrime. Sentivo che voleva credermi seppur con qualche titubanza.
Fra le altre ragazze regnava ancora il silenzio.
Quel silenzio fu interrotto da Zac che aprì improvvisamente la porta d’ingresso ed irruppe nella stanza con il fiatone.
“Urania… La tua casa famiglia è stata attaccata.”
Il mio respiro si era bloccato all’istante.
I miei bambini, i miei adorati angioletti!
La direttrice Susanne!
Come una furia mi precipitai nel laboratorio per vedere con i miei occhi se le parole di Zac corrispondevano al vero.
Su quel monitor scorrevano immagini da film dell’orrore.
Il piccolo Zazzà con la sua spada di Spiderman tentava di difendersi e lo vidi finire a terra come una foglia morta. La direttrice lo raccolse e lo consegnò a Sanji perché si nascondessero con gli altri all’interno dell’edificio. Lei restò fuori, correndo come una matta tentando di mettere in salvo chiunque.
Mi voltai e vidi tutte le altre stelle. Senza dir loro una sola parola, mi lasciai avvolgere dalla mia sfera di luce e partii.
 
Quando giunsi davanti all’ingresso principale, captai subito che l’energia dei bambini era quasi del tutto stata risucchiata dai mostri. Avevano adottato di nuovo la vecchia strategia che riuscivamo a sconfiggere solo con i fiori di Heeron…
Dovevo tentare il tutto e per tutto.
Creai una sfera di assorbimento per imprigionare la maggior quantità di potere oscuro possibile. Mi sentivo come un moscerino fra i calabroni…
Anche con l’aiuto delle altre ragazze che nel frattempo mi avevano raggiunta, cambiava ben poco. I mostri non si curavano minimamente di noi, tanto erano concentrati sul portare a termine il compito loro assegnato. Sapevano bene infatti che a breve avremmo ceduto.
E così avvenne.
La nostra sfera di assorbimento si riempì velocemente ed esplose, scagliandoci a metri di distanza l’una dall’altra.
I muri della casa famiglia iniziavano a mostrare delle crepe preoccupanti. Volevo sbagliarmi, ma il rischio di crollo era altissimo. E i bambini erano tutti lì dentro.
Mi alzai a fatica, le altre erano svenute.
Iniziai a scagliare colpi in ogni direzione sperando di colpire quei brutti cosi ed indebolirli. Niente. Era tutto inutile.
Alle mie spalle sentii una risata sinistra.
Sapevo che sarebbe arrivata.
Mi voltai e notai subito che dietro quell’ombra nera ce n’era un’altra.
Cos’era?
“Mio caro Cielo Stellato, visto come sono stata brava? Ho mantenuto la promessa e ti sto portando via tutto quello che di più caro hai.”
“Facile colpire nell’ombra brutta strega….”
“Ognuno ha i suoi mezzi. E i miei si sono rivelati molto più efficaci dei tuoi.”
“Se così fosse perché adesso vedo un’altra ombra dietro di te? Forse non sei così potente come dici.”
“Questo lo vedremo! Preparati!!”
Fece partire un bolide di potere nero che schivai per un soffio e che colpì il terreno. L’impatto generò una scossa sismica che aggravò ancora di più la condizione pericolante dell’edificio.
Infatti un pezzo di cornicione si staccò.
Strinsi forte la pietra stellare nella speranza che potesse infondermi il potere necessario per combatterla.
Scagliai verso di lei la mia Onda Celeste e quando vidi che riusciva a bloccarla con la sola forza di una mano, capii che le mie speranze di vittoria erano quasi zero.
“Arrenditi Cielo Stellato.”
“Non lo farà mai stella spenta!”
“Esatto. Finché saremo tutte unite non ci tireremo mai indietro!”
“Ragazze…” Si erano riprese! “Ma… aspettate un attimo… Voi riuscite a vederla?”
“Io vedo un’ombra.”
“Una sola?”
“Si. Perché?”
“Ce ne sono due.”
“Che vuol dire?”
“Attente!!!”
Schivammo di nuovo un altro colpo di oscurità.
Di nuovo colpì il terreno.
Di nuovo una scossa sismica.
E la casa famiglia si accartocciò su se stessa.
Cacciai un urlo fortissimo.
I mostri che volteggiavano sopra quello che restava della mia casa facevano incetta delle ultime energie.
Da quella maledetta strega si levò una risata sinistra piena di soddisfazione.
“Arrenditi Cielo Stellato! O continuerò a privarti dei tuoi affetti più cari!”
Sempre continuando a ridere con malignità, scomparve.
E con lei l’altra figura misteriosa.
Ma il mio pensiero era un altro: la casa famiglia era ridotta ad un cumulo di macerie.
La direttrice e i bambini erano lì sotto.
Iniziammo a spostare i calcinacci sperando di trovare qualche segno di vita.
No!
Non potevano essere tutti scomparsi così sotto i miei occhi!
Sotto le mie mani impotenti!
Non potevo neanche immaginare di perderli a quel modo!
Haya ci fece cenno di allontanarci dalle macerie e, invocando il vento di Spica, rimosse detriti sufficienti a farci toccare con mano la tragedia.
Zazzà, Marija, Sonja, Toshio, Lynn, Milo, Kamala, Hamal, il piccolo Haji stretto fra le braccia della mamma, la direttrice Susanne…
Nessuno rispondeva.
Possibile che fossero diventati tutti degli angeli?
Iniziai a correre come una matta, cercavo di svegliali, li chiamavo come facevano loro quando non volevo saperne di alzarmi dal letto.

Era tutto inutile.

Erano tutti degli angeli.
 
 
 
 

 
Ciao a tutti!
Avrei voluto aggiornare prima, ma purtroppo non ho avuto un briciolo di tempo per scrivere e ricontrollare il capitolo.
Zenit dunque si è ripreso, non eccessivamente ma quel poco che è servito per dare ai nostri quelle poche informazioni sul nemico. Il mistero sulla scomparsa di Heeron e Yona ancora resiste.
E la stella spenta mantiene con la puntualità di un orologio la sua promessa: dopo l’amore e l’amicizia, ha colpito un altro degli affetti più grandi di Urania.
La casa famiglia è crollata sopra tutti i suoi abitanti.
Si salveranno?
E poi c'era un'ombra dietro la stella spenta. Chi o cosa potrebbe essere?


Ringrazio tutti coloro che passano di qui e vi invito a lasciarmi un commentino, anche solo due righe. E’ questo che mi sprona a continuare.
E poi è piacevole scambiare due chiacchiere, no? : )
Grazie a tutti!
A presto!

 

Ritorna all'indice


Capitolo 23
*** Il nascondiglio ***



IL NASCONDIGLIO
 
 
Dire che mi sentivo a pezzi era poca cosa.
Tutto era distrutto, cancellato, scomparso.
La casa famiglia non esisteva più.
Ma la cosa peggiore era che non esistevano più i suoi abitanti.
Coloro che la riempivano di grida gioiose, canzoncine e filastrocche, di sogni, di speranze per il futuro….
Una mano si poggiò sulla mia spalla.
Mi voltai.
Era Michie.
“Vega mi sta chiamando, Urania. Mi sta permettendo di tentare il miracolo.”
Vedevo i suoi occhi gonfiarsi di quelle lacrime speciali, capaci di ridonare la vita.
“Coraggio, cercate di radunarli tutti nel minor spazio possibile. Spero solo che le mie lacrime bastino per tutti.”
Prendere in braccio i miei bambini in quello stato mi provocò un dolore che non so quantificarvi.
Distendemmo tutti nello spazio antistante le macerie.
Michie si posizionò immobile davanti a loro con le mani giunte.
Il suo corpo cominciò a brillare grazie alla potenza della stella Vega.
Dai suoi occhi sgorgarono le lacrime. Ne raccolse il più possibile nell’incavo delle mani e con esse cosparse i corpi distesi davanti a lei.
Attorno non tirava un filo di vento.
La tensione era al massimo.
Eravamo tutte con il fiato sospeso.
Le gambe di Michie iniziavano a tremare, probabilmente l’energia necessaria era troppa.
All’improvviso udimmo le sirene delle ambulanze in avvicinamento.
Sopraggiunsero con una rapidità incredibile: i soccorritori constatarono che, seppur in condizioni gravissime, le persone erano ancora in vita!
Li caricarono sui mezzi e partirono a sirene spiegate per l’ospedale, mentre i vigili del fuoco iniziavano di nuovo a scavare fra le macerie in cerca di altri eventuali dispersi.
Il mio cuore ricominciò a battere, sapevo bene che lì sotto non c’era più nessuno.
Michie c’era riuscita di nuovo.
Andai ad abbracciarla ed esplosi in un pianto liberatorio.
 
 
Facemmo ritorno ad Estrellon. Ci sentivamo stremate. Nonostante il nostro potere fosse aumentato, quella battaglia era stata estenuante e senza i magici fiori stellari avevamo dovuto dar fondo a tutte le nostre energie.
 Per non parlare del resto.
Apprendemmo con sollievo che Zenit era fuori pericolo, ma che ancora purtroppo non era nelle condizioni di poterci aiutare.
Purtroppo però la nostra gioia, in particolare la mia, era destinata a svanire alla svelta.
Ero terribilmente in ansia per la sorte dei bambini della casa famiglia e chiesi a Zac il permesso di guardare attraverso il telescopio.
Constatai che alcuni di loro erano migliorati sensibilmente e nel giro di un paio di settimane avrebbero lasciato l’ospedale.
Quella in serio pericolo di vita invece era la direttrice.
E quel giorno qualcosa avvenne.
In un gran trambusto vidi il personale medico precipitarsi in sala operatoria e capii subito che lei se ne stava andando.
Non potevo restarmene lassù ad Estrellon con le mani in mano.
Tornai sulla Terra, camuffandomi da “terrestre normale” e raggiunsi l’ospedale.
Scorsi da lontano i bambini e, nonostante il mio cuore me lo implorasse, non andai ad abbracciarli. Non potevo rischiare  di farmi riconoscere.
La mia corsa fini sulla soglia della sala operatoria. C’era un’altra persona lì,  una donna terribilmente somigliante a Susanne. Si voltò verso di me che ancora avevo il fiatone.
“Tu devi essere Urania, vero?”
“Si…”
“Mia sorella mia ha parlato talmente tanto di te che non ho avuto dubbi.”
“Ah… quindi lei è la sorella della direttrice.”
“Si, mi chiamo Yvonne e mi sono precipitata qui dalla Francia non appena ho saputo quanto è successo.” Tratteneva a stento le lacrime.
Mi accasciai su di una delle poltroncine.
Poi Yvonne proseguì. “La stanno operando. C’è stata un’emorragia interna che tentano di arginare.”
“Si salverà, non è vero?”
“Lo spero. Di miracoli ce ne sono già stati tanti…. I suoi bambini si sono inspiegabilmente salvati dal crollo. E anche lei…” Fece una lunga pausa. “Tutto sembrava essersi stabilizzato ma…ma… Il suo fisico stamani ha iniziato a cedere e….” Le lacrime iniziavano a bagnarle il viso. Le strinsi le mani. In quel contatto percepii di nuovo il calore che la direttrice sapeva infondermi quando era bambina.
Fu un tuffo nei ricordi del passato: mi vidi seduta vicino alla stufa a legna che avevamo nella cucina prima che venisse ristrutturata. Lei era lì, intenta a preparare la cena con quel pentolone che bolliva sulla piastra calda sotto la quale ardeva il fuoco. Le chiedevo sempre dov’erano le fiamme, dato che le potevo sentire ma non le vedevo. Allora lei apriva lo sportello e mi mostrava il fuoco. Ed io ero felice.
Poi mi raccontava storie fantastiche di paesi lontani, di principesse da salvare, di bambine coraggiose, di orchi e stregoni cattivi…
Ed io sognavo, sognavo, sognavo…
Non avrei mai pensato di poter vivere un’avventura simile a quelle delle favole.
La mia era vera e stava causando un sacco di dolore a tantissime persone innocenti.
 
La porta della sala operatoria si aprì riportandomi alla realtà.
Io ed Yvonne ci alzammo in piedi pronte per ricevere notizie.
Il chirurgo  si scostò la mascherina che gli copriva la bocca, la sua espressione seria ci fece toccare l’incubo.
“Mi dispiace, abbiamo fatto tutto il possibile per bloccare l’emorragia.”
E quelle parole ci fecero piombare nel silenzio del non ritorno.
Yvonne perse i sensi, un infermiere la sorresse e la portò in una saletta lì vicino.
Io rimasi come una statua di pietra che si sta iniziando a rigare di gocce di pioggia.
Le mie erano lacrime calde e amare.
Lacrime per una morte ingiusta, difficile da accettare.
Lei ha speso tutta la sua vita per gli altri.
Lei non ha esitato un attimo a salvare prima i bambini.
 
Lei ora è un angelo.
 
Crollai nelle lacrime su quella poltroncina.
Ancora non potevo credere alla notizia che avevo appena ricevuto.
Fuori pioveva a dirotto.
 
 
*    *    *
 
 
Erano passati alcuni giorni da quei momenti terribili.
In occasione dei funerali della direttrice erano stati raccolti dei fondi per ricostruire la casa famiglia e salvare tutti i bambini dalla strada.
Guardando quella croce con alla base fiori di ogni tipo, giurai a me stessa che avrei vendicato quell’ingiusta morte a costo della mia stessa vita.
E quando questo sarebbe accaduto, io avrei portato avanti quello che Susanne aveva iniziato a costruire per dare concretezza ai sogni e alle speranze di tutti quelli ai quali la vita aveva posto davanti una strada in salita.
Quando feci ritorno ad Estrellon, trovai tutte le mie amiche con Zac.
Mi abbracciarono stretta.
Era di quel calore che avevo bisogno per continuare nella lotta contro il male.
Loro c’erano ancora.
E sarebbero rimaste per sempre.
 
“Zac… Hai notizie…di lui?”
Forse stavo per ricevere un’altra bastonata, ma dovevo saperlo.
“Forse.” Rispose il ragazzo. “Ho individuato la base che usa sulla Terra quella megera. E’ lì che dovete andare. Ho captato una forte energia molto vicina a lei. Ed ho il sospetto che si tratti di Heeron.”
“Io sono pronta.” Phaes si alzò in piedi. “Dicci dove dobbiamo andare.”
“Seguitemi in laboratorio.”
Salire quei gradini non era più come una volta per me. Il mio cuore era stato colpito talmente tante volte che forse batteva ancora solo per inerzia. Mi sentivo in ansia, come quando sai che sta per accadere qualcosa a cui tieni particolarmente e che provoca in te un senso di paura mista ad euforia. Stavo per vedere il nascondiglio della stella spenta. E’ lì che saremmo andate per spegnerla una volta per tutte.
Zac si sedette davanti allo schermo del computer che visualizzava l’immagine catturata dal suo telescopio. Mostrava una montagna molto alta, anzi, un vulcano totalmente ricoperto di neve dalla cui sommità usciva probabilmente del vapore.
“Vulcano Shishaldin, Isola di Unimak, nell’arcipelago delle Aleutine, in Alaska. La stella spenta Osborv si trova lì.”
Ci guardammo tutte in faccia: la preoccupazione si leggeva negli occhi di ognuna di noi.
Eravamo ad un passo dalla battaglia finale.
Sapevamo dove andare.
Ciò che ignoravamo era se saremmo tornate.
 
Uscimmo dal laboratorio di Zac. Lui era rimasto sulla  porta d’ingresso e ci osservava mentre ci apprestavamo a lasciare Estrellon per andare incontro al nostro destino.
“Ok ragazze, ci siamo. Credo che ognuna di noi abbia il diritto di utilizzare gli ultimi istanti qui come meglio crede. Fra un’ora ci ritroveremo qui. E andremo.”
Come Hory terminò il suo breve discorso, ci dividemmo di comune accordo.
Guardai negli occhi Marik. Capì al volo ciò che volevo suggerirle.
Non so se fu grazie a me, ma fece finalmente quello che avrebbe dovuto fare da tempo.
 
 
Dovevo farlo.
Quella poteva essere l’ultima occasione.
Attesi che le ragazze fossero sufficientemente distanti da me e mossi qualche passo in direzione del suo laboratorio.
Alzai lo sguardo. Lui era ancora immobile sulla porta. I suoi occhi mi fissavano.
Quanto male mi facevano ancora!
“Zac, posso parlarti?”
Fece cenno di sì col capo e mi invitò ad entrare.
Non era facile iniziare quel discorso, ma dovevo trovare le parole e la forza.
“So che chiederti scusa è infinitamente poco…. Ho sbagliato. Ho sbagliato tutto.”
Ricacciai indietro quel nodo che si stava formando nella mia gola. “Ma prima che sia troppo tardi voglio che tu sappia una cosa: se ho tenuto la nostra storia nascosta, non l’ho fatto perché mi vergognavo di te. Non ho mai avuto il coraggio di portare avanti le mie idee, i miei pensieri, i miei sentimenti… Non ci sono mai riuscita neanche prima di questa esperienza. Ho sempre temuto il giudizio degli altri e per questo motivo ho rinunciato a tante di quelle cose che neanche ti saprei dire quante. Tutta la sicurezza che le ragazze vedevano in me era solo una corazza. In realtà io sono una debole e l’unica volta che ho dato ascolto al mio cuore è stato con te. In te vedevo tutto quello che desideravo: una persona brillante, solare, intelligente, sicura di sé… E ogni volta che mi sorridevi quasi non credevo che quei sorrisi fossero rivolti a me. Il mio cuore mi urlava di lasciarmi andare….e quella sera l’ho fatto. Ero felice come mai nella mia vita. Per una volta credevo di aver superato tutte le mie paure, ma purtroppo non è andata così. Ho voluto tenere tutto nascosto per le stupide paure che affollavano la mia mente, temevo di perderti per una causa che non esisteva e che io ho creato con il nostro silenzio. Ed ho sbagliato tutto.” Feci una pausa, mentre due enormi lacrime mi rigavano il volto. Lui restava sempre in silenzio.
Forse avevo fatto un discorso troppo ingarbugliato, illogico, senza senso.
“L’unica cosa che non rimpiango è di averti amato. E di amarti ancora.” Altra pausa. “E se non dovessi tornare, ti prego, non te lo dimenticare mai.”
Mi afferrò per un braccio e mi trascinò a sé, avvolgendomi in un abbraccio dal quale non avrei voluto fuggire mai.
“Tu devi tornare da me.”
Udire queste parole sussurrate a pochi millimetri dal mio orecchio mi fece sciogliere quel nodo in gola ed esplosi in un pianto misto di paura, disperazione, felicità per essermi tolta quel macigno dallo stomaco. Lo abbracciai stretto, come a voler sentire per un’ultima volta ogni angolo del suo corpo e farlo mio. Mi accarezzava i capelli con quella mano con cui amava disegnare il contorno del mio viso, delle mie labbra; quelle mani che mi catturavano nei modi più impensabili per farmi sprofondare nei suoi meravigliosi e dolcissimi baci.
Erano tutte sensazioni che dovevo rinchiudere nel mio cuore e conservare in eterno.
Quello poteva essere il nostro ultimo abbraccio o il primo del nostro futuro insieme.
 
Il segnale che giunse dall’orologio fu come una condanna.
L’ora di andare era scoccata.
Con una fatica indescrivibile mi staccai dalle sue braccia.
I suoi occhi erano gonfi di lacrime forse quanto i miei.
Gli sorrisi con tristezza. “Devo andare….”
Portò le sue mani sulle mie guance, asciugandole dalle lacrime e accarezzandole dolcemente. “Non posso fermarti, anche se vorrei tanto farlo. Ma torna da me, ti prego. La mia vita lontano da te non ha senso amore mio.”
Zac mi amava ancora. Non aveva smesso di amarmi proprio come io non avevo mai smesso di amarlo.
Portai le mie mani sulle sue, me le strinse forte.
Ci scambiammo un ultimo intenso bacio e me ne andai.
 
L’ora della battaglia finale era scoccata.

 
 
 
 

 
Con un buon ritardo (tanto ormai ci siete abituate…) ma ecco il seguito della storia!
Le ragazze adesso conoscono il luogo della battaglia finale. E’ un luogo che esiste veramente e l’ho scelto perché mi ispirava un luogo al limite del Polo Nord e perché quella zona forse è poco conosciuta. Un nascondiglio ideale, che ne dite?
E poi vorrei aggiungere un’altra cosa: questa è la prima volta che tratto della morte di un personaggio e sono rimasta in dubbio fino alla fine se andare avanti o no in questa direzione. Però poi ho pensato una cosa: Urania all’inizio voleva fuggire dalla missione, si considerava debole e vigliacca, ma tutto quello che ha vissuto l’ha fatta crescere e il dolore è una parte dell’esistenza di ognuno che purtroppo esiste. Ora lei è forte, è cresciuta ed ha un altro motivo per raccogliere tutto il suo coraggio e la sua grinta e sconfiggere definitivamente la stella spenta.
E poi Marik… finalmente ha trovato il coraggio di affrontare Zac. Fra loro le cose ora sono più chiare, ma considerate la loro storia in sospeso. Non sanno se si rivedranno.
C’è un motivo per questa mia scelta, ma ve la dirò alla fine. Ovviamente se avete la pazienza e la voglia di arrivare in fondo alla storia.
 
Grazie infinite a chiunque spenda il suo tempo nel leggere questa storia. Invito chiunque a mandarmi anche solo tre righe… Conoscere il vostro punto di vista è fondamentale per me….
Un abbraccio
La Luna Nera

 

Ritorna all'indice


Capitolo 24
*** Verso la vetta -Prima parte- ***



VERSO LA VETTA
 
Prima parte

 

“Brrr!!! Ma qui fa un freddo cane!”
“Siamo proprio sicure che quella si trovi davvero qui?”
“Non poteva scegliersi un nascondiglio ai tropici?! Tutto questo gelo mi rovinerà sicuramente la pelle! Sai quanti trattamenti dovrò fare?!”
“A quelli penseremo dopo. E’ lassù che dobbiamo andare.”
Michie indicò la vetta del vulcano: era seminascosta dalle nuvole. Mi stavo chiedendo come avremmo fatto ad arrivare fino là.
Ero sicura che Heeron fosse lassù e in un modo o nell’altro dovevo trovarlo.
Feci qualche passo e qualcosa mi bloccò: era un qualcosa simile alla fitta al cuore che avevo avvertito quando penetrai nel palazzo di Zenit.
Tutto ciò confermava che quello era il nascondiglio della stella spenta.
Alzai gli occhi e la vidi a poche decine di metri da noi.
“Complimenti Cielo Stellato. Non immaginavo che tu e le tue compagne sareste state così brave da trovarmi. E non pensavo proprio di ricevere visite da parte vostra.” Rise con malvagità. “Bene, vi auguro un felice soggiorno. E sappiate che sarà anche l‘ultimo perché non avrò pietà!” Scomparve dalla mia vista lanciando in aria delle sfere di oscurità unite a quell’odiosa risata.
Intanto si alzò un gelido vento.
“Di’ un po’ Urania… Ci ha dato il benvenuto.”
Guardai Hory con gli occhi pieni di paura ed annuii. “Non ci farà sconti. Può accadere di tutto.”
Vidi la mia amica deglutire. Anche negli occhi delle altre leggevo un enorme timore. Ma nel cuore di ognuna di noi c’era la consapevolezza che non potevamo tornare indietro, che i bambini avevano bisogno di noi, che non dovevamo e non potevamo vanificare tutti i sacrifici fatti fino a quel momento.
Fino a poco tempo prima eravamo delle semplici ragazze con mille idee per la testa, sogni, aspirazioni, desideri… Avevamo ricevuto questa grande missione da compiere esattamente come i super eroi dei fumetti. Avevamo paura, ma non ci saremmo mai tirate indietro.
Mai.
 
Ci lanciammo in una corsa sfrenata verso la vetta del vulcano, incuranti della temperatura sempre più rigida e del vento che sferzava congelando il nostro respiro.
Improvvisamente poco più avanti ci fu un’esplosione: attorno a noi si stava materializzando una strana nebbia nera che girava vorticosamente generando un anello di oscurità che aveva sicuramente lo scopo di intrappolarci.
In un attimo fummo circondate da quella strana cosa.
Spalle contro spalle, tentavamo  di scovare una via d’uscita, uno spiraglio, un qualcosa insomma che ci permettesse di uscire da quella voragine di oscurità.
“Che scherzo è questo?!”
“Il comitato di benvenuto suppongo…” Isette curvò la bocca in un sorrisetto di chi sa cosa fare. “Bene, adesso mostro loro il mio indice di gradimento. Supremum Antares Reticula!!!!”
Scagliò una rete di raggi potentissimi che si posizionarono fra le nubi oscure. C’era una pressione gigantesca! Isette teneva duro, voleva intrappolare ad ogni costo quella cosa strana nella sua rete di Antares.
Fu un attimo.
La nostra amica dai capelli rossi fu risucchiata in quel vortice che, in un modo che non capivamo, si era impossessato del suo colpo.
Udimmo un urlo agghiacciante provenire da quella massa di oscurità che continuava a girare terribilmente veloce davanti ai nostro occhi. Ci sentivamo impotenti e inutili.
Isette era lì, prigioniera del nemico.
Ad un tratto tutto quell’inferno si bloccò: iniziammo a scorgere delle linee di luce che si andavano intrecciando in una stretta fatale, sospesa davanti a noi che avevamo il cuore in gola.
“In nome di Antares!!”
La voce della nostra amica risuonò nel vento carico di ghiaccio e lei, invocando la brillante stella da cui traeva il suo potere, raggiunse il culmine dell’energia di un’essenza di stella: balzò fuori dal vortice ormai fermo, si portò in alto sopra le nostre teste, il suo costume sembrava emanare la luce della stella stessa, le sue mani tenevano saldamente il reticolo di Antares con il quale ora aveva catturato il nemico.
Nel suo viso c’era tutta la determinazione di chi non teme nulla, di chi vuole portare a termine la missione ad ogni costo, di chi, sprezzante del pericolo, non si tira indietro.
“Per Antares!!!!!!”
L’aria attorno a noi si illuminò dei colori del rosso e dell’arancio.
Una violentissima onda d’urto ci allontanò l’una dall’altra.
Era come se una tremenda esplosione, generata da Isette, avesse spazzato via ogni cosa.
Quando ripresi i sensi vidi le altre ragazze ancora svenute non lontano da me.
“Che… che è successo?”
Michie si era svegliata. Pochi istanti dopo anche le altre erano di nuovo in piedi.
Tutte tranne Isette.
La nostra amica giaceva esanime nel punto esatto da cui aveva generato l’esplosione che aveva sconfitto il nemico.
A fatica la raggiunsi sollevandole la testa che stava affondando nella neve.
“Isette… Isette, riesci a sentirmi.”
Il suo volto era pallidissimo e coperto di graffi. Le sue mani capaci di creare torte e pasticcini da far svenire erano immobili. Il suo respiro era debolissimo.
“Isette…”
Finalmente le sue palpebre si schiusero leggermente.
“Ragazze…. State bene?”
“Come stai tu, piuttosto?”
Le sue labbra si piegarono in un lieve sorriso.
“Sono stata brava, visto? L’ho fatto fuori…” Tossì e il suo respiro si fece ancor più flebile. “Antares mi ha riempita della sua totale energia, ma forse non ero ancora pronta a gestirla perfettamente….” Dai suoi occhi uscì una lacrima. “Urania, ragazze, promettetemi di fargliela pagare… Non lasciatevi intimorire, le stelle sono con voi…”
“Ma certo che ce la faremo, amica mia… Dai, ora ti prendiamo in braccio e….”
“No.” Chiuse gli occhi. “Io non posso proseguire. Che Antares sia con voi…..”
 
Un nodo terrificante mi stinse la gola, Haya si portò le mani alla bocca per bloccare il grido di dolore. Tutte non riuscivamo a crederlo, non riuscivamo a concretizzare quella parola di non ritorno ed associarla ad Isette…
Tenevo la nostra amica fra le braccia, scuotendola, chiamandola per nome.
Isette non rispondeva più!
Isette non rispondeva più!!
Il suo costume che fino a pochi minuti prima brillava come una stella, ora era spento.
Il suo corpo diventava evanescente attimo dopo attimo, mentre le lacrime avevano invaso i nostri volti e ci sentivamo come frastornate per l’incubo che stavamo vivendo.
Pochi secondi dopo, della nostra amica dai capelli rossi non restava che una nuvola di scintille che si andò a infilare nella mia pietra stellare.
E come per incanto udii la sua voce.
“Urania non piangere. Io sono con voi e lo sarò fino alla fine di questa guerra. L’essenza di Antares non muore mai, ricordalo sempre!”
Isette era con noi.
Certo, avremmo preferito che lo fosse in un altro modo, ma lei era con noi.
Mi alzai da terra, mi asciugai le lacrime e mi rivolsi alle altre ragazze ancora sconvolte.
“Isette verrà con noi. Nella mia pietra stellare c’è la sua essenza di stella…” Sentii una lacrima bagnarmi il volto. “Coraggio, non vanifichiamo il suo sacrificio.”
 
 
Proseguimmo.
Dentro si ognuna di noi c’era un enorme senso di vuoto.
La vetta di quel maledetto vulcano era ancora distante.
Correvamo senza voltarci mai indietro, sempre incuranti della neve e del gelo.
All’improvviso il nemico attaccò di nuovo.
Davanti a noi si accese una luce abbagliante. Era più o meno ad alcune centinaia di metri, ma puntava nella nostra direzione a velocità impressionante.
“Cos’è quello?!”
“Via!!!”
Schivammo quella specie di freccia per un soffio.
“Attente! Ce n’è un’altra!!”
“Cosa?!”
“Attentaaa!!!” Britt mi buttò in terra. “Rigel Skudum Supremus!!”
Grazie allo Scudo di Rigel, Britt era riuscita a bloccare e deviare quello strano raggio di energia, facendolo disintegrare poco più in là.
Ma non era finita lì, perché dopo pochissimi secondi un nuovo raggio di energia oscura, si, ora lo percepivo distintamente, puntava di nuovo verso di noi.
“State indietro!!”
Britt si frappose fra noi e il nemico protetta dal suo potentissimo scudo.
Le sue braccia tremavano, tanto era forte quel nuovo colpo.
“Stupidino, non lo sai che faccio anche palestra? Non frequento solo centri estetici,  ho muscoli e cervello e so quello che faccio! Ora tocca a me!!! Lancia Azzurra di Rigel!!!!”
Dalla nostra posizione poco distante da lei, vedemmo un grande bagliore azzurro infilzarsi all’interno del raggio del nemico.
“In nome di Rigel!!!”
Lo Scudo di energia positiva aumentò di potenza e dimensioni in un batter d’occhio.
“Britt non fare cazzate, ti prego!!!”
Fu come averlo detto al vento. Britt non mi sentiva.
Era concentratissima sul nemico, non avrebbe lasciato la presa del suo scudo per niente al mondo. Il suo costume era un tripudio di stelle.
“Lancia Azzurra di Rigel!!!”
Come prima.
L’aria si tinse di azzurro.
Il vento scompigliò i nostri capelli.
Le nostre mani coprirono gli occhi perché non restassimo accecate dalla luce.
Esplosioni di energia riecheggiavano dovunque.
 
Quando tutto tacque, riaprii gli occhi.
Di quella luce di energia negativa non c’era più traccia.
Britt era in piedi, ferma come una statua, lì dove l’avevamo vista poco prima.
Hory si precipitò verso di lei.
Il suo volto era immobile, i suoi occhi azzurri sembravano di vetro.
Si voltò verso Hory.
“Il mio scudo ci è riuscito. L’ha bloccato.”
“Tesoro, sei stata un fenomeno…”
“Rigel ha dato il massimo. La sua essenza suprema è in me… Ma è successo troppo presto… Io….”
Le sue gambe l’abbandonarono. Fu sorretta da Hory, io le strinsi forte le mani sorridendole.
“Non farmi scherzi amica mia…”
Le sue palpebre si stavano chiudendo, lasciando che due grandi lacrime le bagnassero il viso costellato di lentiggini.
“Rigel è con te…. E’ con tutte voi….”
Quei suoi occhi azzurri si spensero, chinò la testa sulla spalla di Hory che le accarezzava i capelli color nocciola chiamandola con insistenza.
Una stella cadente solcò il cielo sopra di noi.
Anche il cielo piangeva quindi.
Aveva perso un’altra delle sue stelle più belle.
E come era accaduto ad Isette, anche Britt iniziò a farsi sempre più evanescente fino a che, trasformatasi in una nuvola di scintille, raggiunse la mia pietra stellare.
 
Questa guerra iniziava a chiederci troppo.
Michie non poteva fare nulla: le sue Lacrime di Vega erano efficaci solo con esseri umani comuni, senza poteri speciali.
In noi esisteva l’essenza delle stelle, quella che non muore mai, quella che ci dà la forza di andare oltre le barriere dello spazio e del tempo.
Già questo era un grandissimo dono.
Isette e Britt fisicamente non erano più con noi, ma i loro spiriti, i loro cuori, la loro forza ci sarebbe rimasta accanto fino alla fine.
 
“Coraggio, la vetta del vulcano ci attende. Sono certa che Heeron si trovi lassù. Forse anche Yona. E forse avrò la certezza che dietro tutto questo c’è lei.” Presi fiato. “Ragazze, noi andremo avanti, qualsiasi cosa accada.”
Le altre annuirono con la testa. Nei loro occhi leggeva ancora più profondamente la paura, ma con essa c’era la voglia di continuare e di non tirarsi indietro.
Come Isette e Britt ci avevano insegnato.
 
 
 

 
Hello everybody!
Con il mio solito ritardo ecco il seguito della storia.
E come avrete intuito ora la battaglia si sta facendo sempre più dura per le ragazze. Due di loro sono diventate stelle a tutti gli effetti ed è in assoluto la prima volta da quando scrivo, che faccio rimanere sul campo alcuni dei personaggi…. Sono stata troppo cattiva, vero?
Ad ogni modo spero che anche questo capitolo vi sia piaciuto. Mi rendo conto che la storia sta venendo troppo lunga e chiedo scusa a tutti voi. Non esitate a commentare in positivo e in negativo! Il vostro parere è di vitale importanza per me!
Grazie a tutti
Un bacio
La Luna Nera
 

 

Ritorna all'indice


Capitolo 25
*** Verso la vetta -Seconda parte- ***


 
 
VERSO LA VETTA
 
SECONDA PARTE
 
 
La nostra scalata verso la vetta del vulcano Shishaldin riprese.
La temperatura calava attimo dopo attimo, il sole iniziava ad abbassarsi sopra l’orizzonte, in lontananza l’Oceano Pacifico giaceva maestosamente silenzioso.
Ci fermammo un attimo per tentare di individuare un sentiero, una scorciatoia, un qualcosa insomma che potesse farci arrivare lassù nel minor tempo possibile.
“Secondo voi quanto manca?”
Haya si voltò verso la vetta. “Secondo me siamo quasi a metà.”
“Lo spero. L’attesa mi sta dando ai nervi. Non vedo l’ora di affrontare quella e suonargliele di santa ragione!”
“Non essere frettolosa Phaes…”
“Ehi, ragazze! Da questa parte!” La voce di Hory catturò la nostra attenzione. “Sembra un sentiero, guardate.”
“E’vero.”
“Sarà una trappola?”
Ci guardammo in faccia: era possibile.
“Anche se lo fosse, cosa cambia? Se quella non ha intenzione di farci sconti, un sentiero vale l’altro. Questo mi sembra meno ripido, perciò andiamo. Basta mantenere alta l’attenzione come abbiamo fatto fin ora.”
Marik aveva ragione.
Ci addentrammo in quel sentiero che si inerpicava fra i ghiacci artici.
Ed esattamente come ci aspettavamo, la Osborv ci inviò un altro dei suoi incantesimi.
Questa volta giocò la carta del ghiaccio.
Le pareti poco distanti dalla via che stavamo percorrendo si ingigantirono rapidissimamente, arrivando ad imprigionarci sotto una grandissima grotta di ghiaccio. Filtrava pochissima luce dall’esterno e ciò comportava un repentino calo della temperatura. In sostanza, ben presto, saremmo diventate ghiaccioli.
“Creiamo una barriera protettiva, forse espandendola riusciremo a liberarci.”
L’idea di Michie aveva la sua logica ed effettivamente si rivelò efficace.
Tutto facile? Certo  che no!
La prigione di ghiaccio aumentava di spessore,  riducendo ai minimi il nostro raggio d’azione. Le nostre barriere stavano perdendo di potenza. Dovevamo fare qualcosa
E alla svelta.
Hory si alzò.
“Che intenzioni hai? Non vorrai mica….”
“Tranquilla. Da poco ho sviluppato un nuovo potere: il plasma di fuoco. Credo sia giunto il momento di usarlo.”
“Ne sei sicura?”
“Certo! Voi non dissolvete la barriera, quando il ghiaccio andrà in frantumi dovrete proteggervi.”
“Hory aspetta!!”
La nostra amica dai lungi capelli neri non mi ascoltò. Ero terrorizzata per quello che poteva accadere, ma non c’era verso di farla tornare indietro.
Stava in piedi, immobile, a pochi passi da noi che invece ci proteggevamo sotto la barriera. Portò le mani davanti al petto e materializzò una sfera di plasma.
“In nome di Betelgeuse, potente e suprema stella che si perde nello spazio, invoco il potere del fuoco. Influssi stellari, magici poteri celati nella notte del mistero, accendete la fiamma della giustizia affinché possa attingervi. Per Betelgeuse!!”
Quella sfera di plasma si incendiò letteralmente e quando Hory la scagliò verso la volta che ci intrappolava, in un lampo di luce rossastra, tutto quel ghiaccio si frantumò in miliardi di cristalli.
Vedevamo di nuovo il cielo!
Ed Hory era salva!  
 
“Attente ragazze!!!”
“O mio Dio!! Una valanga!!”
Ed era una valanga di proporzioni enormi! Puntava dritta verso di noi. Sul suo fronte, a mo’ di surfista, c’era uno dei mostri succhia sorrisi.
Riuscimmo a saltare fuori da quell’inferno di neve per un soffio.
Tutte?
Purtroppo no.
Hory era lì con la sua sfera di plasma infuocato.
Quell’arma era potentissima: riusciva a far sciogliere tutto quell’ammasso di neve che scendeva giù dalla vetta del vulcano.
Il mostro succhia sorrisi, esplicitamente contrariato, le si scagliò contro e avvolse i suoi tentacoli (o antenne… non ho mai capito cosa fossero)  attorno al collo della nostra amica. La sua reazione istintiva le fu fatale: lasciò la sfera per tentare di liberarsi dalla stretta che le impediva di respirare e a quel punto la valanga ebbe la meglio.
Seguirono attimi di silenzio, di paura, di sgomento.
Poi una colonna di fuoco sovrastò tutto quell’inferno bianco. Al centro di essa distinguevamo nettamente le due sagome: Hory e il mostro.
Un urlo sovrumano e l’aria si incendiò.
Chiudemmo gli occhi per molti secondi e quando li riaprimmo, avremmo voluto tanto fosse un incubo. Quella che vedevamo era la realtà.
Attorno al campo di battaglia non c’era più un briciolo di neve, si vedeva solo la roccia nuda. Del mostro non restava nulla.
Distesa sopra un macigno c’era Hory, con il costume abbruciacchiato e un’infinità di graffi su braccia, viso e gambe.
“Noo!! Di nuovo!! Hory!!”
Mi catapultai verso di lei con le lacrime agli occhi, l’accarezzai come faceva lei per consolarmi quando le raccontavo dei miei crucci con Heeron.
“Coraggio amica mia… Vieni..”
Lei sorrise. “Dai, non fare così Urania. Ogni stella del cielo ha un compito e deve portarlo a termine, qualunque esso sia. Le stelle brillano nella notte, la loro luce evoca sogni. Ognuna porta il suo fuoco che brucia per la giustizia e per la verità: il mio ha raggiunto l’apice ed ha sconfitto il nemico. Che l’essenza di Betelgeuse sia con voi….”
Chiuse i suoi dolci occhioni di quell’insolito color ametista e come Britt ed Isette anche il suo corpo si fece evanescente. La nuvola di scintille raggiunse la mia pietra stellare mettendo di nuovo fine ad un’altra battaglia conclusasi con un prezzo altissimo da pagare.
Restai lì, immobile con un pugno di ciottoli fra le mani. Avrei voluto spaccare il mondo, prendere a calci quello che mi capitava… Ripensai ai miei momenti con lei: fu Hory a farmi raggiungere Estrellon, mi portò lei dal nobile Zenit,  ero con lei la prima volta che incontrai Heeron.
E Hory adesso brillava nel cielo.
Perché il destino ci stava chiedendo tutto questo?
Ci eravamo messe al servizio del bene e dovevamo cadere come foglie autunnali?
“Abbiamo sbagliato tutto…” Sbottai. “Dovevamo mandare a quel paese tutta questa cavolata delle essenze di stella…. Tentiamo di fare il bene e questo è il risultato.”
“Urania! Che dici?!”
“Cosa dico?! Se fossimo rimaste sulla terra a vivere la nostra vita in santa pace, le nostre amiche sarebbero ancora vive!! Io sono stanza di tutto questo! Sono stanca di questa sofferenza!! Basta! Me ne torno a casa!!”
“Brava! Così faresti il gioco del nemico!”
Phaes mi tirò una sonora sberla.
“Se ti ritieni tanto brava, affrontala tu al posto mio!” Alzai gli occhi verso di lei e  “…ma …. Ma tu stai piangendo…”
Era in assoluto la prima volta che vedevo delle lacrime uscire dai suoi occhi.
“E’ troppo anche per me. Non credere che non mi senta devastata nell’aver visto cadere le ragazze….” Inghiottì un grosso nodo. “E se tu ora ti arrendi, renderai vani i loro sacrifici e comprometterai seriamente tutto quello che abbiamo costruito fin ora.”
Restai in silenzio. Le sue parole erano giuste ed ero pronta a scommettere che anche dentro al suo cuore c’era la stessa amarezza che stava nel mio. Altrimenti Phaes non avrebbe mai pianto.
Mi asciugai le lacrime, accarezzai la mia pietra stellare che reagì all’istante con scintille arancio, rosse e azzurre.
Era la conferma che le mie amiche c’erano sempre.
“Scusate ragazze…” Feci un paio di respiri profondi. “Proseguiamo?”
Un cenno d’intesa e la nostra marcia riprese.
Phaes mo teneva la mano, come a volermi dire che lei mi sarebbe rimasta sempre accanto e dovetti ammettere che quel contatto mi infondeva coraggio e fiducia.
“Guardate lassù! Iniziamo a vedere la vetta!”
“Forza allora, così la facciamo finita una volta per tutte!”
Una parte di me era spaventata a morte ed era quella parte che poco fa aveva preso il sopravvento inducendomi a voler mollare tutto. Ora, grazie a Phaes, quella parte si era messa di nuovo a dormire, lasciando il posto alla rabbia, alla voglia di vendicare i miei genitori, la direttrice Susanne, Isette, Britt  e Hory.
E a quella voglia matta che avevo di riabbracciare il mio Heeron.
Fatte alcune centinaia di metri, la terra sotto i nostri piedi iniziò a tremare.
“Oddio!! Mica si starà svegliando il vulcano?!”
“Magari!!   …..Attenta!!!” Phaes mi lasciò di colpo la mano, scaraventandomi lontano da lei. Fu catturata da un potentissimo vortice di energia negativa fuoriuscito da un’enorme crepa del suolo gelato. Marik, Haya  e Michie mi aiutarono a rimettermi in piedi.
In alto davanti a noi, Phaes era sbattuta e colpita a raffica da bombe di oscurità che saturavano quel tremendo soffio di energia. La scena era agghiacciante: la nostra amica sembrava una pallina di gomma chiusa in una lavabiancheria.
Michie si posizionò per scagliare una delle sue frecce di Vega.
“Non farlo.” Marik la fermò. Ci voltammo tutte a fissarla in attesa di una spiegazione. “Rischi di colpirla. Phaes è forte e deve cavarsela da sola. Tranquilla, ci riuscirà.”
“Ma se dovesse accaderle qualcosa…”
Michie non terminò la sua frase: da quell’inferno uscì la voce di Phaes:
“Adesso basta!!!”
La luce di Altair bloccò quel soffio vorticoso all’istante. Lei sovrastava tutto, il suo costume era un tripudio di scintille, dietro la sua schiena erano spuntate due ali di luce: le ali dell’aquila, la costellazione di cui Altair è la stella più luminosa.
Iniziò a volteggiare sopra il campo di battaglia, con noi che osservavamo la scena a bocca aperta. Il nemico si mise  a rincorrerla mentre lei era abilissima a non farsi colpire. Anche in quella circostanza Phaes dimostrava tutta la sua innata eleganza mista a forza e determinazione. Volava, volava, volava e quello dietro che la rincorreva inutilmente. Iniziai a credere nel miracolo: forse lei non sarebbe scomparsa.
Ma dimenticavo che dietro a quel soffio negativo c’era la maledetta. Il turbine all’improvviso si divise in due tronconi che puntarono su di lei da destra e da sinistra. Ancora una volta riuscì ad evitarli, ma quando si accorse che puntavano dritti su di noi, Phaes raggiunse l’apice.
“In nome di Altair! In nome del Volo dell’Aquila!!!”
Come un angelo, ad ali spiegate, puntò sul nemico e scagliò contro di lui quel suo colpo simile ad una cometa che tante volte aveva provato in allenamento.
Questa volta l’energia sprigionata era di proporzioni abnormi e in un lampo di luce accecante, del nemico non restò traccia.
Lei invece era sospesa a mezz’aria, sorretta dalle ali che le permisero di atterrare dolcemente. Come poggiò i piedi per terra, corremmo ad abbracciarla. Con un ultimo sforzo mi prese le mani, mi guardò…. “Urania, la mia battaglia è vinta. Promettimi che andrai fino in fondo senza paura… E se non lo farai, l’essenza di Altair non ti darà tregua…” Accennò un debolissimo sorriso che ricambiai con le lacrime agli occhi. Phaes era incredibile: anche in una situazione come quella, trovava la forza di punzecchiarmi e spronarmi! Anche per questo le volevo un’infinità di bene. L’abbracciai ancora più forte e, credetemi, sentirla diventare evanescente fra le braccia, fu più doloroso di un colpo di pugnale nello stomaco.
Le scintille di quel suo caratteristico colore fra il blu e il viola raggiunsero la mia pietra stellare.
E il cielo aveva dovuto salutare un’altra delle sue stelle più belle.
 
 
 

 
Ciao a tutti!
Questa volta sono riuscita ad aggiornare un po’ prima del solito.
La lotta si fa sempre più dura e altre due stelle brillano nel cielo e nella pietra stellare. Con Urania sono rimaste solo Marik, Haya e Michie. Spero non me ne vogliate per questa scelta… Heeron farà presto ritorno e sto cercando di immaginare quel momento ricco di emozioni per addolcire la storia dopo tutto quello  che stanno passando le ragazze. Vi chiedo quindi un altro po’ di pazienza. Comunque confido di terminare tutto entro la fine dell’anno.
Grazie a chiunque voglia commentare, sappiate che il vostro parere conta più di quanto possiate immaginare!
Kisses
La Luna Nera

 

Ritorna all'indice


Capitolo 26
*** Verso la vetta -terza parte- ***




VERSO LA VETTA
 
Terza parte
 
 
Quattro stelle brillavano nel cielo che, attimo dopo attimo, si tingeva dei colori della notte.
Con me erano rimaste solo Haya, Michie e Mairk.
E dentro di me dimorava il terrore che da un momento all’altro avrei dovuto veder svanire anche loro.
Dovevo essere forte e andare avanti ad ogni costo come si era raccomandata Phaes prima di scomparire.
Facile a parole….
“La vetta del vulcano! Eccola finalmente!”
Si, la nostra meta era ad alcune centinaia di metri da noi.
Ci circondava un bianco immacolato e un’aria sempre più rarefatta.
“Anf… si respira male.. Direi che siamo ben oltre duemila metri…”
“Già, non sono abituata… Con tutti i luoghi della Terra, doveva venirsi a nascondere proprio qui?!”
“Coraggio ragazze, dobbiamo raggiungere la vetta prima che il sole tramonti altrimenti rischiamo di congelarci.”
A fatica, le nostre gambe ripresero il cammino. Passo dopo passo il momento dello scontro finale si avvicinava.
Alzai gli occhi verso il cratere: il mio cuore mi diceva che Heeron si trovava lassù, con ogni probabilità prigioniero del nemico. Con lui sicuramente c’era Yona. Non ho mai capito chi fosse in realtà: forse un mostro succhia sorrisi trasformato oppure un’entità creata appositamente per infiltrarsi fra di noi con l’inganno o ancora una comune ragazza della quale si era impossessata la Osborv per il suo letale piano…. Una volta lassù comunque, sarei arrivata anche alla soluzione di quel mistero.
E forse avrei trovato anche il modo di far tornare Isette, Britt, Hory e Phaes.
Passo dopo passo, la nostra missione si stava avvicinando alla conclusione ed ognuna di noi sarebbe tornata alla sua vita normale. Come mi ero ripromessa, avrei portato avanti ciò che la direttrice Susanne aveva iniziato.
Ma prima dovevo vendicare anche la sua ingiusta scomparsa.
“Eccola di nuovo!!”
“Cosa?!”
Immersa com’ero nei miei pensieri, non mi ero resa conto che la Osborv ci stava indirizzando un altro dei suoi incantesimi malefici.
“E quelli cosa diavolo sono?!”
Dei cristalli di ghiaccio, almeno è ciò che sembravano, stavano sospesi a mezz’aria, pronti a colpirci da un momento all’altro.
E infatti così avvenne.
Come delle saette puntarono su di noi, tentammo di schivarle, ma Michie rimase ferita al braccio sinistro. Proprio quel braccio che diventava l’arco dal quale scoccava le sue frecce di luce.
La nostra amica era troppo vulnerabile, decidemmo di farle da scudo per evitare che potesse essere colpita ancora ed evitare il peggio.
Quelle strane cose stavano ancora lì immobili.
“Mi sto stancando dell’attesa! Se non attaccano loro, lo farò io!”
“Haya, che dici?!”
“Non ce la faccio più a restare qui come un’idiota ad aspettare che quella ci colpisca di nuovo! Così ci fa perdere del tempo prezioso!”
“Non fare mosse azzardate…. Ti prego…”
“Tranquille ragazze, le mie scintille di Spica sanno il fatto loro. Voi pensate a Michie.”
Strizzò l’occhio destro per infonderci fiducia e si mise in posizione di attacco.
“Bene, vediamo un po’ cosa sai fare…. Per Spica!!! Scinitllium!!” Dal suo corpo iniziarono ad espandersi gemme di luce potentissima, quasi accecante.
E contemporaneamente il nemico attaccò.
L’aria attorno a noi era satura di luce, vedevamo bagliori espandersi dovunque. Tutti provenivano da Haya: era veramente strepitosa!
Michie si alzò sorreggendosi il braccio ferito, si sentiva in colpa nel vederci lì attorno a lei mentre Haya stava affrontando il nemico tutta sola. “Devo…. Devo aiutarla…”
“Sta’ferma per favore. Sei troppo vulnerabile e potresti esserle solo d’intralcio.”
“Ha bisogno di aiuto..”
“Tranquilla, fidati di lei.”
“Guarda, sta prendendo il sopravvento.”
Effettivamente la nostra amica se la stava cavando alla grande!
Quei cristalli di ghiaccio andavano in frantumi uno dopo l’altro e cadevano sulla neve come gocce congelate.
“Vittoria!” Urlò soddisfatta Haya. “Spica 1, Osborv 0!”
Eccola radiosa avvicinarsi a noi per sincerarsi delle condizioni di Michie. “Come stai, amica mia?”
“Oh, non è niente di grave, solo qualche graffio. Sono così felice che non ti sia accaduto niente….”
Si. Eravamo tutte entusiaste dell’esito della battaglia.
 
Ad un tratto, mentre eravamo in procinto di rialzarci per riprendere il cammino, udii quella maledetta risata.
“Ah ah ah ah! Siete troppo ottimiste! Spica 1, Osborv 0? Avete dimenticato i tempi supplementari! Attacco!!!”
I cristalli di ghiaccio, ora sottili come microscopiche lame taglienti, si posizionarono ad altezza d’uomo e come delle saette, puntarono verso di noi.
Imprigionarono Haya, rinchiudendola in un enorme blocco di ghiaccio che emanava delle scosse elettriche.
La nostra amica era lì dentro, urlava di dolore e allo stesso tempo ci implorava di allontanarci. Marik fece uno sforzo immane a trattenermi mentre, dimenandomi come una dannata, mi catapultavo verso quella prigione.
Un nuovo grido disperato ed un’invocazione risuonarono nell’aria gelida dell’Alaska.
“In nome di Spicaaa!!!”
Ed ecco ripetersi l’incubo: un boato, una violentissima esplosione che illuminò a giorno il cielo del tramonto artico e l’onda d’urto che ci sbalzò ad alcune decine di metri.
Aprii gli occhi: Haya irradiava la luce della sua stella, sembrava una dea! I suoi capelli biondi, normalmente raccolti in una coda, ora ondeggiavano liberi, ancora sorretti dallo spostamento d’aria da lei generato.
Il nemico questa volta era sconfitto sul serio, di quei cristalli di ghiaccio che formavano la prigione non esistevano più.
Una volta di nuovo in piedi, ci precipitammo da lei che era crollata sulle ginocchia.
Ebbe solo la forza di alzare il viso, guardarci con quegli occhi densi di dolcezza mista a malinconia. Quella malinconia propria di chi sa che non può proseguire oltre.
Chiuse gli occhi con la leggerezza di una farfalla che sfiora la corolla di un fiore e che poi va verso il cielo con un battito d’ali.
Così svanì anche Haya e le sue scintille violette si unirono alle altre essenze di stella nella mia pietra.
Dovevo piangere?
No. Avevo terminato le lacrime.
Dovevo arrabbiarmi?
No. Avrei dovuto risparmiare la rabbia per sfogarla contro colei che stava alla fonte di tutto questo.
Dovevo maledirla?
No. Non sapevo più cosa dire.
 
Mi alzai mestamente e senza dire una parola, presi per mano Marik e Michie e proseguimmo. Anche le altre ragazze stavano in silenzio.
Percepivo tensione. Quasi sicuramente erano consapevoli che forse a breve il destino le avrebbe messe a dura prova.
“Michie, come va il braccio?”
“Un po’ meglio, grazie.” La ragazza portò la mano sui graffi che fortunatamente avevano smesso di sanguinare. “L’aria gelida ha bloccato la piccola emorragia.” Si fermò un istante. “Ragazze, dovete farmi una promessa.” Ci fissò in attesa di un nostro cenno di assenso. “Non so se tornerò mai a casa… E… Se dovesse accadermi qualcosa, vi prego, andate a Londra, cercate Harrry e….”
“Tesoro, cosa vai a pensare?!” Entrambe la abbracciammo forte. “Certo che torneremo a casa tutte quante!”
Scosse la testa. “Anche le altre lo pensavano…”
“Troveremo il modo di farle tornare in vita, fosse l’ultima cosa che faccio.”
“Comunque… andate da Harry e ditegli che….”
Michie non poté finire la frase: una saetta di luce ci colpì in pieno. Fu una botta spaventosa! Ci tolse letteralmente il respiro. Marik non si era ancora rialzata, io mi tirai su a gran fatica, l’unica in piedi era Michie. Evidentemente, essendo noi di spalle, l’avevamo in qualche modo protetta dall’impatto con quella saetta.
Dalla vetta del vulcano vedemmo puntare verso di noi un qualcosa di luminoso, ma non era la solita luce, era carica di oscurità e negatività. Si, può sembrare un controsenso parlare di oscurità e di luce contemporaneamente, ma la Osborv era capace di generare incantesimi al limite della concezione umana.
Michie tese quel braccio ferito e, incurante del dolore, evocò il potere dell’arco di Vega. Sulla punta del dito indice si accese una stella: puntava dritta contro quella saetta che si avvicinava a noi a velocità impressionante.
L’energia stellare raggiunse il massimo. “Vega Arkus! Sagittaaa!!!”
 Scagliò quella freccia di luce verso il nemico. Come il più affilato dei coltelli, penetrò attraverso la saetta di oscurità che andò in mille frantumi di luce violacea i quali si sparpagliarono per un raggio di molti metri. Purtroppo uno di questi colpì negli occhi Michie che lanciò un tremendo urlo di dolore. Si piegò sulle ginocchia, coprendosi il viso con le mani. Appena fu possibile, ci avvicinammo a lei per sincerarci delle sue condizioni.
“Gli occhi… Non riesco ad aprirli…. Mi bruciano troppo!!”
“Coraggio. Siamo qui con te.”
Come spostò le mani dal viso, vedemmo le sue guance bagnate di strane lacrime dal colore viola scuro.
“Non vedo più… E’… E’ tutto buio… Ragazze, dove siete?”
Io e Marik realizzammo la tragedia: Michie aveva perso la vista.
“Siamo qui con te, non temere.”
“Viaa!!”
Marik ci allontanò bruscamente poiché una nuova saetta stava puntando verso di noi. Fortunatamente questa volta l’attacco del nemico era andato a vuoto. Ci riunimmo, Michie piangeva di dolore e di disperazione. Le accarezzavo i capelli per tentare di infonderle quel calore di cui aveva bisogno.
All’improvviso si alzò in piedi.
“Urania, Marik, ascoltatemi. Io adesso sono solo d’intralcio. Proseguite verso la vetta del vulcano, penserò io a coprirvi le spalle.”
“Stai scherzando?!”
“No. Devo raggiungere il livello massimo di potere di Vega. E’ l’ultima possibilità che ho e non voglio fallire.” Alzò la testa verso la vetta. “Eccola di nuovo. Riesco a percepire perfettamente ogni sua mossa.”
Ci voltammo: dalla vetta proveniva un’altra saetta!
“Fatevi da parte!!” Con due violenti spintoni, Michie ci allontanò da lei, mise di nuovo le braccia nella posizione dell’arco e, come guidata dalla misteriosa forza della sua stella, puntò dritta verso il nemico. Non so cosa era successo in quegli attimi  intercorsi fra la sua disperazione e la presa di coscienza che l’aveva portata a voler affrontare il nemico da sola, ma scagliò quella freccia verso il nemico. Era una freccia di un’intensità mai vista prima! L’aria attorno a noi si era tinta di tutte le sfumature del verde e nel punto di contatto fra le due forze contrapposte ci fu un’esplosione di energia impressionante.
Ci vollero molti secondi perché tutto si calmasse.
Michie era in piedi al centro di un cratere, il suo costume era bruciacchiato e strappato.
Dalla vetta non venivano altre saetta.
“Vega mi ha guidata…. La freccia ha bloccato l’origine delle saette… Ora non ce ne saranno più….”
Corremmo ad abbracciarla. Come sentì il contatto delle nostre braccia, alzò la testa, con gli occhi sempre chiusi. “Promettetemi di andare a Londra….da Harry… Ditegli che lo amerò per sempre….”
Pronunciate queste parole, anche lei svanì lentamente in una nuvola di scintille verdi.
Probabilmente la Osborv in quel momento gioiva nel constatare di aver avuto la meglio su un’altra delle stelle maggiori, ma se pensava di demoralizzarci si sbagliava di grosso. Tutta quella rabbia si sarebbe ritorta contro di lei e gliela avrei fatta pagare cara, molto cara.
 
Eravamo rimaste in due: io e Marik, come all’inizio di tutta questa storia.
Ci abbracciammo forte e ci lanciammo in una corsa sfrenata verso il cratere del vulcano, verso l’incontro-scontro con la stella spenta Osborv.
Lassù, ad oltre 2800 metri di quota.
Lassù, fra le nubi.
Lassù, dove avrei riabbracciato il mio Heeron.
 
 
 

 
Ciao a tutti!
Speravo di aggiornare prima, ma vi giuro, nell’ultima settimana non ho avuto un attimo per accendere il computer e mettermi “al lavoro”.
Chiedo scusa, mi rendo conto che questi ultimi tre capitoli sono stati un po’ monotoni e forse pure noiosi… Ad ogni modo ci siamo: nel prossimo capitolo Urania si troverà faccia a faccia con la Osborv e, per tutte quelle che lo aspettavano, tornerà anche Heeron.
Spero di mantenere la mia promessa e di terminare la storia entro la fine dell’anno.
 
Grazie a tutti quelli che passano e lasciano un commento!! Adoro quelli che lo fanno!!
A presto
La Luna Nera
 

 

Ritorna all'indice


Capitolo 27
*** Tutto con un bacio ***



TUTTO CON UN BACIO
 
 
Dieci metri o pochi di più ci separavano dal cratere del vulcano.
Eravamo dunque rimaste in due: io e Marik.
“Ecco finalmente la meta… Ci siamo Urania.”
“Già.” Mi guardai attorno. Non c’era anima viva.
“Senti… Tu sai benissimo di essere l’unica a poter sconfiggere la Osborv. Devi trovare Heeron e porre fine a tutta questa guerra.”
“Certo… E’ quello che ci siamo ripromesse… E tu..”
“Io farò quello che mi sarà chiesto di fare. Devo difenderti, devo difenderti fino all’ultimo per darti la possibilità di far splendere il cielo stellato e sconfiggere l’oscurità.”
“Che diavolo dici Marik?!”
“Tranquilla, me la caverò. Ho parlato con Zac prima di partire ed ho chiarito tutto. Abbiamo deciso di lasciare in sospeso la nostra storia e di ricominciare dopo la fine della battaglia, quando saremo sulla Terra. E quindi non posso farmi sconfiggere da quella, ti pare?” Mi guardò sorridente. “E ricordati che nessuno di noi due ha mai dubitato di te. Sappiamo che non ha rivelato a nessuno della nostra storia segreta.”
“Grazie amica mia….”
Già, Marik era veramente un’amica speciale. L’avrò ripetuto un miliardo di volte che per me era come quella sorella maggiore che non ho mai avuto.
“Bene! Adesso non resta che perlustrare il cratere alla ricerca del nemico.”
 
L’aria risuonò di quell’odiosa risata.
“Ah ah ah! Ben arrivate stelle! Siete solo in due? Oh, quanto mi dispiace.” Rise di nuovo. “Non voglio essere scortese con voi, dopo tutto ne avete fatta di strada per venirmi a trovare.”
Si presentò nella sua ombra nera.
E dietro di lei scorsi un’altra ombra.
“Urania, la vedo…”
“No, tu riesci a vedere solo l’altra ombra che si trova dietro di lei.”
“Ma chi diavolo è? Forse Yona?”
“Già… E’ possibile.”
“Bene, Cielo Stellato! Fatti sotto se hai coraggio! O sei così vigliacca da mandare avanti la tua amica? Fin ora non hai fatto altro!”
“Maledetta! Io…”
Marik bloccò il mio braccio già pronto a sferrare l’attacco. “Ferma! Ti sta solo provocando!”
“Lasciami andare!”
“No! Se la colpisci ora, sprecheresti energia. Tienila per te ed usala per lo scontro finale. Devo affrontarla io.”
“Cosa?!”
“Fatti da parte.” Balzò in avanti. “Prima devi sconfiggere me! Energiae Sirius!”
 Raccolse nelle sue mani una quantità enorme di energia stellare e la lanciò verso il punto da cui proveniva la voce della Osborv.
“Se è questo che vuoi, ti accontento subito, stella Sirio! “
Respinse con un rapido gesto il colpo di Marik che si vide arrivare contro un scarica di energia colma di negatività.
Fu presa in pieno.
Senza cacciare un misero grido fu sbalzata a terra. Aveva gli occhi fissi verso il cielo, dalla bocca uscì un rivo di sangue.
Provò ad alzarsi con le ultime forze che le erano rimaste. Riuscì a mettersi in piedi, si voltò verso di me e dai suoi occhi mi fece comprendere di farmi da parte. Strinse i pugni e quasi simultaneamente il suo vestito iniziò a riempirsi di gocce di luce.
“Brucia essenza di Sirio, brucia nell’infinità del cosmo, dammi il potere supremo per far trionfare la luce sulle tenebre. Ascoltami, essenza di Sirio, ascolta la mia voce!”
Dal cielo piombò un raggio di luce fortissimo che invase il corpo di Marik.
“Prendi questo Osborv!”
Fece partire un bolide impressionante che questa volta non tornò indietro.
Io potevo vedere nettamente che, nonostante tutti i suoi sforzi, quella megera non riusciva a contrastare Marik.
La mia amica stava avendo la meglio!!
L’energia di Sirio era al massimo.
Ed arrivò quel momento.
Dopo un urlo, Marik gridò a gran voce: “Zac! Ti amo!!!”
Un  lampo accecante e tutto tacque di nuovo.
Quando riaprii gli occhi, vidi l’ombra della Osborv piegata su se stessa, l’altra ombra immobile come prima e Marik distesa a terra esanime.
Mi precipitai da lei. “Marik… coraggio…”
Mi sorrise dolcemente, quasi come una mamma. E chiuse gli occhi.
Anche il suo costume si spense lentamente e lei, in una nuvola di scintille argentate, raggiunse le altre stelle nella mia pietra.
 
Restai per qualche attimo lì, immobile, ad attendere qualcosa che non sapevo.
Anche Marik aveva raggiunto la pienezza della sua essenza.
Ed ora era il mio turno.
Dovevo affrontare il nemico nella battaglia finale.
E dovevo vincere per non rendere vano il sacrificio di ognuna delle mie amiche.
I loro spiriti erano con me. Saremmo rimaste per sempre unite sotto il segno delle stelle.
 
“La tua amica era forte, ma non abbastanza, Cielo Stellato. Io sono ancora qui e non sarai certo tu a sconfiggermi.”
“Ah no? Beh, lo vedremo!”
Presi la mia posizione di attacco ed invocai il potere del Vento delle Stelle. Dalle mie mani usciva un vortice sempre più impetuoso.
“Fermati finché sei in tempo!”
“Mai! Prendi questo!!”
Scagliai contro di lei l’incantesimo e la sua risposta fu come un pugno nello stomaco, qualcosa che non mi sarei mai aspettata.
Con un rapidissimo movimento prese l’altra ombra che stava presso di lei e con essa si fece scudo. Come il mio colpo la raggiunse, sentii un urlo.
E non era un urlo qualunque.
Quella voce…
Quella voce!
L’avrei riconosciuta in mezzo ad un miliardo di voci!
“Heeron! Amore mio!”
Il mio incubo si materializzò non appena il Vento delle Stelle dissolse la nube di oscurità che avvolgeva quell’ombra che ora aveva anche un volto ed un nome.
Quello che non mi sarei mai immaginata.
Era lui!
Schiavo ed in totale potere del nemico!
I suoi capelli nei quali intrecciavo le dita erano arruffati e spenti, il suo volto pallido, i suoi occhi nei quali mi perdevo ogni volta che incrociavo il suo sguardo erano due pezzi di vetro verde, privi di ogni scintilla di vita, di ogni minima luce, di ogni emozione  che portava con sé nei bei momenti trascorsi mano nella mano. Quei momenti mi sembravano già troppo lontani. Yona aveva cancellato tutto con qualche oscuro incantesimo e me lo aveva ridotto in quel modo. Ed io, da perfetto pesce lesso, ero caduta in quella trappola, finendo addirittura per colpire la mia unica ragione di vita.
Il mondo mi crollò addosso in un istante.
 “Ah ah ah! Visto che bella sorpresa? Credevo lo amassi, Cielo Stellato, invece mi sbagliavo.” Rise di nuovo. Poggiò le sue mani sulle spalle di Heeron e gli sussurrò qualcosa nell’orecchio. A quel punto, lui alzò la testa e mosse qualche passo verso di me. Prese in mano la sua spada, quella spada che più di una volta mi aveva difesa.
Era incredibile come in ogni suo gesto riuscissi a vedere tutto quello che avevamo passato insieme. E ora davanti a me c’era l’incubo più atroce che potessi mai fare.
“Preparati a soccombere Cielo Stellato.”
“Che dici Heeron!? Non vorrai…”
“Fa’ silenzio e fatti sotto se hai coraggio!”
Si scagliò contro di me con una violenza tale da infilzare la spada per molti centimetri nel ghiaccio.
“Heeron, per l’amor del cielo, torna in te! Non mi riconosci?! Sono Urania, la tua Urania!!”
“Taci! Tu sei solo quella maledetta che mi ha attaccato senza una ragione! E per questo ti punirò! Prendi questo!!!”
Puntò la sua spada verso di me. Ero pronta ad affrontare la Osborv, ma Heeron no!!
Mi sentivo totalmente paralizzata, non avevo la forza di difendermi.
Qualcuno però lo fece per me.
Dalla mia pietra stellare uscì uno scudo azzurro che bloccò la punte della spada di Heeron.
“Che scherzo è questo?!” Urlò il ragazzo indispettito.
Riconobbi all’istante il potere di Britt! Amica mia!
“Urania, riesci a sentirmi?”
“Britt!! Sei tu?!”
“Si, ascoltami: lancia su di lui il potere della purificazione! Uniremo anche le nostre energie così potrai liberare parte della sua mente dall’incantesimo che lo ha reso schiavo del nemico. Non crediamo di poterlo far tornare esattamente come prima, l’incantesimo è troppo forte, ma dobbiamo tentare il tutto e per tutto.”
“D’accordo… Proviamoci lo stesso.”
Afferrai i polsi di Heeron con il cuore in gola. Tentava di dimenarsi con tutte le sue forze. Non era facile mantenere quel contatto, ma dovevo riuscirci.
Lo guardai fisso negli occhi con il terrore di fallire, di perderlo sul serio, di fargli del male.
Era irriconoscibile.
Quando sentii che l’energia aveva raggiunto il massimo, gridai a gran voce ed invocai il potere della purificazione.
Dalle mie mani si sprigionò una luce bianchissima che invase totalmente i nostri corpi.
Dalla sua bocca uscì un disperato urlo che mi spezzò il cuore e il respiro.
Creai attorno a noi una barriera energetica, non volevo interferenze da parte della stella spenta.
Heeron respirava a fatica. Quanto tutto si placò, lasciai la presa sui polsi e lo aiutai a mettersi seduto.
Tremava, lo sentivo perfettamente.
Portai una mano sulla sua guancia. “Heeron… come stai?”
Si voltò verso di me. Il mio cuore sussultò quando vidi che i suoi occhi erano tornati quasi quelli che mi avevano fatta innamorare. La sua bocca si piegò in un leggerissimo sorriso, ma per me era come un raggio di sole dopo una tempesta.
Una lacrima uscì dai miei occhi. Finalmente stava tornando da me.
 
Quel momento meraviglioso fu presto interrotto dalla Osborv che a suon di incantesimi, stava mandando in frantumi la barriera.
Balzammo in piedi, mi posizionai davanti a lui in quanto troppo debole e vulnerabile.
Lei, accompagnata da quell’odiosa risata, strinse il pugno della mano destra e simultaneamente Heeron cacciò un urlo di dolore. Lo vidi portarsi le mani all’altezza del cuore e senza che potessi far nulla, venne come risucchiato da un vortice negativo che lo riportò al fianco della Osborv.
Tutto quello che avevo fatto non era servito a niente.
Lo accolse fra le braccia e lo baciò sotto i miei occhi.
Heeron era di nuovo schiavo del male: lo capii subito, poiché come terminò quel bacio, si scagliò di nuovo verso di me per attaccarmi.
 
E la mia mente si illuminò.
Con un bacio lei lo aveva reso schiavo e con un bacio io lo avrei liberato.
 
Assieme a questa consapevolezza, in me si affacciò un altro inquietante dubbio.
Ma non era il momento di pensare, era il momento di agire.
Heeron si catapultò su di me brandendo la sua spada come un guerriero inferocito. Stava per trafiggermi quando con un rapidissimo movimento mi spostai, di modo che la sua arma si conficcasse nel ghiaccio. Data la potenza sprigionata si aprì una profonda spaccatura che ci fece precipitare verso il basso: perfetto! Era ciò che volevo.
Con le lacrime agli occhi materializzai una sfera di energia e la scagliai contro di lui perché perdesse i sensi. Era l’unico modo per poter agire senza che opponesse resistenza.
Lo adagiai sul terreno ghiacciato e mi avvicinai a lui. Iniziai ad accarezzargli i capelli, poi le guance e infine le labbra. Avevo il cuore in gola.
Ero a pochi millimetri dalla punta del suo naso, sentivo il suo respiro e il suo calore. Quanto mi erano mancati!
“Torna da me, amore mio, ti prego….”
Lo guardai un ultimo istante e lo baciai.
In quei momenti il mio corpo fu pervaso da una sensazione indescrivibile. Quasi inconsciamente avvolsi le braccia attorno a lui, lo strinsi, lo accarezzai e fu in quel frangente che iniziai a provare una sensazione del  tutto nuova, un qualcosa che ti invade il corpo e l’anima e che ti prende totalmente. Forse il desiderio di lui?
Contemporaneamente tutte le stelle che ornavano il mio costume presero a reagire fra loro e diedero vita ad una strana nebbia luminosa… almeno è quello che mi sembrava.
I nostri corpi furono ben presto avvolti da questa nebbia, le mie labbra si rifiutavano di allontanarsi dalle sue e le mie braccia non volevano saperne di lasciarlo andare.
Eravamo tutt’uno.
Io e lui.
Lui e me.
Sentii improvvisamente una mano poggiarsi delicatamente sulla mia schiena, poi un’altra mano poco distante dalla prima. E mi stringevano.
Iniziai a realizzare che lui rispondeva appieno al mio bacio, come quella sera nel suo giardino. Non era una sensazione, stava accadendo sul serio.
Smisi di baciarlo con gran fatica, allontanai le mie labbra dalle sue per quei pochi centimetri necessari a vedere finalmente quei due occhi verdi aperti, mi guardavano fissandomi intensamente. Ed erano di quel verde che ricordavo.
Accennai un lievissimo sorriso, incredula com’ero.
Anche lui sorrise. “Ciao bambolina…”
“Sai benissimo che ti detesto quando mi chiami così.”
“Certo che lo so.”
I miei occhi si stavano gonfiando di lacrime: era il chiaro segno che era tornato quello di sempre. E a conferma di ciò, aggiunse una delle sue solite adorabili battute.
“Vuoi battere il record del bacio? Mi hai quasi mozzato il respiro!”
Scoppiai a piangere stringendolo forte. Mi serrò fra le sue braccia accarezzandomi come solo lui sapeva fare. Affondai il viso nel suo petto per ascoltare il battito del suo cuore per realizzare che quello non era il sogno che facevo da tempo, era la realtà.
C’ero riuscita! Heeron, il mio Heeron, la sola ragione per cui volevo vivere era tornato da me!  Il mio cuore stava per esplodere dalla gioia, il mio respiro interrotto da singhiozzi e quella mano mi accarezzava i capelli incessantemente come a volermi tranquillizzare, come a volermi ribadire che c’ero riuscita, che l’incantesimo era spezzato, che il nostro amore non si era mai spento.
 
 
 
 

 
Ciao a tutti!  : )
Speravo di terminare la storia entro l’anno, ma non ce l’ho fatta. Nelle ultime due settimane sono stata talmente impegnata che il tempo da dedicare alla storia è sparito.
Cercherò di recuperare al meglio!
Allora, come promesso Heeron è tornato! Ho cambiato un paio di volte la scena del suo risveglio e spero di non aver deluso le vostre aspettative. In tutto quello che è accaduto c’è un piccolo indizio che porta alla vera identità di Yona. Forse qualcuna di voi l’ha già intuito, ma svelerò nel prossimo capitolo chi si nasconde dietro quel faccino apparentemente angelico. E ora che succederà?

Approfitto per augurare a tutti un felice 2014!!
La Luna Nera  ;  )

 

Ritorna all'indice


Capitolo 28
*** La battaglia finale ***



LA BATTAGLIA FINALE
 
 
 
Negli attimi meravigliosi del suo risveglio, ripercorsi con la mente tutti gli istanti che come le tessere di un mosaico avevano dato vita alla nostra storia.
Mi prese il viso fra le mani, asciugò un’ultima lacrima e mi baciò delicatamente le labbra. Si guardò intorno con aria smarrita. “Scusa,  ma non siamo ad Estrellon.”
“No. Siamo sulla cima di un vulcano delle isole Aleutine.”
“Cosa?!”
“Non ricordi nulla di quanto è accaduto?”
Mi strinse forte le mani tentando di ripercorrere con la mente gli ultimi periodi. “Ricordo Yona, quella tipetta che non mi è mai piaciuta più di tanto. Io e te stavamo finalmente insieme, questo non posso assolutamente dimenticarlo.” Mi baciò con gli occhi pieni di stelle.
Quelle parole mi illuminarono viso e cuore: il suo amore per me è sempre stato sincero.
“Yona ci provava in continuazione con me e più che la rifiutavo, più lei si comportava in modo strano.” Si interruppe, mi guardò. “Poi ho come un vuoto di memoria.”
“Te lo riempio io…” E gli raccontai di tutto quello che era accaduto fra me e lui, di come aveva rivelato a tutti della storia segreta fra Zac e Marik, di come avevamo salvato Zenit e di come a quel punto ci accorgemmo della scomparsa sua e di Yona.
Da parte sua non ci fu una sola parola.
“Non devi sentirti in colpa amore mio, eri sotto l’influenza del nemico, non hai agito di tua spontanea volontà.”
“Lo so, ma ti ho fatto soffrire. E se c’è una cosa che mi manda su tutte le furie è farti soffrire.” Mi abbracciò forte.
Affondai il viso nel suo petto, avevo ancora bisogno di ascoltare il battito del suo cuore e di respirare ogni molecola di profumo proveniente da lui.
Restammo immobili, stretti l’un l’altra per minuti e minuti.
Non riuscivamo ad allontanarci, il contatto dei nostri corpi c’era mancato terribilmente.
La sua mano non smetteva di accarezzarmi i capelli.
“Se veramente siamo in questo luogo sperduto, come sei riuscita a trovarmi?”
“E’ stato Zac ad individuarlo. Questo è il nascondiglio della stella spenta.”
“E le ragazze?”
Il mio sguardo si fece cupo. Sfiorai con le dita la pietra stellare che reagì con scintille di mille sfumature.
“Non mi dirai che…”
Annuii. “Hanno raggiunto il culmine dell’energia delle loro stelle.”
Heeron rimase in silenzio, sbigottito.
“Ho giurato loro di portare a termine la missione. E lo farò, a costo della mia stessa vita.”
Mi strinse di nuovo forte a sé. “Non te lo permetterò. Sconfiggeremo insieme quella strega e torneremo a casa tutti quanti, te lo giuro. I nostri poteri sono complementari e sono gli unici in grado di avere la meglio sul nemico. Insieme ce la faremo. E troveremo anche il modo di far tornare le ragazze, vedrai.”
Le sue parole risvegliarono in me la speranza che si era spenta sette volte durante la scalata verso la vetta. Sette volte come sette erano le mie compagne d’avventura.
Ma il tempo a nostra disposizione fu interrotto: Osborv era tornata all’attacco.
Ci guardammo negli occhi, ci scambiammo un bacio velocissimo e ci catapultammo fuori.
E quella rideva.
“Ah ah ah! Ma quanto siete carini insieme!”
“Non ci fai paura!”
“Lo so bene.”
Sghignazzava soddisfatta. Vidi il suo braccio destro disegnare dei cerchi che andarono a posizionarsi attorno al suo corpo (o quello che poteva essere).
“Guarda, Cielo Stellato! Guarda quanto è potente l’energia del sorriso dei tuoi mocciosi!”
La nube di oscurità che l’aveva sempre contraddistinta scomparve, lasciando il posto a Yona.
Le mie gambe iniziarono a tremare: ora tutto era chiaro!
Lei, la Osborv, aveva assunto le sembianze di Yona per intrufolarsi ad Estrellon e colpirci dall’interno.
Che stupida! Come avevo fatto a non capirlo prima?!
L’unica ad aver baciato Heeron oltre a  me era stata proprio Yona!
L’aveva reso schiavo del suo potere in quel modo e sotto i miei occhi!
“Ah ah ah! Visto, Cielo Stellato? Guarda! Osserva quanto può fare il sorriso di un insulso bambino! Rende bello, piacevole e meraviglioso anche quello che a tutti sembra orribile! Voi mi avete sempre temuta, grazie all’energia dei sorrisi invece mi avete accolta senza paure. Siete stati magnanimi nell’aiutarmi a completare la mia vendetta!”
Quella maledetta continuava a ridere, convinta di aver conseguito la vittoria finale. Cosa provavo in quei momenti?
Smarrimento forse, o forse rabbia e incredulità.
Non lo so.
Quello che sicuramente rispondeva al vero era che il sorriso dei bambini rendeva davvero tutto più bello. Ricordo che quando, nelle giornate di pioggia, venivo invasa dalla malinconia, bastava un piccolo sorriso di Marija o di Sonjia e il cielo mi sembrava meno grigio. O quando dopo l’ennesima discussione, Toshio si presentava a me con un mazzolino di fiori di campo e un luminoso sorriso stampato sul volto, tutta la rabbia scompariva come per magia. Ecco: questo era il potere del sorriso. E non avevo bisogno di altre spiegazioni.
“Maledetta strega…. Ti serve quell’energia solo per renderti guardabile, non è vero?!”
“Cosa ne sai tu? Sei sempre stata circondata da un sacco di gente per il tuo bel faccino! Non hai idea di quanti si incantino nel guardare il cielo stellato dalla Terra, quanti sogni, quanti amori nascono e quanta poesia evoca! Chi si è mai curato di me?! Avanti, dimmelo se hai coraggio!”
“La tua sete di potere ti ha consumata in tutto e per tutto. Non ti sei accontentata di essere una stella del cielo ed hai disperso la luce che avevi per ridurti a quello che sei!”
“Taci Cielo Stellato! Dovevo esserci io al tuo posto! L’energia del sorriso dei mocciosi  mi ha fatta rinascere, mi ha resa bella come la stella più luminosa ed ora manca solo l’ultimo passo per raggiungere il mio obiettivo. Ho sconfitto i tuoi genitori che ti hanno nascosta per proteggerti da me, ho addormentato quel vecchio mago, ti ho portato via il tuo bellimbusto e tutti quello che avevi accanto! E solo perché non vuoi cedere la tua essenza a chi veramente spetta! Ancora non ti vuoi arrendere?!”
“Mai! Dovrai passare sul mio cadavere!”
“E allora sia! Se non vuoi consegnarmi l’essenza del cielo stellato, la prenderò da sola!”
Scagliò contro di me un bolide di potere nero pazzesco. Come lo sferrò, Heeron mi prese per la vita e insieme rotolammo giù per un crepaccio facendo un volo di alcuni metri.
“Tutto bene?”
“Si… almeno credo… Maledetta strega…”
“Guarda che non è così furba come crede.”
Mi voltai verso di lui, non capivo cosa volava dire. Ma capivo benissimo quanto era bello!
“La nostra cara stella spenta ha dimenticato un piccolo particolare: nelle sue vere sembianze solo tu potevi vederla, ora che ha ripreso i connotati di Yona la vedo anch’io!”
Non solo era bello il mio Heeron, era pure un genio!
Lo abbracciai forte e lo baciai. “Hai ragione amore.”
Afferrò la sua spada e, mano nella mano, ci catapultammo fuori.
“Avanti Urania, facciamole vedere di cosa siamo capaci! Attacco!!!”
I nostri poteri si unirono dando origine ad un fascio di energia stellare che illuminò a giorno tutta l’area del cratere. Potendo individuare la sua posizione, Heeron aveva la possibilità di concentrare il potere dell’arma in quel punto ben preciso. E potevo farlo anche io con il risultato che tutta la nostra concentrazione era rivolta all’intensità del colpo.
L’effetto fu devastante: Yona-Osborv era a terra.
Noi avevamo il fiato corto. Quello scontro era stato tanto breve quanto intenso.
“L’abbiamo sconfitta?”
“Non lo so… E’ lì che non si muove.”
Ne approfittai per respirare.
Dalla mia pietra iniziarono a provenire strani bagliori: sembrava che le essenze di stella fossero in agitazione. “Cosa succede? Ragazze!”
“Ah ah ah…! Credevate di farmi fuori con così poco?”
“E’ ancora viva?!”
“Certo, bello mio, cosa credi?” Yona-Osborv si rimise in piedi. “ E se questo è il massimo che potete dare insieme, vi confesso di essere molto delusa. Dalle vostre parole mi aspettavo molto, molto di più.” Congiunse le mani. “Bene, ora è il mio turno.”
Si mise in posizione di attacco, riconobbi il micidiale bolide che ci stava preparando da come aveva posto le mani.
“Ci vuole lo scudo supremo per tentare di contrastarla!”
Anch’io presi la mia posizione, Heeron poggiò le sue mani sulle mie spalle e le ragazze fecero confluire tutti i loro poteri nelle mie mani.
L’impatto fu di una violenza inaudita, si generò una scossa sismica che sicuramente avranno avvertito a parecchie migliaia di kilometri di distanza.  Mi facevano male le braccia e le mie gambe iniziavano a dare i primi segni di cedimento.
Fummo tutti sbalzati a una buona distanza dal punto dell’impatto fra i nostri poteri. Nessuno di noi aveva avuto la meglio.
“Niente, non c’è verso. Non riusciamo a piegarla….” Heeron era preoccupato. “Urania, come ti senti?”
Lo guardai con le lacrime agli occhi. “Il mio fisico sta cedendo… Inizio ad essere stanca sul serio… La scalata del vulcano, le battaglie….”
Mi abbracciò fortissimo. “Lo so amore mio. Tieni duro però, ti prego. Forse ti sto chiedendo troppo, ma devi farti forza. Io e te siamo insieme e ci resteremo per sempre. Quando tutto questo sarà finito, torneremo a casa e… ti farò conoscere la mia famiglia. Mia madre mi diceva sempre che ero troppo scapestrato e che non avrei mai trovato una brava ragazza. Invece si sbagliava di grosso.” Quelle parole mi strapparono un sorriso. “L’ho trovata la brava ragazza e non ho nessunissima intenzione di lasciarmela portare via.” Mi baciò come solo lui sapeva fare.
Quanto lo amavo….
E di nuovo dentro di me avvertii quella strana sensazione.
Desiderio di lui?
Quasi sicuramente si.
Com’era dolce… Tentava di tirarmi su e di farmi ridere anche in una situazione come quella! Che senso avrebbe avuto la mia vita senza di lui?
 
Nascosta da un blocco di ghiaccio, osservai Yona-Osborv: anche lei ne aveva risentito, infatti si stava rialzando da terra solo allora. Bene, un altro punto a nostro favore. Quello che avevo visto, unito alle dolci parole di Heeron mi infusero nuove forze.
“Ma cosa…? Heeron, ti sembra questo il momento di farmi il solletico?! Giù le mani dalla mia schiena!”
“Tesorino, non ti sto facendo il solletico.”
Mi voltai: le sue mani erano incrociate. Quel prurito sulla schiena però c’era!
“Urania, Heeron non c’entra nulla.”
“Phaes!!!”
“Non proprio in carne ed ossa, ma si, sono io.”
“Come sono felice di sentirti…”
“Bando alle malinconie. Ti faccio dono delle Ali dell’Aquila, con quelle potrai muoverti senza gravare ancora su braccia e gambe.”
“Grazie amica mia….” Vidi spuntare delle ali sulla mia schiena.
“Vedi che i miei allenamenti ti erano utili?!”
“Non l’ho mai dubitato…” Mi stavo commuovendo.
“Ora vai! Ricordati che noi abbiamo fiducia in te!”
Quanto adoravo le mie amiche….
 
“Senti Urania, quella inizia a cedere. Attacchiamola simultaneamente da due parti opposte. Usciamo di qui insieme e fingiamo di attaccarla, poi tu voli dietro di lei e la cogli di sorpresa alle spalle.”
“Credi che funzionerà?”
“Proviamoci!”
Non ero molto convinta, ma diedi ascolto alle sue parole. La stella spenta doveva essere eliminata del tutto: ne andava del sorriso dei bimbi che avrebbe continuato a rubare, ne andava dell’esistenza del cielo stellato, ovviamente non riferito a me, ma a quel meraviglioso spettacolo che si accende sopra le nostre teste quando tramonta il sole.
La Osborv doveva essere spenta a qualunque costo.
 
Io uscii velocissima seguita da Heeron che correva con la spada pronta all’attacco.
La strega fu colta di sorpresa quando mi vide balzare in aria e librarmi in volo sopra di lei! Lanciammo entrambi contemporaneamente un primo attacco che fu neutralizzato. Presi a girarle intorno per tentare di confonderla e dare ad Heeron la possibilità di preparare un secondo attacco. Lei però non si lasciò ingannare e scagliò una saetta di luce contro di lui che fu centrato in pieno. La spada cadde a terra e si spezzò. Lo afferrai al volo e, schivando tutti i suoi colpi, ci rifugiammo in un anfratto poco distante.
Heeron aveva perso i sensi, ma era ancora vivo.
Gli poggiai una mano sul cuore, batteva forte, segno evidente che a breve avrebbe riaperto gli occhi. E così avvenne.
“Amore mio che spavento mi hai fatto prendere!”Gli circondai il collo con le braccia quando lo vidi tornare a me.  “Come ti senti?”
“….frastornato direi…” Si massaggiò la fronte.
 
 
Si, in effetti mi sentivo in quel modo. Quella botta che avevo preso mi aveva messo a dura prova. Leggevo negli occhi di Urania una grandissima preoccupazione e, mi duole dirlo, anche io iniziavo ad essere preoccupato sul serio. Ancora non avevamo individuato un punto debole per poter colpire quella maledetta stella spenta.
La strinsi forte a me. Sentii le sue braccia passare dietro la mia schiena, aveva bisogno di me come io di lei. Avrei voluto dirle qualcosa per confortarla, per incoraggiarla, per farle capire che ce l’avremmo fatta….. anche se io per primo iniziavo a dubitare.
Quando si metteva in silenzio con lo sguardo perso nel vuoto, Urania mi faceva paura: aveva qualcosa in mente e se non mi diceva nulla c’era da preoccuparsi.
Le baciai  i capelli e in quel momento lei alzò la testa e mi guardò fisso negli occhi.
“Quando mi guardi così, mi spaventi.”
Mi sorrise. “Stai tranquillo, andrà tutto bene. So quello che devo fare.”
“No, ferma lì. Cosa vuoi dire?” Le afferrai le mani. “Io e te dobbiamo combatterla insieme.”
“Certo. Lo abbiamo fatto. E l’abbiamo indebolita come nessun’altro avrebbe potuto fare. Più in là non si può andare.”
“Cos’hai in mente?”
“Tu resta qui. Ora tocca a me.”
“No, ora mi spieghi tutto! Altrimenti non ti lascio andare!” Strinsi ancora di più le sua mani fra le mie.
“Non mi lasceresti andare comunque.”
“Urania…”
“Devo spengerla io. E tu resterai qui nascosto qualunque cosa accada. In te vive il potere della rinascita, l’unico in grado di dare nuova vita alle stelle…. E  pure a me.”
“Non pensare neanche lontanamente ad una cosa simile! Sai benissimo che senza di te la mia vita non ha più senso!”
“Sei l’unico in grado di ridonare la vita alle stelle. Se quella ti annienta come ha già tentato di fare, siamo tutti spacciati. Ognuno di noi ha il suo posto nel cielo.”
“Lo so, ma come credi possa vivere io se tu…se tu….”
Le mie parole fecero comparire delle lacrime nei suoi occhi, quelli che mi avevano stregato fin dal primo istante in cui si erano imbattuti nei miei. Ma in quegli occhi vedevo anche la determinazione di chi non vuole tirarsi indietro. E mi facevano paura.
Allentai leggermente la presa sulle sue mani, una di esse si liberò, mi accarezzò il viso dolcemente. Mi baciò e quando si allontanò dalle mie labbra, mi sussurrò un dolcissimo “Ti amo” e mi sfuggì come un fiocco di neve che cade da un ramo.
 

 
 

 
Ciao a tutti!
Finalmente ci siamo: la battaglia finale è iniziata. Molte cose ora dovrebbero essere più chiare, compresa la vera identità di Yona. Per caso qualcuno lo aveva intuito?
So che la storia si è rivelata piuttosto lunga, vi chiedo solo un’altra po’ di pazienza, alla fine manca davvero poco. Spero di non aver deluso nessuno e rinnovo tutti i miei ringraziamenti a voi che leggete e soprattutto a voi che recensite.
Prima di lasciarvi vorrei dirvi una cosa: ho da poco pubblicato una OneShot dal titolo “Un fiocco di neve fra i capelli”. E’ una storia romantica e non troppo impegnata, se avete voglia di leggerla ne sarei onorata.
A presto!
La Luna Nera.

 

Ritorna all'indice


Capitolo 29
*** Quando una stella muore ***


 
QUANDO UNA STELLA MUORE
 
 
 
Urania si catapultò fuori con quella determinazione che mi spaventava a morte.
Restai lì nascosto dietro ad un blocco di ghiaccio come un perfetto imbecille, con le mani in mano, a guardare la mia vita andare incontro al suo destino.
 
Amore mio, quante te ne ho fatte passare!
Ricordo ancora il nostro primo incontro, come potrei dimenticarlo? Come potrei cancellare dalla mia mente l’attimo in cui ti piombai addosso e mi persi nei tuoi occhi?
E ricordo quando per la prima volta siamo andati insieme a combattere, lì ti ho tenuta stretta fra le braccia e ….oh, è stato meraviglioso.
Quando hai compiuto la tua evoluzione? Mai vista una cosa più grande!
Le battaglie contro i mostri, i nostri continui battibecchi… Mi piacevi a morire quando ti arrabbiavi con me, quando mi facevi tutte quelle smorfie, quando mi regalavi quei sorrisi mozzafiato che conserverò in eterno.
E quando ho capito che non potevo più vivere senza averti accanto…
Quella sera resterà impressa nel mio cuore come un tatuaggio indelebile,
perché tale è il nostro amore.
Ti ho fatta soffrire e tu sei venuta lo stesso a cercarmi.
Perché anche tu mi ami come io amo te.
Ti prego, non fare sciocchezze!
Vuoi che resti qui a guardare quello che fai per salvare l’universo dal buio eterno e lo farò perché ho fiducia in te, amore mio.
Ma ti scongiuro, non fare pazzie.
 
Si posizionò davanti alla Osborv che ancora aveva le sembianze di Yona.
“Bene, cara la mia stella spenta, a noi due!”
“Credi di farmi paura?”
“Non vuoi accettare il destino di chi come te, per sete di potere, ha disperso tutto quello che aveva. Sei troppo pericolosa per gli equilibri che governano l’universo!”
“Ah! A cosa servirebbero? A farti amoreggiare con il tuo dolce innamorato? Sei una povera stupida! L’universo non ha ragione per sopravvivere! L’amore e l’armonia sono sciocchezze destinate a sparire!”
“Dimentica l’odio e la sete di potere! Purificherò il tuo cuore perché da esso nasca una stella nuova e luminosa, che dia vita a nuovi mondi dove pace e giustizia regnino per sempre!”
“Sei un’illusa! Sei capace solo di dire le stesse stupidaggini come la pace e la giustizia. Non hai capito che sono cose destinate a sparire?!”
“Ti prego, lascia che la luce torni in te!”
“Non ci provare, Cielo Stellato!”
“Mi spiace, non ho altra scelta: devo spegnerti per sempre.”
Scagliò nella direzione di Urania un bolide di negatività, lei lo schivò alzandosi in volo con le Ali dell’Aquila e quando fu abbastanza in alto gridò a gran voce “Per l’Essenza del Cielo Stellato!!!”
Il suo corpo cadde a terra come un peso morto, le ali erano scomparse. Il mio cuore ebbe un sussulto. L’unica cosa apparentemente viva era la pietra stellare.
Sospesa in aria era rimasta una nuvola di scintille del colore del suo costume. Come un fulmine penetrarono nel corpo di Yona, ….della Osborv voglio dire.
Vedevo questa dimenarsi come un’indemoniata, assumeva le posizioni più indescrivibili, urlava, imprecava nella speranza di liberarsi dalla presenza dell’essenza del cielo stellato dentro di sé.
Passavano minuti, interminabili minuti.
Nell’aria risuonavano le loro voci.
“Lasciati guarire Osborv! Lascia che la luce riempia di nuovo il tuo cuore!”
“Mai! Non te lo permetterò mai!”
“Il cielo ha bisogno anche di te! Torna a brillare!”
“Taci stupida! Vattene via!!”
“Mi dispiace… Non mi lasci altra scelta…”
 
In quegli istanti per me il tempo aveva smesso di scorrere. Vedevo solo Yona accartocciata su se stessa. Dal suo corpo iniziavano ad uscire getti di oscurità man mano più potenti. Urlava e continuava ad imprecare sonoramente.
E Urania? Dov’era la mia dolce Urania?
Vedevo solo il suo corpo disteso a pochi metri da me.
Non so cosa mi stava trattenendo ancora dal non precipitarmi sul campo di battaglia per gettare qualsiasi cosa sul nemico. La mia spada era spezzata e quindi inutilizzabile. Ma qualcosa dovevo pur fare!
Mentre tentavo di trovare una soluzione, lei mi chiamò.
“Heeron.”
“Amore mio!”
“Heeron, è tutto finito. L’essenza della Osborv è spenta per sempre. Ora è tutto nelle tue mani.”
“Cosa-come?!”
“Ti amerò per sempre, ricordalo.”
 
Un’emissione di luce impressionante invase l’aria gelida del tramonto artico. Proveniva dal punto esatto in cui Urania e la Osborv si erano affrontate nell’ultima decisiva battaglia.
Poi tutto tacque.
Riaprii gli occhi dopo qualche istante.
Il mio cuore stava per smettere di battere.
I miei polmoni iniziavano a rifiutare l’aria.
Il sangue nelle mie vene non scorreva più.
Il cielo crollò su di me e il mio corpo fu come squarciato da un fulmine.
Della Osborv non restava più nulla, solo il ricordo di giorni cupi.
E Urania?
Il suo corpo era lì immobile.
Non c’era più la vita neanche in lei!
Una scintilla!
Un bagliore!
Un soffio di luce!
Niente!
Niente!!
Non potevo accettare una cosa simile!
Con le gambe che a fatica mi sostenevano, raggiunsi il suo corpo esanime. Aveva il viso pallidissimo, non dava segni di vita.
La chiamai una, dieci, cento, mille volte.
Urania non rispondeva.
Dai miei occhi iniziarono ad uscire lacrime.
Ero incredulo, sgomento, impotente.
Non potevo accettare di perdere il bene più prezioso che la vita mi avesse mai offerto.
Lei era la mia stessa esistenza.
Coma avrei potuto andare avanti da solo?
Continuavo ad accarezzarla, ad abbracciarla, a baciarla.
Nulla.
Era solo il nulla.
Le stelle del suo costume iniziavano a spegnersi una dopo l’altra partendo dai bordi e avvicinandosi alla pietra stellare a piccoli passi.
“No… non spegnerti amore mio… Urania…. Uraniaaaa!!!”
L’aria risuonava solo del mio grido disperato.
Il Cielo Stellato si stava spegnendo fra le mie braccia.
Ecco: anche l’ultima stella del suo costume aveva dato l’ultimo bagliore.
Ora non brillava più niente. Tutto si era spento.
Mi accasciai su di lei privo di ogni forza.
Avevo gli occhi annegati nelle lacrime e il cuore in frantumi.
In quei momenti l’unica cosa che volevo era raggiungerla.
Restai lì stretto a quel corpo immobile, lasciando che il gelo ricoprisse anche me.  Saremmo rimasti insieme per l’eternità ricoperti dal ghiaccio cristallino.
In quegli attimi era tutto ciò che volevo.
 
Era trascorso  del tempo, non so quanto, la neve iniziava già a formare un piccolo strato su di me. All’improvviso la pietra stellare iniziò a pulsare luce: come saette, sette getti di luce schizzarono fuori da essa e come per incanto davanti a me si materializzarono Isette, Britt, Hory, Phaes, Haya, Michie e Marik.
Le ragazze, ancora intorpidite, si guardarono attorno con evidente smarrimento.
 
“Ma cosa…. Dove siamo?.... Che è successo?” Farfugliò Britt ancora stordita guardandosi attorno.
“O mio Dio….” Marik si portò le mani sulla bocca per nascondere un grido di orrore e disperazione.
Tutti gli occhi delle ragazze erano puntati su Urania. Non avevo il coraggio di dire niente, neanche di esprimere loro la mia gioia di averle di nuovo accanto. Phaes si avvicinò a noi, le prese il polso. “Il battito è debolissimo, ma ancora presente.” La fissai con un barlume di speranza negli occhi.
Isette si avvicinò. “Che cosa è successo Heeron?”
Mi feci forza, forse grazie alle parole di Phaes. “Lei…. Mi ha liberato dall’incantesimo…. La Osborv aveva preso le sembianze di Yona per intrufolarsi ad Estrellon e….” Inghiottii un enorme nodo che si stava formando nella mia gola. “E si sono affrontate.”
 “Quindi quella megera…”
“E’ stata spenta una volta per tutte. Urania…. Urania….” Non riuscivo a proseguire, i singhiozzi sovrastavano la mia voce impedendole di uscire.
“Aspettate un attimo….” Esordì Michie. “Se noi siamo di nuovo qui, non sarà mica perché Urania è….è…” Si interruppe. Non riusciva ad associare il suo nome con quella parola che significa non ritorno.
“E’ viva, ma ha usato tutta l’energia dell’essenza del Cielo Stellato per spegnere la Osborv. Le sue funzioni vitali sono pressoché nulle, per questo la pietra ci ha espulse: il Cielo Stellato morente non può contenere stelle vive. E’ la legge dell’universo.” Puntualizzò Phaes.
“Coraggio, non c’è un attimo da perdere.” Hory richiamò l’attenzione di tutte. “Sapete bene quello che sta succedendo: il Cielo Stellato non può scomparire, noi stelle maggiori dobbiamo fare tutto ciò che è in nostro potere perché questo non accada.”
“Giusto.” Osservò Haya. “Zenit saprà come farla tornare fra di noi.”
“E’ troppo debole per affrontare il viaggio fino ad Estrellon!” Esclamò Michie.
“Allora non resta che una cosa da fare.” Marik guardò una per una le ragazze. Si capirono in un attimo: ognuna donò una scintilla della propria essenza per permettere ad Urania di raggiungere Estrellon ancora in vita. Il suo esile corpo, che aveva sopportato e superato prove grandi quanto un macigno, fu inondato della luce delle stelle.
“Bene, Urania per il momento è al sicuro. Possiamo andare.”
Come Marik pronunciò queste parole, le ragazze si circondarono delle loro sfere di luce e partirono alla volta di Estrellon. Così feci anche io: mi avvolsi nel mio mantello e, con Urania stretta fra le braccia, le seguii. Il suo corpo non era più caldo come ricordavo, ma nel mio cuore pieno di angoscia si era accesa di nuovo la speranza che forse non tutto era perduto. Prima, nell’immediatezza della tragedia, avevo dimenticato che in me dimorava il potere della rinascita e che con l’aiuto di Zenit, avrei risvegliato Urania.
Durante il tragitto le sussurravo incessantemente all’orecchi di tenere duro, che avrei fatto di tutto per farla rinascere, che non doveva arrendersi.
Perché lei era me ed io ero lei.
Come misi piede sul suolo di Estrellon venni circondato dai dink festanti.
“Ciao piccolini…. E’ bello rivedervi. Devo scusarmi con voi per tutto quello che ho fatto. Perdonatemi, vi prego.”
Un paio di loro mi sfiorarono i capelli come segno di amicizia, poi insiemi a tutti gli altri, sparsero una gran quantità di polvere stellare su Urania. Alzai gli occhi verso il palazzo di Zenit: presentava ancora i segni dell’attacco, ma le parti vitali dell’edificio erano di nuovo integre e funzionali. Alla base dei gradini dell’ingresso Zac e Marik mano nella mano attendevano solo che io varcassi quella soglia e mi presentassi al cospetto di Zenit dalle cui parole dipendeva l’esistenza del Cielo Stellato. Solo lui era in grado di dirmi cosa fare, come agire e da dove attingere l’enorme potere necessario a farla rivivere.
Guardai i due innamorati scambiarsi un dolcissimo bacio. Poco dopo si voltarono verso di me.
“Ragazzi, devo scusarmi anche con voi.”
“Lascia stare, è acqua passata.”
“Ora va’ da Zenit e fai quello che devi fare.”
 
Entrai nel grande salone sorreggendo Urania con le braccia.
Il venerabile fece comparire un enorme cuscino di stelle sul quale adagiare la ragazza.
Mi inginocchiai al suo cospetto. “Nobile Zenit, chiedo perdono anche a voi, come a tutti gli abitanti di Estrellon per non essere stato capace di contrastare efficacemente il nemico ed aver messo in serio pericolo la vita di tutti. Imploro il vostro perdono,  o venerabile.”
Si alzò e mosse due passi verso di me. “Ragazzo, tu non hai nessuna colpa. La stella spenta ti ha stregato con un incantesimo oscuro enorme e potente. Non potevi fare nulla per contrastarla e come ha tratto in inganno te, ha ingannato tutti noi intrufolandosi ad Estrellon per portare a termine il suo disegno di distruzione. Non devi sentirti in colpa, ora hai bisogno di forza e determinazione: le battute finali di questa lunga battaglia spettano a te.”
Alzai la testa, guardai Zenit e automaticamente i miei occhi caddero su Urania.
“Ditemi come posso risvegliarla, vi scongiuro.”
E Zenit parlò:
“Il Cielo Stellato non può spegnersi, è grazie ad esso che la sopravvivenza dell’universo va avanti nello spazio e nel tempo. Noi possiamo offrirle solo il minimo indispensabile perché le stelle continuino ad illuminare le notti. Il compito di far rinascere l’essenza del Cielo Stellato è nelle tue mani poiché tu e tu solo detieni il potere di ridonare la vita ad una stella. Qui non si tratta di un singolo astro, il compito dunque ti richiederà il massimo impegno.
Heeron, tu ed Urania siete due entità distinte e complementari allo stesso tempo e soprattutto indissolubilmente unite. L’intero cielo stellato comprende tutto: ogni galassia, stella e atomo presente nell’universo. Ma a sua volta il cielo stellato non potrebbe esistere senza le galassie che a loro volta lo compongono e danno vita a nuovi elementi. Così è da sempre e così sarà per sempre. E proprio come fanno le galassie, ora tu dovrai riportare in vita il Cielo Stellato.”
“Ditemi, in che modo posso farlo?”
“Va’ nel giardino e riportalo al suo antico splendore. Estirpa ogni cosa che ha avuto a che fare con l’energia negativa e fa’ in modo che tutto rinasca. La polvere stellare conservata dai dink unita all’energia delle stelle maggiori ti aiuteranno a rendere più veloce l’operazione. Il tempo scorre tiranno e devi portare tutto a termine prima che l’energia che tiene in vita Urania svanisca. Quando dunque tutto sarà come prima, va’ con lei presso la tua pianta….”
“La mia pianta?”
“L’ultimo arbusto che hai aiutato a nascere prima che Estrellon iniziasse a crollare è collegato al tuo potere.”
“Vi state riferendo a quella dal fusto verde e dai grappoli di luce?”
“Esattamente. Dalle foglie che dovrai far schiudere sgorgherà l’acqua della rinascita. Farai in modo che attorno alle radici si formi un laghetto sufficientemente capiente da contenere entrambi i vostri corpi. Cerca di non commettere errori: una quantità insufficiente risulterà inefficace. Immergiti lì con lei e tutto il resto verrà da sé: ti basterà invocare il potere della rinascita e il tuo cuore riceverà tutte le risposte di cui ha bisogno.
Da quel momento la sopravvivenza del Cielo Stellato sarà nelle tue mani.” Seguì un breve silenzio. “Ora va’. E che le stelle siano con te.”
Incamerai nel mio cuore le parole di Zenit. Mi chinai su Urania la cui esistenza era nelle mie mani. Mi avvicinai a lei e la baciai.
Avrei voluto dirle tante di quelle cose che forse solo quel bacio era in grado di esprimerle per intero.
Mi alzai, salutai Zenit e, avvolto nel mio mantello, uscii dal palazzo per andare incontro al mio destino.
 
 
 

 
Hello my friends!
Ho preso in prestito l’ultimo singolo di Giorgia per il titolo del capitolo: quel brano mi ha ispirato tantissimo nella stesura e devo dire che non è stato semplicissimo: dovevo tirare le somme di molte cose che abbiamo incontrato durante la storia. Spero sia chiaro tutto quanto: la misteriosa pianta spuntata nel giardino (capitolo 16) in realtà era collegata al potere di Heeron e il liquido prodotto dai germogli era l’acqua della rinascita, indispensabile perché Urania non si spenga. Fra di loro esisteva veramente un legame scritto nelle stelle come Zenit ha spiegato: i due sono due entità distinte e complementari. Il fatto che poi si siano innamorati andava oltre il destino.
 
A questo punto vi do appuntamento all’ultimo capitolo in cui vedremo come Heeron tenterà di svegliare Urania. Ci riuscirà? Oppure fallirà sotto l’influenza di un qualcosa lasciato nel suo cuore dal nemico?
Vi chiedo solo qualche recensione, giusto per fare un piccolo bilancio della storia: pubblicherò il finale se ne arriveranno almeno tre o quattro.
Grazie a tutti
A presto
La Luna Nera

 

Ritorna all'indice


Capitolo 30
*** Estrellon: solo un sogno? ***





Entrai rapidamente in quello che una volta era il mio mondo e rimasi senza parole nel vedere tutto quello che aveva causato la mia noncuranza.
Mi diressi verso la mia pianta: aveva un disperato bisogno di cure.
Senza di lei Urania se ne sarebbe andata per sempre.
In quel momento mi maledissi per aver lasciato decadere tutto, avevo l’istinto bestiale di prendere a calci ogni cosa che mi si parasse davanti.
A cosa sarebbe servito se non a peggiorare la situazione?
Dovevo farmi forza.
E senza perdere altro tempo prezioso.
Ogni istante che se ne andava poteva essere fatale ad Urania.
Raccolsi i miei attrezzi polverosi e pieni di ragnatele, indossai i guanti e mi misi al lavoro. Iniziai a liberare le aiuole dalle infestanti che stavano soffocando le piante stellari, alcune avevano delle spine che si conficcavano nelle mie mani. Non dovevo curarmi del dolore, non era niente in confronto a ciò che avevo provato nel mio cuore davanti al suo corpo esanime.
I piccoli dink inondavano di polvere stellare tutte le piante libere dalle erbacce che cominciavano a rialzarsi ed a tendere le loro fronde verso il cielo.
Le stelle maggiori si erano posizionate presso le loro rispettive piante che, interagendo con l’essenza della loro stella, riprendevano vigore attimo dopo attimo.
Il  magico fiore di Urania era quello che faceva più fatica a riprendersi. Era chiaro: sentiva la mancanza di lei che era parte di sé.
Ci volle quasi un giorno e mezzo perché tutto tornasse come prima, ma finalmente non c’era più l’ombra né di un parassita, né di un’erba infestante in tutto il giardino.
Adesso mancava l’ultimo passo: permettere alla mia pianta di produrre l’acqua della rinascita.
Era tutto pronto: i grappoli di scintille stavano per aprirsi e attorno alle radici avevo realizzato un muretto in pietra entro il quale raccogliere il prezioso liquido.
Mi inginocchiai davanti all’albero e tentai di portare la mia concentrazione al massimo. Richiamai tutti i poteri sperduti nelle infinità dell’universo e raccolsi nelle mie mani l’energia che le stelle vollero offrirmi. E fu allora che porsi ciò che avevo ottenuto alla pianta che se ne giovò vistosamente. Il fusto e i rami si fecero di un verde sempre più intenso e finalmente dai grappoli di luce iniziò a sgorgare l’acqua della rinascita. Non era un’acqua qualunque, emanava una luce molto particolare, simile al luccichio delle stelle quando il cielo è sereno. Era semplicemente meravigliosa.
Non dovevo cedere all’emozione. Dovevo restare lì per seguire il prodigio, anche se avrei voluto tanto precipitarmi a prendere Urania.
Man mano che i secondi passavano, attorno alle radici si iniziava a formare quel laghetto di cui mi aveva parlato Zenit. Il livello dell’acqua era prossimo al bordo: il momento che tanto attendevo era giunto.
Mi voltai per dirigermi verso il palazzo di Zenit e vidi Urania distesa su di una enorme foglia sorretta dai dink. La posarono a terra e la presi in braccio.
A quel punto tutti uscirono dal giardino e le mie piante sigillarono ogni varco di accesso all’area. Evidentemente l’operazione doveva restar lontana dal resto dell’universo.
Senza dire una sola parola mi apprestai ad entrare in quel laghetto di luce la cui acqua continuava a scendere dalle foglie formando una sorta di tenda di scintille, come se volesse proteggerci e permetterci di godere di tutta la tranquillità necessaria all’operazione.
Ci adagiammo insieme e per incanto i nostri costumi si dissolsero.
Mi distesi accanto a lei e l’abbracciai. Lasciai che la sua testa poggiasse sulla mia spalla e premetti le mie labbra sulla sua fronte.
Chiusi gli occhi per concentrarmi di nuovo sulle energie stellari che l’avrebbero riportata in vita ed invocai nella mia mente il potere della rinascita.
Percepii immediatamente che sarebbe stato un procedimento molto impegnativo.
Avrei portato a compimento la cosa a qualunque costo.
Nel momento in cui Urania avrebbe riaperto gli occhi, molto sarebbe già stato fatto; per il suo completo recupero era indispensabile ciò che fin dalla notte dei tempi ha dato origine ad ogni cosa: l’amore.
Nella mia mente ora avevo ben chiaro tutto quello che dovevo fare.
Lei ancora dormiva come un angelo sceso dal paradiso fra le mie braccia. L’accarezzavo, la baciavo, la stringevo a me e attimo dopo attimo iniziavo a percepire dei minuscoli segnali di vita provenire dal suo corpo.
Stava tornando!
“Coraggio vecchio mio, non mollare!” Mi ripetevo in continuazione.
Il tempo scorreva, scorreva come l’acqua della rinascita su di noi e attimo dopo attimo la vita tornava in lei: il suo respiro era sempre più regolare, la sua pelle stava tornando di quel tenue colore rosato e un nuovo calore andava impossessandosi del suo corpo battito dopo battito.
Portai la mia mano sinistra sulla sua nuca e presi ad accarezzarle i capelli e la testa, lasciando che il suo viso poggiasse sul mio petto. Adorava quella posizione e magari poteva aiutarla a svegliarsi prima. Chiusi gli occhi e all’improvviso sentii una mano poggiarsi sul mio ventre.
Aprii repentinamente gli occhi. No, non era un’allucinazione! Quella mano si era mossa sul serio! Scostai la testa e rivolsi gli occhi verso il suo viso: Urania aveva riaperto gli occhi.
“Amore mio…”
Le parole mi morivano in gola strozzate da un nodo che portavo da giorni, da quando l’avevo vista cadere a terra come una foglia morta.
La sua bocca si piegò in un lievissimo sorriso, ma per me era più luminoso del raggio di sole più potente.
Sentii la sua mano muoversi lentamente dal mio ventre, arrivare sul mio petto e fermarsi sul mio viso. Lo toccava come un bambino tocca ed esplora quello che ha intorno. Presi quella mano nella mia e la portai sulle labbra, imprimendole un dolcissimo bacio. “Bentornata…”
E a quel punto la baciai.
Il suo sapore mi mancava da morire. Tenevo a lei più di ogni altra cosa, ne ebbi la certezza quando avevo temuto di perderla per sempre.
Il nostro bacio colmo d’amore accelerò il miracolo della sua rinascita. Quando ci staccammo nei suoi occhi la scintilla della vita brillava più forte di prima.
Dio mio, com’era bella. I suoi lunghi capelli azzurri le scendevano lungo tutto il corpo mischiandosi con la luce dell’acqua della rinascita facendola somigliare ad un dea.
Non avevo il coraggio di sollevarla, temevo che il suo risveglio totale potesse risentirne.
Con le mani esplorava i miei capelli, le mie spalle, le mie braccia, la mia schiena. Era come se anche lei volesse sincerarsi che quello non era un sogno, era la meravigliosa realtà che stavamo vivendo insieme. Scrutò il mio corpo con gli occhi e vidi apparire un lieve rossore sul suo viso. “Siamo nudi…”
“Già.”
Non rispose ed appoggiò la testa sul mio petto all’altezza del cuore.
“Stringimi forte Heeron, ho bisogno di sentirti vicino a me.”
Non chiedevo altro.
“E’ bellissimo stare qui.”
Aveva ragione: tutto era bellissimo.
 
Restammo per un tempo imprecisato abbracciati, mentre gocce dell’acqua della rinascita scorrevano su di noi.
“Dimmi Heeron, le altre ragazze come stanno?”
“Bene, sono di nuovo fra noi. Zac ci avrebbe ammazzati se non gli riportavamo Marik sana e salva.”
Le strappai un sorriso. “Allora è tutto finito? Il nemico è sconfitto veramente?”
“Si. Ora devi solo tornare quella che eri?”
“E chi meglio di te può aiutarmi?”
Quelle parole mi riempirono il cuore di gioia. Presi di nuovo ad accarezzarla. “Zenit mi ha rivelato che i nostri destini erano da sempre collegati e benedetti dalla luce delle stelle. Ma c’è una cosa che va oltre tutto… Ed è quella forza che fin dal principio governa l’universo intero.”
“Ah si? E quale sarebbe?”
“L’amore.” Deglutii e presi coraggio senza smettere per un solo istante di guardarla negli occhi. “L’amore che ci lega va oltre le stelle, è nato in questa dimensione parallela nel bel mezzo di una battaglia difficile ed insidiosa, perché così doveva essere. Ed ora che sei di nuovo qui con me, non voglio mai più correre il rischio di perderti.”La guardai fissa negli occhi, in quegli occhi che fin dall’inizio mi avevano stregato. “ Vorrei tanto unire le nostre anime in un atto di vero amore.”
Non rispose, presa forse dallo stupore. “Tutto ciò che ci circonda esiste grazie all’amore. E’ questo il motore dell’universo  e porta in sé il completamento del potere della rinascita.”
Rimase in silenzio a riflettere per pochissimi secondi. “Amami Heeron. Tutto il resto non mi interessa. Amami solo perché anche io non desidero altro.”
Le sorrisi. Si, anch’io lo volevo.
 
In quegli istanti tutto brillava attorno a noi, non c’era nulla di più sublime nell’intero universo. Nei nostri baci, nelle nostre carezze, nei nostri abbracci c’era solo l’amore che fra noi esisteva e nient’altro. Non avevo mai provato nulla di simile. Tutte quelle magiche sensazioni andavano ben oltre ciò che si  può esprimere con le parole. Era tutto stupendo, lei era stupenda, forse anche io?
“Ti amo Heeron…”
“Ti amo Urania…”
Ci guardammo negli occhi intensamente e ripresi a baciarla. Le sue mani correvano su e giù per la mia schiena provocandomi miliardi di brividi. La sua pelle era morbida come il velluto, non mi sarei mai stancato di accarezzarla.
E l’amai.
Come nessuno aveva fatto.
Lei mi amò.
E fu indescrivibile.
Ci amammo.
E il nostro amore fu completo.
 

 
 
ESTRELLON: SOLO UN SOGNO?
 
 
“Sh!! Zitto!”
“Così la svegli!”
“Ma sono tre giorni che…”
“Ahw… Ma si può sapere cos’è tutta questa confusione?!”
“Ecco, lo sapevo! L’hai svegliata!”
Mi misi seduta sul letto stropicciandomi gli occhi. Avvertivo un leggero mal di testa. Mi guardai intorno con l’aria ancora assonnata e mi parve di riconoscere degli occhietti vivaci che mi osservavano.
“Lynn… Marija… Sonjia… Zazzà! Cosa ci fate qui?!”
“Ah ah!! Urania si è svegliata!” Sonjia mi abbracciò travolgendomi con il suo entusiasmo. Ero nella mia vecchia camera, quella della casa famiglia. Ed ero in compagnia dei bambini. Tutto ciò mi suonava strano.
“Tesoro, scusami, posso alzarmi?”
“Certo. Vieni, ti aiuto io. Ti piacciono queste pantofole? Te le abbiamo regalate noi!”
“Sono stupende.” Mi stavano facendo commuovere. Li abbracciai tutti uno ad uno prima di alzarmi da letto e vidi Toshio, il mio spasimante, con un mazzo di fiori coloratissimi in mano. Iniziarono a ricoprirmi di entusiasmo e vitalità, portandomi la testa al limite dell’esplosione. Comunque riuscii a farli uscire dalla mia camera da letto senza arrabbiarmi con loro.
Mi avvicinai allo specchio per guardare la faccia stravolta che sentivo di avere: la mia immagine era strana. C’era qualcosa di diverso in me.. i miei capelli avevano un non so che di insolito e …Erano castani! Accarezzai una ciocca: erano veri. Eppure li ricordavo di un altro colore. Ecco: erano azzurri! E quel bel costume fatto del cielo stellato dov’era finito? Avevo solo sognato?
Indossai jeans e felpa, uscii di camera e mi diressi verso la cucina. Provavo una strana sensazione: quei muri, quelle porte, quelle finestre erano come un qualcosa di familiare da cui però avevo l’impressione di essere stata distante per molto tempo. Ricordavo ogni cosa di quei luoghi, eppure tutto sembrava nuovo, c’era insomma qualcosa di diverso che mi sfuggiva.
Non ci stavo capendo nulla.
Scesi nella grande cucina: era deserta.
Mi tornò improvvisamente alla mente il ricordo della direttrice Susanne e di quel giorno in cui mi parlò dell’essenza del Cielo Stellato.
Mi sedetti tentando di mettere ordine a tutti i ricordi che si stavano riaffacciando in me.
Lei non c’era più, almeno mi sembrava di ricordare, ma la casa famiglia si. Credevo fosse crollata e che lei ne fosse rimasta vittima. Qui però sembrava tutto rimasto come un tempo. Che confusione, mi stava aumentando pure il mal di testa.
 
Uscii dall’edificio: effettivamente la struttura aveva qualcosa di diverso.
Le mie gambe mi portarono sotto il vecchio ciliegio sulla collina, come guidate da una forza misteriosa e mi sedetti. Iniziai ad osservare il cielo: mancava poco al tramonto e quell’affascinante tonalità che andava dal celeste al dorato mi sembrava sempre più familiare, come un déjà-vu.
Man mano che passavano i minuti nella mia mente si riaffacciavano brandelli di ricordi: un luogo magico chiamato Estrellon, sette meravigliose amiche, un mago, un genio attaccato al telescopio e un ragazzo stupendo che mi faceva battere forte il cuore. E poi un’epica battaglia contro un qualcosa che voleva rubare il sorriso ai bambini.
Era accaduto tutto sul serio o avevo visto un film in TV dal quale mi ero lasciata suggestionare?
Piegai le ginocchia e poggiai la fronte su di esse per tentare di far mente locale e capirci qualcosa: Estrellon era stato solo un sogno?
 
Il tempo passava e il sole stava per iniziare a scomparire sotto l’orizzonte.
Udii dei passi in avvicinamento, alzai la testa e vidi un ragazzo sedersi vicino a me.
“Ciao. Come stai?”
Lo guardai con aria interrogativa.
Carino lo era davvero, ma con tutte le idee da riordinare non riuscivo a ricordarmi di lui.
“Ehm, scusa, ci conosciamo?”
“Mi hai già dimenticato?”
Ancora buio.
“Si, ok, magari il colore naturale dei miei capelli non ti piace, ma posso sempre colorali.”
Erano castani chiari lunghi fin sotto le orecchie, ma quello che mi fece sussultare il cuore fu l’intensità del verde dei suoi occhi. “…Heeron…” Pronunciai quel nome con un filo di voce.
Il suo viso si illuminò, così come il mio.
“Heeron, sei tu?”
“Si e sono talmente felice di rivederti e soprattutto di vedere che non ti sei dimenticata di me!” Stavo per svenire. “E’ stato un ragazzino a dirmi che ti avrei trovata qui. A dire la verità non devo essergli rimasto molto simpatico…”
Mi guardai le mani. “Si, credo sia stato Toshio.” Poi tornai con gli occhi fissi su di lui: poteva significare solo una cosa. Lo guardai di nuovo e dopo una breve pausa cercai di togliermi quel dubbio.“Aspetta un attimo: se tu sei qui e… insomma, allora non è stato solo un sogno?”
“Cosa?”
“Estrellon e tutta quella storia delle stelle.”
Sorrise dolcemente. “No, è accaduto tutto sul serio: Estrellon esiste. Nessuno sa con precisione dove si trovi, ma è lassù da qualche parte nel cielo.” I nostri occhi si incrociarono. “Ed è lì che ci siamo incontrati.”
Come mi prese la mano, tutti i ricordi si impossessarono della mia mente. “Per un attimo ho creduto di aver vissuto uno strano sogno.”
“In effetti l’avventura che abbiamo vissuto è simile ad un sogno, ma abbiamo sconfitto sul serio quella stella spenta che minacciava l’universo intero. Sei stata grande.”
Ora iniziavo a ricordare tutte le nostre avventure.
“Tu mi sei sempre stato vicino, vero?”
“Oh si, molto più di quanto immagini.”
Quelle sue parole nascondevano un pizzico di malizia. E ricordai tutto, proprio tutto. Spalancai la bocca e sentii il mio viso incendiarsi. Lui aveva stampato in faccia un sorriso che lasciava pochi dubbi e molte conferme.
“Sai perché sono venuto fin qui a cercarti? Perché anche se l’avventura di Estrellon è finita, quello che provo per te non si è mai spento. Voglio vivere con te, voglio sentirti vicina in ogni battito del mio cuore, voglio stringerti al mattino quando ti svegli e regalarti il primo bacio quando apri gli occhi e…”
Non lo feci finire: gli piombai addosso e lo baciai all’istante.
Estrellon o no, il nostro amore avrebbe volato alto, oltre i confini dell’universo intero.
E non sarebbero bastati incantesimi o maledizioni scagliati dalla strega più potente per dividerci: il nostro sentimento non aveva rivali.
Io e lui eravamo di nuovo insieme. E lo saremo rimasti per l’eternità.
 
 
 
♥       ♥       ♥       ♥       ♥       ♥       ♥       ♥       ♥       ♥       ♥       ♥       ♥       ♥
 
 
 
 
E’ passato quasi un anno da quando l’avventura di Estrellon è terminata e sono io che gestisco la casa famiglia assieme ad Heeron, seppur fra mille difficoltà.
Fortunatamente era stata ricostruita a tempo di record dopo il crollo che aveva portato alla morte della direttrice Suanne, grazie alla generosità di moltissime persone.
I bambini avevano di nuovo un posto dove vivere, i loro sorrisi erano al sicuro: ditemi voi quale creatura malvagia si sarebbe azzardata ad attaccarli con noi due a far da sentinelle!
Le altre ragazze hanno ripreso le loro vite, ci sentiamo spesso e ho saputo che i loro sogni si stanno realizzando a poco a poco. Fra meno di un mese ci ritroveremo tutte per festeggiare il nostro primo anno dopo Estrellon. Non vedo l’ora di riabbracciarle! Michie porterà anche il suo adorato Harry, siamo tutte curiose di conoscerlo. Non so se Phaes verrà con Andrew, ma sicuramente Marik e Zac non mancheranno. Isette ci ha promesso una delle sue torte stratosferiche, al solo pensiero ho l’acquolina in bocca.
 
 
Un altro giorno è finito. I bambini sono già andati a dormire e sto per andarci anch’io. Heeron è già a letto che fa finta di russare, ma oramai non m’inganna.
Inizio a fargli il solletico dappertutto, lo sento ridere mentre si dimena fra le lenzuola.
E’ lì sotto che mi aspetta, sicuramente con quel sorriso stampato in faccia che mi fa impazzire.
Perciò non lo faccio attendere.
Buonanotte!
 
E a presto.
 
Un  bacio
Urania
 
 
 
 
 

 
E’ stata una storia lunga, ma finalmente sono riuscita a portarla alla conclusione.
Voglio comunque ringraziare infinitamente eppy e Change Your Life che mi hanno supportata (e sopportata) per tutta la durata della storia. Passate anche da loro se ancora non l'avete fatto. Non ve ne pentirete!

Non so se vi è piaciuta, se l’avete trovata scontata e noiosa oppure vi ha strappato qualche sorriso. Mi piacerebbe conoscere la vostra opinione, giusto due righe e niente di più. Un’ultima cosa prima di lasciarvi: avrete forse notato che ho fatto solo un accenno alle altre ragazze. Sto preparando delle brevi OneShot su ognuna di loro, cose del tipo: Michie che torna da Harry, Phaes di nuovo in pedana, Marik e Zac e la loro storia d’amore e …… Se siete curiose, fatevi avanti! Lasciate un commentino!
Grazie a tutte
Un abbraccio
La Luna Nera

 

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=1907251