Fatality Is Like Ghosts In Snow

di poetictragedy
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Un. ***
Capitolo 2: *** Deux ***
Capitolo 3: *** Trois. ***
Capitolo 4: *** Quatre ***
Capitolo 5: *** Cinq. ***
Capitolo 6: *** Six. ***
Capitolo 7: *** Sept. ***
Capitolo 8: *** Huit. ***
Capitolo 9: *** Neuf. ***



Capitolo 1
*** Un. ***




Fatality is like ghosts in snow.


un.

11.11
Frank sorrise, guardando l'orologio attaccato alla parete dell'aula.
Chiuse gli occhi, cercando di pensare ad un desiderio.
Non gli mancava niente.
Aveva i migliori amici del mondo, una splendida ragazza che lo amava,  un bell'aspetto e la sua famiglia gli voleva bene.
Cosa avrebbe potuto chiedere?
Ti prego, fa che avvenga un cambiamento. Uno qualsiasi, ho bisogno di cambiare film
"Signor Iero, gradirebbe un cuscino dato che ci siamo?"
Frank aprì gli occhi e mormorò un "mi scusi signor Pump".
Guardò fuori dalla finestra l'estate che stava svanendo.
Le foglie degli alberi avevano cominciato ad ingiallirsi, un leggero venticello le faceva danzare sull'asfalto del parcheggio della scuola e le nuvole erano grigie e cariche sicuramente di pioggia.
Poi Frank notò una figura.
Un uomo, sulla ventina, che usciva da una macchina grigia.
C'erano tante persone intorno a quell'uomo, ma qualcosa in lui lo metteva in evidenza tra la folla.
Era come se brillasse di una luce speciale, quasi fatata.
Frank lo seguì con lo sguardo, finchè quell'uomo  fu inghiottito dalla moltitudine di studenti che entravano ed uscivano dalla porta della scuola.
Guardò scoraggiato il dorso bianco e immacolato del banco davanti a sè e pensò a chi potesse essere quella figura.
Non era riuscito a focalizzare bene il viso, però quel modo di camminare lo aveva quasi stregato.
Posò lo sguardo sulla lavagna, su cui il professore tracciava equazioni incomprensibili.
Perchè si era iscritto a fisica?
Lui era una frana con la matematica.
Incrociò lo sguardo con Quinn, che gli sorrise.
Giusto. Aveva seguito Quinn a fisica, per questo che si era iscritto.
Dopotutto era il suo migliore amico.
La campanella dell'intervallo interruppe i pensieri di Frank, che uscì velocemente dalla classe seguito dall'amico biondo.
Nonostante il chiasso degli studenti tra i corridoi, Frank Iero non riusciva a togliersi dalla mente quella figura nel parcheggio.


~

"Cosa facciamo stasera?" chiese Ray, dando un calcio ad una lattina.
Frank addentò il panino che stava tra le mani di Quinn e masticò lentamente.
Aveva voglia di fare qualcosa di nuovo.
Era stufo di passare i venerdì sera a festini ridicoli, o a guardare film stupidi alla tv.
Si distese sull'erba del prato davanti alla scuola e stette lì a pensare, osservando le nuvole viaggiare con velocità.
Come gli sarebbe piaciuto essere una nuvola.
Essere fatto di qualcosa inafferrabile, essere trasportato da correnti fredde e calda, essere simili a batuffoli di zucchero filato.
Adorava le nuvole, anche se erano piene di pioggia.
"Frank, tu cosa vorresti fare?"
"Cambiare corso. Odio fisica"
Tutti scoppiarono a ridere, compreso lui.
"Vabbè fratello, se vuoi cambia corso. Ho apprezzato il gesto" disse Quinn, strizzandogli l'occhio.
Frank sorrise e si alzò dal prato, togliendosi i fili d'erba attaccati sui jeans.
"Vado in segreteria, magari riesco a convincere Kitty a spostarmi da Fisica"
Gli amici annuirono, seguendolo con lo sguardo.
La segreteria della Belleville High School era sempre affollata.
Studenti che arrivavano in ritardo, genitori adirati, insegnanti che fumavano stressati dall'anno scolastico che era appena iniziato.
Frank si avvicinò al bancone della segretaria, sfoderando uno dei suoi migliori sorrisi, quando sentì qualcosa; come se tutte le forze cosmiche fossero andate addosso ad un iceberg e i pezzi di ghiaccio fossero caduti nell'acqua facendo un suono simile a dei campanellini di cristallo.
L'uomo che aveva visto nel parcheggio era seduto non molto lontano da lui.
Doveva avere venticinque anni come massimo.
I capelli neri come la notte ricadevano sulla fronte bianca in modo disordinato.
Aveva una bocca piccola e sottile, contorta in una smorfia.
La pelle bianca come il latte emanava quasi un'aureola argentea nella stanza.
La maggior parte delle ragazze lo guardavano attirate da quella bellezza e dalla misteriosità di quell'uomo.
Frank, attento a notare ogni particolare di quella creatura seduta, ne scoprì il colore degli occhi.
Era come se l'oro fuso si fosse mescolato con lo smeraldo.
L'uomo si alzò dalla sedia e si avvicinò al bancone, a pochi centimetri da Frank, che era rimasto come immobilizzato dall'effetto dei suoi movimenti.
"Signor Iero, ha bisogno di qualcosa?" chiese con gentilezza, Kitty.
Frank si disincantò, arrossendo un po' e poi sussurrò con voce strozzata.
"..Credo che sia il turno di questo signore, non il mio"
L'uomo lo guardò, scrutandolo dall'alto al basso e lo fissò negli occhi.
Frank si sentì esposto, come se fosse stato nudo davanti a milioni di persone.
"Sì, ci sono prima io" disse con tono seccato l'uomo.
Questa Frank non se l'aspettava.
Aveva immaginato che l'uomo, vedendo un diciasettenne, gli avrebbe ceduto il turno sorridendo.
Ma si sbagliava.
Quell'uomo, di una bellezza da farti soffocare con il tuo stesso ossigeno, era acido e molto burbero.
Frank si sedette su una sedia vicina e aprì una rivista, cercando di distrarsi da tutta la confusione mentale.
Perchè si sentiva così confuso?
Lui era Frank Iero.
Era una delle persone più sicure di tutto il pianeta.
Prima che arrivasse questo figaccione acido, ovviamente.


_______

Duuunque.
Non so da dove mi sia uscito questo pasticcio.
Ho sognato tutto questo durante una noiosissima lezione di arte e poi ho scritto tutto :3
E' la prima slash che scrivo, quindi vogliatemi bene <3
Il primo capitolo è molto corto, ma doveva servire quasi come prologo uhm.
Oltre ad essere corto è molto confuso, però è fatto apposta [:
Il titolo deriva dalle ultime frasi della canzone dei chem,  vampires will never hurt you, che io amo, stimo e sbavo.
Spero che vi piaccia e lasciatemi un po' di commenti,  vanno bene anche le minacce :D
peace <3

poetictragedy..



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Capitolo 2
*** Deux ***


Deux

"Quanto manca all'estate?"
Frank fece cadere la cenere dalla sigaretta accesa fra le dita e sorrise rassegnato.
"Troppo, amico. Troppo tempo" sussurrò, appoggiato al muro della scuola.
Ray, un ragazzo con un'enorme capigliatura riccioluta e castana, buttò la cicca finita a terra e incrociò le braccia sul petto, osservando l'amico.
"Sei strano in questi giorni, Frank. Sicuro che tutto sia a posto?"
Frank sorrise, un po' felice di avere Ray come amico e un po' rassegnato, perché ciò che provava glielo si poteva leggere sempre sul giovane viso.
"Ho cambiato Fisica con Arte, ci sarà un nuovo professore e sono un po' teso, tutto qui"
No. Non era solo quello.
Durante il weekend non aveva fatto altro che pensare a quell'uomo.
Non aveva mai provato qualcosa come quelle sensazioni dei giorni precedenti verso un uomo.
Era successo altre volte che lui si sentisse attratto dai ragazzi, ma mai in quel modo.
Era come se qualcosa lo avesse colpito e tutte le sue idee e le sue ferme opinioni si fossero messe a ballare la samba in modo disordinato.
"Arte? Perché hai scelto arte?"
"Mi aiuta ad acquistare più crediti per l'università.. Poi è sempre meno pesante di Fisica" disse, ridendo.
Guardò l'ora sull'orologio al polso ed ebbe un sussulto.
Era in assoluto ritardo.
"Cazzo! Spero che il nuovo prof sia un santo, perchè sono in ritardo" Buttò la sigaretta per terra e diede una pacca all'amico come saluto.
Mentre correva per il corridoio, la sua mente produceva milioni di scuse, una più patetica dell'altra.
Arrivò all'aula in fondo al corridoio e spalancò, quasi inciampando sui suoi stessi passi.
Senti mille paia di occhi posarsi su di lui.
Tutti gli alunni erano seduti ai propri posti, le penne fra le mani e i quaderni aperti.
Frank, ancora affaticato dalla corsa, guardò l'orologio sulla parete.
Era in ritardo di due minuti, il prof non avrebbe detto niente.
Quando la figura, che doveva essere il professore da dietro, si girò; Frank sentì una sensazione strana, come se tutti gli organi interni del suo corpo avessero cambiato di posto, giocando e saltellando.
"E' in ritardo, Mr Iero"
Una voce acida, come quella di quel giorno in segreteria.
Frank alzò gli occhi dal pavimento e cercò di farfugliare qualche scusa.
"Ma sono le undici  e trentadue minuti, professore" si giustificò, indicando l'orologio.
"A che ora è la mia lezione, Mr Iero?" Rispose l'uomo, incarcando le sopracciglia scure e perfette.
"A-alle undici e mezzo" sussurrò Frank, guardandosi le punte delle scarpe.
Avrebbe voluto che il pavimento si fosse aperto, per inghiottirlo in un buco infinito.
Non si era mai sentito così umiliato in vita sua.
Non tanto per la sgridata in sé, ma perchè stava facendo brutta figura davanti a quell'uomo.
"Siediti" disse, quasi in un sussurro, il professore.
Frank annuì e noto con dispiacere, che l'unico posto rimasto era un bel banco in prima fila.
Perfetto, non potrò farmi i cazzi miei, così
Si sedette e tirò fuori tutto l'occorente per seguire la lezione, pur sapendo che non avrebbe ascoltato nessuna parola.
"Bene, prima che il vostro caro compagno Iero m'interrompesse, mi stavo presentando" Frank arrossì ".. Il mio nome è Gerard Way. Potete chiamarmi Mr Way, Gerard o semplicemente professore. Fate come volete, non mi interessa. Sappiate una sola cosa. Se siete qua per imparare a disegnare solo per aggiungerla alla collezione di hobby o di crediti per il college, beh potete anche andarvene. Non voglio perdere tempo con persone che non vedranno oltre la matita e il blocco di disegno"
Gerard finì il discorso, facendo un sorriso d'incoraggiamento.
Alcuni ragazzi si alzarono dal proprio posto e uscirono dalla porta silenziosamente, senza dire niente.
Anche Frank avrebbe dovuto essere tra quelli.
Lui non sapeva disegnare e odiava l'arte. Che diavolo ci stava a fare lì?
Poi guardò il professore.
Per tutta la vita si era dichiarato bisessuale. Sia maschi, che femmine.
Ma in quel momento, osservando la bellezza dei movimenti di Gerard, quel sorriso misterioso e inquietante e la voce aspra, priva di tonalità; capì che la freccia del suo orientamento sessuale tendeva ad essere sempre più sulla parte dei maschi.
Deglutì e cercò di calmarsi.
"Oggi, essendo il primo giorno che vi vedo, passeremo il tempo presentandoci, così vi conoscerò meglio"
Lo sguardo di Gerard incontrò quello di Frank, che arrossì fingendosi indaffarato a cercare una penna nel portapenne a forma di gatto.
Tutti si presentarono, esponendo ciò che amavano, ciò che detestavano, perchè gli piaceva disegnare e, domanda un po' insolita da parte del professore, che caramelle preferissero.
Gerard, appoggiato alla cattedra con le braccia incrociate, guardò Frank, come per esortarlo a parlare.
Frank sentì la lingua annodarsi dal nervoso.
Era strano come quell'uomo davanti a lui lo trasformasse.
Gerard Way stava distruggendo seriamente il castello di carte di Frank.
"Uhm.. Mi chiamo Frank Iero. Ho diciasette anni e mezzo. Amo e detesto troppe cose e le mie caramelle preferite, uhm.. sono quelle limone e miele"
Gerard lo fissò con quegli occhi color miele e poi fece una smorfia.
"Sei piuttosto banale come persona, Frank" disse con un tono quasi annoiato.
Frank spalancò gli occhi e si sentì confuso.
Quel dannato miele lo stava confondendo.
Gli zigomi alti e quel sorriso disarmante lo uccidevano.
"Uhm.. Non, è vero" rispose, sembrando un bimbo offeso.
Gerard parve seccato da quell'attegiamento, poi passò al ragazzo vicino.
Per tutto il resto della lezione, Frank Iero si torturò il cervello cercando dei motivi per giustificare la sua banalità.
Per tutta la vita era sempre stato un ragazzo sicuro di sè, con una fidanzata fissa, gli amici giusti e qualche eccesso ogni tanto.
Ma da quando aveva visto quell'uomo, che poi si era rivelato essere il suo nuovo professore di arte, si era sentito come perso.
Gli pareva di gridare per una strada affollata e poi accorgersi che nessuno lo potesse sentire, poichè non aveva voce.
Osservò ogni movimento del professore.
Il modo in cui si inumidiva le labbraparlando, quando scostava i capelli dagli occhi, il movimento del corpo, che pareva essere stato scolpito su una pietra.
Un'ora passò velocemente.
La campanella suonò e tutti si alzarono per uscire dall'aula. Frank fu l'ultimo ad alzarsi e, quando stava per oltrepassare la porta, una mano gli strinse il braccio.
"Iero, tu rimani qui con me fino alla fine dell'intervallo. Sei arrivato in ritardo, d'altronde" disse Gerard, sfoderando un sorriso.
Solo in quel momento Frank si accorse dei canini del professore.
Erano normali, bianchi e dritti. Però avevano qualcosa di strano.
Sembravano quasi più lunghi di un normale canino. Erano inquietanti.
Un brivido gli percosse la spina dorsale.
Gerard notò  lo sguardo del ragazzo e tornò ad assumere un'espressione dura e severa.
Gli indicò il posto davanti alla cattedra.
Frank, confuso e scocciato, si sedette e appoggiò la testa sul palmo di una mano.
Guardò fuori dalla finestra, perdendosi ad osservare le persone che uscivano dalla scuola.
Gli skater sulle loro amate tavole, le ragazzine che si scambiano gli ultimi pettegolezzi, ragazzi che vendono erba ai ragazzi del primo anno, gli sfigati che studiano.
E' una specie di zoo la scuola.
Gerard, che stava leggendo un libro, alzò lo sguardo dalle pagine ingiallite e lo diresse verso lo studente assorto da ciò che succedeva al di fuori dalle mura di quell'aula.
Gli occhi nocciola seguivano con attenzione i movimenti degli studenti nel cortile.
Le sue labbra accennavano un sorriso, quasi come se  si stesse divertendo.
I capelli, castani con riflessi ramati alla luce del sole, gli ricadevano sulla fronte e sulle orecchie piccole.
Gli occhi di Gerard caddero subito sul collo, che una ciocca castana di capelli aveva lasciato scoperto.
Deglutì la saliva che aveva nella bocca.
L'arteria.
Le vene.
Il sangue.
Il battito cardiaco.
Tutto gli rimbombava nella mente, facendolo quasi svenire.
La saliva nella bocca gli sembrava acido.
I canini gli facevano male, sentendoli quasi pulsare.
Dannato Iero.
Proprio quando il suo autocontrollo stava per dirgli addio, Frank incrociò il suo sguardo e sembrò confuso.
"Hai intenzione di fare qualcosa, Iero?"
Frank fece spallucce e si chiese perchè il professore fosse così scorbutico con lui.
"Non saprei, cosa dovrei fare esattamente?"
Gerard chiuse il libro seccato, tenendo un dito come segnalibro e respirò profondamente, cercando di non guardare il collo del ragazzo.
"Scrivi, disegna, pensa"
"Ma stavo pensando.."
"No. Tu non stavi pensando. Tu guardavi gli altri pensare, è diverso" disse sempre con voce seccata.
Frank aprì la bocca, ma poi la chiuse.
Non voleva far incazzare il professore, poichè ogni sua parola sembrava uno schiaffo per Mr Way.
Incrociò le braccia e si appoggiò sul banco, guardando la stanza senza soffermarsi su un punto in generale.
Poi gli occhi furono attirati da qualcosa di bellissimo.
La luce mattutina entrava dalla finestra dell'aula, cadendo sulla figura del professore.
Frank non aveva mai visto niente di più meraviglioso.
Gli occhi erano come delle piccole caramelle al miele con pagliuzze verdi.
Erano fissi sulle pagine da un libro dall'aria vecchia, che pareva essere stato letto un gran numero di volte.
I capelli erano neri come il carbone, senza riflessi.
La pelle bianca sembrava luccicare al sole.
Frank aveva trovato qualcosa da fare.
Osservare, senza sbavare, il suo professore di arte.
Gerard alzò lo sguardo e incrociò quello del ragazzo, che era rimasto con  la bocca semi aperta e la testa inclinata da un lato, come un bimbo che osserva.
Sbuffò scocciato e chiuse il libro.
"Iero, cosa c'è?"
Frank si disincantò e arrossì, balbettando frasi senza senso.
Era diventato proprio ridicolo. Lui non poteva essere attratto da un uomo, era fisicamente impossibile.
Lui aveva una ragazza, per dio.
Non poteva piacergli un uomo, più vecchio di lui e persino che gli insegnava arte.
"Niente, professore. Stavo.. uhm.. pensando?"
"Mh. Ne dubito" concluse Gerard, schioccando la lingua sui denti. Si guardò le mani e poi si ricordò che Frank fosse stato l'unico a non dire cosa rappresentasse l'arte per lui.
"Iero?"
"Sì, professore?"
"Perché sei qua?"
"Perché me lo ha detto lei, professore?" disse incerto Frank, guardandolo in modo confuso.
Gerard lo fulminò con lo sguardo, facendo roteare gli occhi.
"Non intendo ora. Perchè ti sei iscritto a questo corso? Perchè ti piace l'arte?"
Frank entrò nel panico assoluto.
Come poteva rispondergli?
E' solito delle persone confuse e nel panico dire cose che non si pensano e assolutamente prive di senso.
"Perchè è un bell'hobby"
Successe una cosa molto strana.
Gerard si alzò dalla sedia e sbattè i pugni violentemente sulla cattedra.
"E' LA COSA PIU' STUPIDA CHE ABBIA MAI SENTITO! COME PUOI DIRE CHE L'ARTE SIA UN HOBBY? MICHELANGELO, LEONARDO,  CARAVAGGIO, PICASSO AVEVANO SOLO VOGLIA DI DISEGNARE SECONDO TE?" urlò, senza controllarsi.
Frank lo guardò terrorizzato, immobile.
Aveva così paura che le parole e i pensieri si erano come ghiacciati nel cervello, senza essere epressi.
Gerard digrignava quasi, il viso nero di rabbia.
Poi si distese e cambiò espressione.
Sembrava che la rabbia, provata due minuti prima verso Frank, si fosse rivolta verso se stesso. Strinse i pugni e abbassò la testa, senza guardare lo studente.
"Vai a fare pranzo, Iero" sussurrò con voce ferma.
Frank non riusciva a muovere un muscolo.
Era troppo terrorizzato.
"Hai capito? Vai" disse Gerard, sottolineando l'ultima parola.
Il ragazzo trovò finalmente la forza per alzarsi e raccolse lentamente tutte le cose, mettendole nella sua borsa a tracolla dei Misfits.
Prima di uscire dall'aula si fermò a guardare il professore.
Gerard aveva la testa fra le mani e guardava fisso il dorso della cattedra.
Poi si girò verso di Frank e incrociò lo sguardo.
In quel momento Frank sentì il cuore fargi un balzo.
Gli occhi del professore erano neri come la pece.


~


Gerard arrivò a casa sospirando e con mille pensieri nella testa.
Suo fratello Mikey venne a salutarlo con un sorriso e ritornò in cucina a finire di cucinare i cupcake che lo avevano tenuto occupato tutto il pomeriggio.
"Com'è andato il primo giorno di lavoro, fratellone?"
Gerard, irritato dal pensiero dell'incidente del giorno, buttò la giacca sul divano in soggiorno e raggiunse il fratello nella cucina.
Annusò il profumo di vaniglia e cioccolato che invadeva la cucina.
Una persona umana avrebbe avuto l'acquolina in bocca solo al pensiero di addentare quei dolcetti che cuocevano nel forno in quell'istante.
Lui l'aveva avuta guardando il collo di quel ragazzo.
Si sedette sulla sedia e si incantò, pensando a mille cose.
Mikey mise nel frigo l'impasto rimasto e si fermò ad osservare il fratello, preoccupato dallo sguardo perso nel vuoto.
Ma soprattutto preoccupato per il colore delle sue iridi.
"Gee, cosa succede?"
Gerard non rispose. Forse non aveva sentito nemmeno la domanda.
Continuava a vedere gli occhi, il sorriso, le guance arrossate e il collo di quel ragazzo.
Era un suo studente, cristo.
Ed era pure umano.
"Gee?"
"Dimmi Mikey" rispose meccanicamente Gerard senza distogliere lo sguardo da un set di piatti con degli orribili uccellini dipinti sopra.
"Hai fame?"
"Penso di sì"
"Tanta o poca?"
"Diciamo che ho un certo languorino"
"Uhm. Se vuoi i cupcakes sono quasi pronti. Hanno la vaniglia e il cioccolato, li ho fatti a strisce, così sembravano delle zebre" disse il ragazzo, sorridendo con dolcezza.
"DIO, MIKEY. CHE CAZZO ME NE FREGA DEI CUPCAKES! SAI CHE NON LI MANGEREMO MAI COME LORO, CHE DIAVOLO LI PREPARI A FARE? SPRECHI SEMPRE E SOLO TEMPO!"
"ALMENO IO NON PERDO TEMPO A DISEGNARE SCARABOCCHI SENZA SENSO, ALMENO IO VENDO I CUPCAKES AI BAMBINI DELL'OSPEDALE CHE CI NUTRONO OGNI GIORNO, INSENSIBILE CHE NON SEI ALTRO!"
Gerard buttò i piatti con gli uccellini per terra e andò in camera sua, sbattendo con violenza la porta.
Mikey guardò con tristezza i frammenti dei piatti sul pavimento e rimpianse di non essere capace a piangere.
Un'ora dopo Gerard uscì sul terrazzo e si accese una sigaretta.
Quel tubicino pieno di tabacco aveva un sapore orrendo, ma gli distendeva tutti i nervi che schizzavano nel suo corpo.
Un rumore di passi lo fece voltare.
Mikey si appoggiò alla ringhiera del balcone e guardò le luci di Newark spegnersi mano a mano che le persone andavano a dormire, rintanandosi nei loro letti caldi e accoglienti.
"I tuoi cupcakes non sono male, se li potessi mangiare penso che diventerei obeso a causa di quei cupcakes" disse Gerard, guardando la luna splendente nel cielo, illuminata solo in parte.
"I tuoi disegni non sono scarabocchi senza senso, provo invidia per non saper disegnare come te" disse Mikey, sorridendo fra di sè, forse con un pizzico di tristezza.
"Però quel set di piatti era orribile, cazzo. Dove diavolo lo hai preso?" disse, ridendo.
"L'ha scelto Alicia. Sai che a lei piacciono gli uccelli"
Gerard si votò con un sorriso malizioso dipinto sul viso.
Tutti e due scoppiarono a ridere e Mikey, un po' rosso in viso, diede un pugnetto sulla spalla del ragazzo.
"Idiota"
"Beh meglio per te che le piacciono, insomma.. se non dovesse essere così, avreste tanti problemi"
Risero un'altra volta, poi calò un silenzio tra i due fratelli Way.
Erano persi nei pensieri e nei suoni della notte.
"Oggi penso di averla trovata. Quella cosa di cui ti parlavo un po' di mesi fa"
Mikey lo guardò, esortandolo a continuare il discorso.
"..E' di una bellezza indescrivibile. Sembra la prima nevicata dell'anno. Sorprendente e indescrivibile"
"Come si chiama?"
"Frank" Sorrise, al ricordo di quel ragazzo così goffo e strano "..è un mio studente"
Mikey alzò le sopracciglia sorpreso.
"Non potrà essere un problema?  Insomma, dopotutto gli umani hanno delle severe leggi sui maggiorenni che usufruiscono dei minorenni.. Non vorrei che ci cacciassimo in altri guai"
Gerard rise piano, scuotendo  la testa.
"Mikey, non sono sicuro che sia lui, calmati. Poi avrà sicuramente cambiato corso"
"Per quale motivo?"
"Gli ho urlato addosso. Stavo per scoppiare, avevo paura di perdere il controllo. Lui non scappava, se ne stava lì a guardarmi con aria da Bambi indifeso e non si muoveva. Dio, Mikey non sai quanto ci abbia messo per zittire le voci nella mia testa"
Mikey annuì, immaginandosi la scena, vista e testata innumerevoli volte.
"Perchè gli hai urlato addosso?"
"Ha detto un'idiozia sull'arte e lo ha detto pure scostandosi i capelli dalla nuca, dandomi un amplio panorama del suo sistema sanguigno"
Mikey rise, immaginandosi la scena.
"Allora dev'essere proprio lui"
Gerard lo fulminò con lo sguardo, pur ridendo assieme a lui. Poi buttò la sigaretta nel buio, facendo uscire quel fumo così nocivo ai mortali dalla bocca perfetta.
"Spero che non sia lui. Non vorrei rovinarlo. Sarebbe come graffiare la tela della Gioconda.."
"Non saprei bene cosa consigliarti, Gee. Saresti un pericolo, questo è vero, però è un tuo studente come tutti gli altri. Ignoralo e tutto sarà più facile"
Gerard guardò le luci delle case, sognando di poter dormire anche lui come gli esseri umani, e sorrise con tristezza.
"Già, l'indifferenza è il modo migliore per evitare di aprire un rapporto"
E in quel momento, Gerard Way desiderò di poter convincere il suo cervello con così tanta facilità con cui aveva pronunciato quella frase.






____

Meow :3
Mi ha fatto moltissimo piacere sapere che qualcuno abbia letto e recensito quella schifezzuola, davvero.
Prima che me ne dimentichi.
Gerard non è come Edward.
Le pupille diventano nere e bla bla bla, però non è Edward. Quindi non penso che seguirò la storia della Meyer, anche perchè sennò non mi divertirei a scrivere.
Però la bellezza dei vampiri, beh, quella si sa. Loro sono perfetti e noi facciamo schifo, il concetto è dappertutto non solo su Twilight :D
Ah, vorrei dire un'altra cosa HAPPY BIRTHDAY BOB BEAR! <333333
Il Bryar più Bear del mondo.  Guarisci presto, man.
Per altro spero che vi sia piaciuto questo capitolo, un po' lunghino, ma non potevo tagliare il dialogo tra Michele e Gerardo.
Ecco. Proprio per quanto riguarda il loro discorso, sì è molto difficile comprendere di cosa stiano parlando, però date tempo al tempo, tutto verrà spiegato lol.

@darklady: te l'ho aggiornato, vedi? così inizi il 2008 leggendo un po' di Frerard! ♥
@Idra_31: uh sono contenta che ti piaccia, grazie per la recensione! ♥
@linkin park: a me è venuta l'acquolina in bocca a scrivere sui cupcakes :Q_ grazie per la recensioone ♥♥
@ vampire junkie : Frankie è  sempre meraviglioso, lui è un omino fatto di muffin, grazie per la recensione ♥
@CenereInafferrabile: Aahah no per carità non voglio assumermi la colpa della tua morte ;O; comunque anche io adoro Twilight, anche se sinceramente questa storia mi è venuta in mente guardando "La regina dei dannati" che è sui vampiri ed è fichissimo *O* guardalo! grazie per la recensione, ♥
@Anna: Non ti preoccupare, puoi anche non contenerti, ormai si sa che i vampiri sono dei sex symbol punto e basta :D grazie per la recensione ♥
@Fake_Romance: oh beh sono contenta che ti piaccia! ♥ ps. i mcr sono vampiri secondo me, punto e basta :D
@blinka: eccoti l'aggiornamento! spero che ti piaccia :P
@BlueAndYellow: a parte lo sbav per il tuo nick, dato che blue and yellow è una delle mie canzoni preferite degli usatini, sono contenta che ti piaccia e spero anche che tu abbia indovinato chi sia il figo acido :°D ♥

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Capitolo 3
*** Trois. ***


Trois.

Gerard parcheggiò la Mercedes nel parcheggio degli insegnanti ed entrò nella scuola.
Sorrise guardando il cielo grigio e cupo, lui adorava la pioggia.
Passò per i corridoi, osservando gli ultimi studenti ritardatari che uscivano dalle proprie stanze di corsa.
Si era svegliato bene quella mattina di settembre.
Aveva dimenticato tutto ciò che era successo il giorno precedente e niente lo turbava.
Non avrebbe rivisto quel ragazzino e tutto sarebbe filato liscio come l'olio fino alla fine dell'anno scolastico.
Entrò nell'aula con un insolito sorriso dipinto sul volto.
La sua sicurezza gli metteva allegria.
Gli alunni erano in giro per tutta la classe.
Alcuni erano appoggiati ai muri con le facce ancora intontite dall'ora del mattino, altri tiravano palline di carta contro i secchioni della classe, altri ancora si baciavano.
Poi c'era lui.
Frank era seduto composto nel suo banco.
Silenzioso, con gli occhi nocciola fissi sul portapenne a forma di gatto.
Gerard sentì la gola andargli a fuoco per la rabbia.
Perchè non se ne era andato?
Perchè diavolo era restato?
Appoggiò violentemente i libri sulla cattedra, atto che fece voltare tutti gli alunni, che tornarono silenziosamente ai loro banchi.
"Beh? Cos'era questo casino? Pensate di essere in uno di quei bordelli di Buenos Aires?"
Qualcuno rise, ma lo sguardo del professore sembrava tutto a parte che scherzoso.
Il silenzio cadde sull'aula.
Gerard cercò di non volgere lo sguardo verso Frank, o sennò avrebbe perso il controllo.
Lo conosceva da un solo giorno e già gli procurava tutti questi problemi.
"Bene. Oggi faremo un esercizio molto semplice e quasi all'altezza della scuola materna.
Vi darò dei fogli in cui sono presenti delle figure in bianco e nero. Voi dovete colorarle come vi sembra giusto colorarle e poi spiegarmi perchè le abbiate colorate in questo modo" Afferrò la moltitudine di fotocopie e cominciò a distribuirle. Saltò il banco di Frank, che si girò con un'espressione veramente confusa.
"..è un esercizio importante, perché testerete il modo in cui vedete i colori e come li interpretate"
Dopo aver finito di distribuirli, Gerard si trovò con un foglio in mano, così lo appallottolò e lo gettò nel cestino.
Aprì il registro e fece il pallino sugli alunni assenti o in ritardo.
C'era un silenzio interrotto solo dal fruscio delle mine delle matite che passavano sui fogli.
Era un suono che Gerard amava.
"Professore?"
La voce di Frank lo fece distrarre dai suoi pensieri e fu costretto a porgere lo sguardo al ragazzo.
"Sì, Iero, che c'è?" chiese in modo molto secco.
"Non ho la fotocopia"
"E per quale motivo non ce l'hai?"
Frank indicò con lo sguardo il foglio appallottolato nel cestino. Gerard sbuffò scocciato e cercò di non guardarlo troppo negli occhi.
Quelle iridi color nocciola lo facevano impazzire.
"Ho capito" disse Frank in modo rassegnato, alzandosi e prendendo il foglio stropicciato dentro la spazzatura.
Una volta tornato a posto aprì l'astuccio e cercò le matite colorate.
Gerard tornò a segnare quei puntini sul registro, però poi sentì uno strano sentimento invadergli il corpo.
Il pentimento.
Non l'aveva mai provato prima.
Posò la penna sulla cattedra, rassegnato di essere ormai distratto da quel ragazzino.
Lo osservò attentamente e un  piccolo segno di sorriso comparve sul suo volto.
Frank si detestò per non essersi pettinato quella mattina.
Mentre disegnava il mare di rosa, pensò a come doveva essere orribile con quei capelli spettinati, le occhiaie per la notte passata a pensare all'insegnante e le unghie mangiucchiate dal nervoso.
Ma Gerard Way non la pensava così.
Non aveva mai visto niente di così bello alle 8 del mattino.
A parte la neve, ovviamente.
Però Frank Iero assomigliava molto alla neve.
Innocente, splendente e infantile.
Perchè qualcuno come Frank restava in un corso con un insegnante pazzo che gli aveva urlato ferocemente addosso?
Gerard sentì il fastidio della testardaggine di Frank pulsargli nella testa, ma non ci fece caso.
Dopo una mezz'oretta, ritirò i fogli.
La maggior parte della classe aveva colorato le mele di rosso, il mare di blu, il cielo di azzurro e banane gialle.
Arrivò ad un foglio stropicciato.
La calligrafia che indicava il nome del proprietario era illeggibile, confusa.
Gerard osserò le figure ed i colori.
Sbuffò.
"Iero, perchè hai colorato il mare di rosa, le banane di blu e le mele di giallo?"  chiese con tono scocciato e confuso.
Frank fece spallucce e borbotto:"Lei ha detto di colorarle come volevamo"
"Non. Come. Volevate. Come la testa vi avrebbe detto di colorarle. E' un esercizio psicologico , Iero. Bisognava lasciar parlare il cervello. Evidentemente non è il tuo caso" disse in tono aspro, quasi ringhiando. Scrisse una F rossa sul foglio e passò agli altri compiti.
Frank sentì una rabbia espandersi in tutto il corpo, ma stette zitto.
Sarebbe stato inutile discutere con il professore in quel momento, avrebbe aspettato la fine dell'ora.
I minuti passarono velocemente, Gerard spiegò il significato dei colori applicate sulle figure e alla fine dell'ora, mise tutto dentro la borsa a tracolla nera.
Stava per alzarsi dalla sedia, quando sentì la presenza del ragazzo di fronte alla cattedra.
Poteva fiutare la sua rabbia e la sua tensione.
"Inutile che mi parli, Iero. La F te la sei meritata e lo sai benissimo anche tu"
"CHE DIAVOLO C'ERA DI SBAGLIATO NEL MIO MARE ROSA?!" sbraitò, perdendo il controllo.
Gerard alzò lo sguardo, sorpreso dalla reazione del ragazzo.
Aveva le guance arrossate e i pugni stretti.
Sembrava proprio un bimbo che rivoleva il suo giocattolo.
Fece un sorriso sghembo e mise dentro la tracolla le ultime cose.
"Semplice. Lo hai disegnato perchè non sapevi come altro designarlo"
Frank chiuse gli occhi, respirando a fondo.
"Il motivo per cui l'ho disegnato così lo so io e dato che sono così una frana nel disegno, potrebbe aiutarmi LEI" rispose aspramente.
Gerard sentì il sorriso svanirgli dal viso.
Aiutarlo equileva a del tempo in più trascorso con lui.
Tempo in cui avrebbe potuto perdere il controllo.
Si alzò e lo guardo aspramente.
"Sei quasi un uomo, non  hai bisogno di aiuti. Ciao Iero" disse andando via dall'aula con il pentimento che gli cresceva per la seconda volta.

~



Frank tornò in camera, dove i suoi due migliori amici, Bert e Quinn, stavano felicemente pomiciando sul suo letto.
"CAZZO, MA ALMENO ANDATE NELLA VOSTRA CAMERA!" urlò, riempiendoli di botte sulla schiena.
i due scoppiarono a ridere e si sedettero per terra, sulla morbida moquette rossa.
Frank si gettò sul letto, la testa immersa nel cuscino e sospirò.
"Hey dolcezza, c'è qualche problema? Bisogno di qualche lavoretto di mani?" chiese Bert, ridendo per l'ultima frase. Quinn sorrise e lo buttò fuori dalla camera, dandogli dell'insensibile.
"Dai, Quinn! Le mani sono sempre utili per combattere la tristezza!"
"Tesoro, ho bisogno di parlare con  Frankie-Candy. Quindi a dopo" gli diede un lieve bacio sulle labbra e chiuse la porta, in modo che il moro non entrasse più a rompere.
Quinn era sempre stato il migliore amico di Frank.
Si sedette vicino a lui e gli accarezzò i capelli.
"Candy, ne vuoi parlare?"
Frank mugugnò qualcosa e poi si girò sospirando con tristezza.
"Quinn, prima che scoprissi di essere uhm.. gay.. Ti è mai capitato di avere incertezze? Insomma avevi una ragazza.. o qualcosa del genere uh?"
Quinn lo guardò in modo interrogativo e sorrise, sdraiandosi sul letto.
"Sì, stavo con una ragazza. Era bellissima e molto innamorata di me. Poi suo padre tornò dalla guerra, era un generale importante. Non l'avevo mai visto prima.. Un giorno rimasi solo in casa con lui e beh.. lì scoprii di piacere i maschietti"
"Cioè lui ti ha violentato?"
"No, non abbiamo fatto sesso. Ho solo capito di essere attratto dai maschi"
"Ah" rispose Frank, viaggiando con la mente.
"Frank, perché mi chiedi tutto questo? Insomma.. tutto ok con Jo?"
"Beh sì.. certo.. no così.."
"Frank, ti conosco quasi più di tua madre. Che diavolo è successo, Candy?"
Frank sorrise con tristezza e si guardò le dita mangiucchiate, detestandosi per essere così infantile.
"Sai che ho cambiato corso, no.." Quinn annuì ".. beh il professore. Lui è qualcosa di indescrivibile. Hai presente quei modelli di Vogue? Ecco, lui è così"
"Ti piace?"
"No! Cioè non lo so.. Boh" Guardò gli occhi marroni di Quinn ".. Ok, lo ammetto mi piace. Ma io non sono gay, diavolo. Io sono etero, lo sono sempre stato e sempre lo sarò"
Quinn sbuffò alzandosi dal letto.
"Frank, gli etero non prendono cotte per gli uomini"
"Non è una cotta.." disse arrossendo ".. è solo che..  diciamo che è un tipo che mi attrae"
"Allora sei proprio imbecille. Quella io la chiamo cotta. Comunque per caso è Culo Scultoreo?"
Frank strabuzzò gli occhi.
"CHI?"
"Culo Scultoreo. Tutti a scuola parlano di questo uomo sulla ventina con culo pazzesco. Dicono che sia una specie di dio greco"
Frank arrossì e abbassò lo sguardo sui suoi calzini grigi.
"Uhm sì, credo sia lui"
Quinn scoppiò a ridere e lo abbracciò.
"E così sei gay anche tu Frankie Candy, uh buono a sapersi"
"Io.. non sono gay!"
"Uh vedremo" disse il biondo, cominciando a baciargli il collo.
Frank sentì il respiro accellerargli.
"..Quinn smettila, non è divertente"
"Uh, lo è eccome, Candy" disse, continuando a baciarlo sensualmente.
Frank sentì i pantaloni farsi troppo stretti, poi corse in bagno e chiuse la porta a chiave.
Si appoggiò alla porta e sentì la risata di Quinn.
No, non poteva essere gay.
Soprattutto non poteva essere gay per colpa del suo professore di arte.




_____


Eccomi *w*
Prima di tutto sono felicissima che vi piaccia la ff, perchè mi rende molto soddisfatta scrivere qualcosa che piaccia a qualcuno, davvero.
Quindi un grazie e un grosso cupcake zebrato *Mikey fa gli occhietti luccicosi* per voi <3
Questi giorni posterò molto meno, perchè la scuola rinizierà e io ovviamente devo ancora finire i compiti. yay.
Ho appena saputo che i My Chem saranno a Berlino e a Parigi aw *O* scappo!
Spero che questo capitolo vi piaccia, è un po' cortino uhm. Non mi convinceva molto y.y
Sono comprarsi Quinn e Bert, che io supporto e stimo come coppia aw <3
Non so più cosa dire. Meow :3
Ps. I cupcakes sono questi http://cupcakegeneral.files.wordpress.com/2007/01/cupcake_stand.gif gnam
Ps2: Ho visto che alcuni di voi hanno pubblicato qualche ff, quindi preparatevi perchè vi recensisco anche io y.y

@Idra_31: Non le ho lette le cronache, però ho visto la regina dei dannati, che mi sembra che sia tratto da uno di quei libri. Però li DEVO e VOGLIO leggere quei libri. I vampiri sono gnam gnam e wow (il wow rulleggia y.y). Comunque sì, AUGURI BOBBBB! L'ho urlato io per te :P. :*

@linkin park: Io sto pensando ai cupcakes alle 11 ed ho una fameee *ççç* Comunque sì, il collo di Frankie è awwwwww. Poi  ha un'aria soffice e morbidosa quel collo, quindi yeee trasformiamoci tutti in vampiri *w*. Grazie per la recensection <3

@CenereInafferrabile: Aw sono contenta che sia nei tuoi preferiti *O* Comunque non li avevo mai notati i canidi di Mikey aw, ora mi guardo tutte sue foto ahah. Frank è una checca cotta, checcarino <3 Grazie per la rec *devo abbreviare sennò sto qui fino a domani mattina lol* :**

@SadSong: Laaaau. Sono Virgi. e sono contenta che ti piaccia y.y e sono contenta anche che ti piaccia il collo di Frank. Anche se dovrebbe essere lui quello contento. Se lo vedo te lo impacchetto, così gli dai un morsetto :3 baciooone <33333

@Anna94_17: Gerard Vampiro For President <3 Grazie per la recensione :*
@Fake_Romance: Hai indovinato y.y Comunque io avrei 2 di arte se avessi Gee come prof, anche perchè mi perderei ogni parola che possa dire :°D
@L_Yasha Shaman Slayer: Aw grazie mille, davvero. Sono dei complimenti bellissimi quelli che mi hai fatto, anche perché io cerco di scrivere in modo originale, per attirare l'attenzione e spero di esserci riuscita :) Ancora grazie <3 e poi ovviamente FRERARD LIVES y.y
@hermy_posi: aw la mia twinna. ti ho detto tutto su msn <3333333
@blaise_sl_tr07: grazie *O* sono contenta che ti piaccia e auguri anche a te, anche se in ritardo <3
@dark lady:  ahah menomale! ecco un capitolo per alleviare le tue sofferenze, spero che ti piaccia <3
@blinka: Gerard vampiro sarà il nuovo brad pitt del 2008 y.y comunque grazie *O*<33
@Isult: Sei una veggente, la notizia è ufficiale :D Comunque anche io adoro le ff in cui Gerard è un vampiro *O* Però non essendocene in giro, ne ho scritto una io e sono contenta che non vi faccia schifo, quanto fa schifo a me :°°D grazie per la rec <333
@TheFantasy:  ahahah Quinn che fa fisica in effetti è un po' stravagante :°°D bello lui <3  grazie per la recc <333
@RiceGrain: aw grassie *w*  eccoti un nuovo capitolo <3
@BlueAndYellow: Tutti voglio un mini Mikey con il grembiulino che fa i cupcakes a strisce y.y Però tu avrai la priorità, quindi preparati a trovarti un Mikey sotto casa. *io al posto tuo sverrei* grazie per la reccc <333




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Capitolo 4
*** Quatre ***


Quatre.

La settimana passò velocemente.
Era ormai venerdì e gli studenti fremevano nei banchi dalla voglia di tornare a casa per il finesettimana.
Le nuvole grigie dei giorni precedenti si erano finalmente decise a sputare cascate di pioggia, che si abbattevano sui tetti delle case di Belleville.
Frank guardò le gocce di pioggia battere contro i vetri della stanza.
Aveva ancora addosso il pigiama con dei pinguini disegnati sopra, i capelli castani arruffati dalle ore di sonno e sorseggiava lentamente il caffè che gli aveva appena portato Quinn, il suo compagno di stanza.
Per tutta la settimana Gerard si era comportato in modo brusco e freddo con lui, evitandolo, dandogli un voto più brutto dell'altro, umiliandolo davanti all'intera classe con quelle battutine.
Frank ci aveva sofferto ogni singolo secondo di quei giorni, si era allontanato dalla sua ragazza e dai suoi amici.
Non parlava più con qualcuno.
La confusione aveva conquistato il suo cervello, senza lasciarlo libero un secondo.
Si alzò dal letto sospirando e cominciò a vestirsi lentamente, infilandosi la divisa della scuola.
Si guardò allo specchio e si trattenne dall'istinto di rompere il vetro in mille pezzettini, che gli avrebbero lacerato la carne.
Avrebbe voluto essere qualcun' altro.
Qualsiasi altra persona eccetto  lui.
Voleva essere maturo, bello e intelligente.
Non voleva che l'uomo che lo stava facendo impazzire lo ritenesse sempre un idiota nullafacente che non sa quello che dice.
Voleva che Gerard gli sorridesse e gli dicesse "Frank, sei bellissimo oggi, lo sai?"
Frank ci pensò e poi scoppiò a ridere, pensando a quanto fosse ridicolo a farsi dei film su qualcuno che non poteva avere e soprattutto qualcuno di sesso maschile.
Uscì dalla stanza e trovò Johanne, che lo aspettava con un'espressione di confusione dipinta sul viso.
Magari non mi ha visto, posso scappare da qualche parte.
"Frankie!"
Frank sospirò e si diresse verso di lei, cercando di sembrare la persona più felice della terra.
"Ciao Jo. Com'è?"
"Bene.. Dove sei stato durante tutto 'sto tempo?"
Frank non era stato da nessuna parte. Semplicemente aveva passato il suo tempo a guardare le croste attaccate al soffitto della sua camera. E ovviamente aveva anche pensato a Gerard.
Era diventato il suo hobby, ormai.
Torturare il suo piccolo cervello con pensieri contorti e perversi.
"..uhm.. ho avuto da fare"
Johanne lo fermò e lo guardò negli occhi seria.
"Frank, cosa ti succede? Due settimane fa eri allegro, sorridente, dicevi che mi ami.. ora sei.. non so.. distante, cambiato."
Frank fece un sorriso stentato e poi le diede un lieve bacio sulle labbra.
"Ti amo" guardò l'orologio al polso "..devo andare. Ti chiamo per stasera, penso che andremo da Hugh a bere qualcosa"
Si allontanò di fretta, prima che gli occhi scuri della ragazza lo penetrassero completamente.
Non era bravo a dire le bugie.
Non era nemmeno bravo a far finta di essere felice.
Gi faceva male ferirla, dopotutto l'aveva amata.
Ma cosa era successo?
Come potevano quattro semplici giorni cambiare tutta la sua vita?
La sua sicurezza, il suo orientamento sessuale, il suo carattere.
Frank entrò nell'aula di Inglese e si sedette in fondo all'aula, ascoltando il suono della pioggia picchiettare sugli enormi vetri.
E ovviamente pensando a come uscire da quella confusione mentale.

~

Gerard era stato sveglio fino alle quattro del mattino.
Aveva disegnato tutta la notte lo stesso soggetto.
Quella labbra piccole e rosse, gli occhi grandi e nocciola, i capelli arruffati, l'aria sognante.
Era riuscito a fare una decina di ritratti dell'umano che detestava di più al mondo.
Continuava a sognare quel ragazzo, i particolari erano impressi nella sua mente.
Ma Gerard non poteva fare altrimenti.
Sentiva di provare qualcosa per quel ragazzo.
Voleva che Frank si allontanasse da lui, che non gli rivolgesse la parola, che non lo fissasse con quegli occhi; così sarebbe stato più facile dimenticarlo, ignorarlo.
Aveva passato quattro giorni di puro inferno.
Ogni risposta secca a quel ragazzo era come una pugnalata al petto, ogni sgridata o umiliazione proveniva da una parte del suo cervello che si era autoconvinto di odiarlo.
Mentre rifletteva sulla sua distruzione mentale, attraversò la mensa, prendendo un vassoio e mettendosi in coda per il pranzo.
Sentii gli sguardi di tutti i giovani su di lui.
I bisbigli delle ragazzine dietro di lei erano perfettamente udibili. Parlavano della sua bellezza, della sua misteriosità e di quanto avesse.. un sedere perfetto?
Si girò verso di loro e le guardò con il sopracciglio alzato.
Le ragazzine risero fra di loro e scapparono via.
Gerard le seguì con lo sguardo, poi vide la persona che era dietro le ragazzine e che quindi  era dietro di lui in quel momento.
Rideva con un ragazzo biondo, che gli dava baci sulla guancia, scompigliandogli i capelli.
"Quinn, dannazione basta! Vai dal tuo ragaz-"
Gerard vide come a rallentatore le labbra del biondo posarsi sulle guance di Frank e sentì un nuovo sentimento crescergli nel petto.
Gelosia.
"Ciao Iero" disse, mettendo sul vassoio le posate.
Frank era come pietrificato. Quinn rise come una scolaretta di dodici anni e gli diede un pizzicotto sul sedere.
"ARGHHH!" urlò Frank, colto alla sprovvista.
Gerard si girò di scatto, guardando se tutto fosse a posto, ma si trovò davanti solo un ragazzo arrossito e imbarazzato.
"Scusi.." sussurrò.
"Di cosa?"
"Di avere urlato..?"
"La cosa non mi riguarda, Iero. Se non ti dispiace, vado a mangiare"
Frank rimase lì a guardare il suo professore allontanarsi e andarsi a sedere nel tavolo dei professori.
Dopo aver preso la roba da mangiare, raggiunse Quinn al tavolo lontano da tutti gli altri.
Non riusciva a mangiare, il suo sguardo era fisso sui movimenti del professore, che pasticciava con la forchetta il purè di patate.
Aveva gli occhi verdi persi nel vuoto, le sopracciglia scure erano alzate, come se stesse pensando a qualcosa di molto importante.
Frank notò che non aveva toccato cibo.
Perchè allora si era preso la briga di fare la fila?
"Candy, perchè non mangi?"
Frank si voltò e sorrise al suo amico, sforzandosi di masticare quella poltiglia che aveva nel piatto.
Bert e Quinn cominciarono a scambiarsi effusioni, accarezzandosi e baciandosi, ridendo per il rischio di essere visti.
Due settimane prima anche lui e Johanne erano così.
Baci, carezze e quei ti amo  sussurrati ovunque.
Ma da quando era arrivato quell'uomo, Frank si dimenticava pure di andare al cesso.

~

"Mikers, dannazione, perchè diavolo ci devo andare io a venderli?"
"Non li devi vendere, testa di granchio che non sei altro, devi solamente portarli da Hugh e dirgli di distribuirli. Lui sa già tutto.."
Gerard guardò la scatola di cupcakes che aveva fra le mani, sospirò e poi guardò il fratello.
"Eddai Gee, non ti chiedo mai niente.." disse Mikey, facendogli gli occhi dolci.
Gerard sbuffò e roteò gli occhi.
"Va bene, ci vado, però ricordati che hai un debito con me"
Mikey saltellava per tutto il salotto, felice che il fratello lo avesse accontentato.
Gli schioccò un bacio sulla guancia, che Gerard cercò di pulire con la manica del giubbotto di jeans strofinandola sulla guancia.
Uscì dalla villetta familiare e si incamminò per le strade buie e desolate di Belleville.
Era pericoloso girare a quell'ora  della sera, dopotutto il New Jersey era la terra del crimine.
Ma Gerard Way era l'ultima persona al mondo a correre il rischio di essere trafitto da un proiettile.
I marciapiedi erano ancora bagnati dalla pioggia pomeridiana, i lampioni illuminavano la strada, lasciando le case oscurate da tutto.
Gerard cominciò a pensare a Frank.
Chissà come doveva essere vivere in un college.
Dividere la camera con qualcuno per tutta la settimana e poi tornare a casa il weekend.
Chissà se il suo compagno di stanza gli era simpatico.
Chissà se Frank viveva bene a casa sua.
Gerard sorrise, scuotendo la testa, sentendosi un po' ridicolo al pensare alla vita di quel ragazzo così innocente.
Avrebbe dovuto lasciar perdere, fare finta di non conoscerlo.
Arrivò davanti ad un locale ed entrò spingendo la porta.
Un odore di caffè e patatine fritte gli invase le narici.
C'era una sola cosa che amava del cibo umano.
Il caffè.
Era la cosa più utile al mondo. Una specie di sigaretta fatta sotto forma di liquido e soprattutto che non mandava in palle il sistema polmonare.
"Tu devi essere l'altro fratello Way!" Un uomo che doveva avere una sessantina di anni, gli occhi grigi e stanchi, gli sorrideva in modo felice e simpatico "...Gerard, giusto?"
Gerard annuì, sforzando di sorridere.
Non gli riusciva spesso quell'azione. Sembrava che tutti i suoi muscoli si dovessero impegnare per sorridere.
"Io sono Hugh" disse appoggiando il bicchiere che stava lavando e pulendosi la mano ricoperta di schiuma sul grembiule.
Gerard strinse la mano che Hugh gli porgeva e poi gli diede la scatola piena di cupcakes zebrati.
"Oh! Mikey è così un caro ragazzo.. Sapessi come sono contenti quei bambini.."
"Mh, suppongo"
"Ti devo chiedere un favore, Gerard. Come vedi c'è tanta gente al locale e non so come fare a portarglieli.. Mi chiedevo se.." L'uomo abbassò lo sguardo, come se si vergognasse della propria richiesta. Gerard scrollò le spalle e accennò un mezzo sorriso, ma sincero.
"Dove li dovrei portare?"
Il viso dell'uomo parve illuminarsi, doveva essere veramente importante per lui portare quei dolci ai bambini.
"Al Belleville General Hospital! Sai dov'è?"
"Ehm no, io non esco quasi mai"
"Uh, non c'è problema! Ti accompagnerà mio nipote, ha la macchina così farete più in fretta, ti do' anche altri dolci così la prossima settimana non sarò schiacciato dal peso dei muffin" disse scoppiando a ridere, ma Gerard colse un qualcosa nei suoi occhi.
Forse la tristezza della vecchiaia.
Gerard non avrebbe mai potuto capire tutto questo, lui non sarebbe mai invecchiato.
Il suo corpo avrebbe cominciato ad invecchiare solo se avesse trovato quella cosa.
Annuì al vecchio e poi si guardò intorno.
Bande di ragazzini parlavano, ridevano ai tavoli, mangiando patatine fritte e hamburger, il pasto degli adolescenti.
"Te lo vado subito a chiamare"
Gerard annuì nuovamente e si sedette sullo sgabello, prese una Coca Diet dal frigo vicino a lui e cominciò a sorseggiarla.
Mangiare e bere per lui era diventata un'abitudine.
Come un tic.
Non gustava niente che masticava, però mangiava.
"..non voglio sentire discussioni, esci sempre con i tuoi amici, ti chiedo solo un favore!"
Gerard si girò, distratto dalla discussione che stava avendo Hugh con un ragazzo dell'età di Frank. Mano a mano che si avvicinavano a lui, Gerard mise a fuoco le figure e un senso di panico gli invase tutto il corpo.
Il ragazzino aveva l'età di Frank perchè era Frank.
Frank parlava velocemente, irritato forse dall'interruzione della sua uscita serale con gli amici, poi incrociò lo sguardo con Gerard.
Il cuore prese a battergli forte, quasi come se volesse uscire dal petto e farsi un giro.
Notò che Gerard aveva la bocca semi-aperta, sicuramente aveva notato la sua bruttezza.
Frank aveva combattuto spesso con la sua autostima in quei giorni.
Nonostante fosse un bellissimo frutto della natura con i semi e la buccia a posto, lui si odiava.
"Bene. Gerard, questo è Frank. Frank, questo è Gerard. Lo accompagnerai fino all'ospedale, darete i dolci e poi farete quello che vorrete"
Gerard era perso in quegli occhi.
Dannazione lui non poteva farsi ammaliare così, era un vampiro dopotutto!
Dov'era andato il suo onore e la sua dignità?
"Vi conoscete?" chiese Hugh, sorpreso dagli sguardi che i due si stavano scambiando.
Gerard guardò ancora quegli occhi nocciola.
Erano solo un paio di occhi, perchè diavolo doveva buttare al cesso secoli di vita in questo modo.
Fece una smorfia, quasi disgustata e distolse lo sguardo, diventando un manichino glaciale.
"Forse. Ci vediamo dopo Hugh"
Uscì dal locale, seguito da Frank, che si sentiva per l'ennesima volta uno schifo, davanti ad una bellezza del genere.
Gerard si voltò e lo guardo, senza espressione nel viso.
"Dov'è la macchina?"
Frank farfugliò qualcosa, irritando solo Gerard.
"Riesci a parlare?"
Il tono freddo e secco dell'uomo lo intimidirono, ma soprattutto una bestia chiamata Rabbia si risvegliò in lui.
Andò verso una macchina nera, in buone condizioni e l'aprì, entrandoci e sbattendo la porta violentemente.
Gerard entrò nella macchina, soddisfatto del suo atteggiamento.
Gi faceva male vedere le sopracciglia castane unite in un broncio, però sarebbe stato meglio così.
La macchina partì lentamente, all'interno dell'auto si sentiva solo il rumore del motore e della pioggia che aveva ricominciato ad abbattersi su Belleville.
Sarebbe stata una serata piena di sorprese, Gerard poteva fiutarne l'odore.



Eccomi qua! :3
Oggi è  stato il primo giorno di scuola per molti, però devo dire che mi sento elettrizzata da tutto questo.
Insomma, di nuovo alla vita normale.

Comunque volevo dirvi una cosa.
GLI UOMINI SONO IDIOTI PER NATURA.
Punto.

Spero che il vostro primo giorno di scuola non sia andato tanto male e se lo è stato, beh tiratevi su con la stupidità del Gerardo e del Franco :P


Per tutte quelle care persone che mi hanno recensito, mi dispiace di non poter rispondere alle recensioni, ma purtroppo i compiti esistono e per quanto io possa far finta che non ci siano, dovrò farli comunque :°(
Grazie mille per i complimenti, non so veramente cosa  come esprimere la mia felicità nel sapere che vi piaccia questa ff, davvero.
Cercherò di aggiornare il più presto possibile ;)

<3

Ps. FRANKIE CANDYYYY DOVE SEIIIII?  

Ps2: sto per aprire un blog, quindi preparatevi a dover sopportare il frutto dei miei scleri anche su un blog :°D

Bacio,

poetictragedy.

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Capitolo 5
*** Cinq. ***


Cinq.


La macchina partì lentamente, al suo interno si sentiva solo il rumore del motore e della pioggia che aveva ricominciato ad abbattersi su Belleville.

Frank accese la radio, cambiando stazione radio ogni due secondi.
Quando si fermò ad un semaforo rosso, si sporse verso Gerard.
Gerard sentì il proprio corpo irrigidirsi.
"Cosa c'è?"
"Voglio quel cd che è là, nel cruscotto"
Gerard annuì e gli passò il cd, ma gli cadde sotto i piedi poichè Frank non era riuscito ad afferrarlo.
Sbuffò e guardò male Frank.
"Vabbè, faccio io, va" si chinò sporgendosi ancora di più e, stando per cadere, si appoggiò alla gamba di Gerard.
Gerard sentì un calore dappertutto.
I vampiri erano animali freddi, sì, ma lui in quel  momento sentiva andarsi a fuoco.
Soprattutto nella parte inferiore del suo corpo.
Una volta afferrato il cd, Frank risalì e, dopo averlo infilato nello stereo, partì verso l'ospedale.
Le note di "Try,Try,Try" costituirono la musica di sottofondo del loro silenzio.
Frank si voltò verso l'uomo, che guardava con espressione malata e angosciata il vetro del finestrino.
"Tutto a posto, Mr Way?" disse, voltandosi.
"Sì, guarda la strada" borbottò acidamente.
Frank tornò a guardare la strada con aria frustata, dopo essere stato trattato male per l'ennesima volta.
Erano quasi arrivati all'ospedale, per fortuna.
Non desiderava altro che portare quei dolci e tornarsene al locale, dove avrebbe proseguito la serata con i suoi migliori amici.
La sola presenza di quell'uomo gli faceva male.
Ma anche a Gerard faceva male la presenza di Frank.
Frank non era come la massa di ragazzini che aveva incontrato negli altri licei del New Jersey.
Frank sembrava che guardasse le cose in una maniera diversa, indescrivibile, con quegli occhi grandi da cerbiatto.
Lo frustava, doverlo trattare male.
Avrebbe potuto abbandonarsi all'essere un professore amico, simpatico e gentile; ma sapeva come sarebbe andata a finire.
Come era successo dieci anni prima con quel ragazzo, Adam.
Chiuse gli occhi e cercò di distrarsi, ascoltando le note di quella canzone.
Era stupenda, ogni parola sembrava catturarlo e abbracciarlo in una morsa di felicità.
Si voltò verso il giovane ragazzo e sentì di nuovo il pentimento scorrergli nelle vene.
Gli occhi avevano un velo di preoccupazione, ma soprattutto di tristezza.
Si stava mangiando un'unghia nervosamente.
Chissà a cosa pensava.
Chissà a chi pensava.
Gerard si vergognò un po' della sua stupidità, stava esagerando.
Non avrebbe dovuto affezionarsi a quel ragazzo, sarebbe stato un errore fatale.
"Hai un buon gusto musicale" disse, cercando di risultare indifferente al fatto che anche a lui piacessero gli Smashing Pumpkins.
"Grazie" rispose secco Frank, senza degnarlo di un'occhiata.
Arrivarono davanti all'ospedale, un palazzo di notevoli dimensioni dipinto di un azzurro chiaro.
Scesero dalla macchina e corsero fino all'entrata dell'ospedale, cercando di proteggere le scatole di dolci dalla pioggia.
Frank suonò il campanello nervosamente.
"Sì?"
"Sono il nipote di Hugh, ho delle consegne per i bambini, mi fa entrare?"
"Sì, attenda un secondo"
Frank cominciò a sfregarsi le mani e a dondolare in modo nervoso.
Gerard lo guardava confuso, poi quando aprirono la porta, lo fermò afferrandolo per un braccio e fece la cosa più stupida del mondo.
"Ho fatto qualcosa di sbagliato, Iero?"
Frank avrebbe voluto ucciderlo, squartarlo, strozzarlo.
Avrebbe voluto urlargli un sì enorme, dirgli che odiava sentirsi chiamare per cognome, odiava essere umiliato e che si stava prendendo una cotta per lui, il suo professore di arte.
Ma soprattutto odiava che lui fosse così bello, mentre lui era un semplice ragazzino di città, coi jeans strappati, due occhi privi di senso e i capelli sempre arruffati.
Odiava non aver una possibilità con lui.
Odiava sognarlo e svegliarsi, vedendo Bert e Quinn abbracciati e immaginare come sarebbe stato bello avere una persona sempre pronta ad amarti.
Johanne lo era sempre stata, certo, però forse non voleva una persona qualsiasi, forse voleva quell'uomo davanti a lui, che aveva i capelli neri bagnati dalla pioggia e gli occhi verdi che lo guardavano per la prima volta senza cattiveria.
Frank avrebbe potuto dirgli tante di quelle cose, ma invece si limitò a grugnire un no ed entrare dentro l'ospedale, dove l'odore di medicinali lo rincoglionì, dimenticandosi del nodo che aveva in gola.

~

Dopo che Frank ebbe consegnato i cupcakes ad una infermiera dall'aria carina e gentile, si diressero verso l'uscita.
Gerard si voltò verso il ragazzo, che tremava.
Aveva la maglietta a maniche corte, bagnata e appiccicata sulla pelle.
Riusciva ad intravedere i lineamenti giovani del corpo.
Gerard sentì irrigidirsi per la seconda volta.
Distolse lo sguardo e si tolse il giubbotto di jeans.
Glielo mise sulle spalle, facendolo sussultare dalla sorpresa e continuò a guardare davanti a sè.
Frank si voltò, chiedendosi perchè un uomo freddo come lui gli avesse messo la propria giacca sulle sue spalle.
Sentì il freddo diminuire ed un odore di caffè gli pervase le narici.
Si sentiva a disagio come mai si era sentito prima.
I muscoli delle braccia erano tesi e continuava a mangiarsi l'unghia del pollice, quasi scarnando il dito.
Uscirono silenziosamente dall'ospedale.
Camminavano lentamente sotto la pioggia, che si abbatteva su di loro, bagnandoli i vestiti e i capelli, che si erano appiattiti sulle fronti.
Guardò Gerard e pensò di non aver mai visto niente di più bello in vita sua.
Entrarono in macchina e Frank accese subito la radio, per giustificare l'assenza di parole da parte sua.
Le note di una canzone che passavano alla stazione della radio invasero l'ambiente intorno a loro.
Nessuna canzone sembrava più adatta della situazione come quella.

I would say I'm sorry
If I thought that it would change your mind
But I know that this time
I've said too much
Been too unkind

Gerard sorrise guardando fuori dal finestrino.
Boy Don't Cry faceva sempre il suo effetto.
Soprattutto quando le sue parole si adattavano alla situazione.
Alzò il volume della radio e appoggiò la testa sul vetro del finestrino.
Aveva sete.
Era da due giorni che non mangiava.
Sperò che Mikey avesse tenuto una scorta di sangue, sennò sarebbero stati seri problemi.
"Iero, volta a destra"
"A Victoria Road?" disse, spalancando gli occhi come ogni adolescente avrebbe fatto.
Gerard annuì, evitando di incrociare lo sguardo con il ragazzo.
Victoria Road era il quartiere più ricco di tutta Belleville.
Pieno di ville in stile vittoriano, con giardini immensi e terrazze in cui si potevano fare mega party.
Era un sogno per ogni adolescente di Belleville  poter abitare da quelle parti.
Gerard trovava tutto questo ragionamento del ricco e favoloso una grande stronzata, non riusciva a comprendere come Frank, così strano e fuori dagli schemi, condividesse quelle stronzate.
"Che numero è la sua casa, professore?"
"Il 234"
Gerard riconobbe il cancello nero ed enorme. Dietro ad esso c'era il solito sentiero di ghiaia, che passava in mezzo al giardino pieno di abeti.
"E' la sua casa?" chiese Frank, con gli occhi nocciola puntati sull'imponente cancello in ferro battuto.
Gerard fece una smorfia che doveva assomigliare ad un sì.
La macchina si fermò e per cinque secondi l'unico rumore esistente era quello del motore che si spegneva.
Frank aveva come la lingua ingarbugliata, non sapeva bene cosa dire, avendo paura che una parole potesse rovinare tutto il momento.
"Perchè provi così tanta adorazione per questo quartiere, Iero?" disse Gerard, infilandosi una sigaretta spenta tra le labbra sottili.
"Non lo so, signor Way. Ci sono delle belle case, suppongo.. Non lo so..."
"Pf, voi adolescenti siete così superficiali.." disse l'uomo, sogghignando quasi deluso dal mondo.
Frank gli scoccò un'occhiata  che avrebbe incenerito qualsiasi persona; odiava chi se la prendeva con gli adolescenti dicendo frasi copiate da qualche libro per genitori disperati.
Guardò davanti a sé, con gli occhi nocciola che contenevano un pizzico di irritazione.
Gerard la notò e ridacchiò fra sé.
"Cosa c'è?" disse Frank, quasi ringhiando.
"Niente Iero, è che tu.." Un'altra risatina interruppe la frase e un altro sguardo mortale di Frank si posò sull'uomo.
"Io, cosa?"
"Sembri sempre incazzato per certe mie frasi, ma non mi dici mai niente a riguardo. Te ne stai lì a far finta di niente, avendo un certo rispetto per me che non capisco. Mi chiedo solo perchè tu lo faccia, la cosa è piuttosto ridicola.." concluse, facendo un sorriso amaro.
Frank sentì le guance infiammiarsi per colpa della rabbia che provava dentro di sé e dalla vergogna, perché odiava che le persone capissero i suoi pensieri.
"..Adesso per esempio stai per diventare una piccola scatoletta di salsa al pomodoro, però non mi dici niente. Iero, liberati"
Frank sospirò e chiuse gli occhi.
Calmati, è solo un professore acido. Tutti i professori sono così, tutti i professori sono così.
"CAZZO, MA TUTTI I PROFESSORI NON SONO COSI' ATTRAENTI!"
Gerard spalancò gli occhi davanti all'affermazione del ragazzo di fronte a lui.
Frank ci mise un secondo per capire che ciò che gli era passato nella sua dolcissima testolina, fosse stato urlato davanti al professore.
Diventò di tre sfumature, tutte sul viola, rosso e fucsia.
Gerard era ancora shocckato dalla frase, così non mosse nemmeno un muscolo.
"..Scusi, pensavo ad altro" farfuglio il ragazzo, cercando di non incontrare lo sguardo sorpreso del professore.
"Quell'altro ero io, per caso?" chiese Gerard, tornando ironico e pungente come prima.
Frank sbarrò gli occhi dalla sorpresa di quella domanda e sentì di nuovo un calore sulle guance leggermente paffute, che fecero intenerire Gerard.
"..Io.. cioè.. uhm.."
"Non importa. Quando riuscirai a farfugliare qualcosa d'insensato, chiamami" disse, uscendo dalla macchina. Si avvicinò al cancello, dando le spalle alla macchina dentro cui stava quel ragazzo.
Frank rimase a guardare il professore che, dandogli le spalle, offriva un'ampia visione del proprio didietro.
"Mr Way!" gridò, facendolo voltare.
"Uhm.. la sua giacca.." disse, timidamente.
Gerard fece uscire il fumo dalla sua bocca e sorrise, scrollando le spalle.
"Riportamela domani. Buonanotte, Frank" disse, rivoltandosi.
Lo sguardo di Frank cadde sul sedere dell'uomo, che si rivoltò, smerdando il ragazzo.
Gerard rise forte, scuotendo la testa e scomparì nel buio che avvolgeva quella villa.
Frank ripartì, allontanandosi dalla zona.
Quando arrivò a casa sua, non si preoccupò neanche di poter svegliare quel mostro che viveva in casa sua, corse in camera e chiuse la porta a chiave.
Si gettò sul letto e sentì il cuore battergli forte come quello di un uccellino.
Ripensò a tutte le figure della serata, arrossendo.
Si infilò sotto le coperte, rabbrividendo un po'.
L'autunno era già alle porte e lui si stava prendendo una seria cotta per il suo professore di arte.
Chiuse gli occhi, cercando di dimenticarsi tutta la serata.
Il profumo di caffè che possedeva quel giubbotto di jeans lo fece rilassare sopra il materasso e la frase che gli vorticava nella mente lo invitò a divertirsi nel mondo del sonno.
Mi ha chiamato Frank. Non Iero, Frank.


~


Erano le tre di notte quando Gerard Way sentì lo stomaco contorcersi dal dolore.
Cadde a terra, come i fogli su cui stava disegnando.
Gemette dall'intensità del dolore, sentendo i canini crescergli e la voglia di sangue impossessarsi di lui.
Lo aveva previsto, naturalmente.
Sentì due mani calde afferrarlo per le spalle e sbatterlo su un letto.
Aprì debolmente gli occhi, incontrando quelli scuri di suo fratello, Mikey.
"..Sei un testardo, Gee. Quante diavolo di volte ti avrò detto che devi bere?"
"Non ora, Mikes" disse, inarcando la schiena, sentendo il dolore farsi sempre più forte.
Mikey sbuffò e prese un bicchiere che era appena apparso sopra un comodino.
"Tieni, bevi lentamente, è ancora caldo"
Gerard sentì l'odore del sangue invadergli delle narici, svegliando il suo lato selvaggio.
Si attaccò il bicchiere, sentendo il dolore svanire a poco a poco che mandava giù quel liquido denso e rosso.
Ne bevve altri due, finchè non fu sazio.
Poi si pulì la bocca passandosi la mano sulle labbra ancora sporche di sangue.
Mikes si sedette vicino a lui, sul letto che non avrebbe mai usato qualcuno.
Gerard si lasciò cadere sul materasso, con la testa che affondò nel cuscino.
Sospirò tristemente, pensando.
"Perchè pensi a lui?" chiese Mikes, confuso.
Gerard fece un sorriso amaro, quasi rassegnato. Era difficile dover condividere i propri pensieri con gli stessi simili, era come se qualcuno ti avesse privato della tua privacy.
E i pensieri dovrebbero godere della privacy più importante.
"..Non lo so...E' che non riesco a non pensarci. E' come se quel ragazzo mi avesse invaso la mente, non permettendomi di continuare ad essere quello che sono"
"Nessuno ti dice chi dovresti essere, tu sei chi sei" disse il più giovane, accarezzando i capelli del fratello.
Gerard si alzò bruscamente, sentendo la testa girargli un po', ma non ci fece caso.
"Chi sono io, Mikey? Anzi chi siamo noi? Siamo vampiri, mostri che non dovrebbero abitare qui! Non dovrebbero rubare del sangue ad un ospedale e non dovrebbero nemmeno vivere in una villa vittoriana. I vampiri non dovrebbero fare i cupcakes e nemmeno insegnare. Ma soprattutto non dovrebbero sentirsi attratti da  ragazzini che potrebbero essere uccisi come zanzare sul parabrezza di un camion. E' ingiusto per noi e per loro!" disse, infuriato.
Mikey rimase a guardare il fratello, senza stupirsi dalla sua reazione.
Gerard era sempre stato così verso il mondo di cui faceva parte.
"Non dovresti essere così duro con te stesso, Gee" disse con tono calmo, come avrebbe fatto qualsiasi fratello.
Gerard mantenne il contatto visivo e poi comprese che Mikey non avrebbe potuto capire ciò che stesse provando in quel momento.
Lui non aveva combattuto contro se stesso per non rovinare quella bellezza, quel ragazzino così innocente.
Schioccò la lingua sul palato e se ne andò, ignorando le suppliche del fratello per farlo restare.
Gerard aveva bisogno di stare da solo, senza avere pensieri tra la testa.
Uscì e cominciò a correre, sapendo già dove sarebbe andato a finire.
Arrivò davanti ad una casa piuttosto mal tenuta, con il prato ingiallito e solamente un albero splendido pieno di foglie arancioni, marroni, gialle.
Si arrampicò sull'albero, come un gatto, senza fare rumore.
Poi si accomodò su un ramo piuttosto resistente e appoggiò la schiena al tronco.
Il ramo era proprio in direzione della camera da letto di Frank.
Una piccola luce illuminava una figura seduta sul letto che suonava una chitarra.
Gerard appoggiò la testa al tronco, rilassandosi con la visione di quel ragazzo.
Si era ridotto a spiare un suo alunno.
Un alunno che aveva umiliato e trattato male.
Ma come avrebbe potuto spiegare a quel cucciolo di cerbiatto che tutto sarebbe stato pericoloso se lui gli fosse stato vicino?
Come avrebbe potuto farlo entrare nella sua vita, senza dovergli confessare che mostruosità ci fosse dentro di lui?
Gerard guardò con tristezza il ragazzo, sentendo  le note della canzone finire e disperdersi.
Se solo avesse potuto piangere, quel nodo alla gola si sarebbe sciolto.
Ma gli uomini non piangono, tanto meno quelli che sono dei vampiri.




____

Meow :3
Nuovo capitolo!
Scusate per l'attesa, spero che mi possiate perdonare
Duunque, penso proprio che questa settimana continuerò spesso la ff, perchè non avrò niente da fare.
Cioè avrei troppo cose da fare, ma non ne ho voglia.
Ho aperto il blog.
www.poetictragedyyy.splinder.com
:D

@L_Yasha Shaman Slayer: aw grazie <3 i due scemi sono da soli, ma come al solito non combinano niente ahah :°)
@SadSong: Laurawwwr! Chi non vorrebbe spupassare  il Franco come un teddy bear? Dovrebbero inventare un Teddy Iero u-u, baciooone :***
@Idra: Gerard tratta male Frankie, però se ne pente u-u vedrai che cosa faràààà! :**
@Isult: Anche il mio ritorno a sucola è stato traumatico o.o Ma d'altronde la scuola è un trauma in generale :°°D a partire dai professori. Beh a parte per Frankie Candy che è un fortunato del cazzo che si ritrova Gerard come professore e Quinn come compagno di stanza u-u Povere noi sfigate :**
@blaise_sl_tr07: Domani mi leggerò tuttò ciò che hai scritto, così ti faccio sapere :D E per quanto riguarda il capitolo, grazie mille, mi fa piacere che trovi la storia una genialata *O* bacione
@BlueAndYellow: Gerard è bastardinside, bisogna rassegnarsi u-u :°) grazie per la recensione <33
@blinka: Aw grazie *ç* Magari fossi un genio! E beh i cupcakes sono i cupcakes y.y <333
@The Fantasy: ..e Gerard continuò ad essere un bastardo con l'anima a pezzi :°°D bacione :*
@Fake Romance: Bisogna fondare un fanclub per la protezione dei cuccioli come Frankie Candy <3
@LovelyDead: Sono crudele quanto Gerard :°)  Gerard è proprio stupido, Frank è solo un ragazzo innamorato, tanto ammmmore per lui <3 PS. Devo ancora leggere il nuovo capitolo della ff e sono incazzata nera dato che non ho avuto tempo di farlo :°(
@dark lady: aw grazie <3 e poi beh si, gli uomini sono idioti.


Grazie a chi ha letto, ma non recensito, tante caramelle a forma di Frank per voi <3


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Capitolo 6
*** Six. ***


Six.

Frank si guardò allo specchio, ancora assonnato per colpa delle ore che aveva passato a suonare la sua amata chitarra.
Cominciò a lavarsi i denti, cercando di non badare al rumore della vetrinetta degli alcolici che veniva aperta al piano di sotto.
Odiava tornare a casa per il weekend.
Odiava anche stare lì nel collegio.
Quindi non è che avesse avuto molta scelta.
Si sistemò la felpa nera sulla maglietta dei Misfits e si infilò le Converse blu scuro ai piedi.
Era pronto per uscire.
Anzi, sentiva il bisogno di uscire.
Stare in quella casa gli rubava una grande quantità di ossigeno, gli spezzava le ali della libertà.
Mentre scendeva dalle scale, suo padre sbucò da qualche parte e si fermò davanti a lui; le sopracciglia cespugliose inarcate, gli occhi dello stesso colore di Frank pieni di rabbia e forse pieni di qualcosa che non era stato tramandato al figlio.
La cattiveria.
"Dove sei stato ieri sera?" Quasi ringhiò, guardando il figlio aprire il frigo, non sorprendendosi di trovare solo una scatoletta di tonno scaduto.
Sospirò "Ero qui, papà"
Frank Iero Senior chiuse con tanta violenza che Frank Junior credette per un momento che il naso gli fosse partito dalla faccia.
"Non mi prendere per il culo, Frank!"
Frank s'infilò le cuffie dell'iPod, cercando una canzone da ascoltare, mentre il padre lo insultava tutti i modi possibili.
"Certo, papà. Sì, certo" disse, annoiato.
Poi sentì un dolore allucinante alla mascella. Andò a sbattere contro il bancone della cucina, pieno di piatti sporchi.
Alzò lo sguardo spaventato, incrociando quello rabbioso di suo padre.
Stesso colore, ma diverse intenzioni.
Sono stupide le persone che credono che gli occhi siano o chiari o scuri.
O verdi, o marroni.
Gli occhi sono gli specchi dell'anima.
Sono l'unica cosa che non mente, l'unica che non fa finta di essere felice.
Frank vide l'anima  del padre persa dietro quegli occhi, probabilmente a causa dell'alcohl, il liquido che aveva spezzato la famiglia Iero, che aveva reso suo padre un mostro, qualcuno che non sorrideva mai, che riusciva a dare al figlio solo carezze simili a schiaffi.
"Sono tuo padre, devi portarmi rispetto. Dove. Sei. Stato. Ieri. Sera?"
"Se io fossi stato qua, non te ne saresti ricordato comunque" disse Frank,in tono aspro.
"Cosa vorresti dire?" ringhiò suo padre, riducendo gli occhi a due fessure.
"Guardati" sussurrò Frank, squadrando il padre. "..sei talmente ubriaco che ti dimentichi di fare la spesa, di lavare i piatti sporchi da settimane, picchi tuo figlio. Il tuo unico figlio"
Diede uno sguardo alla vestaglia lercia che indossava, alla barba incolta, i capelli sporchi e gli occhi.
Gli occhi di cui Frank si vergognava.
Gli ricordavano quel mostro di suo padre.
Gli ricordavano che il suo sangue fosse anche opera sua.
"..Mi fai schifo" sussurrò, facendo per andarsene.
Il padre gli urlò di tutto contro, ma cadde a terra, levando un filo di polvere dal pavimento.
Frank corse da quella casa, con i Misfits che gli urlavano nelle orecchie la sua musica preferita.
Arrivò davanti a quella villa, entrò correndo per il viale costernato da degli abeti di un verde intenso.
Si fermò davanti ad un'imponente porta di legno.
Premette il bottone d'oro e aspettò che qualcuno arrivasse ad aprirgli, chissà se sarebbe stato Gerard.
Magari viveva lì con sua moglie.
Aveva detto di avere una moglie?
Frank sistemò l'iPod dentro la tasca dei jeans e attese nervoso, mangiandosi un'unghia del dito della mando.
La mascella gli pulsava ancora dal male, ma non gli importava, avrebbe visto Gerard.
Un ragazzo di una bellezza disumana aprì la porta.
"Cerchi qualcuno?" chiese, con voce melodiosa.
Frank notò la lunghezza notevole dei canini bianchi di quella statua davanti a lui.
"Ehm.. sono Frank, un alliev.."
"Ah, sei tu! Certo, accomodati!" disse il ragazzo, facendolo entrare.
Frank pensò confuso a come quel modello potesse sapere chi fosse.
Forse Gerard non aveva una moglie, forse quello davanti a lui era il suo.. ragazzo?!
Si guardò intorno, distogliendosi dai pensieri, aprendo la bocca dallo stupore.
Era in mezzo ad un immenso atrio con il soffitto a cupola.
Un lampadario di cristallo dominava lo spazio sopra di lui.
"Hai già fatto colazione?" chiese gentilmente il ragazzo.
Frank si girò verso di lui e annuì, pensando al frigo vuoto di casa sua.
ll suo stomaco brontolò e il rumore rimbombò in tutto l'atrio.
Il ragazzo scoppiò in una risata calorosa e gli diede un colpetto sulle spalle.
"Suppongo di no, vieni andiamo in cucina"
Entrarono in una stanza che pareva la cucina di un hotel a cinque stelle.
Si sedette timidamente su uno sgabello bianco di fronte al bancone, che stava in mezzo alla stanza.
"Io sono Miket, tu devi essere Frank" disse il ragazzo, tirando fuori una bottiglia di latte dal frigorifero dall'aria costosa.
"Sì, sono io. Ma come fa a sapere il mio nome?" chiese, giocherellando con la zip della felpa.
"Dammi del tu, prima di tutto. Non sono così vecchio"
Poi fece una risatina, sussurrando qualcosa tra di sè.
"Cosa desideri per colazione, Frank?"
Frank si sentì imbarazzato e spiazzato davanti a quella domanda, poichè nessuno gliela poneva da anni.
"Quello che ti fa più comodo preparare"
"Vuoi del latte e miele con un cupcake al cioccolato?" chiese il ragazzo, con la voce più gentile del mondo.
Frank sentì lo stomaco brontolargli dalla fame, sentendo quelle parole.
"Sì, grazie. Non vorrei essere di disturbo.."
"Figurati, io e Gerard ci sentiamo soli, a volte fa piacere avere degli ospiti"
Frank osservò lo splendido ragazzo, preparare il latte in un pentolino.
"..tu e mister Way vivete assieme?" chiese con timore della risposta che avrebbe sentito provenire da quella bocca piccola e perfetta.
"Non avrai mica pensato che stessi assieme, vero?" rispose incredulo l'altro, scoppiando in una fragorosa risata "... no, io e Gerard siamo fratelli. I nostri genitori sono morti tanti anni fa, viviamo qua da soli"
Frank sentì il proprio corpo rilassarsi, dopo aver sentito della loro solitudine e dell'essere fratelli. Sussurrò un mi dispiace riguardo alla notizia della morte di quei genitori e poi si concentrò sul cupcake di cioccolato che gli aveva appena messo sul tavolo Mikey.
Lo addentò e sentì il gusto del cioccolato fondente sciogliersi in bocca.
Non aveva mai mangiato qualcosa di così buono dai tempi dell'asilo.
".. è buonissimo, tu non mangi?"
Mikey sorrise, scoprendo i denti. "No, ho già mangiato, grazie"
Qualcosa nel sorriso di Mikey lo turbò, ma proseguì a mangiare e bere il latte caldo mischiato con il miele.
"Mikes, devi sentire questa! Mi stavo facendo la doccia e ho visto tra i tuoi pensieri, tu che mangiavi con lui.. Non avrai sniffato coca, vero?"
Frank sentì i muscoli paralizzarsi alla vista di Gerard, entrato in cucina, con una tazza in mano.
"Ehm, Gee" disse Mikey, tossendo per attirare l'attenzione.
Gerard alzò lo sguardo e fece cadere la tazza, che si frantumò in mille pezzi con il contatto del pavimento di marmo
Incrociò lo sguardo spaventato ed intimidito di Frank, che sembrava ancora più piccolo ed indifeso dentro al giubbotto di Gerard. La bocca sporca un po' di cioccolato e i capelli con i riflessi ramati sotto la luce del sole.
"Che ci fai qui?" chiese Gerard, tornando senza volerlo l'acido di sempre.
"I-io sono.." cominciò Frank, perdendo tutto il coraggio che aveva in corpo.
"Sempre il solito, eh?" disse Gerard, raccogliendo i cocci della tazza caduta per terra.
Gerard odiava essere colto alla sprovvista, soprattutto da una persona come Frank.
"Gee, dovresti essere più gentile con gli ospiti" cantilenò Mikey, che si zittì quando il fratello gli lanciò un'occhiata mortale.
Poi Frank ripensò alle parole che aveva pronunciato Gerard entrando nella cucina.
Aveva veramente detto "Ho visto tra i tuoi pensieri?"; le sue teorie cessarono quando notò quel liquido rossastro sul pavimento, spanto tra i cocci della  tazza caduta secondi prima.
Sentì il cupcake risalirgli dallo stomaco.
Sembrava sangue. Una delle cose che odiava di più.
"..quella roba.. è sangue?" chiese con un filo di voce, quasi impercettibile.
Gerard sentì il panico invadergli il corpo e guardò il fratello, in cerca di aiuto.
Per uscire da quella situazione, avrebbe avuto davanti due soluzioni: raccontargli un'enorme palla, o ucciderlo.
Guardò il collo di Frank, che aveva un profumo invitante, ma si tolse quei pensieri dalla mente.
Non avrebbe mai potuto ucciderlo, mai.
Si sarebbe odiato per tutta la sua eterna vita per aver impedito a quel cerbiatto di vivere.
Prese uno straccio e pulì il sangue che aveva avanzato prima di farsi la doccia.
"No, è solo pitt.."  
Non risucì a finire la frase che un tonfo sul pavimento gli fece alzare lo sguardo.
Mikey, più scattante di un giaguaro, teneva fra le braccia Frank, senza vita.
"Che..?" chiese, allarmato.
"Credo che sia svenuto" disse Mikey, guardando il fratello maggiore come se fosse una routine avere un umano svenuto nella propria casa.
Gerard sbuffò, andando ad aiutare Mikey.

~

Quando Frank aprì gli occhi, vide solo un colore oro mischiato al verde.
Chiuse di nuovo gli occhi, spostandosi di un millimetro, facendo oscillare il materasso su cui doveva essere sdraiato.
"..oro" sussurrò.
Stava sognando sicuramente, così cercò di capire perchè il suo letto oscillasse così tanto e perchè fosse senza cuscino.
"Cosa stai dicendo, Iero?"
Quella voce melodiosa gli arrivò addosso come un secchio di acqua ghiacciata.
Spalancò gli occhi e si alzò di scatto, andando a battere contro il naso perfetto del suo professore d'arte.
Gerard si buttò a terra, con le mani sopra il setto nasale, che gli faceva un male allucinante.
Frank, essendosi mosso troppo, cadde dal letto a cause delle continue oscillazioni del materasso ad acqua.
"Perchè sono qui?" chiese, non riconoscendo la sua camera da letto e capendo di essere in una camera che poteva essere paragonata a quella del principe William d'Inghilterra.
C'era un'ampia biblioteca, piena di libri dall'aria antica, tanti fogli sparsi dappertutto, un letto a baldacchino ed un'enorme finestra.
Era una stanza gigantesca in confronto a lui.
Frank spostò lo sguardo per incontrare quello addolorante di Gerard, che era a terra gemendo dal dolore.
Si avvicinò all'uomo, cacciando via il coraggio da sè stesso.
Tolse le mani di Gerard dal naso e cominciò a massaggiargli il setto nasale, cercando di trovare il punto chiave del dolore.
Glielo aveva insegnato sua madre, Linda Iero, la persona più importante della sua vita.
La persona di cui sentiva più la mancanza, quella che lo aveva tenuto dentro di sè per nove mesi, nutrendolo con il suo amore, nonostante non fosse ben accetto da suo padre.
Lui era l'Errore di quella notte a Las Vegas.
Lui era stato l'inizio della fine della famiglia Iero.
Ma nonostante tutto, sua madre lo guardava sempre con quegli occhi pieni di amore, come se Frank fosse la cosa più bella al mondo.
Sua madre non lo odiava per aver distrutto la famiglia con la sua apparizione, lei lo amava.
Gerard notò il velo di profonda tristezza negli occhi del ragazzo che gli stava massaggiando il setto nasale, avrebbe voluto sapere cosa lo turbasse così tanto.
"Hai finito?" Il suo tono risultò più seccato di come volesse.
Frank interruppe il flusso dei ricordi e sentì le guance arrossirgli e la presenza di una lacrima su una delle guance.
"Grazie" sussurrò, accennando un sorriso.
Poi passò un dito sulla guancia con la lacrima.
"Boys don't cry" continuò.
Frank sorrise, sorpreso dal contatto che si era appena permesso di fare il professore. Scostò con un movimento veloce della testa i capelli corvini.
Il profumo simile al latte e miele gli investì le narici.
I canini cominciarono di nuovo a fargli male, così tolse il dito dalla guancia, come se si fosse bruciato.
"Tutto a posto qui?"
Nessuno dei due si voltò verso Mikey, che attendeva una risposta appoggiato allo stipite della porta.
Frank era perso negli occhi della creatura che aveva davanti a lui, quegli occhi dorati che diventavano sempre più scuri.
Gerard non potè sopportare il dolore ancora per un secondo, uscì dalla stanza velocemente, senza dire nulla.
Frank lo seguì, non curandosi della espressione preoccupata di Mikey, attraversò di corsa il corridoio.
"Gerard!" esclamò, facendo voltare l'uomo.
Arrivò davanti a lui e notò che i suoi occhi erano neri come il carbone.
"Io sono Mister Way per te, non Gerard"
Frank sentì il corpo spezzetarsi dal tono sprezzante che aveva usato con lui, aprì la bocca per dire qualcosa e sentì la rabbia crescere nel petto.
Cosa aveva fatto di così sbagliato?
"Ero solo venuto a portarle il suo giubbotto" se lo sfilò e glielo porse, quasi gettandoglielo addosso "..Arrivederci" disse, con gli occhi senza espressione.
Gerard lo guardò voltarsi e non trovò il coraggio di dirgli che sarebbe stato meglio così.
Tutto sarebbe stato più facile se lui avesse continuato ad essere Mister Way e non Gerard.
Sentì l'eco della porta che si chiudeva nell'atrio rimbombargli nella mente, poi sentì il pensiero del fratello, non molto distante da lui.
Sai che sia lui quello che cercavi, perché questa tua ostinazione?
Gerard digrignò i denti e si chiude nel bagno, frustrato dall'idea di avere torto.



___

Meow.
Capitolo cortino, mi dispiace :(
Ho troppo sonno per dire qualcosa, vi amo per le recensioni :3
Ps. Sto rileggendo Twilight e sono dispiaciuta che ci siano cose che coincidano con la storia.
Non vorrei che diventasse una ff basata su quel libro.

poetictragedy. 

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Capitolo 7
*** Sept. ***


Sept.

Settembre finì ed arrivò Ottobre, portandosi i venti forti, che facevano cadere le foglie giallognole dagli alberi di Belleville.
Le t-shirt cominciarono ad essere portate sotto le felpe e l'ombrello era diventato il nuovo accessorio cool per gli abitanti di tutto il New Jersey.
Era l'ora della lezione che precedeva la pausa pranzo, ma invece di essere annoiati e affamati, gli alunni avevano il viso chino sui lavori che stavano facendo.
Erano seriamente attenti, cosa piuttosto rara per il liceo.
O forse era l'effetto del fascino di quell'uomo che passava fra i banchi per aiutarli?
Gerard scrutava soddisfatto i suoi alunni mentre disegnavano ciò che per loro dovesse essere il miglior ricordo della loro vita.
Sorrise davanti al disegno di peluche, braccialetti, diari segreti.
Piuttosto banali come persone.
Arrivò al primo banco e si abbassò, sussurrando:"Perchè non lavori?"
Frank si spostò scocciato e guardò un punto davanti a sè.
Aveva resistito per quasi un mese, ignorandolo e comportandosi da immaturo bambino offeso, cercando di non perdersi in quegli occhi, che erano più oro del solito.
"Non so cosa io debba fare.." rispose acido, sempre guardando davanti a sé.
Gerard sentì il profumo di pulito del ragazzo stuzzicargli lo stomaco, ma non ci fece caso dato che la sua sofferenza era stata insopportabile durante tutti quei giorni.
Aveva calpestato pure la sua dignità, dando attenzioni a Frank.
Calpestare la dignità è una frase raramente accompagnata dal nome Gerard Way.
"Ho spiegato la consegna prima"
"Beh, allora non devo  aver compreso la consegna in sé" rispose sempre con tono sostenuto Frank.
Gerard aprì la bocca per rispondere, ma fu interrotto dal suono della campanella che segnava la fine della sua lezione.
Gli alunni si alzarono automaticamente dalle sedie, dileguandosi fra i corridoi con gli stomachi brontolanti per la fame.
Frank ripose tutti i suoi libri e le penne dentro la borsa a tracolla e si alzò dalla sedia, con l'intenzione di andarsi a chiudere nella sua camera senza mangiare, come aveva fatto per tutti quei giorni in cui aveva avuto Arte.
Ma quel giorno non sarebbe stato sul letto a sentire gli Smashing Pumpkins e rifiutando di parlare con qualsiasi persone, compresa la sua ragazza.
Gerard gli afferrò il braccio, facendolo voltare.
"Pranza con me, così ti illustro una cosa che mi è venuta in mente" sussurrò l'uomo, perdendosi negli occhi del ragazzo, che erano diventati spenti e sapeva che la colpa fosse unicamente sua.
Frank tolse il braccio dalla presa un po' bruscamente e lo guardò con un po' di rabbia negli occhi, che non era riuscito a nascondere.
"Frank, per favore. E' una cosa a tuo favore"
"Di cosa si tratta?" chiese il ragazzo, con la voce che quasi gli tremava dalla determinazione.
Mi ha chiamato Frank.
Scacciò quel pensiero della testa, odiandosi per essere così ridicolo.
"Hai bisogno d'aiuto nella mia materia"
"Complimenti Mr Way, finalmente ci è arrivato" rispose seccato, andandosene.
".. ti offro questo aiuto anche per.. " lasciò la frase in sospeso, guardando un punto impreciso per terra.
Frank si voltò, aspettando la fine della frase.
"..per farmi perdonare del mio comportamento di quel giorno. Non intendevo essere così.." Cosa avrebbe potuto dire?
Scusa ma il tuo collo era così invitante e non vorrei ucciderti, perchè penso proprio di essermi infatuato di te, piccolo essere umano con gli occhi da Bambi?
"..così scortese" lo guardò negli occhi "Credimi"
Frank abbassò lo sguardo, sentendo la sua forza svanire mano a mano che incontrava quegli occhi dorati.
"Ok, andiamo"
Le labbra di Gerard si aprirono in un sorriso, che gli illuminarono il volto piuttosto pallido.
Si volse a prendere le sue cose ed entrarono nella mensa chiassosa e piena di ragazzini che si raccontavano le ultime novità.
"Hey Candy!"
Quinn, appena arrivato dietro l'amico in fila, diede uno sguardo all'uomo di fianco a Frank.
"..Oh scusi, buongiorno"
Gerard rispose con un sorriso, scoprendo i denti perfetti.
Il ragazzo biondo notò i denti e quasi sbiancò, come se avesse appena visto un fantasma, spostò lo sguardo verso Frank.
"Quinn, tutto ok?" chiese preoccupato l'amico.
"S-sì" Fece un sorriso incerto "Io e Bert siamo in camera se ci cerchi" disse, con lo sguardo inquieto.
"Penso proprio che farò bene a non cercarvi" ridacchiò Frank, prendendo un vassoio giallo dalla pila. Sentì una risatina davanti a lui, ma Gerard era serio in volto e Quinn non stava ridendo, stranamente.
"Scherzavo"
"Lo so, Frank, lo so" gli occhi di Quinn si posarono ancora una volta su Gerard e poi su quelli di Frank "..ci vediamo dopo"
Frank guardò l'amico allontanarsi dalla mensa, un po' preoccupato per il comportamento di Quinn.
Dopo aver preso tutto il necessario per mangiare, Frank si voltò guardandosi attorno.
"Dove ci sediamo?"
Gerard sorrise e lo spinse leggermente verso un corridoio.
"Vieni"
Frank si sentiva tra il preoccupato e il più che felice nel stare da solo con lui.
"Mr Way, dove stiamo..?"
"Andiamo in un posto che ci aiuterà"
Frank annuì, senza aver capito una sola parola e seguì il professore verso una scala che doveva portare al tetto.
Arrivarono in una terrazza, che doveva essere proprio all'ultimo piano, poiché da lì si poteva vedere tutta Belleville.
Le case, gli alberi, le macchine che si muovevano, persone che vivevano la propria vita.
Un vento gli accarezzò la pelle, facendolo rabbrividire per la sorpresa.
Gerard si sedette su una specie di muretto e sorrise al ragazzo, che se ne stava in piedi con gli occhi persi nel vuoto, o nel paesaggio.
Confuso ed adorabile.
Due degli aggettivi che amava di più accomunare agli umani.
Gerard scosse la testa per cacciare quei pensieri.
Doveva essere una persona invisibile per quel ragazzo, solo un professore che si occupava di non far bocciare il proprio alunno nella sua materia.
Non doveva farsi condizionare dal suo istinto.
"Siediti"
Frank si sedette e cominciò a mangiare, assalito dalla fame che aveva represso per tutti quei giorni.
"Sei dimagrito tanto" disse piano Gerard, accendendosi una sigaretta dopo aver allontanato il vassoio da lui.
Frank alzò lo sguardo dal piatto di lasagne che stava divorando e lo guardò curioso, chiedendosi come potesse esserne accorto.
"DiFe? Io manFio TanFto!" disse con la bocca piena.
Gerard sorrise e prese un tovagliolo, pulendogli una macchia di sugo sul naso.
Ecco, questo me lo potevo benissimo risparmiare, pensò subito.
Frank arrossì violentemente, vergognandosi sempre di più di essere così bambino davanti ad una creatura così meravigliosa; ma non sapeva che quell'aspetto facesse impazzire il vampiro.
"Ora mangi tanto, ma sembra che tu non abbia mangiato da mesi"
"Il che non sarebbe del tutto sbagliato" si lasciò scappare Frank in un sussurro, che fu subito percepito dal vampiro, che aggrottò la fronte preoccupato, vedendo il ragazzo posare il vassoio.
"Non mangi?" chiese preoccupato, sentendosi sempre più in colpa.
Frank alzò lo sguardo e cercò di capire cosa fosse nascosto dietro quegli occhi verdi e dorati dell'uomo davanti a lui.
"Non ho mai fame quando sono.. uhm, arrabbiato"
Si pentì subito di avergli rivelato la sua rabbia apertamente, nonostante sapesse che Gerard l'avesse intuito.
Gerard continuò a fumare, non rispondendo a causa della sua colpevolezza che gli corrodeva lentamente il fegato.
Ormai era troppo tardi.
Non avrebbe più potuto respingere quel piccolo Bambi davanti a lui, ormai era un chiodo che non voleva uscire dalla parete.
Aveva persino chiuso in una scatola in soffitta il giubbotto di jeans intriso del profumo di Frank, per non sentire il veleno circolargli nella bocca e la coscienza sporcarsi ancora di più.
"Cosa dobbiamo fare qui?" chiese Frank, incantandosi sul viso del professore, contratto in un'espressione di tristezza e preoccupazione.
"Ti ho detto che ti aiuterò a migliorare nella materia ed è ciò che farò. Questo posto mi ha dato ispirazione, così cominceremo questo corso di recupero qui. Incominciamo dalle cose basilari.." tirò fuori dalla borsa un blocco per disegnare ed una matita ben temperata.
"La prima cosa che devi imparare è che l'arte sia un modo di guardare il mondo. E' come la musica, la fotografia, la scrittura, la poesia. Tutto questo si chiama arte. E' il modo in cui tu vedi le cose ed è anche quello che per mostrare la tua visione del mondo agli altri. La prima regola è fregarsene di tutti i giudizi. Le cose che crei sono tue, Frank. Di nessun'altro. Non permettere a nessuno di rovinarle"
Frank alzò lo sguardo timidamente, ricordandosi della volta in cui Gerard aveva contestato il suo mare rosa.
Gerard sembrò capire dal suo sguardo e sorrise.
"Devi distinguere le critiche del cuore e quelle dell'invidia" Frank sentì il proprio cuore battere fortissimo, sentendo la parola cuore  detta con così dolcezza da quell'uomo.
".. ci sono persone che ci criticano per farci male, per ferirci e per farci cadere" gli occhi verdi si posarono su quelli nocciola del ragazzo "..altre lo fanno per sollecitarci ad alzarci, a svegliarci e a metterci d'impegno"
"Lei ha mai ricevuto critiche invidiose?"
Gerard sorrise ironicamente e gettò la sigaretta in una griglia lì vicino.
"Tutti siamo invidiosi di tutti. Anche io sono invidioso, come potresti esserlo tu. Non conosco nessuna persona che non sia invidiosa"
"Io non lo sono" disse velocemente Frank, senza accorgersi di cosa avesse appena detto.
"Tu non hai mai provato invidia?"
"No, dovrei?" chiese Frank, confuso.
Gerard lo guardò, ancora più triste. Quel ragazzo era perfetto, con nessun segno di corruzione o di cattiveria.
Più la sua perfezione raffiorava, più lui sentiva la colpa crescergli per essere qualcuno per quel ragazzino.
Qualcuno di non molto importante, ma sempre qualcuno.
Ma Gerard si svegliava, perchè Frank non aveva fatto altro che pensare a lui.
Aveva snobbato tutti, persino la sua chitarra.
Si era completamente chiuso in sè stesso, allontanandosi dal Frank che una volta era stato.
"Come puoi non provare invidia?" chiese Gerard con un tono quasi disperato.
"Io.. Io accetto ciò che mi accade. Non mi piace pensare alle situazioni degli altri, penso a ciò che vorrei, ma ciò non appartiene a nessuno. E' solo una mia idea. L'invidia distrugge ed è la cosa che mi hanno insegnato prima di imparare a parlare"
"Chi te l'ha insegnata?"
"M-mia madre" Era da tanto che non pronunciava quella parola. Gli sembrava incredibile averla pronunciata senza sussurrare o piangere.
Guardò per terra con tristezza e Gerard capì che dovesse essere una tasto dolente.
"Disegna un sole, Frank"
Frank alzò lo sguardo confuso. Gerard gli sorrise e gli mise una matita fra le dita.
"Devi disegnare un sole?" chiese Frank, ancora più confuso. Gerard annuì e si voltò verso il cielo, che stranamente era sereno.
Frank fece un cerchio sulla pagina e lo sfumò un po' intorno, come se fosse oscurato da qualche cosa.
"Buffo, la maggior parte dei miei alunni ha sempre aggiunto i raggi al sole. Tu non lo fai?"
"Noi non vediamo i raggi del sole. E' sbagliato quello che ho fatto?"
"No, affatto. E' il tuo modo di vedere il sole. Come mai è tutto sfumato?"
"Beh, qua a Belleville piove sempre" rispose, accennando un sorriso.
Gerard scoppiò a ridere e il cuore di Frank battè forte, perdendosi nella perfezione di quel sorriso. Non aveva mai visto niente di più bello, forse il tramonto era di una bellezza simile.
Si sentì piccolo ed insignificante di fronte a lui, così si rintanò nella felpa enorme e cominciò a giocare con la zip del cappuccio.
Gerard captò il nervosismo del ragazzo, così smise immediatamente di ridere.
"Ti ha dato fastidio la mia risata?"
Frank alzò un sopracciglio, non abituato a sentire una frase come quella. Sembrava provenire da uno di quei film ottocenteschi pieni di principi e principesse.
"Si figuri, pensavo ad altro"
"C'è qualcosa di più profondo dietro al sole, vero?" chiese il professore, quasi perforandolo con lo sguardo.
Frank aprì la bocca per parlare, ma qualcuno che conosceva fin troppo bene comparì dalla porta, chiamandolo a gran voce.
"FRANK!"
Ok, era totalmente la fine.




Frank si voltò spaventato e andò verso di lei, che pareva sprizzasse rabbia da tutti i pori.
Gli occhi scuri rabbiosi, i capelli disordinati e  le guance arrossate.
"Johanne..senti.." cominciò, ma la ragazza lo zittì con uno schiaffo in piena guancia.
Gerard sorrise, pregustandosi la scena.
Adorava i litigi amorosi fra umani.
"Sono quattro, anzi CINQUE giorni che non ti fai sentire. Non sono una persona ossessionata, ma non ti devi permettere di trattarmi in questo modo, hai capito? Ora voglio sapere perchè diavolo tu sia qui. Hai un'amante?  I Misfits hanno improvvisato un concerto su questa terrazza, per caso? DIMMELO!"
"Jo, calmati. Sono qua per ripetizioni di Arte. Perché ti scaldi tanto?"
Johanne si sporse per guardare l'uomo seduto dietro Frank e incrociò lo sguardo con quello di Gerard, che la salutò sventolando la mano.
"Oh scusi. E' che.. Dio, che figura" disse imbarazzata e intimorita dalla bellezza di quel professore.
"Non ti preoccupare, posso" posò lo sguardo su Frank "comprendere"
"Se non fossi stato così egoista, mi sarei evitata questa scenata" disse al ragazzo con tono sprezzante.
"Dio, Johanne, non essere così noiosa, ho avuto da fare, ok?"
Johanne lo guardò, capendo per la prima volta che l'amore fra di loro fosse una strada a senso unico. La verità è dura, ma è bene accettarla.
Ricacciò le lacrime e cercò di essere forte, come ogni donna.
"Frank, è finita. Sono stufa di essere in un vicolo a senso unico. Non arriveremo mai da nessuna parte assieme; sei cambiato e l'unica cosa che voglio è non far parte più della tua vita. Voglio esserti lontana, mi fa troppo male starti accanto e vedere che niente sia più come prima. Sono stufa di chiamarti e sentire solo la voce della tua segreteria telefonica rispondermi e sono stufa di dover stare con una persona che pensavo di conoscere; ma mi sbagliavo. Ti odio, ma so che il mio odio passerà, tu sei stato una delle persone più importanti della mia vita, ma credo che sia ora di chiudere il nostro capitolo qua"
Si guardarono ancora negli occhi e lei si allungò per dargli un ultimo bacio, poi sparì dalla porta da cui era apparsa minuti prima.
Frank, ancora con lo sguardo perso nel vuoto, si sedette pesantemente sul muretto.
Aveva gli occhi pieni di lacrime, ma non per Johanne.
Non era così stupido, sapeva che lei avesse totalmente ragione, ma le parole che aveva usato le aveva sentite anni prima.
Quelle parole gli avevano trafitto il cuore una volta e sentire un'altra volta, dopo quindici anni, gli facevano perforare i timpani.
"Frank?" sussurrò Gerard, trovandosi gli occhi grandi e pieni di lacrime di Frank immersi nei suoi.
Avrebbe voluto toccare quelle gocce salate, levarle dalle guance arrossate e sussurrargli che tutto sarebbe andato bene, perchè c'era lui accanto.
Fece un sorriso triste ed ironico.
Giù lui, il vampiro, che avrebbe potuto ucciderlo con un solo schiaffo.
Come avrebbe potuto proteggerlo dal pericolo, se lui stesso era il pericolo in persona?



-


-

Gerard si sedette sullo sgabello della cucina e si perse a guardare nel vuoto.
Continuava a pensare al volto in lacrime del ragazzo, che era scappato nel dormitorio, chiedendogli scusa e grazie per la lezione.
"Gee! Guarda cosa ho trovato!" esclamò Mikey, entrando in cucina con un sorriso stampato sul viso.
Gerard lo guarda con stanchezza, irritato di dover interrompere il flusso delle sue seghe mentali quotidiane.
"Guarda!"
Gerard notò un batuffolo di pelo, pieno di rughe tutto nero, con un muso tenerissimo.
Forse non abbastanza tenero per Gerard Way.
"Un cane?!" chiese, alzando un po' la voce.
"Esatto! Guarda quanto è carino!" disse Mikey entusiasta della cretura che aveva fra le braccia "..ha pure i rotolini!"
"Questo aumenta la mia voglia di mangiarlo" disse in tono seccato Gerard.
"Ma Gerard! Guarda che dolce!" Mikey appoggiò il cane sul bancone, porgendolo verso il fratello; Gerard si seccò, così lo fece scivolare, per farlo cadere dal bancone.
Mikey afferrò il cucciolo prima che cadesse sul pavimento.
Poi guardò il fratello con aria seria e ferita.
"Perchè gli fai questo?"
"A chi? Andiamo Mikes, è un cane!"
"Non intendo solo al cane. A me, a Frank" urlò quasi isterico Mikey,
"Ma diavolo Mikey. che ce ne facciamo di un cane? Ce lo mangiamo come aperitivo accompagnato ad un bel bicchiere di Martini?"
"Non devi per forza ucciderlo, io non lo farò"
"Non essere infantile, Mikey! Sai benissimo che non è questione di volere o no, è la nostra natura! Hai mai sentito la storia della rana e dello scorpione?" Non aspetto nemmeno che Mikey gli rispondesse ".. bene, lasciami racontartela. Una volta unao scorpione doveva attraversare un fiume, così chiedere aiuto ad una rana lì vicino. La rana sebbene incerta se fidarsi dello scorpione, si offrì di aiutarlo. Lo scorpione le disse  <>. Ma a metà percorso, lo scorpione la punse e la colpisce con il suo aculeo velenoso. La rana disperata e morente gli chiede il perchè e lui, prima di annegare, le risponde E' la mia natura" Gerard guardò furioso Mikey, arrabbiato con il destino che lo aveva trasformato in un mostro "..Frank è la rana, io non potrei mai cambiare la mia natura, sono destinato ad essere ciò che sono" guardò il fratello con tristezza e sussurrò "un mostro solitario"
Se ne andò dalla cucina e si chiuse in camera sua, buttando tutti quei fogli.
Si guardò allo specchio e vide il suo riflesso.
Un bellissimo uomo di vent'anni, con gli occhi neri come la pece e lo sguardo perso lo fissava.
Diede un pugno allo specchio, sapendo che i frammenti di vetro non gli avrebbero tagliato quella pelle così pallida.
C'è una sola cosa che noi umano non possiamo cambiare.
Ed è l'essere noi stessi.
Possiamo cammuffarci, ma la nostra natura sarà sempre lì, a raffiorare nei momenti meno opportuni.
Gerard si sedette sul letto e desiderò di essere un umano, anche il più brutto della specie, per poter stare accanto a quel ragazzo senza avere l'istinto di ucciderlo.

~


__


Post un po' lunghetto per i miei gusti, ma spero che ne siate contente!
Dovevo farmi perdonare per il ritardo, ma la mia scuola batte tutti quanto campione di rompimentodicoglioni10oresu10.
Ho un sonno della peppina e sono imbufalita con il mondo.
Blah.
Dedico questo posto alla Lau che è stata ad aspettare che il mio mac rincitrullito facesse la pace son msn <3
Ah, Heath Ledger R.I.P (L)

@BlueAndYellow: Gerard che fa le figuracce fa godere persino Mr Burns dei Simpsons. :D
@Darklady: eccotti un post lunghetto, spero che ti soddisfi! <3
@LovelyDead: tu sei troppo buona invece u.u  ps. devo ancora commentare la tua fantasmagorica ff con Gerard in versione pasticcino *.* me lo immagino con un costume di gomma piuma a forma di bigné cioccolatoso aww <3
@Twinna: ti amooo
@Elyrock: ma tu la devi smettere di scrivere così dannatamente bene da qualsiasi parte é_è no perchè se continui così mi sa proprio che diventerai la scrittrice che conquiesterà il mondo, signorina bella u.u cioè ma quanto ti voglio benee? <333333 e mi hai fatto i migliori complimenti del mondo scrivendo tutto questo aw <333
@fakeromance: Mikey ed i suoi cupcakes che fanno tanto checca sono un mito u.u ahah <3
@the fantasy: minori forever u.u mi sa che fonderò un fanclub "Frankie-Candy la vittima del secolo" :°D cucciolo lui <3
@RiceGrain: aww grazie <3 spero che ti piaccia il nuovo capitolo.
@blaise: eh lo so, era cortino ;O; spero che questo lo sia stata di meno! <33
@Idra: aw viva gli incasinamenti positivi *_*
@lauu: la mammona del franco verrà svelata dopo, abbi fede, sorella u.u e comunque sei troppo buona (muffinosa), non sono così brava y.y <333333
@blinka: ow, nu vedrai che il mio sadismo diminuerààààà! :°D
@isult: aw hai fatto una riba! arrabbiato, tristolino, poro cerbiattino *O*
@ElfoMikey: Mikey vampiro *ç*
@Giuxxx: ti ho detto tutto nell'email amour. i love you too gugugugugugugu



poetictragedy.



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Capitolo 8
*** Huit. ***


Huit.

Le ore di inglese non erano mai state così noiose per Frank.
Di solito lui era il più bravo ed il più attento durante le lezioni di Mr Pump; sapeva scrivere alla perfezione e conosceva tutte le regole della poesia, dell'inglese in generale.
Gli piaceva immergersi in quel mondo fatto di storie che non lo coinvolgevano, personaggi dalle personalità più stravaganti, città che non aveva mai visitato ed emozioni che forse non aveva mai provato.
Tutto questo per lui era un grande hobby, ma sentiva quel piacere essere sparito quella mattina.
Il mal tempo era tornato, portando una spessa nebbia che avvolgeva le case del New Jersey, l'umidità aveva fatto curvare le punte castane dei suoi capelli ed il naso continuava a bruciargli, forse per un raffreddore imminente.
Avrebbe dovuto vestirsi di più, lo sapeva.
"Datemi le vostre relazioni sul libro che vi ho dato da leggere..."
La voce del professore giungeva lontana alle orecchie di Frank, che era perso fra i suoi mille pensieri.
"La tua relazione, Frank"
Quinn diede una gomitata sul fianco dell'amico, che grugnì dal dolore e poi incontrò lo sguardo paziente del professore.
"La relazione, Frank" ripeté, senza perdere la calma.
"Quale relazione?"
La campanella suonò e gli alunni uscirono dall'aula, pronti per la prossima tortura della mattinata.
Rimasero solo Frank e Mr Pump, dato che Quinn era andato a fumarsi una sigaretta con Bert, che lo aspettava impaziente fuori dalla scuola.
Quinn e Bert erano diventati molto strani con Frank: lo evitavano e tra di loro c'erano sempre lunghi silenzi, accompagnati da rari scambi di parole, che assomigliavano più a dei monosillabi.
Mr Pump si tolse gli occhiali e sospirò, guardando quello che era sempre stato il suo alunno preferito.
I suoi occhi, una volta pieni di voglia di vivere e di imparare, si erano un po' spenti, diventando vaghi e pieni di qualcosa che non riusciva a decifrare.
"Frank, che ti succede?"
"Uhm?"
"Prima la relazione, poi Johanne.. Sei sicuro di star bene? A casa tutto a posto?"
Le domande del professore erano come proiettili salati nel corpo di Frank.
Tutte le ferite si aprivano, ignare dai litri di disinfettante che ci avevo messo sopra durante gli anni.
Perchè Johanne era stata un disinfettante per lui.
E Quinn e Bert anche.
Erano state le persone che avevano tamponato con cura quelle cicatrici, quei ricordi che gli bruciavano come sale sulla carne cruda.
E tutto ormai stava svanendo.
"Perchè le dovrebbe interessare?" chiese con tono forse troppo acido.
"Ricordo quel tuo tema, Frank. Non sono del tutto tonto, ragazzo. Mi preoccupo di te, non sei più il solito"
Frank si alzò, facendo sollevare la sedia dal suolo, che cadde per terra.
"Non sono affari suoi, professore. E quel tema era solo un tema, non capisco perchè lei se lo ricordi ancora. Arrivederci"
Uscì dall'aula e andò fuori dalla scuola, raggiungendo i suoi due migliori amici, che bisbigliavano animatamente.
"Ciao ragazzi, che si dice?"
Quinn e Bert si voltarono, finendo si bisbigliare e sorrisero incerti.
"Hey Frankie" sussurrò Quinn, lisciandosi una delle ciocche bionde e ordinate.
Era nervoso e Frank lo sapeva.
"Cosa c'è?"
"Niente!" esclamarono tutti e due, diventando paonazzi.
Frank era stufo di dover essere ignorato dai suoi migliori amici, aveva avuto abbastanza rogne in quei giorni.
"Ma si può sapere cosa avete voi due?" sbottò, accendendosi una sigaretta.
Quinn guardò l'asfalto del cortile e alzò gli occhi solo per incontrare quelli di Frank, disperati per non aver trovato una risposta.
"Niente Frankie, è per colpa del test di Chimica. E' così incomprensibile!" disse Quinn con voce fin troppo acuta.
Frank gettò la sigaretta per terra e sbuffò.
"Vabbé, ciao"
Se ne andò via così, con il cuore che gli batteva per le parole che avrebbe voluto dire, ma che aveva tenuto dentro di lui.


~

Gerard entrò nella sala professori, si sedette fra la professoressa di Filosofia e quella di Matematica.
Due donne basse e tozze, che guardavano con occhi a cuoricino l'uomo fra di loro.
Gerard Way era stato l'oggetto delle discussioni di tutto il liceo.
La porta si chiuse e Mr Pump si sedette di fronte a Gerard, aprendo la sua cartellina.
"Mr Way, come si trova in questa scuola?" chiese languidamente una delle professoresse.
"Uh, molto bene, devo dire"
"Ha già incontrato qualche alunno prodigio?" disse la professoressa di matematica, ridacchiando.
Gerard pensò a Frank e il suo disegno del sole.
Sì, c'era esattamente qualcosa di veramente prodigioso negli occhi nocciola di quel ragazzo.
"Beh c'è una ragazzo nella mia classe. Si chiama Frank Iero, è un ragazzo molto sveglio ed intelligente"
Le professoresse annuirono e si dileguarono davanti alla macchina della caffé, loro unica compagna di vita.
Mr Pump, invece, alzò lo sguardo, diventato fuoco dopo aver sentito il nome di Frank nell'aria.
"Lei conosce Frank?" chiese, quasi un sussurro.
Gerard annuì, guardando negli occhi azzurri del professore davanti a lui.
Gli pareva una creatura così goffa e tonta.
Un uomo di quarant'anni, con il pallino della letteratura inglese, la casa piena di gatti neri e l'unica felicità della sua vita era il suo alunno preferito, Frank Iero.
"E' un alunno geniale.." disse con forse troppa nostalgia nella voce.
"In che senso geniale?" chiese Gerard, portando la tazza di caffè vicino alle labbra sottili.
"Ha un grandissimo modo di espressione, l'altr'anno ha fatto un tema veramente toccante. Ha vinto un premio per quello. Tutti lo hanno adorato, tranne suo padre. Mi ricordo che Mr Iero prese il figlio per il colletto della camicia e lo scosse, come se volesse far uscire tutto ciò che aveva in testa il ragazzo. Fu una cosa imbarazzante per lui e shockante per noi"
Gerard cercò di non apparire troppo incuriosito e stupido dalla storia che gli era appena stata raccontata.
"Devo avere la copia del tema da qualche parte.." aggiunse il professore, rovistando con le mani grandi la cartellina piena di fogli sparsi.
"Potrei darci un'occhiata? Mi piace molto leggere i temi, nonostante io legga i disegni che fanno i miei alunni"
Mr Pump alzò lo sguardo, attratto da quel sorriso un po' inquietante del nuovo professore.
Annuì distrattamente e poi gli porse un foglio.
"Ora, se non le dispiace, devo andare a fare lezione. Me lo potrebbe rimettere nel cassetto?"
Gerard afferrò il foglio ed annuì distrattamente, già preso dalla scrittura di quel ragazzo.
Era una scrittura un po' disordinata, come se i pensieri dello scrittore fossero stati messi sul foglio in modo confuso.
Non riusciva a leggere in mezzo a quei professori, a quella gente che non aveva niente a che fare con lui.
Uscì dall'aula e si diresse verso la terrazza in cui era stato due giorni prima con Frank.
Sedendosi sul muretto, si chiese se Frank si sarebbe ricordato che avrebbero avuto una lezione quel giorno, ma scacciò il pensiero dalla sua testa, tornando a guardare il foglio che aveva fra le mani.

Titolo: Scrivi su qualcosa che ti ricorda un momento felice.

Se analizzo i miei diciassette anni di vita, riesco a ricordare qualcosa che mi ha riempito il cuore di felicità in passato.
Come il mio primo compleanno, il giorno in cui ho conosciuto i miei migliori amici, o la domenica mattina.
La domenica mattina è un giorno qualunque, vissuto da chiunque, solo in modo diverso.
C'è chi va in chiesa a pregare per qualcuno che non conoscerà mai, ma che gli darà il coraggio di iniziare la nuova settimana; chi si prepara per la giornata al mare, chi fa il barbecue e chi prepara i dolci.
Mia madre era una di quelle.
Mi svegliavo la domenica mattina con le narici piene di un profumo delizioso e quel profumo era l'unica cosa che mi dava la voglia di abbandonare le mie coperte con Batman disegnato sopra.
Scendevo per le scale, piano piano, per non svegliare mio padre che dormiva sicuramente.
E una volta in un cucina la vedevo.
Mia madre.
I capelli castani un po' mossi che ricadevano sulle spalle minute, la luce del sole che le illuminava il viso, dandole un'espressione angelica.
Avevo visto poche donne nella mia piccola vita, ma ero sicuro che mia madre fosse la donna più bella del mondo.
Mi sorrideva e mi dava una tazza di cioccolata calda, densa e fumante come piaceva a me.
Poi tornava ad impastare l'impasto per i cupcakes, dolci che sapeva che mi facessero impazzire.
Ogni domenica decorava i cupcakes in maniera diversa, sorprendendomi per la scimmietta di glasse sopra il dorso del dolce, la ciliegia caramellata, il ripieno di nutella.
Dopo aver finito la cioccolata, ricordo che mio padre scendeva, ancora nel suo vecchio pigiama blu e abbracciava la mamma, come se l'avesse potuta perdere da un momento all'altro.
Io rimanevo in silenzio a guardare affascinato ciò che fa impazzire la gente di tutto questo mondo.
L'amore.
Poi mia madre ci affidava dei compiti e tutti e tre, ridendo, preparavamo i cupcakes.
Sorridevamo, con le mani sporche di crema e di cioccolato, i miei gridolini di gioia nel vedere che i cupcakes lievitavano nel forno, il profumo di dolce sparso in tutta la casa.
Io poi mi affacciavo fuori dalla finestra e guardavo il sole.
Sapevo che la luce del sole fosse più forte della mia vista, così vedevo una palla infuocata molto sfumata.
I suoi raggi li sentivo sulle mie guance, sugli occhi dei miei genitori e dentro la nostra cucina.
Il sole era ciò che illuminò la nostra casa per un po' di tempo, finchè finì di illuminare ciò che cominciò a spegnersi dopo un po' di mesi.
Il profumo di dolci sparì e quello di guerra volava tra i ritratti, che mio padre rompeva per terra ad ogni litigata.
Un giorno d'inverno lei se ne andò.
Il sorriso e i capelli mossi uscirono da quella porta che aveva oltrepassato vestita di bianco.
Con le lacrime agli occhi, mi guardò e aprì la bocca come per dire qualcosa, ma poi la chiuse.
Se ne andò senza dire niente.
E io non seppi mai niente.
Seppi solo che il suo corpo galleggiò per un po' sopra l'acqua del fiume a Newark prima di essere ritrovato da un passante.
A volte mi capita di sentire ancora quel profumo di dolci e a volte vedo anche quel sorriso.
Ma mi accorgo solo di volerli vedere.
Vorrei che lei fosse lì con i raggi invisibili del sole sfuocato tra i suoi capelli, le mani immerse nell'impasto e la cioccolata calda a fianco, pronta per essere bevuta da me.
Vorrei che mio padre indossasse ancora quel pigiama blu, senza dover accorgermi che tipo di persona lo indossi ora.
Vorrei essere ancora quel bambino con le guance riscaldate dal sole.
Ma il mio volere si trasforma in rabbia, rabbia verso chi me l'ha portata via.
Mio padre mi ha portato via il mio sole sfuocato, i miei raggi invisibili e la mia cioccolata calda fumante.
Mi ha portato via il primo giorno del liceo, la prima cotta e il primo bacio.
Mi ha portato via i miei giochi, le mie risate e la mia felicità.
Mi ha portato via l'infanzia.
Mi ha portato via il padre che era prima.
E soprattutto mi ha portato via mia madre, la persona che mi ha sempre capito solo guardandomi negli occhi, occhi che erano un po' come i suoi.
Occhi che facevano finta di essere felici, proprio come i miei.


"Professore?"
Gerard alzò lo sguardo ed incrociò quello di Frank, che stava davanti a lui con un espressione inebetita.
"S-sì?"
Era rimasto come shockato dalle parole che aveva appena letto, tutte le emozioni che aveva appena letto.
Così quel ragazzo soffriva.
Quel ragazzo con lo sguardo da Bambi ed il sorriso perenne, moriva dentro.
Era come un fiore bellissimo con il polline avvelenato.
Frank si accorse dello sguardo del professore e guardò preoccupato il foglio che teneva fra le mani perfette e pallide.
"Ma questo è.."
"Perché non lo hai detto prima? Del sole sfuocato, intendo"
"Mi dia quel foglio" rispose rabbioso Frank, tendendo la mano davanti al viso del professore.
Gerard scosse la testa e si alzò, guardando sconcertato il ragazzo.
"Frank, perché non lo hai detto prima?"
"Mi dia quel foglio! E' mio!"
Frank sentì gli occhi pizzicargli dalle lacrime che si stavano creando lentamente.
Aveva paura.
Paura che quell'uomo davanti a lui sapesse tutto su di lui, soprattutto sapesse di una cosa così importante.
"E' MIO! ME LO DIA!" cominciò ad urlare, piangendo e dimenandosi con le braccia per cercare di prendere il foglio.
Gerard poi lo fermò, mettendo le mani sulle sue spalle e poi sul suo viso, caldo e liscio come la seta.
Aveva le guance arrossate e gli cadevano due o tre lacrime dagli occhi.
I loro visi erano vicini, troppo vicini per un alunno ed un professore che stanno parlando.
"Calmati, Frank. E' tutto ok"
Frank guardava le punte delle sue etnies scolorite, aveva il respiro affannato e si odiava per star piangendo di fronte a lui.
Lui che lo guardava con occhi mai visti prima.
Lui che era sicuro di non considerare quel ragazzo solo uno dei suoi alunni.
Lui che aveva il desiderio di affondare i denti dentro il collo profumato di quel ragazzo, ma che combatteva contro sè stesso, perché non avrebbe potuto mai.
"Io.. vorrei...solo.." sussurrò Frank fra i singhiozzi.
Alzò lo sguardo ed incontrò gli occhi verdi ed oro di Gerard, che lo guardava con un'espressione mai vista.
Rimase così, a piangere e a guardarlo negli occhi.
Fece una cosa molto stupida, senza pensare alle conseguenze.
Si avvicinò alle labbra sottili dell'uomo e lo guardò negli occhi.
Non sapeva cosa stesse facendo, stava agendo in base all'istinto.
E l'istinto gli diceva che posare le labbra su quelle di Gerard fosse la cosa giusta.
Ma l'istinto di Gerard, no.
Il cuore di Gerard, ammesso che ne avesse uno, forse sì, ma il suo istinto gli stava dicendo di sbranarsi quella fragile creatura che aveva così vicino.
Così poggiò le mani sul petto di Frank e lo scostò da lui, con un'espressione di completo dolore sul viso.
Un'espressione che Frank non riuscì a decifrare, perchè pensò solo a ciò che aveva appena cercato di fare.
Baciare il suo professore di Arte.
"Mi dispiace, non so cosa mi sia passato per la testa. Mi scusi" disse Frank, voltandosi per andarsene.
"Frank!" gli afferrò un braccio e lo fece voltare. Perchè non noti il dolore nei miei occhi, piccolo Frank? pensò Gerard, guardando il ragazzo con un'espressione di completo dolore.
"Non è possibile che accada. Sarebbe ingiusto"
"Non la seguo"
"Sarebbe ingiusto per te e per me" Gerard lo guardò, lasciandosi scappare un sospiro ".. mi dispiace, Frank"
"Non importa, tanto non ho capito cosa mi stia cercando di dire. Arrivederci"
Così Frank sparì per l'ennesima volta, solo che questa volta si sentiva così confuso da voler battere la testa sul muro più vicino.
Perchè aveva cercato di baciare il suo professore?
Cosa  gli era passato per la testa?
Bella domanda.
Era la stessa domanda che pensava il vampiro, Gerard.



Ok, ok chiedo perdono.
Primo, questo capitolo non mi piace proprio.
Non mi convince >-<
Secondo ero a Berlino, quindi non sono riuscita ad aggiornare.
Sono stanchissima, quindi risponderò alle recensioni al prossimo capitolo.
Grazie mille per aver recensito <33

poetictragedy

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Capitolo 9
*** Neuf. ***


Neuf.

C'era qualcosa di  curioso nel modo in cui Frank Iero passava i pomeriggi a sospirare, leggere, suonare, battere la testa sul muro, dormire.
Faceva di tutto, eccetto chiarirsi le idee.
Sembrava quasi che non volesse chiudere il flusso di pensieri che gli vorticavano nella testa.
Forse sarebbe stato più facile dimenticare ciò che era successo cinque giorni prima, su quella terrazza con il suo professore di arte, invece di affrontare la discussione.
Chiuse l'ennesimo libro finito in breve tempo e sospirò, guardando la pioggia che si abbatteva sui marciapiedi del parcheggio della scuola.
Per tutti quei giorni si era detestato per essere stato così impulsivo, per essersi messo in ridicolo davanti a quell'uomo così perfetto.
In quei giorni aveva paura di incrociaro per i corridoi, dover affrontare quegli occhi color miele e biascicare qualche parola per non fare brutta figura.
Ma questo non era accaduto.
Per cinque fottuti giorni, Gerard Way era scomparso.
Sparito nel nulla.
Frank non sapeva sentirsi sollevato o triste per questo, così trascorreva la maggior parte del proprio tempo camminano su e giù per la stanza, scrivendo pezzi di canzoni con la matita e cancellandole sbuffando.
Era ciò che poteva essere comunemente definito come Anima In Pena.
Si alzò dal letto e schiacciò il naso contro il vetro della finestra, appannandolo con il calore del fiato.
Guardò gli studenti del collegio che si affrettavano a ripararsi dalla pioggia, ridendo e scostandosi i capelli bagnati dalle guance.
Frank aveva nostalgia di tutto quello.
Dell'essere un adolescente.
Poi vide una Mercedes Nera parcheggiata nei posti riservati ai docenti e una chioma corvina provenire all'interno dell'auto.
Sentì il cuore scappare dalla gabbia toracica.
Era tornato.
Gerard era tornato.
Si sedette sul letto, ancora confuso da quello che era appena successo.
Aveva paura.
Paura perchè ora non avrebbe avuto più scuse per non affrontare la realtà.
Avrebbe dovuto alzarsi da quel letto e chiarire tutti gli eventi accaduti cinque giorni prima.
Si alzò dal letto e guardò il proprio riflesso sullo specchio.
Era pronto.

~

Quando arrivò davanti alla porta della sala docenti, respirò profondamente tre volte.
Scavò dentro di sé e cercò di afferrare più coraggio possibile per bussare sulla porta, appena socchiusa.
Proprio quando stava per bussare, sentì una voce femminile provenire dall'interno della stanza.
".. Gerard, non essere infantile. Sai benissimo quanto ci apparteniamo, ma evidentemente questo ti deve essere accettare"
"Io so di appartenerti, non ho bisogno di doverlo accettare"
"Allora perchè questo? E' una nuova moda tra quelli della  nostra specie? Fare una cosa del genere può costarci cara, Gerard, lo vuoi capire? Non ci sarà più un "noi", solo un ammasso di carne"
Il cuore di Frank accellerò, sentendo quelle parole.
Allora Gerard aveva una donna.
Una donna anche incazzata.
E cosa significava la parola della nostra specie? Cosa nascondeva Gerard?
"Mi rendo perfettamente conto della gravità della situazione, ma farò come ho detto. E non sarai certo tu a fermarmi"
Un silenzio cadde.
Il cuore di Frank poteva essere perfettamente udito da qualsiasi umano.
"Lo sento. Ora ti chiedo di andare"
"Come vuoi. Non venire da me quando distruggerai tutto per la seconda volta"
"Vattene"
La voce di Gerard sembrava quasi un ringhio, intriso di rabbia e frustrazione.
La porta si aprì e Frank guardò sorpreso una donna bionda, di una bellezza straordinaria, uscire dalla stanza con aria incazzata.
La misteriosa donna lo fulminò con lo sguardo di ghiaccio e se ne andò velocemente, lasciandolo paralizzato.
Sentì tutte le speranze cadere nel baratro totale, dopotutto era una donna bellissima, come avrebbe potuto competere con lei?
"Frank"
La voce fu per lui come una carica elettrica nel cervello.
Tutti i muscoli, il sangue, i neuroni sembrarono riattivarsi dopo aver udito quella voce.
"S-sì?"
"Entra. Hai bisogno di qualcosa?"
Gerard era girato verso la finestra, dandogli le spalle.
Frank entrò nella stanza, che odorava di sigarette, e chiuse la porta silenziosamente.
"Ehm sì.. vorrei parlarle.. cioè è da tanto che vorrei farlo.. ma insomma.. lei non c'era. così.. boh" disse, torturandosi le mani dal nervoso.
Gerard si voltò, gli occhi più dorati del solito e fece un sorriso che avrebbe potuto sciogliere anche la persona più acida del pianeta.
"Mi mancavano le tue frasi sconnesse"
Frank sorrise nervosamente, non sapendo se essere offeso da quella affermazione.
"Hai voglia di prendere un caffè? C'è uno Starbucks all'angolo, nessuno se ne accorgerà se usciamo per cinque minuti"
Frank sbarrò gli occhi, credendo per un minuto di star sognando.
"Devo passare a prendere la felpa"
"Prendi il mio giubbotto, io non ho freddo" disse l'uomo, lanciandogli il giubbotto.
Arrivarono davanti alla porta e Gerard gli sorrise con uno strano luccichio negli occhi, che Frank non riuscì ad interpretare.
Cos'era?



~

Gerard sospirò, guardando fuori dall'enorme vetrata dello Starbucks.
I capelli neri si stavano asciugando con il caldo del locale, la maglietta era appiccicata al corpo, cosa che continuava a far impazzire Frank.
"Odia la pioggia?"
"Perchè mi dai del lei?" La risposta arrivò più veloce di un razzo.
Frank arrossì, cominciando a togliere i fazzoletti di carta dal contenitore al centro del tavolo.
"..lei è un professore. E' un mio dovere"
Gerard sorrise, forse con un po' di tristezza nello sguardo e si perse negli occhi del ragazzo.
"Non esistono doveri al mondo. A parte quello di vivere, ma quella forse è più un dovere che si trasforma in scelta"
Una cameriera comparve, prima che Frank potesse rispondere a quella frase.
La ragazza spostò subito lo sguardo verso Gerard, che fissava il paesaggio fuori dalla vetrata, come se stesse aspettando qualcosa.
Non sapeva quanto gli umani fossero attratti e accecati dal bagliore della sua bellezza, totalmente disumana.
Ordinarono un caffè ed una cioccolata calda con la panna sopra e poi tornarono in silenzio, tutti e due persi a pensare a cosa fare.
"Ecco la cioccolata ed il caffè" disse la cameriera, guardando negli occhi Gerard, che non la degnò  nemmeno di uno sguardo.
La ragazza tornò in cucina, un po' delusa dal fatto di non essere stata calcolata da quell'uomo.
"Fa sempre quest'effetto sulle ragazze?" chiese, senza pensarci, Frank.
Gerard alzò lo sguardo, confuso da quelle parole e lo guardò con il sopracciglio alzato.
"Di che effetto parli?"
"Niente.. stavo.. uhm.. parlando all'aria" disse, arrossendo.
Gerard guardò il ragazzo arrossire sotto la luce del sole, appena spuntato debolmente dalle nuvole.
Come poteva essere un umano così splendido?
Ringraziò il cielo di aver già mangiato, sennò gli sarebbe saltato addosso e Iero avrebbe potuto dire addio al proprio fragile collo.
Furono interrotti dalla cameriera, tornata dalla cucina con due tazze enormi e fumanti.
Il profumo dolce della cioccolata si intrecciava a quello del caffè aspro, ma intenso.
Due cose con gusti diversi, ma che assieme erano deliziose.
L'unica cosa che Gerard amava del mondo umano era proprio il fatto che ogni cosa avesse un odore.
A parte l'amore ovviamente.
Sorrise fra sè e cominciò a soffiare lentamente sulla bevanda, sotto gli occhi confusi del ragazzo.
Frank non riusciva ad essere tranquillo.
Vedere quell'uomo dopo cinque giorni era come per un eroinomane vedere la propria dose su un vassoio d'argento.
Continuava a muovere la gamba, come se fosse stato appena punto da un qualche insetto esotico.
Girando la cioccolata calda con il cucchiaino, si chiedeva perché il professore non facesse parola su ciò che fosse successo nei giorni precedenti.
E' naturale, idiota. Come potrebbe importargli di ciò che ha fatto un alunno?
"Volevo parlarti di una cosa importante"
La voce di Gerard interruppe il flusso di pensieri contorti di Frank, che alzò lo sguardo con timore di sentire parole che non avrebbe voluto.
"O-ok"
"Sempre se a te non rechi fastidio" accennò un sorriso gentile.
Recare? Perchè parlava così?
"Dipende dall'argomento.."
"Interessante atteggiamento"
"Cosa intende per interessante?" chiese un confuso Frank, perso negli occhi verdi del professore che lo analizzavano.
"..niente. Trovo molto curioso il tuo modo di sfuggire dai problemi. Sei totalmente privo di corruzione, ma pieno di paura. Non so quale dei due sia peggio"
Frank sentì l'orgoglio bruciargli nel petto e quasi soffocò con la sua stessa lingua, che fremeva per sputargli parole addosso.
"IO NON SFUGGO DAI PROBLEMI"
"Perchè stai urlando? Ci sento benissimo, Iero"
Frank arrossì, spaventato dalle parole dell'uomo, che avevano fatto nascere qualcosa dentro il suo petto.
Rabbia?
Probabile.
"Io non sto urlando" sussurrò, guardandosi i palmi delle mani.
Era rosso di vergogna. Umiliato dalla persona che più lo faceva impazzire sul pianeta.
"Sai che è difficile parlare con una persona che arrossisce?"
Frank provò un odio profondo verso le proprie guance e abbassò lo sguardo, fissando la zuccheriera con attenzione, per non incrociare lo sguardo con l'uomo.
"Scusi.." sussurrò più a sé stesso, che al professore.
Gerard non riuscì a trattenere la voglia che gli bruciava dentro.
Allungò la mano e gli sfiorò le guance, guardandolo con tristezza.
"Non sai proprio distinguere le critiche, dagli elogi" si lasciò scappare un sorriso "trovo che arrossire sia una cosa magnifica da vedere. Mi ricordano una persona viva"
Frank alzò lo sguardo, spaventato e sorpreso da quello strano comportamento di Gerard.
Il cuore gli pulsava con vigore nel petto, impedendogli di respirare naturalmente.
Incontrò il suo sguardo e, quando Gerard si accorse di ciò che avesse appena fatto, tolse le dita dalle guance del ragazzo e guardò il caffè che aveva sotto il naso con odio.
"Credo che tu debba andare ora" disse, quasi ringhiando.
Si detestava per aver allungato quelle dita verso quelle morbide guance.
Non avrebbe dovuto osare così tanto.
Frank sarebbe stato in pericolo e lui non se lo sarebbe mai perdonato.
Il ragazzo guardò confuso il professore, ancora shockato dagli avvenimenti precedenti.
Non riusciva a capire come mai un momento prima accarezzava la sua guancia e un attimo dopo lo stava allontanando.
Cosa passava per la mente di quel moro dagli occhi dorati?
"Gerard, ma.."
"Frank, credimi. E' meglio che tu vada" ringhiò di nuovo, guardando fisso verso di sé.
Ma Frank era stufo di dover tacere davanti a quegli atteggiamenti del professore, che sembrava tutto fuorchè normale.
"Io non me ne vado da nessuna parte. Ora mi spiega il suo comportamento"
Gerard alzò finalmente lo sguardo, frustrato dal fatto di dover ammettere i suoi gesti.
"Eri sporco sulla guancia, nient'altro"
Frank sbuffò, rassegnato e afferrò la giacca, uscendo velocemente dal bar con la rabbia che lo bruciava dentro.
Gerard lo seguì con lo sguardo, sbattendo i pugni sul tavolo violentemente.
Lasciò una banconota da cinque dollari sul tavolo e si diresse fuori dal bar, cercando con lo sguardo il ragazzo.
Ancora una volta aveva rovinato un momento perfetto.
Un momento perfetto con la persona perfetta.
Ma come avrebbe potuto spiegare a quella creatura così fragile, con quegli occhi così innocenti e curiosi, che tutta la sua vita sarebbe stata un immenso pericolo per lui?

Dopo aver attraversato la strada di corsa, arrivò davanti alla scuola, infilandosi poi tra i corridoi verso il dormitorio maschile.
Era stufo di dover fare il demone vestito da angelo, astenersi dalla voglia di conoscere quel ragazzo più a fondo, capire e perdersi in quegli occhi nocciola.
"Lei dove crede di andare?"
Guardò una signora sulla cinquantina, gli occhiali sopra il naso adunco e lo sguardo annoiato.
Appena notò la bellezza dell'uomo di fronte a lei, la signora sorrise in modo stupido ed imbarazzante.
"Cerco la stanza di Frank Iero" disse con voce seducente Gerard.
"Ultima camera sulla destra"
Gerard non ascoltò altro e corse verso il corridoio, che sembrava interminabile nonostante corresse più veloce di un ghepardo.
Arrivò davanti ad una porta bianca, su cui era attaccata una targhetta d'oro.
Camera di Iero Frank e Allman Quinn.
Cercò di ordinarsi i capelli corvini e, con la tensione che si accumulava nella mente, batté sulla porta.
Due minuti per lui interminabili passarono prima che la porta bianca si aprì e un ragazzo biondo, quello di quel giorno in mensa, lo scrutò con un velo di curiosità nello sguardo.
"Professor Way?"
"Ehm, sì, sono io"
"Cerca qualcuno?" chiese Quinn, non avendo risposte dall'uomo di fronte a lui, forse troppo teso per trovare le parole giuste.
"Quinn, chi è alla porta?"
Una voce nasale seguita da un soffiarsi il naso, giunse alle orecchie di Gerard, che incrociò lo sguardo con quello di Frank.
Aveva gli occhi arrossati, il colore delle iridi era ancora più chiaro, probabilmente per le lacrime che erano nate tre secondi prima.
Gerard si sentì ancora più in difficoltà nel trovare quelle parole che da giorni, durante il periodo di caccia, lo avevano assillato fino alla pazzia.
"Devo parlarti" guardò Quinn "da soli"
Frank spostò lo sguardo verso l'amico, che si dileguò dentro la camera, lasciando i due da soli a guardarsi negli occhi senza sapere cosa dire.
Il professore e l'alunno.
Il vampiro e l'umano.
Il cioccolato amaro e il cioccolato al latte.
"Halloween si avvicina, devo andare a comprare delle cose per una specie di festa in casa mia. Ho bisogno di un consiglio giovanile e mi chiedevo se tu..."
"Aspetta un secondo. Mi stai chiedendo di andare a prendere delle stupide caramelle per il giorno del mio compleanno solo per una stupida festa, dopo avermi trattato in questo modo? No, Gerard o signor Way, come diavolo vuoi che ti chiami. Io non sono solo un alunno, sono una persona, ci hai mai pensato?! E' tanto facile per te trattare la gente con così semplicità, tu sei proprio come gli altri miei compagni. Quelli della squadra di football, belli, muscolosi, vincenti. Come le cheerleader e anche come le reginette della scuola. Perchè voi belli  trattate noi in questo modo solo perché vi sentite profondamente annoiati? Io sono STUFO!"
Gerard guardò il ragazzo, rosso per la rabbia e ancora con gli occhi rossi dai pianti precedenti.
Sorrise ironicamente e gli si avvicinò, sfiorandogli la guancia, che si imporporì  all'istante.
"Hai una strana concezione di bellezza, Frank. Non è certo il momento adatto per farti accorgere di come tu sia, non lo capiresti e qualcuno potrebbe sentirmi. Però per favore, ho bisogno che tu venga con me in quel posto"
Frank era come perso negli occhi dorati di quell'uomo, che sembrava essere una nuova persona.
Era quasi spaventato dall'improvviso cambiamento del professore, così sospirò e guardo per terra, sentendo la rabbia che lo aveva fatto scoppiare in lacrime cinque minuti prima svanire del tutto.
"O-ok lo farò" lo guardò "A patto che lei continui a darmi lezioni di arte"
"C'è anche da chiederlo?" rispose con un sorriso.
"Ciao Frank, a domani" gli arruffò i capelli e sparì, voltandosi più volte verso di lui sorridendogli.
Frank continuò a guardarlo, ancora incapace di credere che per una volta avesse finito di parlargli senza dover scoppiare in lacrime o a disperarsi per motivi stupidi.
Per la prima volta dopo un mese sorrise felice.



___


Lo so, lo so.
Sono in immenso ritardo.
E lo sono anche ora.
Grazie per le recensioni, vi amo <3333

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