FATHER and DAUGHTER

di purplelight
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Father ***
Capitolo 2: *** ISABEL ***
Capitolo 3: *** IL VESTITO DI PAPA' ***
Capitolo 4: *** Scortese ***
Capitolo 5: *** Il capitano ***
Capitolo 6: *** IL DOTTORE ***
Capitolo 7: *** Famiglia ***
Capitolo 8: *** incubi interrotti ***
Capitolo 9: *** Abbandono ***
Capitolo 10: *** John e Rose ***
Capitolo 11: *** Paura ***
Capitolo 12: *** Il cielo nero ***
Capitolo 13: *** IL SUO RICORDO ***
Capitolo 14: *** il mio passato ***
Capitolo 15: *** Belìal ***
Capitolo 16: *** prime verità... ***
Capitolo 17: *** prime verità....2 parte ***
Capitolo 18: *** Le porte di Belìal ***
Capitolo 19: *** Inquietanti conseguenze ***
Capitolo 20: *** Il Dio solitario ***
Capitolo 21: *** chiarimenti ***
Capitolo 22: *** Umano ***
Capitolo 23: *** Risoluzioni parte 1 ***
Capitolo 24: *** Risoluzioni parte 2 ***
Capitolo 25: *** Risoluzioni parte 3 ***
Capitolo 26: *** tempi paralleli ***
Capitolo 27: *** John ***
Capitolo 28: *** la casa part 1 ***
Capitolo 29: *** Isabel parte 2 ***
Capitolo 30: *** L'arma ***
Capitolo 31: *** Nuove risposte ***
Capitolo 32: *** BIVIO ***
Capitolo 33: *** Limbo ***
Capitolo 34: *** Per amore parte 1 ***
Capitolo 35: *** Per amore parte 2 ***
Capitolo 36: *** Per amore parte 3 ***
Capitolo 37: *** Nel cuore, le ombre ***
Capitolo 38: *** La chiave ***
Capitolo 39: *** il paradosso ***
Capitolo 40: *** il giudizio parte 1 ***
Capitolo 41: *** il destino di ognuno ***
Capitolo 42: *** Lei ( parte 1) ***
Capitolo 43: *** Lei (parte 2) ***
Capitolo 44: *** Il disegno (part 1) ***
Capitolo 45: *** Il disegno (part 2) ***
Capitolo 46: *** Il disegno (part 3) ***
Capitolo 47: *** La mattina ***
Capitolo 48: *** Lianne ***
Capitolo 49: *** Il sorriso di David ***



Capitolo 1
*** Father ***


father


La luce calda d'agosto illuminava l'intonaco scrostato del soffitto.
L'aria era calda e umida,un profumo di fiori dolciastro entrava dalle fessure delle persiane socchiuse.
John era disteso sul letto, le mani dietro la nuca, gli occhi aperti color nocciola nel buio fissavano il soffitto.
Le lancette dell'orologio battevano il tempo, regolare...di un pomeriggio d'estate, un preludio alla grande attesa della vita.
Lui sorrideva.
La musica di Leonard Cohen invadeva il suo cuore riempiendolo di gioia. Come il pensiero della nascita di sua figlia.
Quel giorno era stato tutto il tempo in silenzio. A pensare.


All'inizio, quando aveva appreso la notizia da Rose aveva avuto paura. Gli incubi che lo avevano perseguitato per 900 anni  si erano ripresentati, bussando prepotentemente al suo unico cuore, nato da poco, eppure così tanto vecchio.
Il suo volto era impallidito davanti alla compagna le labbra , tese, avevano provato a parlare invano.
Semplicemente, era rimasto in piedi, immobile per una decina di minuti incapace di qualsiasi reazione.
Rose l'aveva abbracciato, dolcemente, conscia del dolore passato del compagno.
Poi si era messo a piangere, stringendola a sè cercando di scansare i fantasmi e gli orrori di quei momenti antichi che lo avevano visto protagonista del dolore più grande che un genitore potesse mai avere ,assistere alla morte dei figli arsi vivi tra le fiamme di una guerra ingiusta.
Quella....la paura di non riuscire a proteggere le persone che amava , di averle viste morire per secoli scivolati velocemente e crudelmente via, caduti dalle sue mani.
La paura l'aveva preso allo stomaco e alla gola, facendolo piegare su sè stesso, stringendo un nodo attorno al suo collo soffocando le sue parole e i suoi respiri.


John Smith....
era un genio....
ma come uomo, era terribilmente fragile.
La sua nuova natura lo costringeva a percepirsi completamente mortale, limitato, finito.
Questo, cozzava con la sua mente , piena di ricordi eterni, di dolore e di rimorsi.
Di notte si svegliava madido di sudore, il cuore come un tamburo urlando i suoi incubi.
Rose, la sua compagna, poteva tenerlo vicino a sè, al caldo, accarezzargli i capelli umidi  e rassicurarlo con parole d'amore, per poi vederlo piombare in un sonno, finalmente senza sogni. Atono.


Mentre guardava quel piccolo essere, stretto tra le lenzuola biance, pulite il cuore vibrava d'amore.
Gli occhi, scavati in profonde occhiaie sembravano brillare nell'oscurità.
Allungava una mano, incontrando la soffice pelle della manina della figlia e stringendola delicatamente....un gesto, lo specchio della sua paura di perderla. O di perdersi


to be continued...............










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Capitolo 2
*** ISABEL ***


Isabel ISABEL







La strada del viale era scura di pioggia e le nuvole correvano, gonfie di acqua, nere e vaporose....stracciando il cielo blu, brillante della primavera.
Come prima di un temporale l' aria pareva elettrica, agitata  e il vento cresceva minuto dopo minuto, soffando tra i capelli castani di Isabel.
Gli occhi della ragazza intensi e dorati  fissavano meravigliati quello spettacolo di tempesta.
Sorrideva, scostandosi le lunghe ciocche che gli coprivano il volto. Socchiudendo gli occhi, poteva immaginare di essere davanti al mare, sentire le onde e la brezza.
Sognava di diventare una marinaia, di imbarcarsi su una grande nave in legno e partire verso l'ignoto...perdersi nell' orizzonte, schiacciata dal cielo e dal mare in un esplosione di colori tendenti al cobalto e celeste.
Prese da terra il suo zainetto blu , girandosi, svoltando a destra ....una piccola stradina che portava ad una casa di mattoni bianchi, il tetto nero in pietra dove alle finestre si potevano intravvedere delle tende azzurre, ricamate, coprire l'ombra di sua madre intenta a lavorare, china sulla scrivania.

Entrando, appoggiò il cappotto sulla grande poltrona rossa, di fianco alla porta. Salutò il gatto, accarezzandogli il morbido pelo nero e corse a salutare la madre.

Sua madre, Rose, aveva gli occhiali appoggiati sul naso, i capelli biondi riversi sul volto concentrato su dei pezzi di carta.
Quando la vide sorrise dolcemente, aprendo le braccia verso di lei.
La piccola Isabel si buttò nel suo abbraccio, godendo del calore del corpo della madre.
-Ciao mamma....- disse Isabel, giocando con i capelli della madre, sedendosi sulle sue ginocchia.
-Ciao Isabel....come è andata a scuola?-
-Bene....la maestra ha detto che parteciperò alle olimpiadi di giugno, di matematica.....ho preso un altro buon voto nel compito di fisica...- strizzò l'occhio alla madre - tranquilla....mà....ho sbagliato apposta come hai detto tu...-
Rose alzò gli occhi al cielo - brava la mia bimba...lo sai che non puoi parlare dei viaggi nello spazio....non sarebbe corretto verso i tuoi compagni....e maestri...-
-Sì....lo so....dov'è papà?-
Gli occhi di Rose si scurirono....lo sguardo diventò triste.
-Nella sua stanza....ma non disturbarlo....sta dormendo....è molto, molto stanco....-  sussurrò, girandosi di nuovo, verso la scrivania.
-Non ha dormito nenache stanotte mamma?....- chiese Isabel stringendo la mano della madre.
Rose non rispose, si limitò a sospirare e a continuare a leggere.
-Ma che cos' ha?-  domandò.
Rose fissò gli occhi della figlia, erano così profondi....dietro ai quali si nascondeva uno spirito nobile e leale...mentirle era la cosa che più la faceva soffrire. Ma, non poteva fare altrimenti....non avrebbe potuto sopportare la vergogna di John.
Passò le mani sul viso di Isabel, sfiorando leggeremente la pelle....cercando di sorriderle sinceramente...non riuscendoci, ovviamente. Il risultato fu una smorfia sofferta.
Si ricompose.
-Amore mio....ci sono cose....che noi adulti custodiamo, sogni, chiusi dentro alla testa.....- sospirò passandosi una mano tra i capelli, continuando con la voce tremante - a volte certi  sogni ritornano, e fanno rumore....possono spaventare....tuo padre, lo sai che è molto vecchio...lui ha tante cose dentro....che a volte corrono dentro di lui e lo scombussolano....ma come ogni cosa Isabel....è momentanea...tuo padre starà sicuramente bene in futuro....adesso, dammi un bacio.- Rose, la prese in braccio e la strinse forte al petto.
Fuori le fronde degli alberi fischiavano....il vento stava aumentando e la luce era diventata bluastra....il temporale era arrivato.


Le gocce cadevano pesanti sul cemento, un ticchettio veloce, rilassante, un tamburellare continuo sulla grondaia.
Isabel aveva aperto leggermente la finestra della sua cameretta, per sentire il canto della pioggia.
Le foglie verdi si inclinavano leggermente per il peso dell' acqua.... nel naso l'odore di umido e di legno bagnato...lo amava.
Si sporgeva dalla finestra  per prendere le foglie dei tigli, e premersele sulla faccia, sentendo il fresco della primavera e il profumo della pianta....una sensazione che le faceva ricordare l'odore del padre.
Camminava lungo il perimetro della sua stanza, lentamente, in equilibrio....come se dovesse seguire la traccia di un filo teso sul nulla. Le piaceva immaginare di essere un equilibrista....l'adrenalina nel petto...quella sensazione che solamente la corsa le poteva donare.
Isabel adorava correre.
Dopo aver finito di fare il giro della stanza, poggiava l' orecchio sul muro della parte adiacente a quella dello studio del padre....credendo di poter sentire il respiro.
Lo cercava, disperatamente tra i corridoi della casa, non trovandolo mai....allora, si accontentava di quel muro....un unico collegamento....con suo padre. In quel modo lei, poteva parlarci sempre....confidargli i suoi segreti....il suoi sogni.


Suo padre lo vedeva poche volte....sebbene egli abitasse sotto il suo stesso tetto.
Quei momenti, lo guardava mangiare in silenzio...a tavola. Il viso scavato e pallido...le mani tremanti, strette sulle posate.
Era bello malgrado il suo aspetto sbattuto....perennemente, scialbo.
I capelli castani, corti e arruffati...le lunghe basette e il naso aquilino . Ma quello che più amava di suo padre erano gli occhi.
Occhi pazzi, profondi, due pozzi dove ci si poteva perdere. Occhi antichi, come era lui del resto.
Sapeva che lei era figlia di un dio caduto.
L'ultimo Signore del Tempo....rare volte aveva accennato alla sua vita....immensa. Aveva sofferto...questo lo sapeva.
Era suo il Tardis, che usava la madre per portarla a visitare le stelle.
Le era capitato di vedere, nell'ombra delle notti estive lui che teneva per mano sua madre, entrare dentro a quella cabina blu...per poi scomparire tra il vento e il suono di campane.
Aveva sorriso. Quelle erano le uniche occasioni per poter vedere i suoi genitori felici.
Con lei, suo padre, si limitava a sorriderle debolmente... gli occhi tristi e pieni d'amore.
Sembrava quasi avesse paura a toccarla......


to be continued................






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Capitolo 3
*** IL VESTITO DI PAPA' ***


Il vestito di papà


Le ombre cadevano scure sulla  rampa delle scale. Quel giorno pioveva di nuovo....
La primavera in quelle campagne era uggiosa e profumata....una luce bianca, dipingeva i contorni dei mobili in legno....
Isabel era seduta per terra, intenta a colororare un disegno....le matite sparse...i fogli di fianco, lindi.
Era sola....sua madre era uscita per andare a lavorare... e suo padre dormiva...
In quelle ore la piccola si divertiva a disegnare o a prendere i vestiti della madre per travestirsi davanti allo specchio...da signora.
Prendeva un piccolo sgabello, ci saliva sopra e incominciava a truccarsi , spalmandosi il rossetto di Rose con mani maldestre sulla bocca. Sorrideva, guardando nello specchio la sua immagine....

Quel giorno voleva mettersi una giacca, di quelle che aveva visto addosso alla madre.... andò in camera dei suoi genitori, spalancando la porta.
La luce invase la stanza....era in ordine, le persiane chiuse...il letto fatto e il grande specchio davanti ad esso...i mobili erano chiari, avrebbero di sicuro brillato se ci fosse stata la finestra aperta...e sarebbe stato bellissimo.
Isabel avanzò....guardandosi attorno....tutto era in silenzio....solamente la pioggia, bussava sul tetto...come un rilassante sottofondo.
Arrivò fino all'armadio e lo aprì.
Dentro vi erano una moltitudine di giacche , magliette , sciarpe, cappotti....tutti molto colorati. Questo parve strano alla piccola Isabel....di solito i suoi genitori si vestivano sempre con indumenti scuri...parchi. In quella casa solamente le tende avevano un acceso colore blu...
Toccò i tessuti...cotone grezzo, seta, lana...le sua mani vagarono tra i colori...fino a giungere ad un completo blu...intenso.
Adorava il blu.
Quello però non sembrava un vestito da donna....
Prese lo sgabellino e cercò di tirarlo giù.
Era una giacca...molto bella....grande e lunga....sorrise, estasiata...probabilmente era di suo padre.
Il cuore incominciò a batterle veloce nel petto... aveva finalmente trovato uno dei completi preferiti di suo padre...sua madre quando parlava di lui gli ricordava che ai tempi, lui, il Signore del Tempo, amava indossare un capotto lungo....immenso, che svolazzava ribelle al vento mentre camminava....quello, però l'aveva perduto nella sua ultima battaglia...disse che quando era venuto ad abitare sulla terra andava sempre in giro vestito in tinte blu.
Lei, naturalmente non l'aveva mai...visto...
Quando gli mancava, chiudeva gli occhi e se lo immaginava così....un uomo in blu.

Provò ad infilarsi la giacca...per poi togliersela accorgendosi quanto fosse grande. Sbuffò, scocciata.

- Cosa stai facendo?- una voce, rauca e bassa la raggiunse da dietro.
Restò immobile.
Fece un profondo respiro e si girò.

Suo padre la guardava, il volto in ombra...e le braccia conserte, poggiate sul petto....
Le parve altissimo.

Era strano sentirlo parlare......poche volte era capitato. Si alzò subito, stirandosi con le mani sporche di rossetto il vestito rosa. Accennò un timido sorriso.
Lui rimase fermo.
Poi, tossì diverse volte, come per schiarirsi la gola.
-La mamma ti fa entrare nella nostra stanza?....- domandò, con voce leggermente più dolce.

Isabel annuì.
Lui fece un lungo sospiro....si passò una mano sulla fronte, arruffandosi i capelli e si sedette sul letto prendendosi la testa tra le mani. Rimase zitto in quella posizione.
Isabel, si sforzò di vedere la sua faccia....ma c'era poca luce....e lui era ricurvo su sè stesso.
-Stai male papà?- chiese avvicinandosi.

Lui alzò il capo verso di lei, incontrando i suoi occhi, dorati. Isabel fissò il suo sguardo....stupendo...
Si annotò che quando fosse stata abbastanza grande da avere un fidanzato, lui, avrebbe dovuto avere uno sguardo come suo padre...che ti leggeva dentro, togliendoti il respiro.

Il padre sorrise debolmente - ho fatto tanti incubi sta notte bambina mia....-
-E' per quello che non esci mai dal tuo studio....hai paura?-

Lui spalancò gli occhi stupito...poi rise. Annuendo con la testa.
-Sì....è per quello....-

-E perchè hai paura?-



to be continued...............

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Capitolo 4
*** Scortese ***


di antichi sospiri


John dischiuse la bocca, passandosi la mano sul labbro, come per trattenere qualcosa. Gli occhi diventarono lucidi.
La guardava con sguardo triste.... si mise dritto.
L'ombra calò sopra al suo viso....solamente le mani, poggiate sulle ginocchia erano illuminate. Si muovevano, grattandosi nervosamente l'una con l'altra.
Questo disturbò Isabel....la metteva tremendamente a disagio....
-Papà...?- sussurrò allungando una mano, provando ad incontrare quella del padre. Lui le ritrasse immediatamente....come spaventato...
Una domanda adesso nasceva nella mente della piccola Isabel....
suo padre avrebbe mai potuto avere paura di lei?........se lo continuava a chiedere guardando quel buio davanti , quelle ombre con le quali era riuscita a convivere tutto quel tempo...con le quali a volte aveva provato a parlare, credendosi innocente, ingenuamente....aveva creduto fosse possibile aspettarsi delle risposte....anche se ogni volta erano arrivate....ma .... mute...
Uno strano silenzio piombò tra i due, di quelli che fanno battere forte il cuore e ti inumidiscono i palmi delle mani, che rimangono impressi e  prendono il nome di ....attesa...
estenuante, eccitante,  attesa....
Le orecchie sono tese, pronte ad acchiappare anche un solo suono, una parola sussurrata...perchè, se ciò accadesse...quella risposta eternamente muta si sarebbe trasformata in un qualcosa, molto vicino alla speranza...e avrebbe dato un senso....alla domanda.

Si guardavano, con occhi fissi...come se tra di loro fosse scoppiata  una battaglia silenziosa...aspettavano....chi avrebbe avuto il coraggio di parlare per primo...?

Poi, un rumore dal piano inferiore, una porta aperta seguita da una debole folata di vento....

Rose era ritornata.

-Isabel!.....Isabel!....amore, dove sei?-

La bambina restò in silenzio, le urla della madre la distrevano ...fece per voltarsi, per andarsene da quella camera scura....comunque sostenendo lo sguardo del padre....sfidandolo....sfidando i suoi eterni silenzi...

-Isabel!.....Isabel!- passi sulle scale, Rose stava salendo.

Lo guardò ancora , imprimendosi nella mente i suoi occhi, il suo sguardo profondo....

Scappò via, uscendo dalla camera...nel cuore aveva ancora quella domanda....la paura di suo padre di lei...quella pesantissima distanza tra di loro.....perchè?

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-Lo spazio, Isabel....è infinito....vedi queste stelle....? non vi è posto dove almeno un sole non brilli...oltre al vuoto....ma quello, non comprenderebbe l'esistenza, quindi esso non esiste difatto....io e tuo padre, quando eravamo più giovani le abbiamo viste tante....tantissime...- gli occhi di sua madre , brillavano dall'emozione, quando parlava del padre...sembrava quasi perdersi, tra il nero e le stelle....viaggiare oltre i confini del tempo...ritornare indietro ai primi tempi con Jhon.
Isabel si appoggiò allo stipite della porta del Tardis, sbuffando...aveva freddo e fame...
Le faceva rabbia quando la madre le raccontava di suo padre...quell'uomo che lei descriveva era così lontano da Jhon.
Quasi, dal suo ultimo incontro con lui aveva provato paura....non era possibile che fosse la stessa persona di cui si era innamorata sua madre....
- Mamma....dimmi....Jhon non è il mio vero padre....lui è morto nella sua ultima battaglia....Jhon è un impostore che ci vuole mangiare....vero?- sussurrò, fissando i piedi, con la fronte corrugata in un espressione sofferente.
Rose, si voltò, come risvegliatasi da un sogno ad occhi aperti, la guardò perplessa....
-Come puoi pensare una cosa del genere....Isabel?-
La bambina si fece piccola nelle spalle ossute, incominciò a muovere un piede contro la porta, dandole piccoli colpetti nervosi.
-L'altro giorno....quando sono andata su....in camera vostra....l'ho visto...ed è stato scortese...- disse a labbra strette, intimidita.
-Cosa ci facevi nella nostra camera?- Rose adesso la guardava con severità , un sopracciglio alzato, e le braccia conserte.
Isabel si voltò, dandole le spalle, offesa quasi.
- Stavo cercando i tuoi vestiti....volevo sembrare bella come te....- disse poi.
Rose, sospirò e scosse la testa....infine sorrise della ingenuità della figlia.
Le posò una mano sulla spalla.
- Oh tesoro....ma tu sei già stupenda.....-
-Poi è arrivato quello là....ed è stato scortese....- continuò la piccola.
Rose si inginocchiò davanti a Isabel, con una carezza le scostò i capelli castani liberando i dolci occhi dorati.
-Tuo padre è molto stanco...non ci devi badare se a volte è un pò....come dire...un pò...nervoso...-
-Ma mamma....lui  non fa niente....è sempre chiuso in quella maledetta camera....cos'ha?-
Rose si alzò ,  di nuovo i suoi occhi si fecero scuri....tremava.
-Ha il male dentro....Isabel...- disse , prima di voltarsi ed andare alla console del Tardis...

Isabel  non poteva vedere che in quel momento Rose, stava piangendo...

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Aprì la porta.
Una piccola lampada illuminava la scrivania di suo marito. Lui era chino su di essa, non lo poteva vedere ,era di spalle....ma sapeva che l'aveva sentita entrare.
Quindi si mise dritto.
Poteva sentire il suo respiro lento, pesante e stanco.
La mano tremante sopra i fogli.
-Cosa c'è?....amore mio...-
Rose si appoggiò con le spalle al muro ....
-Hai visto Isabel....l'altro giorno?.....-

Lui stette in silenzio per qualche secondo.... poi rispose :
-E' cresciuta....ed è  curiosa....molto....-
Rose sorrise, nell'oscurità.
-Ti ha dato fastidio il fatto che rovistasse nelle nostre cose?....- rise poi -mi ha detto che sei stato scortese...-

John alzò un sopracciglio, si massaggiò le tempie sospirando.
- Sai che la gentilezza non è mai stata il mio forte...o almeno....non è mai stata la caratteristica di questa mia rigenerazione....-
Rose rise ancora, di gusto.
- E quale sarebbe la caratteristica di questa rigenerazione?-
Lui sorrise e si voltò verso di lei.
- La bellezza, naturalmente...-


to be continued.......

 

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Capitolo 5
*** Il capitano ***


Jack


- Non fare lo stupido ti prego....- supplicò Rose.
Jhon ritornò serio, deglutì mettendosi a posto la cravatta. La mascella era contratta  e gli occhi duri.
-Non doveva entrare in quella stanza Rose....tu sei responsabile di lei...tu dovevi proibirglielo...-
-E' una bambina Jhon!...non ti vede mai e quelle poche volte che succede tu la tratti in quel modo....perchè? perchè è entrata nella tua maledetta camera?- abbassò lo sguardo -dovresti farle sentire il tuo amore....non basta che tu lo dica a me....devi dirlo a lei...abbracciarla...passare più tempo insieme....-
-Non mi dire cosa devo fare! Rose Tyler...ho già troppi pensieri....- si alzò, i muscoli tesi, i pugni stretti -.....tutto quello che sto facendo....lo sto facendo per lei....sai quanto la amo....è tutto per me...- sussurrò.
Rose sospirò, un velo di tristezza nella sua voce -....hai troppa paura....Jhon...questo vi sta dividendo ogni anno di più...non riesci neanche a toccarla...-
Jhon sentì il suo cuore sprofondare all'affermazione della moglie...era vero...non riusciva quasi più a toccarla....
Aveva paura...di perderla di nuovo...lavorava giorno e notte per trovare un modo per nascondere la figlia dal tempo...era diventata un'ossessione ormai....il tempo stava passando, quanti anni potevano rimanere?...quanto tempo prima che li avrebbero uccisi? quanto....gli restava, a lui?
Si lasciò cadere sulla sedia, di nuovo, senza forze.
Gli occhi vitrei, guardavano il vuoto...
Rose si avvicinò, prendendogli il viso tra le mani...baciò la sua fronte, dolcemente, scendendo fino alla bocca...baciandolo intensamente...
Lui la strinse forte a sè, cullandola tra le braccia...
Entrambi, avevano paura...
Dovevano sostenersi a vicenda...riuscire a superare quel terribile periodo....insieme.
-Andrà tutto bene, amore....- sussurrò Rose.

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Isabel stava facendo i compiti....
Quella era una giornata calda e afosa....fuori il sole giallo illuminava i campi intorno  alla casa. Il grano, dorato si piegava al vento bollente di luglio e il cielo era azzurro e sgombro da ogni nuvola.
Sua madre stava ancora lavorando, di fianco a lei. La mano tra i capelli  e gli occhiali neri.
Isabel adorava guardarla....vederla così concentrata, assorta.
Lei non aveva ancora capito bene che lavoro facesse sua madre....stava via molto tempo e quando era a casa, di certo, non si risparmiava a sbrigare le cose che non aveva fatto in ufficio.
-Mamma...cosa stai studiando?- chiese la piccola. Rose sorrise - Amore mio...fisica...matematica...robe tanto tanto noiose....ma necessarie...-
Isabel rise - A me piacciono molto la matematica e la fisica....sono le mie materie preferite!-
Rose le accarezzò il capo.
- Sì....è vero...sai una cosa?....tuo padre era un genio nella fisica...in questo siete uguali....-
Isabel sbuffò - beh! ma lui non era di questo pianeta....è cresciuto con gli alieni...- strinse gli occhi, pensierosa - o è un alieno....?....comunque non vale...no no....troppo facile...-
Rose rise di gusto - Non dirmi che sei ancora arrabbiata con lui per quella volta dell'armadio?-
-Certo che sono arrabbiata per quella volta dell'armadio....non mi è venuto neanche a chiedere scusa...-
-Lo sai che è stanco...-

Isabel fece spallucce.... e continuò con i suoi compiti.
Poi il suono del campanello la interruppe.
-Chi è?- chiese eccitata la bambina.
- Non lo so....andiamo a vedere....- disse allegra Rose, prendendo la mano della figlia.

Era un uomo alto, bruno...grandi occhi azzurri e un sorriso solare.
Indossava una specie di uniforme e stava lì, in piedi, ad abbracciare la madre.
Lei, sembrava molto contenta, quasi con le lacrime agli occhi.
Poi l'uomo si chinò verso di lei, con fare galante, le strinse in un leggero pizzicotto la guancia e le sorrise.
-Ciao piccolina....sei Isabel?....io sono Jack...il capitano....-


to be continued.............

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Capitolo 6
*** IL DOTTORE ***


Dottore
IL DOTTORE



Il Capitano la guardava sorridendo...
e questo a Isabel non dispiacque per niente..... sembrava simpatico....quindi, allungò una piccola manina verso di lui e gli prese la sua, stringendogliela forte.
L'uomo rise, soddisfatto, guardò Rose - Certo che questa è una tipetta niente male...non so da chi abbia preso...se da te....o da quel pazzo del Dottore, simpatica, sì...mi piace...-
Isabel alla parola Dottore alzò un sopracciglio, confusa, acchiappò la maglietta della madre e incominciò a tirare richiedendo attenzione.
-Mamma....ma chi è il Dottore?...-
Jack aprì la bocca, sbalordito - come chi è il Dottore....?....è tuo padre!-
Lei lo guardò innervosita, puntandogli i grandi occhi contro...- cosa dici?...papà si chiama Jhon...vero mamma?-
Rose sorrise dolcemente e le accarezzò i morbidi capelli castani - Sì tesoro....Jhon è il nome del tuo papà....ma quando eravamo più giovani lui si faceva chiamare il Dottore, per quello che Jack, che è un amico di mamma e papà da tanto tempo lo chiama così....- disse.
Isabel la guardò sospirando, le sembrava una cosa stupida...farsi chiamare con un altro nome....se ce l'aveva già...
-Ma scusa...perchè Dottore?....ma papà ce l'ha già un nome....è Jhon...perchè lo chiamavate così....era un dottore? veramente? - insistette la piccola, pestando un piede per terra.
Rose alzò gli occhi al cielo....quella era veramente la figlia di Jhon...e sua...testarda e troppo, troppo pignola....non si riusciva quasi mai a soddisfarla con le risposte...che finiva per porre altre domande, ancora , ancora e ancora....domande.
- Sì....Isabel....era un dottore....il migliore che abbia mai conosciuto...- la interruppe Jack inginocchiandosi di fronte a lei.
-Il migliore...- ripetè, quasi commosso -riusciva a curare qualsiasi male...da qua....- le toccò la testa - a qua....- poi scese sul cuore...
Isabel guardò la mano poggiata sul petto, sorrise...
-E' riuscito anche a curare me...o almeno...mi ha reso felice...- continuò Jack alzandosi, guardandola sempre con occhi sorridenti, poi le fece l'occhiolino - ed io sono veramente, veramente tanto vecchio...quasi come tuo padre...Jhon-
Isabel restò muta a fissarlo,girandosi le piccole ditine tra le mani...pensierosa...
Rose lo guardò sollevata, lanciandogli un ringraziamento silenzioso.
-Bene....e adesso,Jack, mi fai l'onore?- chiese Rose, prendendo la mano dell'amico e portandolo verso l'ingresso.
- Certo miss...oh pardon!madame ....Smith?- si corresse.
Rose annuì, gli occhi le brillarono nel sentirsi chiamare con il nome dell'amato marito.
Stavano per entrare quando un piccola voce da dietro li raggiunse....
-E allora, se è un dottore...perchè non è capace di curarsi la depressione?- ...era Isabel. Testarda e pignola.
Jack e Rose si guardarono....poi entrambi, scoppiarono in una grossa risata.


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Rose aveva appoggiato sul tavolo le tazze con dentro il tè fumante.
Era calato di nuovo il silenzio nella loro casa....
Il Capitano Jack soffiava sopra la tazza, il suo sguardo era cambiato....si era fatto pù serio...guardava continuamente in fondo alla cucina, nell'angolo, dove salivano le scale... e sospirava.
Isabel era al tavolo, di fianco a lui, un biscotto in una mano nell'altra il bicchiere di tè...aveva il broncio. Continuava a fissare Jack, adesso, con sospetto.
-Non ho capito mamma....fuori fa un caldo tremendo, si potrebbe cuocere un uovo sul cemento...e noi beviamo il tè caldo...?...non dirmi che il perchè è che siamo inglesi?-. domandò la bimba buttando il biscotto nella bevanda e incominciando a mescolare, svogliata.
Rose sospirò....ormai si era rassegnata ad avere in casa una specie di clone di suo marito....solamente...ancora più pedante.
Jack non riuscì a trattenere una risata.
Isabel si voltò subito verso di lui - Cosa ridi, tu?- chiese con la vocina offesa.
-Rose...certo che il Dottore deve essere fiero di sua figlia...è spiccicata a lui....-
-Io non sono come Jhon!- rispose la bimba.
- Certo, certo...scusa....- disse lui , coprendosi la bocca con le mani per non far vedere che sorrideva.

-Allora , Jack...come fai ad essere qui?...e sopratutto come stai?- domandò Rose sedendosi a tavola, finalmente rilassata.
Jack incrociò le dita, poggiando le mani sul mento....l'espressione grave.
-Si sono riaperte Rose....le fessure....nel tempo e nelle dimensioni...-
Lei scosse il capo incredula...- no ....non è possibile..Jhon e il Dottore mi avevano assicurato che una cosa del genere non sarbbe ma potuta accadere...-
Lui la fissò, adesso con occhi di ghiaccio....gli faceva male il petto nel dire quello che doveva....
-E qui...anche lui ...Rose....-
Lei spalancò gli occhi, non capendo.
-Chi? chi è lui?....- chiese.
Jack prese un respiro profondo - il Dottore....il Signore del Tempo....-
Gli occhi di Rose arrossirono, riempiendosi di lacrime. Isabel guardava sua madre sull'orlo del pianto... le fece paura....non l'aveva mai vista così. Le prese la mano cercando di farle forza anche se non sapeva per cosa.
Lei si voltò verso la figlia sorridendo, cercando di ricacciare indietro le lacrime. Si passò un momento la mano sul viso, asciugandolo, scosse la testa riavviandosi i capelli.
-Dov'è?-  la sua voce, era tornata, ferma e sicura.

Poi, lo vide, dietro alla porta.
Riuscì a riconoscerlo dagli occhi...erano cambiati, di nuovo....ed erano verdi. Il viso era squadrato e incredibilmente giovane...i capelli corti e pettinanti....le si strinse il cuore...accorgendosi quanto lui fosse diverso....dal Dottore....dal suo.
Cercò di trovare i suoi occhi in mezzo a quel verde...scovare la passione, infinita....le sopracciglia lunghe.....quel ghigno che tanto lo contrastingueva....il viso elegante...
ma non riuscì a vederlo...lo guardava e non era lui.
Questo le spezzò il cuore...lui....era morto.
Fu così grande il dolore che la vista le si appannò...e ad  un certo punto non riuscì più a vedere niente....solamente il nero.
Svenne.

-.-.-.-.-..-.-.-.-.-.-.-..-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-


Quando riaprì gli occhi, riuscì a rivederlo.
Quello sguardo, scuro....intenso. I capelli arruffati e le lunghe basette. Allungò la mano per accarezzarlo...toccando le sue guance ruvide d barba appena fatta.
Sorrise.
-Dottore....- mormorò.

Jhon la teneva tra le braccia....le aveva sentito ripetere il nome del Dottore. Il cuore si scaldò a quel pensiero...sapeva che non lo aveva mai dimenticato...lui. Sè stesso.
E non era mai morto...tanto tempo prima aveva donato a lei sè stesso...non sarebbe mai più cambiato. Affinchè potesse sempre essere il suo Dottore. Per lei.
Il Dottore, era di fianco a lui.
Gli occhi erano terribilmente tristi...cercava di accarezzarla, ma la mano tremava.
Guardò Jhon sospirando e stringendosi nel cappotto grigio.
- Sono arrivato troppo tardi....-
Jhon gli rivolse uno sguardo triste....- Non ti ha mai dimenticato sai...cioè....non ha mai dimenticato lui-

.-.-.-..-.-...-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.--.-.

Isabel lo fissava.
Chi era quello là? era alto e aveva uno strano modo di caminare. Il viso....non era bello...e neanche gli occhi....non quanto quelli di suo padre, almeno.
Ma aveva qualcosa...di incredibilmente buffo e drammatico insieme. Assomigliava ad una di quelle maschere greche che aveva visto sui libri d'arte...dove una metà faccia sorride mentre l'altra piange.
Era inquietante.
Istintivamente si attaccò alla gamba del padre, nascondendosi dietro di essa.
Jhon quando si accorse di avere la bimba che gli stringeva il pantalone...si irrigidì subito ,abbassando il capo per guardare i suoi grandi occhi dorati. Identici a quelli di sua moglie.
L'uomo alto sorrise dolcemente.
-E' tua figlia Jhon?- chiese avvicinandosi a lei.
Jhon annuì....teso.
Si abbassò, fino ad incontrare i suoi occhi. Quel viso però, a Isabel, faceva paura.
L'uomo la guardò con infinita tenerezza....uno sguardo che aveva visto solamente negli occhi del padre...era molto simile,uguale....eppure diverso.
Dopo alcuni minuti, spesi a guardarla, l'uomo si rimise dritto.
Gli occhi umidi.
- E veramente bella...avrei....avrei....voluto...- la sua voce tremò per qualche istante.
-Avrei voluto vederla nascere....-

to be continued...........





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Capitolo 7
*** Famiglia ***


Una famiglia


Il Dottore si stringeva il mento, il cuore gonfio d'emozione.
La bambina che aveva davanti...era frutto del loro amore....si voltò verso Rose...
Avrebbe voluto che le cose non fossero andate a quel modo....che ci fosse stata almeno una  possibilità di restare con lei..... di poterla amare. Come sentiva...come sarebbe stato giusto. Chiuse gli occhi, umidi, ricordandosi la sua mano stretta nella sua....quando aveva avuto il coraggio di amare....di nuovo. Dopo la guerra...dopo gli incubi e le fiamme. Avrebbe voluto....avrebbe voluto riuscire ad essere felice. Lì, ovunque...con lei.
Ma il tempo non è soggetto alle leggi dell'amore....ma a quelle dell'universo.
Sospirò....
Tentando di ingoiare quel nodo in gola....quel rimorso che lo avrebbe accompagnato per tutta la sua lunga vita....i suoi occhi erano cupi. Il suo animo amareggiato.
Il suo amore non lo aveva riconosciuto...lo aveva rifiutato...

capì, troppo velocemente che adesso il suo cuore apparteneva a lui....
che non ci sarebberono stati ritorni, ma solamente sorrisi tesi e nostalgici.
Non ci sarebbe mai stato un lieto fine....almeno, non per lui.

Guardò John, cercando di lanciargli un sorriso...purtroppo risultò troppo falso,una smorfia angosciata.
Non ci riuscì.... nonostante fosse sempre stato un maestro nel mentire. Non riusciva a non provare odio per lui....in quel momento no....
Lui aveva quello che avrebbe sempre cercato....una famiglia...di nuovo ....
era stata una sua decisione....l'aveva presa perchè era stato costretto....perchè aveva avuto paura di perdersi...e di dimenticare il suo nome.
Dottore.
Rose era quasi riuscita a cancellare  il motivo del suo rancore....la sua vergogna.

Sospirò, sendendosi di fianco a Rose. Le sfiorò il viso... con la mano.
- Abbiamo perso....- sussurrò....dagli occhi cadevano piccole lacrime...non se ne accorse...poi rise di tristezza....- ho perso....tu hai vinto...vinci sempre...è bellissima...complimenti...e ha i tuoi occhi...splendidi-

John guardava l'altro sè chinarsi sulla donna che aveva sempre amato...o meglio....avevano, entrambi.
Poteva comprendere il disagio del Dottore....la rabbia e la delusione nel vedere Isabel...
Sarebbe potuta essere sua figlia...se solamente....lui non fosse esistito...
La bambina guardava la scena....quell'uomo vicino a sua madre stava piangendo...era triste. Veramente triste.
Questo le face male....nessuno doveva soffrire così tanto...
Alzò lo sguardo verso il padre e prendendogli la mano provò a spingerlo accanto alla madre...
Lui la guardò con aria stupita...vedeva la sua piccola che provava ad avvicinarlo a loro due...vide nei suoi occhi la compassione, infinita...la capacità di scindere tra il rancore e la giustizia....e riconobbe Rose.
La sua amata Rose...poteva rivederla in ogni suo gesto...
Si lasciò trasportare da quelle piccole gambe....fino a lui....

.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-..-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.--.-.


Sentì una mano posarsi sulla spalla.
Quando si voltò vide Isabel.
Lo fissava, dritta, la mano in quella di John....
-perchè piangi?- domandò.

Lui sorrise debolmente...adorava i bambini....estremamente intelligenti e diretti....
-Mi sono accorto di aver perso una cosa molto, molto importante....- fece un profondo respiro -fondamentale....-
-Ti ricordi dove l'hai lasciata?....magari, se rifai il cammino all'indiretro,riesci a ritrovarla...-
Lui rise....guardò John...
Doveva essere orgoglioso di avere una simile meraviglia come figlia.....
Le diede un piccolo buffetto sul naso, schioccando la lingua sui denti.
-Buona...idea, Isabel....penso che sia la migliore che abbia mai sentito...-

to be continued...............

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Capitolo 8
*** incubi interrotti ***


metacrisi


-Allora....adesso mi puoi dire perchè sei qui?- gli occhi di John lo fissarono, il suo volto serio , teso. Sapeva fin troppo bene che averlo davanti a sè non era un buon segnale...
 La sua presenza voleva dire solamente una cosa...dolore, tanto, dolore e...morte.
Questo lui lo sapeva bene. Conosceva sè stesso più di chiunque altro.
Il Dottore guardò davanti a sè, per alcuni minuti, il volto giovane, lo sguardo triste... serrò le mascelle.
Si alzò lentamente con stanchezza ricambiando lo sguardo.
Per un attimò sembrò ad entrambi di stare dinnanzi ad uno specchio e questo, faceva paura. Niente più menzogne, niente più fughe. La verità si rivelava con una chiarezza spietata.
Sapevano perchè erano lì.
Sapevano, che per quanto avessero corso veloce...il loro destino li avrebbe attesi feroce e puntuale.
E per lui, il tempo, stava finendo.

John indietreggiò, spingendo la figlia verso di sè. Gli occhi si riempirono di terrore.
Guardò Rose poi Isabel.
Aveva poco tempo.
Sentì gli occhi bruciare.
Deglutì.
Scosse la testa. - No...- mormorò...ormai con le lacrime agli occhi, stringendo la figlia.
Il Dottore lo guardò, scuro in volto, le labbra tremanti.
-Lo sai che sarebbe venuto il momento...-
-No...-
-Non...non posso fare niente...- il Dottore si portò la mano sul viso, quasi come per nasconderlo. Per estraniarsi da quella terribile situazione.
-Non posso fare niente...- ripetè.

-Ma...non è giusto...non..è...giusto-
John aveva gli occhi vitrei.

-Papà....cosa succede?- Isabel lo guardava , spaventata, la presa attorno le sue spalle le stava incominciando a fare male. Vide il volto del padre, pallido, come se avesse visto la morte. La bocca dischiusa, quasi incredula.
Poi John, vide lo sguardo del Dottore posarsi su sua figlia.
Non poteva.
La prese e la portò dietro di sè. Gli occhi della bimba lo fissavano intimoriti.
-Cosa c'è?- chiese ancora cercando di capire cosa stava succedendo...il padre tremava.

John si girò, cercando lo sguardo di Jack.
Lui lo guardava con le lacrime agli occhi,una mano premuta sulla bocca per soffocare il dolore.
-Tu lo sapevi?-

Lui non rispose.

-Tu lo sapevi?- richiese John, alzando la voce strozzata in gola.
-Mi dispiace....ma il Dottore, ha detto...- non terminò la frase, i singhiozzi uscirono, violenti.

-Il tempo sta implodendo su sè stesso...- disse poi il Dottore avanzando lentamente verso di lui. -E tu questo lo sapevi...vero John?- abbassò lo sguardo verso Rose - è per quello che non dormivi la notte... stavi cercando un modo per sistemare questo...per riuscire a rimanere vivo.- si morse le labbra - una metacrisi tra un uomo ed un signore del tempo è impossibile...lo è sempre stata. Ho cercato di evitarlo, anch'io, ti giuro...ho cercato di travare una soluzione...ma come tu sai, non ce ne sono-
-E Rose?- domandò John, sentendo il cuore spezzarsi, frantumarsi in mille pezzi.
-io devo proteggerla....le avevo promesso di starle accanto...per sempre-

-Ci starò io...- sussurrò il Dottore, sorridendo debolmente.
-Non rimarrà sola...mai, te lo prometto-

to be continued.............







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Capitolo 9
*** Abbandono ***


l'abbandono










Le dita si aprirono leggermente intorno alle spalle della figlia, John guardava il Dottore. Avrebbe dovuto lasciarla andare, avrebbe dovuto sacrificarsi per il bene dell'intero universo...lui, ancora una volta lui. Avrebbe dovuto rinunciare a tutto.
Il respiro ansante, pareva quasi che il torace si stesse schiacciando in un disperato tentativo dei polmoni di prendere aria, e faceva male, perchè per lui  l'ossigeno sembrava essere finito, il mondo capovolto e il cuore distrutto.
Non contavano niente le ore spese a lavorare su equazioni e formule, per tentare disperatamente di trovare una soluzione che lo avrebbe fatto rimanere con la sua famiglia....non contava niente l'amore che lui provava per sua moglie e sua figlia, i minuti passati a guardarle la notte, nascosto nell'ombra, con la paura di dare loro altra sofferenza.
Isabel lo guardava.
Non capiva.
Quell'uomo era suo padre ed era uno sconosciuto. Vedeva il suo volto stanco e sofferente. L'aveva sempre visto in quel modo.
E questo le faceva male.
Lui ricambiò lo sguardo, sorridendo appena, gli occhi erano scuri come una notte senza stelle, la più buia, come dilaniati da un male indescrivibile.
Si voltò verso l'uomo alto, davanti a loro: la  guardava , gli occhi gentili e una mano allungata verso di lei, sembrava quasi volerla accarezzare.
Di colpo, non ebbe più paura....sapeva dentro di lei che quello era l'uomo di cui si era innamorata la madre, tanto tempo prima.
Le sembrò tremendamente vecchio.
Una strana sensazione invase il cuore della piccola...poteva percepire l'essenza di questi due uomini , tanto estranei quanto vicini. La loro differenza era evidente.
Quello che lei aveva sempre sentito chiamare papà aveva la morte dentro...la paura lo divorava. L'altro era così solo.

Si ritrovò a cercare con lo sguardo la madre...
non la tovò. Era stesa sul letto, gli occhi chiusi.

-Non saranno mai sole...- continuò il Dottore.

John abbassò lo sguardò e annuì. Poi lo fissò, il viso rosso, contratto in una smorfia di dolore.
-Sono la mia vita...letteralmente...- le labbra serrate -  prenditi cura di loro-

Il Dottore lo guardò con dolcezza - Si...-
Si avvicinò lentamente verso Isabel e la prese, togliendola dall'ormai debole abbraccio del padre. Lei si voltò verso di lui....verso i suoi profondi occhi tristi e sentì il cuore spezzarsi. Aveva voglia di ritornare tra quelle mani, a quel primo abbraccio... sognato e così tanto breve.
-Non aver paura Isabel....anche se adesso non capisci....fidati...tutto passerà...- le sussurrò il Dottore  all'orecchio stringendola a sè.
-Tu....chi sei?- chiese poi.
- Sono il Dottore...-

Le lacrime scorrevano copiose sul viso di John mentre correva fuori dalla casa.
Isabel sentì la porta sbattere ma non poteva vedere....il petto del Dottore sul viso. Non poteva accorgersi di stare piangendo, di abbracciare quello sconosciuto, stringere la sua giacca grigia tra le piccole manine.
Non poteva accorgersi dell'immenso buco che si stava creando nel cuore, il perchè si sentisse così tremendamente sola.
Sua madre quando riaprì gli occhi, non vedendo più John corse via da quella stanza, la sentì urlare e sbattere la porta. Ma non poteva vedere...il Dottore la stringeva a sè sempre più forte, tremando.
Poteva però sentire le lacrime del Dottore cadere umide sul suo viso.
Lui non disse una parola, stava lì, in piedi con lei in braccio...Jack girato verso la finestra, e la luce entrava calda dal giardino.


To be continued....







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Capitolo 10
*** John e Rose ***


John e Rose




Correva, come aveva sempre fatto. L'aria calda sul viso del vento d'agosto.
Correva e i suoi polmoni bruciavano, gli occhi chiusi, le labbra strette.
L'erba gialla, arsa dal sole, i tigli lungo il viale dietro di sè.
Era un errore, lo era sempre stato. Lo aveva sempre saputo.
Avrebbe fatto lui quello che il Dottore ai tempi non aveva avuto il coraggio di fare. Eliminarlo.
Lo avrebbe fatto di lì a poco. Il suo tempo era ormai finito, lo poteva sentire, battere debolmente nelle sue vene, come un fastidioso orologio. Dio, quanto avrebbe voluto essere capace di fermare il tempo...ma non poteva. Non era un Signore del Tempo, non più. Solamente una copia sbiadita di quel che poteva essere un umano.
Correva.
E aveva male al petto...quelle emozioni erano troppe per un solo cuore, quei ricorordi immensi per essere contenuti in un corpo così fragile. Un Dio non poteva essere umano.
Non poteva.
Un Dio non avrebbe mai potuto innamorarsi di una ragazza di 19 anni, terrestre, finita, mortale.
E questa era la sua punizione. L'infelicità eterna e la morte.
Un errore.
Lui era un errore. Terribile, splendido errore.
-John!....-
Una voce lo raggiunse e lo fece voltare. Lei.
Il suo sbaglio. La sua fragilità.
Rose.
La guardò con le lacrime agli occhi, si fermò...non avrebbe voluto salutarla, rendere ancora più doloroso quel distacco. Renderlo reale.
Ma davanti ai suoi occhi non poteva fare altro che assecondarla, come spesso aveva fatto. Arrendersi alla sua volontà.
Rose, i capelli biondi sul volto umido dal pianto, la brezza che le spingeva il vestito rosa, che la faceva ancora più bella, unica.
- Perchè lo stai facendo?...- urlò, la voce rotta dal dolore.
-Non posso fare altrimenti...avevamo parlato di questa probabilità....e poi...è arrivato il Dottore...-
-Lui non è il Dottore!- la rabbia nella voce della donna.
Lui sorrise, abbassò il capo.
-No...?- scoppiò in una grande risata ricordandosi di quando il Dottore li aveva lasciati su quella spiaggia e lei, confusa, non lo aveva riconosciuto...- Io sono lui...e lui è me...-
Lei scosse la testa, provò a dire qualcosa, ma capì. Restò in piedi, le braccia molli, lo sguardo scuro.
Gli occhi di John si addolcirono.
-Starai bene amore mio...si sitemeranno molte cose e finalmente lo avrai...al- non riuscì a finire la frase - No....John...io voglio te...il mio Dottore-
John prese un grande respiro...aveva sempre desiderato questo...il cuore gli si riempì di gioia, peccato, pensò....solamente adesso lei glielo diceva. Lei lo riconosceva.
Avrebbe voluto mentirle, come aveva fatto il Dottore in precedenza, dirle che sarebbe stata la stessa cosa... però ...lei aveva il diritto di sapere.
Guardò da un altra parte, distogliendo lo sguardo dai suoi occhi.
-Sarà diverso Rose...lo sai...lui si è rigenerato....-
-Non sei tu....-
-Sì....non esattamente...ma...ti ricordi quando io mi sono rigenerato...tu all'inizio non mi credevi, ero cambiato, ero diventato diverso....ma , in fondo ero sempre io...- la guardò serio - Ti ho sempre amato....sempre...e penso che se lui è stato me, non se lo sarà dimenticato.....perchè tu...Rose Tyler, sei il mio amore....-
-impossibile- intervenì lei con gli occhi tristi.
John sorrise, quasi divertito, non mentì nemmeno quella volta - Sì, tesoro mio...impossibile-

-Non sono comunque disposta a perderti ancora...non voglio...- disse Rose, avvicinandosi a lui.
-Sai cosa sta accadendo....-
-Si...ma voglio credere che ci sia un' altra possibilità-
Lui le posò un dito sulle labbra, scuotendo la testa.
-Vuoi credere....questo non vuol dire che ci sia...- le mormorò all'orecchio.
Lei sembrò sciogliersi al suo tocco, inclinò leggermente la testa verso di lui. Poteva sentire la passione che li aveva sempre uniti bruciare piano nei loro cuori e avvolgerli entrambi dentro a quei momenti, che appartenevano solamente a loro, dove neanche il tempo poteva esistere.
La baciò, dolcemente sulle labbra, accarezzandole lentamente il collo.
Le sue dita lunghe sfioravano la sua pelle e questo era splendido.
Poi, ruppe il bacio, tirando indietro appana la testa per guardarla negli occhi.
-Anch'io lo vorrei, amore....ma semplicemente...non esiste....-
-Lui non è te John...e tu...morirai...- pianse - tu morirai....amore mio...e questo non è  giusto...è sbagliato... perchè tu, tesoro...-
-Perchè lui è morto, si è rigenerato...e io sono lui...non è possibile avere due Dottori, capisci...-
-Ma tu sei umano...-
Lui sorrise ancora, schioccò la lingua sul palato - ma ho i ricordi di un Signore del Tempo...- le prese la mano e la posò sul suo petto. Due battiti, un cuore umano.
-La mia anima...è quella di un Signore del Tempo...e questo basta-
Si guardarono...e lei comprese che non vi era più nessuna scappatoia, nessun trucco. John sarebbe morto...
- Portami con te, John...-sussurrò Rose, tra le sue braccia.
-non posso vivere senza di te...-.
Lui la strinse, forte, il respiro ansante, il cuore squarciato .
-Isabel...devi prendertene cura...-


to be continued......



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Capitolo 11
*** Paura ***


my love





Le mani circondavano il suo viso. La guardava cercando di darle quel coraggio che lui aveva pensato di aver perso dopo troppi anni spesi a combattere contro il tempo, nemici sanguinari, ricordi dolorosi...e grandi perdite.
L'avrebbe aiutata, con tutto sè stesso a superare quel terribile momento. Non ci avrebbe pensato due volte a sacrificarsi per lei...per la loro figlia.
Solamente, aveva paura...l'aveva sempre avuta. La morte l'avrebbe portato via, sarebbe stato come addormentarsi lentamente, sciogliersi in un gelido abbraccio e poi non ci sarebbe stato più niente. Non si sarebbe rigenerato. Sarebbe semplicemente morto e con lui tutti i suoi ricordi.
Niente passato, presente o futuro.
Niente tempo.
Il vuoto avrebbe riempito le sue membra e svuotato il suo cuore.
Di questo lui aveva paura.
Di dimenticare.
Si morse il labbro, cercando di non piangere. -Lasciami andare Rose...ti prego, non renderlo più doloroso di quello che dovrebbe essere-
Sembrava quasi implorarla.
Il volto pallido, il sudore sulla fronte e gli occhi rossi di stanchezza.
Lei piangeva ancora, scuotendo la testa, pestando i piedi a terra come una bambina, sul volto la rabbia.
-Io no...non voglio...- singhiozzò stringendolo a sè dandogli dei pugni sul petto.
- Rose...ti prego....- sussurrava John, affondando il capo tra i suoi capelli.
Strinse le mani attorno al suo corpo. Doveva trovare la forza di lasciarla. Doveva e se non l'avrebbe trovata sarebbe rimasto con lei per sempre , stretto tra le sue braccia.
Chiuse gli occhi e si voltò,sentendo le mani di Rose che lo tiravano verso di lei.
-Non mi lasciare...io...io...ti amo- urlò ancora lei cercando di tenerlo a sè disperatamente.
-Anche io....lo sai quanto....ma...- non gli uscivano le parole, un grosso nodo sembrava soffocarlo. Strinse i denti e si liberò dalla sua presa con uno strappone, violento.
Poi, cominciò a correre, più veloce che poteva.

Rose lo vide scomparire dietro ai tigli.
La sua figura alta e sottile, la camicia bianca...perdersi tra le foglie verdi degli alberi.
La mano ancora alzata, tremava.
Le labbra dischiuse in un urlo muto. Il dolore sembrava quasi reale, strappargli  il cuore dal petto, lasciarla in quel posto, sanguinante.
Non sapeva cosa pensare.
Non sapeva cosa fare.
Non riusciva a muoversi.
Se n'era andato.

Si accasciò a terra. Senza più alcuna forza.
Non piangeva.
Guardava il terreno secco e caldo.
E non sapeva cosa fare.

.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.


Arrivò lui, lo sentiva dietro le sue spalle.
Lo odiava.
Perchè non doveva morire lui?...perchè era ancora vivo?

-Rose...-

-Zitto....- sibilò lei.

-Rose....John è stato coraggioso...ha fatto la cosa giusta....-
Lei si voltò, gli occhi pieni di rancore, ancora umidi.
-Lui ha sempre fatto la cosa giusta-

Il Dottore abbassò lo sguardo. Incominciò a sfregarsi le mani, innervosito.
Cosa avrebbe potuto dire?

-Perchè lui e non te?-

-Perchè lui non è un Signore del Tempo-

Lei fece una smorfia di disgusto. Si alzò e lo fissò con occhi crudeli, spietati.

-Adesso ci sei tu vero?-

-Come?-

Lei abbassò il capo, per nascondere le lacrime.
-Immagino che ti abbia chiesto di prenderti cura di noi....-

Lui annuì.

-Tu non sei suo padre...questo lo sai vero?-

-Avrebbe potuto essere mia...-

Lei scosse la testa.

-No....-
-Non avresti mai avuto il coraggio di fare questo....- continuò, guardandolo.

-Non avrei mai potuto starti accanto come...-

-Come lui...- disse Rose.

Il Dottore restò in silenzio.

-Io rivoglio indietro mio marito...-

Il Dottore stava per ribattere, quando si accorse che il cielo si stava rabbuiando. In alto, il sole stava diventando rosso e il blu del cielo si stava scurendo.
Una scossa li fece barcollare.

-Cosa...sta succedendo?-

-Non l'ha ancora fatto...- mormorò il Dottore, guardandosi intorno.

-Che cosa?-

- Non si è ancora ucciso....e se non lo farà al più presto...questo universo collasserà su sè stesso....le stelle incominceranno a implodere, scoppiando e inghiotendo i sistemi...tutte...indistintamente...si trasformeranno in enormi buchi neri e l'universo si spegnerà...-

-Perchè?-

- Perchè io sono un paradosso troppo grande...persino per il tempo...e lo spazio...-



to be continued.....



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Capitolo 12
*** Il cielo nero ***


father and daughter


Il cielo si stava spegnendo.
Isabel guardò i campi dorati calare nell'ombra e sentì tremare più volte le mura della casa. Di fianco a lei, il Capitano era dritto, guardava fisso fuori.
Sembrava stesse contando.
-Cosa sta succedendo?- chiese la bambina correndo da lui, facendo scivolare velocemente la manina nella sua. C'era qualcosa che la stava turbando profondamente...non era il cielo , nè le scosse...era qualcosa di più simile al cuore. Il suo cuore stava battendo veloce...e... stava cambiando.
Gli occhi azzurri dell'uomo si posarono genitili su di lei, strinse la sua manina con più vigore. Si chiese per un attimo se fosse giusto spaventarla....dicendole la verità.
Scosse la testa. No.
Era la figlia del Dottore dopo tutto... si fidava di lei, come si era fidato molte volte del padre. Isabel aveva tutte le qualità di John. Avrebbe capito.
-  Stammi vicino Isabel...non avere paura...adesso usciamo da questa casa e andiamo a cercare il Dottore-
-Perchè?-
-Perchè piccola....se non lo troviamo il sole si spegnerà-
La bambina spalancò gli occhi.
Non era possibile.
Non era vero.
- Come?- chiese ridendo.
Jack si inginocchiò davanti a lei, passandole una mano sulla guancia...- Scusa....- mormorò capendo di averla scossa. Lei lo guardò, cercando nei suoi occhi,  se aveva mentito.
Lo trovò sincero.
E questo la immobilizzò . Di colpo pensò a sua madre, a dove poteva essere. L'angoscia l'avvolse.
- Dov'è la mamma?- chiese, tremando...delle piccole lacrime le rigavano il viso.
Jack sorrise dolcemente e l'abbracciò.
-Tranquilla Isabel...la mamma sta bene...è andato il Dottore a prenderla...-
-Chi è quello li?- domandò lei, passandosi la mano sul naso per asciugarsi.
-Lui è il Dottore...-
Gli occhi dorati di Isabel si dilatarono. La bambina sapeva...e questo la faceva tremare...
-Lo so che è il Dottore....ma lui...lui...è mio padre?-
Lo sapeva...ma voleva sentirselo dire.
Jack annuì.
-E' complicato tesoro....entrambi sono...- - mio padre...- finì Isabel.
Lui sorrise.
-L'ho capito dagli occhi....sono uguali...eppure così diversi...come è possibile questo?....non capisco...-
Jack sospirò e accarezzò di nuovo il suo volto.
-A dirti la verità non lo so neanche io....- ammise.
-E dov'è mio papà....?....perchè è scappato via?...perchè piangeva?...- abbassò il capo - morirà?-
Jack la guardò stupito....come faceva a capire...
-Morirà Capitano?...è per quello che era sempre così triste?....perchè sapeva che doveva morire?....lascerà  me e la mamma?-

Lui sentì il cuore stringersi...come poteva dire ad una bambina queste cose?....come poteva farle sembrare giuste.
Suo padre, quello che l'avaveva amata, che aveva conosciuto e che le era stato accanto per tutta la vita....doveva morire.
Doveva morire perchè era stato un errore.
Un errore del Tempo.
E lei lo sapeva, lo poteva vedere nei suoi giovani occhi....ancora così puri, incontaminati. Liberi dagli orrori della morte e delle guerre.
La bambina era cresciuta nella pace, con sua madre...
Un giorno, il Dottore aveva deciso che dovevano andare a prenderlo, ucciderlo, eliminarlo. Distruggere quello che aveva costruito. Erano piombati lì, un pomeriggio d'Agosto... tutto perchè dovevano salvare il mondo, l'universo.
Era giusto.
Si doveva fare.
Ma mentre guardava quella bambina, le sue manine strette, il viso arrossato dal pianto si chiese se fosse veramente la cosa giusta.
Aveva vissuto molti anni, secoli....ed era sempre stata la stessa storia. Il bene più grande doveva venire prima delle lacrime di una bimba innocente. Si chiese se non ci potesse essere un altra soluzione.
No.
Non esisteva.

L'egoismo....l'attaccamento....avrebberono portato alla paura, e alla violenza. Sospirò, pensando quanto queste emozioni fossero caratteristiche umane.

Non rispose.
Si alzò e la prese in braccio. Dovevano uscire.







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Capitolo 13
*** IL SUO RICORDO ***


RICORDI


Continuava a camminare, i rami impigliati nella giacca , lo sguardo duro fisso dentro al bosco. Intorno una nebbia densa, grigia e fredda...entrava nelle narici gelida bruciando i polmoni , grattando la gola.
Rose lo guardava da dietro, stringendo i pugni in uno scatto nervoso. Poteva sentire la rabbia scorrere veloce e salire fino alle tempie, bollire dentro alla sua testa. Voleva urlare.. scappare via, correre per avvertire suo marito...salvarlo.
Rose lo avrebbe salvato sempre , sarebbe ritornata da lui, in qualunque Era o luogo lei lo avrebbe aiutato. Fissò la lunga schiena del Dottore, gli occhi stretti e la bocca serrata.
Non poteva credere quanto fosse cambiato, la sua faccia...i suoi occhi, così diversi.... avrebbe dovuto aspettarselo... prima o poi si sarebbe rigenerato ma...
Scosse la testa, come infastidita...
Non avrebbe mai pensato di reagire così. Il rancore, per averla abbandonata non era scemato con il tempo....e vederlo cambiato era stato per lei uno shock ulteriore.

Non lo aveva ancora perdonato..col tempo aveva incominciato ad amare sempre di più quell'uomo, solo...abbandonato in un mondo nuovo senza il Tardis o le stelle. Incatenato alla Terra. Immobile.
John aveva avuto solo lei. E lei lui.

Si erano stretti l'un l'altro, in quella nuova vita...e avevano cercato di andare avanti. Nonostante tutto.
Erano stati felici, veramente.

In quel momento, Rose, si domandò come sarebbe stata la sua vita se le cose fossero andate diversamente...se fosse rimasta con il Dottore nel Tardis, sarebbe stata così felice anche con lui ?... aveva una figlia e un marito, la sua prospettiva era cambiata...era cresciuta...si chiese se sarebbe stata capace ad accettare quel genere di vita. Ancora.

Si chiese se l'avrebbe voluta anche lui....quella vita. Se tutta quella libertà....l'avesse veramente reso felice. Non sembrava.
Quando aveva posato gli occhi sul suo volto, aveva visto un uomo sofferente...e bugiardo. Dietro a quella maschera da ragazzo, viveva nascosta l'anima di un vecchio stanco...e vederlo in quel modo la fece soffrire.

Sospirò e continuò a camminare.

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Poteva sentire i suoi passi dietro di lui, veloci e leggeri insieme. L'avrebbe riconsciuta sempre. Sorrise nel buio pensando alla sua Rose camminare tra il fango e i rovi di quel bosco. I capelli arruffati...il viso imbronciato di quando faceva le cose per dovere.
Sospirò.
Lei era sempre stata una ragazza abbastanza impulsiva , pensò a quanto sforzo avesse fatto ad accettare di seguirlo. Ancora una volta. Lui e Rose Tyler, insieme.
Amava la sua spontaneità, quella semplicità che lo aveva colpito, la prima volta che l'aveva vista. Il suo cuore....leggero lo aveva salvato dalla rabbia che lo aveva avvolto per tanto tempo. Rose lo aveva curato....liberandolo da sè stesso.
Si ricordò come un suo sorriso poteva fargli dimenticare quello che era stato...il male che aveva fatto.
Averla di nuovo di fianco era bellissimo.

Riconobbe, però, di essere stato geloso nel vedere il sè stesso umano con lei. Era stato strano....  Rose con un altro, guardare i loro sguardi incrociarsi...sciogliersi all'amore , le voci  strozzate nel dirsi addio...ancora una volta. Era stato straziante perchè l'aveva persa ancora una volta....
e lei stava piangendo per lui. Per l'umano.

Se lo meritava, decise, stringendosi nelle spalle. L'aveva abbandonata....aveva tutto il diritto di essersi fatta una vita , lui, l'aveva sperato, veramente. E poi si era rigenerato....era cambiato...in un certo senso, quel corpo era staccato da lei...diverso....aveva incontrato River...
Ragazza strana.
Aveva continuato , cercando di amare....di amarla. Non riuscendo mai a comprenderla fino in fondo...
Ma quando si trovava solo nel Tardis, tra le mille stanze...nel silenzio. Poteva ancora sentire l'amore di Rose riaffiorare , prepotente , invadergli i cuori.
Non l'aveva detto a nessuno, mentiva....continuava a farlo per proteggersi. Per proteggere il suo ricordo.

Si chiese come sarebbe stata la sua vita se fosse andata diversamente....se non si fossero mai lasciati. Sarebbe stato felice?...Sì. Finalmente.

Ma non sarebbe stato più il Dottore...si sarebbe legato a lei, per sempre.  Non come con River...lui, non avrebbe avuto il coraggio di lasciare Rose da sola...sapendo che sarebbe ritornato .  Sapendo di amarla, veramente...in un modo a lui alieno.
Umano.
Si convise....si convise che fosse stato meglio così. Lui, non meritava quello....aveva deciso di portare a termine la sua condanna...doveva espiare quel male, quella colpa.


Si voltò, sorridendole, aprendo appena la bocca....per parlare di nuovo.


to be continued.....


 



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Capitolo 14
*** il mio passato ***


il tuo passato


 - Sei felice?- Rose lo aveva preceduto, si accorse di stare per farle la stessa domanda. Un sapore agrodolce sulla lingua , si sentì imbarazzato, confuso. Sinceramente non sapeva cosa rispondere.
Non si erano quasi parlati da quando avevano incominciato a camminare...
- Si...- sussurrò, cercando di nascondere il volto nell' ombra. Aveva mentito. Non poteva fare altro.
Sapeva che Rose non ci sarebbe cascata, lei ....aveva sempre avuto la capacità di smascherarlo. Poteva vederla dietro di lui , sul viso dipinto un sorriso amaro.
Cercò di tossire, come per distogliere l'attenzione.
-Ho mentito...- disse poi.
-Lo sapevo ...non c'era bisogno che me lo dicessi....- mormorò lei, il tono secco, quasi ferito.
Continuarono a camminare nel silenzio. La nebbia piano scompariva, assorbendo con sè il tenue riverbero azzurro del bosco e di qualche stella ancora in cielo. Entrambi potevano sentire la tensione crescere e  schiacciare i loro petti.
- E tu ?....- chiese il Dottore, la voce rauca.
Rose abbassò lo sguardo... - E' una domanda stupida....-
-Sì...è vero...- ammise poi il Dottore, scoprendosi le dita sempre più gelide...la fronte umida di sudore.Odiava quelle situazione. Confrontarsi con il passato...scoprendosi sempre in debito e mancante di qualche pezzo, qualche ragione.
-Viaggi con qualcuno?- chise lei.
Lui non rispose.
I rami sotto i loro passi si rompevano, creando dei rumori sottili , come un ticchettio del tempo. Scandendo i secondi.
-Lui non sarebbe mai andato con qualcun altra...piuttosto...sarebbe...- sussurrò Rose, intuendo la risposta.
-Morto?- finì lui per lei.

Rose sospirò, scuotendo la testa, infastidita - no...non quello...-
-Sì....Rose Tyler...io sono morto... - si voltò verso di lei, gli occhi , brillarono.- Lui non poteva vivere senza di te...ha preferito morire, quando è stato il suo momento....poteva scegliere. Ha deciso di non vivere, di cambiare...-

E successe. Non si accorse di quando gli occhi le si riempirono di lacrime, si ritrovò a piangere come una bambina . Lui , non l'avrebbe mai abbandonata.
Il cuore sembrò vibrare, piano , dentro di lei...commosso.
E riuscì a vederlo, un attimo , su quel volto diverso...i suoi occhi nocciola, posarsi su di lei. Fu come risentirlo di fianco , rassicurarla, come sempre.

- Sono io...ma sono diverso.... A volte....quando sono solo, lo sento, pensa sempre a te...mi fa star male il suo dolore. Mi fa ricordare sempre il motivo per cui sono morto...- distolse lo sguardo.
- Troppe perdite....troppe cose andate male....ho avuto il bisogno di proteggermi. E l'ho fatto....Rose Tyler...-

Lei lo guardava, le labbra strette...il viso rigato dalle lacrime.
-Sei felice?-

Lui socchiuse la bocca, scuotendo lentamente la testa, chiudendo gli occhi. - E' necessario dirlo?-
Un riso amaro uscì dalle labbra di Rose, che si asciugò il volto con la manica della maglia. Riconoscendolo. Odiandolo.
-Ti prego.....Dottore...-

Si fissarono. E l'ombra calò sui loro cuori, condannandoli a quel sentimento...lontano. Impossibile.

- No....-

Rose lo guardò , non riuscendo a non singhiozzare.
-Io sì...ero felice...perchè me lo devi portare via? ora...-




to be continued............

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Capitolo 15
*** Belìal ***


La morte di John



Cadde per terra, tremante. Le dita graffiarono il legno bluastro del Tardis mentre il suo corpo si chinava, sconfitto. Strinse le chiavi in un pugno, cercando di respirare nonostante l'angoscia stesse stritolando la sua gola.
La paura del vuoto...il suo demone fidato, colui che lo aveva da sempre accompagnato e guidato lungo il suo percorso stava invadendo il suo cuore, facendogli venir voglia di piangere.
Vedeva la porta del suo Tardis, adesso, immensa. Come un palazzo sopra di lui, dominarlo, stendere un ombra scura sul suo volto....non sarebbe stata più un ponte per le sue fughe ma avrebbe accolto il più triste dei suoi viaggi. La fine. Di nuovo.
Si alzò, striciando il corpo, dolente sul legno liscio.
Gli occhi, rossi di stanchezza frugavano nel paesaggio davanti a lui. Cupo.
I cielo , tra i più scuri  rombava di tuoni e di venti gelidi che illuminavano e soffiavano i campi adesso marroni, echi di quell'oro ormai spento da una notte improvvisa.
La sua notte.
L'incubo che aveva sempre cercato di cancellare dai suoi sonni, si era materializzato , lasciandolo indifeso, ancora una volta. Impaurito.

L'universo stava collassando. Il paradosso si stava compiendo. Come aveva promesso....

Girò lentamente la chiave dentro alla serratura...stava sudando freddo. Combattendo per non svenire. La paura lo aveva assalito.
Poteva sentire il suo respiro...dietro la nuca... gelido.

Entrò dentro al Tardis...il cuore, di una luce viola splendeva nell' oscurità. Non ci sarebbero state più fughe.
Avanzò a passi lenti dentro al buio. Ombre dal passato sembrarono avvolgerlo in una fredda coperta , facendolo rabbrividire.

Poi lo vide, comparire, uscire fuori dalle tenebre: il mantello nero, di velluto toccava terra, due mani pallide, dita lunghe e sottili stringevano un bastone d'acciaio. Le unghie lunghe, nere. Il sorriso, rosso ,disegnato sul volto lungo e bianco tradiva gli occhi, due biglie nere, luccianti, maligne.
- Sei in ritardo John....- la voce uscì veloce dalla bocca sottile , simile allo scroscio di sabbia sulla pietra.

John socchiuse gli occhi. Madido in viso, ritrasse spontaneamente la testa in dietro in un gesto di repulsione. Non poteva fare altro. Non riusciva a fissarlo negli occhi più di qualche secondo, dopodichè poteva sentire il sangue gelargli dentro le vene e lo stomaco rivoltarsi, causandogli una profonda nausea.

- John...Dottore...è passato parecchio tempo da quando ci siamo visti l'ultima volta....dove?....ah si....la cascata della Medusa...- disse , l'ombra , camminando lentamente intorno alla console del Tardis...-  bei tempi...eri giovane, veramente giovane...- sospirò posando le mani candide dul  metallo - ambizioso...Theta...veramente ambizioso...-

John alzò per un attimo lo sguardo, incoricando il suo , gelido.
- Così tanto ambizioso che avresti sacrificato tutto per arrivare a quello che avevi sempre desiderato....anche la tua famiglia...non era stato un caso...lo sai Theta...è stato bello verli bruciare sotto le mura vermiglie....-

Il viso di John si scurì...gli incubi diventavano reali, di nuovo. E...non sarebbe scappato, questa volta no.
- Niente legami, niente amore....Dottore...solamente la scienza, conoscienza....il potere...la fuga...- la voce di quella creatura sembrò alzarsi , il suo corpo girarsi verso il cuore del Tardis. - Tutto il potere dell' universo...nelle tue mani....- le  braccia si alzarono, come ali corvine, in controluce.  
-Nonostante questo....li hai persi...- abbassò lo sguardo, per un attimo i suoi occhi neri sembrarono perdersi - e hai sofferto...tanto...-
Si voltò verso John. Adesso , con un sorriso spezzato....come disgustato.
- Hai di nuovo perso Dottore...e io sono venuto a prendermi quello che mi avevi promesso mille anni fa... ancora...-

John scosse la testa, gli occhi lucidi, le gambe tremanti .
- Lo sai cos'ho fatto ?-

La creatura sorrise appena, quasi indifferente - Ti sei sdoppiato...lo so...la cosa incredibile è che sei diventato umano...mortale, completamente...non hai fatto altro che rendermi le cose più facili...-
- Non le toccherai...prenderai me, così, finalmente morirò...e non farai più del male a nessuno...- disse John.

- E' molto più divertente vederti morire lentamente...l'altra tua parte non te l'ha detto?...avresti dovuto suicidarti...io sarei venuto a prenderti....e ti avrei portato giù con me...nel vuoto...all'inferno...e mi sarei cibato dei tuoi ricordi...della tua anima-

John sorrise. Avrebbe ripagato il suo debito.Aprì le braccia, mostrandosi.
-Sono qui...prendimi... Belìal-



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to be continued....









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Capitolo 16
*** prime verità... ***


la verità


La guardava e non sapeva cosa dire. Troppe bugie sulle sue spalle, millenni sembravano bloccare le parole che si fermavano gelide sulle labbra.
Fece scorrere velocemente le dita sul braccio fino a toccarsi la spalla , stringendosi la clavicola con  una mano tremante. Nervoso. Distolse lo sguardo da lei , impaurito.  Rose lo fissava, il volto rabbioso e cupo.
- Perchè Dottore....? perchè lui...adesso?-
Il Dottore abbassò gli occhi , come per scusarsi. Aveva passato una vita a chiedere scusa....e non aveva ancora finito, sarebbe andato avanti per molto tempo. Sospirò.
Che senso aveva mentire ancora?... in quella situazione?...nessuno. Prese un profondo respiro, ispirando lentamente, sentendo l'aria entrare dentro i polmoni, fargli male quasi.  Cercò dentro di se delle parole adatte per quella situazione...non trovandole...
- John....te l'ha raccontato?- chise poi, fissandola, serio .
-Cosa?- lei sembrò ancora più confusa di prima.

Il Dottore sorrise, gli occhi tristi sembrarono riflettere per un attimo delle fiamme bluastre, fantasmi passati incisi come un marchio nelle iridi verdi - Belìal....- un sussurro , gelido, scuro.  Un nome celato dentro agli abissi della memoria, recondito...fissato nelle pieghe del tempo, negli agoli dove le tenebre erano libere, e il vuoto comprimeva i pensieri e le emozioni....lanciandoli in un luogo buio...fatto di fiamme celesti , e di fiumi di sangue. L'inferno.
Il Dottore aveva da tempo dimenticato quel luogo, dove , un tempo , la sua arroganza lo aveva portato , trascinando il suo cuore ingenuo negli abissi di una dimesione opaca e irreale e per la prima volta lo aveva incontrato , Belìal, il male, il dio oscuro del vuoto.
-No? non l'ha fatto?- distolse lo sguardo... facendo una smorfia, come se dentro di sè si fosse accorto di aver sperato troppo, nel suo alter ego...- di certo non lo biasimo... ho fatto finta di niente, che quel periodo semplicemente non fosse mai esistito....vivendo giorno dopo giorno la mia vita - alzò gli occhi ad un cielo cupo, nero come la pece ....un tuono colpì le sue orecchie , come un pesante martello di piombo, distraendolo dai pensieri - illudendomi che un giorno avrei ripagato , il debito...pensando di poter essere finalmente libero, in qualche modo....in qualche tempo...o luogo- schioccò la lingua sorridendo appena ancora - ho mille anni e sono ancora stupido come un ragazzo di venti....non pensavo che fosse così potente...non dopo l'ultima guerra del Tempo, pensavo che mi avesse lasciato stare....invece mi ha trovato, ha trovato John , te, la bambina....ed è venuto a chiedere il conto, di nuovo...-.
Rose poteva vedere le lacrime , cadere sulle sue guance. Fu stupita. Quel ragazzo , il suo Dottore, stava piangendo.
Lui si inginocchiò per terra , unendo le mani sul viso...- Ho sbagliato, tanto tempo fa...ho sbagliato, scusa....scusa...-
Non lo aveva mai visto in quel modo...sentì la paura...capiva che era qualcosa di tremendo , agghiacciante...
Si avvicinò senza pensare, solamente , fece quel che sentiva nel cuore, gli posò una mano sulla fronte...ricordandosi istantaneament di aver fatto gli stessi gesti con John . Guardando meglio il suo viso , poteva scorgere lo stesso dolore del marito . La colpa, che gli aveva sussurrato John una sera , dopo la nascita di Isabel. Lui aveva pianto.

- Chi è Beliàl?- chiese Rose.
Il Dottore tremò di nuovo al nome, allungò la mano fino a stringere quella di lei , tossendo leggermente - Lui è il male Rose...è un Signore del Tempo...o almeno...lo è stato...tanto tempo fa...- provò ad alzarsi, ma qualcosa sembrò trattenerlo - sai...ogni Signore del Tempo ha...un lato oscuro...terribile...e a volte capita che certi una volta intrapreso il sentiero del male...non ritornino più in dietro...è capitato a Rassilon...ed è capitato a Beliàl.. e si è trasformato.-
-Che cosa ti ha fatto?-

- Rose, io non sono sempre stato così...veramente...c'è stato un tempo, quando ero giovane...molto giovane...ero cattivo, non m'interessava niente...solamente le stelle e la conoscienza....il potere. ...- Si fermò, il respiro spezzato , occhi vitrei la fissavano.
- Io....ho fatto una cosa terribile...- continuò lui , la bocca impastata , le dita tremanti - ho fatto un patto Rose....una scommessa con Beliàl, lui è molto potente...molto più di quanto tu possa immaginare...mi ha permesso di viaggiare...scoprire nuovi mondi...mi ha battezzato. Facilitandomi l'ascesa nel Consiglio...duemila anni fa...-
Rose strinse gli occhi, non riusciva a capire...
Il Dottore sospirò, la prese per le spalle, gli occhi invasi dalla vargogna - lui , è una specie di demone....capisci?...ha usato le mie debolezze per....incatenarmi a lui. Avrei perso l'amore...tutta la mia famiglia se...se non fossi riuscito a comprendere...capire il creato....ero troppo arrogante...avevo pensato di poter diventare un dio...- rise amaramente.
-E persi...persi clamorosamente...lui , si prese la mia famiglia...a Gallifrey...ho visto i loro corpi bruciare per più di quattro giorni...un agonia continua e crudele. Mi disse che se avessi scommesso ancora...mi avrebbe ridato la possibilità di salvarli. Di riaverli vicino a me. Accettai....non potevo sapere che lui aveva già visto il mio futuro.... quella volta dovetti scommettere il doppio...la mia vita e quella dei miei cari. - Abbassò di nuovo lo sguardo, cercando si ritrovare la voce...- ... non potevo sapere che mi sarei innamorato di nuovo Rose... il destino non esiste...probabilmente il legame con Donna... l' ho creato io, in qualche futuro...capisci...l'ho fatto per salvarci...Beliàl avrebbe preso una parte di me...ma non me....comprendi?...la mia anima. Che è racchiusa dentro John...mi dispiace...-

to be continued........




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Capitolo 17
*** prime verità....2 parte ***


egoista


- Tu cosa hai fatto?- la voce di Rose ,tremava , incredula. Lo aveva ascoltato , in silienzio , e ad ogni frase, ogni parola si era sentita morire. Tutta la sua vita era stata una menzogna... capì in quell' istante di quanto suo marito fosse stanco, tutto il tempo , speso a portare una maschera. Un ideale da perseguire, così tanto distante dalla sua vera indole. Lo aveva distrutto...o almeno, John era crollato.
Fu come vederlo veramente, senza più nessun alone di mistero attorno al suo viso...gli occhi. Quelli di un vigliacco. Un bugiardo....
Non riuscì a provare compassione per lui, no , non in quel momento. Non per quell' alieno.Tutte quelle scelte, egoiste , crudeli le aveva compiute lucidamente, senza pensarci due volte. Non si sarebbe mai aspettata da lui  , un atteggiamento così meschino. Aveva preferito il potere all' amore dei suoi cari...li aveva messi come premio per una scommessa.
Ed aveva perso. Cosa poteva esserci di più egoista?
E adesso , lei e Isabel erano state in pericolo, sempre....per lui. Per colpa sua. Il Dottore aveva deciso di sacrificare un uomo , il padre di sua figlia...l'amore della sua vita.  John , aveva accettato. Per loro.
Il cuore sembrò spezzarsi...ripensando al marito, da tempo poco più di un fantasma , amareggiato e nauseato dal suo passato, . Questa era la differenza tra il Dottore e John. L'umiltà.

Le faceva male la testa... la rabbia era troppa. In altri casi avrebbe urlato, lo avrebbe spinto a terra, se ne sarebbe andata ma...restò in mobile. Lo fissò per un lungo istante.
- Vorrei aiutarti...Dottore,davvero...dirti che va tutto bene, che ti perdono e comprendo le tue azioni...vorrei riuscire...a non sentirti colpevole per tutto questo. Ma ti guardo e vedo bugie...un universo di menzogne. Mi sento così stupida...così fragile, adesso....e ho paura, ho veramente paura di quello che sta succedendo, paura per John...- chiuse gli occhi, serrando le labbra , l'espressione tesa, gli occhi pesanti, stanchi.
-Ho paura per la nostra bambina... mio marito non è di fianco a lei... e non so più di chi fidarmi. Tu mi chiedi di accompagnarti , cercare mio marito  e di tradirlo...sacrificarlo come avresti fatto tu, senza pensare, senza amore.- adesso i suoi occhi erano di nuovo vivi , due fari dorati , brillanti nell'oscurità. Determinati, sinceri.
- Io non lo abbandonerò mai....neanche se questo mi dovesse costare la vita...io lo amo-
Il Dottore la guardava , le mani che prima stringevano le sue braccia , piano erano scese lungo i suoi fianchi, tremando. La riconosceva. Era lei. Il suo amore.
Un essere troppo leale, cristallino....così distante da lui.
Lei non si sarebbe arresa, la conosceva fin troppo bene. Avrebbe continuato a lottare per lui. Per John, il suo Dottore . Si sentì solo , ignorante .... così tanto vuoto, incapace di poter provare un amore così grande per qualcun altro e ....per sè stesso.
La guardava e vedeva una donna, mortale, finita...la sua vita così breve...ma con un animo saggio, più di chiunque altro avesse mai incontrato . Un cuore, unico...così grande e puro.
Al suo confronto si sentì un bambino, piccolo e solo ...senza più alcun riferimento. Lei no...

Si allontanò di pochi passi da lei. Tenendosi la mano sulla fronte, massaggiandosi lentamente la testa. Curvo, come un ramo storto, vecchio e marcio.
Tutta la sua vita, passata a chiedere scusa...cercare un qualsiasi perdono...per dimenticare la sua arroganza e la sua profonda ignoranza. Un Dio solo e triste. Questo sarebbe stato sempre. Niente di più. Niente di speciale.

Sospirò.

Era stanco. Vecchio. Malato nel cuore.

A volte, anche gli Dei periscono...e devono lasciare spazio all' amore. Diventano aridi, secchi...inutili. Aspri.
Era questo che voleva diventare?
Voleva essere causa di altra sofferenza?....prendere il posto, prepotentemente , di un uomo che aveva passato le notti a cercare il modo di salvare la sua famiglia? un uomo che come lui, aveva sofferto per mille anni?...un sè stesso, che aveva finalmente trovato una sorta di pace , che poteva scorgere tra gli occhi della figlia e della moglie?

Le sue mani sarebberono state di nuovo sporche di sangue...del suo?

Scosse la testa.

Poi, come un flebile e timido raggio di luce , un sorriso comparve, dolce sul suo viso.

- Rose... cara piccola Rose - mormorò.

Lei lo guardò, alzando un sopracciglio .
-Ho capito...grazie...- disse ancora e si voltò, correndo .

Lei rimase interdetta per qualche istante, vedendo il Dottore perdersi nel buio della foresta. Poi, si distese. Capendo.

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Quando arrivarono il Capitano con in braccio Isabel trovarono Rose, in mezzo a quel bosco, scuro e umido, il viso rigato da lacrime e un sorriso ,debole sembrava illuminare le tenebre che la cricondavano.


to be continued............


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Capitolo 18
*** Le porte di Belìal ***


L'INFERNO


-Rose...?- la voce di Jack arrivò da dietro.
Lei si voltò , le mani strette, l'una con l'altra . Sorrise ancora , vedendo la piccola Isabel , addormentata tra le braccia di Jack. Lei stava bene , si sentì subito sollevata. - Cosa è successo?...dov'è il Dottore...?- Jack le mise una mano sulla spalla, scoprendola tremante.
-Che cos' hai ?-
Rose distolse lo sguardo dai suoi occhi, il sorriso ancora sul volto, gli occhi ormai lucidi . - Ha capito....- mormorò.
-Cosa ha capito?-

-Jack...lui lo salverà...- sussurrò ancora.


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Mano a mano che si avvicinava alla zona dove era stato nascosto il TARDIS del suo alter ego , l'erba sotto ai suoi piedi diveniva ghiacciata, e l'aria sempre più pungente sulla pelle...e rarefatta. Si faceva fatica a respirare.
Il cielo era ormai un velo completamente nero, camminava nella più totale oscurità... illuminava il sentiero con la luce verde del suo cacciavitesonico. Ma...c'era qualcosa che non andava...ad un tratto non sentì più alcun rumore di rami o di vento. Niente.
Poi comprese , Belìal era arrivato... provò una sorta di terrore, pensò a Rose , l'aveva lasciata da sola in quel bosco...si maledì di nuovo. Stava camminando verso un portale dimensionale.
Rabbrividì al pensiero di dove potesse portare. I suoi ricordi riguardanti il mondo di Belìal erano terribili...probabilmente, pensò, era arrivato troppo tardi.

In fondo all'oscurità riuscì ad intravvedere una fioca luce blu. Per un attimo pensò alle luci del TARDIS...socchiuse gli occhi.
Quelle erano fiamme.
Le fiamme celesti del mondo di Belìal. Anime dannate in mezzo al vuoto , prive di ragione vagavano in quella landa desolata...piatta e infinita. Provò pena per tutte loro , erano vive ma costrette al più triste dei destini , esse non avevano alcun ricordo della loro vita passata, prive di qualsiasi identità , valore... emozione. Probabilmente , grandi eroi di Ere passate , o , disperati che si erano rivolti a Belìal , in un momento buio.
Tutti avevano scommesso...e avevano perso.
Camminava, un brivido gli percosse la schiena... stava entrando dentro al Vuoto.

Poi il niente si  fece mattone, rosso sangue, e le pareti si alzarono circondandolo...crearono un lungo corridoio,scuro , ai lati fiaoccole di fuoco viola illuminavano la triste via di luce cupa. Subito le fiamme incominciarono a correre ,isteriche , affiancandolo lungo il cammino.

Le anime, piccole fiamme , erano a milioni , veloci sui lati del corridoio... il Dottore, chiudendo gli occhi , poteva sentire le loro voci. Sole. Perse. Si avvicinavano a lui, cercando di toccarlo.
- Chi sei? non ti ho mai visto qui - una voce nella sua testa. Ma non era quella di un anima.
Si voltò ed incontrò degli occhi stanchi , azzurri...dentro vi riconobbe Daika, suo fratello. Il viso , che ai tempi dell' Accademia era giovane e piacevole era diventato una maschera scura e maleodorante. Putrida. La carne scivolava , fusa , grondante di pus e di sangue.
Indietreggiò , impaurito.
Aveva cercato di dimenticare il perchè avesse provato in tutti i modi di scappare da Belial...suo fratello. Daika , era stato catturato la notte prima del suo diploma alla prima Accademia. Aveva giocato contro Belìal...e aveva perso.
Purtroppo , Daika non sapeva correre quanto lui, aveva avuto sempre poco fiato. L'aveva trovato subito e costretto nel suo debito.
Tutti sapevano di Belìal....che era un demonio...nonostante questo , tutti prima o poi ci cascavano. E perdevano.
Rivederlo in quell' inferno gli spaccò il cuore... lui , non sapeva chi era. Era morto, dentro.
-Chi sei? è da giorni che cammino ma non ho ancora trovato nessuno...con un corpo...come me. Scusa, sai dirmi per caso dove siamo?- continuò il fratello , cercando di sorridere , non riuscendoci , la carne che colava quasi gli impediva di parlare.
Povero mio Daika...dove sei finito...
Il Dottore indietreggiò lentamente.
-Non lo so....mi dispiace...-
-Mi puoi aiutare?- chiese di nuovo il fratello, allungando una mano verso di lui. Il Dottore la scansò. Si ricordò fin troppo bene quando , giovane, con il suo amico Koitron era venuto in quel luogo per stringere l'accordo. Koitron aveva toccato un anima...ed era stato inghiottito dal buio. Aveva sentito per anni le sue urla , nella testa , implorarlo di aiutarlo. Ma non poteva.
Un solo contatto e sarebbe caduto nell' oblio.
Era straziante.

- No...mi dispiace..- mormorò con voce rotta , cercando di allontanrsi il più velocemente da quello spettro. - Ti prego aiutami...aiutami...- il fratello stava piangendo - Non so dove sono...non so dove sono...-.
Il Dottore cominciò a correre tra le fiamme, sempre più veloce. Non poteva più sopportarlo...aveva paura...


to be continued.....


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Capitolo 19
*** Inquietanti conseguenze ***


inferno 2


Aprì gli occhi.

La vista appannata , i polsi strettti in delle morse . Si sentiva tirare le braccia , dolorosamente , verso l'alto...si scoprì le mani legate da catene gelide. Poteva sentire il sangue , piano , gocciolare lungo le membra , bollente e nella bocca il suo sapore amaro , e pungente.
Strizzò gli occhi , per mettere a fuoco . Poi vide.
Una stanza , piccola...le mura grigie , parevano bruciare di fiamme violacee , la puzza di sangue rappreso e di ruggine gli invadeva il naso ... vide stracci di carne viva sotto di lui , muoversi , strisciare sul pavimento , contorcersi su sè stessa. Come vermi.
D'istinto si mosse , schifato , agitando il corpo sospeso a mezz' aria. Riconoscendo il dolore dei tagli ai polsi procurati dalle catene...sembrava quasi che gli stessero segando le ossa attraverso la pelle.
Boccheggiò per qualche istante, intontito dal dolore.
Dov'era?
Il cuore batteva , veloce, la paura lo stava divorando . Poi si ricordò. La sua ultima immagine.
Belìal , su di lui , le  mani , artigli scuri che gli aprivano il petto e i suoi occhi , divertiti , crudeli vibravno di rosso ...dopo il buio.

Scosse la testa . Sentiva le urla , lontane , di uomini e di donne...agonizzanti. In terra delle lame di ferro...barre seghettate, pinze, catene. Si sentì gelare le vene... poteva immaginare cosa gli avrebbero fatto...si contorse di nuovo in spasmi di terrore , ma le catene erano solide e lui si sentiva debole, molto debole.
Doveva assolutamente andarsene.
Se solo avesse avuto con sè il suo cacciavite... le mani erano legate, come avrebbe potuto prenderlo? sospirò. I polsi dolevano al minimo movimento. Come avrebbe fatto?
Buttò in dietro la testa , ansimando dall' angoscia...
Pensò a sua moglie, Rose...il suo viso, le sue labbra...gli occhi dorati. E si sentì bene.

Dolce, piccola Rose Tyler.

Un sogno , come anestetico per tutto quel male...
Sarebbe morto a momenti , dissanguato. Lo accettò . Strinse i pugni . Un sorriso sul volto...una consolazione in quel pozzo nero , senza porte , senza fine.
Le aveva salvate.

.-.-..-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-..-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.



Il corridoio era finito... davanti a lui un fiume rosso, scivolava sulle pietre nere di quell' inferno. Terribili erano le urla che lo circondavano...i corpi, mozzati , per terra. I suoi occhi si inumidirono di pena.
Li riconobbe...tutti quanti. I suoi compagni...il suo popolo. Le facce squarciate , le mani e le braccia , sparse , erano un eco di quello che potevano essere dei Galliferyani. Una nebbia verde, fluorescente si alzava a pochi metri dalla terra... illuminando , tristemente la valle. Un cupo cimetero.
Le anime, dopo infiniti cicli di torture , ormai completamente dilaniate venivano buttate, ammassate in quel luogo...dove ancora vive, cercavano le loro parti, strisciando in un mare di sangue e di fango.
Gli venne un connato di vomito , dovette posarsi una mano sulla bocca per evitare di rigettare. Si appoggiò , barcollando, alle mura, per non cadere.

Strinse i denti. Si era dimenticato quanto riluttante poteva essere quel mondo. Un inno alla morte e alla disperazione.
Degli scalini, a tratti frantumati , scendevano lungo quella valle. Sulle pietre, resti di organi, brillavano ormai poltiglie. L'odore era intenso, così tanto da stordirlo.
Scese lentamente.

Non vi era alcun spazio libero , braccia , torsi , gambe , teste ricoprivano il terreno. Il Dottore doveva camminarci sopra. Ad ogni passo poteva sentire le ossa spezzarsi dal peso , cercò di non pensarci , di distrarsi.
Nel suo cuore la rabbia era sparita, quel rancore che si era portato per anni sembrava dissolversi alla vista di quei cadaveri...che sussurravano bestemmie e inveivano contro di lui. Si chiese se sua moglie e i suoi figli fossero ancora lì, in mezzo a quei corpi, quanto stessero soffrendo. La ferita , mai rimarginata di quella tragedia sembrò bruciare ancora di più , stringergli il cuore , frantumarlo , farlo a brandelli. Si coprì gli occhi con la mano. Per non cercarli e non trovarli.
Se avesse incrociato lo sguardo di un suo figlio non avrebbe più avuto il coraggio di proseguire , ma si sarebbe accasciato a terra con loro, strappandosi pezzo per pezzo ogni sua parte...per restare lì, pagare il suo debito.
Non poteva permetterselo. Non in quel momento.
Rose e Isabel lo stavano aspettando....o meglio...la sua parte umana. Continuò a camminare.

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-Pensi che abbia bisogno d'aiuto?- Rose si voltò verso Jack, prendendo in braccio il corpo addormentato della figlia.
Jack guardava la foresta.
Il viso duro, attento. Si chiese per un attimo se il Dottore avesse detto la verità, riguardo Belìal...se fosse stato anche solo lontanamente vero , il solo fatto di stare vicino a quell'inferno sarebbe bastato per fuggire , lontano.
Le cose non erano andate come avevano previsto...e il Dottore aveva di nuovo ceduto alla sua dannata emotività . Per un attimo pernsò quanto fosse stupido.
In passato e in quel momento.

Ma....non poteva lasciarlo solo. Non in quelle circostanze... le conseguenze , se lui fosse rimasto imprigionato...ogni cosa sarebbe cambiata. Ogni cosa.
Non poteva permetterlo.


to be continued.....


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Capitolo 20
*** Il Dio solitario ***


Un dio solitario


- Non penso che sia saggio Rose...- sussurrò Jack .
Rose gli posò una mano sulla spalla , spingendolo a voltarsi verso di lei . I suoi occhi erano persi , lontani , un velo di preoccupazione posato su di essi. - Cosa c'è?...là dentro Jack? -
Jack sorrise appena , non poteva far vedere la sua angoscia, conoscendo Rose lei si sarebbe preoccupata e avrebbe insistito per accompagnarlo. La sua testardaggine era enciclopedica. - Niente...ma, penso , che sia meglio lasciare al Dottore...la responsabilità di questo casino, è una cosa troppo grande per noi, Rose...si parla di dispute tra Signori del Tempo, noi non potremmo aiutarlo, saremo un peso morto per lui...-
Rose abbassò gli occhi. Delusa.
-Tu lo sapevi Jack?...- domandò ad un tratto.
-Cosa?-

-Belìal...le scelte del Dottore...è per questo che sei venuto qui, con lui . A cosa gli servivi?...- il tono di Rose , si fece scuro , pieno di astio. -Non hai fatto niente per aiutare John...- lo guardò negli occhi. Di nuovo la rabbia sembrò scoppiarle nel petto .
Jack scosse la testa , mettendosi le mani dentro alla giacca. - Non è come pensi.-
-Come?...Jack , tu hai ascoltato la storia del Dottore, e lo difendi ancora? ma...come è possibile, io...non ti riconosco più!non vi riconosco più...cosa sta succedendo veramente? Dimmelo!- Rose era davanti a lui , tesa, sembrava quasi che volesse spingerlo indietro con il corpo.
Jack sospirò. Le cose stavano andando tutte storte...non si doveva arrivare fino a quel punto...troppo dolore, troppe bugie...
- Il Dottore è un paradosso...lui, per mille anni non ha fatto altro che scappare da...sè stesso-

-Non ho capito- mormorò Rose...

-Il Dottore non ti ha detto tutto...- rise, dolorosamente - ...figuriamoci, ha troppa vergogna...a volte, non riesce ammetterlo neanche a sè stesso.-
-Cosa c'è? cos'è che non mi ha detto?- urlò Rose, esasperata. Era una menzogna ...continua.
Jack la fissò , gli occhi adesso gelidi, schermati, atoni.
- Ti sei mai chiesta perchè mi ha sempre odiato così tanto?...perchè non poteva comprendermi, toccarmi...nemmeno vedermi?- la voce di Jack si era fatta sottile, appena percettibile tra i fischi del vento.
Rose scosse la testa. In quell' istante, di nuovo , si sentì persa.
Jack sorrise , crudele - Perchè io...sono stato colui che l'ha visto, veramente. Alla fine dei tempi, della realtà , del vuoto...io c'ero...e anche lui. Belìal . Lui l'ha sempre saputo, ma vedere me, capire che qualcuno poteva vederlo realmente ... lo turbava . Inquietava...ha sempre cercato di evitarmi. Fino adesso. Lui, Belìal è ritornato. Non si può uccidere...il male. Poi il Dottore, un Dottore futuro che tu nemmeno hai mai visto ha scoperto te e Isabel, anche questo , lo sapeva da secoli ma vedervi gli fece provare delle emozioni che pensava di aver dimenticato ...fu una benedizione.- Jack rise ancora sotto gli occhi increduli di Rose - Sai , è incredibile...tutte le versioni future del Dottore hanno cercato di proteggervi...uno dopo l'altro...hanno anche creato un sè umano per te...la quattordicesima incarnazione. Con Donna...lui è stato con te prima che tu lo conoscessi...prima di tutto. La solita domanda...nasce prima l'uovo o la gallina?...con il Dottore non si sa mai...tutto è possibile.- Stette un attimo in silenzio, respirando a fatica, qualcosa gli stava stringendo il petto. Dolore?Dispiacere?
- Perfino questo...diventare il peggior incubo di sè stesso...lui vivrà a lungo Rose, millenni...la sua anima cambierà...ad un certo punto, non si sà perchè ... diventerà così crudele da voler distruggere tutto...la sua vita..la sua famiglia...- La sua voce tremò di nuovo - sè stesso...-


to be continued......

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Capitolo 21
*** chiarimenti ***


CHIARIMENTI


-Quando arrivò ... non lo riconobbi. Era così diverso Rose. Un altro uomo, veramente. Chiaro, capelli fulvi e barba, occhi azzurri... vestito molto elegante , poteva sembrare il tuo Dottore.- sospirò, gli occhi continuavano a guardare nella foresta.
- Mi disse di proteggervi...che avrebbe mandato un altro sè con me...e allora io capii...John , tuo marito , gli dissi che non potevo permetterlo , che era un brav'uomo. Che ti rendeva felice. Non mi ascoltò .- Jack si guardò la mano , per alcuni secondi, assorto. - Mi prese questa mano e me la strinse forte, mi disse che ti amava...che non aveva mai smesso...che quello sarebbe stato l'unico modo per proteggervi. Tu e Isabel. Disse che era stato lui...aveva scelto Donna Noble Ere passate, per crearlo.- Abbassò lo sguardo, delle lacrime gli rigavano il viso. - Per renderlo il capro espiatorio...tutto il suo male si sarebbe riversato in lui...in quell' uomo -

Rose stava piangendo. Provò pena per John...si sentì mancare, dovette tenersi a Jack per non cadere.
-Tutta la sua vita...passata con noi...sapendo che prima o poi sarebbe morto...per salvarci...dio...-mormorò Rose, con  voce spezzata . Gli occhi fissi. Spenti.
-.... poi , poco dopo incontrai lui...l'undicesimo Dottore...arrivò da me, non mi disse nulla, solamente....mi chiese di aiutarlo a riaprire le crepe tra le dimensioni per andare a prendere John.  L'universo è quasi collassato...ma ce l'abbiamo fatta comunque.-
Jack si voltò verso di lei , un sorriso triste sul volto.
-Siamo venuti qui per salvarvi....per salvare Isabel...- continuò.
-Isabel?....che cos' ha Isabel?- chiese Rose, stringendo la figlia al petto. Lei, la piccola, dormiva serena nelle sue braccia.
Jack la guardò a lungo, mordendosi le labbra....teso.
-Tua figlia non è una bambina normale Rose...lei...è unica...adesso non lo noti, ha solamente 8 anni. Ma diventerà magnifica....potente...ooh sì...immensa. - Si avvicinò accarezzando i capelli di Isabel, con delicatezza.
-Riuscirà , un giorno a distruggere Belìal... riscrivere il tempo...per te e per John...ma adesso...lui deve morire. L'undicesimo Dottore non può soccombere, se venisse imprigionato il corso degli eventi cambierebbe e quella rigenerazione, la quattorcesima non sarebbe mai esistita. Così come John e ....Isabel.-
Rose era distrutta.
Le mani tremanti....scosse la testa - Ma John morirebbe....- mormorò, gemendo. - Non voglio...io....io...non voglio-
Jack l'abbracciò forte.
-Rose...è l'unica soluzione...ci sono dei punti fissi nel tempo...e questo è uno di quelli...John morirà...-


to be continued..........

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Capitolo 22
*** Umano ***


UMANI



Poteva sentire la lama del coltello , posarsi sulla schiena. Incidere leggermente la carne...
Chiuse gli occhi e strinse i denti , sporgendosi in avanti , travolto da una fitta di dolore. Belìal sorrideva leggermente ...premendo  la lama sulla schiena.
- Tutti questi secoli mi sono chiesto... ma come?...come è stato possibile che io, un Signore del Tempo...l'ultimo della mia gloriosa razza - si fermò, un risolino isterico - possa essere diventato te...mi fai schifo. Un umano. E allora poi ho pensato...sono andato indietro di millenni con i miei ricordi, scavando in quella squallida e insulsa vita, la tua...e quella dei tuoi compari - una smorfia sul viso pallido - pacifisti...bugiardi,codardi...e ho trovato. Quella scimmia. Rose.- si fermò per un attimo , pensieroso. Gli occhi erano neri, completamente....non più una traccia di compassione, o ragione. Brillavano di follia.
- Perchè tra tutte...lei?...Dai, siamo sinceri...non era neanche la migliore...eppure, sei andato avanti, ossessionato da quel primate, per secoli...per millenni...e poi, quell' imbecille della nostra quattordicesima incarnazione ha pensato bene di creare te... per amore...per proteggerla.- ringhiò , alzando le mani , scalciando contro il muro.
- Tu, sei un errore John....lo hai sempre saputo! non saresti mai dovuto esistere. Sei uno scherzo, ecco. Un uomo e un Signore del Tempo....vedi, questo mi dà il voltastomaco. E poi, quella bambina...Isabel? hai scopato con una donna. Mi fai schifo...non mi stancherò mai di dirtelo.- Camminava, lentamente intorno a lui. Il volto , una maschera di rabbia.
- Ho pensato...mi sarò sbagliato...tra tutte le mie rigenerazioni....mi sarò confuso. Ma no..no...sono venuto da te, quando quella scimma è nata. E tu non mi hai neanche riconosciuto , eri troppo occupato a deprimerti perchè sapevi , oh sì...tu lo sapevi che quello sarebbe stata la tua condanna. La vostra.  Avrei dovuto uccidervi in quel momento...ma non l'ho fatto...perchè?- si mise le mani tra i capelli, tirandoseli , digrignando i denti dal nervoso.
John, il volto ormai coperto di sangue , sorrise.
- Perchè io vivo ancora in te...non potresti mai toccarle....il mio amore le protegge. Ma non è bastato...sapevo che un giorno saresti ritornato...l'unico essere che può odiarmi così tanto... sono io...- lo guardò con occhi rossi dal pianto.- Non sono stupido...ho cercato , una soluzione, per nasconderle...e non c'è l' ho fatta.- abbassò lo sguardo, fissando un punto imprecisato nel buio - ho fatto tanti errori...in passato- lo fissò , con odio...- e in futuro....ma , non permetterò mai che tu distrugga ancora la mia famiglia, un altra volta...no...poi ho capito. Se tu mi avresti preso, saresti stato in pace...e io con te.-.
Belìal si avvicinò, piano gli prese la testa tra le mani...delicatamente. Si passò la lingua sulle labbra, fredde.
- Io non sarò mai in pace...- delle lacrime cadevano dai suoi occhi scuri,  il suo viso sembrò addolcirsi - è.. ..così difficile...oh sì...pensi di soffrire?- socchiuse gli occhi , un sorriso triste - tu non hai idea di cosa sia il dolore...-
 
John alzò lo sguardo, scoprendo Belìal piangere, gemere lentamente. Lo vide. Sè stesso schiacciato da millenni di perdite...di infelicità. Potè comprenderlo.
- La nostra vita non è stata quell'inferno che tu credi di ricordare....- lo guardò e provò pena - ... come posso dirtelo?...quanto hai perso?...quanto ti sei sentito solo...non è come sembra, Dottore...- mormorò.
Gli occhi di Belìal si dilatarono, la rabbia ricominciò a bruciare dentro di lui . Stinse il bastone d'acciaio nelle mani e lo alzò in aria, colpendo la faccia di John, rompendogli il naso. Il sangue ricominciò a fluire abbondantemente , macchiando la barra di metallo.
- Io non sono lui...ricordati...non provarci mai più...lui è morto-
John sorrise...la testa ciondolante sul petto. Sfinito.
- Sei arrivato fino a questo punto?....tu odi te stesso, sei diventato arido...un deserto. Non hai più amore dentro di te...vorresti morire ma non puoi. Non ce la fai. I tuoi unici compagni adesso sono l'odio e il rancore....per una vita ormai troppo lontana da te...dimenticata. Andata storta....e adesso te lo chiedo...Dottore...da quanto non ti fidi di te stesso? vivere è diventato un peso così grande?...-.
Belìal si voltò, il suo corpo ormai coperto dalle ombre.
- Tu pensi di essere diverso da me John...voi pensate di poter agire diversamente...- piangeva ancora, continuò, il respiro ansante - ma io non sono altro che voi...in un futuro così lontano che non potreste neanche immaginarvi....- rise - ...no...voi siete uguali a me...è l'amore che mi ha portato a questo...in questi millenni, questa eternità. Ho perso così tante famiglie...amori...figli...ad un certo punto sono impazzito.- scosse la testa, sembrò barcollare per un istante - non ce l'ho più fatta...il Dottore è morto...e sono rimasto io....immortale, un Dio...posso andare dove voglio , non ho più limiti adesso...sono potente, oooh sì, tu non sai quanto. Ma...ho perso tutto, vivo in questo mondo, circondato da fantasmi. Ho cercato di combattermi, come fate voi...ma è tutto inutile. La verità è un manto gelido e oscuro...senza senso. Fatto di morte. Tutto prima o poi muore...tranne noi.- urlò .
-Questa , John, è la nostra condanna...ma non per te, tu morirai....- lo fissò , uno sguardo opaco, senza pietà - ed è per questo che ti odio ancora di più...tu sarai libero...-



to be continued

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Capitolo 23
*** Risoluzioni parte 1 ***


Risoluzioni parte 1




Powell Estate - 2005 ( London)



La neve cadeva copiosa , fredda... strinse i pugni trascinandosi verso il suo Tardis. Aveva poco tempo prima che la rigenerazione incominciasse.
Barcollò , ascoltando la canzone degli Oodd ...stava finendo.
Inciampò di nuovo.
Il dolore era insopportabile, scosse la testa , tra la neve ghiacciata. Quando rialzò lo sguardo ... lo vide.
In piedi , dritto , uno smoking nero, le mani nelle tasche dei pantaloni. Occhi azzurri, brillanti...un sorriso largo sembrava spuntare dalla folta barba rossa. Alzò un sopracciglio .
- Dottore...-

La sua voce.... cercò di alzarsi, per vederlo meglio. Sapeva chi era...poteva riconoscere...sè stesso.
- La mia decima rigenerazione....sai, mi manchi ancora, nonostante siano passati secoli- rise - quelle all-star sono veramente stupende! mica come questi mocassini- storse il naso - ...pensi che sia invecchiato?-

Il Decimo Dottore si mise a sedere. Non riusciva a parlare. Perchè era qua?...
L'altro lo guardava con occhi tristi , socchiusi .
- Mi dispiace... - sospirò - soffri tremendamente...lo so...ma smetterà, sarai un uomo nuovo ...avrai una vita nuova , una moglie e tutto il resto. Un giorno, starai bene-
-Perchè sei qua? cosa è successo?-

Lui sorrise, attese qualche secondo prima di rispondere...- Sono venuto per chiederti aiuto... le cose stanno precipitando, nel futuro, tu stai morendo...- fece una smorfia, seccato quasi, avanzando di qualche metro verso di lui - o almeno...non proprio in questo istante, ma , morirari , se qualcuno non ti fermerà...io non sarò mai esistito e l'universo collasserà...tutta la nostra storia verrà cambiata , i nostri compagni , morti , in ogni Era , in qualsiasi luogo-

Un brivido , percosse la schiena del Decimo...un pensiero nella testa , ricordi di secoli prima ritornavano prepotentemente togliendogli il respiro, spaccandogli il cuore.
-Belìal?- sussurrò .


L'altro annuì .
-Ma come è possibile? è morto!...l'ho visto bruciare tra le fiamme di Gallifrey. L'ho gettato nel vuoto!...- urlò il Dottore.

Scosse la testa, massaggiandosi la barba rossa.
-No... il male non si può uccidere, Dottore. Ha trovato il modo per ritornare...e ha scoperto Rose e la bambina.- - Quale bambina?-
Sorrise.
- Nostra figlia...splendida , Isabel...-

Deglutì. Spaventato. Gli occhi castani si dilatarono.
-Nostra figlia?...Rose?-

Gli occhi azzurri brillarono di gioia , annuendo - Sì...con John...-


to be continued........






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Capitolo 24
*** Risoluzioni parte 2 ***


Risoluzioni parte 2

Le pareti vibravano di turchese...intorno colonne bianche , avorio , illuminate dalla debole luce del cuore del Tardis.Sorrise appena... era diverso eppure così simile al suo.
- Come è successo?- la voce del Decimo tremava e le sue membra erano arse dal freddo della vasca di rigenerazione cellulare. L'altro sè  gli lanciò uno sguardo divertito. - Cosa? con Rose?-
- No...- saltò stizzito , il viso rosso, imbarazzato. - Intendo...Belìal . Tu devi essere molto più vecchio di me, dovresti essere alla dodicesima rigenerazione...no?-
- No...no no...diciamo, alla mia quattordicesima vita...eh? sono ancora bello però?- rispose, scoprendo un sorriso lindo.
Il Decimo alzò un sopracciglio. Come poteva essere così vecchio?...di regola i Signori del Tempo potevano vivere solamente tredici vite...cos'era successo?
- Scusa...c- come?-
Il quattordicesimo sorrise di nuovo, schiacciando un pulsante : l'acqua incominciò ad uscire lentamente dalla vasca lasciando il corpo del Dottore tonico e sano. -  E...che cos'è questa?- il suo viso era stupito, le radiazioni erano sparite. Stava bene, e questo era impossiboòe. Poche ore prima , il suo corpo stava morendo.
- Vasca a radiazioni kapron , rigenerano le cellule dei Signori del Tempo , senza dover cambiare...ehm...tutto. Comodo no? L'unica seccatura è che devi trovarti nei paraggi del Tardis, perchè se no , beh...muori. Io l'ho usata due volte- si sitemò la cravatta - perchè dovrei cambiare? finalmente sono rosso...-
-Sì, questo lo vedo...incredibile...- fece una smorfia, chinandosi  per prendere i suoi indumenti...alzò il capo incrociando il suo sguardo - ma come fai ad esistere...dovrei essere morto nella mia " quattordicesima rigenerazione " -
- Non posso dirtelo...sappi che comunque cambieranno molte cose...ma tu continuerai a vivere. Divertente no?-. Il Decimo socchiuse gli occhi...quello che stava succedendo era impossibile. La storia stava cambiando... quell' uomo , quel sè stesso futuro era strano...i suoi gesti erano nervosi, i suoi sorrisi tesi , costretti. Si sentì strano...fuori luogo.
-Io dovevo morire...- sussurrò . Gli occhi azzurri dell'altro lo fissarono , improvvisamente gelidi . -No...non adesso, non in questo tempo...-

- La storia sta cambiando...e questo non va bene. Belìal dovrebbe essere morto, non sarebbe dovuto ritornare. Non poteva. Ci deve essere stato qualcosa...qualcosa che hai combinato tu. O qualcun altro...- si passò le mani tra i capelli. C'era qualcosa che non andava. - Lasciami andare... devo finire quello che avevo iniziato- si alzò , vestendosi velocemente. L'altro lo fissava, la figura immobile dietro alla console....poteva sentire i suoi occhi posarsi su di lui. La sua rabbia crescere.
- Perchè sei così dannatamente testardo...Dottore. Fermati-

-Chi sei?...- urlò di colpo il Decimo, voltandosi verso di lui. I loro sguardi , immobili ...

Il rosso sospirò , appoggiandosi ad una colonna del Tardis. Il suo respiro divenne grave, di colpo , le sue mani apparirono pallide e sottili. Come degli artigli.  I cuori sembrarono fermarsi , quando scoprì chi aveva davanti.
Automaticamente indietreggiò , come colpito da qualcosa. - Tu....-
L'altro sorrise debolmente scuotendo la testa - No...no...sono ancora te , ma , questa cosa....mi sta cambiando- adesso i suoi occhi erano deboli , opachi - io non so che cos'è...capisci? ho paura...penso che sia l'inizio , penso che tra non molto dovrò cambiare...-

- Ma...tu stai diventando lui...-
Il Quattordicesimo annuì - Sì...- fece un profondo respiro , tremante - ed è questo che non va bene...vedi , tempo fa ho incontrato la mia rigenerazione futura...un paradosso , ancora, mi disse che stava capitando anche a lui, che stava cambiando... che non era ancora il suo momento . Che sarebbe dovuto avvenire molto dopo...- strinse i denti, cercando di distogliere lo sguardo dai suoi occhi - invece...penso che abbia ucciso Isabel , in quel passato-
-Isabel?-
L'altro annuì - E' stato per amore , Dottore...io ho creato John...per Rose. Poi è nata Isabel ...ci ha salvati. In ogni tempo. Non te ne sei mai reso conto...ma lei esiste da sempre. Come noi , del resto. - si morse il labbro , come se un dolore passato gli avesse invaso i cuori - John doveva morire , in quel passato....solamente se fosse morto Belìal l'avrebbe lasciata libera. Invece è accaduto il contrario...- gli occhi si inumidirono , delle lacrime, bruciavano dentro al suo sguardo - ma è morta lei....Rose...e Isabel-
Si avvicinò lentamente - Non siamo più al sicuro...Dottore...-


to be continued......

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Capitolo 25
*** Risoluzioni parte 3 ***


RIVELAZIONI part 3


Gli occhi scuri del decimo lo fissavano , spaventati  , persi. Dentro , la confusione lo invase , il suo animo cercava di comprendere ciò che il suo alter ego aveva detto...che comunque sembrava il prologo di un terrificante incubo.
Recenti erano le sue più grandi ferite , sulla sua linea temporale dove nel passato aveva già perso una famiglia .Aveva cercato di combattere contro Belìal innumerevoli volte...perdendo , costantemente. Nonostante tutto , comunque , si era ripreso  , grazie a lei, Rose.
Non l'avrebbe mai dimenticata. Mai.
L'aveva sempre sospettato , ogni suo passo era già stato determinato in un futuro lontano invisibile ai suoi occhi adesso ciechi, acerbi. La sua vita era stata un enorme progetto , un disegno con tappe ben definite e marcate, punti fissi  che sarebberono ricomparsi comunque , in ogni tempo e in ogni realtà. E l'architetto era lui stesso.
Lungo il suo cammino , aveva disseminato tracce , promemoria , indizi...ma per andare dove?
Dentro al riflesso degli occhi turchesi della sua rigenerazione futura comprese la paura. Quel senso di confusione.
Entrambi , scoprì , non avevano idea di fin dove potevano essersi spinti. Belìal era devvero il male? era devvero il loro punto di arrivo?
Pensò a sua figlia . Isabel. A quando aveva conosciuto Rose...il loro perdersi e ritrovarsi in continuazione. Senza sosta , un nodo che ritornava sempre.
La  nascita di Isabel non poteva essere casuale . Niente lo era.
Stava correndo da millenni, secoli...e non sapeva dove stava andando. Stava fuggendo da sè stesso...perchè? Le sue colpe le conosceva bene....aveva venduto la sua anima per acquisire sempre più potere , alimentando il suo egoismo e illimitato narcisismo , sacrificando l'amore e la ragione.
Perchè?
Un tassello mancante ,la sua vita passata riconduceva inevitabilmente al suo futuro. La sua storia non faceva altro che ripetersi...senza pausa o tregua. Riproponeva lo stesso dolore.
C'era qualcosa nel suo passato che non riusciva a comprendere...a ricordare. Voci sussurrate nelle profondità della sua memoria , nascoste negli antri oscuri dei ricordi più dolorosi. Una ferita , silente , che sanguinava ancora , incurabile.
Si apriva così , a loro , un mistero ben più antico del tempo stesso , un rompicapo. La loro vita.
Entrabi si fissarono , leggendo in fondo alle iridi arrossate , il peso di quel momento. L'urgenza.

Il Decimo si passò la mano tra i capelli , sospirando di nuovo . Una morsa stringeva il suo cuore , martoriato. Le sue spalle si rilassarono , chine sopra alla porta di legno del suo Tardis , la mano appoggiata alle pareti.
Sorrise appena, cercando di nascondere l'angoscia. Il rosso , davanti a lui accennò un saluto , alzando un sopracciglio, ricordando il suo sè passato , lui.
- Dove dobbiamo andare....- sussurrò poi, avvicinandosi alla console.
- Nel 2018...Agosto, Scozia ...Aberdeen-



to be continued.........






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Capitolo 26
*** tempi paralleli ***


TEMPI PARALLELI


Il Tardis comparve , silenzioso , tra le pietre scure delle chiese di Aberdeen.
Quando il Decimo varcò la soglia della porta , poggiando il piede sul cemento freddo della strada si accorse dell' irreale silenzio di quella città. Le vie si aprivano mute e spoglie , i palazzi , come torri solitarie in mezzo a case e a fantasmi di vite. Lungo la strada , disseminati i vestiti  , cappotti, auto , moto.
Si voltò , incontrando gli occhi ormai sofferenti del suo sè futuro, il quale rispose con un cenno sconsolato, gelido.
-Era qui...che abitavano?...Rose e John?- chiese, con voce tremante.
L'altro annuì, poi , con un sospiro lo superò, il suo passo zoppicante.Il braccio , ormai nero , ciondolante lungo il fianco sembrava sanguinare. Il Decimo serrò la mascella , puntando lo sguardo a terra.
Un brivido sembrò percorrergli la schiena....come ghiaccio sulla pelle , stordendolo per acluni istanti. Poteva percepire il male , trasudare dal cemento, dalle case di Aberdeen.
Come se qualcosa l'avesse colpita...una malattia, una tragedia. Una maledizione.
Poteva intuire cos'era successo, guardando i tronchi degli alberi carbonizzati , i rami spezzati per terra , sul cemento lindo, bianco. Rabbrividì.
Le pietre non erano state colpite...solamente gli esseri viventi. Il pensiero , lo prese e gli strinse la gola , come un forte nodo.
Belìal era stato lì.
Solamente le armi dei Signori del Tempo sarebbero state capaci di eliminare velocemente, uccidere , non lasciando alcuna traccia.

- Quando arrivai in questo tempo , prima di scoprire del ritorno di Belìal , la città era piena di vita, bambini, donne, uomini. Tutti in torno , riempivano le vie. Aberdeen era in pace e nel fiore della sua economia.- sussurrò il Quattordicesimo trascinandosi lungo la strada, donandogli le spalle curve.
-Rose e Isabel stavano bene...la piccola frequentava la quarta primaria, era contenta...bellissima.- Si fermò , ansimando , stringendosi il braccio sanguinante. Chiuse gli occhi.
Il Decimo potè percepire il suo dolore crescere nel suo cuore. Spezzarglielo.
- Pensavo che stesse andando tutto bene...me ne sono andato. - Si voltò verso di lui , gli occhi rossi, pieni di lacrime.
-Poi ho incontrato il me futuro...il resto lo sai...sono ritornato più in fretta che potevo e le ho trovate sgozzate. Nel bosco.- Distolse lo sguardo , come a nascondere la rabbia - E c'eri tu...- fece una smorfia - beh....l'altro te stesso. Le teneva strette a sè. Gli occhi non avevano più lacrime per piangere, erano secchi , aperti come due fari bianchi su di loro....ho visto il suo corpo. Rosso del sangue delle ferite che Belìal gli aveva procurato-
Alzò gli occhi incontrando i suoi.
- Non ho provato pena, no...solamente rabbia...avrebbe dovuto proteggerle, sacrificarsi per loro...era stato creato per questo.- la sua voce divenne acuta, stridula.

Il Decimo lo guardava, il corpo percosso da tremiti violenti...il braccio destro , ormai scuro , gocciolava di sangue nero. Gli occhi , pieni di lacrime sebravano sgretolarsi dietro le palpebere.
-Cosa...ti sta succedendo?-mormorò.
Il Quattordicesimo sorrise , scuotendo la testa - il tempo sta cambiando, Dottore, più veloce del previsto...e a me non rimane molto. - Tossì violentemente, sputando sangue.
- Devi andare alla loro tomba, Dottore...sopra al lago, sull'altopiano di Owengree...- sussurrò , ormai riverso a terra.
Il Decimo lo raggiunse, chinandosi verso di lui, alzandogli la testa con la mano. Le guance , prime rosee erano ormai piene di venature nere , rovi in torno agli occhi tuchesi.
- C'e una casa...in legno bianco e tetto in pietra nera...ardesia, l'unica in quella zona....trova John. Lui ti potrà aiutare a trovare il modo di salvare Isabel...e tutti noi...- ringhiò di dolore, contorcendosi in uno spasmo - Corri...corri Dottore, non abbiamo più tempo ormai...- sussurrò , poi in un balzo lo prese per il collo, costringendolo a fissarlo negli occhi.
- Non dimenticarti...- ma non riuscì a finire la frase. Svenne di colpo.

-Non dimenticarti di cosa?...- urlò il Decimo scuotendolo, con forza. Non capiva. Poi scorse il suo collo diventare nero come la pece e le mani dure e lucide. Artigli stavano spuntando dalle dita .
Si alzò , velocemente, lasciando cadere il corpo a terra.
Doveva andare...ormai Belìal stava ritornando anche in quel tempo...


.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-



I gradini della scale erano quasi tutti frantumati. Erano passate più di due ore, sembrava, da quando era sceso in quell'inferno , lungo le scale che sembravano cadere in un precipizio, buio, nero. Senza fine.
L'undicesimo si strinse nella giacca, il freddo era aumentato e la pietra dei gradini era diventata scivolosa , come coperta da uno strato di ghiaccio ,spezzato. In torno a lui , la notte , muta , inquietante.
Sapeva dove stava andando , c'era stato tanto tempo prima, quando era un ragazzo. Quelle scale conducevano al cuore di Belìal...e rispecchiavano la sua disperazione e solitudine.
Nessuno avrebbe mai potuto sapere quanto profondo potesse essere il suo dolore e la sua paura...nessuno. Tranne lui.
Ammise , per la prima volta da quando era entrato in quell' incubo , di stare vagando dentro la sua mente. Futura. Passata. Presente.

Ammise , di quanto pericoloso potesse essere, in ogni sua rigenerazione o tempo. Aveva sempre cercato di combattere Belìal. In qualunque modo.
Ma...vedendo quanto quel buco di sofferenza si era allargato e sprofondato, comprese che non aveva fatto altro che ritardare un evento inevitabile.

La sola luce , in quella voragine , era quella verde del suo cacciavite sonico.

Continuò a camminare.
Per altre ore.


to be continued.....



note autorice:

Ciaooo.....come state, ringrazio tutti per aver letto. Mi scuso per i capitoli corti , ma per me questo è la lunghezza giusta , che mi permette di costruire meglio la storia. Un mio vizio, come si può dire. Spero di migliorarmi mano a mano.

Fatemi pure sapere cosa ne pensate , ne sarei molto felice.

Ok

Allora....buona giornata e buon mareee!!!! 


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Capitolo 27
*** John ***


John MORTO


Il vento freddo si alzò , piegando le spighe ormai grigie dei campi di grano , soffiando via le nuvole , lontano, verso il mare. In alto un cielo  azzurro , brillante sembrava tuonare , irreale , posare  un panno di gelo sopra la distesa nera , come un presentimento di morte.
La figura alta e sotttile del Decimo si stagliava in mezzo a quel mare cupo , il viso scuro , gli occhi duri fissavano davanti  a sè quel paesaggio tetro e angosciante. In lontananza , la sagoma di una casa , in legno bianco, ergersi sofferente tra gli scheletri carbonizzati di pochi alberi.
Strinse i pugni , come per bloccare il dolore che stava nascendo nelle profondità dei suoi due cuori. Dilaniare piano la sua anima, nuovamente.
Delle lacrime solcarono le palpebre dei suoi occhi , rendendoli lucidi alla luce , come piccole stelle cadere lungo le sue guance.
Flash-back di quando aveva lasciato la sua Rose su quella spiaggia con il suo alter ego umano. Pensando che sarebbe stata la scelta migliore, sperando così di evitarle altra inutile sofferenza.
Guardando quel luogo , bruciato dall' odio e dalla violenza dovette ammettere di essersi sbagliato. Enormemente.
Si portò le mani sul volto, nascondendo il pianto. Il senso di colpa piombò dentro al petto , spietato e pesante...ammise , di non essere riuscito a proteggerla. Ancora.
Sarebbe potuto morire dal dolore , in quel momento, in quel posto. Solo.
La consapevolezza di essere stato Lui a trascinare quella povera ragazza terrestre alla morte, lentamente. Si rimproverò nuovamente di averla amata. Di aver permesso ancora a sè stesso di distruggere...ogni persona che si imbatteva in lui era inevitabilemente  esposta alla morte.
Un lamento , uscì dalle sue labbra strette, soffocate dalle sue stesse dita.
Occhi castani, incredibilmente tristi fissavano il vuoto.

Cadde in ginocchio, respirando velocemente. Come in una crisi di panico.
Battè ripetutamente il terreno , con i pugni , obbligandosi ad alzarsi. A continuare. Nel corpo la vergogna immensa. Si tirò lentamente in piedi , storto , barcollando.

Poi lo vide avanzare verso di lui.

Magro e sporco. Una barba lunga , sembrava strappare il volto sottile, scavarlo ancora di più.
Sui polsi  i segni di catene, ferite indelebili , incrostate di sangue rappreso. Occhi infiniti, identici ai suoi lo fissavano , vuoti, folli, persi.

John.

Indietreggiò , con uno scatto isterico , alla sua visione. La rabbia avvolse il cuore. Lui aveva permesso la morte di Rose....del suo amore.
Odiò sè stesso, profondamente.
L'uomo camminava lento, le labbra molli, senza espressione. I capelli arruffati e lunghi scivolavano sulla fronte , pieni di riflessi dorati e ramati. Si fermò dinnanzi a lui, a pochi metri continuandolo a guardare senza parlare.

Fu una sensazione terribile, per il Decimo , fissarlo, osservare il decadimento del suo corpo, la sua sofferenza tangibile anche dall'esterno. Quell'uomo lo rispecchiava completamente , la sua disperazione in fondo alle pupille scure.


to be continued...........



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Capitolo 28
*** la casa part 1 ***


Soluzioni


Capì.
Comprese dentro ai suoi occhi spezzati il dolore e la solitudine. Non parlarono , solamente, John gli voltò le spalle incamminandosi verso la casa.

-.-.-..-.-.-.-.-.-.-


Quando entrarono , gli occhi del Decimo si posarono immediatamente sulle pareti , graffiate. Il legno bianco , si apriva , sventrato , scheggiato su ogni muro...immaginò la violenza di quella lotta , rivide i gesti nei mobili rotti , le sedie ribaltate. Sul pavimento cocci di vetri , sembravano brillare alla luce opaca di quel giorno.
Tutto gli sembrò così tremendamente triste.
Come fantasmi apparivano le voci della bambina, echi solitari tra le macerie di quella che un tempo doveva essere stato per lui, l'unico vero rifugio che fosse mai riuscito a costruire. Una vita reale , stabile , in mezzo al caos dell' universo e del tempo.
John avanzò lentamente davanti a lui , stringendosi le braccia magre, percosso da tremiti. Lo vide soffrire proprio come lui...forse , pensò , di più se questo fosse stato possibile.
Sfiorò il tavolo , in legno di noce , scheggiato e inclinato verso terra. Le sue gambe era state distrutte...sembrava a martellate.
Poi li vide.
Piccoli pezzi di pongo colorato , e di cera...c'erano dei pastelli a cera per terra. Rossi, gialli, viola , verdi...blu. Di fianco un foglio disegnato : un mare , le onde e un cielo stellato.
Si inginocchiò davanti ad esso, non riuscendo a distogliere gli occhi dal disegno. Gli occhi incominciarono a bruciare, come se fossero stati colpiti da acido.
Un dolore che non si poteva descrivere , muto , sembro squarciargli il petto.

- Non guardare...non pensare a lei, non c'è più.- la voce di John arrivò ruvida dietro di lui. Si voltò incontrando lo sguardo perso dell' uomo.
-Non soffrire di una cosa che non conosci Dottore...di un rimpianto. Quello che tu senti non è dolore per lei, Isabel...è solamente colpa.- Sospirò, scuotendo la testa -  Sentirti così non ti porterà da nessuna parte. Contribuirà a far crescere il tuo odio per me...e per te , e non serve, veramente. In un momento come questo non serve-
Il Decimo si alzò , avvicinandosi a lui.
Il suo viso scioccato dalle parole di John. Il suo animo ferito.
-Come puoi dire questo?- mormorò con voce tremante. - Lei poteva essere mia...- guardò davanti a sè ,  fissando un punto imprecisato nella camera. Dentro si sentì svuotato.- Lei...era mia...-
John sorrise , amaro , alzando gli occhi.
-Rose aveva ragione...- abbassò lo sguardo, masticando le parole. Una smorfia di dolore. -Ha sempre avuto ragione su di noi...lei sì che era brillante....-  lo guardò , con odio e il Decimo potè percepiro come una spada , dentro ai suoi cuori.
-L'unico suo sbaglio è stato quello di amarti sempre troppo....era cieca davanti a te. Tu non l'hai mai rispettata...io , non l'ho mai rispettata- attese qualche istante , come per raccogliere i pensieri - non ha mai voluto vedere quanto schifo c'era dentro di noi..- sputò per terra , sui suoi piedi , disgustato.
- Lei si è sempre dovuta adeguare...sempre. E noi? noi no!...l'abbiamo usata, abbiamo giocato con la sua vita senza accorcergene! senza mai un dubbio...credevamo di poterla proteggere, manipolando la sua esistenza- puntò il dito tremante, sporco contro di lui. Urlava ormai.
-La mia esistenza!-

Sorrise di nuovo, guardando il volto del Decimo pallido, sudato.
- Ma i nostri giochini sono andati a farsi fottere, oooh sì!- John , barcollava camminando in torno a lui , i suoi occhi adesso bruciavano di odio - Abbiamo sempre pensato , un giorno, di poter cambiare. Ma non è possibile distruggere il male! Belìal è sopravvisuto grazie a noi...a te...il tuo egoismo Dottore, non ha limiti, sei arrivato a creare me per uccidermi, per mettere a posto le cose. Te ne sei fregato altamente di Rose e Isabel per ben 7 anni e poi piombi in casa mia , dicendo di rinunciare a lei, a loro...-  John si appoggiò ansante al muro, gemendo.
- Io l'ho fatto Dottore...ero pronto a salvare...- piangeva , debole , stringendo il legno scheggiato tra le mani. Il sangue incominciò a scorrere lungo il suo avambraccio.
- Ma non è servito...hai fallito...pensavi che Belìal fosse così stupido? me per te? no...non avrebbe mai accettato un compromesso del genere, sopratutto dopo aver scoperto di Isabel...- la sua voce sembrò rompersi , da singhiozzi . - La mia bambina.-

Il suo corpo tremava dal furore , poi lentamente vide il suo respiro calmarsi...

-Scusami...scusami...- mormorò - sono molto arrabbiato...terribilmente...-


to be continued........






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Capitolo 29
*** Isabel parte 2 ***


la casa parte 2


Si sedette, cadendo all' indietro sulla poltrona. Il viso era rosso dalla rabbia, ancora, gli occhi castani , liquidi dal dolore.
Si riavviò i capelli , con un sospiro tremolante e lo fissò di nuovo. - Quando mi sono svegliato , ero ancora dentro alla sua mente...dentro alla falla dimensionale. Non mi aveva ucciso. Al momento non compresi , mi aveva torturato per delle ore e poi mi aveva lasciato andare. Non tornava. Le regole erano queste , me per te.- scosse la testa.
- Aveva capito che lo stavamo imbrogliando, lui avrebbe potuto prendere me ma mai te...noi siamo due entità divise, dopo tutto... tu saresti sopravissuto.- Sorrise ironico.
- Così andò  a cercarti...sapeva che eri entrato dentro di lui. Sapeva che stavi venendo a salvarmi. Ti trovò ... e si impossessò della tua anima. La caduta dell' undicesimo.- rise - ne avevo sentito parlare , ma non pensavo che trattasse di questo... della sua vittoria. Dottore, Belìal sta andando indietro nel tempo , vita dopo vita, predendo il controllo delle rigenerazioni...-
Sospirò di nuovo passandosi la mano sul mento. - Adesso , in questo momento , in questo tempo il Quattordicesimo è stato preso ...probabilmente le rigenerazioni precedenti sono cadute o stanno cadendo, tranne la tua.- Gli lanciò uno sguardo duro, serio - Tutti tranne te...Dottore. Il Decimo. Me....- sorrise - Il Quattordicesimo è stato astuto ...perchè è così facile per Belìal arrivare agli altri Dottori tranne che a te?...Belìal avrebbe ucciso Rose e la bambina , pensando di fermare la futura Isabel...mia figlia, colei che riuscirà a fermarlo. Ma questo non è il punto...Belìal non aveva capito che Isabel non è tua figlia...ma è mia. Solo mia. Non ha nessun collegamento con te o con gli altri Dottori. Io vivo grazie a lei, nel futuro e lei vive grazie a me...se io sopravvivo lei non può morire. Lui non ha un potere così forte , non lo avrà mai...perchè lui non conosce l'amore-
John si alzò lentamente e gli poggiò una mano sulla spalla - Ti ricordi il primo incontro con Rose?...lei è riuscita a trovarti sempre, in qualunque tempo. Perchè? come?...- un sorriso illuminò il suo volto stanco - Amore , Dottore...la forza più grande nell' universo. Io e Isabel siamo frutto di questo. E' Rose che ci ha salvato...solamente lei -

Le mani del Decimo tremarono , il suo cuore sembrò fermarsi per alcuni secondi. La sua anima si sciolse.
- E adesso....permettimi di farti conoscere una persona...- sussurrò John, prendendo le sue spalle e costringendolo a voltarsi.

Incontrò degli occhi dorati, come fari in mezzo all' oscurità di quella casa , distrutta. Vide un sorriso , abbagliante.

Capelli castani , appoggiati dolcemente su delle spalle esili , chiare.

Una donna , bellissima stava davanti a lui e gli sorrideva...nello sguardo , la pace e la forza. Il sole , pulsava dentro di lei.

- Isabel...-



to be continued...

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Capitolo 30
*** L'arma ***


isabel parte 2



Gli parve luminosa , le braccia incrociate al petto, lo guardava sorridendo con un sopracciglio alzato. La giacca , blu, lunga sulle spalle , lino grezzo, cadeva sulle ginocchia nude , ai piedi degli stivali in cuoio marrone. Era elegante e sottile... quasi uno specchio , davanti ai suoi occhi .
- Dottore- sussurrò la donna avanzando.
Fu strano vederla camminare, vedere nei suoi movimenti lo stesso passo , la stessa velocità. Mani lunghe e sottili incontrarono la sua guancia, sfiorandola lentamente...quasi tremando. Lo fissò intensamente negli occhi e per lui fu facile perdersi dentro l' oro di quello sguardo, di quel taglio, una lama , identico a Rose. Per un attimo gli sembrò di vederla sorridere e il dolore spezzarsi dentro al cuore, sanguinare lentamente nel petto.
-Tu...- la voce gli uscì strozzata , titubante dentro le labbra. Timida , impaurita.
Lei sorrise dolcemente , accarezzando il volto sudato. Le mani erano calde e gentili. Umane.
- Papà...-  la voce di Isabel era vellutata, adulta -...l'uomo del Tardis, il Signore del Tempo e delle stelle, io...non ti ho mai conosciuto.Questa è la prima volta che ti vedo...il Decimo Dottore. Mamma mi ha parlato sempre di te...le giornate di natale, la neve. I mondi oltre i cieli ... la cascata della Medusa.Bad wolf- sospirò , ad un tratto triste. Si allontanò piano da lui , abbassando gli occhi per terra.
- Bad wolf...- disse ancora , stingendo il pugno, ad un tratto gelida. Il viso teso.
Di colpo , fu come se la luce dei suoi occhi, prima splendente si fosse oscurata...sostiuita da un velo di amarezza. Isabel sospirò, passandosi una mano tra i capelli, nervosa per poi accorgersi del debole sorriso del Dottore. Accorgersi della loro somiglianza.
- Tanti mi hanno accenato quanto ti fossi simile... prima di incontrare te e John. Non ci volevo credere.- socchiuse gli occhi  - E' passato così tanto tempo Dottore , mi stavo dimenticando del tuo viso- .
Si voltò verso John - mi stavo dimenticando di te...papà- gli occhi di Isabel si inumidirono. - Ho avuto paura di essere arrivata troppo tardi...di aver fallito , ma...eccovi qui, con me di nuovo. Tutti e due- mormorò.

Il Decimo scosse la testa , muto, fissando John. Gli occhi supplicanti, in cerca di spiegazioni.
L'uomo fece un ghigno, scocciato , gesticolando con le mani . - Dottore...non dirmi che non ci arrivi?- si avvicinò a lui , i loro visi a pochi centimetri. Gli occhi di John sembravano ardere di rabbia, ancora, scuri e profondi come due abissi.
- Ogni singolo giorno della tua vita, ogni istante è stato guidato da qualcosa... hai speso secoli ad interrogarti  su cosa poteva essere, qual' era la tua meta, il tuo destino? Ti sei chiesto il motivo per cui un giorno  saresti diventato un essere così raccapricciante , malvagio. Belìal. Un diavolo sanguinario....- strinse i denti , tanto che il Dottore potè sentire il loro digrignare, stridere dentro la sua bocca.- La solitudine. Mi sono sempre dato la colpa della morte di Rose e della piccola Isabel ...quando il Quattordicesimo Dottore arrivò , e mi vide tenere tra le braccia le mie due donne ..- si interruppe, la voce rotta - ...la mia vita..- continuò , voltandosi verso Isabel - non mi scorderò mai il suo sguardo...odio...disgusto... di nuovo. Se ne andò , senza una parola. Io rimasi per ore a fissarle, il mio cuore sembrava essersi fermato , tutta la giornata. La notte....avevo perso ogni speranza. Ero deciso di lasciarmi morire ,  quando arrivò...mia figlia. Capì in quell' istante che io e lei eravamo collegati , uniti , da qualcosa di più grande...qualcuno ci aveva salvati entrambi. Rose. Bad Wolf. -
Isabel sorrise , appoggiando una mano sulla spalla di John -  Mamma non avrebbe mai permesso la morte di uno di noi... ci amava troppo. Il giorno , in cui ti incontrò per la prima volta, Decimo Dottore, quando mia madre guardò nel vortice del tempo  fissò dei punti , indizi, posti , nei momenti più scuri della tua storia, affinchè tu potessi trovare la salvezza...la pace. Nell' amore.-

- Rose...- sussurrò il Dottore , il volto pallido , la gola stretta in un nodo sembrava soffocare le parole , il petto come sfondato dall' emozione. Così semplice , così forte.

-Il Quattordicesimo ti avrà sicuramente supplicato di non dimenticare qualcosa di molto importante...- continuò John.
Il Dottore annuì , d'istinto.

-Non dimenticare l'amore...potrebbe essere l'unica arma valida per sconfiggere Belìal. Definitivamente.-


to be continued.........





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Capitolo 31
*** Nuove risposte ***


Nuove risposte


L'amore, l'unica arma in grado di distruggere Belìal.
Guardò negli occhi Isabel e John . Un sorriso apparve sul suo volto e subito dopo si sentì vaccillare , dentro ,  cadere nel vuoto.
L'amore.
Un verbo che presuppone una promessa , impegno. Coraggio. La forza per poter cambiare , migliorare.
Aveva sempre cercato di combattere il male, Belìal , con varie armi ...tutte tranne quella che lo spaventava di più. Quel sentimento che lo aveva distrutto , segnato così tanto ai tempi della giovinezza, al suo primo incontro con quel demone. Sè stesso.
La paura , nell' incontrare quegli occhi scuri, morti e il gelo nel percepire a chi appartenesserono . La tristezza nel vedere il suo futuro...un cupo deserto arido, la certezza dell'assenza di amore nella sua vita.
La consapevolezza di dover spendere la sua vita a fuggire da quella ferita. Aperta , sempre.
Belìal aveva vinto , fin dal primo istante , aveva preso la sua infanzia , la sua famiglia. Il suo pianeta. I suoi ricordi.
Rose.
Lei aveva salvato quel loro tempo, difeso il loro amore donadogli una nuova possibilità , nuova vita. Si sentì tirare da due parti di sè stesso , due forze. Rose e Belìal.
Sapeva che per salvarsi avrebbe dovuto seguire i piccoli indizi di Rose, sepolti tra le macerie e la miseria della sua vita. Doveva essere vigile, attento.

John , gli lanciò uno sguardo caldo. Vedendo nei suoi occhi la soluzione.
-  Dovrai cambiare tutto...salvare Rose. Ritorna indietro, alla baia del lupo cattivo...Bad wolf.  Il tempo può essere riscritto-

to be continued.........




( piccolo capitolo...un bivio per una svolta nella storia che porterà e nuove risposte)

Un bacione, fatemi sapere cosa ne pensate.






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Capitolo 32
*** BIVIO ***


Paradosso father and daughter


Era calato il silenzio.
La tensione palpabile sembrava poter tagliare l'aria fredda dentro la stanza , gli occhi sbarrati dei due uomini affondavano atoni  nello sguardo dell' altro. Come terrorizzati.
Il decimo Dottore fissava John , le labbra secche socchiuse , il respiro tremante. Il tempo poteva essere riscritto.
Una frase che a volte era sembrata quasi una bestemmia...ma che troppo spesso era calata sulla sua bocca. Nel passato...e nel futuro. Nel bene e nel male, la realtà poteva essere cambiata, stravolta dalla sua volontà . Egoismo.
Scosse la testa , contrariato , nonostante avesse ormai capito che non potevano esserci più scappatoie . Quelle lo avrebbero portato solamente ad altro dolore. Avrebbe dovuto raccogliere tutto il coraggio per accettare quel sentimento che da tempo immemore aveva cercato di soffocare nel suo cuore.
Alzò lo sguardo e incontrò gli occhi dorati di Isabel.
Lei sorrideva, adesso dolce.
- Dottore...devi farlo. Per me, per John...per la mamma-
- Dovrò restare con lei?- chiese e la voce gli uscì spezzata, sofferente.
Isabel annuì.
- Ma ...se lo facessi...tu non nasceresti. Perchè Rose avrebbe dovuto volere questo? io...io...- delle dita si posarono sulle sue labbra, facendolo tacere. Isabel lo fissava, dentro lo sguardo la determinazione...quella della madre.
- Il tempo è cambiato...Il quattordicesimo è morto. L'undicesimo tra non molto cadrà...e soccomberà sotto la violenza di Belìal. Non ci sarà più alcuna speranza. John è ancora vivo perchè io sono riuscita a scappare dal mio tempo , da te, Dottore. - Sorrise di nuovo malgrado sul suo volto fosse calata l'ombra del dolore - Mia madre ha fatto il possibile per noi. Purtroppo non è bastato...io l'accetto.-
Gli occhi del Decimo s'inumidirono , nella gola un nodo sembrava strozzarlo.
- Non nascere non è come morire Isabel...tu cesserai d'esistere. Totalmente. Nessun ricordo. Nessun eco del tuo passaggio.- sussurrò.
Isabel prese la sua mano e la posò sul suo petto. Un cuore. Umano.
Così fragile...debole.
-Sta già succedendo - disse lei , e dai suoi occhi scivolò una piccola lacrima . Sospirò e strinse forte la sua mano - Fammi salvare mia madre , ti prego Dottore. Dammi almeno questo potere...dallo a me e John, per un momento non scegliere. Non pensare a quello che è giusto...- rise - La vita è meravigliosa... io ho avuto molto amore da Rose, molte cose...dammi la possibilità di ringraziarla.-

Gli occhi castani del Dottore arrossirono. 
Non riuscì a trattenere un singhiozzo, e fece un passo indietro, brusco, allontanandosi da Isabel. Si sentiva un mostro. Il petto spaccato dalla colpa.
- Non scappare Dottore...non essere vigliacco, non adesso...- John lo ammonì , trascinandosi verso di lui, la mano stretta al cuore.
-Stiamo morendo...lo capisci? E' troppo tardi....il paradosso si sta compiendo in questo momento- urlò , accasciandosi  a terra. Un rivolo di sangue tinse la bocca.

Il Dottore gli corse incontro , cercando di rialzarlo.
-Da quanto tempo? da quanto tempo è incominciata?-
Il volto di John si sciolse in una smorfia - Da pochi minuti...poco dopo l'arrivo di Isabel...-
- Ma...come?-
- Rose e Jack sono stati catturati...posso sentire il cuore di mia madre...sta soffrendo. L'undicesimo sta scendendo nel cuore di Belìal...tra non molto lo prenderà e verrà trasformato...e John...sta morendo- disse Isabel , gli occhi chiusi sembravano illuminarsi .

- Tu puoi vedere nel tempo?- chiese il Dottore , stupito. Isabel scosse la testa - E' Rose...bad wolf. Mi sta aiutando...mi sta facendo vedere. Io e lei abbiamo un collegamento. Ce lo abbiamo sempre avuto.-
- Ma questo è assurdo...-
Il corpo di Isabel sembrò vibrare di una luce dorata....le pareti del Tardis tremarono come colpite da una forza, un onda. - Dottore! il paradosso....-


.-.-.-..-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.





La scena sfumò , trasformando il resto della casa , i volti di Isabel e John in uno scoppio di luce.
Ogni cosa venne travolta , in quel fiume d'emozioni...qualcosa si era spezzato.

.-.-.-..-.-.-.-.

Buio.

-.-..-.-.-.-.-.-


Si ritrovò a stringere tra le mani sabbia umida , il volto screpolato da un vento gelido. Si alzò , guardandosi intorno.
Le rocce si ergevano ai lati di quellla che ricordava essere la spaggia , dove aveva perso il suo cuore e le sue speranze erano scomparse , dietro ad una bugia , ad una fuga.
Tutto era così strano, illogico.
Troppo simile alla verità ma così tanto distante dalla realtà. Come un incubo...un sogno.
Quella lingua di sabbia tra le montagne e il mare sembrava segnare un incrocio , tracciato , inciso nella sua memoria. Un bivio.
Tra quello che sarebbe potuto essere e che invece non fu. Una ferita , simile a quella della sua infanzia.
I suoi cuori da Signore del Tempo tremarono , ormai di fronte all'inevitabile confronto con l'amore. Con le sue scelte.
Poi vide , tra le raffiche del vento, comparire accompagnato dal suono di campane il Tardis.
Chiuse gli occhi.
Ricordando bene quel momento. Cercando di opporsi , nel riviverlo.
Sospirò e riaprì gli occhi.
Li vide , tutti e tre , guardarsi.
Il sè stesso passato, Rose e la sua parte umana. Quella scelta li avrebbe condannati. Lui l'avrebbe lasciata con John....
Aprendo di nuovo quella insopportabile ferita.....
rabbia

to be continued.......




to be continued.....

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Capitolo 33
*** Limbo ***


FATHER END DAUGHTER ( LIMBO)


Il paradosso.
L'epicentro di un immenso buco nero che avrebbe risucchiato tutta la realtà , mondi, tempi , spazi trascinandoli in una gola senza luce, senza tempo.  Senza logica.
Stava accadendo in quel momento e lui era il fulcro di tutto, una sacca dimensionale senza alcun ordine preciso .  Un limbo.
E il limbo non era fatto di nulla , non era freddo o scuro ...esisteva nel modo in cui i ricordi e le emozioni potevano fondersi, creando energia e pensieri. Modellando un  essere senziente.
Come lui. Il Dottore.
L'essere più vecchio di tutto l'universo, un Signore del Tempo. Il suo cuore aveva vissuto il mutare di intere Ere cosmiche.
Poteva sembrar banale che i suoi nodi emotivi risalissero tutti a quell'istante. Quella spiaggia.
Perchè?
Bad wolf...

Il Dottore deglutì a fatica e con occhi lucidi osservò quella scena...come aveva fatto molte altre volte  prima , nella sua mente. Non essendo mai sazio di quel dolore , ormai così tanto familiare.
Ricordava bene ogni frase, ogni minimo movimento ...ogni lacrima trattenuta.
Sapeva che quello era il punto zero , il bivio da cui sarebbe partita e dilagata lentamente la sua rabbia...la sua eterna solitudine che lo avrebbe portato ad essere Belìal. Nel futuro ...così nel passato.
Probabilmente ai tempi non aveva dato il giusto peso a quell' evento, cercando di sopprimere il dolore. Rigenerandosi.
Ma neanche una nuova vita lo avrebbe liberato da quel sentimento tetro , malinconico che da sempre aveva soggiornato nel suo cuore fino a distruggere completamente la sua parte migliore.

Isabel lo aveva pregato di affrontare quel momento. Lei pensava che sarebbe stata l' unica arma contro l'inesorabile avanzata di Belìal...probabilmente aveva ragione anche se per lui era veramente difficile accettarlo.
Aveva sbagliato.
Molte volte...e non era stato disposto a cambiare.
Sospirò ....prima di ritrovarsi a stringere il petto. Sentì un dolore, come un mancamento ad uno dei suoi cuori.
Era inevitabile...il paradosso , lo avrebbe ucciso presto. Il tempo stava scadendo.



to be continued.......


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Capitolo 34
*** Per amore parte 1 ***


Paradosso


Il vento freddo soffiò , bruciando i suoi occhi scuri e Rose potè vedere le lacrime ,nascondersi dietro lo sguardo stretto. Qualcosa di caldo sembrò vibrare nel suo petto.
L'amava...di un sentimento profondo e doloroso.
-Ma lui non è te!- urlò Rose , trattenendo a malapena le lacrime. Dentro il cuore ridotto a brandelli.
Il Dottore serrò la mascella , cercando di darsi forza , indurendo l'espressione di un volto già pallido e teso. Quella sarebbe stata l'unica soluzione.
-Lui è me...e io sono lui- disse con voce secca, guardando negli occhi il suo alter ego.
Rose scosse la testa confusa.
-Allora...se è così...dimmi che cosa stavi per dire, quel giorno..su questa spiaggia- chiese lei , voltandosi verso l'uomo , con occhi supplicanti.
Lui si chinò appena verso di lei sussurrandole il segreto.

Ti amo.

Il tempo sembrò sparire per pochi istanti , fermo, in attesa ...dopo le loro labbra si unirono in un bacio. Dolce, intenso. Le mani di lui si allungarono sulla sua schiena stringendola a sè , per la prima volta, lente, intimorite.
Un respiro per il suo unico cuore. Uno squarcio dentro l' anima del Dottore.

Si rivide osservare la scena impotente, avvilito , svuotato. Senza dire una parola l'altro sè stesso si voltò , incamminandosi verso il Tardis dietro di sè Donna Noble.
Il suo cuore sembrò spaccarsi una seconda volta. Nascose il volto con mani tremanti...coprendo quelle lacrime che un tempo gli furono negate, abbandonandosi al lutto di quel dolore.
Ma il tempo , non risparmiava niente...nemmeno il pianto , un altra fitta colpi il suo petto , facendolo barcollare.
Era il momento.

Con fatica si trascinò verso la spiaggia , correndo malamente, tra la sebbia e le rocce.
Avrebbe cambiato il tempo , sconvolto mondi e universi...e sarebbe rimasto con lei.


to be continued.......





 

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Capitolo 35
*** Per amore parte 2 ***


BRECCIA ( father and daughter)



Non capirono al momento. Rose lo guardò con occhi spalancati , sorpresi...impreparati. Viaggiando con lui aveva imparato a pensare la realtà come qualcosa di molto più simile ad un sogno dove ogni cosa poteva accadere, anche la più assurda e quel giorno , lei , ne aveva viste di cose impossibili...
Lo vide davanti a sè , lo sguardo sofferente , curvo su sè stesso come se un dolore lo stesse spezzando da dentro costringendolo a piegarsi in avanti....le mani nervose aggrappate al petto sembravano intente a strappare qualcosa che lo tormentava...le dita come artigli , fremevano, tra il tessuto della giacca marrone .
La fissava , tremando , con un mezzo sorriso malinconico sul volto rosso dallo sforzo. 
Rose si voltò verso l'uomo di fianco a lei , incontrando i suoi occhi , castani , socchiusi. Confusi.
Avevano visto il Dottore sparire nel nulla pochi secondi prima ,la breccia tra i mondi sarebbe dovuta rimanere sigillata. E una cosa si poteva dire, che quel Dottore che stava dinnanzi a loro non era lo stesso di prima...il viso e il corpo...erano malati .
- Ehi...- sussurrò l'uomo , la metacrisi , cercando di distogliere l'attenzione del Dottore da Rose. L'altro si voltò , come in trance  verso di lui.
-Tu chi sei?- chiese ancora la metacrisi .
Il Dottore si passò una mano tra i capelli umidi , impacciato e ansimante , si avvicinò a loro con piccoli passi inumidendosi le labbra per parlare.
-Io...io...vengo dal futuro. - sussurrò .
La metacrisi strinse gli occhi  tendendo le labbra , preoccupato.
-Un paradosso...-
Il Dottore annuì - Belìal- disse , abbassando lo sguardo ...l'anima avvolta dalla vergonga. L'uomo fece una smorfia, un misto tra dolore e ribrezzo, questo era il sentimento che quel nome provocava ad ogni rigenerazione , ogni sua vita.
-Non è il momento...non adesso...lei non è ancora nata- mormorò l'uomo con voce sottile, soffocata. Lo sguardo che si scambiarono pochi istanti dopo non fece altro che stringere e bruciare il suo cuore appena nato ,il tempo stava cambiando, troppo in fretta, senza logica o preavviso.
Belìal aveva vinto.
Il pensiero calò su di lui e gli fece abbassare gli occhi , come se un' ascia fosse stata appena posata sulla sua nuca. Sentì il giovane sangue , ribollire dentro le sue vene ... la paura scavare nel petto. Non aveva bisogno di altre parole per capire quello che stava per accadere.
Il suo volto e il suo sguardo divennero tristi, le labbra molli socchiuse...si sentì pungere gli occhi, dall'interno. Posò due dita sulla guancia per incontrare le lacrime calde. Stava piangendo.
Sorrise appena, ironico.
Rose lo fissò non capendo.
-Stai piangendo...ma...cosa sta succedendo, Dottore...chi sei?-
La metacrisi rise e si voltò verso di lei , i suoi occhi erano rossi di lacrime -Questa è Bad wolf bay...Rose, vero?- chiese , tirando su con il naso , passandosi la manica della giacca sul volto per asciugare il dolore.
Lei annuì , confusa - cosa sta succedendo?- urlò . Sua madre Jackie corse di fianco a lei , abbracciandola per poi accorgersi della presenza dei due uomini.
- E...cosa ci fai tu qui?- chiese la donna al Dottore , accasciato per terra , lui rispose con un gemito - dio no, ti prego anche Jackie no...-
Gli occhi della donna si strinsero , offesi.
-Sempre gentile tu... ma quanti ne esistono di te? peggio dei giocattoli cinesi...vi fabbricano in serie?-
- Basta mamma!- urlò Rose.
-Perchè stai piangendo?- chiese poi voltandosi verso la metacrisi. Lui le sorrise appena , il viso pallido.
-Sai...- incominciò con voce rauca - saremmo stati una bella coppia io e te...oooh si...la migliore-
-Cosa vuol dire? cosa vuol dire questo?- Rose sentì le lacrime bagnarle il viso, il cuore spezzarsi ...e poi senti : l' eco di un riso caldo, il pianto di un neonato, la sensazione di labbra sulla bocca, un profumo di tiglio nel naso, una strada nera nei campi dorati, la casa , odore di bucato e di fiori e tante, tante altre cose...
Cos'erano? la sensazione fu tremenda , come se una parte di sè stessa stesse per morire e lasciare spazio ad una tristezza infinita e oscura, nascosta tra le pieghe della sua anima.
Riguardò negli occhi l'uomo nato da una mano del suo Dottore, un brivido lungo la schiena. Qualcosa si era spezzato.
Pochi minuti prima l'aveva odiato con tutta se stessa , incolpandolo di aver sostituito il Dottore...e in quel momento, fissando i suoi occhi scuri e tristi si ritrovò ad amarlo, come mai prima.
Fu una sensazione straniante, assurda. Ritagli di una vita che non le apparteneva , che non era ancora accaduta piombarono nella sua mente con una violenza inaudita.


Qualcosa si era spezzato.

To be continued........

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Capitolo 36
*** Per amore parte 3 ***


PROMESSA (father and daughter)

Si sentì persa.
Le mani sulla testa , come per bloccare quel suono , quelle voci.. i pianti di una bambina.Una bambina...una figlia? strinse i denti percossa da un dolore lancinante nel cuore. Si era spezzato e dentro nel petto , tutto vibrava , travolto dalla rabbia. La rabbia di chi?
Urlò , involontariamente, colpendo con una spallata sua madre.
-Rose!- Jackie era sconvolta, sua figlia in ginocchio , il viso segnato dalle lacrime. Tutto era successo in così poco tempo...ogni suo passo era già stato determinato in un futuro lontano, invisibile ai suoi occhi adesso ciechi, acerbi.. la sua vita era stata un enorme progetto , un disegno con tappe ben definite e marcate, punti fissi  che sarebberono ricomparsi comunque , in ogni tempo e in ogni realtà..aveva pensato tempo prima che l'architetto fosse stato lui...ma si era sbagliato , oooh si...si era sbagliato.
Lungo il suo cammino le tracce , promemoria , indizi...ma per andare dove?
La metacrisi si voltò verso il Dottore, gli occhi di pietra - Cosa sta succedendo? perchè sta così male?-
Il Dottore scosse la testa...- I paradossi sono pericolosi...perchè i paradossi sono pericolosi?- mormorò , come se stesse cercando di ricordare qualcosa...
-Perchè?- chiese la metacrisi non riuscendo a sentire la risposta del Dottore.
-Sono pericolosi...perchè distruggono la realtà...possono aprire varchi tra dimensioni, mondi , tempi- urlò il Dottore , riprendendosi lentamente dal dolore ai cuori.
-Cosa?-l'uomo si avvicinò a lui, tirandolo per il colletto e scuotendolo. - Cosa stai dicendo?-
Il Dottore scoppiò in una grossa risata, quasi isterica - Qual è il potere più grande di tutto l'universo?-
La metacrisi alzò un sopracciglio - L'amore?-
-Già...e se sommi all' amore, una madre...una madre amerà sempre sua figlia, non la lascerà mai sparire, combatterà sempre per lei e per il padre della sua bambina.-
-Non capisco...-
-Nessuno ha capito...Rose, Bad wolf , ha sempre saputo che avremmo perso contro Belìal , che avrebbe dovuto sacrificarvi...nonostante questo, lei vi ha protetti. Rose e Isabel in ogni parte del tempo sono collegate...l'istinto materno avrebbe prevalso su ogni legge fisica e temporale e sarebbe stato facilitato dalle crepe provocate dal paradosso creato da Belìal.-
Gli occhi castani della metacrisi si inumidirono - quindi...- un urlo lo distrasse. Rose brillava, d'oro e d'argento. Il tempo si fermò e lei incominciò a parlare.

"Possa una stella
Risplendere su di te.
Possa quando l'oscurità scende
Il tuo cuore essere puro.
Percorri un sentiero solitario
Oh, quanto sei lontano da casa.

È arrivata la notte
Abbi fede e troverai la tua strada.
È calata la notte
C'è una promessa che ti sorregge

Possa il richiamo delle ombre
Volarsene lontano.
Possa il tuo viaggio continuare
Alla luce del giorno.
Quando la notte sarà sconfitta
Potrai alzarti per trovare il sole.

È arrivata la notte
Abbi fede e troverai la tua strada.

È calata la notte
C'è una promessa che ti sorregge.
C'è una promessa che ti sorregge. "


 
La promessa...
Il Dottore sorrise. Il suo nome ... fondato sulla promessa di aiutare e curare qualsiasi male.
Rose non li avrebbe mai abbandonati , in qualsiasi tempo.
Lei comparve davanti a loro candida, il viso brillante di luce.
- Lascia che il tempo non logori il tuo cuore Dottore, nessun male può avere la forza di distruggere la verità. In un era lontana , quando i tuoi occhi antichi si saranno abituati al dolore  e alla solitudine , ti dimenticherai dei giorni felici...del sole, delle risate, di baci e carezze. Dimenticherai il tuo nome e tornerai ad essere Belìal, colui che ha distrutto tutto il tuo passato, la tua prima famiglia. Il tuo pianeta , i tuoi amici...me e tua figlia-
-Rose...- la voce dei due Dottori risuonò nel vento , all' unisono.
La ragazza sorrise aprendo le braccia , gli occhi , schegge di sole incandescenti vibrarono. - Io sono Bad Wolf...-

to be continued....

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Capitolo 37
*** Nel cuore, le ombre ***


Father and Daughter BELìAL RETURNS Nel cuore , le ombre



Le ombre correvano sulla polvere rossa. Color ruggine.
La paura e la morte come raffiche di gelo sembravano entrare attraverso il tessuto della sua giacca grigia. Punte di acciaio sotto la pelle.
Il cuore di Belìal si apriva così , tetro e solitario, corroso da tornadi di fuoco e di polvere , che cadevano violenti e incessanti su quello che sembrava un infinito deserto vermiglio. I cieli trasparenti stracciati da nuvole , pesanti e nere, rumorosi i tuoni che scoppiavano dentro di esse e abbaglianti i lampi diffondersi all'orizzonte.
Niente sembrava se non una rappresentazione infernale.
Le urla dei morti del suo passato erano coperte appena dal frastuono dei temporali sopra il suo capo.

L'undicesimo, il più giovane tra i Dottori , si trovava al centro del dolore della sua persona. Delle sue vite.
E le sue gambe tremavano , i suoi occhi spalancati cercavano di vedere al di là della polvere , alla ricerca del suo futuro sè. Il suo corpo sembrò piegarsi sotto i venti di dolore e di solitudine.
Le sue emozioni tramutate in realtà, materia , potevano ucciderlo adesso ... non solo psicologicamente.

-Belìal!- urlò con tutta la voce che aveva in corpo.
-Belìal, sono qui ...mostrati!.-

Come risposta sentì il vento soffiare ancora più forte e il gelo e il fuoco quasi colpirlo. D'improvviso dal cielo incominciarono a cadere tizzoni ardenti, arancio acceso, come pioggia, lacrime infuocate per poi scoprire che altro non erano che cuori , pulsanti , incendiati.
Si ritrasse, i batti come tamburi fin sopra la gola, fino alle orecchie sorde dal rumore.

E distinguersi tra la voce aspra del fuoco, un richiamo , sinistro e viscido. Il suo nome. Dottore.
Cadde insieme a quello scempio di carni fatte a brandelli , avvolto nel suo mantello molle nero, come un fatasma scuro con occhi d'ombra. Disegnato sul volto pallido un sorriso rosso e un scorcio di canini affilati.
Le mani, artigli d'ebano, sporchi stringevano quello che poteva richiamare un cacciavite sonico, trasformato in un liscio e lucido bastone. Una luce viola lampeggiava ad un'estremità e l'undicesimo sentì l'aria attorno a sè storcersi, rarefarsi tanto che il respiro sembrò mancargli.
Poi , dopo un altro bagliore dal bastone di Belìal , la sua gola si strinse come se due mani invisibili cercasserono di strozzarlo.
Gemettè con la poca aria che aveva in bocca e fu costretto ad inginocchiarsi , dolente, la testa pesante e la gola chiusa.

Belìal sorrise , ancora , con le sue labbra color del sangue.
- Così va meglio...davanti a me , ci tengo che ci si comporti con giusta educazione-  sussurrò con la sua voce sottile , da ragazzo . Gli occhi brillavano maligni tra la luce rossastra del deserto.
Poi , egli, sospirò alzando il mantello con un braccio facendo una piroetta , saltellando , di colpo , imitando la danza classica. E l'undicesimo sentì il gelo diffondersi nel corpo , la paura e il ribrezzo vibrare in fondo alla gola e lungo le pareti del suo capo.
Quando Belìal rise, di una risata dura e secca , i venti e i tornadi intorno a lui si bloccarono rimanendo sospesi nel tempo.
-Ti piace la nuova scenografia? ho cercato di ricreare CASA- urlò balzando a pochi mentri da lui.
L'undicesimo strinse i denti, osservando con tristezza quella landa desolata che a stento poteva ricordare il suo pianeta. Deglutì, e cercò di far emergere il suo coraggio.
-Non ci assomiglia neanche...Gallifrey era un posto bellissimo, pieno di prati...di luce di-
-TACI!- urlò di colpo, le  mani lungo il suo viso adesso stavano stringendo la carne.
- Tu non sai niente, niente...Io mi ricordo tutto- sibilò , la smorfia , passava sulle sue labbra . Disgusto.
Poi il suo volto mutò ancora , e il sorriso folle ricomparve sulla faccia di Belìal.
-E poi mi ero stancato delle prigioni....no no...il mio cuore è immenso come questo deserto, un pianeta di rocce e di fuoco.- urlò , staccandosi bruscamente dal suo corpo e buttandolo a terra.
Il Dottore tossì , cadde riverso , sbattendo il viso sulle rocce e riempiendosi la bocca della polvere.
-Bravo, mangia Gallifrey- urlò di nuovo Belìal , divertito.
Lo schifo travolse la mente del Dottore , quando scoprì che la sabbia e la roccia non erano altro che i resti dei suoi compagni, Galliferyani. Della sua famiglia.
Sputò, grugnendo , cercando di alzarsi ma si scoprì impotente , una mano lo costringeva a terra.
- Mi ero stancato di vedere in continuazione i loro volti...- la voce di Belìal sembrava un trapano dentro la sua testa , il suo modo di parlare una sofferenza per i suoi cuori - Sai, i ricordi non muoiono mai...cosa si può fare per renderli innocui? niente!- sospirò - anche da polvere- scandì bene le parole gelide.
-continuano ad urlare-

- come hai potuto?- sussurrò il Dottore, la suo voce rotta ormai non nascondeva più la disperazione e la paura.
Belìal sorrise -  le cose che si fanno Dottore...non devono per forza avere una logica. E questo lo sai bene anche tu-
L'undicesimo socchiuse gli occhi, ricordi della grande Guerra del tempo gli piombarono come fulmini nella mente. E il dolore crebbe in maniera esponenziale.
Le scene correvano velocemente , spaccando ogni stanza del suo cuore....risvegliando il senso di colpa...l'ansia nel petto. La paura e l'orrore come sfondo.
-Li hai lasciati indietro...del resto...hai lasciato indietro tutti- disse ancora Belìal e nel suo sguardo sembrò lampeggiare un sentimento , per pochi secondi , ancora, amaro.
Le immagini poi arrivarono fino a Susan, Romana ,il Maestro, Ace...e ancora Susan, Martha , Donna...Amy, Rory...River.
Rose.
Le colpe , pesi sopra la sua testa.
Urla dentro ai suoi cuori.
-Hai fallito...devi essere consapevole di questo- continuò Belìal allentando la presa sul suo capo e alzandosi lentamente. Gli occhi verdi del Dottore adesso, erano fermi, opachi. Velati di dolore e di lacrime .
-E prima lo accetti e meglio sarà per tutti.-

Lo lasciò chino , scuro , in mezzo al deserto rosso. Mentre lui cominciò a camminare verso un masso - Corri, corri sempre...non ti volti mai indietro. Mai . Quindici vite buttate all' aria...perse.- rise - poi sarei io , il cattivo...? ho solamente cercato di mettere a posto le cose. Evitare che tutto questo accadesse. Evitare la morte...di loro. Sono sempre stato dipinto come un diavolo- sospirò e il suo sguardo sembrò perdersi nell'orizzonte scuro.
-Questo non è il mio inferno Dottore....ma il tuo.-


to be continued......





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Capitolo 38
*** La chiave ***


La chiave La chiave


..Si voltò verso il suo sguardo, ridotto a pezzi.
-La tua follia Dottore, è sempre stata così evidente...nessuno se ne è mai reso conto. Hai amato te stesso più di chiunque altro. Sentendoti sempre così responsabile verso gli altri , una chiave per la felicità di molti...ma sopratutto per lei. Tanto da portarti a creare una copia di te stesso , nella versione giusta, che Rose avrebbe potuto amare.-
Gli occhi scuri di Belìal si posarono su un punto , dietro il masso.
- Avrebbero potuto chiamarlo caso, destino. Provvidenza.- alzò le spalle - la tua di certo-
-Comunque...lui è nato.- stinse i denti , e il suo sguardo si fece più duro - Una macchia , uno strappo...un miracolo? o un vezzo?- scosse la testa e tirò qualcosa verso di sè.
Un braccio.
-Un umano...- continuò e la sua voce divenne come un taglio nel silenzio. Faceva male.
Belìal alzò il braccio mozzato sopra la testa, gli occhi sottili intenti ad analizzarlo. L'anima del Dottore sembrò spaccarsi da dentro. John.

Cristalli di lacrime caddero dai suoi occhi millenari , calde e pungenti, impreviste. Si coprì il volto stupito.
Lui era morto.
Belìal sorrise poi, accorgendosi della reazione del giovane Dottore. - Si...esatto- disse poi leggendo nella sua mente.
Si chinò di nuovo per prendere qualcos'altro e il Dottore si voltò , appena scorse il volto del Decimo decapitato. Una sensazione di profonda tristezza travolse i suoi cuori come una canzone sussurrata, appena percettibile. L'amore si spense dentro di lui.
Strinse le mani umide di sudore , e un singhiozzo uscì timido dalle sue labbra.
Belìal piegò il capo di lato, osservando il suo lutto silenzioso.
Sapeva il motivo per il quale l'undicesimo si era ritrovato a vagare nella sua mente. John. Avrebbe dovuto salvarlo.
- E' successo da poco - disse poi , divertito, trattenendo le risate - di certo non è un buon biglietto da visita per la tua bella- e buttò la testa in mezzo alla polvere.
 Non lo ascoltò. Questa volta no.
Si alzò , tremante ,e si sedette di fianco al volto sfigurato di John.
I lineamenti , gentili , scavati da lame ormai incrostate di sangue rappreso descrivevano ancora la bellezza dell'uomo. Il suo animo coraggioso.
Toccò con dita leggere la sua faccia...quella passata. E una parte di sè sentì che stava urlando.
Il pensiero....Rose.
Questa era la fine dell'uomo che tanto aveva amato e protetto. Lui aveva sempre cercato di difenderla da sè stesso....ma non ne era valsa la pena. Mai.
Il suo male, dentro , era immenso.
Pianse , pianse ancora. Per lei.
Belial schioccò la lingua e si appoggiò alla sua spalla sospirando, allegro.
-Beh....devo dire che mi è dispiaciuto ucciderlo. Sai...è sempre stato meglio di noi.-
Lui non rispose. Occhi adesso scuri continuavano a fissare John.
- Ehi! non fare quella faccia...in fondo. E' quello che hai sempre voluto tu. Un ostacolo in meno per la tua fuga d'amore con Rose! vedila da questo verso- disse ancora Belìal battendo le mani velocemente vicino alle sue orecchie, per disturbarlo.
-Non aveva fatto niente...- mormorò l'undicesimo.

-Cosa dici?...no no...aveva fatto qualcosa eccome!- urlò Belìal.
L'undicesimo scosse la testa ... non stava capendo niente. Qualcosa si stava spaccando. Poteva sentirlo.
- Isabel... Dottore...è sua figlia-
-E' una bambina...-
Belìal batte ripetutamente la roccia con un calcio - No! Dottore ...non è una bambina. Lei è la figlia di Rose e di questo povero umano...ahahahha- incominciò a ridere in modo incontrollato.
- Rose- urlò di nuovo.
L'undicesimo strinse gli occhi, il dolore era troppo.
-Lei è Bad wolf! stupido Dottore....lei è un dio...e Isabel è la chiave della mia vittoria.-

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Capitolo 39
*** il paradosso ***


IL PARADOSSO  
Il cielo si spegne


"
Io sono Bad Wolf "

Il cielo si spense di colpo.
Come un'esplosione , la luce si disperse per pochi secondi per poi ritirarsi lasciando il buio. Le onde del mare s'incresparono come colpite da un forte vento e gli uccelli in aria si fermarono.
Ombre scure scivolarono vicino a loro avvolgendo le loro menti e i loro sensi , rendendoli ciechi e sordi. Tutto si spense tranne i suoi occhi.
Lei continuava a guardarli, con occhi dorati e brillanti.
Solamente per un secondo Rose sembrò barcollare in quel limbo. La paura avvolse i cuori del Decimo e il suo corpo cedette sotto al peso del male , egli cadde in ginocchio boccheggiando , stringendosi il petto nervoso.

Qualcosa si era spezzato.

Le mani  si coprirono di vene nere, e il suo corpo incominciò a tremare. I muscoli si tesero , duri come crampi ...la bocca si aprì secca e nera rivelando i canini avorio.
 Stava cambiando, il Decimo stava mutando.
John si voltò verso il suo gemello , inorridito dallo stato del suo volto , rosso dallo sforzo improvviso.
-Cosa sta succedendo?- urlò indietreggiando nella penombra.
Rose si avvicinò al corpo del Dottore toccando con una mano la sua spalla , voltandolo verso di lei . Gli occhi brillarono d'argento appena incontrarono quelli del Decimo.
Lui si contorse ancora , con violenza come percosso da scariche.
Rose strinse gli occhi...e incominciò a sussurrare parole, appena percettibili per John. Poi si voltò verso di lui.

Le parole gli uscirono lente , preoccupate .- Il paradosso si è compiuto...-
-Che cosa?-
Rose sospirò - Non vi è nessun tempo...non più. Noi siamo qui insieme a tutte le altre le nostre versioni....in ogni tempo, in ogni luogo....-
E di colpo il silenzio fu sopraffato da voci , migliaia di voci l'una sovrapposta all' altra e John scoprì la sua e quella delle sue rigenerazioni precedenti, urla e mormorii e altre che non aveva mai sentito. Suoi sè futuri.
Fu impressionante e irreale.
Tutta la sua vita in quell'istante...in un momento infinito.

Una voce giunse prima delle altre... un sussurro.
- E' una bambina...- un eco. Una voce giovane.


to be continued......




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Capitolo 40
*** il giudizio parte 1 ***


BELìAL


-E' una bambina...-
Belìal battè ripetutamente la roccia con un calcio - No! Dottore ...non è una bambina. Lei è la figlia di Rose e di questo povero umano...ahahahha- incominciò a ridere in modo incontrollato.
- Rose- urlò di nuovo.
L'undicesimo strinse gli occhi, il dolore era troppo.
-Lei è Bad wolf! stupido Dottore....lei è un dio...e Isabel è la chiave della mia vittoria.-

..............................................



Di fianco a lui, il Dottore era in ginocchio , il volto coperto dai capelli castani , si tinsero di nero. Le mani ormai artigli stretti in un pugno schelettrico colpirono il terreno quattro volte.
-Alon....Alonz-y- la voce uscì stridula, un urlo aspro. Di dolore.
La schiena curva sembrò stirarsi in uno spasmo e la giacca marrone si strappò disegnando uno squarcio sopra il tessuto marrone. - Alonz-y!- urlò di nuovo ma questa volta la voce non era quella del Decimo...quella voce gli fece gelare il sangue.
Guardava , ora, dinnanzi a sè il suo incubo peggiore. Spalle pallide, ossa, pelle e vene scure ramificate sugli arti , due occhi pece dove all'interno regnava l'oblio e la negazione. Belìal.
E mentre d'istinto indietreggiava , impaurito sentì una mano toccare la sua. Calda e morbida.
Rose era lì vicino a lui.
Lo guardò con i suoi occhi dorati e sorrise tristemente...il momento era arrivato. Una strana sensazione avvolse il suo stomaco , facendolo sudare e stringere a sua volta la mano della compagna.
L'amore arrivò in soccorso dentro di lui , e lo tranquillizzò. Gli diede coraggio.
Il tempo stava cambiando.

E la sabbia sotto i loro piedi non fu più bianca e fredda....la terra sembrò spaccarsi e il mare ritirarsi , evaporare. Il cielo si accese di fuoco coprendo ogni cosa fino all'orizzonte , intorno a loro la materia cambiò tramutandosi in un arido deserto.
-Lei....è Bad wolf!- la voce li raggiunse come un lamento.
Apparirono in un istante , avvolti dalla luce abbagliante , il dito, un uncino nero di Belìal puntato verso di loro. Il sorriso folle rosso sangue. Chino a pochi metri dal mostro un ragazzo sporco di polvere , tenva in mano qualcosa che la metacrisi non riusciva a identificare.
-Aahahahaha.... sono un genio!ma che dico ...un Dio!- urlò Belìal saltellando di nuovo , isterico , tendendosi come un ramo. - Il paradosso...l'unico modo per averti qui, mia cara Rose Tyler... Bad wolf-
Rose lo guardò con un espressione neutra, apparentemente calma. La scintilla divina dentro di lei continuava ad ardere e questo lo si vedeva dagli occhi brillanti che sembravano impavidi dinnanzi ad ogni cosa.
Del resto, Rose , era una dea. La forza del vortice del tempo , l'aveva sfiorata e forgiato dentro la sua esistenza il potere seppur per molto tempo celato.
-Non provarci...tu non la devi nemmeno guardare- la metacrisi si buttò subito davanti a lei , facendo da scudo alla compagna e fissando con odio gli occhi di Belìal.
Il sorriso di Belìal si tese, rivelando inaspettato rispetto verso quell'uomo.
Sempre tenendo lo sguardo fisso dentro gli occhi dell'uomo Belìal si avvicinò al ragazzo inginocchiato vicino a lui e gli toccò il capo , costringendolo a voltarsi verso di loro.
- Guarda...Dottore- sussurrò all'orecchio del ragazzo. Gli occhi verdi dell'undicesimo lo guardarono liquidi e stanchi.
La meraviglia lo colpì appena si rese conto della presenza di John e di Rose.
Belìal annuì appena - Siamo arrivati al capolinea...al punto zero se si vuol dire, il bivio dal quale dipendono le nostre vite. Spetta a te , me...e a questo bel giovanotto decidere ...una volta per tutte-

to be continued....


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Capitolo 41
*** il destino di ognuno ***


BAD WOLF - father and daughter


La sabbia , sottile e tagliente come schegge di ferro affondava , fredda e gelida dentro le carni provocando smorfie di dolore nei volti dei presenti ...l'unico a non soffrire della polvere tagliente era Belìal che , anzi , sorrideva di un riso cupo e falso mentre avanzava verso l'uomo e la donna. Con una nera eleganza alzò lentamente il braccio scoprendo il suo bastone viola sotto il mantello scuro , la punta in diamante sembrò vibrare quasi di colore e la pelle striderere sotto ad un assalto ancor più violento dei minuscoli granelli vermigli.
-Tutti qui...insieme , una bella riunione di famiglia , per decidere della nostra vita- disse Belìal. ormai davanti all'uomo che con sguardo fermo lo fissava e negli occhi non vi era alcun ombra di paura , benchè egli sapesse la vicinanza della sua morte e nella mente l'istinto suggeriva dolore fine e buio , e del resto lui come comune mortale non aveva  alcuna possibilità se  non quella di un eco nelle infinite voci sparse nel tempo. Un unica parola a rappresentarlo nel disegno immenso dell'universo , un bagliore di luce nella moltitudine di vita...ebbene , lui si sarebbe potuto sentire debole , fragile , impotente dinnanzi ad un essere eterno come Belìal , il grande Dottore , un dio...ma John non abbassò lo sguardo anzi lo fissò a lungo con un emozione che non pareva nè paura o arroganza ma rispecchiava convinzione, fede.
E forse Belìal nel vedere quella fede , per la prima volta abbassò lo sguardo come se la pupillla opaca del suo occhio si fosse bruciata e lo avesse reso cieco per un istante , azzittendolo nella sua paura e piccolezza , scoprendo il suo cuore nel petto reso come una poltiglia dai tempi e dal Tempo che logora indistintamente mortali e Dèi antichi.
Indietreggiò appena , colpendo con i neri stivali le rocce che poco prima avevano urlato l'angoscia perenne dei Signori del Tempo e trovò il giovane Dottore muto, che fissava con occhi improvvisamente accesi il volto di quell'uomo che tanto aveva fatto per il suo amore e per la sua bambina , quell'uomo che era morto per loro , umile . Mortale.
L'undicesimo teneva tra le mani quel suo volto sfregiato , quello del suo sè passato , di John morto in un altro tempo e in un altro luogo e si accorse quanto entrambi si assomigliassero nonostante fossero di tempi relativamente distanti ... la paura e l'amore non avevano mai abbandonato i suoi giovani occhi castani.
- Paura? Belìal?- la voce di Rose/ bad wolf giunse dolce e morbida tra i venti pesanti del deserto.
Gli occhi neri di Belìal incontrarono quelli di lei e sembrarono ricoprirsi di vergogna per qualche secondo - Non dire sciocchezze...-
-La morte per te ormai non è più un luogo di pace per le tue colpe , essa si è rievistita della paura che tu nutri per le tue azioni....e guardare gli occhi di John non fa altro che ricordarti una costante dell'universo , che neanche tu , Dottore puoi aggirare...ogni cosa deve morire, non puoi opporti a questa legge. Devi essere capace di lasciar andare le cose-
- Non provarci!- urlò Belìal indicando con un dito la donna .
Rose/ Bad wolf sosse la testa  - Siamo qui perchè tu hai paura , Dottore-
-Io non mi chiamo Dottore- disse Belìal con voce roca .
-Sembri un bambino...- Rose/ Bad wolf socchiuse gli occhi quasi a reprimere un dolore -...guarda come sei diventato....-
-Stupida Dèa....anche tu un giorno dovrai soccombere e non potrai più difenderli, perderai...ogni cosa muore persino noi...o meglio te...-
Rose/ Bad wolf sospirò e cercò di avanzare prima di incontrare il solido braccio dell'uomo difianco a sè prenderla per i fianchi si voltò con i suoi occhi dorati e guardò lo sguardo d'amore.
-Non farlo...ti prego, tu sei lei-

Scosse la testa - Si sistemerà tutto...non temere...-


to be continued

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Capitolo 42
*** Lei ( parte 1) ***


1 finale father and daughter


Allungò le braccia magre aprendo i palmi delle mani verso lo sguardo scuro di Belìal , non guardò John ma lui sentì come i suoi occhi posarsi su di lui , quasi una presenza dentro la sua mente : calda e gentile. Sentì Rose abbracciarlo con dolci mani invisibili e sentì il cuore invaso da un senso di pace , lei era lì con lui e ci sarebbe stata sempre.
John chiuse gli occhi  sospirando , di colpo la sabbia sembrò placarsi e il rosso della terra schiarirsi come un mare rosa , la roccia diventare diamante e quelle mani invisibili stringerlo ancora di più . E tutto si fermò.
Poteva sentire le loro voci lente  , poteva vedere i loro volti come soli splendenti in mezzo a quel luccichio rosato.
- John- una voce che non aveva mai sentito lo raggiunse , era di donna , calma e potente.
-Chi sei?- chiese lui cercando di muoversi in quel tempo bloccato.
-Sono Isabel -
Lui alzò un sopracciglio - chi sei?-
La voce sembrò ridere per qualche istante lasciando l'uomo imbarazzato da quella reazione -perchè tutto si è fermato? Belìal e Rose? perchè non si muovono?-
- Rose ci sta proteggendo , ci sta salvando-
-Come? è lei che ha fermato tutto?- la voce di John sembrò sorpresa .
- L'hai sempre sottovalutata , perchè non provi a credere un po di più in lei?-
-Io ho sempre creduto in lei- sussurrò John a labbra strette , qualcosa sembrava averlo ferito in quelle parole  , scosse la testa , deglutì . - Tu chi sei? ...mostrati- disse poi avanzando in quel mare di diamanti ...la luce sembrava  evaporare dalle pietre , come nuvole di polvere argentata.
Non ricevette risposta , solamente un quieto silenzio .
-Chi sei? perchè Rose avrebbe dovuto salvarti...chi sei?- urlò poi.
-Non posso mostrarmi , Dottore-
-Perchè?-chiese ancora , prima di scoprirsi sprofondare in quelle pietre che piano si stavano sciogliendo in un liquido caldo.
-Cosa sta succedendo?- sussurrò.
-Ci sta salvando , adesso verrai inghiottito dentro a questo mare e riuscirai a scappare da questo tempo ...- la voce riecheggiò tra i diamanti  - sopravviverai John , questo è giusto per te e per me-
John strinse i pugni , il fiato corto , ormai l'acqua al bacino diventava sempre più calda - Rose!- urlò  - Dov'è Rose , non voglio andarmene senza di lei !-
- La ritroverai  quando ti sarai svegliato ... le cose si sono complicate e questa è diventata per noi l'ultima soluzione possibile agli orrori di Belìal-
-Piantala! non mi interessa Belìal -un nodo alla gola sembrava stringergli il collo come un cappio - Io non me ne vado senza di lei! la voglio vedere adesso!- l'acqua aveva raggiunto il petto e piano salendo verso il collo.
-Perchè sei qui? cosa le hai fatto!mostrati...-
-Non posso , John ...e il perchè è che ancora non esisto , mi dispiace-
-Ti prego...aiutami , fammi rivedere Rose!-
Ormai il liquido era arrivato alla bocca.
-Non posso mostrarti lei...nè quello che sono...ma , quello che diventerò....-



.........

to be continued


n. t

Ciaooooo!!!! allora , scusatemi se ho aggiornato così tardi ma ho veramente ( e fortunatamente) poco tempo a disposizione di questi tempi!!!!! ^___^ ho trovato un lavoro!(weeeeeeeeee)
comunque , per questa storia mi sono ripromessa di impegnarmi a terminarla in questa settimana , quindi , preparatevi ad un imminente  e fantastico capitolo e finale!!!!!! molto più lungo! un bacione



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Capitolo 43
*** Lei (parte 2) ***


2 finale FATHER AND DAUGHTER

-Posso mostrarti quello che diventerò ....- le parole furono un sussurro ed entrarono dolci nella sua mente , un leggero soffio argentato ,che batteva delicatamente sulle pareti del suo cuore come una richiesta per entrare . Incredibilmente riuscì ad intuire quello che stava per accadere , un presentimento lontano e allo stesso tempo così reale da sembrare imminente , un fremito nell' anima come se avesse riconosciuto quella voce , così tanto matura e potente .
 Vicina e presente . Del resto , Lei , faceva parte di lui . Adesso lo sapeva.
L'acqua ricoprì i suoi occhi e sembrò dolce al contatto con le labbra , tiepida come il latte , rosa come i fiori d'amore e non si oppose più a quell' avanzare incessante di liquido che  in quel momento parve come emozione , ricordi non ancora vissuti di un futuro in divenire che non può mai essere previsto , cambia in continuazione .
Magia sarebbe la parola appropriata per poter descrivere quel che vide , fasci di vita  futura , passata e presente , di quella probabile e di quella che non sarebbe mai più esistita ...qualcosa stava scegliendo per lui  , per loro...per lei.
Per la sua bambina che doveva ancora essere e che incredibilmente stava parlando con lui in quel momento , in quel piccolo istante dove ogni probabilità poteva esistere , magnifico e immenso tempo che corre sempre e che non si ferma mai.
E la vide , questa volta nitida , e riuscì a scorgerla perchè capì quanto la desiderasse e quanto fosse incompleto senza Lei ...quanti secoli avesse perso senza aver mai avuto il coraggio di immaginarsela . Isabel.
E Lei sorrideva e con mani eleganti , adulte , sfiorò le sue e sembrò il suo specchio , diverso ma uguale , stringendo quella mano lui sentì il cuore sciogliersi e riempirsi come mai prima di allora. L'amava come non aveva mai avuto il coraggio di fare con nessun altro.
Il Legame si era creato , era diventato qualcosa di tangibile proprio come la carne e la pelle di quella donna bellissima , John la guardò con occhi colmi di amore e sorrise a sua volta .
-  Sono io ...papà-
- Lo so...-
Isabel si avvicinò , nuotando in quel liquido leggero e dolce e abbracciò il suo corpo , tenendolo a sè con braccia tremanti , appoggiando il capo sul suo petto . - Sono io...adesso lo so anch'io-
John la strinse con forza - Come hai fatto a raggiungermi , qui?-
- Mia madre mi ha guidato...io provengo da molto lontano , secoli di futuro calpestati dall'odio di Belìal , molte versioni di me sono sparite proprio come mi stava accadendo poco prima di capire ... ma ...per fortuna Rose è riuscita a salvarmi , io vivo in te , adesso-
John inclinò il capo e fissò i suoi occhi scuri , velati dalla tristezza . Qualcos'altro era accaduto ...e poteva intuire che era qualcosa di spiacevole.
Lei sorrise di nuovo , appena - Belìal vi ha intrappolati nel suo mondo , Rose ...bad wolf  ha compreso di non poter fare molto in quel luogo - si fermò un istante - ha deciso di affrontarlo - abbassò lo sguardo con dolore.
- Cosa significa...?- la voce di John era roca , stretta da un improvvisa ansia.
-Deve eliminarlo...-
John la guardò con occhi spalancati ... qualcosa dentro di lui incominciò a tremare , rivoltarsi , scalciare di terrore - eliminare....-
-Eliminare il Dottore...- finì Isabel .
John si passò una mano tra i capelli , scoprendo di non essere più avvolto dal liquido ma invece sospeso dentro ad un cielo tramonto ...gli stati stavano cambiando , oscillavano tra diverse dimensioni e lui e Isabel erano in mezzo a quel cambiamento. Non era teoricamente possibile ...eppure...continuavano ad esistere.
- Siamo dentro ad una bolla dimensionale....-
Isabel annuì facendo cenno a John di abbassare lo sguardo sotto di lui ....
-Siamo sopra di loro...-
- Stiamo uscendo da questo universo papà....-
John deglutì , i suoi occhi sembrarono di colpo freddi - E Rose?- Isabel non rispose.
- Rose morirà...e ...- si leccò le labbra secche e fece una smorfia - e io cesserò di essere quello che sono...-
-Tu non morirai John...una parte di te verrà cancellata , ma non la tua parte umana-
-In pratica sarò completamente un essere umano...senza più ricordi da Signore del Tempo- socchiuse gli occhi - questo è terribile Isabel-
-No...non è terribile papà...- Isabel gli prese la mano - io sarò con te...-
-E tua madre? -
-Lei rinascerà come te in un altro universo...un universo senza Dottore , senza alieni o magia ...un universo dove Gallifrey sarò solamente una storia e i signori del tempo  frutto dell'immaginazione di piccoli , meravigliosi , mortali -
E John si scoprì con gli occhi umidi , il cuore rotto mentre guardava quel mondo allontanarsi , Rose e Belìal piano annientarsi davanti allo sguardo opaco di quel giovane Dottore , inginocchiato tra la sabbia e il fuoco.
-Come farò a ritrovarla ...non mi ricorderò di nulla...ci sono 7 miliardi di persone sulla Terra. Come farò a sapere che è lei se non avrò più i miei ricordi?- John sospirò - tu potresti non nascere in quel mondo Isabel-
La donna sorrise e prese la sua mano poggiandola sopra il petto - lo saprai grazie al tuo cuore... è l'arma più potente di tutto l'universo , è l'unica alternativa possibile-
Si voltò a guardare il cielo sopra di loro che intanto era cambiato ancora , stavano viaggiando tra le galassie ed era calata la penombra mitigata dai soli dello spazio .
- Ed in più....io mi fido di voi...-

to be continued








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Capitolo 44
*** Il disegno (part 1) ***


IL DISEGNO father and daughter

Il viso di Isabel  , ora era raggiante , un sorriso fresco le era comparso sul volto giovane , gli occhi ardevano di un ingenua e brillante fiducia . Lei credeva in lui più di quanto il suo cuore da umano poteva sentire o vedere.
Ce l'avrebbero fatta? come sarebbe finita la loro storia? ....il fiato di John sembrò tremare e la mano tesa verso la futura figlia annaspare verso il vuoto. Ce l'avrebbe fatta?
Era successo tutto così in fretta , era nato dentro al T.A.R.D.I.S in fiamme , aveva combattuto contro i Dalek e assaporato le labbra della sua Rose... la sua mente era ancora calda da quelle ultime ore i ricordi di quel alieno che un tempo era stato era confusi , vibravano dentro al suo cuore secoli di fughe e si battaglie , come costante in mezzo alle ombre del passato sempre quella parola , quasi un inno... " corri ".
Si passò le dita sulla fronte che scoprì sudata , l'immagine del suo sè alieno mentre si trasformava , la paura di quel futuro così scuro e la manifestazione di Belìal insieme a quel giovane Dottore con occhi spezzati tra le raffiche di quel vento tagliente , la disperazione , nel suo sguardo ...Rose ... Rose.

Poi , comprese...

L'aveva sempre sospettato , ogni suo passo era già stato determinato in un futuro lontano invisibile ai suoi occhi adesso ciechi, acerbi. La sua vita era stata un enorme progetto , un disegno con tappe ben definite e marcate, punti fissi  che sarebberono ricomparsi comunque , in ogni tempo e in ogni realtà. E l'architetto era lui stesso.
Lungo il suo cammino , aveva disseminato tracce , promemoria , indizi...ma per andare dove?

Rose / Bad wolf aveva visto quel futuro e lo aveva temuto , nascosto agli occhi di tutti ... aveva cercato altre soluzioni , proteggendoli da quella scelta...il futuro si apriva al suo sguardo perso , proprio come aveva fatto con tutti gli altri sè , passati e futuri , essi avevano colto quelle tracce compiendo così il loro destino. Adesso , l'unico tassello mancante era lui.
Chi era stato a progettare tutto quello? chi li aveva salvati? chi poteva essere così pazzo da creare quel mondo , disegnare quella vita?
Scosse la testa , un male nel cuore , la verità ormai stava per essere svelata....


to be continued

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Capitolo 45
*** Il disegno (part 2) ***


BELIAL IS JOHN


La luce calda d'agosto illuminava l'intonaco scrostato del soffitto.
L'aria era calda e umida....un profumo di fiori, dolciastro entrava dalle fessure delle persiane socchiuse.
John , era disteso sul letto, le mani dietro la nuca, gli occhi aperti color nocciola nel buio fissavano il soffitto.
Le lancette dell'orologio battevano il tempo, regolare...di un pomeriggio d'estate, un preludio alla grande attesa della vita.
Lui sorrideva.
La musica di Leonard Cohen invadeva il suo cuore....riempiendolo di gioia. Come il pensiero della nascita di sua figlia.
Quel giorno era stato tutto il tempo in silenzio. A pensare.


All'inizio, quando aveva appreso la notizia da Rose ....aveva avuto paura. Gli incubi che lo avevano perseguitato per 900 anni  si erano ripresentati, bussando prepotentemente al suo unico cuore, nato da poco, eppure così tanto vecchio.
Il suo volto era impallidito davanti alla compagna....le labbra , tese, avevano provato a parlare....invano.
Semplicemente, era rimasto in piedi, immobile per una decina di minuti incapace di qualsiasi reazione.
Rose l'aveva abbracciato, dolcemente, conscia del dolore passato del compagno.
Poi si era messo a piangere, stringendola a sè....cercando di scansare i fantasmi e gli orrori di quei momenti antichi che lo avevano visto protagonista del dolore più grande che un genitore potesse mai avere...assistere alla morte dei figli, arsi vivi tra le fiamme di una guerra ingiusta.
Quella....la paura di non riuscire a proteggere le persone che amava...di averle viste morire per secoli....scivolati, velocemente e crudelmente via, caduti dalle sue mani.
La paura l'aveva preso allo stomaco e alla gola, facendolo piegare su sè stesso, stringendo un nodo attorno al suo collo...soffocando le sue parole e i suoi respiri.


John Smith....
era un genio....
ma come uomo, era terribilmente fragile.
La sua nuova natura lo costringeva a percepirsi completamente mortale, limitato, finito.
Questo, cozzava con la sua mente , piena di ricordi eterni....piena di dolore e di rimorsi.
Di notte si svegliava madido di sudore, il cuore come un tamburo....urlando i suoi incubi.
Rose, la sua compagna, poteva tenerlo vicino a sè, al caldo, accarezzargli i capelli umidi  e rassicurarlo con parole d'amore, per poi vederlo piombare in un sonno, finalmente senza sogni. Atono.


Mentre guardava quel piccolo essere, stretto tra le lenzuola bianche, pulite il cuore vibrava d'amore.
Gli occhi, scavati in profonde occhiaie sembravano brillare nell'oscurità.
Allungava una mano, incontrando la soffice pelle della manina della figlia e stringendola delicatamente....un gesto, lo specchio della sua paura di perderla. O di perdersi



.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.--.-.-.-.



Si era addormentato . Sbattè ripetutamente le palpebre , intontito.
Fuori la luce era arancione , il tramonto passava attraverso le piccole fessure delle persiane tracciando delle linee rosse sopra le mura buie della stanza . Si passò la mano sul viso rabbrividendo . Quegli incubi , quelle urla...
Quanto odio aveva dentro...quanta rabbia . Quel male lo stava affliggendo da secoli...o quasi. Si guardò le mani nella penombra , stringendo ripetutamente i pugni colti da un insolito formicolio. Chiudendo di nuovo gli occhi poteva rivivere quel sogno tremendo:

- Tu, sei un errore John....lo hai sempre saputo! non saresti mai dovuto esistere. Sei uno scherzo, ecco. Un uomo e un Signore del Tempo....vedi, questo mi dà il voltastomaco. E poi, quella bambina...Isabel? hai scopato con una donna. Mi fai schifo...non mi stancherò mai di dirtelo.- Camminava, lentamente intorno a lui. Il volto , una maschera di rabbia.

-sapevo che un giorno saresti ritornato...l'unico essere che può odiarmi così tanto... sono io...- lo guardò con occhi rossi dal pianto.- Non sono stupido...ho cercato una soluzione per nasconderle...e non c'è l' ho fatta.- abbassò lo sguardo, fissando un punto imprecisato nel buio - ho fatto tanti errori...in passato- lo fissò con odio...- e in futuro....ma , non permetterò mai che tu distrugga ancora la mia famiglia, un altra volta...no...poi ho capito. Se tu mi avresti preso, saresti stato in pace...e io con te.-.

 si avvicinò, piano gli prese la testa tra le mani...delicatamente. Si passò la lingua sulle labbra, fredde.
- Io non sarò mai in pace...-
- tu non hai idea di cosa sia il dolore...-
 
 Alzò lo sguardo, scoprendosi  piangere, gemere lentamente. Lo vide. Sè stesso schiacciato da millenni di perdite...di infelicità. Potè comprenderlo.
 -Dottore...- mormorò.
I suoi occhi si dilatarono, la rabbia ricominciò a bruciare dentro di lui . Stinse il bastone d'acciaio nelle mani e lo alzò in aria, colpendolo, rompendogli il naso. Il sangue ricominciò a fluire abbondantemente , macchiando la barra di metallo.
- Io non sono lui...ricordati...non provarci mai più...lui è morto-
Sorrise...la testa ciondolante sul petto. Sfinito.
- Sei arrivato fino a questo punto?....tu odi te stesso, sei diventato arido...un deserto. Non hai più amore dentro di te...vorresti morire ma non puoi. Non ce la fai. 

- Tu pensi di essere diverso da me John...voi pensate di poter agire diversamente...- piangeva ancora, continuò, il respiro ansante - ma io non sono altro che voi...in un futuro così lontano che non potreste neanche immaginarvi....  vivo in questo mondo, circondato da fantasmi. Ho cercato di combattermi, come fate voi...ma è tutto inutile. La verità è un manto gelido e oscuro...senza senso. Fatto di morte. Tutto prima o poi muore...tranne noi.- urlò .
-Questa , John, è la nostra condanna...ma non per te, tu morirai....- lo fissò , uno sguardo opaco, senza pietà - ed è per questo che ti odio ancora di più...tu sarai libero...-

 Il pugno era stretto e le unghie della mano entrarono nella carne. Stette ad osservare quella stretta , attento al male che si stava procurando quasi lo facesse stare meglio , gli occhi castani erano fissi e duri.
Deglutì per qualche istante. La paura sembrava scavare dentro le sue viscere , bloccandogli il respiro.
I Sogni , sono importanti....lo sono sempre stati , essi svelano delle parti del proprio carattere inaspettate , nascoste...oscure. All'interno di essi il nostro vero essere si mostra nella più totale sincerità e ferocia.
Il giorno della sua nascita il Decimo lo aveva visto , per un istante , dopo che aveva sterminato quelle flotte di Dalek ...aveva capito. Era un pericolo , uno sbaglio immenso.
Lo aveva affidato a Rose con la speranza di poter placare quella sua insana natura. Ce l'aveva fatta?
Si voltò su di un fianco , rannicchiandosi sotto le coperte.
Dentro quel unico strano battito...da umano. Provò a ricordarsi della prima volta che lo aveva incontrato , di quando era ancora un Signore del Tempo , il Dottore e aveva conosciuto quell'essere strano , un giovane , pallido con le braccia magre e gli occhi scuri , bui , sofferenti , il corpo avvolto da un mantello notte.
Lo aveva guardato con distacco e poi gli aveva fatto quella proposta : avrebbe visto il suo futuro , il potere che avrebbe avuto nei secoli avvenire , quel grado di comandante superiore nella flotta di Gallifrey . Lo aveva manipolato , giocato sulla sua insesperienza e avidità e il Dottore si era fatto adulare e imbrogliare facilmente.
In palio la sua famiglia...aveva perso.
Così Gallifrey fu bruciata e lui esiliato diventando così quel bizzarro vagabondo perso tra le stelle , senza più onore , affetti o dimora. Era solo.

Le dita si strinsero attorno alla federa del cuscino. In mente quegli occhi di quell' essere abominevole , gli occhi profondi e castani quelli che un tempo  sarebberono potuti sembrare i suoi ...così dolci e fragili , color nocciola .

Le lacrime ricominciarono a cadere , lente , sul viso pallido ,stanco.
Soffocò un gemito.

Belìal era il suo segreto....lo stava aspettando nascosto in uno dei suoi futuri , e lui era paziente e abile nel non farsi notare . Sospirò pensando alla piccola Isabel ...come avrebbe fatto a proteggerla da sè stesso?



to be continued......

 



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Capitolo 46
*** Il disegno (part 3) ***


wiblywobly



-La risposta è sì...- la voce sembrò svegliarlo da quel sogno ad occhi aperti.
Si voltò verso di lei , Isabel , gli occhi la guardavano tremanti , faceva fatica a deglutire. - Io sono Belìal...-
Lei sorrideva ancora , prese la sua mano con delicatezza - Tu lo sei stato e lo sarai...per adesso sei ancora John , il grande e coraggioso uomo , mio padre-
Rimase fermo , freddo , immobile. Un dolore dentro sembrava averlo pietrificato ... tutto quel tempo speso a rincorrere quello sbaglio , cercare di cancellarlo. Non poteva.
-E' sempre stato così chiaro...cristallino...- mormorò John.
-Poteva essere frainteso...come è successo papà- rispose Isabel con occhi tristi.
-Anni ad odiarlo...- la voce di John uscì rotta , straziata - quando invece sono stato io...- abbassò il capo cercando di nascondere il pianto. Isabel scosse la testa , prendendo il suo volto tra le mani .
-Adesso sono qui , con te...- rise - lo abbiamo fregato papà , abbiamo vinto ormai-
Gli occhi di John erano rossi dalle lacrime , il naso aquilino umido - come è potuto succedere? come ho fatto a diventare quello? io ho solamente una vita , non sono un Signore del Tempo-
- Oh...papà , tu sei molto di più. Sei stato creato dall' amore che il Dottore aveva per mamma , sei un essere speciale- Isabel gli accarezzò via le lacrime.
-Perchè sono diventato quel mostro?- chiese ancora John.
Isabel sospirò - Sappiamo entrambi che il tempo non è proprio come ce lo immaginiamo ... tu sei il John appena nato , da quanto tempo vivi? che cosa ti ricordi della tua vita come umano?...la realtà non ha solo un piano , padre , ma molteplici che a volte  incredibilimente riescono a coesistere nello stesso momento. La conoscenza di questa caratteristica del tempo ha permesso a Balìal di sconfiggere molte incarnazioni del Dottore  ad essere in più posti simultaneamente utilizzando il suo Tardis - si interruppe per qualche istante e sorrise - il tuo Tardis . Comunque , Belìal è nato dal momento in cui un te futuro ha perso Rose per colpa di un errore del Dottore...Rose è morta dentro una foresta con Jack Arkness vicino ad Aberdeen la sera in cui era ritornato dall'altro universo , per lei... - sorrise inarcando un sopracciglio - ...è complicato , ma possibile poichè eventi casuali hanno creato dei paradossi lungo la tua linea temporale , il tempo percorso dal momento in cui il Dottore ha lasciato Rose nella foresta dopo una discussione  è durato secoli...l'undicesimo Dottore è stato intrappolato dentro alla dimensione di Belial per  anni e anni così come l'altro te stesso che era andato a cercarlo per volere di Rose - gli occhi della donna si fecero opachi e bui - tu sei diventato Belìal dopo aver scoperto della morte di Rose ...quando sei ritornato da quella dimensione infernale...il Dottore non avrebbe dovuto lasciare Rose e Jack da soli quella notte-
John si strinse nelle spalle , sembrando ancora più magro di quel che in realtà era , gli occhi piano svuotarsi istante dopo istante - così fai sembrare ancora il Dottore il responsabile di tutto...lo è?- sussurrò a labbra strette, quasi dovesse trattenere una smorfia.
- tu lo sei completamente?- gli rispose Isabel.
John scosse la testa , sconsolato , deluso - Io non so più cosa pensare...-
- Tu non sei Belìal , John. Belìal è un uomo che ha sofferto immensamente , è una vittima , guarda le cose per come stanno e non lasciarti vincere dal senso di colpa ...non fare quello sbaglio , ti prego- disse lei , stringendo il suo braccio , trattenendolo.
John sospirò e rivolse i suoi occhi alla figlia , iridi nocciola , malinconiche e profonde , meravigliose -Non lo farò...-
- Non devi dare troppo peso a quel che è stato o quel che pensi di diventare...guarda quello che sei adesso , sentiti , non aver paura neanche per un secondo di quello che sei...-

John sospirò - eppure io sono qui...-
Isabel sorrise - ed è questa la nostra vittoria , papà...tu sei qui , il Decimo Dottore ha fatto la scelta giusta ritornando alla baia del lupo cattivo. Ha spezzato gli eventi e creato un nuovo futuro -
-Cambierà tutto?- chiese John.
- Si....questo universo cesserà di esistere e darà vita ad una nuova realtà-
-Senza magia?-
Isabel sorrise abbracciandolo di nuovo - l'incontrario...sarà un mondo dove la fantasia sarà l'unica via per vedere la verità , tutto girerà attorno a quei pochi , piccoli istanti di magia-
John strinse i denti ad un tratto teso. - Sei pronto?- Isabel gli strinse la mano.
- Non lo so...-
La donna rise di gusto - ottima risposta !-

to be continued.....

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Capitolo 47
*** La mattina ***


father and daughter finale



Il rumore del vento .

.-.-..-..-.-.-.-.-.

Aprì gli occhi in mezzo a quella luce sparsa nell' aria in un bagliore bianco , di panni stesi e di mura candide e prese un profondo respiro , il petto si alzò sotto le coperte e i muscoli della mano si contrarono mossi da un insolita ansia.
Vide piano i contorni della stanza farsi più nitidi : un grande letto , i mobili chiari di legno e un immenso armadio di fianco ad una finestra aperta che regalava a quella camera un delicato splendore ...le pareti sembravano brillare.
Si mise a sedere , il cuore a mille come se avesse corso per molto tempo , batteva impazzito.
Aprì la mano , il palmo bianco e magro solcato da profonde linee , le dita lunghe e affusolate appena chiuse scottavano di  freddo , pizzicando i polpastrelli fastidiosamente.
-Campi elettrostatici...- sussurrò , socchiuse gli occhi e alzò un sopracciglio - perchè mi sono addormentato?-
Scosse il capo e si alzò camminando lentamente verso la finestra , guardando fuori.
Le spighe dorate ricoprivano la campagna intorno alla casa , gli alberi erano alti e verdi e in lontanza si poteva vedere il mare di Aberdeen.
 Sospirò.
-Papà....-
La voce della bambina lo destò dalla visione del paesaggio , la piccola sbucò dalla porta buffa e goffa , tra le mani pastelli a cera colorati e sulle spalle una giacca grande blu lei sorrideva mentre inciampava sul tessuto dell'indumento troppo grosso per il suo corpicino e rialzandosi gli occhi dorati splenderono di gioia.
-Isabel... - sussurrò lui allargando le braccia verso quella piccolissima donnina dai capelli castani.
-Hai lavorato tanto?...ti sei addormentato?- disse Isabel tra le sue braccia.
- Non so , tesoro mio...ti devo confessare che mi sento abbastanza strano- disse lui alzandola da terra , prendendola in braccio e facendola girare . Le risa invasero la camera , la voce di Isabel come una dolce armonica sembrò calmare il suo cuore nervoso.
-Sai che ti voglio tanto bene?- disse ad un certo punto lui sorridendo guardando il viso della figlia.
-Lo so papà-
-Sai che te ne vorrò per sempre?-
-Si...lo so-
Si guardarono negli occhi , sentimenti positivi si accesero dietro le iridi scure , un senso strano affiorò nel petto ...come una stretta delicata e sicura sembrava sostenere quell'ansia snervante e improvvisa.
- Papà...ha chiamato lo zio Jack - disse poi Isabel.
-Cosa voleva....?- lui appoggiò per terra la bambina e incrociò le braccia.
-Non so...ha detto che ha trovato una nuova ricercatrice disposta ad aiutarti nel progetto dei buchi dimensionali-
-Da quando sei diventata così specifica nella descrizione del lavoro di papà?-
-Lo sono sempre stata-
Lui alzò gli occhi al cielo e sorrise , un leggero rossore ricoprì le sue guance e gli occhi castani si socchiuesero in un espressione dolce - beh...in effetti sei mia figlia-
Isabel alzò le spalle - e tu sei mio padre-
Lui scoppiò in una grande risata.


.-.-.--.-.-.-.-..-.-..-.-..--.-.-.-.-


-Hai fatto colazione Isabel?- chiese lui appoggiado la moka sul fornello e accendendo il gas. Ritirò subito la mano quasi fosse stato bruciato ...di nuovo quel formicolio alle mani , quel freddo ai polpastrelli.
Campi elettrostatici...continuava a creare o a trovarsi vicino a piccoli campi elettrostatici...
-No , non l'ho fatta , mi prepari le frittelle?- Isabel rispose mentre si sedeva sulla poltrona e accendeva la televisione , le mani sporche di colore .
-Si ... va bene- prese il latte dal frigo , le uova e una piccola bacinella di vetro .
-Manca la farina....- sussurrò piano voltandosi verso la figlia non attirando la sua attenzione , Isabel aveva gli occhi fissi sulle immagini della tv...le voci di pupazzi e di trombette stridule lo infastidorono  , un dolore raggiunse la tempia , come una scarica.
Barcollò per qualche istante prima di sorreggersi al mobile e sbattere ripetutamente le palpebre , gli occhi erano umidi ... si sentì stanco. Così stanco.
Poi uno squillo.
Un secondo.
Il telefono stava squillando , se ne accorse appena , un sottile brusio nella testa lo aveva per un attimo disorientato , reso sordo. Scosse la testa.
Prese con mani tese la cornetta , sospirò.
-Pronto...-
-David?-
Si appoggiò al tavolo e si passò la mano libera sul volto.
-Jack?-
-Ehi? tutto bene?-
-Si...-
-Sicuro ?-
-Si Jack....è che mi sono alzato da poco e ...- tirò su con il naso masticando le parole -hai presente quando ti svegli di soprassalto e rimani stordito per la prima metà della giornata?quasi come se fossi stato strappato da un altro mondo e svegliato in un altra dimensione o ...cos'altro?-
-Tu lavori troppo David ... prima mi ha risposto tua figlia , non penso che le faccia bene vedere il proprio padre così stanco-
Alzò gli occhi al soffitto , stringendosi il labbro fra i denti .
-Jack , non ho bisogno di un altra predica , oggi no veramente-
-Beh sai...stai dicendo che ti sembra di esserti svegliato in un altra dimensione! -
-Era un modo di dire , per l'amor del cielo!-
-Ok , ok...-
-Comunque ...Isabel mi ha detto che hai trovato una nuova disperata disposta ad aiutarmi nel mio progetto-
-E' una ricercatrice ...è giovane sai-
Scosse la tesa sorridendo , prese il latte e se lo versò in un bicchiere ...perchè Jack ci teneva tanto a vederlo di nuovo assieme ad una compagna? lui non era fatto per le donne ....aveva solo Isabel , era lei la sua vita.
- Poverina...allora le hai detto di stare attenta ad avvicinarsi a dei pazzi come me?-
-Le ho detto che oltre ad essere un bravissimo scienziato sei anche un bellissimo ragazzo...sai sembrava molto eccitata all'idea- sentì una nota maliziosa nella sua voce e questo lo fece rabbrividire per un istante.
-Beh ... dalle tempo due settimane e vedrai il suo entusiasmo spegnersi come fiammelle sotto ad un cielo di novembre-
-Sei sempre così ottimista?-
Sorrise ...
-La vita mi ha insegnato ad essere realista-
-Ma sognare è importante...approposito come va il tuo libro?-
-Và...-
-Và in che senso?-

Sospirò - Non riesco a scrivere il finale....e sai che-
-il finale in un libro è la cosa più importante- lo precedette Jack e a David sembrò quasi che stesse sorridendo dall'altro capo del telefono.
-Già-
-Beh....aspetta ancora , stai certo che qualche idea ti verrà-

-Lo spero....ormai sto aspettando un ispirazione da troppo tempo-
-Tutti la stiamo aspettando David-


to be continued......








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Capitolo 48
*** Lianne ***


FATHER AND DAUGHTER LIANNE



Si sedette al tavolo , fece un profondo respiro e si riavviò i capelli castani con un gesto veloce. Davanti la porta vetrata rimandava la sua immagine come uno specchio e si sentì ancor più stanco nel guardarsi finalmente e confermare le critiche subite da Jack....effettivamente sembrava distrutto.
Non aveva mai avuto occhiaie così profonde in tutta la sua vita e il colore della sua pelle prima in salute ora era quasi grigio...si passò due dita sulla fronte toccando due rughe quasi invisibili ...stava invecchiando.
Sospirò.
Avvicinò la carta del menù ed incominciò a sfogliarla lentamente , l'occhio nervoso dietro gli occhiali da vista balzava continuamente al suo orologio da polso...ormai erano le 14:00 e della ricercatrice non si vedeva neanche l'ombra.
Deglutì maledicendo Jack...ma perchè gli mandava sempre delle ragazze che non avevano voglia di fare niente? lui doveva lavorare con persone qualificate e sopratutto....puntuali.
La puntualità era qualcosa da lui molto gradita , il tempo non si poteva sprecare, il tempo era una cosa importante.

- Scusi ...è lei David?-
alzò gli occhi verso la voce e si trovò davanti una donna giovane , con due occhi dorati splendenti come il sole...  sorrideva , la sua espressione sembrava molto allegra e insipiegabilmente familiare.
-Si...-
-Ah che bello! piacere Lianne- la ragazza prese la sua mano stringendogliela con forza .
Lei sorrise di nuovo quando vide la sua espressione perplessa , il sopracciglio alzato e la bocca socchiusa in una smorfia di disgusto.
-La ricercatrice di Jack? si ricorda?-
-Quanti anni hai?- chiese lui , ancora non riusciva a credere che quella donna fosse veramente la ricercatrice...era troppo...troppo carina...forse Jack aveva centrato il bersaglio ...forse...
-Io ne ho 28 ...e comunque mi sembra che anche lei non sia un vecchietto? Jack ha centrato il bersaglio questa volta - rise- è veramente carino!-
Lui sorrise.
-Grazie per il complimento-
-Di niente....mi posso sedere allora professore?- chiese lei spostando la sedia per accomodarsi.
-Oh si....-
Lianne prese la carta del menù quasi dalle sue mani e incominciò a sfogliarla...- beh , di certo lei è una donna molto spontanea- disse David guardandola con un riso.
-Oh scusi...lo stava guardando lei?- disse con voce affranta ...fu bello , pensò David perchè la vide arrossire e questo gli riscaldò il cuore .
Tentò con fatica di addolcire i muscoli facciali e abbozzare un sorriso , cosa molto difficile dato che quell' azione era per lui cosa rara in presenza di donne.
-Tranquilla ...non volevo- alzò una mano gesticolando con le dita tremanti - non volevo offenderla , solo annotare una sua caratteristica - tossi - da me molto gradita-
Lei lo guardò con occhi spalancati , confusa ...poi sorrise.
-Sei veramente strano , sì , aveva ragione Jack- disse poi appoggiando il menù sul tavolo.
-Strano?...Jack cosa ti ha detto?- la sua voce era rauca , qualcosa lo aveva turbato...poteva solo immaginare le cose dette da Jack.
Lianne scosse la testa sopprimendo delle risa a malapena -niente di così negativo , tranquillo- gli lanciò uno sguardo malizioso e David sentì un brivido percorrergli la schiena.
-Solo che sei un uomo molto strano...che non ama lasciarsi andare....un po chiuso e... a tratti robotico-finì lei.
-Robotico?- David c'era rimasto male per quell'aggettivo.
Lianne scoppiò in una risata - no scusa...ho sbagliato, vediamo ...cos'è che ha detto? ecco , ci sono...alieno-
-Beh , se fossi alieno non sarebbe una cosa più interessante- rispose David , questa volta sorridendo spontanemente.
Lianne ritornò seria e per qualche attimo David giurò di aver visto un velo di nostaligia calare sui suoi occhi ...ma per un momento , quasi come se la sua mente si fosse persa .
-Lianne?-
Gli occhi dorati sembrarono risplendere ancora una volta e la sua espressione sciogliersi in un riso - niente ...è che gli alieni mi hanno sempre affascinato , molto-
David appoggiò la schiena allo schienale della sedia , sospirando.
-Beh è per quello che vuoi lavorare con me?- chiese poi , alzando il sopracciglio.
-Mi hai beccata!- disse Lianne allegra.
David scosse la testa , si passò una mano tra i capelli scompigliati - sinceramente non penso che questa possa essere una motivazione forte per intraprendere un percorso di ricerca in un ambito così complicato della fisica quantistica e ...sperimentale-
-Ma perchè? - gli occhi di Lianne si scurirono di colpo , si passò la lingua sulle labbra mise la mano dentro la borsa ...stava frugando dentro.
-Io sono qualificata...mi sono laureata al TORCHWOOD di Londra- balbettò la ragazza.
David buttò la testa indietro sorridendo.
-Dimmi di no...dimmi di no...sei una studentessa di Jack?-
Lei lo guardò perplessa - e con questo?-
-Nel senso...lui è gay...mi manda tutte le sue ragazze per liberarsene e sfruttare il tempo a pomiciare con i suoi morosini-

-Cosa diavolo stai insinuando? io non sono un escort! sono una scienziata!- Lianne esplose , alzandosi bruscamente.
-Torchwood non è un università...sono dei farlocchi che cercano di trovare risposte nei libri di favole- sbottò David incrociando le braccia e guardandola con sfida.
Il viso di Lianne divenne rosso , le mani che tenevano le borse incominciarono a tremare.
-libri di favole? libri di favole?...- ispirò - da quello che so l'unico che scrive storie per bambini sei tu qui-
Non ci credeva....Jack le aveva detto del libro?...strinse i denti pensando alla giusta punizione da infliggere all'amico una volta tornato a casa.
-Non sono libri di favole...è un modo per avvicinare il giovane pubblico alla scienza-
-Un alieno che viaggia nello spazio /tempo in una cabina della polizia  non è una favola?-
Come??.....
-Come? sai queste cose Lianne?-
La ragazza sorrise - Ti prendono tutti in giro David ...questa storia delle falle dimensionali e mondi paralleli- sospirò poi ritornando seria - Jack si è fatto in quattro per trovare qualcuno abbastanza pazzo per sostenerti in una ricerca del genere- si sitemò i capelli biondi dietro l'orecchie -e tu mi tratti così? io che sono l'unica pazza masochista ad aver accettato di lavorare con un pazzo isterico?-
David era sbalordito...non poteva credere a tutte quelle cose ...rimase fermo immobbile , attaccato alla sedia senza più alcuna forza per parlare.
Lianne lo guardò con occh tristi - mi dispiace ...David , mi sarebbe piaciuto lavorare con te- rimise a posto la sedia , si voltò e si diresse verso l'uscita ...sotto gli occhi  giudiziosi delle persone presenti in sala.



.-.--.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-...-.-.-.



Fuori il sole era splendente , la temperatura calda e accogliente tranne per le raffiche del vento del nord.
Lianne si chiuse il giubbotto e sospirò amareggiata.

-Ehi!-

Si voltò....lo scienziato la stava rincorrendo.

-Che cosa vuoi? adesso...-mormorò.

David arrivò a pochi metri da lei , piegandosi ansimante per la corsa ....quei capelli pazzi in testa e quel buffo lungo naso...non riusciva  a non sorridere.

-Non è un alieno...- ansimò - è un Signore del tempo-

E Lianne rise di nuovo.


to be continued...

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Capitolo 49
*** Il sorriso di David ***


FATHER AND DAUGHTEE



-Perchè un Signore del tempo?-
Lianne lo stava guardando , gli occhi dorati di nuovo limpidi e solari , sorrideva al pensiero che quell'uomo così timido e riservato fosse in realtà uno scrittore di storie per bambini...questo lo trovava incredibimente dolce e...umano, finalmente riuscì a scorgere un lieve rossore appena sopra le guance velate da piccole lentiggini...sorrise di nuovo.
David sospirò appoggiandosi allo schienale - Chi non vorrebbe riuscire a tornare indietro nel tempo per rimediare agli errori del passato?-
Lianne scosse la testa - Non penso che tornare indietro nel tempo per cambiare la nostra vita sia un prezzo accettabile.... - disse poi portandosi alle labbra il cucchiaino ancora sporco di caffè.
Lui alzò un sopracciglio , infastidito , non capendo la risposta della ragazza - Come?- la sua voce era profonda e confusa.
Liane alzò lo sguardo e David sentì una scossa salire dalla schiena , rabbrividì  e per un attimo si sentì nudo sotto i suoi occhi , lui li abbassò immediatamente quasi fosse stato scottato da qualcosa ...allungò le mani sul tavolo prendendo una biro e incominciando a sfregare il pollice lungo la plastica blu fissandola in silenzio.
Lo vide nervoso.
Lianne sospirò , mordendosi il labbro inferiore , imbarazzata poi raggiunse la sua mano e la strinse , gentilemente quasi come una lieve carezza ...lo sentì irrigidirsi sotto al suo tocco ed ebbe paura di averlo messo ancora più a disagio.
Cercò i suoi occhi e li trovò , scuri e tremanti ...comprese il suo desiderio di fuggire da quel contatto e ritirò la mano abbozzando un lieve sorriso per allegerire quella tensione che si era appena creata.
-Scusa ...non volevo- mormorò Lianne lui fece un sospiro tremante e si passò le mani sul volto scuotendo leggermente la testa.
-Non potevi saperlo , scusami tu Lianne- disse poi liberando la faccia dalle lunghe dita e rivelando il rossore dei suoi occhi...stava per piangere poteva vedere le lacrime lungo le palpebre . Restò a fissarlo con le labbra socchiuse nel cuore qualcosa si stava spezzando , non disse niente e aspettò che il volto di David ritornasse normale.
Era visibile la lotta che stava combattendo contro quelle lacrime , lui tossì leggermente e poi sorrise alzando lo sguardo ed evitando i suoi occhi.
-Ohhh....è passato così tanto tempo- sbuffò poi cercando di ridere - così tanto tempo...-  respirò.
Lianne non disse niente , aveva paura di ferirlo ancora.
- Il fatto...è....- tentò di riprendere il discorso David , gonfiò le guance come per contrastare il tremito della sua voce - la madre di Isabel è scomparsa-
-Mi dispiace David-
Lui sorrise e la guardò, non tentò nemmeno di nacondere una lacrima ribelle che stava cadendo lungo la guancia , non si mosse - sai...è una cosa strana ma non mi ricordo neanche il suo viso- finì .
-Come?- Lianne era sorpresa.
Il sorriso di David restò sul suo volto - non ti sei chiesta perchè continuo a fare delle ricerche sui possibili mondi paralleli?- rise  guardando la faccia di lei ancora più perplessa - sai ...penso di essere stato rapito dagli alieni- guardò fuori dalla finestra ridendo di nuovo istericamente - questo è il vero motivo per cui tutti mi prendono in giro...questo è il motivo per cui sto scrivendo questo libro ...penso che questo Signore del Tempo mi abbia portato via mia moglie , ne sono sicuro...- si prese la testa tra le mani arruffandosi i capelli castani - non ci posso credere che lo stia dicendo a te...Lianne- i suoi occhi sembravano brillare alla luce - non ti conosco neanche-
David la guardava sorridendo -Voglio riuscire a trovare il modo di viaggiare nel tempo e nello spazio...e andare a riprendermi mia moglie...- la sua voce tremò quando si rese conto che lei lo stava guardando come un pazzo - Io , questo non l'ho mai raccontato a nessuno...fingo che siano delle storie per bambini quando in verità è solo un modo per ricordare quegli attimi - fissò gli occhi di Lianne spaventati - non sono pazzo Lianne...è successo veramente-

Lianne deglutì , d'improvviso la sua gola divenne secca .
- Come si chiamava tua moglie...te lo ricordi il suo nome?-
Lui si passò la lingua sulle labbra e lei lo vide stringere la penna forte tra la sua mano , poteva sentire la plastica creparsi sotto quelle dita - il suo nome ...Rose-

Gli occhi di Lianne vibrarono al nome - perchè ?-

Lui abbassò gli occhi  -...-

-Quello che hai detto...è folle David...- disse poi Lianne.

-Oh ...lo so...-


to be continued



to be continued


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