Dolore

di Inathia Len
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo1 ***
Capitolo 2: *** Capitolo2 ***



Capitolo 1
*** Capitolo1 ***


È mentre stai componendo che lo senti. Un dolore sordo ed acuto al cuore, un cuore ormai di pietra. Tenti di ignorarlo, ti getti nella musica come sei solito fare quando il mondo sembra non volerti, ma questa volta non funziona. Il dolore continua, feroce ed instancabile. Ti aggrappi ai tasti dell'organo per non perdere i sensi, ma è inutile. Il dolore ti trascina per terra, su quel pavimento di sabbia mista a pietra che fa da sfondo alla tua vita. Che cos'è, cosa vuole da te? Non hai già sofferto abbastanza? Strisciando, raggiungi il letto e vi ti si getti sopra. Per respirare meglio, ti togli la maschera, rigorosamente nera da quando lei ti ha lasciato, e la getti lontano. Ti slacci la camicia, la lanci lontana e ti premi forte una mano sul petto, dove il dolore si fa sempre più intenso. Cerchi di respirare piano, di sgombrare la mente, ma tutti i tuoi pensieri sono sostituiti da un'unica immagine. Il suo volto, bello e sconvolto, come l'ultima volta in cui l'hai visto. Cosa c'entra lei ora, in tutto questo? In che modo lei ed il dolore che ti sta per uccidere sono collegati? Dovresti chiedere a Madame, lei è l'unica che ti può aiutare, la tua salvatrice. Ma dal giorno del disastro, ogni passaggio con la superficie è stato interrotto. È stata quella la tua punizione, la tua pena. Vedere la tua amata che ti abbandonava, che scappava da te, disprezzandoti, odiandoti, e che chiedeva di fare in modo che tu non potessi più lasciare quel luogo che ti eri scelto per vivere, fare in modo che diventasse la tua prigione. Ma di tempo ne è passato, ormai il teatro bruciato è stato abbandonato un anno fa e da quel giorno tu non hai mai lasciato il tuo carcere. Solo musica ed oscurità, ma ora c'è anche questo acuto ed assurdo dolore e di nuovo il volto di lei. Ti eri detto “Basta, mai più amore, mai più pazzie, dimenticala!”, ma ogni cosa è stata vana. Ora tutto quello che ti rimane è quel letto, dove una volta lei ha dormito, e l'anello che porti al collo. Lei non lo aveva mai detto a nessuno, ma era tornata indietro una volta. Tu avevi creduto nell'impossibile, ma le tue speranze andarono nuovamente in mille pezzi. Era tornata solo per ridarti quell'anello che tu le avevi donato come simbolo del tuo amore. Con che occhi tristi ti aveva guardato in quell'occasione, come se le si stesse davvero spezzando il cuore.
Rantoli il suo nome, nell'assurda speranza che lei possa sentirlo, ma è tutto vano. Stai morendo e non c'è nessuno che ti può aiutare. Te stai andando così come hai vissuto, soffrendo nell'ombra. Per tutta una vita sei stato nessuno, senza un nome e senza un perché. Hai conosciuto solo disprezzo, paura e dolore. Lo stesso dolore che ora ti tortura e che ti tiene lontano dal tuo amato organo. Devi comporre, la musica è la tua vita. La musica ti ha salvato e condannato allo stesso tempo, ma è pur sempre la tua amica più fedele. Era stato attraverso la musica che l'avevi incontrata e persa. Troppo diversi, troppo il tuo amore che ti aveva portato a non fermarti davanti a nulla, nemmeno davanti alla morte, pur di averla. Eppure ora, in quell'attimo, mentre la morte è tornata per fare i conti, non puoi fare altro che invocare il suo nome. L'hai maledetta, in quest'anno passato solo nell'oscurità. Maledetta per averti abbandonato, per non averti amato come tu ami lei, per aver preferito un altro a te. Eppure tutto è inutile. La fine è arrivata anche per te e diventerai il fantasma che tutti credevano che fossi. Sei stato il Fantasma dell'Opéra per così tanto tempo che alla fine avevi finito per crederci anche tu. Ti eri comportato da padrone in quel teatro che ora marcisce sulla tua testa, distrutto dal fuoco della tua pazzia. Ma il dolore non accenna a diminuire ed in questo momento vorresti accanto a te chiunque, persino quella soprano, la Giudicelli, che tante volte hai umiliato, pur di non morire solo.
Hai paura.
Paura perché non sai che cosa troverai dopo, chi ci sarà. Paura perché non potrei mai rivedere lei.
“Christine...” finalmente la tua voce si piega al tuo volere e pronunci quel nome tanto amato ed odiato. Oh, quanto ti manca. La sua voce, il suo sorriso, i suoi occhi. Ti manca tutto di lei, ma sai che non tornerà. Ha fatto la sua scelta e non sei tu. Hai avuto un anno intero per rassegnarti a questo, eppure continui a sobbalzare ad ogni più piccolo rumore, sperando ardentemente che lei possa tornare. Chissà dov'è adesso, mentre tu vieni lentamente strappato alla vita. “Spero che sia felice, con Raul” dici tra te e te, consapevole di dire una bugia. Cerchi inutilmente di tirarti su a sedere, ma ogni tentativo è vano. E' arrivata la fine e tu ti stai comportando da codardo.
“Christine” invochi inutilmente un'altra volta. Lei non arriverà, sarebbe meglio rassegnarsi.
Piombi in un sonno senza sogni.
 
 Al tuo risveglio il dolore al petto è leggermente diminuito, ma si è esteso anche alla testa. Ti porti una mano alla fronte e ti rendi conto che su di essa c'è una pezzuola bagnata, sotto la quale bruci di febbre. Cerchi di mettere a fuoco l'ambiente che ti circondava, per cercare dei cambiamenti. Il “cambiamento” giace addormentato sul letto, ai tuoi piedi. Lunghi  ricci color cioccolato nascondono quel volto che tu riconosceresti ovunque.
“Christine!” sussurri, con le lacrime agli occhi. È tornata, è lì per te e con te un'altra volta. Almeno la rivedrai prima di morire.
Lei si muove nel sonno nel sentire il suo nome, ma non si sveglia. Tu vorresti che il tempo si fermasse, perché sai che non te ne resta molto. Allunghi la mano e le scosti i capelli dal viso. È ancora bellissima come te la ricordavi, con quel viso da bimba nel corpo di una donna. Lei apre piano gli occhi e quando vede che sei sveglio ti salta al collo, stringendoti forte.
“Non siete morto, siete vivo, SEI VIVO!! Oh che bello, grazie, grazie!”
Tu ti abbandoni in quell'abbraccio che hai desiderato così a lungo, respirando il suo profumo ed accarezzando i suoi capelli, piangendo calde lacrime. Lei se ne accorge e, temendo di farti del male stringendoti troppo forte, ti lascia.
“Mi siete così mancata, mia dolce Musa.”
“Oh mio Angelo, ma cosa ho fatto? Ho combinato un pasticcio enorme! Sarei dovuta tornata molto tempo prima, se solo avessi saputo che stavate così male. Ma perché non avete cercato aiuto, perché non avete chiamato me?”
Tu la guardi come se la stessi vedendo per la prima volta.
“Ma cosa dite? Siete voi che avete voluto che mi chiudessero qui sotto. Voi mi avete abbandonato, lasciato qui a morire...”
“Ricordo quella terribile notte, ma non ricordo di aver mai voluto una cosa del genere. Non ho dato ordine che vi rinchiudessero! Sarà stato Raul, sapete, non era quello che credevo che fosse. Era innamorato della mia voce e del mio successo, non di me. Certo, mi voleva bene, ma a me preferiva i molti soldi che gli facevo guadagnare. Dopo che vi avevo lasciato qui, non avevo più forze per cantare. Continuavo a pensare a voi, a cosa vi sarebbe successo ora che me ne ero andata... Non cantavo più bene ora che il mio Angelo della Musica era lontano da me. Mi mancavate, Raul se ne è accorto, ha rotto il fidanzamento e mi ha cacciata.”
Tu la guardi sempre più confuso e sconvolto. Possibile che quel Raul si sia rivelato tanto meschino? L'hai odiato in passato, certo, ma perché era un tuo rivale nel contendersi l'amore di Christine. Non avresti mai potuto immaginare quello che poi è successo in seguito. Te li eri sempre immaginati felici ed innamorati, ma ora sei quasi contento di esserti sbagliato. Con il suo comportamento ha fatto sì che Christine tornasse da te ed ora conta solo quello. Peccato che il tempo che vi è stato concesso sia così poco. Stai morendo, lo senti, e non c'era nulla che tu possa fare per cambiarlo. Nemmeno il ritorno di Christine può mutare la sua situazione. Sei debole, la testa ti gira, la febbre continua a salire ed il dolore al petto è tornato a tormentarti anche peggio di prima. Ma non c'è fretta di dirlo a lei. La gioia che hai letto nei suoi occhi quando aveva visto che eri ancora vivo è stata talmente grande che non puoi distruggere le sue illusioni in un secondo, tu sai quanto fa male. Devi solo allontanarla, farle capire con tutto l'amore e la dolcezza del mondo che non può rimanere. Ti piange il cuore a pensare a queste cose, ma sai che è la cosa giusta da fare.  
Sai che la devi allontanare, non vuoi che la gioia che leggi ora sul suo viso scompaia, non vuoi che i suoi bellissimi occhi piangano altre lacrime. Eppure...egoisticamente parlando, non vuoi rinunciare a lei proprio ora che è ritornata da te, proprio ora che ha capito chi la ama davvero e chi invece voleva solo sfruttarla. Sei combattuto, mentre nemmeno il corpo ti dà pace.
-Avete la febbre!- esclama Christine e corre a prenderti un'altra pezzuola fresca. Vederla muoversi per il sotterraneo è un piacere per i tuoi occhi, ma sai che non può durare. Cerchi disperato le parole, ma finisci ad ansimare tra una fitta e l'altra. Lei si gira di scatto e torna di corsa al tuo capezzale, i morbidi ricci sparsi sul tuo petto.
-Bisogna chiamare un dottore, state troppo male!-
Tu cerchi di fare l'indifferente, guadagni tempo passandole le dita tra i capelli, giocando con i suoi riccioli, ma non riesci ad evitare troppo a lungo il suo sguardo preoccupato.

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Capitolo 2
*** Capitolo2 ***


-Mi ascoltate? Dovete uscire di qui e farvi portare dal medico. Forza, alzatevi!-
Christine è già in piedi, scossa da fremiti d'ansia e con le mani che non riescono a stare ferme un secondo. Prima che tu possa dire qualsiasi cosa, ti ha già alzato in piedi e fatto indossare la camicia.
-Christine...no...io..- vorresti continuare, ma una nuova forte fitta ti paralizza. Questa ti piega a metà e ti ritrovi quasi a carponi, con entrambe le mani sul petto.
-Vattene!- trovi la forza di mormorare tra una fitta e l'altra, ma non sai se ti fa più male dire ciò oppure la fitta. -Va via!- continui, leggermente più forte, e pieghi la testa per non essere costretto a guardarla negli occhi. Lei si accovaccia accanto a te e ti prende il volto tra le mani.
-Io non me ne vado più, mi capite? Ora siamo insieme e nulla può più separarci. Ho già sbagliato troppo in passato, non c'è tempo da perdere.-
Ti viene quasi da ridere per l'assurdità della situazione: ora i ruoli si sono invertiti. Tu che la implori di andarsene e Christine che parla di non perdere tempo e ti promette una vita insieme. Ma tu sai che non potrà durare, non con questo dolore che ti consuma. Se ne dovrà andare, dovrai costringerla, portarla via di peso, se necessario.
Ritorni, muovendoti lentamente, verso il letto e ti ci caschi sopra. Christine è subito al tuo fianco, ora chiusa in un mutismo determinato. Ti guarda quasi con disapprovazione, ma non osa fermare i tuoi movimenti, quasi fosse curiosa di vedere quale sarà la tua prossima mossa.
-Che hai da guardare?- ti lasci sfuggire, brusco, per poi pentirti, non appena vedi un'ombra oscurare i suoi occhi. Stringe le labbra, ma non commenta, anzi, aumenta la stretta della sua mano sulla tua.
-Erik...- comincia piano. Tu ti volti a guardarla, in silenzio. I vostri occhi si incrociano: il marrone e l'azzurro si fondono per un lungo istante. -Ascoltatemi seriamente...- distogli lo sguardo, ma Christine capisce che la stai ascoltando comunque. -Sono preoccupata per voi. Li riconosco i sintomi anche se non sono un medico, li ho già visti su mio padre. Siete grave,- dice, acquistando sempre più sicurezza mano a mano che parla, -Sono giovane, non stupida, quindi cercate di non prendermi in giro. Avete intenzione di farvi guarire o no?-
La domanda ti colpisce per la sua semplicità disarmante, ma nell'esatto momento in cui te la pone, capisci di doverle mentire. E allora chini leggermente il capo, annuisci, e vedi l'ansia scomparire dai suoi occhi, i muscoli rilassarsi e la presa della sua mano farsi più leggera. Puoi quasi sentire il suo corpo tirare il tanto agognato respiro di sollievo, rilassarsi.
-Però,-aggiungi, e la senti irrigidirsi di nuovo. -però dovrà venire il medico qui, perché io non me la sento di uscire.-
Christine si scioglie definitivamente e ti abbraccia ridendo e piangendo allo stesso tempo. Per un attimo accarezzi l'idea che possa andare davvero così, ma la accantoni di nuovo. Lo sai che per voi non ci potrà mai essere il lieto fine.
Lei è già volata di sopra, dopo averti stampato un rapido bacio sulle labbra. Chissà come ti avrebbe baciato se avesse saputo del tuo piano e che quello è il vostro ultimo bacio! Però sei contento di averla resa felice, almeno un attimo, seppur illudendola. Almeno il tuo ultimo ricordo di lei sarà quel bacio leggero, un sorriso smagliante e gli occhi al colmo della felicità.
Cerchi di tirarti su dal letto per mettere in atto l'ultima parte del tuo piano, quella che comprende il momento in cui scappi come un codardo. É questo quello che ti senti, un codardo, anche solo per averlo pensato, ma sai che è la verità, per quanto cruda possa apparire. Quello che vorresti è solo un posto per morire in pace, in solitudine e tranquillità. Hai mandato via Christine nell'unico modo che hai trovato, nell'unico modo che ti è venuto in mente. Ti senti un vigliacco anche ora che le forze ti stanno abbandonando completamente. Non riesci più nemmeno a muovere nemmeno un muscolo, ma non ti rassegni all'idea che lei ti possa trovare in questo stato, ormai agonizzante. Cerchi di alzarti in tutti i modi possibili, cerchi un appiglio, ma non appena in piedi rovini subito sul pavimento. Ti guardi intorno, ma anche la vista comincia a tradirti e non riconosci più quel sotterraneo che è stato la tua casa per quasi una vita.
Sei disperato, Christine potrebbe tornare in qualsiasi momento, anche ora e trovarti sdraiato in una posa scomposta sul pavimento.
E poi la senti, la sua voce angelica che ti chiama, quella stessa voce che l'aveva condotta da te e ti aveva fatto innamorare di lei, e per un piccolo, pazzo istante credi che non sia tutto perduto.
-Erik!-
Ma la sua voce ti giunge distorta, lontana. Vorresti risponderle, ma ormai nessuna parte del tuo corpo ti obbedisce. Anche la vista è sfocata e ti sembra di vederla muoversi a rallentatore. La sua espressione di gioia si distorce in una smorfia di terrore.
E allora capisci che è davvero la fine.
Il nero sostituisce i colori ed il silenzio si impone sui rumori. Immagini che Christine sia ormai al tuo fianco, provi a sentire la stretta della sua mano ed il sapore delle tue lacrime sul tuo corpo ormai inerme, ma ormai lo puoi solo immaginare.
Ormai il nulla regna sovrano indiscusso dentro e fuori te.

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