8 giorni.
Il sole
sta sorgendo… ed io sono seduta su un giaciglio vicino alla
finestra per vedere
tutto ciò.
La luce
inizia ad essere sempre più forte, e tutta la scuola,
compresa la mia camera ne
è invasa.
Socchiudo
gli occhi leggermente per farli abituare a questo cambiamento.
Mi
guardo intorno: il letto di Emily è ancora
vuoto…. La mia compagna ha deciso di
trattenersi un altro po’ di giorni in infermeria…
non che mi dispiaccia non
poter godere della sua compagnia.
Allungo
le mani per prendere la bacchetta che avevo appoggiato prima ai miei
piedi, e
facendole fare un ampio movimento faccio apparire un foglio di
pergamena.
Lascio
scivolare
la bacchetta vicino al mio fianco, e riappoggiò la testa
alla parete.
Avvicino
agli occhi il foglio.
L’inchiostro
nero pece era sbavato in alcuni punti.
Ormai la
conoscevo quasi a memoria, e sapevo benissimo che il rileggerla mille
volte non
avrebbe avvicinato quel momento, ma
ero comunque lì a leggerla per l’ennesima volta.
Forse
quelle cattiverie che gli altri mi sputano addosso, hanno un fondo di
verità.
Strofinando
il braccio sinistro, torno a guardare quell’astro che
rischiara l’etere scuro.
Faccio
passare due ore nel più totale e assoluto silenzio, fino a
quando le sveglie
delle mie altre compagnie di stanza trillano.
Heather
e Christine si alzano.
La
prima, nel vedermi sveglia a quell’ora sussulta leggermente,
ma preferisce non
chiedermi nulla e continuare a fare quello che stava facendo.
Christine
invece, la docile Serpeverde dai capelli d’orati mi si
affianca.
-Pansy
tutto bene?- domanda, buttando un occhio fuori, quasi a cercare
ciò che mi
aveva fatto destare così presto.
-Tutto
benissimo, boccoli d’oro…- rispondo, ghignando,
senza rivolgerle uno sguardo.
Quella
capisce l’antifona, e inizia a vestirsi.
Aspetto
che entrambe spariscano dalla stanza senza salutare, e mi inizio a
vestire.
Sbadiglio
vigorosamente, sono notti ormai che non chiudo occhio…
Ieri il
mio adorato Malfoy e venuto a farmi visita come promesso.
Una notte
simile a molte altre.
Come al
solito l’unica ad essere sveglia ero io, apro la porta della
stanza, cercando
di non fare eccessivo rumore.
Lui era
lì ad aspettarmi, con indosso ancora la divisa.
Né
una
parola, né un sorriso e alcune ore dopo rieccolo sullo
stipite pronto per riuscire
dalla stanza senza dire nulla.
Non so
il perché, ma dopo che uscì mi venne una grande
voglia di piangere, e alcune
lacrime riuscirono a sgorgare vergognosamente contro il mio volere.
In
questi giorni non riesco quasi più a
riconoscermi… la vecchia Pansy non avrebbe
mai fatto uscire una lacrima per una faccenda del genere, e la vecchia
Pansy,
non avrebbe permesso a Potter di avvicinarsi così a lei.
Se
chiunque, solo alcuni mesi fa mi avesse raccontato ciò sono
sicura che avrei
riso di gusto, prima di infliggergli atroci dolori.
È
arrivato
il momento di scendere sotto.
Lentamente,
arrivo nei grandi corridoi illuminati.
Mentre
scendo le scale, riesco ad intravedere la testa della piccola Weasley
che
controlla alcuni libri.
Non
riesco a trattenere un sorriso nel pensare che lei e il suo dolce
Harrino si
siano lasciati circa un mese fa.
Erano
una coppia così estremamente… patetica.
Lei
avvolta nel suo lurido vestiario, e lui avvolto nell’ego
smisurato e nella
fama.
Ricordo
di averla vista piangere il giorno della loro
“separazione”, mi trattenni dal
scoppiarle a ridere in faccia, e mi limitai a qualche
frecciatina… di pessimo
gusto, devo ammettere… ma che mi rallegrarono un
po’.
-Weasley…-
la chiamo, scendendo gli ultimi gradini.
Quella
si volta, e chiude il libro che teneva tra le braccia.
-Sai che
passerò il mio pomeriggio col tuo adorato Harry…-.
Noto
immediatamente che il suo colorito cambia decisamente.
-Saremo
soli… io e lui…- mi avvicino, sottolineando le
ultime parole.
Vedo che
gli occhi le guance diventano sempre più rosse, e che la
rabbia la sta facendo
infuriare.
-Beh che
è successo? Niente da ridire zecca?- le chiedo, amabilmente,
avvicinando le
dita al suo viso.
Quella
si sposta all’istante, per evitare il contatto.
-Che
sgarbata… non ti mangio mica… comunque ora
vado…-.
Prima di
iniziare a camminare, le scocco un bacio da lontano dicendo: -Ti
saluterò il
tuo amato!-.
Ed ecco
varcata la porta della sala grande.
Noto
molti sguardi voltarsi e fermarsi su di me, a quanto pare la sfuriata
con la
McGranitt si è diffusa.
Senza
darci molto peso, mi siedo al mio posto, dove nessuno si gira a
degnarmi di un
saluto.
-Salve,
comunque…- pronuncio, versandomi un po’ di
aranciata.
Blaise,
che era del tutto concentrato nella lettura, mi bofonchia un
–ciao-.
Draco,
si gira e mi fissa per qualche secondo.
Io lo
guardo stranita finché lui
non si
avvicina velocemente e mi bacia.
-‘he
fai?- chiedo, staccandomi.
-Non
volevi che io ti salutassi? Beh ti ho salutato…- rispose,
ribaciandomi.
Mentre
Draco ritorna alle sue occupazioni, io rimango immobile a chiedermi
cosa fosse
successo.
Avevo
perso sicuramente qualche passaggio… non era possibile che
il signor Malfoy, mi
avesse baciato senza alcun motivo… solo per
baciarmi…
Tamburello
sulla spalla di Zabini.
-Che
c’è?- mi domanda lui scocciato.
-Che gli
è preso al tuo amico qua?- domando, come se fossimo soli.
-Perché
mi chiedi questo?- ride Blaise… come se non sapessi che
aveva osservato tutta
la scena.
-Zabini,
evita di farmi innervosire di prima mattina…- lo fisso, e
quello scuote la
testa.
-Il
proprio ragazzo non può essere tenero con la propria
ragazza?- mi chiede.
-Certo,
se non stessimo parlando di me e di Draco…-.
-Eh?- il
biondino si voltò, sentendomi chiamarlo.
-Niente…-
dico, guardarlo.
-E con
te… ne riparleremo…- continuò rivolta
all’altro Serpeverde al mio fianco.
*
-Beh io
è meglio che vada…- le due stressanti ore di
“Storia della Magia” sono
finalmente finite.
Mancano
solo pochi minuti all’inizio della mia insulsa punizione.
-Okay…
ma fammi il favore di comportarti bene questa volta…-
sospira Teodore.
-Certo
papy!- lo schernisco io, per poi voltarmi e andare verso la mia strada.
L’unica
vera cosa che potrebbe mai pesarmi di questa punizione è che
ci sarà quell’insulso
coglione a rompermi le palle... ma dovrò solo cercare di non
calcolarlo più di
tanto… i tipi come lui, credono di avere il diritto di
comportarsi così solo perché
qualche ragazzina sussulta al suono del suo nome.
Ma dopo
tutto è questa la fama… anche io non potrei
comportarmi come mi comporto nel
sapere che non ci sono più ragazzini che mi temono, ma per
fortuna non devo
preoccuparmi di ciò… a conferma di questa ipotesi
al mio passaggio due
Tassorosso chinano il capo, evitando quasi di respirare.
-5 punti
in meno a Tassorosso…- pronuncio calma, continuando a
camminare.
-Perché??-
sbraita uno dei due.
Io mi volto,
speravo che rispondesse.
-Cosa…
mi sembra di aver capito male… tu hai osato replicare la mia
decisione?- mentre
torno indietro, noto che l’amico di questo gli tira una
potente gomitata.
-Mi
scusi signorina Parkinson… ma non capisco
cos’è che abbiamo fatto…- continua
quello.
Mentre
io mi preparavo a rispondere la voce della Granger mi fa voltare.
-Parkinson,
ho visto quello che hai fatto… 5 punti in più a
Tassorosso…- dice. I due del
primo anno, annuiscono soddisfatti.
-Oddio
l’eroina
dei poveri…!.- la prendo in giro, sorridendo.
-A
quanto pare il privilegio di essere Prefetto lo danno ormai a
chiunque…-
insinua.
-Infatti…
lo penso anche io… non credevo che anche gli sporchi
Mezzosangue potessero
occupare ruoli rispettosi…-.
La vedo
sussultare.
-Ed ora
che vuoi fare? Chiamare a Lenticchia? Se vuoi lo faccio io…-
avvicinò le mani
ai lati della bocca e urlo: Lenticchia, ho chiamato la tua fidanzata
mezzosangue… sono qui!! Aspetto la tua furia…!-
scoppio a ridere, prima di
allontanarmi.
-Mi fai
schifo, Parkinson…- la sento inveire alle mie spalle.
-Oh, non
farmi arrossire…!-.
Arrivo
davanti
all’ufficio della McGranitt con qualche secondo
d’anticipo.
Mentre mi
sistemo la cravatta verde e argentata, la porta dell’ufficio
si spalanca,
prendendomi quasi in volto.
-Ah,
eccola…non speravo di trovarla qui in anticipo, per
giunta…-.
-Sto
cercando di rimettermi dai miei peccati…- alzo le
sopracciglia ed entro.
Potter
è
già lì, seduto su una sedia, e mi saluta chinando
il capo.
-Allora…
vedete questi scaffali…?- ciò che lei indicava
erano più di 150 mensole colme di
fascicoli di tutte le misure.
Io e il
Grifondoro annuiamo all’unisono…
-Beh
sono vostri… avete tutto il pomeriggio, e se
servirà tutta la notte, per
sistemarli in ordine di anno e per ogni anno, in ordine
alfabetico…- un sorriso
si fa spazio tra tutte quelle rughe.
Io ,
scrollando le spalle, prendo dalla tasca la mia bacchetta.
-Molto
divertente signorina Parkinson, molto divertente…
l’uso della magia è vietato…-
detto ciò mi sfila dalla mano la bacchetta.
-Potter
mi dia la sua…- Harry gliela consegna senza
fiatare e si alza per avvicinarsi
alla prima scaffalatura.
-Anche
se il vedervi occupati per ore mi avrebbe molto divertito…
ho delle cose da
fare.. quindi, buon lavoro…-.
La vecchia
megera usce dalla porta, sbattendola.
-Beh io
direi prima di raggrupparli tutti in anno…- inizia Potter.
-Sfregiato
lascia fare a me, qui non si tratta di combattere contro signori
oscuri, quindi
credo che tu ne sia incapace…- comincio a leggere gli anni
sui libricini.
-Ma
posso chiederti il perché sei così scontrosa?-.
-Se io
posso chiederti il perché sei cosi rompipalle…-.
Al sentire
quelle parole, San Potter evita di rivolgermi altre esclamazioni e si
volta a
fare il suo lavoro.
Io non
riesco ad evitare di buttargli gli occhi addosso.
Il corpo
evidentemente cresciuto si vede perfettamente sotto la divisa da
grifone.
Si passa
una mano tra i capelli, scompigliandoli più di quanto non lo
siano già.
Ride
silenziosamente.
-Guarda
che ti vedo…- mi dice.
Io
repentinamente
mi giro rossa.
-Con
questo non intendo dire che mi dava fastidio essere fissato da
te… anche se
sarebbe meglio se potessi ricambiare il favore…-.
Sembrava
così strano il tono di quelle frasi, uscito dalla sua bocca.
Non avevo
mai visto questo lato di Potter.
-Potter
da quando sei così…- inizio.
-Così…?-.
-Espansivo…-
faccio per dire, facendogli apparire un sorriso.
-Io sono
sempre stato così, mia cara
Pansy…-.
Quel
cara mi rimbomba in testa… un brivido mi attraversa la
schiena a sentire
pronunciare il mio nome da quelle labbra.
Per
tutto il resto della punizione ci rivolgemmo solo poche
parole… niente di più.
Ormai era
calata la sera e avevamo finalmente concluso.
-Non ci
credo che abbiamo finito… - esclamo, asciugandomi la fronte.
-Certo
un po’ mi dispiace che questa punizione sia
terminata…-.
-Lo so
dove vuoi arrivare quattrocchi… ti consiglio di
rinunciarci…- mentre pronuncio
ciò, noto che il Grifondoro mi si è affiancato.
-Non
credo che lo farò…- mi sussurra, per poi
appoggiare le labbra alla mia guancia.
In
quell’istante
la porta si spalanca.
-Harry..!-
la Mezzosangue e il portatore di pulci entrarono nella stanza.
Io
divenni fucsia in volto, e mi staccai da Harry… quel
semplice bacio mi ha
mandato nel pallone.
-Oh…-
sospirò Ron, guardando shockato la scena.
-Pinco
Panco e Panco Pinco avete l’intenzione di stare qui a
fissarmi finché l’inferno
non si geli o possiamo tornare a farci ognuno i cavoli
nostri…-.
-Emh…
Harry… la McGranitt ci ha detto di dirvi che la punizione
è finita, e le vostre
bacchette sono tra i vostri effetti personali nei
dormitori…-.
-Okay,
grazie Herm…-.
-Beh…-
continuò Potter rivolto a me –Io vado…
ci vediamo…-.
Non lo
guardo neanche e aspetto che il trio delle meraviglie sparisca dietro
la porta.
Mi accascio
sulla sedia, e mi sfioro la guancia destra.
-Ma che
sto facendo?- mi chiedo, sentendo bruciare il punto dove quelle labbra
si erano
appoggiate con delicatezza.
Fra la
rabbia e lo stupore, il desiderio che quel momento si ripetesse non
perse tempo
ad emergere.
Scuoto la
testa.
Mancano solo
otto stupidi giorni…
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