Omega

di AxXx
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo Extra: Database ***
Capitolo 2: *** Come tutto ebbe inizio ***
Capitolo 3: *** Altri Omega ***
Capitolo 4: *** Guardie e Ladri ***
Capitolo 5: *** Unione Forzata ***
Capitolo 6: *** Battaglia sul treno ***
Capitolo 7: *** Empireo ***
Capitolo 8: *** Mosca ***
Capitolo 9: *** La battaglia di Mosca ***
Capitolo 10: *** Risveglio ***
Capitolo 11: *** Scontro con X ***
Capitolo 12: *** Furia Omega ***



Capitolo 1
*** Capitolo Extra: Database ***


   

                                          DATABASE MILITARE

 
 
Garlik Millwoksky
 
 
Salve.
Questo è un database che ho inserito nella registrazione. Esso si aggiornerà automaticamente ogni volta che vado avanti e contiene informazioni sui vari soggetti e individui coinvolti nel progetto omega e nella successiva epurazione.
 
 
 
SOGGETTO: WX01.
 
Nome: Alessandro.
 
Cognome: Leone.
 
Età: circa diciassette anni
 
Nome in codice: WX01.
Aggiornamento: Gli agenti sul campo l’hanno soprannominato ‘Zeus’ per i suoi poteri.
 
Segni Particolari: Mancino. Cicatrice sul volto, dalla guancia destra alla fronte (Stesso lato) Tatuaggio di un drago sulla spalla destra. Tatuaggio di una massima greca sul polso sinistro: Panta Rei (Tutto Scorre. Traduzione dal Greco Antico)
Aggiornamento: ha collezionato altre cicatrici varie, tra cui un vistosissimo taglio alla gamba sinistra, dalla caviglia al ginocchio.


Occupazione: (Pre-ricerca) Studente del Liceo Classico, servizio tavola. (Post-ricerca) Varie occupazioni, ma spesso illegali.


Parenti: Alessio Leone (Fratello) Marco Leone (Padre) Lisa Marcuzzi (Madre).
Aggiornamento: Il soggetto sembra aver sviluppato una specie di rapporto fraterno con il soggetto WK43, probabilmente collegato ad un attrazione sentimentale non corrisposta, ma supportato da un elemento di amicizia.


Luogo di residenza: (Pre-ricerca) Italia, Lazio, Roma, quartiere nord, indirizzo: 34 piazza Giaconi. (Post-ricerca) sconosciuto.
Aggiornamento: nonostante sia a conoscenza della nostra presenza in loco è ancora legato al suo territorio, potrebbe tentare un riavvicinamento.


Poteri: Controllo dell’elettricità, soprattutto specifico degli elettroni, abilità di teletrasporto sulle brevi distanze.
Note: oltre a queste abilità, sembra si sia allenato in una disciplina (Parkour) che permette al soggetto un’agilità ed una velocità superiore, ulteriormente potenziata dai suoi poteri; si consiglia cautela.
Interessi: ama film d’azione e di avventura, letture non impegnate di genere fantastico, horror, solo genere splatter, videogiochi generici, di solito ricollegabili ai suoi generi letterali o filmistici. Non fuma e non fa uso di alcolici o stupefacenti. Inclinazione a cibarsi di carne, ma non disdegna cibi sani. Non possiede particolari gusti nel vestirsi, tende ad adattarsi, anche se ha una preferenza per l’abbigliamento occidentale.


Personalità: Solitaria, tende a stare lontano da gruppi di persone. Si vi si trova tende a rendersi invisibile, i nostri agenti hanno riscontrato una tendenza naturale ad ‘uniformarsi’ con le folle e con l’ambiente circostante. Schivo, già prima della ricerca, ora tende a sospettare ai limiti del paranoico. Strana inclinazione a mettersi a rischio per gli amici e per gli altri in generale: è stata riscontrata un’insolita tendenza a rischiare la propria vita per salvare amici in situazioni di estremo pericolo, nonostante le possibilità di successo fossero inferiori al 12% (Soglia massima di pericolosità)


Note: Il soggetto WX01 (Denominato ‘Zeus’ per i suoi poteri) ha dimostrato una capacità di adattamento alle situazioni estreme anche se potenzialmente pericolose. La sua capacità gli ha permesso di mettere a rischio parecchie operazioni (Sospettiamo che tali poteri gli abbiano permesso di violare i database della C.I.A. e dell’N.S.A.. Possibile, quindi che questi documenti siano già in suo possesso). Sfuggito alla cattura per sette volte e responsabile della morti di decine di agenti di varie organizzazioni e dei soggetti WX84WY07 WJ51 WK19 e WA01 (Si ricorda che il soggetto WA01 corrispondeva al ricercato più pericoloso tra i soggetti W)


Stato: Latitante
 
(Allegato alla cartella: Documentazione di foto registrazioni audio-video sul soggetto WX01. A tutti gli agenti che sono sulle tracce del soggetto è consigliato prendere nota per memorizzare le sue strategie e tattiche sul campo)
 
 
 
 
 
SOGGETTO: WY01

Nome: Sconosciuto

Cognome: Lion

Nome in codice: WY01
Aggiornamento: Gli agenti sul campo l’hanno soprannominato ‘Reapper’ per via della sua falce che usa in battaglia.
 
Età: Sconosciuta
Note: il soggetto non era ancora nato una volta individuato


Segni Particolari: Nessuno, non ha un vero aspetto.


Occupazione (Pre-ricerca) Nessuna (Post-ricerca) Uccidere tutti gli agenti che incontra


Parenti: Mary Lion (Madre: deceduta) Mark Lion (Padre: deceduto)
Aggiornamento: Quando gli agenti hanno trovato il soggetto Omega, si è scoperto che il soggetto non era ancora nato quindi glia agenti hanno proposto una soluzione "pacifica" che prevedeva l'aborto. Il rifiuto dei genitori ha costretto gli agenti ad ucciderli. Successivamente è riportato il rapporto testuale dell'ultimo agente sopravvissuto "Il feto è uscito dal corpo della defunta madre, è entrato dentro il corpo dell'agente più vicino, ha creato una falce con cui ha fatto a pezzi gli altri, è poi mi ha risparmiato ordinandomi di raccontare a voi cosa è successo... per farvi provare il vero terrore."
Note: Il soggetto WY01 e il soggetto WX01 hanno una sorta di empatia e rivalità, gli studiosi hanno identificato i due soggetti come ‘nemici’ Possibilità di sfruttare tale situazione a vantaggio delle truppe

Poteri: Capacità di prendere possesso di altri corpi, modificarne l'aspetto, rigenerane le ferite, darne una forza sovraumana e di creare una falce (Si sospetta che può creare altri tipi d'arma, ma per adesso non ne ha avuto bisogno)
Aggiornamenti: Le poche spie sopravissute hanno affermato che il soggetto può nutrirsi solo di cellule staminali fresche, per questo uccide donne incinte e ne assorbe il feto per nutrirsi o potenziarsi.
Note: Se vi capita di affrontare il soggetto si raccomanda di uccidere tutte le donne incinte, il pericolo che assorbi le cellule staminali contenute nel cordone ombelicale sono troppo elevate. Se possibile evitare di affrontarlo in presenza di donne civili anche se non sono gravide, nel caso una di esse sia gravida entro il primo mese di gestazione, dato che il feto in quel momento è pieno di cellule staminali , il soggetto si potrebbe potenziare ulteriormente

Personalità: Il soggetto alterna stati di follia totale in cui uccide, oltre gli agenti, tutti quelli che li capitano a tiro, a stati di infantilismo, e possibile trovarlo mentre gioca con degli altri bambini, o con dei videogiochi (sembra che sia molto interessato ai Pokemon)
Note: Il soggetto mostra una personalità quasi opposta al soggetto WX01

Aggiornamento: Il soggetto può adattarsi a qualsiasi situazione e può nascondersi in qualunque posto, inoltre prende il possesso di agenti con cui si infiltra all'interno delle basi per fare stragi.
 
Stato: Sconosciuto.
Note: alcuni sostengono che sia deceduto, ma data la sua innata resistenza tendiamo a dubitare del suo decesso.



(Allegato alla cartella: Il rapporto completo del primo, ed ultimo agente sopravvissuto ad uno scontro diretto, Rapporti delle varie spie, e filmati del soggetto che combatte ed uccide.)
 
 
 
 
 
Soggetto: Generale Ritcher
 
Nome: Frank
 
Cognome: Ritcher
 
Età: 57 anni
 
Nome in codice: Prometheus-001
 
Occupazione: Generale e capo delle truppe sul campo dell’I.S.A. e supervisore militare del progetto Omega.
 
Parenti: Sconosciuti (è orfano)
 
Segni particolari: Molte cicatrici, alcune sul viso, la più vistosa una profonda cicatrice che attraversa l’occhio sinistro.
Note: ciononostante l’occhio a mantenuto una buona percezione visiva.
 
Poteri: Nessuno (Non è un omega)
Note: il soggetto Prometheus-001 ha ricevuto un allenamento intensivo particolarmente violento e difficile. Le situazioni di stress e di pericolosità l’hanno reso incredibilmente forte e resistente.
Aggiornamento: il soggetto è stato dotato di un esoscheletro che gli permette di volare e amplificare esponenzialmente la sua forze ed equipaggiata con armamenti all’avanguardia.
 
Personalità: particolarmente violenta e aggressiva. Più volte ripreso per comportamenti eccessivamente violenti, anche nei ranghi dell’esercito, ha ricevuto un forte condizionamento psicologico in vista del progetto Omega. Ha uno strano atteggiamento avverso ai soggetti Omega.
 
Note: carisma eccezionale e totale fedeltà dei suoi uomini. Considerato infallibile è un stratega eccezionale. Ha partecipato da giovane a decine di operazioni ad alto rischio in Vietnam e i vari traumi hanno portato al sospetto di un principio di psicosi. Ha terminato personalmente una decina di soggetti in battaglia e almeno un centinaio in fuga dei centri di contenimento.
 
Stato: deceduto in seguito allo scontro con WA01
 
(Allegato filmati e registrazione audio-video sulle sue azioni sia come soldato che come unità di soppressione anti-Omega.)
 
 
 
 
 
Soggetto: Alfred Wolf.
 
Nome: Alfred
 
Cognome: Wolf
 
Età: 70 anni
 
Nome in codice: Adam-001
 
Parenti: Francis Wolf (Figlio deceduto) Alissa Wolf (Nipote Omega)
 
Segni particolari: nessuno
 
Occupazione: professore all’università di Boston, supervisore scientifico del progetto Omega.
 
Poteri: Genio informatico e grande conoscitore della biologia umana e animale (Non è un Omega)
 
Personalità: tranquilla, calcolatrice. Ha avuto una forte istruzione Liberale. Forte sostenitore dei diritti umani e mal sopporta il trattamento sugli Omega nelle aree di contenimento. Consigliamo di tenere sotto sorveglianza.
 
Note: Pensiamo che abbia avuto un contatto con il soggetto WX01, si consiglia cautela.
 
(Allegata documentazione audio-video sulle sue conferenze e studi con aggiunta delle ricerche biologiche sul progetto Omega)
 
 
 
 
 
Soggetto: Capo di controllo Mallower.
 
Nome John.
 
Cognome: Mallower.
 
Nome in codice: Spartacus
 
Età: 38 anni.
 
Segni particolari: top secret.
 
Parenti: Top secret.
 
Occupazione: Capo della C.I.A. (Per ulteriori informazioni controllare sul database privato dei servizi segreti)
 
Poteri: Abilità di spionaggio avanzate, decrittazione, memoria fotografica sviluppata al massimo, grande abilità nel combattimento corpo a corpo. (Non è un Omega.)
 
Personalità: Top secret
 
Note: Top secret
 
Status: Top secret
 
 
 
 
 
Soggetto: Sconosciuto.
 
Nome: sconosciuto.
 
Cognome: sconosciuto.
 
Nome in codice: WA01
 
Segni particolari: sconosciuti.
 
Età: sconosciuta.
 
Occupazione: Capo supremo dell’organizzazione terroristica internazionale nota come C.A.O.S. (Comitato per l’Abbattimento Organizzato degli Stati)
 
Poteri: capacità di assorbire e usare i poteri degli altri Omega. (Se ne ha altri sono sconosciuti)
 
Personalità: sconosciuta
 
Note: nessuna
 
Status: sconosciuto
 
(Allegato: documentazione frammentaria audio-video. In nessuna immagine viene visto, se non in parte.)
 
 
 
 
 
 
 
Soggetto: Agente Maya Lee
 
Nome: Maya
 
Cognome: Lee
 
Nome in codice: Foureyes
 
Segni particolari: Occhi a mandorla
 
Età: 24 anni
 
Occupazione: studentessa di virologia, entrata nel progetto Omega, come Biologa per prelievi sul campo.
 
Parenti: Maawa Lee (Madre Deceduta.)
 
Poteri: intelligenza, capacità di elaborazione dati sul posto, conoscenza enciclopedica di veleni e medicine. (Non è un Omega)
 
Personalità: Tranquilla e Gentile. Prende molto sul serio il proprio lavoro, portando a compimento ogni incarico le viene dato. Nonostante l’età avanzata e l’occupazione seria, ha ancora una forte passione per opere fumettistiche orientali.
Aggiornamento: riteniamo che lei possa rivelarsi pericolosa. Rapporti universitari dimostrano che, a diciannove anni, appena entrata all’università, abbia tentato di vivisezionare la sua compagni di stanza. Fermata dal personale scolastico ha passato un anno in un istituto psichiatrico da cui è uscita apparentemente guarita.
 
Note: sembra aver sviluppato una forte legame con il Soggetto WX01 e l’agente Spectre. Inoltre ha recapitato al Dottor Wolf informazioni apparentemente insignificanti su diversi Soggetti W, tra i quali la nipote del dottor Wolf.
 
Status: Latitante.
 
 
 
 
 
 
 
Soggetto: agente sul campo Spectre
 
Nome: sconosciuto.
 
Cognome: sconosciuto.
 
Nome in codice: Spectre
 
Segni particolari: sconosciuti
 
Età: sconosciuta (Si sospetta non abbia più di 27 anni)
 
Parenti: sconosciuti
 
Poteri: capacità di decrittazione, cecchino e Killer, maestro di Kun Fu e ottime capacità di reazione. (Non è un Omega)
Aggiornamento: ha ricevuto in dotazione un esoscheletro classe ‘Amplificatore’ con un aggiornamento di mimesi ottica.
 
Personalità: calma e fredda, incredibilmente calcolatore e leale a chi lo serve. Stranamente ha mostrato un certo disgusto per i campi di contenimento. (Non sono disponibili informazioni ulteriori)
 
Note: Supponiamo che abbia trafugato informazioni di poco conto per passarle a foureyes, ma non ci sono prove. Consigliamo di tenerlo sottocontrollo per il legame che lo lega a foureyes e per lo strano comportamento di simpatia nei confronti dei soggetti Omega.
Aggiornamento: diversi suoi dati sono stati cancellati, sospettiamo che li abbia cancellati lui stesso.
 
 
 
 
 
 
Soggetto: WK07
 
Nome: Alessio
 
Cognome: Calogero
 
Nome in codice: WK07
 
Segni particolari: nessuno
 
Età: diciotto anni
 
Parenti: Alessia Calogero (madre: sotto sorveglianza) Mario Calogero (Padre: sotto sorveglianza)
 
Poteri: Forza smisurata e immunità ai proiettili
Aggiornamento: è dimostrato che in situazione estreme, il suo potere aumenta. Durante un scontro è riuscito a sollevare un carro armato, saltare con esso e lanciarlo a duecento metri d’altezza, colpendo un elicottero.
 
Personalità: Gentile e giustiziera. Mostra un notevole odio nei confronti della criminalità. Ciò lo ha spinto a mettere in pericolo molte attività criminali locali. Unitosi temporaneamente a forze sovversive Omega, si è ritirato per mettersi contro di esse.
 
Note: nessuna
 
Status: sconosciuto (Si pensa sia deceduto, ma l’assenza di un corpo non da conferma del decesso)
 
 
 
 
 
Soggetto: WK43
 
Nome: Greta
 
Cognome: Natali
 
Nome in codice: WK43
 
Età: 17 anni
 
Parenti: Maria Natali (Madre: latitante) Tiziano (Compagno: Latitante)
Aggiornamento: si pensa che essi siano insieme al soggetto e la proteggano. Inoltre sembra avere un forte rapporto di amicizia con il soggetto WX01 (In passato questi ha tentato un approccio)
 
Poteri: Capacità di levitare, lettura mentale e condizionamento psichico
 
Personalità: schiva, ma gentile, tende ad essere molto disponibile con tutti, forse un po’ ingenua, ma tiene a distanza gli estranei. Ha la tendenza a mettersi in pericolo per coloro che hanno con lei un rapporto di amicizia. Spesso ricambiata, soprattutto dal compagno.
 
Note: Strano interesse per il genere letterario e video ludico fantasy, strano e inquietante interesse per la serie di Resident Evil.
 
Status: Latitante
 
 
 
 
 
 
Soggetto: WX02
 
Nome: Sasha
 
Cognome: Sconosciuto
 
Nome in codice: WX02
 
Età: 30 anni
 
Segni particolari: Varie cicatrici auto inflitte.
 
Parenti: Erik (Marito: deceduto) Madre e Padre deceduti (I dati sono mancanti, ma si sospetta li abbia uccisi lei a nove anni.
 
Occupazione: nessuna.
 
Poteri: Occultamento ottico, controllo di fluidi tossici e velenosi
Aggiornamento: con i suoi poteri può eludere i filtri, facendo passare le tossine anche in zone protette e sicuri.
 
Personalità: Pazzia. Ha ucciso il marito e i suoi genitori facendoli a pezzi. Adora uccidere la gente in modo macabro.
Aggiornamento: è stata rinchiusa in un istituto psichiatrico per forti sintomi di violenza.
 
Note: si consiglia a chiunque la incontri di esercitare estrema cautela. Ordine di terminarla sul posto.
 
Status: Deceduta.
 
 
 
 
 
Soggetto: WK15
 
Nome: Mark
 
Cognome: Allow
 
Nome in codice WK15
 
Età: 19 anni
 
Segni particolari: decine di cicatrici causate da esperimenti nei campi di contenimento.
 
Parenti: Mary Allow (Madre: deceduta) Leon Allow (Padre deceduto)
 
Poteri: capacità di convogliare raggi e sfere di energia solare per ferire eventuali aggressori, capacità lenitive su ferite e malattie, spostamento a velocità luce, capacità di assorbire la luce solare per guarirsi e ridarsi energie.
 
Personalità: forte indole di comando e di condurre squadre e gruppi umani. Riesce a convincere altrui persone a seguirlo in situazioni di pericolo. Ottime capacità di orientamento. Strano interessi per il genere letterario del Thriller e del fantascientifico. Interesse video ludico per il genere fantasy
 
Note: nessuna
 
Status: disperso
 
 
 
 
 
 
 
OGGETTO: WC04

Nome: Alessio

Cognome: Rossi

Età: 18 anni circa

Segni particolari: Notevolmente alto nonostante la giovane età si pensa che superi i 190 cm alcune cicatrici chirurgiche vicino all’occhio destro e una da coltello sull’addome e sempre sotto forma di cicatrice il suo motto sul braccio sinistro “Tu sei chi scegli e cerchi di essere” (quest’ultima se l’è inflitta da solo dopo la sua tentata cattura)

Occupazione: (Pre - ricerca) Studente liceo scientifico, Lavori occasionali (Post – ricerca) nessuna (si procura da vivere impossessandosi di una parte del denaro dei criminali che arresta sufficiente a riempire in modo considerevole il portafogli)

Parenti: Sara (sorella minore) Maria (madre)

Aggiornamento: Tende a considerare come familiari chiunque arrivi a stargli a cuore

Luogo di residenza: (Pre – ricerca) Russia , Mosca ,quartiere residenziale (Post – ricerca) Sconosciuto

Aggiornamento: Il suo ultimo avvistamento risale al mese scorso nei pressi di San fransisco.

Poteri: Capacità di volare, Di emettere urla ipersoniche e Modificare a piacimento e in qualunque quantità la massa molecolare del suo corpo

Aggiornamento: La sua capacità di modificare la propria massa molecolare lo rende intangibile e leggerissimo (peso minimo fin ora stabilito 0,00007 mg) dunque in grado di attraversare corpi solidi o indistruttibile e pesantissimo (peso massimo fin ora stabilito 70.000 tonnellate) dunque dotato di una forza incommensurabile

Interessi: Amante dei film horror splatter o di azione, amante dei romanzi di qualunque genere. Non ha alcun vizio che possa danneggiare la sua salute. Regime alimentare paragonabile a quello di un lottatore di sumo nonostante ciò il soggetto non sembra accumulare massa grassa. Non sembra avere preferenze per l’abbigliamento solitamente si conforma agli usi del paese in cui si trova.

Personalità: Solare, espansiva, estroversa, fortemente indipendente ed estremamente emotivo tende a relazionarsi facilmente con gli altri (se gli state simpatici sicuramente vi chiamerà fratelli se lo fate arrabbiare nascondetevi in un rifugio nell’angolo più remoto e inesplorato della terra) e gentile e altruista pensa sempre prima agli altri e poi a se stesso (si pensa che sia per questo che abbia assunto un ruolo come sorta di eroe errante) tanto che è stato coinvolto più volte in azioni di salvataggio estreme (si denota comunque un impegno spasmodico quando si tratta dei suoi amici) o atti di disturbo nei confronti delle attività della malavita (sembra provare repulsione per qualsiasi atto che denoti malvagità non necessarie) fin ora non ha mai usato la forza letale ma date le sue capacità si consiglia cautela.

Note aggiuntive: il soggetto WC04 (Auto denominatosi “Hammer”) si è dimostrato estremamente intelligente intuitivo e sfuggente si adatta facilmente a situazioni variabili e pericolose e incredibilmente il suo carattere aperto gli ha permesso di estorcere senza l’uso della brutalità informazioni a svariati agenti-junior.

Stato: Latitante
 
 
 
 
 
 
 
Soggetto: WJ32
 
Nome: Alissa
 
Cognome: Malek
 
Nome in codice: WJ32
 
Segni particolari: nessuna
 
Parenti: Adam Malek (Padre: sotto sorveglianza)
 
Poteri: Controllo di liquidi che contengono H2O (Acqua) e capacità telecinetiche.
 
Personalità: aggressiva e combattiva, tende a ricercare volontariamente situazioni di estremo pericolo. Vari interessi per la lettura, specie per il genere fantascientifico. Ottime capacità informatiche.
 
Note: si consiglia cautela nell’affrontare direttamente. (Meglio cercare di assassinarla tramite cecchinaggio)
 
Status: Deceduta.

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Capitolo 2
*** Come tutto ebbe inizio ***


 
                                                      Prologo: Come Ebbe Inizio
 
 
 
 
 
 
Salve a tutti. Premetto subito una cosa: non so chi siate, ne perché stiate leggendo questa storia, ma lasciatemi dire che, se vi piace l’idea che i supereroi siano sempre buoni, coraggiosi e valorosi, be’, allora non leggete questo racconto e andate da qualche altra parte. Questa, infatti, è la storia di persone, me, loro, forse anche voi, che hanno la capacità di fare cose incredibili. Avete mai visto una persona avere dei riflessi tali che da poter schivare le pallottole, sparando contemporaneamente con un revolver? Avete mai conosciuto una ragazza in grado di leggere la mente e capir tutto di voi? Avete mai incontrato un ragazzo in grado di manipolare l’elettricità a livello atomico, tanto da poter controllare gli elettroni, in modo da creare scudi di polarità e assorbire la corrente per rigenerarsi? No? Bene, allora voi non siete miei amici e non mi avete mai visto… il che è una buona cosa dato che, in caso contrario, vi ritroverete braccati dalla C.I.A., F.B.I., K.G.B., N.S.A. e qualche altra organizzazione con vari acronimi che in sostanza dicono di essere agenti segreti sotto copertura.
Ok, forse sto esagerando, ma non scherzo: in questo momento sto scrivendo da un piccolo nascondiglio sotterraneo in Mongolia e, sinceramente, preferirei evitare di raccontarvi cosa c’è oltre me. Attualmente sarebbero i servizi segreti Cinesi a darmi la caccia, ma ormai sto cominciando a non vederci più molta differenza: alla fine mi danno tutti la caccia, mi odiano per aver ucciso qualche loro collega che si è avvicinato troppo ai fili dell’alta tensione (Che colpa ho io se i giubbotti anti-proiettile non sono in gomma?) e perché i loro superiori vogliono rinchiudermi in un laboratorio per poter studiare i miei poter e creare un esercito di superuomini spara-fulmini. Insomma, niente di che, no?
Lo so, vorreste sapere cosa mi sta succedendo ora, quali strategie sto ideando per scappare, il numero di superagenti mandati a catturarmi e quanti ne ho fatti fuori (Dico la verità: non lo so nemmeno io), ma, in realtà, scrivo per raccontare la mia storia, come è iniziata e come è andata avanti negli ultimi dodici quattordici mesi (Sì, avete capito bene: è passato più di un anno) Vi racconterò di una storia spie, inganni e tradimenti, scuole di spionaggio (Sapete che negli Stati Uniti ci sono delle vere ‘scuole di spie’ in cui ragazzi tra i quindici e i vent’anni diventano veri agenti segreti, degni di James Bond?), criminali, pazzi con manie di grandezza, corruzione e molti pericoli. Non dimentichiamo, inoltre il tipo che sapeva arrostire le persone toccandole, quella che sapeva volare, i tizio che si muoveva alla velocità della luce… insomma, le cosa stavano davvero andando a rotoli.
 
 
 
Innanzi tutto, iniziamo a dire come tutto ebbe inizio: più precisamente negli Stati Uniti, Alaska del Nord, molto a nord in effetti, in una base segreta, così segreta che non saprei dirvi nemmeno ora dove si trova… be’, ad essere sinceri sì, ma ci trovereste solo un enorme buco radioattivo, sempre che le unità di ripulitura non l’abbiano già fatto sparire. Insomma non ve lo consiglio.
In quel laboratorio lavoravano dei cervelloni: tizi, insomma, che sapevano il fatto loro in biologia, chimica organica e chissà cos’ altro. L motivo per cui erano lì? Semplice, alcuni anni prima, più precisamente nel 1987, durante una delle varie missioni lunari, gli scienziati riuscirono ad isolare uno strano elemento che chiamarono elemento W (Omega, per essere precisi). Ora, vi informo che, non essendo un biologo, non potrò entrare nei dettagli, ma, dai rapporti che ho rub… preso in prestito, ho capito che questo elemento, se attraversato da determinate scariche di energia elettrica, emetteva delle onde simili alle radiazioni che, entrando a contatto con gli umani, ne alteravano la struttura genetica, in modo che potessero espellere energia sotto varie forme (Ci sono esempi in natura, come gli animali abissali che sono in grado di emettere luce.) Di norma i capoccia di quella struttura avrebbero fatto attenzione, ma se c’è qualcosa che i film insegnano ed è vera è il fatto che, in un modo o nell’altro, i militari fanno sempre casino. Pensano che la violenza sia l’unica soluzione e, nei problemi, istituiscono quarantene, blocchi stradali, controlli… insomma tutta una serie di contromisure inutili, dispendiose e, soprattutto, inconcludenti.
Per farla breve, decisero di accelerare gli esperimenti e, durante un esperimento per collegare un nucleo di elemento W ad un gruppo di sei soggetti e, invece di diminuire l’energia incanalata verso il nucleo quando gli indicatori mostravano chiari segni di pericolo, il Generale Ritcher ordinò che l’afflusso non fosse fermato.
Risultato: due soggetti morti, nucleo d’elemento distrutto e una liberazione eccessiva di radiazioni Wnell’atmosfera. In seguito alcuni soggetti particolarmente recettivi in giro per il mondo entrarono in contatto con le radiazioni e finirono per diventare i così detti Soggetti-W. io sono uno di loro e questa è la mia cartella da ricercato:
 
Nome: Alessandro
Cognome: Leone
Nome in codice: WX01. Aggiornamento: gli agenti sul campo l’hanno denominato ‘Zeus’ per i suoi poteri.
Segni particolari: Mancino. Cicatrice sul volto lungo la guancia, tatuaggio di un drago sul braccio destro, tatuaggio al polso sinistro di una massima greca:Panta Rei (Tutto scorre). Aggiornamento: ha collezionato altre cicatrici varie, tra cui un vistosissimo taglio alla gamba sinistra, dalla caviglia al ginocchio.
Occupazione: (Pre-ricerca) Studente del Liceo Classico, servizio tavola. (Post-ricerca) Varie occupazioni, ma spesso illegali.
Parenti: Alessio Leone (Fratello) Marco Leone (Padre) Lisa Marcuzzi (Madre). Aggiornamento: Il soggetto sembra aver sviluppato una specie di rapporto fraterno con il soggetto WK43, probabilmente collegato ad un attrazione sentimentale non corrisposta, ma supportato da un elemento di amicizia.
Luogo di residenza: (Pre-ricerca) Italia, Lazio, Roma, quartiere nord, indirizzo: 34 piazza Giaconi. (Post-ricerca) sconosciuto. Aggiornamento: nonostante sia a conoscenza della nostra presenza in loco è ancora legato al suo territorio, potrebbe tentare un riavvicinamento.
Poteri: Controllo dell’elettricità, soprattutto specifico degli elettroni, abilità di teletrasporto sulle brevi distanze. Note: oltre a queste abilità, sembra si sia allenato in una disciplina (Parkour) che permette al soggetto un’agilità ed una velocità superiore, ulteriormente potenziata dai suoi poteri; si consiglia cautela.
Interessi: ama film d’azione e di avventura, letture non impegnate di genere fantastico, horror, solo genere splatter, videogiochi generici, di solito ricollegabili ai suoi generi letterali o filmistici. Non fuma e non fa uso di alcolici o stupefacenti. Inclinazione a cibarsi di carne, ma non disdegna cibi sani. Non possiede particolari gusti nel vestirsi, tende ad adattarsi, anche se ha una preferenza per l’abbigliamento occidentale.
Personalità: Solitaria, tende a stare lontano da gruppi di persone. Si vi si trova tende a rendersi invisibile, i nostri agenti hanno riscontrato una tendenza naturale ad ‘uniformarsi’ con le folle e con l’ambiente circostante. Schivo, già prima della ricerca, ora tende a sospettare ai limiti del paranoico. Strana inclinazione a mettersi a rischio per gli amici e per gli altri in generale: è stata riscontrata un’insolita tendenza a rischiare la propria vita per salvare amici in situazioni di estremo pericolo, nonostante le possibilità di successo fossero inferiori al 12% (Soglia massima di pericolosità)
Note: Il soggetto WX01 (Denominato ‘Zeus’ per i suoi poteri) ha dimostrato una capacità di adattamento alle situazioni estreme anche se potenzialmente pericolose. La sua capacità gli ha permesso di mettere a rischio parecchie operazioni (Sospettiamo che tali poteri gli abbiano permesso di violare i database della C.I.A. e dell’N.S.A.. Possibile, quindi che questi documenti siano già in suo possesso). Sfuggito alla cattura per sette volte e responsabile della morti di decine di agenti di varie organizzazioni e dei soggetti WX84WY07 WJ51 WK19 e WA01 (Si ricorda che il soggetto WA01 corrispondeva al ricercato più pericoloso tra i soggetti W)
(Allegato a questa cartella c’era anche una lunga di serie di foto e documenti audio-video)
 
 
Ebbene, devo ammettere che è parecchio dettagliato, non me l’aspettavo, anche per quel che riguarda l’ampia descrizione audio-video che accompagnava questo documento. Ci potrei fare un film, con tutto quello che hanno ripreso di me. Vorrei poter dire che la maggior parte delle cose che hanno riportato siano un tantino esagerate (Be’ ve l’ho già detto: i giubbotti antiproiettile non isolano dall’elettricità, quando mi ritrovavo in situazioni di pericolo estremo, tendevo a improvvisare. E per gli altri soggetti… be’ sono stato fortunato.)
Ora, voi mi credete, forse un tipo tutto muscoli, con le capacità di James Bond, l’intelligenza di Einstein, l’intuito di Indiana Jones. Be’, niente di più falso, anzi, finché non ebbi i poteri, non ero niente: non ero né il più agile, né il più veloce, né il più forte, né il più intelligente… un po’ intuitivo, ma poco sopra la media nazionale.
Non racconterò dei miei genitori, ho già detto troppo rivelando i loro nomi, ora saranno, probabilmente, sotto la ‘protezione’ del governo robe simili. Alla fine mi è piaciuta la mia fuga, scappai saltando dal secondo piano della mia scuola, aggrappandomi ad una grondaia e scendendo con i proiettili che volavano ovunque.
Per essere precisi era passata una settimana da quello che gli scienziati chiamavano il Giorno We fu quel giorno che iniziai ad avere presagi sui miei poteri: il primo giorno espellevo elettricità un po’ dappertutto, dando la scossa a tutti quelli a cui davo una mano o che mi toccavano, facendo saltare la radio di un ragazzo, facendo esplodere il computer della scuola per ‘sovraccarico di energia’, insomma, io e gli oggetti elettronici avevamo, e abbiamo tutt’ora, un rapporto complicato. Poi iniziai a conoscere meglio i miei poteri, usandoli nei modi più vari e cercando di capire come funzionassero. Avevo redatto un video-diario su un DVD che riuscii a portarmi dietro durante la fuga; se qualcuno fosse interessato a saperne di più lo potrebbe trovare in una valigetta di sicurezza sepolta sotto il terzo albero a destra, partendo dall’entrata sud di Central Park. Il codice è 1-8-5-9. Se lo sbagliate vi consiglio di allontanarvi entro dieci secondi se non volete saltare in aria insieme alla valigetta.
Poi, nei successivi tre giorni, iniziai a controllare i miei poteri. All’inizio facevo fatica ad accendere solo una lampadina, ma, poco a poco, divenni più abile, finché non fui in grado di abbattere un muro spesso due metri con una forte concentrazione di scariche elettriche. Mi allenavo sempre nelle periferie della città, in una vecchia fabbrica abbandonata, dove potevo buttare giù praticamente tutto: vecchi macchinari, muri cadenti, manichini e materiali vari.
Poi riuscii anche a perfezionare queste abilità in maniera incredibile: io, infatti, non potevo solo controllare l’elettricità, ma anche gli elettroni, anche quelli interni. In pratica potevo controllare le scariche elettriche che il mio cervello inviava a varie parti del mio corpo e, quindi, potenziare particolari aree di esso. Ad esempio incanalando un flusso particolarmente intensi di scariche verso le mie gambe, quelle ‘bruciavano’ più energia rendendomi più veloce e in gradi di fare salti altissimi, o anche resistere a cadute impossibili. Controllando il flusso di energia ad uno dei miei senso, come la vista, ero in grado di illuminare gli occhi, come se fossero una torcia, rendendomi possibile la visione nel buio o, addirittura, rendere la mia vista potentissima.
Insomma, ero convinto che avere questi poteri, finché, il 7 Ottobre 2011, un gruppo di sei agenti di quella che loro presentarono come la I.S.A. (International Security Agency) non fece il suo ingresso con un mandato di cattura per me firmato dal ministro della difesa americano e controfirmato dal ministro della giustizia Italiano. Be’, immaginatevi la scena.
 
 
Io stavo comodamente seduto la mattina presto, seconda ora, tra le nove e le dieci (Scusate, ma ho dimenticato l’ora esatta) sulla mia sedia al mio banco. Accanto a me i miei compagni e stavamo ricopiando gli appunti di Storia (O era Filosofia?) e, ad un tratto, il preside ci ordina di seguirlo all’ultimo piano, nell’aula di disegno.
La mia scuola non era il massimo; anche se era del centro avrebbero potuto spendere qualche soldo per la ristrutturazione, data l’incredibile quantità di crepe che solcavano il soffitto. Da fuori appariva come un enorme edificio a due piani in mattoni rossi a forma di U un po’ sbilenca, circondato da un muretto in pietra che delimitava il giardino. All’interno era composto da un unico corridoio che percorreva la struttura per tutta la sua lunghezza.
“Ehi! Cosa credi che stia succedendo?” Mi chiese Marco, uno dei miei compagni di classe, mentre seguivamo in fila, un po’ disordinatamente, la nostra insegnante.
“Non lo so, chiedilo a lui.” Risposi semplicemente io, mentre salivamo le scale. Ammetto che la cosa non mi insospettiva più di tanto. Solo dopo avrei assunto quell’inclinazione ‘paranoica’ a guardarmi da tutto e tutti. (Be’, che avreste fatto voi nei miei panni?)
L’aula di disegno era in fondo a una delle ali dell’edificio, quindi la più spaziosa in assoluto, dato che occupava uno spazio corrispondente a quello di due classi grandi. Da essa si accedeva anche alla scala antincendio, quindi era un luogo abbastanza sicuro.
“Molto bene... voi aspettate qui, vi chiamerò per nome e voi dovrete entrare uno alla volta.” Ordinò il preside, entrando per primo nella stanza.
Io non sospettai nulla, anche se quella sua interruzione a metà frase mi aveva fatto venire qualche dubbio, come se volesse nasconderci qualcosa, ma non ebbi molto tempo per dubitare, perché lui fece subito il mio nome. (Il caso, eh?)
Nell’aula di disegno c’erano due uomini che vestivano tipo Man in Black e avevano un aria tutto, tranne che rassicurante e non mi ci volle molto per notare alcune cose che mi misero subito in allarme: la sagoma di una pistola nella tasca della giacca, il manico di un coltello (Quello lo vidi dopo, ma mi mise comunque in allarme) e una specie di altimetro (Quello per le radiazioni). Ad aumentare i miei sospetti fu il fatto che quel coso iniziò ad emettere dei bip appena entrai.
I due iniziarono a confabulare, poi, quasi senza preavviso, si alzarono e mi si avvicinarono. Immaginate un po’ la mia reazione quando li vidi avvicinare: mi tesi come la corda di un violino e mi preparai a combattere. Ora voi, e probabilmente lo farei anche io, riderete a pensare ‘Quello ha affrontato di tutto figuriamoci se non mette al tappeto un paio di agenti.’ Be credetemi, le cose non sono così semplici.
“Signore Leone, la prego di seguirci senza opporre resistenza.” Mi intimò l’uomo più vicino, uno alto con la testa quadrata e dall’aria parecchio da duro.
“Cosa volete?” Chiesi tirandomi un po’ indietro, ma sempre pronto a scattare. Sapevo come picchiare le persone e non mi interessava molto se quei tipi avevano ricevuto un addestramento militare: ero pronto a scommettere che li avrei stesi tutti con un solo colpo.
“Non peggiori la sua situazione, lei è un pericolo per la sicurezza mondiale, il nostro compito è portarla in un area di controllo per accertarci che non costituisca un pericolo.” Aggiunse il suo collega in tono un po’ più conciliatore.
“Certo... spero che la gabbia sia abbastanza comoda...” Ironizzai io con un sorriso di scherno: non so voi, ma dal modo in cui avevano detto ‘Area di Controllo’ mi era subito venuto in mente un campo di concentramento.
“Non ci lascia altra scelta, allora, venga con noi o saremo costretti a portarla con la forza.” Urlò il più tosto, cercando di afferrare la pistola. L’unico problema fu che non ne ebbe il tempo materiale, dato che gli lanciai contro una saette elettrica così potente che lo scagliai all’indietro, facendolo ricadere a terra due metri più indietro.
“Qui agente Lich, il soggetto è già capace di controllare i suoi poteri, richiedo rinforzi.” Urlò l’altro ad una ricetrasmittente auricolare.
Non seppi cosa gli avessero risposto i suoi colleghi, anche perché non era mi intenzione rimanere ad ascoltarli, semplicemente mi fiondai fuori dall’aula, sfrecciando in mezzo ai miei compagni alla velocità di un fulmine (Direi che è appropriato) diretto alla nostra classe. Il mio cervello lavorava febbrilmente e io stesso usavo i miei poteri per velocizzare la mia capacità di ragionamento. (Ve l’ho detto che controllo anche l’elettricità a livello cellulare, no?)
‘ricapitolando: c’è della gente che mi sta cercando... probabilmente hanno già raggiunto la mia famiglia e, come se non bastasse, sembra che sappiano qualcosa dei miei poteri... l’unica è sparire.’ Pensai, mentre mi fiondavo nell’aula e afferravo il portafoglio con dentro i miei pochi soldi. (Era sempre meglio di niente)
A muovermi era anche la curiosità: non crediate che non mi sia mai chiesto come avessi fatto ad avere quelle capacità, ma, all’inizio ero troppo esaltato dall’averle.
Non avevo idea se fossero anche alla porta, ma dubitavo che fossero così sciocchi: avevano un equipaggiamento troppo sofisticato per essere persone senza esperienza, sicuramente, erano organizzati e avevano circondato con dei loro uomini l’edificio, anche se, a quel che avevo capito, avevano sottovalutato la portata dei miei poteri.
‘Probabilmente sono pochi, ma meglio evitare problemi.’Pensai, mentre aprivo la finestra dell’aula.
Sotto non c’era nessuno e la recinzione del giardino aveva un buco laterale, nascosto dalla siepe. Solo io lo conoscevo e quindi avrei potuto dileguarmi velocemente. Grazie ai miei poteri sarei riuscito a fuggire facilmente, ma la cosa migliore da fare era non farsi vedere, in modo che non sapessero nulla dei miei poteri o fino a che punto gli avevo sviluppati.
Mi ci volle poco; saltai giù e, incanalando gli impulsi elettrici verso le mie gambe, potei rinforzare la mia muscolatura al punto da riuscire a reggere l’impatto da cinque metri di altezza. (All’epoca il massimo che riuscivo a saltare senza rompere era sette, ora arrivo a venti.) Mentre fuggivo vidi l’agente che aveva cercato di arrestarmi affacciarsi dalla finestra per poi allontanarsi, presumibilmente per scendere le scale.
Approfittando di ciò mi infilai sotto la siepe, sbucando in un vicoletto laterale da cui potevo raggiungere la strada.
Fu così che iniziò un viaggio davvero strano... quando fuggii non pensai che avrei visto quello che vidi, ne che avrei fatto quello che feci. Mi ritrovai coinvolto in affari parecchio grossi. (Se me lo state chiedendo, no, non so chi sia l’assassino di Kennedy e, per lo sbarco sulla luna... è falso, non è mai avvenuto.)
Comunque da allora mi ritrovai a fare delle scelte, spesso difficili, spesso dolorose, ma sempre e comunque delle scelte. Ho dovuto affrontare molte persone, quasi sempre agenti di qualche agenzia governativa, ma anche criminali, soldati e altri Omega.
Da allora il mio nome non fu più Alessandro: io so WX01, Zeus per gli amici e nemici... e questa è la mia storia.
 
 
 
 
(Ogni tanto inserirò delle registrazioni Audio-Video che ho raccolto nel tempo e che sono ricollegate, temporalmente o per argomento, a quanto mi è accaduto.)
[Registrazione chiamata. Dal Sergente sul campo Richard (Nome in codice: Spartacus-063) al generale Ritcher (Supervisore del progetto W, capo delle forze sul campo dell’I.S.A. Nome in codice: Prometheus-001)
G.R.: Pronto?
S.R.: Signore, qui Spartacus. La informo che l’operazione ‘Epurazione’ ha dato buoni risultati, abbiamo messo in quarantene diverse migliaia di soggetti in tutto il mondo. Alcuni hanno fatto resistenza e si contano un centinaio di morti tra gli Omega.
G.R.: Eccellente, spero che lei si stia dando da fare per completare l’ ‘Epurazione’ Entro la fine del mese.
S.R.: Signore, temo che ciò sia impossibile, alcuni Omega si sono rivelati molto resistenti e sono sfuggiti alla cattura. Diversi sono stati capaci di controllare i propri poteri a livelli più elevati del previsto.
G.R.: Non dica Idiozie! Il dottor Wolf ha detto che per gli Omega ci vogliono minimo tre settimane per sviluppare il loro potenziale. Noi ci siamo mossi prima!
S.R.: Lo so, signore, ma ho perso intere squadre nella cattura di alcuni particolari soggetti W-X eW-A… alcuni dei miei sono messi davvero male e decine di pericolosi Omega sono in fuga… forse cercare di catturarli sul momento non è stata una buona idea.
G.R.: Cosa vuole dire!? Quelli erano mostri che mettevano a rischio la stabilità del nostro governo e del mondo intero! Andavano catturati e eliminati se necessario! Li trovi e li termini sul posto se si rifiutano di seguirvi! Dirami nuovi ordini a tutte le unità!
S.R.: Sissignore! Sarà fatto, signore!
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Allora, gente, alla fine, nonostante le difficoltà pre-esame, sono riuscito a scrivere il primo capitolo della mia nuova ff ispirato all’idea dei superpoteri. Immaginate di avere superpoteri e di poterli usare nei modi più disparati, ebbene, ecco qui la storia che fa per voi. Per adesso ho presentato solo il personaggio principale che avrà poteri molto poliedrici (Che, praticamente, sono i miei preferiti) E lo vedremo in un escalation di situazioni pericolose, esplosioni, crimini, salvataggio, atti di eroismo e atti criminali sempre più estremi, pericolosi e folli.
Se qualcuno che ha letto questa storia vuole dare la propria opinione, aspetterò le vostre recensioni… inoltre, se volete vedere poteri particolari nei prossimi capitoli. (Tipo un uomo con le ali, una ragazza che parla con gli animali, un tizio immune ai proiettili) Lasciatemelo nella recensione e io mi darò da fare.
AxXx

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Capitolo 3
*** Altri Omega ***


 

                        Altri Omega

 
 
ATTENZIONE: questo capitolo contiene scene e situazione di estrema violenza che, anche se non descritte in maniera troppo cruda, potrebbero urtare la sensibilità del lettore. Continuate a leggere se volete, ma se siete fragili o deboli di stomaco, vi prego di interrompere a metà la lettura.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
[Audio – registrazione della chiamata al capo della C.I.A. John Mallower (Nome in codice Spartacus) alla preside dell’istituto per l’addestramento di agenti speciali Cassandra Lawson (Nome in codice Chiron)
J.M.: Chiron, siamo registrati, come tutte le nostre conversazioni.
C.L.: Lo so, ma non mi interessa, ho ricevuto le tue disposizioni e mi sembra davvero eccessivo.
J.M.: Ho ordini precisi da persone che sono più in alto di te e di me, non posso disubbidire e, a mio parere, mi sembra anche una buona idea.
C.L.: Non so se te ne rendi conto, ma, pur essendo statale, la mia è sempre una scuola e quelli che mi chiedi di mettere in campo sono ragazzi di diciassette e diciotto anni. Le operazioni sul campo sono sempre rischiose e queste in particolare... non sono specificati obbiettivi. Mi è solo ordinato di...
J.M.: Senti! Lo so che non ti piace, ma sono stati addestrati e, che tu lo voglia o no, hanno già prestato giuramento! Sono agenti e come tali saranno usati! Nemmeno io so a cosa sono andati in contro i MIEI agenti. So solo di averne persi una decina, ma aspetto rapporti dagli altri. I tuoi ragazzi saranno sul campo tra ventiquattr’ore. Per allora cercherò di farti avere dei dettagli maggiori, ma non sperarci. Ora non fare storie, qui ci sentono tutti!
[Trasferimento chiamata su canale protetto. Impossibile continuare la registrazione.]
 
 
 
 
 
Bene… dopo le mie eroiche gesta e la mia incredibile fuga, devo dirvelo: mi sono trovato in una serie di situazioni davvero orribili: all’inizio pensai di tornare a casa, ma la trovai subito circondata da agenti che interrogavano i miei. Be’ non che mia mamma potesse dire qualcosa, lei… non stava bene di testa e mio fratello e mio padre… i miei erano separati da parecchio, quindi probabilmente, non sapevano nemmeno cosa mi stesse succedendo.
Mi sentii un vero stronzo ad abbandonare mia madre a quella gente, ma io e la mia famiglia avevamo un rapporto un po’ difficile, quindi, in un modo o nell’altro, superai la perdita. Non fraintendetemi… ogni tanto sento ancora il desiderio di tornare,  anche solo una volta per poter rivedere la mia famiglia, sentire la voce dei miei genitori e di mio fratello, ma so che li tengono d’occhio e che non potrei tornare neppure volendo. Inoltre, ormai mi sono abituato a vivere da fuggiasco: non è divertente, non è bello, non è fantastico, ma è accettabile… e vedi parecchi posti interessanti.
Certo… c’è sempre il fatto che devi guardarti le spalle ogni santo giorno della tua vita, ma a volte, questa vita è divertente.
Ok, torniamo a noi. Dopo essere passato per i vicoli di mezza Roma, riuscii a raggiungere casa mia, in periferia, dove trovai un vero e proprio cordone di auto nere, supportate da veicoli della polizia. Stavano istituendo una vera e propria quarantena. Mia madre e mio fratello erano trattenuti da alcuni agenti che li interrogavano su quella che, probabilmente, era la mia posizione; per questo io me ne andai.
So che a voi sembrerà strano, ma io amavo troppo la mia libertà per mandarla a quel paese solo per il fatto di espellere elettricità! Volevo essere me stesso ovunque andassi e non mi importava niente di chi o cosa dicesse qualcosa in contrario… io ero padrone di me stesso.
Mi rifugia nelle zone di periferia, un logo squallido, pieno di capannoni abbandonati e abitazioni sporche e fatiscenti. Sapevo dove nascondermi: sotto il tetto di un vecchio magazzino, poco lontano dall’autostrada E45 (Quella che si trova ad est di Roma) Anche se l’agglomerato è parecchio grande, di solito la periferia non viene considerata. Era lì che, insieme ad alcuni amici, andavo ad allenarmi: saltavamo tra un tetto e l’altro, esploravamo i vecchi e immensi edifici abbandonati. Durante uno di quei momenti, uno dei tetti sotto di me crollò facendomi cadere in quel sottotetto, abbastanza spazioso.
Nessuno sapeva dove si trovasse, quindi il primo giorno fu abbastanza buono come nascondiglio. Il secondo dovetti uscire, se non altro per mangiare e rispondere ai miei bisogni corporali (A quanto pare avere superpoteri non ti asteneva dall’andare in bagno…)
Mi infilai in un bar all’angolo di una stradina dove presi una semplice sfoglia e un caffè. Avevo messo il cappuccio, in caso avessero mi avessero messo qualcuno alle calcagna, anche se non mi era sembrato di vedere nessuno. Ora, su una cosa devo dire la verità: il mio naturale senso di paura mi aveva portato ad essere parecchio guardingo. Immaginate di essere già un po’ paranoici di vostro e aggiungete il fatto di sapere di essere inseguiti: il vostro livello di sicurezza sale al massimo ve lo assicuro.
Dopo che il barista, un uomo alto, pelato e parecchio muscoloso, me ebbe servito, mi sedetti ad un tavolo in disparte da cui potevo controllare la porta. Mentre mangiavo la TV era accesa e stava trasmettendo il telegiornale.
A quanto pare le forze armate non erano state molto ‘inattive’ ultimamente, anche e, soprattutto, in territorio locale. A quel che dicevano i conduttori c’era stato un arresto simultaneo di decine di presunti terroristi. Non sapevo perché, ma quello mi fece capire che non ero l’unico ad essere preso di mira: tra gli arrestati inquadrati non c’erano solo uomini o donne, ma anche ragazzi; troppo giovani per essere terroristi.
‘Stanno facendo piazza pulita di quelli come me…’ Pensai disgustato.
Sapevo che dovevo inventarmi qualcosa: avevo pochi soldi e mi sarebbero bastate solo per sette colazioni. Certo, potevo rifornirmi con le batterie delle auto e alle centrali elettriche, ma alla lunga rischiavo di farmi scoprire. L’unica era guadagnarsi qualche soldo, anche se temevo non sarebbe stato qualcosa di legale.
Non mi piaceva, ma la mia libertà non aveva prezzo. Ero certo che ci sarebbe stato qualcuno interessato ad usare le mie capacità… il problema era trovarli.
Avevo appena finito quando mi venne a mente una cosa: qualche tempo fa avevo prima avevo prestato dei soldi ad un ragazzo di un'altra scuola; un tipo del P.N.I., giù, in periferia. Era un tipo a posto, ma aveva dei… problemi. Dipendeva, ecco. Io feci l’errore di immischiarmi e gli prestai di soldi per ‘la roba’ e mi disse che aveva un debito… non rividi mai quei soldi. Ma lui mi doveva un favore e, crimine o no, la mia libertà era troppo preziosa. Forse non mi sarebbe piaciuto, ma almeno avevo una possibilità di scelta. Lui avrebbe potuto condurmi da chi aveva soldi da darmi e avrebbe pagato il suo debito. Io avrei racimolato abbastanza soldi da sopravvivere.
 
 
 
 
[Registrazione audio-chiamata da Generale Ritcher (Nome in codice: Prometheus-001) a supervisore capo Wolf (Nome in codice: Adam-001)]
 
G.R.: Professore, sono Ritcher… come procede il progetto anti-omega?
S.W.: Lei vuole sapere se questi Cyborg saranno in grado di opporsi agli Omega? Mi ha dato una tecnologia sperimentale e mi ha chiesto di applicare dei principi e dei meccanismi che non conosco! Io sono un biologo, non sono qualificato per lavorare con questi ammassi di metallo!
G.R.: Non le ho chiesto se lavora bene! Voglio sapere se quegli ‘ammassi di metallo’, come li chiama lei, saranno in grado di fornire supporto ai miei uomini! Alcuni soggetti sono fuggiti e i miei hanno problemi nel rintracciarli! Le ricordo che stiamo cercando di mantenere l’ordine mondiale! Quanto ci metteranno criminali a terroristi a mettere le mani su risorse così preziose, secondo lei!?
S.W.: Lei sta parlando di persone, generale! Non di animali! Ho visto cosa fate nei vostri ‘centri do contenimento’ e vuole sapere una cosa!? Non so ancora come mai non vi ho ancora denunciati pubblicamente!
G.R.: Invece lo sa benissimo! Crede davvero che sua nipote sia ancora lì, a giocare con i suoi compagni di quattordici anni, allegramente!? Secondo lei perché non è anche lei in un centro di contenimento!? Lei e la sua famiglia vi siete dimostrati utili al progetto… cerchi di rimanerlo e sua nipote potrà rimanere una piccola cagnolina innocente.
S.W.: Lei è un mostro! Sta trattando delle persone come se fossero animali! Quella gente ha paura! Andate e li strappate ai loro cari!
G.R.: Quelle non sono più persone! Sono Omega e come tali saranno trattati. Negli esperimenti su animali l’esposizione alle radiazioni Omega portava ad un aumento dell’aggressività… non possiamo rischiare: gli omega che si opporranno ulteriormente saranno eliminati.
S.W.: L’aumento dell’aggressività era solo parziale e non necessario! Alcuni soggetti potrebbero essere effettivamente più aggressivi, ma non tutti!
G.R.: Ora basta! Mi dia quei risultati… ora.
S.W.: … Sissignore… secondo i miei test i poteri Omega sono molto difficili da prevedere: variano di persona a persona. Non posso prevederli, ma i Cyborg dovrebbero resistere più a lungo dei soldati, permettendo al personale umano di avanzare. Ovviamente, come già detto, l’esito sarà diverso a seconda del potere. Per il progetto ‘Armour’, invece, posso dire che abbiamo già i primi esoscheletri. Per semplicità li abbiamo divisi in due gruppi: Amplificatori e Armature. I primi sono semplici amplificatori di funzioni e capacità dell’indossatore: salti più lunghi, corsa più veloce e nessun’affaticamento. Inoltre hanno un filtro che permette di ‘epurare’ il sudore e immetterlo nuovamente nel sangue come acqua, in modo da non disidratare l’indossatore.
G.R.: Eccellente… e l’altro tipo?
S.W.: si basa sullo stesso principio, solo che ha strati mi metallo più spessi e conferisce maggiore resistenza all’occupante… pensiamo che sia possibile aggiungere dei propulsori per permettere il volo, in modo da inseguire Omega che volano. Entrambi, comunque, sono in fase di sperimentazione.
G.R.: Molto bene… continui così… il mondo intero si regge sulle nostre spalle… non  lo deluda.
 
 
 
 
[Rapporto sull’operazione: nome in codice Devil’s Fall. Esito: fallita. Il soggetto è fuggito. Posizione attuale: sconosciuta.]
 
Sergente Mathew: primo reggimento, terza squadra operativa sul campo dell’I.S.A.
 
L’operazione è stata un fallimento.
La prima squadra d’assalto è entrata nell’ospedale di Saint Marlene, Boston. Il caporale Malcon è entrato nella struttura ospedaliera con quattro uomini armati in borghese per non allarmare la folla. Giunti in loco abbiamo avuto conferma che il soggetto WY01 non era ancora nato. La madre era al sesto mese di gravidanza. Il caporale a consigliato in più modi e ripetutamente che fosse presa una soluzione pacifica, terminando il soggetto tramite aborto. Il rifiuto dei genitori ad ogni accordo a costretto i soldati ad agire con maggior decisione terminando i due adulti. Si supponeva che, eliminata la madre, WY01 sarebbe morto. In seguito i rapporti audio dei soldati si sono fatti confusi, l’unica cosa certa è che un solo soldato è sopravvissuto riportando un inquietante minaccia. A sua detta, il soggetto sarebbe ‘fuoriuscito’ dal ventre della madre deceduta per poi entrare nel corpo dell’agente più vicino uccidendolo, svuotandolo di tutti i suoi organi interni. Il feto sembra essere ‘cresciuto’ divorando tutti gli altri agenti che, pur opponendo resistenza, non sono riusciti a fermarlo. L’ultimo è stato risparmiato. Il soggetto, preso il controllo del caporale Malcon, ha ordinato che il soldato tornasse per dire che presto avremo conosciuto ‘il vero terrore.’ A quanto ci è stato riferito, il soggetto ha compiuto una strage di future madri: all’interno della struttura vi erano operate dodici donne in stato di gravidanza. Il soggetto, dopo aver sterminato la squadra, ha aggredito le donne uccidendole. Sembra che abbia attaccato sventrandole, ‘risucchiando’ il cordone ombelicale uccidendo feti e madri. Anche chi si è opposto è stato ucciso con metodo a dir poco violento. Una sola donna è sopravvissuta. Elen Liam, 17 anni, primo mese di gravidanza, è riuscita a fuggire, rifugiandosi in un deposito di materiale medico, sfuggendo a WY01. Ora è stata trasferita, insieme al fidanzato in una struttura ospedaliera militare. Sarà tenuta sotto osservazione per capire se aveva qualche ‘contromisura’ naturale o se il suo feto aveva un particolare capacità di occultamento al soggetto. Riteniamo che, a quanto possiamo vedere dalle immagini delle telecamere interne, il soggetto abbia assunto una forma stabile in un corpo di circa vent’anni, capelli neri, occhi azzurri, viso affilato e corporatura magra. Non sappiamo se possa mutare ulteriormente, ma sospettiamo che possa prendere la forma di tutti coloro che ha ucciso. Inoltre mostra forti capacitò rigenerative, durante uno scontro un poliziotto ha colpito il soggetto con pallettoni per fucile a pompa, nella zona celebrale. Il soggetto ha rigenerato le ferite dopo pochi secondi.
 
 
 
Misi le mani su questo rapporto solo diversi mesi dopo a quello che successe, più o meno tra la seconda e la terza notte di latitanza. Non vi sto nemmeno a dire i titoli dei giornali la mattina: la notizia della strage aveva fatto il giro del mondo.
 
 QUARANTA MORTI IN UN OSPDALE DI BOSTON. FOLLE ASSASSINO UCCIDE VIOLENTEMENTE DONNE INCINTE E CHIUNQUE CERCHI DI FERMARLO.
 
Questi erano i titoli di prima pagina. L’evento aveva sconvolto così tanto le persone che la notizia aveva soppiantato persino quelle di politica. Non avevo ancora avuto modo di contattare il mio ‘debitore’ ma sapevo che era solo questione di tempo.
Voglio essere sincero: mi interessò fino ad un certo punto. Solo dopo, quando vidi il video di uno che aveva ripreso il caro Y01 mentre ‘succhiava’ il cordone ombelicale dal ventre di una madre ancora agonizzante,cominciai ad odiarlo davvero. Scoprirete che anche io ho fatto cose di cui non vado fiero. Ho fatto la mia parte di ‘errori’, ma mai avrei fatto una cosa del genere.
Quando lo incontrai fui contento di potergli ficcare su per il sedere qualche milione di Volt. Fu a Rio De Janeiro, mentre cercavo di fermare un criminale che aveva venduto la mia posizione ai militari. WY01 era in città per fare ‘rifornimento’ e uccidere qualche povera donna che aveva avuto la sfortuna di essere incinta. Per farla breve (Anche perché vi racconterò la cosa in seguito, nel dettaglio) Dovetti scegliere tra il trafficante e Y01. Scelsi il secondo.
Non fu facile: lo sottovalutai e stavo per essere sopraffatto, ma lui non aveva fatto i conti con la mia capacità di teletrasportarmi e lo colsi di sorpresa, facendolo volare nel Rio delle Amazzoni, dove lo bombardai con tutta la mia carica elettrica. Ero certo di averlo ucciso, bruciato nell’acqua del fiume, ma dovetti appurare che era un bastardo tenace: lo incontrai altre volte e quasi sempre dall’altra parte della barricata rispetto a me.
Ora molti sostengono che sia morto combattendo contro WA01, ma io ho i miei dubbi: era troppo resistente per farsi battere solo da una montagna di energia alta trenta metri che era in grado di distruggere un grattacelo soffiandoci sopra. (Quando vedi uno scampare ad un esplosione nucleare, tendi a considerare molto alta la sua aspettativa di vita, come nel caso di Y01).
Se mai lo incontraste (Cosa che non vi auguro per niente, soprattutto se siete donne incinte.) ditegli che WX01 sta ancora cercando di ottenere la sue testa e non vede l’ora di prenderlo a calci.
Devo ammettere, però: lo rispetto. Non mi è mai piaciuto, ma rispetto la sa decisione. Al contrario di me, lui ha scelto una strada e l’ha seguita fino in fondo.
Qui allega le prime pagine del suo diario. Non so perché, ma me lo affidò, prima di lanciarsi contro A01… non ho mai capito il perché, ma se è davvero morto… penso sia morto con onore.
Se non lo è… allora sarò ansioso di bruciare personalmente ogni singola cellula del suo corpo.
 
 
 
 
[Estratto dal diario di WY01]
 
Non ricordo…
Non ricordo quando sono nato…
La prima cosa che ho sentito è stato un acutissimo dolore, poi mi sono sentito soffocare. Er solo e al buio. Non so perché, ma avevo la consapevolezza che prima quello fosse un luogo caldo e sicuro, poi, all’improvviso, si era trasformato in un’ombra, un’oscurità cupa e pesante.
Mi sentivo soffocare…
Avevo paura…
Dovevo uscire!
Sopra di me c’era qualcosa, qualcosa di morbido. Sembrava così facile da rompere. Dovevo uscire e scavai… scavai, mentre un liquido rosso fluttuava intorno a me, sporcando ogni parte del mio corpo che sapevo incompleto.
Buio, paura, soffocamento… Dovevo uscire.
Alla fine ce la feci: lacerai l’involucro che mi teneva prigioniero e uscii prendendo boccate d’aria… un’aria che non avevo mai respirato.
Ero cieco, non vedevo niente.
Di nuovo… buio e paura… ma non soffocamentio.
Grida… qualcuno stava gridando…
Avevo fame e sentivo che c’era qualcosa vicino a me. Istintivamente mi aggrappai a quella creatura con tutte le mie forze. Scalai le sue gambe, mentre lui si divincolava. Sentii qualcosa entrare dentro la mia pelle, duro freddo, ma con velocità bruciante.
Dolore…
Con le forze che mi rimanevano raggiunsi metà di quell’essere urlante che si divincolava e sentii di nuovo quel tessuto morbido che avevo lacerato precedentemente per fuggire.
Lì dentro c’era cibo…
Forse c’era anche qui dentro.
Mi aprii un varco, mentre quell’essere si metteva a urlare.
Entrai e sentii il mio corpo assorbire qualcosa.
Carne, muscoli, tessuti, sangue… quel corpo divenne mio.
Improvvisamente riuscii a vedere e gli istinti si trasformarono in pensieri.
Sentii come sentiva lui… vidi come vedeva lui… pensai come pensava lui…
Poi ci fui solo io.
Nella sua testa capii che mi volevano morto… mi volevano uccidere. Non avevo idea di cosa significasse, ma nella sua mente vidi molte immagini collegate al concetto di ‘Morte’. Uomini stesi a terra con gole tagliate, ventri squarciati e arti staccati.
Non era bello.
Non lo volevo.
Loro non dovevano uccidermi.
Quando vidi gli altri… i compagni di questo… soldato?
Capii che l’unico modo per sopravvivere era uccidere loro. E li uccisi.
Agii quasi di istinto, mentre il mio braccio (O meglio, il braccio dell’uomo che ero diventato) si trasformava in una specie di lunga lama ossea. Quegli uomini aprirono il fuoco su di me con le loro armi…
Mitra…
Dolore…
Quando quei proiettili mi raggiunsero provai dolore. Facevano male e mi arrabbiai. Desiderai che morissero e li uccisi quasi tutti. Solo quando arrivai all’ultimo mi fermai. Gli avevo già tagliato la mano con cui reggeva l’arma, ma qualcosa mi bloccò dall’ucciderlo. Mentre uccidevo gli altri ero riuscito a ‘mangiare’ le loro teste… i loro ‘cervelli’?
Altri mi volevano morto e non sapevano cos’ero.
Già…
Chi ero…?
Cos’ero…?
Non un umano, ma qualcosa di diverso.
Cercai nei loro ricordi per capire cos’avessero visto gli altri uomini in me, prima di morire.
E fu allora che la sentii: la paura.
Loro avevano visto questo in me.
Quindi ero questo?
Sollevai l’uomo e dissi le mie prime parole.
“Torna dagli altri e digli che presto… anche loro conosceranno la paura.”
Quello se ne andò correndo, bianco in volto per il dolore e la paura, tenendosi il braccio monco.
 
 
 
 
Be’, tornando a me, quello ancora relativamente sano, lasciatemelo dire: la sua condizione mentale non cambiò molto dei successivi dodici mesi. Era matto e tale restò.
Non so voi, ma un po’ mi fece pena, quando lessi le prime pagine di questo diario (Certo, ne provai di meno quando descrisse con metodica freddezza tutti i suoi squartamenti, ma, insomma, non è nemmeno colpa sua.) Alla fine lui non sapeva niente e ha agito nell’unico modo che conosceva. Non mi fraintendete, non lo sto giustificando, sto solo dicendo che, forse, in altre circostanze, non sarebbe successo.
 
In quei giorni, tuttavia, non ebbi molto tempo per rimuginarci su: dopo quattro giorni di latitanza vidi Luigi. Quel tipo stava passeggiando insieme ai suoi amici tossici lungo uno di quegli squallidi parchi di periferia, dove cemento e terra occupano il terreno in maniera del tutto casuale.
Aspettai che lui rimanesse solo, poi lo avvicinai.
“Chi cazz… oh, Ale… che vuoi?” Chiese, vedendomi arrivare dal viale.
“Ciao Luigi… vedo che ti fai ancora, eh?” Risposi io fingendo un ironia che non avevo voglia di sfoggiare.
“Non te ne deve fregare niente a te… ieri sono arrivati a casa mia un paio di tizi davvero inquietanti. Hanno chiesto di te. Io ho fatto come al solito: sono stato zitto, ma questi non erano poliziotti.” Sbottò lui. Sembrava davvero preoccupato, ma io avevo bisogno di soldi e non avevo intenzione di cedere.
“Ho bisogno di parlare con quello che ti vende roba… il prima possibile. Chiedigli se ha un… impiego libero.” Risposi, cercando di far capire la metafora.
“Sai che non dovresti… quella gente non scherza… ti farai ammazzare.” Mi mise in guardia lui. Era ovvio che stesse cercando di farmi cambiare idea..
Diciamo che seguii il suo suggerimento… ma a scoppio ritardato Mi feci coinvolgere troppo e alcuni di quelli che ‘non scherzavano’ ci rimisero la pelle. Ma allora avevo un disperato bisogno di soldi.
“Tu fallo e basta e considererò saldato il mio debito. Dì che una persona che potrebbe essere molto utile vuole incontrarli e che è disposta a tutto.” Risposi io, senza riflettere troppo.
Lui mi assicurò che lo avrebbe fatto e mi diede appuntamento allo stesso parco per il giorno dopo.
Non lo sapevo, ma mi sarei cacciato in una montagna di guai… guai che mi tormentano ancora oggi.





 
 
 
 
 
 
 
 
 
Risalve, capitolo scritto tutto in un giorno che ho dedicato all’ozio, prima dell’ultima tirata di studio. La storia mi ha un po’ preso, quindi ho buttato giù l’ennesimo capitolo seguendo i consigli di un amico che mi aveva inviato la scheda di ricerca del suo personaggio. (Chi a voglia mi mandi la sua e la inserirò nel Database Militare.)
Bene, questo capitolo è disgustoso, soprattutto perché credo che il Reating dovrebbe essere rosso, dato il contenuto a dir poco orribile, ma, dato che l’alter ego di WY01 voleva un personaggio dl genere l’ho accontentato.
Spero che non vomitiate e che continuerete a leggere e recensire.
AxXx  
   
 

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Capitolo 4
*** Guardie e Ladri ***


 

                              GUARDIE E LADRI

 
 
 
 
 
 
 
 
 
[Registrazione chiamata: al capo dei Carabinieri di Francesco Lo Duca, di stanza a Palermo. Distretto 5, dal soggetto WK07. Vero Nome: Benedetto Bigniami.]
 
 
 
 
F.D.: Pronto? Chi parla?
B.B.: Nessuno di importante… vi informo che dovete raggiungere immediatamente il magazzino sul molo quarantuno. Lì troverete qualcosa di interessante… e non dimenticate i documenti nell’ufficio. Sono importanti.
F.D.: Aspetti! Chi è lei? Cosa vuole?
B.B.: Nessuno di importante. Ma attenti, se non lo fate potreste pentirvene.
 
[L’intercettazione ha rivelato che il soggetto ha chiamato da un telefono pubblico. La segnalazione ha portato a dieci arresti, tutti esponenti della mafia locale, e al sequestro di un imponente carico di droga]
 
 
 
 
 
Che posso dire: anche con WK07 non mi sono trovato molto bene, anche se, almeno lui non si è messo a uccidere madri.
Però era troppo rigido; sfuggito all’I.S.A. si mise a fare il giustiziere, usando i suoi poteri. Non che non fossi d’accordo, ma… diciamo non vedeva di buon’occhio la mia idea di ‘libertà ad ogni costo.’ E poi non era proprio così: non ho mai ucciso finché non era necessario. Poi quando mi unii ai gruppi ‘illegali’ (potete pure controllare sulla mia scheda identificativa.) Le sue azioni si sono rivelate davvero fastidiose.
Più di un paio di operazioni finirono in malora a causa sua e, sinceramente, lo trovavo sempre parecchio rigido.
Comunque la cosa non mi riguardava: avevo altro a cui pensare.
Dopo essermi fatto un giro per la città per vedere se c’erano ancora degli agenti visibili, tornai in periferia. Mentre prendevo l’autobus mi accorsi di essere seguito da un uomo di corporatura robusta, pelle scura, capelli neri e occhi marroni. Indossava un pesante giaccone, sotto il quale avrebbe potuto nascondere qualsiasi tipo di pistola. Scesi una fermata prima del previsto, vicino ad un mercatino, cercando di confondermi tra la folla.
Intorno a me c’erano bambini, adulti, ragazzi… un paio, probabilmente ubriachi, mi salutarono allegramente (Diavolo! Era pomeriggio e c’è già gente ubriaca, in giro!?). Io mi stupii di quanto quella gente fosse all’oscuro di quanto accadeva, ma non avevo certo tempo per preoccuparmi di quello. La folla metteva certamente in difficoltà l’uomo, ma mi resi subito conto che non era il solo a seguirmi.
Probabile che ci fossero almeno altri due uomini, anche se non ero sicuro, dato che mi era solo sembrato, mentre scrutavo la folla.
Mi accostai ad una bancarella e mi misi ad osservare un po’ di monili. (Era bigiotteria, niente di che) dicendo che stavo cercando qualcosa per la mia ragazza (che non avevo). Mentre il commesso si allontanava per servire un altro cliente, fingendo di guardarmi intorno, cercai possibili segnali di pericolo.
L’uomo era svanito, ma dubitavo che si fosse arreso o che l’avessi seminato… più probabilmente era stato sostituito da un altro che ancora non avevo visto.
Girai un altro po’, cercando di sembrare più pacato e tranquillo possibile, in modo da far credere a chiunque mi seguisse che non sospettavo nulla.
Fu allora che mi accorsi di avere un nuovo potere… forse sviluppato in quegli ultimi giorni o, forse, era parte dei miei poteri e non l’avevo ancora sfruttato. Sentii come una voce, nell’orecchio: “Contatto visivo, alla mia destra.”
Voce maschile, mi voltai a sinistra.
Effettivamente c’era un uomo che stava premendo qualcosa contro l’orecchio (Un auricolare, anche se non potevo vederlo). Solo che questo non era quello di prima: era biondo e un po’ più magro e il viso era affilato.
“Ricevuto, mi sposto.” Disse una voce femminile.
Tre mi seguono: due uomini e una donna… strano… dalla voce avrei detto che era una ragazza.’ Pensai inquieto, mentre mi infilavo in un vicolo, deciso ad attirarli in una trappola.
Come immaginavo mi stavano seguendo e, credendo di cogliermi di sorpresa, mi raggiunsero. Svoltai l’angolo e, appena lo vidi alle mie spalle, mi voltai tesi la mano e rilasciai l’elettricità. Quello aveva appena fatto in tempo ad estrarre la pistola che fu catapultato all’indietro, sbattendo la testa contro il muro.
Stavo per raggiungerlo, quando, all’improvviso, spuntò l’uomo che avevo notato per primo, accompagnato da una ragazza sui diciannove anni, entrambi armati di pistola silenziata. (Molto stelth, non trovate?) Prima che potessero far fuoco, però, alzai il braccio, proteggendomi dietro un muro composto da un solido strato di elettroni che deviò i proiettili. A voi parrà strano, ma un muro di elettroni appare come un scudo ellittico completamente trasparente, eccetto per i contorni che sono azzurrini; è talmente solido che potrei fermare un missile (Una volta sono riuscito a bloccare il fuoco di tre RPG che lo colpirono quasi contemporaneamente, ma non vi consiglio di provare… non siete me.) Con l’altra mano, invece, mi preparai e, con un’agila capriola, evitai gli ultimi proiettili e colpii entrambi con una saetta facendoli svenire.
‘Non è stato difficile… anche se mi aspettavo più resistenza.’ Pensai sbuffando, mentre osservavo la ragazza dai capelli neri che si erano portati dietro.
Aveva sparato anche lei e da allora mi chiesi perché la preside della Marie-Philippe Accademy avesse accettato di mandare le sue ragazze in missione. Mi misi a controllare i corpi, alla ricerca di documenti o di altre informazioni che potessero aiutarmi a capire se vi fossero altre squadre sulle mie tracce e, se c’erano, dov’erano. Non che mi aspettassi di trovarli, in realtà. Nemmeno c’erano, ma una piccola speranza era sempre meglio di niente.
Mentre li perquisivo, fui sorpreso dal fatto che, ad un paio di vicoli di distanza, nessuno si fosse accorto di nulla. Nessuno si era spaventato o aveva dato l’allarme. Fui grato di essere un tipo sfuggente, quando e se voleva davvero esserlo. Comunque rimasi lì a perdere tempo: di documenti, nemmeno l’ombra. Mi rimaneva una sola cosa da fare: appoggia la punta delle dita sulla testa di uno dei due uomini e mi concentrai. A poco a poco, piccole scariche elettriche iniziarono a passare dalla sua fronte alla mia, usando il braccio come conduttore. Era una tecnica un po’ faticosa, ma mi permetteva di trasferire qualsiasi informazione ci fosse nella testa di quel tipo. Certo, al suo risveglio avrebbe avuto un mal di testa più forte degli altri e si sarebbe accorto di fare fatica a sentire, vedere e stare in equilibro, ma, se non esageravo, potevo far passare molte informazioni da lui a me, senza procurargli danni permanenti.
Mi ci volle un minuto, ma presi tutto ciò che mi serviva. Scoprii così che quei tre erano agenti dell’I.S.A. (lei, in realtà, era una sorta di studentessa, anche se dubito che in una scuola dove ti insegnano ad uccidere un uomo in dieci modi diversi usando una forcina, ci siano ragazze ‘innocenti’. Non capivo perché, ma era una scuola solo al femminile. Boh… contenti loro) comunque scoprii anche che in città c’erano ancora dieci squadre in borghese con l’ordine di cercarmi e dare istruzioni alla loro base operativa mobile (Una portaerei ormeggiata al largo della costa) che avrebbe provveduto a inviare squadre di soppressione e ‘epurazione’.
‘Bravi… be’, dovrete aspettare un po’ per epurarmi.’Pensai, mentre mi allontanavo per tornare al mio rifugio.
Troppo stanco anche per dormire mi misi a fare qualche appunto mentale, giusto per non perdere i fili della mia sanità mentale: mi cercavano, sapevo sentire le onde radio (in pratica posso intercettare chiamate e comunicazioni radio, anche se mi ci voleva un po’ per sapere da dove arrivassero) e avevo alle spalle una misteriosa organizzazione nota come I.S.A. che aveva la presunta missione di catturare tutti quelli come me. (dalla sua mente avevo avuto la conferma di non essere l’unico)
Be’, per prendere una decisione avevo bisogno di risorse che non avevo… mi bastava poco, ma dovevo sapere quanti e quali miei simili fossero ancora vivi. Avrei potuto unirmi a loro o cercare un rifugio da solo. L’unica cosa che sapevo era che la base dell’I.S.A. si trovava al Pentagono.
‘bravo… progetti di entrare nella fortezza più sorvegliata del mondo senza niente… be’ ormai ei in gioco, no? Gioca fino in fondo.’ Pensai, mentre facevo due conti: per arrivare negli Stati Uniti avevo bisogno di denaro… molto denaro se volevo arrivarci di nascosto.
 
Per questo, il giorno dopo mi presentai all’appuntamento al parco. Il tipo con cui mi dovevo incontrare era uno abbronzato, con una fascia annodata sulla fronte, tipo bandana, aveva una maglietta nera e jeans. Si sedette accanto a me, la mattina, su una delle tante panchine, mentre leggeva il giornale. In prima pagina c’era scritto:
 
Idaho, Midvale e valle locale completamente in quarantena. Militari affermano che un laboratorio locale abbia liberato un pericoloso agente patogeno. Si tenta di limitare le perdite.
 
Bella storia, come se noi non fossimo abbastanza.
“Sei tu quello che ha bisogno di grana?” Chiese, lo spacciatore, senza staccare gli occhi dal giornale.
“Sì, sai… c’è crisi…” Risposi, io facendo finta di niente. Quel tipo aveva un sorriso inquietante.
“Cosa sai fare?” Mi chiese sottovoce, ancora apparentemente concentrato sul giornale.
“Dare cazzotti ed essere invisibile… sono cose che riescono bene a chi le sa fare.” Risposi di nuovo io. (Stavo cercando di far sembrare quella una conversazione normale)
“Bene… ascolta, qualcuno è interessato a te, se proprio vuoi… ma non sa ancora se fidarsi. Sappiamo delle tue… doti… all’inizio ti avrei tenuto per te, ma il capo mi ha beccato e ti vuole nel gruppo. Ti dirò cosa devi fare.”
 
Non fu piacevole, ma dovevo solo lasciare un messaggio minatorio (Per inciso feci saltare tutte le auto del 21° distretto di polizia.) dopodiché mi dileguai, tornando al mio contatto. Non incontrai resistenza: il distretto si riconosceva bene e aprire il cancello elettronico fu uno scherzo, così come disattivare le telecamere e gli allarmi. (Be’ è uno scherzo, solo se sai manipolare l’elettricità) Dopodiché sovraccaricai le batterie che fecero esplodere i motori. Non c’era nemmeno una guardia e, cappuccio calato, mi allontanai, mentre i vigili del fuoco accorrevano. Sotto una delle macchina distrutte lascia il biglietto che mi avevano dato (probabilmente era una lettera minatoria e non vi preoccupate, avevo i guanti, quindi niente impronte).
Fu il primo di molti casini in cui mi ritrovai, ma di certo fu uno dei più strani. Sapevo che la gente con cui mi stavo mettendo insieme era pericolosa, ma non vedevo altre soluzioni.
Se dovevo, avrei lavorato per loro. Ma sapevo già che li avrei traditi.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
[Registro chiamata. Da agente sul campo Maya Lee (Nome in codice: foureyes) a Dottor Wolf.]
 
 
 
M.L.: Dottor Wolf, ho quello che voleva, la documentazione è completa. Gliela invio sul computer.
D.W.: Oh… grazie, Maya… mi servivano proprio… so che ti stai esponendo parecchio per me, consegnandomi questi dati…
M.L.: Lo so, ma a me non dispiace… medico o no, ho già visto abbastanza di quegli orrori. Non sopporto quello che fanno alla gente, lì dentro.
D.W.: Lo credo bene… ma non possiamo agire senza prove concrete. Se facciamo un passo falso, finiremo anche noi da qualche parte. Vorrei evitarlo. Mi chiedo come mai Ritcher si comporti in questo modo: dal database non viene menzionata nessun indole razzista.
M.L.: Immagino che lei non sia a conoscenza della storia del generale… e di sua figlia.
D.W.: Il generale ha una figlia!? Ma… i suoi dati dicono che non ha parenti e che non si è mai sposato!
M.L.: Un tempo lo era… ma le cose non andarono molto bene… anche a causa di A01. Era un problema ancora prima di diventare un Omega.
D.W.: So che è capo di un’organizzazione terroristica… ma cosa c’entra con il generale?
M.L.: deve sapere che, prima del progetto Omega, il generale, quando ancora aveva l’incarico sul campo di Comandante, fu inviato in missione con una squadra di fidatissimi uomini in Cile, dove si era scoperta una base della C.A.O.S. A01 era lì e uccise tutti gli uomini di Ritcher, prima che questi lo ferisse.
D.W.: Questo non spiega il suo odio verso gli Omega.
M.L.: Quello che nessuno sa è che il generale all’epoca aveva una figlia. A01 era pazzo e, per vendicarsi della ferita, cercò Ritcher a casa sua, ma, non trovandolo, si sfogò sulla figlia violentandola e uccidendola.
D.W.: Oh… signore…
M.L.: Da allora Ritcher odia A01 con tutto se stesso e, dopo il fallimento del progetto omega…
D.W.: Vede tutti gli Omega come complici di A01.
M.L.: Esattamente.
D.W.: Ora capisco… ma come mi sul database non c’è scritto niente di tutto questo?
M.L.: Lui cancellò personalmente quei dati, una volta raggiunto il grado di Generale… non so perché, ma, forse, lo vedeva come un modo per tagliare i ponti con il passato.
D.W.: Capisco… grazie, signorina Lee. Rimanga in contatto con Spectre.
M.L.: Ci conti.
 
Be’… non posso dire che non mi dispiaccia per Ritcher. Non era un tipo simpatico, ma un po’ capisco perché voleva sparare ad ogni Omega che vedeva. Ho un altro paio di registrazioni da farvi sentire, quindi portate pazienza… le troverete molto interessanti e rivelatrici.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
[Registrazione chiamata dall’Agente sul campo Marlene Wihte (Nome in codice: Lancer-709) Al Generale Ritcher (Nome in codice: Prometheus-001)]
 
 
 
 
M.W.: Generale, ho i rapporti delle operazione degli ultimi due giorni.
G.R.: d’accordo, agente, sono tutto orecchi.
M.W.: Per ora siamo riusciti a catturare dodici Omega fuggiaschi, ma ancora diverse decine sono latitanti. I comandanti sul campo sono ottimisti e credono che, entro la fine della settimana, avremo la situazione sottocontrollo. Abbiamo rilevato una certa difficoltà a rintracciare il soggetto WK07. Attualmente si trova in una posizione sconosciuta, ma, negli ultimi tempi a contattato la polizia locale di Palermo, consegnando in tutto cinquanta esponenti del crimine organizzato locale e circa 780.000 € tra materiali e denaro trovato in loco. Inoltre ha portato al ritrovamento di alcuni documenti che hanno portato al sequestro di diversi beni immobili del valore di circa due milioni di euro.
G.R.: Interessante. Un giustiziere. C’è altro?
M.W.: Sissignore, sfortunatamente, ci sono cattive notizie: il soggetto WK43 è fuggita, coadiuvata da un civile di diciannove anni che ha distratto le guardie, permettendo a lei di fuggire.
G.R.: Cosa!? Come cazzo ha fatto un ragazzino a distrarre tutte le guardie al camion blindato!?
M.W.: Non ci crederà, signore… ma ha aggredito i nostri uomini, ferendone diversi. Attualmente il soggetto è disperso.
G.R.: Merda… c’è altro!?
M.W.: Sissignore… ieri, a Roma, una delle nostre squadre ha rintracciato il soggetto WX01, ma è stata neutralizzata con efficacia. Il soggetto è ancora latitante. Stesso dicasi per il soggetto WY01… anche se i suoi metodi per neutralizzare i soldati sono a dir poco più… ‘decisi’… di quelli di X01. Stiamo ancora cercando i pezzi dei tre agenti.
G.R.: … D’accordo… grazie per le informazioni. Invii i rapporti al ministro della difesa, come al solito e al consiglio di sicurezza. C’è altro?
M.W.: In realtà… sissignore. Ho una domanda: ho saputo quello che è successo alla nostra base vicino a Midvale. Come procede?
G.R.: non sarei autorizzato a parlarne… avevo detto che WX02 era una pazza furiosa. La sua capacità di controllare veleni e tossine era fin troppo pericolosa, ma qualche capocciata voluto tenerla in vita. Alla fine è riuscita a liberarsi e ha infettato l’intera valle costringendoci ad una quarantena. L’unico lato positivo è che la maggior parte degli Omega in quella base sono morti. A parte un gruppetto al seguito di WK15 e WJ32 gli altri sono andati.
M.W.: Aspetti… che vuol dire: li ha infettati? Ne ha preso il controllo mentale, o qualcosa del genere?
G.R.: No… semplicemente sono pazzi: in quella valle sono diventati tutti dei maniaci assassini dannatamente furbi. Diverse mie squadre sono cadute in imboscate a causa loro. Ma presto la troveremo. È rintanata nella base e non si sposterà di lì.
M.W.: Grazie, signore. Mi scusi, ma devo fare rapporto, signore.
 
 
 
Altra gente interessante. Mi sono sempre piaciuti WK15 e WJ32. Erano entrambi dannatamente intelligenti e usavano bene i loro poteri. K15 si era messo alla testa di quel gruppo di sei Omega e li guidò per tutta la valle. All’inizio anche J32 li seguì, ma lei era più interessata a WX02: il rapporto tra quelle due era simile a quello tra me e Y01: non si sopportavano.  Anche K43 mi piaceva… forse anche troppo. Diciamo che la caccia in più guai di quanti si meritava. Anche se, forse, una parte glieli avrei potuti evitare… e un’altra se li è andati a cercare lei.
Queste sono le prime pagine del diario di WK15
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Non pensavo che potesse accadere.
Mio papà e mia mamma non volevano lasciarmi andare e, alla fine, sono stati uccisi. È passata una settimana da allora… una settimana infernale. Rinchiuso in quel campo dove l’avevano sottoposto ai più disparati e dolorosi esperimenti. Avevo perso il conto di quante cicatrici aveva: la maggior parte dietro la schiena, ma quelle non erano niente se confrontate a quelli in viso. Mi ricordavo ancora il dolore atroce che provai quando mi ficcarono quell’ago nell’occhio… non mi avevano nemmeno fatto l’anestesia. Ora non ci vedevo quasi più nella parte destra della mia visuale, anche se gli scienziati mi avevano assicurato che la cosa sarebbe passata presto. (Mi fidavo poco, visto quello che mi avevano fatto)
Credevo che sarei morto, lì dentro… o meglio, impazzito, per poi morire, ma il destino… o forse dovrei dire ‘una Omega con poteri estremamente pericolosi’ volle che io sopravvivessi un altro giorno.
Ero nella mia stanza (cella sarebbe più appropriato) e me ne stavo tranquillo in attesa che venissero a prendermi per il prossimo esperimento, quando sentii un rumore e vidi un uomo entrare nella mia stanza, buttando, letteralmente, giù la porta blindata. Era un soldato di corporatura robusta ed era curvo. Continuava a farfugliare qualcosa, mentre nelle mani teneva un coltello. Rimasi guardingo per qualche secondo, poi, con un urlo bestiale, lo vidi gettarsi su di me cercando di accoltellarmi. Sapevo difendermi, però. Concentrai tutta l’energia che aveva in un raggio di energia bianco, così potente che lo trapassai all’altezza del torace. Un colpo preciso che lo uccise sul colpo. Capii che stava succedendo qualcosa: l’intera struttura era piena di gente che urlava e sentivo in lontananza i colpi dei mitra e dei fucili. Nelle celle accanto alla mia si trovavano altri Omega morti, ma non ebbi il tempo di capire se fossero stai uccisi volontariamente dai soldati o da un orda di pazzi furiosi, anche se una serie di indizi mi fece propendere per la seconda ipotesi. (Non c’erano cartucce finite di proiettili per terra e i corpi all’interno della stanza erano troppi, come se si fossero ammucchiati). Mentre cercavo una via di fuga incontrai altri come me.
Si stavano difendendo da un gruppo di soldati e scienziati impazziti: una di loro stava usando l’acqua come barriera, costringendoli a stare lontani, mentre altri usavano ghiaccio, fuoco e altre capacità per tenere lontani gli avversari.
Non se la cavavano affatto male, ma, nonostante le loro capacità erano indeboliti dagli esperimenti e i nemici erano troppi. Due di loro morirono prima che potessi intervenire.
Uscimmo dalla base approfittando della confusione, mentre i soldati erano ancora impegnati a combattersi tra loro.
Ora siamo sei: due uomini, due donne, io e quella ragazza che sapeva manovrare l’acqua e usare la telecinesi.
Di seguito siamo: io, Mark Allow, WK15. La ragazza, Alissa Malek, americana di origini arabe, WJ32. Un uomo di trentasette anni e un di ventotto, Liam e Faust, rispettivamente WX17 e WY29. E due donne rispettivamente di quaranta e venticinque anni, Claire e Yuki (era di origine giapponese), rispettivamente WA13 e WK05.
Non ho ancora capito perché mi seguono, ma di certo ho cercato di mantenere in vita tutti, in modo da evitare le perdite. Non mi piace lasciare veder morire la gente. Si fidano di me, e ci nascondiamo. L’intera valle è stata messa in quarantena, così la città principale e i paesi circostanti, sono nel panico.
Noi ci siamo rifugiati in una vecchia casa abbandonata in una foresta di alta montagna, cercando di non attirare l’attenzione. Abbiamo un po’ di cibo, ma non durerà. So che dobbiamo prendere e andarcene. Abbiamo trovato ieri una galleria, forse una miniera, ma non so dove conduce. Se abbiamo fortuna ci condurrà dall’altro lato.
Io spero nella buona sorte.
 
 
 
 
Be’, non posso dire che non fosse ottimista, anche se non ci vedevamo di buon occhio, era una guida senza pari, degno di rispetto e coraggioso. Sapeva farsi rispettare e non mi sorprende che il resto del suo gruppo l’abbia seguito, anche dopo che si erano uniti a me.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Risalve: ho deciso di buttarmi e scrivere un po’. Ho completamente finito di ripassare i programmi di tutte le materie che ci chiederanno, ma, siccome sono ancora parecchio teso… devo assolutamente fare qualcosa per distrarmi.
Mi è venuto in mente solo una cosa: scrivere, scrivere e scrivere ancora!
Quindi rieccomi con l’ennesimo capitolo, dove, finalmente i caro WX01 e WY01, vengono affiancati da altri Omega.
A voi il giudizio, spero che vi piaccia e, ricordate: se mai qualcuno di quelli che segue/è interessato alla mia storia, volesse mandarmi il curriculum del proprio alter ego con i super poteri, io cercherò di aggiungerlo.
A presto e recensite
AxXx

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Capitolo 5
*** Unione Forzata ***


                                                UNIONE FORZATA

 

 

 

 

 

 

Il mio alloggio cambiò rapidamente: quel tipo mi sistemò in una piccola stanza in cui potevo godere persino di un piccolo televisore che mi permise di aggiornarmi su ciò che era accaduto nel mondo durante il periodo in cui non potevo informarmi. Fu così che scoprii che, in tutto il mondo stavano facendo pulizia di quelli cime me. Decine di arresti di presunti terroristi, poi, non se ne perdeva traccia. Veniva detto una sola volta, poi, dell’arresto non se ne sapeva più nulla: sparivano e basta. Nessun’intervista a familiari o poliziotti implicati nell’arresto.

‘Sono fortunato a non essere anche io con loro.’ Pensa, mentre osservavo i notiziari.

La cosa più interessante era che, nonostante questa ‘epurazione’ alcuni Omega sembravano intenzionati a perseguire un percorso di giustizia cercando di essere una specie di super eroi. C’era questo tipo, in particolare, che operava a Mosca. Era sfuggito all’arresto e le notizie delle sue imprese non passavano inosservate a nessuno, anche se questo lo portava spesso in pericolo. Lo ammiravo, ma, sinceramente, lo credevo troppo idealista e sicuro di se. Cioè, ammiravo quel suo essere idealista, ma non credevo sarebbe durato a lungo, anche perché presto il rispetto si sarebbe potuto trasformare in paura.

Intanto io continuavo ad accumulare piccoli risparmi, cercando di evitare la curiosità dei miei nuovi colleghi. Spesso, Marco, il tipo per cui lavoravo, mi chiedeva quali fossero i miei piani, ma io rispondevo sempre con un grugnito e me ne andavo. Condividevamo lo stesso piano dello stesso edifico. Il giorno io ricevevo le consegne che gli venivano fatte e la sera facevo il palo per assicurarmi che gli ‘sbirri’ non interrompessero il suo giro. Avevo da poco imparato a teletrasportarmi, un abilità che mi tornava piuttosto bene e, in un mese, avevo sventato ben due arresti per lui e un tre miei inseguimenti.

Avevo messo K.O. almeno dieci agenti e ancora non mi spiegavo perché continuassero a pedinarmi. Perché non chiamassero le loro squadre di ‘epurazione’ e mi facevano fuori. Be’, tanto meglio per me: non ero ancora morto. Ma la cosa era sospetta e non volevo rimanere in zona: troppi agenti mi pedinavano e, dalle menti di quelli che avevo abbattuto appresi che da dieci erano arrivati ad essere almeno sessanta in tutta Roma.

Non avevo detto nulla al mio ‘compagno’… non volevo che mi tradisse… non prima che lo facessi io. In un mese avevo guadagnato duemila euro con quel giro: grazie a me non aveva perso nemmeno una spedizione e gli affari gli andavano bene. Era il 15 dicembre quando, all’improvviso, mi chiamò, mentre ero per strada a cercare giornali per ottenere più informazioni possibile.

“Ehi, amico… il nostro capo vuole parlarci… sembra che ti voglia parlare di qualcosa di importante.” Mi disse, mentre io continuavo a sfogliare il giornale, tenendo il cellulare con la spalla.

“Ci vediamo a casa tua… io devo finire di fare una cosa.” Risposi, mentre ripiegavo la carta cercando di fare il punto della situazione.

Avevo ancora troppo poco materiale, ma avevo già accumulato qualche risparmiuccio… avrei potuto prendere un una delle navi e battermela, ma, non ero sicuro che sarebbe bastato a depistarli… no… dovevo nascondere le mie tracce. Per farlo avevo bisogno di qualcuno che sapesse come fare e chi meglio della mafia… loro non mi piacevano… ma mi davano una possibilità.

Quando tornai la casa era occupata da tre persone: Luigi, un uomo sulla sessantina con gli occhiali, i capelli bianchi e la faccia rugosa e un uomo di colore, completamente pelato che somigliava ad un bodyguard. Quello più vecchio mi guardò, scrutandomi con attenzione, come se dovesse decidere se fidarsi di me.

“Sembri a posto.” Disse semplicemente dopo qualche secondo, cercando mettendosi più comodo sulla sedia che aveva preso.

Io, dal canto mio, rimasi in silenzio, mentre lo squadravo con altrettanta freddezza. Non mi piaceva per niente, ma dovevo ingoiare il rospo e far finta di niente.

“Cosa devo fare?” Chiesi, cercando di non dare a vedere il mio disappunto.

“Bene… il mio socio qui presente” (Indicando con un cenno del capo Marco) “Mi ha detto che tu sei un tipo affidabile.” Cominciò lui con voluta lentezza: voleva vedere se avevo pazienza, ma volevo stare al suo gioco.
“Se non mi si chiede di uccidere…”

“Non ti chiedo di farlo… solo che ho una faccenda… una consegna. Io ho un socio in Russia e ho bisogno del suo aiuto. Ultimamente un tipo strano sta mettendo in difficoltà le mie… attività, giù al sud. Mi sta causando parecchi grattacapi e io voglio che tu porti questa valigetta a Mosca, all’indirizzo che lascerò su questo tavolo quando me ne sarò andato. Lui mi darà qualcosa per sbarazzarmi della dannata peste che mi affligge.” Spiegò il capoccia, facendosi passare una valigetta di metallo dalla sua guardia.

“E cosa avrò in cambio, io?” Chiesi, mentre cercavo di capire cosa contenesse, usando i miei poteri.

“Mmmmm… cosa vorresti?” Mi chiese l’uomo… questa volta il suo tono era leggermente minaccioso.  Capii che dovevo stare attento a ciò che chiedevo.

“Un passaggio… voglio un passaggio verso il Brasile, senza che nessuno faccia domande.” Risposi. Non c’era un vero motivo per cui avevo scelto quel posto: pensavo che sarebbe stato quello più semplice da raggiungere per poi andare a nord, usando qualche passaggio a terra, invece di una pericolosa attraversata diretta verso gli Stati Uniti.

“Non mi sembra complicato… tra un mese non sarai più in Italia.” Rispose il boss dopo qualche minuto. Era ovvio che mi volesse al suo fianco, ma io non ero un criminale e lui aveva paura di me: sapeva cos’ero in grado di fare e temeva per se stesso… il che giocava a mio vantaggio.

Sarei andato da solo, in treno, così mi preparai, andando nel mio posto segreto dove avevo conservato un mio progetto: la mia spada ad alta tensione. Era un semplice blocco di metallo che io avevo forgiato surriscaldandolo con i miei poteri e rendendolo malleabile e, quindi, lavorabile. L’avevo progettata in modo da condurre fino a 700.000 volt di elettricità. L’avevo già usata ed ero riuscito a farle tagliare un’auto (L’ultimo inseguimento  si era risolto con la macchina dei miei inseguitori tagliata in due.). Aveva la forma di una semplice scimitarra e l’impugnatura era tutt’uno con la lama con la sola differenza che non era affilata. Dopo aver nascosto la spada sotto la mia felpa lunga con cappuccio. Afferrai la valigia e presi il treno..

Non sapevo che WK07 ci avesse spiato.

 

 

 

 

 

[Estratto dal diario si WK07 sull’incontro tra il capo della malavita Laziale Maurizio Coristia e il soggetto WX01]

 

Eccolo, il loro capo. Avevo inseguito le sue tracce per tutto il sud Italia, dopo la mia fuga. Avevo interrogato decine di suoi uomini e raggiunto alla capitale. Stava parlando… di me.

Volevano eliminarmi e loro avevano bisogno di aiuto per farlo: un loro contatto Russo, per essere precisi. Quel tipo, quello che avevano inviato in Russia, avevo sentito qualcosa di strano, come se avesse qualcosa di familiare.

Dopo che ebbe lasciato la loro piccola riunione decisi di seguirlo, per capire dove si volesse dirigere, ma, superato un vicolo, lo persi di vista. Ero certo di non essere stato visto, ma era comunque riuscito a seminarmi. L’unica cosa che sapevo era che, entro un ora, sarebbe andato alla stazione.

Così decisi di raggiungerla, in modo da poterlo intercettare.

Sapevo quale treno avrebbe preso, così comprai un biglietto con i soldi che avevo preso alla criminalità e lo aspettai. Non passò molto che lo vidi arrivare: con sé aveva la valigetta che gli era stata affidata, ma dietro la schiena, sotto una pesante felpa nera con cappuccio, intravedevo qualcosa che sembrava un lungo bastone.

Non sapevo cosa fosse, ma  ero certo che aveva qualcosa con se e che non avrei dovuto sottovalutarlo. Non sapevo perché, ma avevo la sensazione che questo sarebbe stato un osso duro.

 

 

 

 

 

[Rapporto del Dottor Wolf inviato al Presidente Obama]

 

Signor Presidente, so che lei ha dei rapporti quotidiani dal generale Ritcher, ma io devo dirle come stanno le cose. Gli Omega non sono quello che sembrano: i campi di contenimento non sono utili, ma li rendono ancora più instabili: essi, in situazioni pericolose o che ne aumentano esponenzialmente le sensazioni li rende più propensi a evolvere i loro poteri. Sì… essi possono evolvere, era  per questo che creammo i loro nominativi: Omega sta per il fatto che sono soggetti esposti all’elemento Omega, la lettera doveva identificare una tipologia di poteri. Sfortunatamente, l’impossibilità di prevedere il loro sviluppo a trasformato queste attribuzioni in semplici nominativi. È sul numero, però, che vorrei concentrare la vostra attenzione. Un mio calcolo precedente aveva diviso i soggetti W in tre gruppi: Gli Omega base, Gli Omega evoluti e i Super Omega.  Primi sono coloro che hanno un numero che va da dieci in su (Si parte dall’undici fino ad arrivare a 100) i secondi sono coloro che stanno tra 01 e 10. Essi sono molto più propensi all’evoluzione. A poco a poco i loro poteri evolvono in maniera esponenziale, fino allo sviluppo di un anno circa, dopodiché, cessano la loro evoluzione. Il peggio, però sono gli 01, i Super Omega. Essi sono così detti perché l’evoluzione dei loro poteri è continua e non si arresta. I nostri scienziati affermano che i loro poteri sono così pericolosi da indurci a sospettare che, se sopravvivessero più di tre anni, uno solo di loro avrebbe le potenzialità di distruggere un intera nazione e, a dieci anni, provocare un estinzione globale dell’uomo. Questo è davvero lo scenario peggiore ed è per questo che la esorto a non imprigionare gli Omega, ma a cercare di farli convivere con noi, in modo da poter contrastare i Super Omega. Nell’ultima settimana uno di loro è fuggito: WJ01, soprannominata Bomber dai suoi carcerieri… lei è in grado di usare le masse circostanti per creare delle micro-esplosioni nucleari. Questo le ha permesso di fuggire, nonostante la sua invalidità e di uccidere tutti coloro che si trovavano all’interno della prigione. Così come tutti gli Omega. Ora sta marciando verso Mosca… tempo il peggio. S01 ci aveva avvertiti: le sue capacità profetiche ci hanno messo in guardia contro le prime due fughe e ha anche lanciato una terribile profezie: cito testualmente: entro quest’anno uno 01 avrà in mano la distruzione e la salvezza dell’umanità. Non è una profezia rassicurante: mettiamo il caso che quello 01 siano A01, o magari Y01… provocherebbero il Caos… io penso che la cosa migliore sia contattare X01, che si è dimostrato il più stabile fino ad adesso e portarlo dalla nostra parte prima che sviluppi i suoi poteri al massimo. Ho calcolato che, entro l’anno, sarà in grado di spostare celle temporalesche usando le forti tensioni di elettroni interni. Egli potrebbe provocare, tornado e alluvioni in ogni parte del globo, raggiunto questo livello di potere.

Con vivissimi saluti e con tutto il rispetto.

Dottor Wolf.

 

 

Volete sapere se posso farlo davvero, ora che è passato una anno? Be’ vi basti sapere che potrei, teoricamente, creare un temporale e una tempesta di fulmini che riverserebbe un energia che, al confronto, la bomba su Iroshima era niente. Ma ho i miei limiti… non potrei farlo senza che il mio… problema peggiori, quindi, per la mia stessa incolumità, non lo farò.

 

 

 

 

 

[Registrazione della chiamata del Sergente sul campo Ramirez al generale Ritcher.]

 

 

S.R.: Signore… gli Omega sono ancora in fuga e J01 è fuggita… temiamo il peggio, stiamo inviando là molte delle nostre divisioni.

G.R.: Non credo sia necessario… un paio basteranno.

S.R.: Signore… secondo i nostri rapporti, diversi Omega, tra i quali due 01, più precisamente WX01 e WJ01 stanno procedendo in quella direzione… inoltre crediamo che WH02, l’Omega di Mosca, agirà se si trovassero in zona, potremmo catturarli tutti… in un colpo solo.

G.R.: Buona idea… prima fermiamo quegli animali, meglio è… schierate anche le forze robotiche…

S.R.: Sissignore… un’altra cosa, signore. Alcuni dei Robot sono state equipaggiati con spade ad Alta Tensione’.

G.R.: Davvero?… ho già visto quell’arma nelle mani di X01, nella registrazione… fa parecchi danni.

S.R.: Secondo i nostri rapporti, la lama, attraversata da una massa compatta di elettroni, provoca sulla lama, uno strato di particelle elettriche ad alto voltaggio, in grado di recidere i legami molecolari, indipendentemente dalla massa. Sarebbe l’arma perfetta contro H02… inoltre crediamo che possa interferire con i poteri di J01. Potremmo eliminarli tutti.

G.R.: Buona idea… autorizzo lo spostamento… che sia un lavoro pulito: il governo Russo è già poco contento del fatto che abbiamo spostato lì una nostra forza per il campo di contenimento… non accetterà che i nostri si mettano a sparare per le vie di Mosca.

 

 

 

 

 

[Estratto dal Diario di WK43]

 

Avevamo deciso… dopo avermi liberata, mia mamma e Tiziano, il mio fidanzato, mi hanno portata in montagna in una vecchia baita scalcinata, convinti che io fossi in pericolo. Be’ lo ero.

Non riesco ancora a togliermi dalla testa l’immagine di quei soldati che entravano in casa mia e, senza dire una parola, mi ammanettavano e mi trascinavano dentro una specie di furgone blindato… molto blindato, sembrava che non mi dovessero fare più uscire.

Sentii mia madre urlare proteste da dietro la spessa porta in acciaio e, poco dopo, il motore che si avviava. Lei era stata così buona con me… quando inizia a far levitare gli oggetti ebbi paura e non volli dirglielo… andai dal mio fidanzato, speranzosa e lui, sempre pronto a proteggermi, mi lasciò sfogare, consolandomi dicendo che a lui non importava.

Mi convinse a parlarne e riuscii a restare in famiglia. Sembrava che tutto stesse andando per il meglio, ma avrei dovuto immaginare che certa gente si sarebbe interessata. Infatti, nemmeno a dirlo apposta, il giorno dopo arrivarono quei soldati.

Dicevano che io ero un pericolo, che dovevo essere ‘epurata’… che mucchio di stronzate.

Mentre ero lì dentro la paura mi paralizzava e non avevo idea di cosa fare, finché il furgone non si fermò bruscamente. Sentii delle imprecazioni, le portiere che si abbassavano e il rumori di spari… poi altre urla e, dopo meno di un minuto, sentii la serratura apririsi.

Mi mancò il respiro quando vidi il mio fidanzato ferito, con una pistola in mano che mi veniva a liberare: mi sembrava davvero un principe azzurro, mentre correvo ad abbracciarlo. Lui mi consolò e disse che mia mamma aveva preso la sua macchina per intercettare il furgone. Lui era intervenuto disarmando uno dei soldati minacciando l’altro. (è proprio vero che il Judo aiuta)

In quel momento ci ritrovavamo in quella vecchia baita scalcinata… mi sentivo una specie di partigiano.

Sempre a guardarmi le spalle. Mia mamma e il mio fidanzato, mi hanno sempre guardato le spalle e non mi fiderei di nessun altro oltre loro.

Era passato quasi un mese quando mia mamma viene a sapere che c’è un treno che, partendo da Roma, si ferma a Pisa e va ad est. Per noi era l’occasione per andarcene, magari in un posto con pochi soldati per capire meglio cosa stesse succedendo. Non avevamo prove concrete, ma Tiziano era convinto che ci fossero altri come me.

Alla fine, nonostante fossi contraria, riuscirono a convincermi. Mi camuffarono meglio che potevano e ci dirigemmo in città, sperando di non essere scoperti… sapevamo che il rischio era alto, ma ultimamente gli spostamenti si erano fatti difficili per noi. Tiziano diceva che c’erano dei tipi sospetti nei paesi circostanti e che, a quanto pareva, cercavano proprio me.

L’unica cosa era fuggire da un’altra parte.

Così ci decidemmo e partimmo verso sera. Mia mamma si era già procurata i biglietti e non avemmo problemi a salire a bordo.

“Strano… non ho visto nessuno che ci seguisse… possibile che sia così facile?” Mi sussurrò il mio fidanzato, mentre salivamo a bordo.

Mentre salivo avevo una strana sensazione: difficile dire se fosse positiva o negativa, ma di certo questa sensazione aumentò quando, mentre prendevamo posto nella nostra cabina, incrociai un ragazzo incappucciato. Mi superò con noncuranza, non mi degnò nemmeno di uno sguardo e teneva la testa bassa. Io non riuscii nemmeno a vederlo bene in faccia, ma ebbi una sensazione di familiarità e mi parve che anche lui si fosse irrigidito un attimo, prima di riprendere la sua marcia verso la sua cabina.

 

 

 

 

 

Be’ tornando a me, è vero quello che ha detto Greta, o meglio, WK43. Anche io avevo percepito qualcosa. Non lo sapevo ancora, ma gli Omega, anche se forse potrei usare un termine errato, possono ‘percepirsi’, ma non in senso vero e proprio. Quando siamo vicino noi non è che sentiamo l’altro e lo identifichiamo subito come Omega, ma c’è come una risonanza. Il nostro cervello ci mette in allarme, ricordandoci che non siamo da soli e che c’è qualcun altro. Il fatto è che non possiamo ne dire dove sia ne chi sia, quindi è un po’ generico come avvertimento.

K43 mi colpì subito. Era una ragazza un po’ minuta con i capelli ricci e gli occhi molto espressivi. La prima volta che la incontrai quella sua aria malinconica fu una specie di segnale e, nonostante avessi intuito che era già ‘impegnata’, nei giorni seguenti non riuscii proprio a non farmela piacere.

Anche perché fummo costretto a rivelare molto presto i nostri segreti.

Era notte, ormai. Il treno faceva scalo a Pisa, che avevamo appena superato, e Milano, per poi fare un altro paio di scali nelle principali città dell’est Europa. Il viaggio sarebbe stato lungo, così decisi di riposare un po’. Mi sembrò che non fosse passato nemmeno un minuto che i miei sensi (che avevo preventivamente potenziato) mi avvertirono di un pericolo.

Mi sveglia appena in tempo per evitare un pugno che mi avrebbe colpito alla nuca. Invece il mio misterioso aggressore si trovò a sfondare il rigido tessuto delle poltroncine del treno.

“A cosa devo questa visita?” Chiesi, caricando le mie braccia di elettricità.

La luce era spenta e, chiunque fosse, avevo quella sensazione che avevo percepito quando ero arrivato sul treno: disagio, ma anche familiarità.

“Al fatto che non consegnerai la tua valigetta… dammela e non ti farò del male.” Mi intimò l’altro mettendosi in una posizione simile a quella di un pugile.

“Fammi pensare… no!” Risposi con decisione colpendolo con un fulmine così forte da farlo sbattere contro la parete alle sue spalle.

Mi aspettai che svenisse, ma, al contrario, si rialzò quasi subito e si lanciò verso di me, cogliendomi di sorpresa. Non avevo la spada (l’avevo poggiata a terra perché mi rendeva scomodo sdraiarmi) e dovetti arrangiarmi. Mi rifilò un pugno e poi un altro: la loro forza era tale che ero sicuro mi avesse già rotto un paio di costole se non di più, poi mi sollevò con forza inaudita e mi lanciò contro il finestrino, con l’intento di farmi volare di sotto. Io volai fuori dalla finestra, ma non prima di essere riuscito ad aggrapparmi ad una sporgenza sul tetto del treno.

‘Bene… ora facciamo come in un film d’azione!’ Pensai, mentre mi arrampicavo, benedicendo la mia capacità di potenziare i riflessi che, a quanto pareva, mi aveva salvato la vita.

In quel momento il tetto fu sfondato e il mio aggressore emerse dal metallo con furia inaudita: l’aveva squarciato come se fosse cartapesta. Si lanciò di nuovo verso di me cercando di colpirmi più volte, ma grazie ai riflessi potenziati, riuscii ad evitare gli attacchi e a respingerlo con un fulmine che lo fece volare per due metri all’indietro. Mentre si rialzava gli lanciai contro almeno altri dieci fulmini, ma, prima che lo colpissero lui si era già rialzato ed era pronto a schivarli. Ne evito nove anche se il decimo gli fece quasi perdere l’equilibrio, quando lo colpì alla spalla. Mi lanciai su di lui caricando le braccia di elettricità per renderle più forti e lo colpii al viso un paio di volte, ma fui sorpreso dal fatto che lui incassasse così facilmente i miei colpi. Al terzo si abbassò evitandolo per rifilarmi un cazzotto in pieno petto facendomi volare dall’altra parte del vagone. Mancò poco che cadessi di sotto.

“Sei forte lo ammetto… ma non mi farò battere tanto facilmente.” Dissi, preparandomi ad attaccare di nuovo.

In quel momento sentii il rumore delle eliche di un elicottero e ne vidi quattro di quelli grossi che trasportavano truppe.

‘Grandioso… ci mancava solo questo!’ Pensai, mentre vedevo degli uomini con il passamontagna che si preparavano ad abbordare il treno.

 

 

 

 

 

 

 

[Registrazione chiamata dal soggetto WA01 a agente della C.A.O.S. Iurowsky]

 

WA01: Ho intercettato una chiamata dal Q.G. dell’ I.S.A. alcuni Omega sono diretti a Mosca, su un treno in Italia… mandate i nostri uomini a catturarli… gli ultimi Omega sono stati tutti assimilati. Gettate i loro cadaveri.

A.I.: Sissignore… ho notizie: Y01 è ancora latitante, la nostra ultima squadra è stata massacrata e i nostri mezzi distrutti.

WA01: non è importante… abbiamo perso più di trenta uomini contro di lui… i miei obiettivi sono gli altri 01, e in questo momento X01 è su quel treno con altri due Omega, catturateli, tutti. Lui va preso vivo… gli altri, solo se si arrendono.

A.I.: Sissignore, sarà fatto.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Rieccomi, finalmente. Ora, vediamo molti Omega riunirsi nella stessa città e il cattivone principale pronto a prendersela con gli altri Omega. Inoltre sono svelate le ‘tracce principali’ che spingono la maggior parte dei personaggi.

Chi sono i misteriosi S01 e J01? Qual è il loro obbiettivo?

Presto ci sarà una lotta tra gli Omega e non sarà facile darsela a gambe.

AxXx  


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Capitolo 6
*** Battaglia sul treno ***


                          Battaglia sul treno

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Devo ammettere che non mi aspettavo un esercito, quando mi vidi addosso questi quattro elicotteri da trasporto truppe. Mi sorpresi ancora di più del fatto che i soldati che arrivavano non erano le solite tre, quattro spie che mi mandavano contro di solito, ma ce n’erano, come minimo, quaranta in tutto.

“Sembra che ci divertiremo…” Dissi sparando un fulmine molto potente contro l’elica del veicolo più vicino, facendolo precipitare.

“Ma sei pazzo!?” Mi urlò il mio avversario correndo verso di me lanciandomi un pugno che io evitai rotolando.

“Quelli mi vogliono catturare e, sinceramente, vorrei rimanere libero!” Urlai, mentre lanciavo un'altra saetta che lo tramortì per alcuni secondi, mentre io tornavo a concentrarmi sui soldati.

Ascoltavo le loro trasmissioni per riuscire a capire come muovermi.

“Squadra bravo-4-7, Charlie-3-1 è stato abbattuto, prendere posizione sul terzo Omega, Alfa-7-1, con me, concentrarsi sui due sul tetto del treno, pronti con i missili.”

‘Missili!? Così ammazzeranno un sacco di gente!” Pensai sbarrando gli occhi, pochi attimi prima di vedere il micidiale proiettile sganciarsi da uno degli alettoni del secondo elicottero per dirigersi ad alta velocità verso di noi.

“Merda!” Urlai, mentre con una saetta intercettavo l’arma facendola esplodere.

“Squadra bravo-3-9 a squadra, attacco fallito, mi avvicino, uomini pronti a scendere.”

‘Venite pure… vi farò un culo grosso come l’area 51’ (che è grande come la toscana) Pensai, mentre l’elicottero prendeva posizione sopra il treno e i soldati iniziavano a far calare le corde.

“Ma sono matti! Quel missile poteva ammazzare tutti su questo treno!” Urlò il mio nuovo compagno di viaggio che si era appena risvegliato.

“Credo che lo sapessero anche loro… ma non gli interessa, sistemiamoli!” Urlai lanciandomi contro il nemico più vicino, mentre anche gli altri veicoli facevano scendere i loro soldati.

Alcuni entravano all’interno, ma altri rimanevano sul tettuccio del vagone a combattere. Il primo lo scaraventai di sotto con una spinta e quello accanto si ritrovò stampata l’impronta del mio pugno sulla faccia. Anche WK07 ci stava dando dentro: era riuscito a stenderne tre con pochi colpi e sembrava proprio immune ai proiettili. Con una piccola scossa colpii un terzo soldato facendolo cadere a terra, mentre gli altri sparavano contro di me. Il mio muro elettrico ressi i primi colpi, ma non volendolo mettere alla prova, decisi di fare una ritirata strategica, così mi aggrappai al bordo del tettuccio e, con una capriola, mi lascia dondolare sfondando il finestrino della carrozza atterrando nel corridoio. All’interno c’era un soldato che, vedendomi cercò di spararmi, ma io fui più rapido e con una saetta lo mandai a terra. Nello stesso istante, dietro di me, vidi una porta che si sfondava facendo volare fuori due uomini armati e, dietro di loro, la ragazza che avevo intravisto all’ultima fermata del treno… quella che mi aveva osservato.

“Ehi!, gli hai stesi tu?” Chiesi, mentre mi avviavo verso la seconda carrozza, dove speravo di recuperare Folgore (la mia spada). Ad un rapido calcolo dovevo averne già stesi circa metà. L’adrenalina che mi scorreva in corpo era migliore di qualsiasi scarica elettrica. Ero certo che avrei potuto vincere contro un intero esercito.

Be’, mi sbagliavo di grosso.

Nel secondo vagone tre soldati stavano allineando una decina di minacciandoli con i loro fucili. Quando li vidi colpii il primo con un fulmine, correndo incontro al secondo e colpendolo con un pugno alla gola, ma quando arrivai al terzo fui costretto a fermarmi. Stava tenendo davanti a se, stringendola per il collo, una ragazzina di quattordici anni, come se fosse uno scudo e io non lo attaccai.

“Fermo, stronzo! Ho faccio saltare il cervello alla ragazza!” Mi intimò puntandole la pistola alla testa.

Lei emise un rantolo terrorizzato, mentre il metallo dell’arma le sfiorava la tempia. E mi stava guardando. Vi siete mai trovati in una situazione del genere? Ti ritrovi davanti un soldato armato che usa una ragazzina indifesa come scudo e lei ti chiede, con gli occhi, con la bocca, con tutto ciò con cui può comunicare di non farla uccidere; di salvarla, mentre a pochi passi sua madre e sua sorella piangono coprendosi gli occhi, incapaci di reagire perché hanno paura di metterla in pericolo. E sei solo tu il responsabile: quella vita dipende solo da te: tu cosa faresti? La condanneresti o la salveresti? Io scelsi di salvarla.

“Va bene! Ok… tranquillo… mi arrendo.” Dissi alzando le mani in segno di resa.

Mi maledissi in tutti i modi e in tutte le lingue conosciute, ma io non sono un mostro. Ho un grande rispetto per la vita di una persona e, pur avendo già ucciso, non sacrificherei mai una ragazzina per la mia libertà. Ci sono limiti che nemmeno io sono così ansioso di superare.

“Bravo… sembra che questa stronzetta vivrà un altro giorno. Ora muoviti, figlio di puttana, prendi le manette che si trovano attaccate alla cintola di uno dei miei colleghi e legati. Inibiranno i tuoi poteri.” Mi intimò mentre sorrideva da dietro il passamontagna, continuando a tenere come scudo il suo ostaggio.

Mentre io mi chinavo a setacciare il corpo, lo sentii ordinare la stessa cosa alla mia nuova compagna e, anche lei, si chinò subito a cercarle. Non ci mettemmo molto a trovare quello che ci aveva detto e, appena me le infilai, mi sentii spossato, come se mi avessero prosciugato da ogni energia. L’uomo dal canto suo era soddisfatto: senza i nostri poteri eravamo ragazzi normali. Così decise di lasciare andare la ragazza che, appena fu libera, corse ad abbracciare i suoi parenti, piangendo.

“Allora non sei così stronzo come dicevano i rapporti… certamente sei un vero coglione, dato che io avrei sparato all’ostaggio, ma sai com’è… non si può vincere sempre.” Sussurrò il soldato puntandomi la pistola contro. Ero certo che non mi volesse uccidere, ma di certo nulla gli avrebbe impedito di spararmi.

Ma non ne ebbe mai l’occasione dato che WK07 piombò su di lui sfondando il tettuccio e brandendo un altro soldato come se fosse una mazza. Il suo solo peso bastò a stendere il nostro avversario e io e K43 ne approfittammo subito per afferrare le chiavi e liberarci.

“Come stai?” Chiese il nostro salvatore si guardava in torno alla ricerca di altri nemici.

“Poteva andare peggio, grazie. Dove sono finiti i soldati e gli elicotteri?” Risposi, mentre sentivo l’energia elettrica tornare nel mio corpo.

“Andati tutti.” Rispose lui, mentre guidava la gente fuori dal vagone e la mia nuova compagna veniva raggiunta da una donna (la madre) e un ragazzo (Dopo scoprii che era il fidanzato)

Io, di mio, recuperai spada e valigetta, ripromettendomi di non perderli. Ma non era ancora finita: il treno tremò paurosamente e la velocità aumentò.

“Merda… mi sa che c’è un problema…” Sussurrai a me stesso.

 

 

 

 

 

[Registrazione chiamata dal Dottor Wolf al Generale Ritcher]

 

D.W.:  Generale! Ho saputo che anche la nostra base in Nevada è stata persa! Là c’era il meteorite che conteneva la fonte principale di Elemento Omega! Per colpa sua decine dei nostri migliori scienziati sono morti!

G.R.: Conoscevano i rischi… non si preoccupi, intendo risolvere velocemente la questione: le testate sono già puntate sull’obbiettivo. Non rimarrà nemmeno l’ombra.

D.W.: Vuole lanciare delle testate nucleari sul suolo americano!? È per caso uscito di testa!?

G.R.: Dottore… lasci a me le valutazioni tattiche e si concentri sul suo lavoro… e      sua nipote.”

D.W.: No! Adesso basta! Sì è spinto troppo oltre! Il ho già informato il presidente! Lui la farà desistere da questo suo folle intento a costo di…

G.R.: Cosa ha fatto!? Lei mette in pericolo decine di persone per la sua sciocca morale!

D.W.: Lei è quello che non pensa! Vicino alla base ci sono tre città di grandi dimensioni! Se lanciasse la bomba saranno inondate di radiazioni e non avremo tempo di evacuarle!

G.R.: Chi ha detto che dobbiamo farlo? Probabilmente quella gente è già stata esposta alle radiazioni Omega. Tanto vale distruggerle subito.

D.W.: Lei è un pazzo! Non le permetterò di bombardare quella zona!

 

 

 

 

 

[Estratto dal diario del soggetto WK15.]

 

Eravamo messi davvero male. L’unica cosa di cui non potevamo lamentarci era il fatto che, avessimo un tetto, seppur fatiscente, sulla testa. Avevamo trovato rifugio in una vecchia baita d’alta montagna dalla quale si poteva vedere tutto ciò che accadeva nella valle.

Eravamo stanchi e affamati. Il cibo scarseggiava e ci eravamo davvero messi a cercare roba da mangiare in città. Ormai eravamo proprio alla frutta e la nostra situazione non era per niente buona. Uno di quelli che era con me ha cercato di forzare la quarantena ed è morto sotto i colpi dei mitra. Sperava di confondersi tra la folla, ma fu proprio quello ad ucciderlo: un gruppo di persone si era mossa verso il posto di blocco della quarantena sulla strada, ma i soldati non li fecero passare. Quando la gente cominciò a premere sulla linea difensiva aprirono il fuoco, massacrando uomini, donne e bambini… senza rimorso e senza esitazione. Duecento persone morte, uccise sotto una pioggia di fuoco. Non erano nemmeno armate.

Mi ritrovai ad affrontare una vita da partigiano alla costante ricerca di cibo e sempre in fuga da tutti. La gente comune cu chiamava ladri e terroristi incolpandoci delle loro disgrazia, gli ‘infetti’, coloro che erano entrati in contatto con Sasha, davano la caccia a noi come a qualsiasi altra cosa si muovesse e i soldati avevano l’ordine di ucciderci a vista.

Quel giorno in particolare, mi ricordo, che mi trovavo in un piccolo paesino, dove ebbi la fortuna di radunare diversi pacchetti di patatine (ormai mangiavamo solo quelle, oltre alle merendine) e insieme a me c’era Alissa che stava radunando bibite e acqua. Era da un po’ che cercavamo di rimanere soli io e lei, anche se, ovviamente, questo accadeva solo durante le incursioni nei paesini come in quel momento. Dopo aver finito di fare le scorte, mi avvicinai a lei, intenzionato tentare un approccio amichevole, quando sentii il rumore di una macchina che si fermava all’esterno: una jeep. Subito io e lei prendemmo posizione, nascondendoci dietro il bancone delle ordinazioni.

“Stai qui, non ti muovere.” Sussurrai avvicinandomi furtivamente all’uscita.

In strada c’erano sei uomini, tutti armati di mitra e stavano setacciando gli edifici vicini. Sentii il caposquadra ordinare a tre soldati di controllare anche quello in cui ci eravamo nascosti noi.

“Merda… non ci voleva…” Sussurrai, mentre cercavo di inventarmi qualcosa.

L’idea mi venne al volo, mentre si avvicinavano. La giornata era molto limpida, quindi il solo batteva forte. Con i miei poteri feci in modo che si concentrassero sul cofano della jeep surriscaldandolo. Ci volle un po’ e i tre soldati erano già parecchio vicini alla porta quando il veicolo esplose. Il rumore forte attirò i pazzi che, armati di pistole e coltelli, si lanciarono contro i soldati.

“Andiamo, presto! Dal retro!” Urlai, mentre alle nostre spalle si sentiva il rumore delle armi da fuoco.

Passammo da una porta secondaria, ma, mentre lei usciva per prima, venne assalita da un di quei soldati infetti che la afferrò, cercando di strangolarla. Io fui rapido e, concentrando l’energia solare nella mia mano, la liberai sotto forma di un raggio che travolse il folle, carbonizzandogli mezza faccia.

“Grazie… me la sono vista brutta.” Mi disse, raccogliendo la sua roba.

“Non c’è di che… ora andiamo, presto!” La incitai, mentre superavo una recinzione.

 

 

 

 

 

[Estratto dal Diario di WY01]

 

 

Cavolo che idiozia. Ne avevo ammazzati altri cinque e loro continuavano ad arrivare. Certo, non che non fossi abituato, ma proprio interrompermi mentre gioco a Pokemon… questo potevano proprio evitarselo.

Era iniziato tutto la settimana scorsa: mi trovavo al parco, sotto le sembianze di un bambino di dieci anni, camuffandomi tra la folla di bimbetti che giocherellavano qua e là senza badare a me, con i loro genitori a poca distanza che li tenevano d’occhio. Ero alla ricerca di una nuova vittima, dato che avevo bisogno do energie, ma la mia attenzione fu attirata da una bimba. Era un po’ paffutella, dai capelli biondi e ricci. Stava armeggiando con una specie di scatoletta aperta di color grigio metallico. Non che fossi un tipo da giochetti, ma mi incuriosì e decisi di dare un occhiata a quel giochino, dimenticandomi il mio vero obbiettivo.

Feci finta di sedermi con noncuranza accanto a lei e, mentre fingevo di non fare attenzione, lanciavo occhiate furtive al gioco. Era davvero interessante: c’era una specie di omino stilizzato che si muoveva e, appena ne incontrava altri, se questi volevano, iniziavano a combattere con degli strani animali. Se vinceva il tuo omino avevi come premio dei soldi e i tuoi animaletti avanzavano di livello.

Decisi di interagire con la bambina in maniera amichevole per farmi spiegare che gioco fosse e lei mi spiegò che era un videogioco chiamato Pokemon e mi spiegò che tu guidavi un personaggio nel suo percorso per diventare allenatore di quegli strani animali che combattevano.

I Pokemon (così si chiamavano quelle creature) erano tantissimi e tutti diversi e con diverse abilità.

Dovevo ammettere che fui stranamente attratto da quel particolare passatempo, così, dopo averla salutata, mi diressi lontano, in un mio piccolo rifugio attendendo la notte.

Andai a prendere il gioco: sfondai il vetro del negozio e arraffai rapidamente tutte le console e i giochi con scritto ‘Pokemon’ e, già che c’era, sfondai la cassaforte sul retro prendendo tutto ciò che c’era dentro (Solo soldi). Di solito non rubavo, ma quel videogioco mi piaceva troppo e non riuscii a resistere alla tentazione.

Appena mi fui allontanato di qualche isolato, smisi di correre e mi presi il tempo di esaminare quegli strani dischi (che dischi non erano) che andavano messi nel gameboy (Così si chiamavano quelle scatolette). Avevo preso una decina di giochi diversi, così decisi di prenderne uno a caso, ma, mentre lo stavo per inserire, fui circondato da alcuni soldati armati.

“Ora, prendetelo!”  Urlò uno, mentre un altro mi colpiva al collo con un teaser, per tramortirmi.

“Diavolo!” Urlai, mentre la vista mi si appannava, per la scossa elettrica. Ero così concentrato da quel gioco che i miei sensi non gli avevano sentiti arrivare.

Fortunatamente il mio corpo era molto resistente e non svenni, anzi, irritato per l’interruzione, materializzai la mia falce e, facendo un giro su me stesso, falciai tre soldati con un solo colpo. Gli altri due estrassero le pistole e cercarono di spararmi. Io evitai i colpi meglio di Matrix e, saltando alle loro spalle, li falciai entrambi, tagliandoli a metà all’altezza della vita.

‘Così imparate a non interrompermi.’ Pensai con un sorriso, mentre pulivo il monitor del gameboy sporco di sangue.

 

 

 

 

 

[Estratto dal diario di WK43]

 

Quando il treno tremò sobbalzai spaventata, mentre il tipo che prima aveva affrontato i soldati usciva dalla sua cabina stringendo una specie di sciabola nella mano sinistra e una valigetta in quella destra.

“Tutto a posto?” Gli chiese Tiziano vedendolo uscire trafelato.

“No, credo che qualcosa sia esploso sul treno… meglio controllare la locomotiva.” Disse lui.

“Non c’è bisogno, siamo messi male…” Disse l’altro ragazzo, quello che aveva tramortito l’ultimo soldato, mentre tornava da noi con un uomo sulle spalle e gli abiti fumanti.

“Hanno fatto saltare la locomotiva e il sistema frenante è andato.” Disse, mentre poggiava il macchinista a terra. “Sono arrivato appena in tempo per salvarlo.”

“Bene… allora dobbiamo abbandonare il treno. Andiamo!” Disse il signor ‘sparo elettricità’ avviandosi verso la porta.

“Aspetta! Tra meno di dieci minuti questo treno incontrerà un ponte che, fortunatamente è alzato! Si schianterà e tutti i passeggeri moriranno!” Urlò quello che aveva salvato il macchinista.

Il suo compagno si fermò un attimo, stringendo la spada che aveva in mano, mentre riuscivo ad osservare sotto il cappuccio una sorte di espressione preoccupata, ma anche scocciata. Pensai che non voleva trovarsi lì in quella situazione.

“Ok… cosa devo fare?” Chiese mettendosi il fodero dell’arma a tracollo, mentre raccoglieva due auricolari dai corpi dei soldati, lanciandone uno al compagno, infilandosi quello che si era tenuto nell’orecchio.

“non abbiamo molte possibilità… ma se toglie energia al treno potrei riuscire a fermarlo prima che si schianti, cercherò di fermarlo con la mia forza.” Disse K07, avviandosi verso il retro del treno.

Io rimasi un attimo imbambolata al mio posto, incerta sul da farsi: avrei voluto aiutarli, ma non sapevo in che modo… o meglio, lo sapevo ma era molto rischioso e non avevo garanzie che funzionasse.

“Cos’hai intenzione di fare?” Mi chiese mia madre, osservandomi. Lei sapeva fin troppo bene cosa pensavo. Mi conosceva.

“Ho intenzione di aiutarli.” Risposi prendendo l’auricolare del terzo soldato e saltando dal finestrino. Una fortuna saper volare.

 

 

 

 

 

 

 

Ok, stavo per fare una cavolata. Avevo una mezza idea di lasciare tutti lì a morire e andarmene… ma non potevo. Avete mai sentito quel detto: se salvi una vita ne sei responsabile? Be’… io ho il difetto di essere così: non salvo le vite per vederle morire un secondo dopo.

“Ok, sono in posizione.” Dissi all’auricolare, mentre raggiungevo ciò che rimaneva dal vagone di testa. Il vento prodotto dal movimento del treno mi frustava il viso, facendomi muovere il cappuccio.

“Ascolta, sto cercando di rallentare il treno con la mia forza, ma ho bisogno che tu tolga la corrente!” Urlò K07, con un verso che indicava palesemente uno sforzo enorme.

“Sarà dura… non ho mai assorbito tanta elettricità.” Risposi mentre mettevo mano ai comando ormai distrutti.

All’inizio non sentii nulla, poi fu come se il mio corpo iniziasse a farsi pesante, un po’ come quando hai mangiato così tanto che il tuo stomaco non fa entrare più niente. Il mio corpo era saturo di elettricità e scalpitava per potersi scaricare, ma io facevo del mio meglio per trattenere tutti gli elettroni al suo interno. Immaginavo che il mio sistema nervoso sarebbe stato danneggiato, ma c’erano delle vite in gioco. Dopo un minuto circa, sentii che l’elettricità sul treno era svanita, dato che le luci a intermittenza si spensero, ma quello rallentava davvero poco.

“Ehi! Il motore è spento, ora, ma tu che stai facendo!?” Chiesi, mentre cadevo in ginocchio, stanco per lo sforzo di mantenere l’energia in me.

“Sto facendo del mio meglio… ma non sono così forte!” Urlò W07 dall’altra parte, affaticato.

“Sto arrivando!” Urlò una voce sopra di me.

La ragazza che aveva steso due soldati stava levitando sopra il vagone di testa del computer tendendo le mani verso di esso, come se volesse fermarlo senza toccarlo. Sorprendentemente il treno iniziò a rallentare più vistosamente.

‘Deve avere dei poteri telecinetici… o psichici…’ Pensai, mentre mi veniva un idea per rallentare ancora di più la corsa. Ormai riuscivo a vedere il ponte sollevato.

Con la mia attuale carica elettrica non fu un problema teletrasportarsi a metà strada tra treno e ponte, dopodiché creai a sei metri di distanza da me un muro di elettroni compatti, mentre caricavo braccia e gambe con tutta l’elettricità che mi era rimasta. Ormai il treno era a meno di trenta secondi da me e lo vidi vibrare paurosamente, mentre sfondava il muro di elettroni che avevo preparato. Lo rallentò, ma non era ancora fermo e, un attimo dopo, puntellai braccia e gambe cercando di trattenerlo a spinta. Sapevo che, se spingevo troppo sarei stato messo sotto, ma, sinceramente non avevo altre idee.

Quando io e il treno impattammo l’uno contro l’altro sentii che, nonostante l’elettricità che mi faceva da scudo, le mia braccia erano sul punto di cedere e, se non avessi creato il muro di elettroni, probabilmente, me le sarei rotte.

Cercai di fermarlo con tutte le mie forze, dando fondo a tutte le mie forze e a tutta la mia elettricità. Le mie mani si ferirono e il mio naso iniziò a sanguinare per i danni al mio cervello e al mio sistema nervoso in generale, ma io resistetti, mentre il treno rallentava, rischiando comunque di schiacciarmi.

Non so per quanto tempo rimasi aggrappato al treno… probabilmente si era già fermato da un pezzo quando mi staccai. Le mie gambe e le mie braccia avevano perso sensibilità e io mi sentivo terribilmente stanco e intorpidito. L’ultima cosa che ricordai prima di svenire fu di essere sollevato da due forti braccia.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

    

 

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Capitolo 7
*** Empireo ***


 

                                Empireo

 

 

 

 

 

 

 

 

 

[Registrazione ricerche del dottor Wolf]

Soggetto: WX01 e WY01

Argomento: effetti collaterali dei poteri derivanti dall’esposizione alle radiazioni Omega.

 

Ieri ho potuto venire in possesso di alcune videoregistrazioni riguardanti il soggetto WX01 durante uno scontro contro agenti della C.A.O.S. Ho notato una grande abilità degli scontri veloci e il suo livello evolutivo è già parecchio elevato. Da adesso dovrebbe sviluppare una resistenza maggiore contro la stanchezza e gli scontri di logoramento. Il suo punto di forza è certamente l’ottimizzazione dei suoi poteri che possono renderlo molto forte e veloce negli scontri ravvicinati e utile a distanza. Il difetto è il grande dispendio di energie. Usa troppa energia per stordire un avversario. Vorrei mettere, però, in evidenza la sua azione finale: egli ha fermato un treno caricando le sue energie sulle braccia, usando l’elettricità come uno scudo per proteggersi dall’impatto e amplificando l’intensità dei suoi neurotrasmettitori in modo da sollecitare i muscoli per aumentare la loro forza. Il che è utile, ma molto pericoloso: il corpo di un Omega resiste ai suoi stessi poteri, ma a questo stadio ‘embrionale’, se così si può dire, i loro corpi non sono ancora adatti e, in questo caso, X01potrebbe aver usato più energia di quanto possa fare. Temo che il suo corpo non reggerà a lungo, a meno che non si adatti. Ho già il sospetto che le lesioni alle sue cellule cerebrali abbiano mandato in cancrena una parte dell’encefalo bruciando, letteralmente, i collegamenti tra le singole cellule nervose.

Il secondo soggetto che sto analizzando con interesse è WY01. Il suo comportamento è violento, ma con sintomi di infantilità inquietanti. Non sono certo di cosa possa significare, ma credo che lui stia sviluppando una sorta di follia genetica patologica dovuto al trauma del veloce passaggio dallo stato di neonato all’età adulta.

Necessito di ulteriori informazioni per avere un quadro completo.

[Fine registrazione]

 

 

 

 

 

Cavolo… quando mi risvegliai ebbi la sensazione di essere stato investito da un treno che potremmo definire ‘ciò che mi è successo realmente’. Avevo un mal di testa terribile, mi faceva male ovunque e non riuscivo a mettere a fuoco le immagini. Sentivo delle voci intorno a me, ma era difficile sapere a chi appartenessero.

“Allora, mamma? Come sta?”

“Male, ma si sta riprendendo.”

“Non capisco come mai… le ferite si sono rimarginate.”

“Voglio vedere te ad essere investito da un treno.”

“Smettetela tutti e due!”

“Ha iniziato lui.”

Io non riuscivo a capirci niente: l’unica cosa che sentivo erano le voci di due donne (una era una ragazza) e di due ragazzi.

“E-elettricità…” Sussurrai a fatica. Non so voi, ma essere colpiti da un treno tende a seccarti la lingua.

Ci misi poco a riprendermi, dopo che mi misero vicino una batteria di automobile (meglio non indagare su DOVE l’avessero trovata). Assorbii l’energia elettrica e mi ripresi facilmente. Alla fine mi rinvigorii e tornai in piedi. Senza elettricità mi sentivo… difficile descriverlo. Forse la cosa più simile a ciò che sentivo era l’essere assetato. Intorno a me c’erano una donna, una ragazza (che dalla somiglianza dedussi essere la figlia) e due ragazzi, uno biondo e alto, l’altro era quello che mi voleva riempire di botte sul treno.

“Salve, amico… come mai non sono ancora morto?” Chiesi, appena potei parlare.

“Si da il caso che tu mi abbia aiutato… inoltre hai salvato delle vite e sei quasi morto.” Rispose sedendosi su un sasso.

Eravamo letteralmente accampati in un vecchio edificio abbandonato che doveva essere un magazzino, ma che, onestamente, non mi interessava. Era terribilmente polveroso e cadente. Avevano conservato i miei vestiti e i miei effetti personali, compresa la valigetta e la spada.

“Allora, ora che sono tornato tra i vivi vi saluto che ho un appuntamento.” Dissi, cercando di alzarmi.

“No! Tu ora ci spieghi che cosa ci fai con quella roba.” Mi bloccò subito WK43. Era proprio decisa a non lasciarmi andare impunito, eh? Be’ non avevo intenzione di aprirmi la strada con la forza, anche perché ne avevo poca.

Ero davvero alle strette e non era facile ragionare quando ti senti così debole, così spiegai tutto ciò che era accaduto nelle settimane precedenti. La sensazione più strana era notare come fosse passato il tempo: mi sembrava fosse passato un anno, invece di così poco e anche la mia famiglia mi sembrava lontana. Fu un racconto particolare e, ammetto, di aver un po’ ‘infiorettato’ la storia (Non avevo ancora fatto saltare carri armati, ma mi sembrava una cosa da paura), ma non mentii mai fino a livelli esponenziali. Spiegai anche il motivo per cui ero sul treno.

“Quindi ti sei rivolto alla criminalità per un po’ di soldi?” Mi chiese la ragazza, a metà tra lo schifato e il deluso. Non potevo dargli torto, ma non avevo mai considerato molte alternative: avevo agito di istinto, come al solito.

“Sì… mi dispiace, ma non me ne pento. Ho un’ultima cosa da fare, poi me ne andrò.” Risposi, sbuffando. Non mi piaceva la gente che giudica le mie azioni. Certo, capisco la sua reazione, ma, sinceramente, già sapevo dove volevano arrivare e non mi piaceva.

“Sto solo dicendo che esistono altri modi, non che hai fatto male.” Rispose lei, abbassando il capo. Difficile dargli torto e un po’ mi dispiaceva averla ferita, ma volevo difendere la mia libertà. Io credo che l’avrebbero fatto tutti.

“Be’, non so se l’hai notato, ma quello di cui ha parlato sono io e, sinceramente, non ci tengo a fare la fine del topo.” Disse mister ‘spacco tutto con le mani’ afferrandomi per la felpa.

“Ma non mi dire!” Risposi afferrando folgore. Debole o no, sarei stato pronto per il secondo round. “Mi hanno promesso un passaggio sicuro per scappare, e non ce l’ho con te. Potresti scappare e nessuno ti seguirebbe.”

“Forse, ma non mi piace la gente che pensa di poter mettere i piedi in testa agli altri senza pensare alle conseguenze.” Affermò lui battendo i pugni.

Eravamo pronti a ricominciare, pur sapendo dei rischi, ma fummo interrotti, proprio da Tiziano (Ironico che a fermare due tizi come noi sia uno senza super poteri)

“Ora smettetela tutti e due. Siamo stati messi sulla stessa barca e non possiamo farci niente. Qualcuno ci da la caccia e non ci lascerà fuggire. Io dico di non perdere la calma e, rimanere uniti per un po’, poi decideremo sul da farsi.” Disse, mettendosi tra noi due.

Coraggioso, lo ammetto. Se avessimo attaccato lui si sarebbe ritrovato in mezzo e difficilmente ne sarebbe uscito incolume. Anche Greta era pronta ad attaccare, ma, più probabilmente si sarebbe assicurata che il suo ragazzo non si facesse del male. Sua madre era tesa, probabilmente avrebbe aiutato la figlia. La cosa che mi colpì maggiormente furono gli attimi di silenzio che seguirono prima di accettare la ‘non beligeranza’ (Immagino si dica così…)

Decidemmo di raggiungere comunque Mosca, pur sapendo che ci sarebbe stata un imboscata in zona. Certo eravamo pochi, ma accettai di unirmi a loro e di collaborare.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

[Registrazione dell’operazione firehawke. Cattura del soggetto WY01]

 

 

Alfa-3: Unità cecchini in posizione, magazzino in vista, attendiamo istruzioni.

Bravo-8: Unità d’assalto aereo pronta, caliamo le corde.

Alfa-3: Vi vediamo, Bravo-8, Bravo-5 sta scendendo sul lato opposto, usate le granate stordenti. Charlie-2 e -9 stanno entrando dal pian terreno.

Bravo-5: pronti a ingaggiare, unità robotiche di supporto pronte a entrare in azione.

Charlie-9: in posizione, attendiamo il segnale per entrare.

 

 

 

 

 

[Dal diario di WY01]

 

 

 

Non mi aspettavo un attacco in quel momento. Era un po’ che non ‘mangiavo’. Potevo sopravvivere mangiando cibo normale, ma, per essere veramente sazio, avevo bisogno di cellule staminali ed erano tre giorni che non riuscivo ad avvicinarmi ad un obbiettivo degno di questo nome.

Al’inizio i miei sensi percepirono solo lievi movimenti che mi misero in allarme, ma fui troppo lento e l’esplosione delle granate stordenti fu un vero shoc per i miei sensi ipersviluppati. Il rumore fu talmente forte che le orecchie iniziarono a fischiarmi e la testa a girare. Poi arrivarono i robot: roba nuova che non avevo mai visto e, sinceramente non ero ancora del tutto certo di cosa fossero.

Avevano l’aspetto di uno scheletro umano, completamente in acciaio e all’altezza del petto, il generatore principale che dava energia. Erano tutti armati con un mitra (fucile d’assalto M16) e una spada, simile ad una sciabola, che emetteva scosse elettriche.  

“Fatevi sotto!” Urlai, creando la mia falce, iniziando a spargere pezzi di metallo un po’ ovunque.

Massacrai quei cosi in poco tempo, ma non riuscivo a controllare bene i miei movimenti e più di una volta finii con il ferirmi. Con un violento colpo mi liberai di due robot e parai un fendente che arrivò dalla mia destra. Tolto di mezzo anche il terzo tre mi infilzarono alle spalle, provocandomi parecchio dolore, ma non abbastanza da farmi cedere. Mi liberai di loro con un calcio e, mentre cercavo di guadagnare le scale che portavano al tetto, me ne ritrovai addosso altri due che cercarono di bloccarmi.

Troppo deboli, anche se di metallo.

Riuscii a liberarmi falciandoli in due. Appena salii al livello superiore, però, alcuni colpi di fucile di precisione mi colpirono al fianco sinistro, indebolendomi ulteriormente, ma io non cedetti e continuai la mia avanzata, falciando altri due robot che cercarono di fermarmi. Alla fine riuscii a uscire allo scoperto, ma mi ritrovai sotto una pioggia di fuoco.

Soldati, elicotteri e robot mi stavano sparando contro tutto quello che avevano.

“Sotto tiro, non lasciatelo muovere!”

“Fuoco di fila, unità cecchini, mirate alla testa!”

Nonostante tutta la mia forza, nemmeno io potevo reggere così tanta potenza di fuoco, in poco tempo persi quasi completamente le mie capacità rigenerative e caddi a terra stremato.

Sentii qualcuno ordinare ad un soldati di avvicinarsi a me per controllare se fossi morto: brutto errore. Appena fu abbastanza vicino, raccolsi la mia arma e le tagliai letteralmente in due, massacrando chi gli stava attorno. Ricominciai a combattere, trucidandone almeno dieci, prima che potessero reagire, ma non avevo fatto i conti con i cecchini che, prima che potessi fuggire, mi colpirono con dei proiettili speciali.

Sentii la testa pesante e, dopo pochi secondi, svenni.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

[Rapporto del caporale Stewart sull’operazione firehawke]

 

 

 

L’operazione si è svolta con successo, il soggetto WY01 è stato catturato e messo in quarantena nella prigione speciale di massima sicurezza per Omega, Empireo. La locazione di questa prigione mi è sconosciuta e lo rimarrà a buona parte di coloro che lo prenderanno in consegna.

Durante lo scontro l’intera legione di droidi armati è stata fatta a pezzi: ne avevamo schierati più di cento e ne sono sopravvissuti solo otto. Avevamo schierato, inoltre cinquanta unità di marines addestrati in operazioni ad alto rischio, ma alla prova dei fatti, abbiamo sottovalutato clamorosamente le abilità di Y01, dato che ne sono sopravvissuti meno della metà.

Lo scontro è durato mezz’ora e nonostante la pioggia di proiettili ha continuato a combattere per parecchio tempo e solo grazie al supporto aereo siamo riusciti a renderlo inoffensivo. Abbiamo isolato il soggetto in una camera portatile di stasi dove viene costantemente sottoposto ad un trattamento che lo costringe ad essere sotto sedativi in maniera costante. È scortato in ogni movimento da unità addestrate appositamente per affrontarlo.

Abbiamo inoltre contattato un unità di ripulitura per cancellare ogni traccia della battaglia e abbiamo isolati i pochi effetti personali del soggetto in una camion che lo accompagnerà su Empireo.

Fine rapporto.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

[registrazione delle considerazioni sulle operazioni contro i soggetti Omega]

 

 

 

 

I soggetti Omega più pericoloso sono stati, quasi tutti, isolati su Empireo, la nostra base più sicura: anche se prendessero il controllo della struttura, non potrebbero mai fuggire e la cosa potrebbe essere una buona soluzione.

Solo che mancano all’appello molti Omega: J01 e X01 sono ancora in libertà e con loro una serie di Omega abbastanza potenti, tra i quali WX43 e WH02 che posso considerare a pari forza, rispetto agli 01. Temo fortemente ciò che potrebbe accadere a Mosca, però…

Il governo Russo non è stato informato del nostro spostamento e un scontro armato potrebbe non essere un buon segno per i rapporti U.S.A. Russia. Il Cremlino potrebbe inasprire i rapporti e far valere la sua vecchia alleanza con altre potenze emergenti. Il rischio è alto, soprattutto se gli Stati Uniti vengono coinvolti.

 

 

 

 

 

 

 

Ci fu una bella lite per decidere COME raggiungere Mosca… o se era il caso di raggiungerla. Io la mia idea l’avevo e fu quella che fummo costretti a mettere in pratica, anche perché era l’unica. Dovetti, però, affrontare l’onestà di K07 e i dubbi di Greta (non ho ancora capito perché quel tipo non mi ha mai detto il suo vero nome).

Alla fine riuscimmo a rubare un camper nel magazzino di un concessionario. Gli ostacoli non furono difficili da superare: allarmi, antifurti, serrature. Tutte elettroniche, mi bastava controllare il flusso di elettricità e le spegnevo per il tempo necessario che ci serviva. Telecamere? Sì c’erano, anche loro elettriche. Spegnerle fu un giochetto, non dovevo nemmeno mandarle in cortocircuito. La madre di K43 si lasciò convincere solo dopo parecchie insistenze, ma, dato che eravamo ricercati, orami era inutile nascondersi. Inoltre era per una ‘buona causa’.

Durante il viaggio inizia a socializzare forzatamente con i miei compagni, soprattutto con gli altri Omega. Iniziammo a diventare amici, soprattutto con Greta, mentre K07… be’, rimase sulle sue e, nonostante iniziammo a legare. Accettò il fatto che stessi aiutando chi lo volesse morto affermando che, comunque, si sarebbe saputo difendere. La cosa strana fu la facilità con cui attraversammo le frontiere: niente controllo, nulla. Come se, dopo lo scontro al treno, chi ci volesse catturare fosse sparito.

Ero terribilmente nervoso e anche gli altri mi confidarono una certa preoccupazione.

“Hai ragione: è troppo strano che abbiano smesso di inseguirci.” Disse Greta sospettosa, quando ne parlammo.

“Non possiamo farci nulla, possiamo solo aspettare e vedere che succede… probabilmente ci stanno tendendo una trappola.” Rispose K07 facendo spallucce. A lui le sfide piacevano, soprattutto se poteva aiutare qualcun altro.

“Giusto… possiamo solo aspettare e vedere che succede?” Dissi, scuotendo il capo, mentre il veicolo procedeva lungo l’autostrada principale che collegava la Polonia alla Russia.

 

Mentre il viaggio procedeva, mi resi conto di stare legando troppo con K43… troppo davvero, soprattutto visto che lei era già ‘impegnata’. Ma non ebbero bisogno di ricordarmelo: ero abbastanza intelligente da tenermi lontano da solo. Speravo solo di potermene andare abbastanza lontano da non essere trovato.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

[Estratto dal diario di WC04]

 

 

 

 

Quando entrai nella stanza di Edward dovetti trattenermi dal non ridere: ormai per, lui il fatto che entrassi dalla finestra, era diventato qualcosa di abituale, tanto che aveva messo un vero e proprio calendario per le accoglienze (Segnava ogni volta che arrivavo).

“Ohi! Amico! Entra, entra! Stavo giusto mettendo a punto un nuovo programma di ackeraggio, vuoi vedere?” Mi chiese portando dentro due scatoloni di pizza.

“Ok… vediamo, anche se ho una cosa da chiederti.” Risposi, sedendomi su una delle tante sedie vicino alla scrivania dove erano accesi cinque computer: due fissi e tre portatili.

“Allora prima la pizza, Superman!”  Disse porgendomi una scatola ancora calda e fumante.

Edward era un mio compagno di classe, ma nessuno, a parte me, sapeva che era uno dei migliori Acker del mondo: era scappato di casa a quindici anni, si era procurato un ID falsa ed era fuggito in Russia. Il suo appartamento era stipato di computer e apparecchiature elettroniche (tutto, appartamento compreso, a carico di grandi aziende delle quali lui aveva ackherato i conti correnti in banca). Quando era iniziato il rastrellamento di Omega mi aiutò (eravamo molto amici prima che diventassi Omega) Fu allora che scoprii tutto questo di lui. Era un grande appassionato di fumetti e prese tutto come un gioco, tanto che ormai mi chiama Superman. È grazie a lui che so che la mia famiglia è al sicuro, dato che controlla le trasmissioni militari, e che mi da informazioni sulle attività illecite della mafia locale.

Era un tipo bizzarro: il suo appartamento era stracolmo anche di fumetti. La pizza era il suo cibo preferito. Lui aveva il tipico aspetto da persona fissata con il computer: esile, magra, per nulla muscolosa, con un paio di occhiali da vista. Aveva i capelli neri corti e gli occhi verdi.  La sua forza, però, era il cervello: era incredibilmente intelligente ed era in grado di aggiustare qualsiasi cosa che gli veniva messa sotto mano.

“Allora, superman, cosa ti serve? Il tuo fido aiutante è sempre pronto a darti consigli.” Disse, dopo la terza fetta di pizza.

Io ingoiai la mia pizza e dissi: “Ieri sono stato in un magazzino e ho ascoltato una conversazione: pianificano un rapimento. Quando sono intervenuto ho cercato di saperne di più, ma non mi hanno detto nulla. Sai che…”

“Che aborri la tortura, sì lo so… bene… di certo se hanno intenzione di rapire qualcuno dev’essere una persona ricca, possibilmente facile da sopraffare… dammi un secondo e potrei dirti qualcosa.” Mi anticipò, mettendosi davanti al computer con le dita ancora tutte unte.

Praticamente fece tutto lui: aprì decine di files e io mi ritrovai a osservarlo allibito: mi consideravo una persona intelligente, ma lui superava ogni mia capacità di ragionamento. Nelle due ore seguenti il sole ebbe il tempo di calare e la notte di arrivare nella sua totale oscurità e io mi ero già addormentato sulla sedia, quando lui mi svegliò con un “trovato!!!”

Io mi svegliai di colpo e lo osservai, mentre apriva una finestra con la foto di una ragazza dai capelli biondi e lunghi con gli occhi azzurri. Dalla foto si capiva che, nonostante il corpo magro era anche parecchio allenata. Indossava una divisa di una di quelle scuole di alto rango degli Stati Uniti, in pratica, apparentemente, una figlia di papà.

“Ti presento Emile Kent, figlia di Mark Kent, sua madre, Francine bouregard è francese, mentre il padre è americano. Controllano una fetta pari a un quinto del mercato di petrolio, poco conosciuti dai comuni mortali, ma molto dalla criminalità locale.” Disse Edward, osservando con interesse la ragazza.

Anche io ero parecchio attratto, dato che solo uno stupido avrebbe detto che non fosse bella. Cavolo se lo era.

“Cosa sappiamo su di lei?” Chiesi. Nonostante la giusta attrazione, già me la immaginavo: snob e rompiscatole.

“Ti stupirà: è al primo posto come studentessa e posso dirti che nessun professore ha mai ritoccato i suoi voti. Eccelle in ogni materia e inoltre è al nono Dan di Karate, campionessa, classificata prima ai campionati nazionali di Karate degli Stati Uniti, Q.I. Estremamente elevato, genio del computer, una ragazza con un curriculum vitae degno di note, quasi quanto me.” Spiegò lui entusiasta, quasi mi avesse letto nel pensiero. Mi appuntai mentalmente di rivalutarla.

“Perché la vogliono colpire? E dove?” Chiesi, mentre apriva in anticipo una piantina della città.

“Il perché è semplice: è ricca, la sua famiglia è ricchissima. Potrebbero chiedere un milione di Euro. Il dove… è stato un po’ difficile da individuare, ma credo di averlo trovato in Via Ramenki… è particolare perché ad è abbastanza lontano dal centro, ma è obbligatorio per raggiungere la zona residenziale. Io credo che avverrà qui… in questo punto la via è poco trafficata, quindi pochi testimoni. Avverrà probabilmente alle prime ore del mattino, con poca gente sveglia è facile colpire e Emile arriverà a mosca tra poco per vedere i suoi che sono qui in viaggio d’affari. L’edificio sul lato destro ha diversi appartamenti abbandonati in posizione strategica, e dall’altro lato ci sono gli alberi. Il luogo perfetto per un imboscata vecchio stile, insomma.” Spiegò lui, indicando tutti i punti e zummando quando era necessario.

“Accidenti, fratello! Grazie, sei un genio.” Mi complimentai io sorpreso.

“Oh, semplice routine… non hai idea di quanto sia facile hackerare i computer di una scuola e nemmeno la criminalità organizzata può nulla contro Shark, il mio virus abbatti barriere. Solo una cosa ti chiedo.” Rispose lui con modestia, mentre afferrava qualcosa da una scatola vicino.

“Cosa?”

“Filma tutta l’operazione con questo, metteremo su youtube le tue imprese sotto falso nome.” Rispose fissandomi all’orecchio una specie di auricolare con montata una microcamera.

“non sarà pericoloso? Potrebbero rintracciarci.” Protestai io.

“Figurati! Useremo una delle mie ID false che risiede in Australia, non ci beccheranno. E poi con queste potrai comunicare con me in qualsiasi situazione e potrai avere supporto logistico.” Rispose prontamente lui dandomi una pacca sulla spalla, massaggiandosi, poi, la mano per il dolore.

“Ok… ci sto, grazie, fratello.” Risposi, finalmente convinto. Forse quei video non sarebbero stati così utili, ma avrebbero visto che qualcuno a cui affidarsi c’era.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Ufff…. Ce l’ho fatta ha scrivere questo nuovo capitolo.

Scusate il ritardo, ma tra gli esami e la mia vacanza al mare, di scrivere non avevo tanta voglia, ma, essendo passato ed avendo finito le vacanze, rieccomi alla carica più forte che mai con questo nuovo capitolo iper lungo.

AxXx    

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Capitolo 8
*** Mosca ***


 

                                        Mosca

 

 

 

 

 

 

 

 

 

[Diario di WC04]

 

Il giorno prestabilito mi preparai e andai all’incrocio adibito all’agguato: un peccato arrivare tardi: al mio arrivo era già tutto concluso: rimanevano sul terreno solo sei guardie del corpo e due auto: una limousine nera e una macchina blindata con quattro portiere, quest’ultima crivellata di proiettili.

“Ehi, fratello… qui c’è stato un massacro, sicuro che l’orario sia giusto?” Chiesi, mentre mi avvicinavo per esaminare i corpi.

“Vedo dalla microcamera… accidenti, sapevo che certe cose dovevano essere rapide, ma quanto ci hanno messo? Dieci secondi?” Chiese lui, attraverso l’auricolare.

Ma non era stato qualcosa di così inspiegabile: qualcos’altro aveva agito al fianco dei rapitori. La portiera della macchina blindata era sciolta, come se fosse stata a contatto con l’acido, i corpi degli uomini erano messi davvero male, come se qualcosa avesse liquefatto la pelle.

“Devo andarmene… sento già le sirene della polizia, torno da te e vediamo un nuovo piano d’azione.” Dissi, mentre diminuivo la mia massa fino a permettermi di fluttuare in aria. Con i giusti aumenti di massa, potevo persino dirigere il mio corpo in aria.

“Ho salvato le immagini, sto già cercando un acido in grado di fare certi effetti, ma senza un’analisi chimica sarà un lavoro piuttosto lungo.” Rispose Edward con un tono stranamente serio, mentre io tornavo al suo appartamento.

Appena arrivai lo trovai intento a cercare informazioni al computer ad una velocità superiore a qualsiasi cosa potesse esserci al mondo. Era incredibilmente efficiente e, nei momenti in cui il computer caricava, sfogliava qualche libro per poi tornare a lavoro con la velocità di sempre. Ci vollero tre ore, durante le quali io mi misi a pattugliare la città per sicurezza senza notare nulla di interessante.

“Superman, ho trovato qualcosa, torna subito.” Mi comunicò con entusiasmo attraverso il microfono.

Appena tornai lui si stava pulendo gli occhiali con uno straccio, mentre sul computer erano apparse sei piante e quattro animali differenti: due erano lucertole e due erano insetti.

“Il veleno appartiene a tutte queste creature viventi.” Mi informò allargando le braccia.

“Cosa!? Hanno usato dieci acidi diversi!? E come hanno fatto a farne così tanto da degli animali così piccoli?” Chiesi sorpreso, quanto avevano lavorato per tirare fuori tutto l’acido usato in quell’agguato: avevano fuso una macchina.

“Il problema è questo: io non lo so proprio. Ho cercato anche di entrare nell’archivio della scientifica, ma anche loro sono in alto mare: sappiamo solo che è un acido di origine ‘organica’ e naturale, ma nessuno è così potente da sciogliere un blindato.” Spiegò lui, evidentemente rabbioso per il fatto che non riuscisse a trovare una soluzione al problema.

“Allora siamo messi male… si sa niente dei rapitori? Richieste di riscatto?” Chiesi, mentre cercavo di riflettere su ciò che era accaduto. Mi stavo pentendo di non aver seguito meglio chimica.

“una richiesta di due milioni di euro è arrivata un ora fa: abbiamo tre giorni per trovare la ragazza, hanno dato tempi molto stretti, il che mi insospettisce.” Rispose Edward mettendosi di nuovo al computer.

“Che vuoi dire?”

“Voglio dire: l’epoca dei rapimenti è finita da un pezzo e mi sono chiesto perché tentare qualcosa di così pericoloso: sicuramente i Kent sguinzaglieranno tutte le autorità possibili contro i rapitori, a meno che non ci sia qualcosa dietro.” Rispose il mio amico, con aria sicura, mostrandomi una specie di cartella apparsa sul computer.

“Un conto in sospeso? Magari tra una banda criminale e la famiglia Kent?” Chiesi riflettendo sulle possibile cause di quell’avvenimento.

“Non avevo prove, ma ora sono sicuro: il padre di Emile aveva fatto un accordo con Michail Yurovsky, un importante esponente della malavita russa: cercò di ottenere l’appalto di alcuni pozzi di petrolio appena scoperti nel Caucaso, ma non saldò mai il suo debito. Cercò persino di accusare quel criminale, tirandosi astutamente fuori facendo sparire tutte le prove a suo carico, ma Michail non venne mai condannato.” Spiegò Edward, mettendomi davanti una foto che ritraeva un giovane di certe origini russe sui trentacinque anni, volto squadrato, capelli neri, occhi azzurri come il ghiaccio e sguardo astuto.

“Sembra un tipo pericoloso, ma ancora non sappiamo dov’è.” Dissi io, cercando di memorizzare al meglio quel volto, ricordandomi di spaccarlo appena lo vedevo.

“Mi ci vorrà un po’ di tempo: l’ultima telefonata è stata fatta da una cabina telefonica, quindi non hanno lasciato traccia, ma troverò il posto dove hanno portato la ragazza.” Mi assicurò Edward con decisione.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

[Diario di ricerca del dottor Wolf: 12 dicembre 2014]

 

 

Oggi sto ancora ricevendo rapporti dalla quarantene in Nevada e nella valle. Gli Omega liberi sono riusciti a sopravvivere a lungo con un successo inaspettato, tanto che i nostri uomini si sono trovati a fronteggiare una vera e propria resistenza armata.

In Nevada c’è stata la prima apparizione di Omega di ‘seconda Generazione’, cioè gruppi di Omega esposti solo in un secondo momento alle radiazioni Omega fuoriuscite, appunto, dalla base. La cosa preoccupante sono le mutazioni che le radiazioni hanno provocato nelle forme di vita meno evolute: i soldati parlano di insetti giganti e creature mai viste sopravvivere nei pressi della base. Sembra, inoltre, che particolari funghi mutati siano capaci di prendere il controllo dei corpi dei soldati trasformandoli in mostri assetati di sangue non dissimili dagli zombie. Le nostre unità locali ci informano che il fungo si spande molto lentamente in un corpo vivo, quindi è possibile abbattere l’infezione con un trattamento di esportazione di tessuti entro ventiquattr’ore, altrimenti si deve amputare la parte lesionata. Non vi è presenza di alcun tipo di spore infettive per ora, ma non si esclude che presto potrebbero nascere. Per questo i soldati di stanza in zona sono stati dotati di maschere anti gas e kit per auto disinfettare le ferite. Per maggiori informazioni ho richiesto l’invio di Foureyes in zona, in modo che possa prelevare e analizzare dei campioni freschi di insetti e funghi esposti all’elemento Omega.

I cadaveri infetti si risvegliano dopo circa dodici ore (quattro se il morso è stato inflitto al collo o al viso), il tempo che il fungo impiega a spandersi fino al cervello. Gli uomini stanziati in zona hanno l’ordine di cremare i cadaveri.

Il timore più grande è l’esposizione di batteri: per ora non vi è stato nessun risultato, ma si teme il peggio. Secondo i miei calcoli il batterio che provoca il raffreddore potrebbe raggiungere un livello di letalità pari a 1 persona infetta su 500, mentre batteri più aggressivi, come il varicella, potrebbe raggiungere livelli di 1 su 50. L’esperienza di foureyes come virologa potrebbe rivelarsi vitale. Invio oggi richiesta ai magazzini della struttura polare in modo che mi inviino scorte di Elemento Omega: tenterò di fonderlo con antibiotici normali e vedere se è possibile potenziarli contro i batteri.

Per ora l’Omega Mater non da segni di vita: il soggetto necessita di studi ulteriori. Il suo status attuale è ancora impreciso, anche se i nostri scienziati parlano di stato fisico simile al coma.

 

 

 

 

 

 

 

[Diario di WX01]

 

 

“Siamo arrivati.” Dissi, mentre ci avvicinavamo alla città, a velocità abbastanza sostenuta. Era passata un’intera dall’incidente sul treno e ancora nessuno ci stava inseguendo.

Ero parecchio inquieto e, sinceramente, non me la sentivo di continuare: avremmo dovuto tornare indietro, ma ormai eravamo lì. Ammetto: non sapevo ancora perché stessi continuando, avevo trovato dei buoni compagni di viaggio: K07 e Greta erano buoni compagni e il suo fidanzato e sua madre ci avevano coperti e aiutati in molte situazioni pericolose assumendosi anche dei rischi.

“Sicuri di voler continuare?” Chiese Tiziano affacciandosi sul retro del camper, mentre la donna guidava.

“Ormai siamo qui… una volta finito potrete prendere la vostra strada e non ci vedremo più.” Assicurai io, mentre andavo a svegliare K07 per dargli il cambio. In comune accordo io e lui, avevamo deciso di esonerare Greta dall’onere di dover fare la guardia. (Cosa inutile, dato che ì, una volta che ci scoprì, insistette per fare la sua parte.)

“Nessuno va da nessuna parte: ci siamo abituati alla vostra presenza e poi ci mancheresti… Greta sta cominciando a tenere a te.” Mi disse il ragazzo, raggiungendomi dietro.

“Vero… ma forse è per questo che è meglio se prendiamo strade diverse: attiriamo troppi guai.” Spiegai facendo spallucce.

“Io non ti fermerò, ma sappi che se avrai bisogno di aiuto, credo proprio che te lo daremo. Sei un tipo a posto.” Sussurrò lui, mettendomi una mano sulla spalla.

“Ok… me lo ricorderò… ma tu vedi di prenderti cura di Greta, altrimenti, giuro su dio, che ti farò un elettroshock che ricorderai per tutta la vita.” Risposi, scherzosamente, mentre gli davo un pacca sul petto.

“Ti prendo in parola.” Disse il ragazzo ridendo.

Io sorrisi di rimando e, dopo aver svegliato K07, mi addormentai molto più riposato del solito.

Era da parecchio tempo che facevo sogni strani: non capivo cosa stessi vedendo, ma erano immagini sconnesse, luoghi che non avevo mai visto. Avevo come la sensazione che stessi vedendo la realtà attraverso gli occhi di altri. Quella sera, però, le cose furono peggiori.

Sentii dolore… un dolore lancinante e terribile, come se mi stessero lacerando la carne con delle lame di fuoco. Intorno a me c’erano delle voci, ma non sembravano volermi aiutarei. Io mi sentivo solo e nudo, completamente esposto a quella tortura.

Mi svegliai di soprassalto.

“Che hai!?” Mi chiese Greta allarmata, mentre mi accorgevo di avere il corpo sudato.

Io mi misi a sedere sulla brandina. Mi accorsi che ci eravamo fermati e mi appoggiai le mani sulla fronte.

“Io… non lo so… credo che fosse un sogno, ma era molto reale… mi era già capitato, ma sinceramente… non lo so.” Risposi con un soffio, mentre cercavo di contenermi.

Lei mi accarezzò leggermente la schiena e (mi accorsi solo in un secondo momento che stava usando i suoi poteri per calmarmi la mente) mi rilassò.

“Forse non è un sogno, ma noi siamo qui e sei… relativamente… al sicuro. Dormi un altro po’, che domani devi finire il tuo ‘lavoro’.” Mi consigliò con un sorriso rassicurante.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

[Registrazione delle operazioni sul campo dell’agente Foureyes]

 

 

 

“Appena arrivata sul posto ho notato come il virus abbia un effetto dannoso non solo sul corpo, ma anche sulla psiche dei soldati. Sopravvivere non aiuta il trauma della perdita di un arto. Di solito è la mano o il braccio, ma non mancano lesioni di gran lunga peggiori, come l’amputazione quasi totale di una gamba o la necessità di togliere alcune parti del tronco infette. Fortunatamente queste ultime sono estremamente rare e, di solito, basta l’iniezione del siero per arrestare l’avanzata del fungo in questa parte del corpo.

Il peggio sono i cadaveri ambulanti: si dividono in due categorie: i runner e i liker. I runner sono cadaveri venuti a contatto con il fungo in un periodo relativamente recente, credo non più di due mesi. Al mio arrivo sono nati i primi Liker: una mutazione avanzata dell’infezione da fungo Omega. Essa rende gli uomini ancora più simili ad un ‘fungo vivente’ rendendoli cechi, ma con un udito estremamente sensibile.

Ho riscontrato un aumento della massa muscolare generica nella mutazione, mentre diverse parti del cervello sono in necrosi. Non ho idea se la mutazione possa raggiungere ulteriori evoluzioni, ma posso dire che il miglior modo per eliminare questa nuova ‘forma di vita’, sono necessari colpi alla testa e in una zona corrispondente all’intestino.

Il fungo, infatti, necessita di un controllo sui fluidi corporei del soggetto infetti, in modo da poter continuare a irrorare energia agli arti. Se si colpisce il cuore, il neo-organo di irrorazione non riceve danni, mentre un colpo alla zona prestabilita provoca un forte shock nel soggetto infetto che, se non provoca una morta quasi istantanea, lo lascia privo di forze e stordito per diversi minuti.

In caso di morsi è possibile debellare l’infezione del fungo con un semplice antibiotico comune: il fungo, infatti inietta una sostanza simile ad un batterio nel sangue che divora le cellule del corpo prendendone il posto. Tuttavia, con l’assunzione di antibiotici (meglio più di uno) entro le prime ventiquattrore, tali cellule verranno distrutte. Questo bombardamento antibiotico tende a lasciare malato molto debole per due giorni, quindi è consigliato allontanarsi dalla zona di infezione.”

“Signora, non può entrare armata nel laboratorio.”

“Mi scusi, precauzione necessaria.”

“Molto bene… la dia a me, la terrò al sicuro. Ogni effetto personale le sarà restituito una volta uscita.”

“grazie, soldato… ora… sto entrando nel laboratorio B-11, dove, insieme a due biologi, il dottor Adams e il Dottor Wellesh, dissezionerò un liker.”

“Faccia attenzione, mi raccomando.”

“… Ok… Si nota subito una certa… necrosi di tutti gli organi che il fungo ritiene… inutili… fegato e gran parte dell’apparato digestivo e riprod… cos’è stato?”

“Forse un movimento post mortem del soggetto, meglio aprire anche la zona celebrale per assicurarci…”

“No, aspetti! Non…”

“Oh, cristo, questo non è morto… Aaaaaaaah!!!”

[Interruzione trasmissione]

 

 

 

 

 

 

 

 

“Ehi, superman! Sveglia!”

Se c’era una cosa che dovevo odiare di Edward era la sua dannatissima voce squillante. Sarebbe riuscito a svegliare un sordo.

“Cos’hai scoperto?” Chiesi, mentre scuotevo la testa per togliermi il sonno dagli occhi.

“Allora… ti interesserà sapere che ho intercettato una telefonata: domani un tale, che risponderebbe al nome di ‘il contatto’, andrà a portare una cosa al magazzino in via Stalingrado: una vietta in un quartiere malfamato della città. Non ho capito molto, ma ho controllato il magazzino: sotto c’è un intricato snodo di gallerie che è anche collegato alle fogne. Da altre intercettazioni posso dire che le probabilità che la signorina Kent sia lì sono del 99,9999%.” Spiegò lui, mostrandomi un’impressionante piantina del sottosuolo.

“Ok… sappiamo nulla di questo ‘contatto’? è un amico dei Kent che viene a consegnare il riscatto?” Chiesi, incuriosito. Era passato più di un giorno, possibile che si fossero già arresi ai rapitori.

“No… ne dubito, credo sia un loro collega italiano che viene a portare qualcosa di molto interessante. Forse il campione di un arma.” Rispose Edward con una certa sicurezza.

“Ancora non riesco a capire dove trovi tutti queste informazioni.” Sbottai divertito, mentre lui chiudeva le ultime finestre che aveva aperto.

“Ti stupirai di quanta roba si trova su internet… nei primi anni della sua creazione la gente ci riversò dentro ogni genere di informazione. Per la piantina dei satelliti posso dirti che ho dovuto hackerare un satellite per le scansioni geologiche ch ho avuto la fortuna di trovarlo a passare sopra la città. Per il resto… per me è stato facile come bere un bicchier d’acqua.” Rispose con mal celato orgoglio, mentre si buttava sul letto.

Io, intanto, mi misi ad osservare il cielo stellato sopra Mosca. Da quando i miei si erano trasferiti non avevo mai saputo apprezzare quella città, in quei giorni era diventata per me, un vero e proprio rifugio.

‘Agirò domani… qualsiasi cosa stiano per ricevere, fermerò il carico.’ Pensai, mentre chiudevo la finestra deciso a darmi qualche ora di sonno.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

[P.O.V. AX01]

 

 

Arrivammo davanti al magazzino che mi avevano indicato alle 10.20, dieci minuti prima dell’ora stabilita. Forse non era una buona mossa, ma, nonostante le mie insistenze, i miei compagni avevano insistito affinché mi accompagnassero in quell’ultima parte della missione.

“Siete sicuri di volermi seguire? Questo non è un gioco.” Li informai io per almeno la decima volta. Non volevo esporli ad alcun rischio, ma loro avevano insistito tanto per seguirmi.

“Ormai ci siamo, no? Ti seguiremo anche qui e, se qualcosa non andasse per il verso giusto… ti aiuteremo.” Rispose Greta, decisa. Difficile farle cambiare idea quando si era messa in testa di fare una cosa.

“Vero… e poi abbiamo affrontato quella battaglia sul treno. Siamo una bella squadra.” Aggiunse K07, tirandomi una pacca sulla spalla. Anche lui la prendeva comoda, dopotutto non si abbatteva mai, davanti alle difficoltà.

“Ok, ecco il piano.” Dissi alla fine, un po’ scocciato, ma grato del sostegno dei miei compagni. “Greta, quanti uomini ci sono all’interno?” Chiesi, mentre lei si metteva a gambe incrociate, in una posizione simile alla meditazione, mentre chiudeva gli occhi.

“Percepisco ventuno menti all’interno del magazzino… ma ce ne sono altre ventuno nel sottosuolo, credo.” Rispose dopo un minuto, riaprendo gli occhi che erano diventati un po’ lucidi.

“Ok, allora. Io e K07 entriamo da soli per consegnare la valigetta. Greta, tu e Tiziano state sulla porta e, signora, lei rimanga al volante. Se tutto va bene ce ne andiamo, ma se succede qualcosa, evitate di fare eroismi, tornate sul camper e pigiate a tavoletta l’acceleratore.” Dissi con tono deciso, cercando di far capire che era importante che tutti facessero come avevo detto.

Mentre scesi, osservai Tiziano che chiudeva lo sportello. Stava soppesando una pistola, un revolver a canna lunga, come se fosse un pacco di esplosivo che poteva esplodere da un momento all’altro.

“Sicuro di saperla usare?” Chiesi preoccupato. Mi ricordavo la prima volta in cui mi resi conto di aver ucciso un uomo: mi resi conto di quanto siamo facili da uccidere. Era come se ti svuotassi dalla testa ai piedi, finendo con il capire quanto potresti morire facilmente.

“L’ho già usata… solo che… diavolo, la prima volta che usi un arma… te la ricordi. Noln so come ti sei sentito tu, ma…”

“Come te… credo che tutti qui abbiamo ucciso almeno una persona, ma l’abbiamo fatto anche, e soprattutto, per difenderci. Se tutto va bene, comunque, non dovrai usarla.” Lo rassicurai, mentre mi avviavo.

“Buona fortuna a tutti, soprattutto a te, tesoro.” Disse la madre di Greta, abbracciando la figlia.

“Tranquilla, mamma… sono certa che andrà tutto bene.” Rispose lei, rispondendo all’abbraccio.

‘Beato ottimismo… io, invece, ho una brutta sensazione…’ Pensai, mentre, affiancato da K07 mi avviavo verso l’enorme porta di metallo del magazzino.

Alle nostre spalle, Greta e Tiziano si erano posizionati all’entrata della stradina, mentre sulla via principale continuava ad esserci un traffico incredibile. Nessuno avrebbe sospettato di noi… certo, questo finché non avessimo iniziato a sparare.

 

Arrivati al portone di metallo bussai quattro volte: le prime tre velocemente, la quarta tenni il pugno premuto sul metallo in modo che fosse un suono prolungato. Dovetti attendere pochi secondi e ad aprirmi fu un tale robusto che mi superava di una testa in altezza con un passamontagna in testa e un AK-47 in mano.

L’interno era completamente vuoto, se non una passerella di metallo a quattro metri d’altezza sulla quale erano appostato sei uomini armati e un tavolo con due sedie. Ai lati almeno quattordici uomini armati come il tipo che mi aveva aperto e tutti con il passamontagna, eccetto il tipo che ci attendeva seduto. Era un uomo sulla quarantina d’anni, capelli stranamente grigi e con una cicatrice sul volto che gli  attraversava guancia e occhio, fino ad arrivare all’attaccatura dei capelli.

‘Di sicuro è un tipo pericoloso…’  Pensai, mentre percepivo qualcosa di strano. Erano come delle vibrazioni invisibile che, però, io riuscivo a percepire. Mi ricordavano la sensazione provata quando avevo incontrato K07 e Greta sul treno, ma queste erano… difficile dirlo… mi comunicavano una sensazione negativa. Dall’espressione crucciata del mio compagno intuii che anche lui aveva una sensazione simile.

“Finalmente… avete portato quello che abbiamo chiesto?” Fece il nostro interlocutore senza maschera, mentre io mi sedevo.

Non dissi nulla, ma appoggiai la valigetta sul tavolo.

Lui la aprì e, con mia enorme sorpresa, estrasse una spada simile alla mia, ripiegata su se stessa, come se fosse una specie di molla. Era proprio una spada ad alta tensione, ma c’era una differenza: mentre la mia non aveva bisogno di un alimentazione esterna (ci pensavo io a fornirgliela) quella aveva due piccole batterie attaccate al manico. Per poterle ospitare e poter impugnare l’arma senza difficoltà, l’impugnatura era stata allungata.

“bene… avete mantenuto la vostra parola, darò il mio personale appoggio nell’eliminazione del vostro problema, devo solo…”

In quel momento ci fu una specie di esplosione e una parte del tetto venne giù, insieme ad uno strano tipo che indossava una speciedi bandana che gli copriva il viso. Aveva indosso un paio di Jeans e una maglia a maniche lunghe, ma per il resto sembrava insofferente al freddo gelido che si sentiva. (Meno male che io avevo una felpa con cappuccio.)

“La festa è finita! Consegnatemi la ragazza e non vi manderò all’ospedale!” Urlò, mentre stendeva i primi due uomini che cercarono di fermarlo con un solo pugno, facendolo volare dall’altra parte della struttura.

“Un po’ tardi, signori, oggi faremo fuori il problema che ci tiene lontani dagli affari.” Urlò il tipo con la cicatrice impugnando la spada ad alta tensione che, grazie a degli speciali fermi, era diventata solida come la mia.

Io me ne sarei andato subito, ma K07 non era un tipo a cui sfugge qualcosa, infatti colse l’occasione per metterci nei guai.

“Aspettate un attimo! Di che cosa sta parlando, quel tipo!?” Chiese rabbioso stringendo i pugni, mentre io maledicevo la sua onestà: avremmo potuto andarcene senza troppi problemi.

“Te lo dico io! Questi tizi hanno rapito una persona e so che la vogliono uccidere! Io li fermerò quindi non mettetevi in mezzo!” Urlò il signor ‘abbatti tetti’, prima che il nostro contatto potesse rispondere.

“Questi sono solo affari… voi due potete andare, non ci servite più.” Disse l’uomo con la cicatrice, mentre alcuni suoi uomini spostavano le armi verso di noi, facendoci capire che avrebbero fatto fuoco se ci fossimo intromessi.

Avevo la possibilità di andarmene, e di lasciarmi tutto alle spalle. Dopotutto io non conoscevo ne l’uno ne l’altro e di certo mi sarei messo in guai grossi se avessi fatto una mossa in favore di uno dei due. Il problema fu che K07 non era della mia stessa opinione: troppo onesto e troppo intenzionato a procedere nella sua campagna contro la criminalità. Lui avrebbe attaccato con o senza di me.

La scelta poteva essere una sola.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Rieccomi! :D dopo le vacanze e l’esame le vacanze sono deciso a scrivere a più non posso, prima di andare a visitare Venezia (il che ci costringerà a chiudere di nuovo la storia per un po’) Lascio intuire a voi quale sarà la famosa ‘scelta’, ma vi basterà sapere che, anche per il prossimo capitolo, Y01 sparirà dalla vista del creato, ma tornerà più pericoloso del solito.

AxXx

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Capitolo 9
*** La battaglia di Mosca ***


                         La Battaglia di Mosca

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Estrassi la spada e mi lanciai contro il signore delle cicatrici, elevando, nello stesso tempo, una barriera di elettroni per deviare i colpi che mi volarono contro. Quello, però, fu particolarmente veloce e riuscì a parare il mio attacco, accendendo la sua spada ad alta tensione. K07 si lanciò contro due uomini armati, buttandoli a terra e il nostro nuovo compagno ne colpì un altro, mandandolo a gambe all’aria.

Tutti gli altri uomini iniziarono a sparare, ma, a quanto pareva, il mio amico e il nostro improvvisato aiutante, avevano in comune una certa immunità ai proiettili dato che su di loro non ebbero effetto. Mentre intorno a noi infuriava lo scontro io parai un altro colpo e menai un fendente, facilmente evitato dal mio avversario. Allora, con un agile balzo con capriola, degno di un jedi, gli saltai alle spalle e cercai di colpirlo altre tre volte senza successo. Era stranamente agile e riusciva ad anticipare i miei attacchi con efficacia. Altri due fendenti e riuscii a spingerlo indietro per ripararmi dietro una colonna.

“Ehi! Sono un po’, dovremmo fare qualcosa, guarda là!” Disse K07 indicando due uomini con in mano due lanciarazzi.

“Merda, RPG, non sei immune alle loro esplosioni, vero?” Chiesi, mentre lo affiancavo, dopo aver falciato un uomo che aveva tentato di bloccarmi.

“No… dovremmo neutralizzarli in qualche modo.” Rispose, mentre i due prendevano la mira su di noi.

Ma, proprio quando spararono, i missili si fermarono a mezz’aria per poi tornare indietro e abbattere la passerella.

“Così, per esempio?” Chiese ironicamente Greta, mentre volava a tutta velocità, usando i suoi poteri per deviare i proiettili che le venivano sparati addosso, raggiungendoci dietro la colonna. Io mi buttai di nuovo nella mischia creando intorno a me una barriera di elettroni con la quali mi protessi dai proiettili, mentre cercavo di raggiungere l’abbatti-tetti che si trovava a circa sei metri davanti a me.

“Ehi, amico! Sei qui per salvare un ragazza, no? Vai, qui ce ne occupiamo noi.” Gli dissi, lanciando due saette contro alcuni nemici appostati in alto, tramortendoli.

Quello si riscosse improvvisamente e, con uno scatto, si sollevò in aria e sfondò un muro laterale, sparendo in una fenditura che dava verso il basso.

Improvvisamente vidi uno specie di proiettile verde venirmi addosso, e, quando lo schivai, a terra apparve una pozza fumante di acido. A lanciarla era stato il tipo con la cicatrice, che stava lanciando altri proiettili contro di me, con l’intenzione di bruciarmi vivo.

“Allora, lampadina, sei più di quanto sembravi… anche se ammetto che avevo percepito qualcosa, prima che ci attaccassi.” Disse, lanciando altro acido che evitai con una capriola laterale.

“Anche tu sei più di quel che pensavo, ma avrei preferito che tu non lanciassi acido.” Risposi, sparando altri fulmini che andarono a impattare contro i proiettili acidi del mio avversario. Quello estrasse di nuovo la spada e mi caricò. Evitai di nuovo l’attacco e, con una capriola attaccai dall’alto, ma senza successo. A quel punto potevo solo tentare di spezzargli la spada. Così colpii con tutta la forza che avevo. Per alcuni istanti ci fronteggiammo spada contro spada. I rispettivi muri elettronici sfrigolavano e mandavano scintille. Poi la sua spada si spezzò, lasciandolo solo con il manico.

“Ma che… avevano detto che era indistruttibile!” Sbottò lui sbattendo l’arma a terra.

“Teoricamente lo è! Solo che la tua è andata in sovraccarico: le tua batterie sono limitate, io, invece sono carico al massimo!”  Risposi, rifilandogli un calcio facendolo volare indietro di due metri.

“E va bene… significa che farò senza!” Urlò rialzandosi, iniziando a sparare proiettili di acido contro di me.

Mentre noi combattevamo, Greta e K07 stavano facendo i salti mortali per respingere quei criminali: avevano messo K.O. almeno venti uomini e gli ultimi dieci stavano tentando di fermarli (cosa che non funzionava molto bene dato che lui era immune ai proiettili.)

“siamo solo noi due, pazzo spara acidi, finiamola!” Urlai con rabbia, lanciandomi contro di lui a spada tratta.

 

 

 

 

 

 

 

[WC04]

 

 

 

A quanto pare avevo sottovalutato quei tipi, anche da sotto il cappuccio avevo notato una certa ‘vicinanza di età’, ma non pensavo che mi avrebbero aiutato. Il tempo era certamente a mio sfavore e non avevo idea di cose potessero fare alla ragazza se avessero capito di essere attaccati. A tutto si aggiungeva anche Edward che sembrava un po’ su di giri.

“Cavolo, amico! Hai visto!? Quel tipo spara elettricità, meglio di Dottor Destino!”

“Non è il momento, sono occupato!” Risposi, mentre mettevo K.O. Un altro uomo con un pugno dritto alla faccia, prima che potesse afferrare l’arma.

Procedetti cautamente, avvicinandomi alla zona che più probabilmente usavano per trattenerla: un lungo corridoio che terminava con un ampia sala quadrata e quattro piccole stanze senza uscita per ogni lato.

‘Chi avrà costruito questo posto?’ Pensai incuriosito, mentre mi preparavo ad aprire la porta.

Certo non mi aspettai di ritrovarmi una guardia stesa a terra e la cella vuota. Rimasi paralizzato per un attimo, ma sufficiente a qualcuno per colpirmi alle spalle con quello che la mia nuca identificò come un bastone di metallo. Una fortuna che il mio corpo fosse così resistente. Il secondo colpo non mi colse impreparato e, quando cercò di colpirmi ancora mi abbassai e afferrai il mio aggressore, bloccandolo contro la parete.

“Cosa, ma che…?” Davanti a me c’era proprio Emile Kent che stava brandendo un tubo metallico come arma.  

“N-non farmi del male, aspetta!” Mi pregò lei, lasciando cadere l’arma.

“Ma guarda che io… giù!” Urlai, mentre due uomini armati iniziarono a spararci addosso.

“Sei non sei uno di quelli che mi ha rapito chi sei? Ti ha mandato mio padre?” Chiese, mettendosi al riparo dietro la porta. Aveva paura, ma stava cercando di non darlo a vedere.

“No… diciamo che io…  lavoro in proprio…” Risposi, lanciandomi contro i due, abbattendoli entrambi con un unico pugno, facendoli andare a sbattere contro la parete.

“Pensavo che avesse chiamato la polizia quando mi avevano fatto parlare con lui… perché non l’ha fatto?” Si chiese arrabbiata.

“Lo scopriremo dopo… ora dovremo andare!” Urlai, mentre altri tre si avvicinavano, cercando di colpirmi con le loro armi da fuoco.

I primi due li abbattei facilmente, ma prima che potessi voltarmi ad affrontarli, lei gli aveva già dato un calci al basso ventre e l’aveva finito con un pugno alla gola.

“Accidenti, bel colpo!” Mi complimentai, sorpreso della sua abilità.

“Sono ben allenata, so come difendermi… solo che quel tipo con la cicatrice mi aveva colto di sorpresa.” Rispose la ragazza, scrollando le spalle.

“Be’, lasciatelo dire, sei grande!” Dissi, davvero impressionato. Dovevo proprio rivalutare quella ragazza.

“Scusate se vi interrompo, ma devo dirvi che rilevo un improvviso aumento di comunicazioni radio nei pressi della vostra posizione e non sembrano amichevoli.” Ci interruppe Edward, contattandomi dall’auricolare.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

[WX01]

 

 

Avevo sottovalutato un bel po’ quel tipo, anche perché mi stava davvero tenendo testa. Mentre la mia elettricità non faceva molti danni, il suo acido si spandeva sul terreno, limitando i miei movimenti e costringendomi a indietreggiare ad ogni mossa. I colpi erano pericolosi, perché qualsiasi cosa lui mi lanciava rischiava di essermi letale. Troppo tardi mi resi conto di essere caduto in una trappola. Infatti, a forza di indietreggiare mi ritrovai sotto la passerella su cui, in precedenza, si erano posizionati i suoi compagni.

“Ci vediamo, lampadina!” Mi schernì, mentre scioglieva i sostegni.

“Attento!” urlò Greta, usando il suo potere per tenere sollevata la struttura.

“grazie… credevo che mi avrebbe schiacciato.” Dissi, mentre mi rialzavo. Il tipo con la cicatrice si era dato alla fuga, usando il suo acido per aprirsi una via d’uscita.

“Dobbiamo inseguirlo.” Affermò K07, preparandosi a seguirlo.

“No… stanno arrivando dei soldati, dobbiamo andarcene subito!” Urlò il tipo che era entrato, sfondando il soffitto del magazzino. Insieme a lui c’era una ragazza davvero bella che indossava un paio di jeans e una maglietta un po’ rovinata.

“Andate, io cercherò di trattenerli!” Dissi, saltando sulla passerella e poi, raggiungendo la tettoia, raggiungendo la cima dell’edificio. Non avevo idea del perché mi stessi assumendo questo rischio, ma volevo proteggerli.

 

 

 

 

 

 

 

[WC04]

 

 

“Dobbiamo aiutarlo, non può farcela da solo!” Dissi agli altri, cercando di incitarli.

“Calma… ricorda che siamo tutti messi abbastanza male, dovremmo andarcene, approfittando del fatto che ci copre la fuga.” Disse K07, mentre si avviava verso l’uscita.

“Io credo che dovremmo aiutarlo! Dopotutto ci ha aiutati, no? È nostro amico.” Intervenne Greta preoccupata. Aveva già visto forze militari addestrate all’opera e non era certa che Alessandro potesse farcela.

“Lo so, ma tua madre e il tuo ragazzo? Hai detto che sono andati poco lontano, ma dobbiamo comunque avvertirli.” Gli ricordò il ragazzo. “Inoltre, tu, superman, dovresti riportare quella ragazza dai suoi genitori.” Aggiunse rivolgendosi a me e Emile.

“Io non sono una codarda! Posso aiutarvi!” Intervenne lei stringendo i pugni. “Voi mi avete tirata fuori, potrei darvi una mano!”

“No, hanno ragione. Dobbiamo andarcene.” Intervenni io, a malincuore. Sapevo che stavamo abbandonando un compagno. Non lo conoscevo, ma mi aveva aiutato, quindi avrei dovuto, almeno, ricambiare il favore.

“Ok, facciamo così. Noi andiamo a fare quello che dobbiamo. Poi torniamo e aiutiamo X01 a finire il lavoro.” Propose Y07. Anche lui non era il tipo da abbandonare i compagni, ma finché lo scontro rimaneva in quella zona, avrebbero evitato vittime innocenti.

Tutto il gruppo si divise: Greta e K07 si avrebbero raggiunto i loro compagni per poi trovargli un rifugio, mentre C04 avrebbe portato Emile al sicuro, nonostante la forte disapprovazione di lei. Tutti sapevano che X01 non avrebbe resistito a lungo contro i soldati dell’I.S.A. Avrebbero voluto tornare ad aiutarlo, ma era come se qualcosa li bloccasse. Come se sapessero che quella battaglia doveva essere vinta o persa solo da WX01.

“Superman, senti… so che sei un po’ su di giri e che non ti piace abbandonare i compagni, ma c’è qualcosa che dovresti controllare.” Disse all’improvviso Edward, contattandomi tramite l’auricolare.

“Dimmi, sono in linea.” Affermai mentre volavo, in direzione della zona residenziale, con Emile che si teneva alle mie spalle.

“Ascolta, nella zona del Giardino Rennsky ci sono state delle esplosioni. I militari sono andati anche lì, ma non ricevo più comunicazioni. Ci dev’essere qualcosa di strano. Le telecamere mi fanno vedere delle esplosioni che sembrano esplosioni nucleari in miniatura.” Affermò, allarmato, mentre io continuavo a guardarmi indietro: alcuni elicotteri avevano già circondato in volo il magazzino.

“Ok, vado appena avrò riconsegnato Emile ai suoi genitori.” Dissi, ancora intenzionato a tornare indietro.

“Non ce n’è bisogno, vengo con te, non ti sarò d’intralcio.” Mi rassicurò lei, costringendomi a fermarmi.

Io rimasi in silenzio per qualche minuto. Sapevo che l’avrei esposta a pericoli, ma avrei anche perso tempo e, chiunque fosse, poteva rivelarsi un pericolo per delle persone innocenti. Alla fine acconsentii, a patto che lei rimanesse indietro e non si esponesse. Stavo per riprendere in volo quando un fulmine colpì la cima del magazzino e, subito dopo, una specie di onda d’urto elettrico attraversò tutta la città, lasciando al buio tutta la città. Anche il mio auricolare iniziò a grattare fastidiosamente. Tutte le luci, tutti i semafori si spensero. Gli elicotteri precipitarono.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

[AX01]

 

 

Mi sedetti sul tetto a gambe incrociate, cercando di concentrarmi su ciò che sentivo intorno a me. Ogni singolo elettrone di ogni singolo atomo nel raggio di un kilometro erano visibili alla mia percezione elettronica. Ogni corpo vivo che emetteva scariche bio-elettriche era visibile ed ogni macchinario che andava a elettricità era sotto il mio senso. Avevo da tempo capito come percepire gli elettroni. Tutta una questione di concentrazione. Il mondo cessava di avere tre dimensioni e tutto era formata da onde di energia, come se tu vedessi un lago. Ogni persona era come un onda, un increspatura in quel liquido. Fu allora che percepii le comunicazioni provenienti dai veicoli.

“Signore…  abbiamo tutti gli Omega sui sensori, ma uno è fuggito.”

“Non importa, prendete il gruppo principale è il nostro obbiettivo, lì c’è Zeus, l’ordine è di catturarlo.”

“Sissignore, I bot sono pronti per l’intervento e possiamo iniziare la prova sul campo degli esoscheletri da combattimento per i soldati.”

“Signore, X01 è rimasto in posizione, ma abbiamo un problema: gli altri Omega si sono divisi e rileviamo un intenso segnale Omega non lontano.”

“Ricordate: Zeus è il nostro principale ricercato. Concentratevi su di lui… mandate qualcuno dietro gli altri… abbiamo inviato altri uomini dietro all’altro.”

Sapevo che dovevo colpire in fretta prima che si mettessero a inseguire gli altri. Il problema era che non avevo abbastanza energia per poterli fermare. Dovevo trovare una fonte di energia abbastanza grande da poter mettere a terra un intero esercito. Fu allora che i miei sensi percepirono un mare di energia elettrica che mai avevo notato: sopra di me, a chissà quante centinaia di metri d’altezza, c’erano delle nuvole nere che si addensavano sopra la città.

Decisi di correre il rischio: sapevo che il mio corpo non era ancora abituato alle altissime tensioni che i fulmini avrebbero scatenato, rischiavo di bruciarmi, come un fusibile consumato, ma non sapevo dove altro cercare l’energia necessaria. Così presi l’iniziativa: ormai gli elicotteri erano molto vicini e mi stavano puntando contro le armi.

Alzai le mani al cielo e mi concentrai al massimo per attingere a quel mare di energia che, con un solo fulmine, piovve su di me, caricandomi di un energia così intensa che faticavo a trattenerla. Un fiume di potenza tale che avrebbe potuto incenerirmi se fossi stato un uomo normale, ma io non lo ero.

Mi concentrai più che potei e, con un urlo che sembrò fastidioso persino a me, liberai tutta la mia potenza in un impulso elettromagnetico così potente che lascia al buio tutta Mosca e le zone limitrofe. Gli elicotteri precipitarono e i veicoli militari mandati all’inseguimento dei miei amici si fermarono.

Quando guardai in basso vidi alcuni uomini armati entrare nel magazzino: erano sopravvissuti alla caduta e avevano i loro uomini via terra. Con loro c’erano anche alcuni robot, evidentemente scampati al mio impulso con qualche schermatura di tipo militare.

‘Se volete la guerra… che guerra sia!’ Pensai, saltando al livello sottostante, accendendo la mia lama ad alta tensione.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

[WC04]

 

 

Appena arrivati al parco mi resi subito conto che qualcosa non andava: il parco era pieno di crateri provocati quasi certamente da delle cariche esplosive. Decine di veicoli, per lo più militari, giacevano mezzi distrutti, con portiere scardinate, in mezzo agli alberi, alcuni dei quali erano in fiamme. I corpi di decine di soldati bruciati e lasciati a marcire in mezzo al campo. Ero certo che non fosse stato lo stesso tipo che aveva rapito Emile: quelle bruciature erano state fatte da delle fiamme molto potenti e non c’era traccia di acido.

“Chiunque sia stato ha fatto un bel po’ di danni.” Osservò lei, avvicinandosi a una jeep semi-distrutta, osservando le parti incenerite.

“Di certo non ha lasciato sopravvissuti…” Feci notare osservando uno scheletro incenerito, cercando di non vomitare.

“No… ma il peggio è che… no capisco, ma è come se parti di questi veicoli fossero state… annichilite.” Sussurrò, iniziando a cercare qualcosa sul fondo del veicolo. “Come immaginavo… la parte mancante non c’è, o ci sono solo dei frammenti.”

“Che vuoi dire?” Chiesi incuriosito, notando una certa somiglianza con Edward nel modo di porsi un problema.

“Nel senso che qui c’è qualcosa che non va: i pezzi sono…”

“Giù!!!” Urlai, mentre la terra sotto di lei iniziava a contrarsi in maniera inquietante. Fu una mossa propizia, visto che il terreno esplose accanto a noi, provocando un onda d’urto violentissima. Una fortuna che la mia massa mi ancorasse a terra, permettendo a me e Emile di non essere spazzati via.

“E’ la seconda volta che mi salvi la vita, oggi, comincio a essere in debito.” Sussurrò lei, mentre mi rialzavo.

“Lascia stare, piuttosto, come mai qui è saltato tutto?” Chiesi osservando il cratere.

“Io posso rispondervi…” Sussurrò una voce a poca distanza da noi.

Mi voltai e vidi una ragazzina: doveva avere circa quattordici anni, aveva un mignolo in meno e una gamba apparentemente paralizzata, dato che stava usando una stampella, per camminare. Aveva i capelli rossi, corti e gli occhi di un colore viola parecchio inquietante.

“Hai visto chi ha piazzato la bomba? Devi andartene, qui è pericoloso.” Dissi tutto d’un fiato, cercando di capire come mai nessuno l’avesse portata via.

“Nessuno ha piazzato nessuna bomba e… per l’esplosione… sono stata io a farti lo scherzetto… vuoi giocare?” Chiese con un sorrisetto che mi pareva davvero diabolico. Non riuscivo a credere che quella ragazzetta potesse aver fatto una cosa del genere.

“Non so chi tu sia, ma io no ti… ah!” Una spalla mi era letteralmente esplosa, provocandomi un graffietto: la mia massa iper-concentrata mi aveva protetto, ma mi chiedevo come fosse possibile un autocombustione del genere.  Doveva essere stata lei.

“Ora ci divertiamo!” Disse la ragazzetta puntandomi contro entrambe le mani.

Subito il mio petto esplose con maggiore violenza, ma ancora una volta, la mia massa mi aveva protetto. A quel punto capii che dovevo fermarla.

“Tappati le orecchie, Emile, potrei distruggere qualcosa!” La avvisai, mentre mi preparavo ad attaccare prendendo fiato. Appena vidi che aveva seguito il mio consiglio, lanciai un urlo terribile, ma non un urlo qualsiasi: era un urlo sonico. Emettevo delle onde sonore talmente potenti e a frequenze talmente elevate che potevo sfondare i timpani.

Di fatti la ragazzina iniziò a urlare, paralizzata dal dolore per il mio urlo. Ma non era del tutto fuori uso, dato che riuscì comunque ad allungare una mano per far esplodere il terreno accanto a me, distraendomi abbastanza da farmi cessare l’attacco. Altre due esplosioni mi bloccarono la visuale, e, quando mi volò addosso con una specie di propulsore alla mano, fui scaraventato all’indietro, finendo contro i resti di una macchina della polizia.

“Di pure addio al mondo!” Urlò lei, puntando la mano sinistra contro di me, facendo saltare tutto il veicolo.

Io, però, ero molto più duro di quanto si aspettasse, infatti mi alzai subito, facendo un volo velocissimo, investendola all’altezza della vita, mandandola contro un albero, abbattendola con un colpo solo.

“Presto, meglio se ce ne andiamo!” Urlai, afferrando Emile per la maglietta.

“Aspetta, vuoi lasciarla fare!? Ma così ammazzerà un sacco di gente.” Mi  fermò lei, mettendomi una mano sulla spalla.

“Lo so, ma tu sei esposta… credo che questa ragazzina faccia esplodere solo oggetti con una massa piccola… questo spiegherebbe perché io non sono saltato. Ma tu non sei altrettanto resistente, devi andartene… raggiungi questo indirizzo, dovresti trovare un mio amico, io ti raggiungerò lì, non appena avrò sistemato la piccola.” Dissi, dandole un foglio su cui avevo scritto l’indirizzo di Edward. Sapevo che era pericoloso lasciarla andare in giro da sola, ma dovevo tenerla lontana dallo scontro o si sarebbe ferita.

Dopo un attimo di silenzio, Emile afferrò il foglietto e mi accarezzò la guancia, un gesto che non mi aspettavo.

“Cerca ti tornare intero.” Disse, allontanandosi.

Io la osservai andarsene, prima di tornare a concentrare la mia attenzione sulla ragazzina esplosiva.

“Allora, un ultimo desiderio, ragazzo d’acciaio!?” Mi minacciò, puntandomi contro la mano e facendo saltare il terreno sotto di me.

“Sì… vorrei che tu sparisca, pazza psicotica!” urlai, sollevando la torretta di un carro armato e lanciandogliela contro.

Lei, usò di nuovo i suoi poteri, facendo esplodere l’oggetto che le era stato scagliato contro, ma non poté usarli per respingere me che, approfittando dell’esplosione, mi ero lanciato in volo contro di lei per colpirla di sorpresa. La gettai contro un albero e, bloccandola, le rifilai due pugni allo stomaco, ma non riuscii a colpirla una terza volta, perché, con un esplosione, mi respinse abbattendomi a terra.

“Scusa, ma ho molte cose da far esplodere!” Disse ridendo come una pazza facendo saltare il terreno intorno a me.

Ringraziai i miei poteri che mi permettevano di resistere a quegli attacchi, ma quando tornai in superficie, lei non c’era più.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

[WK07]

 

 

Quando il tipo che ci aveva aiutati ci raggiunse, eravamo riusciti a seminare i soldati. Non avevo idea di come, ma, improvvisamente, tutte le apparecchiature elettroniche della città erano fuori uso. C04 ci condusse ad un appartamento abbastanza spazioso, dove viveva il suo amico Edward. Era un appartamento abbastanza normale: una cucina, un bagno, un salotto e una camera da letto (unico posto anomalo della casa). Essa era strapiena di  computer dove un tipico tizio con l’aspetto da nerd stava facendo un sacco di operazioni per riparare alcuni computer ancora andati. Ad aiutarlo c’era la ragazza bionda che Mister Muscolo aveva salvato.

Mentre ci sistemavamo, Edward ci radunò in camera sua, dicendoci di avere una notizia importante.

“Allora, gente… cavolo sto parlando con tizi che potrebbero essere gli Avenger… scusate, dicevo, ho riparato tutti i computer. Fortunatamente l’impulso elettromagnetico del vostro amico non ha danneggiato le schede di memoria, quindi ho solo dovuto riavviare il sistema.” Esordì, con uno strano sguardo eccitato negli occhi.

“Quindi? Ci hai riuniti solo per questo?” Chiese Greta con lo sguardo un po’ arrabbiato.

“In realtà no… volevo farvi anche sentire questa comunicazione che ho intercettato da poco.” Disse, premendo il tasto avvio del suo computer portatile.

 

 

“Rapporto dell’operazione Maelstrom. Nonostante la perdita di tutti gli Omega, possiamo dire che l’attacco non è stato un totale insuccesso. Abbiamo perso quasi tutti i veicoli e dei trecento uomini schierati, ne abbiamo persi quasi la metà. Abbiamo anche perso quasi tutti i robot d’assalto di prima linea, ma, alla fine, WX01, detto Zeus, è nelle nostre mani. Ha opposto una resistenza superiore alle aspettative, anche perché l’evoluzione dei suoi poteri è stata più veloce del previsto. Le condizioni atmosferiche, inoltre, hanno lo hanno favorito, permettendogli di attingere più volte al potere dei fulmini. Tuttavia, i nostri cecchini, sono riusciti a individuarlo e a sedarlo, una volta che hanno raggiunto la loro posizione. Il Generale Ritcher ha appena autorizzato il trasferimento di Zeus su Empireo.

 

 

 

 

 

 

 

 

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Capitolo 10
*** Risveglio ***


 

                                      Risveglio

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

[Registrazione dell’incontro tra l’agente foureyes e il dottor wolf]

 

 

 

“Dottor wolf… sono mortificata dello spiacevole incidente avvenuto alla base. Sono ancora ferita, ma l’infezione si è ritratta, ormai sono guarita…”

“Molto bene, perché avrò bisogno di te per un altro incarico, molto più pericoloso, questa volta. Il soggetto WX01, soprannominato ‘Zeus’ è stato catturato ed è stato trasferito su Empireo, insieme a WY01 e molti altri Omega.”

“Se mi sta chiedendo di andare a liberarlo, se lo scordi: Empireo non solo è la prigione perfetta, ma è anche una fortezza inespugnabile… se ci metto piede… non tornerò mai più indietro.”

“Lo so e non è questo che voglio che tu faccia… devi andare in Europa e assicurarti che tutto proceda normalmente… Ritcher non lo sa, ma X01 e Y01 hanno molte risorse, anche da prigionieri. Riusciranno a prendere il controllo di Empireo, ma ho bisogno dei piani di costruzione della prigione per potergli dare una mano. Sono in una base, nel nord della Francia.”

“Intende Bleu Marais, la base in Normandia? Lì ci sono solo una parte dei progetti… ma posso farcela, il mio contatto è già stato inviato lì, posso chiedere un trasferimento.”

“No! Ritcher non deve sapere che tu sei lì, attireresti l’attenzione. Andrai in incognito e ruberai i progetti.”

“Mi sta chiedendo molto… spero che ne valga la pena.”

“Quei progetti potrebbero valere sette miliardi di vite… credo che sia un prezzo equo.”

 

 

 

 

 

 

 

 

[Dal diario di Edward]

 

 

Erano passati due mesi da quando era avvenuta la battaglia di Mosca tra gli Omega e le truppe dell’I.S.A. e non ero ancora riuscito a trovare traccia di X01. I suoi compagni, e persino Alessio, si erano convinti della necessità di ritrovarlo, soprattutto per ripagare il debito che avevano con lui. Nel tentativo di aiutarci, anche Emile si era rifiutata di tornare dai genitori.

Alessio aveva provato in tutti i modi a convincerla, ma lei era stata inamovibile, convinta che dovesse aiutarci.

Casa mia, intanto, era diventata il covo di questi novelli ‘avenger’. Avevano tutti cercato di sistemarsi nel poco spazio a disposizione, ma alla fine erano tutti riusciti a sistemarsi, cercando di mantenere un certo contegno. Per mangiare ordinavamo, di solito, al ristorante, soprattutto perché raramente avevamo a disposizione ingredienti sufficienti per un pasto completo per tutti. Ma io avevo altro a cui pensare. Emile si era rivelata un abile hacker, quasi quanto me e, insieme, stavamo cercando di capire dove si trovasse questo ‘Empireo’. Avevamo cercato ovunque, hakerato tutti i siti militari, cercando le prigioni più all’avanguardia con i maggiori potenziamenti, ma nulla sembrava sufficiente a tenere imprigionato un ragazzo che aveva spento un intera città.

Inoltre le cose stavano peggiorando: un mese dopo la cattura di X01, il presidente degli Stati Uniti aveva fatto ‘l’annuncio del secolo’: aveva rivelato l’esistenza delle radiazioni Omega (anche se non specificato niente sui ‘soggetti Omega’). In poco tempo, gran parte dei paesi civili avevano adottato la legge marziale per ‘contenere le possibili infezioni da contaminanti Omega’. Un modo come un altro per dire che dovevano catturare tutti gli Omega in tutto il mondo.

L’aumento di squadre di pattuglia in città divenne esponenziale e spesso catturavano gente solo per il sospetto che fossero Omega. Alessio faceva del suo meglio per rimanere nascosto, ma spesso, lui e K07 non riuscivano proprio a resistere a attaccavano le squadre di cattura, finendo spesso con portare gli uomini dell’I.S.A. vicini al nostro covo. Certo, stavano sempre attenti e rendevano la città più vivibile. Tuttavia, negli altri stati dell’Europa e dell’America, si respirava un vero e proprio clima da dittatura.

Io mi trovavo davvero in difficoltà: era la prima volta che non riuscivo a risolvere un problema. Per settimane avevo cercato senza successo e l’unica cosa che avevo scoperto era che Empireo era una sorta di ‘Alcatraz’ per Omega; inespugnabile e a prova di evasione. Il problema era capire dove si trovasse.

Alla fine decisi di fare un ultimo tentativo, violando simultaneamente cinque computer militari, collegati alla rete in serie, ma anche li non trovai niente. Stavo per arrendermi, quando Emile mi fece notare qualcosa di strano.

“Guarda questo flusso di dati… non sembra provenire da nessuno dei computer che hai violato… pensi possa esserci una rete isolata?” Chiese, indicando qualcosa sul computer.

In effetti aveva ragione: dalla base militare francese di Bleu Marais, c’era uno strano flusso di dati, incompatibile con i computer che avevo violato.
“Hai ragione… dannazione è un flusso di dati in uscita, posso capire da dove viene, ma non posso violare il computer da cui proviene…” Sussurrai, nervoso, mentre aprivo altre finestre per analizzarli.

“Quindi? Cosa facciamo?” Chiese la ragazza, mentre si appoggiava alla mia sedia.

“Be’… un idea ce l’avrei… ma prima dovresti chiamare la Justice Force, perché avremo bisogno del loro aiuto.” Dissi, mentre subito mi mettevo all’opera.

“Certo… ma potresti smettere di chiamarli ‘Justice Force’? Non lo so, mi sembra un po’… fumettistico.” Mi riprese lei, incrociando le braccia.

“Ma lo sono: sono un gruppo di super uomini! Comunque, sono grandiosi.” Dissi, interrompendo un attimo il lavoro.

“Già… soprattutto Alessio… insomma…”

Dall’aria un po’ sognate che le si era stampata in faccia dovetti intuire che ad essere grandioso per lei fosse soprattutto Ale, dato che non aveva citato anche gli altri.

“Comunque, io vado a chiamarli.” Disse, scuotendo la testa.

‘uhmmm… chissà se in rete trovo qualcosa per i casi disperati di persone affette da pene d’amore?’ Mi chiesi, mentre mettevo a punto il piano.

Ok, ammetto di sentirmi un po’ Nik Furry, quando mi ritrovai circondato da quel gruppo di ragazzi con i super poteri che mi fissavano con intensità, in attesa che io rivelassi il mio piano. Certo, probabilmente mi avrebbero anche fatto a pezzi, ma era l’unico modo per scoprire dove fosse AX01. I due alessio, che avevano anche gli stessi poteri, più o meno, erano seduti sul pavimento del salotto, Greta e Tiziano stavano seduti, insieme su una poltrona, la madre di lei era seduta sul divano accanto a me e, infine Emile, che si era messa seduta sull’ultima poltrona libera, vicino a superman, ovviamente.

“Ok… ehm… bene. Allora…” Mi sentivo davvero in imbarazzo a parlare in quel modo di una cosa del genere e certo non potevo dire: ‘salve, gente, ho una missione suicida per voi, accettate?’

“Stai tranquillo, prendi un respiro profondo e esponi i fatti… nessuno ti rinfaccerà niente.” Mi consigliò Maria, la madre di Greta, poggiandomi una mano sulla spalla.

“Ok, giusto, allora… come sapete, sto cercando da circa due mesi un modo per ritrovare il nostro amico, tenuto prigioniero dall’I.S.A. . Negli ultimi tempi ho violato decine di sistemi, ma di Empireo non ho trovato traccia. L’unica cosa veramente interessante che ho trovato è stato un segnale che ho intercettato e che proviene da bleu marais, una base militare francese nel nord. Sfortunatamente il segnale aveva origine da una rete isolata che posso violare solo se sono presente sul posto.” Spiegai, mentre accendevo il computer per mostrare una foto della base dall’alto.

“Ok… quindi dobbiamo solo andare là e portarti dentro, nessun problema con i nostri poteri.” Disse Greta sicura, alzandosi in piedi, entusiasta, ma fui costretto a frenare l’entusiasmo.

“Sfortunatamente non potete.” Dissi, alzando una mano.

“E perché no?” Domandò C04 perplesso.

“A seguito delle rivelazioni che il presidente degli Stati Uniti ha fatto, la base è stata dotata di rilevatori che percepiscono le radiazioni Omega e, siccome voi ne siete pieni, mettere piede la dentro vi farebbe scoprire subito. Sono certo che l’unico modo per entrare sia quello di mandare quelli tra noi che… non sono Omega.” Conclusi preoccupato, in attesa della reazione degli altri.

E fu come mi aspettai, soprattutto Greta e il mio amico, dato che avrebbero messo in pericolo persone a loro care, ma, sorprendentemente, furono Tiziano e Emile a mettere fine alla discussione offrendosi spontaneamente volontari per entrare.

“Molto bene, venite con me.” Dissi, sollevato, mentre li conducevo nel garage sottostante all’edificio, dove loro avevano parcheggiato il camper. Io gli mostrai le modifiche: in pratica l’avevo trasformato in una base informatica mobile.

“Accidenti, sembra una base iper tecnologica di un fumetto!” Si complimentò K07 entrando.

“Con questa dovremmo raggiungere la Francia senza problemi, ho già preparato delle false identità per superare la frontiera. Sto già mettendo a punto un virus in grado di violare i computer isolati e mettermi in contatto con loro.” Dissi, mentre tornavamo su a prepararci.

 

 

 

 

 

 

[WX01]

 

 

Ciò che ricordo del mio risveglio… è stato il dolore. Mi sentii attraversato da infinite scosse di dolore, mentre sentivo qualcosa su di me… qualcosa che mi lacerava la pelle, mentre percepivo una macchina che riversava qualcosa nel mio sangue.

“Ok… ci siamo, i sedativi stanno perdendo effetto… altri sedativi, continuata a tagliare, abbiamo bisogno di più dati biologici possibili.”

“Sì, dottore… immettiamo altro elemento Omega?”

“Sì… vediamo come reagisce il suo corpo a livello biologico… secondo questi risultati reagisce in maniera positiva.”

Avrei voluto che la smettessero, che mi lasciassero in pace, ma il dolore era terribile, talmente forte che svenni di nuovo, prima ancora che mi sedassero.

 

 

 

Mi risvegliai completamente di nuovo solo un periodo di tempo indeterminato dopo. In una specie di cella completamente bianca su una branda. A parte la tavola di metallo dove ero seduto non c’era nulla. Nemmeno una finestra solo il vetro antiproiettile spesso circe otto pollici, tanto che non si vedeva bene dall’altra parte.

‘Che razza di posto è questo?’ Pensai, caricando l’elettricità nel mio braccio, intenzionato a sfondare il vetro.

Quando liberai l’energia, però, quella fu assorbita e si diramò per tutta la cella, disperdendo la sua forza.

‘Accidenti… una gabbia di faraday… non posso uscire!’ Pensai nervoso, mentre mi sedevo a terra.

Iniziai a osservare il mio corpo, notando come era pieno di cicatrici e ricuciture, senza contare i segni delle punture  che mi si dipanavano per tutto il braccio. Ero stato certamente il soggetto di qualche esperimento, ma non avevo idea di cosa mi avessero fatto, anche perché il mio aspetto era ancora normale.

Il tempo, iniziò a dilatarsi in maniera illimitata, come se fossi lì da sempre. Il bianco… mi sembrava più inquietante del nero. Odiavo essere tenuto prigioniero, soprattutto per il poco spazio. Temevo davvero di impazzire, ma ogni volta che lo pensavo di essere impazzito, cercavo di concentrarmi sui miei amici. Io non avevo idea se fosse passato un mese, una settimana o poche ore. Mi addormentai e mi svegliai cinque volte mi ritrovavo sempre nella stessa stanza. Dopo un bel po’ sentii uno strano odore e la mia mente iniziò ad annebbiarsi.

‘Vogliono sedarmi… ma non sanno quello di cui sono capace.’ Pensai, mentre mi lasciavo sedare, proteggendo solo il cervello. Assicurandomi che le cellule nervose rimanessero attive, fingendomi svenuto.

Non ci volle molto per sentire due fredde mani che mi afferravano per i piedi. Io mi risvegliai all’improvviso, rigirandomi e colpendo il mio avversario dritto in faccia e mi ritrovai a vedere la testa un di un robot, simile a quelli che avevo distrutto a Mosca. Erano tutti armati di spada ad alta tensione e mi tenevano sotto tiro anche con dei mitra.

“Quanto siete brutti!” Dissi, tirando un fulmine contro uno di loro e ne rimasero tre.

Improvvisamente iniziò a suonare una sirena rossa e una voce metallica iniziò a ripetere: “Attenzione: Omega in libertà, prepararsi allo spegnimento del supporto vitale, ripeto, Omega in libertà, prepararsi allo spegnimento del supporto vitale…”

‘Ho una brutta sensazione!’ Pensai, driblando i tre robot, mentre il vetro che proteggeva la mia cella si richiudeva.

‘Oh, no, non rimarrò qui dentro!’  Pensai, mentre mi gettavo sotto il vetro, con una scivolata. Per un pelo, anche perché rischiai di lasciarci la testa sotto.

“Attenzione: Omega in liberta, tempo rimanente allo spegnimento del supporto vitale tra cinque minuti…”

Io mi diressi velocemente verso la porta di metallo in fondo che si stava per chiudere, passando accanto a decine di celle simili alla mia e, dalle urla che provenivano da esse, intuii che erano piene. Decisi di capire, però dove mi trovassi e, soprattutto, cercare di capire come evitare che il supporto vitale si disattivasse. Non so perché, ma quell’allarme mi faceva capire che, se fosse accaduto, sarei morto.

Superai velocemente una curva, attraversando un altro corridoio mi ritrovai in una piazza metallica con almeno dieci robot armati di spada. Io mi lanciai su di loro, arrostendone cinque a distanza con alcune saette, dopodiché passai sotto le gambe di un altro e lo colpii mentre ancora scivolavo, gli ultimi tra mi attaccarono, brandendo con furia le loro armi le parai usando una barriera di elettroni. Con un calcio, mandai gambe all’aria un altro nemico e fui costretto a evitare più volte le lame elettriche degli ultimi due.

“Quattro minuti alla disattivazione del supporto vitale.”

‘Dannazione… devo essere veloce!’ Pensai, schivando un attacco con una capriola e, approfittando del momento, afferrai due delle loro armi (una per mano) e mi lanciai su di loro, tagliandoli a metà.

“Tre minuti alla disattivazione del supporto vitale.”

‘Ok… devo capire dove si trova il ‘supporto vitale’… potrei entrare nelle memorie della stazione.’ Pensai, mentre mi sedevo per entrare nella rete elettrica.

Mi ci volle un po’ ma riuscii a usare i miei poteri elettrici per capire dove l’energia stava per essere tolta e, fisicamente non era lontano da me, solo che avrei dovuto correre. Superai velocemente la porta che mi trovai davanti e seguii il corridoio tagliando a metà due robot che cercarono di fermarmi.

“Due minuti alla disattivazione del supporto vitale.”

Avrei voluto che quel coso stesse zitto, ma ero un po’ impegnato per fermarmi a distruggere ogni altoparlante che c’era in giro. Inoltre ogni due secondi c’era un dannato robot che cercava di fermi a fetta. Alla fine mi ritrovai davanti un immensa porta di metallo, alta tre metri e sorvegliata da venti robot.

“Sessanta secondi alla disattivazione del supporto vitale.”

‘significa che dovrò ucciderne uno ogni cinque secondi!’ Pensai, lanciando un onda di energia elettrica che ne travolse diversi buttandoli a terra.  Con un'altra scossa ne mandai in corto dieci e gli altri si lanciarono su di me. Parai i primi tre fendenti, e ne tagliai tre a metà, a un quarto gli tagliai la testa. Il quinto, cercò di ferirmi con il taglio della sua spada, ma io parai con una e con l’altra lo tagliai all’altezza della vita. Un altro fendente decretò la fine di altri due nemici. Alcuni mi spararono con degli M16, ma i loro colpi finirono con impattare sulla mia barriera senza danni. In poco tempo finii con distruggerli tutti, lasciando dietro di me, solo pezzi di ricambio.

“Quindici secondi alla disattivazione del supporto vitale.”

‘Devo fare presto.’ Penai, mentre caricavo tutta l’energia che avevo in un raggio elettrico così potente da scardinare la porta di metallo che cadde a terra con un rumore assordante.

“Dieci… nove… otto…”

Corsi rapidamente all’interno ritrovandomi in  una specie di enorme tubo che si restringeva in fondo e in cima. Al centro c’era un’enorme sfera di metallo con dei fori che emanavano luce blu.

“Sette… sei…”

Cercai il computer che controllava il supporto vitale e lo trovai: era a cinquanta metri da me e avrei dovuto usare tutta la mia energia rimanente per riattivarlo.

“Cinque… quattro…”

Corsi, imprimendo più forza possibile ai miei passi, cercando di essere veloce.

“Tre… due…”

Lo raggiunsi e, concentrandomi al massimo, invertii il flusso di energia del reattore, reindirizzandolo al supporto vitale.

“Uno… Attenzione, reindirizzazione dell’energia, disattivazione annullata, funzioni del supporto vitale normale, si richiede la manutenzione di unità robotiche.”

Io caddi a terra, spossato, ma soddisfatto. Non avevo più molta energia, ma ero vivo.  Mi diedi qualche minuto per riprendermi, prima di rialzarmi barcollando fuori. Probabilmente sarebbero venuti a prendermi, ma non mi interessava poi più di tanto: in quel momento ero troppo stanco per ragionare razionalmente.

Mi sedetti spossato tra i rottami dei robot, in attesa che qualcuno venisse a prendermi. Fu una sorpresa quando compresi che erano passati diversi minuti e nessuno era ancora arrivato.

‘Meglio vederci chiaro…’ Pensai, mentre mi avvicinavo alle carcasse dei robot per togliere l’oro gli ultimi residui di energia.

A poco a poco recuperai le forze e riuscii a rimettermi in piedi e iniziai a esplorare la zona. Le porte erano chiuse, ma, essendo elettriche, bastava manipolare il flusso di energia per aprirle e permettermi il passaggio. Era strano come non ci fossero guardie umane e che, tutti i robot di guardia, fossero disattivati. Probabilmente avevo mandato in cortocircuito qualcosa, facendo saltare la loro programmazione.

All’improvviso mi ritrovai in una stanza illuminata, con un vetro coperto da tapparelle bianche.

‘Ora scoprirò dove mi trovo.’ Pensai riindirizzando l’energia, in modo che le tapparelle si aprissero.

“No! Non è possibile…” Sussurrai a me stesso, mentre osservavo l’esterno. Non ero ne in cielo, né sott’acqua, né sottoterra… non ero nemmeno sulla terra che mi appariva come un’enorme pallone dipinto a chissà quanti kilometri sotto di me. Ero su un’immensa stazione spaziale.

In quel momento una porta alla mia destra si aprì, o meglio, fu sfondata, e, dall’altra parte, apparve un giovane con forse qualche anno più di me con il braccio sinistro ricoperto da uno spesso strato di cartilagine scura che terminava con una lunga e spessa lama ossea.

‘Bene… ora siamo al completo.’ Pensai estraendo le due spade.

 

 

 

 

 

 

 

 

[Registrazione chiamata dal comando lunare della stazione spaziale-prigione Empireo]

 

“Generale Ritcher, qui maggiore Taylor. Devo parlare con lei immediatamente.”

“Maggiore, cosa mi deve dire, le ricordo che in questo momento, in questa zona della terra sono già le tre del mattino.”

“Signore, è importante… WX01… non abbiamo idea di come abbia fatto, ma è riuscito a evadere!”

“Cosa!? Ma… com’è possibile? Il supporto vitale si sarebbe dovuto disattivare in caso di fuga!”

“È questo il peggio, signore! Il soggetto è riuscito a reindirizzare l’energia, ignorando tutti i nostri comandi: i suoi poteri devono averci escluso dal controllo della stazione, ora è lui che la controlla!”

“Cosa!? Si rende conto che quella stazione è munita anche di armi! Cannoni a impulsi, armi a corta e lunga gittata e un deposito e una torretta di lancio dei missili che può bombardare la terra!!! Ora lei mi sta dicendo che tutto questo è in mano a un Omega!?”

“Temi di sì, signore… ora X01 e Y01 si sono incontrati. Non sappiamo le loro intenzioni, ma potrebbero uccidersi a vicenda.”

“Non mi interessa! Invierò un intera divisione e voglio che lei prepari i caccia e le navi da sbarco della nostra stazione lunare! Per nessun motivo gli Omega devono uscire da lì!”

 

 

 

 

 

   

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Capitolo 11
*** Scontro con X ***


 

                                  Scontro con X

 

 

 

 

 

 

 

[Registrazione chiamata dal Generale Ritcher a Controllo base Empireo]

 

G.R.: Avete i vostri ordini, è prioritario che quei due Omega non fuggano

C.E.: Signore, non può chiedercelo davvero… X è uno dei più pericolosi Sette che abbiamo, l’abbiamo rinchiuso su Empireo per un motivo e liberandolo potrebbe essere più pericoloso di Y01 e X01 messi insieme.

G.R.: Li ucciderà tutti e due. Mandate subito le truppe di soppressione per far fuori qualsiasi sopravvissuto, al resto penserò io, una volta che vi avrò raggiunti.

C.E.: Sissignore… inviamo subito i codici di apertura della cella di sicurezza massima.

 

 

 

 

 

 

 

[WX01]

 

 

Osservai per alcuni secondi l’Omega che mi stava davanti e mi caricai, assorbendo l’energia della stazione che potevo. I miei poteri erano stranamente potenziati, ma ero parecchio stanco: quando avevano cercato di narcotizzarmi avevo speso parecchia energia per non addormentarmi. Avevo tenuto sveglio solo il cervello. Inoltre gli scontri precedenti mi avevano messo davvero male; certo, non ero ferito, ma la stanchezza si faceva comunque sentire. Dovevo evitare lo scontro ad ogni costo.

“Chi sei!?” Feci, ad alta voce, in modo da poter attirare la sua attenzione; forse avrei potuto tentare di evitare lo sconto… per quel momento.

Quello si avvicinò un po’, sempre pronto a combattere, ma, nonostante tutto, sembrò abbassare un po’ la guardia: “Io sono Reaper e tu? Sei uno di ‘loro’?”

“ ‘Loro’? Intendi quelli dell’I.S.A.!? No!”Risposi cercando di far capire che non eravamo nemici, rinfoderando le armi.

“Come faccio a saperlo… potresti mentitrmi…” Sussurrò avvicinandosi fino a puntarmi contro la lama ossea, proprio sotto la gola.

I miei muscoli erano tesi, pronto ad affrontarlo. Sapevo di essere in minoranza, soprattutto perché ero più debole, ma non mi sarei mai arreso. Stavo per prepararmi a combattere, quando, all’improvviso, un esplosione abbatté il muro e da una stanza accanto, giunse l’uomo più alto e spesso che avessi mai visto. Sembrava un enorme bodybilder, gonfiato e pompato fino all’inverosimile. La pelle scura era tirata oltre ogni immaginazione e strane protuberanze simili a corna gli crescevano sulle spalle. Le gambe erano orribilmente deformi, come se le avessero gonfiate in maniera ancora più disumana, fino a farle diventare spesse come tronchi d’albero.

“Cosa diavolo sei!?” Chiesi, mentre cercavo di non vomitare alla vista di quel mostro. Era orribile, persino guardare il viso ancora umano sembrava un orrore, con quel corpo mostruoso. Sentii la rabbia scorrermi in corpo, perché, chiunque avesse fatto a quell’uomo ciò che lo aveva trasformato in quell’essere orribile, doveva essere un demone fuoriuscito da qualche abisso infernale.

“Io sono X, io sono il primo supersoldato, io vi distruggerò!” Urlò il mostro, sollevando le braccia con rabbia. Era pazzo, fuori di testa e senza controllo. Chiunque fosse, avrebbe compiuto il suo dovere, fino alla morte.

“Non credo proprio!” Urlò Y01, correndogli incontro e attaccandolo.

Gli rifilò un pugno nello stomaco, facendolo piegare in due, poi, dopo aver trasformato il braccio destro in una lama ossea, che cercò di abbattere sulla gola del mostro. Quello, però, si rivelò incredibilmente forte e, afferrandogliela a mezz’aria, gliela spezzò, dopodiché, lo sollevò da terra gettandolo contro il muro. Io mi buttai su di lui, caricando con tutta l’elettricità che avevo un gancio sinistro e lo feci andare a sbattere contro una parete. Iniziai a corrergli incontro, caricandomi, di nuovo, di elettricità, deciso a finirlo, ma lui rispose alla carica, con un pugno così forte che l’impatto tra noi due provocò un onda d’urto che crepò lo spesso strato di vetro della terrazza panoramica. Quando cercai di rispondere, il mostro mi anticipò, afferrando il mio braccio destro e torcendomelo con tale forza che le mie ossa iniziarono a scricchiolare. Urlai di dolore, mentre quell’essere vagamente umano sorrideva compiaciuto. Y01, però, aveva un sacco di abilità e si lanciò contro X, colpendolo con i suoi pugni, trasformati in enormi martelli di biomassa con i quali riuscì a liberarmi. Ero convinto che fosse riuscito ad avere la meglio, ma il mostro era molto più forte di quanto ci aspettavamo, infatti, prima che il mio nuovo compagno potesse rifilargli un quarto pugno, l’altro sollevò le braccia, bloccando l’attacco e, con un calcio, spinse via il ragazzo. Mi lanciai di nuovo all’attacco, ma questa volta da lontano, scaricandogli addosso una raffica di saette, ma lui sembrò ignorarle quasi del tutto. Anche Y01 tornò all’attacco, trasformando il suo braccio destro in una specie di pungiglione gigante che, quando vibrò il colpo, si allungò a dismisura, come un frusta. X, però, la afferrò al volo e, con un violento strattone, sollevò il ragazzo e, facendolo girare sopra la testa come un lazzo, lo lanciò contro di me. Io, cercai di evitarlo, ma finii travolto, andando a sbattere contro il vetro panoramico. 

“Credo che sia un tantino forte…” Sussurrai, mentre mi massaggiavo la testa stordito.

“Ma va’… io… io lo…” Y01 era parecchio stordito, probabilmente gli girava la testa, ma non sembrava disposto ad arrendersi, e nemmeno io, per quel che mi riguardava.

Poi mi accorsi che X aveva preso la rincorsa e si stava dirigendo verso di noi a tutta velocità. Capii subito cosa voleva fare: voleva scagliarci nello spazio, rompendo il vetro. Avrebbe condannato tutti e tre. Ma io non ero ancora disposto ad arrendermi.

“Attento!” Urlai a Y01, mentre, con violenza inaudita, sentii il mio corpo, sbalzato all’indietro e il vetro rompersi con un urto tremendo. Fummo scagliati all’esterno, insieme a un vortice d’aria travolgente che ci spinse fuori ancora più velocemente.

In poco tempo, spinto dall’istinto di sopravvivenza e dalla paura, mi concentrai più che potei e, con un incredibile sforzo di volontà, riuscii a creare due bolle di elettroni contenenti ossigeno, sufficiente per almeno cinque minuti. Afferrai il mio compagno e, muovendo le mie cariche elettriche, in modo che creassero un campo magnetico in modo da essere di nuovo attirato verso la stazione spaziale.

“Oh… mio… Dio…”Sussurrai, mentre mi guardavo intorno: stavo camminando nello spazio, senza tuta spaziale, con una bolla di elettroni, e stavo combattendo contro una specie di alieno mostruoso, anche se probabilmente era stato scagliato nello spazio.

Mi sbagliavo.

Con un tremolio, il bestione, atterrò accanto a me.

“Ma cosa ci vuole per ucciderti!?” Chiesi, disgustato, mentre osservavo il suo corpo deforme bruciare per l’esposizione diretta alla luce del sole. Per fortuna noi, avevamo le nostre bolle per difenderci.

Quello mosse la boca in un muto urlo di rabbia che avrebbe dovuto suonare così: “Io sono invincibile! Io sono il guardiano di Empireo! E voi morirete!”*

“Dobbiamo fermarlo…” Sussurrò, Y01 preparandosi a combattere, rimanendo a fatica attaccato alla superficie della stazione.

Io osservai disgustato la pelle orribilmente bruciata che si rigenerava e si bruciava di nuovo. Sembrava una bestia di melma bruciata. Avevo un’idea su come fermarlo, ma avrei dovuto agire in coordinazione con il mio compagno.

“Ce la fai a combattere ancora un po’?” Chiesi, cercando di non perdere l’equilibrio.

“Posso farlo a pezzi…” Rispose, con gli occhi iniettati di sangue.

“Ok, ascolta, dobbiamo collaborare, altrimenti, moriremo qui fuori…”Proposi, pronto ad attaccare. Avevo poche energie, ma dovevo fare ogni cosa per fermare quella mostruosità.

“Cosa vuoi fare?” Chiese, creando una falce dalla sua mano con la sua biomassa.

“Aspetta ad attaccare, io lo distraggo, poi attaccalo.” Risposi, lanciandomi all’attacco, approfittando della lentezza che il nostro avversario doveva tenere a causa della mancanza di gravità.

Mi teletrasportai velocemente alle sue spalle e iniziai a scagliare saette, senza poterlo ferire, ma sapendo di distrarlo. Infatti iniziai a teletrasportarmi rapidamente in più punti, in modo da disorientarlo e, appena inizia ad anticipare le sue mosse, mi teletrasportai davanti a lui e lo colpii agli occhi accecandolo.

“Ora!” Urlai, voltandomi verso Y01 che fremeva, scalpitando, reclamando violenza e sangue. Non avevo nemmeno finito di dirlo che lui si era già lanciato sull’uomo mostro con la falce, roteandola con ferocia.

I due iniziarono a fronteggiarsi rifilandosi armi così forti che, se ci fosse stata aria avrebbero provocato delle onde d’urto. Io, intanto mi stavo concentrando, ma l’aria iniziava a scarseggiare e l’energia che avevo era troppo poca. Dovevo trovare un fonte di energia elettrica, ma non sapevo dove trovarla. Improvvisamente mi accorsi di una cosa un po’ strana: mentre i due che si affrontavano avevano la pelle bruciata a causa del sole, anche se Y01 meno, grazie alla sfera, io non ero ferito… anzi, se mi costringevo a concentrarmi, riuscivo a sentire la sua energia.

‘Posso… posso controllarlo…’ Pensai sorpreso. Non avevo mai controllato l’energia solare, ma sapevo che avevo un occasione da non sprecare.

La paura mi attanagliò, mentre rompevo la mia sfera di elettroni. Mi sentii soffocare per alcuni attimi, poi, all’improvviso, sentii l’energia scorrere in me, permettendomi di fare a meno dell’ossigeno.

“Eccomi, sollevalo!” Urlai, muovendomi verso i due che si scontravano per aiutare Y01.

Con una carica di energia, potenziai i suoi pugni che, con forza incredibile, riuscirono a staccare il bestione dalla stazione. Dopodiché, gli scagliai contro un fulmine con tutta l’energia possibile, proiettandolo nello spazio profondo. Il suo grido muto si perse ne vuoto dello spazio, mentre lo osservavamo fluttuare sempre più lontano, nel buio, condannandolo all’oblio eterno.*

Y01 si accasciò un attimo a terra, sussurrando “Cazzo… non ho più molte staminali…” Poi, risollevandosi, mi indicò qualcosa in lontananza.*

Là vidi degli strani oggetti volanti non identificati che si avvicinavano. Avevo davvero una strana sensazione: il calore solare sembrava benefico, ma, mentre, invece, Y01, sembrava soffrirne. Com’era possibile che su di me avesse quell’effetto positivo? Ma non c’era tempo per le domande: dovevamo rientrare prima che lui morisse soffocato. Individuai un portellone e lo aprii, dietro ancora ce n’era un altro, pressurizzato, così superai e, finalmente… sentii di nuovo l’ossigeno entrare nei polmoni. Certo, il sole mi dava energia, ma nulla era come l’ossigeno.

“Finalmente… si respira.” Sussurrò Y01, rialzandosi con calma.

“Giusto… ma non abbiamo tempo… sento che quei tipi sono pericolosi, sono qui per eliminarci…” Sussurrai, mentre cercavo di intercettare le loro comunicazioni. A fatica riuscii a capire che c’erano circa cinquanta soldati. Troppi per noi due, troppo deboli.

“Dobbiamo farci aiutare dagli altri Omega… probabilmente possono aiutarci. E ce ne potrebbero altri, oltre a noi.” Sussurrai, scuotendolo, e iniziando a camminare lungo il corridoio zoppicando, seguito a ruota da Y01.

“Sai come fare?” Mi chiese, mentre raggiungevamo un enorme stanzone completamente bianco con decine di computer avveniristici incassati nei muri. Sembrava un laboratorio di ricerca di star wars.

“Credo di sì… aspetta.” Sussurrai, mentre mi concentravo.

In quella stanza c’erano decine di collegamenti che portavano in ogni parte della stazione, ma a me interessava solo quello delle celle. Mi ci volle poco per trovarli e, essendo elettronici, mi basto poco sforzo di concentrazione per sbloccarli, aprendo contemporaneamente tutte le celle. Contavo più o meno duemilacentododici celle piene. Un piccolo esercito. Sarebbe stato difficile, ma dovevo portarli dalla mia parte, così presi una specie di microfono e, con i miei poteri, lo collegai a tutti gli altoparlanti della nave, mentre deviavo il segnale delle telecamere di sicurezza sugli schermi dei computer di quella stanza. Nello stesso istante, isolai le zone di detenzione per evitare che i robot ancora attivi li attaccassero. C’erano decine e decine di omega che si guardavano intorno, spaesati, impauriti, arrabbiati, furiosi. Glielo leggevo negli occhi. Molti erano feriti, le loro pelli screpolate, sanguinanti distrutte dagli orribili esperimenti che avevano ricevuto insieme alle loro menti a pezzi. Per un attimo rabbrividii quando alcune mie ferite tornarono a farsi sentire.

Battei due volte sul microfono attirando la loro attenzione e iniziai a parlare.

“Salve, compagni! Io… io sono X01, anche se, per qualche ragione, i soldati mi chiamano Zeus.” Tutti si erano voltati verso l’alto. “So che siete spaventati, magari siete arrabbiati e voglio rassicurarvi, io non sono uno di loro, sono un Omega e sono dalla vostra parte. Vi ho librati e vi sto chiedendo aiuto.” Alcuni sembravano particolarmente attenti, mentre altri scuotevano il capo rassegnati. “Presto, qui arriveranno dei soldati e riporteranno ‘l’ordine’… cioè verranno a ucciderci.” Tutti, anche quelli che volevano rinunciare tornarono a guardare le telecamere. “Io vi chiedo di difendere voi stessi, quando tenteranno di entrare. Di aiutarci a vicenda per salvarci. So che siete stanchi, ma tra poco saranno qui e non ci sarà più scampo per nessuno… vi prego di aiutare me e il mio amico, Y01.” Questa volta diversi annuirono e qualcuno si diresse verso le porte che avevo sigillato. “Ora aprirò le porte per coloro che vogliono aiutarmi, all’interno ci sono ancora diversi androidi che hanno il compito di ucciderci a vista, ma non abbiate paura. Ci incontreremo tra cinque minuti, al centro della stazione. Vedete quegli enormi schermi sopra ogni porta? Farò in modo che su quelli che indicano la strada giusta appaia un cerchio azzurro, tutti gli altri avranno una croce rosse.”

In poco tempo, diversi omega si assieparono davanti alle porte sigillate, ma la maggior parte, rimase dov’era, alcuni disinteressati, altri troppo malmessi per aiutarci e altri ancora intenti a curare i feriti.

“Ne avremo solo uno, due centinaia… per ora… credi che basteranno tra robot e soldati?” Mi chiese Y01, parecchio dubbioso sulla riuscita del mio piano.

“Per ora sì… ho il controllo anche delle armi, sono tutte controllate elettronicamente e a distanza… e io posso prenderne il controllo… ma per ora, meglio fargli credere che siamo pochi e male armati, ci sottovaluteranno.” Risposi, mentre uscivo e andavo incontro ai nostri nuovi compagni.

 

 

 

 

 

[Base di controllo di Empireo. Superficie Lunare]

Un uomo alto, dai capelli grigi e il volto squadrato e severo, fece il sui ingresso nella sala di controllo e tutti si misero sull’attenti. Dietro di lui, un uomo più anziano sulla sessantina, dalla pelle scura e la barba e i capelli bianchi. Il dottor Wolf. Il generale ordinò ai soldati di tornare alle loro postazioni e si avvicinò ad un gruppo di graduati che stava discutendo animatamente.

“Signori, Rapporto!” Ordinò RItcher, senza troppi preamboli. Era abituatio a farsi ubbidire subito e senza discussioni, si vedeva.

Signorsì, signore, WX01 è evaso e il peggio è che ora controlla circa l’80% dei sistemi della stazione. Abbiamo cercato di riprenderne il controllo, ma ci ha isolati. Come richiesto, abbiamo liberato X, ma il suo segnale si è allontanato dalla stazione. Crediamo l’abbiano lanciato nello spazio. Le squadre sono state informate. La capacità di X di autogenerare ossigeno si potrebbe essere rivelata utile, inoltre, le sue capacità rigenerative, dovrebbero averlo protetto dalle radiazioni solari…” Spiegò brevemente un giovane ufficiale, facendosi avanti.

“Abbiamo idea di cosa stia succedendo a bordo?” Chiese, di nuovo il loro comandante in capo, evidentemente nervoso, data la vena pulsante sulla fronte.

“N-no signore… ha isolato la stazione e assunto il controllo diretto. Ci ha escluso dai sistemi.” Rispose il giovane, leggermente intimorito dalla reazione del suo superiore.

“Affascinante… evidentemente i nostri esperimenti hanno, in qualche modo… arricchito e potenziato i poteri di X01… forse anche di tutti gli altri Omega che abbiamo sottoposto a esperimenti.” Sussurrò il professore, osservando intensamente lo schermo che proiettava i dati del ragazzo.

“Dottore! Dobbiamo evitare altri danni! Zeus ha il controllo delle armi!?” Chiese furibondo Ritcher, mentre su uno schermo, appariva l’immagine dell’interno di una nave, piena di soldati.

“Nossignore,  non ancora al meno.” Rispose un altro ufficiale, un po’ più anziano.

“Almeno una buona notizia! Ora voi andrete a riprendere quel sacco di letame di X e lo riportate qui! Poi, voglio che mi spiegate come cazzo ha fatto quel ragazzo a eludere tutti i nostri protocolli di sicurezza!” Urlò Irritato il Generale, facendo sobbalzare tutti nella sala controllo.

 

 

 

 

 

 

 

[Nei pressi della base militare di Chez Marais]

 

 

Greta si avvicinò alla recinzione e osservò attentamente le guardie cercando di memorizzare il loro percorso, ormai lo conosceva quasi a memoria ed era certa di poterle eludere facilmente. Lentamente, per non fare nessun rumore, si allontanò di nuovo e tornò al furgone/base parcheggiato in mezzo alla boscaglia.

“Grazie al cielo… ogni volta che vai ho sempre paura che tu non torni.” La accolse il ui fidanzato abbracciandola.

Lei ricambiò con un bacio, lasciandosi cullare per un attimo. “Sai che torno sempre… e comunque, sono diventata un’ottima spia, ricordalo.” Affermò lei, fingendosi seria.

Poi, entrambi scoppiarono a ridere e lei portò l’ennesima mappa del percorso a Edward che la appese, insieme ad una ventina di altre mappe. Era una settimana che erano fermi, lì in attesa che lui desse il via libera, ma il ragazzo aveva insistito per attendere e studiare un piano d’azione sicuro, dato che era escluso l’utilizzo dei poteri durante quell’infiltrazione. Ma il giorno dell’azione era arrivato.

“Bene, ci siamo… ho tutti i dati possibili, immaginabili per farvi entrare… ho tutto ciò che mi serve… ora, ecco qui. Bene, agiremo questa notte.” Disse Edward, convinto, mentre confrontava tutte le mappature e i dati che avevano portato.

Una volta fuori, Greta si attaccò al braccio di Tiziano, guardandolo intensamente negli occhi.

“Senti, non c’è bisogno che tu lo faccia, davvero, puoi rifiutarti, hai sentito, no?” Disse preoccupata. Loro due erano legati da tempo e, benché volesse bene al loro amico, X01, non voleva che succedesse qualcosa al suo fidanzato.

“Non preoccuparti… sai che so badare a me stesso… e poi, ormai… siamo tutti coinvolti, no?” Rispose lui sorridendo.

Certo che, per quel che lo riguardava, aveva sempre voluto fare qualcosa di ‘diverso e grandioso’, nella sua vita. Il problema era che, non pensava che avrebbe rimpianto cosa avrebbe perso. Si chiedeva cos’era successo alla sua famiglia e ai suoi amici, ed era certo che anche lei lo stesse pensando. Benché abituati alla nuova vita, ogni tanto rimpiangeva quella vecchia e le piccole cose che la rendevano speciale: le feste, le leggerezze, le storielle stupide che si raccontavano li e i suoi amici e un po’ di vere risate. Da troppo tempo, non rideva, da troppo tempo sentiva nel suo cuore il peso angosciante della paura e del dubbio. Così come tutti quelli che lo accompagnavano. Tuttavia lui e Greta erano insieme e nulla li avrebbe separati e questa era l’unica cosa che gli importava veramente.

 

 

 

WK07, intanto, osservava da lontano la base militare di Bleu Marais, notando come fosse imponente, anche se era certo di poterla distruggere, con l’aiuto degli altri, sapeva che avrebbe solo provocato la morte di decine di soldati.

‘Aaaaaaah… da quando ho questi dannati poteri tutto è andato a rotoli…’ Pensò, sdraiandosi sull’erba, osservando il cielo che stava diventando sempre più scuro, mano a mano che giungeva la notte.

All’improvviso sentì delle voci e, avvicinandosi, nascosto dietro a un grosso masso, notò il suo omonimo e la bionda, Emile, che stavano chiacchierando con leggerezza. Lei sorrideva allegramente, e lui rispondeva.

‘Ma tu guarda il casanova… sono curioso di vedere che succede?’ Pensò K07, avvicinandosi ancora un po’.

“Senti.. ma non hai mai spiegato perché non sei tornata dalla tua famiglia.” Stava dicendo C04, voltandosi verso di lei, con un sorriso a trentadue denti.

Lei abbassò gli occhi e il suo sorriso si spense. “Preferirei non parlarne…” Rispose piano, cercando di allontanarsi.

L’altro, però, la trattenne delicatamente per un braccio. “Aspetta!” Disse, alzandosi. “Non volevo offenderti, ma… ora sei con noi, possiamo aiutarti.”

Lei tornò a sedersi e sospirò. “Ok… ok, te lo dirò… mio padre… come dire, è uno stronzo.” Rispose senza troppi preamboli. “Ascolta tu stesso.” Aggiunse, afferrando il proprio cellulare e iniziando a far ascoltare una registrazione.

“Papà, finalmente… ascolta sono.”

“Figliola, finalmente, dove sei, mando subito la polizia a prenderti!”

“Papà, no, ascolta è una cosa importante, sono stata salvata da delle persone…”

“Cosa vogliono? Quanti soldi vogliono?”

“No, papà, ascolta! Io…”

“No, ora torni subito qui, che hai perso fin troppi giorni di scuola e ricordati che devi ereditare la mia società!”

“… *Silenzio*”

“Mi hai sentito, ragazzina?”

“Sai che ti dico, papà!? Vaffanculo!” *La telefonata si interrompe bruscamente*

“Cavolo… non mi sarei mai aspettato questo da te… sei stata… cavolo!” Commentò C04, impressionato. Anche K07 era a dir poco sorpreso.

“Non me ne parlare… sapevo che si interessava poco a me… ma sinceramente, speravo che mi ascoltasse.” Rispose lei con un triste sorriso, avvicinandosi a lui. “Per questo, ho deciso di venire con voi.”

C04 la abbracciò: “Non ti preoccupare. Mi dispiace volerti mettere in pericolo, ma sappi che non esiterò a buttarmi da solo contro la base per proteggerti.” Le sussurra con tono rassicurante.

“non preoccuparti… vedrai, so badare a me stessa.” Rispose lei con un sorriso, dandogli un bacio sulla guancia.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Finalmente ce l’ho fatta! Nuovo capitolo, scritto in meno di un giorno con una vera maratona di scrittura! Comunque, vi è piaciuto? L’ho fatto parecchio lungo, ma, sinceramente, mi sembrava giusto così… finalmente ho scritto qualcosa di ‘Romantico, ma non preoccupativi, si tornerà in azione tra poco.

*Nello spazio non ci sono molecole e il suono no provoca suoni, ma X01 e Y01, possono parlare, perché le loro bolle contengono aria.

AxXx   

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Capitolo 12
*** Furia Omega ***


                                      Furia Omega
 
 

 
 
 
 
 
[Ad Empireo, Stazione-Prigione]
 
Io mi guardai intorno, il gruppo che mi trovavo davanti era parecchio eterogeneo, ma era diminuito. Solo centocinquanta, anche se io speravo in un gruppo iniziale di duecento, ma mi sarei accontentato. Si spaziava dai un paio di ragazzini di quindici anni fino a un uomo anziano sulla sessantina. La maggior parte di loro aveva solo il coraggio e la loro volontà di vivere. Si vedeva che non avevano forze vere e proprie per opporre resistenza.
“Sei ancora sicuro che la tua idea funzioni?” Mi chiese Y01 sottovoce. Era evidente che non si fidasse di quel piano d’azione ed ero certo che, se avessi avuto più tempo, anche io ne avrei scelto un altro. Ma il tempo… era l’unica cosa che non avevamo.
‘Quanto sei coraggioso e disperato per unirti a una resistenza che in cuor tuo sai che è inutile?’  Mi chiesi, mentre passavo in rassegna ognuno di loro.
Nessuno si era fatto avanti… nessuno mi avrebbe sostituito, nessuno avrebbe voluto prendere il mio posto. Avevano lasciato la vita nelle mie mani, li avrei guidati, come il soldati impugna il fucile, come il cavaliere la spada. Nulla, non si lamentavano, non parlavano, semplicemente… aspettavano. Aspettavano me. La mia decisione, le mie scelte. La paura…
Sentii la paura…
Sentii il terrore di sbagliare e di condannare altri…
Quelle vite le avevo in mano io, erano mie responsabilità….
E io ebbi paura di non riuscire a salvarle…
Mi sentivo inutile e impotente contro i trecento robot ancora sopravvissuti e i rinforzi: cinquanta soldati scelti e addestrati. Noi, invece, non eravamo niente: mal nutriti, non addestrati, impreparati, appena usciti da una specie di prigione. Cosa potevamo fare, contro di loro.
Alla fine, però, mi ripresi. Cercai di controllarmi e iniziai a concentrarmi su altro, come se ciò che mi stesse accadendo non fosse reale. Riuscii a calmarmi e a prendere le redini della situazione.
“Ok… ok, gente, ascoltate… la situazione è molto difficile, ma dobbiamo resistere. I robot si staranno riunendo ai soldati e saremo in inferiorità numerica. Ci divideremo in due gruppi, uno guidato da me e uno da Reaper.” Indicai il mio compagno. “Abbiamo dato un occhiata alla planimetria della stazione; siamo certi di poterci orientare.”
Nessuno mi contraddisse e la maggior parte annuì, anche se poco convinta. Iniziai con il fare qualche domanda, chiedendo quel fosse il loro potere cercando di non mettere troppe persone con capacità simili nella stessa squadra, ma fui bruscamente interrotto dall’arrivo di una ragazza che doveva avere, più o meno la mia età. Aveva il volto abbastanza dolce, ma piena di tatuaggi.
“Perché dovremmo farci guidare da te? Io me la sono sempre cavata da sola.” Protestò con sguardo duro.
“Forse perché posso portarvi fuori di qui?” Ribattei piccato. Non avevo la minima idea di chi avevo davanti.
“Ti sbaglio, bimbo, tu puoi guidarci, ma rimarrai intrappolato con noi. Questa prigione è nello spazio!”
Mi resi conto che aveva ragione. Avrei potuto guidare una resistenza, ma, alla fine, saremmo rimasti comunque intrappolati lì. Non c’era via d’uscita. Prima o poi avremmo finito le scorti, quindi, anche una qualsiasi resistenza sarebbe stata stroncata con l’attesa. Dovevo trovare anche il modo per farli fuggire, o non avrei mai avuto la loro fiducia.
“Ho degli amici sulla Terra, loro possono aiutarci. Ma se non ci aiutiamo a vicenda, moriremo prima di ricevere aiuto. Non voglio un esercito e non voglio essere il vostro capo; voglio solo aiutarvi! Ma non posso farlo se non mi date una mano voi.” Cercai di spiegare con calma per non irritare gli altri: avevo davvero bisogno del loro aiuto.
Per quasi un minuto la ragazza non si mosse. Capii che stava valutando le mie parole, se accettare o no. Unirsi a me avrebbe significato la fine di parte delle sue libertà, ma era abbastanza intelligente da capire che da sola non avrebbe potuto fare molto.
“Accetto.”
 
 
 
 
 
 
Due figure si avvicinavano alla rete elettrificata della base di Bleu Marais. Indossavano abiti comuni, ma avevano guanti e passamontagna, in modo che non fossero riconoscibili. Solo le loro forme facevano intuire che fossero un ragazzo e una ragazza.
“Quando è iniziato tutto questo avevo pensato a tutto… tranne che sarei finito a fare questa roba tipo James Bond.” Sussurrò Tiziano, accucciandosi a lato della base, mentre la luce dei riflettori montati in cima alle torrette passava a pochi centimetri dal loro nascondiglio dietro gli arbusti.
“Ormai Dovremmo essere abituati a tutto.” Rispose Emile avvicinandosi ancora di più alla rete. “Ci siamo, togli la corrente.” Sussurrò, premendo l’auricolare che aveva attaccato all’orecchio destro, mentre il compagno prendeva delle pinze dalla tasca posteriore dei Pantaloni.
“Ovviamente… ok, ricordate l’itinerario delle guardie. Io mi occuperò delle telecamere lungo il percorso.” Disse Edward. Ormai era riuscito a bypassare le loro contromisure esterne, farli entrare sarebbe stato un giochetto.
In poco tempo i due ragazzi aprirono un piccolo passaggio, dopodiché rimisero la parte tagliata al suo posto, in caso qualcuno fosse passato da lì, avrebbe dato l’impressione di essere a posto. Procedettero cauti, superando le baracche e evitando i riflettori, muovendosi seguendo le istruzioni del loro compagno all’esterno.
“Di qua.” Sussurrò Tiziano, indicando la porta laterale di un grande magazzino. “Merda è chiusa… dobbiamo inserire un codice.” Aggiunse, indicando il pannello numerato alla sua destra.
“Lasciate fare a me.” Rispose il loro compagno, dando per l’ennesima volta, prova delle sue abilità quando, in meno di trenta secondi li fece entrare. “Se queste sono le massime codifiche militari, allora, siamo messi bene. Non gli darei da difendere nemmeno la statuetta di Leon di Resident Evil che ho in camera.”  
“Ehi… non pensavo ti piacesse Resident Evil.” Precisò divertito Tiziano, mentre superavano un altro corridoio.
“Certo che sì… anche se il 6 non è proprio il massimo, non mi lamento degli altri.”
“Come sono d’accordo… certo che, però, potevano farlo finire al 5 dopotutto…”
“Volete finirla voi due, con i vostri videogiochi??” Chiese stizzita Emile, mentre si fermava davanti a una specie di schermo rosso trasparente che emetteva un basso ronzio costante.
“Che roba è?” Chiese Tiziano, avvicinandosi per osservarla meglio, senza, però, toccarla.
“Merda… un dannato imprevisto. Uno schermo Laser, appena lo attraverserete farete scattare un allarme che allerterà tutta la base.” Spiegò Edward, dopo qualche secondo, osservando preoccupato l’ostacolo da una delle telecamere che aveva manomesso e deviato sui suoi schermi.
“Non possiamo attraversarlo con quelle belle mosse ginniche che fanno nei film?” Chiese il ragazzo nella base, ricordandosi degli allarmi laser che gli agenti evitavano con agilità.
“Sto morendo dalle risate… questo è a emissione continua darebbe l’allarme anche se ci passasse una mosca, in mezzo!”
“D’accordo, scusami… era per dire. Qualche idea?” Chiese Tiziano, guardandosi intorno per vedere se c’erano altri passaggi.
“Rompete il pannello alla vostra sinistra, all’altezza della coscia, è un condotto di ventilazione camuffato, vi porterà oltre la barriera.”
“Un giorno devi insegnarci questi trucchetti, amico.” Affermò Emile, mentre svitava i sostegni del pannello con un cacciavite.
I due strisciarono lungo il cunicolo per diversi minuti. Era molto stretto ed era possibile attraversarlo solo in fila indiana e avanzando pancia a terra. Alla fine si trovarono davanti ad un altro pannello e, dopo che Edward li ebbe rassicurati, dicendo che non c’era nessuno, lo aprirono e si trovarono alla fine del corridoio, davanti alla porta scorrevole di un ascensore.
“Ok… una volta scesi non avrò più possibilità di aiutarvi. Usate la chiavetta che vi ho dato se trovate qualche apparecchio o trappola. Collegandolo potrò collegarmi direttamente con esso, ma potrò fare solo una cosa alla volta, quindi il mio aiuto sarà limitato.” Li avvertì Edward, mentre accendevano le microcamere che avevano montate ai lati dell’orecchio, vicino all’auricolare. “Appena usciti ci sarà una guardia. Non si aspetta nessuno, agite di sorpresa e non dovreste avere problemi.”
“bene… ci sarà da divertirsi.” Sussurrò Tiziano sarcastico, mentre premeva il pulsante per scendere ai livelli inferiori.
“State attenti.” Disse la quarta voce, leggermente preoccupata di Greta.
La ragazza sapeva che i suoi amici erano in grado di cavarsela egregiamente. L’avevano dimostrato più volte salvandola e accompagnandola per tutta l’Europa. Ma saperli in una base piena di soldati pronti a ucciderli non faceva che renderla sempre più apprensiva e, anche se non lo dava a vedere, era molto preoccupata per ciò che sarebbe potuto accadere.
I due arrivarono in fondo e si prepararono ai lati della porta, ma non ce ne fu bisogno. Non c’era nessuna guardia.
“Cosa? Ma… non avrebbe dovuto esserci?” Chiese Tiziano perplesso, guardandosi intorno.
Nulla.
Sembrava sparita.
“Forse c’è il cambio.” Si disse, alzando le spalle, avanzando.
Ma anche avanti qualcosa li insospettì: secondo quanto diceva Edward avrebbero dovuto trovare delle trappole o dei sistemi di sicurezza ma che, andando avanti, trovavano già disattivati o senza energia.
“Qualcuno è passato qui prima di noi e, dato che non l’abbiamo incrociato, e ancora qui.” Asserì Tiziano, sottovoce, mentre si avvicinavano a una porta dai vetri oscurata.
“Allora state attenti. Dietro quella porta dovrebbe esserci il computer che cerchiamo, entrate, ma state attenti.” Raccomandò la loro guida dagli auricolari, mentre bypassava i codici di accesso dal quadro numerato.
“Pronta?” Chiese il ragazzo biondo, posizionandosi al lato della porta, pronto a combattere.
“Pronta.” Rispose Emile, decisa, mentre la porta si apriva.
Entrambi avevano pistole, ma volevano evitare di usarle. Tuttavia non avevano altra scelta: presero le armi dalle fondine e le puntarono davanti a loro. Sul computer era china una donna dai capelli neri che dava loro le spalle così ne approfittarono per avvicinarsi e puntare le armi alla nuca; non volevano sparare, ma solo intimorirla.
“Non una mossa… o ti facciamo un buco proprio qui dietro.” Minacciò Emile, cercando di essere convincente.
La donna si irrigidì, smettendo subito di digitare le lettere sullo schermo e alzò le mani senza dire nulla.
“Bene… ora indietreggia. Lentamente.” Intimò la ragazza, mentre Tiziano la teneva sotto tiro. Sembrava tutto strano, però. Come mai quella donna era lì? Non sembrava un soldato di guardia e il fatto che stesse prendendo informazioni dal terminale sembrava far intuire che fosse dalla loro parte… o almeno sembrava.
Emile fece cenno a Tiziano di muoversi, mentre spingeva la prigioniera di lato, in modo che non potesse prendere il ragazzo come ostaggio mentre prendeva le informazioni.
“Contatto stabilito.” Disse lui, mentre inseriva la chiavetta, senza distogliere lo sguardo dall’intrusa. Il cuore gli batteva a mille per la paura e l’esaltazione, ma non avrebbe perso il controllo.
“Ottimo, sto ricevendo i dati. Virus inserito, uscite di lì.”
I due compagni si guardarono, per poi posare lo sguardo sul loro ostaggio. Dovevano andarsene, certo, ma non avevano idea di cosa farne, di lei. Lasciandola lì avrebbe potuto dare l’allarme ma portarsela dietro era ancora più rischioso. Avrebbe potuto allertare una qualsiasi pattuglia appena capito che erano vicini.
“Non la uccideremo.” Intervenne subito Tiziano, allo sguardo deciso di Emile: aveva intuito parte del suo piano, ma aveva anche capito che lei non l’avrebbe mai fatto.
“Sentite.” Intervenne la donna con tono calmo. “Non so come due ragazzini come voi siano entrati qui, ma non sono dalla loro parte.” Disse indicando i soldati svenuti. “Non apertamente, almeno.”
“Allora cosa sei?” Chiese la ragazza bionda. “Una spia?”
“Una specie… sono qui per avere…”
Un esplosione squarciò l’aria e un allarme iniziò a suonare all’impazzata. Altre esplosioni, grida di uomini e mitragliatrici.
“Che cazzo succede!?” Urlò Tiziano, mentre il pavimento iniziava a tremare, facendolo cadere a terra. Anche Emile barcollò, e la donna che tenevano in ostaggio ne approfittò per sfuggirgli, dirigendosi in fretta verso l’ascensore.
“Merda!” Emile, si maledisse e prese la mira, sparando un paio di colpi alle gambe che non andarono a segno.
L’ascensore si richiuse e loro rimasero in trappola.
“Siamo fottuti.”
 
 
 
 
 
 
 
Fulmini, proiettili e ancora fulmini.
Mi muovevo a velocità supersonica, mentre intorno a me i miei compagni Omega e i soldati combattevano con tutto quello che avevano. Ero talmente veloce che riuscivo a colpire qualche soldato con i pugni, prima di tornare al coperto e lanciare altri dardi elettrici.
I soldati erano quasi tutti sconfitti, ma qualcosa mi preoccupava parecchio: per qualche ragione i miei colpi avevano meno effetto del solito. Li colpivo, ma loro si rimettevano in piedi e io cntinuavo. Mi ci voleva un po’, ma riuscivo a bloccarli tutti. In poco tempo, uomini svenuti o morti, erano ovunque sul pavimento. I pochi superstiti si ritiravano, trascinando via i feriti.
Sentivo il loro comandante dare ordine di tornare alla navetta.
Avrei potuto finirli, ma non ne ebbi il coraggio: avevamo vinto e questo mi bastava.
“Fermatevi! Lasciateli ritirare!” Ordinai immediatamente.
Alcuni si fermarono, ma altri cominciarono ad inseguirli, urlando parole di scherno, spinti dalla rabbia, dalla paura o dall’esaltazione. Quando capii che non si sarebbero fermati, fui preso da un certo rimorso: io volevo solo respingere, quei soldati, non ucciderli. Avevo sempre cercato di trattenermi, anche se ogni tanto, preso dalla rabbia, avevo finito per uccidere. Adesso ero io, il responsabile. Avevo liberato quelle persone perché mi aiutassero, non perché massacrassero impunemente degli uomini.
Elevai una barriera elettromagnetica che respinse i colpi.
“Che cazzo stai facendo!?” Mi urlò contro la ragazza che qualche minuto prima mi aveva contrastato. “Quegli stronzi stanno scappando! Ammazziamoli adesso, ci toglieremo la soddisfazione.”
“Soddisfazione!? Di cosa!? Di averli ammazzati? Stanno scappando! Lasciateli andare, siamo vivi! Questo è quello che conta.” Ribattei subito, con decisione.
La rabbia che vidi nei suoi occhi mi fece accapponare la pelle: era come un fiume di lava che ti attraversava, un fiume pieno di rabbia e risentimento. Vendetta.
“Torneranno! Sempre di più! Ogni uomo che uccidiamo adesso, sarà uno in meno che verrà dopo. Non intendo morire per la tua sciocca morale da coglione sentimentale. Sarai anche forte, ma non sai sfruttare la tua forza. Non ci salverai, così!” Gridò lei, furiosa. Il suo corpo era carico di energia. La sentivo, persino dai due metri che ci separavano e la sua rabbia era come benzina sul fuoco: alimentava la sua rabbia.
“Così non fai altro che fare il loro gioco! Ci considerano delle bestie e fanno di tutto perché ci comportiamo come tali. Devi trattenerti.” Risposi cercando di mantenere la calma. Dovevo ostentare sicurezza o anche gli altri avrebbero iniziato a fare come lei. Per vincere, però, avevo bisogno che fossimo tutti uniti.
“Col cazzo che mi controllo! Ci hanno torturati e imprigionati. Credi di sapere cosa proviamo!? Bene, ti sbagli! A noi non frega nulla se li ammazziamo tutti!”
Alcuni sembravano d’accordo, ma gli altri erano un po’ intimiditi. Forse il suo atteggiamento li spaventava, ma di certo condividevano con lei rabbia e desiderio di vendetta. Desiderio che le parole, probabilmente, non sarebbero bastate a placarlo.
All’improvviso, però, un urlo mi raggiunse nella mente. Durante la battaglia avevo cercato di rimanere collegato agli impulsi cerebrali di tutte le persone della stazione, soldati compresi. Li avevo sentiti morire, ma adesso percepivo qualcosa di diverso: come se decine di vite fossero morte nello stesso istante.
La mia mente fu invasa da sprazzi di immagini, sangue, morte e visi distorti.
Sussultai e capii che avevo altri problemi.
“Comunque sia, ormai è unitile!” Risposi, in fretta. “Le loro navi si stanno già ritirando. Abbiamo vinto, inutile pensarci, ora.”
Subito corsi alla sala centrale, dove erano presenti tutti coloro che non avevano combattuto. Alcuni avevano raggiunto i magazzini dove avevano preso medicine e cibo organizzando un piccolo accampamento, distribuendo tutto e curando quelli che erano più gravi. Alcuni avevano poteri curativi e stavano facendo del loro meglio per aiutare.
Mi aspettai di vedere anche la seconda squadra, quella guidata da Reaper, ma non c’era. Era presente solo lui, seduto alla postazione di comando del monitor principale.
“Che ci fai qui? Dove sono quelli che ho mandato con te!?” Chiesi, stringendo i pugni. Avevo una bruttissima sensazione, ma sperai che fosse solo quello.
“Sono tutti morti.” Rispose freddamente, mentre sembrava cercare qualcosa sul computer.
Io decisi di fare per conto mio. Usando la mia capacità di controllo elettrico, interfacciai il mio cervello alla rete interna della stazione come avevo fatto la prima volta per isolarla, ma adesso stavo cercando. Iniziai a setacciare i filmati di sorveglianza che corrispondevano alla zona che avevo assegnato alle sue truppe.
La visione che ebbi mi fece venire un conato di vomito.
“Li… li hai ammazzati!!!” Urlai, furioso. Non potevo crederci, avevo una sensazione strana, ma non avrei mai pensato che fosse disposto a tanto. “Li hai ammazzati e assorbiti! Hai affrontato i soldati e hai ammazzato tutti! Mostro!”
“Avevo bisogno di staminali. Non ne avevano molte, ma mi servivano.” Rispose lui, alzandosi e guardandomi fermamente. Tutti gli Omega presente indietreggiarono, anche la ragazza che mi aveva accusato sembrava incapace di controbattere. Alcuni alzarono le mani, pronti a combattere, ma nessuno voleva attaccare.
Io rimasi fermo, iniziando a caricarmi di energia elettrica assorbendola dalla stazione. Ero spossato, ma dovevo resistere contro di lui. Solo un altro scontro e questa volta, fino alla morte.
“Sei un pazzo! Con te c’era una mia amica!!! Bastardo!!!” Urlò la mia compagna ribelle, avvicinandosi di impeto, lanciandogli contro una sfera di energia che lui deviò trasformando il suo braccio destro in scudo.
“Forse… ma per uscire servono tutte le vostre energie, credetemi. Ma non che siate vivi!” Urlò saltando al centro della gente.
Ebbi una manciata di secondi per capire le sue intenzioni. Il suo corpo sussultò, attraversato da una specie di onda rossastra che lo ricoprì. Con un potere di teletrasporto gli apparsi davanti, caricandomi di energia.
“Non lo farai!” urlai di getto, usando tutta la mio forza per isolarlo, creando una bolla di energia concentrandomi al massimo per tenerla. Dal suo corpo volarono dei tentacoli neri di carne che, all’impatto, finirono con schiacciarsi.
Sentii la pressione della loro potenza spingere sul muro di elettroni e tutta la stazione tremò violentemente per il confronto tra le nostre due forze contrapposte.
Poi esplose. La mia barriera espulse tutta l’energia creando un cratere profondo due metri nello spesso strato metallico, mentre i tentacoli, spinti dal contraccolpo, impattavano sul soffitto.
Eravamo entrambi caduti a terra.
Ed entrambi pronti a combattere.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Rieccomi dopo millenni e millenni di assenza. Siete pronti allo scontro tra i due Omega più potenti. Se va tutto bene faranno schiantare la stazione Spaziale.
Chi vincerà la battaglia tra le due creature più potenti della terra? Si accettano scommesse.
Auros, lo volevi?
AxXx

 

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