Ciò che conta davvero.

di Hope19972308
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** - La vita è dura. ***
Capitolo 2: *** Il mio nome è Giulia. ***
Capitolo 3: *** - Un rompipalle da evitare. ***
Capitolo 4: *** - Sarà il nostro piccolo segreto. ***
Capitolo 5: *** - Dove sei? ***
Capitolo 6: *** - Strani comportamenti. ***
Capitolo 7: *** Amici? ***
Capitolo 8: *** - Solo sesso. Niente amore. ***
Capitolo 9: *** - I'm not your sister. ***
Capitolo 10: *** - Strane sensazioni. ***
Capitolo 11: *** - Un peso in meno. ***
Capitolo 12: *** - Liam. ***
Capitolo 13: *** - Jeaulosy. ***
Capitolo 14: *** - Feelings. ***
Capitolo 15: *** Ti voglio solo mia. ***
Capitolo 16: *** - Non lasciarmi. ***



Capitolo 1
*** - La vita è dura. ***


Quando meno te lo aspetti, quando tutta la tua vita sembra andare per il verso giusto, qualcosa ti travolge. 
 
"mamma, mamma, mi esce sangue dal naso, è la sesta volta questo mese." Continuavo a ripeterle ostinatamente, ma lei, lei con un sorriso rassicurante mi diceva "non ti preoccupare, sarà solo la crescita."
 
Sapevamo entrambe che non era così, avevo ascoltato tutto io. Quella mattina eravamo andate da Minerva a fare delle analisi, semplici analisi di controllo. Arrivato il mio turno, mi ero subito seduta con il braccio sinistro disteso sul tavolo. "chiudi gli occhi se ti fa impressione." mi disse il Dott. Menegatti mentre mi stringeva un tubicino intorno al braccio, "No, non si preoccupi." Risposi.
 
Lentamente vedevo la siringa mentre mi entrava nel braccio e il mio sangue riempirla a poco a poco. 
Era di uno strano colore il mio sangue, e lo aveva notato anche il dottore, solo che non diceva niente.
Finito il tutto Menegatti, si chiuse con mia madre nel suo ufficio lasciandomi fuori. Ad un tratto sentì mia madre piangere, "ha solamente sedici anni!" gridava. "Signora si calmi, non le ho mica detto che sua figlia morirà, le sto solo dicendo ciò che ho pensato notando il colore del suo sangue, ci sono alcuni sintomi, che mi riportano a pensare che sua figlia abbia la leucemia, ma non è niente di sicuro. Adesso, per piacere, si calmi e mi dica se ha notato qualcosa di strano in sua figlia durante questi mesi." Si sentì una sedia spostarsi, mi alzai e misi l'occhio nel buco della serratura. Mia madre era piegata in due con la testa fra le mani, "sangue dal naso, mangia di meno, in effetti è un po dimagrita, è spesso pallida e si lamenta di uno strano dolore al fianco sinistro."
"E' tutto?", "si." "Bene, aspetteremo il risultato delle analisi, appena arriveranno la manderò a chiamare." 
 
Qualche giorno dopo arrivò la chiamata, a mia madre cadde il cordless dalle mani e mio padre piangendo l'abbracciava. Poi mi chiamarono in cucina, "Giulia, ti dobbiamo dire una cosa" disse con tono dolce mio padre. "Sei malata." continuò secca e coincisa mia madre. "Lo so." Risposi facendo un'enorme sospiro. "Come..." " Ho sentito tutto l'altro giorno mentre parlavi con Menegatti, leucemia, morirò?" chiesi in modo impassibile.
 
"No! Non dirlo neanche per scherzo, tu non morirai, faremo tutto il possibile purché tu ne esca viva. Abbiamo già parlato con Menegatti, per fortuna ancora non è tanto grave, potrai iniziare subito con la chemioterapia e poi ci trasferiremo in Inghilterra per un anno dove potranno avere cure più specifiche per te." La voce di mio padre era piena di compassione.
 
"Come volete."
 
Quello fu il giorno più brutto della mia vita. Ma non potevo far sì che i miei genitori crollassero dovevano essere forti, ma non lo erano, non abbastanza da sopportare la perdita della loro unica figlia, quindi, decisi di essere io quella forte. Decisi di lottare contro la malattia e di sconfiggerla. 

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Capitolo 2
*** Il mio nome è Giulia. ***


Il mio nome è Giulia Morganti e ho sedici anni.
Da poco ho scoperto di avere la leucemia, è stato un colpo brutale per me. 
 
Sentirsi dire che il proprio sangue sta marcendo ti fa venire una sorta di fitta allo stomaco, ti fa pensare... Perché? Perché proprio a me? Poi, inizi a ripensare a tutti gli errori commessi in passato e ti punisci da solo per cose che magari neanche contano.
 
Tutti dicono che sono molto bella, beh, io non mi vedo così. 
Capelli mossi, lunghi e neri, occhi verdi e pelle quasi bianca, con un lieve color roseo sulle guance.
 
Nella mia scuola, l'unica cosa che conta è essere magri. Cioè, alle ragazze almeno, lo rinfacciano ogni giorno. 
 
Una volta ho addirittura sentito un ragazzo dire: 
"se una ragazza ha una taglia in più di reggiseno è ok, se ha una taglia in più nei jeans è un cesso." 
Cristo, cose da matti. Ogni anno fanno una lista: 'La ragazza più scopabile dell'istituto' due anni fa ero al settantaseiesimo posto. 
 
Ora sono salita al nono. La trovo una cosa squallida! 
Il capo di tutto ciò è Daniel Angelisi, che di angelico non ha proprio un bel niente. 
 
E' prepotente, masochista, tratta le ragazze come futili oggetti. 
Voci di corridoio dicono che sia a causa dell'abbandono della madre all'età di dodici anni, ciò deve avergli procurato una sorta di odio verso le ragazze. 
 
Poi c'è il suo migliore amico, Mattia Lanterna, mi viene dietro dalla terza media, un pervertito del cavolo.
La prima volta che mi ha parlato mi ha chiesto di che colore avevo le mutande, idiota. 
 
La malattia inizia a sentirsi di più, inizio ad essere spesso affaticata per cose da niente, come arrivare alle lezioni di letteratura al secondo piano. La detesto!
 
Tutti mi guardano e pensano, "guarda a quella lì, visto che è magra si sente figa!" 
Ma nessuno sa che sono diventata così magra solo a causa della malattia. Nessuno sa il perché a mensa imbocco tre pillole al giorno o perché sono così pallida da sembrare un vampiro. E infine, nessuno sa perché non faccio più educazione fisica o chimica.
 
Mi sono allontanata da tutte le mie amiche.
Voglio troppo bene ad ognuna di loro e il pensiero di morire e ferirle mi distrugge, così ho deciso di fare la stronza. 
 
"Se sto sul cazzo a tutti, quando muoio non dispiacerà a nessuno." Avevo pensato.

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Capitolo 3
*** - Un rompipalle da evitare. ***


"Dai cosa ti costa metterti insieme a me?"
"Mattia, non voglio! Punto." 
"Sono così brutto?"
"No."
"E allora dov'è il problema?"
"A me... Ecco... Piace il tuo amico!" mentì spudoratamente.
"Chi? Daniel?"
"Si, quello che si sta sempre sulle sue..."
"State insieme?"
"Esatto!"
 
Mattia se ne andò via, dopo i suoi soliti deprimenti dieci minuti di preghiere.
Subito dopo mi sedetti, dolore al fianco sinistro.
'Giulia che cazzo hai fatto!?' pensai subito dopo.
Dovevo dire proprio lui? Lui che era il suo migliore amico e non mi avrebbe retto il gioco? Stupida!
 
Ad un tratto sentì il respiro di qualcuno sul collo. Era Daniel.
Si era seduto accanto a me e mi guardava con quei suoi occhi grandi e di un colore strano, erano celesti, ma non era un celeste cristallino, era un celeste spento, quasi sul grigio.
 
Guardavo i suoi lineamenti, la mascella perfettamente squadrata, le sopracciglia folte, i suoi zigomi, i capelli disordinati che parevano dire: "cazzo, ho fatto baldoria tutta la notte!"
 
Io guardavo lui, lui me; 
Nessuno dei due aveva intenzione di aprire un discorso, alla fine, decidetti di essere io a farlo.
 
"Mi dispiace." 
"Per cosa? Per aver detto al mio migliore amico che stiamo insieme? Sai, adesso mi odia."
"Il fatto è che lui continuava ad assillarmi, ed io non ce la facevo più e così..."
"E così gli hai detto che stiamo insieme."
"Si. Mi dispiace."
"Ora dimmi, da quanto tempo sei affetta?"
"Come scusa? Affetta da che cosa?"
"Sai benissimo a cosa mi riferisco."
"No invece."
"Leucemia, da quanto tempo sei affetta?"
"Ma tu come..."
"Qualche anno fa mio fratello è morto a causa della stessa malattia."
"Ah, mi dispiace molto."
"Ancora non hai risposto." disse grattandosi il naso.
"Non so per certo da quanto tempo sono affetta, lo so solo da due mesi."
"Capisco... E le pillole? Per quello le prendi vero? Non mi sembri una drogata."
"Infatti non lo sono."
 
Ad un tratto mi arrivò un messaggio:
 
X: Ehi bellezza, sono un ragazzo che vorrebbe tanto entrarti nelle mutandine, ti conviene accontentarmi altrimenti dirò a tutti il tuo piccolo segreto. xx
 
Restai putrefatta, Daniel se ne accorse immediatamente.
 
"Cosa succede?"
"Tu per caso hai detto a qualcuno della mia malattia?"
"No, solo ora me ne hai dato tu la conferma."
"Oh cazzo."
"Che succede?"
 
Gli porsi il telefono, lui sorrise leggendo il messaggio.
 
"Che cosa c'è di tanto divertente?"
"Questo dev'essere qualche drogato, pervertito del cazzo."
 
Improvvisamente iniziai a piangere, non volevo, non ne avevo voglia, ma le lacrime scendevano da sole.
 
"Ehi dai scusa, non volevo scherzarci su."
"Non si deve sapere che sono malata, lo capisci?"
"Ma perché?"
"Non voglio la pietà di nessuno capisci? Non voglio che le persone mi guardino e dicano:'Oh guarda quella è Giulia Morganti, ho sentito dire che ha la leucemia." 
"Fregatene di ciò che pensa la gente no?"
"Io me ne frego, ma... Non voglio occhi che mi guardano con compassione."
 
Daniel mi prese il cellulare dalle mani e lo vidi pigiare sui tasti.
 
"Ma che fai?"
"Gli ho detto che sei fidanzata, con me."
"Cosa? Perché?"
 
Il cellulare suonò, un nuovo messaggio.
 
X: Ah, scusami tanto non sapevo fossi la sua ragazza. Perdonami.
 
Dopo aver letto il messaggio, scoppiai a ridere.
 
"Adesso perché ridi?"
"I ragazzi hanno davvero paura di te."
"Eh già.."
"Ho un'idea!"
"Che idea?" chiese Daniel guardandomi perplesso.
"Fingi di essere il mio fidanzato. Ma non solo con quel figlio di puttana che mi ha inviato il messaggio, con tutti."
"Cosa? E perché dovrei?"
"Per aiutarmi."
"E chi ha mai detto di voler aiutarti?"
"Dai, per piacere, fin quando non partirò per l'Inghilterra."
"Cosa ci guadagno io?"
"Quello che vuoi!"
"Voglio mille euro al mese."
"Cosa? E perché?"
"Devo pagare l'affitto!"
"E tuo padre?"
"Non c'è."
"Ho un'idea migliore."
"Quale?"
"Vieni a vivere a casa mia, ti ospito io."
"Non dovresti parlarne prima con i tuoi genitori?"
"Capiranno."

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Capitolo 4
*** - Sarà il nostro piccolo segreto. ***


"Nessuno deve sapere che sono qui." disse Daniel posando a terra due valigie a mano.
"Il problema sarebbe più mio che tuo."
"Dove dormo?"
"In camera mia, ci sono due letti da una piazza e mezzo e il bagno direttamente lì."
"Io possibilmente vicino alla finestra."
"No mio caro, ho dormito in quel lettino per sedici anni, tu stai dalla parte della porta."
"Mi sa che non andremo molto d'accordo."
"Ti spiego le regole della casa...."
"Ah, ci sono pure delle regole?"
"Ovvio!"
"Vabbè dici."
"Allora, la casa è molto grande, quindi il minimo rumore durante la notte rimbomba ovunque, ciò significa, non fare troppo tardi la notte, soprattutto se i miei sono a casa, partono spesso per lavoro, mio padre non c'è mai e mia madre parte quasi sempre con lui..."
"E tu con chi rimani?"
"Sola."
"Wow."
"Comunque, non fare tardi, assolutamente non portare ragazze a casa e possibilmente, non tornare ubriaco! Ne ho il terrore."
"Niente ragazze?"
"Senti, se le persone credono che stiamo insieme, non puoi tornare a casa mia con altre ragazze!"
"Ah, giusto. E' tutto?"
"Si."
 
I giorni passavano velocemente.
Era chiaro come il Sole e la Luna: io e Daniel non ci sopportavamo.
Non faceva altro che prendermi in giro qualsiasi cosa facessi, sempre in assenza dei miei genitori, in loro presenza si comportava in modo ottimale.
 
Pov Daniel
 
Giulia Morganti;
Capelli neri, lunghi e mossi, pelle bianca, occhi grandi e color verde smeraldo, alta circa 1,65 cm e fisico da urlo.
Ok, lo ammetto, non mi dispiaceva vivere da lei, mi attraeva molto fisicamente.
Era molto buffa, a vederla da fuori, nessuno avrebbe detto che è affetta dalla leucemia. 
 
"Esci dal mio letto!" gridava Giulia come una pazza
"No!"
"E' mio! Dai finiscila".
"Stasera fa caldo voglio dormire in questo letto."
 
Pensavo di aver vinto, pensavo si fosse arresa, e invece no. 
Ad un certo punto iniziò a spingere il mio letto verso la finestra, unendolo al suo.
Si era affaticata molto, vidi scenderle dalla fronte una gocciolina di sudore, ma continuava ugualmente a spingere quel fottutissimo letto senza darsi per vinta.
Poi finito il tutto, con il fiatone si sedette sul letto, si legò i suoi lunghi capelli e si iniziò a spogliare.
Prima i pantaloni e poi la maglietta, rimase in mutande e reggiseno, e si mise una mia maglia che era stata malamente piegata e posata sul letto.
 
"Fiù" sospirò, "che fatica."
 
Mise un braccio sulla fonte e poi si coricò sul fianco sinistro e mi guardava sorridente.
 
"Tu non ti arrendi mai eh?"
"Arrendersi? Questa parola neanche esiste nel mio vocabolario".
 
Lei, Giulia Morganti, che il giorno sembrava così forte e così determinata a sconfiggere quella malattia che le aveva distrutto la vita e l'aveva spinta a chiedere ad un perfetto estraneo di fingere di essere il suo ragazzo, la notte piangeva.
 
Piangeva per sfogo, per rabbia, per paura.
Paura di morire.
 
 
 
 
Spero che questo capitolo vi sia piaciuto, vostre recensioni sono sempre ben accette.
Un bacio enorme... La vostra Hope.

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Capitolo 5
*** - Dove sei? ***


Pov Daniel 
 
Giulia la notte piangeva, aveva paura.
Paura di lasciare tutti i suoi cari prematuramente.
Lo sapevo, la sentivo, tutte le notti; mentre lei pensava che io dormissi, ne approfittava e piangeva, e lo faceva per ore.
 
Mi faceva tenerezza, ma se glielo avessi detto, si sarebbe arrabbiata perché quello era esattamente il motivo per il quale non voleva si sapesse della sua malattia: la compassione della gente.
 
Mi ricordava tanto il mio fratellino, Alessandro, morto a causa della stessa malattia a soli otto anni.
Lo avevo visto ammalarsi, diventare sempre più debole fino a spegnersi del tutto.
 
Non potevo permettere che accadesse la stessa cosa anche a lei, era così forte, bella, giovane...
 
 
Pov Giulia
 
"Dove cavolo è finito?!" pensavo tra me e me.
Ero sola in casa, mamma e papà erano partiti per Marsiglia e Daniel era uscito, e non era più tornato.
Erano le tre di notte e stavo iniziando a preoccuparmi.
L'avevo chiamato almeno sette volte, nessuna risposta.
"Adesso ci riprovo!"
"Daniel?"
"Risponde la segreteria telefonica di Daniel, lasciate un messaggio dopo il bip, se sarò interessato e se sei una ragazza lo sarò di sicuro, ti richiamerò il prima possibile."
 
"Disgustoso!"
 
Che segreteria del cazzo!
Decisi allora di chiamare Mattia, anche se sapevo che ce l'aveva a morte con me, ma doveva essere per forza con Daniel.
 
"Pronto?"
"Mattia ciao, sono Giulia"
"Ah, ciao Giulia" disse gridando più del dovuto
"Sai dov'è Daniel? E' tardi, non è tornato a casa e sono preoccupata."
"Ah, l'ho visto entrare in una stanza con una."
"Con una?"
"Si, era un po sbronzo" disse ridendo
"Dov'è il party?"
"Cosa?"
"Dov'è quel fottutissimo party Mattia!?"
"E' a casa della tua amica Cindy."
 
Staccai la chiamata e mi diressi verso la casa di Cindy.
Cindy, non le rivolgevo la parola da mesi.
Adesso ero innanzi al portone della sua immensa villa, da fuori si sentiva un baccano madornale, decisi di passare dal retro, sapevo dove tenevano la chiave di riserva i suoi, mi sarei intrufolata, avrei preso Daniel e sarei tornata dritta a casa.
 
"Come pensavo, ancora dentro il vaso." pensai.
 
Furtivamente aprii la porta e rimisi la chiave al suo posto.
Casino madornale.
Un centinaio di persone che ballavano al ritmo di luci rosse, blu verdi e bianche.
C'era un fetore immenso, alcool a palate e se avevo visto bene, qualche pasticca. 
Quasi esausta arrivai al secondo piano, zona notte.
Daniel doveva essere li per forza. 
 
Iniziai ad aprire una dopo l'altra tutte le stanze, avevo beccato tre coppie che scopavano, cazzo, scene inimmaginabili.
 
"Ehi bocconcino, che ci fai qui sola soletta?" disse qualcuno dietro di me, e a giudicare dall'odore era ubriaco fradicio.
 
Avevo il terrore degli ubriachi, in particolar modo dei ragazzi ubriachi. 
 
Ero rimasta paralizzata.
 
"Adesso mi violenta" era l'unico pensiero che mi passava per la testa.
 
"Che hai? Il gatto ti ha mangiato la lingua?" disse avvicinandosi.
 
"I-io d-d-devo andare via."
"Non così in fretta." disse prendendomi per il polso.
"Lasciami!!!" urlai più forte che potevo.
 
Pov Daniel
 
Questa volta ne ero sicuro, era lei che stava urlando.
Uscii dalla stanza, e mi ritrovai lei impietrita e un maiale che le teneva il braccio.
 
"soprattutto non tornare a casa ubriaco... Ne ho il terrore." ricordai una per una tutte le sue parole, doveva essere ubriaco, altrimenti gli avrebbe già sferrato un pugno.
 
"Ehi tu, cosa le stai facendo?"
"D-daniel, ciao, io? Niente volevo portarmi a letto questa puttanella, ma non ci sta."
"Quella 'puttanella' è la mia ragazza. Muoviti, chiedile scusa."
"L-la tua ragazza? Io, io non sapevo niente, scusami!" disse rivolgendosi a Giulia e scappò via.
 
"Che cosa ci fai tu qui!?" le gridai contro senza rendermene conto.
 
Lei non rispondeva, era paralizzata.
Ad un tratto iniziò ad avere il respiro affannato, si piegò in due e cadde atterra. 
 
"Giulia! Cazzo cosa ti succede? Giulia rispondimi!"
"Portami in bagno, mi viene da rimettere."
 
La presi in braccio, e dopo quattro tentativi, due idioti che scopavano e un coglione che si drogava, riuscii a trovare quel fottutissimo bagno.
 
Giulia adesso vomitava, vomitava sangue.
Io le tenevo i capelli mentre diventava pian piano sempre più pallida.
 
"Ti porto a casa."
"Grazie." disse lentamente per poi perdere i sensi.



Sarei contenta di ricevere vostre recensioni.
Un bacio, la vostra Hope. :*

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Capitolo 6
*** - Strani comportamenti. ***


Giulia era venuta al party di Cindy solo per me, per cercarmi.
Mi aveva detto che si era preoccupata perché era notte inoltrata  e non tornavo a casa, ma in realtà ero io quello arrabbiato, anzi, furioso. Non avrebbe dovuto uscire di notte, e soprattutto da sola.
 
"Io non capisco, Mattia mi ha detto che ti aveva avvertita che ero al party, perché sei venuta?"
"Se è per questo Mattia mi ha detto anche che eri un po sbronzo e chiuso in una stanza con una ragazza!"
"O mio dio non dirmi che..."
"Perché mi guardi con quel sorriso da ebete?"
"Eri gelosa!"
"No che non lo ero."
 
"Si invece! Hai detto che eri preoccupata perché non tornavo a casa, ma una volta che Mattia ti aveva detto dov'ero avresti dovuto chiudere la telefonata, invece ti ha detto che ero ubriaco e con una ragazza, e tu per vedere se era vero sei venuta al party, mistero risolto."
 
"Non è vero, sono venuta solo perché mi ha detto che eri ubriaco e mi sono preoccupata. Comunque scusa se ti ho disturbato, non volevo rovinarti la serata." - disse abbassando lo sguardo.
 
"Ma che cazzo dici Giulia? Non mi hai rovinato la serata, il fatto è che quel maiale - ancora se lo ripensavo mi ribolliva il sangue - avrebbe potuto violentarti! Mi hai fatto prendere uno spavento enorme. Menomale che ho riconosciuto la tua voce."
 
"Grazie ancora".
"Giulia promettimelo, promettimi che non uscirai più sola di sera per cercarmi."
"Te lo prometto."
 
Adesso Giulia si era coricata nel lettino dell'ospedale e mi dava le spalle. Guardava fuori dalla finestra, dove un bellissimo prato su cui giocavano tre bambini le faceva da sfondo.
 
Era proprio in quell'ospedale che portavo Ale, lui amava così tanto quel prato, amava soprattutto l'idea, che una volta guarito, avrebbe potuto correrci e giocarci con gli altri bambini.
 
Mi rattristava stare li, ma Giulia aveva bisogno di una struttura medica appropriata, e per quando immensa fosse la sua casa, non poteva darle le cure di un ospedale ed io non ero di certo un'infermiera che poteva accompagnarla ovunque.
Lei non volesse che i suoi genitori sapessero che si era sentita male, così mi aveva fatto parlare con il Dott. Senichelli, il dottore di mio fratello, al quale dissi che sapevo come gestire la situazione, e lui, bene come mi voleva accettò e parlò con la segretaria che si era solo preoccupata di sapere se sarei rimasto per tutte e due le notti in ospedale con lei e ovviamente sarei rimasto.
 
"Dici che morirò?" - chiese Giulia interrompendo i miei pensieri.
"Ma che stai farneticando?"
 
"Ti giuro Daniel, quando i miei mi hanno detto della malattia, mi è caduto il mondo addosso. Non sapevo che fare, come comportarmi, dove sbattere la testa. Ma non potevo permettere ai miei genitori di affliggersi più di quanto lo erano già. Così dissi loro che dovevano farsi forza perché io mi sarei impegnata affinché tutto potesse tornare alla normalità. E ne ero convinta, giuro ero veramente determinata a far compiere tutto ciò. Ma per quanto io mi impegni, la mia salute peggiora di giorno in giorno e mi sento sempre più debole, e penso davvero di non farcela".
 
"Non dirlo neanche per scherzo! Tu non morirai, non devi pensarlo."
 
Giulia si era seduta sul letto e aveva gli occhi lucidi, "per favore Daniel, abbracciami." Subito mi alzai e la strinsi forte, sentivo che era talmente fragile che se avessi aggiunto un minimo di forza, avrei potuto ridurla in frantumi.
 
- Sei un ottimo amico.
 
Non so il vero motivo, ma quelle parole mi pesarono, mi avevano quasi fastidio.

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Capitolo 7
*** Amici? ***


- Finalmente a casa!
- Sta attenta. Il dottore ha detto che sei ancora debole, dovresti riposare.
- Ma che dici? Sto benissimo.

Daniel si era preso cura di me per tre giorni di seguito, era diverso da come l'avevo immaginato.

- Cosa vuoi mangiare oggi?
- Hamburger. Ho tanta voglia di un hamburger.
- Non puoi mangiare quelle schifezze lo sai bene.
- Ma io AMO quelle 'schifezze'.
- Giulia, basta.
- Ma quanto siamo seri... - dissi tirandogli un cuscino in faccia.
- Tu ti sei permessa di lanciare un cuscino in faccia a me, Daniel Angelini?
- Si, e beh?

Daniel si avvicinò al divano, prese un cuscino e iniziò a prendermi a cuscinate.

- Ahahahah basta, Daniel ti prego basta, mi arrendo!

Adesso lui era davanti a me e mi guardava dritto negli occhi.

- Tu non puoi avere speranze contro Daniel Angelini.
- Ah ah ah! Sei solo un buffone.
- Come osi? - disse tirandomi una cuscinata in faccia.
- No, no. Dai basta!
- Sei davvero carina quando ti arrabbi sai?
- Finiscila!
- Di fare cosa?
- Quella cosa lì, con gli occhi e poi i complimenti... Io non sono come le altre, io non ci casco.
- Ma quale cosa con gli occhi?
- Lo sai benissimo! Tu vai da una ragazza, la guardi con i tuoi occhioni stupendi e speri che lei s'innamori.
- Ehi, ehi, ehi... Hai appena detto che ho degli occhi stupendi!
- Non è vero...
- Si che è vero.
- Allora, cosa si mangia?
- Certo, certo, cambia discorso...
- Ho fame!!

Daniel si mise ai fornelli ed io ne approfittai per farmi un bagno caldo.

"sei davvero carina quando ti arrabbi sai?"

Continuavo a pensarci e ripensarci.
Senza accorgermene stavo sprofondando nella schiuma della vasca.
Uscì dalla vasca e mi accorsi di una cosa: mancava l'accappatoio.

- Oh cazzo, e ora?
- Va tutto bene li dentro? - chiese Daniel dalla cucina
- Ehm.. si?
- Sei sicura? Non mi sembri tanto convinta.
- Sto bene! Ok?
- Ok, ok... comunque è pronto. Sbrigati, ti aspetto.
- Non... Non c'è bisogno che tu mi aspetti.
- Lo so, ma voglio farlo comunque.
- Va bene... Arrivo! Aspetta solo... Solo dieci minuti.

Aprì lentamente la porta del bagno e cacciai fuori la testa.

- Che cavolo ci fai fuori dalla porta?!
- Avevo capito che c'era qualcosa che non andava. Allora, non esci?
- D-diciamo che non posso.
- Cosa? E perchè?
- Manca l'accappagngn...
- Cosa?
- Manca l'accappatoio! - dissi sentendomi avvampare in faccia.
- Ahahahahahah.
- Finiscila di ridere stupido! Portami un asciugamano o qualcosa!

Tornò poco dopo con il suo accappatoio.

Lo misi, andai in camera e misi un pantaloncino e una canotta.
Arrivata in cucina trovai già tutto apparecchiato.
Daniel ancora rideva nel vedermi.

- Finiscila stupido!
- Ok, ok... La finisco.
- Daniel, ti sei mai innamorato veramente?

Pov Daniel

- Daniel ti sei mai innamorato veramente? - chiese Giulia giocherellando con la forchetta.
- Non penso. E tu?
- Mai. Nessuno è mai stato in grado di farmi innamorare veramente.
- Quindi non hai mai avuto un ragazzo?
- Si ne ho avuti, due.
- Pensavo fossero di più.
- Come mai?
- Non so, sei una bella ragazza... Insomma pensavo che voi ragazze foste tutte le stesse. Alla ricerca del principe azzurro. Che gran cazzata!
- Io non sono normale, soprattutto in fatto di uomini. Tutte cercano il famigerato 'principe azzurro' con i suoi capelli dorati e gli occhi celesti. Cercano un ragazzo dolce e romantico che le riempia di regali. Io no. Non è il ragazzo che cerco.
- E allora che ragazzo vorresti?
- Adesso? Nessuno. Non posso innamorarmi.
- Perchè?
- Non voglio altre sofferenze, la malattia basta e avanza.
- Fai finta di non avercela..
- Ma c'è! - mi interruppe.
- Fai finta.. Che ragazzo vorresti?

Sospirò. - Vorrei un ragazzo forte, che mi protegga, perchè io ho bisogno di qualcuno che mi protegga, sembro forte, ma in realtà non lo sono, non lo sono affatto. E poi.. Poi vorrei che sia un tipo con cui si possa scherzare, uno che mi faccia ridere insomma! E poi... - picchierellava l'indice sul mento alla ricerca di altre qualità.- Ah si! Deve essere serio, non voglio essere presa in giro. Poi voglio che non sia un pappamolla, a me piace avere sempre ragione, ma detesto chi mi da sempre ragione. E amo le sfide! E per ultimo... Vorrei, vorrei ecco...

- Vorresti?
- No è una cosa personale...
- Dai, a me puoi dirlo!
- Non ridere però!
- Va bene...
- Vorrei perdere la verginità con lui.
- Tu, tu sei ancora...
- Si...
- Quindi che hai fatto con i tuoi precedenti ragazzi?
- Niente.
- Ma per lo meno hai mai baciato qualcuno?
- Certo che si, idiota! Comunque vado a letto, notte.
- Notte.

Pov Giulia

Stavo ancora nel corridoio, quando sentì il telefono di Daniel squillare.

- Ehi ciao piccola, come mai questa chiamata?

Piccola? Era una ragazza!

- No, stasera non posso magari un'altra volta.

Un'altra volta cosa?!

- Un nuovo completino sexy dici... Tesoro non mi tentare.
- Tesoro non mi tentare. - lo imitai.

- Stasera non posso, davvero. Fatti sbattere da qualcun'altro. Notte, ti amo.

Ti amo? Le aveva detto ti amo.
E inaspettatamente mi aveva fatto male sentirglielo dire.

 

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Capitolo 8
*** - Solo sesso. Niente amore. ***


- Daniel io esco! - disse Giulia.
- Cosa? Dove vai?
- Esco con uno.
- Eh? - la guardò perplesso.
- Cosa c'è di strano?
 
La raggiunse in camera e la vide, era bellissima.
 
- Non ti sembra un po corto quello? - indicò il vestitino.
- Se una vuole fare colpo qualcosa la deve pur mostrare.
 
Fare colpo? Lei, lei voleva 'fare colpo'.
 
- Avresti fatto colpo anche vestita adeguatamente.
- Ah-ah .- disse mentre si passava il lucidalabbra.
- E chi sarebbe questo tizio?
- Un mio vecchio amico, torneremo tardi, quindi dormirà qui.
- Come tornerete tardi? E se poi ti senti male?
- Senti, stiamo andando a mangiare in un ristorante, cosa c'è di stancante nel mangiare?
- A un ristorante?
- Si, è fuori città. Per questo faremo sicuramente tardi. - sorrise.
- Sicura di non aver in mente nient'altro?
- Eh? - si girò lei a guardarlo.
- No, cioè... Intendo, non vuoi farci sesso, non è vero?
- Ma non sono fatti tuoi! - arrossì.
- E' così? Hai intenzione di perdere la verginità con un estraneo!? - iniziò ad alterarsi lui.
- E' un vecchio amico cazzo! 
- E solo perché è un vecchio amico decidi di concedergli il tuo corpo per la prima volta?
- E se così fosse?! Se volessi perdere la verginità con un mio amico? 
- Non eri quella che voleva aspettare il ragazzo giusto?
 
- Cazzo Daniel sto morendo! Pensi davvero che farò in tempo a trovare 'quello giusto'? Vorrei solo divertirmi. Solo sesso. Sarebbe solo sesso, senza amore.
 
- Quindi hai intenzione di farlo, di perdere la tua verginità? Non ti importa neanche con chi?
- Esattamente.
- Bene, allora perdila con me!
- Cosa? - sgranò gli occhi.
- Hai sentito bene, se è per questo che esci puoi annullare l'appuntamento, ti farò perdere io la verginità.
- M-ma...
 
Pov Giulia
 
- Che c'è Giulia... Hai paura? - le sussurrò nell'orecchio.
- N-no! Non dire stupidaggini. Io non ho paura.
- Quindi accetti?
 
Avevo fatto una cazzo di visita medica l'altro giorno. Mi avevano detto che ero peggiorata e che forse non ce l'avrei fatta. Quindi mi ripromisi che avrei dovuto fare tutto quello che volevo prima di morire, così, giusto per non avere rimpianti. E una di quelle cose, era fare l'amore.
 
- Si.
- Vuoi farlo adesso? Ti senti pronta?
- Si. Solo sesso, niente amore o sentimenti.
- Va bene. 
 
Daniel iniziò a baciarmi dietro l'orecchio, per poi scendere al collo fino alla spalla, era una sensazione piacevole.
Dava baci delicati, quasi come fossi di vetro e avesse paura di rompermi.
Poi iniziò a scendere la cerniera, lasciandomi così la schiena nuda, mi scostò i capelli e iniziò a baciare anche quella, sempre con la stessa delicatezza. Infilò dentro le sue mani fredde che mi fecero rabbrividire, adesso dalla pancia stava scendendo lentamente in basso, fino a toccarle la biancheria intima. Quando le dita di Daniel toccarono la sua vagina lei sentì una sorta di dolore mischiato a piacere.
Lei si cacciò i tacchi per poi girarsi.
Adesso per un po voleva condurlo lei il gioco.
Iniziò a baciarlo, prima timidamente poi man mano in modo sempre più appassionato. Le loro lingue s'incontrarono ed era come se si conoscessero da una vita.
Lei iniziò a sfilargli la maglietta.
Per un attimo aprirono gli occhi e si guardarono, lei tastava con le mani le sue spalle larghe e il suo torace muscoloso.
Poi lo condusse fino al suo letto, dove gli fece scivolare i pantaloni della tuta lasciandolo in boxer.
Le situazioni si invertirono, ed era nuovamente Daniel a condurre i giochi.
 
- Alza le braccia.- le sussurrò.
 
Le sfilò il vestitino e rimase in mutande e reggiseno d'avanti a lui, che dolcemente la fece coricare nel letto.
Adesso era sopra di lei tenendosi però con i gomiti per non caderle letteralmente addosso.
Iniziò a palparle i seni e abbandonò il reggiseno a terra.
Riprese a baciarla, questa volta con più forza e più desiderio. Iniziando dal collo e finendo fin sotto l'ombelico sfilandole le mutandine. Ora lei era completamente nuda innanzi a lui.
Si fece coraggio e lo spronò a cacciarsi i boxer.
Poi lui iniziò a penetrare dentro di lei.
Il dolore era tanto, ma mai quanto il piacere.
Lui si preoccupava per lei e quando sentiva dei piccoli lamenti di dolore le chiedeva se andasse tutto bene, e lei rispondeva di si, ovviamente.
Continuarono per un po, per poi alla fine addormentarsi, nudi e abbracciati nel letto di lei.
 
 
 
 
Bene, spero che questo capitolo vi sia piaciuto.
E spero in tante vostre recensioni.
Un bacio a tutti, Hope.

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Capitolo 9
*** - I'm not your sister. ***


Mi svegliai, Daniel mi stava abbracciando e improvvisamente avvampai.
 
Perché ero avvampata?
 
Spostai delicatamente il suo braccio dal mio seno ancora nudo e mi alzai alla ricerca della biancheria intima.
Mi guardai allo specchio, capelli disordinati e trucco scolato.
Sentivo un leggero dolore nella vagina, beh, cose normali suppongo.
 
Mi girai intorno e vidi che era quasi giorno, prendo il cellulare, le cinque di mattina. Poi, guardai meglio il display, otto messaggi e cinque chiamate perse.
 
- Oh cazzo.- le sfuggì.
- Cosa succede? - chiese Daniel grattandosi la testa.
- Mi sono dimenticata di Josh! 
- E chi è?
- Il mio amico. Cazzo sicuramente adesso mi odia, lo devo chiamare!
- E lo chiami adesso?
- Conoscendo Josh sarà ancora sveglio.
 
Mi affrettai a chiamarlo, rispose al secondo squillo.
 
- Giulia! Ti è successo qualcosa?
- Josh scusami tanto per ieri sera. Ho avuto un piccolo intoppo!
- Io non sono un intoppo! - disse Daniel a bassa voce.
- Qualche problema con la malattia?
- Più o meno. Qualche giorno fa sono andata a fare alcuni controlli, mi hanno detto che sono peggiorata.
- Ah, mi dispiace piccola.
- Dispiace a me per ieri, comunque se vuoi puoi passare da casa, stare qualche giorno qui! Tanto mamma e papà non torneranno presto.
- Sempre in viaggio i tuoi, eh?
- Eh si.
- Vabbé cucciola, ora stacco, comunque più tardi passo da te e porto anche la colazione.
- Va bene! 
 
Mi appoggiai il telefono al petto e sorrisi come un ebete.
Josh, era da troppo, fin troppo tempo che non lo vedevo e mi mancava da morire.
 
- Viene qui il tuo amichetto?
- Si! 
- Perché sei così eccitata?
 
Pov Daniel
 
- Perché io amo Josh! - sorrise.
 
Cazzo lo amava. Avrebbe tanto voluto vederlo... Ma, aspetta. Daniel che stai pensando? Per te Giulia è un'amica!
 
- Ah, lo ami. - fu l'unica cosa che mi uscì dalla bocca.
- Ma idiota non in quel senso! 
- E in che senso allora?
- Gli voglio bene, tutto qui. E' un fratello maggiore per me.
- Quanti anni ha il tizio?
- Josh!
- Si lui.
- Diciannove.
- Capisco. E lui... Sa della malattia?
- Si, non riesco a nascondergli niente a lui.
- Perché lui si e le tue amiche no?
- Loro non capirebbero.
- Scommetto che se glielo dicessi...
- Ma non lo farò ok? Basta adesso!
- Ok, calmati.
- Mi calmo se voglio!
- Finiscila di agitarti.
- E tu finiscila di preoccuparti!
 
Adesso eravamo faccia a faccia, alzati a gridarci contro.
 
- Finiscila di urlare! - urlò lui.
- Tu non mi dici cosa devo o non devo fare! - alzò ancora di più la voce.
- Ti sto chiedendo di abbassare la voce altrimenti...
- Altrimenti che cosa eh? Potrei... Stancarmi? Svenire? Collassare? - sorrise.
- Non scherzarci su Giulia.
- E cosa dovrei fare eh? Cosa? Piangermi addosso per tutto il tempo? Beh, non voglio farlo! Tanto vale scherzarci sopra.
- Non ci si 'scherza su' quando si tratta di malattie.
- La finisci di essere così assillante!?
- Tu sei un irresponsabile!
 
- E tu non sei mio fratello. Io non sono Alessandro, non ho otto anni e non ho bisogno che tu ti prenda cura di me. Ce la faccio benissimo da sola, hai capito!?
 
Quelle parole l'avevano trafitto. Delle pugnalate forse, anzi no, sicuramente avrebbero meno male. Sentivo la rabbia scorrermi nelle vene e dovetti ricordarmi più volte che era una ragazza colei che avevo d'avanti e non dovevo sfiorarla.
 
- Mi... Mi dispiace Daniel.- fece per toccargli la spalla ma lui la evitò.
 
- No, hai ragione. Non sei Alessandro. Quindi non c'è bisogno che io mi prenda cura di te, come hai detto: puoi farcela benissimo da sola. Io esco.
 
- Cosa? Esci? E dove vai?
- Perché dovrei dirtelo? Non sei mia sorella.
- Hai ragione, scusami tanto.- abbassò lo sguardo.

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Capitolo 10
*** - Strane sensazioni. ***


Daniel era uscito ed io ero rimasta sola.
Josh sarebbe arrivato a momenti così decisi di cambiarmi e struccarmi.
Guardai la mia immagine riflessa allo specchio, la pelle pallida, il viso un po più sfilato e gli occhi spenti e lucidi.
L'avevo combinata grossa. Mi ci era voluto del tempo per far si che Daniel si avvicinasse a me, e con una stupida frase avevo mandato tutto a puttane. Daltronde era ciò che facevo ogni volta, rovinavo ogni rapporto.
Sentii il campanello suonare, Josh doveva essere arrivato.
Mi affrettai e andai ad aprirgli.
 
- Joshiiiiii! - mi catapultai fra le sue braccia.
- Ehi piccola! - mi diede un bacio nel capelli.
- Dimmi che in quella busta ci sono degli ottimi cornetti al cioccolato!
- E lo chiedi? Ovvio che ci siano!

Andammo in cucina, erano appena le otto del mattino ed era ancora tutto buio.
I miei pensieri si rivolsero nuovamente a Daniel.
Dove poteva essere andato alle cinque del mattino? Ormai era da più di tre ore che mancava, iniziavo a preoccuparmi.

- Cosa succede?
- Eh?
- Ti vedo sovrapensiero.
- È solo che... Ho litigato con Daniel stamattina.
- Motivazione?
- Sono una cogliona.
- Ma questo si sapeva! - lo guardai male.
- Suo fratello è morto, aveva la mia stessa malattia. È così attento nei miei confronti, cerca di aiutarmi a gestire la cosa nel migliore dei modi, ed io con una stupida frase ho rovinato tutto.
- Di come ne parli ne sembri innamorata.
- Non dire cazzate!
- Calma, calma.

Sentimmo la porta aprirsi, doveva essere arrivato.
Mi alzai e mi diressi verso l'ingresso.
Non mi degnò di uno sguardo e andò dritto in camera.
Lo raggiunsi e mi sedetti accanto a lui.

- Daniel...
- Cosa vuoi?
- Vieni a fare colazione? Ti presento Josh.
- Ho fatto colazione da Kim.- pugno dritto al cuore.
- Da Kim? - alzai un sopracciglio.
- Si.
- E che hai fatto da lei per tre ore? - insistetti.
- Colazione?
- Solo, colazione?
- Cosa vuoi? Adesso magari se mi sono fatto una scopata te lo devo venire a dire? - i suoi occhi mi guardavano con disprezzo.
- No, ovviamente no.
- Bene.
- Per ciò che ho detto prima, insomma io... Mi dispiace.
- Ok.
- Ok? Io ti dico che mi dispiace e tu rispondi un fottutissimo 'ok'?

Non rispose.

- Va a farti fottere Daniel! - gridai prima di tornare in cucina.
- Allora? - chiese Josh.
- Allora che?
- È andata bene? 
- Cosa leggi sul mio volto?
- Ok, è andata male!
- Indovinato. Senti, oggi ho una visita, visto che con Daniel, insomma visto che...
- Si, ti ci accompagno io, non preoccupare.
- Vado a sistemarmi decentemente e sono subito da te.

Tornai in camera, senza guardarlo minimamente e mi diressi verso l'armadio.
Mi spogliai senza alcuna vergogna e lo vidi sbirciare, la cosa mi fece sorridere.
Misi dei jeans stretti e una t-shirt blu accompagnate da converse bianche.

- Mi accompagna Josh da Collins visto che mi detesti.
- Non dire cazzate.
- Perchè? Non è la verità?
- No cogliona.

Abbassai lo sguardo e sospirai.

- Vuoi venire anche tu? - annuì.

Circa dieci minuti dopo, io, Josh e Daniel ci trovavamo nella stessa macchina diretti in ospedale.

- E così tu e Giulia andate a scuola insieme?
- Si.- rispose secco.
- Da quanto vi conoscete?
- Da qualche mese.- rispondemmo in coro.
- Comunque grazie.- disse Josh.

Io lo guardai interrogativa. A cosa si riferiva? 
Per un attimo scacciai via quel pensiero e mi concentrai sulla sua bellezza. Non che non l'avessi mai notata, ma adesso era diverso, era cresciuto.
Lo guardavo attentamente guidare, i suoi occhi azzurri fissavano continuamente la strada, poi notai un leggero cenno di barba sul suo volto e i capelli biondo scuro più corti.
Era proprio cambiato Josh dall'ultima volta che ci eravamo visti.
Certo, anch'io lo ero, ma era ad un passo dal diventare uomo, improvvisamente mi sentii così piccola e sola.
In un altro momento avrei mandato un sms a Cindy dicendole di Josh, sapevo che aveva una cotta per lui da anni e la cosa l'avrebbe mandata in fibrillazione.
Erano settimane che non parlavo con lei e mi sentivo così vuota...
Ci dirigiamo in silenzio verso lo studio di Collins che aprendo la porta, mi abbraccia e mi sorride. Ormai qui sono di casa, ci vengo ogni settimana.
Collins mi fa distendere sul lettino e inizia ad appiccicarmi i soliti tubicini alla pancia, mi misura la pressione e infine mi fa correre per dieci minuti sul tabirulan.
Sono esausta, senza fiato.
Lui sa che non deve parlare con me ma con Daniel.
Guardo i due mentre discutono seriamente di cose che io non intenderei neanche volendo. Josh è accanto a me e tiene salda la mia mano, "andrà tutto bene" mi ripete per la quinta volta.
Daniel sta sorridendo, buon segno, no?
Eccolo, si avvicina a noi e si piazza proprio davanti, io mi alzo, siamo faccia a faccia più o meno, ma lui mi sta guardando ed è questo l'importante.

- E allora? - dico impaziente.
- Mi ha detto Collins che sei migliorata.- dice con un ampio sorriso.
Senza neancheaccorgermene, senza curarmi di Josh, dimenticando il litigio e tutto, sprofondo nelle sue braccia.
Pure lui pare essersi scordato del litigio di questa mattina, ma cosa ancora più strana, nel vederlo così vicino, mi venne una voglia improvvisa di baciarlo. Che cosa mi stava succedendo? Perché nel mio stomaco parevano ci fossero ippopotami che ballavano la samba?


*Angolo autrice*

Ma ciaoo belliiii! Dopo tanto tempo finalmente ho continuato questa storia.
Sinceramente mi mancavano tanto Giulia e Daniel :')
Comunque, spero di ricevere qualche recensione da parte vostra, alla prossima! 

- Hope.

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Capitolo 11
*** - Un peso in meno. ***


"Ehi, voi, state bene?" ci interruppe Josh. 
Senza accorgercene ci stavamo fissando da circa un minuto senza spiccicare una parola, mi ero immersa nei suoi occhi, mi ci ero affogata in quelle iridi. Non capivo cosa mi stesse succedendo. Perché in quel momento avevo quasi odiato Josh per aver interrotto quel silenzio? Per aver fatto sì che Daniel distogliesse lo sguardo da me?
 
Mi faceva caldo. Ero in quella maledettissima scuola e si moriva di caldo. Avevo scorto Cindy guardarmi tre o quattro volte; avrei tanto voluto andare da lei e dirle ciò che mi stava succedendo. Volevo raccontarle della malattia, della paura che non mi abbandonava mai e infine, di Daniel... Volevo raccontarle che avevamo unito i letti, che la sera dopo aver fatto sesso mi abbracciava e mi sentivo protetta, di quanto in realtà fosse simpatico, di quanto mi piacessero i suoi baci, il suo sorriso e poi di Kim. Volevo dirle che quella troia non mi andava a genio, per niente. L'avevo vista io a quella specie di cosa tinta. Nel bel mezzo dei corridoi, avrei voluto urlarle cose del tipo "si vede lontano un miglio che non sei una rossa naturale!" oppure, "vedi che aprile è un mese!" o ancora, "sei così troia che le prostitute si offenderebbero ad essere paragonate a te!" 
 
La mia scuola era stile americano, avevo pregato i miei per farmici iscrivere. Amavo l'idea di cambiare compagni e classe ad ogni ora, gli armadietti e la squadra di calcio al posto di quella di football ma vabbè, erano ugualmente fighi e Daniel ne faceva parte.
 
Stavo posando il libro di letteratura, quando una voce alquanto fastidiosa entrò nei miei timpani.
"Salve bellezza.", Derek, uno del quinto anno si era appoggiato con una spalla all'armadietto accanto al mio. "Tanto per cominciare, non chiamarmi bellezza, secondo, nessuno ti ha dato tutta questa confidenza, terzo..." non feci in tempo a finire la frase che delle mani grandi e forti cinsero i miei fianchi da dietro. "Terzo, vedi di lasciarla stare perché altrimenti sei morto."
La voce calda, sensuale e nello stesso tempo arrogante di Daniel, mi fece sobbalzare. Derek si dileguò in un'istante ed io mi girai verso di lui. "Tutto bene? Ti ha fatto qualcosa?", chiese preoccupato. "No, tranquillo. Stavo giusto per liquidarlo ma... Beh, mi hai preceduto.", sfoggiai uno dei miei sorrisi migliori per fargli capire che andava davvero tutto bene. "Ci vediamo dopo allora?", io annuì e lui mi posò un leggero bacio sulla guancia, lasciandomi desiderare che fosse da un'altra parte. "Si vede lontano un miglio che non state insieme.", quella voce, l'avrei riconosciuta ovunque, era una vita che non la sentivo  e mi era mancata enormemente.
Cindy attendeva una mia risposta e mi stava scrutando con i suoi dolci occhi color cioccolato. "Ma che stai dicendo?", feci finta di essere sconvolta, "Non sei il tipo di ragazza che sta con uno come Angelini...", pronunciò il suo cognome quasi fosse un insulto. "Perché?", decisamente la finta-tonta non mi si addiceva più di tanto. "Dai, mi vorresti far credere che a te sta bene che lui scopi con la finta rossa?", dannazione, mi conosceva troppo bene quella ragazza. "Non so di cosa tu stia parlando.", "Giulia, finiscila. Lo sai benissimo che scopano come conigli con Kimberly, lo vedo uscire almeno due o tre volte al giorno dal bagno delle ragazze. E credimi, non penso sbagli bagno in continuazione.", abbassai lo sguardo, aveva colpito dritto al centro. 
 
Detestavo quando mi ricordavano chi era Daniel, o quante ragazze si faceva o tutte quelle troiette che gli andavano dietro. Lei conosceva un altro Daniel, lei conosceva il vero Daniel, quello che giusto cinque minuti prima l'aveva protetta contro l'idiota di Derek, quello che le dava rifugio nelle sue braccia, quello con il quale preparava la pizza ogni sabato sera... Lei conosceva il Daniel scherzoso, dolce, simpatico. Poi, qui a scuola o durante la notte, l'altra parte di lui riemergeva. Tornava scontroso, puttaniere e arrogante. Alcune mattine non lo ritrovava nel letto, si svegliava e aveva freddo perché era sola e soprattutto, perché sapeva che era andato a cercarsi qualche troietta per scopare.
 
"Tu non lo conosci davvero.", riuscì a dire alla fine. "Perché tu si? Tu sei davvero convinta di conoscerlo? Davvero credi che possa amarti?", "Perché? Che diamine ho che non va? Perché non dovrebbe amarmi?", la mia voce si alzò di un'ottava. Per un motivo alquanto sconosciuto sentivo gli occhi pizzicare, "Giulia, tu, non hai niente. Sei assolutamente perfetta. E' lui che non va, è lui che non ha sentimenti. Pensaci bene, ti sta solo usando. Vuole solo portarti a letto, sei uno svago per lui.", ok, quelle parole le avevano fatto male, forse fin troppo male, ma daltronde, che poteva farci?
 
"Cindy io... Io penso di essermi innamorata di lui.", dissi d'un tratto. Forse senza neanche pensarci due volte, senza pensare che non parlavo con lei da mesi. Forse era veramente ciò che sentivo, quello che provavo. Avevo paura. Non avevo mai detto una cosa simile perché non avevo mai provato sensazioni simili. 




*Angolo scrittrice.*

Holaaaa Ciaooo belliiiii.
State bene?
Scusatemi se non pubblico spesso ma ho problemi con internet ._.
Comunque, spero che il capitolo vi sia piaciuto in quanto la nostra
protagonista abbia ammesso cosa prova nei contronti del nostro
Daniel :Q___ io me lo immagino uno strafigo del cazzo.
Ahuahuahuah, ok basta. 
Alla prossima, ciauuuuuuuu!

- Hope.

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Capitolo 12
*** - Liam. ***


"Giulia ma sei impazzita?", Cindy aveva strabuzzato gli occhi. "Non era mia intenzione, innamorarmi di lui, va bene?", "Ma è un puttaniere!", continuò imperterrita la mora.

Sapevo chi era dannazione, perchè continuare a ricordarmelo? Perchè continuare a rinfacciarmi una cosa che non potevo decidere io?

"So benissimo chi è. Ma ripeto: non era mia intenzione." dissi appoggiandomi all'armadietto.
"Capisco che non era tua intenzione ma... Soffrirai molto a causa di questa cotta. Ne sei consapevole, vero?"
Ora la voce di Cindy si era addolcita, sembrava tutto normale.
"Ne sono più che consapevole." sbuffai.

La campanella suonò, ed io mi diressi verso l'aula di storia dell'arte. Era tre anni che avevo sempre lo stesso posto: terza fila a destra, lato della finestra. Quel banco era mio, tutte le scritte lo testimoniavano.

Ma, insolitamente ci trovai un ragazzo lì seduto.

"Senti, questo è il mio posto. Potresti gentilmente spostarti?", chiesi con tono gentile e pacato. "Siediti nel posto accanto." disse l'individuo facendo segno al banco sul lato sinistro. Sorrisi e poggiai con poca finezza la borsa sul banco. "Per oggi te la do vinta, ma non ci fare l'abitudine.", il ragazzo sorrise per poi prendere il libro.
'Ha un bel sorriso.' pensai.
Frugai nella borsa e mi accorsi di aver dimenticato di prendere il libro, tutta colpa di Cindy che mi aveva distratto parlandomi della mia presunta falsa relazione con Daniel. Sentivo gli occhi del ragazzo addosso, non gli avrei chiesto di condividere il libro. Mi alzai, con l'intento di correre dritta al mio armadietto per prendere il libro, quando entrò il Lucchetta, prof d'arte e vice preside.
"Tutti seduti!", 'Oh cazzo, è anche arrabbiato.' pensai. Sapevo che se in quel momento gli avessi detto della mia dimenticanza, mi avrebbe fucilato all'istante. Mi girai verso il mio attuale compagno di banco, non aspettava altro; voleva che io formulassi quella domanda.
Sto' tizio era l'esatto opposto di Daniel, fisicamente intendo. Il ragazzo aveva gli occhi color nocciola, capelli castani e una pelle olivastra, ma comunque bellissimo.
"Noto con estremo piacere che la signorina Morganti si è presentata nuovamemte a scuola dopo una settimana. Va meglio?", chiese. Il Lucchetta non era un uomo cattivo, sapeva della mia situazione, come del resto tutti gli altri docenti. "Si, va un po meglio, solo che... Ho dimenticato il libro oggi.", "Non preoccuparti, seguirai con il tuo compagno di banco..." si girò e iniziò a guardare il ragazzo, "Ah, vedo che sei seduta con Liam, benvenuto nella nostra scuola, signorino Minerva, è il suo primo giorno oggi?", "Si prof." tagliò corto lui.
E così si chiama Liam il ragazzo, bel nome, pensai.
Il Lucchetta fece l'appello e iniziò a spiegare, io guardavo Liam che ancora non aveva posizionato il libro nel centro.
Ma certo... Voleva glielo chiedessi. Maledizione, già mi urtava questo ragazzo.
"Liam..."
"Mmh?" non distolse lo sguardo dal libro.
"Il libro."
"Il libro cosa?" continuò.
"Dovresti metterlo nel centro."
"E come si dice?", lo guardai infastidita. "Metti quel cazzo di libro nel centro.", alzò lo sguardo facendo incontrare i nostri occhi. "No." rispose secco tornando a seguire la lettura. Era straziante.
Davvero pretendeva che io lo supplicassi per uno stupido libro?
Che si fotta, pensai.
Sarei rimasta anche senza libro, non aveva importanza, non gli avrei chiesto un bel niente.

L'ora sembrò non passare mai. Ma alla fine ero uscita da quell'aula senza uccidere nessuno. Quell'idiota non si era degnato di mettere nel mezzo quel fottutissimo libro.

Andai in mensa, dove mi aspettava il solito teatrino giornaliero con Daniel. "Ehi dolcezza!", sorrise. Il suo sorriso aveva la capacità di farmi sciogliere. Dovevo stare calma, non destare sospetti, essere il più normale possibile. "Ehi." dissi semplicemente.
Che idiota, che cogliona... Che imbecille! Sei stata più fredda di un ghiacciolo, gridava la mia vocina interiore.
Vidi Daniel corrucciare la fronte. "Qualcosa non va?", chiese.
Ecco, se n'è accorto. Sei una cogliona!
Cercai di aggrapparmi alla prima cosa che mi passava per la testa in quel momento. "Niente è solo che ho incontrato un tipo strano oggi.", beh non era del tutto una menzogna. Gli diedi il solito bacio prima di prendere posto accanto a lui, cercando di non avvampare.
"Chi è?", chiese incuriosito. "Non lo conosci...", "Come fai ad esserne così sicura?", "È nuovo idiota. Non puoi conoscerlo."
"Capito. E che ti ha fatto?"
"Ho scordato il libro d'arte e lui non ha messo il suo nel mezzo perchè pretendeva glielo chiedessi quando lui aveva visto che mi mancava. E poi mi ha preso il posto!".
"Sacrilegio!", scherzò lui.
Gli rifilai una gomitata e poi lo vidi nuovamente...
Detestavo ammetterlo, ma era veramente bello. Mentre eravamo seduti non lo avevo notato, ma Liam aveva un fisico davvero niente male.
 

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Capitolo 13
*** - Jeaulosy. ***


"Senti Liam, per l'ultima volta, questo è il mio posto. Capito?" continuavo ad urlargli. Avevo provato di tutto durante quella settimana: dargli fastidio, cacciarlo con le buone, con le cattive, quella mattina addirittura ero arrivata dieci minuti prima in aula e ugualmente sedeva al mio posto.
 
"E come si dice?" quella storia iniziava veramente a stancarmi, quindi mi arresi, voleva che lo pregassi? Bene.
"Per favore Liam, quello è il mio posto, potresti ridarmelo?" chiesi con tono pacato e speranzoso.
"No." fu la risposta secca che ricevetti. 
"Che cosa?" strabuzzai gli occhi. "Ti ho detto di no bellissima. Cosa c'è? Non sei abituata a sentirti dire di no da qualcuno?" sorrise strafottente. "Fottiti." dissi prendendo il posto che ormai avevo da una settimana a quella parte, non soffermandomi sullo strano nomignolo che mi aveva appena affibiato. "Sappi che ti stresserò a tal punto che pregherai purché mi sieda al mio posto." sorrisi soddisfatta.
 
Pov Daniel
 
Li vidi in lontananza, la sua figura esile l'avrei riconosciuta ovunque ormai, stava accanto a quello che avrebbe dovuto essere Liam Minerva, mi stava già sul cazzo e di quanto ero a conoscenza, neanche Giulia usciva pazza per lui, e allora perché camminavano e sorridevano tranquillamente nei corridoi della scuola?
 
"Guarda come stanno bene insieme la Morganti e il nuovo arrivato!" sentii parlottare una ragazza poco distante da me. "Ma lei è fidanzata con Daniel!", "Ma è una specie di bullo quello, mentre il nuovo arrivato sembra così dolce... Starebbero davvero bene inisieme!", "Ehi zitta che forse ti sente!" zittì l'amica mora.
 
Li guardai nuovamente, lui fermo al suo armadietto, lei poggiata su una spalla agli armadietti adiacenti mentre lo guardava. Non riuscivo più a guardare una scena del genere, mi si sarebbe rivoltato lo stomaco da un momento all'altro. Partì a passo spedito verso di lei, non mi curai di cosa stessero parlando, ma presi Giulia dai fianchi avvicinandola a me e baciandola con foga. Si staccò da me accigliandosi. "Che diavolo ti prende?" sbottò. "Dai, non dirmi che non ti è piaciuto!" lei arrossì e si guardò intorno incrociando lo sguardo del nuovo arrivato. "Lo sai che non mi piace dare spettacolo in questo modo." si voltò verso quell'altro poi "Scusa Liam, ora devo andare, ma sappi che il posto è mio!" gli fece la linguaccia per poi voltarsi nuovamente verso di me "Allora, torniamo a casa?" annuì mettendo il braccio intorno alle sue spalle e portandomela via.
 
Pov Giulia
 
Era circa dieci minuti che andava avanti quella ridicola scenetta. Sembravamo marito e moglie in lite, peccato che fosse Daniel ad essere arrabbiato senza che io avessi fatto nulla. Fino all'uscita della scuola mi teneva stretta a se, dopo di che, in macchina non aveva spiccicato una parola.
 
"Si può sapere che diavolo ti succede?" sbottai, "Nulla." disse tenendo le mani al volante. "Smettila, questo silenzio è pesante! Che hai? Hai fatto una scazzottata con qualcuno? Non che la cosa mi sorprenda visto che quasi tutti i giorni ti presenti a casa con le mani sporche di sangue e... ", "Voglio che non parli con Minerva." disse di ounto in bianco senza farmi finire la frase. "Cosa?" chiesi credendo di non aver sentito bene. "Stai lontana da quel tizio o dovrò fare in modo che sia lui a starti lontano." disse stringendo il volante finchè le nocche non divennero bianche. "No, devo riavere il mio posto!" ribattei. "Bene, se faccio in modo che tu abbia nuovamente il tuo posto, smetterai di parlarci?" chiese. Ma stava scherzando?
"Tu non devi fare proprio niente. Sono fatti miei e suoi, quindi smettila.", "Vorrebbe solamente scoparti, come chiunque altro del resto, quella del posto è..." non ebbe tempo di finire la frase.
 
La mano bruciava, ringraziando dio Daniel si era accostato poco prima che io gli tirassi una sberla.
La sua guancia sinistra era rossa e la forma della mia piccola mano iniziava a vedersi.
 
"Fammi scendere." dissi. "Io non volevo dire che tu...", "Sblocca questa cazzo di macchia e fammi scendere!"
"Ma sta piovendo!", "Me ne fotto!", "Non fare la stupida, non ti farebbe bene."
"Fammi scendere."
 
Finalmente udì un piccolo scatto, segno che la portiera era stata sbloccata.

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Capitolo 14
*** - Feelings. ***


Camminavo sotto la pioggia da circa dieci minuti, non mi importava se mi avesse fatto male, avevo bisogno di stare da sola. Perché doveva comportarsi sempre da idiota? Insomma, ero io quella che a causa del suo comportamento avrebbe dovuto avercela con lui, tutti i giorni per giunta.
Quattro sere su sette, tornava a casa ubriaco facendomi stare sveglia nottate intere ad aspettarlo per l'ansia.
Per non parlare delle risse, quelle avevano luogo quasi ogni giorno e quasi tutti i santi pomeriggi prendevo alchool, cotone e mi ritrovavo a fargli da infermiera.
 
Aprì lentamente la porta d'ingresso, ormai era tardi e non avevo alcuna intenzione di far rumore e subirmi una ramanzina da Daniel. Proprio come avevo aperto, chiusi la porta per poi sobbalzare trovandomi un Angelisi a torso nudo davanti. "Dove sei stata?" chiese con un tono duro ma preoccupato. 
Feci finta di non udirlo e lo sorpassai, andando in camera.
"Giulia parlami." era poggiato alla soglia della stanza. Continuai ad ignorarlo, iniziando a spogliarmi, poichè i vestiti erano completamente fradici. 
 
Poi sentì due mani grandi e calde cingermi la vita. Daniel mi abbracciò, io ero di spalle e il suo mento era poggiato delicatamente su una di esse. Sentivo il suo respiro caldo sul collo e una marea di brividi iniziarono a pervadermi tutta la schiena. "Parlami per piacere." sussurrò, la sua pareva una supplica, ma ugualmente stetti zitta. Iniziò a lasciarmi dei baci caldi e umidi sul collo, non avrei resistito ancora a lungo.
Mi fece girare, così da trovarmi faccia a faccia con lui, insomma, per quanto la differenza di altezza ce lo permettesse. Abbassai immediatamente lo sguardo, non ero pronta. Non ce l'avrei fatta a sopportare quelle pozze color ghiaccio guardarmi, anche se sentivo i suoi occhi su di me. Mi alzò lentamente il viso, tenendomi il mento fra il pollice e l'indice. "Parlami." disse nuovamente per poi baciarmi.
 
Perchè non capiva? Così mi stava solamente facendo del male. Era come se convivessi con due persone diverse. A scuola, tanto duro, tanto aggressivo e poi, a casa, quando eravamo soli così calmo e dolce, pareva un cucciolo disperso. Ad interrompere i miei pensieri furono alcune botte sul suo viso.
Il labbro inferiore spaccato e la gote destra leggermente gonfia. 
Abbassai nuovamente lo sguardo e riluttante presi la sua mano e iniziai ad osservarla, aveva qualche graffio.
Con chi aveva fatto a botte? Feci un sospiro e lo feci sedere sul letto.
Andai in bagno e come al solito presi dell'alchool e un batuffolo di cotone e dopo essere tornata in camera, mi sedetti accanto a lui e iniziai silenziosamente a medicargli le ferite.
 
"Con Mattia." corrucciai la fronte confusa. "Ho litigato con Mattia, ho pensato te lo fossi chiesto." rimasi ancora in silenzio a guardarlo allora continuò. "Avrebbe voluto farti una specie di dichiarazione d'amore domani a scuola, e insomma, non mi ha ascoltato ed era parecchio ubriaco, allora ho pensato bene di stenderlo con qualche pugno. Non faceva altro che ripetere quanto fossi bella, simpatica ed io..." abbassò lo sguardo facendo una piccola pausa. "Ed io non ce l'ho fatta. Insomma, so che sei bella, anzi direi che quell'aggettivo non ti rende abbastanza giustizia, e so anche quanto puoi essere simpatica, o dolce, o sensuale, o tutto. Non so perché, ma il primo pugno è partito involontariamente, perché anche se non è così, io sento che mi appartieni. E sai che sono di poche parole, eppure adesso sto facendo questo assurdo monologo aspettando.." non lo feci finire e lo zittì con un bacio. "Questo decisamente vale molto più di cento parole." sorrise per poi baciarmi nuovamente.

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Capitolo 15
*** Ti voglio solo mia. ***


Era diventato tutto improvvisamente così strano, non che negli ultimi mesi qualcosa fosse andata per il verso giusto o cosa, semplicemente non riuscivo a spiegare come potessi sentirmi così calda e sentire il vento sfiorarmi il viso. Improvvisamente la voce di Daniel fece capolineo nella mia mente.
-Porca troia Giulia te lo avevo detto di non uscire sotto la pioggia!- ma cosa stava succedendo?
Provai ad aprire gli occhi ma erano come incollati, non ne volevano sapere proprio di aprirsi.

Mi risvegliai in un letto di ospedale, durante la notte mi era salita la febbre, Daniel aveva provato a farla scendere ma non vedendo risultati e visto che gli ero praticamente svenuta tra le braccia si era preoccupato, mi aveva presa di peso e portata in ospedale.
Adesso mi ritrovavo a pochi centimetri dal suo viso, aveva passato la notte con me e adesso stava dormendo nella scomodissima sedia accanto al letto.
Mi sentivo un pò in colpa, ma era così bello e rilassato mentre dormiva.
Stavo per accarezzargli la guancia quando Menegatti, il mio dottore insieme a Minerva, entrò nella camera.

-Ben svegliata signorina!- mi sorrise, e ricambiai un pò incerta. Si notava dalla sua espressione che doveva dirmi qualcosa, e che quel qualcosa non era nulla di buono.
-Allora, dovrei parlarle di una cosa alquanto delicata.- iniziò un pò nervoso. Lo incoraggiai a continuare.

-Sarò diretto, dobbiamo intervenire al più presto perchè sei peggiorata.- chiusi gli occhi, fu come una doccia fredda. Mi preparai a continuare ad ascoltare ciò che Menegatti aveva da dirmi.

-Il tumore sta iniziando ad aggravarsi, dovremo iniziare prima con la chemioterapia in quanto la leucemia mieloide acuta sta diventando cronica. Chiamerò i tuoi genitorie vedranno loro cosa vorranno fare, se andare in Inghilterra oppure iniziare qui. Ad ogni modo, non potrai più andare a scuola, risulterebbe troppo faticoso, niente sport, niente dolci o porcherie come hamburger, patatine fritte e cose varie. Mi raccomando Giulia, noi stiamo cercando di aiutarti ma devi venirci incontro. Ti lascio il foglio con i risultati delle analisi qui, dallo ai tuoi genitori.- stavo per rimettere.

Il dottore uscì dalla camera ed io mi costrinsi a coricarmi nel letto.
Ero peggiorata, stavo vedendo letteralmente la mia vita scivolarmi dalle mani.
Ero peggiorata, e improvvisamente avevo voglia di essere riabbracciata dalla mia migliore amica.
Ero peggiorata, e sarei potuta morire da sola.
Ero peggiorata.

Già prima ero convinta che non ce l'avrei fatta, adesso ancora peggio.
Senza rendermene conto avevo iniziato a piangere e mi costrinsi ad uscire dalla camera per non svegliare Daniel e non farlo preoccupare.
Guardavo e riguardavo quel foglio non capendo niente di ciò che leggevo.

-E tu cosa ci fai qui?- quella voce. 
-Liam.- sussurrai e velocemente asciugai le lacrime.
-Ehi ma stai piangendo, cosa succede?- fissò i suoi occhi nocciola nei miei verdi.
-No niente.- mi stampai il sorriso più falso che avessi mai fatto.
-Non è vero, si vede, dai cosa succede?-
-Niente sul serio, Daniel si è sentito male e allora l'ho portato qui.
-Tu non puoi aver guidato, non hai ancora l'età per farlo.- mi guardò sospettoso.
-E allora? So guidare.- 
-Quello è il risultato delle analisi?- indicò il foglio che avevo in mano.
-Cosa? Questo... Ah si.-
-Potrei vederlo?-
-No!- dissi con un tono di voce fin troppo elevato.-Cioè, non mi sembra il caso, non sono cose che ci riguardano.
-Da qua!- 

In un attimo mi sfilò il foglio dalle mani.
-Liam dammi subito quel foglio!-
-No.-
-Liam non sono cose che ti riguardano!- cercai di prenderlo saltando.

Ed eccola, la fitta al fianco ed il fiatone per niente, quanto detestavo quella situazione.
-Daniel eh? Qui c'è scritto Giulia Morganti.
-Per piacere, dammi quel foglio.- lo sguardo rivolto al pavimento, la voce strascicata per la fatica.
-Già stanca?- sorrise.
-Non sono cose che ti riguardano, dammi quel fottuto foglio.-

Lui non mi diede retta e aprì il foglio iniziando a leggere.
Riga dopo riga il suo sorriso spavaldo svanì.
Rimase quasi impietrito.

-Adesso sei contento?- dissi strappandogli dalle mani il foglio con i miei risultati.
-Mi dispiace, pensavo fosse qualcosa di stupido. 
-Ah perchè, tu pensi?
-Da quanto tempo hai la leucemia?
-Non lo so.
-Allora da quanto ne sei a conoscenza?
-Qualche mese.
-E' per questo che sei sola?
-Cosa?
-Insomma, oltre che con Daniel non stai mai con nessuno. Si sono allontanati appena hanno saputo della malattia?
-Ah, no. A parte Daniel e i miei genitori nessuno ne è a conoscenza ah, e dimenticavo te.
-Ti chiedo ancora scusa.
-Ti perdono solo se mi prometti di non dire niente a nessuno.
-Affare fatto.
-Bravo ragazzo.- gli sorrisi.-Ma tu che ci fai qui?-
-Qui ci lavora mio padre, Dottor Minerva, lo conosci?-
-A dire il vero si. E' il mio medico insieme a Menegatti.-
-Sul serio?-
-Si.-
-Allora sei tu la sedicenne di cui parla sempre. Dice che gli dai del filo da torcere quando ti fanno le visite, che parli e ridi di continuo.- sorrise.
-Devo essere un vero e proprio strazio per lui.- sorrisi imbarazzata.
-No, al contrario, ti ammira.- disse serio.
-Cosa?- 
-Beh, ha detto che sei la sua paziente preferita.-
-Oh, sul serio?-
-Si, insomma, tutti quelli che vanno a farsi la visita si danno già per morti, piangono e sono tristi, per questo ti ammira, per la tua solarità. Insomma, stai male ma non lo dai a vedere perché non vuoi che gli altri ti trattino diversamente o addirittura in modo penoso, conoscendoti non lo accetteresti.
-Infatti, per questo non lo sa nessuno.-
-Come mai solo Daniel ne è a conoscenza?
-Mi ha scoperta.-
-E' sul serio così bravo?- sorrise incredulo.
-No, è solo che...

La porta della camera si sbalancò e un Daniel ancora apparentemente assonnato ne uscì. Non appena vide Liam aggrottò le sopraciglia.

-Che ci fa lui qui?- mi chiese severo.
-Perchè non le chiedi direttamente a me le cose.- rispose Liam con un tono decisamente infastidito.
-Bene, che ci fai tu qui?-
-Non sono affari tuoi.-

Vidi la mascella di Daniel indurirsi e serrò i pugni. Stava per esplodere.

-E' il figlio di Minerva!- mi affrettai a rispindere prima che scoppiasse una rissa.
-Fantastico.- il sarcasmo gli fuoriusciva da tutti i pori. -Andiamo?- mi disse.
-Si, certo.-
-Allora ci vediamo a scuola.- mi sorrise Liam lasciandomi un bacio sulla guancia.
-Ehm, a dire il vero non penso di venirci più.-
-Ti verrò a trovare a casa allora.-
-Per me va bene.- 
-Ok, vi siete salutati ora andiamo.- sbuffò Daniel.


Arrivati a casa Daniel non mi rivolse la parola e andò direttamente a sedersi sul divano in salotto e accese la televisione.
Feci un sospiro, e andai a sedermi accanto a lui.

-Dopodomani tornano mamma e papà.-cercai di aprire un discorso.
-Bene.- non distolse lo sguardo dalla tv.
-Liam adesso sa tutto.-
-Cosa?!- 

Avevo decisamente attirato la sua attenzione.

-Beh l'ha scoperto.-
-E sentiamo... Come?-
-Mi ha preso il foglio dei risultati delle analisi dalle mani. Non è stupido, suo padre è un medico e ha capito subito di cosa si trattasse.-
-E adesso cosa farai? Ti metterai con lui? Lo inviterai a casa tua? Cosa?-
-Stai delirando.-
-No, io non deliro affatto!-
-Oh si mio caro, la gelosia ti fa brutti scherzi!-
-Io geloso? Di te e quel tizio?-
-Si.-
-Ma smettila di dire cazzate! Me ne sbatto altamente di lui.-
-Te ne sbatti talmente tanto che fino a ieri non volevi neanche ci parlassi con lui!- urlai.
-Questo perché a lui piaci! Si vede lontano da chilometri!- alzò la voce anche lui.
-Peccato che tu sia il solo a vederla così-
-Non è vero! Tutti a scuola parlano di voi e di come state bene insieme. Vi stanno praticamente organizzando il matrimonio!-
-E a te questo da fastidio?- 
-Si cazzo. Ok?! Mi da fastidio. Mi fa girare le palle saperti con un altro. Perchè ti vorrei solo per me, vorrei che fossi mia e che tutti quei coglioni li fuori non ti guardassero il culo. Ti voglio mia Giulia, solo mia.-

Forse, quelle erano le parole più belle he avessi sentito durante la giornata.
Lui, lui era geloso di me e Liam.
La cosa mi fece sorridere.

-Cosa c'è?- sbraitò.
-Niente, è solo che... Io sono tua.- lo abbracciai.

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Capitolo 16
*** - Non lasciarmi. ***


<< Devo dirti una cosa >>. 

Ero andata a scuola quella mattina, anche se mi era stato negato; ma dovevo parlare con Cindy, era la mia migliore amica e mi ero stancata di mentirle e starle lontana.

<< E cosa ti dice che io voglia ascoltarti? >> chiuse l'armadietto con più forza del dovuto.
<< Dai Cindy, ti prego è una cosa molto importante. >> la pregai.
<< Sai Giulia, anche io avrei voluto dirti tante cose importanti, avrei voluto dirti che i miei stanno divorziando, che questo mi ha scombussolata e che mi sento una merda e ti ho inviato anche dei messaggi dove ti chiedevo di vederci ma ovviamente tu non mi hai degnata neanche di una risposta! >>
<< C, sto morendo. >>
<< E non ti azzardare a... Tu cosa?! >> sbattè le palpebre più volte.
<< Ho la leucemia. >> dissi a bassa voce per evitare che qualcuno mi sentisse.
<< Beh questo non significa che tu debba morire, ci sono rimedi, ci sono delle cure... >> man mano che andava avanti la sua voce andava scemando, i suoi occhi si appannavano. << Ti detesto. >> disse alla fine abbracciandomi. << Cazzo Giulia, sono la tua migliore amica e non mi hai detto niente per così a lungo... Ma perchè? >>
<< Io... Io non volevo farti preoccupare. >>
<< Sciocca, sei una sciocca. >>
<< Lo so, per questo alla fine te l'ho detto. Ne ho abbastanza della tua assenza, ho bisogno di te e questi mesi sono stati un inferno. >>
<< Immagino. >>
<< Comunque io non verrò più a scuola, me lo ha consigliato il medico, dice che mi affaticherei troppo! >> sorrisi stanca.
<< Allora dovrò venire a casa tua per vederti? >>
<< Mi sa di si, se questo non ti crea problemi. >>
<< Ma certo che no! >> mi sorrise asciugandosi le lacrime con la manica della giacca di jeans, << pensavo di averti persa, e riaverti sapendo che potrò perderti definitivamente mi fa stare male, quindi io verrò a trovarti tutte le volte che posso. >> mi abbracciò ugualmente. << e Daniel? >>
<< Ecco... lui si prende cura di me e ora stiamo insieme, credo. >>
<< Come credi? >>
<< Non so cosa siamo in realtà. >>
 
 
<< Sono a casa! >> gridai.

Subito mia madre mi corse incontro abbracciandomi.

<< Oh tesoro, quanto mi sei mancata! >> disse fra le lacrime.
<< Anche tu mi sei mancata mamma. >> 
<< Menegatti mi ha detto dei risultati delle analisi, non ti preoccupare, la settimana prossima partiremo per Londra; ho già provveduto a tutto: ospedale, albergo e cose varie. Tu dovrai solo preoccuparti della tua guarigione, perché guarirai! >> sorrise.
 
Basta, pensai. 
Mi ero stufata di tutte queste persone che mi sorridevano per confortarmi. 'Ti salverai' dicevano, 'Tornerai più forte di prima' dicevano. 'Morirai' pensavo ogni giorno.
Si, perché avevo fatto delle ricerche, perché c'era il 60% di sopravvivenza e non era abbastanza benché fosse più della metà; perché avevo letto della chemio che sarebbe stata troppo forte, che avrei perso i capelli e che la trasfusione avrebbe fatto male.
Ma una settimana, avevo una settimana di tempo per dire a Daniel che sarei partita.
E Cindy? Avevo appena fatto pace con lei e già avrei dovuto abbandonarla. 
Una settimana era decisamente troppo poco per dire addio a tutti quanti.
Ricambiai forzatamente il sorriso di mia madre.
'A chi vorresti darla a bere? Tu sei la prima che ha paura che muoia. Secondo me, mi hai già preparato il funerale.' mi ritrovai a pensare.
<< Daniel? >> 
<< Lui è in camera. >>
<< Lui sa...? >>
<< Oh no, non ne abbiamo parlato. Aspettavamo che fossi tu a farlo. >>
'Oh, almeno una cosa buona l'avete fatta'.
 
Camminai per il lungo corridoio che conduceva nella mia camera. Ero nervosa, cosa gli avrei detto? 
'Ehi ciao Daniel, sai quando siamo andati a farmi le analisi e ti ho detto che andava tutto bene? Ho mentito. Si, ti ho mentito e sono peggiorata e quindi fra una settimana parto per Londra per la chemio.' 
Mi avrebbe uccisa.
 
<< Daniel? >> sussurrai.
<< Oh, Giulia entra cosa fai li fuori? >> mi sorrise.
'Fra qualche minuto non mi riserverai più quello splendido sorriso'.
<< Ti devo parlare. >> 
<< Lo avevo intuito. >> sorrise amaramente sedendosi sul letto.
<< Ah si? >>
<< Ci sono i tuoi a casa Giulia, loro non ci sono mai. Deve essere successo qualcosa. Allora dimmi, è morto qualcuno? >>
'Si, sto morendo io'.
<< Non ancora. >>
<< Allora qualcuno nella tua famiglia sta male? >> iniziò a corrucciare qualcosa.
'Si, io sto male Daniel, sto tanto male'.
<< Più o meno. >>
<< Cosa succede Giulia? >>
 
Abbassai lo sguardo. Non ci riuscivo proprio a reggere i suoi occhi che mi perforavano l'anima. 
 
<< No. Dimmi di no. >> iniziò a sussurrare più a se stesso che a me. << Giulia guardami! >> 
'Non ci riesco, vorrei ti giuro che vorrei guardarti e dirti che va tutto bene ma non è così'.
<< Giulia! >> adesso era davanti a me e mi scuoteva.
<< Daniel io sto male. >> sussurrai.
<< Si, lo so ma puoi guarire. >> ormai la tua testa era poggiata sulla mia spalla.
'Lo vorrei, vorrei davvero poterti credere e poterti dare la sicurezza che sarà così'.
<< Daniel sono peggiorata, tanto e devo partire per Londra per iniziare la chemio. >>
<< Non puoi essere peggiorata in così poco tempo! >>, alzò la testa e incastonò i suoi occhi nei miei, erano lucidi. I suoi occhi erano lucidi, per me. Mi sentì il cuore scoppiare. << insomma fino a qualche settimana fa hai fatto le analisi, era tutto uguale, non puoi essere peggiorata in due sole settimane! >> 
 
Eccola: la resa dei conti. Non ressi nuovamente il suo sguardo e lo posai su qualsiasi altra cosa.
<< Ovviamente non potevi peggiorare in due settimane perché già le analisi non erano andate bene, giusto? >> 
<< Si. >> sussurrai talmente piano che a malapena fu udibile a me stessa.
<< Perché? Perché non mi hai detto niente!? Perché? >>
<< I-io non volevo farti preoccupare, non volevo far preoccupare nessuno. >> cercai di giustificarmi.
<< Ma perché ti viene tanto difficile accettare l'aiuto di qualcuno? >>
<< Senti chi parla. >> cercai di sdrammattizzare, ovviamente non ci riuscii.
<< Quando parti? >>
<< Fra una settimana. >>
<< Vengo con te. >>
<< Cosa? No. >>
<< Perché no? >> chiese incredulo.
<< Non voglio. >>
<< Perché? >>
<< Mi cadranno i capelli, sarò pallida e orribile. >>
<< Non mi importa. >>
<< A me si. Non voglio che tu mi veda... così. >>
<< Voglio starti accanto. >>
<< Lo farai, da lontano, da qui. Ci sentiremo tutti i giorni. >>
<< Non voglio stare qui mentre tu affronti tutto quell'inferno da sola! >>
<< Tu devi pensare alla scuola, a prendere bei voti... >>
<< Me ne fotto della scuola! >>
<< Non dire così. Tu non verrai con me a Londra! >>
<< Perché no? >>
<< Perché non voglio che tu mi veda morire idiota! Non lo capisci allora? Già prima avevo poche possibilità di sopravvivenza, ora sono minime. Morirò. Io. Morirò. E non voglio nessuno accanto. Ti prego stai qui. >>
<< Va bene, solo se mi prometti una cosa. >>
<< Sentiamo. >>
<< Io sto qui invece di venire con te, solo se tu mi prometti che tornerai. >>
<< Non posso prometterlo e lo sai. >>
<< Allora promettimi che lotterai, ti prego, torna da me oppure non ti lascio andare. >>
<< Va bene, te lo prometto. >>
 
Mi abbracciò.
'Non lasciarmi andare, ho paura. Ho paura di andare e non tornare qui, a casa, fra le tue braccia. Non lasciarmi.'
<< Ti amo Giulia. >> disse baciandomi.
'Non mi lasciare'.
<< Tu amo anch'io. >> sorrisi fra le lacrime.
'Non mi lasciare, ti prego.'
 
Restammo abbracciati tutta la notte. Lui che mi accarezzava ed io accoccolata a lui, e ancora prima di addormentarmi all'alba il mio ultimo pensiero fu: 'Non mi lasciare mai, ti prego'.

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