Sole e Luna di Linny (/viewuser.php?uid=3785)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2 ***
Capitolo 3: *** Capitolo 3 ***
Capitolo 4: *** Capitolo 4 ***
Capitolo 5: *** Capitolo 5 ***
Capitolo 6: *** Capitolo 6 ***
Capitolo 7: *** Capitolo 7 ***
Capitolo 8: *** Capitolo 8 ***
Capitolo 9: *** Capitolo 9 ***
Capitolo 10: *** Capitolo 10 ***
Capitolo 11: *** Capitolo 11 ***
Capitolo 12: *** Capitolo 12 ***
Capitolo 13: *** Capitolo 13 ***
Capitolo 14: *** Capitolo 14 ***
Capitolo 15: *** Capitolo 15 ***
Capitolo 16: *** Capitolo 16 ***
Capitolo 17: *** capitolo 17 ***
Capitolo 18: *** capitolo 18 ***
Capitolo 19: *** capitolo 19 ***
Capitolo 20: *** capitolo 20 ***
Capitolo 21: *** Capitolo 21 ***
Capitolo 22: *** Capitolo 22 ***
Capitolo 23: *** capitolo 23 ***
Capitolo 24: *** capitolo 24 ***
Capitolo 25: *** capitolo 25 ***
Capitolo 1 *** Capitolo 1 ***
Capitolo 1
Vorrei
ringraziare coloro che hanno letto “Lo Specchio Dell’Anima” e soprattutto
una persona che ha la capacità di spronarmi a migliorare continuamente e che ha
la pazienza di leggere le storie che scrivo. Grazie Yuki Kushinada.
Capitolo 1
Seduta
su di un masso contemplava la luna piena nell’alto del cielo, mentre
svogliatamente giocherellava con i braccialetti che aveva ai polsi, segno della
sua condizione sociale. I raggi argentei lunari sembravano cingerla in un
abbraccio affettuoso, in tutta la sua vita non aveva mai avuto un po’ di
calore, neanche da parte dei suoi genitori. Non riusciva più a ricordarsi
nitidamente i volti di coloro che per poche monete l’avevano venduta come
schiava quando era solo una bambina. Cosa avesse fatto per meritare tutto ciò
proprio non riusciva a saperlo e tutte le notti lo chiedeva alla luna, sua unica
amica.
Non
si era mai legata a nulla ed a nessuno, per timore di doversene separare, ma la
luna…quella non avrebbero potuto portargliela via. Mai.
-Yumi
cosa stai facendo qui? Hai finito i tuoi doveri?- chiese una voce imponente
-Si,
Signora- rispose sommessamente
-Fila
in casa allora-
Senza
fiatare rientrò in quella che in apparenza era una casa, ma in realtà era
peggio di una prigione. Un giorno sarebbe andata via da quel luogo, ma quel
tempo era ancora lontano, lo sentiva dentro al suo petto.
Gli
anni passavano e la giovane kitsune diveniva ogni giorno più bella, nel
camminare e nei suoi modi semplici vi era uno splendore tale che suscitava le
invidie delle figlie della famiglia che era costretta a servire. Anche senza
armi sapeva combattere a suo modo, aveva una forza interna che nessuno riusciva
a toglierle.
Come
tutte le sere prima di recarsi a dormire quelle poche ore che le erano concesse,
andò a sedersi sul masso che l’aveva vista crescere, la luna faceva capolino
tra la notte stellata, attorno a lei vi era un silenzio inquietante, ma alla
giovane non importava.
La
pallida luce della luna faceva splendere il suo manto color oro, si accarezzò
la folta coda e il tintinnio dei bracciali attrasse la sua attenzione, sollevò
le mani verso l’alto per osservare quei due oggetti che la legavano a quella
vita. Sarebbe stato abbastanza facile toglierli, ma le conseguenze di quel gesto
sarebbero state tremende, e lei pur forte che era non poteva affrontarle da
sola.
-Luna,
aiutami tu- sussurrò mentre due tenere lacrime scorrevano lungo le guance
-Non
sono la luna, ma potrei aiutarti ugualmente- disse una voce maschile alle sue
spalle
Sussultò e si voltò spaventata, la figura di Taki uscì dal piccolo bosco che
separava quell’angolo di pace dalla residenza di una famiglia abbastanza
importante, il ragazzo era un demone volpe dal manto rossiccio, primogenito
della famiglia in cui serviva.
-Signorino,
voi qui?- chiese titubante
-Yumi
niente formalità. Siamo soli-
-Questo
non importa. Vogliate scusarmi- bisbigliò alzandosi e passandogli accanto
Lui
le afferrò il polso e la costrinse a fermarsi. Yumi alzò lo sguardo pieno di
paura verso quello del ragazzo, chiedendosi cosa avrebbe dovuto fare.
-Non
vai da nessuna parte- disse freddamente lui stringendo la presa
-Mi
lasci- lo implorò
-Altrimenti?-
la istigò
Non
rispose, cosa avrebbe potuto dirgli? Ed anche se avesse raccontato l’accaduto,
chi le avrebbe creduto? Nessuno. Questa era la risposta, una serva non poteva
puntare il dito contro il proprio padrone. Si fece forza e trattenne delle
ulteriori lacrime per limitare la soddisfazione di Taki.
Quando
mise il braccio libero attorno alla vita della ragazza, questa presa da un misto
tra rabbia e paura affondò i denti nell’avambraccio, lui gridando per il
dolore la lasciò libera e Yumi raggiunse la sua stanza.
Si
sdraiò sul vecchio letto e stringendo il cuscino lasciò che la stanchezza
prendesse il sopravvento.
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Capitolo 2 *** Capitolo 2 ***
Capitolo 2
Capitolo
2
-Maledetta
ingrata- le gridò la voce possente del capofamiglia –Nessuno si può
comportare in questo modo con un membro della mia famiglia- continuò mentre le
infliggeva l’ennesima frustata
Lacrime
silenziose scorrevano sul volto chino della sventurata ragazza. Aveva solo agito
d’istinto, non avrebbe mai permesso a nessuno di toccarla senza il suo volere.
Anche se ciò comportava delle frustate.
Nel
pomeriggio Yumi andò a prendere l’acqua al fiume, stringendo i denti per
soffocare il dolore dovuto allo sfregamento del tessuto del vestito con le
ferite fresche, arrivata alla meta si chinò ed immerse le mani nella fresca e
limpida acqua, ne prese un po’ e si rinfrescò il volto, sospirò al pensiero
di dover tornare in quella casa. Dopo aver riempito due contenitori riprese la
strada per tornare indietro.
Ad
attenderla vi erano oltre che al signore della casa, sua moglie ed il figlio con
al fianco un demone che non aveva mai visto prima, quella visione non
prospettava nulla di buono.
Chinò
leggermente il capo come saluto e cercò di dirigersi verso le cucine senza
causare nulla che comportasse dei rimproveri, ma la voce squillante della
padrona di casa la fece voltare.
Cercando
di nascondere l’inquietudine che aveva si avvicinò a quella strana
combriccola.
-Mi
dica Signora- disse con fare sottomesso
-Questo
signore- disse indicando il demone sconosciuto –E’ qui per te- concluse
-Per
me?- chiese sorpresa
-Si-
rispose il marito della donna
-Posso
chiedere il motivo?- azzardò
-Sono
qui per informarti che i tuoi genitori sono mancati-
-Ha
fatto questa strada solo per questo?- domandò quasi aggressivamente
-No,
non solo- riprese lui con un sorriso –Ti hanno lasciato in affidamento tuo
fratello- terminò indicando un piccolo essere che si era nascosto dietro
l’angolo della casa
Yumi
indietreggiò come se fosse stata colpita da uno schiaffo, quegli occhi così
simili a quelli del padre. No. Non voleva prendersi cura di colui che l’aveva
fatta diventare una serva. Già perché era stato per salvare lui che la madre
aveva deciso di venderla. Corrugò la fronte quella situazione non le piaceva
per nulla.
-Noi
non abbiamo niente in contrario- disse Taki come portavoce della famiglia
Tutto
era stato deciso, e lei non aveva voce in capitolo. Timidamente il fratellino
che non vedeva da almeno una decina di anni, tempo in cui non aveva minimamente
pensato a lui, le si avvicinò e tese le mani verso di lei. Cosa doveva fare?
Prenderlo in braccio come se nulla fosse accaduto? Scacciarlo via? Ormai non
aveva più la protezione dei genitori, mandandolo via lo avrebbe condannato a
morte certa.
A
malincuore afferrò il fratello e lo adagiò contro il suo petto, dentro di lei
imprecava contro i genitori per averglielo affidato.
-Andiamo…-
non riusciva più nemmeno a ricordarsi il suo nome
-Shin-
l’aiutò lei –Tu come ti chiami?-
Lo
guardò attentamente, no non stava scherzando –Yumi- rispose
Appoggiò
a terra il giovanissimo kitsune dal manto candido come la neve, sicuramente
ereditato dalla madre.
-Bene
Shin da oggi inizia una nuova vita- dichiarò la ragazza tentando di reprimere
la sofferenza dovuta alla vicinanza dell’unico membro in vita della sua
famiglia.
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Capitolo 3 *** Capitolo 3 ***
Capitolo 3
Capitolo 3
Erano
trascorsi solo pochi giorni dall’arrivo di Shin nella vita della giovane
ragazza, era diventata stranamente protettiva nei confronti del fratellino, ma
solo in presenza di altre persone, quando erano soli tentava in tutti i modi di
ignorarlo. Troppo dolore.
Yumi
non aveva più ricevuto avances da parte di Taki. Pensò che il giovane avesse
rinunciato o trovato qualcun altro degno delle sue attenzioni che magari erano
ripagate. Ma si sbagliava. Sola nel giardino era intenta a raccogliere dei fiori
da mettere in vasi per rallegrare le stanze, Yumi non si accorse che poco
distante alle sue spalle il ragazzo la stava guardando con occhi famelici.
Con
un mazzo di fiori in mano si alzò e i suoi occhi si spalancarono di terrore nel
vedere Taki, indietreggiò sperando di sfuggire alle sue provocazioni.
-Ferma
dove sei-
-Posso
esserle utile?- domandò titubante
-Diventa
mia- le sussurrò sensualmente
-Mi
spiace ma non posso- tentò di dissuaderlo senza successo
Quando
la mano di lui si allungò per afferrarla, dovette ricacciare via le lacrime.
Non voleva che lui la vedesse piangere. Poi si sorprese nel notare che Taki non
l’aveva bloccata come la volta precedente ma le stava teneramente accarezzando
il volto, non riuscì ad evitare che una piccola lacrima le sgorgasse dagli
occhi.
-Non
voglio farti del male. Io ti amo-
Non
poteva credere alle sue orecchie, non voleva crederci, lui aveva dichiarato di
amarla. Il futuro Signore di quel luogo aveva detto di amare lei, una serva. No.
Non era amore quello. Era lussuria, desiderio di soddisfare i suoi istinti,
nient’altro. Un uomo avrebbe detto qualsiasi cosa per attere il suo scopo.
Anche quello.
-Mi
lasci in pace- sibilò
Senza
aspettare la risposta se ne andò.
“Tu
sarai mia” pensò lui prima di dirigersi nella direzione opposta a quella
presa dalla ragazza.
Correva,
voleva allontanarsi il più presto possibile, passò accanto ad un ragazzino che
la guardò stranito, ma non ci fece molto caso, lasciò cadere distrattamente i
fiori sul tavolo e poi uscì nuovamente di casa, andando in quel luogo dove
riusciva a sentirsi libera.
La
luna non era ancora sorta, e lei non aveva terminato i suoi doveri, nessuno le
avrebbe risparmiato una serie di frustate quella sera, ma non le importava.
Rientrò
in casa pronta per affrontare la sua punizione, ma questa non arrivò mai, si
guardò attorno domandandosi come aveva fatto ad evitare le frustate, poi si
soffermò sugli occhi vispi e sul sorriso complice di Shin. Suo fratello aveva
finito il lavoro. L’aveva fatto per lei. Forse si era sbagliata suoi nei
riguardi, dopotutto non era stata colpa sua se si era ammalato e se l’unico
modo che i genitori avevano trovato per aiutarlo era stato quello di privarla
della sua libertà.
-Ti
proteggerò io- aveva sussurrato il kitsune dal manto bianco
Aveva
sorriso, dopo molto tempo aveva trovato la forza di sorridere di nuovo.
Scompigliò i capelli del fratello in un modo affettuoso che quasi stentava a
crederci anche lei.
-Grazie-
rispose
Fiducia.
La prima volta che l’aveva provata era stata nei confronti di sua madre e suo
padre, poi come un bicchiere di cristallo che cade a terra si era infranta
lasciando che le frammenti si spargessero nel suo cuore lasciando una ferita
sanguinante che mai avrebbe potuto guarire. Successivamente il giuramento di non
fidarsi mai più di nessuno. Ma ora forse poteva nuovamente aprire il suo cuore
agli altri con accanto Shin.
Trascorsero
alcuni anni, le insistenze di Taki non davano cenno di terminare, ma Yumi non
demordeva. Riceveva ogni giorno una rosa rossa, ed ogni giorno facevano la
stessa fine. Le tagliava per poi buttarle. Il giovane Shin era diventato amico
di Taki e ogni tanto tentava di far ragionare la sorella sui sentimenti che il
futuro signore di quella casata provava nei suoi confronti. Yumi rideva senza
mai prendere seriamente in considerazione l’idea di cedere.
Un
giorno mentre tornava in casa sentì che all’interno stava avvenendo un
litigio di grande portata, con il fine udito riconobbe le voci di Taki e del
padre. Tutto d’un tratto ci fu il silenzio, interrotto dallo sbattere della
porta d’entrata. Si trovò faccia a faccia con il kitsune dal manto rossiccio.
-Yumi-
-Mi
dica-
-Basta
con queste formalità. Quante volte devo dirtelo?-
-Non
posso, io sono una serva-
-Non
lo sarai più- la fermò lui –Diventa mia moglie-
Spalancò
gli occhi incredula, le stava chiedendo di sposarlo. Dunque l’amava davvero.
Annuì. Anche se non lo ricambiava, in quel modo avrebbe potuto cambiare vita,
non essere più una schiava.
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Capitolo 4 *** Capitolo 4 ***
Capitolo 4
Capitolo 4
Aveva
trascorso l’intera mattina in riunione con i sottoposti per definire i piani
che gli avrebbero permesso di espandere il suo dominio, ed ora sentiva il
bisogno di rilassarsi un po’.
Sogghignò
c’era solo un luogo: il bosco. Uccise tutti coloro che osavano trovarsi sul
suo stesso cammino. Stava combattendo contro un demone, freddamente gli affondò
le unghie affilate nel ventre mentre questi urlava dal dolore, Yoko respirò
profondamente quelle grida alimentavano la sua voglia di sangue. Poi con il suo
fine udito sentì degli strilli, vedendo che il demone contro cui stava
combattendo era già morto lo lasciò cadere a terra per dirigersi
tranquillamente nel luogo da cui provenivano gli urli.
Estrasse
la sua Rose Wipe e senza dare la possibilità di difendersi uccise i tre demoni
che circondavano una ragazza. Quando si voltò verso la creatura che aveva
difeso si trovò a fissare due meravigliosi occhi color sabbia, senza batter
ciglio si voltò per andarsene ma fu fermato da una melodiosa voce.
-G-grazie- mormorò lei
-Non ringraziarmi, se
ti senti umiliata diventa più forte altrimenti non vivrai a lungo- disse
freddamente il demone sempre rimanendo di spalle
Quelle parole le
rimbombarono nella mente per qualche istante, una curiosità creduta persa
ritornò in lei, voleva conoscere il nome di colui che l’aveva salvata. Anche
se aveva un po’ di paura desiderava sapere che era quel demone.
-Chi sei?- domandò
timidamente
-Yoko Kurama- rispose,
non sapeva il motivo ma gli sembrava importante rispondere a quella domanda
-Io mi chiamo Yumi, ti
prego insegnami a combattere- chiese con una sicurezza che aveva delle sfumature
di timore
Yoko sorrise alla
richiesta –Sarà divertente-
Camminarono
fianco a fianco, si chiedeva ancora il motivo per cui aveva accettato la
richiesta di quella ragazza, all’inizio era stato l’interesse nei confronti
di quella sconosciuta, ma nell’osservarla meglio si rese conto di voler sapere
da dove venisse quella creatura.
-E’
qui che abiti?- domandò con stupore, la casa dove aveva servito era grande, ma
quello era un vero palazzo con tanto di guardie
Un
lieve sorriso si formò sul volto di
Yoko, era strana quella tipa. Osservò i suoi comuni abiti, poi notò delle
ferite ai polsi, “Saranno stati quei demoni” pensò con fare noncurante. Le
guardie all’ingresso fecero un perfetto saluto militare, i due entrarono nella
dimora del kitsune argentato.
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Capitolo 5 *** Capitolo 5 ***
Capitolo 5
Capitolo
5
Rideva,
mentre la osservava continuava nella sua risata. Rabbia, ecco cosa provava lei
in quel momento, ed un’umiliazione così forte mai provata in tutta la sua
vita, nemmeno quando era una schiava.
Strinse
i denti rialzandosi mentre nella mano destra su formò una sfera, anche la prima
volta che l’aveva utilizzata ci era riuscita casualmente attingendo al suo
rancore, quando sentì che era carica di energia demoniaca la scagliò contro il
suo maestro, il quale senza smettere di ridere spostò leggermente il capo per
schivare senza nessuna difficoltà il colpo.
Si
passò la mano sulla fronte per togliere alcune gocce di sudore lasciando una
leggera traccia di sangue su di essa, non le importava doveva solo far smettere
di ridere l’irritante demone che stava a pochi metri di fronte a lei, poi
sarebbe andata a farsi un bellissimo bagno caldo. L’idea di potersi immergere
nella limpida acqua le fece trovare forze che non credeva di avere ancora, si
scagliò contro Yoko velocemente, in fatto di rapidità era migliorata molto nel
giro di poche settimane, ma doveva ancora imparare molto.
-Basta
così per oggi- decretò il demone argentato scavalcandola con un piccolo balzo
Eccola
di nuovo a terra, e questa volta lui si era permesso di passarle sopra senza
offrirle un minimo di aiuto. Irritante, ecco com’era. Si alzò faticosamente,
scosse la testa e si incamminò dietro di lui. Le guardie risero quando passò
davanti a loro con i vestiti e la faccia impolverati e sporchi leggermente di
sangue, Yumi li fissò con uno sguardo di ghiaccio, da quando era diventata
allieva di Yoko Kurama il suo carattere si era lievemente modificato, aveva
imparato a sostenere gli sguardi degli altri, a rimanere impassibile o a
rispondere a dovere in base alle situazioni agli altri; anche fisicamente era
migliorata, riusciva a sopportare meglio il dolore.
Entrò
in quella che era diventata la sua stanza, gettò i vestiti e si immerse nella
vasca, al contatto con la tiepida acqua sospirò.
-Ora
va molto meglio- mormorò rilassandosi e giocherellando con la schiuma
Chiuse
gli occhi ed abbandonandosi a quella quiete si addormentò. Ma la sua pace durò
molto poco, il passato come un incubo tornò a contaminarle i sogni. Nonostante
volesse dimenticare, cominciare una nuova vita il pensiero di Shin e Taki non
l’abbandonavano mai. Si agitò per poi spalancare gli occhi con il respiro
irregolare. Si guardò attorno ed arrossì nel vedere accanto alla vasca Yoko
che la osservava con il volto che trasmetteva freddezza, tanto che sentì un
brivido percorrerle la schiena, prontamente si coprì il seno per poi immergersi
nella schiuma fino al mento, non era la prima volta in cui il demone entrava
senza chiedere il permesso nella sua stanza, ma non si era mai spinto fino in
bagno.
-Yoko
cosa ci fai qui?!?-
-Ti
ho chiamata ma non mi hai risposto e sono entrato- rispose come se fosse del
tutto normale
-Ah-
fissò lo sguardo sugli occhi ambrati di lui e sentì un altro brivido
Come
era entrato uscì, senza fare nessun rumore, lasciando Yumi perplessa, appena
sentì chiudersi la porta della stanza, segno che il demone se ne era andato, si
sciacquò rapidamente per poi indossare abiti puliti, e seguire Yoko.
-Yoko
fermati- gli intimò
Lui
si fermò per poi voltarsi con gli occhi che scintillavano di rabbia per aver
ricevuto un ordine da parte di quella ragazzina che aveva accolto in casa sua.
Nessuno si poteva permettere di impartigli un ordine.
-Scusa
non volevo- sussurrò lei avendo notato la sua reazione
-Non
permetterti mai più- ringhiò lui per poi andarsene
Ferma
nel corridoio seguì con lo sguardo il demone fino al momento in cui
svoltando l’angolo sparì dalla sua visuale, “Maledizione, non so mai
come parlare con lui” pensò per poi dirigersi verso il giardino, si sedette
appoggiando la schiena al tronco di un ciliegio in fiore, il vento le
scompigliava i capelli. ‘Ascolta il vento, lui saprà consigliarti’ le
uniche parole del padre che ricordava erano quelle, ma il vento non le stava
sussurrando nulla, il silenzio di quel momento era interrotto dai lievi
singhiozzi della kitsune.
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Capitolo 6 *** Capitolo 6 ***
Capitolo 6
Capitolo
6
Era
uscito a fare quattro passi, da quando oltre ai suoi soliti impegni doveva
occuparsi di addestrare quella ragazzina non aveva più tempo da dedicare a se
stesso. Non gli dispiaceva fare la parte del maestro, gli dava una sensazione di
superiorità. La sua opera era rallentata dal fatto che non riusciva a liberare
quella giovane kitsune dai buoni sentimentalismi, a causa dei quali chiunque
sarebbe stato in grado di sconfiggerla, anche un bambino, sorrise all’idea ma
ben presto la sua espressione tornò seria, doveva affrettarsi a fare di Yumi
una guerriera fredda e…perché no magari anche spietata.
C’era
solo un modo per capire se fosse mai riuscito nel suo intento: la ragazza doveva
uccidere per la prima volta. Vedere il sangue scorrerle sulle candide mani.
Sentire le urla e vedere il terrore negli occhi del suo avversario. In base alla
reazione di lei, avrebbe stabilito se era degna dei suoi insegnamenti oppure se
doveva abbandonarla al suo destino, quale delle due vie la ragazza avrebbe
intrapreso non gli importava granché, aveva molte cose a cui pensare senza
accollarsi i problemi degli altri.
Camminando
sentì una melodiosa voce che canticchiava una canzone intonata alla luna, pur
sapendo a chi appartenesse, si incamminò verso il luogo da cui proveniva per
poi fermarsi a pochi passi dalla giovane volpe che aveva la testa china e si
stringeva le gambe con le braccia facendo dondolare la folta coda.
-Scusami
per prima-
Non
rispose, e cancellò rapidamente l’espressione di stupore che gli si era
dipinta sul volto, pur non avendo fatto alcun rumore la ragazza aveva percepito
la sua presenza, doveva ammetterlo era migliorata, forse per lei c’era una
speranza.
-Yoko-
iniziò a dire mentre giocherellava con l’anello che faceva da ciondolo alla
sua collana –Non ti senti mai…solo?- pronunciò l’ultima parola titubante,
dopodiché voltò la testa per guardarlo in quei meravigliosi occhi ambrati
-Perché
mai dovrei? Non bisogna mai avere nulla e nessuno o potrebbero essere usati
contro di te dai tuoi nemici- rispose in tono distaccato
-Ma
non è…triste vivere così?- non sapeva nemmeno lei il motivo per cui stava
facendo quelle domande al demone, anzi ne era a conoscenza ma non voleva
ammetterlo a se stessa
-Ragazzina
stai farneticando- disse lui prima di voltarsi per andarsene –In questo modo
non diventerai mai una guerriera-
Se
ne era andato lasciandola là da sola con le sue insulse riflessioni, scosse la
testa, quella mocciosa l’avrebbe fatto impazzire con i suoi modi di pensare ne
era sicuro.
Yumi
si alzò in piedi e guardò attentamente la grande luna piena che brillava nella
notte, su di essa si sovrappose il volto di Yoko, si diede immediatamente un
leggero schiaffo per riprendere il controllo sui suoi pensieri, ma più
osservava l’astro della notte più le ricordava il demone che la ospitava in
casa sua. Doveva ammettere con se stessa che il kitsune era molto affascinante
ma i suoi modi di fare la infastidivano, strinse nella mano il ciondolo, il
giorno in cui avrebbe detto addio al passato si sarebbe liberata di quella
catenella, lo aveva giurato il giorno in cui era fuggita da Taki, lo stesso in
cui era stata salvata da Yoko.
All’alba
Yumi era immersa in un piacevole sonno, quando all’improvviso sentì freddo,
tastando con le mani andò alla ricerca della coperta, appena la trovò si coprì,
il tutto senza aprire nemmeno un occhio, ma nel momento in cui avvertì lo
spostamento della coperta mugugnando aprì gli occhi per vedere cosa stava
accedendo, un piccolo urlo le uscì dalle labbra quando posò lo sguardo sul
demone argentato.
-Sono
così brutto da spaventarti?- chiese ironico
-Grrr-
con uno sguardo raggelante ringhiò –Non permetterti mai più di entrare in
camera mia-
-A
prova contraria questo è il mio palazzo- replicò lui divertito, quando voleva
quella ragazza aveva del carattere, non amava sentirsi parlare con quel tono ma
decise di sorvolare per quella volta anche perché ben presto la giovane si
sarebbe trovata a dover affrontare una nuova giornata di allenamento, ma al
contrario di quelle precedenti in questa doveva dimostrare di saper sopravvivere
a qualunque costo
Quando
uscirono all’aperto Yumi notò che vi era un demone dell’esercito di Yoko
che li attendeva, appena vide quest’ultimo si affrettò a fare un saluto
militare, più vedeva cose del genere più le sembrava sciocco. Si fermò alle
spalle del kitsune continuando a non capire a cosa servisse la presenza di quel
tizio.
-Cosa
ci fa lui qui?- chiese senza preoccuparsi di mostrare rispetto al demone
argentato, fatto che non passò inosservato dalla guardia che la fulminò con
gli occhi per aver mostrato una tale indisciplinatezza
-Per
il tuo allenamento ovvio-
-Continuo
a non capire-
-Dovrete
combattere tra di voi- iniziò a spiegare –Sarà una lotta all’ultimo sangue
come si usa dire- terminò con un sorriso di sfida
-Cosa?!?
Ma che ti è saltato in mente? Hai forse dormito male? Perché se è così…-
-Ora
basta- la interruppe con tono deciso –Ho detto che combatterete e così sarà.
Non voglio più sentirti fiatare hai capito?!?- le ringhiò
In
risposta Yumi non poté far altro che annuire energicamente con la testa, non le
era capitato spesso di vederlo arrabbiato ed iniziava a pensare che forse non
era il caso di farlo irritare ulteriormente. Dopo aver respirato profondamente
si portò di fronte a quel demone che la guardava come se fosse un cadavere che
respirava, camminava, ma pur sempre un cadavere che in pochissimo tempo sarebbe
tornato ad essere cibo per vermi. Non le piaceva per nulla quella prospettiva.
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Capitolo 7 *** Capitolo 7 ***
Capitolo 7
Capitolo
7
Era
da circa un mese che era in viaggio ma da pochi giorni non aveva più avuto
occasione di poter mettere sotto i denti qualcosa da mangiare ed in più
iniziava ad avvertire una crescente stanchezza.
Aveva
una missione da compiere e se non l’avesse portata a termine la punizione
sarebbe stata la morte. Stringendo i denti continuò ad andare avanti. La folta
coda dondolava da una parte all’altra, si fermò all’ombra di un albero e
bevve le ultime gocce d’acqua che aveva a disposizione, attentamente si guardò
attorno, poi voltò di scatto la testa in direzione d’alcuni rumori, sembrava
che da quella parte ci fosse in atto un duello.
Una
risata ruppe il silenzio che si era creato in un attimo.
-Non
potrai mai battermi- disse quasi arrogantemente per poi riprendere a ridere
La
figura a terra fu scossa da un tremito di rabbia, e negli occhi color sabbia si
poteva leggere solo la voglia di vendetta. Rapidamente si rimise in piedi ed
attaccò il soldato con una decisione e velocità tali che il guerriero cadde
sul suolo con un tonfo, mentre la ragazza appoggiò un piede sul ventre
dell’ormai inerme ragazzo per poi chinarsi leggermente su di esso, per
sfoggiare un sorriso ironico al malcapitato.
Con
le ultime forze, il soldato afferrò la caviglia della kitsune stringendola in
una morsa, a quel punto Yumi agì senza pensare ed affondò le proprie unghie
affilate nel ventre del demone. Era morto. Senza batter ciglio si allontanò di
qualche passo e prese a fissare le proprie mani sporche. L’odore del sangue
era quasi nauseante, ma nonostante ciò rimaneva ferma. Aveva tolto la vita ad
una persona e un insieme di sensazioni contrastanti le pervasero la mente:
inquietudine per ciò che aveva appena fatto, delizia per aver visto un briciolo
di paura negli occhi di quel soldato. Si sentiva meschina come la prima volta in
cui aveva ucciso qualcuno.
Nascosto
tra i cespugli, osservava meravigliato quella creatura che nonostante fosse
coperta di sangue emanava una bellezza incomparabile. Poi un ghigno si formò
sul suo volto. L’aveva trovata ed ora non gli restava che attendere il momento
migliore per ucciderla.
-Hai
avuto ciò che volevi. Ed ora?- chiese in tono quieto senza voltarsi al kitsune
che si trovava poco distante a braccia conserte
-Non
ti resta che ridefinire la tua tecnica e ricordarti di non lasciarti mai
trasportare dai sentimenti- calcò molto la parola “mai” per cercare di
rilevare la sua importanza
-Bene.
Ma ora vado a darmi una sistematina, non voglio più avere addosso il sangue di
quell’inetto- fece per incamminarsi ma si bloccò immediatamente per voltarsi
bruscamente in direzione di Yoko, ma il suo sguardo non si posava sul demone, ma
bensì su di un gruppo di cespugli situato a metri addietro a lui –C’è
qualcuno che ci osserva- sussurrò più a se stessa che al demone argentato
-Credevo
che te ne fossi accorta prima- mormorò ironicamente
Yumi
strinse i denti e nel silenzio che era calato sul luogo si udì un suo lieve
ringhio, mentre serrava i pugni facendo leva sul suo buon senso per non
rispondere malamente al demone. Dopo aver preso un profondo respiro si avviò
verso la terza presenza viva che si trovava lì vicino.
-Ferma-
le ordinò Yoko
-Perché
mai dovrei?- chiese bruscamente la ragazza fissandolo diffidente
-Ti
ho detto di restare ferma- ripeté lui con un tono che non permetteva repliche
Attesero
alcuni secondi in pieno silenzio, poi Yoko si avviò verso il proprio palazzo
sotto gli occhi increduli della ragazza.
Dopo
aver preso un profondo respiro Yumi si avviò verso i cespugli per verificare la
presenza dell’individuo che li stava spiando. Sconcertata notò che non vi era
più nessuno. Con passo lento prese a seguire Yoko.
“Non
è ancora giunto il momento” pensò da dietro il nascondiglio che aveva avuto
la fortuna di trovare, deliziato seguì con lo sguardo la figura della giovane
volpe, il sole, ecco cosa gli ricordava, quella fanciulla era il suo sole che
per un’enorme sfortuna presto sarebbe tramontato per mano sua.
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Capitolo 8 *** Capitolo 8 ***
Capitolo 8
Capitolo
8
Sbatté
la porta con tutta la forza che possedeva in corpo, per colpa di Yoko chiunque
fosse stato lì ad osservali era fuggito, perché non le aveva permesso di
andare a controllare quando era ancora in tempo? Non riusciva a darsi una
risposta, ma non aveva nemmeno la minima intenzione di chiederlo direttamente al
demone, non voleva rischiare la vita inutilmente.
Dopo
essersi lavata velocemente indossò una lunga vestaglia bianca, inspirò
profondamente, sapeva di rose fresche, ciò le fu sufficiente per ridarle un
attimo di serenità, si gettò sul soffice letto e chiuse gli occhi.
Si
svegliò nei primi del pomeriggio e sentendo il suo stomaco brontolare stabilì
di scendere nelle cucine per vedere se era avanzato qualcosa del pranzo.
Procedendo senza fare nessun rumore come se fosse un ladro si avvicinò alla
porta che conduceva nelle cucine, un profumino la convinse ad entrare, non
c’era nessuno. Sorrise e si avvicinò ad un piatto ancora integro, immaginò
che fosse quello destinato a lei, afferrò la forchetta e la pietanza e seduta a
terra iniziò a gustare il suo pranzo.
Due
colpi di tosse la fecero balzare in piedi come un ladro beccato con le mani nel
sacco. Sfoggiò il suo sorriso più dolce, così smielato da far venire la
nausea. Ma sapeva che con lui quei trucchetti non funzionavano, peccato ma
almeno ci aveva provato.
-Che
ci fai qui?- chiese poco amichevole
-Non
lo vedi forse?- si pentì subito di aver usato quel tono –Avevo fame così…-
-Avresti
dovuto mangiare quando era il momento. Adesso posa quel piatto è l’ora del
tuo allenamento-
Senza
molta voglia ubbidì all’ordine, e si avvicinò al demone fermandosi a pochi
passi da lui, sentì il suo sguardo su di lei, rabbrividì.
-Vado
a cambiarmi ed arrivo- mormorò prima di passargli accanto
-Come
vuoi- disse lui indifferente
Mentre
la ragazza usciva Yoko la osservò attentamente per poi dirigersi all’aperto.
In breve tempo fu raggiunto da Yumi, la quale stava finendo di masticare un
boccone di pane. Ma quando l’aveva preso? Non se ne era accorto, forse più
che una guerriera quella ragazzina poteva diventare un’ottima ladra.
-Non
è bastato l’allenamento di stamani? Cosa devo fare ora?-
-Sconfiggermi-
-Cosa?-
la domanda le uscì con una sfumatura di incredulità
-Hai
capito benissimo quindi iniziamo-
Non
era la prima volta in cui doveva scontrarsi contro di lui, ma sentiva che questa
volta sarebbe stato diverso, che sarebbe stato un test come quello della mattina
e che dove vincere. Forse su quel punto sperava troppo ma sapeva che avrebbe
tentato in tutti i modi di mostrare la sua determinazione.
Ogni
suo pugno era abilmente evitato senza il minimo sforzo, possibile che fosse così
prevedibile? “Devo trovare il modo di sorprenderlo” si disse mentre con un
balzo schivò un colpo e si bloccò. Perché Yoko si era improvvisamente
fermato? Si stava forse prendendo gioco di lei? Non era da escludere, non era di
certo la prima volta cha capitava.
Prese
uno slancio per colpire il demone, ma sul suo viso si dipinse un’espressione
di puro terrore, infatti gli occhi ambrati del kitsune erano divenuti gelidi,
attorno a lei era come se vi fosse una distesa di neve, solo il bruciore che
provò inaspettatamente la riportò alla realtà. Un gridolino di dolore uscì
dalle sue labbra, distesa a terra non riusciva a comprendere come potesse
riuscire a respirare, lentamente provò ad alzarsi, ma il peso del piede del
demone argentato sul suo ventre era opprimente, ecco come si era sentito il
soldato che aveva ucciso durante la mattinata.
-Se
disubbidirai a un mio ordine nulla potrà più salvarti-
Quelle
parole pronunciate con autorevolezza le tolsero ogni voglia di controbattere.
Anche se non aveva più nulla che la bloccava a terra non osava alzarsi, una
leggera brezza le fece aprire lentamente gli occhi.
«Ti
proteggerò io» sussurrò il vento
-Non
è vero- mormorò debolmente osservando i polsi, non vi erano più i bracciali,
nemmeno le ferite, quelle si erano rimarginate in fretta –Non mi hai protetta
da lui-
«Mi
dispiace»
-Non
è così, non mentirmi- urlò contro il vento
Si
sollevò faticosamente da terra, un capogiro la costrinse nuovamente al suolo,
rimase inginocchiata per qualche istante premendo la mano contro la ferita
fresca, “Stavolta si è proprio arrabbiato” un sorriso amaro accompagnò il
pensiero.
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Capitolo 9 *** Capitolo 9 ***
Capitolo 9
Capitolo 9
Era riuscita ad
evitarlo dall’attimo in cui aveva rimesso piede nel palazzo, in quel momento non
voleva vedere nessuno. Soprattutto lui. Calde lacrime le scorrevano sulle guance
leggermente graffiate, aprì la porta della sua stanza e si diresse verso il
bagno, doveva assolutamente disinfettare quella maledetta ferita, quella volta
Yoko c’era andato pesante.
Era la prima volta
che capitava.
Afferrò un
asciugamano pulito e lo bagnò con dell’acqua fresca, dopo essersi sollevata la
maglia premette il panno sulla pelle per pulire la lacerazione. Cadde in
ginocchio, stringendo gli occhi, il dolore era allucinante.
Lentamente riaprì
gli occhi e si guardò attorno, constatando di trovarsi nel suo letto avvolta
solo dalla vestaglia che aveva indossato prima del ‘piccolo’ scontro avvenuto
con il kitsune.
-Ma cos…-
-Shhh- le appoggiò
un dito sulle morbide labbra –Non parlare sei ancora debole-
-Chi sei?-
Non ottenne nessuna
risposta, l’individuo avvolto nel mantello nero si sedette sulla poltroncina che
evidentemente aveva spostato accanto al letto in precedenza. Yumi lo guardava
con aria interrogativa, chi era? Cosa ci faceva in camera sua?
-Tranquilla non ti
farò del male- le disse con un sorriso inquietante –Non ancora- aggiunse subito
dopo
La ragazza si
irrigidì immediatamente sentendo quelle poche parole, e fluidamente portò la
mano sotto al cuscino. “Ma dove accidenti è finito?” si chiese disperata. Il
pugnale che era solita tenere nascosto sotto il suo guanciale era sparito. A
quel punto doveva solo sperare di avere le forze necessarie almeno per alzarsi
dal letto.
-Cercavi questo?-
chiese candidamente giocherellando con l’arma
“Yoko aiutami” gridò
dentro di lei. Rotolò dalla sponda opposta del letto di dove si trovava lui, e
scese, del dolore che provava non le importava, corse alla finestra e la
spalancò, poi guardò in direzione del ragazzo che si era tranquillamente alzato,
non poteva fare altrimenti. Si aggrappò a tutto il coraggio che possedeva e
saltò.
L’atterraggio fu più
tragico di quanto avesse sperato, la ferita si era riaperta ed ora a malapena
riusciva a reggersi in piedi, ma dov’era Yoko quando aveva bisogno di lui?
Dalla finestra il
giovane osservava il suo sole in difficoltà, iniziava a pensare che ucciderla in
quel momento non fosse la cosa migliore da fare, ma il tempo stringeva, e la
scelta era tra portare la testa di quella creatura o tornare a casa a mani vuote
ed affrontare la condanna per non aver portato a termine il lavoro.
Non era il momento
dei sentimentalismi, la piccola era sola e ferita, non si sarebbe presentata una
situazione migliore di quella. Le lanciò il pugnale, che si conficcò nel terreno
a pochi centimetri dai piedi della kitsune dorata. Non voleva ucciderla senza
darle l’opportunità di difendersi.
-Chiunque tu sia,
esci immediatamente dalla mia stanza- gli intimò la ragazza per mostrare che non
era del tutto spaurita da quella situazione
Sorrise, non era più
una fragile ragazzina. Balzò trovandosi a pochi passi da Yumi. Solo allora la
ragazza lo osservò attentamente, ed intravide due occhi azzurri con sfumature
sul grigio. Quegli occhi. Una fitta le trafisse il cuore. Era forse giunto il
momento di affrontare il passato una volta per sempre? Ne sarebbe uscita
vincitrice? A quella domanda inarcò un sopracciglio: era debole, grondava di
sangue e come unica arma a disposizione aveva il pugnale che gentilmente gli era
stato concesso dal suo nemico. Non voleva assolutamente pensare alla risposta,
come il suo maestro le aveva insegnato non bisognava mai andare in battaglia con
il pensiero di aver già perso in partenza. Belle parole, ma nella realtà non era
così facile seguirle.
Deglutì ed afferrò
la sua arma.
-Pronta?- chiese
sarcastico
-Forza. Fatti
avanti- rispose con fermezza mentre con la mano sinistra fece segno di
avvicinarsi
-Allora saluta il
Makai, perché domani non potrai più vederlo-
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Capitolo 10 *** Capitolo 10 ***
Capitolo 10
Capitolo 10
Si voltò di scatto,
gli era sembrato che qualcuno lo stesse chiamando ma non vi era anima viva
attorno lui. “Sarà stata la mia immaginazione” pensò scetticamente, ma la
sensazione che qualcosa non andasse all’interno del suo dominio non lo
abbandonava, si concentrò e percepì un’aura a lui sconosciuta, sorrise,
finalmente quello sciocco individuo aveva trovato il coraggio di presentarsi
davanti alle mura del suo palazzo per sfidarlo. Sarebbe stato divertente. Il
sorriso si spense nel momento in cui avvertì che il giovane era in quel momento
impegnato in uno scontro, ma contro chi? Poi l’avvertì era Yumi. “Impossibile”
pensò “Nelle sue attuali condizioni non dovrebbe essere nemmeno in grado di
reggersi sulle proprie gambe”, però non c’era alcun minimo dubbio, la ragazzina
stava combattendo in quel preciso momento. Si affrettò per andare a controllare
di persona.
Raggiunto il
giardino li vide, si avvicinò con passo deciso, non gli importava se quella
ragazzina rischiava di morire o no, ma nessuno si poteva permettere di entrare
nella sua residenza senza alcun invito e di uscirne ancora vivo. Si, quell’individuo
sarebbe morto molto presto per mano sua.
Yumi saltò indietro
per evitare un’ulteriore ferita, le bastavano già quelle che possedeva e non
voleva aggiungerne delle altre. In piedi senza muovere un muscolo guardava la
volpe dorata seduta in una pozza di liquido rosso. Se non l’avesse uccisa lui
senza alcun dubbio sarebbe morta per dissanguamento.
Colpito
improvvisamente si trovò a terra, si alzò e vide un demone con in mano una
frusta di spine.
Yoko con in mano la
sua Rose Whip si era posizionato al centro tra il nemico e la sua allieva.
-E tu chi saresti?-
-Tu domandi a me chi
sono?- rispose gelidamente il demone –Tu che sei entrato nelle mie proprietà?-
Si sentì uno
stupido, per aver posto quella domanda, ma scacciò subito via quel pensiero, lui
non era lì per trovarsi a combattere contro il signore di quel luogo, spostò lo
sguardo da Yoko alla ragazza che nel frattempo si era rialzata.
Un nuovo colpo
partito dalla frusta del kitsune riportò la sua concentrazione al combattimento,
stavolta era riuscito a limitare i dammi ponendo il braccio in segno di
protezione, il mantello ormai logoro iniziava ad impedirgli di compiere
movimenti fluidi, così se lo tolse mostrando anche il suo volto.
Yumi spalancò gli
occhi. La sensazione che aveva provato in precedenza aveva ottenuto la sua
conferma. Si trovava faccia a faccia con quello che una volta aveva chiamato
fratello. Immobile, avvolto nella divisa che distingueva coloro con il compito
di proteggere Taki. Un sorriso sprezzante le si stampò in volto. Taki. Aveva
cercato di dimenticare tutto. Ma dal passato non si può mai scappare. È sempre
lì ad attendere il momento giusto per tornare a riaprire vecchie cicatrici. Con
la mente tornò a quel giorno. Maledicendo se stessa per aver detto ‘si’ a quella
proposta di matrimonio. Assieme al rampollo della casata di cui era schiava era
fuggita, in cerca di una nuova vita, anche Shin li aveva seguiti e lei ne era
lieta.
Ma come si dice ‘non
tutto è oro ciò che luccica’ e quello che le stava accadendo si poteva
pienamente definire in quel modo. Nonostante mancassero pochi giorni al momento
in cui si sarebbe legata definitivamente a quel giovane, i bracciali non erano
scomparsi dai suoi polsi, continuava ad essere la serva e lui il padrone in
quella villetta che sarebbe diventata anche casa sua. Non era dunque cambiato
molto, Taki aveva anche creato un modesto gruppo di demoni a cui era affidato il
compito di eseguire i suoi ordini e proteggerlo in qualunque occasione. Anche
Shin era entrato a far parte di quella schiera.
-Spostati, io sono
qui per combattere contro di lei- ringhiò indicando la ragazza
-È solo questo che
vuoi?- domandò con sufficienza
-Chi ti ha mandato
Shin?- chiese la voce di Yumi
-Lo sai benissimo,
hai ucciso Taki ed ora suo padre vuole la tua testa-
-Altrimenti?- chiese
-Avrà la mia-
sussurrò lui
-La morte di Taki è
stato un incidente e tu lo sai benissimo- sibilò lei
-Io non me lo
ricordo esattamente così quel momento- disse sarcasticamente
La kitsune abbassò
gli occhi e si morse il labbro, tecnicamente il fratello non aveva tutti i
torti, ma che voleva farci, ormai ciò che aveva fatto non si poteva cambiare e
decisamente anche se avesse potuto avrebbe ripetuto tutti i fatti avvenuti
durante quel pomeriggio, dal primo all’ultimo. Quel maledetto aveva infranto la
promessa, non era vero che voleva sposarla, la voleva solo usare, aveva letto di
nascosto una lettera indirizzata al padre, nella quale spiegava molto
chiaramente le sue intenzioni di tornare a casa e di non volersi sposare con una
poco di buono. Il sangue le ribolliva nelle vene ma aveva atteso in silenzio il
momento in cui quel damerino si sarebbe rimangiato tutte le belle parole, i doni
e le promesse.
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Capitolo 11 *** Capitolo 11 ***
Capitolo 11
Capitolo 11
-Devo per caso
rinfrescarti la memoria?- domandò ironicamente Shin
Un lieve ringhio
uscì dalle labbra della ragazza, ma in seguito sorrise lievemente, qualcuno una
volta le aveva che la vendetta era un piatto che andava consumato freddo, aveva
decisamente ragione.
Come ogni pomeriggio
Taki l’aveva portata a fare quella che lui amava definire una ‘romantica’
passeggiata nel parco che circondava l’abitazione, ed erano soli, come sempre.
E come ogni volta,
che lui la stringeva a se, sul volto di Yumi vi era il solito sorriso di
circostanza che nascondeva quellla sensazione di ribrezzo che cresceva
nell’animo tutte le volte che doveva sopportare quel contatto. Ma una cosa era
diversa in quel pomeriggio. Yumi.
-Non occorre-
rispose a denti stretti la kitsune dorata
Yoko non distolse lo
sguardo da quel ragazzino, ne tanto meno gli importava chi fosse quel Taki, di
cui stavano parlando. Di chiunque si trattasse a quanto aveva capito non si
trovava più nel mondo dei vivi. Alle sue spalle, sentiva il respiro affannoso
della giovane volpe, non avrebbe retto ad uno scontro frontale con quel tizio.
Ma nonostante quella convinzione, non le avrebbe nemmeno impedito di combattere,
se era ciò che voleva davvero.
Con la memoria, Yumi,
continuava a viaggiare indietro nel tempo. A ricordare; Taki aveva preso a
raccontarle dettagliatamente i particolari del giorno in cui lei sarebbe
diventata sua moglie, a vederlo dava l’impressione di essere euforico. Era
schifata. Quanto a lungo doveva durare quella farsa? Non molto si disse. Mentre
lui continuava ad esporre le sue idee, dentro di lei continuava ad accrescere un
rancore mai provato in tutta la sua vita. La stava prendendo in giro. Per cosa?
Per portarsela a letto? Mai. Un viscido come lui non avrebbe mai potuto averla.
Il suo corpo fu percorso da una strana sensazione. Lanciò un’occhiata furtiva
alla propria mano e con sorpresa notò che vi era una sfera di energia. Era stata
tutta la sua rabbia a crearla. Un sorriso freddo prese il posto di quello che
aveva adottato fino ad allora. Taki la guardò ed avvertì il cambiamento nella
ragazza. Cosa stava succedendo?
-É un peccato che
non sono riuscito ad ucciderti allora sorellina- mormorò increspando le labbra
Shin
-Hai ragione, avevi
più possibilità di farlo allora- ringhiò in risposta la kitsune
Con un lieve
movimento Shin impugnò la katana, dopo mesi di ricerche l’aveva trovata, ed ora
eccola davanti a lui. Anche se non c’era gusto uccidere una persona che non
poteva difendersi, non poteva fare altrimenti.
Yoko fece un passo
in avanti mentre si preparava ad usare la sua Rose Whip. Ma una voce lo fermò.
-Yoko questa è una
faccenda che non ti riguarda- gridò Yumi
Il kitsune alzò un
sopracciglio mentre si voltava a guardare quella stupida ragazzina che si
reggeva malamente sui suoi piedi e circondata dal sangue che continuava a
fuoriuscire dalla ferita aperta.
-Stupida, sciocca
mocciosa cosa credi di fare con quelle ferite?-
Ma perché iniziava a
preoccuparsi per lei? Infondo se voleva morire a lui che importava?
-Devo forse
ricordarti chi me le ha procurate?-
Accidenti, quando
voleva aveva la risposta pronta.
-Chi ha disubbidito
al mio ordine?-
Silenzio. Non sapeva
cosa controbattere stavolta. Ma era decisa a non coinvolgere Yoko in quella
lotta.
-Spostati- sibilò
lei
Vedendo che
stranamente il demone aveva eseguito la sua richiesta rimase un po’ scettica.
Dopo un respiro profondo, che le procurò più dolori che benefici, avanzò di un
passo stringendo il più saldamente possibile il pugnale nella mano destra. Sentì
il vuoto sotto di lei. Le tenebre avevano preso il posto della luce. Il buio fu
sostituito dalle ultime immagini di quel pomeriggio. Senza pensarci scagliò
quella sfera contro il kitsune rossiccio. Il quale capì ciò che stava realmente
accadendo solo nel momento in cui fu colpito. La richiesta di intervento delle
guardie allarmò Yumi. Il primo ad arrivare fu Shin. Il quale lanciò un’occhiata
furibonda alla sorella. Senza dare segno di preoccupazione la ragazza si alzò
per poi fermasi di fronte a Taki, nel vedere il suo sguardo confuso sentì il
cuore riempirsi di soddisfazione. Un altro colpo ed avrebbe smesso di essere la
sua schiava. Avrebbe potuto liberarsi di quei maledetti bracciali. Nessuno le
avrebbe impedito di portare a termine la sua piccola vendetta. Nemmeno suo
fratello che rimaneva ad osservare la scena senza muovere un muscolo. Si chinò
sul giovane signore di quel luogo e dopo aver creato una nuova sfera di energia
gliela scagliò da brevissima distanza, un rivolo di sangue usciva da quelle
labbra che una volta aveva baciato. Poi quelle parole “Morirai per questo”. Sul
momento non aveva dato peso a quella frase. Era libera. Ecco l’unica cosa che
contava. Prese a correre mentre dietro di lei alcune guardie arrivate troppo
tardi prendevano a seguirla. Con l’aiuto dei denti si liberò del primo
bracciale, poi del secondo. Non le importava se i polsi sanguinavano. Aveva
ottenuto ciò che voleva. La libertà.
Quando riaprì
lentamente gli occhi vide che Shin era occupato nello scontro contro Yoko.
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Capitolo 12 *** Capitolo 12 ***
Capitolo 12
Capitolo 12
Per quanto tempo era
rimasta priva di sensi? Yumi provò ad alzarsi senza successo. Che suo fratello
presto avrebbe voluto ciò che desiderava? La sua testa in cambio della vita
salva per non essere riuscito a salvare Taki. Un senso di disgusto si impossessò
di lei.
Poco distante Yoko
si prendeva gioco del suo nemico. Già, perché dal momento in cui Yumi non era
più stata in grado di combattere, quel ragazzino era diventato il suo di nemico.
E presto sarebbe morto ma non prima di aver provato una sofferenza tale da
maledire di essere venuto al mondo.
Un colpo della sua
frusta di spine causò una profonda ferita al braccio del demone, che andò a
sommarsi con quelle già presenti sul suo corpo. Soffocò un gridolino di dolore
per non dare la soddisfazione al kitsune dal manto argenteo. Doveva ammetterlo
era forte e per batterlo avrebbe dovuto metterci tutto il suo impegno. Senza
contare che doveva sbrigarsi a batterlo per poi chiudere definitivamente i conti
con la sorella.
Nessuno dei colpi
del ragazzo riuscivano a scalfire il demone che aveva davanti, nella sua mente
iniziavano a scontrarsi due pensieri: il primo era di abbandonare quel
combattimento in tempo per salvarsi la vita, l’altro lo costringeva a restare
fino alla fine. Nulla era più umiliante che scappare dal proprio nemico chiunque
esso fosse.
Un altro taglio si
formò sul fianco di Shin, il quale con la mano libera andò a coprire
momentaneamente la ferita fresca.
Fece ruotare la sua
katana prima di portare a termine un nuovo attacco, strinse gli occhi quando
vide il demone argentato sogghignare per il suo misero tentativo. Si stava
innervosendo e questo rendeva lieto il kitsune. Doveva cercare di mantenere il
sangue freddo, ma come poteva fare se il sangue gli ribolliva dalla rabbia?
Yumi osservava
agitata lo scontro. Doveva fare qualcosa per fermarli? Che cosa? Cercò
nuovamente di alzarsi, e si sorprese di riuscire a reggersi sui suoi piedi anche
se molto malamente. Strinse i densi. Tutto ciò doveva finire.
-Adesso basta-
ringhiò con la grinta rimastale
I due combattenti si
arrestarono di colpo, Yoko vedendo la ragazza segnata dalle lacrime sentì
insinuarsi nel cuore per la prima volta, una sensazione di tenerezza nei
confronti di quella piccola creatura. La volpe argentata strinse forte la mano
in un pugno, fino al punto di conficcarsi le unghie nella carne per allontanare
quel fastidioso sentimento.
Riportò lo sguardo
verso Shin, e ciò che vide non gli piacque per nulla. Sembrava che davanti ai
suoi occhi fosse comparso un angelo.
-Dimmi perché lo hai
ucciso? Era la nostra speranza- domandò il giovane guerriero
Lei spalancò gli
occhi. Speranza. Si, una volta aveva associato a quella parola il volto di Taki.
Le iridi del colore della sabbia si scurirono.
-Speranza- gridò con
disgusto –Non ci avrebbe mai dato la libertà. Soprattutto a me. Io sarei rimasta
la sua schiava per sempre e tu…- disse puntando a quelle due profonde pozze
azzurre –Tu saresti stato un soldato-
“Certo sarebbe
andata meglio a te che a me” concluse nei suoi pensieri la volpe dorata.
-Anche se fosse la
verità i fatti non cambiano. La tua vita o la mia. Ed io non voglio morire-
-Mi dispiace che tu
mi dica questo- sussurrò tristemente –Addio fratello-
Contemporaneamente
un colpo di frusta di Yoko ed una sfera di energia colpirono il kitsune dal
manto candido come la neve, il quale si accasciò debolmente mentre un rivolo di
sangue iniziava a scorrere sul lato della bocca.
-Yu-yumi…- sussurrò
prima che i suoi occhi perdessero ogni segno di vitalità
Aveva dato sfogo a
tutta la sua energia in quell’ultimo colpo, ed ora non poteva più opporsi alla
morte. Una lacrima, la più lucente di tutte quelle che aveva versato fino a quel
momento timidamente le rigava la guancia.
-Yoko…- mormorò
sentendo le forze abbandonarla
Rapidamente il
demone corse da lei afferrandola prima che toccasse bruscamente terra. Iniziò a
scuoterla nella speranza che aprisse nuovamente gli occhi. Perché si dava tanta
pena per lei? Non lo sapeva. L’unica cosa certa era che non doveva morire. Non
in quel modo almeno. Il battito pur indebolito che fosse esisteva ancora.
“Non devi morire”
pensò sollevandola per portarla nella sua stanza.
Una debole pioggia
iniziò a scendere, anche il cielo piangeva per gli eventi che aveva appena visto
scorrere.
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Capitolo 13 *** Capitolo 13 ***
Capitolo 13
Capitolo 13
Dopo aver
disinfettato le ferite, il demone coprì il corpo della ragazza con il lenzuolo,
si osservò le mani e vide che iniziavano a tremare consapevoli di ciò che
sarebbe accaduto. Con passo lento si avvicinò ad un porta uno dei due soldati
posti davanti andò ad annunciarlo al loro signore.
Entrò nell’ampia
stanza, seduto al massiccio tavolo decorato raffinatamente con filamenti dorati
vi era Yoko a braccia conserte. Deglutì e vedendo che gli era stato fatto cenno
di avvicinarsi, ubbidì.
Fece un profondo
inchinò ed attese nervosamente l’invito a parlare. Sperò che questo non
arrivasse mai. Avrebbe preferito restare per sempre immobile davanti al demone
argentato piuttosto di dovergli parlare delle condizioni fisiche della ragazza.
-Allora parla prima
che perda la pazienza- ringhiò Yoko
-Ecco…la ragazza…-
si bloccò notando che il kitsune si era alzato per porsi a pochi passi da lui,
troppo pochi per i suoi gusti.
Se avesse potuto
fuggire lo avrebbe fatto senza esitazioni.
-Continua se non
vuoi morire- disse freddamente la volpe impugnando la sua frusta
Una goccia di sudore
percorse la fronte del demone ancora inginocchiato. Prima parlava prima poteva
andarsene. O almeno lo sperava.
-È in preda ad una
violenta febbre. Dubito che sopravvivrà-
Ecco lo aveva detto.
Alzò lo sguardo e vide un’espressione sul volto del demone che lo fece
rabbrividire, indietreggiò mosso dall’istinto, mentre ripercorreva con la mente
tutta la sua vita.
Rabbia, odio e un
qualcosa di strano si potevano leggere in quegli occhi ambrati, la mano strinse
più saldatemene l’impugnatura della frusta, poi con gesto secco colpì lo
sventurato demone. Il corpo senza vita cadde con un tonfo a terra.
-Portatelo via-
ringhiò ai soldati di guardia davanti alla porta mentre con passo deciso si
avviò nella stanza della volpe dorata
Yoko spalancò la
porta per poi sbatterla alle sue spalle. Yumi si agitava e mormorava cose senza
senso, la febbre era veramente alta, probabilmente causata dall’infezione della
ferita. Aveva provato a farle bere un estratto di alcune erbe medicinali , ma le
aveva rigettate immediatamente, per cui si era affidato ad un semplice demone
che stava al suo servizio. Inutilmente. “Non sopravvivrà” si ripeté il kitsune
mentalmente. Quella mocciosa non gli sarebbe più gironzolata attorno, sarebbe
tornato a condurre la sua solita vita.
-Tsk- si voltò per
andarsene, anche se restava lì lei non si sarebbe svegliata
-Yo…-
Si voltò nuovamente
ad osservarla, in quei deliri gli era parso si sentire il suo nome. Perché il
cuore gli batteva forte? Strinse i pugni.
Non bisogna mai
avere nulla e nessuno o potrebbero essere usati contro di te dai tuoi nemici,
era questo uno dei suoi principi. Non aveva bisogno di sciocchezze come lo erano
i buoni sentimentalismi. Se morire era parte del destino di quella volpe, allora
che accadesse, non gli importava.
Nonostante si fosse
ripromesso di non andare più a controllare lo stato di salute della ragazza,
ogni giorno alla stessa ora, il kitsune argentato entrava in quella stanza. Era
attratto da quella camera, ma soprattutto da colei che giaceva in quel letto
sempre in preda alla febbre che non accennava a diminuire. Anche quel giorno si
era diretto là.
Dei colpi alla porta
fecero voltare immediatamente il demone, la aprì sperando che chiunque fosse
stato, avesse dei validi motivi per disturbarlo. Osservò alzando un sopracciglio
il demone inginocchiato e tremante che presentava la figura che aveva al fianco.
-Sono giunto da
lontano per visitare la fanciulla- disse il nuovo arrivato prontamente
accennando un inchino -Sono certo di poterla guarire- aggiunse subito dopo con
un sorriso, sicuro di aver attirato l’attenzione di Yoko
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Capitolo 14 *** Capitolo 14 ***
Capitolo 14
Capitolo 14
-Chi sei?- chiese
Yoko
-Il mio nome è
Kiemon- si presentò –L’unico mio desiderio è quello di servirvi mio signore-
aggiunse chinando il capo
Yoko squadrò quel
demone, poi con la coda dell’occhio osservò la creatura stesa a letto. Se era
stato detto che sarebbe morta farla visitare anche da quel tizio non sarebbe
servito a molto. Ma provare non costava nulla.
Con un gesto della
mano lo invitò ad entrare nella stanza, poi chiuse la porta. Il giovane demone
appoggiò il mantello sulla sedia e si avvicinò alla meravigliosa kitsune. Mai in
tutta la sua vita aveva visto una ragazza tanto bella. Prese a visitarla sotto
lo sguardo attento di Yoko. Dopodiché appoggiò la mano sulla fronte calda di
Yumi, chiuse gli occhi ed affluendo ai suoi poteri legati al vento le trasmise
una sorta di energia.
-Un paio di giorni-
disse una volta di fronte al demone volpe –E tornerà come nuova-
Due giorni? E poi
avrebbe potuto rivedere il sorriso della volpe dorata?
-Se non sarà così,
sappi che non esiterò ad ucciderti nel peggior modo possibile- sussurrò gelido
Yoko
-Non succederà. Ma
in caso contrario, accetterò la punizione senza problemi-
Il primo giorno
trascorse ed il kitsune non entrò in quella maledetta stanza, neppure durante il
secondo si fece vedere tra quelle quattro mura.
-Uhm…chi…chi sei?-
domandò confusa la ragazza continuando ad aprire e subito dopo a chiudere gli
occhi cercando di riabituarsi alla luce
-Un amico- rispose
semplicemente il demone
-Dov’è Yoko?-
Sorrise
impercettibilmente –Arriverà tra poco tranquilla-
Il silenzio avvolse
la stanza, la volpe cercava di capire cosa ci facesse lì quel tizio. Appena
sentì la porta aprirsi si sollevò, ma un capogiro la costrinse nuovamente a
sdraiarsi.
-Tsk. A quanto pare
sei ancora viva- mormorò una voce a lei molto familiare
-Le tue preghiere
non sono state esaudite- riuscì a rispondere la volpe
Da quel giorno, Yumi,
del kitsune argentato non ne aveva più visto nemmeno l’ombra, ed era già
trascorsa una settimana. In compenso si era guadagnata la presenza quasi
assillante di quello strano ragazzo che si era auto proclamato suo medico ed
amico.
Sorrise nel vederlo
entrare nella stanza, era già pomeriggio e fino ad allora non si era fatto vivo.
Da quando non aveva più visto gli occhi ambrati di Yoko, la presenza di Kiemon
l’aveva aiutata a non sentirsi rattristata.
Però nonostante ciò
ogni giorno sperava di poter vedere la figura del demone argentato varcare
quella dannata porta.
Fece segno al demone
di sedersi accanto a lei e lui senza farselo ripetere si accomodò nel letto
della ragazza.
-Kiemon fammi
uscire- piagnucolò Yumi
-Sei ancora debole-
rispose dopo aver sospirato, ogni giorno lei lo implorava di poter uscire da
quella stanza
-Uffa, sei noioso-
sussurrò lei mettendo il broncio
-Se ti comporti da
brava bimba ti porterò in giardino- le propose lui con un sorriso che accese
quello della ragazza, ma che subito si trasformò in un’espressione minacciosa
-Cosa vorresti
dire?-
-Nulla. Dai andiamo-
Sorpresa guardò il
demone che si era alzato dal letto.
-Cosa vuoi di più
nella vita?-
-Che domanda
sciocca. Diventare forte-
-Bene, allora non
startene lì. Andiamo-
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Capitolo 15 *** Capitolo 15 ***
Capitolo 15
Capitolo 15
-Kiemon?-
-Che c’è?-
-Yoko dov’è?-
-È partito ieri
notte con parte dell’esercito, per dove non lo so-
La kitsune assunse
un’espressione delusa, nemmeno quella volta Yoko le aveva detto nulla, per
quanto sarebbe andata avanti quella storia? Ma soprattutto perché?
-Hai intenzione di
stare lì ferma a lungo?- domandò scocciato il demone
Si riscosse dai suoi
pensieri ed accennando ad un sorriso raggiunse di corsa Kiemon.
-Prima possiamo
andare sulla collina?- chiese speranzosa
-Si- rispose
semplicemente lui, anche se Yoko gli aveva fatto giurare di mantenere lontana la
ragazza dalla tomba, non poteva impedirglielo, da quello che Yumi gli aveva
raccontato, aveva intuito che non serbava rancore nei confronti del fratello, ma
compassione.
Appoggiò un braccio
attorno alle spalle della giovane e l’avvicinò a sé, camminarono in silenzio,
quando si fermarono Yumi posò la testa sulla spalla di Kiemon in cerca di una
forma di calore. Mai come in quel periodo aveva sentito il bisogno di affetto.
La separazione dai genitori non poteva essere considerata, la privazione di
amore non poteva reggere il confronto con l’odio.
“Vorrei che Yoko
fosse qui” pensò tristemente.
-Vogliamo iniziare
ora?- domandò il medico
- Certo, cominciamo
subito l’allenamento- rispose lei poi batté gli occhi sorpresa. Che fine aveva
fatto Kiemon? -Ma dove sei finito?– chiese cercando di individuare l’amico che
fino ad un attimo prima si trovava al suo fianco
All'improvviso si sentì afferrata da dietro e girata dalla parte opposta, per
poi ricevere un colpo al ventre. Cadde di schiena, colpendo il terreno con un
tonfo, tossì, per la sorpresa di quel attacco non aveva avuto tempo nemmeno di
respirare. Si ritrovò così davanti agli occhi ridenti di quello strano medico.
-Ehi! Non eri stato
tu a dire che sono ancora debole?!?- ringhiò
-Regola numero uno: non abbassare mai la guardia- disse lui con un sorriso
ironico
In quel momento le
sembrava di avere davanti il suo kitsune.
-Non pensare che,
solo perché stai intrattenendo una chiacchierata amichevole con qualcuno, non
corri il rischio di essere attaccata-
Yumi gettò un’occhiata assassina al suo nuovo maestro, mentre si metteva in
piedi. “Sarà una lunga giornata…” pensò osservando diffidente il demone.
Alla sera, la
ragazza era di nuovo nella sua stanza, per una volta era da sola. Afferrò il
pugnale e lo lanciò contro il muro davanti a lei, facendo un centro perfetto nel
foglio che aveva appeso. Era un ottimo modo per passare il tempo quando Kiemon
la lasciava in pace.
Riprese l’arma e
tornò seduta sul letto.
-Grrr…Yoko- mormorò
minacciosamente sovrapponendo l’immagine del demone al bersaglio. Centro, di
nuovo.
Aveva notato con il
passare del tempo che utilizzando quel piccolo trucco le riusciva magicamente
più facile non sbagliare mira. La porta si spalancò, e le si parò davanti il
demone dai capelli azzurrini che agitava il dito in segno di protesta. La
pacchia era finita. Senza riceverne l’invito si sdraiò accanto alla ragazza
mentre questa sospirò.
-Pena d’amore?-
-Ma di diavolo stai
parlando?!?- chiese a denti stretti Yumi puntandogli il pugnale al collo con uno
sguardo minaccioso
Una gocciolina di
sudore gli attraversò la fronte. Ma ben presto il sorriso gli tornò sulle
labbra. Ci aveva visto giusto.
-Lui è tornato lo
sai vero?-
Yumi spalancò gli
occhi, dopo diversi giorni era tornato al suo palazzo. L’espressione di sorpresa
dal suo volto si cancellò
per far posto alla
manifestazione di tutta la sua decisione. Sarebbe andata dritta da lui ed
avrebbe chiarito tutta quella assurda situazione.
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Capitolo 16 *** Capitolo 16 ***
Capitolo 15
Capitolo 16
Con passi decisi
Yumi si avvicinò sempre più alla sala riunioni, era sicura che si trovasse lì.
La volpe dorata passava da una parte all’altra con ritmo. Non riusciva a stare
ferma. Era agitata, anche se mettere in chiaro la situazione con Yoko le premeva
molto, era nervosa. Arrivata alla porta, osservò minacciosamente le due guardie
che già dallo sguardo le stavano facendo capire che non l’avrebbero
assolutamente fatta passare. Quel maledetto aveva dato ordine di non far entrare
nessuno nella sala. Ma la sua pazienza stava raggiungendo il limite.
-Ora entri in quella
maledetta stanza e mi annunci al tuo padrone- ringhiò la volpe a pochi
centimetri dal soldato premendo sempre più il pugnale contro la gola di
quest’ultimo
Non era l’arma con
cui quella ragazzina lo stava intimorendo a fargli paura, ma gli occhi che
sembravano andare a fuoco. E la domanda che continuava a ronzare nella testa
dello sventurato demone era: meglio affrontare l’allieva di Yoko o direttamente
il demone? Tra le due opzioni stabilì che era decisamente meglio la prima. Che
male avrebbe mai potuto fargli la ragazzina al confronto del kitsune?
-Tsk. Non sei tu a
dare ordini a noi, vero?- chiese in direzione del compagno
-Già- rispose quello
-Pessima scelta-
sibilò Yumi
Il kitsune argentato
alzò lo sguardo irritato verso la porta che era stata spalancata senza alcun
permesso. Chiaramente aveva dato ordine di non voler essere disturbato per
nessun motivo. Nemmeno Yomi o Kuronue potevano varcare la stanza in quel momento
senza dover affrontare la sua ira. Alzò un sopracciglio nel vedere la kitsune
dorata continuare a prendere a calci uno dei suoi soldati che era steso a terra,
doveva averla fatta arrabbiare molto per ricevere un trattamento del genere.
-Che succede qui?-
domandò con voce autorevole restando seduto sulla sua poltrona –Avevo detto di
non voler essere disturbato- continuò
-Tsk-
La volpe lasciò
perdere la guardia che tossendo sangue si rialzò ed iniziò ad implorare perdono
per non essere riuscito ad eseguire l’ordine ricevuto.
-Ed io?- domandò
gelida Yumi
Il demone la guardò
cercando di capire il senso di quella domanda.
-Io sono un
disturbo?-
Era strano sentire
pronunciare da quella melodiosa voce la domanda che si era ripetuto in tutto
quel tempo. Già, lei era un fastidio, la sua sola presenza era problematica. Non
l’aveva vista per alcune settimane, ma gli sembravano anni. Strinse i denti
alzandosi, lui era un grande demone, e quella era un’utile vita.
-Rispondi- gridò lei
stringendo le mani in pugni
Il cuore di Yumi
iniziò a battere velocemente appena vide che lui si stava avvicinando. Quanto
tempo era passato dall’ultima volta in cui erano stati uno accanto all’altra?
Tanto…troppo. Solo in quel momento si accorse di quanto era bello, della forza
che trasmetteva il solo guardarlo in quegli occhi ambrati. Avrebbe voluto che il
tempo si fermasse, per imprimersi nella mente ogni particolare di quel viso. “Lo
ami?” in quel momento non aveva saputo dare una risposta a Kiemon, ma ora forse
poteva. Ora che lui era lì, a pochi passi, forse poteva davvero rispondere a
quel semplicissimo quesito. Ma quanto sarebbe stato facile dire di si? Ma poi,
cosa avrebbe causato? Era già difficile instaurare una sottospecie di rapporto
con lui in quel modo. Se avesse ammesso i sentimenti che provava, forse tutto si
sarebbe complicato maggiormente. Come poteva? Non voleva pensarci. Non
considerare affatto i suoi pensieri era la decisione più giusta in quel momento.
-Ti prego rispondi-
ripeté lei mantenendo lo stesso tono anche se le lacrime iniziavano a sgorgare
per la paura della risposta
Con indifferenza, lo
youkai, osservava le delicate gocce le passavano una ad una sulle guance, perché
doveva sempre piangere quella ragazzina?
-No- secco, deciso
come solo lui riusciva ad essere
La ragazza afferrò
al volo una scatola che le aveva lanciato il kitsune argentato con fare
noncurante, per poi passarle accanto e proseguire sulla sua strada. Prima di
uscire dalla sala si voltò ad osservare Yumi mentre titubante apriva quello che
si sarebbe potuto definire un regalo.
Sollevò cautamente
il coperchio, e spostò la carta che fungeva da protezione, incredula prese tra
le mani i due pugnali che si trovavano all’interno. Dire che erano magnifici non
rendevano l’idea. O forse per lei lo erano solo per il fatto che fosse stato
Yoko a donarglieli. Il demone che faceva un regalo? Sorrise ed iniziò a girare
su se stessa felicemente, poi si fermò sollevò verso l’alto le due armi dalla
rara manifattura.
Il kitsune avvertì
un calore in fondo al cuore, era bellissima quando sorrideva.
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Capitolo 17 *** capitolo 17 ***
Capitolo 17
Capitolo 17
Yumi si svegliò, e
come ormai molte mattine si preparò a vivere le solite giornate, con un Kiemon
che cercava di rallegrarla ed uno Yoko che nonostante le avesse fatto un regalo
e detto chiaramente che non era vero che la considerava un peso, aveva ripreso
ad evitarla.
Sospirò, non era
cambiato molto dopotutto. Afferrò la sua la sua divisa nera da combattimento per
poi indossarla. Senza fare alcun rumore si avvicinò alla porta, l’aprì
lentamente e dopo essersi assicurata che non vi fosse nessuno in vista uscì.
Kiemon le aveva proibito di lasciare la sua camera senza il suo permesso fino al
giorno in cui non si fosse ristabilita completamente. Ma dopo tutti quei giorni
si sentiva bene ed aveva voglia di riprendere seriamente il suo allenamento.
Raccolse delle rose
bianche e lentamente raggiunse la tomba che nonostante il divieto del kitsune
argentato continuava ad andare a visitare. Le appoggiò su di essa mentre passava
delicatamente una mano sulla semplice lapide. Nessun nome. Nessuna scritta. Non
erano necessarie. Si alzò e nel momento in cui stava per andarsene andò a
sbattere contro qualcosa.
-Maledizione…-
mormorò strofinandosi la faccia
Quando volse lo
sguardo all’oggetto contro cui aveva battuto iniziò ad imprecare.
-Kiemon quando
imparerai a fare un minimo di rumore?-
-Non ricordi più i
miei insegnamenti? Regola numero uno…-
-Non abbassare mai
la guardia- terminò lei imitando la voce dell’amico
Risero e poi
iniziarono ad incamminarsi per allontanarsi dalla collina. Ma una figura che non
prometteva nulla di buono si era parata di fronte a loro. Yumi non riuscì a
trattenere un brivido mentre il respiro pian piano si arrestava. L’ultima volta
che si era accorto della sua disubbidienza l’aveva conciata molto male, ed ora
sarebbe andata diversamente la storia? Sperò in un pizzico di bontà da parte del
demone. Bontà? Yoko Kurama? Forse stava chiedendo più che altro un miracolo.
Fermo davanti a lei
tamburellava le dita nervosamente, interpretò quel gesto come un chiaro segno di
raggiungimento del limite di sopportazione.
-Cosa ci fai qui?
Non ti avevo detto…-
-…di stare lontana
dalla tomba di mio fratello? Certo- terminò lei
Uno sguardo poco
rassicurante la raggiunse. Aveva sbagliato ad usare tono? Decisamente. Ma come
si permetteva di trattarla in quel modo? Aveva giurato a se stessa che non
avrebbe mai più vissuto nel terrore di come comportarsi con Yoko.
Lo sguardo di Kiemon
passava da uno all’altro, doveva inventarsi qualcosa o si sarebbe trovato a
dover curare nuovamente quella testarda.
In silenzio, nel
frattempo, i due si scrutavano attentamente negli occhi, aspettando che l’altro
cedesse. Ma nessuno aveva la ben che minima intenzione di farlo. A quel punto
sarebbero potuti rimanere in quella posizione per molto tempo ancora. La ragazza
con una mano si scostò i capelli.
-La vogliamo finire
con questa storia o no?-
In risposta ottenne
un sorriso ironico in segno di vittoria. Iniziava a non sopportare più il suo
modo di fare. Era diventato veramente intrattabile, non che prima fosse una
persona con cui sedersi ad un tavolo e fare una piacevole conversazione, ma
questo suo atteggiamento era irritante. Cosa gli fosse successo nel periodo in
cui era priva di coscienza proprio non riusciva a capirlo.
Voltandole le spalle
il kitsune si allontanò lasciandola incredula.
-Dannato…- ringhiò
stringendo i pugni, voleva ricominciare ad ignorarla, ma quella volta non lo
avrebbe permesso
Corse e ponendosi
davanti al suo cammino gli bloccò il passaggio. Sapeva che era rischiosa ma
quella situazione doveva finire.
-Adesso basta. Cosa
ti succede?-
Un lampo di rancore
attraverso le iridi ambrate del demone. Non sopportava quando gli si parlava con
un tono irriverente.
-Ricordi cosa ti
avevo detto tempo fa?- domandò ironicamente lo youkai
Gli occhi della
giovane volpe si spalancarono ‘Se disubbidirai a un mio ordine nulla potrà più
salvarti’ quelle parole presero a rimbombarle nella mente. No. Non poteva essere
vero.
-Si vede che non hai
imparato la lezione l’ultima volta-
Voleva punirla? A
quella prospettiva trovò molto più piacevoli le frustate che riceveva quando era
schiava. Si portò velocemente la mano destra dietro la schiena e sfilò il suo
pugnale dalla guaina, non se ne sarebbe stata buona a subire. Anche se lui era
superiore non avrebbe ceduto. Mai.
Un freddo sorriso
comparve sul volto di Yoko mentre faceva segno alla ragazza di colpirlo.
Kiemon avanzò di un
passo per proteggere la ragazza, ma la voce del suo signore gli ordinò di
restare fermo. Eseguì senza molta voglia sperando che non accadesse nulla di
grave alla volpe dorata.
Yumi anche se
conscia che quello non era nient’altro che un trucchetto scattò in avanti per
colpire il demone. Riuscì ad evitare lo sgambetto da parte del demone con un
colpo di fortuna ma non il tempo necessario per scansare una gomitata nello
stomaco.
Tossì, il colpo era
stato forte, tanto che per un attimo aveva perso il respiro. Rigirò nella mano
la sua nuova arma voltandosi la conficcò nella spalla della volpe. La sua
soddisfazione per essere finalmente riuscita a ferire il kitsune durò
relativamente poco, perché fu afferrata alla gola. Fissò quegli occhi gelidi
mentre il respiro diveniva sempre più faticoso. Nel momento in cui il demone
lasciò la sua presa scaraventandola lontano sbatté contro il tronco di un
albero.
-Non crederai mica
che io starò qui a farti da balia in eterno vero?- chiese fermamente Yoko –Non
sarai mai una vera guerriera. Non vali nulla-
Quelle parole
facevano più male di qualsiasi ferita. Possibile che quello fosse lo stesso Yoko
che l’aveva presa con se facendola diventare sua allieva? Che malgrado tutto si
era rivelato in pochissime occasioni anche gentile?
-Vattene- le ordinò
freddamente
Si alzò barcollando,
e si incamminò verso la sua stanza passandosi una mano sulla guancia graffiata.
Entrò nella sua stanza sbattendo la porta, sapeva che era un comportamento
infantile, ma non poteva farci nulla. Afferrò quello che le apparteneva e che
poteva portare via con se. Trattenendo le lacrime e con un peso nel cuore si
allontanò dal palazzo di Yoko.
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Capitolo 18 *** capitolo 18 ***
Capitolo 18
Capitolo 18
La kitsune strinse
forte i pugni per resistere alla tentazione di voltarsi ed andare ad insultare
Yoko, ma sapeva che se anche lo avesse fatto niente sarebbe cambiato. ‘Non vali
nulla’ quelle tre parole pronunciate con disprezzo le si erano stampate nella
mente. Presto sarebbe tornata in quel palazzo ed il demone ladro si sarebbe
rimangiato quella frase.
-Yumi fermati- le
gridò qualcuno
Si voltò
distrattamente per ritrovarsi Kiemon che la stava raggiungendo con alle spalle
una sacca.
-Cosa vuoi dirmi
anche tu? Che non sono all’altezza di raggiungere la mia meta?- sbottò
-Ehi calmati- iniziò
a dire lui scompigliandole i capelli in segno affettivo –Volevo solo avvisarti
che vengo con te-
-Eh?!? E perché
mai?-
-Non fare quella
faccia, non sei contenta di avermi tra i piedi?-
Scosse la testa, se
voleva seguirla non aveva nulla da obbiettare. Si voltò per scrutare nei
dettagli il volto di Kiemon, perché mai Yoko avrebbe permesso al giovane medico
di lasciare il suo palazzo per seguirla senza nemmeno muovere un dito su di lui?
-Allora da che parte
andiamo?-
-Nord- rispose
brevemente riprendendo il cammino
Dopodiché il viaggio
proseguì in assoluto silenzio, anche se camminavano l’uno al fianco dell’altro
era come se fossero lontani. Con la coda degli occhi, Kiemon, guardò la coda
dorata che passava da una parte all’altra ininterrottamente. Per la prima volta
nella sua vita avrebbe voluto possedere le conoscenze per poter leggere nella
mente di quella creatura.
La giovane volpe si
sentiva umiliata, tutto ciò che aveva appreso non serviva a nulla, a malapena
era riuscita a fare un graffio al suo maestro ma soprattutto anche se non aveva
indietreggiato, durante il breve combattimento aveva sentito il desiderio di
allontanarsi, di fuggire. Quella voglia aveva aiutato a decretare l’esito dello
scontro. Stupida. Ecco cos’era stata. Aveva sempre avuto ragione Yoko a
definirla tale. Aveva sempre avuto ragione su tutto.
Singhiozzò
sommessamente mentre con un passo dopo l’altro si allontanava sempre più da quel
luogo che avrebbe quasi potuto definire casa. Si sentiva ferita nell’animo.
Quelle parole le avevano fatto più male di qualsiasi ferita.
Con lo sguardo fisso
in avanti continuava ad avanzare senza riuscire a percepire nulla di ciò che la
circondava. In quel momento vi era solo lei ed il fantasma di Yoko che con occhi
di ghiaccio l’intimava di andarsene.
Improvvisamente si
fermò e strinse con forza le mani in due pugni, lasciando Kiemon stranito per
quel inaspettato gesto. Avvertiva il bisogno di reagire, di non lasciarsi
abbattere così facilmente. Non poteva compiangersi in eterno.
Pian piano al dolore
si aggiunse la rabbia. A pochi passi da lei il giovane medico la osservò
voltarsi di scatto per dare l’ultima occhiata a quella struttura che anche se in
lontananza si riusciva ancora a distinguere.
Tremò lievemente,
mentre continuava ad imprimere la sua forza in quei pugni. Abbassò lo sguardo
lasciando che la frangia coprisse gli occhi socchiusi. Quello non era un addio.
Presto sarebbe tornata.
-Andiamo?- chiese il
demone
Senza dare una
risposta tornò ad incamminarsi, mentre con la mano destra andò a sfiorare uno
dei pugnali ricevuti in dono che era nella guaina saldamente legata al braccio
sinistro. La lama assunse un tenue colorito azzurrino, alzò un sopracciglio nel
notare il cambiamento. Non le era mai capitato di vedere la lama di un’arma
mutare di colore.
-Interessante-
mormorò Kiemon –Molto interessante- aggiunse con uno strano sorriso
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Capitolo 19 *** capitolo 19 ***
Capitolo 19
Capitolo 19
Esistevano diverse
armi, fonti di energia da poter utilizzare come strumento di offesa o di difesa.
Dalle capacità più o meno distruttive e dall’aspetto più o meno minaccioso. Ma
per ogni arma vi era un degno possessore.
Tre erano le armi
che gli umani avrebbero definito “bianche”, ovvero quegli oggetti con la
capacità di provocare danni al bersaglio se impugnati da qualcuno con la sola
forza fisica. Non richiedevano capacità particolari, chiunque poteva essere in
grado di utilizzarle, anche il più inutile essere che camminava. Ma quei tre non
erano oggetti come altri. Erano speciali ed antichi. Venivano denominate “armi
epatiche”.
Ira, odio e
sofferenza. Mostravano il loro vero valore solo se il possessore provava uno di
quei sentimenti. Ad ogni sensazione corrispondeva un’arma.
Si diceva che
l’avere nel proprio schieramento una creatura, in grado di dominare e non essere
dominata da tali armi, costituisse una forza immensa.
A braccia conserte
lo youkai aveva lo sguardo fisso oltre la finestra della sua stanza, guardava
più in là del vasto territorio, sembrava che i suoi occhi riuscissero a vedere
l’infinito.
Ma non era così. Le
iridi ambrate in realtà non erano impegnate ad osservare il paesaggio che si
destava con il sorgere del sole, ma ripercorrevano passo per passo ogni singolo
evento avvenuto nelle ultime settimane. Le immagini si susseguivano, passando
dall’attimo in cui aveva preso tra le mani i pugnali custoditi in un antico
maniero, a quello in cui uccidendo coloro che vi erano posti alla guardia aveva
assaporato una sensazione di superiorità che negli ultimi tempi aveva
tralasciato, infine ripensò al momento in cui aveva donato alla giovane ed
ancora inesperta volpe quelle due pugnali che facevano gola a molti esseri.
Appena l’immagine di
Yumi apparve chiara nella sua mente, le mani automaticamente strinsero
maggiormente le braccia, mentre sul volto si dipinse un’espressione
indecifrabile. All’apparenza sembrava lo Yoko di sempre, freddo, calcolatore ed
indifferente a ciò che gli accadeva attorno se non poteva offrirgli un’occasione
per aumentare il suo potere, ma in quegli occhi freddi, vi era un turbine di
sensazioni contrastanti tra loro.
La volpe dal manto
dorato era viva. Per un motivo a lui ancora sconosciuto aveva lasciato vivere
quella kitsune. Non aveva attuato la sua minaccia. Per la prima volta una sua
intimidazione non aveva causato una morte in seguito ad una abbattente
sofferenza.
Con nervosismo tirò
un pugno contro il vetro mandandolo in frantumi. Mai fino ad allora era stato
così tanto a pensare, ma soprattutto a badare a qualcuno.
L’aveva salvata da
una morte quasi certa.
L’aveva portata nel
suo palazzo.
L’aveva allenata.
L’aveva curata
quando era stato necessario.
Ed infine quando
iniziava a sentire che stava divenendo un fardello l’aveva allontanata.
Ma non l’aveva
uccisa.
Si voltò di scatto
ed uscì dalla stanza. Le labbra si incresparono in un sorriso più simile ad una
smorfia.
Il suo cammino si
sarebbe sicuramente incrociato ancora con quello della ragazza. E se per allora,
Yumi fosse stata preparata ad affrontare qualsiasi situazione, se nell’arco di
quel periodo trascorso non fosse stata in grado di aumentare la propria classe
la sua vita sarebbe stata segnata.
Non le avrebbe più
concesso ulteriori possibilità. Era già stato fin troppo magnanimo. Sia nei
riguardi della ragazza che nei confronti di quel Kiemon. La momentanea
insubordinazione di quel demone avvenuta ai piedi della lapide sulla collina,
l’aveva temporaneamente ignorata. Anche se odiava essere contraddetto e
soprattutto disubbidito sapeva provare una sorta di rispetto per coloro che se
ne dimostravano degni. E Kiemon l’aveva fatto in ben due occasioni. La prima nel
momento in cui aveva salvato la vita a Yumi, e la seconda era stata quando il
demone si era prestato ad insegnargli i principali metodi curativi che
conosceva.
A grandi passi si
diresse verso la sala delle riunioni, doveva incontrare gli alti gradi del suo
esercito per stabilire gli ultimi dettagli per il la sua prossima conquista.
‘Starai sempre con
lei. Diventerai la sua ombra’ aveva detto al medico quando gli aveva affidato il
compito di vegliare sulla kitsune.
-Yoko! Yoko!-
Il kitsune si voltò
per vedere chi lo stava chiamando con tanta apprensione, incrociò le braccia
vedendo uno dei suoi migliori guerrieri che stava avanzando di fretta per
raggiungerlo. Kuronue fece una smorfia pensando a quale fosse il modo migliore
di riferire al suo signore l’ultima trovata di Yomi.
-Allora Kuronue, hai
intenzione di stare lì immobile a lungo?- domandò strafottente lo youkai
-Si tratta di Yomi…-
iniziò il demone
Sul volto di Yoko
non vi era più il solito sorriso di arrogante, ma solo serietà. Una serietà
tale, da mettere i brividi. In silenzio, tamburellando le dita contro il
braccio, la volpe ascoltava contrariata i nuovi guai in cui si era andato a
cacciare il suo secondo in comando.
-Adesso basta. Ho
capito- tagliò il discorso Yoko
Lasciando in mezzo
al corridoio Kuronue, il kitsune si diresse da solo verso l’uscita del suo
palazzo. Come tutte le volte precedenti, quello stolto di Yomi si era fatto
prendere dall’impulsività, senza ragionare, senza valutare le possibili
conseguenze ed i relativi modi di risolverle. E come sempre toccava a lui andare
a riprenderlo. Inizialmente aveva considerato le azioni di Yomi semplici idiozie
dettate dalla bramosia di potere, ma negli ultimi tempi, troppo spesso si
ripetevano quelle situazioni. Doveva darci un taglio. Non aveva tempo da perdere
a badare ad un demone che si comportava come un ragazzino. Era lo stesso motivo
che lo aveva indotto ad allontanare Yumi.
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Capitolo 20 *** capitolo 20 ***
Capitolo 20
Capitolo 20
Dall’alto di un
albero, una giovane figura femminile, osservava il paesaggio che si estendeva
dal villaggio in poi, sospirò mentre sognava di poter lasciare un giorno quel
luogo che l’aveva vista nascere. Viaggiare, combattere, apprendere. Era tutto
ciò che desiderava maggiormente e che non poteva avere completamente. Saltò giù
dalla pianta ed iniziò a tirare calci e pugni all’aria. La sua famiglia aveva
un’importante compito: proteggere tre tesori dai poteri illimitati. E lei,
assieme ai suoi due fratelli, sarebbe diventata la nuova guardiana, che lo
voleva o no non aveva alcuna importanza, così era deciso e così sarebbe stato.
-Kin! Kin!- gridò
una voce maschile in lontananza
La ragazza si fermò
e scostò i lunghi capelli violacei che le erano finiti davanti al volto. A
braccia conserte aspettò con fin troppa pazienza che il fratello la
raggiungesse. Inarcò un sopracciglio, dal modo in cui quello stava correndo
doveva essere successo di molto importante o di molto grave, non che ci fosse
molta differenza.
-Che vuoi?- domandò
senza nemmeno tentare di essere cortese, il fatto che non le fosse molto
simpatico era risaputo da tutti oramai
-Domani- iniziò a
spiegare il giovane demone eccitato –Domani diverremo i nuovi protettori-
Kin digrignò i denti
nel sentire quella “fantastica” notizia. Ma cosa aveva per essere tanto felice
quello stupido? Non capiva che essere accettati come i guardiani voleva dire
perdere la propria libertà? Si voltò per poi iniziare a camminare senza più
badare a quello stupido. Il giorno seguente sarebbe entrata in possesso di quel
pugnale in grado di ridare la vita. Sogghignò, non avrebbe mai permesso di
lasciarsi usare dagli abitanti di quel piccolo ed inutile villaggio.
Avvolta dai suo
pensieri la creatura del fuoco, iniziò a vagare nei dintorni, finché non si
fermò a pochi centimetri da un dirupo. Delle urla catturarono il suo interesse,
fece scorrere lo sguardo lungo il canyon, improvvisamente li trovò: un gruppo di
demoni che stava seguendo due malcapitati. Kin riprese a camminare lungo l’orlo
del precipizio per poi fermarsi dove in fondo era iniziato lo scontro. Seduta
osservava con attenzione quella battaglia che dava per spacciati i due youkai, o
meglio, uno solo visto che il compagno era già in pessime condizioni e non era
nemmeno in grado di stare in piedi da solo.
Nel fondo del
burrone il giovane youkai dai lunghi capelli argentati schivava ogni attacco
dell’orda di nemici che si era portato dietro. Con la coda dell’occhio osservò
il suo vice appoggiato alla parete rocciosa “giuro che questa non te la farò
passare liscia” ringhiò mentalmente al demone svenuto. Con eleganza portò la
mano dietro al collo, quando la riportò davanti a se, tra le dita teneva una
rosa di un rosso raggiante che quasi immediatamente prese la forma di una
frusta. Yoko ghignò iniziando ad attaccare quegli incapaci con la sua Rose Whip.
In poco tempo i
demoni si dimezzarono sotto lo sguardo entusiasta di Kin. Mai in tutta la sua
vita aveva visto una cosa del genere. Ammirazione e voglia di sfida riempivano
il suo animo. Combattere era sempre stato il punto fermo della sua esistenza, ed
ora aveva trovato uno youkai capace di essere un avversario di prima categoria.
Yoko si avvicinò
minaccioso agli ultimi due demoni che avevano osato mettersi contro di lui,
facendo schioccare la frusta ad ogni nuovo passo. I due youkai che quando erano
assieme al resto del gruppo si sentivano forti ed invulnerabili, ora non erano
altro che due insetti tremanti al cospetto del kitsune dalle iridi dorate.
Appena i due videro il sinistro sorriso di Yoko accentuarsi maggiormente
iniziarono ad indietreggiare per cercare una via di fuga, ma uno schiocco di
dita riecheggiò nel silenzio che si era creato all’interno del canyon. Dei
germogli che erano stati posti nei dintorni durante lo scontro dall’unico youkai
che era in grado di farlo, iniziarono a germogliare. Dei fiorenti rami avvolsero
le caviglie dei due inetti, per poi salire sempre più su. Il loro cammino si
fermò appena avvolsero i colli dei demoni, la presa si fece sempre più stretta
nutrita dalle urla acute che essi emanavano. Le grida si interruppero quando la
presa dei rami si strinse talmente tanto da far udire un “crack”, le ossa del
collo si spezzarono. La vittoria dello scontro era del demone argentato che
leccandosi le labbra sorrise compiaciuto dall’esito degli eventi.
La ragazza sgranò
gli occhi, non aveva mai visto nessuno come quel kitsune. La freddezza di ogni
suo minimo gesto. Lo sguardo che trasmetteva terrore. Magnifico. Ecco la parola
giusta per descrivere tutto ciò. Si alzò e con un balzo scese in fondo al canyon
e si avvicinò al demone svenuto e si chinò su di lui per vedere la gravità delle
sue ferite.
-Cosa vuoi?- domandò
una voce minacciosa alle spalle di Kin
La ragazza scattò in
piedi e si voltò immediatamente. Davanti a lei vi era il demone che aveva visto
combattere a braccia conserte.
-Voglio aiutarti-
rispose scocciata per i modi dell’altro
-Aiutare me?- chiese
con un sorriso ironico la volpe –Credi veramente che abbia bisogno del tuo
aiuto? Per cosa?-
Kin chinò la testa
incrociando le braccia. Oltre ad essere temibile in quanto forte, era anche
arrogante. Decisamente quel tipo iniziava a piacerle!
-Volevo solo ridare
energia al tuo amico, ma se non vuoi posso anche andarmene- rispose Kin passando
accanto al kitsune che si era voltato per vederla andare via. “Ridare energia a
quest’idiota” pensò Yoko guardando Yomi “Certo!” una strana luce attraversò i
suoi occhi.
-Ehi piccola!-
chiamò lo youkai
-Cosa vuoi?- rispose
seccata lei voltandosi
-Fallo- ordinò Yoko
indicando il corpo di Yomi con il pollice
Kin alzò un
sopracciglio, quel modo di fare iniziava ad infastidirla, ma voleva stare ancora
un po’ con lui, scoprire chi fosse, così decise di lasciar perdere e si avvicinò
al compagno di Yoko.
La ragazza unì le
mani e quando le riaprì una forte luce vi stava al centro, le appoggiò al ventre
dello youkai dai lunghi capelli neri, sotto al quale sul terreno comparve una
stella dalle cinque punte, ad ogni vertice si formò una minuscola sfera ognuna
di un colore che la contraddistingueva. Le fonti dei cinque elementi confluirono
tra le mani della ragazza per poi entrare nel corpo di Yomi. Le ferite di questo
iniziarono a rimarginarsi, mentre il livello di energia si alimentava. Quando il
demone tentò di aprire gli occhi, Kin interruppe il contatto.
Yomi aprì e richiuse
per un paio di volte gli occhi, tentando di mettere a fuoco tutte le immagini,
si appoggiò le mani sulla fronte ripensando a ciò che era accaduto. L’ultima
cosa che si ricordava di aver visto era lo spettro argentato. Yoko! Lui era
giunto per tirarlo fuori dai guai ancora una volta. Spalancò gli occhi.
-Yo-Yoko…- mormorò
voltandosi e vedendo lo youkai in piedi accanto a lui
Il kitdune osservò
ogni singolo movimento del suo secondo in comando, nulla sfuggì alla sua
attenzione, nemmeno i leggeri brividi che percorrevano il corpo di Yomi. Bene.
Il demone iniziava ad aver paura.
-Posso spiegare
tutto…- aggiunse Yomi con voce preoccupata
Non poté dire
null’altro. Un calcio carico di forza andò a colpirlo in pieno ventre, seguito
da un altro in viso. Il sangue iniziò a colargli dal naso, mentre il demone che
stava appena iniziando a ristabilirsi, si ritrovò piegato in due dal dolore.
-Ehi! Non l’ho di
certo curato affinché tu lo riducessi peggio di com’era!- dichiarò adirata Kin
Ma tutta la fiducia
che aveva in se, sparì appena le iridi ghiacciate del demone si posarono su di
lei.
-Non sono affari
tuoi- dichiarò il kitsune con tono di superiorità –Vattene- aggiunse ringhiando
Kin si allontanò da
quel luogo giurando che presto avrebbe rincontrato quei due demoni.
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Capitolo 21 *** Capitolo 21 ***
Capitolo 21
Capitolo 21
Yomi si alzò dal
freddo pavimento della cella in cui era stato rinchiuso dal kitsune da diversi
giorni. Appoggiò la mano sulle sbarre, uscire da lì con la forza sarebbe stato
molto facile, ma era il dopo che gli impediva di commettere l’evasione. Yoko non
si sarebbe limitato a colpirlo con tutta la sua forza, glielo aveva detto
chiaramente. Ma forse l’ultima volta aveva osato veramente troppo. Sparire da
palazzo con una piccola parte dell’esercito per andare a fare razzie in un
palazzo di un demone di S-class e tornare a malapena solo, grazie all’aiuto di
Yoko, non era stata la sua idea migliore.
-Da quando quella
mocciosa se ne è andata, è diventato più suscettibile- sussurrò lo youkai –Dovrò
stare attento-
-Puoi esserne
sicuro- esordì Kuronue con un mezzo sorriso avvicinandosi alla prigione del
compagno
-Che vuoi Kuronue?-
domandò irritato il demone dai lunghi filamenti neri
Il guerriero senza
rispondere sfilò dalla tasca dei pantaloni una chiave e la inserì nella
serratura.
-Indovina…- rispose
con ironia –Yoko vuole vederti-
Un mugugno uscì
dalle labbra serrate di Yomi. Non aveva molta voglia di vedere il kitsune.
L’affrontare le proprie responsabilità era sempre stata la parte peggiore della
sua vita. Spinto solo dall’istinto si ritrovava spesso coinvolto in situazioni
rischiose, implicando anche terzi, ma l’idea di essere veramente consapevole
delle proprie azioni non lo aveva mai sfiorato.
Lui non era Yoko.
Non pensava
razionalmente prima di agire.
Non calcolava tutte
le possibilità d’azione.
Non sarebbe mai
diventato come il kitsune argentato.
L’uno al fianco
dell’altro, i migliori soldati dell’esercito della volpe percorrevano i corridoi
che li avrebbero condotti all’esterno del palazzo silenziosamente.
Quando i due demoni
arrivarono nel punto del giardino dove li attendeva Yoko, lo videro chinato su
di un cespuglio di circa un metro di altezza, e tra le mani teneva un piccolo
fiore bianco dalle sfumature rosate. I petali della piccola rosa canina al
contatto con Yoko sembravano rinvigorirsi ed assumevano lucentezza. Nonostante
il tronco ed i rami fossero ricoperti di spine, il kitsune continuava a tenere
il bocciolo ed ad annusarne il soave profumo.
-Conosci il
significato di questo fiore, Yomi?- domandò la volpe senza aver bisogno di
voltarsi per vedere in volto lo youkai
-…no- rispose
titubante il sottoposto
Yomi continuava ad
osservare il suo superiore sicuro che presto sarebbe venuto a conoscenza del
significato di quella varietà di rose. Una smorfia gli si dipinse in volto.
Qualcosa dentro di se urlava di non voler conoscere il linguaggio del fiore.
-Delicatezza e
piacere- spiegò alzandosi e lasciando andare il bocciolo Yoko per poi girarsi
verso il suo vice. Voleva guardarlo negli occhi. Voleva leggere la paura in
quelle iridi nere. -Ma al tempo stesso significa anche sofferenza e dolore
fisico- concluse gelido
Yomi deglutì. Quello
non era una semplice espressione di un fiore, e tanto meno un avvertimento. Era
una promessa. Lo sapeva. Lo sentiva. Lo leggeva chiaramente nelle iridi dorate
della volpe.
-Ho capito Yoko-
sussurrò chinando il capo e chiudendo gli occhi
Kuronue che era
rimasto in disparte fino a quel momento avanzò di un passo per avvicinarsi al
kitsune.
-Yoko- lo chiamò il
guerriero
-Uhm?-
-È stata trovata
l’Acquamarina- annunciò il demone con enfasi
L’attenzione di Yoko
fu catturata da quella notizia. Da tempo era alla ricerca del raro berillo dalla
colorazione azzurrina. Una pietra dal valore inestimabile. Valore accresciuto
dal fatto della colorazione insolita. Il berillo era sempre stata una pietra dal
colore rosso sangue. Ma l’Acquamarina era un’eccezione. E come tale meritava di
finire nella sua collezione.
-Molto bene- mormorò
sogghignando la volpe –Yomi raduna i migliori soldati, si parte-
-Agli ordini!-
rispose immediatamente
Yomi prima di
voltarsi per andare a reclutare gli uomini per la missione, osservò il
cespuglio. Sofferenza. Un fiore tanto bello poteva veramente significare dolore?
Si. E quella rosa canina sembrava guardarlo, studiarlo. “Sarà solo la mia
immaginazione” pensò girandosi ed allontanandosi rapidamente.
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Capitolo 22 *** Capitolo 22 ***
Capitolo 22
Capitolo 22
Il tempo era
trascorso come un battito d’ali. E nelle terre di Yoko la vita era legata ad un
filo sottile. Soprattutto negli ultimi tempi.
Vedere il kitsune
era difficile, e quella era l’unica rassicurazione per coloro che si trovavano
all’interno del suo palazzo. Era cambiato, e molto. Dalla partenza di quella
creatura addestrata dal famosissimo ladro, era decisamente cambiato, anche se in
modo graduale. Non nell’aspetto, ma nel comportamento. Yoko Kurama non era mai
stato un tipo molto tollerante, ma dalla partenza della propria allieva anche un
minimo gesto inadeguato fatto in sua presenza voleva dire morte. Lenta e
dolorosa.
Avvolta in un
impolverato mantello una figura stava ferma dinanzi la cancellata che attorniava
i giardini dell’imponente palazzo del kitsune argentato. Le iridi color sabbia
facevano scorrere ogni centimetro di quella dimora in cui aveva trascorso buona
parte della sua vita.
Quanto tempo era
trascorso dal giorno che con il cuore in gola aveva abbandonato quel luogo in
cerca di un qualcosa di indefinito e che forse corrispondeva semplicemente a se
stessa? Anni. E tanti.
Chiuse gli occhi e
respirò a pieni polmoni l’aria fresca che caratterizzava le prime luci
dell’alba. Doveva scegliere se dar retta a quella parte di lei che gridava il
desiderio di poterlo vedere di nuovo, anche se per un breve istante, anche se
avesse voluto significare la morte. Non sarebbe importato se per una manciata di
secondi avesse potuto rivedere quel demone dalla chioma argentea come la luna.
Oppure doveva stabilire se era meglio seguire l’altra ipotesi: fuggire.
Allontanarsi il più possibile da quel posto. Da quel kitsune che con il passare
del tempo aveva fatto aumentare la sua fama di ladro e di demone, soprattutto
dopo la conquista dall’Acquamarina e di nuovi territori.
In tutti i luoghi in
cui era stata non c’era stato nessuno che non avesse mai sentito nominare Yoko
Kurama. Quel nome significava leggenda, terrore e rispetto. Un nome sempre
bisbigliato per timore che divenisse reale.
La ragazza aprì gli
occhi. Per lei Yoko Kurama rappresentava tutto ciò in cui credere e di cui avere
paura. Dal giorno in cui lo aveva incontrato in quel bosco, era stata catturata
da quel demone dall’aspetto tanto fiero. Nessuno poteva osare paragonarsi a lui.
Non esisteva nessuno alla sua altezza.
La giovane figura
fece un passo in avanti. Un passo che l’avrebbe condotta al suo cospetto. Prese
finalmente a camminare sicura. La sua scelta in realtà l’aveva fatta il giorno
in cui aveva seguito il kitsune argentato all’interno del suo palazzo. Del suo
dominio.
Con portamento
elegante e fiero la kitsune si addentrò nei giardini che circondavano il
palazzo. Quasi subito fu bloccata da due guardie. Fece scivolare via il
cappuccio, lasciando scoperto il volto. Una folata di vento mosse i lunghi
capelli dorati, osservò attentamente i due youkai che assumevano un’espressione
minacciosa. Possibile che nulla fosse cambiato?
-Chi sei?- domandò
in tono intimidatorio il primo soldato
La ragazza inarcò un
sopracciglio. Avrebbe dovuto rispondere seriamente alla domanda o eliminare
quello stupido? Sogghignò all’idea, ma ben presto la cancellò dalla mente. Non
era lì per ridurre le forze militari del suo maestro, ma semplicemente per
incontrarlo.
-Nessuno- rispose
secca lei –Voglio solo incontrare il vostro signore-
I due demoni si
guardarono complici. Da quando vivevano con la costante paura di Yoko non
avevano avuto molte occasioni per divertirsi, e finalmente dopo tanto tempo un
passatempo si era presentato di sua spontanea volontà dinanzi a loro. Non
potevano assolutamente lasciarsela fuggire.
-Vi conviene farmi
passare- disse freddamente la volpe come se avesse letto nella mente dei due
youkai –Immediatamente, altrimenti…-
La minaccia rimase
sospesa nel vuoto, e non sembrava aver indotto alcuna preoccupazione ai due
soldati. Sul volto della ragazza si dipinse una smorfia, non aveva tempo e
soprattutto voglia di mettersi a giocare con quei due tizi. Strinse le mani in
due pugni, ed appena li riaprì nei palmi vi erano due sfere cariche di energia.
I due demoni non ebbero nemmeno il tempo di capire cosa stava accadendo che
erano già a terra svenuti.
-Magnifico- sussurrò
compiaciuta la kitsune riprendendo il suo cammino
Arrivata al portone
principale osservò attentamente le due guardie poste alla sorveglianza. Sorrise,
dopo tutto quel tempo erano gli stessi di quando viveva lì. Poi il suo sguardo
fu catturato da una figura ben nota che stava uscendo proprio in quel momento.
Gli si parò dinanzi bloccando il suo cammino.
-Hey tu spostati-
ringhiò il demone
-Yomi, Yomi-
cantilenò la giovane –Non si parla così ad una ragazza-
Il secondo in
comando del demone volpe fissò attentamente la creatura che aveva davanti.
Certo, come aveva potuto non riconoscerla immediatamente! Yumi. Colei che era
stata allontanata da Yoko. Un mezzo sorriso si trasformò immediatamente in
smorfia. Perché era tornata? L’unico modo per scoprirlo era chiederlo
direttamente a lei.
-Che vuoi?- domandò
scontrosamente
-Vedere Yoko-
rispose Yumi fissando seriamente il ragazzo –Portami da lui-
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Capitolo 23 *** capitolo 23 ***
Capitolo 23
Capitolo 23
La kitsune dorata
seguiva senza fiatare Yomi. Il demone non aveva risposto apertamente alla sua
richiesta, si era semplicemente voltato ed incamminato. Con la coda dell’occhio
la giovane esaminava ogni dettaglio dei corridoi percorsi, nel vano tentativo di
notare un qualcosa che ricordasse i momenti in cui passava in quegli stessi
androni. Ma non vi era assolutamente nulla oltre ai ricordi suoi e di coloro che
l’avevano riconosciuta. Niente stava a dimostrare che avesse vissuto lì. Si
fermarono davanti ad una porta. Una porta che aveva attraversato innumerevoli
volte. Yomi bussò e dopo aver atteso pochi secondi l’aprì e vi entrò. Da solo.
Quando uscì dalla stanza guardò la ragazza e le indicò la porta.
-Entra, ti sta
aspettando-
Yumi rimase un po’ a
fissare quella porta. Bastava aprirla per rivederlo. Bastava un minimo movimento
per poter di nuovo incontrare quegli occhi ambrati che l’avevano incantata. Era
arrivata sicura di se, ma in quel momento un piccolo dubbio si era formato nella
sua mente. Aveva fatto la scelta giusta? Lui non l’amava. Non poteva provare
quel sentimento che si era instaurato in lei. Eppure era stata catturata da
quella freddezza, da quella arroganza che erano insite nel kitsune.
“Devo entrare. Devo
affrontalo” si disse Yumi per convincersi a varcare quella soglia. E così fece.
Entrò e a porta si richiuse dietro di lei.
Seduto sulla sua
poltrona a gambe incrociate, con il capo appoggiato alla mano destra, vi era il
demone che aveva catturato il suo cuore. Anche se non si era ancora avvicinata a
lui, poteva avvertire il suo sguardo. Poteva vedere le iridi ambrate percorse da
un qualcosa che non prometteva bene.
-Avvicinati- ordinò
il kitsune
Con passo titubante
eseguì, giunse a pochi passi da lui e si inginocchiò mormorando un saluto. Yoko
scrutò dettagliatamente la creatura che aveva dinanzi. Era cresciuta, oltre
all’altezza anche il corpo si era stabilizzato assumendo quelle curve che
caratterizzavano un corpo femminile.
Era tornata. Ed era
lì di fronte a lui. Un sorriso gelido gli increspò le labbra. Si alzò e si
avvicinò alla ragazza.
-Alzati- intimò il
demone
Girò attorno a Yumi,
per poi tornare a sedersi sulla sua poltrona.
-Cosa ti ha indotto
a tornare qui?- chiese con tono atono, mascherando un senso di curiosità che era
nata dal momento in cui Yomi gli aveva comunicato l’arrivo della volpe dorata
-Sono qui per
mettermi al tuo servizio. Per combattere per te- “E per stare vicina a te”
concluse mentalmente. Ma quello non glielo avrebbe mai detto. Mai.
-Tsk. Cosa ti fa
pensare che io abbia bisogno di te?- chiese provocatorio
La ragazza si morse
il labbro inferiore. Nulla era cambiato dopotutto. Gli piaceva come sempre far
comprendere a chi gli stava attorno il poco valore che aveva per lui. D’altronde
Yoko Kurama esisteva anche senza gli altri.
-Certo che non ne
hai bisogno. A te non occorre nessuno- rispose lei fissando le sue iridi ocra in
quelle dello youkai, non era più la ragazzina spaurita che aveva conosciuto, era
arrivato il momento di mostrare il suo cambiamento –Ma nonostante questo sei
circondato da innumerevoli demoni pronti a morire per te. Me ne chiedo il
motivo-
Il kitsune strinse i
denti emettendo un lieve ringhio, nessuno poteva parlargli in quel modo. Voleva
essere al suo servizio? Molto bene. Far parte del suo schieramento voleva dire
eseguire ogni suo ordine. Era arrivato il momento di vedere se quella ragazzina
era migliorata veramente nel corso della sua lontananza. Estrasse la sua fidata
Rose Whip. Non aveva dimenticato il motivo principale per cui l’aveva
allontanata: stava diventando troppo naturale averla tra i piedi ogni giorno
della sua vita. Non aveva permesso a nessuno di avvicinarsi tanto a lui, come
invece era accaduto con quella volpe. Non aveva mai sentito il bisogno di avere
qualcuno. Di donne ne aveva avute tante, non era di certo un segreto. Ma non
aveva mai permesso a nessuna di catturarlo. Eppure qualcosa era cambiato. Ed era
stata lei a farlo. Ad attuare quel piccolissimo mutamento. E non era ciò di cui
aveva bisogno. E glielo avrebbe dimostrato.
Yumi cautamente
sfilò dalla guaina fissata al suo braccio il primo pugnale, poi con la mano
opposta afferrò anche il secondo che teneva dietro alla schiena. Erano le armi
donatale dalla stessa persona con cui si accingeva a combattere. Ne aveva un
altro infilato nello stivale destro, ma pur non capendone il motivo, sentiva che
era estremamente importante affrontare quello scontro con quelle due armi. Lo
aveva intuito appena entrata in quella stanza. Nel momento in cui aveva
incrociato le iridi ambrate del kitsune, l’aveva capito, non sarebbe mai
riuscita ad uscire da lì senza prima essersi confrontata con il dominatore di
quelle terre. Morte. Increspò le labbra in un buio sorriso. La voglia di
rivederlo l’aveva condotta alla morte probabilmente.
-Ora vedremo se
meriti davvero di far parte delle mie milizie- sussurrò con strafottenza la
volpe argentata mentre con uno schiocco secco di frusta andò a colpire il fianco
di lei
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Capitolo 24 *** capitolo 24 ***
Capitolo 24
Capitolo 24
La volpe dorata
ringraziò tacitamente di avere ancora la fortuna dalla sua parte, aveva evitato
il colpo di striscio liberandosi dal pesante mantello e balzando all’indietro.
Strinse maggiormente i pugnali tra le mani, mentre espandeva il suo youki.
Yoko la guardò
sorridendo, la sua forza era accresciuta veramente, ma non era ancora
sufficiente per contrastarlo. Rapidamente si avvicinò a lei ed iniziò una serie
di attacchi con la sua frusta, buona parte dei quali venivano tranquillamente
schivati dalla kitsune che a tratti rispondeva alle provocazioni utilizzando
delle sfere di energia.
I due si fermarono e
presero a scrutarsi, Yoko sorrise compiaciuto, la ragazza stava respirando
affannosamente, presto avrebbe ceduto, e lui non doveva far altro che attendere
quel momento.
Passando la mano
sulla fronte, Yumi tolse delle fastidiose gocce di sudore che si erano formate.
Era forte. Lo era sempre stato. Ma adesso lo era ancora di più. Il kitsune
leggendo negli occhi ocra di lei un attimo di indecisione, si avvicinò per poi
colpirla con un pugno nello stomaco.
Con gambe
leggermente divaricate e mani appoggiate ai fianchi la volpe argentata osservava
con aria di superiorità la creatura dorata che giaceva a terra tenendo una mano
nel posto in cui era appena stata colpita e tossendo sangue. Yumi tentò di
rimettersi in piedi, respirare era diventato ad un tratto doloroso, i polmoni le
parevano in fiamme. Senza guardare in volto quello che era il suo nemico in quel
preciso istante, si rialzò rapidamente lacerando con i suoi pugnali l’addome di
Yoko, il quale sgranò gli occhi per la sorpresa. Non aveva minimante considerato
che la ragazza potesse riprendersi tanto in fretta. Ma la ferita che gli aveva
inferto era solo superficiale, non sarebbe mai bastata per fermarlo.
-Molto divertente-
mormorò canzonatorio lo youkai –Ma adesso è ora di concludere-
La volpe argentata
schioccò le dita per poi andare a risedersi sulla sua poltrona. Dei piccoli
semini che erano stati gettati attorno alla kitsune all’inizio dello scontro,
iniziarono a germogliare per poi crescere sempre più rapidamente, andando ad
intrappolare la ragazza, delicatamente le bloccarono dapprima le braccia, poi le
gambe.
Al secondo gesto di
Yoko, le piante strinsero in una morsa il corpo di lei. Numerosi tagli più o
meno profondi lacerarono la pelle di Yumi. Un grido di dolore le morì in gola,
lasciando solo che la bocca si aprisse nella ricerca di aria, nel vano tentativo
di chiedere aiuto. Ma nessuna lacrima sgorgò da quelle iridi spalancate verso
il bianco soffitto.
Il kitsune sorrise
nel vedere quella scena, e soddisfatto si alzò per raggiungere la ragazza con
passi molto tranquilli. Voleva stare al suo servizio? Benissimo. Con un ghigno
si chinò su di lei, lasciando che le sue piante sparissero. Afferrò il viso di
Yumi con forza, e lo avvicinò a se. Con la lingua tolse il sangue che sgorgava
da un piccolissimo taglio che aveva sulla guancia, poi catturò le labbra con le
sue. Un bacio dal sapore acre del sangue.
La volpe dorata si
risvegliò dal suo stato di semicoscienza. Stava accedendo veramente o era frutto
della sua fantasia? No, non era un sogno.
Il kitsune si
staccò, e si leccò le labbra. L’aveva sempre desiderata anche se non lo aveva
mai ammesso.
Un tempo l’aveva
trattata con fin troppo cura e l’aveva allontanata. Ma adesso era di nuovo lì.
Era stata lei a tornare. Facendo pressione con la mano sul collo la bloccò a
terra nuovamente e riprese a baciarla con forza. La parola “delicatezza” non
esisteva sul suo vocabolario.
Yumi spalancò gli
occhi confusa. Era solo la lussuria che stava guidando i movimenti di Yoko? O
qualcosa di più? Un leggero timore si impossessò di lei. Qualsiasi delle due
possibilità era quella esatta, non voleva saperlo.
Raccogliendo tutte
le proprie energie, Yumi fece esplodere nuovamente il youki scaraventando la
volpe lontana. Yoko si riprese velocemente e pulendosi il mento si fermò a
guardare la sua kitsune ricoperta di ferite.
Legata e tra il
sangue, le sembrava più bella ed indifesa. Le iridi di Yumi si fissarono nelle
sue. Vi lesse il desiderio di vendicarsi per il trattamento subito.
No. decisamente non
era più la mocciosa di un tempo. Era diversa. Era cresciuta. E questa volta non
l’avrebbe più allontanata da sé. Le si avvicinò e fece sparire le piante che la
tenevano imprigionata.
-Bentornata- le
sussurrò all’orecchio prima di uscire dalla stanza
Barcollante, Yumi si
alzò, per ritrovarsi subito a terra. Lo odiava in quel momento. E lo amava
ancora di più.
-Maledizione-
ringhiò stringendo la mano in un pugno
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Capitolo 25 *** capitolo 25 ***
Capitolo 25
Capitolo più lungo rispetto ai precedenti, per farmi perdonare del lungo ritardo
nell'aggiornamento!
Grazie a tutti coloro che hanno commentato Sole e Luna! Un bacione e...
AUGURI DI
BUON ANNO!!!
Capitolo 25
Yumi si svegliò
presto quella mattina, e come ogni giorno da quando era tornata appena vedeva
attorno a sé la stanza in cui era mancata per tanti anni, non poteva evitare la
gioia che le solleticava l’animo. Dio se le era mancata. Era a casa! Mai in
tutta la sua vita aveva sentito un posto appartenerle più dei territori di Yoko,
più di quella stanza, nonostante quello che lui le aveva fatto.
La volpe balzò giù
dal letto ed dopo una rapida doccia afferrò una divisa della milizia del fuoco,
era riuscita a convincere il kitsune a lasciargliela indossare, non sapeva
nemmeno lei il motivo per cui si era affezionata a quelle vesti, ma forse era
fin troppo semplice per essere anche solo preso in considerazione: lì era dove
aveva trovato sé stessa. La Yumi che poteva esistere anche se lontana da lui.
Aveva lottato, lo
aveva fatto unicamente per trovare la forza per affrontare il mondo, per trovare
la forza di tornare da Yoko a testa alta.
Non era più la
mocciosa che correva di nascosto sulla tomba del fratello e che si dilaniava per
i sensi di colpa. Eppure in fondo all’animo, anche se solo per una piccola
parte, lo era. Si. Era ancora la ragazzina che amava quello spettro dall’aspetto
fiero, nonostante tutto il dolore che gli provocava solo per divertimento.
Prima di uscire
dalla camera sistemò attentamente i pugnali nelle relative guaine, mai sarebbe
andata da qualche parte senza, in troppe occasioni le avevano salvato la vita.
Un’ombra attraversò il suo viso. Quanto tempo era passato da quando era rimasta
sola? Scosse la testa come per scacciare quel pensiero ed aprì di scatto la
porta, uscì e la richiuse alle spalle appoggiandocisi con la schiena.
Respirò
profondamente, doveva andare alla sala riunioni come ordinato, ci sarebbe stata
anche lei? Fece una smorfia, mentre a stento riusciva a trattenere un brivido.
Raiha.
Colei che stava
sempre assieme a Yoko.
Colei che placava la
lussuria di Yoko.
Colei che aveva
preso il suo posto, o che comunque il posto che le sarebbe spettato.
La odiava. Non aveva
mai provato un sentimento tale per nessuno. Le iridi sabbiose si illuminarono di
una luce tetra, mentre la volpe iniziava a percorrere il corridoio. In quel
momento però non aveva tempo per la gelosia. C’era una guerra alle porte. Da
quello che aveva sentito, Yoko voleva iniziare una guerra per estendere
ulteriormente il proprio dominio, verso nord. E ciò voleva dire solo una cosa:
ci sarebbe stato un vero spargimento di sangue tra i due schieramenti.
Arricciò il naso al
pensiero. Come in tutte le altre fantastiche idee del kitsune, quali erano
razzie ai danni di potenti youkai, lei sarebbe stata in prima linea assieme agli
altri due soldati che avevano un rango superiore a tutti i demoni che
costituivano le milizie di Yoko. Da quando era tornata, l’esercito era stato
suddiviso in tre schiere guidate da: lei; Kuronue e Yomi.
Ma quella sarebbe
stata la prima volta in cui si sarebbe vista coinvolta in una vera guerra. Era
paura quella che le scorreva nelle vene? Forse, ma non lo avrebbe mai ammesso.
Entrando nella sala
delle riunioni, di cui porta era aperta per permettere a tutti coloro che
dovevano partecipare al concilio di accomodarsi, Yumi fece viaggiare lo sguardo
su tutti i volti presenti in quella grande stanza. Alzò la mano com’era solita
salutare Kuronue, e gli si avvicinò sorridendo.
-Yoko non è ancora
arrivato?- chiese la volpe quando fu di fronte allo youkai
-Così sembra-
rispose vago lui evitando le iridi sabbiose indagatori
La ragazza gli si
avvicinò maggiormente serrando i denti ed emettendo un ringhio che fece voltare
coloro che erano vicini abbastanza da sentirlo. Con un gesto fulmineo gli
afferrò il colletto della tuta da combattimento nera e lo avvicinò maggiormente
a sé.
-È con quella?-
domandò con rancore stringendo maggiormente la stoffa
-Calmati adesso
Yumi- le sussurrò lo youkai –Stai solo facendo il suo gioco. Possibile che tu
non te ne renda conto?-
Con gli occhi
spalancati lasciò andare la presa, aveva giurato di non farsi prendere dalla
gelosia, eppure eccola là a pensare di nuovo a quella dannata gatta.
-Quel bastardo-
ringhiò la ragazza dai lunghi capelli –Me la pagherà!-
Fissò con astio
Kuronue poi voltandogli le spalle si diresse quasi correndo verso l’uscita della
sala.
-Aspetta!- gridò lo
spettro inutilmente, ormai si era già allontanata.
Yumi percorreva con
passo spedito lo stesso percorso che solo poco tempo prima fatto nel verso
contrario. Come osava quel maledetto? Ma soprattutto come osava quella puttana!
A stento riusciva a trattenere il proprio youki mentre ormai in preda alla
rabbia più profonda si stava dirigendo verso la stanza del kitsune.
Al suo passaggio i
demoni che fungevano da servi in quel palazzo da centenni e che non possedevano
una grande forza furono spazzati via. Annientati dal solo contatto dell’aura che
la volpe dorata emanava. Chi fu più fortunato e veloce si scostò o andò a
nascondersi. Quella ragazza faceva paura, forse più di quanto ne avesse mai
fatta il padrone di casa.
In breve tempo Yumi
si ritrovò davanti ad una porta di legno massiccio pitturata di bianco e
decorata in oro con forme arcaiche. Aprì la mano destra concentrando parte di
youki fino a renderlo visibile sottoforma di una sfera, mentre con l’altra
afferrò il pugnale contenuto nella guaina fissata dietro la schiena. Senza il
minimo sforzo la lama dell’arma intuendo lo stato d’animo della sua dominatrice
divenne di un blu intenso come mai era successo prima.
La sfera d’energia
andò a colpire la serratura, Yoko avrebbe dovuto metterne una nuova appena
possibile. Spalancò la porta e rimase pietrificata per una manciata di secondi.
Yoko era nudo sopra di lei. E quella sgualdrina ansimava aggrappandosi alle
lenzuola senza il minimo ritegno.
Un senso di nausea
si impossessò dell’allieva del kitsune mentre con la mano libera afferrò il
rimanente pugnale. Lo youkai argentato sorrise notando l’interferenza della
ragazza, ed il piccolo ghigno si trasformò in una risata quando rotolando schivò
il pugnale che dava l’impressione di reclamare sangue. Yoko si allontanò da
Raiha e dopo essersi messo a carponi sul letto si avvicinò alla kitsune dorata.
-Sei venuta per
unirti a noi?- domandò sorridendo lui –Se l’avessi saputo prima ci saremmo
divertiti tutti insieme- aggiunse allargando il ghigno.
-Dannato figlio di
puttana!- ringhiò Yumi tentando di colpirlo di nuovo con entrambi i pugnali
Doveva morire!
Doveva soffrire come un cane! Quel bastardo infame, quello stronzo maledetto
doveva…improvvisamente la ragazza si bloccò ricordandosi della presenza di
un’altra persona in quella stanza. Di un’anima che meritava una morte lenta e
dolorosa alla pari, se non peggio, dello spettro argentato.
Tremante ed
infastidita per quell’interruzione, Raiha giaceva sulla sponda del letto avvolta
dal lenzuolo di seta. Fissava con rancore quella volpe pazza, e nel contempo ne
temeva lo youki che ancora aleggiava minaccioso nella stanza. Ma appena notò le
iridi ocra fissarsi sulle proprie, la gatta rabbrividì.
Yumi ignorò la
provocazione del suo maestro, salì in piedi sul letto per scaraventarsi poi
sulla neko che lanciò un grido ed implorò aiuto a Yoko, il quale divertito si
adagiò meglio sul letto per gustarsi la scena, ridacchiò pensando che se avesse
saputo prima che sarebbe mai potuta accadere una cosa del genere avrebbe
benissimo fatto in modo che le due donne si trovassero nella stessa stanza già
tempo addietro.
La volpe lasciò
cadere i pugnali sul soffice letto per afferrare il collo della gatta dai
riccioli rossi tra le mani ed iniziare a stringere con tutta la sua forza,
mentre il suo youki le circondava con una potenza tale da rendere l’aria quasi
inspirabile. La stava strangolando. Aveva già ucciso in più di un’occasione, ma
mai aveva pensato a quanto fosse inebriante sentire sui propri polpastrelli il
flusso del sangue che scorreva nelle vene.
-Smettila Yumi-
disse la volpe accarezzandole i lunghi capelli dorati
Come risvegliata da
un incantesimo, la ragazza lasciò andare lentamente la presa, ma appena sentì
Raiha tossire mormorando tra una boccata d’aria e l’altra apprezzamenti poco
fini nei suoi confronti, con un mezzo sorriso afferrò il primo pugnale che trovò
al suo fianco e lo conficcò nel braccio della gatta, la quale ormai senza
energie di qualsiasi tipo svenne dal dolore.
-Te la sei cercata,
sgualdrina- sibilò la kitsune fulminandola con gli occhi
Yoko fece scorrere
le dita lungo la stoffa che ricopriva la schiena della sua allieva e con forza
le afferrò la mano tirandola verso di sé. Con gli occhi spalancati la ragazza
sentì le tiepide labbra della volpe appoggiarsi sul suo collo, rabbrividì di
piacere.
-Bastardo…- sussurrò
con voce roca lei
Doveva odiarlo per
quello eppure non poteva. Lo amava troppo.
-Che schifo!- gridò
Yumi allontanandosi talmente rapidamente da impedire a Yoko di trattenerla –Ci
provi con me dopo essere stato con quella?- domandò con disgusto
strofinando le braccia con le mani per togliere la pelle d’oca che le aveva
provocato il solo pensiero –Va a farti un bagno prima!-
Yoko sorrise, lei
era cambiata. Qualsiasi cosa le fosse successa nelle terre del fuoco l’avevano
resa diversa anche se a volte impercettibilmente. E dopo mesi dal ritorno della
volpe dorata, lo spettro, si ritrovò a pensare a quanto le fosse mancata.
Ridacchiando si stiracchiò e scivolò fuori dal letto anche se con rammarico.
Guardando il suo
youkai preferito, nella mente di Yumi balenarono le parole di Kuronue. Stava
facendo il suo gioco? Ottimo, se la partita era quella non si sarebbe tirata
indietro. Avrebbe giocato fino alla fine.
-Fermati Yoko-
sussurrò lei sgattaiolando giù dal letto ed abbracciandolo da dietro
La pelle sudata
della volpe emanava calore, constatò la ragazza arrossendo un poco.
-Dobbiamo andare
alla riunione. Domani ci sarà una guerra- mormorò con tristezza lei
Yoko si voltò e la
baciò, appena percepì che le gambe della ragazza stavano per cedere la prese tra
la braccia e la ributtò sul letto. Quella mocciosa piombata nella sua vita senza
permesso era ormai una delle più subdole droghe.
-Al diavolo la
riunione- rispose lui più a sé stesso che ad altri
-Morirei per te, lo
sai?- domandò Yumi fermandogli il viso tra le mani –Giurami che non mi lascerai
da sola. Giurami che qualsiasi cosa succederà tu mi seguirai. Giuralo-
-Se è per te lo
faccio volentieri- sussurrò tra i denti lo spettro ed afferrando il pugnale
rimasto sulle lenzuola passò la lama sul palmo della mano –Lo giuro sul mio
sangue-
A quelle parole Yumi
lo baciò per poi tirargli una gomitata nello stomaco. Non si era dimenticata
della presenza di troppo in quella stanza, o meglio, in quel letto. E non si era
di certo scordata della riunione. Quello Yoko doveva darsi una regolata!
-Togliti- ringhiò la
ragazza –Dobbiamo andare, mio Signore!- aggiunse sussurrando tra i denti
quasi con scherno strisciando nuovamente via dal letto ed aggiustandosi le vesti
-Yumi- mormorò serio
il kitsune –Che fine ha fatto Kiemon?- non sapeva perché le aveva fatto quella
domanda proprio in quel momento, ma di una cosa era sicuro doveva saperlo
-L’ho ucciso-
rispose con noncuranza la ragazza mentre con un ghignò sfilò il pugnale dal
braccio di Raiha che giaceva ancora senza sensi
Kurama si rivestì ed
uscì dalla propria stanza seguito dalla sua compagna, nessuno dei due fiatò
durante il tragitto, eppure c’erano ancora tante domande senza risposta, tante
domande rimaste ancora una volta tacite da entrambi i lati.
Improvvisamente i
mormorii nella sala cessarono quando dalla porta apparvero le figure di Yoko e
Yumi.
-Vedo che ci siamo
tutti- si complimentò lo spettro argentato –O quasi-
Ogni sguardo andò a
posarsi su quell’unico posto vuoto. Yomi non c’era. Kuronue rabbrividì, ormai
non poteva più fare nulla per l’amico. Quella volta niente al mondo lo avrebbe
salvato dalla vendetta del gelido kitsune.
La riunione durò
relativamente poco, tutto era stato deciso nei dettagli, nulla era stato
tralasciato, anche la sezione dell’esercito di Yomi era stata ripartita
adeguatamente.
-Potete andare-
annunciò Yoko alzandosi –Voi due restate- sussurrò fissando la sua allieva ed il
demone che gli era stato al fianco da decenni
Nella sala che fino
a qualche minuto prima era stata testimone di una riunione che avrebbe stabilito
il futuro di quel regno, ora regnava l’assoluto silenzio. I tre che erano
rimasti si fissavano guardinghi o scettici.
-Bene Kuronue, dov’è
finito quell’idiota?- domandò con una smorfia Yoko giocherellando con la rosa
che teneva nella mano
-A fare
un’incursione- sussurrò intimorito il demone –Un grande tesoro sembra essere
nascosto in un castello diroccato non molto lontano da qui-
-Capisco- mormorò
atono la volpe –Così ha deciso di andare. Bene. Chiama Yujikin, fallo venire da
me immediatamente-
-Si- rispose
prontamente lo spettro per poi allontanarsi il più velocemente possibile
E così erano rimasti
solo loro due. Sul volto del kitsune apparve un nuovo ghigno. Ora che la
riunione era finita potevano riprendere da dove erano rimasti!
-Yoko…- sussurrò
languida la kitsune intuendo i desideri del suo demone, il quale senza dire
nulla riprese a baciarle il collo
-Yoko?- domandò
chiudendo gli occhi per far pressione al suo autocontrollo
-Che vuoi?- chiese
di rimando scocciato per aver dovuto interrompere quel contatto con la candida
pelle anche se solo per un attimo
-Non ti sei ancora
fatto un bagno! Ecco cosa c’è!- ringhiò Yumi
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