Sole e Luna

di Linny
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2 ***
Capitolo 3: *** Capitolo 3 ***
Capitolo 4: *** Capitolo 4 ***
Capitolo 5: *** Capitolo 5 ***
Capitolo 6: *** Capitolo 6 ***
Capitolo 7: *** Capitolo 7 ***
Capitolo 8: *** Capitolo 8 ***
Capitolo 9: *** Capitolo 9 ***
Capitolo 10: *** Capitolo 10 ***
Capitolo 11: *** Capitolo 11 ***
Capitolo 12: *** Capitolo 12 ***
Capitolo 13: *** Capitolo 13 ***
Capitolo 14: *** Capitolo 14 ***
Capitolo 15: *** Capitolo 15 ***
Capitolo 16: *** Capitolo 16 ***
Capitolo 17: *** capitolo 17 ***
Capitolo 18: *** capitolo 18 ***
Capitolo 19: *** capitolo 19 ***
Capitolo 20: *** capitolo 20 ***
Capitolo 21: *** Capitolo 21 ***
Capitolo 22: *** Capitolo 22 ***
Capitolo 23: *** capitolo 23 ***
Capitolo 24: *** capitolo 24 ***
Capitolo 25: *** capitolo 25 ***



Capitolo 1
*** Capitolo 1 ***


Capitolo 1

Vorrei ringraziare coloro che hanno letto “Lo Specchio Dell’Anima” e soprattutto una persona che ha la capacità di spronarmi a migliorare continuamente e che ha la pazienza di leggere le storie che scrivo. Grazie Yuki Kushinada.

Capitolo 1

Seduta su di un masso contemplava la luna piena nell’alto del cielo, mentre svogliatamente giocherellava con i braccialetti che aveva ai polsi, segno della sua condizione sociale. I raggi argentei lunari sembravano cingerla in un abbraccio affettuoso, in tutta la sua vita non aveva mai avuto un po’ di calore, neanche da parte dei suoi genitori. Non riusciva più a ricordarsi nitidamente i volti di coloro che per poche monete l’avevano venduta come schiava quando era solo una bambina. Cosa avesse fatto per meritare tutto ciò proprio non riusciva a saperlo e tutte le notti lo chiedeva alla luna, sua unica amica.

Non si era mai legata a nulla ed a nessuno, per timore di doversene separare, ma la luna…quella non avrebbero potuto portargliela via. Mai.

-Yumi cosa stai facendo qui? Hai finito i tuoi doveri?- chiese una voce imponente

-Si, Signora- rispose sommessamente

-Fila in casa allora-

Senza fiatare rientrò in quella che in apparenza era una casa, ma in realtà era peggio di una prigione. Un giorno sarebbe andata via da quel luogo, ma quel tempo era ancora lontano, lo sentiva dentro al suo petto.

Gli anni passavano e la giovane kitsune diveniva ogni giorno più bella, nel camminare e nei suoi modi semplici vi era uno splendore tale che suscitava le invidie delle figlie della famiglia che era costretta a servire. Anche senza armi sapeva combattere a suo modo, aveva una forza interna che nessuno riusciva a toglierle.

Come tutte le sere prima di recarsi a dormire quelle poche ore che le erano concesse, andò a sedersi sul masso che l’aveva vista crescere, la luna faceva capolino tra la notte stellata, attorno a lei vi era un silenzio inquietante, ma alla giovane non importava.

La pallida luce della luna faceva splendere il suo manto color oro, si accarezzò la folta coda e il tintinnio dei bracciali attrasse la sua attenzione, sollevò le mani verso l’alto per osservare quei due oggetti che la legavano a quella vita. Sarebbe stato abbastanza facile toglierli, ma le conseguenze di quel gesto sarebbero state tremende, e lei pur forte che era non poteva affrontarle da sola.

-Luna, aiutami tu- sussurrò mentre due tenere lacrime scorrevano lungo le guance

-Non sono la luna, ma potrei aiutarti ugualmente- disse una voce maschile alle sue spalle

Sussultò e si voltò spaventata, la figura di Taki uscì dal piccolo bosco che separava quell’angolo di pace dalla residenza di una famiglia abbastanza importante, il ragazzo era un demone volpe dal manto rossiccio, primogenito della famiglia in cui serviva.

-Signorino, voi qui?- chiese titubante

-Yumi niente formalità. Siamo soli-

-Questo non importa. Vogliate scusarmi- bisbigliò alzandosi e passandogli accanto

Lui le afferrò il polso e la costrinse a fermarsi. Yumi alzò lo sguardo pieno di paura verso quello del ragazzo, chiedendosi cosa avrebbe dovuto fare.

-Non vai da nessuna parte- disse freddamente lui stringendo la presa

-Mi lasci- lo implorò

-Altrimenti?- la istigò

Non rispose, cosa avrebbe potuto dirgli? Ed anche se avesse raccontato l’accaduto, chi le avrebbe creduto? Nessuno. Questa era la risposta, una serva non poteva puntare il dito contro il proprio padrone. Si fece forza e trattenne delle ulteriori lacrime per limitare la soddisfazione di Taki.

Quando mise il braccio libero attorno alla vita della ragazza, questa presa da un misto tra rabbia e paura affondò i denti nell’avambraccio, lui gridando per il dolore la lasciò libera e Yumi raggiunse la sua stanza.

Si sdraiò sul vecchio letto e stringendo il cuscino lasciò che la stanchezza prendesse il sopravvento.

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Capitolo 2
*** Capitolo 2 ***


Capitolo 2

Capitolo 2

-Maledetta ingrata- le gridò la voce possente del capofamiglia –Nessuno si può comportare in questo modo con un membro della mia famiglia- continuò mentre le infliggeva l’ennesima frustata

Lacrime silenziose scorrevano sul volto chino della sventurata ragazza. Aveva solo agito d’istinto, non avrebbe mai permesso a nessuno di toccarla senza il suo volere. Anche se ciò comportava delle frustate.

Nel pomeriggio Yumi andò a prendere l’acqua al fiume, stringendo i denti per soffocare il dolore dovuto allo sfregamento del tessuto del vestito con le ferite fresche, arrivata alla meta si chinò ed immerse le mani nella fresca e limpida acqua, ne prese un po’ e si rinfrescò il volto, sospirò al pensiero di dover tornare in quella casa. Dopo aver riempito due contenitori riprese la strada per tornare indietro.

Ad attenderla vi erano oltre che al signore della casa, sua moglie ed il figlio con al fianco un demone che non aveva mai visto prima, quella visione non prospettava nulla di buono.

Chinò leggermente il capo come saluto e cercò di dirigersi verso le cucine senza causare nulla che comportasse dei rimproveri, ma la voce squillante della padrona di casa la fece voltare.

Cercando di nascondere l’inquietudine che aveva si avvicinò a quella strana combriccola.

-Mi dica Signora- disse con fare sottomesso

-Questo signore- disse indicando il demone sconosciuto –E’ qui per te- concluse

-Per me?- chiese sorpresa

-Si- rispose il marito della donna

-Posso chiedere il motivo?- azzardò

-Sono qui per informarti che i tuoi genitori sono mancati-

-Ha fatto questa strada solo per questo?- domandò quasi aggressivamente

-No, non solo- riprese lui con un sorriso –Ti hanno lasciato in affidamento tuo fratello- terminò indicando un piccolo essere che si era nascosto dietro l’angolo della casa

Yumi indietreggiò come se fosse stata colpita da uno schiaffo, quegli occhi così simili a quelli del padre. No. Non voleva prendersi cura di colui che l’aveva fatta diventare una serva. Già perché era stato per salvare lui che la madre aveva deciso di venderla. Corrugò la fronte quella situazione non le piaceva per nulla.

-Noi non abbiamo niente in contrario- disse Taki come portavoce della famiglia

Tutto era stato deciso, e lei non aveva voce in capitolo. Timidamente il fratellino che non vedeva da almeno una decina di anni, tempo in cui non aveva minimamente pensato a lui, le si avvicinò e tese le mani verso di lei. Cosa doveva fare? Prenderlo in braccio come se nulla fosse accaduto? Scacciarlo via? Ormai non aveva più la protezione dei genitori, mandandolo via lo avrebbe condannato a morte certa.

A malincuore afferrò il fratello e lo adagiò contro il suo petto, dentro di lei imprecava contro i genitori per averglielo affidato.

-Andiamo…- non riusciva più nemmeno a ricordarsi il suo nome

-Shin- l’aiutò lei –Tu come ti chiami?-

Lo guardò attentamente, no non stava scherzando –Yumi- rispose

Appoggiò a terra il giovanissimo kitsune dal manto candido come la neve, sicuramente ereditato dalla madre.

-Bene Shin da oggi inizia una nuova vita- dichiarò la ragazza tentando di reprimere la sofferenza dovuta alla vicinanza dell’unico membro in vita della sua famiglia.

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Capitolo 3
*** Capitolo 3 ***


Capitolo 3

Capitolo 3

Erano trascorsi solo pochi giorni dall’arrivo di Shin nella vita della giovane ragazza, era diventata stranamente protettiva nei confronti del fratellino, ma solo in presenza di altre persone, quando erano soli tentava in tutti i modi di ignorarlo. Troppo dolore.

Yumi non aveva più ricevuto avances da parte di Taki. Pensò che il giovane avesse rinunciato o trovato qualcun altro degno delle sue attenzioni che magari erano ripagate. Ma si sbagliava. Sola nel giardino era intenta a raccogliere dei fiori da mettere in vasi per rallegrare le stanze, Yumi non si accorse che poco distante alle sue spalle il ragazzo la stava guardando con occhi famelici.

Con un mazzo di fiori in mano si alzò e i suoi occhi si spalancarono di terrore nel vedere Taki, indietreggiò sperando di sfuggire alle sue provocazioni.

-Ferma dove sei-

-Posso esserle utile?- domandò titubante

-Diventa mia- le sussurrò sensualmente

-Mi spiace ma non posso- tentò di dissuaderlo senza successo

Quando la mano di lui si allungò per afferrarla, dovette ricacciare via le lacrime. Non voleva che lui la vedesse piangere. Poi si sorprese nel notare che Taki non l’aveva bloccata come la volta precedente ma le stava teneramente accarezzando il volto, non riuscì ad evitare che una piccola lacrima le sgorgasse dagli occhi.

-Non voglio farti del male. Io ti amo-

Non poteva credere alle sue orecchie, non voleva crederci, lui aveva dichiarato di amarla. Il futuro Signore di quel luogo aveva detto di amare lei, una serva. No. Non era amore quello. Era lussuria, desiderio di soddisfare i suoi istinti, nient’altro. Un uomo avrebbe detto qualsiasi cosa per attere il suo scopo. Anche quello.

-Mi lasci in pace- sibilò

Senza aspettare la risposta se ne andò.

“Tu sarai mia” pensò lui prima di dirigersi nella direzione opposta a quella presa dalla ragazza.

Correva, voleva allontanarsi il più presto possibile, passò accanto ad un ragazzino che la guardò stranito, ma non ci fece molto caso, lasciò cadere distrattamente i fiori sul tavolo e poi uscì nuovamente di casa, andando in quel luogo dove riusciva a sentirsi libera.

La luna non era ancora sorta, e lei non aveva terminato i suoi doveri, nessuno le avrebbe risparmiato una serie di frustate quella sera, ma non le importava.

Rientrò in casa pronta per affrontare la sua punizione, ma questa non arrivò mai, si guardò attorno domandandosi come aveva fatto ad evitare le frustate, poi si soffermò sugli occhi vispi e sul sorriso complice di Shin. Suo fratello aveva finito il lavoro. L’aveva fatto per lei. Forse si era sbagliata suoi nei riguardi, dopotutto non era stata colpa sua se si era ammalato e se l’unico modo che i genitori avevano trovato per aiutarlo era stato quello di privarla della sua libertà.

-Ti proteggerò io- aveva sussurrato il kitsune dal manto bianco

Aveva sorriso, dopo molto tempo aveva trovato la forza di sorridere di nuovo. Scompigliò i capelli del fratello in un modo affettuoso che quasi stentava a crederci anche lei.

-Grazie- rispose

Fiducia. La prima volta che l’aveva provata era stata nei confronti di sua madre e suo padre, poi come un bicchiere di cristallo che cade a terra si era infranta lasciando che le frammenti si spargessero nel suo cuore lasciando una ferita sanguinante che mai avrebbe potuto guarire. Successivamente il giuramento di non fidarsi mai più di nessuno. Ma ora forse poteva nuovamente aprire il suo cuore agli altri con accanto Shin.

Trascorsero alcuni anni, le insistenze di Taki non davano cenno di terminare, ma Yumi non demordeva. Riceveva ogni giorno una rosa rossa, ed ogni giorno facevano la stessa fine. Le tagliava per poi buttarle. Il giovane Shin era diventato amico di Taki e ogni tanto tentava di far ragionare la sorella sui sentimenti che il futuro signore di quella casata provava nei suoi confronti. Yumi rideva senza mai prendere seriamente in considerazione l’idea di cedere.

Un giorno mentre tornava in casa sentì che all’interno stava avvenendo un litigio di grande portata, con il fine udito riconobbe le voci di Taki e del padre. Tutto d’un tratto ci fu il silenzio, interrotto dallo sbattere della porta d’entrata. Si trovò faccia a faccia con il kitsune dal manto rossiccio.

-Yumi-

-Mi dica-

-Basta con queste formalità. Quante volte devo dirtelo?-

-Non posso, io sono una serva-

-Non lo sarai più- la fermò lui –Diventa mia moglie-

Spalancò gli occhi incredula, le stava chiedendo di sposarlo. Dunque l’amava davvero. Annuì. Anche se non lo ricambiava, in quel modo avrebbe potuto cambiare vita, non essere più una schiava.

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Capitolo 4
*** Capitolo 4 ***


Capitolo 4

Capitolo 4

Aveva trascorso l’intera mattina in riunione con i sottoposti per definire i piani che gli avrebbero permesso di espandere il suo dominio, ed ora sentiva il bisogno di rilassarsi un po’.

Sogghignò c’era solo un luogo: il bosco. Uccise tutti coloro che osavano trovarsi sul suo stesso cammino. Stava combattendo contro un demone, freddamente gli affondò le unghie affilate nel ventre mentre questi urlava dal dolore, Yoko respirò profondamente quelle grida alimentavano la sua voglia di sangue. Poi con il suo fine udito sentì degli strilli, vedendo che il demone contro cui stava combattendo era già morto lo lasciò cadere a terra per dirigersi tranquillamente nel luogo da cui provenivano gli urli.

Estrasse la sua Rose Wipe e senza dare la possibilità di difendersi uccise i tre demoni che circondavano una ragazza. Quando si voltò verso la creatura che aveva difeso si trovò a fissare due meravigliosi occhi color sabbia, senza batter ciglio si voltò per andarsene ma fu fermato da una melodiosa voce.

-G-grazie- mormorò lei

-Non ringraziarmi, se ti senti umiliata diventa più forte altrimenti non vivrai a lungo- disse freddamente il demone sempre rimanendo di spalle

Quelle parole le rimbombarono nella mente per qualche istante, una curiosità creduta persa ritornò in lei, voleva conoscere il nome di colui che l’aveva salvata. Anche se aveva un po’ di paura desiderava sapere che era quel demone.

-Chi sei?- domandò timidamente

-Yoko Kurama- rispose, non sapeva il motivo ma gli sembrava importante rispondere a quella domanda

-Io mi chiamo Yumi, ti prego insegnami a combattere- chiese con una sicurezza che aveva delle sfumature di timore

Yoko sorrise alla richiesta –Sarà divertente-

Camminarono fianco a fianco, si chiedeva ancora il motivo per cui aveva accettato la richiesta di quella ragazza, all’inizio era stato l’interesse nei confronti di quella sconosciuta, ma nell’osservarla meglio si rese conto di voler sapere da dove venisse quella creatura.

-E’ qui che abiti?- domandò con stupore, la casa dove aveva servito era grande, ma quello era un vero palazzo con tanto di guardie

Un lieve sorriso si formò sul volto di Yoko, era strana quella tipa. Osservò i suoi comuni abiti, poi notò delle ferite ai polsi, “Saranno stati quei demoni” pensò con fare noncurante. Le guardie all’ingresso fecero un perfetto saluto militare, i due entrarono nella dimora del kitsune argentato.

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Capitolo 5
*** Capitolo 5 ***


Capitolo 5

Capitolo 5

Rideva, mentre la osservava continuava nella sua risata. Rabbia, ecco cosa provava lei in quel momento, ed un’umiliazione così forte mai provata in tutta la sua vita, nemmeno quando era una schiava.

Strinse i denti rialzandosi mentre nella mano destra su formò una sfera, anche la prima volta che l’aveva utilizzata ci era riuscita casualmente attingendo al suo rancore, quando sentì che era carica di energia demoniaca la scagliò contro il suo maestro, il quale senza smettere di ridere spostò leggermente il capo per schivare senza nessuna difficoltà il colpo.

Si passò la mano sulla fronte per togliere alcune gocce di sudore lasciando una leggera traccia di sangue su di essa, non le importava doveva solo far smettere di ridere l’irritante demone che stava a pochi metri di fronte a lei, poi sarebbe andata a farsi un bellissimo bagno caldo. L’idea di potersi immergere nella limpida acqua le fece trovare forze che non credeva di avere ancora, si scagliò contro Yoko velocemente, in fatto di rapidità era migliorata molto nel giro di poche settimane, ma doveva ancora imparare molto.

-Basta così per oggi- decretò il demone argentato scavalcandola con un piccolo balzo

Eccola di nuovo a terra, e questa volta lui si era permesso di passarle sopra senza offrirle un minimo di aiuto. Irritante, ecco com’era. Si alzò faticosamente, scosse la testa e si incamminò dietro di lui. Le guardie risero quando passò davanti a loro con i vestiti e la faccia impolverati e sporchi leggermente di sangue, Yumi li fissò con uno sguardo di ghiaccio, da quando era diventata allieva di Yoko Kurama il suo carattere si era lievemente modificato, aveva imparato a sostenere gli sguardi degli altri, a rimanere impassibile o a rispondere a dovere in base alle situazioni agli altri; anche fisicamente era migliorata, riusciva a sopportare meglio il dolore.

Entrò in quella che era diventata la sua stanza, gettò i vestiti e si immerse nella vasca, al contatto con la tiepida acqua sospirò.

-Ora va molto meglio- mormorò rilassandosi e giocherellando con la schiuma

Chiuse gli occhi ed abbandonandosi a quella quiete si addormentò. Ma la sua pace durò molto poco, il passato come un incubo tornò a contaminarle i sogni. Nonostante volesse dimenticare, cominciare una nuova vita il pensiero di Shin e Taki non l’abbandonavano mai. Si agitò per poi spalancare gli occhi con il respiro irregolare. Si guardò attorno ed arrossì nel vedere accanto alla vasca Yoko che la osservava con il volto che trasmetteva freddezza, tanto che sentì un brivido percorrerle la schiena, prontamente si coprì il seno per poi immergersi nella schiuma fino al mento, non era la prima volta in cui il demone entrava senza chiedere il permesso nella sua stanza, ma non si era mai spinto fino in bagno.

-Yoko cosa ci fai qui?!?-

-Ti ho chiamata ma non mi hai risposto e sono entrato- rispose come se fosse del tutto normale

-Ah- fissò lo sguardo sugli occhi ambrati di lui e sentì un altro brivido

Come era entrato uscì, senza fare nessun rumore, lasciando Yumi perplessa, appena sentì chiudersi la porta della stanza, segno che il demone se ne era andato, si sciacquò rapidamente per poi indossare abiti puliti, e seguire Yoko.

-Yoko fermati- gli intimò

Lui si fermò per poi voltarsi con gli occhi che scintillavano di rabbia per aver ricevuto un ordine da parte di quella ragazzina che aveva accolto in casa sua. Nessuno si poteva permettere di impartigli un ordine.

-Scusa non volevo- sussurrò lei avendo notato la sua reazione

-Non permetterti mai più- ringhiò lui per poi andarsene

Ferma nel corridoio seguì con lo sguardo il demone fino al momento in cui svoltando l’angolo sparì dalla sua visuale, “Maledizione, non so mai come parlare con lui” pensò per poi dirigersi verso il giardino, si sedette appoggiando la schiena al tronco di un ciliegio in fiore, il vento le scompigliava i capelli. ‘Ascolta il vento, lui saprà consigliarti’ le uniche parole del padre che ricordava erano quelle, ma il vento non le stava sussurrando nulla, il silenzio di quel momento era interrotto dai lievi singhiozzi della kitsune.

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Capitolo 6
*** Capitolo 6 ***


Capitolo 6

Capitolo 6

Era uscito a fare quattro passi, da quando oltre ai suoi soliti impegni doveva occuparsi di addestrare quella ragazzina non aveva più tempo da dedicare a se stesso. Non gli dispiaceva fare la parte del maestro, gli dava una sensazione di superiorità. La sua opera era rallentata dal fatto che non riusciva a liberare quella giovane kitsune dai buoni sentimentalismi, a causa dei quali chiunque sarebbe stato in grado di sconfiggerla, anche un bambino, sorrise all’idea ma ben presto la sua espressione tornò seria, doveva affrettarsi a fare di Yumi una guerriera fredda e…perché no magari anche spietata.

C’era solo un modo per capire se fosse mai riuscito nel suo intento: la ragazza doveva uccidere per la prima volta. Vedere il sangue scorrerle sulle candide mani. Sentire le urla e vedere il terrore negli occhi del suo avversario. In base alla reazione di lei, avrebbe stabilito se era degna dei suoi insegnamenti oppure se doveva abbandonarla al suo destino, quale delle due vie la ragazza avrebbe intrapreso non gli importava granché, aveva molte cose a cui pensare senza accollarsi i problemi degli altri.

Camminando sentì una melodiosa voce che canticchiava una canzone intonata alla luna, pur sapendo a chi appartenesse, si incamminò verso il luogo da cui proveniva per poi fermarsi a pochi passi dalla giovane volpe che aveva la testa china e si stringeva le gambe con le braccia facendo dondolare la folta coda.

-Scusami per prima-

Non rispose, e cancellò rapidamente l’espressione di stupore che gli si era dipinta sul volto, pur non avendo fatto alcun rumore la ragazza aveva percepito la sua presenza, doveva ammetterlo era migliorata, forse per lei c’era una speranza.

-Yoko- iniziò a dire mentre giocherellava con l’anello che faceva da ciondolo alla sua collana –Non ti senti mai…solo?- pronunciò l’ultima parola titubante, dopodiché voltò la testa per guardarlo in quei meravigliosi occhi ambrati

-Perché mai dovrei? Non bisogna mai avere nulla e nessuno o potrebbero essere usati contro di te dai tuoi nemici- rispose in tono distaccato

-Ma non è…triste vivere così?- non sapeva nemmeno lei il motivo per cui stava facendo quelle domande al demone, anzi ne era a conoscenza ma non voleva ammetterlo a se stessa

-Ragazzina stai farneticando- disse lui prima di voltarsi per andarsene –In questo modo non diventerai mai una guerriera-

Se ne era andato lasciandola là da sola con le sue insulse riflessioni, scosse la testa, quella mocciosa l’avrebbe fatto impazzire con i suoi modi di pensare ne era sicuro.

Yumi si alzò in piedi e guardò attentamente la grande luna piena che brillava nella notte, su di essa si sovrappose il volto di Yoko, si diede immediatamente un leggero schiaffo per riprendere il controllo sui suoi pensieri, ma più osservava l’astro della notte più le ricordava il demone che la ospitava in casa sua. Doveva ammettere con se stessa che il kitsune era molto affascinante ma i suoi modi di fare la infastidivano, strinse nella mano il ciondolo, il giorno in cui avrebbe detto addio al passato si sarebbe liberata di quella catenella, lo aveva giurato il giorno in cui era fuggita da Taki, lo stesso in cui era stata salvata da Yoko.

All’alba Yumi era immersa in un piacevole sonno, quando all’improvviso sentì freddo, tastando con le mani andò alla ricerca della coperta, appena la trovò si coprì, il tutto senza aprire nemmeno un occhio, ma nel momento in cui avvertì lo spostamento della coperta mugugnando aprì gli occhi per vedere cosa stava accedendo, un piccolo urlo le uscì dalle labbra quando posò lo sguardo sul demone argentato.

-Sono così brutto da spaventarti?- chiese ironico

-Grrr- con uno sguardo raggelante ringhiò –Non permetterti mai più di entrare in camera mia-

-A prova contraria questo è il mio palazzo- replicò lui divertito, quando voleva quella ragazza aveva del carattere, non amava sentirsi parlare con quel tono ma decise di sorvolare per quella volta anche perché ben presto la giovane si sarebbe trovata a dover affrontare una nuova giornata di allenamento, ma al contrario di quelle precedenti in questa doveva dimostrare di saper sopravvivere a qualunque costo

Quando uscirono all’aperto Yumi notò che vi era un demone dell’esercito di Yoko che li attendeva, appena vide quest’ultimo si affrettò a fare un saluto militare, più vedeva cose del genere più le sembrava sciocco. Si fermò alle spalle del kitsune continuando a non capire a cosa servisse la presenza di quel tizio.

-Cosa ci fa lui qui?- chiese senza preoccuparsi di mostrare rispetto al demone argentato, fatto che non passò inosservato dalla guardia che la fulminò con gli occhi per aver mostrato una tale indisciplinatezza

-Per il tuo allenamento ovvio-

-Continuo a non capire-

-Dovrete combattere tra di voi- iniziò a spiegare –Sarà una lotta all’ultimo sangue come si usa dire- terminò con un sorriso di sfida

-Cosa?!? Ma che ti è saltato in mente? Hai forse dormito male? Perché se è così…-

-Ora basta- la interruppe con tono deciso –Ho detto che combatterete e così sarà. Non voglio più sentirti fiatare hai capito?!?- le ringhiò

In risposta Yumi non poté far altro che annuire energicamente con la testa, non le era capitato spesso di vederlo arrabbiato ed iniziava a pensare che forse non era il caso di farlo irritare ulteriormente. Dopo aver respirato profondamente si portò di fronte a quel demone che la guardava come se fosse un cadavere che respirava, camminava, ma pur sempre un cadavere che in pochissimo tempo sarebbe tornato ad essere cibo per vermi. Non le piaceva per nulla quella prospettiva.

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Capitolo 7
*** Capitolo 7 ***


Capitolo 7

Capitolo 7

Era da circa un mese che era in viaggio ma da pochi giorni non aveva più avuto occasione di poter mettere sotto i denti qualcosa da mangiare ed in più iniziava ad avvertire una crescente stanchezza.

Aveva una missione da compiere e se non l’avesse portata a termine la punizione sarebbe stata la morte. Stringendo i denti continuò ad andare avanti. La folta coda dondolava da una parte all’altra, si fermò all’ombra di un albero e bevve le ultime gocce d’acqua che aveva a disposizione, attentamente si guardò attorno, poi voltò di scatto la testa in direzione d’alcuni rumori, sembrava che da quella parte ci fosse in atto un duello.

Una risata ruppe il silenzio che si era creato in un attimo.

-Non potrai mai battermi- disse quasi arrogantemente per poi riprendere a ridere

La figura a terra fu scossa da un tremito di rabbia, e negli occhi color sabbia si poteva leggere solo la voglia di vendetta. Rapidamente si rimise in piedi ed attaccò il soldato con una decisione e velocità tali che il guerriero cadde sul suolo con un tonfo, mentre la ragazza appoggiò un piede sul ventre dell’ormai inerme ragazzo per poi chinarsi leggermente su di esso, per sfoggiare un sorriso ironico al malcapitato.

Con le ultime forze, il soldato afferrò la caviglia della kitsune stringendola in una morsa, a quel punto Yumi agì senza pensare ed affondò le proprie unghie affilate nel ventre del demone. Era morto. Senza batter ciglio si allontanò di qualche passo e prese a fissare le proprie mani sporche. L’odore del sangue era quasi nauseante, ma nonostante ciò rimaneva ferma. Aveva tolto la vita ad una persona e un insieme di sensazioni contrastanti le pervasero la mente: inquietudine per ciò che aveva appena fatto, delizia per aver visto un briciolo di paura negli occhi di quel soldato. Si sentiva meschina come la prima volta in cui aveva ucciso qualcuno.

Nascosto tra i cespugli, osservava meravigliato quella creatura che nonostante fosse coperta di sangue emanava una bellezza incomparabile. Poi un ghigno si formò sul suo volto. L’aveva trovata ed ora non gli restava che attendere il momento migliore per ucciderla.

-Hai avuto ciò che volevi. Ed ora?- chiese in tono quieto senza voltarsi al kitsune che si trovava poco distante a braccia conserte

-Non ti resta che ridefinire la tua tecnica e ricordarti di non lasciarti mai trasportare dai sentimenti- calcò molto la parola “mai” per cercare di rilevare la sua importanza

-Bene. Ma ora vado a darmi una sistematina, non voglio più avere addosso il sangue di quell’inetto- fece per incamminarsi ma si bloccò immediatamente per voltarsi bruscamente in direzione di Yoko, ma il suo sguardo non si posava sul demone, ma bensì su di un gruppo di cespugli situato a metri addietro a lui –C’è qualcuno che ci osserva- sussurrò più a se stessa che al demone argentato

-Credevo che te ne fossi accorta prima- mormorò ironicamente

Yumi strinse i denti e nel silenzio che era calato sul luogo si udì un suo lieve ringhio, mentre serrava i pugni facendo leva sul suo buon senso per non rispondere malamente al demone. Dopo aver preso un profondo respiro si avviò verso la terza presenza viva che si trovava lì vicino.

-Ferma- le ordinò Yoko

-Perché mai dovrei?- chiese bruscamente la ragazza fissandolo diffidente

-Ti ho detto di restare ferma- ripeté lui con un tono che non permetteva repliche

Attesero alcuni secondi in pieno silenzio, poi Yoko si avviò verso il proprio palazzo sotto gli occhi increduli della ragazza.

Dopo aver preso un profondo respiro Yumi si avviò verso i cespugli per verificare la presenza dell’individuo che li stava spiando. Sconcertata notò che non vi era più nessuno. Con passo lento prese a seguire Yoko.

“Non è ancora giunto il momento” pensò da dietro il nascondiglio che aveva avuto la fortuna di trovare, deliziato seguì con lo sguardo la figura della giovane volpe, il sole, ecco cosa gli ricordava, quella fanciulla era il suo sole che per un’enorme sfortuna presto sarebbe tramontato per mano sua.

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Capitolo 8
*** Capitolo 8 ***


Capitolo 8

Capitolo 8

Sbatté la porta con tutta la forza che possedeva in corpo, per colpa di Yoko chiunque fosse stato lì ad osservali era fuggito, perché non le aveva permesso di andare a controllare quando era ancora in tempo? Non riusciva a darsi una risposta, ma non aveva nemmeno la minima intenzione di chiederlo direttamente al demone, non voleva rischiare la vita inutilmente.

Dopo essersi lavata velocemente indossò una lunga vestaglia bianca, inspirò profondamente, sapeva di rose fresche, ciò le fu sufficiente per ridarle un attimo di serenità, si gettò sul soffice letto e chiuse gli occhi.

Si svegliò nei primi del pomeriggio e sentendo il suo stomaco brontolare stabilì di scendere nelle cucine per vedere se era avanzato qualcosa del pranzo. Procedendo senza fare nessun rumore come se fosse un ladro si avvicinò alla porta che conduceva nelle cucine, un profumino la convinse ad entrare, non c’era nessuno. Sorrise e si avvicinò ad un piatto ancora integro, immaginò che fosse quello destinato a lei, afferrò la forchetta e la pietanza e seduta a terra iniziò a gustare il suo pranzo.

Due colpi di tosse la fecero balzare in piedi come un ladro beccato con le mani nel sacco. Sfoggiò il suo sorriso più dolce, così smielato da far venire la nausea. Ma sapeva che con lui quei trucchetti non funzionavano, peccato ma almeno ci aveva provato.

-Che ci fai qui?- chiese poco amichevole

-Non lo vedi forse?- si pentì subito di aver usato quel tono –Avevo fame così…-

-Avresti dovuto mangiare quando era il momento. Adesso posa quel piatto è l’ora del tuo allenamento-

Senza molta voglia ubbidì all’ordine, e si avvicinò al demone fermandosi a pochi passi da lui, sentì il suo sguardo su di lei, rabbrividì.

-Vado a cambiarmi ed arrivo- mormorò prima di passargli accanto

-Come vuoi- disse lui indifferente

Mentre la ragazza usciva Yoko la osservò attentamente per poi dirigersi all’aperto. In breve tempo fu raggiunto da Yumi, la quale stava finendo di masticare un boccone di pane. Ma quando l’aveva preso? Non se ne era accorto, forse più che una guerriera quella ragazzina poteva diventare un’ottima ladra.

-Non è bastato l’allenamento di stamani? Cosa devo fare ora?-

-Sconfiggermi-

-Cosa?- la domanda le uscì con una sfumatura di incredulità

-Hai capito benissimo quindi iniziamo-

Non era la prima volta in cui doveva scontrarsi contro di lui, ma sentiva che questa volta sarebbe stato diverso, che sarebbe stato un test come quello della mattina e che dove vincere. Forse su quel punto sperava troppo ma sapeva che avrebbe tentato in tutti i modi di mostrare la sua determinazione.

Ogni suo pugno era abilmente evitato senza il minimo sforzo, possibile che fosse così prevedibile? “Devo trovare il modo di sorprenderlo” si disse mentre con un balzo schivò un colpo e si bloccò. Perché Yoko si era improvvisamente fermato? Si stava forse prendendo gioco di lei? Non era da escludere, non era di certo la prima volta cha capitava.

Prese uno slancio per colpire il demone, ma sul suo viso si dipinse un’espressione di puro terrore, infatti gli occhi ambrati del kitsune erano divenuti gelidi, attorno a lei era come se vi fosse una distesa di neve, solo il bruciore che provò inaspettatamente la riportò alla realtà. Un gridolino di dolore uscì dalle sue labbra, distesa a terra non riusciva a comprendere come potesse riuscire a respirare, lentamente provò ad alzarsi, ma il peso del piede del demone argentato sul suo ventre era opprimente, ecco come si era sentito il soldato che aveva ucciso durante la mattinata.

-Se disubbidirai a un mio ordine nulla potrà più salvarti-

Quelle parole pronunciate con autorevolezza le tolsero ogni voglia di controbattere. Anche se non aveva più nulla che la bloccava a terra non osava alzarsi, una leggera brezza le fece aprire lentamente gli occhi.

«Ti proteggerò io» sussurrò il vento

-Non è vero- mormorò debolmente osservando i polsi, non vi erano più i bracciali, nemmeno le ferite, quelle si erano rimarginate in fretta –Non mi hai protetta da lui-

«Mi dispiace»

-Non è così, non mentirmi- urlò contro il vento

Si sollevò faticosamente da terra, un capogiro la costrinse nuovamente al suolo, rimase inginocchiata per qualche istante premendo la mano contro la ferita fresca, “Stavolta si è proprio arrabbiato” un sorriso amaro accompagnò il pensiero.

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Capitolo 9
*** Capitolo 9 ***


Capitolo 9

Capitolo 9

Era riuscita ad evitarlo dall’attimo in cui aveva rimesso piede nel palazzo, in quel momento non voleva vedere nessuno. Soprattutto lui. Calde lacrime le scorrevano sulle guance leggermente graffiate, aprì la porta della sua stanza e si diresse verso il bagno, doveva assolutamente disinfettare quella maledetta ferita, quella volta Yoko c’era andato pesante.

Era la prima volta che capitava.

Afferrò un asciugamano pulito e lo bagnò con dell’acqua fresca, dopo essersi sollevata la maglia premette il panno sulla pelle per pulire la lacerazione. Cadde in ginocchio, stringendo gli occhi, il dolore era allucinante.

Lentamente riaprì gli occhi e si guardò attorno, constatando di trovarsi nel suo letto avvolta solo dalla vestaglia che aveva indossato prima del ‘piccolo’ scontro avvenuto con il kitsune.

-Ma cos…-

-Shhh- le appoggiò un dito sulle morbide labbra –Non parlare sei ancora debole-

-Chi sei?-

Non ottenne nessuna risposta, l’individuo avvolto nel mantello nero si sedette sulla poltroncina che evidentemente aveva spostato accanto al letto in precedenza. Yumi lo guardava con aria interrogativa, chi era? Cosa ci faceva in camera sua?

-Tranquilla non ti farò del male- le disse con un sorriso inquietante –Non ancora- aggiunse subito dopo

La ragazza si irrigidì immediatamente sentendo quelle poche parole, e fluidamente portò la mano sotto al cuscino. “Ma dove accidenti è finito?” si chiese disperata. Il pugnale che era solita tenere nascosto sotto il suo guanciale era sparito. A quel punto doveva solo sperare di avere le forze necessarie almeno per alzarsi dal letto.

-Cercavi questo?- chiese candidamente giocherellando con l’arma

“Yoko aiutami” gridò dentro di lei. Rotolò dalla sponda opposta del letto di dove si trovava lui, e scese, del dolore che provava non le importava, corse alla finestra e la spalancò, poi guardò in direzione del ragazzo che si era tranquillamente alzato, non poteva fare altrimenti. Si aggrappò a tutto il coraggio che possedeva e saltò.

L’atterraggio fu più tragico di quanto avesse sperato, la ferita si era riaperta ed ora a malapena riusciva a reggersi in piedi, ma dov’era Yoko quando aveva bisogno di lui?

Dalla finestra il giovane osservava il suo sole in difficoltà, iniziava a pensare che ucciderla in quel momento non fosse la cosa migliore da fare, ma il tempo stringeva, e la scelta era tra portare la testa di quella creatura o tornare a casa a mani vuote ed affrontare la condanna per non aver portato a termine il lavoro.

Non era il momento dei sentimentalismi, la piccola era sola e ferita, non si sarebbe presentata una situazione migliore di quella. Le lanciò il pugnale, che si conficcò nel terreno a pochi centimetri dai piedi della kitsune dorata. Non voleva ucciderla senza darle l’opportunità di difendersi.

-Chiunque tu sia, esci immediatamente dalla mia stanza- gli intimò la ragazza per mostrare che non era del tutto spaurita da quella situazione

Sorrise, non era più una fragile ragazzina. Balzò trovandosi a pochi passi da Yumi. Solo allora la ragazza lo osservò attentamente, ed intravide due occhi azzurri con sfumature sul grigio. Quegli occhi. Una fitta le trafisse il cuore. Era forse giunto il momento di affrontare il passato una volta per sempre? Ne sarebbe uscita vincitrice? A quella domanda inarcò un sopracciglio: era debole, grondava di sangue e come unica arma a disposizione aveva il pugnale che gentilmente gli era stato concesso dal suo nemico. Non voleva assolutamente pensare alla risposta, come il suo maestro le aveva insegnato non bisognava mai andare in battaglia con il pensiero di aver già perso in partenza. Belle parole, ma nella realtà non era così facile seguirle.

Deglutì ed afferrò la sua arma.

-Pronta?- chiese sarcastico

-Forza. Fatti avanti- rispose con fermezza mentre con la mano sinistra fece segno di avvicinarsi

-Allora saluta il Makai, perché domani non potrai più vederlo-

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Capitolo 10
*** Capitolo 10 ***


Capitolo 10

Capitolo 10

Si voltò di scatto, gli era sembrato che qualcuno lo stesse chiamando ma non vi era anima viva attorno lui. “Sarà stata la mia immaginazione” pensò scetticamente, ma la sensazione che qualcosa non andasse all’interno del suo dominio non lo abbandonava, si concentrò e percepì un’aura a lui sconosciuta, sorrise, finalmente quello sciocco individuo aveva trovato il coraggio di presentarsi davanti alle mura del suo palazzo per sfidarlo. Sarebbe stato divertente. Il sorriso si spense nel momento in cui avvertì che il giovane era in quel momento impegnato in uno scontro, ma contro chi? Poi l’avvertì era Yumi. “Impossibile” pensò “Nelle sue attuali condizioni non dovrebbe essere nemmeno in grado di reggersi sulle proprie gambe”, però non c’era alcun minimo dubbio, la ragazzina stava combattendo in quel preciso momento. Si affrettò per andare a controllare di persona.

Raggiunto il giardino li vide, si avvicinò con passo deciso, non gli importava se quella ragazzina rischiava di morire o no, ma nessuno si poteva permettere di entrare nella sua residenza senza alcun invito e di uscirne ancora vivo. Si, quell’individuo sarebbe morto molto presto per mano sua.

Yumi saltò indietro per evitare un’ulteriore ferita, le bastavano già quelle che possedeva e non voleva aggiungerne delle altre. In piedi senza muovere un muscolo guardava la volpe dorata seduta in una pozza di liquido rosso. Se non l’avesse uccisa lui senza alcun dubbio sarebbe morta per dissanguamento.

Colpito improvvisamente si trovò a terra, si alzò e vide un demone con in mano una frusta di spine.

Yoko con in mano la sua Rose Whip si era posizionato al centro tra il nemico e la sua allieva.

-E tu chi saresti?-

-Tu domandi a me chi sono?- rispose gelidamente il demone –Tu che sei entrato nelle mie proprietà?-

Si sentì uno stupido, per aver posto quella domanda, ma scacciò subito via quel pensiero, lui non era lì per trovarsi a combattere contro il signore di quel luogo, spostò lo sguardo da Yoko alla ragazza che nel frattempo si era rialzata.

Un nuovo colpo partito dalla frusta del kitsune riportò la sua concentrazione al combattimento, stavolta era riuscito a limitare i dammi ponendo il braccio in segno di protezione, il mantello ormai logoro iniziava ad impedirgli di compiere movimenti fluidi, così se lo tolse mostrando anche il suo volto.

Yumi spalancò gli occhi. La sensazione che aveva provato in precedenza aveva ottenuto la sua conferma. Si trovava faccia a faccia con quello che una volta aveva chiamato fratello. Immobile, avvolto nella divisa che distingueva coloro con il compito di proteggere Taki. Un sorriso sprezzante le si stampò in volto. Taki. Aveva cercato di dimenticare tutto. Ma dal passato non si può mai scappare. È sempre lì ad attendere il momento giusto per tornare a riaprire vecchie cicatrici. Con la mente tornò a quel giorno. Maledicendo se stessa per aver detto ‘si’ a quella proposta di matrimonio. Assieme al rampollo della casata di cui era schiava era fuggita, in cerca di una nuova vita, anche Shin li aveva seguiti e lei ne era lieta.

Ma come si dice ‘non tutto è oro ciò che luccica’ e quello che le stava accadendo si poteva pienamente definire in quel modo. Nonostante mancassero pochi giorni al momento in cui si sarebbe legata definitivamente a quel giovane, i bracciali non erano scomparsi dai suoi polsi, continuava ad essere la serva e lui il padrone in quella villetta che sarebbe diventata anche casa sua. Non era dunque cambiato molto, Taki aveva anche creato un modesto gruppo di demoni a cui era affidato il compito di eseguire i suoi ordini e proteggerlo in qualunque occasione. Anche Shin era entrato a far parte di quella schiera.

-Spostati, io sono qui per combattere contro di lei- ringhiò indicando la ragazza

-È solo questo che vuoi?- domandò con sufficienza

-Chi ti ha mandato Shin?- chiese la voce di Yumi

-Lo sai benissimo, hai ucciso Taki ed ora suo padre vuole la tua testa-

-Altrimenti?- chiese

-Avrà la mia- sussurrò lui

-La morte di Taki è stato un incidente e tu lo sai benissimo- sibilò lei

-Io non me lo ricordo esattamente così quel momento- disse sarcasticamente

La kitsune abbassò gli occhi e si morse il labbro, tecnicamente il fratello non aveva tutti i torti, ma che voleva farci, ormai ciò che aveva fatto non si poteva cambiare e decisamente anche se avesse potuto avrebbe ripetuto tutti i fatti avvenuti durante quel pomeriggio, dal primo all’ultimo. Quel maledetto aveva infranto la promessa, non era vero che voleva sposarla, la voleva solo usare, aveva letto di nascosto una lettera indirizzata al padre, nella quale spiegava molto chiaramente le sue intenzioni di tornare a casa e di non volersi sposare con una poco di buono. Il sangue le ribolliva nelle vene ma aveva atteso in silenzio il momento in cui quel damerino si sarebbe rimangiato tutte le belle parole, i doni e le promesse.

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Capitolo 11
*** Capitolo 11 ***


Capitolo 11

Capitolo 11

-Devo per caso rinfrescarti la memoria?- domandò ironicamente Shin

Un lieve ringhio uscì dalle labbra della ragazza, ma in seguito sorrise lievemente, qualcuno una volta le aveva che la vendetta era un piatto che andava consumato freddo, aveva decisamente ragione.

Come ogni pomeriggio Taki l’aveva portata a fare quella che lui amava definire una ‘romantica’ passeggiata nel parco che circondava l’abitazione, ed erano soli, come sempre.

E come ogni volta, che lui la stringeva a se, sul volto di Yumi vi era il solito sorriso di circostanza che nascondeva quellla sensazione di ribrezzo che cresceva nell’animo tutte le volte che doveva sopportare quel contatto. Ma una cosa era diversa in quel pomeriggio. Yumi.

-Non occorre- rispose a denti stretti la kitsune dorata

Yoko non distolse lo sguardo da quel ragazzino, ne tanto meno gli importava chi fosse quel Taki, di cui stavano parlando. Di chiunque si trattasse a quanto aveva capito non si trovava più nel mondo dei vivi. Alle sue spalle, sentiva il respiro affannoso della giovane volpe, non avrebbe retto ad uno scontro frontale con quel tizio. Ma nonostante quella convinzione, non le avrebbe nemmeno impedito di combattere, se era ciò che voleva davvero.

Con la memoria, Yumi, continuava a viaggiare indietro nel tempo. A ricordare; Taki aveva preso a raccontarle dettagliatamente i particolari del giorno in cui lei sarebbe diventata sua moglie, a vederlo dava l’impressione di essere euforico. Era schifata. Quanto a lungo doveva durare quella farsa? Non molto si disse. Mentre lui continuava ad esporre le sue idee, dentro di lei continuava ad accrescere un rancore mai provato in tutta la sua vita. La stava prendendo in giro. Per cosa? Per portarsela a letto? Mai. Un viscido come lui non avrebbe mai potuto averla. Il suo corpo fu percorso da una strana sensazione. Lanciò un’occhiata furtiva alla propria mano e con sorpresa notò che vi era una sfera di energia. Era stata tutta la sua rabbia a crearla. Un sorriso freddo prese il posto di quello che aveva adottato fino ad allora. Taki la guardò ed avvertì il cambiamento nella ragazza. Cosa stava succedendo?

-É un peccato che non sono riuscito ad ucciderti allora sorellina- mormorò increspando le labbra Shin

-Hai ragione, avevi più possibilità di farlo allora- ringhiò in risposta la kitsune

Con un lieve movimento Shin impugnò la katana, dopo mesi di ricerche l’aveva trovata, ed ora eccola davanti a lui. Anche se non c’era gusto uccidere una persona che non poteva difendersi, non poteva fare altrimenti.

Yoko fece un passo in avanti mentre si preparava ad usare la sua Rose Whip. Ma una voce lo fermò.

-Yoko questa è una faccenda che non ti riguarda- gridò Yumi

Il kitsune alzò un sopracciglio mentre si voltava a guardare quella stupida ragazzina che si reggeva malamente sui suoi piedi e circondata dal sangue che continuava a fuoriuscire dalla ferita aperta.

-Stupida, sciocca mocciosa cosa credi di fare con quelle ferite?-

Ma perché iniziava a preoccuparsi per lei? Infondo se voleva morire a lui che importava?

-Devo forse ricordarti chi me le ha procurate?-

Accidenti, quando voleva aveva la risposta pronta.

-Chi ha disubbidito al mio ordine?-

Silenzio. Non sapeva cosa controbattere stavolta. Ma era decisa a non coinvolgere Yoko in quella lotta.

-Spostati- sibilò lei

Vedendo che stranamente il demone aveva eseguito la sua richiesta rimase un po’ scettica. Dopo un respiro profondo, che le procurò più dolori che benefici, avanzò di un passo stringendo il più saldamente possibile il pugnale nella mano destra. Sentì il vuoto sotto di lei. Le tenebre avevano preso il posto della luce. Il buio fu sostituito dalle ultime immagini di quel pomeriggio. Senza pensarci scagliò quella sfera contro il kitsune rossiccio. Il quale capì ciò che stava realmente accadendo solo nel momento in cui fu colpito. La richiesta di intervento delle guardie allarmò Yumi. Il primo ad arrivare fu Shin. Il quale lanciò un’occhiata furibonda alla sorella. Senza dare segno di preoccupazione la ragazza si alzò per poi fermasi di fronte a Taki, nel vedere il suo sguardo confuso sentì il cuore riempirsi di soddisfazione. Un altro colpo ed avrebbe smesso di essere la sua schiava. Avrebbe potuto liberarsi di quei maledetti bracciali. Nessuno le avrebbe impedito di portare a termine la sua piccola vendetta. Nemmeno suo fratello che rimaneva ad osservare la scena senza muovere un muscolo. Si chinò sul giovane signore di quel luogo e dopo aver creato una nuova sfera di energia gliela scagliò da brevissima distanza, un rivolo di sangue usciva da quelle labbra che una volta aveva baciato. Poi quelle parole “Morirai per questo”. Sul momento non aveva dato peso a quella frase. Era libera. Ecco l’unica cosa che contava. Prese a correre mentre dietro di lei alcune guardie arrivate troppo tardi prendevano a seguirla. Con l’aiuto dei denti si liberò del primo bracciale, poi del secondo. Non le importava se i polsi sanguinavano. Aveva ottenuto ciò che voleva. La libertà.

Quando riaprì lentamente gli occhi vide che Shin era occupato nello scontro contro Yoko.

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Capitolo 12
*** Capitolo 12 ***


Capitolo 12

Capitolo 12

Per quanto tempo era rimasta priva di sensi? Yumi provò ad alzarsi senza successo. Che suo fratello presto avrebbe voluto ciò che desiderava? La sua testa in cambio della vita salva per non essere riuscito a salvare Taki. Un senso di disgusto si impossessò di lei.

Poco distante Yoko si prendeva gioco del suo nemico. Già, perché dal momento in cui Yumi non era più stata in grado di combattere, quel ragazzino era diventato il suo di nemico. E presto sarebbe morto ma non prima di aver provato una sofferenza tale da maledire di essere venuto al mondo.

Un colpo della sua frusta di spine causò una profonda ferita al braccio del demone, che andò a sommarsi con quelle già presenti sul suo corpo. Soffocò un gridolino di dolore per non dare la soddisfazione al kitsune dal manto argenteo. Doveva ammetterlo era forte e per batterlo avrebbe dovuto metterci tutto il suo impegno. Senza contare che doveva sbrigarsi a batterlo per poi chiudere definitivamente i conti con la sorella.

Nessuno dei colpi del ragazzo riuscivano a scalfire il demone che aveva davanti, nella sua mente iniziavano a scontrarsi due pensieri: il primo era di abbandonare quel combattimento in tempo per salvarsi la vita, l’altro lo costringeva a restare fino alla fine. Nulla era più umiliante che scappare dal proprio nemico chiunque esso fosse.

Un altro taglio si formò sul fianco di Shin, il quale con la mano libera andò a coprire momentaneamente la ferita fresca.

Fece ruotare la sua katana prima di portare a termine un nuovo attacco, strinse gli occhi quando vide il demone argentato sogghignare per il suo misero tentativo. Si stava innervosendo e questo rendeva lieto il kitsune. Doveva cercare di mantenere il sangue freddo, ma come poteva fare se il sangue gli ribolliva dalla rabbia?

Yumi osservava agitata lo scontro. Doveva fare qualcosa per fermarli? Che cosa? Cercò nuovamente di alzarsi, e si sorprese di riuscire a reggersi sui suoi piedi anche se molto malamente. Strinse i densi. Tutto ciò doveva finire.

-Adesso basta- ringhiò con la grinta rimastale

I due combattenti si arrestarono di colpo, Yoko vedendo la ragazza segnata dalle lacrime sentì insinuarsi nel cuore per la prima volta, una sensazione di tenerezza nei confronti di quella piccola creatura. La volpe argentata strinse forte la mano in un pugno, fino al punto di conficcarsi le unghie nella carne per allontanare quel fastidioso sentimento.

Riportò lo sguardo verso Shin, e ciò che vide non gli piacque per nulla. Sembrava che davanti ai suoi occhi fosse comparso un angelo.

-Dimmi perché lo hai ucciso? Era la nostra speranza- domandò il giovane guerriero

Lei spalancò gli occhi. Speranza. Si, una volta aveva associato a quella parola il volto di Taki. Le iridi del colore della sabbia si scurirono.

-Speranza- gridò con disgusto –Non ci avrebbe mai dato la libertà. Soprattutto a me. Io sarei rimasta la sua schiava per sempre e tu…- disse puntando a quelle due profonde pozze azzurre –Tu saresti stato un soldato-

“Certo sarebbe andata meglio a te che a me” concluse nei suoi pensieri la volpe dorata.

-Anche se fosse la verità i fatti non cambiano. La tua vita o la mia. Ed io non voglio morire-

-Mi dispiace che tu mi dica questo- sussurrò tristemente –Addio fratello-

Contemporaneamente un colpo di frusta di Yoko ed una sfera di energia colpirono il kitsune dal manto candido come la neve, il quale si accasciò debolmente mentre un rivolo di sangue iniziava a scorrere sul lato della bocca.

-Yu-yumi…- sussurrò prima che i suoi occhi perdessero ogni segno di vitalità

Aveva dato sfogo a tutta la sua energia in quell’ultimo colpo, ed ora non poteva più opporsi alla morte. Una lacrima, la più lucente di tutte quelle che aveva versato fino a quel momento timidamente le rigava la guancia.

-Yoko…- mormorò sentendo le forze abbandonarla

Rapidamente il demone corse da lei afferrandola prima che toccasse bruscamente terra. Iniziò a scuoterla nella speranza che aprisse nuovamente gli occhi. Perché si dava tanta pena per lei? Non lo sapeva. L’unica cosa certa era che non doveva morire. Non in quel modo almeno. Il battito pur indebolito che fosse esisteva ancora.

“Non devi morire” pensò sollevandola per portarla nella sua stanza.

Una debole pioggia iniziò a scendere, anche il cielo piangeva per gli eventi che aveva appena visto scorrere.

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Capitolo 13
*** Capitolo 13 ***


Capitolo 13

Capitolo 13

Dopo aver disinfettato le ferite, il demone coprì il corpo della ragazza con il lenzuolo, si osservò le mani e vide che iniziavano a tremare consapevoli di ciò che sarebbe accaduto. Con passo lento si avvicinò ad un porta uno dei due soldati posti davanti andò ad annunciarlo al loro signore.

Entrò nell’ampia stanza, seduto al massiccio tavolo decorato raffinatamente con filamenti dorati vi era Yoko a braccia conserte. Deglutì e vedendo che gli era stato fatto cenno di avvicinarsi, ubbidì.

Fece un profondo inchinò ed attese nervosamente l’invito a parlare. Sperò che questo non arrivasse mai. Avrebbe preferito restare per sempre immobile davanti al demone argentato piuttosto di dovergli parlare delle condizioni fisiche della ragazza.

-Allora parla prima che perda la pazienza- ringhiò Yoko

-Ecco…la ragazza…- si bloccò notando che il kitsune si era alzato per porsi a pochi passi da lui, troppo pochi per i suoi gusti.

Se avesse potuto fuggire lo avrebbe fatto senza esitazioni.

-Continua se non vuoi morire- disse freddamente la volpe impugnando la sua frusta

Una goccia di sudore percorse la fronte del demone ancora inginocchiato. Prima parlava prima poteva andarsene. O almeno lo sperava.

-È in preda ad una violenta febbre. Dubito che sopravvivrà-

Ecco lo aveva detto. Alzò lo sguardo e vide un’espressione sul volto del demone che lo fece rabbrividire, indietreggiò mosso dall’istinto, mentre ripercorreva con la mente tutta la sua vita.

Rabbia, odio e un qualcosa di strano si potevano leggere in quegli occhi ambrati, la mano strinse più saldatemene l’impugnatura della frusta, poi con gesto secco colpì lo sventurato demone. Il corpo senza vita cadde con un tonfo a terra.

-Portatelo via- ringhiò ai soldati di guardia davanti alla porta mentre con passo deciso si avviò nella stanza della volpe dorata

Yoko spalancò la porta per poi sbatterla alle sue spalle. Yumi si agitava e mormorava cose senza senso, la febbre era veramente alta, probabilmente causata dall’infezione della ferita. Aveva provato a farle bere un estratto di alcune erbe medicinali , ma le aveva rigettate immediatamente, per cui si era affidato ad un semplice demone che stava al suo servizio. Inutilmente. “Non sopravvivrà” si ripeté il kitsune mentalmente. Quella mocciosa non gli sarebbe più gironzolata attorno, sarebbe tornato a condurre la sua solita vita.

-Tsk- si voltò per andarsene, anche se restava lì lei non si sarebbe svegliata

-Yo…-

Si voltò nuovamente ad osservarla, in quei deliri gli era parso si sentire il suo nome. Perché il cuore gli batteva forte? Strinse i pugni. Non bisogna mai avere nulla e nessuno o potrebbero essere usati contro di te dai tuoi nemici, era questo uno dei suoi principi. Non aveva bisogno di sciocchezze come lo erano i buoni sentimentalismi. Se morire era parte del destino di quella volpe, allora che accadesse, non gli importava.

Nonostante si fosse ripromesso di non andare più a controllare lo stato di salute della ragazza, ogni giorno alla stessa ora, il kitsune argentato entrava in quella stanza. Era attratto da quella camera, ma soprattutto da colei che giaceva in quel letto sempre in preda alla febbre che non accennava a diminuire. Anche quel giorno si era diretto là.

Dei colpi alla porta fecero voltare immediatamente il demone, la aprì sperando che chiunque fosse stato, avesse dei validi motivi per disturbarlo. Osservò alzando un sopracciglio il demone inginocchiato e tremante che presentava la figura che aveva al fianco.

-Sono giunto da lontano per visitare la fanciulla- disse il nuovo arrivato prontamente accennando un inchino -Sono certo di poterla guarire- aggiunse subito dopo con un sorriso, sicuro di aver attirato l’attenzione di Yoko

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Capitolo 14
*** Capitolo 14 ***


Capitolo 14

Capitolo 14

-Chi sei?- chiese Yoko

-Il mio nome è Kiemon- si presentò –L’unico mio desiderio è quello di servirvi mio signore- aggiunse chinando il capo

Yoko squadrò quel demone, poi con la coda dell’occhio osservò la creatura stesa a letto. Se era stato detto che sarebbe morta farla visitare anche da quel tizio non sarebbe servito a molto. Ma provare non costava nulla.

Con un gesto della mano lo invitò ad entrare nella stanza, poi chiuse la porta. Il giovane demone appoggiò il mantello sulla sedia e si avvicinò alla meravigliosa kitsune. Mai in tutta la sua vita aveva visto una ragazza tanto bella. Prese a visitarla sotto lo sguardo attento di Yoko. Dopodiché appoggiò la mano sulla fronte calda di Yumi, chiuse gli occhi ed affluendo ai suoi poteri legati al vento le trasmise una sorta di energia.

-Un paio di giorni- disse una volta di fronte al demone volpe –E tornerà come nuova-

Due giorni? E poi avrebbe potuto rivedere il sorriso della volpe dorata?

-Se non sarà così, sappi che non esiterò ad ucciderti nel peggior modo possibile- sussurrò gelido Yoko

-Non succederà. Ma in caso contrario, accetterò la punizione senza problemi-

Il primo giorno trascorse ed il kitsune non entrò in quella maledetta stanza, neppure durante il secondo si fece vedere tra quelle quattro mura.

-Uhm…chi…chi sei?- domandò confusa la ragazza continuando ad aprire e subito dopo a chiudere gli occhi cercando di riabituarsi alla luce

-Un amico- rispose semplicemente il demone

-Dov’è Yoko?-

Sorrise impercettibilmente –Arriverà tra poco tranquilla-

Il silenzio avvolse la stanza, la volpe cercava di capire cosa ci facesse lì quel tizio. Appena sentì la porta aprirsi si sollevò, ma un capogiro la costrinse nuovamente a sdraiarsi.

-Tsk. A quanto pare sei ancora viva- mormorò una voce a lei molto familiare

-Le tue preghiere non sono state esaudite- riuscì a rispondere la volpe

Da quel giorno, Yumi, del kitsune argentato non ne aveva più visto nemmeno l’ombra, ed era già trascorsa una settimana. In compenso si era guadagnata la presenza quasi assillante di quello strano ragazzo che si era auto proclamato suo medico ed amico.

Sorrise nel vederlo entrare nella stanza, era già pomeriggio e fino ad allora non si era fatto vivo. Da quando non aveva più visto gli occhi ambrati di Yoko, la presenza di Kiemon l’aveva aiutata a non sentirsi rattristata.

Però nonostante ciò ogni giorno sperava di poter vedere la figura del demone argentato varcare quella dannata porta.

Fece segno al demone di sedersi accanto a lei e lui senza farselo ripetere si accomodò nel letto della ragazza.

-Kiemon fammi uscire- piagnucolò Yumi

-Sei ancora debole- rispose dopo aver sospirato, ogni giorno lei lo implorava di poter uscire da quella stanza

-Uffa, sei noioso- sussurrò lei mettendo il broncio

-Se ti comporti da brava bimba ti porterò in giardino- le propose lui con un sorriso che accese quello della ragazza, ma che subito si trasformò in un’espressione minacciosa

-Cosa vorresti dire?-

-Nulla. Dai andiamo-

Sorpresa guardò il demone che si era alzato dal letto.

-Cosa vuoi di più nella vita?-

-Che domanda sciocca. Diventare forte-

-Bene, allora non startene lì. Andiamo-

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Capitolo 15
*** Capitolo 15 ***


Capitolo 15

Capitolo 15

-Kiemon?-

-Che c’è?-

-Yoko dov’è?-

-È partito ieri notte con parte dell’esercito, per dove non lo so-

La kitsune assunse un’espressione delusa, nemmeno quella volta Yoko le aveva detto nulla, per quanto sarebbe andata avanti quella storia? Ma soprattutto perché?

-Hai intenzione di stare lì ferma a lungo?- domandò scocciato il demone

Si riscosse dai suoi pensieri ed accennando ad un sorriso raggiunse di corsa Kiemon.

-Prima possiamo andare sulla collina?- chiese speranzosa

-Si- rispose semplicemente lui, anche se Yoko gli aveva fatto giurare di mantenere lontana la ragazza dalla tomba, non poteva impedirglielo, da quello che Yumi gli aveva raccontato, aveva intuito che non serbava rancore nei confronti del fratello, ma compassione.

Appoggiò un braccio attorno alle spalle della giovane e l’avvicinò a sé, camminarono in silenzio, quando si fermarono Yumi posò la testa sulla spalla di Kiemon in cerca di una forma di calore. Mai come in quel periodo aveva sentito il bisogno di affetto. La separazione dai genitori non poteva essere considerata, la privazione di amore non poteva reggere il confronto con l’odio.

“Vorrei che Yoko fosse qui” pensò tristemente.

-Vogliamo iniziare ora?- domandò il medico

- Certo, cominciamo subito l’allenamento- rispose lei poi batté gli occhi sorpresa. Che fine aveva fatto Kiemon? -Ma dove sei finito?– chiese cercando di individuare l’amico che fino ad un attimo prima si trovava al suo fianco


All'improvviso si sentì afferrata da dietro e girata dalla parte opposta, per poi ricevere un colpo al ventre. Cadde di schiena, colpendo il terreno con un tonfo, tossì, per la sorpresa di quel attacco non aveva avuto tempo nemmeno di respirare. Si ritrovò così davanti agli occhi ridenti di quello strano medico.

-Ehi! Non eri stato tu a dire che sono ancora debole?!?- ringhiò
-Regola numero uno: non abbassare mai la guardia- disse lui con un sorriso ironico

In quel momento le sembrava di avere davanti il suo kitsune.

-Non pensare che, solo perché stai intrattenendo una chiacchierata amichevole con qualcuno, non corri il rischio di essere attaccata-


Yumi gettò un’occhiata assassina al suo nuovo maestro, mentre si metteva in piedi. “Sarà una lunga giornata…” pensò osservando diffidente il demone.

Alla sera, la ragazza era di nuovo nella sua stanza, per una volta era da sola. Afferrò il pugnale e lo lanciò contro il muro davanti a lei, facendo un centro perfetto nel foglio che aveva appeso. Era un ottimo modo per passare il tempo quando Kiemon la lasciava in pace.

Riprese l’arma e tornò seduta sul letto.

-Grrr…Yoko- mormorò minacciosamente sovrapponendo l’immagine del demone al bersaglio. Centro, di nuovo.

Aveva notato con il passare del tempo che utilizzando quel piccolo trucco le riusciva magicamente più facile non sbagliare mira. La porta si spalancò, e le si parò davanti il demone dai capelli azzurrini che agitava il dito in segno di protesta. La pacchia era finita. Senza riceverne l’invito si sdraiò accanto alla ragazza mentre questa sospirò.

-Pena d’amore?-

-Ma di diavolo stai parlando?!?- chiese a denti stretti Yumi puntandogli il pugnale al collo con uno sguardo minaccioso

Una gocciolina di sudore gli attraversò la fronte. Ma ben presto il sorriso gli tornò sulle labbra. Ci aveva visto giusto.

-Lui è tornato lo sai vero?-

Yumi spalancò gli occhi, dopo diversi giorni era tornato al suo palazzo. L’espressione di sorpresa dal suo volto si cancellò per far posto alla manifestazione di tutta la sua decisione. Sarebbe andata dritta da lui ed avrebbe chiarito tutta quella assurda situazione.

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Capitolo 16
*** Capitolo 16 ***


Capitolo 15

Capitolo 16

Con passi decisi Yumi si avvicinò sempre più alla sala riunioni, era sicura che si trovasse lì. La volpe dorata passava da una parte all’altra con ritmo. Non riusciva a stare ferma. Era agitata, anche se mettere in chiaro la situazione con Yoko le premeva molto, era nervosa. Arrivata alla porta, osservò minacciosamente le due guardie che già dallo sguardo le stavano facendo capire che non l’avrebbero assolutamente fatta passare. Quel maledetto aveva dato ordine di non far entrare nessuno nella sala. Ma la sua pazienza stava raggiungendo il limite.

-Ora entri in quella maledetta stanza e mi annunci al tuo padrone- ringhiò la volpe a pochi centimetri dal soldato premendo sempre più il pugnale contro la gola di quest’ultimo

Non era l’arma con cui quella ragazzina lo stava intimorendo a fargli paura, ma gli occhi che sembravano andare a fuoco. E la domanda che continuava a ronzare nella testa dello sventurato demone era: meglio affrontare l’allieva di Yoko o direttamente il demone? Tra le due opzioni stabilì che era decisamente meglio la prima. Che male avrebbe mai potuto fargli la ragazzina al confronto del kitsune?

-Tsk. Non sei tu a dare ordini a noi, vero?- chiese in direzione del compagno

-Già- rispose quello

-Pessima scelta- sibilò Yumi

Il kitsune argentato alzò lo sguardo irritato verso la porta che era stata spalancata senza alcun permesso. Chiaramente aveva dato ordine di non voler essere disturbato per nessun motivo. Nemmeno Yomi o Kuronue potevano varcare la stanza in quel momento senza dover affrontare la sua ira. Alzò un sopracciglio nel vedere la kitsune dorata continuare a prendere a calci uno dei suoi soldati che era steso a terra, doveva averla fatta arrabbiare molto per ricevere un trattamento del genere.

-Che succede qui?- domandò con voce autorevole restando seduto sulla sua poltrona –Avevo detto di non voler essere disturbato- continuò

-Tsk-

La volpe lasciò perdere la guardia che tossendo sangue si rialzò ed iniziò ad implorare perdono per non essere riuscito ad eseguire l’ordine ricevuto.

-Ed io?- domandò gelida Yumi

Il demone la guardò cercando di capire il senso di quella domanda.

-Io sono un disturbo?-

Era strano sentire pronunciare da quella melodiosa voce la domanda che si era ripetuto in tutto quel tempo. Già, lei era un fastidio, la sua sola presenza era problematica. Non l’aveva vista per alcune settimane, ma gli sembravano anni. Strinse i denti alzandosi, lui era un grande demone, e quella era un’utile vita.

-Rispondi- gridò lei stringendo le mani in pugni

Il cuore di Yumi iniziò a battere velocemente appena vide che lui si stava avvicinando. Quanto tempo era passato dall’ultima volta in cui erano stati uno accanto all’altra? Tanto…troppo. Solo in quel momento si accorse di quanto era bello, della forza che trasmetteva il solo guardarlo in quegli occhi ambrati. Avrebbe voluto che il tempo si fermasse, per imprimersi nella mente ogni particolare di quel viso. “Lo ami?” in quel momento non aveva saputo dare una risposta a Kiemon, ma ora forse poteva. Ora che lui era lì, a pochi passi, forse poteva davvero rispondere a quel semplicissimo quesito. Ma quanto sarebbe stato facile dire di si? Ma poi, cosa avrebbe causato? Era già difficile instaurare una sottospecie di rapporto con lui in quel modo. Se avesse ammesso i sentimenti che provava, forse tutto si sarebbe complicato maggiormente. Come poteva? Non voleva pensarci. Non considerare affatto i suoi pensieri era la decisione più giusta in quel momento.

-Ti prego rispondi- ripeté lei mantenendo lo stesso tono anche se le lacrime iniziavano a sgorgare per la paura della risposta

Con indifferenza, lo youkai, osservava le delicate gocce le passavano una ad una sulle guance, perché doveva sempre piangere quella ragazzina?

-No- secco, deciso come solo lui riusciva ad essere

La ragazza afferrò al volo una scatola che le aveva lanciato il kitsune argentato con fare noncurante, per poi passarle accanto e proseguire sulla sua strada. Prima di uscire dalla sala si voltò ad osservare Yumi mentre titubante apriva quello che si sarebbe potuto definire un regalo.

Sollevò cautamente il coperchio, e spostò la carta che fungeva da protezione, incredula prese tra le mani i due pugnali che si trovavano all’interno. Dire che erano magnifici non rendevano l’idea. O forse per lei lo erano solo per il fatto che fosse stato Yoko a donarglieli. Il demone che faceva un regalo? Sorrise ed iniziò a girare su se stessa felicemente, poi si fermò sollevò verso l’alto le due armi dalla rara manifattura.

Il kitsune avvertì un calore in fondo al cuore, era bellissima quando sorrideva.

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Capitolo 17
*** capitolo 17 ***


Capitolo 17

Capitolo 17

Yumi si svegliò, e come ormai molte mattine si preparò a vivere le solite giornate, con un Kiemon che cercava di rallegrarla ed uno Yoko che nonostante le avesse fatto un regalo e detto chiaramente che non era vero che la considerava un peso, aveva ripreso ad evitarla.

Sospirò, non era cambiato molto dopotutto. Afferrò la sua la sua divisa nera da combattimento per poi indossarla. Senza fare alcun rumore si avvicinò alla porta, l’aprì lentamente e dopo essersi assicurata che non vi fosse nessuno in vista uscì. Kiemon le aveva proibito di lasciare la sua camera senza il suo permesso fino al giorno in cui non si fosse ristabilita completamente. Ma dopo tutti quei giorni si sentiva bene ed aveva voglia di riprendere seriamente il suo allenamento.

Raccolse delle rose bianche e lentamente raggiunse la tomba che nonostante il divieto del kitsune argentato continuava ad andare a visitare. Le appoggiò su di essa mentre passava delicatamente una mano sulla semplice lapide. Nessun nome. Nessuna scritta. Non erano necessarie. Si alzò e nel momento in cui stava per andarsene andò a sbattere contro qualcosa.

-Maledizione…- mormorò strofinandosi la faccia

Quando volse lo sguardo all’oggetto contro cui aveva battuto iniziò ad imprecare.

-Kiemon quando imparerai a fare un minimo di rumore?-

-Non ricordi più i miei insegnamenti? Regola numero uno…-

-Non abbassare mai la guardia- terminò lei imitando la voce dell’amico

Risero e poi iniziarono ad incamminarsi per allontanarsi dalla collina. Ma una figura che non prometteva nulla di buono si era parata di fronte a loro. Yumi non riuscì a trattenere un brivido mentre il respiro pian piano si arrestava. L’ultima volta che si era accorto della sua disubbidienza l’aveva conciata molto male, ed ora sarebbe andata diversamente la storia? Sperò in un pizzico di bontà da parte del demone. Bontà? Yoko Kurama? Forse stava chiedendo più che altro un miracolo.

Fermo davanti a lei tamburellava le dita nervosamente, interpretò quel gesto come un chiaro segno di raggiungimento del limite di sopportazione.

-Cosa ci fai qui? Non ti avevo detto…-

-…di stare lontana dalla tomba di mio fratello? Certo- terminò lei

Uno sguardo poco rassicurante la raggiunse. Aveva sbagliato ad usare tono? Decisamente. Ma come si permetteva di trattarla in quel modo? Aveva giurato a se stessa che non avrebbe mai più vissuto nel terrore di come comportarsi con Yoko.

Lo sguardo di Kiemon passava da uno all’altro, doveva inventarsi qualcosa o si sarebbe trovato a dover curare nuovamente quella testarda.

In silenzio, nel frattempo, i due si scrutavano attentamente negli occhi, aspettando che l’altro cedesse. Ma nessuno aveva la ben che minima intenzione di farlo. A quel punto sarebbero potuti rimanere in quella posizione per molto tempo ancora. La ragazza con una mano si scostò i capelli.

-La vogliamo finire con questa storia o no?-

In risposta ottenne un sorriso ironico in segno di vittoria. Iniziava a non sopportare più il suo modo di fare. Era diventato veramente intrattabile, non che prima fosse una persona con cui sedersi ad un tavolo e fare una piacevole conversazione, ma questo suo atteggiamento era irritante. Cosa gli fosse successo nel periodo in cui era priva di coscienza proprio non riusciva a capirlo.

Voltandole le spalle il kitsune si allontanò lasciandola incredula.

-Dannato…- ringhiò stringendo i pugni, voleva ricominciare ad ignorarla, ma quella volta non lo avrebbe permesso

Corse e ponendosi davanti al suo cammino gli bloccò il passaggio. Sapeva che era rischiosa ma quella situazione doveva finire.

-Adesso basta. Cosa ti succede?-

Un lampo di rancore attraverso le iridi ambrate del demone. Non sopportava quando gli si parlava con un tono irriverente.

-Ricordi cosa ti avevo detto tempo fa?- domandò ironicamente lo youkai

Gli occhi della giovane volpe si spalancarono ‘Se disubbidirai a un mio ordine nulla potrà più salvarti’ quelle parole presero a rimbombarle nella mente. No. Non poteva essere vero.

-Si vede che non hai imparato la lezione l’ultima volta-

Voleva punirla? A quella prospettiva trovò molto più piacevoli le frustate che riceveva quando era schiava. Si portò velocemente la mano destra dietro la schiena e sfilò il suo pugnale dalla guaina, non se ne sarebbe stata buona a subire. Anche se lui era superiore non avrebbe ceduto. Mai.

Un freddo sorriso comparve sul volto di Yoko mentre faceva segno alla ragazza di colpirlo.

Kiemon avanzò di un passo per proteggere la ragazza, ma la voce del suo signore gli ordinò di restare fermo. Eseguì senza molta voglia sperando che non accadesse nulla di grave alla volpe dorata.

Yumi anche se conscia che quello non era nient’altro che un trucchetto scattò in avanti per colpire il demone. Riuscì ad evitare lo sgambetto da parte del demone con un colpo di fortuna ma non il tempo necessario per scansare una gomitata nello stomaco.

Tossì, il colpo era stato forte, tanto che per un attimo aveva perso il respiro. Rigirò nella mano la sua nuova arma voltandosi la conficcò nella spalla della volpe. La sua soddisfazione per essere finalmente riuscita a ferire il kitsune durò relativamente poco, perché fu afferrata alla gola. Fissò quegli occhi gelidi mentre il respiro diveniva sempre più faticoso. Nel momento in cui il demone lasciò la sua presa scaraventandola lontano sbatté contro il tronco di un albero.

-Non crederai mica che io starò qui a farti da balia in eterno vero?- chiese fermamente Yoko –Non sarai mai una vera guerriera. Non vali nulla-

Quelle parole facevano più male di qualsiasi ferita. Possibile che quello fosse lo stesso Yoko che l’aveva presa con se facendola diventare sua allieva? Che malgrado tutto si era rivelato in pochissime occasioni anche gentile?

-Vattene- le ordinò freddamente

Si alzò barcollando, e si incamminò verso la sua stanza passandosi una mano sulla guancia graffiata. Entrò nella sua stanza sbattendo la porta, sapeva che era un comportamento infantile, ma non poteva farci nulla. Afferrò quello che le apparteneva e che poteva portare via con se. Trattenendo le lacrime e con un peso nel cuore si allontanò dal palazzo di Yoko.

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Capitolo 18
*** capitolo 18 ***


Capitolo 18

Capitolo 18

La kitsune strinse forte i pugni per resistere alla tentazione di voltarsi ed andare ad insultare Yoko, ma sapeva che se anche lo avesse fatto niente sarebbe cambiato. ‘Non vali nulla’ quelle tre parole pronunciate con disprezzo le si erano stampate nella mente. Presto sarebbe tornata in quel palazzo ed il demone ladro si sarebbe rimangiato quella frase.

-Yumi fermati- le gridò qualcuno

Si voltò distrattamente per ritrovarsi Kiemon che la stava raggiungendo con alle spalle una sacca.

-Cosa vuoi dirmi anche tu? Che non sono all’altezza di raggiungere la mia meta?- sbottò

-Ehi calmati- iniziò a dire lui scompigliandole i capelli in segno affettivo –Volevo solo avvisarti che vengo con te-

-Eh?!? E perché mai?-

-Non fare quella faccia, non sei contenta di avermi tra i piedi?-

Scosse la testa, se voleva seguirla non aveva nulla da obbiettare. Si voltò per scrutare nei dettagli il volto di Kiemon, perché mai Yoko avrebbe permesso al giovane medico di lasciare il suo palazzo per seguirla senza nemmeno muovere un dito su di lui?

-Allora da che parte andiamo?-

-Nord- rispose brevemente riprendendo il cammino

Dopodiché il viaggio proseguì in assoluto silenzio, anche se camminavano l’uno al fianco dell’altro era come se fossero lontani. Con la coda degli occhi, Kiemon, guardò la coda dorata che passava da una parte all’altra ininterrottamente. Per la prima volta nella sua vita avrebbe voluto possedere le conoscenze per poter leggere nella mente di quella creatura.

La giovane volpe si sentiva umiliata, tutto ciò che aveva appreso non serviva a nulla, a malapena era riuscita a fare un graffio al suo maestro ma soprattutto anche se non aveva indietreggiato, durante il breve combattimento aveva sentito il desiderio di allontanarsi, di fuggire. Quella voglia aveva aiutato a decretare l’esito dello scontro. Stupida. Ecco cos’era stata. Aveva sempre avuto ragione Yoko a definirla tale. Aveva sempre avuto ragione su tutto.

Singhiozzò sommessamente mentre con un passo dopo l’altro si allontanava sempre più da quel luogo che avrebbe quasi potuto definire casa. Si sentiva ferita nell’animo. Quelle parole le avevano fatto più male di qualsiasi ferita.

Con lo sguardo fisso in avanti continuava ad avanzare senza riuscire a percepire nulla di ciò che la circondava. In quel momento vi era solo lei ed il fantasma di Yoko che con occhi di ghiaccio l’intimava di andarsene.

Improvvisamente si fermò e strinse con forza le mani in due pugni, lasciando Kiemon stranito per quel inaspettato gesto. Avvertiva il bisogno di reagire, di non lasciarsi abbattere così facilmente. Non poteva compiangersi in eterno.

Pian piano al dolore si aggiunse la rabbia. A pochi passi da lei il giovane medico la osservò voltarsi di scatto per dare l’ultima occhiata a quella struttura che anche se in lontananza si riusciva ancora a distinguere.

Tremò lievemente, mentre continuava ad imprimere la sua forza in quei pugni. Abbassò lo sguardo lasciando che la frangia coprisse gli occhi socchiusi. Quello non era un addio. Presto sarebbe tornata.

-Andiamo?- chiese il demone

Senza dare una risposta tornò ad incamminarsi, mentre con la mano destra andò a sfiorare uno dei pugnali ricevuti in dono che era nella guaina saldamente legata al braccio sinistro. La lama assunse un tenue colorito azzurrino, alzò un sopracciglio nel notare il cambiamento. Non le era mai capitato di vedere la lama di un’arma mutare di colore.

-Interessante- mormorò Kiemon –Molto interessante- aggiunse con uno strano sorriso

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Capitolo 19
*** capitolo 19 ***


Capitolo 19

Capitolo 19

Esistevano diverse armi, fonti di energia da poter utilizzare come strumento di offesa o di difesa. Dalle capacità più o meno distruttive e dall’aspetto più o meno minaccioso. Ma per ogni arma vi era un degno possessore.

Tre erano le armi che gli umani avrebbero definito “bianche”, ovvero quegli oggetti con la capacità di provocare danni al bersaglio se impugnati da qualcuno con la sola forza fisica. Non richiedevano capacità particolari, chiunque poteva essere in grado di utilizzarle, anche il più inutile essere che camminava. Ma quei tre non erano oggetti come altri. Erano speciali ed antichi. Venivano denominate “armi epatiche”.

Ira, odio e sofferenza. Mostravano il loro vero valore solo se il possessore provava uno di quei sentimenti. Ad ogni sensazione corrispondeva un’arma.

Si diceva che l’avere nel proprio schieramento una creatura, in grado di dominare e non essere dominata da tali armi, costituisse una forza immensa.

A braccia conserte lo youkai aveva lo sguardo fisso oltre la finestra della sua stanza, guardava più in là del vasto territorio, sembrava che i suoi occhi riuscissero a vedere l’infinito.

Ma non era così. Le iridi ambrate in realtà non erano impegnate ad osservare il paesaggio che si destava con il sorgere del sole, ma ripercorrevano passo per passo ogni singolo evento avvenuto nelle ultime settimane. Le immagini si susseguivano, passando dall’attimo in cui aveva preso tra le mani i pugnali custoditi in un antico maniero, a quello in cui uccidendo coloro che vi erano posti alla guardia aveva assaporato una sensazione di superiorità che negli ultimi tempi aveva tralasciato, infine ripensò al momento in cui aveva donato alla giovane ed ancora inesperta volpe quelle due pugnali che facevano gola a molti esseri.

Appena l’immagine di Yumi apparve chiara nella sua mente, le mani automaticamente strinsero maggiormente le braccia, mentre sul volto si dipinse un’espressione indecifrabile. All’apparenza sembrava lo Yoko di sempre, freddo, calcolatore ed indifferente a ciò che gli accadeva attorno se non poteva offrirgli un’occasione per aumentare il suo potere, ma in quegli occhi freddi, vi era un turbine di sensazioni contrastanti tra loro.

La volpe dal manto dorato era viva. Per un motivo a lui ancora sconosciuto aveva lasciato vivere quella kitsune. Non aveva attuato la sua minaccia. Per la prima volta una sua intimidazione non aveva causato una morte in seguito ad una abbattente sofferenza.

Con nervosismo tirò un pugno contro il vetro mandandolo in frantumi. Mai fino ad allora era stato così tanto a pensare, ma soprattutto a badare a qualcuno.

L’aveva salvata da una morte quasi certa.

L’aveva portata nel suo palazzo.

L’aveva allenata.

L’aveva curata quando era stato necessario.

Ed infine quando iniziava a sentire che stava divenendo un fardello l’aveva allontanata.

Ma non l’aveva uccisa.

Si voltò di scatto ed uscì dalla stanza. Le labbra si incresparono in un sorriso più simile ad una smorfia.

Il suo cammino si sarebbe sicuramente incrociato ancora con quello della ragazza. E se per allora, Yumi fosse stata preparata ad affrontare qualsiasi situazione, se nell’arco di quel periodo trascorso non fosse stata in grado di aumentare la propria classe la sua vita sarebbe stata segnata.

Non le avrebbe più concesso ulteriori possibilità. Era già stato fin troppo magnanimo. Sia nei riguardi della ragazza che nei confronti di quel Kiemon. La momentanea insubordinazione di quel demone avvenuta ai piedi della lapide sulla collina, l’aveva temporaneamente ignorata. Anche se odiava essere contraddetto e soprattutto disubbidito sapeva provare una sorta di rispetto per coloro che se ne dimostravano degni. E Kiemon l’aveva fatto in ben due occasioni. La prima nel momento in cui aveva salvato la vita a Yumi, e la seconda era stata quando il demone si era prestato ad insegnargli i principali metodi curativi che conosceva.

A grandi passi si diresse verso la sala delle riunioni, doveva incontrare gli alti gradi del suo esercito per stabilire gli ultimi dettagli per il la sua prossima conquista.

‘Starai sempre con lei. Diventerai la sua ombra’ aveva detto al medico quando gli aveva affidato il compito di vegliare sulla kitsune.

-Yoko! Yoko!-

Il kitsune si voltò per vedere chi lo stava chiamando con tanta apprensione, incrociò le braccia vedendo uno dei suoi migliori guerrieri che stava avanzando di fretta per raggiungerlo. Kuronue fece una smorfia pensando a quale fosse il modo migliore di riferire al suo signore l’ultima trovata di Yomi.

-Allora Kuronue, hai intenzione di stare lì immobile a lungo?- domandò strafottente lo youkai

-Si tratta di Yomi…- iniziò il demone

Sul volto di Yoko non vi era più il solito sorriso di arrogante, ma solo serietà. Una serietà tale, da mettere i brividi. In silenzio, tamburellando le dita contro il braccio, la volpe ascoltava contrariata i nuovi guai in cui si era andato a cacciare il suo secondo in comando.

-Adesso basta. Ho capito- tagliò il discorso Yoko

Lasciando in mezzo al corridoio Kuronue, il kitsune si diresse da solo verso l’uscita del suo palazzo. Come tutte le volte precedenti, quello stolto di Yomi si era fatto prendere dall’impulsività, senza ragionare, senza valutare le possibili conseguenze ed i relativi modi di risolverle. E come sempre toccava a lui andare a riprenderlo. Inizialmente aveva considerato le azioni di Yomi semplici idiozie dettate dalla bramosia di potere, ma negli ultimi tempi, troppo spesso si ripetevano quelle situazioni. Doveva darci un taglio. Non aveva tempo da perdere a badare ad un demone che si comportava come un ragazzino. Era lo stesso motivo che lo aveva indotto ad allontanare Yumi.

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Capitolo 20
*** capitolo 20 ***


Capitolo 20

Capitolo 20

Dall’alto di un albero, una giovane figura femminile, osservava il paesaggio che si estendeva dal villaggio in poi, sospirò mentre sognava di poter lasciare un giorno quel luogo che l’aveva vista nascere. Viaggiare, combattere, apprendere. Era tutto ciò che desiderava maggiormente e che non poteva avere completamente. Saltò giù dalla pianta ed iniziò a tirare calci e pugni all’aria. La sua famiglia aveva un’importante compito: proteggere tre tesori dai poteri illimitati. E lei, assieme ai suoi due fratelli, sarebbe diventata la nuova guardiana, che lo voleva o no non aveva alcuna importanza, così era deciso e così sarebbe stato.

-Kin! Kin!- gridò una voce maschile in lontananza

La ragazza si fermò e scostò i lunghi capelli violacei che le erano finiti davanti al volto. A braccia conserte aspettò con fin troppa pazienza che il fratello la raggiungesse. Inarcò un sopracciglio, dal modo in cui quello stava correndo doveva essere successo di molto importante o di molto grave, non che ci fosse molta differenza.

-Che vuoi?- domandò senza nemmeno tentare di essere cortese, il fatto che non le fosse molto simpatico era risaputo da tutti oramai

-Domani- iniziò a spiegare il giovane demone eccitato –Domani diverremo i nuovi protettori-

Kin digrignò i denti nel sentire quella “fantastica” notizia. Ma cosa aveva per essere tanto felice quello stupido? Non capiva che essere accettati come i guardiani voleva dire perdere la propria libertà? Si voltò per poi iniziare a camminare senza più badare a quello stupido. Il giorno seguente sarebbe entrata in possesso di quel pugnale in grado di ridare la vita. Sogghignò, non avrebbe mai permesso di lasciarsi usare dagli abitanti di quel piccolo ed inutile villaggio.

Avvolta dai suo pensieri la creatura del fuoco, iniziò a vagare nei dintorni, finché non si fermò a pochi centimetri da un dirupo. Delle urla catturarono il suo interesse, fece scorrere lo sguardo lungo il canyon, improvvisamente li trovò: un gruppo di demoni che stava seguendo due malcapitati. Kin riprese a camminare lungo l’orlo del precipizio per poi fermarsi dove in fondo era iniziato lo scontro. Seduta osservava con attenzione quella battaglia che dava per spacciati i due youkai, o meglio, uno solo visto che il compagno era già in pessime condizioni e non era nemmeno in grado di stare in piedi da solo.

Nel fondo del burrone il giovane youkai dai lunghi capelli argentati schivava ogni attacco dell’orda di nemici che si era portato dietro. Con la coda dell’occhio osservò il suo vice appoggiato alla parete rocciosa “giuro che questa non te la farò passare liscia” ringhiò mentalmente al demone svenuto. Con eleganza portò la mano dietro al collo, quando la riportò davanti a se, tra le dita teneva una rosa di un rosso raggiante che quasi immediatamente prese la forma di una frusta. Yoko ghignò iniziando ad attaccare quegli incapaci con la sua Rose Whip.

In poco tempo i demoni si dimezzarono sotto lo sguardo entusiasta di Kin. Mai in tutta la sua vita aveva visto una cosa del genere. Ammirazione e voglia di sfida riempivano il suo animo. Combattere era sempre stato il punto fermo della sua esistenza, ed ora aveva trovato uno youkai capace di essere un avversario di prima categoria.

Yoko si avvicinò minaccioso agli ultimi due demoni che avevano osato mettersi contro di lui, facendo schioccare la frusta ad ogni nuovo passo. I due youkai che quando erano assieme al resto del gruppo si sentivano forti ed invulnerabili, ora non erano altro che due insetti tremanti al cospetto del kitsune dalle iridi dorate. Appena i due videro il sinistro sorriso di Yoko accentuarsi maggiormente iniziarono ad indietreggiare per cercare una via di fuga, ma uno schiocco di dita riecheggiò nel silenzio che si era creato all’interno del canyon. Dei germogli che erano stati posti nei dintorni durante lo scontro dall’unico youkai che era in grado di farlo, iniziarono a germogliare. Dei fiorenti rami avvolsero le caviglie dei due inetti, per poi salire sempre più su. Il loro cammino si fermò appena avvolsero i colli dei demoni, la presa si fece sempre più stretta nutrita dalle urla acute che essi emanavano. Le grida si interruppero quando la presa dei rami si strinse talmente tanto da far udire un “crack”, le ossa del collo si spezzarono. La vittoria dello scontro era del demone argentato che leccandosi le labbra sorrise compiaciuto dall’esito degli eventi.

La ragazza sgranò gli occhi, non aveva mai visto nessuno come quel kitsune. La freddezza di ogni suo minimo gesto. Lo sguardo che trasmetteva terrore. Magnifico. Ecco la parola giusta per descrivere tutto ciò. Si alzò e con un balzo scese in fondo al canyon e si avvicinò al demone svenuto e si chinò su di lui per vedere la gravità delle sue ferite.

-Cosa vuoi?- domandò una voce minacciosa alle spalle di Kin

La ragazza scattò in piedi e si voltò immediatamente. Davanti a lei vi era il demone che aveva visto combattere a braccia conserte.

-Voglio aiutarti- rispose scocciata per i modi dell’altro

-Aiutare me?- chiese con un sorriso ironico la volpe –Credi veramente che abbia bisogno del tuo aiuto? Per cosa?-

Kin chinò la testa incrociando le braccia. Oltre ad essere temibile in quanto forte, era anche arrogante. Decisamente quel tipo iniziava a piacerle!

-Volevo solo ridare energia al tuo amico, ma se non vuoi posso anche andarmene- rispose Kin passando accanto al kitsune che si era voltato per vederla andare via. “Ridare energia a quest’idiota” pensò Yoko guardando Yomi “Certo!” una strana luce attraversò i suoi occhi.

-Ehi piccola!- chiamò lo youkai

-Cosa vuoi?- rispose seccata lei voltandosi

-Fallo- ordinò Yoko indicando il corpo di Yomi con il pollice

Kin alzò un sopracciglio, quel modo di fare iniziava ad infastidirla, ma voleva stare ancora un po’ con lui, scoprire chi fosse, così decise di lasciar perdere e si avvicinò al compagno di Yoko.

La ragazza unì le mani e quando le riaprì una forte luce vi stava al centro, le appoggiò al ventre dello youkai dai lunghi capelli neri, sotto al quale sul terreno comparve una stella dalle cinque punte, ad ogni vertice si formò una minuscola sfera ognuna di un colore che la contraddistingueva. Le fonti dei cinque elementi confluirono tra le mani della ragazza per poi entrare nel corpo di Yomi. Le ferite di questo iniziarono a rimarginarsi, mentre il livello di energia si alimentava. Quando il demone tentò di aprire gli occhi, Kin interruppe il contatto.

Yomi aprì e richiuse per un paio di volte gli occhi, tentando di mettere a fuoco tutte le immagini, si appoggiò le mani sulla fronte ripensando a ciò che era accaduto. L’ultima cosa che si ricordava di aver visto era lo spettro argentato. Yoko! Lui era giunto per tirarlo fuori dai guai ancora una volta. Spalancò gli occhi.

-Yo-Yoko…- mormorò voltandosi e vedendo lo youkai in piedi accanto a lui

Il kitdune osservò ogni singolo movimento del suo secondo in comando, nulla sfuggì alla sua attenzione, nemmeno i leggeri brividi che percorrevano il corpo di Yomi. Bene. Il demone iniziava ad aver paura.

-Posso spiegare tutto…- aggiunse Yomi con voce preoccupata

Non poté dire null’altro. Un calcio carico di forza andò a colpirlo in pieno ventre, seguito da un altro in viso. Il sangue iniziò a colargli dal naso, mentre il demone che stava appena iniziando a ristabilirsi, si ritrovò piegato in due dal dolore.

-Ehi! Non l’ho di certo curato affinché tu lo riducessi peggio di com’era!- dichiarò adirata Kin

Ma tutta la fiducia che aveva in se, sparì appena le iridi ghiacciate del demone si posarono su di lei.

-Non sono affari tuoi- dichiarò il kitsune con tono di superiorità –Vattene- aggiunse ringhiando

Kin si allontanò da quel luogo giurando che presto avrebbe rincontrato quei due demoni.

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Capitolo 21
*** Capitolo 21 ***


Capitolo 21

Capitolo 21

Yomi si alzò dal freddo pavimento della cella in cui era stato rinchiuso dal kitsune da diversi giorni. Appoggiò la mano sulle sbarre, uscire da lì con la forza sarebbe stato molto facile, ma era il dopo che gli impediva di commettere l’evasione. Yoko non si sarebbe limitato a colpirlo con tutta la sua forza, glielo aveva detto chiaramente. Ma forse l’ultima volta aveva osato veramente troppo. Sparire da palazzo con una piccola parte dell’esercito per andare a fare razzie in un palazzo di un demone di S-class e tornare a malapena solo, grazie all’aiuto di Yoko, non era stata la sua idea migliore.

-Da quando quella mocciosa se ne è andata, è diventato più suscettibile- sussurrò lo youkai –Dovrò stare attento-

-Puoi esserne sicuro- esordì Kuronue con un mezzo sorriso avvicinandosi alla prigione del compagno

-Che vuoi Kuronue?- domandò irritato il demone dai lunghi filamenti neri

Il guerriero senza rispondere sfilò dalla tasca dei pantaloni una chiave e la inserì nella serratura.

-Indovina…- rispose con ironia –Yoko vuole vederti-

Un mugugno uscì dalle labbra serrate di Yomi. Non aveva molta voglia di vedere il kitsune. L’affrontare le proprie responsabilità era sempre stata la parte peggiore della sua vita. Spinto solo dall’istinto si ritrovava spesso coinvolto in situazioni rischiose, implicando anche terzi, ma l’idea di essere veramente consapevole delle proprie azioni non lo aveva mai sfiorato.

Lui non era Yoko.

Non pensava razionalmente prima di agire.

Non calcolava tutte le possibilità d’azione.

Non sarebbe mai diventato come il kitsune argentato.

L’uno al fianco dell’altro, i migliori soldati dell’esercito della volpe percorrevano i corridoi che li avrebbero condotti all’esterno del palazzo silenziosamente.

Quando i due demoni arrivarono nel punto del giardino dove li attendeva Yoko, lo videro chinato su di un cespuglio di circa un metro di altezza, e tra le mani teneva un piccolo fiore bianco dalle sfumature rosate. I petali della piccola rosa canina al contatto con Yoko sembravano rinvigorirsi ed assumevano lucentezza. Nonostante il tronco ed i rami fossero ricoperti di spine, il kitsune continuava a tenere il bocciolo ed ad annusarne il soave profumo.

-Conosci il significato di questo fiore, Yomi?- domandò la volpe senza aver bisogno di voltarsi per vedere in volto lo youkai

-…no- rispose titubante il sottoposto

Yomi continuava ad osservare il suo superiore sicuro che presto sarebbe venuto a conoscenza del significato di quella varietà di rose. Una smorfia gli si dipinse in volto. Qualcosa dentro di se urlava di non voler conoscere il linguaggio del fiore.

-Delicatezza e piacere- spiegò alzandosi e lasciando andare il bocciolo Yoko per poi girarsi verso il suo vice. Voleva guardarlo negli occhi. Voleva leggere la paura in quelle iridi nere. -Ma al tempo stesso significa anche sofferenza e dolore fisico- concluse gelido

Yomi deglutì. Quello non era una semplice espressione di un fiore, e tanto meno un avvertimento. Era una promessa. Lo sapeva. Lo sentiva. Lo leggeva chiaramente nelle iridi dorate della volpe.

-Ho capito Yoko- sussurrò chinando il capo e chiudendo gli occhi

Kuronue che era rimasto in disparte fino a quel momento avanzò di un passo per avvicinarsi al kitsune.

-Yoko- lo chiamò il guerriero

-Uhm?-

-È stata trovata l’Acquamarina- annunciò il demone con enfasi

L’attenzione di Yoko fu catturata da quella notizia. Da tempo era alla ricerca del raro berillo dalla colorazione azzurrina. Una pietra dal valore inestimabile. Valore accresciuto dal fatto della colorazione insolita. Il berillo era sempre stata una pietra dal colore rosso sangue. Ma l’Acquamarina era un’eccezione. E come tale meritava di finire nella sua collezione.

-Molto bene- mormorò sogghignando la volpe –Yomi raduna i migliori soldati, si parte-

-Agli ordini!- rispose immediatamente

Yomi prima di voltarsi per andare a reclutare gli uomini per la missione, osservò il cespuglio. Sofferenza. Un fiore tanto bello poteva veramente significare dolore? Si. E quella rosa canina sembrava guardarlo, studiarlo. “Sarà solo la mia immaginazione” pensò girandosi ed allontanandosi rapidamente.

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Capitolo 22
*** Capitolo 22 ***


Capitolo 22

Capitolo 22

Il tempo era trascorso come un battito d’ali. E nelle terre di Yoko la vita era legata ad un filo sottile. Soprattutto negli ultimi tempi.

Vedere il kitsune era difficile, e quella era l’unica rassicurazione per coloro che si trovavano all’interno del suo palazzo. Era cambiato, e molto. Dalla partenza di quella creatura addestrata dal famosissimo ladro, era decisamente cambiato, anche se in modo graduale. Non nell’aspetto, ma nel comportamento. Yoko Kurama non era mai stato un tipo molto tollerante, ma dalla partenza della propria allieva anche un minimo gesto inadeguato fatto in sua presenza voleva dire morte. Lenta e dolorosa.

Avvolta in un impolverato mantello una figura stava ferma dinanzi la cancellata che attorniava i giardini dell’imponente palazzo del kitsune argentato. Le iridi color sabbia facevano scorrere ogni centimetro di quella dimora in cui aveva trascorso buona parte della sua vita.

Quanto tempo era trascorso dal giorno che con il cuore in gola aveva abbandonato quel luogo in cerca di un qualcosa di indefinito e che forse corrispondeva semplicemente a se stessa? Anni. E tanti.

Chiuse gli occhi e respirò a pieni polmoni l’aria fresca che caratterizzava le prime luci dell’alba. Doveva scegliere se dar retta a quella parte di lei che gridava il desiderio di poterlo vedere di nuovo, anche se per un breve istante, anche se avesse voluto significare la morte. Non sarebbe importato se per una manciata di secondi avesse potuto rivedere quel demone dalla chioma argentea come la luna. Oppure doveva stabilire se era meglio seguire l’altra ipotesi: fuggire. Allontanarsi il più possibile da quel posto. Da quel kitsune che con il passare del tempo aveva fatto aumentare la sua fama di ladro e di demone, soprattutto dopo la conquista dall’Acquamarina e di nuovi territori.

In tutti i luoghi in cui era stata non c’era stato nessuno che non avesse mai sentito nominare Yoko Kurama. Quel nome significava leggenda, terrore e rispetto. Un nome sempre bisbigliato per timore che divenisse reale.

La ragazza aprì gli occhi. Per lei Yoko Kurama rappresentava tutto ciò in cui credere e di cui avere paura. Dal giorno in cui lo aveva incontrato in quel bosco, era stata catturata da quel demone dall’aspetto tanto fiero. Nessuno poteva osare paragonarsi a lui. Non esisteva nessuno alla sua altezza.

La giovane figura fece un passo in avanti. Un passo che l’avrebbe condotta al suo cospetto. Prese finalmente a camminare sicura. La sua scelta in realtà l’aveva fatta il giorno in cui aveva seguito il kitsune argentato all’interno del suo palazzo. Del suo dominio.

Con portamento elegante e fiero la kitsune si addentrò nei giardini che circondavano il palazzo. Quasi subito fu bloccata da due guardie. Fece scivolare via il cappuccio, lasciando scoperto il volto. Una folata di vento mosse i lunghi capelli dorati, osservò attentamente i due youkai che assumevano un’espressione minacciosa. Possibile che nulla fosse cambiato?

-Chi sei?- domandò in tono intimidatorio il primo soldato

La ragazza inarcò un sopracciglio. Avrebbe dovuto rispondere seriamente alla domanda o eliminare quello stupido? Sogghignò all’idea, ma ben presto la cancellò dalla mente. Non era lì per ridurre le forze militari del suo maestro, ma semplicemente per incontrarlo.

-Nessuno- rispose secca lei –Voglio solo incontrare il vostro signore-

I due demoni si guardarono complici. Da quando vivevano con la costante paura di Yoko non avevano avuto molte occasioni per divertirsi, e finalmente dopo tanto tempo un passatempo si era presentato di sua spontanea volontà dinanzi a loro. Non potevano assolutamente lasciarsela fuggire.

-Vi conviene farmi passare- disse freddamente la volpe come se avesse letto nella mente dei due youkai –Immediatamente, altrimenti…-

La minaccia rimase sospesa nel vuoto, e non sembrava aver indotto alcuna preoccupazione ai due soldati. Sul volto della ragazza si dipinse una smorfia, non aveva tempo e soprattutto voglia di mettersi a giocare con quei due tizi. Strinse le mani in due pugni, ed appena li riaprì nei palmi vi erano due sfere cariche di energia. I due demoni non ebbero nemmeno il tempo di capire cosa stava accadendo che erano già a terra svenuti.

-Magnifico- sussurrò compiaciuta la kitsune riprendendo il suo cammino

Arrivata al portone principale osservò attentamente le due guardie poste alla sorveglianza. Sorrise, dopo tutto quel tempo erano gli stessi di quando viveva lì. Poi il suo sguardo fu catturato da una figura ben nota che stava uscendo proprio in quel momento. Gli si parò dinanzi bloccando il suo cammino.

-Hey tu spostati- ringhiò il demone

-Yomi, Yomi- cantilenò la giovane –Non si parla così ad una ragazza-

Il secondo in comando del demone volpe fissò attentamente la creatura che aveva davanti. Certo, come aveva potuto non riconoscerla immediatamente! Yumi. Colei che era stata allontanata da Yoko. Un mezzo sorriso si trasformò immediatamente in smorfia. Perché era tornata? L’unico modo per scoprirlo era chiederlo direttamente a lei.

-Che vuoi?- domandò scontrosamente

-Vedere Yoko- rispose Yumi fissando seriamente il ragazzo –Portami da lui-

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Capitolo 23
*** capitolo 23 ***


Capitolo 23

Capitolo 23

La kitsune dorata seguiva senza fiatare Yomi. Il demone non aveva risposto apertamente alla sua richiesta, si era semplicemente voltato ed incamminato. Con la coda dell’occhio la giovane esaminava ogni dettaglio dei corridoi percorsi, nel vano tentativo di notare un qualcosa che ricordasse i momenti in cui passava in quegli stessi androni. Ma non vi era assolutamente nulla oltre ai ricordi suoi e di coloro che l’avevano riconosciuta. Niente stava a dimostrare che avesse vissuto lì. Si fermarono davanti ad una porta. Una porta che aveva attraversato innumerevoli volte. Yomi bussò e dopo aver atteso pochi secondi l’aprì e vi entrò. Da solo. Quando uscì dalla stanza guardò la ragazza e le indicò la porta.

-Entra, ti sta aspettando-

Yumi rimase un po’ a fissare quella porta. Bastava aprirla per rivederlo. Bastava un minimo movimento per poter di nuovo incontrare quegli occhi ambrati che l’avevano incantata. Era arrivata sicura di se, ma in quel momento un piccolo dubbio si era formato nella sua mente. Aveva fatto la scelta giusta? Lui non l’amava. Non poteva provare quel sentimento che si era instaurato in lei. Eppure era stata catturata da quella freddezza, da quella arroganza che erano insite nel kitsune.

“Devo entrare. Devo affrontalo” si disse Yumi per convincersi a varcare quella soglia. E così fece. Entrò e a porta si richiuse dietro di lei.

Seduto sulla sua poltrona a gambe incrociate, con il capo appoggiato alla mano destra, vi era il demone che aveva catturato il suo cuore. Anche se non si era ancora avvicinata a lui, poteva avvertire il suo sguardo. Poteva vedere le iridi ambrate percorse da un qualcosa che non prometteva bene.

-Avvicinati- ordinò il kitsune

Con passo titubante eseguì, giunse a pochi passi da lui e si inginocchiò mormorando un saluto. Yoko scrutò dettagliatamente la creatura che aveva dinanzi. Era cresciuta, oltre all’altezza anche il corpo si era stabilizzato assumendo quelle curve che caratterizzavano un corpo femminile.

Era tornata. Ed era lì di fronte a lui. Un sorriso gelido gli increspò le labbra. Si alzò e si avvicinò alla ragazza.

-Alzati- intimò il demone

Girò attorno a Yumi, per poi tornare a sedersi sulla sua poltrona.

-Cosa ti ha indotto a tornare qui?- chiese con tono atono, mascherando un senso di curiosità che era nata dal momento in cui Yomi gli aveva comunicato l’arrivo della volpe dorata

-Sono qui per mettermi al tuo servizio. Per combattere per te- “E per stare vicina a te” concluse mentalmente. Ma quello non glielo avrebbe mai detto. Mai.

-Tsk. Cosa ti fa pensare che io abbia bisogno di te?- chiese provocatorio

La ragazza si morse il labbro inferiore. Nulla era cambiato dopotutto. Gli piaceva come sempre far comprendere a chi gli stava attorno il poco valore che aveva per lui. D’altronde Yoko Kurama esisteva anche senza gli altri.

-Certo che non ne hai bisogno. A te non occorre nessuno- rispose lei fissando le sue iridi ocra in quelle dello youkai, non era più la ragazzina spaurita che aveva conosciuto, era arrivato il momento di mostrare il suo cambiamento –Ma nonostante questo sei circondato da innumerevoli demoni pronti a morire per te. Me ne chiedo il motivo-

Il kitsune strinse i denti emettendo un lieve ringhio, nessuno poteva parlargli in quel modo. Voleva essere al suo servizio? Molto bene. Far parte del suo schieramento voleva dire eseguire ogni suo ordine. Era arrivato il momento di vedere se quella ragazzina era migliorata veramente nel corso della sua lontananza. Estrasse la sua fidata Rose Whip. Non aveva dimenticato il motivo principale per cui l’aveva allontanata: stava diventando troppo naturale averla tra i piedi ogni giorno della sua vita. Non aveva permesso a nessuno di avvicinarsi tanto a lui, come invece era accaduto con quella volpe. Non aveva mai sentito il bisogno di avere qualcuno. Di donne ne aveva avute tante, non era di certo un segreto. Ma non aveva mai permesso a nessuna di catturarlo. Eppure qualcosa era cambiato. Ed era stata lei a farlo. Ad attuare quel piccolissimo mutamento. E non era ciò di cui aveva bisogno. E glielo avrebbe dimostrato.

Yumi cautamente sfilò dalla guaina fissata al suo braccio il primo pugnale, poi con la mano opposta afferrò anche il secondo che teneva dietro alla schiena. Erano le armi donatale dalla stessa persona con cui si accingeva a combattere. Ne aveva un altro infilato nello stivale destro, ma pur non capendone il motivo, sentiva che era estremamente importante affrontare quello scontro con quelle due armi. Lo aveva intuito appena entrata in quella stanza. Nel momento in cui aveva incrociato le iridi ambrate del kitsune, l’aveva capito, non sarebbe mai riuscita ad uscire da lì senza prima essersi confrontata con il dominatore di quelle terre. Morte. Increspò le labbra in un buio sorriso. La voglia di rivederlo l’aveva condotta alla morte probabilmente.

-Ora vedremo se meriti davvero di far parte delle mie milizie- sussurrò con strafottenza la volpe argentata mentre con uno schiocco secco di frusta andò a colpire il fianco di lei

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Capitolo 24
*** capitolo 24 ***


Capitolo 24

Capitolo 24

La volpe dorata ringraziò tacitamente di avere ancora la fortuna dalla sua parte, aveva evitato il colpo di striscio liberandosi dal pesante mantello e balzando all’indietro. Strinse maggiormente i pugnali tra le mani, mentre espandeva il suo youki.

Yoko la guardò sorridendo, la sua forza era accresciuta veramente, ma non era ancora sufficiente per contrastarlo. Rapidamente si avvicinò a lei ed iniziò una serie di attacchi con la sua frusta, buona parte dei quali venivano tranquillamente schivati dalla kitsune che a tratti rispondeva alle provocazioni utilizzando delle sfere di energia.

I due si fermarono e presero a scrutarsi, Yoko sorrise compiaciuto, la ragazza stava respirando affannosamente, presto avrebbe ceduto, e lui non doveva far altro che attendere quel momento.

Passando la mano sulla fronte, Yumi tolse delle fastidiose gocce di sudore che si erano formate. Era forte. Lo era sempre stato. Ma adesso lo era ancora di più. Il kitsune leggendo negli occhi ocra di lei un attimo di indecisione, si avvicinò per poi colpirla con un pugno nello stomaco.

Con gambe leggermente divaricate e mani appoggiate ai fianchi la volpe argentata osservava con aria di superiorità la creatura dorata che giaceva a terra tenendo una mano nel posto in cui era appena stata colpita e tossendo sangue. Yumi tentò di rimettersi in piedi, respirare era diventato ad un tratto doloroso, i polmoni le parevano in fiamme. Senza guardare in volto quello che era il suo nemico in quel preciso istante, si rialzò rapidamente lacerando con i suoi pugnali l’addome di Yoko, il quale sgranò gli occhi per la sorpresa. Non aveva minimante considerato che la ragazza potesse riprendersi tanto in fretta. Ma la ferita che gli aveva inferto era solo superficiale, non sarebbe mai bastata per fermarlo.

-Molto divertente- mormorò canzonatorio lo youkai –Ma adesso è ora di concludere-

La volpe argentata schioccò le dita per poi andare a risedersi sulla sua poltrona. Dei piccoli semini che erano stati gettati attorno alla kitsune all’inizio dello scontro, iniziarono a germogliare per poi crescere sempre più rapidamente, andando ad intrappolare la ragazza, delicatamente le bloccarono dapprima le braccia, poi le gambe.

Al secondo gesto di Yoko, le piante strinsero in una morsa il corpo di lei. Numerosi tagli più o meno profondi lacerarono la pelle di Yumi. Un grido di dolore le morì in gola, lasciando solo che la bocca si aprisse nella ricerca di aria, nel vano tentativo di chiedere aiuto. Ma nessuna lacrima sgorgò da quelle iridi spalancate verso il bianco soffitto.

Il kitsune sorrise nel vedere quella scena, e soddisfatto si alzò per raggiungere la ragazza con passi molto tranquilli. Voleva stare al suo servizio? Benissimo. Con un ghigno si chinò su di lei, lasciando che le sue piante sparissero. Afferrò il viso di Yumi con forza, e lo avvicinò a se. Con la lingua tolse il sangue che sgorgava da un piccolissimo taglio che aveva sulla guancia, poi catturò le labbra con le sue. Un bacio dal sapore acre del sangue.

La volpe dorata si risvegliò dal suo stato di semicoscienza. Stava accedendo veramente o era frutto della sua fantasia? No, non era un sogno.

Il kitsune si staccò, e si leccò le labbra. L’aveva sempre desiderata anche se non lo aveva mai ammesso.

Un tempo l’aveva trattata con fin troppo cura e l’aveva allontanata. Ma adesso era di nuovo lì. Era stata lei a tornare. Facendo pressione con la mano sul collo la bloccò a terra nuovamente e riprese a baciarla con forza. La parola “delicatezza” non esisteva sul suo vocabolario.

Yumi spalancò gli occhi confusa. Era solo la lussuria che stava guidando i movimenti di Yoko? O qualcosa di più? Un leggero timore si impossessò di lei. Qualsiasi delle due possibilità era quella esatta, non voleva saperlo.

Raccogliendo tutte le proprie energie, Yumi fece esplodere nuovamente il youki scaraventando la volpe lontana. Yoko si riprese velocemente e pulendosi il mento si fermò a guardare la sua kitsune ricoperta di ferite.

Legata e tra il sangue, le sembrava più bella ed indifesa. Le iridi di Yumi si fissarono nelle sue. Vi lesse il desiderio di vendicarsi per il trattamento subito.

No. decisamente non era più la mocciosa di un tempo. Era diversa. Era cresciuta. E questa volta non l’avrebbe più allontanata da sé. Le si avvicinò e fece sparire le piante che la tenevano imprigionata.

-Bentornata- le sussurrò all’orecchio prima di uscire dalla stanza

Barcollante, Yumi si alzò, per ritrovarsi subito a terra. Lo odiava in quel momento. E lo amava ancora di più.

-Maledizione- ringhiò stringendo la mano in un pugno

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Capitolo 25
*** capitolo 25 ***


Capitolo 25

Capitolo più lungo rispetto ai precedenti, per farmi perdonare del lungo ritardo nell'aggiornamento!

Grazie a tutti coloro che hanno commentato Sole e Luna! Un bacione e...

AUGURI DI

BUON ANNO!!!

Capitolo 25

Yumi si svegliò presto quella mattina, e come ogni giorno da quando era tornata appena vedeva attorno a sé la stanza in cui era mancata per tanti anni, non poteva evitare la gioia che le solleticava l’animo. Dio se le era mancata. Era a casa! Mai in tutta la sua vita aveva sentito un posto appartenerle più dei territori di Yoko, più di quella stanza, nonostante quello che lui le aveva fatto.

La volpe balzò giù dal letto ed dopo una rapida doccia afferrò una divisa della milizia del fuoco, era riuscita a convincere il kitsune a lasciargliela indossare, non sapeva nemmeno lei il motivo per cui si era affezionata a quelle vesti, ma forse era fin troppo semplice per essere anche solo preso in considerazione: lì era dove aveva trovato sé stessa. La Yumi che poteva esistere anche se lontana da lui.

Aveva lottato, lo aveva fatto unicamente per trovare la forza per affrontare il mondo, per trovare la forza di tornare da Yoko a testa alta.

Non era più la mocciosa che correva di nascosto sulla tomba del fratello e che si dilaniava per i sensi di colpa. Eppure in fondo all’animo, anche se solo per una piccola parte, lo era. Si. Era ancora la ragazzina che amava quello spettro dall’aspetto fiero, nonostante tutto il dolore che gli provocava solo per divertimento.

Prima di uscire dalla camera sistemò attentamente i pugnali nelle relative guaine, mai sarebbe andata da qualche parte senza, in troppe occasioni le avevano salvato la vita. Un’ombra attraversò il suo viso. Quanto tempo era passato da quando era rimasta sola? Scosse la testa come per scacciare quel pensiero ed aprì di scatto la porta, uscì e la richiuse alle spalle appoggiandocisi con la schiena.

Respirò profondamente, doveva andare alla sala riunioni come ordinato, ci sarebbe stata anche lei? Fece una smorfia, mentre a stento riusciva a trattenere un brivido. Raiha.

Colei che stava sempre assieme a Yoko.

Colei che placava la lussuria di Yoko.

Colei che aveva preso il suo posto, o che comunque il posto che le sarebbe spettato.

La odiava. Non aveva mai provato un sentimento tale per nessuno. Le iridi sabbiose si illuminarono di una luce tetra, mentre la volpe iniziava a percorrere il corridoio. In quel momento però non aveva tempo per la gelosia. C’era una guerra alle porte. Da quello che aveva sentito, Yoko voleva iniziare una guerra per estendere ulteriormente il proprio dominio, verso nord. E ciò voleva dire solo una cosa: ci sarebbe stato un vero spargimento di sangue tra i due schieramenti.

Arricciò il naso al pensiero. Come in tutte le altre fantastiche idee del kitsune, quali erano razzie ai danni di potenti youkai, lei sarebbe stata in prima linea assieme agli altri due soldati che avevano un rango superiore a tutti i demoni che costituivano le milizie di Yoko. Da quando era tornata, l’esercito era stato suddiviso in tre schiere guidate da: lei; Kuronue e Yomi.

Ma quella sarebbe stata la prima volta in cui si sarebbe vista coinvolta in una vera guerra. Era paura quella che le scorreva nelle vene? Forse, ma non lo avrebbe mai ammesso.

Entrando nella sala delle riunioni, di cui porta era aperta per permettere a tutti coloro che dovevano partecipare al concilio di accomodarsi, Yumi fece viaggiare lo sguardo su tutti i volti presenti in quella grande stanza. Alzò la mano com’era solita salutare Kuronue, e gli si avvicinò sorridendo.

-Yoko non è ancora arrivato?- chiese la volpe quando fu di fronte allo youkai

-Così sembra- rispose vago lui evitando le iridi sabbiose indagatori

La ragazza gli si avvicinò maggiormente serrando i denti ed emettendo un ringhio che fece voltare coloro che erano vicini abbastanza da sentirlo. Con un gesto fulmineo gli afferrò il colletto della tuta da combattimento nera e lo avvicinò maggiormente a sé.

-È con quella?- domandò con rancore stringendo maggiormente la stoffa

-Calmati adesso Yumi- le sussurrò lo youkai –Stai solo facendo il suo gioco. Possibile che tu non te ne renda conto?-

Con gli occhi spalancati lasciò andare la presa, aveva giurato di non farsi prendere dalla gelosia, eppure eccola là a pensare di nuovo a quella dannata gatta.

-Quel bastardo- ringhiò la ragazza dai lunghi capelli –Me la pagherà!-

Fissò con astio Kuronue poi voltandogli le spalle si diresse quasi correndo verso l’uscita della sala.

-Aspetta!- gridò lo spettro inutilmente, ormai si era già allontanata.

Yumi percorreva con passo spedito lo stesso percorso che solo poco tempo prima fatto nel verso contrario. Come osava quel maledetto? Ma soprattutto come osava quella puttana! A stento riusciva a trattenere il proprio youki mentre ormai in preda alla rabbia più profonda si stava dirigendo verso la stanza del kitsune.

Al suo passaggio i demoni che fungevano da servi in quel palazzo da centenni e che non possedevano una grande forza furono spazzati via. Annientati dal solo contatto dell’aura che la volpe dorata emanava. Chi fu più fortunato e veloce si scostò o andò a nascondersi. Quella ragazza faceva paura, forse più di quanto ne avesse mai fatta il padrone di casa.

In breve tempo Yumi si ritrovò davanti ad una porta di legno massiccio pitturata di bianco e decorata in oro con forme arcaiche. Aprì la mano destra concentrando parte di youki fino a renderlo visibile sottoforma di una sfera, mentre con l’altra afferrò il pugnale contenuto nella guaina fissata dietro la schiena. Senza il minimo sforzo la lama dell’arma intuendo lo stato d’animo della sua dominatrice divenne di un blu intenso come mai era successo prima.

La sfera d’energia andò a colpire la serratura, Yoko avrebbe dovuto metterne una nuova appena possibile. Spalancò la porta e rimase pietrificata per una manciata di secondi. Yoko era nudo sopra di lei. E quella sgualdrina ansimava aggrappandosi alle lenzuola senza il minimo ritegno.

Un senso di nausea si impossessò dell’allieva del kitsune mentre con la mano libera afferrò il rimanente pugnale. Lo youkai argentato sorrise notando l’interferenza della ragazza, ed il piccolo ghigno si trasformò in una risata quando rotolando schivò il pugnale che dava l’impressione di reclamare sangue. Yoko si allontanò da Raiha e dopo essersi messo a carponi sul letto si avvicinò alla kitsune dorata.

-Sei venuta per unirti a noi?- domandò sorridendo lui –Se l’avessi saputo prima ci saremmo divertiti tutti insieme- aggiunse allargando il ghigno.

-Dannato figlio di puttana!- ringhiò Yumi tentando di colpirlo di nuovo con entrambi i pugnali

Doveva morire! Doveva soffrire come un cane! Quel bastardo infame, quello stronzo maledetto doveva…improvvisamente la ragazza si bloccò ricordandosi della presenza di un’altra persona in quella stanza. Di un’anima che meritava una morte lenta e dolorosa alla pari, se non peggio, dello spettro argentato.

Tremante ed infastidita per quell’interruzione, Raiha giaceva sulla sponda del letto avvolta dal lenzuolo di seta. Fissava con rancore quella volpe pazza, e nel contempo ne temeva lo youki che ancora aleggiava minaccioso nella stanza. Ma appena notò le iridi ocra fissarsi sulle proprie, la gatta rabbrividì.

Yumi ignorò la provocazione del suo maestro, salì in piedi sul letto per scaraventarsi poi sulla neko che lanciò un grido ed implorò aiuto a Yoko, il quale divertito si adagiò meglio sul letto per gustarsi la scena, ridacchiò pensando che se avesse saputo prima che sarebbe mai potuta accadere una cosa del genere avrebbe benissimo fatto in modo che le due donne si trovassero nella stessa stanza già tempo addietro.

La volpe lasciò cadere i pugnali sul soffice letto per afferrare il collo della gatta dai riccioli rossi tra le mani ed iniziare a stringere con tutta la sua forza, mentre il suo youki le circondava con una potenza tale da rendere l’aria quasi inspirabile. La stava strangolando. Aveva già ucciso in più di un’occasione, ma mai aveva pensato a quanto fosse inebriante sentire sui propri polpastrelli il flusso del sangue che scorreva nelle vene.

-Smettila Yumi- disse la volpe accarezzandole i lunghi capelli dorati

Come risvegliata da un incantesimo, la ragazza lasciò andare lentamente la presa, ma appena sentì Raiha tossire mormorando tra una boccata d’aria e l’altra apprezzamenti poco fini nei suoi confronti, con un mezzo sorriso afferrò il primo pugnale che trovò al suo fianco e lo conficcò nel braccio della gatta, la quale ormai senza energie di qualsiasi tipo svenne dal dolore.

-Te la sei cercata, sgualdrina- sibilò la kitsune fulminandola con gli occhi

Yoko fece scorrere le dita lungo la stoffa che ricopriva la schiena della sua allieva e con forza le afferrò la mano tirandola verso di sé. Con gli occhi spalancati la ragazza sentì le tiepide labbra della volpe appoggiarsi sul suo collo, rabbrividì di piacere.

-Bastardo…- sussurrò con voce roca lei

Doveva odiarlo per quello eppure non poteva. Lo amava troppo.

-Che schifo!- gridò Yumi allontanandosi talmente rapidamente da impedire a Yoko di trattenerla –Ci provi con me dopo essere stato con quella?- domandò con disgusto strofinando le braccia con le mani per togliere la pelle d’oca che le aveva provocato il solo pensiero –Va a farti un bagno prima!-

Yoko sorrise, lei era cambiata. Qualsiasi cosa le fosse successa nelle terre del fuoco l’avevano resa diversa anche se a volte impercettibilmente. E dopo mesi dal ritorno della volpe dorata, lo spettro, si ritrovò a pensare a quanto le fosse mancata. Ridacchiando si stiracchiò e scivolò fuori dal letto anche se con rammarico.

Guardando il suo youkai preferito, nella mente di Yumi balenarono le parole di Kuronue. Stava facendo il suo gioco? Ottimo, se la partita era quella non si sarebbe tirata indietro. Avrebbe giocato fino alla fine.

-Fermati Yoko- sussurrò lei sgattaiolando giù dal letto ed abbracciandolo da dietro

La pelle sudata della volpe emanava calore, constatò la ragazza arrossendo un poco.

-Dobbiamo andare alla riunione. Domani ci sarà una guerra- mormorò con tristezza lei

Yoko si voltò e la baciò, appena percepì che le gambe della ragazza stavano per cedere la prese tra la braccia e la ributtò sul letto. Quella mocciosa piombata nella sua vita senza permesso era ormai una delle più subdole droghe.

-Al diavolo la riunione- rispose lui più a sé stesso che ad altri

-Morirei per te, lo sai?- domandò Yumi fermandogli il viso tra le mani –Giurami che non mi lascerai da sola. Giurami che qualsiasi cosa succederà tu mi seguirai. Giuralo-

-Se è per te lo faccio volentieri- sussurrò tra i denti lo spettro ed afferrando il pugnale rimasto sulle lenzuola passò la lama sul palmo della mano –Lo giuro sul mio sangue-

A quelle parole Yumi lo baciò per poi tirargli una gomitata nello stomaco. Non si era dimenticata della presenza di troppo in quella stanza, o meglio, in quel letto. E non si era di certo scordata della riunione. Quello Yoko doveva darsi una regolata!

-Togliti- ringhiò la ragazza –Dobbiamo andare, mio Signore!- aggiunse sussurrando tra i denti quasi con scherno strisciando nuovamente via dal letto ed aggiustandosi le vesti

-Yumi- mormorò serio il kitsune –Che fine ha fatto Kiemon?- non sapeva perché le aveva fatto quella domanda proprio in quel momento, ma di una cosa era sicuro doveva saperlo

-L’ho ucciso- rispose con noncuranza la ragazza mentre con un ghignò sfilò il pugnale dal braccio di Raiha che giaceva ancora senza sensi

Kurama si rivestì ed uscì dalla propria stanza seguito dalla sua compagna, nessuno dei due fiatò durante il tragitto, eppure c’erano ancora tante domande senza risposta, tante domande rimaste ancora una volta tacite da entrambi i lati.

Improvvisamente i mormorii nella sala cessarono quando dalla porta apparvero le figure di Yoko e Yumi.

-Vedo che ci siamo tutti- si complimentò lo spettro argentato –O quasi-

Ogni sguardo andò a posarsi su quell’unico posto vuoto. Yomi non c’era. Kuronue rabbrividì, ormai non poteva più fare nulla per l’amico. Quella volta niente al mondo lo avrebbe salvato dalla vendetta del gelido kitsune.

La riunione durò relativamente poco, tutto era stato deciso nei dettagli, nulla era stato tralasciato, anche la sezione dell’esercito di Yomi era stata ripartita adeguatamente.

-Potete andare- annunciò Yoko alzandosi –Voi due restate- sussurrò fissando la sua allieva ed il demone che gli era stato al fianco da decenni

Nella sala che fino a qualche minuto prima era stata testimone di una riunione che avrebbe stabilito il futuro di quel regno, ora regnava l’assoluto silenzio. I tre che erano rimasti si fissavano guardinghi o scettici.

-Bene Kuronue, dov’è finito quell’idiota?- domandò con una smorfia Yoko giocherellando con la rosa che teneva nella mano

-A fare un’incursione- sussurrò intimorito il demone –Un grande tesoro sembra essere nascosto in un castello diroccato non molto lontano da qui-

-Capisco- mormorò atono la volpe –Così ha deciso di andare. Bene. Chiama Yujikin, fallo venire da me immediatamente-

-Si- rispose prontamente lo spettro per poi allontanarsi il più velocemente possibile

E così erano rimasti solo loro due. Sul volto del kitsune apparve un nuovo ghigno. Ora che la riunione era finita potevano riprendere da dove erano rimasti!

-Yoko…- sussurrò languida la kitsune intuendo i desideri del suo demone, il quale senza dire nulla riprese a baciarle il collo

-Yoko?- domandò chiudendo gli occhi per far pressione al suo autocontrollo

-Che vuoi?- chiese di rimando scocciato per aver dovuto interrompere quel contatto con la candida pelle anche se solo per un attimo

-Non ti sei ancora fatto un bagno! Ecco cosa c’è!- ringhiò Yumi

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