All you need is love di wereallyloveklaine (/viewuser.php?uid=151970)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** -1. ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2. ***
Capitolo 1 *** -1. ***
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1.
Era un disastro! Tutto era un disastro, lei..la
sua vita e la sua
stupida ossessione per quei film romantici che davano il
venerdì
sera.
Ma come aveva potuto
anche solo
pensare di scrivere una lettera e spedirla ad un indirizzo a caso! Come
aveva anche solo potuto pensare di cominciare a scrivere un libro!
Lei poteva scrivere
una pagina di
diario strappa lacrime o un tema sui bambini senza famiglia con tutta
la passione possibile per ottenere trenta all'esame finale, ma era
certo che non poteva scrivere un libro che trattava l'amore,
perché lei non ne sapeva proprio niente.
Ma quando si beve
troppo e si
arriva ad un punto di rottura troppo profondo arrivi ad un livello di
pazzia così elevato che ti riduce a fare cose del genere.
"Anna sta tranquilla,
è solo
una stupida lettera..sarà arrivato a qualche vecchio che non
vede più oppure ad una famiglia così numerosa e
incasinata che butta tutte le buste della posta che non siamo bollette
o multe." Aveva detto Caterina, la sua migliore amica rimasta incinta
da un chitarrista dai capelli lunghi e privo di quel poco di buon senso
che il Signore offriva appena nati.
"Pensa che non l'hai
spedita via
bottiglia che naviga per il mare..la si che ti avrei considerato pazza,
quindi rilassati, magari l'indirizzo non esiste." Aveva detto
Alessandro, il suo migliore amico che non aveva niente di particolare,
se non una stranissima voglia continua di cibo. Mangiava spesso, ma la
cosa straordinaria era che non era grasso, tutt'altro.
Adorava i suoi amici,
cercavano di
aiutarla così..nel modo più spontaneo e
sarcastico
possibile. E c'erano sempre riusciti..a farla stare meglio intendo, ma
quella volta proprio no.
Ed eccola la, Anna la
ragazza
strana e con la voglia di vivere che a volte arrivava sotto zero. Non
che fosse depressa, solo a volte -quando tornava a casa e si sdraiava
nel divano con del gelato- guardava la televisione, quei film belli e
romantici e si immedesimava nei personaggi. Aveva questa strana dote di
entrare dentro il film e viverlo senza interruzioni, poi
però il
film finiva e tornava nella vita reale e si guardava intorno, ed era
sola.
Il suo sogno? Trovare
un Mr. Darcy,
sposarlo e farlo suo per sempre. O un Dorian Grey solo senza quei
casini del libro. Solo un ragazzo che con i suoi modi di fare l'avrebbe
fatta sentire viva..vivere nella continua guerra ma..passionale.
E quindi aveva fatto
quella strana
pazzia di prendere carta e penna e aveva scritto tutto, ma proprio
tutto quello che riguardasse lei e aveva chiesto aiuto. Voleva scappare
e farsi una vita nuova perché quella proprio non la
sopportava
più. E' che proprio non ci riusciva a conoscere nuova gente,
e
la gente non ci teneva a conoscerla perché conosceva il suo
passato e tutti sanno quanto le persone amano giudicare.
Quindi a volte si
ritrovava a
girare per quel piccolo paese con poco più di cinque mila
persone e trovarsi così sola e invisibile che se avesse
gridato
nessuno l'avrebbe sentita. Ma era bella, Anna, era una di quelle
bellezze che se non la guardi bene non te ne accorgi, perché
nessuno riusciva subito a notare quello spicchio marrone in mezzo
all'iride completamente verde..e quella pelle così liscia di
un bianco puro, e quei capelli che le circondavano il volto e donavano
la
faccia così piccola che faceva tenerezza. La natura
però
non sempre era generosa al cento per cento, infatti non le piaceva il
sorriso, i denti anche se incredibilmente bianchi non erano perfetti,
aveva quell'odioso dente al centro leggermente storto che non la
lasciava sorridere a pieno per la vergogna. Aveva pesato a mettere
l'apparecchio e di risolvere il problema, ma poi aveva pensato che se
era nata in quel modo un motivo ci doveva pur essere..magari avrebbe
trovato un ragazzo così perfetto per lei che si sarebbe pure
innamorato del suo sorriso storto.
Ma dopo mesi e mesi,
dopo che era
finalmente riuscita a non pensarci più e credere davvero che
l'indirizzo non esistesse..arrivò la risposta. Ovviamente
scritta al computer, chi era il pazzo che rispondeva a penna? Non siamo
più negli anni '80, purtroppo.
Ed eccola li, la
lettera aperta ma
non letta. L'aveva lasciata al centro del tavolo e ci girava intorno
non sapendo che fare. Ci poteva essere scritto di tutto, un numero di
un buono psicologo, insulti perché quella persona aspettava
un'altra lettera importante e invece si era ritrovata quella..cosa.
"Anna. Sono sicura che
non
sarà una risposta così brutta, leggi dai." le
stava
dicendo Caterina mentre era al telefono con lei.
"Caterina. Tu eri
quella che diceva
anche che sarebbe arrivata a persone che se ne sarebbero infischiate,
scusa se non ti credo eh." aveva risposto Anna.
"Senti, io sono a
lavoro e non ho
tempo da perdere, scusa se cerco di consolarti. Ma tu non mi ascolti e
mai e quando lo fai scegli sempre le mie cavolate e non le cose serie.
Quindi ora che sono seria mi ascolti, chiudi questo dannato telefono,
prendi la lettera e la leggi. Poi quello che c'è scritto non
cambierà niente. E' solo una stupida lettera. Buon lavoro."
E
semplicemente aveva chiuso.
Era facile per lei,
infondo mica aveva rivelato tutti i suoi segreti ad uno/una
sconosciuto/a.
Buttò il
telefono ne divano
dietro di lei, e si era avvicinata alla lettere. Non c'era scritto
molto. Leggeva un: Distinti saluti, Laila.
Quindi era una donna.
Lesse la prima parola.
Cara.
Quindi forse era
gentile.
Lesse una parola dal
centro.
Vorrei.
Forse voleva che non
le inviasse più lettere. Era spaventata.
Ma si sedette comunque
e la lesse.
"Cara Anna,
scusa
per il ritardo, volevo tanto
risponderti prima ma semplicemente non avevo il coraggio. Sono una
mamma, sai ho una figlia e anche lei sta passando quello che hai
passato tu anni fa. Per questo non ti ho scritto prima,
perché
mi sembrava una cosa troppo assurda trovare la vita di mia figlia in un
pezzo di carta. Il primo amore fa sempre schifo. Vedi me, che a
distanza di anni non riesco a non odiare il ragazzo che si era portato
via la prima volta. Mia figlia a differenza tua non vuole reagire,
è la ferma immobile che capisci che è viva quando
ha fame
e scende in cucina e mangia, e poi si chiude di nuovo in camera sua e
io non so che fare. Quindi come potevo aiutarti se sono incapace di
aiutare mia figlia?
E'
stata una delle esperienze
più belle di tutta la mia vita leggere la tua lettera,
c'erano
tutte le emozioni mischiate, rabbia, amore, e anche un po' di speranza.
Cosa
credi, che solo tu non sai come uscire dai tuoi problemi?
Comunque,
la tua storia mi ha
commosso così tanto che ho pensato io a come aiutarti. Dici
tanto che vuoi scappare, che vuoi cominciare da zero e che vuoi un
segno per andare avanti. Ho pensato..e se il segno fossi io? Se io
fossi la tua piccola luce alla fine della tua strada? Ho una casa
abbastanza grande per viverci in tre persone, prima veniva a stare da
noi la nostra signora delle pulizie ma ora è andata via
causa
gravidanza. E se ti offrissi di stare da me per un po'? Magari cambiare
aria per un breve periodo ti darà l'ispirazione per finire
il
libro che sono sicura non hai ancora cominciato, e magari
chissà..puoi trovare l'amore. La mia offerta è
questa,
basta che mi dai una conferma a quest'indirizzo e ti do tutti i
dettagli. Non voglio sembrare inopportuna, o una maniaca ad invitarti
così..è che nelle tue parole vedo mia figlia, e
tu sembri
forte e magari puoi aiutarla. Come lei può aiutare te,
magari
convincerà anche te che le canzoni di Taylor Swift sparate
al
massimo volume rilassano.. Attendo.
Distinti saluti, Laila."
E dentro, c'era
davvero un po' di
speranza. Poteva accettare e scappare dai problemi scrivendo una sola
parole "si". Oppure poteva continuare a marcire dentro quella casa che
ormai puzzava di vecchio, e vedere film che ormai sapeva a memoria.
Scappare o restare?
La risposta
è semplice, se ne hai la possibilità..scappa!
$$
"Caterina?
Si..si tranquilla. Come?
Questo casino? Ah si..sono all'aereo porto. Non ti preoccupare, so
quello che faccio. Si..ti voglio bene anche io. Ciao Cate."
|
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Capitolo 2 *** Capitolo 2. ***
All'aereo porto potevi vedere qualsiasi tipo di
persone. Potevi vedere chi prendeva un'aereo controvoglia, chi non
vedeva l'ora di partire salutando tutti con un sorriso così
felice che ti trasmetteva serenità.
C'era chi camminava distratto guardando il telefono e correva, chi
buttava i borsoni per terra dopo avere perso l'aereo per pochi minuti.
E chi..come me, si guardava intorno cercando qualcuno di familiare. Il
problema era che io non sapevo com'era fatta la donna che sarebbe
dovuta venire a prendermi.
Ma poi la vidi, più lontano dalla fune che divideva chi
arrivava e chi doveva partire. Una ragazza, avrà avuto
minimo diciassette anni, con un sorriso spento e un foglio con scritto
"Anna Musa."
Sì, non amavo molto il mio cognome molti mi prendevano in
giro, altri mi chiamano "Musina", altri "Musanna". Ma che potevo fare?
Solo conviverci.
Mi avvicinai cauta, era una bella ragazza, dal viso dolce e le ciglia
lunghe e folte non coperte dal trucco. Aveva sicuramente un po' di
copri occhiaie messo male visto che si vedevano comunque quelle borse
viola sotto gli occhi.
"Anna." disse semplicemente quando ci trovammo faccia a faccia. "Si."
dissi semplicemente.
Ovviamente non aveva voglia di parlare, saltammo i convenevoli. "Di
qua, siamo con la mia macchinetta. Mia mamma si scusa ma doveva
sbrigare delle faccende." aggiunse semplicemente, con la voce
più annoiata possibile.
"Ok, piacere comunque." allungai la mano, che lei strinse debolmente.
"Jasmine." La guardai confusa. "Mamma adora questi nomi strani e
innovativi." disse simulando un sorriso, sincero..almeno quello.
"Comunque, hai solo quella valigia?" chiese indicando con un'alzata di
mento la mia bellissima valigia blu notte.
"C'era un peso massimo e non ho avuto il tempo di prendere altre
valigie quindi mi sono arrangiata come meglio potevo." risposi,
contenta della mia opera d'arte, tantissime cose piegare in modo tale
da poter entrare senza avere problemi con la cerniera. Talento puro.
Ci mettemmo un po' a trovare la macchina, lei imprecava dicendo che
prima non c'erano tutte quelle macchine, ma io sorridevo piacevolmente
sorpresa da quel tempo bellissimo. Si intravedevano solo poche nuvole,
ma era una vista piacevole sotto quel cielo incredibilmente azzurro. Il
sole fortunatamente non bruciava, quindi la giacca che avevo indosso
non dava particolarmente fastidio.
Sistemammo tutto, ero felice dopo tutto, non era poi così
male quella piccola città. Assomigliava tanto ad un
quartiere americano con quei piccoli vialetti dove le persone si
spostavano anche con le bici. Era un posto che trasmetteva pace e anche
sicurezza sembrava che nessuno avesse paura che potesse succedere
qualcosa, mi domandai se la sera tutti camminavano tranquillamente
senza avere paura di essere attaccati da qualcuno, o qualcosa.
La cosa che mi aveva lasciato molto sorpresa era stata la grandezza
impressionante di ogni singola casa, delle macchine non propriamente
piccole che passavano accanto a noi, ai negozi che incontravi ogni tre
palazzi o meno.
"Non ti fare impressionare da questo posto, dove abitiamo noi tutte
queste cose te le sogni." disse Jasmine mentre guardava fissa la strada
con entrambe le mani al volante.
"Come?"
"Stai guardando questo posto come se fossi in paradiso, ma noi non
stiamo qua. Dall'altra parte, l'ultima, piccola dove non possiamo
permetterci questo." disse alternando lo sguardo da me e la strada "Ma
è più bello perché è come
se entrassimo in un'altra piccola città dove tutti conoscono
tutti, tipo questi solo più buoni." e sorrise. E sorrisi
anche io, adoravo le piccole città o paesi dove tutti
adoravano tutti senza problemi.
"Non vai a scuola, tu?" chiesi io dopo un altro po' di imbarazzante
silenzio.
"Si, ma oggi mia mamma mi ha dato il permesso di stare a casa a patto
di venire da te, è la prima volta dopo settimane che vengo
qua. Non mi manca per niente questo lato."
"Immagino sia per lo stesso motivo per cui hai quelle occhiaie." dissi,
cercando di capirci qualcosa.
"Se intendi per il padre del mio futuro bambino, allora si." rispose
freddamente accostando e alzando con una forza impressionante il freno
a mano e uscendo lasciando me con una faccia sbalordita. Uscii comunque
dalla macchina, cominciando a guardami intorno. Era piacevole comunque,
certo non c'erano quei piccoli marciapiedi perfetti con l'erba attorno,
ma era comunque un bel vedere.
C'erano molti palazzi e non case singole, c'era un bar di fronte al
palazzo dove avrei dovuto abitare. Mi piaceva, era deciso.
"Senti, mia mamma credo che dovrebbe arrivare a momenti tu va, queste
sono le chiavi, è la prima porta del terzo piano." disse
mentre mi passava le chiavi, e apriva il portone. "Sistemati nel salone
o in cucina, poi quando viene mamma ti aiuta lei, ora scusami ma
scappo." aggiunse frettolosamente mentre rientrava in macchina.
"Ma.."
Tutto sommato la casa non era
niente male, era stato parecchio imbarazzante entrare in una casa
vissuta e sconosciuta. Ma era accogliente, era piccola ma non troppo.
La parte della casa che preferivo era quella finestra stretta e lunga
all'angolo del salone che aveva la visuale più bella che
avessi mai visto, quasi più bella di quella dell'aereo. Era
li, tutta la città rimpicciolita e coperta dal sole, era li
in tutto il suo splendore e io non potevo far altro che innamorarmene
secondo dopo secondo.
La cucina era in disordine, la tazza ancora con un goccio di latte si
trovava in mezzo al tavolo circondata da molliche di biscotti, la
pentola di trovava nel lavandino riempita di acqua e la televisione
trasmetteva delle immagini mute. Sembrava casa mia dopo tutto, solo un
po' più piccola. Per ammazzare il tempo sistemai, non me la
sentivo di girare per casa senza il permesso della padrona, mi sentivo
più a mio agio se le davo una mano. Ero piuttosto curiosa di
sapere che tipo era, che faccia aveva.
Il tempo passava e mi sentivo come in un film, non era possibile che il
destino mi avesse portato a tutto questo, è semplicemente..
"Salve famiglia! Si lo so, posso spiegare perché sono
qui..c'è qualcuno in cucina? Jasm? Sei tu? Perché
se non sei a scuola di nuovo credo che.." si fermò quella
voce appena mi vide "oh, tu non sei Jasmine."
Ed eccolo li, che cosa potevo dire? Era bello. Era il ragazzo
più bello che io abbia mai visto, forse per quei capelli
biondi con la ricrescita nera, o quelle labbra carnose ma non troppo,
occhi che brillavano di luce propria e sorriso così..bello.
"No, e tu non sei Laila." dissi ridendo. Era strano, aveva una giacca
col cappuccio messo e nessuna maglietta sotto e dei pantaloni da
ginnastica.
"Decisamente no. Sono-"
"Sebastian Antonio Maria Converte non ti muovere da dove sei!" disse
una voce femminile, non troppo giovane.
"Oh..scusami." sussurrò mentre cominciava a correre per
tutta la casa seguito da una donna. Non potevo far altro che ridere,
con un peso nel cuore che era pure gioia. Era questa la
felicità?
"Zia..zia zia ti prego." gridava lui mentre cercava di pararsi da tutte
le cose che, probabilmente Laila, tirava.
"Tu brutto mostro, come osi scomparire per mesi e poi tornare conciato
così. Sta fermo che devo ucciderti!" diceva lei, o meglio
gridava.
Poi forse si accorse della mia presenza e infatti disse "Ciao
Anna, un attimo, uccido lui e sono subito da te. Tu!" e la maratone
ricominciava.
Dopo vari oggetti volanti e qualche risata da parte di tutti, lui si
fermò e l'abbraccio da dietro. Era la scena più
tenera che io abbia mai visto, Laila si era girata e aveva ricambiato
la stretta come fosse una mamma, la sua.
"Oh piccolo.." avevo sentito sussurrare mentre quel momento di
tenerezza continuava.
Inutile dire che mi sentii di troppo ed uscì di casa
aspettando nel pianerottolo.
Era bella Laila. Portava dei capelli corti alle spalle ed era castana,
aveva degli occhi così dolci che ero sicura che se si fosse
arrabbiata faceva comunque tenerezza. Forse era la fortuna della
famiglia la bellezza. Ne avevo visti solo tre e già ero
rimasta stupita.
Non mi ricordo esattamente quando tempo
era passato, forse minuti o ore, avevo visto la città dalla
grande finestra che c'era di fronte alle scale. In realtà
tutto il palazzo aveva una facciata fatta di vetro, ed era perfetto.
Avevo visto gente camminare per strada senza nessun interesse
particolare, avevo visto le persone che entravano ne bar di fronte,
erano soprattutto uomini e non tutti sembravano particolarmente
affidabili.
Avevo visto un vecchio signore dalla bassa statura e col pancione
simile ad un'anguria con un grembiule da cucina blu scuro, faceva
simpatia nonostante gridasse -o almeno credo- contro tutti quelli che
vedeva.
"Ehi tu, puoi entrare." aveva detto..Sebastian a quanto pare.
Mi alzai sistemando il pantalone. Era così strana e non
reale quella situazione che se me l'avessero detto qualche mese o
settimana prima sarei scoppiata a ridere.
"Laila?" dissi notando lei che sistemava tutto quel casino che quella
casa era diventata.
"Oh si..scusami per prima, ma era da tempo che quel bambino non si
faceva vivo e dovevo per forza fare tutta quella scenata. E'
insopportabile quando fa così."
"Vedi che sono qui, riesco a sentirti." disse il diretto interessato
dal divano, nel quale si era sdraiato.
"Appunto. Comunque..mi dispiace anche per averti fatto aspettare
così tanto, poi darò una lezione a mia figlia,
non capisco come si possa essere così irrispettosi. Ti
faccio vedere la camera."
Disse tutto in un fiato che quasi credetti di confondermi. Ma la seguii
comunque verso l'ultima stanza infondo al corridoio. Era parallela alla
porta d'ingresso ed era chiusa a chiave.
E dentro c'erano dei..poster?
La guardai confusa tanto che rise e si diede un colpo -decisamente
forte- in testa con la mano.
"Qui ci stava Sebastian, non me la sono sentita di cambiare la
situazione. Credo che dovreste dividermi la stanza per un po'.
Tranquilla non sarà tanto tempo, tanto poi un giorno tu ti
alzi e lui è andato via." Concluse sorridendo tristemente.
Chissà cosa faceva per fare quel tipo di vita, Sebastian.
Glielo avrei chiesto, prima o poi.
"Non c'è problema, alla fine l'ospite sono io mi devo far
piacere tutto. Ma in questo caso mi è andata bene." dissi
sorridendo.
Parlammo molto quella
giornata, avevamo pranzato tutti insieme tranne Jasmine, lei non c'era
e non sarebbe tornata a quanto ho capito. Non era proprio una bella
situazione, loro non si aspettavano la gravidanza e non si aspettavano
nemmeno che il padre ovvero un certo Antonio l'avrebbe lasciata.
Non si aspettavano la morte del padre o marito molto tempo fa, e nemmeno
che oltre a lui era rimasto senza genitori anche Sebastian.
Lui non aveva commentato mentre Laila raccontava, era come se quella
storia l'avesse sentita e risentita e ormai non faceva più
effetto. Era grande lui, aveva ventisette anni e faceva il ginnasta.
Quando parlava l'unica cosa che potevi fare era fissare le sue labbra e
annuire come un'ebete.
Sarebbe stata una bella esperienza, ne ero certa.
Avrei imparato molto da loro e dalla loro forza, avrei trovato delle
amiche fantastici e delle persone che mi sarebbero entrate nel cuore
inaspettatamente.
Mi sarei ritrovata all'aereo porto senza nessuna intenzione
di tornare alla solita vecchia vita, ma dovevo farlo per forza.
Ma la cosa che non sapevo e che non mi sarei mai aspettava era che
avrei trovato la felicità, o quella cosa che oggi molti
chiamano amore.
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