All you need is love

di wereallyloveklaine
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** -1. ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2. ***



Capitolo 1
*** -1. ***


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1.

Era un disastro! Tutto era un disastro, lei..la sua vita e la sua stupida ossessione per quei film romantici che davano il venerdì sera.

Ma come aveva potuto anche solo pensare di scrivere una lettera e spedirla ad un indirizzo a caso! Come aveva anche solo potuto pensare di cominciare a scrivere un libro!
Lei poteva scrivere una pagina di diario strappa lacrime o un tema sui bambini senza famiglia con tutta la passione possibile per ottenere trenta all'esame finale, ma era certo che non poteva scrivere un libro che trattava l'amore, perché lei non ne sapeva proprio niente.
Ma quando si beve troppo e si arriva ad un punto di rottura troppo profondo arrivi ad un livello di pazzia così elevato che ti riduce a fare cose del genere.
"Anna sta tranquilla, è solo una stupida lettera..sarà arrivato a qualche vecchio che non vede più oppure ad una famiglia così numerosa e incasinata che butta tutte le buste della posta che non siamo bollette o multe." Aveva detto Caterina, la sua migliore amica rimasta incinta da un chitarrista dai capelli lunghi e privo di quel poco di buon senso che il Signore offriva appena nati.
"Pensa che non l'hai spedita via bottiglia che naviga per il mare..la si che ti avrei considerato pazza, quindi rilassati, magari l'indirizzo non esiste." Aveva detto Alessandro, il suo migliore amico che non aveva niente di particolare, se non una stranissima voglia continua di cibo. Mangiava spesso, ma la cosa straordinaria era che non era grasso, tutt'altro.
Adorava i suoi amici, cercavano di aiutarla così..nel modo più spontaneo e sarcastico possibile. E c'erano sempre riusciti..a farla stare meglio intendo, ma quella volta proprio no.
Ed eccola la, Anna la ragazza strana e con la voglia di vivere che a volte arrivava sotto zero. Non che fosse depressa, solo a volte -quando tornava a casa e si sdraiava nel divano con del gelato- guardava la televisione, quei film belli e romantici e si immedesimava nei personaggi. Aveva questa strana dote di entrare dentro il film e viverlo senza interruzioni, poi però il film finiva e tornava nella vita reale e si guardava intorno, ed era sola.
Il suo sogno? Trovare un Mr. Darcy, sposarlo e farlo suo per sempre. O un Dorian Grey solo senza quei casini del libro. Solo un ragazzo che con i suoi modi di fare l'avrebbe fatta sentire viva..vivere nella continua guerra ma..passionale.
E quindi aveva fatto quella strana pazzia di prendere carta e penna e aveva scritto tutto, ma proprio tutto quello che riguardasse lei e aveva chiesto aiuto. Voleva scappare e farsi una vita nuova perché quella proprio non la sopportava più. E' che proprio non ci riusciva a conoscere nuova gente, e la gente non ci teneva a conoscerla perché conosceva il suo passato e tutti sanno quanto le persone amano giudicare.
Quindi a volte si ritrovava a girare per quel piccolo paese con poco più di cinque mila persone e trovarsi così sola e invisibile che se avesse gridato nessuno l'avrebbe sentita. Ma era bella, Anna, era una di quelle bellezze che se non la guardi bene non te ne accorgi, perché nessuno riusciva subito a notare quello spicchio marrone in mezzo all'iride completamente verde..e quella pelle così liscia di un bianco puro, e quei capelli che le circondavano il volto e donavano la faccia così piccola che faceva tenerezza. La natura però non sempre era generosa al cento per cento, infatti non le piaceva il sorriso, i denti anche se incredibilmente bianchi non erano perfetti, aveva quell'odioso dente al centro leggermente storto che non la lasciava sorridere a pieno per la vergogna. Aveva pesato a mettere l'apparecchio e di risolvere il problema, ma poi aveva pensato che se era nata in quel modo un motivo ci doveva pur essere..magari avrebbe trovato un ragazzo così perfetto per lei che si sarebbe pure innamorato del suo sorriso storto.
Ma dopo mesi e mesi, dopo che era finalmente riuscita a non pensarci più e credere davvero che l'indirizzo non esistesse..arrivò la risposta. Ovviamente scritta al computer, chi era il pazzo che rispondeva a penna? Non siamo più negli anni '80, purtroppo.
Ed eccola li, la lettera aperta ma non letta. L'aveva lasciata al centro del tavolo e ci girava intorno non sapendo che fare. Ci poteva essere scritto di tutto, un numero di un buono psicologo, insulti perché quella persona aspettava un'altra lettera importante e invece si era ritrovata quella..cosa.
"Anna. Sono sicura che non sarà una risposta così brutta, leggi dai." le stava dicendo Caterina mentre era al telefono con lei.
"Caterina. Tu eri quella che diceva anche che sarebbe arrivata a persone che se ne sarebbero infischiate, scusa se non ti credo eh." aveva risposto Anna.
"Senti, io sono a lavoro e non ho tempo da perdere, scusa se cerco di consolarti. Ma tu non mi ascolti e mai e quando lo fai scegli sempre le mie cavolate e non le cose serie. Quindi ora che sono seria mi ascolti, chiudi questo dannato telefono, prendi la lettera e la leggi. Poi quello che c'è scritto non cambierà niente. E' solo una stupida lettera. Buon lavoro." E semplicemente aveva chiuso.
Era facile per lei, infondo mica aveva rivelato tutti i suoi segreti ad uno/una sconosciuto/a.
Buttò il telefono ne divano dietro di lei, e si era avvicinata alla lettere. Non c'era scritto molto. Leggeva un: Distinti saluti, Laila.
Quindi era una donna.
Lesse la prima parola.
Cara.
Quindi forse era gentile.
Lesse una parola dal centro.
Vorrei.
Forse voleva che non le inviasse più lettere. Era spaventata.
Ma si sedette comunque e la lesse.
"Cara Anna,
scusa per il ritardo, volevo tanto risponderti prima ma semplicemente non avevo il coraggio. Sono una mamma, sai ho una figlia e anche lei sta passando quello che hai passato tu anni fa. Per questo non ti ho scritto prima, perché mi sembrava una cosa troppo assurda trovare la vita di mia figlia in un pezzo di carta. Il primo amore fa sempre schifo. Vedi me, che a distanza di anni non riesco a non odiare il ragazzo che si era portato via la prima volta. Mia figlia a differenza tua non vuole reagire, è la ferma immobile che capisci che è viva quando ha fame e scende in cucina e mangia, e poi si chiude di nuovo in camera sua e io non so che fare. Quindi come potevo aiutarti se sono incapace di aiutare mia figlia?
E' stata una delle esperienze più belle di tutta la mia vita leggere la tua lettera, c'erano tutte le emozioni mischiate, rabbia, amore, e anche un po' di speranza.
Cosa credi, che solo tu non sai come uscire dai tuoi problemi?
Comunque, la tua storia mi ha commosso così tanto che ho pensato io a come aiutarti. Dici tanto che vuoi scappare, che vuoi cominciare da zero e che vuoi un segno per andare avanti. Ho pensato..e se il segno fossi io? Se io fossi la tua piccola luce alla fine della tua strada? Ho una casa abbastanza grande per viverci in tre persone, prima veniva a stare da noi la nostra signora delle pulizie ma ora è andata via causa gravidanza. E se ti offrissi di stare da me per un po'? Magari cambiare aria per un breve periodo ti darà l'ispirazione per finire il libro che sono sicura non hai ancora cominciato, e magari chissà..puoi trovare l'amore. La mia offerta è questa, basta che mi dai una conferma a quest'indirizzo e ti do tutti i dettagli. Non voglio sembrare inopportuna, o una maniaca ad invitarti così..è che nelle tue parole vedo mia figlia, e tu sembri forte e magari puoi aiutarla. Come lei può aiutare te, magari convincerà anche te che le canzoni di Taylor Swift sparate al massimo volume rilassano.. Attendo.
Distinti saluti, Laila."
E dentro, c'era davvero un po' di speranza. Poteva accettare e scappare dai problemi scrivendo una sola parole "si". Oppure poteva continuare a marcire dentro quella casa che ormai puzzava di vecchio, e vedere film che ormai sapeva a memoria. Scappare o restare?
La risposta è semplice, se ne hai la possibilità..scappa!

                                                                                                             $$


"Caterina? Si..si tranquilla. Come? Questo casino? Ah si..sono all'aereo porto. Non ti preoccupare, so quello che faccio. Si..ti voglio bene anche io. Ciao Cate."


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Capitolo 2
*** Capitolo 2. ***


    All'aereo porto potevi vedere qualsiasi tipo di persone. Potevi vedere chi prendeva un'aereo controvoglia, chi non vedeva l'ora di partire salutando tutti con un sorriso così felice che ti trasmetteva serenità.
C'era chi camminava distratto guardando il telefono e correva, chi buttava i borsoni per terra dopo avere perso l'aereo per pochi minuti. E chi..come me, si guardava intorno cercando qualcuno di familiare. Il problema era che io non sapevo com'era fatta la donna che sarebbe dovuta venire a prendermi.
Ma poi la vidi, più lontano dalla fune che divideva chi arrivava e chi doveva partire. Una ragazza, avrà avuto minimo diciassette anni, con un sorriso spento e un foglio con scritto "Anna Musa."
Sì, non amavo molto il mio cognome molti mi prendevano in giro, altri mi chiamano "Musina", altri "Musanna". Ma che potevo fare? Solo conviverci.
Mi avvicinai cauta, era una bella ragazza, dal viso dolce e le ciglia lunghe e folte non coperte dal trucco. Aveva sicuramente un po' di copri occhiaie messo male visto che si vedevano comunque quelle borse viola sotto gli occhi.
"Anna." disse semplicemente quando ci trovammo faccia a faccia. "Si." dissi semplicemente.
Ovviamente non aveva voglia di parlare, saltammo i convenevoli. "Di qua, siamo con la mia macchinetta. Mia mamma si scusa ma doveva sbrigare delle faccende." aggiunse semplicemente, con la voce più annoiata possibile.
"Ok, piacere comunque." allungai la mano, che lei strinse debolmente. "Jasmine." La guardai confusa. "Mamma adora questi nomi strani e innovativi." disse simulando un sorriso, sincero..almeno quello.
"Comunque, hai solo quella valigia?" chiese indicando con un'alzata di mento la mia bellissima valigia blu notte.
"C'era un peso massimo e non ho avuto il tempo di prendere altre valigie quindi mi sono arrangiata come meglio potevo." risposi, contenta della mia opera d'arte, tantissime cose piegare in modo tale da poter entrare senza avere problemi con la cerniera. Talento puro.
Ci mettemmo un po' a trovare la macchina, lei imprecava dicendo che prima non c'erano tutte quelle macchine, ma io sorridevo piacevolmente sorpresa da quel tempo bellissimo. Si intravedevano solo poche nuvole, ma era una vista piacevole sotto quel cielo incredibilmente azzurro. Il sole fortunatamente non bruciava, quindi la giacca che avevo indosso non dava particolarmente fastidio.
Sistemammo tutto, ero felice dopo tutto, non era poi così male quella piccola città. Assomigliava tanto ad un quartiere americano con quei piccoli vialetti dove le persone si spostavano anche con le bici. Era un posto che trasmetteva pace e anche sicurezza sembrava che nessuno avesse paura che potesse succedere qualcosa, mi domandai se la sera tutti camminavano tranquillamente senza avere paura di essere attaccati da qualcuno, o qualcosa.
La cosa che mi aveva lasciato molto sorpresa era stata la grandezza impressionante di ogni singola casa, delle macchine non propriamente piccole che passavano accanto a noi, ai negozi che incontravi ogni tre palazzi o meno.  
"Non ti fare impressionare da questo posto, dove abitiamo noi tutte queste cose te le sogni." disse Jasmine mentre guardava fissa la strada con entrambe le mani al volante.
"Come?"
"Stai guardando questo posto come se fossi in paradiso, ma noi non stiamo qua. Dall'altra parte, l'ultima, piccola dove non possiamo permetterci questo." disse alternando lo sguardo da me e la strada "Ma è più bello perché è come se entrassimo in un'altra piccola città dove tutti conoscono tutti, tipo questi solo più buoni." e sorrise. E sorrisi anche io, adoravo le piccole città o paesi dove tutti adoravano tutti senza problemi.
"Non vai a scuola, tu?" chiesi io dopo un altro po' di imbarazzante silenzio.
"Si, ma oggi mia mamma mi ha dato il permesso di stare a casa a patto di venire da te, è la prima volta dopo settimane che vengo qua. Non mi manca per niente questo lato."
"Immagino sia per lo stesso motivo per cui hai quelle occhiaie." dissi, cercando di capirci qualcosa.
"Se intendi per il padre del mio futuro bambino, allora si." rispose freddamente accostando e alzando con una forza impressionante il freno a mano e uscendo lasciando me con una faccia sbalordita. Uscii comunque dalla macchina, cominciando a guardami intorno. Era piacevole comunque, certo non c'erano quei piccoli marciapiedi perfetti con l'erba attorno, ma era comunque un bel vedere.
C'erano molti palazzi e non case singole, c'era un bar di fronte al palazzo dove avrei dovuto abitare. Mi piaceva, era deciso.
"Senti, mia mamma credo che dovrebbe arrivare a momenti tu va, queste sono le chiavi, è la prima porta del terzo piano." disse mentre mi passava le chiavi, e apriva il portone. "Sistemati nel salone o in cucina, poi quando viene mamma ti aiuta lei, ora scusami ma scappo." aggiunse frettolosamente mentre rientrava in macchina.
"Ma.."

     Tutto sommato la casa non era niente male, era stato parecchio imbarazzante entrare in una casa vissuta e sconosciuta. Ma era accogliente, era piccola ma non troppo. La parte della casa che preferivo era quella finestra stretta e lunga all'angolo del salone che aveva la visuale più bella che avessi mai visto, quasi più bella di quella dell'aereo. Era li, tutta la città rimpicciolita e coperta dal sole, era li in tutto il suo splendore e io non potevo far altro che innamorarmene secondo dopo secondo.
La cucina era in disordine, la tazza ancora con un goccio di latte si trovava in mezzo al tavolo circondata da molliche di biscotti, la pentola di trovava nel lavandino riempita di acqua e la televisione trasmetteva delle immagini mute. Sembrava casa mia dopo tutto, solo un po' più piccola. Per ammazzare il tempo sistemai, non me la sentivo di girare per casa senza il permesso della padrona, mi sentivo più a mio agio se le davo una mano. Ero piuttosto curiosa di sapere che tipo era, che faccia aveva.
Il tempo passava e mi sentivo come in un film, non era possibile che il destino mi avesse portato a tutto questo, è semplicemente..
"Salve famiglia! Si lo so, posso spiegare perché sono qui..c'è qualcuno in cucina? Jasm? Sei tu? Perché se non sei a scuola di nuovo credo che.." si fermò quella voce appena mi vide "oh, tu non sei Jasmine."
Ed eccolo li, che cosa potevo dire? Era bello. Era il ragazzo più bello che io abbia mai visto, forse per quei capelli biondi con la ricrescita nera, o quelle labbra carnose ma non troppo, occhi che brillavano di luce propria e sorriso così..bello.
"No, e tu non sei Laila." dissi ridendo. Era strano, aveva una giacca col cappuccio messo e nessuna maglietta sotto e dei pantaloni da ginnastica.
"Decisamente no. Sono-"
"Sebastian Antonio Maria Converte non ti muovere da dove sei!" disse una voce femminile, non troppo giovane.
"Oh..scusami." sussurrò mentre cominciava a correre per tutta la casa seguito da una donna. Non potevo far altro che ridere, con un peso nel cuore che era pure gioia. Era questa la felicità?
"Zia..zia zia ti prego." gridava lui mentre cercava di pararsi da tutte le cose che, probabilmente Laila, tirava.
"Tu brutto mostro, come osi scomparire per mesi e poi tornare conciato così. Sta fermo che devo ucciderti!" diceva lei, o meglio gridava.
Poi forse si accorse della mia presenza  e infatti disse "Ciao Anna, un attimo, uccido lui e sono subito da te. Tu!" e la maratone ricominciava.
Dopo vari oggetti volanti e qualche risata da parte di tutti, lui si fermò e l'abbraccio da dietro. Era la scena più tenera che io abbia mai visto, Laila si era girata e aveva ricambiato la stretta come fosse una mamma, la sua.
"Oh piccolo.." avevo sentito sussurrare mentre quel momento di tenerezza continuava.
Inutile dire che mi sentii di troppo ed uscì di casa aspettando nel pianerottolo.
Era bella Laila. Portava dei capelli corti alle spalle ed era castana, aveva degli occhi così dolci che ero sicura che se si fosse arrabbiata faceva comunque tenerezza. Forse era la fortuna della famiglia la bellezza. Ne avevo visti solo tre e già ero rimasta stupita.

    Non mi ricordo esattamente quando tempo era passato, forse minuti o ore, avevo visto la città dalla grande finestra che c'era di fronte alle scale. In realtà tutto il palazzo aveva una facciata fatta di vetro, ed era perfetto.
Avevo visto gente camminare per strada senza nessun interesse particolare, avevo visto le persone che entravano ne bar di fronte, erano soprattutto uomini e non tutti sembravano particolarmente affidabili.
Avevo visto un vecchio signore dalla bassa statura e col pancione simile ad un'anguria con un grembiule da cucina blu scuro, faceva simpatia nonostante gridasse -o almeno credo- contro tutti quelli che vedeva.
"Ehi tu, puoi entrare." aveva detto..Sebastian a quanto pare.
Mi alzai sistemando il pantalone. Era così strana e non reale quella situazione che se me l'avessero detto qualche mese o settimana prima sarei scoppiata a ridere.
"Laila?" dissi notando lei che sistemava tutto quel casino che quella casa era diventata.
"Oh si..scusami per prima, ma era da tempo che quel bambino non si faceva vivo e dovevo per forza fare tutta quella scenata. E' insopportabile quando fa così."
"Vedi che sono qui, riesco a sentirti." disse il diretto interessato dal divano, nel quale si era sdraiato.
"Appunto. Comunque..mi dispiace anche per averti fatto aspettare così tanto, poi darò una lezione a mia figlia, non capisco come si possa essere così irrispettosi. Ti faccio vedere la camera."
Disse tutto in un fiato che quasi credetti di confondermi. Ma la seguii comunque verso l'ultima stanza infondo al corridoio. Era parallela alla porta d'ingresso ed era chiusa a chiave.
E dentro c'erano dei..poster?
La guardai confusa tanto che rise e si diede un colpo -decisamente forte- in testa con la mano.
"Qui ci stava Sebastian, non me la sono sentita di cambiare la situazione. Credo che dovreste dividermi la stanza per un po'. Tranquilla non sarà tanto tempo, tanto poi un giorno tu ti alzi e lui è andato via." Concluse sorridendo tristemente.
Chissà cosa faceva per fare quel tipo di vita, Sebastian. Glielo avrei chiesto, prima o poi.
"Non c'è problema, alla fine l'ospite sono io mi devo far piacere tutto. Ma in questo caso mi è andata bene." dissi sorridendo.

     Parlammo molto quella giornata, avevamo pranzato tutti insieme tranne Jasmine, lei non c'era e non sarebbe tornata a quanto ho capito. Non era proprio una bella situazione, loro non si aspettavano la gravidanza e non si aspettavano nemmeno che il padre ovvero un certo Antonio l'avrebbe lasciata.
Non si aspettavano la morte del padre o marito molto tempo fa, e nemmeno che oltre a lui era rimasto senza genitori anche Sebastian.
Lui non aveva commentato mentre Laila raccontava, era come se quella storia l'avesse sentita e risentita e ormai non faceva più effetto. Era grande lui, aveva ventisette anni e faceva il ginnasta.
Quando parlava l'unica cosa che potevi fare era fissare le sue labbra e annuire come un'ebete.
Sarebbe stata una bella esperienza, ne ero certa.
Avrei imparato molto da loro e dalla loro forza, avrei trovato delle amiche fantastici e delle persone che mi sarebbero entrate nel cuore inaspettatamente.
 Mi sarei ritrovata all'aereo porto senza nessuna intenzione di tornare alla solita vecchia vita, ma dovevo farlo per forza.
Ma la cosa che non sapevo e che non mi sarei mai aspettava era che avrei trovato la felicità, o quella cosa che oggi molti chiamano amore.

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