City of Forbidden Loves

di Ema Penniman
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2 ***
Capitolo 3: *** Capitolo 3 ***
Capitolo 4: *** Capitolo 4 ***
Capitolo 5: *** Capitolo 5 ***
Capitolo 6: *** Capitolo 6 ***
Capitolo 7: *** Capitolo 7 ***



Capitolo 1
*** Capitolo 1 ***


Titolo: An unusual love story
Autrice: Ema Penniman
Rating: Arancione
Capitoli: 1/?
Avvertimenti: Spoiler di The Mortal Instrument
Genere: Introspettivo

Pairing: Malec. 
Disclaimer: Non possiedo nè i personaggi nè le ambientazione perchè entrambi appartengono a Cassandra Clare






Alec Lightwood era un normale Shadowhunter di quasi diciotto anni.

Era uguale a tutti gli altri Nephilim.

Tranne per una cosa.

Lui era irrimediabilmente ed indiscutibilmente gay.

Si, beh, lo aveva sempre sospettato, ma solo da un paio d’anni ne era totalmente sicuro. Ovvero da quando si era preso un’incredibile ed inguaribile cotta per il suo fratellastro, nonché parabatai Jace.

Jace era praticamente perfetto. Biondo, con gli occhi di oro liquido ed un carattere forte e sicuro.

Peccato che lui fosse chiaramente etero.

Ormai però non gli pesava quasi più. Ci aveva fatto l’abitudine a vederlo flirtare con una ragazza diversa ogni sera. Jace era un donnaiolo, ma almeno non avrebbe dovuto sorbirsi tutte le smancerie che avrebbe fatto se avesse avuto una ragazza fissa.

Questo finchè non era arrivata Clary.

Quella ragazzina petulante gli stava dando proprio sui nervi. Non riusciva a sopportare nemmeno di stare nella stessa stanza con lei senza sbuffare sonoramente.

Da quando Jace aveva messo gli occhi su di lei era cambiato radicalmente. Era tutto un: Clary di qua, Clary di là. Clary cheppalle.

E ora? Dovevano anche andare ad una di quelle noiosissime feste a Brooklyn dove un tipo doveva rimuovere uno stupido blocco dalla memoria della ragazza. Ma non poteva
rimuoverselo da sola? No. Doveva scomodare l’intero istituto.

Dopo aver sbuffato per l’ennesima volta mentre aspettava che sua sorella e Clary si dessero una mossa nei preparativi, Alec si staccò dalla colonna alla quale era appoggiato per avvicinarsi a Jace “Secondo te come sarà Magnus Bane?”

“In che senso?” chiese il biondo.

“Si, insomma, è il sommo stregone di Brooklyn, come te lo immagini?” Jace si strinse nelle spalle “Uno stregone. Noioso e antiquato”

Il moro rimase a pensare alle parole del ragazzo per qualche istante finchè questi non parlò nuovamente “Secondo te riuscirà a rimuovere il blocco dalla mente di Clary?” ecco, di nuovo Clary. Ma non parlava mai di altro lui? “Non ne ho la più pallida idea. Se lo farà credo che lei potrà tornare alla sua vita normale” quando pronunciò quelle parole la schiena di Jace si tese impercettibilmente “Allora spero che non lo faccia, perché-” ma non continuò dal momento che Izzy e Clary avevano fatto il loro ingresso- un po’ troppo plateale, doveva ammetterlo.

Jace si era immediatamente catapultato su di lei, nemmeno fosse miele e la guardava come se fosse la cosa più bella del mondo. Ad Alec venne da vomitare ma per fortuna in poco tempo riuscirono ad avviarsi per strada.

Alec Lightwood era un ragazzo semplice. Riservato al massimo e diffidente per natura. Un Nephilim perfetto, insomma. Nessuno, a parte sua sorella, sapeva della sua sessualità ed era convinto che nessun’altro l’avrebbe mai scoperto.

L’unica nota che stonava un po’ con la sua natura di Shadowhunter era il fatto che fosse un’inguaribile romantico.

Adorava quei film strappalacrime dov’è presente quell’amore incontrastato che fa girare il mondo. Aveva visto il Moulin Rouge un migliaio di volte nel buio della sua camera, commuovendosi puntualmente ogni volta che Satine moriva.

Dopo mezz’ora passata sulla metro finalmente erano scesi all’aria aperta nella zona industriale di Brooklyn, cosa che fece storcere il naso ad Alec. Non gli piaceva quel posto. Lui era più un tipo da Manhattan.

Si girò per vedere che Jace fosse ancora con loro ma ovviamente era con Clary che camminava lenta come una tartaruga. Alzò gli occhi al cielo e si affrettò a seguire la sorella ed il mondano che erano più avanti.

Ad un tratto scorsero quelle che erano a tutti gli effetti delle moto di vampiri. Erano davvero bellissime. Era raro che uno Shadowhunter potesse stare così vicino ad uno di quei gioiellini. Jace si accostò cautamente ad una di quelle versando una bottiglietta d’acqua santa nella marmitta. Alec scosse la testa divertito. Le brutte abitudini non cambiano mai.

Si avviarono verso quello che sembrava l’ennesimo palazzo, esattamente identico agli altri. Sulla porta c’era il cognome Bane così Isabelle si decise e suonò il campanello. Aspettarono qualche minuto finchè davanti alla porta non si presentò un ragazzo.

Alec lo guardò attentamente. Non poteva avere più di vent’anni. Capelli neri sparati verso l’alto. Alto e magro, con la carnagione più scura di quella occidentale. Le labbra erano dipinte di blu ma quello che colpì di più Alec furono gli occhi. Sotto uno strato infinito di glitter spuntavano gli occhi più belli che Alec avesse mai visto. Diecimila volte più belli di quelli di Jace.

Avevano un taglio leggermente orientale ed una pupilla da gatto ma quello che lo lasciò di stucco fu il modo in cui si spostavano da una figura all’altra fino a posarsi su di lui dove si fermarono decisi per qualche secondo facendolo arrossire.

“Magnus? Magnus Bane?” chiese Isabelle incerta.

“In persona” disse il ragazzo con aria piuttosto annoiata.

Dopo qualche secondo in cui scambiarono un paio di parole Magnus li scortò verso il suo appartamento. Quando Alec vi si trovò dentro rimase leggermente stupito. Era la festa più gay che avesse mai visto. E non solo per tutte le lucine rosa che c’erano ma soprattutto per la quantità di brillantini che volavano in quella casa.

Alec si guardò intorno e si accorse che poco distante da lui Magnus lo stava studiando con attenzione. Cercò di distogliere immediatamente lo sguardo ma ormai lo stregone si era avvicinato a Clary e le stava parlando.

Vide Jace sfrecciargli di fianco che andava a soccorrere la sua amata e gli venne un moto di stizza. Ma era mai possibile che dovesse sempre stare intorno a lei? Che cos’era? Il suo babysitter?

Si avvicinò anche lui ai tre, tanto per non lasciare Jace da solo. Ad un tratto un vampiro tutto trafelato si accostò a Magnus dicendogli che qualcuno aveva rovinato la sua moto.
Lo stregone con un gesto veloce della mano lo fece uscire dalla stanza e ad Alec venne da ridere. Non per il fatto in sè, ma per Magnus che, come fosse routine, aveva cacciato un invitato dalla sua festa. Gli occhi dello stregone si posarono su di lui per qualche istante e questa volta Alec riuscì a ricambiare lo sguardo “Gli abbiamo messo dell’acqua santa nel serbatoio” disse divertito.

Jace gli tirò un calcio sugli stinchi “Alec” sussurrò rimproverandolo. Il moro ruotò gli occhi verso l’alto. La presenza di Clary gli stava proprio dando alla testa. Una volta avrebbe riso.
Magnus li accompagnò nella sua camera da letto per parlare più tranquillamente. La stanza dello stregone fu un pugno in un occhio per Alec. Era un’accozzaglia mostruosa di colori.

Dal giallo canarino del copriletto alle tende arcobaleno. E ovunque era sparsa una quantità incredibile di glitter.

La cosa che lo incuriosì non appena entrò fu però l’odore che emanava la stanza. Non era ricollegabile a nessun’altro che avesse sentito prima, ma era fresco. Aveva un non so che di pioggia e glicine. L’unica cosa a cui il ragazzo riusciva ad attribuirlo erano le scintille azzurre che si liberavano dalle dita di Magnus ogni volta che faceva un incantesimo.

Alec si sedette sul copriletto che era stato sistemato in fretta facendo scorrere delicatamente le dita sulla trama del tessuto. Era morbido ed accogliente.

Gli altri tre avevano ripreso a parlare ma il cacciatore non li stava nemmeno a sentire. I suoi occhi erano catturati dai movimenti felini di Magnus. Lo stregone se ne accorse e puntò i suoi grandi occhi da gatto in quelli del ragazzo che immediatamente si spostarono verso il basso facendolo arrossire furiosamente. Avrebbe giurato che stava sorridendo.
Dopo pochi minuti lo stregone li cacciò dalla sua camera e scomparì tra la folla.

Quando finalmente avvistarono Isabelle, lei raccontò loro che il mondano era stato trasformato in un topo. Fantastico, pensò Alec, ci mancava solo questa. Ora per completare il quadretto servirebbero giusto un paio di lupi mannari, così per scaldare un po’ l’atmosfera.

Si scostò leggermente da Jace e Izzy quando qualcuno gli mise un braccio intorno alle spalle “Hey, Nephilim, cosa ci fa un ragazzino come te con una compagnia come quella?” chiese Magnus indicando con la testa Clary che cercava Simon sotto i tavoli.

“Io… no. In verità non sono con loro. Cioè, si sono con loro ma non perché lo voglio ma perché Jace e Isabelle hanno…” iniziò a balbettare una serie di frasi sconnesse finchè Magnus non rise forte facendolo ammutolire.

“Sei davvero adorabile, piccolo Nephilim, lo sai?” domandò divertito.

Alec arrossì furiosamente e fortunatamente non potè ribattere perché Clary corse dallo stregone per chiedere come trasformare il suo amico di nuovo in un mondano. Ovviamente Magnus la liquidò con nonchalance e li accompagnò fuori facendogli l’occhiolino. Lui rimase impietrito finchè Jace non lo tirò fuori praticamente di peso.

Fortunatamente riuscirono ad uscire da quella casa. Lui ascoltava Isabelle che si disperava per cosa era successo a Simon e di come si sentiva in colpa, uscendosene con frasi assurde su Magnus. Questo finchè Jace e Clary non tornarono indietro per non si sa quale strana ragione.

Alec sbuffò sonoramente quando li vide allontanarsi.

“Sai, dovresti smettere di pensare a lui” disse ad un tratto Izzy.

“Iz, non mi va di parlarne ancora” rispose secco il ragazzo.

“Lo dico per te, Alec. Non voglio che rimanga legato a Jace in eterno. È sbagliato e lo sai”

Il moro sbuffò “Si, hai ragione. Lo so, ma- dannazione. Ho dimenticato il giubbotto lì” disse infastidito.

Isabelle inarcò un sopracciglio “E allora? Lo riprendi un’altra volta”

Alec scosse la testa “Dentro c’era il telefono- poi si girò a guardare la strada. Ormai erano a pochi metri dalla metropolitana –ti dispiace se…” Isabelle annuì e lui schizzò indietro verso casa dello stregone.

Sperando di non incontrare Clary e Jace, perchè non voleva passare per la parte dello stalker, fece il percorso all’indietro fino al citofono di Magnus. Suonò sperando che lo stregone non dormisse “Per l’ennesima volta, non so dove sia finito il vostro amico topo e soprattutto non me ne può fregare un accidenti” rispose la voce di Magnus dal citofono.
Alec rimase immobile per qualche istante per poi sporgersi verso il citofono “Ehm, in realtà sono venuto per riprendermi il giubbotto. Credo… credo di averlo dimenticato qui” disse con voce incerta.

La porta si spalancò immediatamente mostrando un Magnus sorridente e con i capelli totalmente in disordine.

“Ciao, piccolo Nephilim” disse lo stregone con un tono di voce più basso.

Alec ingoiò a vuoto e rimase fermo sulla porta fissando il pavimento finchè lo stregone non rise “Si, sei proprio adorabile. Su avanti, cerchiamo questo dannatissimo giubbotto così posso finalmente andare a dormire”

“Io… mi  dispiace di averti svegliato” farfugliò Alec a mo’ di scusa ma Magnus liquidò la cosa con un gesto della mano “I tuoi amichetti ti hanno battuto sul tempo”

“Jace è stato qui?”

Magnus annuì e prese una giacca nera da una sedia “E’ questa?” Alec annuì e la prese “Beh, grazie” disse dirigendosi verso la porta.

Stare da solo con Magnus gli faceva una strana impressione. Come un senso di benessere legato a qualche altra cosa.

“Tieni- disse lo stregone facendo apparire un cartoncino dal nulla –è il mio numero di telefono. Ho come la sensazione che ci sentiremo presto” disse facendogli l’occhiolino. Alec arrossì nuovamente “Ma-io… tu non hai il mio”

“L’ho preso prima” disse Magnus come se fosse una cosa normale.

Alec si fermò un istante nell’ingresso, poi si voltò e si avvicinò velocemente allo stregone posandogli un bacio sulla guancia, per poi scomparire definitivamente oltre l’uscio della porta.

Magnus istintivamente si portò una mano sul viso dove un attimo prima c’erano le labbra del ragazzo e sorrise.

Si rese conto che era ancora davanti alla porta con un sorriso idiota in viso. Rientrò e si andò a distendere sul letto. Cosa aveva fatto di male lui per finire sempre in situazioni del genere?




“Stupido. Stupido. Stupido” Alec si stava rimproverando da un po’ mentre tornava all’istituto “Ma cosa diamine ti è saltato in mente? Certo. Ora penserà che te ne vai a baciare tutti i ragazzi che incontri, così tanto per” aprì la porta d’ingresso e si sedette sui gradini prendendosi la testa tra le mani.

Come poteva aver fatto una cosa così da idioti? Lui non era assolutamente quel tipo di ragazzo. Lui non era nessun tipo di ragazzo in particolare, figuriamoci uno del genere, che ci prova così velocemente.

Sospirò. Era stanco. Salì in camera e si mise la tuta per dormire. Sarebbe morto di vergogna se avesse rivisto lo stregone. In quell’esatto momento gli vibrò il telefono

Buonanotte, piccolo Nephilim.

Si, sarebbe decisamente morto di vergogna.



“Clary non può stare qui ancora a lungo” disse per l’ennesima volta Isabelle.

Jace alzò gli occhi al cielo “Non può andare da nessun’altra parte”

“Si invece. È una mondana non dovrebbe nemmeno stare qui”

“Non è una mondana, l’hanno detto anche i fratelli silenti..”

Alec sospirò e si rimise a guardare fuori dalla finestra dell’infermeria. Ormai quei due stavano litigando da quasi un’ora. Lui si era eclissato dalla conversazione e ascoltava passivamente gli insulti che si lanciavano.

Stava iniziando a detestare davvero tanto quella ragazzina.

Il telefono gli vibrò nella tasca della felpa distogliendolo dai suoi pensieri.

Piccolo Nephilim, visto che casualmente mi trovo a Manhattan, mi chiedevo se ti andasse di fare un salto.

Per poco non cadde dalla finestra quando vide il messaggio. Quel tipo aveva davvero un tempismo perfetto. Rimase a guardare lo schermo del cellulare per qualche secondo arrossendo. Magnus l’aveva praticamente invitato ad uscire. Cosa doveva fare? Non poteva andarci, era una cosa moralmente sbagliata. Lui era uno stregone.

Decise di temporeggiare.

Un semplice ciao è troppo banale per te, vero?

Beh, quello non era esattamente il metodo migliore per temporeggiare. Perché diamine stava usando le frasi di Jace?

Il telefono vibrò nuovamente.

Dire ciao è troppo mainstream. Io preferisco andare dritto al sodo ;)

E quello cos’era? Stava flirtando. Alec scosse la testa. Che diamine! Perché a scuola non insegnavano come comportarsi in situazioni del genere invece delle noiose lezioni di storia?!
Il cellulare vibrò ancora una volta.

Quindi?

Le alternative erano due. Si o no.

Quindi cosa?

Ecco. L’aveva fatto di nuovo. Non sarebbe mai riuscito a portare avanti una discussione normale.

Vuoi venire o no?

Okay, doveva darsi una mossa. Alzò lo sguardo dal telefono verso gli altri due nella stanza che stavano ancora litigando. Sospirò di nuovo e scrisse il messaggio.

Si

La risposta non tardò ad arrivare.

Fantastico :D ci vediamo allo Starbucks sulla 54° tra mezz’ora

Un bar? Ma sei uno stregone!

Beh, hai mai sentito che gli stregoni non bevono caffè? Io ne bevo a quintali

Alec sorrise per qualche istante guardando il telefono.

Poi realizzò quello che era appena successo.

Aveva accettato di uscire per il suo primo appuntamento. Con uno stregone. E aveva mezz’ora di tempo.

Saltò giù dal davanzale e si precipitò in camera sua senza curarsi dell’espressione degli altri due che lo stavano guardando.

Aprì le ante dell’armadio ed imprecò sottovoce. Perché diamine non metteva i suoi vestiti a lavare una volta tanto? L’unica cosa pulita era la tenuta da cacciatore e di certo non poteva mettere quella.

Fortunatamente in fondo all’armadio, praticamente a Narnia, trovò una felpa pulita che indossò immediatamente tornando in infermeria sorridente.

Non aveva però calcolato che quei due ficcanaso di Jace e Isabelle stavano armeggiando con il suo cellulare.

“Izzy?- domandò con un tono di voce quasi isterico –cosa stai facendo?”

“Qual è la password?” chiese invece lei ignorandolo.

“Perché lo vuoi sapere?”

“Ti sono arrivati due messaggi” disse invece Jace digitando una serie di numeri a caso sul telefono.

“Non-non sono affari vostri” disse Alec stizzito cercando di riprendere possesso dell’oggetto in questione ma senza successo.

“Prova la sua data di nascita” disse Isabelle a Jace che assecondò l’ordine mentre Izzy teneva fermo il fratello.

Sul volto del biondo comparve un sorriso maligno “Trovato!”

“Fantastico- disse la ragazza –leggi chi è che gli manda messaggi”

Il Nephilim incominciò a spulciare il cellulare finchè il moro non riuscì a sottrarsi dalle grinfie della sorella e a sfilare il telefono dalle mani dell’amico mettendolo in tasca sospirando sollevato

“Chi è Emme?” chiese Jace inarcando un sopracciglio guardandolo insieme ad Iz.

Alec scosse la testa “Non è una cosa che vi riguarda” disse voltandosi verso la porta.

“E ora dove vai?” chiese Isabelle

“Questa è un’altra cosa che non vi riguarda” e si chiuse la porta alle spalle.




Non poteva credere a quello che stava per fare.

Aveva un appuntamento.

Camminando per strada si stava maledicendo mentalmente per tutto quello che stava succedendo.

Era moralmente sbagliato. Non poteva vedere uno stregone. E poi Magnus non gli aveva detto che quello era un appuntamento vero e proprio. E se magari aveva frainteso? Come diamine si sarebbe dovuto comportare a quel punto?

Come si sarebbe dovuto comportare in ogni caso!?!

Fortunatamente i suoi pensieri furono interrotti da una scritta azzurra brillantinatinata apparsa sul marciapiede.

Ciao, piccolo Nephilim.

Alec sgranò gli occhi leggendo. Come era possibile una cosa del genere?

Poco distante dalla scritta ecco che ne apparve un’altra

Segui le frecce

“Quali frecce?” chiese ad alta voce il ragazzo e in risposta una freccia azzurra comparve sul marciapiede.

Alec sorrise curioso e si mise a seguire le strane frecce che apparivano di volta in volta. Dopo pochi metri dove non aveva staccato gli occhi dal pavimento ecco che le frecce iniziarono a svoltare qua e là ed il ragazzo continuò a seguirle diligentemente, finchè non andò a sbattere contro una sedia. Alzò gli occhi e davanti a lui, seduto ad un tavolino c’era lo stregone.

Immediatamente arrossì vedendo Magnus che lo osservava con quel suo solito sguardo indecifrabile da gatto.

“Ciao” si, Alec, ciao. Certo. CIAO! Ma sei scemo?

Lo stregone sorrise ancora di più vedendolo arrossire “Vuoi un caffè?” disse schioccando le dita e facendo apparire una tazza davanti al ragazzo che sgranò gli occhi

“Non puoi fare così” disse Alec sottovoce.

Magnus lo guardò interrogativo “Così… come?”

“Non-non puoi far apparire le cose così dal nulla. Ci sono un sacco di mondani qui in giro, potrebbero vederti”

Lo stregone sogghignò “Sai, Alec, ho giusto qualche annetto in più di esperienza”

Alec abbassò immediatamente lo sguardo imbarazzato.

L’aveva chiamato per la prima volta con il suo nome. E niente piccolo Nephilim del cavolo. Quel suono uscito dalle labbra dello stregone lo lasciò un po’ scombussolato.

“Io…ehm… perché sei qui? Cioè, non perché sei qui, ma perché sei a Manhattan?” chiese il moro cercando di non arrossire troppo.

Magnus sorrise “Questa è una questione da stregoni e mi dispiace, ma non posso rivelare certe informazioni. Anche se in giro è arrivata la voce che i tuoi amichetti hanno fatto un bel
po’ di casino al Dumort” dichiarò divertito.

Alec sorrise ed iniziò a raccontargli tutta la storia di come Jace e Clary avevano affrontato i vampiri.

Il tempo con Magnus passò velocemente, senza che lui se ne accorgesse minimamente finchè, però, il telefono non cominciò a suonargli nella tasca.

“Dannazione” imprecò vedendo l’orario “io… scusa. Devo-devo andare. Hanno bisogno di me. Mi-mi dispiace” mormorò alzandosi maldestramente e urtando il tavolo.

Magnus gli sorrise “Vai. Sono sicuro che ci vedremo presto” disse facendo un occhiolino al ragazzo che arrossì terribilmente e praticamente scappò via lasciando lo stregone con un
sorriso sul volto.








Spazietto di Ema

Salve a tutti :D questa è in assuluto la prima fanfiction di Shadowhunters che scrivo, quindi ve ne prego, siate clementi *-* comunque.... questa storia è venuta fuori da sola mentre leggevo. Mi son detta "ma perchè non scriverci su qualcsosa!" ed eccomi qui. Comunque questo è solo il primo capitolo. E' più o meno una presentazione dei miei Magnus ed Alec e di come li vedo. Sarei felicissima se qualcuno mi facesse sapere cosa ne pensa :D
Devo ringraziare una mia amica Occhidacerbiatta che mi ha consigliato di iniziare a pubblicare. Ti voglio bene Lisa <3
Al prossimo 

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Capitolo 2
*** Capitolo 2 ***


Titolo: City of Forbidden Loves
Autrice: Ema Penniman
RatingArancione
Capitoli: 2/?
Avvertimenti: Spoiler di The Mortal Instrument
Genere: Introspettivo

Pairing: Malec. 
Disclaimer: Non possiedo nè i personaggi nè le ambientazione perchè entrambi appartengono a Cassandra Clare





Magnus Bane adorava dormire fino a tardi.

Avrebbe volentieri ceduto la sua immortalità per potersi alzare il più tardi possibile, o anche solo per passare tutta la giornata in pigiama a poltrire.

Purtroppo per lui quella giornata non sarebbe andata per nulla così.

Mentre dormiva, il Presidente Miao saltò sul letto ed iniziò a miagolare rumorosamente finchè lo stregone non lo fece cadere dal materasso “Stupido gatto. Stavo facendo un bellissimo sogno. Ero in vacanza che-” ma le parole gli morirono in bocca.

Il gatto gli stava porgendo un biglietto.

Magnus sospirò e lo prese controvoglia.

Allo stregone Magnus Bane.
Un cacciatore, qui all’istituto, è stato attaccato da un demone superiore. È soltanto un ragazzo e ti chiedo di curarlo il prima possibile. È in pericolo di morte.
Hodge Starkweather

Le mani di Magnus tremarono leggendo quel messaggio.

Non poteva trattarsi di Alec. Lui non uccideva i demoni. Non era uno sprovveduto come Jace.

Pensando a ciò si alzò immediatamente e si vestì il più in fretta possibile, per poi aprire un portale che dava sulle scale dell’istituto.

Lì suonò il campanello almeno dieci volte prima che la ragazza con i capelli neri si degnasse di farlo entrare.

Era molto diversa dalla prima volta in cui l’aveva vista. Alla festa gli era sembrata forte e sicura di se. Ora era terrorizzata, sporca di pioggia e con i capelli totalmente in disordine.

Lei lo guardò con espressione interrogativa.

“Dov’è Alec?” chiese lo stregone con una certa nota di ansia nella voce.

Gli occhi di Isabelle si spalancarono immediatamente “E’ di sopra. È stato ferito da un demone-” allora era proprio come temeva.

“Si, si. Portami da lui” la interruppe bruscamente.

Perché si stava preoccupando per quel ragazzino? Infondo lo conosceva da qualche giorno. Ed era, appunto, solo un ragazzino.

Gli ricordava Will così tanto. Eppure era nello stesso tempo così diverso da lui. Aveva quell’espressione. Come se dovesse essere costantemente tenuto al sicuro per paura che potesse rompersi da un momento all’altro.

Magnus entrò nella stanza dell’infermeria e lo vide disteso su un letto.

La pelle chiara era ancora più pallida ed era quasi dello stesso colore delle lenzuola.

“Esci” ordinò Magnus ad Isabelle e senza nemmeno aspettare una sua risposta si chiuse nella stanza per poi precipitarsi verso il letto.

“Alec? Alec riesci a sentirmi?” ma il ragazzo non diede segno di svegliarsi.

“Speriamo che funzioni” disse lo stregone tra sè e perse le mani del ragazzo tra le sue.

Un fascio di luce azzurra scaturì da quel contatto e tutto il corpo del cacciatore iniziò a brillare. Magnus continuò a cercare di purificare il sangue del ragazzo dal veleno del demone finchè dopo qualche ora che cercava di combattere quell’infezione a colpi di scintille colorate, le palpebre di Alec si mossero leggermente.

Lo stregone si immobilizzò, con un incantesimo ancora incastrato sulla punta delle dita mentre il Nephilim apriva leggermente gli occhi.

“Magnus” sussurrò sorridendo appena, per poi ritornare nell’incoscienza.

“Alec! Ti prego, Alec, riprenditi. Sei forte, puoi farcela” lo implorò lo stregone continuando a mandare flussi di energia verso il ragazzo che sembrava dormisse.

Dal viso era sparita quella smorfia sofferente che aveva quando era entrato nella stanza. Ora al suo posto c’era un sorriso.

Passarono le ore senza che Magnus se ne accorgesse finchè dalle finestre la luce solare si affievolì e lo stregone perse i sensi accasciandosi sul letto con la testa sullo stomaco del cacciatore.

Aveva lavorato ininterrottamente per tutto il giorno lanciando incantesimi di guarigione sul ragazzo.


A notte fonda Alec iniziò a svegliarsi lentamente, fin quando non si accorse di avere un peso sulla pancia. Istintivamente cercò di muoversi per scrollarlo via, pensando che si trattasse di Church che spesso si appisolava sopra di lui ma questo non accennava minimamente a schiodare, così il cacciatore sollevò leggermente il capo e per poco non si strozzò.

Spalmato sopra di lui c’era niente meno che Magnus Bane in persona. Per un momento arrossì terribilmente vedendolo lì ma successivamente si rilassò. L’ultima cosa che ricordava era Isabelle che lo teneva tra le braccia sul furgone di Simon e poi più nulla. Era però sicuro di aver visto lo stregone avvolto da un’infinità di scintille colorate che si muovevano frenetiche intorno a lui.

Era ancora vivo. Quindi questo poteva significare solo che Magnus era riuscito a curarlo, anche se non si spiegava esattamente come mai stesse dormendo sopra di lui.

Si chinò leggermente e lo osservò.

Era bello. Con quella pelle scura e la barba accennata che gli incorniciava il viso sembrava così mortale.

Senza gli occhi da gatto che lo scrutavano né studiò i lineamenti. Gli zigomi, il naso dritto, la perfetta curvatura della bocca.

Istintivamente mosse una mano verso di lui, intrecciandola dolcemente tra i capelli. Oltre Jace non aveva mai definito un uomo bello, ma dire che Magnus lo era sarebbe stato riduttivo.

Poiché lo stregone non dava segno di svegliarsi, Alec continuò con la sua esplorazione del viso dell’altro sfiorando delicatamente con i polpastrelli ogni singolo lineamento fino a soffermarsi sulle labbra.

Per la prima volta in vita sua desiderava baciare qualcuno. E mai come in quel momento aveva desiderato quel contatto.

Si era immaginato più e più volte come sarebbe stato baciare Jace, ma il suo corpo non aveva mai reagito in quel modo. Stava letteralmente sudando freddo e, nella cassa toracica, il cuore stava battendo a mille. Rimase a fissare le labbra di Magnus finchè questi non si mosse leggermente facendolo quasi sobbalzare e costringendolo a rimuovere immediatamente la mano dal viso dello stregone. Subito si sdraiò sul letto chiudendo gli occhi.

Magnus mormorò qualcosa di incomprensibile e sbattè le palpebre cercando di svegliarsi, per poi rendersi conto del mondo circostante e della posizione che aveva assunto.

Si scostò dal corpo del ragazzo e si alzò osservandolo attentamente.

“So che non dormi più. È inutile fare finta” disse con un sorriso stanco sul volto. Alec a quelle parole spalancò gli occhi colpevole e con le guance in fiamme.

Magnus sorrise più apertamente “Beh? Come ti senti?” chiese con tono leggermente ansioso.

“Bene. Credo. Non lo so” il Nephilim si mise a sedere e appena toccò terra con i piedi una smorfia di dolore gli si formò sul viso “Mi devo essere rotto una gamba” disse rattristato rimettendosi a letto ed incrociando le braccia al petto “Devo steccarmi la gamba. Potresti chiamare Isabelle per accompagnarmi all’ospedale?” chiese il cacciatore sovrappensiero.

Magnus scosse la testa “Certo che no”

Alec inarcò un sopracciglio nella sua direzione e lo stregone gli fece un sorriso “Aspetta, ti aiuto” disse sedendosi accanto a lui. Poi Magnus iniziò a sussurrare qualche parola in una lingua che per Alec era totalmente sconosciuta e dalle sue mani si liberarono delle scintille rosse che s’infransero sulla gamba del Nephilim.

“Va meglio?” chiese Magnus guardando il ragazzo dritto negli occhi che annuì serio.

Tra i due era sceso un silenzio particolarmente teso. Alec lo avvertiva. Aveva notato qualcosa nello sguardo dello stregone ma non riusciva a capire di cosa si trattasse.

Quell’atmosfera si ruppe nell’esatto istante in cui dei potenti colpi andarono a cozzare contro la porta dell’infermeria.

Magnus alzò gli occhi al cielo “Riposati, va bene? Io torno subito” disse al cacciatore mentre si alzava per aprire la porta.

Alec lo guardò allontanarsi. In effetti era parecchio stanco e l’avere Magnus lì lo rendeva in un certo senso sereno quindi non si accorse nemmeno di essersi addormentato.

Nel frattempo Magnus, dopo vari minuti di discussione con Isabelle, tornò vicino al letto del ragazzo che trovò profondamente assopito e si ritrovò a sorridere. In quelle poche ore in cui Alec aveva quasi varcato la soglia del non ritorno si era decisamente reso conto di tenere a quel ragazzino. Forse perché assomigliava a Will, ma molto più probabilmente proprio perché era totalmente diverso da lui.

Quando Alec si risvegliò nuovamente era convinto che Magnus sarebbe stato lì, vicino a lui.

Purtroppo al suo posto c’era un biglietto.

Guarisci presto, piccolo Nephilim.
Magnus Bane.

Istintivamente vedendolo sorrise ampiamente.


Finalmente un po’ di meritato riposo! Pensò Magnus quella sera mentre si stendeva sul divano con un libro in mano.

Era stata una settimana davvero intensa per lui. In un modo o nell’altro i Nephilim finivano per trovarlo sempre. Ovunque fosse.

Anche se doveva ammettere che quest’ultima volta non gli era dispiaciuto poi così tanto. In fin dei conti aveva conosciuto Alec e quella non poteva trattarsi di una cosa totalmente negativa.

Quel ragazzino lo incuriosiva.

Era davvero forte.

Ed il motivo per cui lo incuriosiva così tanto era proprio perché era diverso da Will. Aveva una forza interiore totalmente diversa dall’altro Nephilim.

Però non avrebbe dovuto passare altro tempo da solo con lui. Avrebbe sofferto di nuovo. E questa volta avrebbe impiegato molto più del solito nel riprendersi, ne era certo.

Se si fosse presentata l’occasione di lavorare ancora con i Nephilim non si sarebbe dovuto fare coinvolgere. Era semplice come regola ed anche abbastanza facile da rispettare. L’unica nota che stonava con il tutto era stato quel momento, il giorno prima, in infermeria. Era successo qualcosa e Magnus lo sapeva.

Proprio mentre stava per iniziare a leggere ecco che il citofono iniziò a suonare.

Di mala voglia lo stregone si alzò.

“Chi è?”

“Sono -ehm, Alec” disse una voce incerta.

In quell’esatto istante Magnus ignorò totalmente tutte le regole che si era imposto nemmeno qualche secondo prima e si precipitò ad aprire la porta d’ingresso dove c’era un Alec con un’espressione di totale insicurezza stampata in volto.

“Che ci fai qui?” chiese lo stregone sorridendo.

“Io… in effetti non lo so. Volevo, credo ringraziarti per avermi salvato la vita” disse abbassando gli occhi palesemente a disagio.

Magnus inarcò un sopracciglio “E ti sei fatto tutta questa strada per venirmi a ringraziare?” chiese divertito.

Alec spalancò gli occhi “No. Io-cioè ero in giro. Stavo facendo una passeggiata e mi sono trovato, da queste parti, così ho-ho pensato di fare un salto per dirti quanto sono grato per quello che hai fatto” disse balbettando frasi sconnesse.

Magnus ridacchiò “Fantastico! Entra, dai. Stavo giusto per accendere la televisione” Alec sorrise più rilassato e seguì zoppicando lo stregone. Il più grande si voltò verso di lui storcendo il naso “Ti fa ancora male?”

Il cacciatore annuì “A quanto pare gli iratze non sono così efficaci sulle ossa rotte” commentò incurante. Magnus aggrottò le sopracciglia “E tu eri in giro, di notte, con una gamba rotta, perché volevi fare una passeggiata?” domandò divertito.

Alec arrossì terribilmente ed annuì cercando di non incrociare lo sguardo con l’altro che sorrise felice.

“Eri-uhm-impegnato?” chiese il Nephilim timidamente cercando di sbirciare oltre la spalla di Magnus.

“In realtà no- rispose lo stregone –sono contento che sia qui. Almeno non mi annoio” disse facendogli l’occhiolino. Era così. Alec l’aveva notato immediatamente. Quando c’era qualcosa che non sapeva bene come gestire Magnus reagiva facendo battute e allusioni. E ad Alec iniziava a piacere quel comportamento.

“Credo che tu già lo sappia, ma Jace e Clary sono fratello e sorella” disse il moro sedendosi compostamente sul divano mentre Magnus cercava disperatamente il telecomando.

“Ovvio. Te l’ho praticamente detto io. No, in realtà tu eri ancora morto. L’ho detto ad Isabelle. Oh, al diavolo” disse rinunciando alla ricerca e abbandonandosi sul divano facendo schioccare le dita per accendere il televisore.

“Si, ma c’è altro che non sai- continuò Alec sapendo di aver catturato l’attenzione dello stregone –pochi giorni prima si sono baciati” a quel punto Magnus sgranò gli occhi guardando il ragazzo che sorrideva e scoppiò a ridere. Alec aggrottò le sopracciglia “Cosa c’è di tanto divertente?”

“Beh, mio piccolo Nephilim, voglio dirti che sei più pettegolo di me” disse Magnus ridacchiando e Alec gli diede una gomitata ridendo insieme a lui “Non è vero!- si lamentò –io non sono pettegolo, sto solo riportando la realtà dei fatti così com’è, perché se vogliamo dirla tutta ora quei due mi fanno anche un po’ pena. Ma t’immagini? È la prima ragazza per la quale Jace sembra davvero preso e ora viene fuori che è sua sorella. Dev’essere stato un trauma” disse il cacciatore guardando verso Magnus che annuì.

La serata trascorse velocemente. Tra chiacchiere e risate i due non si accorsero del tempo che passava finchè Alec, nel buio della casa, mentre Magnus parlava di un viaggio in qualche posto esotico e sperduto non si addormentò sul cuscino del divano.

Lo stregone non se ne accorse continuando a parlare e quando pose una domanda alla quale non ebbe risposta si avvicinò al ragazzo scoprendolo con gli occhi chiusi ed il respiro pesante. Istintivamente sorrise ripensando a quando l’aveva visto dormire nell’infermeria. Era così piccolo.

In quel momento però non aveva idea su cosa fare.

Iniziarono a venirgli crisi di tutti i tipi. Cosa diamine doveva fare? Svegliarlo? Non poteva sottrarlo al sonno così, sarebbe stato troppo cattivo da parte sua, dormiva come un angelo, ma non poteva nemmeno lasciarlo dormire lì o la mattina dopo avrebbe avuto dolori dappertutto. In realtà non avrebbe nemmeno dovuto pensare alla mattina dopo, perché in primo luogo non si sarebbe nemmeno dovuto addormentare lì.

Sospirò frustrato.

Schioccò le dita ed il corpo di Alec si sollevò mentre lui continuava a dormire beatamente. Con molta attenzione lo fece fluttuare fino alla sua camera per poi farlo scendere lentamente sul letto. Gli tolse le scarpe e gli mise una coperta addosso.

E ora lui dove avrebbe dormito?

Scosse la testa e si avviò verso l’altra stanza. “Aspetta- lo chiamò con voce impastata dal sonno –mi dispiace, non mi sarei dovuto addormentare qui”

Magnus si voltò verso di lui “Sai, è una cosa che dici molto spesso”

Alec aggrottò le sopracciglia “Cosa?”

“Mi dispiace. Non fai altro che scusarti”

“Io-ehm-mi disp-già” disse Alec sorridendo. Magnus si sedette accanto a lui sul letto.

“Dovrei andare” dichiarò poco dopo il cacciatore, ma nella sua voce non c’era la minima traccia di volontà. Magnus si voltò verso di lui. Erano così vicini che poteva sentire il respiro caldo di Alec infrangersi sulle sue labbra.

“Hai mai baciato un ragazzo?” sussurrò lo stregone. Il Nephilim scosse la testa ed il suo sguardo cadde sulle labbra di Magnus che sorrise.

“Ti andrebbe di provare?” domandò ancora guardando gli occhi di Alec che non erano più azzurri ma ormai del colore dell’oceano.

Non aspettò una risposta e colmò lo spazio che li divideva poggiando delicatamente le sue labbra su quelle del Nephilim. Questo immediatamente strinse il copriletto fino a che le nocche non gli divennero bianche ma non si sottrasse al contatto.

Magnus si scostò da lui osservandolo. Aveva gli occhi chiusi e le guance rosse. Sorrise.

“Ti è piaciuto?” domandò con voce bassa. Questa volta il ragazzo annuì e Magnus non aspettò un secondo di più per annullare la distanza che li separava. Ma con un bacio diverso dal primo, che era stato un puro e semplice sfiorarsi di labbra. Lo stregone poggiò le mani sul viso di Alec che rilasciò il respiro che stava trattenendo e si rilassò nel bacio.

Stava baciando uno stregone.

No, stava baciando un ragazzo per la prima volta in vita sua. E gli stava piacendo da impazzire.

Istintivamente portò le braccia dietro al collo di Magnus facendo sorridere quest’ultimo.

Lo stregone iniziò a passare la lingua sulle labbra morbide del cacciatore che con un mugolio le dischiuse.

Non passò molto che la bocca di Magnus si scostò da quella del Nephilim per seguire la linea della sua mascella fino ad arrivare al collo dove si fermò ed iniziò a mordicchiare una piccola porzione di pelle. Lentamente lo stregone fece distendere il cacciatore sul letto sentendo il suo respiro pesante

Alec non si rese conto della situazione finchè la mano calda di Magnus non iniziò ad accarezzare il lembo di pelle sul ventre del ragazzo che la felpa aveva lasciato scoperto.

Immediatamente scattò in piedi scendendo dal letto con le guance rosse “Cos-cosa stavi facendo?” balbettò cercando di riprendere un contegno adatto ad un cacciatore.

Magnus ridacchiò e si alzò anche lui stiracchiandosi “Devo… è tardi, dovrei tornare all’istituto” disse Alec cercando di non incontrare lo sguardo dello stregone.

“L’hai detto anche prima, ma sei ancora qui” Alec si torturò le mani a disagio “Giusto. Io… quindi vado” disse avviandosi verso la porta della camera ma la mano dello stregone lo fermò.

“Non fare lo stupido” disse Magnus. Alec aggrottò le sopracciglia mentre l’altro faceva dei cerchi con le mani ed apriva un portale.

Le labbra del cacciatore si aprirono di sorpresa. Non ci aveva pensato. La magia era davvero comoda. Si rese conto che Magnus lo stava osservando e lui non aveva la più pallida idea di cosa fare. Cercò di evitare lo sguardo dello stregone e si avviò verso il portale “Ehm.. grazie per avermi salvato la vita” mormorò a disagio ma prima che potesse entrare nel portale Magnus lo attirò a se e fece congiungere nuovamente le loro labbra in un bacio veloce, ma del tutto diverso dal primo, per poi spingerlo oltre il portale.

In quell’esatto momento Alec si ritrovò sui gradini dell’istituto con una strana sensazione alla bocca dello stomaco.

Cosa diamine aveva fatto?!

Purtroppo s’imbatté in sua madre che lo costrinse a svegliare Jace. Il cacciatore però aveva un innato senso dell’attenzione e ciò lo portò a notare un evidente segno rosso sul collo di Alec.

Il ragazzo poi si era rintanato nella sua stanza ed in quel momento si stava guardando allo specchio. Magnus gli aveva lasciato un succhiotto parecchio evidente. E lui non se né era nemmeno accorto.

Sfiorò il segno con i polpastrelli. Era qualcosa di davvero strano.

Lui era un cacciatore e i cacciatori non si comportano come delle quattordicenni. Alec sospirò e si mise a sedere sul letto con le ginocchia al petto. Doveva trovare una soluzione a quello che era successo, ma non aveva la più pallida idea di come fare. Avrebbe benissimo potuto fermare Magnus, ma qualcosa in lui non l’aveva fatto e non riusciva a spiegarsi il perché.

Lui era gay. Questo lo sapeva.

Era innamorato di Jace. Anche di questo era perfettamente consapevole.

Si era arreso all’idea di non essere mai ricambiato. In fin dei conti se i suoi avessero scoperto la sua sessualità probabilmente l’avrebbero esiliato.

E allora perché si era fatto baciare da Magnus? E soprattutto perché avrebbe voluto rifarlo?







Spazietto di Ema
Salve a tutti :D Immagino che tutti quelli che stanno segiendo questa storia mi odiano per non aver aggiornato prima, ma mi dispiace immensamente, ho avuto un sacco di impegni... ma ora sono in vacanza, quindi ho un mare di tempo libero YaY... However spero che questo capitolo vi piaccia... ci ho messo un sacco di tempo a scriverlo ho riletto un mare di volte i primi due libri per cercare di renderlo il più lineare possibile :) grazie mille a tutti coloro che hanno letto il primo capitolo, vi adoro :) fatemi sapere cosa nè pensate
Ah, quasi dimenticavo... devo ringraziare come al solito Occhidacerbiatta che mi ha suggerito un titolo più decente, perchè quello di prima faceva davvero schifo... Thanks my parabatai <3
Ema :)
P.S. il prossimo capitolo è quasi finito, quindi credo che la settimana prossima lo posterò :D

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Capitolo 3
*** Capitolo 3 ***


Titolo: City of Forbidden Loves
Autrice: Ema Penniman
RatingArancione
Capitoli: 3/?
Avvertimenti: Spoiler di The Mortal Instrument
Genere: Introspettivo

Pairing: Malec. 
Disclaimer: Non possiedo nè i personaggi nè le ambientazione perchè entrambi appartengono a Cassandra Clare




Magnus era felice. Non sapeva esattamente spiegarsi il motivo, ma era piuttosto allegro.

Forse perché era una bella giornata, anche se stava piovendo a dirotto. O forse soltanto perché si era svegliato di buon umore quella mattina. Sta di fatto che Magnus era parecchio raggiante quel giorno.

Stava tranquillamente tornando a casa sotto la pioggia, dopo essersi fatto un incantesimo repellente, canticchiando tra sé.

Nonostante fosse stato impegnato tutto il giorno, il suo umore non era cambiato di una virgola. La cosa bizzarra era che continuava a pensare al piccolo Nephilim. Da un paio di giorni, ovvero da quando l’aveva baciato, i suoi pensieri, volente o nolente, finivano sempre per arrivare ad Alec. Non riusciva in nessun modo a toglierselo dalla testa.

Camminando spedito verso casa e imboccate le scale, ecco che, davanti al portone d’ingresso, seduto a terra, c’era lui. Il ragazzo dai capelli neri e gli occhi azzurri. Inzuppato dalla testa ai piedi che tremava come una foglia, con il viso affondato nelle ginocchia.

Magnus istintivamente sorrise avvicinandosi “E tu che ci fai qui?” chiese aggrottando poi le sopracciglia senza però che il suo sorriso sparisse. Alec scrollò il capo per togliere le goccioline dal viso e alzò gli occhi verso lo stregone “Dobbiamo parlare” disse cercando di sembrare sicuro di sé.

“Sei uno scemo” disse Magnus ridacchiando e andando ad aprire la porta seguito dal Nephilim.

 “Non puoi stare lì!” disse lo stregone storcendo il naso. Alec lo guardò terrorizzato ma quello scosse la testa “Mi stai allagando la casa” si avvicinò al ragazzo mettendogli un dito sul naso. Il cacciatore non si mosse mentre le scintille azzurre lo avvolgevano. Arrossì terribilmente ed evitò accuratamente di incrociare lo sguardo dell’altro finché Magnus non si scostò leggermente da lui sorridendo e Alec si accorse che l’aveva asciugato totalmente.

“Quindi, non dovevi parlarmi di qualcosa?” il moro annuì torcendosi le mani.

“Si, io… volevo dirti che- prese un respiro profondo -l’inconveniente che è venuto a verificarsi tra me e te è stato puramente antiprofessionale e-”

“Ma l’hai imparato a memoria?” domandò Magnus interrompendolo ed inarcando un sopracciglio senza però che il sorriso gli sparisse dal volto. Alec scosse meccanicamente la testa e rimase momentaneamente in silenzio, respirando forte e mantenendo lo sguardo basso per poi schiarirsi la voce “Mi sto scusando per ciò che è successo e farò in modo che non avvenga più” immediatamente Magnus sentì una stretta allo stomaco.

“Ma ti ho baciato io!” sbottò lo stregone sbuffando sonoramente. Sentì il ragazzo che tratteneva il respiro ma continuava a non guardarlo negli occhi “Mi sono evidentemente lasciato trasportare dalla situazione perché è palese che in condizioni diverse non avrei mai agito così. Ero sconvolto e sono venuto qui per scusarmi ed assicurarti che una situazione del genere non si verificherà più” concluse Alec serio.

Magnus gli posò una mano sulla spalla ed il ragazzo sussultò.

“Sei nervoso” costatò con voce bassa.  “Ti stai mordendo il labbro” continuò sfiorando il labbro inferiore del ragazzo con un dito. Quello immediatamente rilasciò la presa con i denti socchiudendo leggermente la bocca.

“Io sono convinto che tutto questo sia una grandissima ed immensa balla e tu sei qui per qualche altro motivo” 

“No! Sono venuto solo con questo intento” disse Alec scuotendo forte la testa.

“Sta piovendo a dirotto da almeno due ore e non penso che chiunque leggermente sano di mente aspetterebbe sotto la pioggia soltanto per venirmi a dire che tra noi non sarebbe successo nulla. Avresti dovuto chiamarmi e non rischiare di prenderti un raffreddore” commentò Magnus pensieroso per poi spostare la mano sotto il mento del cacciatore e fargli alzare lo sguardo. Aveva gli occhi più chiari del solito che lo guardavano terrorizzati.

I suoi occhi erano l’unica cosa che sfuggiva al suo controllo. Troppo espressivi. Comunicativi. Per questo non aveva incrociato lo sguardo dello stregone fino a quel momento. Per quel motivo non era riuscito a capire fino in fondo quello che stava cercando di dirgli Alec. Né tantomeno il ragazzo era riuscito ad interpretare i suoi stessi pensieri.

Magnus sorrise osservando il viso del Nephilim nella sua interezza “So cosa ti sta passando per la testa- disse facendo arretrare il ragazzo –sei combattuto con te stesso. Te lo si legge in volto. Per me sei come un libro aperto, Alexander” si avvicinò nuovamente a lui e gli prese il viso tra le mani “L’unica cosa che devi fare è lasciarti andare. Sei libero di fare ciò che vuoi” disse Magnus accostando lentamente il suo viso a quello di Alec. Quando vide che il ragazzo aveva già chiuso gli occhi aspettando quel contatto tanto bramato non attese nemmeno un secondo ed azzerò la distanza che li separava facendo congiungere le loro labbra in un bacio lento e carico di parole che probabilmente il cacciatore non avrebbe mai avuto il coraggio di pronunciare ad alta voce.

Quando si separarono lo stregone tornò a sorridere. Si avvicinò nuovamente all’altro e gli lasciò un bacio all’angolo della bocca. Poi un altro sulla guancia fino ad arrivare all’orecchio con cui iniziò a giocherellare.

In quell’esatto istante il telefono di Alec iniziò a squillare. Il ragazzo si scostò da Magnus con il viso in fiamme e prese il cellulare “Isabelle!”

Lo stregone osservò la schiena tesa del cacciatore e la mano che gesticolava mentre palava con la sorella. Istintivamente gli si avvicinò e gli mise entrambe le mani sulle spalle.

Alec sussultò ma rimase composto. Questo finché Magnus non iniziò a muovere quelle sue dannatissime mani sulle spalle del ragazzo.

“Va-va bene, Iz. Sto arrivando” disse con uno sforzo notevole per non alterare la sua voce.

“Nulla, non sto facendo assolutamente nulla” Alec quasi squittì quelle parole e Magnus sogghignò.

Alec terminò la chiamata e prese un respiro profondo “Mi dispiace, ma non posso farlo”

Lo stregone inarcò un sopracciglio “Di che stai parlando?”

“Di tutto questo. Di incontrarci così. Non posso farlo” dichiarò il cacciatore mordendosi un labbro.

Magnus sbuffò sonoramente “Di nuovo? Dammi un valido motivo e ti lascerò in pace”

Alec prese un profondo respiro “I miei genitori non sanno che io sono… così”

“Gay?” chiese Magnus divertito.

“Si, non lo sanno”

“Lo sai che lo puoi dire, vero? Scandisci bene g-a-y” lo prese in giro lo stregone. Alec alzò gli occhi al cielo “Tu non sai cosa succederebbe se lo scoprissero”

“Ti rinnegherebbero? Ti caccerebbero dal conclave? Si, né ho un’idea” commentò lo stregone leggermente scocciato. Alec non rispose ed abbassò gli occhi sul pavimento “Beh, non devono saperlo per forza, no?- disse l’altro avvicinandosi al Nephilim –che il cielo mi fulmini per aver detto questo, ma mi piaci, piccolo Nephilim e mi dispiacerebbe non vederti più” ammise Magnus sfiorandogli uno zigomo. Alec alzò immediatamente gli occhi verso l’altro con un accenno di sorriso “Ma tu sei il sommo stregone di Brooklyn. Sarà un po’ difficile che non ci vediamo” disse leggermente in imbarazzo.

Magnus sbuffò e gli stampò un bacio veloce sulle labbra “Va bene- disse sfiorando le sue labbra mentre parlava –allora vai. Sei libero di fare ciò che desideri. Però non dire che io non ci abbia provato” ed aspettò che Alec si allontanasse ma il cacciatore non lo fece. Lo stregone sorrise e fece combaciare le loro labbra nuovamente sentendo finalmente Alec che si rilassava e gli passava le mani dietro al collo.

Il Nephilim si scostò dopo poco “Io-devo andare. Isabelle dice che è importante” disse ancora in imbarazzo. Magnus sorrise e lo accompagnò fino alla porta “Devo aspettarmi altri colpi di testa?” domandò divertito. Il cacciatore fece un risolino nervoso e scosse la testa sorridendo. Anche Magnus ricambiò il sorriso e poi schioccò le dita “Magari la prossima volta eviti di startene sotto la pioggia” disse porgendogli una piccola chiave rigorosamente glitterata. Alec la strinse nella mano ed annuì “Ciao”

Magnus alzò gli occhi al cielo e lo baciò per poi chiudergli la porta in faccia.

Uscito dalla Città di Ossa Alec si mise in disparte e prese il telefono. Dopo il terzo squillo finalmente gli rispose.

“Tu non sai che io ho bisogno di dormire per almeno 9 ore a notte altrimenti divento davvero intrattabile. Non sono un vampiro. Io la notte dormo!” sbraitò Magnus con voce impastata di sonno.

“Mi-mi dispiace- disse Alec con voce tremante –ma qui è successo un casino. Non sapevo chi chiamare”

“Dimmi tutto” fece lo stregone più tranquillo.

“I Fratelli Silenti sono morti e Jace è in guai seri. Non so cosa fare” era davvero preoccupato.

“Dammi cinque minuti e sono lì” e concluse la chiamata senza che Alec potesse dire nulla.

Quelli furono i cinque minuti più lunghi della sua vita. Non solo vedeva Jace che stava visibilmente male, ma sembrava che tutti i membri del conclave lo stessero giudicando con i loro sguardi accusatori.

Quando Magnus arrivò vide tutte le figure dei Nephilim messe a cerchio intorno a Isabelle, Jace e Clary. Quello che lo catturò di più però fu Alec. Era nervoso, lo si notava. Istintivamente gli sorrise ed il cacciatore si morse il labbro inferiore senza nemmeno accorgersene.

“E’ morto?” chiese divertito guardando Jace steso a terra. Non gli piaceva quel ragazzo. Lui gli ricordava Will in maniera impressionante. Stesso carattere scontroso e stesso modo di fare sarcasmo. Non gli piaceva affatto però Alec teneva molto a lui. Si avvicinò al suo Nephilim e gli sfiorò impercettibilmente la mano. Questo immediatamente si rilassò. Era bello vedere come la sua sola presenza potesse renderlo tranquillo.

“Il tuo stregone si rende conto che Jace Wayland è un testimone della massima importanza per il Conclave?” disse l’inquisitrice rivolgendosi ad Alec. Magnus per poco non le rise in faccia. Sembrava una di quelle vecchiette bisbetiche in cerca di un filtro d’amore. Alec però non la prese nello stesso modo. Arrossì violentemente e mormorò qualcosa troppo a bassa voce per essere udibile.

Magnus si avvicinò a Jace che si risvegliò per qualche secondo per poi cadere nuovamente nell’incoscienza mentre tutti gli altri Nephilim si allontanavano.

“Sai che se non tenterà di scappare sarà uno strazio tutto il tempo, vero?” domandò Alec facendosi più vicino a Magnus che stava facendo fluttuare il Nephilim svenuto. Lo stregone si strinse nelle spalle “Potrei tenerlo legato ad un muro ed insonorizzare la stanza. Gli farei apparire del cibo di giorno in giorno”

“Allora credo che preferirebbe stare nella città silente” disse Alec divertito osservando lo stregone che apriva un portale e vi faceva entrare Jace. Si voltò verso il Nephilim “Vuoi venire con me?” domandò con un sorriso.

Alec istintivamente si morse il labbro e scosse la testa “Non posso. Isabelle mi sta aspettando” disse indicando la sorella che li guardava. Magnus alzò gli occhi al cielo e gli fece cenno con la mano la mano di avvicinarsi. Sorrise e si avvicinò al viso del ragazzo che spalancò gli occhi allarmato “Tranquillo, non possono vederci” disse in un turbinio di scintille azzurre. Alec sorrise e si fece baciare dallo stregone. “Ci vediamo domani” disse Magnus scomparendo dentro il portale.

“Cosa voleva Magnus?” chiese Isabelle una volta che il fratello la raggiunse. Alec si strinse nelle spalle “Mi ha chiesto che abitudini ha Jace. Niente di preoccupante” Isabelle lo scrutò ma non disse nulla.

Continuarono a camminare verso l’istituto finché lei non parlò di nuovo.

“Da quanto hai tutta questa confidenza con Magnus Bane?”

Alec represse un brivido “Da mai, perché?”

“Sapeva che eri in fin di vita. Oggi era qui. E scommetto che era l’Emme che ti ha mandato quei messaggi”

Il ragazzo mantenne la sua postura composta “Non so di cosa tu stia parlando, Isabelle. Credo che tu sia stanca. Oggi è stata una lunga giornata”

Isabelle gli lanciò un’occhiataccia “Però vorrei davvero sapere come fai ultimamente ad essere sempre così pieno di brillantini. Mi farebbe davvero comodo” disse facendo un sorrisino di vittoria. Alec ingoiò a vuoto.

Cosa diamine doveva inventarsi?! Non poteva semplicemente dire Hey, si, me la faccio con uno stregone così come se nulla fosse.

Si accasciò a terra “Oh, la gamba”

Isabelle rimase intontita per qualche secondo ma vedendo il fratello contorcersi a terra dal dolore lo raggiunse immediatamente.

Se non fosse stato un cacciatore la carriera nel mondo del cinema sarebbe stata la sua seconda scelta.

“Dove diamine è finito il mio rasoio?”

“E’ sulla mensola in alto”

“E che fine hanno fatto le mie camicie?”

“Sono appese nell’armadio”

Magnus represse un istinto omicida e si diresse verso la sua stanza facendo spalancare le ante del guardaroba con un gesto nervoso. Quel ragazzo gli stava proprio dando sui nervi.

“Potresti evitare di spostare le mie cose? Ti ho dato una stanza, non ti basta?”

Jace non si mosse dalla sua posizione continuando a guardare il soffitto “Io non sto spostando le tue cose… sto cercando di dare un ordine al caos che c’è qui dentro. Non so come tu faccia a trovare qualsiasi cosa”

“Faccio benissimo senza di te, quindi ora smamma dalla mia stanza” disse irritato.

Il cacciatore ovviamente non lo ascoltò ma si mise seduto sul letto di Magnus osservandolo “Devi fare qualcosa di importante? Perché di solito quando guardi l’armadio hai qualcuno di importante da incontrare… l’altro giorno, quando Alec ti ha avvisato che il Conclave stava venendo qui ci hai messo mezz’ora per prepararti. Ieri invece hai preso dei vestiti a caso”

“Io non prendo mai vestiti a caso- ribatté Magnus esaminando una camicia particolarmente sgargiante –e si dà il caso che non sono per nulla affari tuoi cosa devo o non devo fare”

Ovviamente Jace non si curò nemmeno di ciò che lo stregone aveva detto, ma continuò con le sue noiosissime domande, tanto che Magnus fu costretto a tappargli la bocca con un incantesimo.

“Bene, adesso sì che posso concentrarmi. E pensare che Alec mi aveva detto che sei un tipo taciturno. Chi ci pensava ad un tale rompipalle” Jace aggrottò le sopracciglia ed incrociò le braccia.

“E ora cosa vuoi?”

Jace alzò gli occhi al soffitto “Oh, giusto non puoi parlare… quanto sei noioso. La prossima volta col cavolo che faccio un favore al Conclave” sbottò Magnus continuando ad ignorare il ragazzo.

Jace scosse la testa annoiato e si diresse verso la sua stanza.

Lo stregone continuò a rovistare nel suo armadio nello stile ragazzina di 16 anni –non ho nulla da mettermi nonostante ci siano più vestiti lì dentro che a Parigi durante la settimana della moda-

“Lo so che sei lì” disse Magnus dopo qualche minuto che Jace continuava a guardarlo appoggiato alla porta “Anche se non puoi parlare, fai rumore respirando” rassegnato lo liberò dalle costrizioni ma Jace continuò a rimanere in silenzio “Sai, se continui a guardarmi mentre sono in mutande inizierò a pensare che provi sentimenti contrastanti per me, quindi fila via. Mi inquieti” Jace si strinse nelle spalle e uscì definitivamente dalla camera di Magnus.

La porta dell’appartamento si aprì e davanti vi comparve Alec. Ultimamente aveva sempre quella smorfia in volto. Come se si sentisse costantemente male al pensiero di essere in quella casa.

“Chi è?” orlò Magnus dalla sua stanza.

Jace roteò gli occhi. Non poteva venire lui lì, tre metri erano troppi “E’ Alec” il fratello gli sorrise ed entrò.

“Mamma mi ha detto di venire a controllare. Un’altra volta” inventati un’altra scusa, Alec pensò Jace tornandosene in camera e chiudendosi lì senza nemmeno parlare con il ragazzo.

Magnus fece il suo ingresso plateale nella stanza e istintivamente sorrise ad Alec che arrossì. Non era ancora riuscito ad accettare pienamente la cosa.

Magnus si avvicinò a lui e gli premette velocemente un bacio sulle labbra “Tua madre ti manda davvero a controllare Jace?”

“Ogni tanto” disse Alec sorridendo divertito “Clary sta venendo qui. Mi ha telefonato prima dicendomi che sarebbe passata, ma io ero già in metro quindi non pensavo-”

“Calmo” lo interruppe Magnus “Non è una cosa grave. Anzi, ora la aspetti qui, tranquillamente, e non impazzisci. D’accordo?” Alec annuì guardandolo negli occhi.

“No, aspetterò fuori”

“Quanto sei scemo” sbuffò divertito Magnus vedendo il ragazzo uscire velocemente.

Una volta rientrato in casa di Magnus, Alec cercò in tutti i modi di non incrociare mai lo sguardo dell’altro. Stare nella stessa stanza con lui e altre persone lo metteva a disagio. Non per il fatto che si frequentassero, ma più che altro perché, ogni volta che il suo sguardo si posava sullo stregone, automaticamente aveva un’espressione da scemo, ne era certo. E prima o poi chiunque se ne sarebbe accorto ed era l’ultima cosa che voleva.

E poi quell’idiota di stregone se ne era uscito con quella frase assurda “Non mettere mai in dubbio le mie capacità di scantonare, cacciatore, perché posso raggiungere livelli memorabili, epici direi” e così Alec era stato costretto a rimanere lì.

“Davvero non sai chi è Madonna?” domandò Magnus scioccato non appena la casa fu nuovamente vuota. Alec scosse la testa lasciandosi cadere sul divano accanto a lui.

“Dovresti vergognarti. E invece non te ne preoccupi nemmeno. Ora capisco il detto beata ignoranza. Scommetto anche che non hai idea di chi siano i Beatles” Alec ci pensò qualche secondo.

“Sono quelli che hanno attraversato una strada scalzi, vero?” chiese divertito.

Magnus si portò una mano alla testa con un gesto teatrale “Devi farti una cultura musicale. Non so come sei andato avanti per tutti questi anni” disse prendendosi un pugno dall’altro. Magnus sorrise diabolicamente ed iniziò a fargli il solletico finché non si ritrovò totalmente disteso sul ragazzo a pochi millimetri dalle sue labbra. Sorrise.

“So che vuoi baciarmi” disse guardando le sue labbra. Alec istintivamente arrossì ed il sorriso di Magnus si fece più luminoso “Ogni volta che vuoi baciarmi ti mordi il labbro” e il Nephilim lasciò immediatamente andare la presa con i denti. L’altro ridacchiò “Lo sai che puoi farlo, vero?”

“Cosa?”

“Baciarmi. Ogni volta che vuoi” e Alec distolse lo sguardo da quello dello stregone, perché era vero. Avrebbe voluto baciarlo, ma non l’aveva mai fatto fino a quel momento e baciandolo avrebbe definitivamente oltrepassato il punto di non ritorno. E non aveva la più pallida idea di come comportarsi.

“Lo fai senza nemmeno accorgertene” commentò Magnus sfiorandogli il labbro con l’indice e Alec lo voleva davvero. Così si avvicinò leggermente allo stregone e colmò la distanza che li divideva con un bacio languido.

Magnus si beò di quel contatto ed accarezzò le spalle del ragazzo scendendo verso i pettorali leggermente delineati e la pancia piatta infilando una mano sotto la maglietta del Nephilim che, esattamente come la volta precedente, si ritrasse bruscamente.

Lo stregone sorrise “Scusa”

Alec si mise a sedere sul divano, rosso in volto prendendo grandi quantità di aria ad ogni respiro “Io non ho mai-”

“Lo so” lo precedette Magnus “Mi dispiace, non ho alcuna intenzione di fare qualcosa che non vuoi” disse lasciandogli un bacio sulla guancia “ho sonno, andiamo a letto” si alzò tendendo una mano all’altro.

“Non credo che il divano sia molto comodo e non penso che Jace torni a breve, quindi ti consiglio di rivalutare la mia proposta” disse quando vide che Alec non accennava a muoversi.

Il Nephilim sospirò ma prese la mano dello stregone e lo seguì nella sua stanza.

Una volta distesi entrambi sul letto il cacciatore fece una richiesta che mai Magnus si sarebbe aspettata da lui.

“Mi abbracceresti” domandò Alec timidamente rivolgendogli la schiena. Lo stregone non se lo fece ripetere e si avvicinò al cacciatore avvolgendolo con le braccia e lasciandogli un bacio sulla nuca che lo fece rabbrividire.

Nemmeno cinque minuti dopo Alec si addormentò e Magnus continuò ad osservarlo sereno com’era.






Spazietto di Ema :)

Okay, vi chiedo umilmente venia del ritrdo mostruoso. Ci ho messo una vita a pubblicare, ma giuro ho un'ottima ragione. Sono stata in Irlanda per due settimane e sono tornata ieri pomeriggio :)
In effetti non ho molto da dire, spero che questo capitolo vi piaccia. A me non piace, ma non mi andava davvero di riscriverlo, quindi lo lascio così :)
Mi piacerebbe sapere tantissimo cosa ne pensate :D
Ringrazio immensamente tutti coloro che hanno letto questa storia :D Alla prossima...

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Capitolo 4
*** Capitolo 4 ***


Titolo: City of Forbidden Loves
Autrice: Ema Penniman
RatingArancione
Capitoli: 4/?
Avvertimenti: Spoiler di The Mortal Instrument
Genere: Introspettivo

Pairing: Malec. 
Disclaimer: Non possiedo nè i personaggi nè le ambientazione perchè entrambi appartengono a Cassandra Clare









"Chi o cosa diamine è?" si lamentò Alec quando il telefono dello stregone intonò Toxic svegliandolo bruscamente dal suo sonno tra le braccia di Magnus.

"Shh, è il gatto. Lascialo stare" disse l'altro ancora visibilmente nel mondo dei sogni. Alec si girò nel suo abbraccio e sorrise guardandolo. Chi avrebbe dovuto dirglielo che quella notte si sarebbe trovato abbracciato ad un ragazzo così.

“Magnus devi svegliarti” disse dolcemente cercando di scacciare tutti i pensieri contrastanti che in quel momento gli stavano ingombrando la mente.

“Sti cazzi- rispose lo stregone molto gentilmente staccandosi da Alec e girandosi dalla parte opposta -dormi!”

Il Nephilim storse il naso e si decise finalmente ad alzarsi dal letto per andare a spegnere quell'aggeggio infernale che si dà il caso fosse il telefono di Magnus.

Una volta preso l'oggetto in questione però rispose “Jace? Si può sapere che fine hai fatto? È notte fonda, saresti dovuto essere qui ore fa”

“Alec, per l'angelo, dovete venire qui immediatamente. Il monda-Simon è stato morso da-” ma Alec non sentì il resto della frase perché Magnus gli aveva tolto il telefono dalla mano ed aveva iniziato a parlare concitatamente con Jace.

“Cosa è successo?” chiese Alec una volta che lo stregone ebbe chiuso la chiamata. Magnus si abbandonò sul letto passandosi una mano tra i capelli “Perché sono così cretini?” chiese retoricamente sospirando. Il Nephilim si sedette accanto a lui osservandolo “E' successo qualcosa di brutto?” domandò nuovamente. Lo stregone annuì “Quell'idiota di un mondano è andato all'Hotel Dumort. Come se non fosse già abbastanza pericoloso essere amico di una Shadowhunter. Ma non ce l'ha un cervello? Gli umani sono così stupidi che-”

“Hey, io sono un umano” si imbronciò Alec.

“Infatti- disse Magnus con un sorrisetto -non ti sto certo escludendo” e si prese un pugno dal cacciatore.

“Dobbiamo sbrigarci. Devo trovare del sangue” Alec sbiancò “A cosa diavolo ti serve del sangue?” lo stregone si voltò a guardarlo con una strana espressione negli occhi “Clarissa è troppo attaccata a lui. Devono seppellirlo e così rinascerà come vampiro” il cacciatore rabbrividì “Mai. Mai vorrei diventare un vampiro. Anche se poi diventerei immortale, non vorrei farlo” Magnus lo scrutò attentamente facendo sentire in soggezione il Nephilim per poi scuotere la testa e distogliere lo sguardo.

“Dobbiamo andare!” disse alzandosi dal letto. Schioccò le dita ed una busta di plastica contenente un liquido denso gli apparve in mano “Sangue animale” spiegò prima che Alec potesse fargli domande. Detto ciò aprì un portale

“Dov’è Jace?” chiese il cacciatore. Magnus alzò gli occhi al cielo “In un cimitero. Stiamo andando da loro” e prima che Alec potesse dire altro lo stregone gli si avvicinò e premette le labbra contro le sue

“Andiamo” disse sorridendogli mestamente.

Si infilarono entrambi nel portale che si richiuse immediatamente dietro di loro e si ritrovarono in un cimitero ebraico del Queens. Alec istintivamente si strinse allo stregone cercando la sua mano, ma immediatamente si ritrasse non appena vide il fratellastro e corse da lui.

Jace” lo chiamò con un tono così familiare e affettuoso che le budella nello stomaco di Magnus si contorsero. Ovviamente non lo diede a vedere e seguì il ragazzo nel buio del cimitero.

Incredibilmente Alec, dopo aver dato il sangue a Jace si avvicinò nuovamente a lui “Odio questo posto” sussurrò infilandosi le mani in tasca. Lo stregone aggrottò le sopracciglia “Odi la compagnia o è proprio il Queens che non ti va a genio?” il Nephilim scosse la testa “I cimiteri. Li odio. Mi danno la nausea” Magnus gli sorrise “Non prendermi in giro- disse Alec guardandolo –non è divertente”

“Non ti sto prendendo in giro. Penso che tu sia molto dolce” dichiarò sfiorandogli leggermente il braccio. Alec arrossì terribilmente ed abbassò lo sguardo verso il terreno.

Si avvicinarono al gruppo di Shadowhunters dove si notava la figura bianca di Raphael. Il vampiro si soffermò per qualche istante sul volto di Magnus e ad Alec partì un sorprendente ed inaspettato moto di stizza. Il vampiro salutò lo stregone con reverenza. Chissà come mai tutti quanti conoscevano Magnus. Okay, era il Sommo Stregone di Brooklyn, ma c’era un limite a tutto. Perché sembrava che chiunque fosse interessato a lui in quel senso. Non si facevano scrupoli? Magari poteva anche essere impegnato. Ma infondo lo era? Non né avevano mai parlato. Forse in quello stesso periodo si stava vedendo anche con qualcun altro. Non sarebbe stato così difficile. Era bello e aveva carisma. Chiunque si sarebbe innamorato di lui. Alec scosse la testa. Cosa diamine andava a pensare?!

Però non si fece assolutamente sfuggire l’occasione di fare una battuta con il vampiro. Purtroppo immediatamente se ne pentì. E proprio quando Magnus stava per poggiargli una mano sulla spalla si portò a debita distanza dallo stregone.

Non era un gesto fraintendibile. Poteva anche essere interpretato come una pacca amichevole per aver detto qualcosa di intelligente una volta tanto, ma Alec aveva paura. Di tutto. Così mordendosi il labbro si allontanò a grande velocità senza nemmeno guardare Magnus in volto.

Si tenne per tutto il tempo accuratamente lontano dallo stregone cercando di non posare mai lo sguardo su di lui ma fallendo ogni volta. Magnus continuava a guardare Simon di fronte a sé senza nemmeno degnarlo di un’occhiata. Non si accorse di nient’altro finchè Jace non gli si avvicinò “Dì a Magnus che tornerò da lui tra poco”

Alec non rispose troppo impegnato a vagabondare nei suoi pensieri e Jace fu costretto a scuoterlo “Eh? Cosa? Che ho fatto?”

“Ho detto che torno da Magnus tra un po’- lo guardò più attentamente –sei sicuro di stare bene? Mi sembri assente”

Alec annuì velocemente “Sì. Vado a dirglielo” disse allontanandosi velocemente dagli altri e raggiungendo lo stregone “Jace dice che tra un po’ sarà a casa” Magnus si strinse nelle spalle. Aprì un portale e vi si infilò dentro senza nemmeno degnare l’altro di uno sguardo. Il cacciatore riuscì ad entrarci per un pelo prima che si richiudesse alle sue spalle e si ritrovò nel soggiorno dello stregone.
“Magnus cosa-” ma non ebbe nemmeno il tempo di finire la frase che l’altro si era già chiuso in camera da letto. Alec aggrottò le sopracciglia e lo seguì. Aprì lentamente la porta e vide lo stregone disteso sul letto a pancia in giù. Si avvicinò a lui sedendosi sul materasso.

Alec non era mai stato bravo con le parole, lo sapeva. Ma sapeva anche che era bravo con i fatti. Intrecciò le dita con i capelli di Magnus accarezzandolo dietro le orecchie. Continuò per qualche secondo finchè un suono non lo fece bloccare.

Si avvicinò con un orecchio allo stregone.

Il rumore proveniva da lui.

Stava. Facendo. Le. Fusa.

Era un gatto vero e proprio.

Sorrise.

Continuò a fargli i grattini finchè questi finalmente non si decise a voltarsi verso di lui.

“Beh?” chiese Magnus una volta che Alec rimosse la mano. Il cacciatore inarcò un sopracciglio con aria interrogativa e l’altro fece un sorriso furbo “Non continui?” domandò ammiccando.

Alec scoppiò a ridere e si chinò per dargli un bacio. Lo stregone non si fece scappare l’occasione e lo attirò a sé facendolo stendere sopra di lui.

“Magari- disse Magnus tra un bacio e l’altro –potremmo dire a qualcuno di questa storia” il cacciatore si mise in ginocchio con un sorriso ancora sul viso e le labbra gonfie “Di che stai parlando?”

Lo stregone lo guardò per qualche secondo. Era così sereno “Niente” disse appoggiandosi sui gomiti per raggiungere le sue labbra.

Purtroppo il citofono iniziò a suonare e non smise finchè Magnus non si alzò e non aprì la porta a Jace che era tornato.

Immediatamente i due ragazzi iniziarono a parlare animatamente a proposito di cosa era successo alla Corte Seelie. Magnus rimase ad osservarli seduto su un pouf. Alec aveva tutta un’altra dinamica con Jace. Totalmente diversa da quella che aveva con lui. Si muoveva secondo altre note. Le loro lunghezze d’onda erano sincronizzate diversamente dalla sua e quella del cacciatore.

Dopo qualche minuto Jace si rintanò nella sua stanza e Alec si voltò finalmente verso Magnus sorridendogli. Lo stregone non poté fare a meno che ricambiare e finalmente si alzò “Dovresti andare” disse sfiorando il naso del Nephilim con l’indice.

Il cacciatore arricciò il naso “Io…- disse abbassando lo sguardo –pensavo, se ti va bene, non so, di rimanere qui per la notte, visto che ormai è piuttosto tardi e-” ma Magnus non gli diede il tempo di terminare la frase che lo baciò.

Una volta che lo stregone si addormentò, cullato dalle carezze del cacciatore, Alec rimase a pensare.

Aveva compreso perfettamente le parole di Magnus. Il problema era se lui era davvero disposto a dirlo a qualcuno. Sicuramente non era ancora pronto. Ma stava davvero bene con Magnus. Era più di quello che aveva mai osato sperare. Era molto, troppo.

Si appisolò alle prime luci dell’alba con un sorriso sulle labbra finalmente convito che anche lo stregone faceva sul serio con lui. Non avrebbe mai potuto sperare in niente di meglio.



“Magnus, perché non hai mai nulla da mangiare?” urlò Jace la mattina dopo dalla cucina.

Lo stregone lo ignorò deliberatamente girandosi dall’altra parte del letto finendo praticamente sopra il povero Alec che si ritrovò con un peso non indifferente spalmato addosso.

“Magnus. Magnus, togliti. Mi stai schiacciando!” si lamentò il cacciatore cercando di sottrarsi alla presa mortale dello stregone. Purtroppo era troppo assonnato e si riaddormentò sotto l’altro che si stava praticamente acciambellando (in modalità gatto) sul povero Nephilim.

Rimasero così finchè la porta non fu quasi buttata giù a forza di pugni “Magnus, per l’angelo, io ho fame e non posso uscire senza di te. Svegliati diamine”

Per un puro colpo di fortuna Alec riuscì a svegliarsi del tutto. Magnus stava ancora dormendo beatamente sopra di lui.

Rimase a guardarlo per qualche secondo. Era bellissimo. Con i capelli sconvolti ed i lineamenti rilassati.

L’aveva visto dormire soltanto un’altra volta, ma in quell’occasione era stremato e totalmente privo di forze. Ora la vita sembrava scorrere in lui con una forza che lo rendeva sovrannaturale. Poteva sentirla formicolare in ogni punto in cui la loro pelle veniva a contatto. Era luminoso.

Un altro pugno da parte di Jace sulla porta lo riportò alla realtà “Magnus” sussurrò cercando di non farsi sentire dal fratello “Magnus, ti prego devi svegliarti. Se Jace ci trova qui per me sarà l’inferno” disse scuotendo leggermente lo stregone che invece continuò imperterrito a dormire beatamente. Alec levò gli occhi al cielo “Magnus, per l’angelo, svegliati” lo esortò facendosi forza sui bicipiti per alzarsi a sedere. Inavvertitamente però cercando di alzarsi, venne a contatto con qualcosa che non avrebbe mai desiderato sentire.

Istantaneamente si immobilizzò arrossendo drasticamente. Non aveva mai dormito con qualcuno prima e non era certo in grado di affrontare tutto ciò in così poco tempo. Si ridistese molto lentamente. Magnus fortunatamente si spostò di sua spontanea volontà dal corpo del Nephilim e si incollò al braccio del ragazzo un po’ come una cozza e Alec lo guardò stupito. Ma era mai possibile che una persona potesse dormire con tutto quello che stava succedendo?!

“Magnus Bane, devi svegliarti. Immediatamente” disse a voce leggermente più alta.

“Fatti un giro, ho sonno” si lamentò Magnus continuando a dormire tranquillamente. Nemmeno con le bombe si sarebbe svegliato.

Il cacciatore si sedette sfilando con una certa forza il braccio dalla morsa dello stregone. Doveva ripiegare sulla soluzione più drastica.

Scese dal letto ed afferrò un piede dell’altro e lo tirò giù dal letto facendolo ruzzolare per terra. Magnus non appena sentì che la terra iniziava a mancare sotto i suoi piedi si svegliò ma prima di lui comparvero migliaia di scintille gialle che gli impedirono di capitombolare sul pavimento, ma lo fecero adagiare lentamente per terra.

Magnus, ora seduto a gambe incrociate, in mutande (ma quando si era tolto i vestiti?!), osservava Alec con espressione ostile.

“Beh?- domandò il Nephilim -non riuscivo a svegliarti!”

“Non era un buon motivo per buttarmi giù dal letto” contestò l’altro con voce impastata dal sonno “Cosa vuoi?”

“Jace si è svegliato e sta buttando giù tutta la casa. Ha fame” Magnus roteò gli occhi e poi schioccò le dita.

“Grazie” urlò il cacciatore nell’altra stanza. Magnus sorrise e si arrampicò nuovamente sul letto abbracciando il cuscino. Alec aggrottò le sopracciglia “Cos’erano quelle scintille? Perché erano gialle? E perché-”

“Woah. Frenati un po’. Non puoi farmi domande a quest’ora. Prima caffè” disse schioccando le dita e facendosi apparire un bicchiere dello Starbucks in mano. Lo stesso che Alec si ritrovò a stringere
fra le mani.

Lo stregone prese un grande sorso e sorrise “Fantastico! Ora si che si ragiona. Prima di tutto, quello è un incantesimo che funziona solo quando dormo. Per questo lo vedi diverso dall’altro. Fa in modo che io non cada. Ecco, come avrai potuto costatare, io non sono esattamente tranquillo mentre dormo, quindi mi capita spesso di cadere dal letto. Prima di imparare quell’incantesimo mi sono fatto parecchio male” disse sorseggiando il caffè con un sorriso genuino.

“Allora anche tu sei umano!” dichiarò Alec battendo le mani divertito. Magnus inarcò un sopracciglio “In che senso?” domandò lo stregone curioso.

“Sei sempre troppo perfetto. Finalmente ho trovato la crepa nello specchio” disse sorridendo e mandando giù un sorso di caffè “Bene- annunciò successivamente –devo tornare a casa. Dovresti aprirmi un portale, perché Jace non può assolutamente vedermi qui. E poi devo parlare con Isabelle di quello che è successo ieri sera. Poveretta, si sentirà così in colpa anche se non ha fatto nulla e poi devo-” ma Magnus aveva smesso completamente di ascoltarlo già da un pezzo. Si era fermato al ‘troppo perfetto’.

Nessuno gli aveva mai detto una cosa del genere. Mai. Né tantomeno l’avrebbe mai fatto con una spontaneità come quella che aveva utilizzato Alec.

Lui non si considerava perfetto.

“Mi stai ascoltando?” domandò il cacciatore sventolandogli una mano davanti agli occhi. Magnus scosse la testa “Si, scusa. Ero sovrappensiero. Dicevi di andare a casa… non avrebbe senso. Perché non rimani qui ormai? È quasi mezzogiorno. Potresti mangiare con me” buttò lì noncurante.

Alec impiegò qualche secondo per apprendere appieno il significato delle parole dello stregone. Ed immediatamente le sue sopracciglia si aggrottarono “Non-non posso. Lo sai. Jace è lì fuori e io-”
“Lascia perdere- lo interruppe Magnus con una scrollata di spalle –capisco. Ti apro un portale” disse schioccando le dita.

Alec sparì velocemente nella fessura temporale creatasi che si chiuse alle spalle del Nephilim. Lo stregone sospirò rassegnato ed uscì dalla stanza.

“Brutta cera.  Ti è sparito di nuovo il gatto?” chiese Jace mentre ingoiava l’ultimo boccone della sua colazione. Magnus lo ignorò e si lasciò cadere a peso morto sul pouf più vicino.

Il biondino lo osservò per qualche secondo per poi prendere la sedia e spostarsi esattamente davanti a lui “Questo non è colpa mia. Me ne accorgo. Di solito la gente preferisce tirarmi le scarpe, quindi sputa il rospo” ma lo stregone continuava a guardare interessato il pavimento. Jace sbuffò “Dai, siamo coinquilini credo che abbiamo sviluppato un certo livello di confidenza”

Magnus sospirò e si prese la testa tra le mani “Cosa faresti se… mmh… tu e Clary stesse insieme ma lei non volesse dirlo a nessuno?”

“Vuoi seriamente prendere me come esempio? Mia madre mi odia e mio padre odia Clary” disse sarcasticamente. Magnus roteò gli occhi e schioccò le dita “Mi piacerebbe tirarti una scarpa in questo momento” e una pantofola gli si materializzò nella mano.


Alec fece un’altra volta per uscire dalla sua stanza, ma ritornò a sedersi sul letto.

Voleva, anzi doveva tornare da Magnus. Si sentiva in colpa ad averlo lasciato così.

Se l’era letteralmente squagliata.

Non era stato esattamente un gesto carino da parte sua. E se ne era pentito nel momento stesso in cui era entrato nel portale.

Però Magnus lo sapeva, ne avevano già parlato. Non era pronto a dirlo a Jace. In realtà non era pronto a dirlo a nessuno. Tantomeno a Jace.

Strinse i pugni e fece per alzarsi. Purtroppo per lui quella scellerata di sua sorella entrò come una furia nella sua stanza sbattendogli quasi la porta sul naso.

“Per l’angelo, Alec. Dove sei stato tutta la notte? Sei un irresponsabile. Non avevo la più pallida idea di dove fossi. Mi sono dovuta inventare una storia assurda con la mamma. Ti detesto, sei il fratello peggiore del mondo. Non puoi… aaah” disse colpendo il fratello con un pugno.

“Ouch! Non puoi farlo” disse Alec massaggiandosi la spalla dolorante.

“Sei un idiota Alexander Gideon Lightwood. Sei davvero un idiota!”

“Sembri mamma quando fai così. Fai davvero paura” commentò il moro guardandola incredulo. Isabelle lo fulminò con un’occhiata e si sedette sul letto. Non prima di aver richiuso la porta.

“Dimmi. Esattamente. Dove. Sei. Stato” disse scandendo lentamente le parole.

Era una minaccia e Alec lo sapeva bene.

“Io… sono stato con Jace” tecnicamente era vero.

La sorella assottigliò lo sguardo. Era ovvio che non gli credeva “Non sai mentire. Dimmi dove sei stato”

Improvvisamente l’aria nei polmoni del ragazzo terminò. Stava sudando freddo. Isabelle si alzò dal letto e gli si fece improvvisamente più vicina.

“Alec, te lo chiedo per l’ultima volta. Dove sei stato questa notte?”

Il fratello iniziò a balbettare una serie infinita di parole senza senso finchè non incontrò lo sguardo di sua sorella. E non stava guardando lui.

O meglio stava guardando lui ma non lui, lui. Stava osservando attentamente il suo viso e i suoi capelli. Gli occhi della ragazza saettavano irrequieti da una parte all’altra della faccia di Alec. Il che era parecchio inquietante.

“Iz? Che stai facendo?” istintivamente il Nephilim fece un paio di passi indietro ed il viso di Isabelle si illuminò.

Bene, o stava diventando pazza o lo era già.

Inaspettatamente lo prese per le spalle e lo fece muovere in avanti e poi nuovamente indietro. Ripeté il gesto un altro paio di volte per poi sorridere.

“Non posso crederci. Sei stato da Magnus” Alec in quell’esatto istante sbiancò dalla testa ai piedi. Anche i capelli neri si adattarono scolorendo di un tono.

Con la bocca aperta e gli occhi spalancati guardava la sorella come se fosse un mostro a tre teste che stesse cercando di vendergli roba.

“Sai che se tieni la bocca spalancata potrebbero entrarci le mosche?” domandò ironica Izzy. Il fratello sbatté le palpebre un paio di volte.

“Non è vero”

“Sai che dopo questa reazione non ci crederei mai, vero?”

Alec, con gesti meccanici, si sedette sul letto stringendosi le mani “Ero stanco. E Jace mi ha detto di rimanere a dormire lì”

“Non è vero”

“Io non volevo rimanere”

“Neanche questo è vero”

Alec prese un respiro profondo e rimase in silenzio “Te lo dico io come è andata- disse Isabelle sedendosi accanto al fratello –tu e Magnus Bane avete una relazione. E non provare a negare. È un po’ che lo sospettavo. Vuoi sapere perché ne sono sicura?” Alec annuì e la sorella gli passò un dito sulla guancia per poi mostrarglielo. Era pieno di brillantini.

Istintivamente il cacciatore sorrise. Ma l’espressione sparì immediatamente dal suo volto. Sostituita da una di terrore “Ti prego, non dirlo a nessuno” la supplicò il ragazzo. Isabelle scosse la testa “Non
lo farei mai”

Entrambi rimasero in silenzio per qualche secondo finchè la ragazza non parlò nuovamente “Perché non mi hai detto che hai una relazione con Magnus?”

“Io non ho una relazione con Magnus!” disse il Nephilim per poi ricredersi ad uno sguardo della sorella “Beh, non stiamo insieme. È complicato Iz, è davvero-”

“Ti piace?” domandò la sorella interrompendolo.

“Non lo so” disse Alec incerto “però è diverso da Jace. Mi fa… sentire bene”

“Qualsiasi cosa vorrai fare, l’importante è che tu ne sia sicuro” disse Isabelle abbracciandolo. Lo Shadowhunter sorrise e ricambiò la stretta felice che almeno sua sorella fosse a conoscenza del suo
segreto. 








Spazietto di Ema :D
Salve a tutti :DD Non sono in particolare ritardo, grazie al cielo xD vado particolarmente fiera di questo capitolo, non so perchè, ma mi piace :D
Grazie mille a tutti coloro che leggono questa cosa, veramente, sono felice :D (Si, oggi sono particolarmente di buon umore, il che è tipo un evento epico)
Non ho nulla da dirvi, a parte che sto leggendo Clockwork princess e non so perchè ma ho paura per il mio piccolo Jem D: e che odio Tessa (perchè lei non se lo merita, lui è migliore di lei u.u) scusate, piccolo sfogo da disadattata xD
Al prossimo capitolo, che spero arriverà presto :D

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Capitolo 5
*** Capitolo 5 ***


Titolo: City of Forbidden Loves
Autrice: Ema Penniman
RatingArancione
Capitoli: 5/?
Avvertimenti: Spoiler di The Mortal Instrument
Genere: Introspettivo

Pairing: Malec. 
Disclaimer: Non possiedo nè i personaggi nè le ambientazione perchè entrambi appartengono a Cassandra Clare. Se sto copiando la storia di qualcuno sono veramente dispiaciuta ma di storie su shadowhunters non nè ho letta nemmeno una :/




Era lì già da un quarto d’ora.

Ma ogni volta che si avvicinava al portone per suonare il campanello non riusciva a trovare il coraggio per farlo e tornava indietro.

Certo, aveva le chiavi, ma non gli sarebbe sembrato giusto entrare così. Non dopo il modo in cui se ne era andato.

“Non è difficile, Alec. Puoi farcela” si disse cercando di infondersi un po’ di coraggio.

Si avvicinò nuovamente al campanello ma lo stregone lo batté sul tempo aprendogli il portone.

Alec rimase a fissarlo basito con il dito ancora a mezz’aria.

“Ti ho visto quando sei arrivato. Non volevo aprirti, ma mi facevi pena” disse Magnus con la sua solita aria strafottente.

Alec mosse le labbra per dire qualcosa ma l’altro lo interruppe “Tuo fratello sta parlando con qualcuno e penso ci sia bisogno di me. Come sempre”

Non appena Jace lo vide gli fece un leggero cenno col capo e continuò a parlare al telefono. Alec si accostò allo stregone “Allora, non ho molto tempo perché mia madre mi ha proibito di uscire di casa e Isabelle mi sta coprendo. Quindi, sono qui per due motivi. Mi dispiace per quello che è successo stamattina. Non volevo andarmene così io-” ma non poté continuare la frase perché in quell’esatto istante Jace aveva chiuso la telefonata e li stava osservando con un sopracciglio inarcato.

Immediatamente Alec si scostò da Magnus ed arrossì abbassando lo sguardo sul pavimento.

“Dobbiamo andare da Luke. Subito” disse Jace uscendo di casa seguito dallo stregone che gli lanciò uno sguardo divertito.

Certo, per lui era sempre tutto così divertente. Alec strinse i pugni lungo i fianchi e li seguì. Aveva bisogno di parlare a quella testa calda il prima possibile.

Jace era già parecchi metri più avanti che borbottava qualcosa, ovviamente su Clary. Magnus lo seguiva con le mani in tasca, guardando verso l’alto, con quella sua solita espressione annoiata. Alec si accostò a lui, preparandosi mentalmente il discorso da fargli.

“Ti piace?” lo interruppe lo stregone mostrandogli il mantello “l’ho comprato ieri. Mi sembrava perfetto. Si intona con il mio stile” disse rimirando l’abito decisamente orrendo. Il cacciatore rimase perplesso. Come poteva pensare ad una cosa del genere in un momento come quello?!

“Immagino che dovrei allungarlo… sono decisamente troppo alto” commentò schioccando le dita. Istantaneamente l’orrendo mantello, in un turbinio di scintille blu, si allungò fino a sfiorargli i piedi. Magnus sorrise compiaciuto del suo operato mentre il Nephilim lo guardava sempre più disgustato.

“Che c’è?” domando l’altro, accortosi dell’espressione del più piccolo. Alec scosse la testa continuando a camminare.

Nell’esatto istante in cui entrarono in casa di Luke, del quale per inciso non c’era nessuna traccia, Alec si sarebbe volentieri buttato per terra dalle risate. Gli si era presentata di fronte una scena davvero degna di una soap opera.

Clary, su un tavolo, in equilibrio precario, che teneva in mano, in maniera del tutto sbagliata, un coltello e cercava di tenere separati un vampiro piagnone e un licantropo mezzo svenuto. Davvero un bel lavoro, cacciatrice.

E come se non bastasse, Jace stava morendo di gelosia verso – ricordiamoci - quella che era sua sorella.

Guardare il fratellastro che si struggeva per Clary però non gli dava più nessun fastidio.

“Fuori dai piedi, Mondano” disse Magnus a Simon, che borbottante si spostò. Lo stregone si rivolse al licantropo con voce calma e serena. Era la prima volta che lo sentiva rivolgersi così a qualcuno. Istintivamente sorrise.

“Sono lo stregone che è qui per curarti. Non ti hanno detto che stavo arrivando?” chiese Magnus con un certo risentimento nella voce. Alec quasi rise. Egocentrico, pensò continuando ad osservarlo.

“So chi sei, ma sembri così… così… risplendente” disse il licantropo.

Drag Queen, pensò Alec mascherando una risata con un colpo di tosse.

“Che hai da fissare?” chiese Magnus annoiato, una volta che Simon, Jace e Clary si furono catapultati fuori a cercare Luke.

Alec sorrise e scosse la testa “Quando fai queste cose cambi”

Lo stregone aggrottò le sopracciglia “Quali cose?”

“Quando curi la gente. Anche quando hai curato Jace, quando era svenuto. E ora con Maia. Tu cambi” dichiarò il Nephilim osservando l’altro.

“Stai delirando. Non è che la stupidità di quei tre sta contagiando anche te?” Alec scoppiò a ridere “Dico sul serio. Guardati, sei perennemente indifferente a qualsiasi cosa, invece quando usi la magia curatrice sei… diverso”

“Si- disse Magnus annuendo e trasportando il licantropo nell’altra stanza –stai decisamente delirando” il sorriso dal viso di Alec però non scomparve finché Simon e Jace non spalancarono la porta, trascinando Luke, privo di sensi. Ovviamente, lo stregone si chinò su di lui senza batter ciglio e non si alzò finché non fu del tutto guarito.

“È ancora vivo?” chiese a quel punto Simon. Certo che lo è stupido di un succhiasangue, pensò Alec con un moto di stizza. Nessuno poteva mettere in discussione la bravura di Magnus.

“Si, ne sono sicuro- disse infatti lo stregone -sono il sommo stregone di Brooklyn, so quello che faccio” in quell’istante Jace si sporse, appoggiandosi alla spalla di Alec, sussurrandogli all’orecchio “Ma secondo te, si rende conto che è tipo la millesima volta che lo dice?” e sfortunatamente al più grande non sfuggì il guizzo di gelosia che passò negli occhi dello stregone.

“Il che mi rammenta- continuò Magnus –che non ho ben capito come mai mi chiamate ogni volta che uno di voi ha anche solo un’unghia incarnita da curare”

“Vuoi farci pagare? Ma Luke è un amico!” sbottò Clary in un moto di stizza.

Magnus schioccò le dita ed una sigaretta azzurra gli si materializzò tra le dita. Alec rimase a fissarlo con la bocca aperta. Non aveva mai fatto nessuna storia del genere. Quando Hodge l’aveva chiamato dicendogli che c’era un cacciatore ferito era corso immediatamente all’istituto senza nemmeno sapere che era lui stesso ad essere in pericolo.

Rimase a guardarlo finché quell’idiota di Jace non aprì bocca “Si dà il caso che tu sia l’unico stregone che conosciamo che sta con un nostro amico

Istintivamente, Alec sbiancò. Questo era qualcosa che non aveva programmato. “Non stiamo insieme” riuscì a dire solo dopo qualche balbettio confuso, in preda al panico più grande.

“Ah, no? Dunque sei amico di tutti a quel modo, eh?” disse lo stregone con il serio intento di andare avanti nella conversazione.

Il moro non sapeva davvero che pesci prendere. Guardava Magnus sempre più implorante, ma lui non si smuoveva minimamente dalla sua posizione.

Clary, cosa che Alec non avrebbe mai pensato, venne in suo aiuto mettendo un freno alla conversazione.

Fortunatamente nessuno prestò più attenzione al ragazzo che appena gli fu concessa l’occasione uscì di casa il più velocemente possibile senza dare nell’occhio.

Sospirò, nell’aria fredda della notte, e si lasciò cadere lungo la parete della casa.

Si odiava. E odiava anche Magnus.

Perché doveva fare per forza il cretino così? Non poteva aiutarlo? Sempre imparziale… gliel’aveva detto un centinaio di volte che non doveva saperlo nessuno di quello che succedeva tra loro, era un segreto. E ovviamente Magnus non aveva saputo mantenerlo.

E poi-

Ma i suoi pensieri minatori furono costretti ad interrompersi, perché la porta della casa si era aperta ed una figura con la felpa ed il cappuccio ne era appena uscita.

Involontariamente aveva pensato fosse Magnus, ma una nota di delusione lo colse non appena si rese conto che era il mondano.

“Brutta giornata?” chiese il ragazzo al cacciatore che rispose con uno sbuffo annoiato. Simon si sedette ugualmente vicino a lui. “Sai- iniziò il vampiro -a volte quando ho una di quelle giornate no, l'unica cosa che mi calma è mettere l'amplificatore a tutto volume e suonare per un paio d'ore” disse il ragazzo. Alec rimase in silenzio. Perché gli stava dicendo quelle cose? A stento gli aveva rivolto qualche parola e non era stata esattamente gentile. Gli umani sono strani, si ritrovò a pensare il Nephilim.

Simon continuò a parlare “Vedila dal lato positivo, questa situazione non può andare certo peggio di così”

“E questo dovrebbe farmi sentire meglio?” sbottò Alec fulminando l'altro con lo sguardo. Il vampiro si strinse nelle spalle “Non lo so, non sono bravo con le parole. So che Magnus è lì dentro e tutti gli altri sono andati a dormire, quindi se vuoi entrare senza che Jace se ne accorga credo che tu possa farlo” buttò lì con noncuranza.

Alec, non appena sentì il nome dello stregone, sussultò impercettibilmente, però poi sospirò stanco “Non credo che lo farò, è colpa sua se è successo tutto questo casino” perché gli stava dicendo queste cose? Non si conoscevano nemmeno. Era la prima volta che parlavano eppure non aveva nemmeno esitato nell'ammettere che c'era qualcosa tra lui e Magnus. E non gli era pesato minimamente.

“Da quant'è che state insieme?” domandò Simon curioso. Alec sbuffò. Perché sembrava che l'argomento della giornata fosse la sua relazione con Magnus? Non potevano parlare di problemi più gravi? Come ad esempio il fatto che Clary e Jace erano fratelli ma continuavano a provarci l'uno con l'altra.

“Da un po' ” ammise il cacciatore che ormai non poteva tirarsi indietro. Simon si voltò verso di lui “E ancora non l'hai detto a nessuno? Certo che è arrabbiato. Ma dai. Anche io lo sarei. Se una persona è innamorata di te è normale che vorrebbe che tutti lo sapessero” innamorata?! Ma stiamo scherzando?! Il cervello di Alec stava iniziando seriamente ad impazzire. Si girò verso il vampiro per dirgli che aveva toppato di brutto ma in quell'esatto istante la porta di casa si aprì, palesando la figura dello stregone.

Simon sorrise impercettibilmente “Beh, io vado. Non vorrei che spuntasse il sole” disse andandosene. Alec avrebbe voluto buttargli un vaso in testa. Erano ancora le 3. Non voleva rimanere solo con Magnus.

Il più grande si sedette accanto a lui in modo che non si toccassero. Alec si strinse istintivamente le gambe al petto.

Poco sopra di lui scintille azzurre iniziarono ad apparire. Dapprima qualche sprazzo di colore, poi però iniziarono ad aumentare. Sempre più veloci si mischiavano tra loro. Lingue di magia blu s'infrangevano a un paio di metri d'altezza nel cielo. Senza rumore, silenziosamente. Le scintille azzurre continuarono il loro gioco pirotecnico, mentre Magnus in silenzio agitava elegantemente la mano.

Alec, roteando gli occhi, con la sua bloccò la mano dello stregone “Potrebbe vederci qualcuno” mormorò, terminando quel contatto immediatamente.

“Ti va di parlare?” chiese Magnus sottovoce, come se potesse sentirli qualcuno. Il Nephilim rimase in silenzio e lo stregone prese la mano del cacciatore, ormai abbandonata sul fianco, sfiorandone lentamente i polpastrelli.

“Cosa pensi?”

Alec trattenne il respiro. Il formicolio familiare che sentiva alla mano ogni volta che Magnus lo sfiorava, semplicemente, in quel momento gli stava dando sui nervi. Era mai possibile che non potesse essere arrabbiato con lui? Non ci riusciva.

Lo stregone, non ricevendo risposta, sorrise tristemente “Potrei sapere esattamente cosa ti passa per la mente. Potrei schioccare le dita e ti metteresti a raccontare i tuoi segreti più intimi. Ma non l'ho mai fatto, perché credo che tu sia la persona più facile da leggere, almeno per me. Sei arrabbiato a morte con me, ma in fondo sai anche che ho ragione. Ma al contempo vorresti piantarmi un coltello nel fianco per quello che ho fatto. Dimmi se vado errato” disse sorridendo.

Alec annuì stanco, stringendo a sua volta la mano di Magnus nella sua. Per qualche secondo rimase a fissarle. Quella scura e liscia di Magnus con lo smalto viola glitterato e la sua: chiara, piena di cicatrici e con le unghie mangiate.

Lo stregone lo osservò a lungo per poi sorridere. E Alec adorava quel tipo di sorriso, perché non era coinvolta la bocca, ma solo gli occhi. Quegli strani occhi da gatto che lo facevano letteralmente impazzire.

Senza pensarci, si avvicinò allo stregone e appoggiò le labbra su di lui. Era la cosa più normale del mondo. Le labbra di Magnus si adattavano alle sue perfettamente, nemmeno le avessero disegnate su misura.

“Da quanto sei innamorato di Jace?” chiese poi lo stregone a bruciapelo.

Alec raggelò sul posto. Quello proprio non se lo aspettava “Ma di che diamine stai parlando?”

“Non prendere in giro la mia intelligenza, Alexander. Non sono certo nato ieri. L'avrebbe capito anche un cieco” commentò Magnus con una certa freddezza nella voce, continuando a stringere la mano del cacciatore. I suoi occhi dal giallo erano passati al verde scuro. Era la prima volta che il cacciatore li vedeva di quel colore. Non era mai arrabbiato, mai. O almeno non lo era mai stato con lui, fino a quel momento. Alec avrebbe voluto buttargli le braccia al collo chiedendogli scusa, dicendogli che non era ancora pronto a portare alla luce la loro relazione perché i suoi genitori non l'avrebbero mai accettato, nemmeno in un milione di anni. Ma non lo fece.

Boccheggiò alla ricerca di parole finendo per rimanere in silenzio a fissare il Nascosto. Lui voleva dirglielo. Voleva dare voce a tutto quello su cui si era soffermato a pensare in quei giorni. Ai suoi sentimenti per Jace che si andavano lentamente affievolendo. A quelli per Magnus che si stavano sviluppando invece sempre più velocemente. Ma tutta quella serie di parole rimase intrappolata nella via tra il cervello e la bocca. Riuscì a mugolare uno stentano “non è come pensi” e a quel punto le stregone lasciò la presa sulla sua mano.

Il Nascosto sospirò e si rilassò contro la parete della casa “Hai ragione quando dici che questa cosa che abbiamo noi è solo qualcosa. Non sarà mai niente più di qualcosa” lo stregone si voltò verso di lui fissandolo negli occhi “tempo fa conoscevo un ragazzo. Assomigli a lui in un modo incredibile. Però al contempo sei il suo opposto” osservò assorto Magnus, continuando a guardare Alec dritto negli occhi. Si strinse nelle spalle, alzandosi da terra “vai a dormire. Domani sarà una giornata pesante” disse, per poi ritornare in casa senza aggiungere altro.

Alec rimase solo, seduto contro la parete, con lo sguardo puntato ancora dove prima c'era la figura di Magnus.

Voleva piangere. Avrebbe voluto urlargli contro, prenderlo a pugni, ma non era riuscito nemmeno a parlargli.

Incassò il viso tra le ginocchia, attendendo le lacrime che non arrivarono.

Rimase in quella posizione finché non si accorse del sole che aveva iniziato ad illuminarlo.

Si alzò, sgranchendosi le gambe.

Qual è la cosa migliore da fare quando ci si deve far perdonare da Magnus? Portargli del caffè, ma probabilmente l'avrà già preso, pensò Alec, così si diresse verso la pasticceria più vicina per prendere dei dolcetti.

Entrato nel locale, non appena vide il bancone con le ciambelle, istintivamente un sorriso gli si aprì in volto. Erano divise per colore.

Alcune erano piene di praline che le rendevano davvero adorabili. A Magnus sarebbero piaciute senz'altro.

Prese un po' di tutto lasciando un fila di sei ciambelle totalmente vuota. Poi né prese una di ogni colore, fino a formare l'arcobaleno. Lo stregone non ci avrebbe pensato due volte a perdonarlo. Ne era più che sicuro.

L'unico problema a quel piano praticamente perfetto era la totale dimenticanza da parte di Alec della sua insicurezza. Infatti, non appena uscito dalla pasticceria e una volta, attraversata la strada, davanti alla casa di Luke tutta la sua sicurezza svanì in uno schiocco di dita.

Fortuna o sfortuna volle che Jace lo trovò a girovagare come un vagabondo davanti alla casa e, con non poche moine, lo trascinò dentro.

~*~~*~

Magnus si svegliò con un umore particolarmente brutto. Non che per lui fosse esattamente una novità, ma quella mattina era più nera del solito. In parte per il lavoro che, già lo sapeva, avrebbe dovuto fare quel giorno, in parte, e forse non voleva ammettere che non era solo in parte, per la litigata che la sera prima aveva avuto con Alec.

Quel piccolo Nephilim avrebbe finito per farlo impazzire totalmente. Né era sicuro.

Si alzò lentamente. Distendendo una per volta tutte le articolazioni. Aveva dormito malissimo. I Nephilim erano tutti così bassi o erano questi qui che non superavano una certa altezza?

Aveva dovuto dormire sul divano perché Luke non aveva altri letti e non era stata esattamente nella lista dei posti più comodi dove riposare. Lui era alto, per la miseria, oltre ad essere il Sommo Stregone di Brooklyn. Aveva bisogno di un letto dove come minimo non fosse dovuto rimanere piegato per tutta la notte.

Aveva necessariamente bisogno di una doccia. Peccato che era occupata, però. E, per sua grande sfortuna, c'era Clary dentro.

Pensandoci bene sarebbe anche potuto entrare, immobilizzarla per un po' e farsi la doccia come niente fosse, ma forse non tutti avrebbero reagito positivamente ad un'azione del genere. No, decisamente non poteva farlo.

Decise di aspettare il suo turno, seduto sul divanetto, sbuffando sonoramente.

Era ancora seccato per quello che era successo con Alec, però gli era mancato durante quella notte. Si era sentito anche un po' in colpa, a dire la verità.

Forse aveva esagerato la sera prima. Non si sarebbe dovuto schierare contro il suo Nephilim, però era stato più forte di lui. Aver visto Jace e Alec così vicini e con la loro dannatissima affinità da parabatai l'aveva fatto sragionare. Non l'avrebbe mai ammesso, nemmeno sotto tortura, ma era geloso di Jace.

Mentre si scervellava nel cercare di capire come fare a parlare con Alec il prima possibile la porta del bagno finalmente si aprì. Ma era mai possibile che le donne fossero così lente in bagno? Nemmeno lui ci impiegava così tanto e lui ci impiegava davvero tanto per gli standard. Prima o poi avrebbe fatto un incantesimo per capire cosa facessero.

Non si curò più di nulla in particolare finché, con sua grande sorpresa, in casa entrò Jace, seguito dal protagonista dei suoi pensieri contorti.

Non aveva dormito. Ci avrebbe scommesso. I capelli erano un totale disastro e gli occhi del cacciatore rimanevano puntati sul pavimento senza mai abbandonarlo.

Magnus staccò gli occhi dal moro soltanto per rimproverare il fratellastro. Ma poi ritornarono immediatamente su Alec, che stava cercando una scusa per far credere che era tornato a casa a dormire. Ma chi voleva prendere in giro?! Aveva gli stessi vestiti del giorno prima.

“Che cosa c'è nella scatola?” chiese poi Clary, osservando quello che il nascosto non aveva nemmeno notato, troppo impegnato a cogliere i ogni suo movimento.

Per una frazione di secondo il Nephilim incrociò lo sguardo con lo stregone e Magnus vide un guizzò di celeste che durò un secondo, per poi sparire nuovamente.

Non appena il cacciatore aprì la scatola però i suoi occhi si incatenarono con quelli del più grande. Era come se lo stesse invitando a dimenticare tutto quello che era successo la notte precedente. Magnus gli sorrise impercettibilmente guardando le ciambelline che aveva portato, su cui tutti si stavano catapultando, ed il suo sorriso si aprì maggiormente. Erano per lui. Le aveva scelte esattamente come avrebbe fatto lui. Tutte colorate e sistemate secondo la scala cromatica.

Gli occhi dello stregone si alzarono su quelli di Alec, che lo stava ancora guardando, e piegò la testa di lato con un sorriso sul volto. Stava davvero cercando di farsi perdonare? Non sarebbe riuscito a rimanere arrabbiato con lui nemmeno per un microsecondo.

Alec ricambiò il sorriso e anche lui prese una ciambella. In fondo cosa c'era di male nel perdonare il piccolo Nephilim? Si domandò Magnus, una volta addentato il primo morso.

Il cacciatore comunque non si avvicinò nemmeno per idea allo stregone, rimanendo relegato per tutto il tempo nell'angolo più lontano da lui, finché non si propose volontario per farsi marchiare dalla nuova runa di Clary. Cosa che non piacque nemmeno un po' a Magnus.

Sfortunatamente, pochi secondi dopo il campanello di casa di Luke trillò avvisando l'arrivo dei coniugi Lightwood, accompagnati dall'inquisitrice.

Non appena Alec li vide, si parò davanti a loro, iniziando un discorso parecchio confuso “Madre. Padre. C'è una cosa che devo dirvi. Mi vedo con qualcuno” ed in quel momento anche Magnus sbiancò e fortunatamente se ne accorse. L'Antipaura si stava consumando lentamente sul braccio del Nephilim.

Non ci pensò un secondo di più e schioccò le dita, facendo cadere il cacciatore per terra svenuto. Dopo pochissimi istanti, questo si svegliò, guardando Isabelle che lo scrutava con un cipiglio leggermente adirato.

“Ti ricordi che ci chiedevamo se quella roba creata da Clary funzionasse o meno?” domandò Jace con la sua solita espressione strafottente “beh, ecco. Funziona eccome!”

“Cosa ho detto?” domandò il ragazzo sul pavimento con un'espressione davvero terrorizzata.

“Hai detto che ti vedevi con qualcuno, ma non hai spiegato perché fosse tanto importante” disse il padre.

“Non lo è- si affrettò a dire Alec con voce particolarmente stridula -voglio dire, non mi vedo con nessuno. E non è importante. E non lo sarebbe neanche se mi vedessi con qualcuno, il che non è” Magnus avrebbe voluto ucciderlo con le sue mani. Altro che non riuscire a rimanere arrabbiato con lui.

Un conto era tenere la loro pseudo relazione segreta, un conto era negare totalmente l'esistenza di Magnus nella sua vita. Alec si era rintronato una volta per tutte.

Dopo pochi minuti, uscì finalmente di casa, ritrovandosi davanti quella psicopatica della sorella di Alec che gli puntò un dito contro “E' colpa tua”

Magnus sbuffò “Ma è possibile che tutti i cacciatori di New York siano impazziti contemporaneamente?”

“E' da quando state insieme che mio fratello è impazzito del tutto. Non avrebbe mai fatto una cosa del genere prima”

Lo stregone rimase in silenzio sbattendo le palpebre un paio di volte “Tu... chi te l'ha detto?”

Isabelle roteò gli occhi al cielo “Non ci vuole certo un'arca di scienza per capirlo. Qualsiasi cosa succeda nella vita di Alec è di dominio pubblico perché, e credo che non ti sia sfuggito, non è capace di nascondere quello che pensa” sbottò seccata.

“E lui sa che tu lo sai?” Isabelle lo guardò come se fosse scemo “Certo che lo sa. È mio fratello”disse come se questo sistemasse ovviamente le cose.

Magnus scosse la testa, rassegnato “Bene, in qualunque cosa pensi che io e tuo fratello siamo coinvolti è finita, perché quell'idiota, ogni volta che Jace è nei paraggi, non capisce più nulla”

Isabelle aggrottò le sopracciglia “Non ti seguo”

“Prima- continuò Magnus -era sotto l'effetto di una runa che elimina la paura. Quando questa si è dissolta si è rimangiato tutto quello che ha detto”

La ragazza scosse violentemente la testa “Non è per Jace. I nostri genitori non l'accetterebbero mai, devi credermi. È difficile per noi-” non fece nemmeno in tempo a finire la frase che lo stregone era sparito in una nube di fumo azzurro.

In quel momento uscirono tutti gli altri, con l'inquisitrice davanti ed Alec dietro che trascinava i piedi sul terreno. Si accostò a lui e gli tirò uno scappellotto sulla nuca.

“Hey, ma che ho fatto?” domandò il fratello risentito. Izzy lo guardò assottigliando gli occhi “Sei un idiota”





Spazietto di Ema

Well... si, sono in ritardo, mi dispiace immensamente, ma non riuscirò mai ad essere puntuale... pensavo che, visto che non ho nulla da fare, essendo in estate, sarei riuscita a gestirmi meglio il tempo, ma evidentemente sono una pippa nello scrivere e ci sto impiegando più tempo di quello che avevo previsto :D
Coooomunque, questo è il quinto capitolo, mi sto riferendo esattamente al corso degli eventi che ci sono in the mortal instruments dalla parte di quei due deficienti e mi sto divertendo un casino a scrivere :DD ringrazio la mia parabatai Occhidacerbiatta, che mi corregge le bozze perchè io non sono capace di usare le virgole.
Bene, sono stata anche troppo prolissa, quindi mi dileguo.

ἔρχομαι :D

Ema :D



 

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Capitolo 6
*** Capitolo 6 ***


Titolo: City of Forbidden Loves
Autrice: Ema Penniman
RatingArancione
Capitoli: 6/?
Avvertimenti: Spoiler di The Mortal Instrument
Genere: Introspettivo

Pairing: Malec. 
Disclaimer: Non possiedo nè i personaggi nè le ambientazione perchè entrambi appartengono a Cassandra Clare. Se sto copiando la storia di qualcuno sono veramente dispiaciuta ma di storie su shadowhunters non nè ho letta nemmeno una :/


Alec si rinchiuse nella sua camera con il telefono della sorella. Se avesse visto il suo nome sul display non avrebbe mai risposto.

Prese il cellulare di Isabelle componendo quel numero che ormai conosceva a memoria e attendendo che rispondesse. Attese per ben 10 squilli prima che lo stregone si degnasse di rispondere “Qui parla Magnus Bane, se è uno scherzo telefonico siete in grave pericolo”

Il cacciatore sorrise automaticamente. Quanto era cretino “Magnus” sussurrò nel microfono. “Ah- disse lo stregone -sei tu” Alec rimase in silenzio aggrappato al cellulare come se l'altro fosse davvero lì “Che vuoi?” domandò quindi il Nascosto. Il Nephilim sentì un tonfo, segno che Magnus si era buttato su uno dei suoi tanti pouf.

“Ci serve il tuo aiuto” mormorò Alec come se qualcuno potesse sentirlo.

“Mi dispiace, ma non sono in servizio” disse con indifferenza.

“Ti prego- lo supplicò il cacciatore -abbiamo bisogno del tuo aiuto, Valentine potrà portare a termine il rito e saremo tutti spacciati”

“Non ho tempo da sprecare tra i Nephilim, Alec. Chiamate qualcun altro” sbottò spazientito lo stregone.

“Ma noi-”

“Noi cosa?” domandò Magnus con una sorta di speranza nella voce.

“Io... ti prometto che sarà l'ultima volta che ti chiederò aiuto. Se vuoi, lo prometto sull'angelo” insistette Alec.

“Io non voglio questo” soffiò Magnus nel microfono del telefono. “Allora cosa vuoi?” domandò il Nephilim.

“Tu sai esattamente cosa voglio, Alexander” Alec deglutì a vuoto, cercando cosa dire, per poi uscirsene sempre con le stesse frasi per le quali Magnus l'avrebbe volentieri preso a pugni “Ci aiuterai?”

Lo stregone sospirò e acconsentì rassegnato. Quel ragazzo era un vero problema.


 


 

~*~~*~

Quando lo stregone prese le sue mani, la prima cosa che Alec sentì fu una scossa che invadeva tutto il suo corpo. La seconda fu Magnus. Tutto intorno a sé. Come se fosse ovunque e dentro di lui, come se ormai il suo corpo fosse appartenuto ad entrambi. Era la stessa sensazione di quando si baciavano, solo che questo era come dieci baci messi insieme, ma mischiati alle scintille del Nascosto. Era la sensazione più bella che il Nephilim avesse mai provato finora.

La terza cosa la sentì una volta che lo Stregone lo lasciò. Ed era la totale mancanza di forze nel suo corpo. Alec sarebbe caduto per terra se Magnus non lo avesse preso in tempo e messo nuovamente a sedere appoggiato a lui per non cadere.

“Mi dispiace- disse lo stregone con una strana sfumatura nella voce -non sono riuscito a fermarmi. È stato..”

“..Bello” disse Alec guardandolo negli occhi, con la fronte imperlata di sudore e le pupille leggermente dilatate. Magnus gli sorrise, stringendolo a sé e dandogli un bacio veloce.

Poi lo fece stendere per lungo, sul retro del pickup, e gli sfiorò la fronte con l'indice che risplendeva di scintille blu.

Immediatamente Alec si rimise seduto, osservando Magnus che, avendo riacquistato un po' delle sue energie, stava facendo volteggiare migliaia di scintille sulla sua testa mandandole verso la nave: piccoli raggi di luce blu che volteggiavano nel buio.

Poi si girò verso di lui con una specie di sorriso che però non contagiava gli occhi: “Non volevi tornare sulla nave?”

Alec scosse la testa “Voglio rimanere qui- disse -con te” sussurrò poi, sperando che lo stregone non l'avesse sentito, e credette che fosse così, dato che il cielo fu sconquassato da uno scorcio di rosso fuoco e la nave iniziò a bruciare.

Magnus spalancò gli occhi vedendo quanto stava accadendo, ed esclamò: “Giuro, non sono stato io”

Alec ridacchiò e si alzò, avvicinandosi a lui.

Tutti i Nephilim stavano velocemente abbandonando, su delle imbarcazioni, i resti della nave che stava velocemente affondando. Vedendo Luke e i suoi genitori sulla stessa barca, che si dirigevano verso il pickup, per una frazione di secondo si voltò verso Magnus sfiorandogli il braccio con le dita, per poi allontanarsi da lui ed incrociare il suo sguardo sorridente; il sorriso con gli occhi che adorava tanto.

In poco tempo vennero raggiunti dai coniugi Lightwood, che portarono Alec con loro e che indicarono a Magnus dove ci fosse bisogno di lui.

Il Nephilim fu sballottato a destra e a sinistra, finché suo padre, a causa del veleno di demone, non fu messo in una barella e portato dritto nella città silente, seguito a ruota da Maryse che lasciò solo Alec.

Il cacciatore, non sapendo esattamente cosa fare, rimase a passeggiare sulla riva dell'East River, osservando tutti i Nephilim che, in un modo o nell'altro, cercavano di riprendersi.

“Ha per caso bisogno di aiuto?” domandò una voce parecchio nota alle sue spalle. Alec, senza rendersene conto, si voltò verso la voce, con un sorriso immenso sul volto, vedendo un Magnus Bane piuttosto malridotto venirgli incontro.

Non appena fu abbastanza vicino, il Nascosto gli mise una mano sulla fronte. “Stai bene?” si assicurò, con la mano che già brillava. Alec annuì, con un sorriso stampato in viso, scostando la mano dello Stregone dalla sua fronte ed indugiando un po' più del necessario in quel contatto.

“Mai stato meglio” ed era una bugia, lo sapevano entrambi, perché erano parecchio messi male, ma andava bene così.

A rompere quell'atmosfera idilliaca ci pensò un Nephilim, che scoccò un'occhiata di rimprovero al ragazzo che fece un mezzo salto indietro, allontanandosi così dallo Stregone. Magnus sospirò rassegnato e fece un mezzo sorriso al cacciatore “Ci sentiamo” disse, tornando verso la città.

Alec si sarebbe volentieri dato un pugno, se non fosse stato così dolorante.

~*~~*~

“Alec?” chiamò Maryse dall'ingresso. Il figlio scese tranquillamente le scale finché non s'imbatté nello sguardo della madre che non era felice nemmeno un po'. “Ti cercano” disse con tono glaciale ritirandosi al piano superiore.

Alec spalancò la porta, ritrovandosi davanti uno Stregone piuttosto su di giri, con un sorriso che partiva da un orecchio e terminava all'altro. Alec stava per iniziare a rimproverarlo sul serio, per poi ritornarsene alla noia dei suoi studi, quando l'altro non lo lasciò nemmeno formulare una parola che si arpionò ad un suo braccio e lo iniziò a trascinare verso la metro senza nemmeno una spiegazione, non prestando la minima attenzione alle lamentele del Nephilim.

Dopo qualche minuto che si faceva trascinare senza ritegno, Alec decise di piantare i piedi e nemmeno tutta la buona volontà dello Stregone riuscì a spostarlo -visto e considerato che la forza di Alec era circa il doppio rispetto a quella del Nascosto-

“Si può sapere che diamine stai facendo?” sbottò il ragazzo, cercando di assumere un cipiglio simile a quello di sua madre quando era arrabbiata, ma fallendo miseramente in una smorfietta. Magnus ridacchiò a quella vista e, saltellando come una quindicenne, gli sventolò sotto il naso due biglietti.

“Cosa sono?” chiese allora il Nephilim incuriosito. Lo Stregone fece un sorriso compiaciuto, rimettendosi i biglietti nella tasca dei vistosi pantaloni di paillette “La vera domanda è come sono riuscito a procurarmeli”

“Schioccando le dita?” domandò Alec sarcastico. Il Nascosto assottigliò gli occhi orientali, facendoli diventare due fessure gialle per poi alzare lo sguardo verso l'alto “Perchè devi rovinarmi sempre l'entrata in scena, volevo dire che li avevo strappati dalle mani ad una vecchia signora con un chihuahua. Comunque, ho appena procurato i biglietti per il Rocky Horror Picture Show” sorrise come se fosse arrivato natale a settembre.

Alec inarcò un sopracciglio “E che cos'è?”

Magnus spalancò la bocca. Davvero. Guardandolo come se avesse un altro paio di teste sulle spalle “Ma da che mondo vieni? Il Rocky Horror Picture Show è solo il musical più innovativo di tutti i tempi, non posso credere che non lo conosca” era semplicemente sconvolto. Ricominciò a strattonare il povero Alec, continuando a parlare a raffica.

“Dobbiamo per forza andare a casa mia. Dobbiamo ancora vestirci, non possiamo certo andarci così. Ci perderemmo il bello dello spettacolo. Io ovviamente farò Frank 'N Furter. Tu potresti fare Rocky, ma non penso che voglia andare in giro in mutande. Quindi non potresti fare nemmeno Brad. Potresti fare Magenta o Columbia, ma non penso che ti farai vestire tanto facilmente da cameriera, quindi l'unico che ti rimane sarebbe Riff Raff, ma mi rifiuto di farti fare lui. No, decisamente, farai Magenta” Magnus continuava a parlare, praticamente da solo, mentre il povero Alec cercava di capirci qualcosa.

Quando finalmente lo stregone si fermò, liberando il braccio del ragazzo, si voltò verso di lui con un sorriso raggiante “Bene, abbiamo meno di un'ora per prepararti”

“Ma perché non hai usato un portale?” si lamentò Alec lasciandosi cadere su uno dei pouf. Magnus scosse la testa “Non puoi sempre affidarti alla magia. Fantastico. Ora alzati” il cacciatore fece come gli era stato ordinato e si mise in piedi. Il Nascosto lo osservò a lungo, facendolo arrossire leggermente. Poi batté le mani compiaciuto e schioccò le dita. E i vestiti di Alec scomparirono, sostituiti dal vestito di una cameriera, con tanto di parrucca annessa. Della serie non voglio usare la magia fintanto che né ho voglia.

Il Nephilim si guardò, scioccato. Poi rivolse uno sguardo fulminante al più alto “Spero che tu voglia scherzare, sembro una drag queen” Magnus sorrise “Assolutamente no! Bene, ora tocca a me. Però non credo che il rossetto rosso sia il mio colore” disse dirigendosi verso la sua stanza, seguito dalle lamentele di Alec che ricadde sul pouf.

Quando, dopo pochi secondi, Magnus rimise piede nella stanza ad Alec per poco non andò di traverso la lingua.

“Beh?”

“Sembri un travestito” disse Alec con il viso in fiamme. E in effetti lo era davvero. Però era la cosa più dannatamente eccitante che il cacciatore avesse mai visto.

Lo Stregone era vestito davvero come un travestito. Ma era sempre Magnus Bane e Alec, in quel momento, non era esattamente sicuro di riuscire a nascondere l'apprezzamento che provava nei suoi confronti. Quindi, arrossendo, abbassò lo sguardo sulle fughe del pavimento.

Il Nascosto sorrise e gli si avvicinò, accarezzandogli una guancia “Sei un libro aperto, piccolo Nephilim” mormorò, sorridendo e facendo combaciare le loro labbra. Alec si ritrovò a sospirare nel bacio, perché, dopo quello che era successo sul pickup in mezzo all'acqua, non aveva avuto modo di incrociare lo Stregone. E ora in quel bacio che si stavano scambiando Alec si sentiva di nuovo bene, come se il macigno che era sul suo petto fosse volato via.

Istintivamente portò le mani tra i capelli dello Stregone che approfondì il contatto schiudendo leggermente le labbra e esplorando la bocca del Nephilim. Incurante di qualsiasi cosa le mani di Magnus iniziarono una lenta discesa sul corpo del ragazzino. Passarono dalle guance alle spalle, stringendole leggermente per poi proseguire fino alla schiena, continuando fino a fermarsi sul fondo schiena del cacciare. Alec non sussultò nemmeno ma si strinse maggiormente allo Stregone sospirando. Magnus si scostò da lui con un sorriso dei suoi “Dì un po', hai per caso deciso di staccarmi i capelli?” domandò divertito ed Alec si accorse solo in quel momento che stava davvero stringendo i capelli dello Stregone. Spalancando gli occhi, aprì di scatto le mani facendo un paio di passi indietro. Il Nascosto sorrise divertito e gli fece una carezza sulla guancia stampandogli un bacio sul naso.

“Dobbiamo proprio andare o ci perderemo lo spettacolo”. E ricominciò a trascinarlo per tutta la città. Ma diamine, non potevano prendere la metro?

Alec era davvero meravigliato. Di se stesso. E di quello che era appena successo e sarebbe potuto succedere.

Cosa diamine gli era preso?!

Era totalmente succube dello Stregone. L'aveva ridotto ad una gelatina con le gambe molli. E con un solo dannatissimo bacio.

Il cervello di Alec cercava di comprendere cosa gli fosse successo quando finalmente arrivarono a destinazione ed entrarono nel teatro.

Non appena messo piede nel locale tutto il disagio che aveva per essere vestito in quel modo osceno svanì di colpo. Erano tutti, ma proprio tutti vestiti in modo bizzarro.

Gli venne da ridere e strinse la mano di Magnus che lo guardò sorridendo. Era una sensazione bella, diversa. Non si era mai sentito così prima d'ora.

Durante lo spettacolo si alzò in piedi e ballò con tutti gli altri, senza provare nemmeno un attimo di vergogna. Neanche una volta.

Forse era per il fatto che lì nessuno lo conosceva davvero, o forse, cosa che aveva scoperto solo in quel momento, e mai e poi mai l'avrebbe considerato possibile se non l'avesse visto con i suoi occhi, per il fatto che Magnus Bane era l'essere più scoordinato della terra. Non riusciva a mettere un piede di fronte all'altro quando c'era di mezzo la musica. E questo fece ridere il cacciatore ancora di più.

Una volta fuori dal teatro, e naturalmente senza costumi di scena, Alec era a dir poco raggiante. Stringeva la mano dello Stregone come mai aveva fatto in pubblico e parlava. Di scemenze. Alexander Lightwood stava semplicemente chiacchierando senza preoccuparsi minimamente di chi o cosa li stesse guardando. Erano lì, solo loro due che camminavano, mano nella mano, senza pensieri.

“Ti è piaciuto?” domandò a quel punto Magnus. Il Nephilim annuì con vigore “E' stato fantastico. La migliore serata di sempre. Non mi sono mai divertito così tanto”

Il Nascosto sorrise mettendogli una mano intorno alle spalle “Cosa mai farete voi Nephilim per divertivi, mi chiedo!” disse divertito. Alec sorrise incrociando il suo sguardo con quello da gatto dell'altro “Beh anche noi ci divertiamo molto. Cacciamo demoni. È un gran divertimento” dichiarò sarcastico sorridendo apertamente.

“Ma come?!- lo prese in giro lo Stregone -pensavo ti divertisse vivere nella tua scuola. La maggior parte degli studenti vorrebbe che fosse così”

“Quanto sei scemo” ridacchiò Alec “mi piacerebbe che fosse sempre così” dichiarò poi appoggiandosi al muro dell'istituto. Magnus aggrottò le sopracciglia e si mise davanti a lui“Così come?”

“Come ora. Senza problemi. Senza preoccupazioni. Tu ed io che camminiamo e non pensiamo a niente. Senza... Jace!”

“Che c'entra Jace ora?” domandò Magnus stranito. Alec con gli occhi spalancati guardava davanti a sé. Di colpo spostò lo Stregone e si precipitò dentro l'istituto senza dare una minima spiegazione all'altro.

Il Nascosto rimase interdetto a guardare il muro vuoto di fronte a sé, finché una voce alle sue spalle non lo riscosse.

“Magnus Bane?”

“In persona” disse lo Stregone voltandosi velocemente verso la voce, che si rivelò essere Jace (dipende a che punto della storia sei arrivato) Lightwood.

Appena Magnus si rese conto di chi aveva di fronte rilasciò un sospiro e rassegnato si voltò per tornare a casa.

“Che ci fai qui?” domandò Jace che evidentemente non aveva affatto voglia di farsi i fatti suoi.

“Passeggio” rispose lo Stregone con il suo solito tono indifferente. Jace iniziò a seguirlo “Perchè dovresti passeggiare proprio qui? Visto che tu sei di Brooklyn e questa è Manhattan. Non trovi sia un po' insolito?”

Magnus represse l'istinto di schioccare le dita per ucciderlo seduta stante. 800 anni di cacciatori gli avevano insegnato ad essere paziente, ma quel tipo di carattere gli dava proprio sui nervi. “Sono qui perché mi andava di cambiare aria, contento?” sbottò quasi digrignando i denti. In quel momento, in quel contesto, quel cacciatore gli stava davvero dando sui nervi. Ma, sfortunatamente, il ragazzo non era dello stesso avviso dello Stregone e continuò a fargli domande.

“Beh, ho un paio di ipotesi sul perché sei qui. -Potrei sparire ora. Non se ne accorgerebbe mai, pensò Magnus camminando di fianco al Nephilim -Prima, e anche meno probabile,- disse Jace distendendo il dito indice -sei stato mandato da Valentine a spiarci,- bene, ci mancava che mi desse del traditore -ma non credo chiederebbe mai a te.- certo, prendimi per scemo, grazie tante, -Secondo- e distese il medio -ti sei innamorato di me, perché, beh, ammettiamolo nessuno in fin dei conti riesce a resistermi.- fantastico, mi mancava proprio un cacciatore egocentrico. Non vedevo l'ora di trovarne un altro -Terzo e ultimo,- il cielo mi a graziato -e credo sia la più probabile- disse distendendo anche l'anulare -eri qui con Alec ed ecco perché appena mi ha visto si è tipo catapultato dentro” beh, almeno non è così scemo come sembra, sospirò il Nascosto grato che il biondino avesse terminato con le sue teorie deficienti.

“Quindi?” lo incalzò Jace. Magnus represse nuovamente l'istinto omicida e si voltò di scatto verso il ragazzetto che sussultò appena “Bene, giuro che se non la smetti di stressarmi ti trasformo in un furetto. Non so se riesci a cogliere il riferimento ad Harry Potter, ma a me non frega nulla. Quindi o ti fai una vagonata di affari tuoi o presto ti ritroverai a passeggiare per tutta New York sotto forma di roditore, visto che è tanto che non trasformo qualcuno in animale” disse cercando di sembrare il più calmo possibile. L'unica cosa che lo tradiva erano gli occhi. Verdi come non mai. Purtroppo Jace non aveva ancora capito come riconoscere lo stato d'animo dello Stregone per cui continuò imperterrito a dargli fastidio, tanto che dopo un po' lo stregone sparì davanti ai suoi occhi, lasciandolo leggermente interdetto.

Una volta a casa, Magnus si lasciò cadere, vestito, sul letto, con il viso affondato nei cuscini. Questo, finché il suono del cellulare non lo disturbò. Prese il suddetto oggetto e con sua somma sorpresa vide che era un messaggio di Alec.

Magnus, mi dispiace immensamente. Non potevo farmi vedere da Jace con te. Prometto che mi farò perdonare. Ti chiamo domani. Buonanotte.
-Alec

Magnus fece un sospiro e si chinò per prendere il Presidente Miao, che aveva fatto la sua entrata plateale nella stanza, ed iniziò ad accarezzargli la testolina.

Era andato a vedere lo spettacolo decine di volte da quando avevano iniziato a presentarlo nei cinema, circa una volta ogni due anni era lì, a godersi lo spettacolo, ma quella era stata la prima volta che aveva voluto portare qualcuno con se. Non l'aveva detto ad Alec perché fondamentalmente non era importante. E il cacciatore sembrava davvero felice, come se tutti i pensieri stupidi che gli affollavano sempre la testa fossero semplicemente spariti. E per un momento aveva creduto che potesse essere così. Ma come al solito si era illuso. E, come al solito, al primo ostacolo, Alec era sparito.

Scosse la testa e si alzò in piedi “Basta. Basta cacciatori per almeno altri cento anni” annuì convinto delle sue parole e in quel momento sentì una voce nell'altra stanza che lo fece riscuotere da quei pensieri, quindi si diresse dal suono e si ritrovò davanti la figura- ovviamente in proiezione -di Maryse Lightwood.

Per un secondo fu sul punto di lanciargli contro il gatto. No! Non era davvero possibile che questi stupidi Nephilim avessero un tempismo così da schifo. Il sangue di cacciatore doveva sicuramente portare il gene dei rompiscatole.

“Stregone Bane.- disse Maryse tutta impettita a Magnus -abbiamo bisogno dei tuoi servigi!”

“Ma va' ” mormorò tra sé e sé il Nascosto. Prima o poi si sarebbe trasferito in Groenlandia. Lì cacciatori non ce n'erano neanche a pagarli. E la Groenlandia in fin dei conti non era un posto così brutto. Bisognava abituarsi solo al freddo costante, ma per liberarsi di quei tipi lì, avrebbe sopportato qualsiasi cosa.

Visto che Magnus non le rispondeva Maryse continuò “Tra due giorni dobbiamo essere ad Idris-”

“Scommetto che avete bisogno di un portale, no?” la precedette lo Stregone alzando gli occhi al soffitto.

“Precisamente. Quindi tra due giorni ci incontreremo davanti all'istituto per decidere dove sia meglio aprirlo”

Magnus annuì e senza aggiungere altro Maryse si dissolse.

Due giorni. E dopo di che niente più Nephilim per almeno cent'anni!








Spazietto di Ema

Salve a tutti :) vorrei trucidarmi da sola per essere così tanto in ritardo, ma non ho davvero avuto un momento libero per scrivere. Non farò passare mai più così tanto tempo tra un capitolo e l'altro, lo prometto.
Comunque, spero che vi piaccia, è un capitolo di passaggio, ma essendo una fan del Rocky Horror non potevo non metterlo almeno una volta. Se non lo avete ancora visto, fatelo. E' spettacolare, dico davvero.
Molto probabilmente ci saranno millanta errori di ortografia e mancherà sicuramente qualche virgola qua e là, ma non le amo particolarmente e la mia amica non ha potuto correggerlo.
Ci vediamo al prossimo, che è già arrivato a metà :D
Ema :)

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Capitolo 7
*** Capitolo 7 ***


Titolo: City of Forbidden Loves
Autrice: Ema Penniman
RatingArancione
Capitoli: 7/?
Avvertimenti: Spoiler di The Mortal Instrument
Genere: Introspettivo

Pairing: Malec. 
Disclaimer: Non possiedo nè i personaggi nè le ambientazione perchè entrambi appartengono a Cassandra Clare. Se sto copiando la storia di qualcuno sono veramente dispiaciuta ma di storie su shadowhunters non nè ho letta nemmeno una :/


Il telefono squillò di nuovo, e di nuovo schioccò le dita per disattivare la suoneria.

Non voleva rifiutare la chiamata, perché, secondo lui, avrebbe significato, dare troppa importanza alla cosa e, sempre secondo lui, la faccenda non gli importava affatto.

Lui era, e non dimenticava mai di sottolinearlo, il Sommo Stregone di Brooklyn (tutta maiuscolo per essere evidenziato in maniera corretta) e tutto ciò bastava semplicemente a renderlo totalmente insensibile all'amore. Perché sì, ci aveva pensato, e anche tanto. Si era messo, seduto sul letto fissando una crepa nel soffitto, per un giorno intero, a pensare, ed era giunto alla conclusione di essere innamorato di Alec. Cosa che non gli stava piacendo per niente. L'ultima persona di cui credeva di essere stato innamorato era stata Camille, ma, visti e considerati i recenti sviluppi dei suoi sentimenti per quello scemo, non era più sicuro che quello provato per la vampira fosse vero amore. Quello che provava per Alec era una cosa totalmente differente. Si sentiva leggero, ma allo stesso tempo aveva un macigno grande quanto una montagna nel petto. Non riusciva a spostare i suoi pensieri su nient'altro che non fosse quello scemo di un Nephilim.

E poi, con tutte quelle razze che c'erano, proprio di uno Shadowhunter doveva innamorarsi?! Ovvio! Perchè a lui le cose semplici non piacevano e molto probabilmente provava una sorta di piacere perverso nel complicarsi le cose agli estremi immaginabili.

Prese il Presidente Miao in braccio ed iniziò ad accarezzargli le orecchie, cosa che il gatto apprezzò particolarmente, visto che cominciò a fare le fusa.

Mancava poco più di un'ora all'incontro con la famiglia Lightwood + 1. L'uno era riservato al Nephilim che più detestava. Ovvero Jace. Non gli andava esattamente a genio un po' per via del suo carattere, così sicuro di sé da renderlo spesso insopportabile, un po' per il legame che condividevano lui ed Alec.

Il suo Nephilim... -no! Non doveva più pensare a lui in questi termini- Alec era palesemente innamorato di Jace e questa cosa non era molto gradita a Magnus. Perché, sì, doveva ammetterlo. Era geloso di Jace al limite dell'immaginabile.

“Su, Presidente Miao, ora devo andare” disse al gatto adagiandolo dolcemente sul pavimento e dirigendosi verso la porta con una postura più rassegnata del solito.

~*~~*~

Alec stava letteralmente sclerando. Aveva cercato di incrociare lo sguardo di Magnus più volte da quando era entrato nel suo raggio visivo, ma non c'era stato verso che lo Stregone incrociasse il suo. Forse era troppo impegnato a creare il portale per Idris, ma Alec era convinto che continuasse ad evitare il suo sguardo. L'aveva chiamato un centinaio di volte solo negli ultimi due giorni, senza mai ricevere risposta.

Si stava mangiucchiando le unghie perché la presenza dell'altro lo metteva in soggezione. No, la presenza di Magnus insieme a sua madre, lo metteva davvero in soggezione. Jace si allontanò raggiungendo Simon, che era lì da almeno dieci minuti ad osservarli, cosa che risultava leggermente inquietante agli occhi di Alec, ma la cosa non poteva fregargliene di meno, infatti tornò a distruggere quanto rimaneva delle sue unghie.

“Smettila di metterti le mani in bocca, Alexander. Mi dai sui nervi” lo rimproverò sua madre, lanciandogli un'occhiata fulminante. Alec abbassò immediatamente le mani, alzando lo sguardo e scorgendo un guizzo di giallo dorato che lo osservava, ma fu troppo veloce per essere sicuro che fosse davvero Magnus, che lo aveva guardato o se l'era solo immaginato.

Un grido, dal nulla, si abbatté su di loro e un'orda di Dimenticati gli si scagliò contro cogliendoli completamente di sorpresa.

Tutti i cacciatori sguainarono le spade angeliche in dei bagliori iniziando a fendere l'aria, cercando di colpire i Dimenticati.

L'unica cosa che Alec fu in grado di registrare era la Dimenticata che stava correndo contro Magnus che, con gli occhi spalancati e pieni di terrore, si era ritrovato con il muro dell'Istituto alle spalle. Non ci pensò un secondo di più e si scagliò verso la Dimenticata, brandendo la spada. Purtroppo però non aveva calcolato che anche lui si trovava in mezzo alla ressa. Un dolore lancinante lo colpì al braccio, ma non se ne curò finché la testa della Dimenticata, che ormai aveva raggiunto lo Stregone, non rotolò per terra. Magnus lo guardò con gli occhi spalancati e pietrificati dal terrore per un tempo che sembrò infinito.

“Stai bene?” domandò Alec velocemente. Il Nascosto annuì e lo Shadowhunter si voltò e tornò a combattere contro gli altri Dimenticati, finché sua madre non trascinò Isabelle e lui dentro il portale. L'ultima cosa che vide fu Magnus che, appiattito contro il muro dell'Istituto, teneva le mani in alto e scagliava scintille azzurre a tutta forza.

Cadde sul morbido, sbattendo la testa su un prato.

Magnus.

Magnus era lì, solo. Contro tutti quei Dimenticati.

Istintivamente si alzò, brandendo la lama angelica, sperando nel poter fare qualcosa, ma una luce ed un profumo familiare lo avvolsero, facendolo crollare sulle ginocchia.

“Sta bene” disse una voce mettendogli una mano sulla spalla. Istintivamente si voltò verso di questa e vide Isabelle che lo guardava con la fronte sporca di fango. “I Dimenticati cercavano noi. Se ne saranno già andati” tutto quello che fu in grado di fare fu annuire. Poi improvvisamente un dolore gli fece emettere un gemito. Aveva perso parecchio sangue dal braccio. Si lasciò svenire sul prato con ancora in testa l'immagine di Magnus prima che cadesse nel portale.

~*~~*~

Magnus.
Mi dispiace.
Volevo scusarmi con te.

Ho fatto davvero un casino! Spero che tu possa perdonarmi. Non so cosa mi sia preso, ma ho avuto paura. Okay, lo so che sembra stupido che io abbia paura visto che sono uno Shadowhunter e combatto contro la paura stessa, ma la sera del Rocky Horror , non ho voluto che Jace ci vedesse insieme, perché ho avuto paura di essere giudicato. Soprattutto da lui che è il mio parabatai. Probabilmente mi odierai, perché questa è l'ennesima richiesta di aiuto che ti faccio, ma questa volta sono io che ho bisogno di te. Non Jace, non il Conclave, ma io ho davvero bisogno di te. Qui, con me. E non del tuo aiuto, ma vorrei davvero che tu fossi qui. Oggi, quando ti ho visto lì, senza difese ho avuto davvero paura che potesse succederti qualcosa, perché anche se sei immortale, chiunque potrebbe farti del male. E non voglio che accada per colpa mia. Non me lo perdonerei mai. E quando mi hanno trascinato dentro il portale, mi sono sentito morire al pensiero che eri lì, solo. Senza protezione. E ho realizzato che forse sono innamorato di te, ed è un cazzo di casino, perché se i miei genitori lo scoprissero, mi toglierebbero le rune e oltre ad essere un cacciatore, seppur mediocre, non sono nient'altro. Ma la cosa che ho capito immediatamente dopo è che non mi importa se mi esiliano. Avrei sempre te.
Per favore, raggiungimi il prima possibile.
Alec

Alec rilesse la lettera che aveva scritto e chiuse gli occhi. No. Non andava bene.

La strappò il più velocemente possibile incenerendola con lo stilo e ne scrisse un'altra.

~*~~*~

Un miagolio spaventato fece sobbalzare improvvisamente lo Stregone, che di malumore si alzò dal letto, dove avrebbe volentieri passato il resto della sua eternità, e si diresse verso chi o cosa potesse aver spaventato il povero gattino.

Un filo di fumo si levava dal pavimento. Si chinò e prese la fonte della paura del micio. Una lettera.

Quando la lesse, gli venne fuori un risolino nervoso “Allo stregone Bane? Certo, perché non scrivere ‘al Sommo Signor Stregone Bane.’ Già che ci siamo me lo avrebbe dovuto consegnare un maggiordomo in frac” disse lo stregone visibilmente adirato.

Subito dopo averla letta, Magnus accartocciò immediatamente il foglio di carta, gettandolo sul pavimento, per poi tornarsene in camera e buttarsi sul letto, alzandosi dopo nemmeno due secondi e andando ad aprire le ante dell’armadio. “Io odio i Nephilim. A morte” borbottò aprendo un portale e scomparendovi dentro.

Che cosa aveva fatto di male lui per meritarsi quei tipi lì?!

Appena arrivato sulla terra di Idris, Magnus sapeva che ci sarebbero state delle complicazioni, ma non aveva idea che sarebbero state così fastidiose. Si era dovuto ricredere vedendo uno dei suoi più cari amici morti. E la cattiva sorte gli aveva mandato anche la cacciatrice più rompiscatole di tutti, Clary Fairchild/Morgenstern o come cavolo voleva farsi chiamare, che lo aveva tediato e non poco.

Poi, come se non bastasse, si era pure dovuto addentrare nella città dei Nephilim. Lui odiava quel posto. A causa del suo sangue misto non riusciva a sentirsi completamente a suo agio lì.

~*~~*~

“Non mi hai mai richiamato. Io ti ho chiamato un sacco di volte, ma tu non mi hai mai richiamato” la scarica di adrenalina gli aveva mandato in pappa i filtri cervello-bocca. Alec né era sicuro. Nello stesso momento in cui aveva visto Magnus, qualche cellula neuronale gli si era bruciata.

“La tua città è sotto assedio e tu vuoi sapere perché non ti ho chiamato?” domandò lo Stregone interdetto.

Alec scosse la testa “Io voglio sapere perché tu non mi hai richiamato” il Nephilim si distrasse a guardare Magnus, mentre alzava le braccia in aria rilasciando involontariamente alcune scintille azzurre. Se non ci fosse stata quella tensione, Alec, probabilmente avrebbe riso per quella scena. Magnus, che solitamente era calmo, in quel momento sembrava davvero una specie di checca isterica.

“Sei un idiota”

“E’ per questo che non mi hai richiamato?” la mascella del cacciatore per poco non rotolò per terra. Non poteva uscirsene con una frase del genere.

“No. Non ti ho chiamato perché sono stanco di vederti innamorato di qualcun altro. Di uno che, tra parentesi, non ricambierà mai il tuo amore. Non come me” e Alec non capì più nulla. Completamente andato. Non seppe nemmeno come pronunciò la frase seguente, ma sentì la sua voce. Anche se non aveva mosso le labbra. O almeno non lo aveva fatto coscientemente “Tu mi ami?”

“Stupido Nephilim! Perché mai sarei qui?” sbottò Magnus. E Alec si trovò costretto a rivedere tutti i suoi ragionamenti precedenti sulla sua pseudo, perché in quel momento poteva chiamarsi solo così, relazione con il Nascosto. Lui credeva davvero di essersi innamorato dello Stregone. Anzi, né era quasi del tutto sicuro. Perché, a differenza di Jace, la sola presenza di Magnus gli faceva sentire qualcosa. Qualcosa alla bocca dello stomaco. E non aveva mai provato una sensazione del genere prima.

Magnus stava continuando a parlare, ma il Nephilim aveva perso la concezione della realtà.

“Io ho settecento anni, Alexander” ed ecco che sganciava un’altra bomba. Cos’è? Oggi era il giorno riveliamo-tutti-delle-cose-fantastiche-e-facciamo-impazzire-Alec? e nessuno gliel’aveva detto?!

“Tu. Hai. Settecento. Anni?”

Magnus assottigliò gli occhi come a dire ‘è davvero questo, quello che t’interessa di tutta la discussione?’ “Bè, sarebbero ottocento, ma non li dimostro. Comunque –disse ritrovando il filo del discorso- non è questo il punto. Il punto è che…” purtroppo il punto della discussione non venne fuori, perché in quel momento dei demoni li accerchiarono.

“Sai che ti dico?- proruppe Alec sorridendo –se usciamo vivi di qui, giuro che ti presento a tutta la famiglia” e gli occhi di Magnus si accesero di una luce meravigliosa, che rifletteva anche le scintille azzurre scaturite dalle mani. “Ci sto” disse con una sorta di felicità febbrile.

Alec impugnò la spada e in pochi minuti fece fuori più demoni di quanti né aveva mai uccisi in vita sua, e senza nemmeno un minimo di esitazione.

Quando, finalmente, i demoni vicini a loro scomparvero nella solita nube di fumo che li riportava nella loro dimensione, si accorse che Magnus, che in pratica si era riparato dietro di lui, lo stava guardando con gli occhi sgranati.

“Che c’è?” chiese arrossendo. Fortunatamente con il favore del sole non poteva vederlo. Anche con quei suoi occhi da gatto.

“Avevo visto dei cacciatori combattere, ma mai così da vicino. Devo dire che è woah. Forte!” disse lo Stregone sorridente, carezzando la guancia del più piccolo. Alec smise di pensare e istintivamente azzerò la distanza che li divideva e lo baciò.

Magnus rimase basito per qualche istante, per poi ricambiare quel bacio. Il Nephilim riprese aria, guardandolo negli occhi. “Ripetilo”

Il Nascosto aggrottò le sopracciglia per poi sorridere “Ti amo” disse baciandolo nuovamente.

“Ripetilo ancora” insistette Alec, sorridendo a sua volta non smettendo di fissare i suoi occhi azzurri in quelli da gatto dell’altro “Ti amo, Alexander Lightwood” e il cacciatore gli buttò le braccia al collo ridendo e baciandolo.

~*~~*~

Magnus si materializzò esattamente davanti casa dei Lightwood. Era stato via nemmeno un giorno intero, ma gli sembrava un’eternità.

“Non fare nulla di quello che farebbe Jace” gli aveva detto prima di aprire un portale per New York e andare a riprendere la madre di Clary.

Doveva bussare? Far scomparire Alec? Entrare e annunciare a tutti la sua presenza in modo parecchio plateale?

Si bloccò esattamente un secondo prima di sfiorare la porta. Ma cosa diamine gli stava prendendo? Si era totalmente rintronato o cosa? Quel piccolo Nephilim gli stava dando alla testa.

Probabilmente, con tutta la fortuna che aveva sarebbero venuti ad aprirgli i genitori di Alec, ma per puro caso, quella volta la fortuna era dalla sua, infatti non appena bussò gli venne ad aprire niente meno che Jace dal-cognome-sconosciuto.

Non appena lo vide però qualcosa smorzò la sua felicità. Scrutò per bene il biondo alla ricerca di qualcosa che non andava, ma proprio non riusciva a trovare nulla.

Poi i suoi occhi si abituarono all’oscurità della casa e comprese. Il vestito bianco.

“Dov’è Alec?” chiese terrorizzato.

Jace sospirò “Fuori. Tra gli alberi” lo Stregone inarcò un sopracciglio e il cacciatore roteò gli occhi “Non riusciva a sopportare la pressione che c’era qui ed è uscito” disse indicando il bosco appena dietro la tenuta.

Magnus annuì e fece per andarsene per poi fermarsi indeciso “Chi…”

“Max” disse Jace con la voce più triste che il Nascosto gli avesse mai sentito “è stato quando Alec si è allontanato da casa per cercare Aline. Sebastian ha preso Isabelle alla sprovvista e poi ha colpito il bambino” lo Stregone annuì comprendendo appieno le parole del Nephilim.

“Dì ad Alec che non è colpa sua” terminò Jace, chiudendogli poi la porta in faccia.

Magnus rimase per più di qualche secondo davanti alla porta di casa Lightwood con un’espressione esterrefatta. Il bambino. Quel bambino. Lo ricordava bene. Una versione più piccola e felice di Alec. Stessi lineamenti e stesso sguardo. L’aveva visto una volta sola, appena pochi giorni prima e dopo quasi 800 anni la morte non avrebbe dovuto fargli più così impressione, ma evidentemente non era affatto così.

Si avviò verso il bosco dietro la proprietà dei cacciatori alla ricerca del suo piccolo Nephilim.

Vagò per un quarto d’ora tra gli alberi, finchè un movimento proveniente dalla chioma di un alberonon attirò la sua attenzione. Aggrottò le sopracciglia,osservando meglio, per vedere una scarpa bianca che penzolava da un ramo. Si avvicinò e attaccata alla scarpa, c’era anche una gamba. Sospirò schioccando le dita e ritrovandosi vicino ad Alec al quale per poco non venne un attacco di cuore.

“Cosa ci fai qui?” chiese acidamente il cacciatore, risistemandosi nella biforcazione che aveva trovato. Magnus gli rivolse uno sguardo triste “Sono venuto a cercarti a casa tua. Jace mi ha detto che ti avrei trovato qui”

“Te l’ha detto?” sussurrò l’altro con lo sguardo basso. Lo Stregone annuì e tra loro scese un silenzio cupo.

Magnus dopo averlo osservato a lungo gli prese una mano portandosela alle labbra “Qualsiasi cosa tu stia pensando in questo momento sappi che non potevi fare nulla”.

Alec tirò via la mano da quella di Magnus “Te l’ha detto Jace. Lo so. L’ha detto anche a me” disse senza incontrare mai lo sguardo del Nascosto.

“Guardami Alec”ordinò il più grande. Ma il cacciatore non si mosse minimamente “per favore, Alec, guardami” ed il ragazzo alzò lo sguardo e per poco Magnus non pianse. Dopo tutti quegli anni non aveva mai visto degli occhi carichi di dolore come quelli del ragazzo davanti a lui. Gli venne istintivo. Gli circondò le spalle con le braccia avvicinandolo a sé in una stretta. Come se, con quel suo abbraccio, potesse spazzare via tutta la tristezza dal cacciatore.

Alec non ricambiò la stretta ma poco dopo, Magnus sentì la camicia bagnarglisi. Il Nephilim piangeva. Silenziosamente e senza singulti. Lacrime calde gli scendevano dagli occhi, bagnando i vestiti del suo compagno.

“Non è colpa tua, tesoro” sussurrò lo Stregone, accarezzando i capelli del ragazzo. Alec gli si aggrappò addosso “Dovevo rimanere con lui. Avrei potuto proteggerlo. Non sarei dovuto uscire. Sono un pessimo cacciatore e fratello” continuò a ripetere il Nephilim con voce rotta.

“Allora in questo caso, sarei morto io” mormorò il Nascosto. Alec alzò gli occhi pieni di lacrime verso l’altro, con un’espressione esterrefatta “Io…”.

“Si, non ci avevi pensato. Lo so. Non dico che avresti dovuto scegliere me al posto suo, però voglio farti capire che non è stata colpa tua. Si è trattato di uno stupido scherzo del destino- disse asciugandogli le lacrime dagli occhi blu –e poi Sebastian non è chi dice di essere. È il figlio di Valentine. È una specie di mostro e non ci avrebbe pensato un secondo ad ucciderti”

Alec affondò nuovamente il viso nella sua spalla, stringendogli le braccia intorno al collo, lasciandosi finalmente andare ad un pianto liberatorio.

“Va meglio?” gli chiese lo Stregone quando i singhiozzi del Nephilim iniziarono ad affievolirsi. Alec annuì e si staccò dall’altro, asciugandosi gli occhi. Magnus gli sorrise. Un sorriso triste che però scaldò il cuore del cacciatore “Grazie” disse con gli occhi blu puntati in quelli gialli dell’altro.

“Per cosa?”

Alec si strinse nelle spalle “Non lo so. Per essere qui. Per non avermi lasciato perdere a causa delle mie insicurezze. Per essere venuto a cercarmi oggi. Per un mucchio di cose che non so” Magnus sorrise a quella specie di confessione, perché per il Nephilim tutto ciò era fare un grande passo avanti. Gli poggiò una mano sulla guancia e si sporse per far combaciare le loro labbra.

“Ti amo” sussurrò Alec sulle sue labbra.

E, se non fosse stato per tutta quella tristezza, quello sarebbe sicuramente stato il giorno più bello di tutta la sua vita.








Spazietto di Ema :)

Bene, ormai non mi scuso nemmeno più per il ritardo, perchè faccio schifo. Coooomunque... questo capitolo mi ha portato via un sacco di tempo per scriverlo e come sempre ringrazio la mia amatissima Doe, che prima era occhidacerbiatta, ma ora ha cambiato nome e ciò mi ha confuso parecchio (grazie milla, Lii, davvero -.-), che mi ha corretto tutte le virgole assenti nel capitolo perchè lo ammetto... non le so usare... userei i tre puntini al posto loro se potessi... bene.. dopo questa inutile sclerata da parte mia vi saluto e vi ringrazio di leggere questa storia leggermente nonsense e orribile <3 grazie mille :D
Ema :)

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