La Creatura-Patto di Sangue

di small leaf
(/viewuser.php?uid=389078)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Primo Capitolo-Dietro alle Maschere ***
Capitolo 2: *** Secondo capitolo-La Prigioniera ***
Capitolo 3: *** Terzo Capitolo-Non parlare col Mostro ***
Capitolo 4: *** Quarto capitolo-Nelle prigioni ***
Capitolo 5: *** Quinto Capitolo-Mostri immaginari ***
Capitolo 6: *** Sesto Capitolo-Vermi e Farfalle ***
Capitolo 7: *** Settimo Capitolo - L'Ombra del Sicario ***
Capitolo 8: *** Ottavo Capitolo- sarò umana per te ***



Capitolo 1
*** Primo Capitolo-Dietro alle Maschere ***


 PRIMO CAPITLO- DIETRO ALLE MASCHERE

La luna era alta. Fredda ed indifferente scrutava le figure acquattate sui rami degli alberi secolari che caratterizzavano da sempre  la Terra del Fuoco. Erano due ragazzi.  Entrambi avevano appena compiuto i 18 anni. Uno dai capelli corvini, l’altro dai capelli bianco sporco. Uno l’opposto dell’altro eppure formavano una squadra infallibile. Il ragazzo dai capelli bianchi si allontanò di qualche passo dal compagno e alzando lo sguardo incrociò gli argentei raggi lunari. Era quasi in cima, dove i rami si facevano sempre più radi e sottili permettendo così una completa visuale del cielo notturno. Gli piaceva la Luna. Si sentiva così simile a lei. Solitario e nostalgico. “Kakashi, è ora di andare” lo avvertì l’amico. Il ragazzo annuì. Lanciò un ultimo sguardo alla Luna prima di buttarsi nel vuoto.
 

Era una missione relativamente semplice rispetto a quelle che gli venivano assegnate solitamente. Solo un furto di documenti avuti illegalmente da un ricco signore. Erano in un paesino di gente normale, quindi niente ninja, a due  giorni di cammino da Konoha.  Avevano già stabilito come muoversi e non si voltò nemmeno quando il suo amico sparì nell’oscurità per occuparsi della guardia. Chiuse gli occhi ed attese il rumore di corpi delle sentinelle  che cadevano al suolo, poi agì. Come un ombra saltò le mura di cinta della villa, attraversò il giardino e con mosse sicure del proprio Kunai forzò la finestra aprendola con un lieve “clic”. Aveva imparato a memoria la piantina della casa e sicuro, con sempre il Kunai in mano, si schiacciò contro il muro. Con passo felpato avanzò. Concentrato solo sulla missione quasi dimenticava di respirare, Passo dopo passo indisturbato avanzava lungo il corridoio che dalla tensione appariva infinito. Ma in fondo amava quella sensazione, quelle scosse che partivano dalla schiena. Il lieve tremolio che a volte percepiva nelle mani. Sentiva il sapore del pericolo, così amaro, ma era la sua droga. Un’ alta ed imponente porta gli si parò davanti. Con attenzione l’aprì quel tanto che bastava per farlo entrare. Era particolarmente alto per la sua età e le dure giornate d’allenamento avevano trasformato il suo corpo di esile ragazzo in quello di un guerriero, ma era comunque snello e agile e ciò gli permise di infiltrarsi con facilità nella camera. Richiuse la porta fermandosi qualche secondo ad ascoltare il respiro dell’uomo che dormiva nel letto davanti a lui. Russava leggermente, a volte
parlottava addirittura nel sonno.  Era completamente addormentato.

Non si fece ingannare però da quella situazione di calma che avrebbe tratto in inganno qualsiasi giovane ninja , ma scrutò la stanza accorgendosi così di un sottile filo di ferro tirato appena un soffio dai suoi piedi.

Una trappola …

Cautamente l’aggirò facendo attenzione a dove camminava e ad ogni proprio movimento. Raggiunse un semplice quadro di poco valore e lo spostò. Infilò la punta del Kunai nella parete fino a ché non sentì una piccola rientranza nel muro. Spinse con più forza la propria arma prima che il meccanismo scattasse rivelando una piccola incavatura nel muro. C’erano tre fogli arrotolati e legati con un nastro rosso  ciò che distingueva l’uno dall’altro era un sigillo scritto sopra ognuno di loro. Se gli avesse presi tutti insieme e senza pensarci sarebbero esplosi. Sorrise tra sé e sé.

Non sono poi così stupidi come credevo …

Le dita di Kakashi  si mossero veloci componendo vari simboli. A termine di quest’operazione due dei documenti scomparvero con una piccola ed innocente nuvoletta così che nella  cavità rimase solo quello vero. Con cautela lo afferrò assicurandoselo  in cinta. Sorrise da sotto la maschera sentendo la tensione accumulato poco prima sciogliersi pian piano. Ma si sentiva addosso  una strana sensazione. C’era qualcosa che non andava.

Il Silenzio.  Ecco ciò che lo spaventò. Non sentiva più il ricco signore russare. Si girò verso il letto lentamente. Sgranò gli occhi per lo stupore. L’anziano era ancora lì, rannicchiato in posizione fetale, ma le coperte prima candide erano imbevute del suo rosso sangue. Di fianco all’uomo una figura di donna.  Non particolarmente alta ma snella vestita in nero ed il volto celato da una maschera a forma di gatto, in mano stringeva ancora il pugnale insanguinato. Guardava la sua vittima con la testa bassa e la braccia lasciate scivolare sui fianchi. Kakashi non poteva vedere il suo sguardo,  né capire cosa stesse mormorando esattamente, ma sapeva con quasi assoluta certezza che stesse chiedendo perdono. Tirò più su il lenzuolo coprendo il viso della persona che, se non fosse stato per il sangue,  si sarebbe detto che stesse dormendo beatamente. Infatti il suo viso non era tirato, anzi, quasi sorrideva. Chissà magari stava facendo un bel sogno ed  ora rimarrà per sempre “intrappolato” lì.

Un bel modo per andarsene …

La ragazza alzò il viso scrutando Kakashi.  Il ragazzo sostenne il suo sguardo cogliendo l’occasione per osservarla meglio. Era armata fino ai denti, i capelli rossi, o almeno così sembravano al buio, raccolti in una crocchia disordinata da cui usciva qualche boccolo. La maglia aderente seguiva alla perfezione le sue curve, incredibilmente delicate per una guerriera. Una profonda, ma non esagerata, scollatura a “V” lasciava intravedere il seno. Il braccio sinistro era protetta da parti metalliche e la maglia nera lo ricopriva tutto, al contrario del destro: la maglietta lì era a mezza manica e sotto di essa era stata applicata una fasciatura. La mano era protetta da un guanto. Kakashi si domandò del perché proteggesse così tanto il braccio sinistro anziché il destro. Subito pensò fosse mancina, ma notò che stringeva il pugnale nella mano destra.
La maschera da gatto le nascondeva il volto.

Lei  pulì il pugnale con un fazzoletto accuratamente, per poi rinfoderarlo nello stivale, finito ciò fece un piccolo cenno col capo a modi saluto a Kakashi  per poi uscire agile dalla finestra, aperta in precedenza da lei stessa, scomparendo nell’oscurità. Silenziosa com’era arrivata così se ne era andata.
Kakashi rimase ancora un po’ fermo, scioccato per la scena appena accaduta. Dalla maschera e dal portamento sembrava una ANBU proprio come lui.

Ancora un po’ frastornato abbandonò la stanza impiegando più tempo per uscire da quella casa di quanto non ne avesse  impiegato per entrarci. Infatti era iniziata una seconda ronda e aveva pochi minuti, se non secondi per scappare assieme al suo compagno prima che si accorgessero della guardia del primo turno messa fuori gioco.  Raggiunse l’albero da dove si erano divisi trovandovi già il ragazzo dai capelli corvini.
“Oh per fortuna Kakashi! Stavo iniziando a pensare che non ce l’avessi fatta!”
“Si ok, andiamo.”
“sicuro di stare bene?”
“Si”
 “Cos’è successo?”
“tutto come prestabilito”
 “No è successo qualcosa, ti conosco da anni Kakashi non tentare di mentirmi.” 
Kakashi sospirò. Era incredibile come lo conoscesse bene il suo amico.
“ c’era una missione degli ANBU qusta sera?”
“che io sappia no, ma che intendi dire ,Kakashi?lo sai meglio di me che gli ANBU vengono chiamati solo per missioni di alto livello”
“Il signore a cui dovevamo rubare i documenti è stato assassinato”
Il suo compagno si irrigidì di colpo.
“Assassinato? Come?”
“Una pugnalata, dritta al cuore. Ma il fatto è che …”
Kakashi si fermò un attimo prima di continuare la frase, era incredibilmente difficile da dire.
“ E’ stato assassinato mentre io mi occupavo dei vari documenti. L’assassino portava una maschera, ma un gatto.”
“Un Gatto?! Poi era maschio o femmina?”
“Femmina”
“Mah …  scusa ma perché non l’hai fermata allora? Dopo daranno tutta la colpa noi!”
“Non me ne ero accorto”
Il compagno rimase a bocca aperta
“Cosa?”

Kakashi non rispose, di per sé non era un tipo loquace e se aveva fatto quel’ammissione era solo perché aveva davanti Gai, sebbene fosse un tipo esuberante e strano, era comunque una delle poche persone alla quale era legata, anche se con un rapporto di nemico-amico. Sapeva che non ne avrebbe fatto parola con nessuno, al massimo glielo avrebbe rinfacciato durante qualche sfida idiota che solo lui e quella testa che si ritrovava potevano ideare.

“come hai fatto a non accorgertene?”
 “Come posso saperlo, forse ero troppo preso dalla missione e lei era incredibilmente silenziosa”
“E ci hai parlato? Cosa ha fatto lei? Sei ferito?”

Stavano saltando su un ramo all’altro a velocità folle per arrivare il prima possibile al villaggio. Kakashi era già stufo di quella conversazione e si stava pentendo amaramente di aver dato qualche dettaglio  in più del dovuto. È vero che i segreti li sapeva mantenere e che per lui era un buon amico, ma a volte capitava che si dimenticasse che comunque era sempre Gai , la cui sua curiosità superava i limiti dell’inverosimile.
“No. Niente. No”
“Non puoi darmi una notizia del genere e poi liquidarmi così!” brontolò il moro
Kakashi si limitò a grugnire.
Gai sospirò. Ciò che gli aveva detto Kakashi era una notizia shock ed era contento che l’amico si fidasse di lui. In fondo lo conosceva da tanto e sebbene non si potessero considerare amici per la pelle, tenevano un rapporto di nemici-amici. Voleva chiedere tante di quelle cose ma sapeva che il suo compagno di squadra non era uno da lunghe chiacchierate così decise di accontentarsi di quel po’ che gli era stato raccontato.  È vero che lo conosceva da anni ma a volte capitava che si dimenticasse che comunque era sempre Kakashi, la cui sua aria annoiata avrebbe spiazzato chiunque.

Va bene Kakashi, fa pure come vuoi, tanto ho abbastanza informazioni per ricattarti in caso non accettassi una mia sfida …
***
 

Anteprime del Secondo Capitolo:
“Gli ha conciati male sebbene fosse debole.  È per questo che sappiamo poco e niente sul suo conto. Appena l’hanno consegnato alle sentinelle non ce l’hanno più fatta e sono svenuti. Si sa solo che è stato trovato in mezzo alla foresta, ferito e con le armi sanguinanti. Anzi non trovato, ma trovatA.  È una donna, particolarmente agguerrita.”
Il cuore di Kakashi tremò.
E se fosse …
**
La ragazza non si sarebbe accorta di lui,  troppo impegnata a leggere i nomi su tutte le tombe. Poi ad un tratto si fermò. Kakashi trattenne il respiro, si era fermata davanti ...


 

***
 

SPAZIO AUTRICE:
Salve a tutti! Ed ecco il primo capitolo, spero non vi siate troppo annoiati a leggerlo, è solo un'introduzione, la storia incomincerà dal prossimo capitolo più o meno. Vi ho lasciato qualche anteprima, magari vi errà voglia di continuare a leggere la sotria, lo spero molto! Il titolo è un po' strano, ma solo perchè ho intenzione di fare più storie legate tra di loro, ovviamente se questa avrà "successo" . Non si capisce molto da questo primo capitolo ma nei prossimi la situazione si farà più chiara, o forse no... Comunque qui troviamo un giovane Kakashi, infatti non è ancora maestro del Team 7. E poi questa giovane assassina che avrà una parte MOLTO importante, cosa che si era capita dalla trama dato che l'ho scritta sotto il suo punto di vista. Non seguirò di preciso la storia di Naruto, ma farò un po' di testa mia.  Spero non stia già ingarbugliando troppo la storia , se c'è qualcosa che non vi piace basta dirmelo, la storia non è completa e posso cambiarla in qualsiasi momento. Recensite se volete, mi farebbe un immenso piacere, ma già metterla nelle seguite per me sarebbe bellissimo!
Al prossimo capitolo!

Small Leaf.

 

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** Secondo capitolo-La Prigioniera ***


  SECONDO CAPITOLO- LA PRIGIONIERA
Kakashi stava passeggiando per le polverose strade del villaggio,  isolato dal resto del mondo. Era assorto nei suoi pensieri. Il ricordo di quella ragazza lo stava tormentando da giorni ormai. Aveva chiesto anche all’Hokage ma gli rispose che negli ANBU non era stata reclutata nessuna donna. Chi era allora?

Un banalissimo sicario …

Si continuava a ripetere, ma qualcosa gli diceva che c’era di più in quella ragazza. Sentì qualcuno cadergli addosso: era una signora che nella fuga era inciampata nei suoi stessi piedi e gli era venuta contro. Senza nemmeno alzare lo sguardo si strinse nei suoi vestiti e con affanno continuò quella sua corsa. Si guardò attorno accorgendosi che tutte le persone intorno a lui si agitavano correndo di qua e là. Kakashi le paragonò a formiche alle quali era stato distrutto il formicaio. Fermò un giovane ragazzo.

“Scusa ma che sta succedendo?”
“E’ scappato un Ninja prigioniero! E ora è qui nel villaggio!”
Kakashi fece un cenno con il capo lasciando andare il giovane.

Un ninja prigioniero …

“VIA! ANDATE VIA! È QUI è QUI!” urlò qualcuno. Il famigerato ninja si stava avvicinando. Gli andò incontro saltando sui tetti incrociando Iruka.
“Che succede?”
Chiese con il suo solito tono di voce annoiato.
“Kakashi! Oh per fortuna sei qui! Ci devi aiutare! È scappato un prigioniero catturato poche ore fa, è particolarmente forte”
“Sentivo urlare di un ninja”
Iruka sospirò.
“Non lo sappiamo a dire il vero, non portava con sé nessun copri fronte ed il suo volto era nascosto da una maschera. È ferito, se sono riusciti a prenderlo è solo per quello. Non so altro, io non facevo parte della spedizione che l’ha catturato, e se anche fosse così in questo momento sarei in ospedale svenuto.”
“Svenuto?”
Quella storia stava iniziando ad incuriosire Kakashi.
“Gli ha conciati male sebbene fosse debole.  È per questo che sappiamo poco e niente sul suo conto. Appena l’hanno consegnato alle sentinelle non ce l’hanno più fatta e sono svenuti. Si sa solo che è stato trovato in mezzo alla foresta, ferito e con le armi sanguinanti. Anzi non trovato, ma trovatA.  È una donna, particolarmente agguerrita.”
Il cuore di Kakashi tremò.

E se fosse …

Il ragazzo non riuscì nemmeno a terminare il proprio pensiero che una figurina nera con indosso una maschera di gatto crepata correva veloce per le vie strette e tortuose del villaggio. Erano in 5, compreso Kakashi ad inseguirla. 4 Jonin e un ANBU, ma non riuscivano a catturarla. Ben presto persero le sue tracce.

Chiusero le porte della città aumentando la guardia sulle mura, era una forestiera, presumibilmente ninja che conosceva la posizione di Konoha , il volto celato da una maschera; lasciarla andare era fuori discussione. Poteva essere chiunque, una spia, un membro sottocopertura della Radice, chi poteva saperlo.

Alla ricerca della prigioniera si aggiunsero altri ninja che a coppie si divisero in varie parti del villaggio, l’unico che restò, anzi che volle restare, solo, fu Kakashi. Iruka tentò di dissuaderlo da quella sua pazza ed insensata idea. Quella donna era riuscita a sparire sotto i loro occhi e aveva quasi ucciso i 4 ninja che l’avevano catturata e portata al villaggio, come poteva pensare Kakashi di  riuscire a scontrarsi con lei da solo? Era bravo, questo ormai era noto a tutti, ma avrebbe rischiato comunque grosso. Kakashi in tutta risposta alle lamentele di Iruka grugnì sparendo con un salto dalla sua vista lasciando il compagno che imprecava sul tetto di una casa.

Era Lei. L’assassina che aveva incontrato. Doveva trovarla, voleva trovarla. Doveva essere di nuovo faccia a faccia con lei.
“Eccola è lei!” gridò uno dei ninja sulle sue tracce. “fermati!” urlò invano il suo compagno alla ragazza vestita in nero che dopo un secondo di respiro era tornata a correre. “Forza prima che riscompaia!”.
Kakashi assisteva alla scena dall’alto seguendo la prigioniera. Cercò di capire se stesse usando il Chakra per andare così veloce, perfino lui faticava a starle dietro.  La ragazza imboccò una strada piena di gente alla quale era appena giunta la notizia di un ‘criminale’ evaso dalle prigioni e il caos fu totale appena la videro.

Una mamma gridava il nome della propria bambina strappata da lei in quella confusione, la bambina gridava il nome di sua madre dalla parte opposta della strada spintonata dalle varie persone. Nessuno si fermò ad aiutarle tranne Lei. Sebbene fosse braccata si fermò, raggiunse la bambina e prendendola in braccio la strinse a sé asciugandole le lacrime, con agilità la portò alla madre, congedandosi poi con un lieve inchino.

Kakashi sgranò gli occhi incredulo della dolce scena a cui aveva appena assistito. Continuò a seguirla accorgendosi che in ogni via in cui passava aiutava sempre qualcuno. A volte erano piccoli gesti, come il raccogliere la bambola caduta da una bambina per riportargliela, ma erano buone azioni che da un’assassina non ci si aspetta.

Una seconda coppia di ninja la stava rincorrendo. Le strade erano ormai deserte se non per i poveretti che non avevano casa e tentavano di nascondersi dietro bancherelle abbandonate. Un anziano signore giaceva in mezzo alla strada cercando di rialzarsi, ma il bastone che usava per spostarsi zoppicante era andato perso nella confusione di pochi attimi prima. La ragazza fece per superarlo quando si fermò. Gli parlò un attimo e caricandolo sulle spalle lo portò sul marciapiede vicino ad una casa alla quale bussò. Aprì una giovane coppia dai volti impauriti. La presumibile moglie si nascose dietro il marito che, anche se tremante, le faceva scudo col corpo. La prigioniera aiutò ad alzare il vecchio porgendolo al uomo, anche se assomigliava di più ad un ragazzo, che lo abbracciò trattenendo a stento le lacrime. In quel momento mentre la ragazza in nero stava lasciando andare l’anziano alle cure della sua famiglia venne colpita alla spalla sinistra da uno shuriken lanciatole da uno dei ninja che la stavano inseguendo.  Tremò solo un attimo prima di lanciarsi a velocità soprannaturale per la strada.

Kakashi la perse di vista così come tutti gli altri ninja. Stettero dalla mattina fino al tramonto a cercarla, ma nessuno la vide più. Si riunirono alle ultime luci del giorno sul tetto dell’Accademia a discutere della giornata trascorsa. Iruka arrivò in ritardo, era andato a fare rapporto all’Hokage. Si sarebbero divisi ancora una volta e a turno avrebbero perlustrato il villaggio. Kakashi era in quello delle due di notte e quindi lasciò presto il gruppo di ninja con la scusa di andarsi a riposare fino all’ora prestabilita.

Non era per niente stanco, ma non sopportava più sentir parlare così male della ragazza. Quando sentì qualcuno chiamarla ‘Puttana’ a mala pena riuscì a trattenersi da tirargli un pugno in quella faccia che si ritrovava. Era una prigioniera, ma non aveva mai parlato e loro non sapevano niente di lei. Ancora non riusciva a capire come mai avesse aiutato le persone del villaggio. La vedevano come un mostro e la volevano morta, perché era stata così compassionevole?

Senza neanche accorgersene, Kakashi, non prese la strada per andare nel suo appartamento, ma bensì prese quella per il cimitero. Quando si ritrovò ormai a pochi metri si fermò.

Passo più tempo qui che a casa mia …

Fece per avvicinarsi quando notò una figura uscire da un boschetto lì di fianco. Kakashi si nascose dietro ad un cespuglio. Era Lei.
La ragazza si guardò intorno trafelata prima di continuare la sua corsa, ma quando arrivò davanti ai cancelli del cimitero cadde rovinosamente al suolo. Stringeva convulsamente il braccio sinistro portato al petto. Fece per rialzarsi ma riuscì a fare solo un passo tremante per ricadere al suolo. Il corpo era mosso da spasmi mentre il braccio le tremava. Abbassò la manica nera che ricopriva il braccio sinistro, fino al polso. Si irrigidì di colpo e si alzò di scatto stringendo lo con la mano destra. Kakashi cercò di vedere cosa nascondesse ma invano.
“No”
Sentì mormorare dalla ragazza che con movimenti poco aggraziati si arrampicava e saltava il cancello del cimitero cadendo malamente al suo interno. Kakashi furtivo la seguì facendo attenzione a non farsi scoprire. Ma anche se gli fosse stato di fianco con ogni probabilità la ragazza non si sarebbe accorta di lui troppo impegnata a leggere i nomi su tutte le tombe. Poi ad un tratto si fermò. Kakashi trattenne il respiro, si era fermata davanti alla tomba di Rin.

***

Anteprime sul prossimo capitolo:
quelle parole che la guardia disse non le scordò mai: “Via! Non parlare col Mostro! Se starai con lei ti ucciderà o ti farà partecipe della sua cattiveria!”
**
“Bastardi!”
Colpì quella maschera che aveva celato da quasi un anno il suo volto, quella maschera che la bollava come assassina senza scrupoli, quella maschera che cancellava le sue emozioni dal viso. Il simbolo della sua schiavitù
.

                                     ***
 

Spazio autrice:
Ed eccomi con il secondo capitolo! Allora che dire? Ricompare la misteriosa ragazza,ma come mai è stata trovata ferita? di chi era il sangue sulle sue armi? E come mai si comporta così? Perchè si ferma proprio davanti alla tomba di Rin e cosa nasconderà sul polso? Parecchie incognite eh?! Dal prossimo capitolo Molte saranno risolte promesso ;) Ne nasceranno delle altre, ma se non fosse così che gusto ci sarebbe?? Per il resto spero di non aver lasciato troppi errori se sì non fatevi problemi a segnalarli anzi! Meglio aggiustarli Subito! Non vi ho lasciato molte anteprime sul prossimo capitolo, spero comunque continuerete a seguirle la storia ;) Alla prossima! :**

Small Leaf.

Ritorna all'indice


Capitolo 3
*** Terzo Capitolo-Non parlare col Mostro ***


  TERZO CAPITOLO- NON PARLARE COL MOSTRO

Era ferma in piedi davanti alla lapide. Solo per un attimo la sua mente fu vuota, poi arrivò la rabbia, cieca ed incontrollabile, quella rabbia che aveva tenuto repressa per anni  stava riaffiorando e come fuoco la sentiva bruciare dentro di sé. Arrivò l’orrore e la paura. Sentì le sue speranze frantumarsi come vetro,  le cui schegge ora la ferivano. Nuove ferite per la sua anima già morente.  Si era illusa, ancora una volta, che tutto sarebbe andato per il meglio, che l’incubo fosse finito, invece continuava, anzi se ne era creato un altro.

Arrivarono i ricordi, un tempo così dolci ora le stavano picchiando il cuore. Ricordò il suo sorriso, quei rettangolini viola, i suoi occhi pieni di vita. Non c’era più Niente, l’unica persona che l’aveva salutata quando era stata obbligata ad andarsene dal villaggio. L’unica che aveva pianto per la sua partenza e tra le sbarre della prigione le si era avvicinata chiacchierando allegramente con lei.

Si ricordò il giorno in cui l’avevano sgridata perché stava parlando con lei, quelle parole che la guardia disse non le scordò mai: “Via! Non parlare col Mostro! Se starai con lei ti ucciderà o ti farà partecipe della sua cattiveria!”

Quelle parole causarono il primo taglio sul polso della bambina dai capelli ramati. Aveva solo 8 anni, ma già era un mostro, già la odiavano. Aveva perso il conto di quante volte l’avevano chiamata con quel nome. Prima invece era la bambina prodigio, studiosa e benevola, quella che andava d’accordo con tutti e spensierata giocava per la strada con gli altri bambini. Tutti le volevano così bene, le anziane signore se la contendevano per tenerla in braccio e raccontarle le loro avventure giovanili. E a lei piaceva così tanto. Si domandò perché a soli 9 anni si ritrovò a costruirsi una casupola nel bosco, già con il corpo pieno di cicatrici, un po’ fatte da lei stessa, un po’ per gli scontri che aveva avuto, ma soprattutto per le torture che le avevano inferto.

Si ricordò di quella volta in cui Rin durante una missione l’aveva trovata a girovagare per una radura. Aveva appena ucciso un uomo e aveva ancora le mani sporche del suo sangue. Lei l’aveva abbracciata e curata. Non le era mai importato se per tutti lei era il Mostro. Rin era tutto quello che le rimaneva, ma ora se ne era andata.
Spostò le erbacce che erano crescite lungo la lapide e lesse la data di morte.

“Bastardi!”

Urlò con gli occhi ormai gonfi di lacrime. Era stata presa in giro per quasi un anno, un anno di torture, di ferite ed incubi.  Prese la maschera e la lanciò a terra, sguainò il suo pugnale e con le lacrime che la rendevano quasi cieca colpì. Colpì quella maschera che aveva celato da quasi un anno il suo volto, quella maschera che la bollava come assassina senza scrupoli, quella maschera che cancellava le sue emozioni dal viso. Il simbolo della sua schiavitù.
Kakashi, in piedi dietro di lei la guardava. Il cuore stretto in una morsa di dolore, ma gli occhi sgranati dalla paura.

“Bastardi …  Bastardi …”

La ragazza si teneva le ginocchia al petto e dondolandosi leggermente continuava a mormorare qualche parola fra i singhiozzi. La maschera era stata ridotta in frantumi, era praticamente un mucchietto di polvere. Kakashi si sedette dietro di lei. Non sapeva perché, ma in qualche modo voleva starle vicino, anche se lei era completamente ignara della sua presenza. Era quasi del tutto buio quando la ragazza iniziò a calmarsi. Frettolosamente si asciugò le lacrime e si girò. Sobbalzò appena vide il ragazzo. Si mise in piedi, ma cadette al suolo con un gemito. Kakashi la guardò accorgendosi di una macchia di sangue al fianco destro. La ragazza tentò di allontanarsi da lui, ma ogni suo movimento era una fitta lancinante di dolore alla ferita che dalla corsa si era allargata sempre più. Kakashi si alzò avvicinandosi a lei.

“No ti prego …”

Sussurrò ragnicchiandosi su se stessa portando le mani al volto.
Kakashi si fermò. Non voleva spaventarla, sembrava così innocente in quel momento, una ragazzina diventata adulta troppo in fretta che ora era ceduta. Sembrava un animale braccato allo stremo delle proprie forze. Chissà cosa avevano visto i suoi occhi.

 La ragazza alzò lo sguardo sbirciando tra le braccia portate al viso domandandosi come mai non l’aveva picchiata. Osservò il ragazzo. Era il giovane ninja che aveva incontrato qualche giorno prima. Quei capelli erano inconfondibili, era un Hatake.
Il ragazzo si abbassò sostenendosi sui talloni e le porse la mano. Dalla maschera nera che indossava la ragazza riuscì a vedere un lieve sorriso.

“Tranquilla non ti farò del male”

La ragazza trattenne un attimo il respiro. Era una voce così profonda e calma, forse un po’ roca e matura per la sua presumibile età che doveva essere sui diciotto anni. Ma aveva imparato a non fidarsi di nessuno e si allontanò ancora un po’ da lui. Si mise dritta, ma non riuscì a stendersi del tutto, il fianco le doleva da impazzire e per quanto odiasse mostrarsi vulnerabile, non riusciva a mettersi in una posizione di difesa se non di attacco.

Cercò di scappare, ma ancora una volta venne bloccata da una fitta. Si preparò a scontrarsi nuovamente con il freddo e arido terreno, ma quella volta un dolce tepore e un odore mascolino la accolsero. Il ragazzo l’aveva presa a un soffio dal terreno.

Però che riflessi …


 “Hai una brutta ferita”

commentò l’Hatake guardandole il fianco. Lei tentò di nasconderlo ma lui la bloccò.

“Se scappi ora in queste condizioni a malapena arriveresti alle mura”

 il suo tono era diventato autoritario, cosa che in qualche modo, seppure strano, piaceva alla ragazza.

“fammi dare almeno un’occhiata”

Lei ridacchiò staccandosi dalla sua stretta, pensavano davvero fosse tanto stupida? Era un ninja della foglia, faceva tanto il carino e premuroso solo per fare poi  meno fatica per sbatterla in prigione. Si allontanò, ma il ragazzo la tenne per un polso.
Tirò fuori un piccolo kit di emergenza che, seppure le minime dimensioni, conteneva tutto lo stretto necessario. Veloce il ninja le alzò quel tanto che bastava la maglietta. Quando il tessuto si staccò dalla pelle lei mugugnò trattenendo l’urlo che minacciava di uscirle dalle labbra, così come quando passò il disinfettante. Con ogni probabilità ci aveva rimesso qualche dente a forza di stringerli convulsamente. Il ragazzo le fasciò la vita con estrema delicatezza. Le bende pulite le donarono una sensazione di benessere che da tempo immemore non provava. In fondo era bello avere qualcuno che si prendesse cura di lei.

Il ragazzo stava rimettendo tutto al proprio posto quando lo vide. Era una specie di medaglione incastonato nel kit che aveva appena adoperato. Si alzò di scatto maledicendo il taglio ancora aperto.

“Se fai così non …”

Il giovane la stava già rimproverando quando posò lo sguardo sul polso sinistro della ragazza la quale aveva estratto dalla manica nera un medaglione. Kakashi sgranò gli occhi prendendo quello presente sul proprio kit di primo soccorso. Guardò Finalmente la ragazza in volto, prima non ne aveva avuto il coraggio.

Gli si mozzò il fiato, era bella, molto. Non gli era mai importato poi più di tanto delle femmine, se non per quelle che leggeva nei libri di Jiraya. L’unica ragazza per cui aveva sentito qualcosa era Rin e forse era la somiglianza che c’era fra le due ragazze per la quale Kakashi si incantò ad osservarla. I capelli erano rosso fuoco e le incorniciavano il volto cadendo in dolci boccoli, la pelle era bianca, quasi di un colore innaturale, la bocca era semplicemente perfetta,  labbra carnose e rosee, e quasi senza accorgersene per la prima volta nella sua vita si morse il labbro leggermente tremante. Poi gli occhi. Erano di color cremisi, proprio come il suo Sheringan, erano occhi che avrebbero spaventato le persone, ma per lui erano come due calamite e non voleva, non riusciva, a staccare lo sguardo. La forma del viso, quel taglio particolare degli occhi grandi  e da cucciolo, le piccole e minute dimensioni erano in tutto e per tutto  uguali a quelle di Rin.
Poi riposò lo sguardo sul medaglione che la ragazza stringeva in mano.

“Chi sei?”

Chiese lei con un soffio.
Kakashi sussultò era la prima volta che gli rivolgeva la parola.
Abbassò nuovamente lo sguardo che senza accorgersene cadde sul polso semi scoperto della ragazza. Guardò meglio intravedendo del rossore e una riga nera. Fece per prenderle il braccio quando qualcuno urlò.
Entrambi sobbalzarono, la ragazza prese letteralmente il volo balzando all’indietro pochi attimi prima che un ninja le piombasse addosso.

“No, fermatevi!”

Urlò Kakashi, ma ormai era troppo tardi un secondo ninja la colpì alle spalle facendola cadere, altri quattro la accerchiarono bloccandola con corde. La ragazza si dibatteva, ma era debole e ben presto la stanchezza ed il dolore ebbero la meglio sul suo gracile e provato corpo. Sentiva i muscoli a pezzi, il mondo ondeggiava e la vista era sfuocata. I movimenti diventarono scoordinati e sempre meno potenti. Prese un lungo respiro, le palpebre le si stavano chiudendo autonomamente. L’ultima cosa che vide fu il ragazzo dai capelli bianchi correrle incontro.
**
Un goccia. Un’altra. A intervalli regorali cadevano dal soffitto del luogo in cui si trovava. Era un suono desolante.
Un’altra goccia.
Mosse le dita della mano.
Goccia.
Prese il controllo del suo respiro.
Goccia.
Aprì gli occhi.
Buio. 

 ***

Anteprime sul prossimo capitolo:
Pregava di essersi sbagliata, che era solamente la sua mente a giocarle brutti scherzi. Invece era lì. In tutta la sua mostruosità stava ferma a fissarla con occhi famelici nel buio. La sua Ombra, il suo Mostro.
Era da un anno che quel Demone non usciva allo scoperto. 
“Ti sono mancata?”
**
“ … Ho visto che non vuoi più seguirli, quindi dovremo decidere noi con chi saziarci …”
A quelle parole la ragazza inorridì, quanti uomini aveva ucciso in quell’anno? Una cinquantina se non di più.
“Quel ragazzo dai capelli bianchi, quello che ti ha aiutata due giorni fa … sembrava molto succulento, non trovi?”


 

Spazio Autrice:
Terzo Capitolo! Mi sento troppo realizzata! Voglio ringraziare tutte le persone che leggono la mia storia e che l'hanno recensita, messa nelle ricordate e nelle segutie!!! Ho le lacrime agli occhi GRAZIE!! *___* Bene, che altro c'è da dire? In questo capitolo si scopre PARZIALMENTE cosa si nasconde nel braccio della ragazza e anche perchè era davanti alla tomba di Rin. Ma come mai Kakashi ha il suo stesso medaglione? E chi sono i "Bastardi"? Perchè si era illusa, perchè non era venuta a conoscenza prima della morte della sua cara amica? Perchè la maschera è il simbolo della sua "schiavitù", cosa è successo durante il fatidico anno a cui fa riferimento più volte?? Domande su Domande, Aiuto! xD Spero che le anteprime sul quarto capitolo vi abbiano intrigato, perchè vi dico già che salterà fuori un personaggio FONDAMENTALE, praticamente la sotria che ora Finalmente inizierà a prendere il "Via" è stata causata in buona parte da lui, o meglio da Lei. Non vi è molto chiaro da questa mia spiegazione? Leggete il prossimo capitolo e lo scoprirete(forse)!
Bacioni e Grazie ancora a tutti quelli che hanno letto, leggono o leggerano, e magari anche recensiranno ;D
Small Leaf.

 
 

Ritorna all'indice


Capitolo 4
*** Quarto capitolo-Nelle prigioni ***


 Quarto capitolo- Nelle prigioni
 

La ragazza sbatté più volte le palpebre accertandosi che avesse gli occhi aperti e che non stesse ancora dormendo. Nella cella in cui si trovava il buio era totale. Nemmeno un misero spiraglio di luce. Non vi era differenza fra il buio in cui era sprofondata al momento della sua cattura a quello che le si stava presentando davanti agli occhi. Ci impiegò un po’ a riordinare i pensieri.
Poi ricordò la tomba, la testa bianca del ragazzo, la ferita, il medaglione e i ninja.
Doveva trovarsi nelle prigioni di Konoha.

Nelle prigioni di Konoha?!

Dei ricordi terribili colorarono di rosso il nero che la circondava. Chiuse gli occhi strisciando verso l’angolino di quella cella dalle misere dimensioni e l’odore di chiuso.

Goccia.

Il rumore che aveva sentito mentre si stava svegliando persisteva ancora.

Goccia.

Si prese le ginocchia al petto nascondendovi il volto. Perché era ancora lì? Perché era nel luogo che da anni era l’ambientazione dei suoi incubi? Si sentiva un nodo alla gola e gli occhi pizzicare. Alzò la testa trattenendo le lacrime. Piangere non sarebbe servito a nulla.

Goccia.

“Basta!”

La ragazza quasi gridò, ma la sua non era una richiesta disperata, era un ordine.

Silenzio.

La sensazione che ne ricavò fu dolce amara. Era contenta che quel rumore così malinconico fosse cessato, ma sapeva che era avvenuto a causa del suo “potere”.

“Che succede? La prigione riesce a farti perdere le staffe con così poco? Non eri tu quella forte?”

La ragazza gelò. Il suo sangue che già da tempo aveva perso il calore si ghiacciò nelle vene. La schiena era attraversata da brividi di freddo e il cuore si fermò con un sussulto doloroso.
Come un automa, a scatti si girò verso la voce.

No, Per favore, NO!

Pregava di essersi sbagliata, che era solamente la sua mente a giocarle brutti scherzi. Invece era lì. In tutta la sua mostruosità stava ferma a fissarla con occhi famelici nel buio. La sua Ombra, il suo Mostro.

La ragazza tremò. Non provava paura, ma terrore, anzi panico. Era da un anno che non la Vedeva. Era da un anno che quel Demone non usciva allo scoperto. 

“Ti sono mancata?”

La rossa chiuse gli occhi, quella voce la terrorizzava, era una voce che proveniva direttamente dall’Inferno, una voce maledetta che Nessuno dovrebbe mai ascoltare, rimbomba dentro il tuo corpo frantumandone ogni forma di innocenza, sporcando di sangue ogni propria parte candida.

“Sei di poche parole, come al solito, che noia! Comunque come faremo ora? Ho visto che non vuoi più seguirli, quindi dovremo decidere noi con chi saziarci …”

A quelle parole la ragazza inorridì, quanti uomini aveva ucciso in quell’anno? Una cinquantina se non di più. Si sentì sporca ed in trappola. Sapeva che per lei non c’era il beneficio del perdono, poteva percepire tutti gli occhi dei fantasmi di chi non c’era più per mano sua. Ricordò i loro volti, nonostante avesse iniziato ad uccidere per lavoro da quando aveva  10 anni si ricordava perfettamente ogni vittima e dove era sepolta. La conoscenza era la dote ricevutagli in dono quando aveva 8 anni, ma quella virtù ora pesava sulla sua anima come un immenso macigno.

Sorrise amaramente, capitava spesso che si dimenticasse di non avere più un’anima.

“Quel ragazzo dai capelli bianchi, quello che ti ha aiutata due giorni fa … sembrava molto succulento, non trovi?”

Sobbalzò. Con coraggio alzò lo sguardo e fissò il demone negli occhi inviandogli tutto l’odio ed il disprezzo che provava nei suoi confronti, ma quel contatto durò solo per pochi secondi, infatti quegli occhi neri senza pupilla le incutevano terrore. Erano due pozzi neri, se li guardavi troppo ci cadevi dentro e non c’era poi via d’uscita.

“Che c’è vuoi sfidarmi?”

Sibilò.  La ragazza ci pensò un po’ su. Non voleva sfidarla, solamente averla lontana da sé, voleva  tornare alla vita d’un tempo. Riacquistare la propria libertà.

“Lo sai che adoro le Sfide”

Il demone si avvicinò ponendo il proprio volto grigio davanti a quello bianco di Lei.

“Ti lancio una sfida … Devi cercare di colpirmi e uccidermi”

Il mostro sorrise facendo comparire un kunai nel pugno chiuso della giovane. Lei lo guardò esterrefatta. Davvero le dava la possibilità di colpirla?

“Avanti … vediamo se vali qualcosa di più di un pezzo di carne”

La ragazza si alzò in piedi tremante, sentiva che le ginocchia non avrebbero retto a lungo e i muscoli gridavano pietà, ma strinse i denti e guardò la lama nera del kunai. Poteva colpirla. Era in forma terrena, magari l’avrebbe potuta uccidere. Avrebbe riavuto la sua vita, dormire per più di un ora senza che lei le comparisse in sogno, potersi guardare allo specchio vedendo il proprio riflesso anziché quel Demone.

Sentì il cuore infiammarsi di una nuova speranza, il sogno di un futuro migliore era finalmente tornato.

Veloce colpì.

La sua mano lacerò la carne putrida del Mostro, il kunai conficcato nel suo petto.

“Il coraggio non ti manca stupida ragazzina”
Commentò.

“Ma non basta per uccidermi … Sfida Persa”

Il kunai le si sgretolò dalle sue dita, al suo posto milioni di piccoli ragni neri le assalirono la mani salendo sempre più su, con le oro otto zampette girovagavano per il braccio destro. Poi iniziarono a mordere iniettando il loro veleno. Tanti piccoli morsi che non le lasciavano un millesimo di secondo di pace. Cercò di toglierseli di dosso, ma essi aumentavano sempre di più. Iniziarono a ricoprirle il corpo, a morderle il volto. Iniziò a gridare quando fu costretta a chiudere gli occhi per evitare che le mordessero le iridi. Urlò ancora  quando sentì i veleno pulsarle nelle vene. Si sentiva bruciare in ogni dove, mentre dentro si sentiva morire.
Cadde al suolo dibattendosi, ma i ragni continuavano ad attaccarla.

“Basta! Per pietà Basta!”

La Demone stava a guardare la scena divertita. Finalmente un po’ di svago, quella ragazza era davvero noiosa, che essere inutile le avevano dato come marionetta. Ma era sempre meglio averne una  insignificante, che non averne proprio. L’unica cosa che la preoccupava era il suo carattere forte. Non riusciva ad avere pieno controllo su di lei. La sua mente era circondata da mura impenetrabili a cui lei riusciva ad avere accesso solo ad una piccola parte. E oltre a ciò aveva scoperto della morte di Rin, le cose iniziavano a complicarsi. Se si fosse arrabbiata entrambe avrebbero rischiato grosso. La ragazza sapeva solo parzialmente ciò che il suo potere le permetteva di fare. 

Con uno schiocco di dita gli insetti scomparvero lasciando solo una figura sfinita giacere al suolo. 

Così magari capirà qual è il suo posto …
Ansimante e priva di forze la ragazza era sdraiata sul freddo terreno della prigione. Le lacrime agli occhi minacciavano di scorrere lungo il suo magro viso e ci volle tutta la propria forza di volontà per non abbandonarsi ad un pianto disperato. Ricordò il giorno in

cui tutto era cambiato, ricordò la sue due prime vittime.

*Flashback*

“Al fuoco!”

Tossì mentre urlava di nuovo

“Aiuto! Al fuoco al fuoco!!”

La cenere si stava mischiando alle lacrime della bambina dai ricci rossi che gridava disperata in strada mentre guardava la sua casa essere mangiata dall’incendio. La gente attorno a lei buttava secchi d’acqua e la spintonavano cercando di allontanarla, ma lei urlava ancora di più piantando i piedi nel terreno. 

Il buio della notte era colorato da vampate di fuoco rosse ed arancioni, mentre come tante piccole stelle cadevano lapilli infuocati che si spegnevano a contatto con l’arida terra.

Vide qualcuno uscire dalla porta della casetta con i vestiti bruciati e sporca di fuliggine.

“Papà!” urlò la bambina gettandosi fra le braccia del padre.

“Piccola mia sei viva” la strinse a se affondando la testa nei suoi spettinati capelli.

“Si papà sono viva, dov’è mamma?”

Il padre la guardò piangendo.

“La mamma sta bene tranquilla”

Lei sorrise, ma nel suo cuoricino sapeva che il padre stava mentendo.

“Forza andiamo”
Si alzarono entrambi e facendosi forza l’un l’altro, zoppicanti percorsero le mille stradine del villaggio. In ogni dove vi erano persone che urlavano piangenti i nomi dei loro cari chiusi in quelle case ormai divorate dal fuoco appiccato da qualcuno quella notte di inferno. Alcune persone rotolavano a terra tentando di spegnere le fiamme sui propri vestiti, altri, proprio come loro, cercavano di raggiungere le mura nella speranza di salvarsi. Ma quella notte nessuno avrebbe poi rivisto l’alba.

Le mura si presentarono loro come un miraggio, dalle casupole ormai distrutte si intravedeva la linea nera degli alti tronchi d’albero che fungevano da  difesa.

“Forza piccola un ultimo sforzo, siamo arrivati, guarda là ci sono le mura. Le vedi piccola? Ci siamo! Saremo salvi … Forza, forza!”

Le parole del padre apparivano come tante ,piccole, ma significative luci nel buio del cuore in cui la piccola era sprofondata. Si sarebbero salvati tutti, la loro vita sarebbe tornata alla normalità. Lei, il suo papà e la mamma. L’avrebbero vista crescere, portata all’altare, accudito i suoi figli quando lei era a lavorare come maestra. Si, sarebbe andato tutto bene, perché non poteva succedere a lei, forse agli altri, ma non a Lei.

Quasi senza accorgersene si ritrovarono a correre, tossendo e a volte inciampando, ma si ritiravano subito su: erano troppo vicini per mollare e lasciare che il loro destino si esaudisse in quei vicoli.

Le luci dell’alba iniziarono a comparire nel cielo, tingendo di dolci tonalità rosee le nuvole grigie di fumo. Sarebbe stata una bellissima alba se non fosse stata proprio essa a portare la morte.

Padre e bambina avevano finalmente raggiunto le mura ed ansimanti si reggevano ai tronchi con le lacrime agli occhi.
“Siamo vivi, siamo vivi”mormorava l’uomo. La bambina lo abbracciò sorridendo pensando che  ormai il peggio era passato, ma qualcuno li divise.

“Non ci saranno superstiti a questo attacco”

Un ninja con una maschera da gatto teneva stretti entrambi.

“No, per pietà! Salvate almeno la bambina! Vi scongiuro! Salvate lei! Ha soli otto anni! Fatela vivere! Fermi vi prego! Ditemi cosa volete e io …”

Il pover uomo non riuscì a finire la sua richiesta d’aiuto che una lama gli tagliò la testa che cadde a terra con un lieve tonfo seguita poi dal corpo che la stretta del ninja aveva trattenuto poco prima.

La bambina guardo ciò che rimaneva del padre con gli occhi sgranati dalla paura e dal terrore. La nausea capovolse il suo piccolo stomaco, tentò di vomitare, ma lo shock era tale da non permetterle neppure questo. Le lacrime le avevano reso del tutto impossibile la vista, ed inorridita iniziò ad urlare.

Una pugnalata dritta al petto fece tacere per sempre l’urlo di una povera bimba innocente.  Davanti a lei una bambina dai capelli rossi e ribelli stringeva in pugno un kunai da quale il sangue caldo della sua piccola vittima sgocciolava cadendo al suolo. Lo sguardo duro di una donna adulta era chiuso in un paffuto visino dalla pelle chiara. La mano di uno dei ninja che formava il gruppo
in cui si trovava si posò sulla sua spalla.

“Brava”

Ecco la sua ricompensa per avere ucciso: un “brava”. Gli altri ninja si allontanarono controllando che dalle altre porte non fosse uscita nessun’altra persona, solo la piccola rimase lì a guardare le sue vittime. Aveva ucciso. Era un’assassina a tutti gli effetti. Si specchiò nella lama del kunai, ma guardando il proprio riflesso non riuscì a riconoscersi. Vedeva che i bei boccoli rossi e le guanciotte rosee, ormai non le appartenevano, non si meritava tutta quella bellezza e così si colpì.

Quando il sole si staccò dalla terra alzandosi in cielo dipingendolo di blu i ninja tornarono a prendere la nuova arrivata,ma tutto ciò che trovarono fu un fagotto sanguinate disteso a terra accanto al corpo della bambina uccisa un’ora prima. Uno di loro le si avvicinò.

“È ancora viva, presto”

La caricarono in spalla portandosela via. La bambina in fin di vita sperò con tutta se stessa di morire durante il viaggio ricongiungendosi magari alle persone che aveva perso ed essere felice, non sapeva ancora che nel suo destino, già scritto, non era presente la Felicità.

* Fine Flashback *

***
 


 

Anteprime sul prossimo capitolo:
La ragazza urlò … Piantò le unghie nella carne graffiandola e facendola sanguinare, ma più il proprio sangue freddo bagnava le dita, più era spronata a farsi del male …

Qualcuno aprì la porta della cella entrando di corsa..
“Che succede?”

 

La ragazza riconobbe quella voce e di scatto alzò lo sguardo. Era …
 


…“Come ti chiami?” …
 


Il ricordo della ragazza legata e picchiata era ancora vivo nella sua mente e non passava giorno senza che un pensiero volasse a lei …

...Probabilmente dentro di sé ha un demone e se mai la mia ipotesi dovesse essere vera dovremmo ucciderla e tu saresti l’unico nostro ninja abbastanza potente da poterlo fare … Kakashi, non affezionarti troppo a questa ragazza...
 
   

 

***
  

 

Spazio Autrice:
Scusate l’Enorme ritardo, ma tra esami e campeggio parrocchiale non ho avuto la possibilità materiale di scrivere Linfatti questo capitolo è più lungo degli altri perché ne ho dovuto unirne(più o meno) due, mi sentivo in colpa per non aver aggiornato e  allora ho voluto mettere questo capitolo che è la partenza Ufficiale della storia. Ok ora passiamo ai soliti misteri che si celano (?) in questo capitoletto ;) Allora … partirei subito dalla figura del demone, direi che è ben chiaro che si cela dentro la ragazza è che è un Mostro, ma chi è? Come mai è in lei? Perché parla Di “Come ci sazieremo d’ora in poi? ”? Eh Eh … Molte mi hanno domandato se sono cannibali, non mangiano esattamente le persone ma da come si è parzialmente capito in questo capitolo e come si capirà meglio negli altri in un qualche modo si saziano con le loro vite. Come? Bhè dovrete continuare a leggere ;D Sono malvagia lo so! Poi, Perché la ragazza parla di non avere più un’anima e che il suo sangue è freddo? Attenzione qui, sembrano degli inutili dettagli ma hanno ruolo fondamentale O.O  anche il ninja che compare nel flashback con la Maschera da Gatto (vi ricorda qualcosa??) è molto importante. Spero di avervi un po’ stupito con il flashback, volevo far credere che la bambina con i capelli rossi fosse la ragazza, invece, za za zan! Era la sua vittima!! Prometto che da ora in poi sarà un po’ meno lugubre … (brr che brutta parola!) Ora finisco qui che questa nota sta diventando lunga come tutta la storia! XD
Ringrazio tutte le persone:
 Che recensiscono:

-gokinabardakkina
-callas d snape
-Kate_fu_panda
Che mi seguono:
1 - Evelyn Hope
2 - Gwen1991
3 - Kate_fu_panda
4 - Rhues
5 - sirseleucio
6 - watanuki
7 - waterpolo
8 - Yume Miyu
9 - _cucciolotta_
Che hanno messo la storia nelle preferite:
1 - Ayumi_m
E nelle ricordate:
1 - hisui fangirl
2 - Kate_fu_panda
Un enorme bacio a tutte quelle che leggono, leggeranno o hanno letto la mia storia!
Al prossimo capitolo!”

Small Leaf

 

Ritorna all'indice


Capitolo 5
*** Quinto Capitolo-Mostri immaginari ***


 

QUINTO CAPITOLO * MOSTRI IMMAGINARI

La ragazza urlò. Con tutto il fiato che aveva in gola. Piantò le unghie nella carne graffiandola e facendola sanguinare, ma più il proprio sangue freddo bagnava le dita, più era spronata a farsi del male. Lei era un mostro e doveva pagare per ciò che aveva fatto. Fra tutte le sue vittime gli occhi della bambina erano quelli che sentiva bruciare di più nel proprio cuore. La Conoscenza le aveva permesso di seguire il suo cammino verso le mura, dove pensava di trovare la salvezza, mentre aveva trovato solo una morta orribile.


Urlò ancora tra le lacrime, quella bambina era identica a lei, era piena di sogni e di desideri, così felice, perché l’aveva uccisa?


Qualcuno aprì la porta della cella entrando di corsa.

“Che succede?”

La ragazza riconobbe quella voce e di scatto alzò lo sguardo. Era il ragazzo dai capelli argento.

“I-io…”

Tentò di rispondere, ma non c’erano parole per spiegare ciò che aveva rivissuto.

Kakashi ebbe pietà per quella figura gracile e fu forse perché conosceva fin troppo bene quello sguardo che si chinò e l’abbracciò.
Inizialmente lei non si mosse, e tesa rimase nella sua stretta poi, come un fiore che sboccia in primavera dopo un lungo inverno,lenta e delicata appoggiò la sua testa sul petto del giovane uomo.

Silenziosamente continuò a piangere, godendo del tepore delle forti braccia avvolte al proprio corpo.

“Va tutto bene … Va tutto bene …”

Il ragazzo la consolava dondolandola un po’ come fosse una neonata.
Nell’accarezzarla si accorse dei numerosi morsi e tagli.

“Come ti chiami?”

Ci fu un attimo di silenzio dove Kakashi sudò freddo sperando di non aver rovinato quel momento. Poi con un flebile sussurro lei rispose:

“Takara, mi chiamo Takara”

“Cos’è successo, Takara?”

* Qualche ora prima…*

Aveva appena finito una missione di basso livello ed era andato dall’Hokage per far rapporto. Si stava per congedare quando Sarutobi lo fermò

“Aspetta un attimo Kakashi”

“Mi dica”

“Quella ragazza che hai incontrato …”

“Come sta?”

Il ricordo della ragazza legata e picchiata era ancora vivo nella sua mente e non passava giorno senza che un pensiero volasse a lei.

“Sta ancora dormendo, però …”

Kakashi alzò lo sguardo dai propri piedi, qualcosa in quel ‘però’ lo spaventava.

“Nel suo sonno, parlava, come con un’altra persona. E poi il suo non è un sonno tranquillo sembra in un continuo incubo, vedi, Kakashi, so che con lei hai parlato e magari se l’andassi a vedere quando hai un po’ di tempo libero … magari potresti provare a svegliarla … sappiamo di per certo che è una ninja, il suo chakra è estremamente potente, fuori dal normale … “

Kakashi guardò l’anziano uomo negli occhi.

“cosa vuole dire?”

“Probabilmente dentro di sé ha un demone, Kakashi.  E se mai la mia ipotesi dovesse essere vera dovremmo ucciderla e tu saresti l’unico nostro ninja abbastanza potente da poterlo fare.. Non so cosa è successo o cosa vi siate detti, e non lo voglio sapere, ma so che avevi tentato di fermare i ninja che l’avevano catturata. Solo una cosa Kakashi, non affezionarti troppo a questa ragazza, un giorno potresti trovartela come nemico.”

Kakashi annuì e con un lieve inchino si congedò. Appena chiusa la porta dell’ufficio dell’ HoKage una fitta al cuore più dolorosa che mai lo piegò in due. Subito si preoccupò per la propria salute, ma poi capì che non era dovuto ad un malfunzionamento del suo corpo, ma bensì dell’anima, che fino al giorno prima credeva di aver perso ritornava a farsi sentire, portatrice di amari ricordi e nostalgici momenti.

Lentamente camminava per le polverose strade di Konoha ancora deserte, stava appena spuntando l’alba e solo pochi mattinieri avevano la forza di aprire le finestre delle loro casupole, preparandosi ad una nuova ed estenuante giornata di lavoro sotto il sole cocente dell’estate. 

Il timido venticello che soffiava sopra il villaggio a quell’ora del mattino rendeva respirabile l’aria, cosa impossibile anche solo da pensare a mezzogiorno.  Il cielo sembrava fosse stato dipinto, i colori sfumavano dal blu della notte al violetto fino al rosa pallido. Il sole stava nascendo all’orizzonte apparendo agli occhi come una striscia luminosa arancione.

Nel silenzio le parole dell’Hokage gli rimbombavano in testa.

… dentro di sé ha un demone e se mai la mia ipotesi dovesse essere vera dovremmo ucciderla e tu saresti l’unico nostro ninja abbastanza potente da poterlo fare …

Ucciderla.

Kakashi rabbrividì al solo pensiero.

Come poteva una ragazza come lei contenere tanto male? 

Poi ricordò Rin. Anche lei era innocente, una dolce ragazza, semplice ed umile. Eccezionale come ninja. Nessuno avrebbe mai pensato che in lei si potesse nascondere un demone, eppure era successo e lui l’aveva uccisa. Si ricordò i suoi occhi da cerbiatto che lentamente si spegnevano e le sue labbra che stringevano in gola le sue ultime parole. Quelle labbra su cui molto spesso si era fermato a guardare indeciso se rischiare tutto mettendo alla prova il proprio cuore.

Già,perché lui non sapeva se amava Rin, ma sicuramente non era una semplice compagna o amica. Forse se solo ci avesse provato, magari avrebbe scoperto che ciò che provava era amore, solo che non avendolo mai provato non l’aveva riconosciuto. Magari Rin non sarebbe morta.

Troppi ‘se’ e troppi ‘magari’ …

Pensò amaramente il ninja. Lui non era fatto per le cose smielate e sicuramente non era un tipo che si stava a perdere in dubbi. Ma quella mattina non riuscì a far altro che pensare al proprio passato e torturarsi con ripensamenti e interrogativi ai quali però sapeva benissimo di non poter trovare risposta.

Erano ormai le dieci quando le voci nella sua testa iniziarono a calmarsi e il caldo estivo iniziava a farsi sentire. Stava tornando a casa quando sentì due donne parlare.

“Ti rendi conto che quel mostro è chiuso nelle prigioni del villaggio?”

“Oh non farmici pensare! Sono terrorizzata all’idea che possa rifuggire! Poi ora che mio marito è in missione sono da sola con tre bambini! Ti immagini cosa potrebbe fare quell’ essere?”

Stavano parlando della ragazza non c’erano dubbi. Involontariamente strinse più forte il tessuto delle proprie tasche. Gli dava fastidio che la chiamassero in quel modo.

“Kora , che ha il marito guardiano, mi ha detto che urla sempre e si dibatte come un’animale!”

“Me lo ha detto anche mio marito! Un giorno era sceso nelle celle e per poco non gli prendeva un infarto a sentire le urla di quel mostro!”

“Mi si ghiaccia il sangue nelle vene a parlare di queste cose! Perché poi sono urla di dolore, sebbene la disprezzi non posso che provare comunque un briciolo di pietà per quella poveretta, le prigioni di Konoha sono terribili …”

Kakashi non ascoltò una parola di più e a passo svelto fece retro marcia dirigendosi verso le prigioni. Non ci stava andando per quei pettegolezzi, perché ERANO pettegolezzi, ma solo perché glielo aveva consigliato l’Hokage, tutto lì. Che cosa gli poteva importare di una assassina, perché era quello lei, solo un’ASSASSINA.

Però ha aiutato quella bambina e quel vecchietto … Poi era ferita e conosceva Rin e …

Kakashi scosse la testa. Quei pensieri lo stavano uccidendo.

Di corsa raggiunse le prigioni e senza troppi problemi i guardiani lo scortarono fino alla cella della ragazza.
Le urla che provenivano da quella stanza non le dimenticò mai.

Spalancò la porta con il cuore in gola. La trovò giacente al suolo sfinita. Ma ciò che lo terrorizzò fu un ombra in piedi davanti a lei, alta e magra. Solo per un attimo la vide poi scomparì dissolvendosi nel’aria.

Entrò di corsa nella cella.

“Che succede?”

“I-io…”

La ragazza tento di parlare ma la sua voce era flebile. Guardò i suoi occhi, gli occhi di una bambina terrorizzata appena destata da un incubo. Quello sguardo lo conosceva fin troppo bene. L’abbracciò di slancio, ma con comunque delicatezza,  e la gioia che ne ricavò quando anche lei rispose fu immensa.

Senti le sue lacrime bagnare il petto mentre le spalle erano scosse da singhiozzi silenziosi.
“Va tutto bene … Va tutto bene …”

La dondolava leggermente e con piacere si accorse che si stava calmando. Non era mai stato bravo a consolare, glielo dicevano tutti, invece lei si era tranquillizzata. Era bello sentirsela sul suo petto e iniziò ad accarezzarla. Ma ben presto si accorse che la sua pelle non era liscia e morbida come se la ricordava, ben sì piena di graffi e morsi.

Stava per ridomandarle cos’era successo quando pensò che forse era bene conoscere prima  il suo nome.

“Come ti chiami?”

Si maledisse quando ascoltò il suono della propria voce. Seppure si fosse concentrato per farla apparire dolce sembrava comunque autoritaria e distaccata. Ci furono attimi di silenzio in cui Kakashi sudò freddo poi lei rispose.

“Takara, mi chiamo Takara”

“Cos’è successo ,Takara?”

Lei esitò qualche secondo prima di rispondere.

“Incubi”

Lui Sospirò. Credeva alla ragazza, certo, ma non ci voleva un genio a capire che non era tutta la verità. Era molto tentato di chiederle come si fosse procurata quei graffi, ma decise di tacere, ne aveva già passate abbastanza e poi qualcosa gli diceva che quella ragazza assomigliava molto a lui come carattere e se c’era una cosa che Kakashi odiava erano gli interrogatori sulla propria vita.

La strinse più forte. Voleva dirle qualche parola di conforto, ma ormai si era dimenticato cosa diceva suo padre quando lui non riusciva a dormire a causa dei mostri immaginari che di notte prendevano forma.

Il ninja sorrise amaramente, magari quei mostri fossero ancora immaginari e che la sua maggiore preoccupazione fosse quella di un serpente a due teste nell’armadio. Invece nei suoi incubi normali, il mostro era proprio Lui.

“Chi sei?”

Chiese la ragazza con un sussurro.

“Kakashi Hatake”

La ragazza ridacchiò un po’.

“Lo so è un nome buffo”

Rimasero abbracciati l’uno all’altra per chissà quanto tempo. Ognuno assorto nei propri pensieri. Lei su quanto il nome del ninja fosse strano, e lui su quanto il nome della ragazza fosse splendido.

***

Spazio Autrice:
Ed ecco il 5° capitolo!!! Si scusate se vi ho fatto aspettare tanto ma sono stata al mare dove un computer non lo trovavi neanche a pagarlo _-_,, !! Chiedo umilmente perdono LBene, bene, ora arriviamo nel punto in cui decifriamo questo capitoletto ;) Come promesso ecco il nome della protagonista : Takara! Spero piaccia vuole dire Tesoro, io appena l’ho letto me ne sono innamorata *_* spero piaccia anche a voi! ;) Oh e attenzione anche qui si cela un “indizio”(se così lo possiamo chiamare) per capire la storia di questa ragazza ;D e voi vi chiederete come cavolo fa un nome a essere un punto chiave della storia … eh sono in serbo molte “sorpresine” nei prossimi capitoli ;) Poi continuiamo con il contenuto del capitolo, il buon vecchio Hokage si sta accorgendo dell’interesse di Kakashi verso la ragazza, e sta anche iniziando a capire che in lei si nasconde di più di un’abile ninja, oppure  lo sapeva già? Nuovo dilemma. E non solo, Kakashi, anche se ancora non se ne è reso conto, ha visto il demone della ragazza! Se ne ricorderà in futuro?  Posso dirvi che quel breve attimo a segnato una svolta nella storia che ancora, ripeto, non si è formata del tutto. Infatti come potete vedere, non ho messo le anteprime sul prossimo capitolo … Non è finito e sono molto indecise se iniziare a mettere racconti e flash back … infatti sarei contentissima se qualcuno di voi mi desse qualche idea, non so preferite qualche scena del passato di lei o di lui, scene in cui loro due stanno insieme, la ricomparsa del demone … Boh mi piacerebbe sapere i vostri pareri ;) soprattutto come è venuto questo capitolo :D Kakashi si sta un po’ intenerendo eh? Questa ragazza misteriosa avrà fatto breccia nel cuore di Kakashi?? ;D Grazie a tutte le persone che recensiscono bacioni e alla prossima!

  Small Leaf

Ritorna all'indice


Capitolo 6
*** Sesto Capitolo-Vermi e Farfalle ***


  

 

Sesto Capitolo- Vermi e Farfalle
 

Il tempo e il luogo persero di importanza. Tutto non aveva più un senso se non quell' abbraccio.

Un abbraccio strano.

 Lui, un ninja modello con uno spiccato senso della giustizia, e Lei, un' assassina per lavoro odiata da tutti.

Persone diversissime eppure con l' anima uguale: ferita ed abbandonata. Del loro passato rimaneva solo qualche ricordo nostalgico o qualche incubo, ma sopratutto lapidi, di persone amate o che comunque segnarono in loro qualcosa, tutte persone che non meritavano
quel triste destino.

 A un tratto Takara sorrise involontariamente: gli occhi dei fantasmi erano scomparsi, il cuore batteva nel suo petto e il corpo sembra riacquistare calore.

Anche Kakashi sorrise, i dubbi che gli affollavano la mente si dissolsero, i sensi di colpa si acquietarono e il mostro che vedeva in lui scomparve.

In un qualche modo la cella non sembrò più così buia e piccola, anzi come tutto il resto attorno a loro sparì. Ciascuno di loro nel proprio cuore pensò che tutto quello che gli stava accadendo fosse solo un sogno, in fondo erano entrambi sfiniti, e che tutte le sensazioni di benessere erano dovute alla scarsa lucidità.

Erano infatti ancora inconsapevoli del potere che quell' abbraccio aveva generato. Oh forse non tutti.
Qualcuno nell' ombra stava già tramando qualcosa per dividerli …

***

Kakashi sbatté qualche volta le palpebre.

Cos' era successo?

Sbadigliò un po' ma quando fece per stiracchiarsi qualcuno glielo impedì.

 Ancora un po' intontito guardó in basso e non riuscì a trattenere un sorriso quando vide Lei accimbellata sul suo petto. In confronto a lui era davvero minuscola.

Piano piano iniziò a ricordare gli ultimi avvenimenti. Lei ferita sul pavimento, l' ombra ed infine quell' abbraccio.

Accarezzò la testa della ragazza giocherellando con i suoi boccoli rossi, era divertente. La sentì muoversi delicatamente e non riuscì a non ridacchiare quando strofinò il suo visino sul suo pettorale.

Sentì dei brividi percorrergli la schiena, ma non erano quelli che percepiva in missione. Questi erano più dolci e gli facevano venir voglia di sorridere e di continuarla ad accarezzare.

Allora è così che ci si sente...

Pensò subito. Poi ragionò un attimo

 ...Aspetta... ma quand' é che c si sente così???

 Quando si è innamorati ...

Gli suggerì una vocina proveniente da non si sa quale parte della mente.

 Io? Innamorato? No, no l'amore non fa per me

...Sicuro??

Al cento per cento.


Allora perché la stai abbracciando e continui a giocare con i suoi boccoli??

Io non sto...


Bloccò quella stupida conversazione mentale con sé stesso appena si accorse che quella vocina aveva ragione.
Ma solo sul fatto che la stava abbracciando e che giocava con i capelli, era impossibile che fosse innamorato. Poi non ci si poteva innamorare di qualcuno che non si conosce. O forse si sbagliava?

***

Takara aprì gli occhi, e come successe la volta precedente non trovò differenza fra il buio del sonno e quello della cella.
Ma non ebbe l' istinto di nascondersi o piangere. C'era qualcuno che la stava proteggendo e quel qualcuno era Kakashi.

Ridacchiò fra sé e sé, era proprio un nome buffo. Buffo come lui ...Pensò mentre guardava il ragazzo su cui stava dormendo. Quei capelli sparati non li capiva proprio ma doveva ammettere che su di lui stavano bene, altro che se ci stavano bene.

 Era un bel ragazzo c'era poco da fare.

Lui la strinse di più a sé e lei non oppose resistenza. Amava il suo profumo, era un po' come una droga, sapeva calmarla ed eccitarla allo stesso tempo. Le sue braccia costituivano un rifugio sicuro dalle quali non avrebbe mai voluto andarsene. Iniziò ad accarezzarlo, chiuse gli occhi concentrandosi sul propri tatto, poteva sentire i suoi muscoli allenati tesi anche se stava dormendo.

Un buon ninja non abbassa mai la difesa...

Guardò il suo volto sorridendo, gran parte era coperta da una sottile maschera che seppure nascondesse la sua pelle, lasciava intuire la forma delle labbra e avvolgeva alla perfezione il suo viso.

Il ragazzo mugugnò qualcosa prima di strofinare la guancia contro la mano di Takara,la quale sorrise, era davvero dolce mentre dormiva.

 Si rannicchiò sul suo petto.

Non aveva più sonno ma non aveva la più minima intenzione ad interrompere quell' abbraccio. Era da tempo immemore che qualcuno non la stringeva così, anzi forse non le era mai capitato e basta.

Era felice, molto felice.

Allora è così che ci si sente...

Pensò.

Ma aspetta quando ci si sente così?

Ti dice qualcosa la parola amore?


Il cuore di Takara sussultò...

Amore? Spiacente ma la voce amore non esiste nel mio dizionario.

Su non fare la finta tonta... lo sai benissimo che cos' è...


Le canzonò quella stupida vocina

Sentito nominare ...

Farfalle nello stomaco ti dice niente?

Si... ma non è una bella cosa ...

Come?

La farfalla é la fase finale della vita di un verme no? Quindi non solo vuol dire che avevi dei vermi schifosi nella pancia, ma che hanno addirittura fatto in tempo a crescere e ora stanno depositando le loro uova nelle tue viscere! Sai che schifo!

Sei un caso perso! E poi non sono vermi ma bruchi!

I bruchi strisciano e sono molli?

Si...

Bene mi basta per odiarli...

Perché stiamo parlando di insetti?

Ah hai iniziato tu il discorso, chieditelo da sola!

Ti ricordo che io sono te.


Takara ci pensò un attimo...

In effetti ...

 Comunque mi stavi dicendo del tuo amore verso il bel ninja ...

Ah guarda che non ci casco, trucco vecchissimo, non ti stavo dicendo proprio niente su Kakashi ... E poi smettila, ok? Io non Posso provare amore ...


Sospirò, lei non Poteva provare Sentimenti.

Ah si? Bhè vallo a dire alla tua mano che da ore lo sta accarezzando tutto ...

Ma che stai ...


Takara aprì gli occhi per lo stupore, quella sciocca voce che chissà da quale meandro della sua mente proveniva aveva ragione, ma solo sul fatto che lo accarezzasse: lei non era fatta per l'amore, o almeno questo era quello a cui aveva sempre creduto.

Il filo, forse un po' illogico, dei suoi pensieri fu interrotto da uno sbadiglio, abbastanza rumoroso di lui che si stava svegliando.

Takara ringraziò che avesse ancora gli occhi chiusi e appallotolandosi di più sul petto del giovane fece finta di non essersi mai svegliata.

Lo sentì muoversi sotto di sé e questo quasi la fece cadere e fu costretta a muoversi un po' per assicurarsi meglio sopra il suo ventre, ma nel farlo non resistette all' idea di riassopirsi un pochettino e delicatamente strofinò il suo viso contro il pettorale di lui.

I muscoli gli davano gran fascino ma dovette ammettere che non erano il cuscino migliore per una bella dormita.

Lo sentì ridacchiare.

Ti prego ridi ancora...

Amava il suono della sua voce, profonda e virile.
 E la sua risata era gioviale.

Ben presto il ragazzo iniziò a giocare con i suoi boccoli e sta volta fu lei a ridacchiare, ma fra sé e sé in modo che non si udisse, aveva il terrore di spezzare quello strano eppure magico momento.

Era una cosa che amava fin da bambina, quando qualcuno la pettinava si calmava subito e infatti era anche la tattica migliore di sua madre per farla ubbidire ad incarichi che lei odiava proprio, per esempio apparecchiare o mettere a posto i giochi.

 Sorrise fra sé e sé, da piccola era una vera pigrona.

Ma ben presto quel sorriso si trasformò in una smorfia di dolore. Quanto rimpiangeva quei momenti, quanto le mancava la sua vita, la sua Libertà.

Si strinse di più a Kakashi e quando anche lui ricambiò si sentì già meglio, come se quell' abbraccio scacciasse via ogni sorta di male.

 Il giovane continuò a coccolarla e senza accorgersene si riaddormentò. Anche questa volta con il sorriso sulle labbra

.***

“Chi sei?”

“Per la centesima volta, mi chiamo Takara”

“Clan?”

“Non ho clan”

“Cosa? Come sarebbe a dire? Avrai pure una famiglia..”

“Avevo.”

“Condoglianze, ma chi erano i tuoi genitori?”

“Non l'ho mai saputo”

“Nonni?”

“Nemmeno”

“Ok... di che villaggio sei?”

“Ahahah sul serio me lo state chiedendo?”

“Non ci trovo nulla di divertente.”

“Vorrei parlare con l'Hokage.”

“Non si può e ora rispondi alla mia domanda.”

“Voglio parlare con l'Hokage.”

“Ti ho già detto che non puoi”

“E chi me lo vieta?”

“La legge!”

“Nella legge c'è scritto: la signorina Takara non può incontrare l' Hokage?? Che strane leggi ..”

“I prigionieri non possono “

“Ma da quel che so hanno diritto di esporre una loro versione in propria difesa all' Hokage, sai com' è io qui rischio la testa ...”

“Se non mi lasci finire il mio lavoro ti ci mando direttamente al patibolo con o senza l' autorizzazione dell' Hokage chiaro?”

 “Non sarebbe una mossa astuta perché poi metterebbero in prigione anche te....”

“Finiamo questo interrogatorio?  Non ho tutta la giornata!”

 “Me è il tuo lavoro e oggi hai solo questa missione”

“C-come lo sai?”

“Che è il tuo lavoro me lo avevi detto prima e che questa fosse la tua missione, bhè, queste celle non sono insonorizzate e si in effetti è frustante per un ninja di alto livello svolgere queste missioncine di basso grado, comunque non ti consiglio di confidarti, o in questo caso, lamentarti, con Soku , è un gran pettegolo fidati.”

“Basta mi fai impazzire!”

“Chiamami l' Hokage e tutto questo finirà ...”


“No! Allora... come sei arrivata nei nostri boschi?”

“Hokage”

“Che significa?”

“Hokage”

“Ah lasciamo perdere. Sei una ninja??”

“Hokage”

“Sicario?”

“Hokage”

 “Risponderai così a Tutte le mie domande?”

“Hokage”

Il povero Iruka, costretto a fare quello stupido interrogatorio, non sapeva più dove sbattere la testa.

 “Senti tu ...”

“Iruka!”

Lo chiamò una voce.
“Ho-Hokage... c-che ci fa qui?”

Era sulla soglia della porta scortato da due guardie, l'immancabile pipia in bocca.


“Devo parlare con la Prigioniera”

“M-ma ma..”

“Da Solo”

“Certo signore”

Con la testa bassa il ragazzo si avviò alla porta.

Guardò ancora la ragazza la quale beffarda lo stava squadrando dalla testa ai piedi

“uno a zero”

Gli mimò con le labbra.

Quello era troppo, sbatte la porta e con passo svelto uscì. Se avesse sentito ancora una volta la parola Hokage sarebbe impazzito.

 Per strada incontrò Kakashi perso a leggere uno dei suoi soliti libri.

"Ehi amico che brutta cera che hai tutto bene?"

“Ho appena finito di interrogare la tua 'amichetta prigioniera'”

Gli rispose acido il povero Iruka

Lo sguardo di Kakashi si incupì.

“Takara?”

“Si quella . Poi dire che l'ho interrogata sarebbe un sogno. Ne ho interrogati tanti Kakashi credimi ma come, quella lì mai! Testarda , testarda e ancora Testarda!”

Kakashi Ridacchiò ripensando a quello che gli rispondeva sempre Lei quando le dava della testarda

“..Ehi non sono testarda ma determinata ok?”

Era quasi un mese che era in prigione. Non si fidavano ancora a Lasciarla andare e quello era il suo ventesimo interrogatorio se non di più.

Takara non aveva molta pazienza e Iruka era troppo docile, quanto avrebbe voluto esserci, si sarebbe fatto sicuramente quattro risate ...

 Andava da lei tutti i giorni al tramonto. Era il momento che Kakashi preferiva di più  in tutta la giornata.
Amava star in sua compagnia, era una ragazza intelligente e il suono della sua voce era calmo e dolce, l'avrebbe ascoltata parlare per ore ed ore senza stancarsi, la sua voce era identica a quella di sua madre, sebbene ricordasse poco di lei.

Piano pano iniziò anche a prendersi cura della ragazza.
Le disinfettava i tagli che ogni giorno in un qualche modo si procurava, ogni volta che glielo chiedeva era sempre vaga

“Quando giro per la cella inciampo sempre e cado ....”

Ma non era l'unica cosa che lo preoccupava, quando arrivava la sua misera porzione per la cena lei non la mangiava...

“ Devi mangiare”
“Non ho fame”
“Takara rischi di morire”
“Ho già mangiato a pranzo”
“Non basta, forza mangia”
“Sono abituata ad un pasto al giorno tranquillo”
“Poche scuse e mangia”
“Ma...”
“Takara ... !”
 “D'accordo d' accordo ..”

Era sempre così, ma boccone per boccone riusciva a Farle finire il piatto.

Eppure ogni giorno che passava era sempre più sciupata e dimagriva a vista d'occhio.

Perso nei suoi pensieri non stava ascoltando le lamentele di Iruka già da un po'

“...Poi è arrivato il "tanto atteso" Hokage ... così dal nulla! Cioè dalla porta, però …”

Kakashi si risvegliò.

“Cosa?”

“Tipico, non mi stavi ascoltando vero? Stavo dicendo .... lei ripeteva sempre "voglio parlare con l'Hokage, l'Hokage!”

Kakashi Ridacchiò. Iruka era pessimo ad imitare la voce femminile.

“Stavo per risponderle per le feste quando l' Hokage in persona si presenta alla porta dicendomi:"Iruka!"”

...Neanche quella dell' Hokage si salvava...

“"Devo parlare con la Prigioniera. Da solo"
ti rendi conto! e il bello è che...”

Il povero Iruka non riuscì a Terminare il suo racconto che Kakashi balzò in piedi.

“Scusami Iruka ma ho un appuntamento importante di cui mi ero completamente dimenticato mi finirai il racconto un' altra volta ok?”

E così dicendo si incamminò per la strada.

Iruka lo stette a guardare ancora un po'

Accidenti Kakashi è più strano del solito oggi...

Alzò le spalle.

Meglio tornare a casa per oggi ne ho avute abbastanza...

E così pensando saltò sul primo tetto che incontrò e corse via.

Kakashi passeggiava lentamente aspettando il momento in cui non fosse stato più visibile all’ amico.

Avanti... gira quell' angolo... ci siamo quasi... via!

Kakashi iniziò a correre, incurante degli insulti dei passanti che gli tiravano quando li colpiva accidentalmente. Ma non c'era tempo per le scuse. Aveva un brutto presentimento e il suo istinto non sbagliava mai.

Spazio autrice:
 number six! yeha! Ok partiamo bene vero? ahahah ;) comunque... lunghetto il capitolo eh? Mi dipiace ma ne ho uniti due perchè da soli ... bo non so  secondo me erano troppo noiosetti, oddio poi non è che questo sia una bomba però fa più scena diciamo ;9 ahah che ragionamenti :D allora abbiamo più scene partiamo subito dall'abbraccio dei due piccioncini? Che ne ditie non sono carucci *_* ma ovviamente se si abbracciassero e basta cosa ci sarebbe di bello? Quindi ho pensato bene di aggiungerci qualcosa ... che cosa?? Eh eh eh si vedrà si vedrà... Ma qualcuno se ne è già accorto (ovviamente un personaggio della storia) e sta tramando qualcosa? Ma cosa?? Poi abbiamo scene più romantiche ... ma per non renderlo troppo sdolcinato(solo perchè sono i primi capitoli e fare cihe si bacino subito e che si dichiarino a lume di candela forse era un po' troppo) ho inserito la piccola vocina immaginaria ed è proprio in questi due pezzetti, èdal punto  di vista di Takara che ho preso il titolo, lo so lo so fa un po' schifo ma ero a corto d immaginazione per i titoletti :( poi vediamo che passa qualche giorno ( un mese ) e partiamo con un interrogatorio, un po' particolare, takara ormai stanca decide di divertirsi un po' (?) e purtroppo iruka è troppo docile per imporsi che caro ;) mi piace tantissimo il personaggio di iruka, ma è proprio nel pezzetto di storia dove sembra andare tutto tranquillo che sorgono dei piccoli misteri ... L'Hokage si presenta senza un motivo apparente davanti alla cella di Takara e poi quando Iruka si lamenta con Kakashi della testardaggine della ragazza lui ripensa ai giorni trascorsi insieme si accorge di qualcosa di anomalo : i tagli che misteriosamente compaiono ogni giorno sulla pelle di lei e anche il suo rifiuto al cibo, e quando finalmente Kakshi la convince a mangiare si accorge che comunque lei continua a dimagrire ... e poi di che cosa avrà mai paura Kakashi?? Tutto questo la prossima puntata(e anche oltre) sempre qui sulla storia di Small leaf :) Bacioni a tutte/i !!:**
Small Leaf  

Ritorna all'indice


Capitolo 7
*** Settimo Capitolo - L'Ombra del Sicario ***


 Settimo Capitolo- L’Ombra del Sicario
 

“Però, L’hai conciato male Iruka eh?”

Takara voleva sorridere alla battuta, ma purtroppo la voce che le giunse non era quella saggia e forse un po’ scorbutica dell’Hokage, ma
era la voce dell’Inferno.

“Sorpresa …”

Gli occhi da nonno si trasformarono in quelli di un demone assetato di sangue come solo lei poteva essere e lentamente si tolse la pelle del saggio come fosse un costume di gomma lasciandolo accasciare al suolo.

“C-come … “

“Come ho fatto? Bhè vedi mia cara, io ho molti più poteri di quanti tu possa immaginare … “

Calciò via quell’ammasso di pelle e si avvicino alla ragazza.

“Vedo con piacere che ti hanno già legata … ottimo mi hanno risparmiato la fatica …”

Infatti Takara era stata legata ad una sedia per poter svolgere l’interrogatorio, la prima volta aveva opposto resistenza, ma quando si arriva alla ventesima, la voglia di lottare viene a meno.

Sogghignò facendosi sempre più vicina, ormai la sua figura alta e scheletrica troneggiava su quella esile di Lei.

Minacciosa abbassò il suo volto guardandola negli occhi.

“Sarai pure una predente, ma almeno una paura come la tua non l’ho mai vista …”

Sorrise malvagia mentre nelle sue putride mani compariva un pugnale.

“Allora di cosa ti volevo parlare … oh sì certo … forse ti è un attimino sfuggita la cognizione del tempo, perché è un mese che non mangiamo e ti sarai accorta anche tu in che Orride condizioni mi trovo, ormai non ho più pelle. “

Perché prima eri forse bella, maledetta?

Arrivò la prima pugnalata, alla spalla.

“Attenta a cosa pensi, bastarda”

Estrasse con forza l’arma costringendo Takara a mordersi il labbro inferiore fino a farlo sanguinare pur di non emettere un solo e flebile gemito di dolore.

“Tu e il tuo stupido orgoglio”

Commentò con disprezzo il demone.

“O trovi entro domani qualcuno da mangiare o il tuo caro Kakashi ha le ore contate “

Takara sgranò gli occhi.

Uccidere Kakashi, prendere la sua vita?

Mai.

“No”

“Scusami?”

Il demone guardò la ragazza negli occhi e ciò che vide nel suo sguardo lo prese alla sprovvista,: c’era rabbia, determinazione e …

“Non uccideremo Kakashi, scordatelo. E poi come pensi possa trovare qualcuno entro domani se sono segregata qui? “

Il demone colpì ancora, quella volta nella coscia.

“Non osare rivolgerti a Me con quel tono, intesi?”

Takara non rispose e tenne la testa bassa. Si mordeva ancora di più il labbro, non avrebbe mai ceduto.

“Comunque hai ragione, l’unica persona che si potrebbe uccidere è la guardia qui fuori, ma saresti subito incriminata e giustiziata e io di ritornarmene agli inferi non ne ho voglia … “

Girò la lama nella gamba, smorzando il respiro alla povera ragazza che ancora si sforzava di non urlare.

Poi sorrise mostrando i denti aguzzi.

“Ho un modo …”

Takara rabbrividì, non sapeva ancora cosa avesse in serbo per lei, ma una cosa era certa, sarebbe stato terribile.

“L’Ombra del Sicario”

Takara la guardò perplessa non conoscendo affatto quella tecnica, se poi tecnica era.

“Basterà solo un ‘piccolo’ sigillo e potrai diventare un’ ombra appena scenderà il tramonto, uscire dalla cella e trovare la tua vittima. Se non ucciderai qualcuno prima che il sole risorga allora la tecnica si riverserà su te stessa punendoti, in che modo? Bhè sarà Lei a deciderlo …”

La ragazza gelò, che tecnica Terribile era mai quella? Ma doveva farla, altrimenti sarebbe stata costretta ad uccidere il ragazzo dai capelli bianchi.

“Accetti?”

Sospirò ancora con la testa bassa.

“Accetto”

“ottimo”

Così  dicendo l’ormai scheletro strappò il pugnale dalla carne della ragazza che piantò le unghie nei palmi delle mani legate, dato che ormai il labbro era completamente andato.

L’arma si ritrasformò diventando lo stecchino appuntito che usava sempre per i suoi rituali maledetti che infliggeva poi sul corpo di Takara.

Le corde che la tenevano stretta si slegarono diventando tanti piccoli serpentelli viscidi.

Quasi meccanicamente si alzò la manica del braccio sinistro porgendolo al Mostro. Alzò lo sguardo, aveva paura di vedere le condizioni che aveva assunto quell’arto dopo anni ed anni di supplizi.

“Accidenti, tra un po’ non ci sarà neanche più un angolino dove disegnare”

Ridacchiò malignamente.

Poi iniziò a formare prima i simboli con le sue dita dalle unghie da strega, poi passò ad incidere la pelle di Takara che ben presto si ritrovò i lacrimoni agli occhi, ma non poteva mollare, per Kakashi.

Poi il punto che odiava di più. Prese la sua mano e la strinse fino a quando non sentì le ossa della ragazza scricchiolare e chissà, magari anche rompersi.

Takara strinse gli occhi tentando di controllare il dolore che dalla mano stava risalendo prendendo presto possesso di tutto il proprio corpo.

Quando il demone le lasciò la mano che lentamente si aprì, nel palmo era comparsa una brace ardente che la stava ustionando.

La infilzò con il solito strumento e lentamente lo avvicinò al sigillo sul braccio ancora sanguinate, mentre mormorava antiche formule in una
lingua ormai persa da secoli.

Takara girò la testa dall’altra parte e pregò con tutta sé stessa, ma sapeva benissimo di non essere ascoltata, in quanto lei non aveva un Dio, e questo non faceva altro che raddoppiare di più il dolore.

 

Quando il carbone ardente però toccò la pelle non riuscì più a trattenersi e urlò tutto il proprio dolore.
 
***

Anteprime sul prossimo capitolo:

Chi era? O meglio cos’era?

Si era preparato psicologicamente a tutto, ma ciò che vide era una cosa impossibile da prevedere, in quanto era impossibile che la mente umana potesse anche solo immaginare una scena simile …

Pregò che fosse tutto un incubo, ma Lei non scompariva …

***
 


Spazio autrice:
Sbang ed ecco il capitolo Sette! Rispetto agli altri molto corto, ma secondo me anche molto intenso. Parte subito con una notizia shock , il caro Hokage era invece il Demone! E qui devo assolutamente fare i complimenti a callas d snapeche ha capito subito la mia idea!! :D La prossima volta farò più attenzione e renderò i capitoli più indecifrabili xD Ma se il demone è l’Hokage, dove sarà finito Sarutobi?!?! Poi ecco svelato perché Takara dimagriva sempre di più sebbene mangiasse ( no non è anoressica ), ma perché a quanto pare si sazia in un modo particolare, esattamente come si scoprirà nei prossimi capitoli, ma direi che un’idea ve la siate già fatta … Di cattivo umore eh il demoni etto? Pugnala in continuazione la povera Takara! Le poi cos’è questa tecnica dell’ombra del sicario? Da dove proviene? Quando la userà e come ? Direi che tutto questo si saprà nei prossimi capitoletti(muahahahh) Ma ehi c’è stato un grande passo avanti, quale? Vi ricordate nel primo capitolo dove Kakashi si era accorto che la ragazza proteggeva particolarmente il braccio sinistro e che nel terzo si era iniziato a vedere qual cosina (righe nere). Bhè in questo si scopre qualcos’altro, sul suo braccio sono presenti dei sigilli maledetti!! A cosa servivano? Cosa ci sarà poi da metà manica in su? (infatti non se l’è scoperto del tutto Attenzione) Poi quando il demone guarda negli occhi di lei per la seconda volta dice di vedere rabbia( ma che strano!) determinazione( eh non testardaggine come ho detto con gokinabardakkinaxD) e … Cosa?? Eh eh eh voi cosa pensate??
Purtroppo non ho messo il nostro amato Kakashi, ma come si può notare Takara sopporta tutte quelle torture per proteggerlo, solo amicizia?? Mhh … mi sa che il bel ninja abbia fatto breccia nel suo cuoricino eh? xD Sono tornata con le anticipazioni, ma come al solito il prossimo capitolo nopn l’ho finito e sono mooolto vaghe, ma secondo me se si guarda bene questo capitolo, si riesce già intuire i colpi di scena ( o le ‘sorpresine’ come mi piace chiamarla ;D Io può!) che ci saranno ;)
Che altro dire se non:
GRAZIE …
A chi segue la mia storia:
1 - Fluorescent
2 - Kate_fu_panda
3 - LoStregatto
4 - Rhues
5 - sirseleucio
6 - watanuki
7 - waterpolo
8 - Yume Miyu
A chi l’ha messa nelle ricordate:
1 - hisui fangirl
2 - Kate_fu_panda
A Chi l’ha messa nei preferiti:
1 - Ayumi_m
2 - waterpolo
 
e a chi recensisce!
gokinabardakkina
callas d snape
waterpolo
Kate_fu_panda
 
Un Bacione a tutti!! :***

Small Leaf
 

 

Ritorna all'indice


Capitolo 8
*** Ottavo Capitolo- sarò umana per te ***


CAPITOLO 8 -  SARÒ UMANA PER TE, SARÒ  UMANA PER AMORE.

Si svegliò di soprassalto. Il fiato corto, la fronte imperlata di piccole goccioline di sudore e la mano che stringeva convulsamente la coperta di cotone bianco tutta arrotolata.

Solo un incubo, è stato solo un incubo.

Prese un lungo sospiro. Calmò il battito del proprio cuore. Chiuse gli occhi. Possibile che un uomo grande e grosso come lui , facesse ancora gli incubi? È che sembrava tutto così reale, quell’ombra, quella sensazione di gelo … solo a ripensarci tornavano i brividi.
Allungò la mano verso l’altra metà del letto matrimoniale per afferrare la mano di Lei. Non trovò nulla, solo il materasso freddo. Fece scivolare la mano avanti indietro, sentì il lieve solco che aveva ospitato il fianco di sua moglie per dieci anni. Salì verso il cuscino e lo trovò fresco e privo di pieghe. Lo trovò  come lo aveva sempre trovato ormai da  cinque anni.

Cinque anni in cui quella parte destra era priva di calore, cinque anni in cui il suo braccio cadeva nel vuoto quando tentava di avvolgere una figura che non esisteva più, cinque anni che ogni mattina quando si alzava e guardava quella metà , sentiva un’ immensa solitudine nel petto. 
Quel letto non aveva mai visto altra donna all’infuori di Hanna e mai ne avrebbe rivista un’altra.

Se solo fossi stato con te quel giorno, ti averi salvata o almeno sarei morto anch’io con te. Invece eccomi qui, morto dentro, un uomo a metà.

Si alzò barcollante e andò in cucina per prendere un bicchiere d’acqua.
Non accese la luce.
Bevve un lungo sorso, poi un altro e un altro ancora.
 Continuava a riempirsi il bicchiere,ma era come se quell’acqua non lo dissetasse, sentiva la gola perennemente secca.
Una strana sensazione gli attorcigliava le viscere e dei piccoli, freddi e veloci brividi iniziarono a salirgli lungo la schiena.
C’era qualcosa che non andava, pensò.

Forse è ancora l’incubo.

Ma una voce dentro di lui gli suggeriva che non era quello.
Appoggiò il bicchiere sul tavolo. Trattenne il respiro, ascoltò.
Non si muoveva, ogni parte di lui era paralizzata da un terrore remoto.
Sentì lo sguardo di qualcuno bruciargli sulla schiena.

Al tre mi giro, la luce è a meno di un metro da me, solo un passo, solo un passo dalla luce. Quando l’accenderò vedrò che non c’era niente e mi darò dello stupido per essermi impaurito tanto.

Si fece coraggio.

Uno …

Cosa sarebbe mai potuto capitargli? Era in casa da solo, la finestra e la porta erano chiuse …

Due …

Quante volte si era dovuto svegliare nel cuore della notte , scendere le scale con una scopa in mano perché
Hanna aveva sentito dei rumori al piano di sotto e quante volte l’artefice di tutto era un povero topolino che cercava disperatamente di uscire?

Tre!

Fece uno scatto verso la parete, ma Qualcosa gli bloccò il braccio.

Ci fu un secondo di silenzio.

Un secondo in cui la sua mente si congelò assieme al suo corpo, la bocca aperta fra l’incredulità e il panico più totale.

Nel secondo successivo , L’uomo ruotò  meccanicamente la testa verso quella forza che gli impediva di allungarsi quei cinque centimetri che gli mancavano per  spingere quel maledetto interruttore.
Chi era? O meglio cos’era?
Si era preparato psicologicamente a tutto, ma ciò che vide era una cosa impossibile da prevedere, in quanto era impossibile che la mente umana potesse anche solo immaginare una scena simile …
Il bagliore della Luna stava illuminando un’ ombra?
Non riusciva a toglierle lo sguardo di dosso , come ipnotizzato. Ne cercò il volto, ma quando lo vide rimpianse di non essere stato fermo. Due occhi gialli come quelli di un gatto, ma privi di pupilla lo stavano fissando, inespressivi, letali.
Sbatté più volte le palpebre, pregò che fosse un incubo, ma Lei non scompariva.

Il terzo ed ultimo secondo capì che quella mattina non avrebbe rifatto il letto pensando ad Hanna, così come quelle avvenire.

L’ombra gli prese il volto fra le mani dalle dita lunghe e gelide, senza mai smettere di guardarlo fisso negli occhi.

“Mi porti da Hanna vero?”
Sussurrò l’uomo con la voce rotta.
L’ombra annuì.
“Ce ne hai messo di tempo.”

Chiuse gli occhi, mentre una piccola lacrima argentea gli scivolava sul volto fino a scomparire sulle labbra increspate in un sorriso che esprimeva pace e serenità.

Era giunto il suo momento.

Si abbandonò così a quella figura, senza rimpianti.
Sentì una forte pressione, un movimento scattoso e infine il buio.
Durò qualche secondo, poi una luce flebile e una voce serena di donna chiamarono il suo nome.
L’uomo si alzò in piedi in quell’oscurità senza luogo e senza  tempo e con passo sicuro si incammino verso una felicità che non provava da anni.

La sua Hanna, finalmente era di nuovo con lei e nessuno gliela avrebbe mai più portata via.
***
“Cosa significa che non posso vederla?”
Disse il copia-ninja con un tono accigliato che tradiva la sua solita calma.

“L’Hokage la scorsa notte non è stato bene, i migliori medici stanno cercando un modo per fargli riprendere le forze il prima possibile, fino ad allora le visite alla prigioni sono chiuse.”

“L’Hokage non si è sentito bene, in che senso?”
Chiese ora più pensieroso.

“Mi spiace ma non ne sono informato.”

Senza salutare Kakashi voltò le spalle alla guardia.
Qualcosa non gli tornava:  aveva appena incontrato Iruka disperato dopo l’interrogatorio fatto a Takara che chiedeva dell’Hokage per poi essere interrotto da il Terzo in persona. Ma se era stato male la notte, non poteva sicuramente essere sceso nelle prigioni. Forse la guardia gli aveva mentito,ma a che scopo? Forse Sarutobi gli aveva detto di rispondere così perché sapeva che lui  la andava a trovare tutti i giorni, ma se poi fosse dovuto partire per una missione imprevista la scusa sarebbe caduta immediatamente. Iruka non mentiva mai e poi perché inventarsi una storia simile. Cosa stava accadendo allora?

Takara che chiede dell’Hokage e lui magicamente bussa alla sua cella …

L’Hokage che sta male …

Takara sempre più debole, sempre ferita e quell’ombra vista un mese fa …

Questi tre elementi continuavano a ronzare per la testa  del ninja.  Giravano, si scontravano, ma senza mai trovare un filo logico che li collegasse.

Intanto si era fatta sera e lo stomaco del ragazzo cominciava a brontolare. Le vie della città,ora meno caotica, si illuminavano lentamente delle fioche luci delle lanterne appese fuori dalle case e dai negozi mentre il delizioso odore del cibo appena servito sulle tavole spinse Kakashi ad avviarsi verso il negozio del ramen dove era solito andare.

“Hei Kakashi che bella sorpresa rivederti! Il solito?”
Chiese un simpatico cuoco dalla spalle larghe e la voce grossa, ma cordiale.

“Nemmeno da chiedere.” sorrise da sotto la maschera.
Aspettò pochi minuti prima che una giovanissima  e bella  ragazza, nonché figlia del cuoco, gli servì una piena
ciotola di ramen fumante.

“Oh proprio quello che ci voleva per farmi tornare il sorriso.”  scherzò il ninja.
La ragazza arrossì , era tutto quello che riusciva a fare in sua presenza.

Quell’Hatake, le aveva fatto perdere la testa fin dal primo giorno in cui aveva messo piede nel ristornate assieme al suo maestro. Ricordò di come aveva sbirciato dalla finestra della cucina che dava sulla sala dove mangiavano i clienti:  aveva preso una sedia traballante e si era messa in punta di piedi per osservare meglio quello strano ragazzino dai capelli bianchi sparati in aria e quella maschera che gli copriva metà del volto, lo rendeva così misterioso …
Erano anni che veniva lì a mangiare, una sera sì e una no. Tranne ovviamente quando partiva per missioni che lo impiegavano giorni se non settimane. In quei periodi lei non faceva altro che attendere e sperare con ansia il suo ritorno. Era il suo ninja, lo incontrava tutte le notti in sogno. Solitamente immaginava di essere nel negozio sola con lui. Lei lo osservava mangiare quando tutto a un tratto lui abbandonava la scodella e le sorrideva. Con un agile balzo scavalcava il bancone mettendosi di fronte a lei, le allungava la mano e le diceva : “Vieni via con me, ti porto lontana da questo stupido ristornate. Vali molto di più di una semplice cameriera, vali per Me. Avanti seguimi, scappiamo insieme  questa notte, ti porterò a vedere il mondo.” . Lei allora allungava la mano in un silenzioso assenso, persa nel suo sguardo così tenebroso ed ipnotico. Lui l’attirava a sé, prendeva la maschera fra le sue dita e le sussurrava:“ chiudi gli occhi” con quella sua voce virile e pacata. Così lei, docile, eseguiva e poi …

“Ayame! Sei ancora a lì a sognare ad occhi aperti, come al solito!  Sbrigati devi lavare i piatti in cucina!”
La voce di Teuchi la destò dai suoi dolci pensieri.

”A - arrivo … ”
Imbarazzata si andò a rifugiare dietro alla montagna di piatti e ciotole sporche sul tavolo affianco al lavandino.

Come puoi anche solo immaginare che uno come lui,il più forte ninja di Konhoa, si accorga della tua esistenza? Sei solo una normalissima umana che per di più fa la cameriera, con il grembiule sporco, i capelli raccolti che sanno da fritto e le mani callose a forza di pulire queste stupide stoviglie! Poi bello com’è pensi che non abbia già una ninja sexy, forte e intelligente a casa ad aspettarlo? Beh in effetti non è mai venuto in compagnia di nessuna donna qui a mangiare … certo questo non è esattamente il posto più romantico al mondo, ma è quasi sempre qui … già è sempre qui, ma non per te … non è qui per Te!

Urlavano i suoi pensieri mentre sfogava la propria frustrazione su quei poveri piatti. Senza accorgersene la pila stava diminuendo a vista d’occhio. Più lavorava, più il peso che aveva nel cuore svaniva, così aumentò la velocità, sempre di più , fino  a che, quando allungò la mano per prendere un’altra ciotola, non trovò più nulla. Attontita guardò la parte di tavolo vuota.

Ma sono stata io?

“Wow non sarei riuscito a lavare tutto così velocemente nemmeno io!”
Con incredulità si girò verso quella risata.

Aspetta, aspetta , aspetta … Ma ha parlato Kakashi?

“G- grazie … beh non sarò una chiunin ma nel pulire i piatti non mi batte nessuno ah-ah ah …”
Cos’era quella roba? Una battuta?! Stupida,  Ayame, semplicemente stupida! “Nel pulire i piatti non mi batte nessuno” ah non l’avrei mai detto!! Sei una cameriera! E i ninja non puliscono i piatti, proteggono vite umane, tra cui la tua! Stupida, stupida, stupida …

“ Hai perfettamente ragione! Bisognerebbe inventare una tecnica su questo, sono sicuro che renderebbe più facile la vita di molti ninja:  fra ore di allenamento e missioni, siamo tutti abbastanza disordinati e quelle poche volte che abbiamo voglia di cucinare, i piatti sporchi rimangono nel lavello per giorni e giorni, prima di essere buttati direttamente via!”
Scherzò Kakashi.

Non ci credo, sta ridendo … io sono qui, lui è lì , e sta parlando con me … non svenire, fai di tutto ma non svenire …
“ la conosco io infatti, ma non la dirò mai, altrimenti nessun ninja avrà più bisogno di venire qui a mangiare e mio padre mi ucciderebbe …”
Non verresti più tu qui  e sarei io a uccidermi per prima credo …

“allora dietro a quel visino da cerbiatta si nasconde una volpe eh?”
Le sorrise.

Era un complimento? Forse, circa, per metà … Oh non importa le stava parlando! Dopo anni le stava parlando!
“ anche le cameriere hanno i propri segreti.”
Gli ammiccò, stupendosi da sola con quale facilità le era venuta  fuori quella frase.

“Mai insinuato nulla in contrario.”
Alzò le mani in segno di resa.
“Beh si è fatto tardi, grazie per la cena, squisita come sempre, ci vediamo Ayame!!
La salutò allegramente prima di girarsi e sparire nel buio della strada.

“A dopodomani Kakashi …”
Mormorò lei in estasi.

L’aveva chiamata per nome, quello era il giorno più bello della sua vita.

I sogni si avverano! I sogni si avverano!

Esultò dentro di sé, ma la sua felicità era tale che non riusciva a stare ferma e senza accorgersene si mise a ballare per tutta la cucina.  Ma salta di qua, e salta di là, ci impiegò poco per prendere contro alla pila di piatti puliti che si era dimenticata di riordinare nelle credenze.

No,  no, no ti prego …

Implorò nel vedere la torre di ceramica bianca ondeggiare pericolosamente. Senza pensarci troppo tentò di bloccarne la caduta con il corpo, ma non riuscì a salvare una ventina di ciotole che caddero frantumandosi rumorosamente mille pezzi.

“Ayame!! Cos’hai combinato questa volta!”
Ecco, lo sapeva, non ne combinava mai una giusta ..
“Nulla, ora pulisco io.”

“ci mancava solo che dovessi farlo io!”
La rimproverò il padre.

Zitta,  zitta iniziò a raccogliere i cocci, ma non le scocciava doverlo fare, era al settimo cielo  in quel momento e se quella era una conseguenza per aver parlato con il suo ninja, beh  che si rompessero pure tutti i piatti del mondo allora!
***
Che strana tipa era quella ragazza! Pensò il  copia ninja. Però lo aveva fatto sorridere e in quella giornata piena di dubbi e presentimenti, era quello che gli serviva.
Ma ora che era lontano dall’atmosfera familiare e calda del Ramen Ichiraku, non riusciva a non smettere di pensare alla sua Takara.

Alla tua Takara?
Cioè  A Takara,  Takara e basta.

Perché non gliel’avevano fatta vedere quel pomeriggio?
Perché sentiva la mancanza di quell’incontro?

Forse perché con Takara lui era se stesso. Non le aveva parlato del suo passato, così come lei aveva tenuto nascosto il suo, ma era come se fosse stato stipulato fra loro un comune accordo, come se in fondo entrambi sapessero che le loro storie centravano solo parzialmente su chi fossero realmente e quegli aspetti che le loro esperienze avevano mutato nei loro caratteri si annullassero quando erano l’uno di fronte all’altra, come se condividessero una stesso ma diverso dolore e proprio per questo nessuno dei due ne voleva parlare, in rispetto dell’altro. Loro erano sé stessi con le proprie  maschere.

Non si erano più abbracciati da quel primo giorno, in realtà non si ricordava nemmeno come fosse capitato, lui non era un tipo da queste cose romanzate, anche se doveva ammettere che gli era piaciuto e che se fosse risuccesso non gli sarebbe di certo dispiaciuto. A volte la notte si portava la mano al petto sicuro di accarezzare quella testa color del fuoco della sua prigioniera.

E continuiamo con questa tua …
È solo del semplice affetto per una persona che soffre ingiustamente.

Si continuava a ripetere. Ma era una affetto che faceva fatica a controllare perché cresceva giorno dopo giorno, ora dopo ora che passava in sua compagnia. In quel mese avevano parlato di tutto, da argomenti stupidi, come quale fosse il loro cibo preferito, ad argomenti impegnativi, come cosa significasse per loro essere un ninja. Lui le disse “ per proteggere chi amo” , lei rispose “fino a poco tempo fa anch’io, infatti  ora non so più se sono una ninja.”
Voleva chiederle perché, ma capì che non gli avrebbe  mai detto la verità , o per lo meno non in quel momento e non in quel luogo.  Così decise che appoggiarle un amano sulla testa e scompigliarle i capelli con un sorriso allegro avrebbe fatto più di mille belle ed inutili parole.

Parlarono spesso anche di cosa avrebbero fatto una volta che lei fosse uscita di prigione: dei posti che lui le avrebbe fatto vedere, di quanto si sarebbero allenati e delle sfide che avrebbero fatto, discutendo poi su chi avrebbe vinto. Solitamente quest’ultimi discorsi cadevano infine in silenzi dove ognuno, con lo sguardo un po’ malinconico, si chiedeva se mai davvero sarebbe riuscito a realizzare tutti quei bellissimi piani futuri.

Sarebbe così bello se si fidassero di lei come faccio io.

Si bloccò per strada.

Io mi fido di una persona?

Sì certo si fidava dei propri compagni di squadra, ma era una fiducia diversa la loro, basata sull’affidarsi all’altro nelle missioni, coprirsi le spalle a vicenda … quella che aveva per Takara era una fiducia molto più profonda che nella sua vita aveva provato solo per il padre e per il proprio sensei.

Entrambi morti … e se accadesse anche a Takara? Se fosse colpa mia, se non fossi adatto ai sentimenti? In fondo se non provo nulla non posso essere ferito e se non mi lego alle persone neppure loro possono essere ferite da me. Questo vorrebbe dire però lasciarla libera.
Perdere Takara …

No, nel suo egoismo non voleva. Era arrivata solo da un mese nella sua vita, ma era come se ci fosse sempre stata, anche se i ricordi erano ancora vivi e bruciavo in lui. Si sentiva in colpa per quell’accenno di felicità che stava provando e anche perché quando passava del tempo con lei si sentiva un ragazzo normale come tutti gli altri.
A forza di pensare gli doleva la testa.

Per oggi basta. Meglio andare a casa e dormire, risolverò tutto domani, spero.

Non poteva immaginare che la ragazza fosse più vicina di quanto potesse immaginare. Era proprio nella casa dove il giovane ninja si era fermato a pensare sulla fiducia che riponeva in lei. Una fiducia che stava tradendo proprio in quel momento con la testa di un povero vedovo fra le mani nere.

Infatti dire che Takara era in quella casa non è del tutto corretto, la sua Ombra, ecco, la sua Ombra era in quella casa. Mossa da una forza maligna che poteva solo parzialmente controllare. Doveva uccidere quella notte, ma non uno qualunque. Inizialmente voleva assassinare un criminale, almeno avrebbe fatto giustizia, ma una morte così nella prigione non sarebbe passata inosservata e il suo sarebbe stato il primo nome sulla lista dei sospettati. Così decise di dare pace a chi non ne aveva più. Grazie ad un particolare sigillo che Loro le  avevano imposto, possedeva le abilità del clan Nara, ossia, poteva percepire i sentimenti, gli stati d’animo e leggere le storie delle persone. Grazie, o meglio a causa della tecnica dell’Ombra del sicario, si muoveva veloce e silenziosa nelle camere da letto delle sue possibili vittime , entrando nei loro sogni, si infiltrava come un serpente negli angoli più bui della loro mente a cercare i dolori e le paure più remote. Questo le causava un immenso dolore, tutti soffrivano, chi più ,chi meno, e tutte le loro paure le si accorpavano addosso pesandole terribilmente.

Ma la Fame, quella stramaledetta Fame non le dava tregua e la spingeva ad andare avanti e la paura di cosa le sarebbe successo all’alba se non avesse trovato qualcuno con cui saziarsi le metteva una certa fretta.

Fu così che trovò Ruka Kuusamoon , un semplice muratore che aveva perso la moglie caduta nel fiume cinque anni fa. Amava davvero tanto quella donna e si sorprese a pensare come sarebbe bello poter essere amati così.

Magari Kakashi potrebbe amarmi così …  No, cosa vado a pensare, io sono una prigioniera e lui  un ninja fedele al proprio villaggio. Avrà avuto l’ordine di controllarmi, per questo viene tutti i giorni a trovarmi, per cercare di capire chi sono e se possono fidarsi a lasciarmi libera …

Il pensiero che il giovane ragazzo le parlasse solo per scopi di lavoro le ferì il cuore, anche se era consapevole che in quel momento non ne aveva uno.

Però sembra così sincero quando parla, così simile a mecomunque anche se fosse al massimo è amicizia, l’amore è ben altro, molto più profondo .. cioè è così che lo descrivono almeno .. chissà com’è Amare.

Poi la voglia di sangue si impadronì del suo corpo, ricordandole che l’Amore era una cosa da umani mentre lei in quel momento era un’ombra e che anche quando era in forma corporea dentro di se le avevano insediato quel demone al posto dell’anima. Lei era un esperimento e gli esperimenti non potevano provare o donare amore così come riceverlo.

Uscì dalla mente dell’uomo e lo osservò da un angolo della stanza. Guardò i suoi movimenti spasmodici nel risvegliarsi e da come cercava la moglie nel letto capì che aveva scelto la persona giusta.
Lo seguì in cucina ringraziando che non avesse acceso la luce, non sapeva cosa sarebbe successo se si fosse esposta: possedeva quella specie di tecnica maledetta solo da poche ore e  faticava a tenerla controllata. Si sentiva estremamente potente, poteva uccidere chiunque nel sonno senza correre il rischio di essere scoperta e se anche fosse, era un Ombra, cosa avrebbero potuto fare per contrastarla? Non voleva nemmeno immaginare dunque cosa causerebbe una tecnica simile nelle mani sbagliate.

Sentiva il terrore dell’uomo, probabilmente si era accorto della sua presenza. Gli bloccò il braccio quando tentò di spingere l’interruttore sul muro di fianco a lui. Era il momento di farla finita, sentiva che stava perdendo la propria lucidità, se entro pochi minuti non si fosse nutrita, sarebbe stata completamente in balia del Male e allora si che sarebbero iniziati i veri problemi.

“Mi stai portando da lei vero”
Takara annuì.
“Ce ne hai messo di tempo.”

L’uomo sorrise mentre percepiva che una sua lacrima le aveva appena attraversato un dito.
Che sensazione strana, essere incorporea. Ma cosa ancora più strana, pensa che io sia uno spirito della notte incaricato di portargli la pace.

Se avesse avuto una bocca, avrebbe sorriso amaramente, però quella definizione non le sembrava male: chi le impediva di essere un Angelo della morte? Perché vedere quella tecnica come un’arma qualsiasi? In fondo chi decideva era lei, o quasi, magari non su tutto, ma come usare il potere che le mettevano fra le mani sì e lei lo avrebbe usato per fare del bene. Non funzionava ribellarsi al Demone ,è vero, ma non aveva intenzione di rassegnarsi e chinare la testa, dentro di sé non era umana, ma fuori sì e questo  ingannava tutti, perché non  poteva ingannare anche se stessa?

Fingersi umana … perché no? In fondo devo solo usare bene il mio potere, avere autocontrollo e sopportare, stringere i denti e andare avanti.

Questa consapevolezza fece nascere in lei un sentimento che non provava da tempo, come se tutto ad un tratto si era accesa una luce nel suo mondo buio. Una via d’uscita? Forse no, ma era un modo per essere viva. Tornava ad  esserci un futuro, aveva scavalcato le mura di quel limbo che la teneva imprigionata in presente in cui il passato continuava a rivivere. Come si chiamava questa sensazione?

Speranza . Sì, esatto. Che bella parola, suona bene …

Fece il suo lavoro, uccise l’uomo con un colpo secco, senza farlo soffrire. Poi gli prese il polso e avvicinandolo al volto iniziò a nutrirsi avidamente della sua energia vitale.
Si sentì subito meglio, la fame era svanita e si sentiva piena di energie.
Tornò nelle prigioni e fece i vari simboli con le mani mostratele dal demone per terminare la tecnica.
Nonostante si fosse appena nutrita passare da una forma all’altra era davvero estenuante e non si era mai accorta di quanto pesasse il suo corpo fino a quando non aveva provato la sensazione di essere un ‘Ombra.

Sentiva di essere osservata, probabilmente Lei era lì, ma non le importava. Poteva farle tutto quello che voleva ,tanto sapeva che non la poteva uccidere se voleva continuare a scorrazzare liberamente fra il mondo degli Inferi e quello terreno . Poi quella speranza appena nata in lei le impediva di avere paura e le sussurrava all’orecchio che bastava volere di non essere sua schiava per smettere di esserlo.
Così fece un sorriso strafottente ad un angolo qualsiasi della sua umida cella, aveva deciso chi essere e il demone non faceva parte del suo piano.

Adesso guardami dormire in pace, avanti,  prova ad entrare nei miei sogni, non vedo l’ora di vedere la tua faccia quando troverai le porte chiuse.
Pensò, sapendo che Lei poteva sentirla.

Si raggomitolò su se stessa, cercando una posizione pressoché comoda per addormentarsi, anche se era così sfinita che a mala pena riuscì a terminare il suo ultimo pensiero che come ogni notte volò  al ragazzo dall’occhio e il volto nascosti:

Sarò umana per te Kakashi, sarò umana per provare amore,  te lo prometto.
 
 
L’Angolo dell’autore
 
Dopo due anni, eccomi qui, sono tornata! Non sono più abituata a scrivere i commenti, qualcuno mi aiuti! Perdonate se questo capitolo non è come gli altri, un po’ perché sono abbastanza arrugginita, è davvero tanto che non scrivo, un po’ perché in due anni si cambia, forse si matura, o almeno spero, e di conseguenza anche  il mio modo di scrivere non sarà sicuramente lo stesso.  Spero che vi piaccia comunque o ancora meglio che lo preferiate, comunque ho intenzione di continuare questa storia, quindi ,magari mi rifarò nei capitoli seguenti. Non so se è lungo o corto, se ha un ritmo di narrazione troppo veloce o troppo lento, perdonatemi davvero, ma mi è venuto molto di getto. Ovviamente l’ho ricontrollato ma aveva una tale voglia di esprimermi che non riuscivo a mettere bene in ordine. Voglio ringraziare le persone che mi hanno scritto in privato e che mi hanno spronato a continuare questa storia, spero di non deluderle perche sono state veramente,  veramente importanti. Questo è un po’ un nuovo inizio, spero davvero vada bene. Ditemi cosa ne pensate, se avete consigli VI PREGO contattatemi perché sono aperta a suggerimenti e vorrei davvero che questa storia fosse anche un po’ vostra e che vi ritroviate nel personaggio un po’ tenebroso, ma in fondo buono e coraggioso di Takara, insomma avete visto chi le  va dietro? Io Kakashi non me lo lascio sfuggire ! Spero di tirare fuori presto  la nostra protagonista di prigione così magari i due piccioncini possono passare un po’ di tempo assieme e vedere cosa accade fra i due. Io vi mando tanti baci e grazie in anticipo a chi spenderà il proprio tempo a leggere la mia storia, spero non se ne pentirà.
Small Leaf
 

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=1917071