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di bic
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Eyes ***
Capitolo 2: *** Hands ***
Capitolo 3: *** Lips ***
Capitolo 4: *** Hears ***
Capitolo 5: *** Hair ***



Capitolo 1
*** Eyes ***


EYES

Verde e arancio erano due colori che abbinati sembravano un pugno in un occhio, l’unica cosa che le dava la sensazione che invece fossero un’accoppiata vincente erano i suoi adorati mandarini. E, ancora una volta, il buzzurro era stravaccato a dormire sotto le sue adorate piantine.
Certo doveva ammetterlo, era un passatempo stuzzicante osservare lo spadaccino addormentato: i muscoli rilassati, una mano a sorreggere la zazzera scarmigliata ed un’altra appoggiata mollemente sullo sterno a poca distanza dal cuore, una gamba piegata e l’altra distesa. Era da qualche tempo che ci pensava e non le sarebbe affatto dispiaciuto che quel lavativo fosse un po’ meno scorbutico e più attento nei suoi confronti, certo non arrivando alle melensaggini di Sanji, però il distacco e la ruvidezza con cui la trattava certe volte non solo la disturbavano, ma le causavano un vero e proprio malessere.
La navigatrice si infilò i guanti, prese cestino e cesoie e si diresse a raccogliere qualcuno dei suoi frutti maturi.
Ma cosa sta facendo? Se si avvicina non riesco più a vedere le sue mani delicate, che poi quando ci caricano di mazzate tanto delicate non sono; i capelli che oggi porta raccolti in due piccole code, devo farle qualche battutina velenosa tipo che conciata così sembra una scolaretta al primo giorno di scuola, certo che Nami vestita da scolaretta … ma che razza di idee mi stanno venendo in mente? Sembro già quel depravato tabagista del cuoco. Perché viene da questa parte? Oh, certo i suoi mandarini. figurarsi se non venia a raccoglierli proprio ora che ci sono qua io tanto per …  Ma cosa fa?
Nami, del tutto ignara del fatto che Zoro fosse sveglio e vigile, si era avvicinata ed aveva cominciato a raccogliere i mandarini proprio dalla pianta sotto la quale lui si era riparato. Prima aveva raccolto quelli alla sua destra, poi quelli alla sua sinistra ed infine aveva appoggiato i tacchi uno alla destra e l’altro alla sinistra della vita di Zoro per raccogliere i futti che si trovavano proprio sulla sua testa. Ovviamente, pensandolo addormentato e, sapendo che lo spadaccino quando era nel mondo dei sogni aveva praticamente un encefalogramma piatto, non si era posta il problema che in quella posizione da sotto la gonnellina gialla non lasciava nulla all’immaginazione del ragazzo circa colore, forma e dimensioni della sua biancheria intima (per inciso quel giorno indossava un completino a quadretti rosa che avrebbe destato l’invidia di una collegiale). Zoro, benché onesto e serio era pur sempre un ragazzo di diciotto anni con gli ormoni a palla e non poté fare a meno di ammirare tutto ciò che si trovava a portata di vista.
Quando ebbe finito con quella pianta la navigatrice passò alla successiva e, fu proprio in quel momento, che Zoro, con gesti quanto mai eclatanti, finse di svegliarsi ed annunciò: - Vado in palestra.
- Tanto per cambiare o dormi o ti alleni, sei piuttosto noioso come nakama. – Buttò lì Nami tanto per infastidirlo un po’
- Potrei stupirti con la mia capacità di essere tutt’altro che noioso. – Rispose piccato lo spadaccino.
- Ma davvero? Allora dimostramelo. – Il sorriso di sfida di Nami gli fece venire un’irrefrenabile voglia di chiuderle la bocca in senso tutt’altro che figurato, ma si trattenne.
- Le scolarette con i codini dovrebbero aspettare di essere un po’ cresciute prima di fare certe proposte.
Rispose lo spadaccino con un sorriso sghembo convinto di aver avuto l’ultima parola.
- Ah si? E lo sai che i grandi Samurai dovrebbero fare un po’ più di attenzione a certe spade prima di far finta di non essere colpiti dall’avvenenza delle scolarette con i codini?
Zoro appoggiò una mano sulle Katane che teneva appoggiate al fianco: non avevano nulla di diverso dal solito.
- Non mi riferivo a quelle spade, buzzurro.
Il ragazzo sollevò lo sguardo verso la navigatrice e, a quel punto, localizzò il punto che la fanciulla stava scrutando. Il viso gli divenne completamente paonazzo e si voltò verso la palestra sibilando un: - Piccola  strega pervertita.
Che fu sentito solo da Robin la quale, alzando il capo in direzione di Nami, la vide sogghignare: sicuramente aveva in mente qualcosa.

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Capitolo 2
*** Hands ***


HANDS
Se ne stava lì, con i gomiti appoggiati al parapetto, ad osservare il tramonto.
Se ne stava lì, con la schiena appoggiata all’albero maestro ad osservare lei.
Nico Robin osservava entrambi da sopra il libro che stava pigramente sfogliando.
Nami si era fatta taciturna durante la cena e non aveva fatto nessuna scenata ai compagni che, come sempre, si strappavano i bocconi dal piatto. Cosa aveva provocato quel silenzio?
Un semplice sfioramento, mentre avvicinava la mano alla bottiglia del vino aveva incontrato un’altra mano intenta nella stessa operazione, ma per una volta, invece di ringhiare: - Molla l’osso. – Aveva sfiorato rapidamente quella mano il cui possessore si era fatto rosso in volto ed aveva provveduto a ritrarre l’arto il più velocemente possibile.
Era stata questione di istanti, ma Robin aveva colto sia l’incontro delle mani che quello degli sguardi ed aveva visto immediatamente il rammarico negli occhi della navigatrice quando lo spadaccino aveva sottratto la mano così in fretta e così stupito.
“Che idiota” aveva pensato. Poi si era corretta: “No, che idioti, tutti e due, per quanto bene possa volere a Nami sono stanca dei vederla così”.
- Senti Nami, - le disse mentre si massaggiava il volto per far penetrare la crema idratante nei pori – perché non la fai finita e provi a dire a quell’affetta marine ciò che provi? – Osservò il riflesso dell’amica nello specchio di fronte al quale era seduta. Le piacevano quei momenti di tranquillità nella loro stanza quando potevano chiacchierare tranquillamente dedicandosi a viziare se stesse.
Nami stava sbucciando uno dei suoi mandarini per smangiucchiarlo prima di andare a dormire, era la sua coccola serale, un po’ come l’abitudine di Robin di curarsi il viso.
- Hai notato come si è ritratto quando ho provato ad accarezzargli la mano oggi? Mi è sembrata una reazione sufficientemente esplicita: sembrava che l’avesse punto una mantide religiosa.
- Io ho notato che è diventato rosso come un pomodoro, magari era imbarazzato, così, davanti a tutti, in fin dei conti è un timido, lo sai. Perché non tenti un approccio in una situazione un po’ più intima?
- Robin, non so che idea tu ti sia fatta di me, ma mentre ero agli ordini di Aarlong non ho avuto molto tempo per dedicarmi al romanticismo e da quando Rufy mi ha accolto nella famiglia non ho più avuto nessun interesse a cercare qualcuno  altrove: avevo ciò che desideravo a portata di mano, ma come è difficile allungare quella mano e prenderlo.
La navigatrice osservò uno dei mandarini che si trovavano nel portafrutta sul suo comodino e lo prese in mano: - Credevo che cogliere il cuore di qualcuno fosse semplice come raccogliere un mandarino, ma non avevo proprio capito nulla.
- Nami, Nami, quando parlavo di situazione intima non intendevo certo consigliarti di inchiodare Zoro in un cantuccio buio della nave e abusare di lui, intendevo che dovresti trovare un momento in cui parlare seriamente con lui senza litigare: spiegandogli i tuoi sentimenti sinceramente, magari in una situazione in cui non siano presenti estranei.
- Oh, non avevo capito.
- Me ne sono accorta, ma il fatto che il tuo primo pensiero sia stato tutt’altro che casto me la dice lunga sulle sensazioni che quel ragazzo suscita in te. Medita e rifletti sorellina e ora buonanotte.
 
- Zoro, si può sapere cosa diavolo ti prende? Di solito quando ti tuffi sull’amaca non hai nemmeno il tempo di allungare le gambe che sei addormentato. Cosa diamine ti prende stasera? – Usop sbuffando si girò dall’altra parte.
Lo spadaccino si rivoltò di nuovo cercando la posizione più adatta, si sentiva formicolare tutto il corpo come se dalla minuscola superficie di pelle sfiorata, forse per sbaglio dalla navigatrice, partissero ondate di calore intervallate da brividi freddi, ogni ondata corrispondeva al pensiero che la mossa messa in atto da Nami fosse un vero tentativo di un approccio delicato e tenero nei suoi confronti; i brividi arrivavano non appena immaginava che la mocciosa avesse semplicemente fatto un errore o peggio ancora volesse giocargli qualche scherzo.
Eppure non si sbagliava, quando lui aveva ritirato la mano gli era sembrato di vedere un lampo di dispiacere passare nello sguardo della navigatrice.
Alla fine si addormentò pur essendo perseguitato per tutta la notte da sogni più o meno innocenti la cui protagonista era invariabilmente la piccola arpia.
 
Nami osservò i turni di guardia, quella sera sarebbe toccato allo spadaccino, era la sua occasione per parlargli e chiarire la situazione. In fin dei conti non era mai stata una codarda e poi cosa sarebbe potuto succedere? Nel peggiore dei casi lui le avrebbe riso in faccia spezzandole il cuore, lei lo avrebbe insultato e picchiato fino a lasciarlo per morto, poi avrebbe continuato la sua vita dedicandosi con la mente e con il cuore soltanto alle sue mappe. D’altra parte fina da bambina non aveva mai messo in conto la possibilità di innamorarsi e trovare qualcuno con cui condividere la propria vita, i propri sogni i propri desideri. Ed ora eccolo lì, sdraiato sotto i suoi mandarini a ronfare come al solito.
 
La navigatrice gli era girata alla larga tutta la giornata, non aveva nemmeno provato lontanamente a infastidirlo, neppure quando per stuzzicarla si era andato a coricare sotto le sue adorate piante di mandarino, l’aveva vista con la coda dell’occhio guardarlo, mordersi le labbra e voltarsi per dirigersi verso il suo studio. Un nuovo brivido freddo gli era scivolato lungo la spina dorsale, probabilmente era stato davvero un caso quello della sera prima.
Zoro finì l’ultima serie di pesi e si diresse verso la cucina da cui proveniva un profumino stuzzicante e le solite urla disperate del cuoco che inveiva contro il capitano.
Quando entrò fu accolto dal sorriso enigmatico di Robin e dal vocìo dei compagni che tutti allegri stavano spolverando alla velocità della luce ogni boccone che Sanji metteva loro nel piatto. Solo Nami sembrava non avere appetito: continuava a rigirare nel piatto i bocconcini di tempura senza in realtà assaggiare nulla. Si sedette vicino a Chopper e continuò ad osservare la ragazza per tutta la cena.
- Vado di vedetta, ci si vede domattina.  – sbottò ad un tratto stanco di  vedere lo sguardo vacuo di Nami che continuava a sfuggirgli ogni volta che provava a catturare i suoi occhi con i propri.
- Nami, posso mangiare io quella roba, visto che non la finisci?
- Certo Rufy, fai pure, non ho molto appetito.
- La mia povera crostatina è malata? Posso prepararti qualcos’altro? Un dolce, magari?
La voce del cuoco era salita di un’ ottava per la preoccupazione, quando faceva così sembrava una donnetta isterica.
- No Sanji, grazie, ho solo bisogno di dormire: ho lavorato tutto il giorno e sono un po’ stanca. Buonanotte, ragazzi, a domani.
Robin sorrise, le fece un cenno di incoraggiamento e propose ai compagni una partita a carte per trascorrere la serata in allegria.
Nami uscì sul ponte, ma invece di dirigersi verso la stanza che condivideva con Robin si diresse verso la torre di vedetta. Si arrampicò, bussò e si sedette accanto allo spadaccino.
- Hai bisogno di qualcosa? – domandò il ragazzo senza nemmeno aprire gli occhi. Gli era bastato sentire il rumore delle sartie che venivano tirate per raggiungere la vedetta e aspirare l’inconfondibile profumo di mandarino per sapere chi si stava sedendo accanto a lui.
Nami non aveva idea di come cominciare il discorso, così si fece un po’ più vicina allo spadaccino, ma facendo molta attenzione a non sfiorarlo nemmeno con un dito.
- A cena non hai mangiato nulla, stai male?
Nami fece un cenno negativo con la testa che Zoro non poté vedere perché aveva ancora gli occhi chiusi.
quando finalmente li aprì, non sentendo alcuna risposta, si trovò gli occhioni di Nami puntati addosso.
Arrossì, nemmeno lui sapeva perché e girò lo sguardo verso l’orizzonte.
Aveva una mano appoggiata sulle katane ed una posata pigramente sul ginocchio.
Sembrava un dio greco con quello sguardo serio volto verso l’orizzonte, Nami nemmeno si rese conto di cosa faceva mentre andava a posare la sua piccola mano su quella di lui.
Zoro rimase impietrito, poi voltò la propria ed intrecciò le sue grandi dita callose intorno a quelle piccole e delicate della navigatrice.
Nami ci mise una frazione di secondo a realizzare ciò che stava succedendo: guardò le due mani intrecciate poi guardò l’espressione rilassata di Zoro, l’unica cosa che tradiva il suo imbarazzo era la punta delle orecchie completamente rossa.
Avrebbe voluto dire qualcosa , ma temeva di rompere quel silenzio. Fu scossa da un brivido, lassù faceva più fresco di quanto si aspettasse e non aveva pensato di prendere una maglia. Zoro si mosse, sciolse il legame che avevano formato, poi, senza dire una parola la sollevò e la posò delicatamente tra le sue gambe in modo da proteggerla dal freddo. Lei cominciò a tracciare con le dita dei segni sulle braccia di Zoro.
Lo spadaccino al principio non ci fece caso, ma poi si rese conto che in realtà la ragazza stava scrivendo chiuse gli occhi e cercò di percepire ciò che il leggero tocco delle sue dita gli suggeriva.
Non voglio parlare, le parole distruggono il silenzio e mi piace questo silenzio. Non voglio parlare perché ho paura di litigare, io e te litighiamo sempre.”
Zoro le prese la mano e con il suo grande indice calloso rispose:
“ Sai, fino a ieri non me n’ero accorto, ma mi mancava qualcosa, ora so che tutto ciò che ho sempre voluto, tutto ciò di cui ho sempre avuto bisogno è qui tra le mie braccia”
Nami appoggiò il capo sul torace sfregiato  dello spadaccino e lui le posò un lieve bacio sui capelli. Continuando a massaggiarle lievemente le braccia in modo che non prendesse freddo. Lei continuò a tracciare linee ormai prive di significato sulle mani e sulle braccia dello spadaccino.
Rimasero così per un periodo di tempo lunghissimo che a loro però sembrò durare un battito di ciglia.
Il cielo cominciava a schiarire quando Nami prese nuovamente tra le sue la grande mano del ragazzo e, voltandola scrisse sul palmo:  愛.Zoro si riscosse. Le sollevò il viso e la baciò dolcemente. Poi la aiutò ad alzarsi e la accompagnò in cabina.
Nami si gettò sul letto ancora vestita e cadde in un sonno profondo. Quando Robin vide il suo volto capì che la ragazza era molto più serena, ebbe la conferma della sua supposizione quando, uscendo dalla cabina, notò Zoro sdraiato sotto le piante di mandarino addormentato con la medesima espressione serafica sul volto.



So che molti di voi hanno già letto questo capitolo, ma ho deciso di allargare la storia solo dopo averla già pubblicata, perciò mi scuso con quanti hanno già letto e vi invito senza indugio a continuare con il prossimo capitolo.
Ciao
bic 

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Capitolo 3
*** Lips ***


LIPS
 
- Brutto buzzurro rozzo e cafone!
- Vuoi chiudere quella boccaccia Strega che non sei altro?
Siamo alle solite, ma è mai possibile che quei due non riescano a dirsi due parole gentili nemmeno ora che sono una coppia?Ammesso che siano effettivamente diventati una coppia.
Questi erano i pensieri di Robin mentre sorseggiava la sua limonata tranquillamente sdraiata sul lettino. A scatenare il parapiglia era stato un ignaro Sanji che, come sempre, fluttuava amorevolmente intorno alle sue dee ed aveva offerto la propria abilità professionale nel cospargere i corpi delle nakama di crema abbronzante.
Nel momento esatto in cui aveva slacciato la parte superiore del costume di Nami si era ricevuto un pugno in piena faccia da Zoro che, ovviamente, era stato subito strapazzato dalla navigatrice. La ragazza non vedeva nulla di male in quell’azione che Sanji aveva compiuto centinaia di volte, perciò aveva bollato Zoro come zotico ed era andata nello studio con un diavolo per capello a calmare i nervi disegnando.
Robin sospirò.
Due ragazzini, ecco quello che sono, ma d’altra parte hanno diciassette anni, cosa ci si può aspettare da loro? Sarà meglio andare a fare due chiacchiere con Nami.
- Nami, posso distrarti un momento dal tuo lavoro?
- Certo, Oneesan, sei sempre benvenuta.
- Non volevo importunarti chiedendoti cose che non mi riguardano, mi bastava vedere la faccia beata che avevi questa mattina mentre dormivi, solo che ora le mie idee sono un po’ confuse. Non hai chiarito con Zoro?
- Certo che ho chiarito e pensavo che fosse tutto molto chiaro anche a lui, o almeno questa era la sensazione che ho avuto questa notte.
La navigatrice vide un sorrisetto malizioso dipingersi sul volto generalmente impassibile dell’archeologa. Riflettendo sulle sue stesse parole Nami divenne viola: -  No, aspetta mi sono spiegata male, non abbiamo fatto nulla di sconveniente, è stato … - la ragazza non trovava il termine corretto, poi finalmente lo colse: - tenero.
Robin sollevò le sopracciglia che furono inghiottite dalla frangetta: - Stiamo parlando dello stesso Zoro che ha appena scardinato la mandibola di Sanji?
- Appunto, è uno psicopatico, mi sono innamorata di un psicopatico.
- Che però è anche com’è che hai detto? Tenero? No, direi che in questo caso si spiega tutto: Zoro è geloso, tutto qui.
- Geloso? Di Sanji? Ma dai, non può essere, come si fa ad essere gelosi di Sanji, è come essere gelosi di Chopper.
- Nami non farti sentire dal povero cuoco, gli verrebbe un infarto ad essere paragonato al dottore. E comunque credo proprio che sia così, d’altra parte prova a metterti nei suoi panni, cosa faresti tu se una ragazza si mettesse ad asciugargli il sudore da bicipiti, addominali e pettorali dopo gli allenamenti?
- Farebbe uno splendido tuffo olimpionico fuori bordo con la sola imposizione del mio Clima Takt senza nemmeno accorgersi di cosa le sta accadendo.
- E questo non ti suggerisce nulla?
- Che deve fare molta attenzione alle fanciulle che potrebbero eventualmente girargli intorno?
- Fuochino, che anche i maschietti che girano intorno a te farebbero bene a stare molto attenti, a quanto pare Zoro è un tipo piuttosto possessivo. E generalmente gli uomini sono possessivi quando sono insicuri di se stessi. Perché non vai a rassicurarlo?
Nami sbuffò, in effetti se ci pensava bene se una  qualunque sciacquetta avesse mai anche solo pensato di avvicinare le sue grinfie a Zoro l’avrebbe scaraventata davvero fuori bordo: Robin come sempre aveva ragione. – Ok, vado in palestra.
- Zoro?
Il ragazzo non rispose.
- Perché non mi hai detto che ti dava fastidio che Sanji mi spalmasse la crema solare sulla schiena?
- Perché ti reputavo sufficientemente intelligente per capire che se un altro ti mette le mani addosso io non faccio i salti di gioia: divento una belva. –Grugnì lo spadaccino sollevandosi a verticale su una mano sola.
- Ma dai, è come se fosse stato Chopper a mettermi la crema! –Sorrise Nami valutando con attenzione più i muscoli tesi del ragazzo che il gesto atletico.
- Mi sarei arrabbiato anche se fosse stato Chopper e, se proprio vuoi saperlo, mi sarei arrabbiato anche se fosse stata Robin. – Sibilò Zoro senza rendersi conto di aver detto ad alta voce ciò che pensava.
La fanciulla sollevò un sopracciglio: - Vuoi dire che volevi mettermi tu la crema sulla schiena? E’ per questo che sei così arrabbiato?
Zoro si girò dall’altra parte con le orecchie rosse e ricominciò con i suoi esercizi.
Nami non sapeva se mettersi a ridere, spaccargli la testa a con un randello nodoso o stringerlo forte.
- Va bene, ho capito, però quando c’è qualcosa che ti infastidisce ti conviene dirmelo, preferirei che la ciurma rimanesse integra.
Zoro rispose con un’alzata di spalle e continuò il suo allenamento.
Se c’era una cosa che la navigatrice non tollerava era il fatto di essere ignorata: - Sei impossibile! Almeno degnami di uno sguardo, dimmi una parola, ti costa tanto guardarmi in faccia mentre ti parlo?
Zoro si girò verso di lei, ridusse la distanza che li separava con due lunghe falcate, la prese per le braccia attirandola contro di sé e le diede un bacio da togliere il fiato, poi, senza staccarsi dalle sue labbra disse: - Se non stai zitta continuo finché non hai le labbra così gonfie da non riuscire più ad aprire bocca.
Nami per tutta risposta gli morse il labbro e lui appoggiò di nuovo le labbra su quelle morbide e carnose di lei, la ragazza le socchiuse facendo scivolare lentamente la lingua ad assaporare la bocca dello spadaccino. Lui imitò il movimento della compagna iniziando con la lingua un duello che, se messo in atto con le sue katane, avrebbe decretato la sua vittoria definitiva contro Miwak. Da lotta il bacio si trasformò in una danza lenta e sensuale. Nami indietreggiò  senza staccarsi trascinando Zoro per la maglietta fino a quando non riuscì ad appoggiare la schiena contro il muro, capovolse poi la situazione e costrinse lo spadaccino a sedersi sul pavimento. Gli montò a cavalcioni avvolgendogli la vita con le proprie gambe ed il collo con le braccia.
Si staccò per riprendere fiato: - Devi fare ammenda per avermi impedito di godere lo splendido sole del pomeriggio perciò mantieni la parola, vediamo se sei capace di baciarmi fino a che ti chiedo di smettere o se sarò io a sfinire te.
Zoro sogghignò: - Scommettiamo?
Nami sorrise contro le labbra di Zoro:- Cancello metà del tuo debito se vinci tu.
 Questa volta fu Zoro a sorridere: - Ma come, non credi che il mio cuore valga almeno quanto i berry che ti devo?
 Nami si staccò un po’ dallo spadaccino: - No, vale molto di più , ma non bisogna confondere l’amore con gli affari e poi come tu mi hai dato il tuo cuore io ti ho dato il mio, perciò lo scambio è stato equo. Ora, se vuoi davvero estinguere metà del tuo debito sarà meglio che ti dia da fare, mi sto annoiando a forza di chiacchiere e potrei sempre aumentare gli interessi.
Zoro si avventò sulle labbra della piccola arpia per impedirle di tirare fuori altre scempiaggini.
Né la navigatrice né lo spadaccino si presentarono a tavola all’ora di cena e Robin coprì entrambi affermando che Nami stava lavorando e Zoro stava dormendo.
 Quando raggiunsero i compagni di ciurma ormai gli altri erano al dolce.
- Nami?
La ragazza alzò lo sguardo verso il capitano le guance arrossate ed un’espressione che variava istantaneamente tra il deluso e il settimo cielo, Stava assaporando la splendida torata al limone preparata da Sanji cercando di capire come aveva fatto a perdere la sua scommessa con lo spadaccino che a quanto pareva aveva delle labbra di una resistenza invidiabile: - Dimmi Rufy.
- Per caso nello studio ci sono dei ragni? – lo sguardo interrogativo di Nami richiedeva una spiegazione.
- No, perché mi sa che una bestia piuttosto grossa ti ha morsa lì sul collo, hai una macchia che sta diventando viola.
- Eh, sì, in effetti c’era un ragnaccio di dimensioni considerevoli che non voleva proprio lasciarmi in pace.
- Ma corstatina, perché non mi hai chiamato, sarei arrivato da te immantinente per uccidere quell’essere spregevole che ti ha procurato tanti fastidi.
- Damerino da strapazzo, lascia perdere, ci ho pensato io e pare che alla mocciosa qui sia andata benissimo. disse Zoro che aveva seguito la conversazione appoggiato allo stipite della porta.
La ragazza prese un succo di frutta freddo e, prima di berlo, passò il bicchiere ghiacciato sulle labbra che bruciavano e anelavano refrigerio.
- Nami, hai forse un’allergia o magari si tratta di chelite? – Domandò la piccola renna, poi aggiunse: - Sia in un caso che nell’altro non dovresti mettere liquidi troppo freddi sulle labbra, se passi nel mio studio ho un unguento che dovrebbe darti un po’ di sollievo, oh, ovviamente Zoro se serve anche a te, non farti scrupoli, è bene proteggere sempre le labbra.
Alle parole di Chopper l’attenzione dei presenti si concentrò sui due diretti interessati i cui visi assunsero tonalità violette e che furono prontamente salvati da Robin che domandò a Nami su quale isola avrebbero fatto rotta di lì a qualche giorno, togliendola dall’imbarazzo. La navigatrice cominciò a spiegare distraendo così i Nakama da ciò che aveva detto Chopper e da tutte le congetture che si stavano lentamente facendo strada nei loro piccoli cervellini baka.

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Capitolo 4
*** Hears ***


HEARS
 
- Ragazzi! Ammainate le vele, gettate l’ancora, poi tutti sottocoperta, la tempesta sta peggiorando!
- Non sarebbe meglio che qualcuno rimanesse a tenere saldo il timone? – Zoro si era avvicinato a Nami cercando di superare lo scroscio della pioggia con la propria voce per farsi sentire dalla navigatrice.
- Con quello che sta arrivando conviene gettare l’ancora e aspettare che passi, per fortuna il fondale è basso perciò non dovrebbero esserci problemi. Aiuta Rufy e Sanji con l’ancora, io …
Un’ondata la investì in pieno mandandola a schiantarsi contro il parapetto, lo slancio di Zoro fu provvidenziale per evitarle di cadere fuori bordo: - Stai attenta!
- Brutto idiota, è proprio per questo che ho detto a tutti di andare sottocoperta. – Cercò di dargli un pugno in testa ma gemette di dolore: cozzando contro la balaustra aveva buttato la mano per evitare di sbattere col resto del corpo. Zoro senza stare a pensarci se la caricò in spalla e la portò nella cabina del medico.
- Chopper, dalle un’occhiata, ha sbattuto mentre dava gli ordini perché come al solito non mette in pratica ciò che comanda agli altri. Vado a vedere se hanno ancora bisogno di me, torno tra poco.
Il piccolo medico fece sedere Nami sul lettino ed osservò la strana angolazione presa dal braccio destro della navigatrice: non riusciva ad avvicinare il gomito al torace e la parte superiore della spalla sporgeva.
 - Nami, hai una spalla lussata, non è una cosa grave, ma è necessario rimetterla in sede e sarà una cosa piuttosto dolorosa, adesso ti preparo una medicina che ti aiuterà a sopportare il dolore, poi avrò bisogno di una mano, chi preferisci che chiami? Io avevo pensato a Zoro, ma non vorrei che fosse troppo difficile...
- No, lui va bene. – disse Nami stringendo i denti senza nemmeno lasciare che il medico riuscisse a concludere la frase e quindi senza rendersi conto che forse stesse tentando di dissuaderla dal coinvolgere lo spadaccino in una manovra in cui probabilmente avrebbe dovuto farla soffrire con le sue stesse mani.
Mentre le somministrava il farmaco cominciò a dirle: - Sai, è molto bello avere qualcuno di cui fidarsi ciecamente, nelle cui mani porre la propria vita senza pensarci due volte.
Nami annuì. Il piccolo medico continuò: - Però per due persone che hanno questo legame è molto difficile vedere la sofferenza dell’altro e quasi impossibile procurarla. Per la manovra che sto per fare è necessario il massimo della concentrazione e non so se Zoro riuscirà a mantenerla visto il vostro legame.
- Qua-quale legame?
- Voi mi considerate un bambino, però non lo sono, e capisco molto più di quanto voi pensiate. Se pensi che per Zoro non sia troppo doloroso vederti stare male chiederò aiuto a lui, altrimenti posso chiedere a Sanji.
Nami ripensò alla litigata di un paio di giorni prima, quando Zoro si era infuriato per la crema solare e rispose: - No, no, lasciamogli pure vedere un po’ di sofferenza, così magari diventa un po’ meno possessivo.
- Quindi è vero che siete innamorati? – domandò la piccola renna arrossendo.
 Nami sorrise, poi una smorfia di dolore le contrasse le labbra. Chopper le si sedette vicino aspettando che il calmante facesse effetto e che Zoro tornasse.
Quando lo spadaccino entrò, fradicio dalla testa ai piedi, non si premurò nemmeno di bussare.
- Chopper, hai capito come sistemarle il braccio? – domandò senza fermarsi ed avvicinandosi a Nami con sguardo preoccupato.
- Certo, ho bisogno del tuo aiuto, però non devi distrarti e non guardare Nami in faccia perché le procurerai dolore, le ho già dato un antidolorifico, ma un po’ di male lo sentirà lo stesso. Te la senti?
Zoro annuì.  La guardò in faccia e poi annuì di nuovo.
- Bene Nami, sdraiati sul lettino e tu Zoro mettiti in piedi tenendo il braccio con una mano e metti il piede sotto la sua ascella. Io mi posiziono dietro la testa di Nami, quando ti dirò: ORA tira il braccio e contemporaneamente tieni fermo il piede, io farò rientrare in sede l’omero. Hai capito?
- Sì, non sono un idiota.
Chopper si sistemò dietro la testa di Nami: - ORA!
Zoro tirò, Nami urlò e Chopper fece scivolare l’osso al suo posto, il tutto non durò che pochi secondi, ma al sentire l’urlo di Nami le orecchie di Zoro cominciarono a fischiare, i suoi denti scricchiolarono perché serrati troppo strettamente e percepì un senso di nausea come se dovesse vomitare l’anima.
Chopper legò il braccio di Nami al collo e ingiunse: - Per quindici giorni nessuno sforzo con questo braccio altrimenti dovremo ripetere la manovra e, anche se credo che tu lo sopporteresti non credo che lui ce la farebbe.
Solo a quel punto Nami sollevò lo sguardo su Zoro e si rese conto che aveva gli occhi strizzati con minuscole gocce di sudore che gli imperlavano la fronte. Con la mano sana gli accarezzò la guancia: - Ehi, è tutto a posto, guardami.
Zoro si schiarì la voce: - Stai più attenta mocciosa, non mi va di farti da infermiere.
- Vieni qua buzzurro, dammi una mano a scendere. Grazie Chopper – disse poi rivolgendosi al suo nakama morbidoso.
- Tranquilla Nami, è il mio lavoro, ma mi raccomando, nessuno sforzo – rispose Chopper poi, arrossendo aggiunse: - Mi raccomando Zoro, non deve affaticarsi, capito?
- Ma cosa c’entro io? E’ a lei che devi fare le raccomandazioni!
- No, è .. che … Ehm … bisognerebbe evitare qualunque tipo di sforzo … - riprese la renna facendosi sempre più rossa.
A questo punto Nami intervenne facendosi più rossa in viso del medico che ormai balbettava: - Chopper, ti assicuro che non mi affaticherò nemmeno in quel senso, senza contare che siamo ancora piuttosto lontani da quel particolare tipo di sforzi.
- Ah sì? Oh, beh, meglio, allora mi sono preoccupato troppo. Torna a farti dare un’occhiata dopodomani.  
Zoro aiutò Nami a scendere dal lettino e poi le tenne aperta la porta mentre usciva dall’infermeria.
- Nami, mi spieghi di cosa diavolo parlava Chopper con tutti quei discorsi sul non farti sforzare?  
- Credo che Chopper sia molto più maturo di quanto tutti noi riusciamo a renderci conto.
- E con questo? Sei tu quella che non deve sforzare il braccio, perciò niente disegni e niente raccolta di mandarini, siamo intesi? Se vuoi quelli posso raccoglierteli io.
- Credo che Chopper non si riferisse né alle carte nautiche né alla raccolta dei frutti.
- Scusa, ma allora a cosa si riferiva e perché insisteva tanto con me?
Nami si mise la mano sana sul volto e la lasciò strisciare verso il basso come per eliminare un’immagine negativa, poi fece fermare Zoro: - Avvicinati che te lo dico nell’orecchio.
Non appena ebbe udito il sussurro della navigatrice il ragazzo sussultò: - COSA? Lui era convinto che tu… che io … che noi?
- E allora? Cosa c’è di strano? Siamo grandi, siamo sani, è una cosa perfettamente normale! – La voce di Nami era salita di un’ottava. – non dirmi che non ci hai mai pensato!
- Cosa penso di fare e cosa faccio in realtà sono cose ben diverse.- Zoro stava perdendo la pazienza e quella di Nami era già volata via da un po’.
- Ecco perché è toccato a me farmi avanti, se aspettavo te potevo disegnare dieci carte del mondo prima che ti decidessi.
- Come facevo a sapere che ti piacevo se mi tratti sempre come uno schiavo o, nel migliore dei casi, come una guardia del corpo?
- Ma brutto idiota che non sei altro, c’è qualcun altro su questa nave che tratto nello stesso modo in cui tratto te? Non ti è mai venuto nemmeno un dubbio piccolo piccolo?
- No, strega, di solito quando una persona si innamora cerca di essere più dolce e gentile con colui o colei di cui è innamorato.
 - Ma sentilo, ha parlato mister dolcezza.
- Senti mocciosa, io reagisco alle provocazioni, sono fatto così, ma … aspetta un secondo, quindi Chopper ha fatto tutti quei discorsi perché pensava che stessimo insieme?
Per Nami fu una doccia fredda, ma come, dopo tutto quello che era successo nell’ultima settimana lui aveva ancora dei dubbi?
- Perché? Non è così?
- Sì, No, Non lo so, non ne abbiamo parlato, cioè …
- Zoro, io non bacio tutti come ho baciato te e non pensavo che fosse necessario esplicitare questa cosa.
- Quindi cos’è questa cosa?
- Direi che è una relazione?
- Mmmh, sì e dobbiamo renderla pubblica?
Nemmeno a Nami l’idea di dire a tutti i nakama che lei e Zoro stavano insieme piaceva molto.
- Non mi piace mentire, lasciamo che se ne accorgano da soli, d’altra parte se c’è arrivato Chopper non vedo quanto tempo ci potrebbero impiegare Sanji e Usop, riguardo a Rufy, credo che lui sarà l’ultimo ad arrivarci.  
- Senti, non prenderla male, ma cosa ne dici se quando vuoi passare un po’ di tempo insieme me lo fai capire in qualche modo? Non mi piace che gli altri vedano che mi sfiori, mi sento a disagio, non so come comportarmi, perché vorrei saltarti addosso, ma la presenza degli altri.. ecco .. mi intimidisce. – Sembrava quasi un bambino che non sapeva come ripetere la lezione alla maestra anche se aveva studiato tutto il giorno. Nami gli accarezzò il lobo a cui erano appesi i tre orecchini.
- Zoro, lo sai che se sei imbarazzato ti vengono le guance e le punte delle orecchie rosse? Facciamo così, quando avremo voglia di stare vicini basterà che ci sfioriamo le orecchie e dopo dieci minuti ci incontreremo in palestra, è difficile che lì qualcuno ti disturbi, no?
Zoro annuì, poi le aprì la porta che portava in cucina e finalmente si sedettero a mangiare con tutti i loro compagni. Nami osservò Robin, stava per farle un cenno quando vide la sua attenzione concentrata su qualcosa, o meglio, su qualcuno.
Pazzesco, ero così concentrata su me stessa da non essermene accorta. Oh, oneesan, mi devi un sacco di spiegazioni …
 
 

Post scriptum (nel vero senso della parola è esattamente ciò che c’è dopo quello che fin’ora ho scritto)
Innanzitutto un grazie a chi ha deciso di seguire questa storia: IseNara, michiru93, missnina91, Zomi 
A michiru93, Demon Heart ekiko90 che hanno deciso di recensire i capitoli di questa strana storia che sto buttando giù di getto immaginando un certo plot quando parto per rendermi conto a fine capitolo di essere finita in tutt’altro posto.
Spero tanto che la storia continui a piacervi e se avete suggerimenti sono sempre ben accetti. Baci
bic

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Capitolo 5
*** Hair ***


HAIR
- Sto trascurando i miei allenamenti, se continui a sgattaiolare qua prima o poi qualcuno se ne accorgerà, lo sai.
- Oh, piantala, non dirmi che non ti andava perché ti sei massacrato talmente tanto quell’orecchio che temevo che gli orecchini ti rimanessero in mano.
- Ah, Ah, vieni qui strega.
Nami si accoccolò tra le gambe di Zoro con la schiena appoggiata al suo torace. Era rilassante stare in quella posizione con il ragazzo che le accarezzava il braccio sinistro e lasciava piccoli baci sul collo.
Nami appoggiò la testa sulla sua spalla e Zoro: - Come va la spalla? Chopper cosa ti ha detto?
- Ha detto che è rientrata in sede e che posso cominciare a muoverla, però senza esagerare.
- Mi toccherà raccogliere mandarini per un’altra settimana?
- Eh, sì e aiutarmi a fare shopping la prossima volta che raggiungeremo un’isola.
- Sai che novità. – sbuffò lo spadaccino, poi, prima che la ragazza ribattesse con un’affermazione velenosa riprese – Dovresti farli crescere, sai?
- Cosa?
- I capelli, perché non li fai crescere? – disse accarezzandole il capo e attorcigliandosi una ciocca intorno all’indice.
- Perché corti sono più pratici.
- Sì, ma i capelli lunghi sono più femminili e i tuoi sono soffici.
Nami si voltò a guardarlo con gli occhi spalancati: - Chi sei tu e che ne hai fatto di Zoro, lo spadaccino burbero e musone che conosco?
- Strega, nemmeno i complimenti sei capace di accettare?
Gli prese il volto tra le mani e gli diede un bacio lieve sulle labbra: - Ah, eccoti tornato, mi ero preoccupata.
Zoro emise un grugnito poi fece un sorriso sghembo, le sue labbra cercarono quelle della Navigatrice e cominciarono a giocare come facevano ormai da qualche settimana, ogni volta si spingevano un  po’ più in là.
Un paio di giorni prima si era trovato, non sapeva come, a stringere qualcosa di morbido mentre la baciava, quando lei aveva emesso un gemito si era scostato temendo di avere fatto qualcosa di sbagliato e, resosi conto di cosa esattamente stava stringendo, aveva ritratto immediatamente la mano sussurrando: - Scusa.
Nami in risposta aveva ringhiato: - Cosa cavolo ti scusi, se mi avesse dato fastidio te ne saresti accorto, no?
Riprendendo poi la manona dello spadaccino e posandosela sul cuore, o meglio su ciò che stava qualche centimetro di carne e pelle sopra il cuore.
Reduce da quell’esperienza Zoro aveva deciso di farsi più intraprendente finché Nami lo interruppe, occhi limpidi, guance arrossate, labbra turgide, fiato corto: - Stasera ho il turno di guardia, vieni su con me?
- Tutta la notte?
Nami annuì.
- Non credo che faremmo una gran guardia.
- Non penso seriamente che ce ne sia bisogno, siamo in mare aperto e non si vedono flotte dei Marine all’orizzonte, il cielo è terso e se anche arriverà qualche nuvola non sarà foriera di tempesta, il tempo cambierà domani e sarà piovoso tutto il giorno, ma stasera siamo tranquilli.
- Nami, ti rendi conto di cosa mi stai chiedendo? – Il rossore si era impadronito del naso e delle guance di Zoro, anche le sue orecchie avevano raggiunto una tinta rosata.
La navigatrice fece un rapido cenno con la testa, poi riprese: - Possiamo vedere se la mia spalla è veramente guarita.
- Vuoi fare un po’ di pesi? – ridacchiò Zoro.
- Veramente avevo un’altra idea … - disse sfilando il braccio dal foulard che lo teneva legato al collo e appoggiando la mano in un punto che fece sussultare lo spadaccino.
- Ma cosa diamine stai facendo? – Se prima il colorito di Zoro era rosso ora aveva raggiunto tonalità purpuree che avrebbero fatto invidia ai capelli di Shanks.
- Sto cercando di vedere se mano e braccio funzionano? E mi pare che il mio braccio non sia l’unica cosa a funzionare. – rispose la ragazza ridacchiando. - Cosa ne dici, andiamo a cena e ci vediamo quando inizio il turno di guardia?
Zoro non poté fare altro che accettare.
Quella sera i Mugiwara erano particolarmente agitati: Usop non la smetteva di raccontare fandonie che Chopper si beveva come se fossero realtà indiscutibili, Rufy importunava Sanji affinché gli cucinasse qualcos’altro perché riteneva che la cena non fosse stata sufficientemente corposa e Robin si alzò per dirigersi verso la sua cabina a leggere: - Nami, il turno di guardia tocca a te, vero? Copriti bene, o ti raffredderai.
- Sì. - La navigatrice sollevò lo sguardo dal libro di climatologia che aveva trafugato ad Upper Yard, quel tanto che bastava per osservare lo sguardo d’intesa che Robin aveva lanciato ad un altro nakama.
E brava Robin, pensò.
Piano piano i compagni cominciarono ad avviarsi verso coperta. Il primo fu Chopper che stiracchiandosi e sbadigliando si congedò, poi toccò agli altri. Usop si fermò sulla soglia: - Zoro, tu non vieni?
Lo spadaccino non sollevò nemmeno lo sguardo dalle spade che stava pulendo e rispose: - Vado a fare un po’ di pesi in palestra, se tardo dormo lì così non vi disturbo.
- Ah. Ok.
- Crostatina, ti ho preparato un termos di caffè per il tuo turno do guardia. Vuoi che ti tenga compagnia?
- No Sanji, grazie per il caffè. – rispose la navigatrice che poi si avviò verso la torre di guardia.
 Zoro attese che anche il cuoco fosse andato sottocoperta, poi a grandi falcate corse verso la torre di vedetta. Quando arrivò non le lasciò nemmeno il tempo di proferire parola, le affondò le dita tra i capelli e cominciò ad assaporare le sue labbra, passò al collo e poi sempre più giù.
- Calmati, abbiamo tutta la notte. – ansimò Nami abbracciando il capo dello spadaccino affondato dietro il suo orecchio
- Non mi va di calmarmi, ho voglia di … - Nami non riuscì a capire cosa sussurrò Zoro, ma le fu abbastanza chiaro cosa intendeva.
 
- Devo dire che il caffè del cuocastro da strapazzo è un toccasana. – disse Zoro bevendone un sorso e offrendo poi la tazza a Nami che se ne stava accoccolata sul suo torace ridisegnando la lunga cicatrice sul suo petto.
- Sei silenziosa.
- E tu stranamente loquace, cos’è, il sesso ti scioglie la lingua?
A Zoro andò di traverso il caffè e cominciò a tossire e sputacchiare: - Devi sempre essere così diretta?
- Mpfh, bacchettone, chiamiamo le cose con il loro nome, no?
Stava per ribattere quando Nami gli prese il volto fra le mani, lo guardò dritto negli occhi e ordinò: - Dimmelo!
- Che cosa? – Rispose lo spadaccino ghignando.
- Quello che mi hai detto prima, ero un po’ distratta.
- Ma davvero? Eppure ti ricordi che ti ho detto qualcosa …
- Dimmelo, avanti! – Riprese la navigatrice con lo sguardo imbronciato.
Zoro sorrise, le spostò i capelli da un lato e le sussurrò nell’orecchio due semplici parole.
Nami sorrise e si accoccolò più comodamente tra le braccia dello spadaccino.
- Dormi, ci penso io a fare la guardia.
La coprì con la sua maglietta e si mise a guardare l’orizzonte accarezzandole i capelli mentre la ragazza pian piano si addormentava.
 
- Ragazzi?
- Cosa c’è Usop?
- Giochiamo a obbligo o verità?
- E’ un gioco cretino. – Lo bollò Zoro continuando a prendersi cura delle sue spade.
- E dai, è per passare il tempo, fuori piove e non si può fare nulla! – Insisté il nasone.
- Cos’è obbligo o verità?- domandò interessato il capitano.
- E’ un gioco in cui puoi scegliere se dire la verità o se accettare la penitenza pensata dagli altri. – Rispose Nami. Ci giocavo con Nojiko quando eravamo bambine e lei si lamentava perché baravo sempre. Usop, obbligo o verità?
- Obbligo.
- Bene, prendi una cucchiaiata di tabasco e bevila.
- NOOO, verità, verità.
- Spiacente, il gioco è gioco, hai scelto perciò …
Sanji prese il tabasco dalla dispensa e ne versò una cucchiaiata che il povero Usop ingurgitò scappando poi urlando in giro per tutta la nave finché Sanji non gli mise in bocca una pagnotta e in mano una bottiglia d’acqua. 
- Visto che Usop è fuori gioco chi fa la domanda a me?
Sanji scattò: - Obbligo o verità Nami Swan?
- Verità.
Il cuoco la guardò deluso, poi azzardò:- I tuoi splendidi capelli sono naturalmente rossi o sono tinti?
- Ma ti sembra una domanda da fare a una ragazza? Avrei potuto aspettarmela da un buzzurro come Zoro, non da te! – si infervorò la navigatrice.
- E’ una rossa naturale. – rispose Zoro e intorno a lui si fece il silenzio più assoluto.
- Come lo sai, marimo di merda?
Lo spadaccino esasperato guardò il cuoco: - Nell’unico modo in cui potrei saperlo, non credi?
Nami era diventata rossa e non sapeva cosa dire, Sanji era diventato verde e non sapeva come ribattere, Chopper, preoccupato per il colorito assunto da Sanji stava valutando se cercare qualche rimedio per contrastare gli shock, Usop che ancora stava cercando di recuperare le sue papille gustative disperse in mare aperto, non aveva ben chiara la situazione, Rufy aveva un gigantesco punto interrogativo stampato sulla faccia e Robin rideva sotto i baffi.
A quel punto Rufy fece una domanda a Robin che gli sussurrò la risposta nell’orecchio: - Ah, ho capito, anche Robin è una bruna naturale, se vi interessa saperlo.
L’archeologa che mai più si sarebbe aspettata un’uscita così infelice da parte del capitano si nascose dietro il suo libro, Nami e Zoro scoppiarono a ridere, Sanji si trasformò in una statua di sale e ci volle tutta la conoscenza medica di Chopper per riportarlo in vita e Usop finalmente si rese conto che forse obbligo/verità non era proprio il gioco più adatto da fare su quella nave. Aiutò Chopper a portare Sanji in infermeria poi si andò a rincantucciare sotto coperta cercando di inventare qualcosa di utile per la ciurma e di dimenticare le immagini che stavano affollando il suo piccolo cervellino baka.
- Ho detto qualcosa di male? – domandò Rufy
- No capitano, è che Sanji non accoglie molto bene le cattive notizie. – Rispose Robin avvicinandosi a Rufy e sedendosi sulle sue ginocchia.
Nami guardò il capitano che osservava Robin con gli occhi sognanti come se fosse diventato il re dei pirati ed avesse già tra le braccia la sua regina e, spostando da un lato le spade di Zoro, andò a sistemarsi tra le sue gambe nella sua posizione preferita ricominciando a leggere il libro che aveva interrotto la sera prima mentre lo spadaccino cominciava a ronfare.
 
 
 
Un grazie infinito a chi segue, a chi ha recensito e a chiunque ritenga questa accozzaglia di stupidaggini degna di essere letta.
Per il momento mi fermo qui, non so se aggiungerò altri capitoli, probabilmente se lo farò salterò più avanti nella saga.
Baci
bic 

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