What Dreams Are Made Of

di Angel_15
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** Strane Reazioni ***
Capitolo 3: *** Quella Strana Sensazione ***
Capitolo 4: *** Incontri In Pista ***
Capitolo 5: *** Innaturale ***
Capitolo 6: *** Melodia ***
Capitolo 7: *** Beautiful Night ***
Capitolo 8: *** La Musica è Emozione ***
Capitolo 9: *** Vivere La Vita? ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


Prologo

 

< Posso entrare tesoro? > Chiese Manuela bussando alla porta della stanza della figlia.

< Si, mamma entra pure >

La donna entró e si sedette sul letto dove la figlia era stesa intenta a leggere "Il Diario Di Anna Frank".     

< Amore non sei mai uscita di casa oggi. È iniziata l'estate dovresti divertiti > 

La ragazza non rispose, rimase con lo sguardo incollato alle pagine del libro. Avevano giá affrontato questo argomento e non le andava di rimettersi a discutere con la madre.

< Lo so che ti manca, ma >

< "Ma" niente, mamma! Non ho alcuna voglia di uscire. Punto e basta! >

Manuela sospiró, sapeva che in quella discussione non avrebbe mai avuto la meglio.

< Ascolta, perchè per stasera non metti giú i libri e vieni con me e papá a cena fuori. Il signor Fardelli e la sua famiglia ci hanno invitato al ristorante emh... Coreano credo > 

< Coreano? Da quando vi piace il cibo coreano? > Chiese distogliendo stavolta lo sguardo dal libro.

< In realtá è la signora Fardelli che ha scelto il posto. Pare che quel cibo sia ottimo per la sua dieta, o qualcosa del genere >

< Uff... Scommetto che devono parlare di affari vero? Allora grazie, ma passo >

< E dai, lo sai che quest'affare è importante per tuo padre. Se va in porto sai come si allargherebbe l'azienda di famiglia? >

< Emh... No, e non mi interessa > E tornó a guardare le pagine del racconto.

La donna spazientita tolse il libro di mano alla figlia e lo richiuse appoggiandolo sul letto.

< Hey! Ero arrivata a un punto importante! > Protestó la ragazza.

< Avanti Eva. È tutto il giorno che sei chiusa qui, adesso ti alzi e ti metti quell'adorabile vestitino nero che ti sta tanto bene > Disse trascinandola per il braccio verso il bagno.

< Va bene! Va bene! Non cè bisogno che mi stacchi un braccio >

***

< Jonghyun! > 

< Dimmi mamma > 

< Quando hai finito di sparecchiare quel tavolo puoi preparare il N°12? Ci verranno due famiglie, devi apparecchiarlo per sei persone. Servili tu stasera, perfavore > 

< Ok, a che nome è prenotato? Cosí ci metto subito il cartellino >

< Aspetta che controllo, Mhh... Fardelli! >

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Capitolo 2
*** Strane Reazioni ***


Strane Reazioni

 
 

La famiglia Fornieri arrivó al ristorante coreano " The Soul of Seoul " alle 19.15 quella sera. Erano in anticipo di una decina di minuti e dato che i Fardelli dovevano ancora arrivare decisero intanto di accomodarsi al tavolo.

Entrarono nell'enorme sala e il maitrè li condusse al tavolo.

< Appena i signori arriveranno il cameriere vi servirá immediatamente >

Rivolse un inchino ai signori, com'è solito fare nella loro cultura, e lasció loro il menú. Eva allungó un braccio per afferrare quella lista piena di cibi che non aveva mai assaggiato e che la incuriosivano da morire, ma la madre la fermó.

< Non è educato ordinare prima che tutti siano a tavola >

< Non voglio ordinare, voglio solo vedere che piatti ci sono >

< Tesoro ha ragione tua madre. Appena arrivano i Fardelli puoi guardare quello ti pare ora peró mettiti composta > 

La ragazza sbuffó chiudendo il menú e spostando lo sguardo sui tre posti vuoti.

" Aspetta un attimo! Tre?!?! " 

< Perchè ci sono altri tre posti? >

< Il signor Fardelli, la signora e... > " Ti prego fa che non sia lui" < Daniele, il figlio > Rispose suo padre indicando i posti uno per uno.

" No, tutto tranne lui! "

< Ma perchè?! > Esclamó Eva alzandosi di scatto.

< Tesoro non alzare la voce! > La rimproveró la madre facendola risedere < Qual'è il problema? >

< Io quello lí non lo sopporto lo sapete. Mamma perchè non mi hai detto che veniva anche lui? >

< Bhè... Mi sembrava scontato. E poi non capisco perchè lo odi tanto, è un bel ragazzo e ha anche la tua etá > 

< Apputo, anzi non capisco come mai ancora non stiate insieme. Ti ha corteggiata piú volte, cosa aspetti a farti avanti? > Aggiunse Fabrizio, il padre di Eva.

< Cosa dovrei fare io? > Disse lanciando un'occhiataccia al padre. < Non mi vedrete mai in compagnia di uno snob del genere. Come se poi vi importasse davvero della mia vita sentimentale >

< Eva! > La rimproverarono entrambi.

La ragazza si accasció sulla sedia incrociando le braccia. Non ebbe nemmeno il tempo di controbattere che fecero il loro ingresso i tanto attesi signori Fardelli in compagnia del figlio. Un ragazzo sui diciassette anni, alto, capelli ricci e mori. Un bel ragazzo insomma, o almeno uno dei ragazzi piú agognati del luogo.

< Buonasera. Scusate il ritardo, è tanto che aspettate? > Chiese la signora accomodandosi al tavolo.

< Ma no si figuri signora Maria. Siamo noi che siamo in anticipo > Rispose Manuela con un sorriso.

Si accomodarono anche il signore e Daniele che, ovviamente, prese subito posto accanto a Eva.

< Ciao Eva. Come sei bella stasera, questo vestito mette in risalto i tuoi occhi sai? >

Dio quanto lo odiava quando faceva il lecca piedi.

< Ma davvero? Strano dato che il vestito è nero e anche i miei occhi sono neri > Rispose cercando di non apparire acida.

< Emh... Scusatela è un pó nervosa stasera > Disse Fabrizio lanciando un occhiata di rimprovero alla figlia che si accasció nuovamente alla sedia, sbuffando senza farsi vedere.

Iniziarono tutti a dare un occhiata al menú e finalmente Eva potè scoprire piatti a lei del tutto nuovi.

Non aveva mai assaggiato nulla di tutto ció ma quei piatti, dai nomi cosi insoliti per lei, la incuriosirono parecchio. Puntó il dito su "Bibimbap " anche se non aveva la minima idea di cosa fosse. Gli altri si fecero consigliare dalla signora Maria che giá aveva esperienza con quegli strani piatti, ma Eva non badó a cosa scelsero loro. La sua mente era concentrata sul "Bibimbap", moriva dalla voglia di sapere che sapore avesse.

Pochi minuti dopo arrivó il cameriere prescelto perchè li servisse per tutta la serata. Un ragazzo non molto alto ma con un fisico ben lanciato. Capelli castani, evidentemente tinti.

< I signori hanno deciso cosa ordinare? >

Uno per uno eseguirono le loro richieste e quando fu il suo turno Eva rivolse lo sguardo al cameriere.

< E per lei signorina? >

< Eh... Emh... > 

Guardó intensamente i suoi occhi e poi si decise a parlare. 

< Per me del bibimbap >

< Perfetto >

Scrisse il tutto sul suo block-notes e si diresse in cucina.

< Tesoro tutto bene? > 

< S-Si perchè? >

< Non so, ti si stanno arrossando le guance, fa troppo caldo? > 

< Vuoi che ti accompagno fuori? > Chiese Daniele.

< No no > Disse lei scuotendo la testa e riprendendo man mano il suo colore naturale.

 

< Sono pronti i piatti del tavolo 12? > Chiese Jonghyun al padre, nonchè propietario e capo chef del ristorante.

< Si manca solo il bibimbap, ma intanto gli altri servili. Tanto è guasi pronto >

Il ragazzo prese i piatti e si diresse al tavolo e mentre serviva Eva tornó a guardare i suoi occhi quasi istintivamente. Senza neanche pensarci, come se qualcosa nella sua mente glielo avesse ordinato. Mancava solo il suo piatto quindi Jonghyun tornó in cucina a verificare se era pronto. 

< Tesoro sei di nuovo rossa. Sicura di star bene? > Chiese Fabrizio notando che le guance della figlia stavano riprendendo un colore acceso.

< Io... S-si mi s-sento bene >

< Cara forse dovresti andare a sciaccuarti il viso con un pó d'acqua fresca > Suggerí la signora Maria.

< S-si adesso vado in bagno > 

< Ti accompagno > Si offrí Daniele.

< No grazie! vado da sola > 

Fece per alzarsi dalla sedia ma non si accorse che nel frattempo il cameriere era tornato con il bibimbap, quindi quando la ragazza si alzó inciampó nei piedi di Jonghyun che stava per servire il piatto. Eva perse l'equilibrio e stava per cadere ma il ragazzo riuscí ad afferrarla. Nel fare ció peró il piatto pieno di bibimbap gli cadde di mano finendo addosso a... Daniele che si trovava li affianco.

Jonghyun posó lo sguardo sugli occhi della ragazza che ancora non aveva notato. Aveva degli occhi neri è profondi. Il profumo dei suoi capelli mossi, lunghi e castani entró nelle narici del cameriere intontendolo per un attimo.

Eva invece tentó di non guardarlo dato che giá per due volte la vista degli occhi del ragazzo le avevano provocato una reazione anche a lei inspiegabile. 

< Ma che cazzo! Perchè non guardi dove metti i piedi imbecille > Sbottó Daniele alzandosi dalla sedia. 

Jonghyun si voltó e notó lo smocking del ragazzo completamente ricoperto di riso e uova.

< Mi scusi, davvero sono dispiaciuto > Disse inchinandosi profondamente.

< Mi pare il minimo. Cos'è sei cieco per caso? O sei proprio un cretino? > 

< Daniele adesso basta, ti ha chiesto scusa > Intervenne Eva.

< Non me ne faccio niente delle scuse di questo qui. Non è colpa mia se non vede neanche dove cammina > 

< Non l'ha fatto apposta. E poi è anche colpa mia che mi sono alzata > 

< No Signorina... il ragazzo ha ragione. Sono io che ho la testa tra le nuvole. Le porto immediatamente un altro piatto e a lei porto dei fazzoletti >

< Mi pare il minimo! Non credo che un extra-comunitario come te abbia idea del valore di questo vestito >

E a quel punto qualcosa si accese nella testa di Eva, una sensazione fastidiosa che non riuscí a controllare ma da cui sentiva di doversi liberare.

< ADESSO BASTA DANIELE STAI ESAGERANDO! NON TI PUOI PERMETTERE DI PARLARGLI COSÍ! > Disse facendo uscire tutta l'aria che aveva nei polmoni.

Praticamente tutti nel ristorante si girarono a guardare l'arteficie di quel forte suono e la ragazza arrossí violentemente, stavolta per l'imbrazzo.

Perchè aveva alzato la voce arrabbiandosi in quella maniera?

 
 
 
Salve!!! Allora come prima cosa mi scuso per la brevitá del capitolo e giá vi avviso che anche i prossimi due capitoli (che pubblicheró rispettivamente lunedí e venerdí) saranno cortini > . < Scusate davvero... Ma mi servono per poter poi descrivere ció che sará l'evoluzione della storia. 
Seconda cosa, Ringrazio tutti quelli che hanno letto. In particolare JeJe_ _Maka97_ e yesiam che hanno recensito il capitolo precedente (Vi amo <3), chi ha messo la storia tra le preferite (biccimalik99 e TaeminOppa) e tra le seguite (carlotta84,Diley,Francesca_90,glo91 e sempre Jeje_)
Vi ringrazio davvero tutti quanti, spero che questa storia continui ad interessarvi ^ _ ^ Alla prossima! xD

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Capitolo 3
*** Quella Strana Sensazione ***


Quella Strana Sensazione

 
 

Avrebbe voluto sparire in quel momento. Prendere una pala e scavarsi la fossa da sola. 

Sentiva su di se gli occhi di ogni signola persona nel ristorante, sentiva lo sguardo interdetto di Daniele e dei suoi genitori, sentiva quello di sua madre e suo padre (sentiva che avrebbe ricevuto una bella strigliata da loro per come si era rivolta al ragazzo), ma soprattuto sentiva di non avere piú gli occhi del cameriere puntati su di lei. Questo infatti aveva ancora lo sguardo basso, e nonostante lo scossone dovuto all'improvviso urló della ragazza, era ancora mortificato e a testa bassa.

Dopo lo scatto della ragazza, in quella sala era calato il silenzio, un silenzio che la stava distruggendo.

I genitori gurdavano la figlia a bocca aperta, mentre gli altri due avevano gli occhi talmente spalancati che a momenti gli sarebbero usciti fuori dalle orbite.

Ci pensó Jonghyun a rompere quel silenzio, con la testa ancora china:

< Vado a prenderle dei fazzoletti > E si diresse subito in cucina.

I vari clienti ripresero man mano a consumare le proprie ordinazioni tornando ai loro discorsi, mentre i due ragazzi si risedettero. 

< Emh... Non preoccuparti tesoro domani lo portiamo in lavanderia, eh? > Esordí la madre rivolta al figlio, ignorando ció che era successo. 

Eva la ringrazió mentalmente, anche se sapeva che la tempesta si sarebbe scatenata piú tardi a casa, con i suoi genitori che giá la guardavano accigliati. 

Non passó neanche un minuto che Jonghyun tornó con una scorta di fazzoletti. In silenzio li porse al ragazzo che glieli strappó rabbiosamente dalle mani senza neanche ringraziarlo.

Il cameriere si dileguó di nuovo in cucina lasciando che i sei clienti proseguissero la loro cena.

 

< Tesoro che è successo di lá? > 

< Ho-ho fatto cadere per sbaglio il bibimbap addosso a un cliente > Ammise Jonghyun mortificato. 

< Tesoro, non è mai successo. Forse per stasera dovresti staccare, ci penserá tua sorella a finire di servire il tavolo >

La ragazza stava giusto tornando con i piatti vuoti di una coppia di anziani.

< SongDam puoi finire di servire tu il tavolo 12? Tuo fratello ha bisogno di uscire > 

< Si concordo. Mio fratello avrebbe proprio bisogno di uscire invece di restarsene tutto il giorno chiuso in camera con le sue canzoncine > Disse prendendo il piatto di bibimbap (che nel frattempo era stato giá ripreparato) e dirigendosi al tavolo.

< Ascolta Jong > Disse la madre. < Hai pensato a... >

< Sono stanco mamma > La interruppe il ragazzo sapendo dove la madre volesse andare a parare. < Ne parliamo domani ok? > 

< Certo, adesso vai a casa e riposati. E mi raccomando, non stare come al solito alzato fino a tardi > Disse con tono apprensivo accarezzando una guancia del figlio.

< Certo tranquilla > La rassicuró sorridendo mentre si toglieva la divisa da cameriere.

Prese la giacca e si incamminó dritto verso l'uscita del ristorante passando proprio davanti al tavolo dove aveva avuto quel piccolo incidente. Guasi istintivamente gli occhi ricaddero sulla figura femminile dai capelli castani e profumati. Talmente profumati che prima lo avevano inspiegabilmente intontito. Talmente profumati che, ora che la guardava, gli sembrava di poter risentire quell'odore.

Rimase a guardarla per qualche secondo fino a quando anche lei si giró e non appena i loro sguardi si incontrarono Jonghyun, che non si era accorto di essere vicino al tavolo di una coppia, inciampó sbattendo contro la sedia.

Eva tornó con lo sguardo verso il tavolo e vide con la coda dell'occhio il ragazzo che, dopo essersi scusato con i due, uscí dal locale.

" Sono veramente stanco stasera, si dev'essere la stanchezza " Pensó dirigendosí verso casa, cercando di giustificare il suo comportamento.

 

< Bhe è stata veramente una bella serata > Disse Fabrizio alzandosi e stringendo la mano del signor Fardelli.

< Posso dire altrettanto > Rispose quello con un sorriso.

" Finalmente! " Pensò Eva.

Non aveva aspettato altro che la fine di quella sera in cui suo padre e quello di Daniele avevano parlato del loro stupido progetto di unione tra la catena di ristoranti "Fardelli" e quella di alberghi "Fornieri". Idea che stava entusiasmando un sacco i suoi genitori in quegli ultimi giorni, ma di cui a lei non importava assolutamente niente.

Infatti non aveva prestato la minima attenzione a quello che si erano detti quella sera, anche perchè quel rompi scatole di Daniele non aveva fatto altro se non starle addosso tutto il tempo a blaterare dei suoi numerosi(pallosi) premi sportivi vantandosene con la ragazza. Cosa che le aveva fatto desiderare ancora di piú la fine della cena. L'unica cosa positiva era stato quel delizioso bibimbap che le era piaciuto tantissimo.

Si alzó dalla sedia e stava per prendere la giacca quando il ragazzo la afferró per un braccio.

< Sono stato veramente bene stasera in tua compagnia > Le disse con un sorriso.

Eva si sforzó cercando di ricambiare con un sorriso che semrasse quanto meno credible.

< Si anch'io sono stata bene > " Si quanto un pungo in un occhio "

< Sarebbe bello rivederci no? >

< Emh... Giá! Peccato che quest'estate saró impegnatissima con... emh... Sai gli amici > Disse a bassa voce per non farsi sentire dalla madre.

Quella era probabilmente la piú grossa balla che potesse sparare. 

< Bhe... magari domani sera puoi unirti a me e ad alcuni amici, andiamo tutti al pub "Brack Mountain", ti va di venire? > Chiese speranzoso.

< Em... Bhe veramente... >

< Le farebbe molto piacere! > Rispose per lei Manuela che aveva ascoltato la conversazione.

< Soprattutto per scusarsi del suo comportamento di prima, vero Eva? > Disse marcando le ultime parole e lanciando una strana occhiata alla figlia.

La ragazza strinse forte i pugni e guardó la madre con occhi pieni di rabbia.

Forse peró se avesse accettato subito senza fare storie si sarebbe risparmiata in parte la ramanzina a casa.

< Ok > Disse rivolta al ragazzo sempre con un finto sorriso.

< Perfetto > Rispose quello tutto pimpante < Ti passo a prendere domani alle 22.00.? >

< Certo > 

Le due famiglie si salutarono e ognuna si diresse verso casa propria.

Il viaggio e il ritorno non furono come Eva se li era immaginati. I genitori non accennarono mai al suo insolito comportamento nei confronti di Daniele quando aveva offeso quel cameriere. Forse aveva fatto bene ad accetare l'invito del ragazzo. Per lo meno cosí era riuscita a tenerli buoni.

Appena mise piede in casa diede la buonanotte ai genitori e si diresse subito in camera sua. Non vedeva l'ora di togliersi quell'odioso vestito nero, aderente che finiva poco prima delle ginocchia. Non che fosse brutto, anzi era adorabile e le stava veramente bene. Solo che non faceva per lei, era una tipa da jeans e maglietta non da vestitini e tacchi.

Apri la porta della stanza e dopo essersi liberata di quel fastidioso indumento indossó subito il suo morbido pigiama di pizzo cieleste.

Voleva mettersi nel letto e continuare a leggere il suo amato libro, ma la stanchezza era davvero troppa. Si infiló sotto le calde coperte e chiuse gli occhi ma il nonostante il sonno non riusciva ad addormentarsi. Si girava e rigirava nel letto, tutto quel che desiderava era abbandonarsi tra le braccia di Morfeo ma la sua mente sembrava non rispondere ai comandi.

Lí per lí pensó che fosse la tensione per l'uscita del giorno dopo con il rompi scatole, ma probabilmente si sbagliava. Non era la prima volta che i genitori le rifilavano un uscita con quel ragazzo sperando di far colpo sui signori Fardelli.

Si alzó mettendosi a sedere e capí cos'era a disturbala. Quella sensazione allo stomaco, quella che aveva provato al ristorante, era tornata. Ma se prima era appena percettibile adesso stava diventando sempre piú intensa. Si rimise stesa e tentó nuovamente di chiudere gli occhi.

Che doveva fare dopotutto?

Non era una sensazione fastidiosa, di quelle che si cacciano con un medicinale. L'unica cosa che poteva fare era cercare di non pensarci.

Per un attimo ci riuscí e approfittó di quel momemto per sprofondare finalmente nel mondo dei sogni. 

Ma un punto interrogativo continuava a tormentarla: A cosa era dovuta quella sensazione?

Non lo sapeva e non sapeva nemmeno che quella sensazione non l'avrebbe affatto abbandonata, anzí molto presto sarebbe accaduto qualcosa che l'avrebbe resa ancora piú intensa.

 

***

 

< Fratellino stai meglio adesso? > Chiede SongDam irrompendo nella stanza di Jonghyun.

< Si, grazie > Rispose continuando a stare steso sul letto a guardare il testo di un foglio.

< Sicuro? Non hai una bella cera >

< Sto benissimo >

< Mhh... Verifichiamo > 

Si avvicinó al fratello poggiandogli una mano sulla fronte.

< Mhh... No no. Qui la situazione è grave. Mio caro tu sei in stato di "camerite acuta" >

< Disse l'esperta di medicina > Ironizzó Jonghyun.

< Scherzavo, cretino. Comumque tu sei rinchiuso qui dentro da troppo tempo per i miei gusti. Stasera ti fai bello e vieni con me al "Brack Mountain" E non si discute >

< Appunto non si discute dato che non vengo >

< E dai! Fallo per la tua sorellona a cui vuoi tanto bene > 

< Wow, ho un altra sorella? >

< Ah ah, quanto sei divertente. Comunque se non vuoi farlo per il discutibile affetto che provi per me, fallo per la tua adorata noona che non ha detto a mamma chi le ha rotto il vaso della nonna >

< Vuoi veramente attaccarti a una cosa successa quando avevo 10 anni? Sei proprio spietata > Ironizzó di nuovo. 

< Se non vieni mi pianto qui e inizio a supplicarti finche non cedi > 

< Fai pure, tanto non hai la pazienza di stare qui a perdere tempo >

Prese un bel respiro e cercando di fare la voce piú acuta che poteva inizió a dire a ripetizione:

< Ti prego! Ti prego! Ti prego! Ti prego! Ti prego! Ti prego! Ti prego! >

< TE L'HANNO MAI DETTO CHE HAI UNA VOCE TERRIBILMENTE INSOPPORTABILE! > Sbottó Jonghyun.

< Ah... questo è un si? > Chiese tutta pimpante.

< A patto che poi tu mi lasci in pace per tutta l'estate. Anzi no per tutta la vita >

< Ci sto. Adesso peró alzati e preparati, dobbiamo essere lá alle 22.30 >

 
 
 
Annyeong cari miei lettori! Vorrei ringrarvi veramente tutti quanti che state leggendo questo mio sproloquio (?) (vi prometto che tra un pó i capitoli saranno piú lunghi) Un grazie particolare a Jeje_ _Maka97_ Che hanno rirecensito insieme a Martae7, Poi anche a SicaChu e SHINeeKpop97 per aver messo la stroria tra le "Preferite" e infine clacla89, MatsuriGil, schinky, yoona25 e sempre Martae7 per averla messa tra le "Seguite".
Un saluto a tutti, ci vediamo venerdí con un nuovo capitolo... Bye <3

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Capitolo 4
*** Incontri In Pista ***


Incontri In Pista

 
 

La giornata di Eva era tracorsa nella piú completa normalitá.

Si era svegliata, aveva fatto colazione e come al solito si era rinchiusa in camera sua a leggere o a studiare. Insomma la solita routine.

L'unica cosa diversa da gli altri giorni era quella sensazione allo stomaco che ancora non accennava ad andarsene. Dopo qualche ora ci aveva fatto l'abitudine ma ancora continuava a domandarsi di preciso che cos'era e perchè fosse lí.

 

Verso le 21.00 la madre le ricordó che tra un ora sarebbe passato a prenderla Daniele, cosí fú costretta a richiudere i suoi amati amici libri.

Si avvió verso l'armadio e guardando i suoi abiti pensó che non aveva la minima idea di come vestirsi. Non usciva guasi mai, specialmente nei pub. In piú i suoi vestiti si limitavano a Jeans, t-shirt e al massimo qualche camicietta. Tutta roba casual che indossava per andare a scuola.  Aprí un cassetto che rimaneva sempre chiuso, esclusi casi molto rari. Era pieno di vestiti eleganti compreso quello che aveva indossato la sera prima. Tutti erano stati acqustati dalla madre nella speranza che un giorno li avesse indossati, ma apparte occasioni "speciali" o casi come quello della cena al ristorante, erano rimasti tutti ancora lí. Come nuovi, intatti, alcuni avevano ancora il cartellino.

Prese il primo senza neanche dare un occhiata a gli altri. Lo indossó e si diresse allo specchio, non era male. Blu elettrico con le spalline non troppo larghe e la gonna che finiva a metá coscia. 

Manuela raggiunse la figlia in camera per verificare che non uscisse in maglietta e pantaloncini e appena la vide rimase a bocca aperta. 

< Che santo è oggi che ti sei messa un vestito di tua spontanea volontá? > 

< Spontanea? Chi é che mi ha costretta ad accettare l'invito di quel frattura-scatole? >

< Tante storie per un uscita con un ragazzo carino... Dai vieni in bagno che ti sistemo i capelli e il trucco >

< Trucco?!?? Non ci pensare neanche! > 

Dopo circa mezz'ora, nonostante le continue opposioni della ragazza, riuscí ad acconciarle i lunghi capelli che lasció sciolti esclusa una ciocca che tiró sú con un fermaglio. Le mise anche un leggero filo di trucco per risaltare un po' gli occhi. 

< Sei stupenda > 

E la bació sulla fronte. Eva si guardó allo specchio e storse la bocca. Aveva sempre odiato truccarsi ma doveva ammettere che non stava male.

Sentirono suonare al campanello e si diressero al piano di sotto.

" Ci siamo " Pensó Eva mentre la madre euforica aprí la porta.

< Buonasera signora Fornieri. Oh ma, Eva come sei affascinante stasera >

Eccolo che iniziava subito a fare il leccapiedi.

< Grazie, andiamo? > Chiese spazientita. Prima andavano prima tornavano.

Prese la giacca e salutó la madre prima di dirigersi fuori con il ragazzo che le aprí lo sportello della sua auto metallizzata.

 

< Fannullone sei pronto? > Urló SongDam dal fondo delle scale.

< Eccomi > Disse Jonghyun scendendo le scale.

< Wow, deciso di fare strage stasera? >

< Uff... Andiamo e basta perfavore > 

La sorella non aveva tutti i torti. Il ragazzo indossava dei jeans stretti e una canotta grigia sotto una giacca nera di pelle, mentre i capelli erano stati tirati su col gel.

< Siamo giá acidi eh? > Sbuffó la ragazza uscendo di casa.

Arrivarono al pub circa 10 minuti dopo e non appena entrarono furono assaliti dalle mille luci dei riflettori e dalla musica assordante. SongDam ci era abituata dato che frequentava spesso locali del genere, Jonghyun invece dovette tapparsi le orecchie per il troppo rumore.

Mentre si avviavano verso il bancone del bar, dove SongDam prese il primo alcolico della serata, nel frattempo, dall'altra parte della sala una ragazza con un vestito blu se ne stava seduta sul divanetto nero di pelle circondata da un gruppo di ragazzi a lei sconosciuti ma che giá non sopportava.

< Vuoi qualcosa da bere tesoro? > Chiese Daniele mettendo un braccio sulle spalle di Eva.

< No grazie > Rispose acida liberandosi dalla sua presa < E non chiamarmi tesoro... Io vado in bagno >

 Si alzó sbuffando e non appena trovó la porta entró nel bagno unisex.

 

< SongDam sei giá al terzo, basta con questa roba > Disse Jonghyun togliendo il bicchiere pieno di Vodka di mano alla ragazza.

< Eddai io lo reggo bene l'alcool >

< Si, si vede > La ragazza ormai era ubriaca marcia mentre il fratello aveva preso solo un drink analcolico che era ancora nel bicchiere. 

< Ascolta io vado in bagno e poi torniamo a casa. E guido io! >

< Aish! Sei piú piccolo e vuoi dare ordini a me? > 

Si alzó barcollando dalla sedia e poco prima che perdesse l'equilibrio Jonghyun la afferró.

< Viste le condizioni direi proprio di si > E la rimise a sedere < Mi raccomando stai qui buona torno subito >

Si diresse verso il bagno ma non fece in tempo ad aprire la porta che qualcuno la aprí per lui. Per non perdere l'equilibrio rovesció accidentalmente l'interno del bicchiere che aveva in mano sulla figura che aveva aperto la porta. 

< Oh cazzo, scusami > Urló per sovrastare il forte rumore della musica.

< No scusami tu, sono io che ho aperto cosí di scatto >

Quella voce, dove l'aveva giá sentita?

Alzó lo sguardo per osservare la figura femminile di fronte a lui ma non riuscí a vedere bene il suo viso poiche in quel punto non arrivava molta luce da parte dei riflettori. 

Neanche lei riusciva a vederlo ma non appena alzó lo sguardo sentí le guance diventare piú calde.

Esattamente come la sera prima.

" Aspetta non sará mica... "

< T-tu sei...il cameriere di ieri sera? >

Il ragazzo si pietrificó. Era lei. La ragazza dai capelli profumati e dagli occhi profondi.

< S-si sono io, a..a quanto pare siamo destinati... >

< A incontrarci buttandoci cibi o bevande addosso? > Rise leggermente ironizzando sulla situazione.

Aspetta...Stava ridendo? Lei? E con uno sconosciuto? 

< Eh giá. scusami ancora, ti ho rovinato questo bel vestito >

< Ma vá tranquillo. Non mi importa niente del vestito >

< Peccato, perchè ti sta bene > 

Arrossí violentemente non appena si accorse della spontaneitá con cui aveva detto la frase.

< G- grazie > 

Ed ecco che la sensazione allo stomaco fecè il suo ritorno. Ma stavolta si stava allargando, facendosi spazio nel petto.

< A-allora s-scusa ancora >

Un improvviso scatto d'imbrazzo lo fece entrare di getto nel bagno senza guardare negli occhi la ragazza che, dopo essersi ripresa, tornó al divano dai suoi "amici".

< Daniele io voglio tornare a casa >

< Ma non è ancora mezzanotte >

< Non mi importa, per favore riportami a casa >

< Eddai restiamo ancora un pó > 

< Se non mi porti tu me ne vado da sola > 

Afferró la giacca e la borsa prima di dirigersi verso l'uscita dove trovó una ragazza dai capelli lunghi, neri e lisci che camminava a fatica.

Questa barcolló prima di cadere addosso a Eva che peró riuscí ad afferrarla.

< Tutto bene? > Le chiese.

< Jonghyun portami a casa per favore > 

" Chi? "

Prese la ragazza sotto braccio. Non sapeva che fare, era ubriaca fradicia, si vedeva. Ma non poteva portarla fuori, se qualcuno la avesse cercata non l'avrebbe trovata.

Peró un pó d'aria fresca le avrebbe fatto bene.

Non fece in tempo a pensarlo che una figura maschile le raggiunse.

< SongDam! > 

Si giró e lo vide di nuovo. 

< Stavo per uscire e mi è finita addosso > 

< Dai cibi e le bevande siamo passati alle sorelle > 

Rise leggermente imbarazzata mentre il ragazzo prese sottobraccio la sorella. 

In effetti ora che ci faceva caso la ragazza era la stessa che, dopo di lui, le aveva servito il bibimbap la sera prima.

< Adesso andiamo a casa ubriacona... Grazie per averla sorretta e scusa ancora per il vestito > 

< Di niente >

Lo salutó con un cenno della mano mentre il ragazzo uscí dal locale.

Eva sentí nuovamente le guance rosse " E che cavolo ma perchè? ".

Lo sapeva il perchè, era arrossita quando lo aveva incontrato al ristorante ed era arrossita anche quella sera. 

Se ne rendeva conto ma non voleva credere che la presenza di un semplice sconosciuto le facesse quell'effetto.

Abbassó lo sguardo e notó un oggetto marrone a terra. Si abbassó e lo prese in mano per capire di cosa si trattasse.

" Un portafoglio?! " Lo aprí e vi trovo dentro una carta d'identitá con una foto che ritraeva un ragazzo dagli occhi a mandorla e i capelli neri.

" È sua " Pensó.

Guardó avanti a sè ma il ragazzo si era ormai dileguato.

< Eva! > Urló una voce maschile alle sue spalle.

< Ma ti sembra il modo di andartene? >

Mise istintivamente il portafiglio in borsa.

< Scusa Daniele ma sono veramente stanca... Ti prego possiamo andare? >

< Uff... E va bene. Ma solo perchè sei tu piccola > 

< Non chiamarmi piccola! >

Si avviarono nel parcheggio e durante il viaggio di ritorno Eva non potè fare a meno di pensare a due cose:

Perchè continuava ad arrossire incrociando lo sguardo di quel coreano? 

E perchè le era venuto per ben due volte da ridere in modo cosí spontaneo, cosa che non faceva da molto tempo?

Una cosa era certa peró, doveva riportargli il portafoglio.

 
 
 
Lo so, poi divento noiosa con i miei soliti ringraziamenti ma io ci tengo veramente tanto a farvi sapere quanto sono felice che voi seguiate questo mio sproloquio (?) detto FanFiction xD Quindi ringrazio come al solito Jeje_ che continua recensirmi (Ti amo <3) e Martae7 Che ha rirecensito insieme a SicaChu. Yellow_Shine e commonrauhl che hanno messo la storia tra le "Preferite" e infine chocociel, Malloth, vanessa_ e _Maka97_ che l'hanno messa tra le "Seguite".
Alla prossima miei amori!!! (Massí vi sposo tutti (?))

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Capitolo 5
*** Innaturale ***


Innaturale

 
 

< Insomma, non mi hai ancora detto come è andata ieri sera >

< Come vuoi che sia andata, è stata una rottura > Rispose Eva finendo di consumare la sua colazione.

< Quindi non è successo nulla di interessante? > 

" Ho rincontrato quel tizio coreano, sono riarrossita guardandolo e mi sto ancora scervellando sul perchè "

< No nientè >

Si alzó e dopo aver riposto la tazza nel lavandino si diresse nel corridoio.

< Io esco >

Gli occhi di Manuela si dilatarono e per poco il caffè che stava sorseggiando gli andó di traverso.

< T-tu e-esci d-davvero? >

Non poteva crederci. Eva non usciva MAI di sua spontanea volontá, se non per andare a scuola.

< Si, ma torno presto >

< No no. Fai pure con calma, stai fuori tutto il tempo che vuoi! > Esclamó euforica.

< Si... Ok mamma ma tu prenditi un calmante eh? > Disse uscendo di casa, chiudendosi la porta alle spalle.

Si guardó intorno e fece un lungo respiro prima di estrarre un oggetto dalla sua borsa. Quell'oggetto che aveva trovato la sera prima al pub dopo che quel ragazzo se n'era andato. Quel ragazzo che le aveva appena fatto rompere la sua abitudine di non uscire mai, per andare da lui a portargli il portafoglio.

Se lo rigiró nelle mani poi si decise ad aprirlo alla ricerca di un qualche contatto o indirizzo. 

La carta d'identitá indicava il suo nome "Kim Jonghyun"e la sua data di nascitá "8 Aprile 1990".

" Ha un anno piú di me " Pensó continuando a cercare.

Fú incuriositá da una piccola foto che ritraeva lui con in mano una chitarra e altri quattro ragazzi, ma intanto non trovó niente che indicasse un indirizzó, finchè non saltó un bigliettino verde con su una scritta: " Ristorante Coreano in via *** "

"Ma certo, lui lavora lí!"

Ripose l'oggetto in borsa e si incamminó nella direzione indicata sul biglietto da visita.

" Speriamo che ci sia "

 

< Mi scusi davvero, vado a prenderle qualcosa con cui ripulirsi > Disse Jonghyun scusandosi col cliente a cui aveva appena fatto cadere addosso della salsa.

Si diresse in cucina e la madre lo afferró per un braccio.

< Jonghyun è la terza volta in due giorni, che cos'hai? >

< Niente mamma, mi sono solo distratto > 

Si liberó dalla presa e tornó dal cliente porgendoli dei fazzoletti. 

Quando tornó in cucina notó lo sguardo pensieroso della madre che non prometteva nulla di buono.

< Forse dovremo anticipare la partenza >

< Ma mamma avevi promesso che prima di partire mi > 

< Jonghyun ti cercano > Lo interruppe un dipendente del ristorante.

< C'è una ragazza per te all'entrata > 

" una ragazza?! " Non conosceva nessuna ragazza se non le compagne di classe, che sicuramente non lo venivano a cercare d'estate. Non che non fosse un tipo socievole, o meglio non lo era piû da un paio di anni, ma di certo l'autoritá dei genitori non gli permetteva la libertá di uscire con delle ragazze, per di piú italiane.

Si avvicinó all'entrata e vide una figura girata di spalle, gli bastó uno sguardó per capire chi fosse e non appena lo realizzó inspiegabilmente si irrigidí.

< Ciao > Esclamó lei girandosi leggermente imbarazzata.

< C-ciao > Rispose lui.

Eva non sapeva cosa dire, semplicemente estrasse il portafogli dalla borsa e lo porse al ragazzo.

< I-ieri ti è caduto al "Brack Mountain" >

< Oh, grazie. Non me ne ero nemmeno accorto >

< Di niente, ti piace la musica? >

Oh, cavolo. Perchè l'aveva detto? Avrebbe pensato che era una curiosona che non sa farsi gli affari suoi.

< C-come lo sai? > 

< È che, cercavo qualcosa che mi desse un indicazione su come trovarti e per caso ho visto questa > Si giustificó indicando la foto che aveva visto poco fá.

< Ah si. Diciamo che la mia musica è un po' la mia passione >

< E suoni la chitarra? > 

" Ma che te ne frega? Cos'è tutto questo interesse per un estraneo? Perchè non torni a casa nella tua bella camera? " Continuava a domandarsi, senza sapersi dare una risposta.

< Piú che altro compongo canzoni e canto, una volta suonavo anche con loro > Indicó i quattro ragazzi < Ma da quando sono qua ho smesso >

< Oh, peccato. Cioè smettere di fare una cosa ti piace... > 

< In realtá avevo deciso di rifarlo >

< Ah si? >

< Si beh, non so se hai presente il concorso musicale di fine estate. Mi sono iscritto e volevo cantare una mia canzone, ma al piano. Il problema è che non ho una tastiera per esercitarmi > 

< Io conosco un negozio non molto lontano da qui. S-se vuoi ti ci accompagno quando puoi > 

" Eh??? Sto invitando un ragazzo??? Che neanche conosco??? "

< Oh, grazie. Ma, non vorrei essere di disturbo >

< No ma figurati. Nessun disturbo >

< Va bene allora, io stacco tra un paio d'ore. Ci vediamo qui alle 12.00? > 

< Ok >

< A dopo >

Il cameriere tornó alle sue mansioni e la ragazza, dopo essere uscita dal ristorante, rimase immobile sul ciglio della strada.

" Cosa ho fatto?! Perchè l'ho fatto?! Cosa ho fatto?! Perchè l'ho fatto?! "

Continuava a chiedersi.

Da un paio di anni ormai era diventata una tipa estremamente asociale. Da quando una persona molto importante per lei aveva abbandonato la sua vita. 

Non aveva amici, non voleva piú farsene. Non si era minimamente dedicata alle questioni sentimentali che tutte le ragazze affrontano a quell'etá. Non era una brutta ragazza, ma non le importava assolutamente curare il suo aspetto. Specialmente per i ragazzi.

E allora perché sentiva l'impulso di andare a casa e mettersi qualcosa di decente (al posto della tuta estiva che indossava in quel momento) per potersi presentare due ore dopo all'appuntamento con quel tipo?

" Beh é normale che uno voglia vestirsi bene per uscire in pubblico no? " 

Ma quella spiegazione non la convinceva piú di tanto.

Si avvió ancora un po' perplessa verso casa e quando entró la madre la raggiunse con sguardo deluso.

< Giá di ritorno? >

< Si ma tra un po' riesco >

< Davvero?! > E le si illuminarono gli occhi.

< Si > Disse salendo le scale.

< E, se posso saperlo. Dove vai? >

< Mah, con un ragazzo > 

< Cosa?!?! >

Anche lei salì le scale e raggiunse la figlia che si stava avviando in camera sua.

< E chi è? Lo conosco? È Daniele? >

< No mamma, non è lui >

< Allora chi è? >

< Mah, un tipo >

< Lo conosco? >

" Tecnicamente, di vista si"

< No non lo conosci >

< Chi è allora? Come si chiama? >

< Oddio mamma che assilo. È solo un ragazzo che vuole sapere dove sta un negozio. Ora puoi uscire, devo studiare > Disse esasperata spingendola fuori dalla stanza.

< Ok ok. resti a pranzo >

< Non credo. Ciao > E chiuse la porta.

Si avvicinó all'armadio e tiró un lungo sospiro. Aveva mentito, e lo sapeva. Non doveva studiare, o meglio in circostanze normali lo avrebbe fatto.

Ma adesso qualcosa dentro di lei gli stava dicendo di aprire quell'armadio e mettersi addosso qualcosa di quanto meno carino.

Una sensazione che non provava assolutamente mai.

Lo aprí e scrutó attentamente i suoi vestiti casual. 

Scelse un paio di pantaloncini di jeans e una canotta nera che abbinó ad un paio di converse nere anch'esse.

Si guardó allo specchio e tiró sú i lunghi capelli in una coda di cavallo.

Non sapeva se stava bene, non se ne intendeva di vestiti.

Scese le scale e si avvió incerta in cucina dalla madre. 

< M-mamma? >

< Si > Rispose di spalle, con lo sguardo rivolto ai fornelli.

< S-sto bene? >

< Cosa? > Non era abituata a sentirsi rivolgere quella domanda.

Si giró perplessa e guardó la ragazza scrutandola attentamente.

< Li hai scelti tu i vestiti? >

< Si, fanno schifo? >

< No, no. Anzi! A cosa è dovuto questo cambio d'abbigliamento? >

< A niente, te l'ho detto che esco >

< Con un ragazzo... >

< Si. E quindi? >

< No niente. Sono solo contenta che tu abbia sentito la necessitá di farti carina per un appuntamento >

< Ma non è un appuntamento. Devo solo accompagnarlo in un negozio > 

< Allora perchè non mi vuoi dire chi è? >

< Non è che non te lo voglio dire è che... > " È che sto per uscire con un estraneo, l'ho invitato io e non riesco neanche a spiegarmi il perchè"

< È che...? > La incintó la madre a continuare.

< È che... È tardi, dovevo giá essere lá > Mentí mentre si avviava alla porta d'ingresso prendendo la sua borsa a tracollo.

< Ma non dovevi studiare? > 

Eva non rispose, si affrettó ad uscire di casa senza dire una parola.

Mancava ancora un sacco all'ora prestabilita con Jonghyun. Si avvió ad un parco ed una volta arrivata si sedette su una panchina. 

Preferiva passare il tempo rimanente lí seduta a non fare nulla piuttosto che stare a casa con sua madre che le avrebbe continuato a fare mille domande a cui neanche lei avrebbe saputo dare una risposta. 

Anche perchè, cosa c'era da sapere? Stava solo accompagnando un ragazzo in un negozio di strumenti.

Di sicuro sua madre giá si stava facendo mille filmini mentali su di lei e una possibile relazione segreta con qualche ragazzetto, infatti Eva si maledisse subito di aver detto che usciva con un ragazzo.

E poi non era un uscita! Ma un semplice "accompagnamento".

E allora perchè era tornata a casa e si era cambiata? 

Ecco, quella era la domanda che veramente doveva porsi.

 

E cosí, mentre lei stava lì su quella panchina a tormentarsi di domande e ad aspettare l'ora stabilita, un giovane cameriere stava riprendendo a svolgere le sue mansioni normalmente.

Da quel loro piccolo incontro avvenuto un ora prima Jonghyun aveva ripreso a lavorare in modo discreto e senza distrazioni e in men che non si dica il suo turno mattutino era giunto al termine.

< Finalmente. Questo è mio figlio. Nelle ultime due ore sei stato proprio bravo. Si puó sapere cosa ti era preso prima? >

< Bho, non saprei > 

Ed era sincero, non lo sapeva davvero.

Si disfó della divisa da cameriere e salutó la madre con un cenno della mano.

< Io vado mamma > 

< Ma come, non mangi qui? >

< Scusa non posso. Una ragazza si è offerta di accompagnarmi in un negozio di musica. Cosí potró comprarmi una tastiera per il concorso >

< Una ragazza?!?! > Esclamó stupita.

" Accidenti a me e alla mia boccaccia " Si maledisse Jonghyun.

< S-si una ragazza >

< E... E chi è? >

Non poteva di certo inventarsi una balla dicendole di aver trovato una coreana. Avrebbe cominciato a fargli ottomila domande e poi avrebbe voluto vederla.

Tanto valeva dire la veritá.

< Una ragazza che ho incontrato ieri sera. Mi ha riportato il portafogli >

< Ah ok. Non fare tardi. Hai il turno pomeridiano alle tre > Disse con un tono che nascondeva una nota di delusione.

< Si certo. A dopo >

Uscí dal locale e guardò l'ora: 12.03

Si guardó intorno finchè non sentí dei passi alle sue spalle. Si voltó e la vide.

Si era cambiata e quei capelli tirati sú mettevano im risalto il suo viso dalla pelle incredibilmente liscia e non molto abbronzata.

Le andó incontro e lei gli rivolse un sorriso imbarazzato.

< C-ciao >

< Ciao. Grazie per essere venuta >

< Ma figurati >

< No davvero, Non sai quanto ho bisogno di quella tastiera >

< Bhe allora sará meglio andare subito > 

E detto ció Eva si avvio per la strada che portava al negozio e Jonghyun la seguí.

Camminarono per un po' di metri in silenzio non sapendo proprio cosa dire.

< C-comunque io sono Eva >

< Piacere Jonghyun >

Allungarono le mani stringendole in una presa strettamente occidentale.

< J-jong?! > Chiese la ragazza non riuscendo a pronunciare quel nome a lei cosi strano, che aveva una pronuncia diversa da quella che si era immaginata leggendolo sulla carta d'identitá.

< Eh si, è un nome un po' strano e difficile da pronunciate per voi italiani... Jong - Hyun > Disse scandendo bene ogni sillaba.

< J-O-N-G-H-Y-U-N > Ripetè piano lei.

< Brava > 

< Wow avete degli strani nomi in corea >

< Ahah, ho pensato lo stesso appena mi sono trasferito qua. Comunque credo che il mio sia uno dei piú difficili da pronuciare per voi. Quelli dei miei amici per esempio non sono poi cosí strani >

< Come si chiamano? >

Il ragazzo abbassó tristemente lo sguardo cercando di non farsi notare. Non gli piaceva parlare dei suoi amici che non vedeva giá da un paio di anni.

Ma non voleva mostrare la sua tristezza, cosí rialzó lo sguardo e tentó di sorridere.

< Taemin, Minho, Jinki e infine Kibum, il mio migliore amico >

< Eeeehhhh?!?!?! > Chiese stupita.

Jonghyun rise sotto i baffi per la reazione della ragazza, almeno era riuscita a farlo sorridere.

< T-A-E-M-I-N >

< Ok, questo mi sembra semplice >

< M-I-N-H-O >

< Minho! Giá qui saliamo sul complicato > 

< Ahah. K-I-B-U-M >

< Kibab?! >

< Ahahah. No, Kibum! >

< Kibum! > Ripetè stavolta correttamente e ancora un po' imbarazzata.

< Brava. Questo invece dovrebbe essere il piú facile, J-I-N-K-I >

< Jinki! Si è il piú facile ma anche il piú bizzarro >

Jonghyun scoppió a ridere e in men che non si dica arrivarono di fronte al negozio.

Non Appena il ragazzo vi mise piede, rimase letteramelte affascinato dai numerosi strumenti musicali che arredavano quel locale. 

Un commesso li condusse nel reparto pianoforti, dove si trovava di tutto, dalle piccole tastiere elettroniche ai grandi piani professionali. Il badget di Jonghyun non era molto ampio perció accquistó una semplice tastiera di quelle con i tasti che ti fanno cambiare tono della musica. Non molto costosa ma pratica e utile.

Uscí dal negozio soddisfatto e tutto contento, come un bambino con un giocattolo nuovo.

< Grazie, grazie, grazie ancora >

< Ma figurati >

< No davvero. Tu non sai che favore mi hai fatto, se non l'avessi trovata in tempo non avrei potuto partecipare. Adesso i miei genitori dovranno per forza farmi rimanere >

Eva non capí le parole del ragazzo e, nonostante volesse sapere a cosa si stesse riferendo, pensó che non erano affari suoi.

< Posso sdebitarmi in qualche modo? >

< Non ce nè bisogno grazie >

< No, sul serio. Voglio ricambiarti il favore, hai giá pranzato? >

< In realtá no >

< Perfetto, perchè non vieni da noi al ristorante? Ti offro il pranzo, sempre se l'altra sera ti è piaciuto il cibo coreano >

< Emh... Bhè >

" Accetta, che cè di male? " Le diceva una vocina nel suo cuore.

" Torna a casa. Non accetti mai gli inviti di nessuno, perchè dovresti accettare quelli di questo tipo? " Le diceva invece quella nella sua testa.

< Ok accetto >

< Bene > Rispose Jonghyun sorridente.

E si avviarono al ristorante.

" Certo che ha un bel sorriso... Ma che cavolo sto dicendo?!?! "

Continuavano a camminare ed Eva cercava di non guardare i suoi occhi perché sentiva le guance prendere calore.

" Ancora??? " Pensó.

" Ma questo tipo cos'ha? uno strano virus? "

Non finí di pensarlo che, non appena i loro bracci si sfiorarono per una pura coincidenza, sentí lo stomaco tormentato di nuovo da QUELLA sensazione. La stessa del giorno prima.

" Oh dio. Ma perchè? "

Tentó di nascondere l'imbarazzo e per fortuna arrivarono presto al ristorante.

< Aspettami qui > Disse Jonghyun dirigendosi in cucina.

< Mamma! >

< Oh, sei giá tornato? >

< Si l'ho giá comprata >

< Mi fa piacere. Ma perchè sei giá tornato? Il tuo turno inizia tra un paio d'ore >

< Volevamo pranzare >

< Volevamo?!?! >

< S-si la vedi quella ragazza laggiú? > E indicó Eva che se ne stava immobile vicino all'entrata del ristorante.

< Si >

< È lei che mi ha portato al negozio, volevo sdebitarmi offrendole il pranzo. Per te va bene? >

La madre esitó un momento poi disse:

< Oh, si. Falla accomodare che vi porto del ramen >

< Ok >

La signora Kim si avvió in cucina, prese due tazze e le appoggió sul bancone. Poi inizió a preparare il piatto. 

< Mhh. Che buon odorino > Irruppe SongDam in cucina.

< Per chi é? Non lo vuole mai nessuno il ramen... > 

< È per tuo fratello >

< Perchè sono due porzioni? >

< Ha invitato una ragazza a pranzo >

< Una ragazza?!?! Mhh... Interessante, dov'è? >

< Lá > E indicó i due che nel frattempo si erano accomodati ad un tavolo per due.

SongDam li squadró e notó uno strano sorriso sulle labbra di Jonghyun.

< Awww. Ma che carini >

< SongDam! >

< Che cè? Guarda che ragazza carina, chissá magari il nostro piccolo di casa si prenderá una bella sbandata >

< Non dirlo neanche per scherzo, lo sai che tra un po' deve partire proprio per trovarsi una sistemazione >

< Magari non ce ne sará bisogno >

< Si che ce ne sará bisogno >

< Ma perchè? Magari potrebbe trovarsi bene anche con un italiana >

< Jonghyun non stará mai con un italiana! Lui è coreano. Tu sei coreana e avrai un marito coreano cosi come lui tra poco andrá in corea e avrá una moglie coreana > Disse marcando piú volte il quel termine.

< Lo dici come se fosse una regola >

< Non è una regola ma... È cosi punto e basta. Hai mai visto un occidentale e un orientale sposarsi? No! Non è naturale, sono due culture diverse che non potranno mai andare d'accordo. Orientale sposa orientale e occidentale sposa occidentale >

E senza dire altro, si avvió al tavolo con le due ciotole piene di ramen.

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Capitolo 6
*** Melodia ***


Melodia

 
 

La signora Kim posò le due ciotole fumanti sul tavolo e tornò in cucina, senza degnare di uno sguardo o di una parola la ragazza in compagnia del figlio.

Fortunatamente però, Eva non se ne accorse. Rimase incantata a fissare il piatto che aveva davanti con uno sguardo interdetto. Jonghyun abbozzò una risata.

< Si chiama "Ramen" > Le spiegò.

< Ramen > Ribadì lei ancora un pò confusa.

< Tranquilla, è solo zuppa con noodles >

< Oh > Annuì afferrando ciò che stava alla destra del piatto.

< Emh... Non sei costretta. Se vuoi ti prendo le posate >

< No,no. Voglio provare >

Afferrò i due bastoncini e se li posizionò tra le dita come aveva visto fare a qualche cliente "esperto" due sere prima. Fece per prendere un noodles dal piatto ma proprio quando stava puntando alla bocca questo ricadde nella zuppa.

< Emh... Sicura di non volere una forchetta o un cucchiaio? >

Ci pensò un istante ma poi, senza rispondere, riafferrò le bacchette.

< Ce la faccio >

Il secondo tentantivo infatti... Andò peggio. Nel tentativo di portarsi di nuovo quel pezzo di noodle alla bocca, questo ricadde. E stavolta schizzò nella zuppa, rischiando di sporcarle la t-shirt.

Jonghyun tentò di soffocare una risata, ma non ci riuscì. Eva arrossì leggermente ma non si arrese. Impugnò i due "aggeggi", come li aveva appena soprannominati e guardandoli prima con aria di sfida, riuscì dopo vari tentativi ad assaggiare il piatto. 

Con sua grande sorpresa, le piacque. Quei filetti di pasta ondulati immersi in quella zuppa, che emanava un buonissimo odore, avevano veramente un sapore stupendo. 

< Ti piace? >

< E' veramente buonissimo > Rispose con un sorriso < Tua madre è veramente una cuoca eccezzionale >

< Mhh, in realtà il migliore in famiglia è mio padre. E' lui il capo-chef, ma... Si, anche mia madre se la cava >

< Se la cava? E' troppo... Buono! > E sorrise di nuovo. Iniziò a pensare che stava sorridendo (spontaneamente) veramente troppo per i suoi standart in una sola giornata.

< Bhe, non è un piatto così difficile. Anzì è semplicissimo >

< A vederlo non sembra >

< Perchè non l'hai mai visto e non riesci a capire come possa essere stato cucinato, perchè... Non lo sai > 

Il ragionamento non faceva una piega, Eva rimase un attimo stupita dalla spontaneità di quella logica.

< Pensa che quando sono venuto qui e ho visto piatti tipici italiani che non avevo mai visto prima, tipo le lasagne o il tiramisù, li guardavo e non riuscivo proprio a capire come cavolo facessero a cucinarli >

< Perchè ti interessava sapere la ricetta? > Chiese abbozzando una risata. Insomma non è che quando lei vedeva un piatto che le sembrava complicato, pensava a come cucinarlo. 

< Gli effetti che ti procurano l'essere figlio di un cuoco, ho sempre avuto la fissa della cucina >

< Cuoco, musicista, cantante... Cè qualcos'altro? > E ancora una volta si stupì della spontaneità appena usata. Una dote che non aveva mai avuto, figurarsi con un tipo appena conosciuto.

Jonghyun sorrise imbarazzato di fronte a quello che, per Eva, era decisamente un complimento.

< Nah, non sono affatto un cuoco. Solo che, sai, quando la tua famiglia ha un ristorante ti fai una... Cultura sul cibo >

< Mhh, ti capisco >

< In che senso? > Chiese continuando a mangiare. Era contento che quel pranzo non fosse sprofondato in un silenzio imbarazzante che, inevitabilmente, si crea di solito tra due che non si conoscono.

< Sai mio padre > Tirò un sospiro < Ha una catena di alberghi. Conosco a memoria tutte le norme, leggi, regolamenti... Insomma sono una specie di enciclopedia sugli hotel. E la cosa buffa è che... Non me ne frega assolutamente niente di quegli stupidi alberghi! >

< E allora com'è che sei così... "esperta"? >

< Indovina? Come ogni genitore che possiede un azienda, mio padre vorrebbe che un giorno prendessi il suo posto. Da piccola mi portava negli alberghi a vedere come la gente svolgeva il lavoro. Era lì che imparavo. Io non gli prestavo mai attenzione, ma mi ci portava talmente spesso che alla fine qualcosa mi è entrato in testa >

< Ah bhe, sul fatto dei genitori posso capirti >

< Anche i tuoi vorrebbero che prendessi il ristorante da grande? >

< Diciamo che, vorrebbero che proseguissi la mia carriera nel campo dei ristoranti... > "Non esattamente in questo paese però..." Avrebbe dovuto aggiungere.

< E tu, vorresti? >

< Sinceramente... Per niente! >

Sorrisero divertiti. Avevano trovato qualcosa che li accomunava e capivano perfettamente il punto di vista dell'altro.

< Ma i miei genitori mi capiscono, e hanno accettato la mia passione > Disse Lui.

< E sarebbe? >

Jonghyun lanciò uno sguardo al pacchetto, posizionato ai piedi della sedia, contenente la tastiera e guardò Eva come se le fosse sfuggito qualcosa di ovvio.

< Oh giusto, la musica! >

Jonghyun annuì.

< Ti deve piacere davvero tanto se pensi, bhe di farne... Il tuo lavoro >

< Si, sarebbe il mio sogno. Ma credo che dovrei iniziare a svegliarmi >

< Perchè? > Chiese confusa.

Quella domanda fece rendere conto a Jonghyun, che anche lui si stava comportando in modo stranamente spontaneo.

< Bhè nel mio paese, le selezioni per le case discografiche sono davvero dure. E io canto solo per... Me. Cioè non ho mai preso lezioni ho altro >

< Ma avevi un gruppo con i tuoi amici no? >

< Già... Il gruppo. Anche con loro non avevamo mai... Preso sul serio la cosa. Intendo, l'idea di debuttare come gruppo, si l'avevamo presa in considerazione. Ma poi sono partito quindi anche se dovessi tornare là ormai sarebbe troppo tardi. Dovremo ricominciare a esercitarci, prendere lezioni, fare il provino... >

< Nah, perchè dovrebbe essere troppo tardi? E poi se partecipi ad un concorso, vuol dire che sei abbastanza esperto >

< Ma in quel concorso non c'erano le selezioni. Potrei anche presentarmi sul palco e fare una figuraccia davanti a tutti > 

Jonghyun era seriamente preoccupato. In quei giorni aveva preso più volte in considerazione l'idea di ritirare la partecipazione. Ma tutte le volte si ricordava del patto che aveva fatto con i suoi genitori. "Ti permettiamo di partecipare al concorso, ma poi partì subito per la Corea". Perciò se si fosse ritirato l'avrebbero fatto partire subito e, sinceramente più tardi ci andava meglio era. Non che non gli andasse di rivedere i suoi amici, la sua città, il suo paese... Ma non aveva voglia di svolgere ciò che i genitori volevano facesse lì. Una cosa che, pensavano, potesse fare SOLO in Corea.

< Se parti in negativo non arriverai mai da nessuna parte > 

< Il fatto è che... La canzone che ho scritto. Non mi convince più di tanto >

< Non può essere tanto male, insomma il solo fatto di aver scritto una canzone, cosa che per me sarebbe impossibile, vuol dire possedere talento >

< E' questo il punto... Non l'ho ancora finita! Forse dovrei davvero ritirarmi... > "E non dire niente ai miei però" Pensò.

< No, c'è ancora tantissimo tempo. Secondo me puoi farcela >

< Non so. Te l'ho detto, è... La canzone. Non mi convince >

< Io scommetto invece che è bella >

< Non l'hai neanche sentita > Disse ridendo cercando di non metterla a disagio.

< Bhe... Me lo sento > Disse abbassando la testa imbarazzata.

Jonghyun sorrise ancora di più ed Eva confermò la sua tesi: Aveva veramente un bel sorriso. Ormai doveva ammetterlo.

< Perchè non vieni a giudicarlo di persona? >

< Mhh? >

< Se vuoi, appena finiamo di mangiare te la faccio sentire >

< E-emh... >

< Non sei costretta, cioè se non vuoi... >

< No! > Lo interruppe forse troppo forte.

< N-no mi farebbe piacere >

< Ok > Rispose ancora con un sorriso. E stavolta a Eva parve di aver sentito il cuore accellerare.

Dopo aver consumato il loro pasto si alzarono dal tavolo, Jonghyun avvisò la madre che sarebbe tornato in tempo per il suo turno e varcò la soglia del ristorante con Eva. La signora Kim li guardò uscire con uno sguardo insoddisfatto. 

SongDam assistette alla scena in silenzio pensando: "Fratellino, non fare casini".

 

La casa di Jonghyun non era molto distante, la raggiunsero in pochi minuti. Non era certo una villa come quella di Eva, ma sembrava una casa accogliente. Avrebbe tanto voluto vederne l'interno, ma il ragazzo la condusse in quello che doveva essere il garage.

Jonghyun fece alzare la porta automatica ed entrarono nella stanza dov'era posizionato, in un angolo, un tavolino di legno.

Afferrò la scatola e la scartò tirando fuori la tastiera che posizionò proprio sopra il tavolo.

< Aspettami qui, vado a prendere lo spartito in camera mia >

< Ok >

Mentre lui saliva in casa sua Eva si sedette inginocchiata a terra pensando solo ad una cosa: "Ma che cavolo sto facendo?"

Era a casa di un tipo conosciuto da appena due giorni dopo averci pranzato insieme, dopo averci chiaccherato e passeggiato. Ma la cosa più strana era che si sentiva... Serena. Si, serena. Non si sentiva a disagio o disturbata. Gli era addirittura sembrato di provare, quando lui l'aveva invitata a sentire la canzone, una sensazione che non provava a tempo. La felicità.

I suoi pensieri furono interrotti dai passi di Jonghyun che stava tornando con lo spartito in mano.

Sistemò le ultime cose per far partire la tastiera e si sedette al tavolino.

< Ok, adesso mi dirai se è così tanto bella come ti sembra. Se fa schifo però dimmelo >

Eva annui e si appoggiò con i gomiti ai bordi del tavolo.

Jonghyun posizionò lo spartito di fronte a lui e iniziò a muovere con delicatezza le dita sui tasti bianchi.

Eva rimase senza fiato in gola. Cercò di trovare dentro di se le parole per descrivere la melodia che le invadeva le orecchie, ma non le trovò. Pensò che non esistevano. Non esistevano dei termini adatti. E come potevano esistere? Come potevano esistere parole per definire un suono che ti entra nelle orecchie e si espande in tutto il corpo, facendoti provare sensazioni sconosciute?

Come poteva essere che quella melodia fosse stata scritta da un semplice ragazzo?

Poteva esistere qualcosa di più bello? La risposta arrivò non appena Jonghyun aprì bocca per intonare le prime parole della canzone:

 

Have you never seen such a beautiful night? " (Hai mai visto una notte così bella?)

 

E se prima era rimasta senza fiato, adesso sentiva le gambe cedergli. La sua voce, già stupenda solo quando parlava, che pronunciava quelle parole intonandole in una maniera perfetta. Erano il suono più bello che Eva avesse mai sentito.

 

" I could almost kiss the stars for shining so bright " (Poevo darti almeno un bacio, le stelle splendono cosi luminose)

 

Eva ringraziò che il testo della canzone fosse in inglese, cosi che potè capirne le parole.

 

When i see you smiling i go oh oh oh, (Quando ti vedo sorridere faccio oh oh oh(?)L'unica frase della canzone che non riesco a capire)

I wolud never want to miss this, (Non voglio mai dimenticarlo)                        

In my heart i know what this is " (Nel mio cuore so cos'è)

 

No! Non ci poteva credere. Non stava ne in cielo ne in terra che una sola persona potesse possedere una tale capacità. Un brivido le attraverso la schiena e il cuore prese a battere decisamente più forte.

 

" This is what dreams are made of, (Questo è ciò di cui sono fatti i sogni)

This is what dreams are made of,       

I've got, somewhere i belong (Io ho, un posto dove andare)

I've got, somebody to love, (Io ho, qualcuno da amare)

This is what dreams are made of

 

Jonghyun mosse ancora le dita, per concludere le ultime note della canzone.

Alzò lo sguardo verso Eva che cercò di assumere un espressione... "Normale".

< Allora che ne pensi? >

Ed esattamente come prima, non trovò le parole. Perchè non c'erano.

Non esisteva qualcosa che bastasse per descrivere quella melodia sensazionale.

< Fa schifo vero? >

< No! Per niente > Lo interrupe nuovamente troppo forte.

< E' la cosa più fantastica che io abbia mai sentito! >

 
 
 
Ehilà!!! xD
Mi scuso per il ritardo, avrei voluto pubblicare ieri l'altro perchè (Se per voi va bene) ho scelto il mercoledì come giorno di pubblicazione settimanale. Ma sono tornata da lavoro che avevo un aspetto peggio di uno zombie .-. E appena sono entrata in camera mia è successa questa cosa:
 
" *entra in camera e guarda il letto che la fissa con aria attraente(?)*
< Mhh... Stasera devo pubblicare ma > *riguarda il letto* < Mah si, se mi stendo 5 minuti non sarà la fine del mondo >
*si butta sul letto con la grazia di un elefante*
< Chiudo gli occhi per un pò e poi pubblico, tanto non sono così stanca da addorment.... ZZZZZZZZZZZZ > "
 
Si bhe ecco... E' andata così. >.< E la parte peggiore è che mi sono svegliata la mattina dopo STRACONVINTA di aver pubblicato *va a nascondersi per la vergogna*
Quindi (dato che finalmente mi sono rinvenuta e ho pubblicato) se tutto va bene il prossimo capitolo lo pubblicherò mercoledì... Ah dimenticavo!
Un grazie a JongTaeshipper, luna xx, stellaz e SunnyBunny per aver messo la storia tra le suguite ;-)
Alla prossima xD
 
Ps: La canzone di Jong è "What Dreams Are Made Of" (Da cui prende il nome la storia) Di Hilary Duff. Ne esistono due verioni di questa canzone: Una "lenta" a duetto e una "movimentata" ad assolo. La versione cantata e scritta da Jonghyun ovviamente è quella "lenta" del duetto solo che lui la canta da solo. Si lo so è un pò strano immaginare che l'abbia scritta lui, ma è questa canzone che mi ha dato l'idea per la FF. Vi consiglio di andarla ad ascoltare perche, oltre a potervi immaginare meglio la situazione di Jong che la canta, è veramente bella. Io non sono una fan di Hilary Duff ma ADORO il significato e le parole della canzone.

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Capitolo 7
*** Beautiful Night ***


Beautiful Night

 
 

Chissà quante volte aveva già sentito una canzone, una voce,un suono. Centinaia, probabilmente migliaia di volte. Ma mai, mai niente era stato in grado di lasciarla interdetta in quella maniera. Di farle esclamare un frase in quel modo. 

E chissà quante persone avrebbero pensato di ascoltare una semplice canzone scritta da un diciottenne coreano. Ma lei no. Non poteva crederci, non poteva essere stato LUI a creare quella... Quella splendezza! E non poteva possedere una voce così fantastica, no non era possibile.

< Sul serio ti piace? > 

Annuì a malapena dopo essere diventata rossa peperone per via di quell'improvvisa esclamazione.

< Non è che lo dici solo per farmi contento? >

< No no, assolutamente no >

< Bhè, fatto sta che devo ancora finirla, e poi... Bho non so. Secondo me manca qualcosa >

< Secondo me è perfetta > 

Jonghyun stava quasi per arrossire.

< E dai non esagerare > 

Eva non aggiunse parole per paura di arrossire ulteriormente anche lei. Spostò lo sguardo altrove e notò un quadro appeso alla sua destra. Chiaramente dipinto a mano, raffigurante un ponte davanti a un cielo notturno. Pensò un attimo a dove l'aveva già visto e poi si ricordò che quello era il ponte vicino casa sua.

< L'hai dipinto tu? > Chiese a Jonghyun indicando il quadro.

< Io? No, no. Faccio schifo a disegnare > Almeno aveva trovato qualcosa in cui non era bravo < L'ha fatto mia sorella >

< Caspita! > Esclamò avvicinandosi per guardarlo meglio < Ma è fatto veramente bene, siete una famiglia di talentuosi >

Ecco un'altra esclamazione che avrebbe preferito tenere nella sua testa. Menomale che era di spalle, così Jonghyun non pote notare la sua evidente espressione imbarazzata.

< Disegna da quando è piccola, quando è venuta qui ha voluto trovare un posto bello da ritrarre e ha scelto quel ponte >

< Ha fatto bene. E' stupendo quel posto > Le venne in mente quando da piccola ci andava con la sua famiglia, quando i suoi genitori non erano ancora diventati degli oppressori come erano adesso. Le vennero in mente le passeggiate e i tanti piknic nel prato lì vicino.

Il sorriso che le si era formato, scomparì quando le vennero in mente altri episodi. Quando andava su quel ponte con lei. A scherzare, a fare le sceme, a chiaccherare, a discutere dei loro problemi. 

Prima che lei se ne andasse. Prima che Eva diventasse un robot rinchiuso dentro casa. Quando erano ancora insieme.

Cercò di ricacciare dentro una lacrima che minacciava di uscire e ancora una volta ringraziò di essere di spalle. 

< Anche lei lo pensa >

< Come? > Chiese Eva risvegliandosi all'improvviso dai suoi pensieri.

< Anche mia sorella pensa che sia stupendo >

< Come darle torto? >

< Non so, io non ci sono mai stato? >

< Cosa?! > Esclamò voltandosi di scatto verso di lui.

< Non sono un tipo che esce molto > Si giustificò.

Ecco un altra cosa che avevano in comune...

< Che centra? > Sembrava quasi volesse rimproverarlo < E' il posto più bello della città. Non si può... "Non averlo mai visto". Un giorno devi assolutamente andarci >

< Ma non so neanche dov'è. Non saprei arrivarci >

< Te lo dico io! Conosco la strada a memoria, non è molto distante da qui. Mi raccomando vacci di sera, le stelle viste da lì sono uno spettacolo incredibile. Hai un pezzo di carta? >

< Per farci che? >

< Così ti ci scrivo le indicazioni per andarci >

< Perché invece non mi accompagni tu? Andiamoci insieme stasera >

Eva sbiancò completamente. Le ci vollero un paio di secondi per realizzare che un ragazzo la stava praticamente invitando a vedere le stelle quella sera. Le parole le rimasero bloccate in gola da che, sentiva molto chiaramente, la sensazione allo stomaco ritornare.

< N-noi? S-stasera? T-Tu vuoi... >

< Non voglio costringerti ovviamente. E' solo che, tu conosci la strada, hai detto che le stelle da lì sono belle quindi pensavo... Ma se non vuoi fa niente >

< No, no... > Stavolta cercò di non essere impulsiva < Mi piacerebbe invece > Rispose con un sorriso.

Jonghyun avvertì una strana sensazione. Una specie di... Gioia, nell'udire quella risposta.

< Allora ti va se ci vediamo alle 21.00? >

< Si > Già stavano entrambi pensando a qualche scusa da dire alle rispettive madri < Ti ricordi come arrivare al negozio di musica? >

< Credo di sì >

< Vediamoci lì. Conosco una stradina lì vicino che ti porta al ponte in due minuti >

< Ok >

Stava per sfoderarle un altro dei suoi sorrisi quando un improvviso rumore li fece sobbalzare. Jonghyun estrasse dalla tasca dei jeans il cellulare la cui sveglia, che metteva tutti i giorni per ricordarsi il turno al ristorante, continuava a suonare >

< Uff, scusa > Disse sbuffando, spegnendo la sveglia < Ho il turno al ristorante >

< Tranquillo, ci vediamo stasera >

Si avviarono all'uscita del garage.

< Certo > Rispose lui richiudendo la porta automatica.

< A stasera >

Si avviarono in due direzione opposte: Jonghyun a lavoro, Eva a casa sua.

Appena arrivò, filò subito nella sua camera per evitare il, molto probabile, interrogatorio della madre.

" E adesso che dico a miei stasera? " Fu il pensiero fisso di entrambi quel pomeriggio.

Certo, il problema non era che non li avrebbero lasciati uscire. Ma avrebbero ovviamente voluto sapere dove andavano.

Eva non voleva dire che usciva con un ragazzo. L'interrogatorio si sarebbe triplicato.

E Jonghyun non poteva dire che usciva  con una ragazza italiana. Chissà sua madre che discorso le avrebbe fatto.

Nessuno dei due però aveva degli amici. Quindi quella non poteva considerarsi un eventuale spiegazione.

Sulle prime Eva pensò di inventarsi un ipotetica uscita con Daniele, ma dovette rinunciarvi. le loro famiglie si vedevano troppo spesso, prima o poi sarebbe venuto fuori che non c'era stata nessuna uscita. 

Da ore ormai si torturava alla ricerca di una soluzione quando lo sguardo le ricadde su un oggetto posto nell'angolo della stanza: La sua cartella scolastica.

< Ma certo! > Esclamò.

Forse ci sarebbe voluto un pò a convincerli, ma sapeva che scusa inventarsi. 

Balzò giù dal letto dov'era seduta e si diresse al piano di sotto. Era quasi ora di cena, ed anche suo padre era rientrato a casa.

< Mamma, papà >

< Ciao tesoro > La accolse suo padre.

< Ciao, posso uscire stasera? >

< Eh? > Chiese Fabrizio stupito.

< Ci sta prendendo l'abitudine caro. Oggi è uscita due volte, a quanto pare c'entra un ragazzo >

Quella boccaccia di sua madre...

< Daniele? > Chiese lui speranzoso.

< No, insomma posso? > Chiese cercando di sviare dall'"argomento ragazzi".

< Dove vuoi andare? >

< Una mia compagna mi ha chiamata, ha detto che stasera hanno organizzato la cena di classe dato che non l'abbiamo potuta fare alla fine dell'anno > 

< E tu ci vuoi andare? > 

< Si. Perché, che c'è di strano? >

< Non è che sei sempre stata molto... Amica, con i tuoi compagni di classe >

< Bhè... Ma è la cena di classe. Mi sembra... Giusto andarci >

< Ma a quella dell'anno scorso non ci sei voluta andare >

< Si, ma... E' che... >

< Suvvia, Manuela. Non fare tante storie, per una volta che esce >

Eva ringraziò mentalmente suo padre.

< Si, hai ragione. Esci pure cara, mi raccomando non fare tardi >

" Missione Compiuta! "

< Grazie! > Salutò i genitori e si diresse fuori casa. 

Erano appena scoccate le 20.00. Mancava ancora un ora, ma era dovuta uscire per forza prima. Non poteva uscire per una cena alle 21.00. Decise di dirigersi al luogo dell'appuntamento e aspettare l'arrivo del ragazzo.

Non le ci volle molto ad arrivare, ed appena fu lì si sedette su una panchina.

Fortunatamente, nella sua tracolla bianca che si portava sempre dietro, teneva due dei suo libri tascabili dalla collezzione del suo scrittore preferito.

Ne tirò fuori uno e lo aprì a un capitolo a caso. 

"L'attesa" era il titolo del capitolo. Sembrava proprio adatto alla situazione. Iniziò a leggerne le prime righe, ricordò che il titolo era dovuto alla protagonista del racconto che, nell'aspettare un caro amico di famiglia di ritorno da un viaggio di lavoro, scopre di provare qualcosa per lui.

Una frase in particolare la colpì, nonostante avesse letto quel libro almeno una decina di volte.

" A volte ciò che è evidente appare invisibile. E rischiamo, proprio per questo, di perdere un'occasione che potrebbe essere decisiva per la nostra vita. Ma se il destino gioca dalla nostra parte, e se quell'occasione è realmente la svolta che attendiamo, tutto avverrà in modo automatico. "

Non seppe esattamente cosa la colpì di quelle parole. Fatto sta, che le rilesse tre volte.

Tentò di andare avanti con la lettura ma una sorta di reazione involontaria la distrasse. Aveva inspiegabilmente iniziato a picchiettare il piede a terra. Quasi, istintivamente guardò l'ora.

Mancava ancora un po'. Ma la forza di andare avanti col racconto proprio non le veniva.

Forse perché c'era una domanda ancora priva di risposta che, quel pomeriggio, aveva tentato di ignorare. Perché era sbiancata quando Jonghyun l'aveva invitata? E perché era tornata la sensazione allo stomaco?

Non poteva essere dovuta al solo fatto di essere stata invitata da un ragazzo. Quando Daniele la invitava non provava quella sensazione, anzi provava fastidio. Certo non che Daniele le stesse granche simpatico, tutt'altro. 

Forse, allora. Per Jonghyun provava simpatia?

Impossibile. Lo conosceva da appena tre giorni. Non si poteva fare un opinione su una persona in così poco tempo. Soprattutto perché, da un paio di anni a questa parte, era diventata molto selettiva nel scegliere le persone a lei care. Le ci voleva tempo, molto tempo, per capire se una persona poteva diventare sua amica. Infatti, per motivi che conosceva bene, non ne aveva nessuno di amico. 

O meglio, non ne aveva più nessuno.

E comunque, con quelli che aveva avuto in passato, non aveva mai provato quella sensazione conoscendoli. Provava simpatia, fiducia a volte anche stima.

Ma quella sensazione no. Era nuova, ed era nata poche ore dopo il primo incontro con Jonghyun. 

Ripensò a cosa poteva essere dovuta. Ripensò al loro primo incontro, forse le era sfuggito qualche particolare. Le tornò in mente che quella sera era stata piuttosto strana. Ricordò di essere arrossita un paio di volte, guarda caso, quando aveva visto lui. Ricordò che era arrossita anche al loro secondo incontro. Ricordò la piccola scossa che aveva avvertito toccando il suo braccio quella mattina. Ricordò di aver pensato che lui avesse un bel sorriso.

Forse lì stava la chiave di tutto.

Forse la metteva a disagio uscire con un ragazzo... Attraente.

Perché ormai doveva ammetterlo a se stessa. Jonghyun era un bel ragazzo. Non poteva certo definirlo uno sgorbio, come pensava invece di Daniele, o della maggior parte dei suoi compagni di scuola.

Ma c'era un altro interrogativo. Uno che si era posto anche Jonghyun. Aveva veramente provato felicità nell'accettare l'invito? E se si, perché? 

Quella era la domanda a cui veramente non avrebbe saputo trovare spiegazione.

Eva non si accorse che, mentre lei si faceva ottomila domande, l'ora era passata e i suoi pensieri furono interrotti dal suono dei passi del ragazzo che le si avvicinava salutandola con la mano.

Attraente. Si, su quello non c'erano assolutamente dubbi. 

Si era cambiato, ovviamente dopo una giornata di lavoro. Indossava dei pantaloncini corti fino al ginocchio, un paio di scarpe da ginnastica e una t-shirt.

Ai suoi aveva raccontato una balla legata al concorso musicale per cui, secondo loro, sarebbe stato impegnato per un paio d'ore.

< Ehi >

< Ciao >

< Hai fatto i complimenti a tua sorella da parte mia? >

Altro interrogativo a cui non aveva pensato. Dove trovava quella spontaneità?

< Oh, cavolo! Mi sono dimenticato scusami > Disse portandosi una mano dietro la testa.

< Mhh, me lo prometti che glielo dirai? >

< Glielo dirò se le stelle saranno davvero così belle come mi hai assicurato >

< Oh, fidati. Saranno anche più belle di come le immagini > 

< Vedremo >

< Bhè andiamo subito a verificare allora >

Senza aggiungere altro imboccò una stradina che prima Jonghyun non aveva notato. 

< E' questa la scorciatoia? > Chiese seguendola.

< Si, seguendo quest strada il ponte è praticamente qua dietro >

Dopo un paio di metri infatti, iniziò a spuntare l'acqua del corso del fiume.

Jonghyun ed Eva camminarono a fianco su una stradina non asfaltata che dava sull'acqua fino ad arrivare, dopo neanche due minuti di cammino, ad una specie di montagnetta.

< Eccoci, di là c'è il prato da qui si vede il ponte >

La montagnetta non era molto ripida, ma quando Eva tento di salire, scoprì di non possedere più la stessa agilità che aveva da bambina.

Jonghyun invece fù più veloce, indietreggiò di qualche passo e dopo la corsetta iniziale riuscì a salire.

Si accorse della difficoltà della ragazza e le tese la mano. Lì per lì Eva non ci pensò su. Afferrò istintivamente la mano, ma a quel tocco sentì ritornare la piccola scossa. Tentò di non lasciarsi distrarre per evitare di cadere, e alla fine riuscì anche lei a salire. Nel compiere l'ultimo passo però Jonghyun, per sbaglio la tirò troppo a se. I loro corpi si ritrovarono ad una vicinanza per cui, inevitabilmente, l'imbarazzo non pote non impossessarsi di loro.

Si voltarono e Jonghyun rimase letteralmente a bocca aperta. Eva non aveva per niente mentito. Quel ponte era stupendo. Ancora più bello da come l'aveva visto nel dipinto di SongDam.

< Ti piace? > 

< Tantissimo >

< Guarda > Disse indicando il prato davanti a loro < E' da qui che si vedono bene e stelle >

Scesero da quella collinetta e quando arrivarono al prato si accorsero di una cosa piuttosto evidente. Erano ancora mano nella mano. Si staccarono subito cercando di non farsi impossessare di nuovo dall'imbarazzo.

Jonghyun si guardò intorno e fece un gesto che lasciò Eva interdetta. Si stendette sull'erba a pancia in su.

< Che fai? > 

< Faccio come fanno tutti > Le rispose invitandola, con un gesto della mano, a fare lo stesso.

Si guardò in torno e notò che in effetti il prato era pieno di persone stese a terra a guardare le stelle sulle loro teste.

C'era un particolare piuttosto rilevante che forse, pensò, Jonghyun non avesse notato.

Erano tutti stesi a coppie, e la maggior parte di queste erano coppiette intente a scambiarsi diverse effusioni d'affetto.

Cercò senza risultati di non badarci ma si stese comunque anche lei dal verso opposto del ragazzo. poggiando ,però la testa accanto alla sua.

< Ok, manterrò la promessa >

< Mhh? >

< Farò a mia sorella i complimenti da parte tua sul quadro > 

< Ah quindi ti piacciono, eh? > Chiese alzando lo sguardo anche lei per godersi quel bellissimo cielo notturno.

< Stupende >

Eva fu totalmente d'accordo. Un tempo era stata un sacco di volte su quel prato a godersi le stelle. Ma, chissà perché, non erano mai state belle come quella sera.

A un tratto si ricordo le parole che una volta suo padre le disse quando era piccola. 

" Le stelle ti sembreranno sempre più belle quando le vedrai con qualcuno di importante "

Ma non riuscì a trovare il nesso. Le sembrò insensato. Non si ricordava una notte visibilmente più bella.

Poi si ricordò altre parole. Parole che aveva sentito quella mattina.

< Have you never seen such a beautiful night? > Esclamò quelle parole intonandole nella melodia della canzone di Jong.

Rimase sorpresa da due cose. Si era ricordata parole e ritmo di una canzone che aveva sentito una sola volta e le aveva appena cantate. 

Ma non fu l'unica a sorprendersi, Jonghyun infatti sgranò gli occhi al suono della sua voce.

< Ma, hai fatto tanto i complimenti a me ma... Anche tu te la cavi >

< Cosa? > 

< A cantare. Non mi avevi detto che lo facevi anche tu >

< Ma io non canto > Rispose visibilmente confusa.

< Bhe, allora hai un intonazione naturale >

< In che senso? >

< La tua voce è... Bella >

Arrossì dalla punta dei piedi fino alla testa. La sua voce era bella? 

Proprio lui glielo stava dicendo? Proprio lui che possedeva una voce che Eva aveva definito innaturale e un talento che quella mattina l'aveva lasciata senza parole... Lui le stava facendo un complimento sulla sua voce?

< G-Grazie > 

Rimasero per qualche minuto a fissare ancora le stelle quando una lampadina si accese nella testa di Jonghyun. Ruotò la testa e osservò per alcuni secondi le coppiette intorno a loro. Trasmettevano gioia, felicità, affetto e tenerezza anche solo a guardarle.

Poi si alzò di scatto esclamando: < Ma certo! >

Eva sussultò e chiese: < Cosa? >

< Ho capito. Ho capito cosa c'è che non va nella canzone >

Lo osservò confusa.

< Nella mia canzone manca il messaggio, non c'è abbastanza trasmissione di sentimenti. So cosa manca... E ora, grazie a te, so come rimediare >

< Grazie a me? > Era ufficialmente ancora più confusa.

Il ragazzo si girò e la guardò dritta negli occhi.

< Canta con me Eva. Al concorso, duettiamo la mia canzone insieme >

 
 
 
Avevo detto "Se tutto va bene pubblico mercoledì" e infatti... Non è  andato tutto bene.
Il capitolo era già pronto da quel dì, anzi a dire il vero ne ho già pronti una decina, quindi tranquilli! Non ho assolutamente intenzione di abbandonare questa FF. Anche perché ho già in testa tutta la trama compreso il finale, quindi non c'è rischio che rimanga senza ispirazione. So Don't Worry Guys xD (?)
In questi giorni però sono in vacanza in sardegna e, ovviamente, mi sono portata il PC dietro. Ma siccome sono inteligiente mi sono dimenticata a casa il cavo della batteria .------. Si lo so, sono un genio >.<
Fortunatamente però, quella buon'anima di mia zia, vedendo la mia disperazione cronica dato che giravo per casa con espressione cadaverica ripetendo "Devo pubblicare, devo pubblicare", è andata a chiedere al vicino di casa che (Botta di culo) ha il mio stesso PC e quindi la stessa batteria! *festeggia*
Quindi, oltre a ringraziare il vicino di casa di mia zia... Ringrazio aris_no_nami per aver messo la storia tra le ricordate, giusytae99 tra le preferite e fan_harry_potter_twilight, Angie99, masami_99 e _Veronik_ tra le seguite. L'ho già detto ma lo ripeto lo stesso... IO VI ADOVO! Vi adovo, vi adovo tutti quanti. Senza di voi che mi sostenete non avrei la forza che mi spinge ad andare avanti con la storia. 
Al prossimo capitolo ;-) Che probabilmente pubblicherò al ritorno dalle vacanze (cioè tra circa una settimana). Bye <3
 
Ps: Per chi stesse seguendo anche l'altra mia Fic su Taemin, cercherò di aggiornare il prima possibile!      

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Capitolo 8
*** La Musica è Emozione ***


La Musica è Emozione

 
 

Insensato.

Tutto ciò era totalmente, completamente privo di senso. Tant'è che sulle prime Eva pensò a uno scherzo, o meglio, a una presa in giro. Un gongolare di Jonghyun per  via della sua voce così chiara e pulita rispetto a quella odiosa che Eva pensava di possedere. 

Scrutò attentamente il viso del ragazzo per cogliere l'ilarità della frase che le aveva appena detto.

< Ahah, questa è bella. Sei anche un comico a quanto pare >

Jonghyun aggrottò le sopracciglia e assunse un espressione visibilmente confusa.

< Scusa? >

< Dico, vabbè che non avrò una voce bella come la tua. Ma non c'è bisogno di prendere in giro... > Disse con un finto tono offeso.

< Ma non ti stavo prendendo in giro. Penso davvero che la tua voce sia bella >

Eva iniziò a pensare che forse non c'era traccia di ilarità nella sua voce, o era anche (tanto per cambiare) un bravo attore o stava... Parlando sul serio?

< Si, certo. Come no >

Jonghyun era ancora più confuso.

< Emh... Quindi accetti? >

< E dai Jonghyun > Miracolo che si fosse ricordata l'esatta pronuncia del suo nome < Basta con gli scherzi >

< Ma quali scherzi? >

< Adesso  vuoi farmi credere che, seriamente, mi vorresti a duettare con te in un concorso canoro? >

< Certo! Che ci sarebbe di strano? >

Fu in quel momento che Eva realizzò. Realizzò che lui parlava sul serio, e che forse l'aveva offeso pensando che la volesse prendere in giro. 

< M-ma io non ho di certo la tua preparazione, non potrei mai... >

< Neanch'io > La interruppe < Io non sono di certo un cantante acclamato (...). Non ho neanche mai studiato seriamente canto in una scuola o con un insegnante >

"Perché non ti serve" Pensò Eva dentro di se.

< Ci proveremo insieme >

Insieme, nessuno aveva mai usato quella parola con lei.

< Ma se... Non fossi capace? >

Ormai si erano alzati sulle ginocchia, uno di fronte all'altra.

< Ti aiuterò io > La rassicurò, prendendole le mani e guardandola negli occhi.

 Il toccò che scatenò un altra inspiegabile scossa dentro Eva e lo sguardo profondo di Jonghyun le mandarono per un secondo il cervello in confusione.

Confusione dovuta alla lotta interiore tra una parte che le diceva di accettare e di fidarsi di lui, e una parte che le ricordava che la Eva che ormai era diventata, non avrebbe mai e poi mai accettato una cosa del genere. Cantare non era da lei.

Non era particolarmente interessata alla musica, anzi ormai, apparte lo studio e la lettura, aveva perso ogni tipo di interesse.

Non aveva mai, minimamente pensato al canto. Allora perché accettare? Perché una parte di lei la spingeva a farlo?

Forse perché due occhi a mandorla stupendi la stavano guardando con uno sguardo implorante a cui non si sentiva di dire di no?

< Ti prego > Continuò Jonghyun < Non ho nessun'altra a cui chiederlo. Sono sicuro che in duetto la mia canzone verrebbe interpretata meglio > 

Le ci volle un lungo e profondo sospiro prima di convincersi a dare una risposta.

< Va bene > Annuì < Canterò con te... >

Sul volto di Jonghyun comparve un sorriso a trentadue denti e scattò in piedi facendo alzare anche Eva.

< Grazie, grazie, grazie... > Ripeteva sorridendo.

< Ok, ok. Ma adesso smettila, prima che mi renda conto che sto facendo una pazzia >

< Ok, ma sappi che non stai facendo una pazzia, mi stai salvando. Grazie! >

Quasi istintivamente, forse preso dalla felicità, avvolse Eva con le braccia tirandola piano a se.

La ragazza spalancò gli occhi. Le ci volle qualche istante per capire che la vicinanza, che si crea di solito tra due persone appena conosciute, era stata annullata in un secondo da Jonghyun.

Se un semplice contatto con le mani le scatenava dentro scosse, ancora inspiegabili ma a cui ormai aveva fatto l'abitudine, cosa poteva scatenargli un abbraccio?

Aspettò l'inevitabile rossore che ,era sicura, si sarebbe formato in un istante sulle guance. Ma questo non arrivò.

Tornò invece la sensazione allo stomaco, stavolta molto più intensa. Ma accadde una cosa ancora più strana. Quando si rese conto del calore che il corpo di Jonghyun stava trasmettendo su di lei, il cuore non segui più il suo battito regolare. 

Eva sussultò, pregando con tutta se stessa che il ragazzo non si accorgesse dall'accelerare dei suoi battiti cardiaci. Sussulto che fece realizzare a Jonghyun il gesto appena compiuto.

Si staccò immediatamente cercando di mantenere un espressione normale, al contrario di quella totalmente sorpresa che cercava di trattenere.

Distolsero lo sguardo trovando improvvisamente interessante, tutto il resto.

< Emh.. Allora... > Iniziò Jonghyun cercando di sviare dalla situazione < Per te andrebbe bene fare le prove a casa mia? >

"Prove?!" Questo implicava dover uscire di casa quasi tutti i giorni? Iniziava a mettere in discussione la scelta di aver accettato...

< Emh... Direi di si. Sei tu ad avere la tastiera > 

" E non voglio dover dare spiegazioni a mia madre se ti dovesse vedere a casa mia... "

< Perfetto. Il concorso è tra circa due mesi, non hanno ancora stabilito la data precisa >

< Due mesi!? > Sgranò gli occhi.

< E' un sacco si tempo, abbiamo tutta la calma per esercitarci > la rassicurò.

" Un sacco di tempo per te, cantante che per ragioni oscure non è ancora famoso "

Eva tirò un sospiro rassegnato < Se lo dici tu > Alzò le mani al cielo < Ma se ti farò fare una figuraccia con la mia voce da gracchia non dire che non ti avevo avvertito >

< Mi fido di te > 

Si, il problema era che Eva non si fidava di se stessa. Ma di lui si.

E questo, stranamente, le bastò.

Un suono improvviso ruppe il silenzio. Proveniva dalla stomaco di Eva. Nulla a che vedere con la sensazione provata precedentemente. Un lamento dovuto alla cena saltata.

"Cavolo!" Per la seconda volta prego che Jonghyun non se ne accorgesse, ma questo la osservò perplesso.

< Hai... Hai mal di stomaco? >

< N-No > Rispose imbarazzata < No, è che... ho saltato la cena >

< Oh! Scusa ti ho trattenuta troppo... >

< No, no. E' che proprio me lo sono dimenticato... > Mentii.

< Allora, andiamo da qualche parte. Ti offro da mangiare >

< Un altra volta? > Ironizzò.

< Bhe, oggi non te l'ho proprio offerto. E poi devo ringraziarti per aver accettato, no? >

< Neanche per sogno, non ti farò spendere soldi per ringraziare la cornacchia che ti farà fare una figuraccia al concorso >

Jonghyun rise, pur essendo totalmente in disaccordo con l'affermazione della ragazza.

< Ok, ok. Non insisto. Però va a casa e mangia qualcosa >

< Agli ordini capo. Quando ci vediamo per le... Prove? > Chiese, marcando desolata l'ultima parola.

< Mhh... Fammi pensare. Sei libera domani alle 10.00? >

< Si, certo >

< Perfetto, ricordi come si arriva a casa mia? >

Eva annuì

< Ok, ci vediamo domani allora >

Jonghyun allungò la mano alla ragazza, che stavolta la afferrò senza esitazioni.

Dopo il saluto, ognuno si diresse nella propria direzione.

Eva arrivò a casa con in testa ancora una confusione pazzesca. Nella sua mente ronzava solo una parola: Canto.

Jonghyun si fidava di lei, e stranamente anche lei di lui. Ma il ragazzo l'avrebbe portata a fidarsi di se stessa?

Varcò la soglia della porta di casa e non trovò ne le luci accese, ne i genitori ad aspettarla. Non se ne curò e si avviò in cucina. 

Meglio così, almeno non avrebbero fatto domande.

Mangiò un semplice yogurt alla frutta, poi si diresse in camera sua. Indossò il pigiama e programmò la sveglia per le 9.00 di mattina. Si infilò sotto le coperte e quella fu una delle poche sere che, prima di addormentarsi, non lesse uno dei suoi tanti libri. Chiuse gli occhi e, prima di cadere nel mondo dei sogni, un ultimo pensiero le attraversò la mente: Erano tre anni che non passava una serata così piacevole.

 

Il soffice fascio di luce che filtrava dalla finestra, cadde dritto sulla faccia di Jonghyun. Dopo pochi secondi aprì gli occhi strofinandoseli. Posò lo sguardo sulla sveglia sul comodino vicino al letto e sgranò gli occhi.

< Cavolo! >

Si alzò di scatto e iniziò a vestirsi a tempo di record. In meno di dieci minuti Eva sarebbe arrivata. Fini appena prima che il campanello suonasse.

Scese le scale di corsa, la sua famiglia era già al ristorante, e andò ad aprire.

< Buongiorno >

< Giorno > Rispose lei con un sorriso.

< Cominciamo subito? >

< Certo, sennò potrei pentirmene >

Jonghyun la condusse nel garage e iniziò a preparare tutta la attrezzatura per la musica.

< Ieri sera > Iniziò lui < Ho diviso il testo in parti >

Estrasse un foglio da sopra lo spartito e lo consegnò ad Eva. Sul foglio era scritto il testo della canzone, evidenziato in due diversi colori

< Le parti in blu sono le mie, quelle rosa le tue > La ragazza annuì.

< Però devo sentire se le voci sono ben bilanciate. Proviamo subito a cantarla e sentiamo l'effetto che fa... Ok? >

Eva deglutì rumorosamente e Jonghyun avvertì il suo disagio.

< Tranquilla > La rassicurò < E' solo per vedere come le voci si combinano insieme >

< O-Ok > Annuì e prese il testo sottomano.

Jonghyun iniziò a muovere le dita sui tasti. Il primo verso era suo:

< Have you never seen, such a beautiful night? >

Toccava ad Eva:

< I... I could... > Le parole le rimasero strozzate in gola.

Jonghyun smise di suonare.

< Fa niente. Riproviamo > Disse vedendo il suo viso sconsolato.

Riprese a suonare e pronunciò nuovamente il suo verso, poi rivolse lo sguardo ad Eva.

< I could... I... I c-could > Il ragazzo si interruppe di nuovo.

< Scusa non ce la faccio > Disse Eva nascondendo il viso tra le mani. 

Sentì due mani calde spostare le sue e scoprirle il viso.

< Cosa ti preoccupa? > Le chiese il ragazzo.

< Eh? >

< Non ce la fai perché sei tesa. Cosa ti preoccupa? >

< Niente > Mentì.

< Allora cosa ti blocca? > 

Non riuscì a resistere al suo sguardo caldo e agli occhi profondi.

< Non so, forse la paura di andare sul palco e fare una figuraccia! > 

< Ma qui non siamo sul palco >

< E chi mi dice che al momento, sarò pronta? >

Jonghyun rivolse lo sguardo a terra, con la stretta di Eva ancora tra le mani.

< Ascolta > Le disse puntando lo sguardo nei suoi occhi < Nella musica, non conta essere bravi o meno. Nella musica l'importante e trasmettere emozioni a chi ti ascolta. Da questo dipende il talento >

< E se io non avessi questo talento? >

Jonghyun un po' si vergognava a rivelarle che quel talento lo possedeva eccome. Che la sera prima, quando le era scappata quella frase cantata, a Jonghyun era corso un brivido su per la schiena, sentendo la sua voce. Cercò di trovare una risposta alternativa.

< Se non ci provi non lo saprai mai >

Eva sospirò di fronte alla pura verità.

< Provaci almeno... Ti fidi di me? > Le chiese prendendole il viso tra le mani.

La ragazza annuì a fatica, difficoltata da quella vicinanza improvvisa.

Jonghyun riprese la sua posizione alla tastiera, lanciò un occhiata complice ad Eva e riprese far scorrere le dita.

Eva chiuse gli occhi concentrandosi sulla frase del ragazzo. "Trasmettere emozioni".

Ma lei aveva delle emozioni da trasmettere?

< Have you never seen, such a beautiful night? >

D'un tratto la risposta arrivò. Si ricordò cosa aveva provato il giorno prima, sentendo quella canzone per la prima volta. Emozioni uniche e indescrivibili. Come quelle che stava provando in quei giorni.

All'improvviso la confusione mentale che la devastava ultimamente, tutti gli interrogativi che la presenza di Jonghyun le scatenavano... Sparirono. Un fascio di chiarezza si fece spazio nella sua testa.

< I could almost kiss the stars, for shining so bright > Esclamò con voce cristallina a ritmo di musica.

Jonghyun rimase sbalordito. Proseguirono alternando i versi fino ad arrivare alla fine della canzone, il cui ultimo verso spettava ad Eva. Ormai l'insicurezza era svanita.

< This is what dreams... Are made of > E Jonghyun suonò le ultime note.

< Hai visto? > Esclamò con un sorriso raggiante < Sei andata benissimo >

Eva sgranò gli occhi.

< Ci-ci... Ci sono riuscita? >

Jonghyun annuì sorridente mentre sul volto di Eva si dipinse un sorriso raggiante, più entusiasta che soddisfatto.

< Cavolo, che... E' una bella sensazione! >

< Lo so > Affermò il ragazzo < Adesso capisci da cosa nasce la mia passione per il canto? >

< Riproviamo? > Chiese euforica.

< Certo >

Passò  un ora in cui cantarono e cantarono. Scambiarono qualche verso finché non raggiunsero la perfetta sintonia. Il percorso era ancora lungo, ma stavano partendo piuttosto bene.

< Allora, direi che questa parte la canti tu e io questa > Disse Jonghyun indicando i versi sul foglio.

< Ok > Concordò Eva.

Il ragazzo controllò l'orario al suo orologio da polso.

< Uff. Scusa, devo andare a lavoro. Domani stessa ora? > 

< Certo >

Accompagnò la ragazza alla porta complimentandosi ancora una volta con lei. 

< Sei andata veramente bene >

< Si, lo so me lo dicono in molti > Ironizzò.

Jonghyun sorrise mentre le apriva.

< In realtà > Disse Eva < Se non mi avessi incoraggiato non ce l'avrei fatta, grazie >

E così come era stato spontaneo per il ragazzo la sera prima, Eva avvolse Jonghyun in un abbraccio, senza pensarci.

Stavolta lui rimase con gli occhi sbarrati, mentre il profumo della ragazza lo invase esattamente come la sera del loro incontro. Sentì il sangue smettere di scorrere nelle vene e il cervello incapace di trovare una spiegazione.

Anche Eva si accorse del gesto fatto e si staccò, più lentamente rispetto a Jonghyun la sera precedente.

< Emh... Studiati bene le parti, mi raccomando >

< A gli ordini! > 

Salutò con un gesto della mano e senza aggiungere altro si diresse per la strada che portava a casa sua.

 

Quel giorno la signora Kim notò il figlio svolgere le sue mansioni con la stessa allegria del giorno prima. La sera, dopo cena, decise di indagare su questo cambiamento d'umore.

< Oggi eri molto... Allegro >

< Eh... Io? > Chiese Jonghyun.

< Si, è successo qualcosa di bello? >

< Bhe, ho trovato una partner per il concorso >

La signora si bloccò e lasciò cadere nel lavandino il piatto che stava lavando. SongDam ascoltò la conversazione in silenzio, finendo di sparecchiare la tavola.

< U-una partner? >

< Si >

< Jonghyun che... Che storia è questa? >

< In che senso? >

< Lo sai che tra poco devi partire proprio per >

< Ancora con questa storia mamma? E poi cosa c'entra adesso? Lo so che volete che vado in corea e cercare qualcuno con cui sistemarmi. Ma avete promesso che prima mi farete partecipare al concorso no? >

< Certo, ma... Sai oggi mi ha chiamato il padre di Seong Hyu-Ri, ricordi? La tua vecchia compagna di scuola? >

"La ragazzina appiccicosa e irritante che mi stava sempre tra i piedi" La corresse mentalmente Jonghyun.

< Si, e quindi? >

< Ha saputo che a fine estate tornerai là e... Mi ha detto che se torni entro agosto puoi partecipare al concorso organizzato da suo padre >

< Quello a cui già sono iscritto, ci sarà sicuramente dopo agosto. Quindi non posso >

< Bhe ma potresti partire prima e partecipare a quello. A Hyu-Ri farebbe piacere >

< Bhe non a me > Brontolò fra se e se.

< A pensarci Hyu-Ri è anche una ragazza graziosa e... >

< Mamma! > Sbottò Jonghyun < Io parteciperò a questo concorso, IN-ITALIA >

< Kim Jonghyun non usare questo tono con me! >

< Mamma > Intervenne SongDam < Jonghyun è solo stressato, sarà la sua prima apparizione in pubblico >

< Non abbastanza stressato da trovarsi una... Partner. Chi è? Una tua compagna di classe? >

< E' la ragazza che ieri ha pranzato al ristorante e non vedo dove sia il problema >

< Il problema è che tu devi part... >

< Non ci sono problemi > Intervenne di nuovo la ragazza < E' solo una ragazza con cui dovrà cantare... Vero Jong? > Chiese lanciandogli un occhiata complice.

< Certo > Rispose a denti stretti, irritato.

< Visto? Non ci sono problemi. Jonghyun sa bene cosa deve fare in corea, e lo terrà bene a mente >

Tra loro litigavano spesso ma adorava sua sorella quando lo salvava. In questo caso, dall'insistenza della madre...

< Bene > Affermò la signora < Ma considera bene l'offerta di Hyu-RI >

Il ragazzo stava per aprire bocca quando SongDam lo interruppe di nuovo.

< Lo farà >

La signora Kim annuì e riprese a lavare i piatti. Jonghyun passò accanto alla sorella sussurrando un: < Grazie >

< Si, certo. Ma tu non combinare casini > E riprese a sparecchiare.

Jonghyun non capì l'affermazione della ragazza, ma non chiese spiegazioni. Voleva solo fiondarsi in camera sua.

Era irritato, arrabbiato e tremendamente nervoso.

Non bastavano i suoi genitori che lo costringevano a partire in un altro paese (non che gli dispiacesse tornare nella sua città natale) solo per trovare una ragazza con cui mettere su famiglia.

Ci mancava solo che lo costringessero a scegliere una ragazza che aveva sempre odiato.

E tutto perché i suoi genitori iper-tradizionalisti, volevano vederlo solo e per forza accanto a una ragazza coreana.

Stupide tradizioni coreane!

Aveva solo diciotto anni, cavolo!

Entrò in camera sua chiudendo di scatto la porta per poi sedersi sul letto.

< Stupide tradizioni coreane! Stupida Hyu-Ri! > Borbottò nervosamente.

Ricordò quando a tredici anni si prese la sua prima cotta. Si chiamava KyuRiko, una ragazzina giapponese.

Ricordò benissimo la reazione di sua madre quando le confessò tutto. Ricordò i discorsi insensati riguardo alla "razze". Ricordò che all'epoca non aveva capito il motivo di tanta indignazione e, a dirla tutta, non lo capiva neanche adesso.

Col tempo aveva solo imparato a stare zitto e obbedire al volere dei genitori.

Ma adesso perché arrabbiarsi tanto? Aveva già promesso che sarebbe tornato al più presto in corea... Perché mettergli pressione?

Un altro interrogativo da aggiungere alla lista di quelli che in quei giorni lo assillavano.

Insieme alle inspiegabili reazioni che le provocava la vicinanza con Eva.

Eva.

Che fosse lei il problema?

Sua madre temeva che avrebbe potuto avvicinarsi troppo a lei? Che per colpa sua, poi lui non sarebbe più partito? O meglio... Sarebbe partito controvoglia dato che, in ogni caso, lo avrebbero, in un modo o nell'altro, costretto a farlo.

Ma comunque, era solo un insensata "paura" di sua madre, o c'era davvero il rischio che l'amicizia con Eva portasse Jonghyun a non voler lasciare il paese?

Aggiunse anche questo, alla lista degli interrogativi senza risposta.

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Capitolo 9
*** Vivere La Vita? ***


Vivere La Vita?

 

La mattina seguente non fu la sveglia a interrompere il sonno di Jonghyun, bensì il fascio di luce che filtrava dalla finestra. Aprì gli occhi ancora assonnato, gettando una rapida occhiata alla sveglia sul comodino. Le nove in punto. Eva sarebbe arrivata tra un ora.
Dio, perché quella ragazza doveva essere il suo primo pensiero appena sveglio?
Non che... Gli dispiacesse o gli desse fastidio in alcun modo. Ma le parole di sua madre ancora gli rimbombavano in testa. Per quanto tempo doveva ancora subire la pressione sulla storia del dover andare in corea, trovare una compagna e blah, blah, blah...?
Insomma, ormai lo aveva capito, e lo aveva già promesso. Non capiva perché sua madre si intestardisse ancora col ripeterglielo.
Forse, l'unico modo per metterla a "tacere", era dimostrarle che con Eva, in fondo non c'era niente di più se non un accordo. 
Si, forse era la scelta migliore. Ed era determinato a cominciare quel giorno stesso.
Si buttò sotto la doccia, cercando di perdere più tempo possibile. Con il discorso di sua madre ancora stampato nella mente, il pensiero di dover rivedere la ragazza, lo agitava sempre di più.
Spese ben dieci minuti (Un record per lui) per decidere cosa indossare, benché gli sembrasse un azione inutile, non gli veniva in mente nient'altro per far scorrere il tempo.
Passò dalla cucina, ma la fame era l'ultimo dei suoi pensieri. Rinunciò a fare colazione e si buttò sul divano del salotto. Mancavano ancora quindici minuti. Come al solito, sua sorella e i suoi genitori erano già fuori casa, così ne approfittò per accendere lo stereo del salotto. Tornò in camera sua e scelse il primo CD dello scaffale, senza badare cosa o di che gruppo fosse. Lo inserì semplicemente e premette il tasto PLAY. La voce dei Marron5 (Il suo gruppo americano preferito) invase la stanza, e Jonghyun si riaccasciò, chiudendo gli occhi, e ascoltando con attenzione ogni singola parola.
Ciò servì a distrarlo finché non sentì il suono del campanello.
Spalancò gli occhi e gli ci vollero due lunghi respiri per alzarsi dal divano e altri due prima di stoppare la musica ed aprire la porta.
L'immagine di Eva sorridente davanti a lui, lo mandò ancora più nel pallone. Ma doveva ricomporsi. Obiettivo di quella giornata: Inizio operazione "Far capire a mia madre che Eva è solo una compagna di canto". Semplice... dato che lo era davvero.
E allora perché sentiva le mani iniziare a sudargli.
< Ciao! > Lo salutò lei ancora entusiasta dal successo del giorno prima.
Jonghyun riuscì a ricomporsi e la salutò con un espressione impassibile.
< Ciao >
Eva rimase interdetta.
< Sei in ritardo di cinque minuti > Le disse distogliendo lo sguardo. 
Non avrebbe sopportato vedere il suo viso intristirsi.
< Emh... Scusami è che... > " Ho dovuto trovare una scusa che sembrasse accettabile per mia madre " < Non... Ho sentito la sveglia >
Jonghyun stavolta si voltò completamente, in direzione del garage. 
< Ok... Per questa volta passi. Ma non fare mai più tardi >
L'espressione di Eva era un misto tra la sorpresa e la dispiaciuta. Quello non era il Jonghyun che aveva conosciuto.
< C-certo >
Al suono della sua voce troncata dal dispiacere, al ragazzo si strinse il cuore. Non voleva ferirla. Era proprio l'ultimo dei suoi obiettivi. Ma se voleva dimostrare a sua madre che tra loro non c'era nulla, doveva cercare in tutti i modi di mantenere un comportamento strettamente professionale. Focalizzato solo al concorso di fine estate.
Raccolse la custodia del CD e si incamminò verso il garage, seguito da Eva. Aprì la porta e iniziò a sistemare la tastiera, mentre la ragazza si sedette su una sedia vicino a Jonghyun.
"Vuoi davvero facilitarmi le cose tu, eh?" Pensò finendo di sistemare.
Posò il CD su un mobile vicino e prese posto davanti alla tastiera. Accompagnato ancora, da quella stretta al cuore, scostò di un poco la sedia da quella di Eva, allontanandosi.
Pregò con tutto se stesso che la ragazza non se ne fosse accorta.
< Iniziamo > 
Sembrò quasi un ordine.
Jonghyun iniziò a far scorrere le dita sui tasti. Eva lo osservò incantata. 
Non era la prima volta che lo sentiva suonare, ma il suo talento la lasciava ancora senza parole.
Rivolse lo sguardo verso Jonghyun, sperando di trovare quell'espressione di beatitudine che, aveva notato, assumeva Jonghyun quando suonava.
Rimase delusa quando al suo posto, vi trovo un espressione impassibile, da cui intravedeva però, un filo di tensione.
< Have you never seen such a beatiful night? > 
< I could almost kiss the star for shining so bright >
Smise di suonare, senza alzare la testa, con lo sguardo rivolto alla tastiera.
Eva non fiatò.
< Hai sbagliato >
Il tono di voce quasi spaventò la ragazza. Sembrava un ringhio.
< Hai detto "Star" >
< Il testo dice cosi >
< Ah davvero? "Le stella sono così luminose"?... StarS... Plurale... Te lo hanno insegnato l'inglese? >
Eva era ufficialmente confusa. Che gli era preso?
< S-scusa >
Jonghyun inspirò... A Eva sembrò che fosse un tipico respiro, di quelli che si fanno per smaltire la rabbia. 
Non sapeva che, al contrario, Jonghyun era tutt'altro che arrabbiato. Iniziava a sentirsi in colpa.
"Maltrattare" Eva, era veramente il modo migliore per dimostrare a sua madre che tra loro due non c'era niente?
< Riniziamo >
E la melodia ripartì
< Have you never seen such a beautiful night? >
< I could almost kiss the stars, for shining so bright >
< When i see your smiling i go oh oh oh >
< I wuold never want to miss t-this >
Si interruppe di nuovo.
< Stavolta qual'è il problema? > 
Si voltò e la fulminò con lo sguardo. Eva rimase incredula e Jonghyun pregò dentro di se, che la smettesse di fare quella faccia spaventata che di certo non gli facilitava le cose.
< Niente... Mi sono solo inceppata >
< Non ti sei studiata il testo >
< No, l'ho fatto >
< E dov'è? >
< L'ho lasciato a casa... Ho pensato che se canto senza il foglio davanti, sarà più facile imparare la canzone >
Jonghyun pregò nuovamente, che qualcuno lo tirasse fuori da quella situazione. 
< Studiatelo meglio >
Riprese a suonare e cantò il suo primo verso.
Eva proseguì, intonando anche lei le sue strofe, prestando la massima concentrazione. Quando arrivarono al pezzo da cantare a due, Eva si confuse, e lasciò il ragazzo a cantarlo da solo.
< Somewhere i belong >
Stavolta Jonghyun, interrompendosi, assunse un espressione furiosa.
< Ma ci sei con la testa? > Iniziò ad alzare la voce.
< Perché? >
< Tu dici "I've got" e insieme diciamo " Somewhere i belong"... Non devo dirlo io e basta! >
< Cavolo è vero >
< Lo sapevo, non ti sei studiata il testo >
< Ti ripeto che l'ho fatto > Disse Eva con la massima calma, nel tono della voce.
< L'hai fatto male, allora >
< Mi sono solo confusa >
< Ti confondi, balbetti, sbagli le parole... Io vorrei lavorare con un po' di professionalità >
< Scusami, non siamo tutti cantanti professionisti >
< Me ne ero accorto. Se una cosa è sicura, è che la professionalità è una cosa che non ti appartiene >
E a quel punto, qualcosa nella testa di Eva scattò... La stessa cosa che era scattata quella sera al ristorante, quando Daniele aveva sbraitato addosso a Jonghyun.
Perché Jonghyun, pronunciando quell'ultima frase, aveva usato lo stesso, identico tono di Daniele, qualche sera prima.
Un tono da superiore... Un tono che Eva detestava con tutta se stessa.
Non fece in tempo ad aprir bocca che Jonghyun disse:
< Da capo >
La ragazza fece un lungo respiro smalti-rabbia. Aspettò che fosse il suo turno.
< I could almost kiss the stars for shining so bright... E adesso che c'è?! > Chiese, poiché il ragazzo si era interrotto di nuovo.
< Ma ti sembra il tono da usare per cantare? Hai usato con un tono che sembrava ti fosse morto il cane... Potresti evitare di cantare come uno zombie >
< Non è facile se mi critichi sempre! > 
Anche la ragazza iniziò ad alzare di poco la voce.
< Io cerco di farti migliorare... Ma tu non vuoi prenderla sul serio >
E a quel punto, Eva non riuscì più a controllare la rabbia. Si alzò di scatto dalla sedia.
< Ascolta caro mio! Ti ricordo che sei stato TU a propormi di duettare con te... E mi sembra di averti ripetuto più volte, che io NON SO CANTARE, e che penso che non riuscirò mai a raggiungere il tuo talento e che farò un figuraccia allo spettacolo... Ma tu... "No no, fidati di me, ce la farai"... Allora, se devo fidarmi... Dovresti essere TU a insegnarmi... Io mi sto impegnando al massimo e lo sto facendo da sola... Se proprio non vuoi insegnarmi almeno non incazzarti ogni tre per due >
< Io mi incazzo perché non ti applichi >
< Allora insegnami >
< Ci sto provando... Ma tu non ti impegni abbastanza > 
Non lo pensava affatto veramente.
< Io mi impegno... Ma non è colpa mia se non so cantare e ho una voce da cornacchia! >
Gli occhi di Eva iniziarono a luccicare. Si sforzò con tutta se stessa di trattenere le lacrime.
Dopotutto che lui l'aveva supplicata di cantare insieme... E lei aveva accettato solo per fargli un favore... Ora doveva pure arrabbiarsi con lei?
Jonghyun non resistette più. Non sopportava vedere i suoi occhi rossi e lucidi. Non poteva ferirla così.
< Cazzo... Tu sai cantare! Eccome se sai cantare... E non hai affatto una voce da cornacchia! >
Si prese la testa tra le mani e appoggiò i gomiti sul tavolo. Eva lo guardò, con la bocca leggermente aperta. 
Con la mano fermò una lacrima che non era riuscita a trattenere e si risedette. Lo sguardo ancora incollato su Jonghyun.
< Ma allora > Disse con tono calmo e regolare < Perché oggi sei così arrabbiato, con me? >
Il ragazzo deglutì. 
Non era arrabbiato... Era stressato... E non certo per colpa di Eva.
Scosse la testa continuando a fissare il tavolo.
< Io non sono affatto arrabbiato con te >
Una piccola parte di Eva, tirò un sospiro di sollievo.
< Non è affatto colpa tua > Continuò Jonghyun, scoprendo il viso < E' solo che... >
Doveva dirglielo? Poteva fidarsi? Che avrebbe pensato?
Al diavolo... Aveva bisogno di qualcuno con cui sfogarsi! 
Chissà perché aveva la certezza di poterlo fare con lei...
< Vedi mia... Madre ha paura... Di te >
Eva storse un sopracciglio.
Cosa?
< Tua madre ha paura di me? > Balbettò visibilmente confusa < Ma se... L'ho vista una volta per tipo... Cinque secondi... E poi che le ho fatto? Di cosa ha paura? > 
Calò il silenzio per qualche secondo, mentre Jonghyun cercava le parole adatte.
< In pratica ha paura che tra me e te possa nascere... Qualcosa >
Il silenziò calò nuovamente per un intero minuto.
Eva era impallidita. Nella testa le giravano ottomila pensieri. 
Jonghyun... Nascere qualcosa... Con lei... 
Perché quella semplice frase l'aveva lasciata spiazzata in quella maniera?
< P-perché? > Riuscì a chiedere.
< Perché lavoreremo insieme per il concorso, e passeremo del tempo insieme >
< N-no intendevo... Perché ha... Paura? Cioè... Cosa la spaventa del fatto che ci sia una remota possibilità che possa succedere qualcosa del genere? >
Giustamente... Eva non conosceva il carattere tradizionalista dei genitori di Jonghyun.
< Diciamo che i miei genitori sono... Come dire... Molto attaccati alle nostre tradizioni >
La ragazza continuò a non capire.
< Non accetterebbero di buon grado vedermi accanto ad un italiana per il resto della vita >
Eva annuì, con la bocca semiaperta. Sebbene quel discorso l'avesse sorpresa, ne comprendeva la logica.
< Capisco... Quindi è per colpa mia se è... Preoccupata? >
Jonghyun si voltò di scatto, guardando profondamente la ragazza negli occhi.
< No... Cioè... Sono solo le sue stupide paranoie. Non è affatto colpa tua. Infondo sono stato io a chiederti di aiutarmi con la canzone >
< Deve stressarti molto questa situazione >
Jonghyun non rispose, ma Eva capì perfettamente. Comprendeva alla perfezione la sua agitazione, perché era la stessa che provava lei quando i genitori le parlavano della sua futura carriera nella catena di alberghi, quasi come fosse un suo obbligo.
Per non parlare dei continui tentativi di spingerla a dichiararsi a un ragazzo che lei detestava con tutta se stessa. Il pensiero di Daniele la innervosì.
 < L'unica cosa che non è che... Insomma tu e la tua famiglia vivete in italia. Come sperano di vederti accanto a una ragazza del tuo paese? Non è che qui di coreani se ne vedano spesso >
Ecco l'argomento che più opprimeva Jonghyun. 
< Infatti alla fine dell'estate mi obbligheranno a partire. Dovrò tornare in corea apposta per cercare moglie e mettere su famiglia >
< MOGLIE? > Esclamò sconvolta Eva < FAMIGLIA? Scusa ma tu non hai diciotto anni? >
< Infatti! > 
Jonghyun si alzò dalla sedia agitando le mani al cielo.
< Ho praticamente tutta la vita davanti. Ma per loro no. Siccome mio padre a diciannove anni era già sposato e mia madre incinta di mia sorella... Secondo loro è arrivato il mio momento! Già sono arrabbiati con mia sorella perché nel suo viaggio in corea, qualche anno fa, non ha trovato marito... > 
< Fammi capire... Nel tuo paese si sposano tutti così presto? >
< Un tempo si... Ma parliamo degli anni settanta/ottanta. Adesso non siamo più così attaccati alle tradizioni. Ovviamente tranne i miei genitori >
Era una sensazione bellissima sfogarsi con qualcuno. Sentiva che Eva era la persona adatta e anche a lei non dispiaceva ascoltare i problemi del ragazzo.
< Stupidi... Vecchi... Tradizionalisti! > Disse usando tutto il fiato che aveva in gola.
Eva sorrise, di fronte alla scena di Jonghyun che urlava contro a un muro.
Inoltre avvertiva il suo stress, e si sentiva contenta del fatto che con lei potesse sfogarsi.
< In casa non abbiamo neanche le posate perché sono troppo "Occidentali per noi"! E pensa che, quando mia sorella aveva circa quindici anni, le strapparono il poster di David Beckam dalla camera per paura "Che si occidentalizzasse troppo"! >
Poggiò i gomiti su un mobile lì vicino, riprendesi la testa tra le mani, quasi volesse spremerla.
< Stupidi! Stupidi! Stupidi! > Bofonchiò tra se e se.
Eva si alzò dalla sedia e lo raggiunse. Gli posò una mano sul braccio per scoprigli il viso e lo guardò sorridendo.
Jonghyun sorrise istintivamente, di fronte a colei che gli aveva permesso di sfogarsi.
< Non voglio tornare in corea... O meglio, non voglio andarci solo per trovare moglie. Sono troppo giovane, non sono pronto per pensare di mettere su famiglia >
Eva rifletté un attimo su che parole usare. 
Senza esitazioni, gli prese il viso tra le mani e lo voltò verso di lei. Il tocco della sua pelle era morbidissimo.
< Non puoi continuare così >
Jonghyun non capì a cosa si riferisse.
< Che intendi? >
< Non puoi continuare a stare al volere dei tuoi genitori. Non dico che devi diventare un teppista ribelle ma... Dovresti iniziare a esprimere le tue opinioni e pretendere di essere ascoltato >
Eva rimase colpita da se stessa.
Da dove le venivano quelle parole?
Proprio lei, che con i suoi genitori le opinioni non le esprimeva proprio? Che quando le rifilavano un appuntamento con il "Rompi scatole" stava zitta e obbediva, seppur contro voglia.
Proprio lei gli stava consigliando di imporsi al volere dei genitori?
Forse al posto di "Dovresti iniziare" Avrebbe dovuto dire "Dovremmo iniziare".
< Non è così facile > Disse Jonghyun, ancora sconsolato.
< Jonghyun se non lo farai sarà troppo tardi! Ti sposerai tra un annetto e non ti godrai mai la tua gioventù! Hai diciotto anni... Questo è il momento di godersi ogni momento, di vivere! >
No, quello non era decisamente il solito comportamento di Eva.
Lei, che da qualche anno si era rinchiusa in casa, e non aveva altro amico se non i libri.
Perché stava dicendo quelle cose? Non si sarebbe sognata di dirle mai nessuno...
Che fosse la presenza di Jonghyun a scatenarle quell'improvviso cambio di carattere?
La sua attenzione fu attirata da un oggetto posto su quel mobile. Lo afferrò, rigirandolo e guardandone entrambi i lati.
< I Marron5? > 
Jonghyun la guardò stupito.
< Ti piacciono? > 
< Erano il gruppo preferito di... > Deglutì, abbassando per un secondo lo sguardo < Una mia... Amica >
< Erano? Non le piacciono più? >
< N-non so... Credo di si >
< Come credi? >
Eva si maledì di essere entrata nell'argomento.
< Diciamo che non la vedo da... Un po' >
Jonghyun preferì non indagare, notando lo sguardo, improvvisamente triste, della ragazza.
Tentò di sviare dall'argomento.
< Una volta volevo andare al loro concerto in corea ma... >
< Lasciami indovinare... I tuoi genitori non ti hanno lasciato andare! >
< Esatto! >
Eva sbuffò. Quante negazioni! Forse i genitori di Jonghyun erano anche peggio dei suoi.
Sentendo il rumore delle macchine sfrecciare fuori, nella strada, un idea la colpì come all'improvviso, come un colpo di frusta.
< Sentì Jonghyun... Tu hai la patente? >
< Quella italiana si >
< Ma non hai la macchina... >
< No, perché? >
Seguì un momento di silenzio. Eva assunse un espressione pensierosa.
< Eva? Ci sei? >
La ragazza non rispose.
Si diresse alla sedia dove aveva appoggiato la sua tracolla. La aprì e strappò un pezzetto di carta dalla sua agenda.
Jonghyun la vide scrivere qualcosa e si avvicinò per osservare.
 Eva finì di scrivere e si voltò porgendo il pezzo di carta al ragazzo.
< Qui ci sono il mio numero e il mio indirizzo! Stasera dì ai tuoi che vai a dormire, sgattaiola fuori e vieni a casa mia. Non suonare il campanello, mandami un messaggio quando arrivi e aspettami alla porta d'ingresso >
Jonghyun spalancò la bocca per la velocità con cui Eva aveva parlato.
< Scordatelo! I miei mi ammazzeranno! >
< Niente obbiezioni > Disse dirigendosi all'uscita del garage.
< Ma dove vai? E le prove? E soprattutto... Perché? >
< Niente domande. Le prove le riprendiamo domani... A stasera >
< Non io non... >
Non finì di parlare dato che Eva se l'era già svignata. Sentì i suoi passi allontanarsi e la porta d'ingresso chiudersi.
" Ma che cavolo... Che intenzioni ha quella lì? "
Per quel poco che la conosceva, Eva non le sembrava una tipa da fughe notturne.
Fughe per dove poi?
Decise, seppur in anticipo, di andare al ristorante e svolgere subito il suo turno.
Voleva sbrigare subito le sue mansioni al ristorante, per poter avere poi la testa libera per pensare.

Quel giorno, il suo turno gli sembrò terribilmente lungo.
Quando finì si sentì come se gli si fosse tolto dalle spalle un enorme peso.
Ma ora lo attendeva un altro... Che doveva fare quella sera?
Una parte di se pensava... E che cavolo, stattene in casa! Finirai nei guai se ti scoprono!
Forse era la scelta più ragionevole. Allora perché, un'altra parte di se, considerava anche l'idea di accettare la proposta insensata di Eva?
" Che cavolo devo fare?! "
Il pomeriggio e la cena passarono, al contrario del suo turno lavorativo, troppo in fretta. E ancora non aveva trovato risposta al suo interrogativo.
Dopo aver sparecchiato ed essersi diretto in camera, non si mise il pigiama ma si sedette sul letto.
Passò forse un ora intera a pensare e ripensare e ancora la risposta non arrivava. 
Verso le dieci e mezzo sentì i suoi genitori andare a dormire.
Si sorprese, quando si sentì sollevato di saperli già a letto. 
Dieci e trentacinque.
Cosa fare? 
La finestra aperta di fronte a lui sembrava lo stesse chiamando. Si alzò avvicinandovisi.
Si affacciò guardando davanti a se. Infondo era al primo piano. Non sarebbe stato difficile uscire.
" Ma che sto dicendo? "
No! Era una pessima idea! Troppo rischioso!
Guardò l'orologio. Dieci e quaranta.
Eva lo stava già aspettando?
Eva. Quel nome riuscì a fargli sparire ogni dubbio.
Nonostante la sua mente continuava a ripetergli... "Cazzo, non farlo! Ti scopriranno". Spense la luce di camera sua e, cercando di fare meno rumore possibile, scavalcò la finestra.
Estrasse il foglietto dalla tasca e si diresse all'indirizzo segnato sopra.
Si sentiva tremendamente agitato. Come se i suoi genitori potessero spuntare fuori da un momento all'altro. Guardò casa sua allontanarsi e tentò di scacciare dalla mente, la parte razionale che continuava a ripetergli "torna a casa".
Il pensiero di quella ragazza che, probabilmente, lo stava aspettando, lo spingeva ad andare avanti. E non seppe come giustificarlo.
Quando arrivò strabuzzo gli occhi. Casa?... Villa! Certo, sapeva che i suoi genitori erano proprietari di una catena d'alberghi... Ma una villa così enorme non se l'aspettava proprio.
Controllo il numero sul citofono per controllare di non aver sbagliato.
Afferrò il cellulare e le mandò il messaggio, componendo il numero che le aveva lasciato.

"Sono arrivato"

Vide una finestra illuminata, spegnersi dopo pochi secondi e si posizionò davanti alla porta d'ingresso.
Non passò molto prima che questa si aprì ed Eva usci a passi lenti e misurati. La richiuse con la massima delicatezza.
< Bene, sono qui! Ora mi dici perché mi hai coinvolto in questa pazzia? >
< Shh... Parla piano o i miei mi scoprono >
Perfetto. Una fuga in piena regola.
Almeno se fossero stati scoperti, non sarebbe finito solo lui nei guai.
< Vieni > Gli disse incamminandosi al lato destro della casa.
Jonghyun la seguì, continuando a domandarsi il perché si era lasciato convincere quando, normalmente, avrebbe risposto con un secco "No!".
Non poteva essere solo Eva la motivazione. Era solo una ragazza che conosceva da pochi giorni.
Arrivarono di fronte ad un enorme porta bianca.
Eva si accucciò e la sollevò delicatamente. Quando accese la luce Jonghyun si rese conto di essere nel garage.
Vide una volvo metallizzata, una porsche rossa e, nell'angolo, qualcosa coperto da un grosso telo.
< Le macchine dei miei genitori > Spiegò Eva avvicinandosi al telo < E qui sotto... > 
Afferrò e tirò il tessuto, scoprendo una bellissima auto. Sembrava una merchedes.
< La mia futura auto > Disse lanciando un mazzo di chiavi che Jonghyun afferrò prontamente.
< Dai salì > Lo esorto < Ci facciamo un giretto >
Jonghyun spalancò gli occhi, guardò la ragazza sperando che stesse scherzando.
Evidentemente, dato che la vide aprire lo sportello del passeggero, era serissima.
< Tu sei pazza! > 
< Dai, non rompere e salì >
< Spiegami per bene perché vuoi prendere la macchina e andare a farti un giro alle undici di sera. Non ha senso! E se i miei mi scoprono io sono morto! >
< Jonghyun > Lo interruppe < Tu devi iniziare... Noi dobbiamo iniziare a viverci la nostra vita! > Disse senza un filo d'esitazione.



Ps: Le parti in blu della canzone sono cantate da Jong, quelle in rosa da Eva, quelle in nero da entrambi.

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