Bloody truth

di LullabyPotter
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Convalescenza ***
Capitolo 2: *** Visita sgradita ***
Capitolo 3: *** Di madri e di morti ***



Capitolo 1
*** Convalescenza ***




Convalescenza


 

A Jess, Hev, Coco e Yoan
perchè siete voi e questo basta.


Girolamo aprì gli occhi. Sopra la sua testa svettavano delle assi di legno, assi che aveva già visto e che conosceva bene. Quella era la stanza di Alessia, alla bottega del Verrocchio.
Come ci era arrivato? Ricordava molto bene la caduta, mentre ciò che era successo subito dopo si perdeva nel buio. Avrebbe dovuto essere morto, ma il dolore alla schiena, al viso e agli arti gli diceva che era vivo, eccome se era vivo.
«Vi siete svegliato.» Girolamo alzò appena la testa. Leonardo stava in piedi appoggiato al muro, le braccia incrociate. Accanto a lui, abbandonato su un tavolo di legno, vi erano un asciugamano sporco di sangue e una bacinella.
«Cosa...?» Girolamo lasciò la domanda in sospeso. Nemmeno lui sapeva quale quesito porre per primo. Cosa era successo? Perché non era morto? Come era arrivato nella stanza di Alessia? Dove si trovava Maddalena? Inoltre, parlare si rivelava difficile: era come se avesse avuto un masso che gli bloccava la gola.
«Siete caduto. Da almeno venti braccia o forse più» Leonardo scrollò le spalle. «Zoroastro vi ha trovato e portato qui e io ho cercato di curarvi come meglio potevo. Farete fatica a parlare e muovervi, per qualche tempo.» aggiunse poi. «Avete riportato diverse ferite.»
Girolamo cercò di mettersi a sedere, ma non ci riuscì. Si limitò, quindi, a rimanere sdraiato e a guardare l'artista di sbieco. «Perché lo avete fatto?» non riconobbe nemmeno la sua voce quando riuscì a pronunciare quelle poche parole, cosa che inoltre gli provocò un forte dolore alla mascella.
«Non fatevi strane idee.» replicò l'altro. «L'ho fatto perché avevo un debito con voi e con lei.»
Lei. Alessia. «Non avevate nessun debito con me.» commentò il Conte.
Leonardo si avvicinò, sedendosi sullo sgabello traballante posto accanto al letto. «Voi l'avete protetta.» rispose. «L'avete difesa e avete cercato di salvarla. L'avete persino vendicata. Siete stato leale a lei, fino alla fine.»
Sul volto di Girolamo si disegnò un sorriso amaro. «Tutta questa dedizione non...» dovette deglutire; dopo un paio di tentativi a vuoto ci riuscì e riprese a parlare. «...non ha salvato né lei né il bambino.»
Quel ricordo lo perseguitava. Alessia che si spegneva tra le sue braccia, il sangue che sgorgava dal suo petto. Il cesareo disperato per estrarre i due bambini, uno dei quali già morto. Suo figlio, che non era riuscito a sopravvivere ed era stato sepolto con la madre.
«Ci avete provato e io non l'ho dimenticato.» disse Leonardo, alzandosi di nuovo. «Lei non me lo avrebbe perdonato, se vi avessi lasciato morire per strada senza fare niente.»
Girolamo notò che non pronunciava il nome della ragazza. Esattamente come aveva fatto lui per tutto quel tempo. Non aveva mai detto il suo nome ad alta voce, almeno non consciamente. «Maddalena?» riuscì quindi a chiedere, ignorando il dolore che aumentava in tutto il corpo.
«Vanessa si sta occupando di lei. Sta bene, non temete.»
Girolamo annuì. Almeno la bambina era al sicuro.
«Riposate. Dovete riprendere le forze.» Leonardo si allontanò, ma prima di aprire la porta si fermò e guardò nuovamente il Conte. «Sappiate che l'avete chiamata. Tutto il tempo, mentre vi guarivo.» non lo stava deridendo. Leonardo provava il suo medesimo dolore, e nella sua voce Girolamo notò comprensione, non scherno.
L'artista abbassò la maniglia e uscì, lasciando il Conte solo con i propri pensieri.

 

```


Girolamo e Alessia attraversarono la piazza, accolti dalla brezza primaverile. «Sei stata rigida tutto il tempo.»
Alessia storse il naso. «Il Papa... Mi mette soggezione.» replicò. «Solo che non per il motivo che credi tu.»
Riario aggrottò appena la fronte. «Cosa intendi dire?»
La ragazza scosse la testa, muovendo la mano come se stesse scacciando un insetto molesto. «Nulla.»
«Non puoi fare un'affermazione del genere e aspettarti che non chieda spiegazioni.»
Alessia non rispose subito. Ponderò le parole da usare, pensandoci attentamente. «Non me ne volere, ma...» cominciò. «C'era qualcosa, negli occhi di Sisto, che mi ha fatto rabbrividire. Qualcosa di profondamente oscuro. Inoltre, sembrava che mi stesse studiando. Come se volesse carpire un segreto che custodisco.»
Girolamo notò il disagio nella voce di Alessia. Il disagio che aveva provato quando si trovava con Sisto. Era un disagio che non derivava dal fatto che fosse il Papa, ma dalla sua persona. «…e tu hai dei segreti nascosti, Alessia?»
«Certo che no.» replicò l'altra. «Ma lo sguardo del Papa mi diceva il contrario.»
Riario decise di non replicare.

```

Il Conte fu costretto a letto per diverso tempo. Leonardo le aveva chiamate ferite, ma Girolamo sapeva che erano ossa rotte. Non riusciva a muoversi, esattamente come aveva detto l'artista, e parlare gli provocava diversi dolori alla mascella, difficili da ignorare anche per uno come lui. Mangiare, poi, si rivelava quasi impossibile.
Vanessa si prendeva cura di Maddalena, portandola nella stanza dove il padre riposava praticamente in ogni momento. Un giorno, Vanessa gliela posò sul petto e uscì per qualche minuto. Quando tornò, li trovò entrambi addormentati.
Ci mise almeno un anno, per riprendere l'uso degli arti. Per fare in modo che potesse comunque spostarsi, Leonardo aveva costruito una sedia con delle grosse ruote, che gli permetteva di spostarsi quasi del tutto indipendentemente. Maddalena imparò a camminare poco prima di lui.
Il giorno che finalmente riuscì a camminare senza bisogno di sostegni, si recò dall'artista che stava, come spesso faceva, sezionando un cadavere. Riario era ancora malfermo, ma almeno non aveva più bisogno della sedia creata da Leonardo e poteva prendere in braccio sua figlia.
Da Vinci alzò lo sguardo con i suoi strumenti ancora in mano. «Dovete dirmi qualcosa, Conte?»
«Credo sia tempo di finire ciò che Giuliano de' Medici non è stato in grado di portare a termine.»


 


Note dell'autrice«

Ed eccoci qua.
Come potete notare, ho deciso di cambiare il metodo di inserimento dei capitoli: niente più prologhi e capitoli numerati, ma piccoli titoletti.
Poooi. L'idea della sedia a rotelle me l'ha data Jess (che mi ha anche detto quanto ci avrebbe messo Riario a riprendersi dalla caduta).
Inoltre, ho un ringraziamento speciale da fare: 
JessHevGiulia e Agnè in primis. Insieme sotto la bandiera di Da Vinci's Demons! GenFlea: vabbè, tu sei tu.
Poi ringrazio: sassa e Alesherly: le fedelissime che mi hanno recensito TUTTI i capitoli della prima ff.
Juliet96 e Riario1: "in ritardo", ma siete giunte anche voi. Grazie.
Ed ora, vi lascio recensire.

»Eagle«

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Capitolo 2
*** Visita sgradita ***



 

Visita sgradita


Girolamo rigirò l'anello tra le dita. Era tutto ciò che lo legava agli avvenimenti di un anno prima. Era l'unico indizio e non portava da nessuna parte. Né Girolamo, né Leonardo o Lorenzo o Giuliano sapevano a chi apparteneva.
Avevano un nome fin troppo comune, un anello e il corpo ormai non più utile di un ragazzino. Praticamente, era come niente. Da dove avrebbero iniziato? Girolamo non l'avrebbe mai ammesso, ma aveva la sensazione di trovarsi in un vicolo cieco prima ancora di aver cominciato.
Era appoggiato al muro accanto alla porta dello studio di Leonardo. L'artista stava cercando non si sa bene cosa nella stanza, mentre Maddalena scorrazzava tra gli artisti intenti a ritrarre le modelle.
Verrocchio aveva accettato di buon grado la presenza della piccola. Portava un tocco di innocenza nella bottega e anche un'allegria spensierata. Persino Botticelli, nonostante non fosse granché entusiasta dell'avere una distrazione ambulante che correva di qua e di la, si scopriva a sorridere quando la guardava.
Maddalena gli si avvicinò con un pennello in mano e del colore blu sulla guancia. Sembrava così felice di giocare in mezzo agli artisti e ai colori. Mostrò lo strumento per dipingere a suo padre, con un sorriso genuino e sincero. «Nonno dato pen-tello.» disse, agitandolo. Chiamava Verrocchio nonno perché era anziano e la prendeva sempre in braccio per farla dipingere.
Girolamo le rivolse uno dei suoi rari, sinceri sorrisi. «Si chiama pennello, Maddalena.» la corresse.
«Pen-tello!» replicò la piccola, come se avesse detto la stessa cosa.
Girolamo scosse la testa, divertito.
Fu in quel momento che in bottega arrivò un messo. Era un ragazzino brufoloso e dai capelli scuri, che chinò la testa quando gli consegnò la lettera.
Riario lo ringraziò prendendo in mano la busta che portava il sigillo papale.
Verrocchio, che aveva assistito alla scena, richiamò l'attenzione di Maddalena, che corse subito da lui agitando il suo nuovo giocattolo.
Il Conte osservò il vecchio Maestro prendere la bimba sulle gambe e poi si concentrò sulla lettera ricevuta.
Corta e concisa come sempre, informava Girolamo che Sisto aveva deciso di far visita alla famiglia Pazzi e ora lo aspettava nella villa di campagna di questi ultimi. Lanciò un ultimo sguardo a Maddalena, prima di ripiegare la lettera ed entrare nello studio dell'artista.

 

```


«Ci sarà un giorno, dico uno solo, dove te ne andrai da Roma avvisandomi in anticipo?» domandò Riario, raggiungendo Alessia fuori dalla bottega.
Lei sorrise innocentemente. «Tu sei sempre occupato col Papa.» replicò.
«Potresti aspettare che io abbia finito.»
«Prima è la partenza, prima è l'arrivo.»
Girolamo decise di non ribattere, ma si limitò a scuotere la testa. «Dimmi che non sei venuta solo per l'artista.»
«Certo che sono venuta per Leonardo. Per quale altro motivo potrei voler venire?»
Riario avrebbe dovuto aspettarselo: Alessia aveva sempre detto che Firenze era la sua città, non Roma.
Forse era per questo che Sisto la squadrava, ogni volta che la vedeva.

 

```


Papa Sisto IV lo aspettava all'esterno della villa, dove nei giorni estivi i Pazzi tenevano i loro ricevimenti. Quando lo sentì arrivare gli porse la mano perché potesse baciare l'anello papale.
Girolamo eseguì, come aveva sempre fatto, prima di rimettersi dritto e attendere che il Santo Padre cominciasse a parlare.
«Vedo che ti sei ripreso.» disse, alludendo alla sua guarigione.
«La conoscenza di da Vinci riguardo la natura umana è davvero impressionante.» replicò il Conte.
Sisto annuì, concordando con il nipote. «Immagino che Maddalena stia bene.»
Girolamo non poté fare a meno di notare che il Papa sembrò sputare quel nome come fosse veleno.
«Cammina già e dice qualche parola.» rispose quindi il Conte.
«Maddalena.» ripeté il Santo Padre. «Un nome... Azzeccato.» Riario carpì la sfumatura ironica nella voce del Papa.
«È stato scelto da Alessia.» replicò semplicemente.
«Ed è sempre volere di Alessia quello di darle il cognome dei Riario?»
Girolamo si inumidì le labbra. «Alessia non ha mai espresso un tale desiderio, Santo Padre.»
Il voltò di Sisto si indurì. «Credevo di essere stato chiaro su come gestire certi errori.»
«L'errore sarebbe stato non riconoscerla.» rispose Girolamo. «La gente avrebbe parlato, chiacchierando del fatto che la bambina fosse mia. Riconoscendola ho precluso ogni pettegolezzo.»
Sisto non replicò, ma decise di passare a un altro argomento che si rivelava per lui di estrema importanza. «Desidero che tu faccia ritorno a Roma.»
«Con tutto il rispetto, Santo Padre, credo che mi tratterrò a Firenze ancora per diverso tempo.»
Il Papa gli lanciò un'occhiata di fuoco. Sapeva benissimo perché Girolamo volesse trattenersi nella città dei Medici. «Credevo che avessi ormai superato il lutto per la morte di quella ragazza.»
«Ci sono diverse cose che non sono chiare. Vorrei che mi concedeste di poter indagare sulla sua morte, per dare pace alla madre di Alessia che ancora piange la perdita di una figlia e di un nipote.»
Di nuovo, Sisto non replicò. Si limitò ad annuire, congedando infine il nipote.
Per quella volta, l'avrebbe fatta passare.


 


Note dell'autrice«

Ed eccoci arrivati al capitolo due.
Ammetto che il picspam non mi garba granchè, ma pace.
Sisto qui è poco cattivo, ma presto lo vedrete in tutta la sua cattiveria, fidatevi.
Come sempre, non posso fare a meno di ringraziare delle persone:
 Jess (la mia beta)HevGiulia, AgnèGenFlea sassaAlesherly e Juliet96. GRAZIE <3

»Eagle«

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Capitolo 3
*** Di madri e di morti ***



 
A voi
che pazientemente
avete atteso

Di madri e di morti
 
Quando Girolamo rientrò nello studio di Leonardo, al posto dell'artista trovò Maddalena che guardava i disegni del da Vinci.
«L'artista sa che sei qui?» le chiese, osservandola mentre prendeva in mano un foglio ruvido.
La bambina annuì e poi si avvicinò a lui, porgendo il disegno. «Chi è lei?» chiese, mostrandogli il volto riprodotto. «Lennaddo disegnato tanto lei.» continuò la piccola.
Il cuore di Girolamo si fermò per qualche istante. Le linee a carboncino tracciavano un volto dai lineamenti fini, dolci; gli occhi tondi e i capelli lunghi, mossi, che sparivano oltre le spalle appena accennate. Leonardo aveva ritratto Alessia, e se aveva ben compreso la frase sgrammaticata della figlia, quello non era il solo disegno che la rappresentava. Ce ne erano altri, molti altri.
Quello era il modo dell'artista di superare il lutto. Catturare l'essenza della persona amata nei suoi disegni, per tenerla ancora per poco con se. Per riparare qualcosa che non era stato in grado di aggiustare. Maddalena aveva trovato quei disegni sparsi per il suo studio, aveva riconosciuto che era stato riprodotto diverse volte e aveva chiesto a suo padre, perché era il primo ad essere tornato, chi fosse la donna che l'artista aveva disegnato.
E come poteva Girolamo spiegarle che quella era sua madre? Che quella donna era colei che lui aveva amato, e che si era spenta sotto ai suoi occhi uccisa per chissà quale motivo? Come sarebbe riuscito a spiegarle che insieme a lei era morto suo fratello, un gemello che non aveva mai conosciuto? Maddalena era troppo piccola per comprendere tutto questo.
Girolamo prese un respiro profondo. Ormai la domanda era stata posta e lui non poteva evitarla. «Lei è tua madre, Maddalena.»
Maddalena aggrottò la fronte in quel modo innocente proprio solo dei bambini. «Pecché non è qui?»
Riario le accarezzò i capelli, ramati e mossi come quelli di Alessia. «Perché Dio l'ha chiamata a se.»
«E tu non puoi chiedelle a Dio di falla tonnale?»
Fortunatamente, prima che Girolamo potesse pensare a una risposta decente da dare alla sua piccola, Leonardo entrò e scorse il disegno che Maddalena ancora stringeva in mano. Gli bastò un'occhiata a Riario per capire di cosa stessero parlando e mezzo secondo in più per capire che era meglio allontanare la bambina. «Allora, pittrice, hai terminato di guardare il mio lavoro?»
Maddalena si allontanò trotterellando con l'artista e Girolamo poté concedersi un sospiro.
 
```
 
Pioveva.
Il cielo era nero, attraversato spesso da tuoni, fulmini e lampi che lo rischiaravano per un solo momento a giorno.
Tutti, a Roma, erano rintanati in casa, davanti al camino a tentare di riscaldarsi, magari con una ciotola di zuppa calda.
Tutti, tranne due persone.
Erano solo due figure, ammantate ma senza usufruire del cappuccio, nel mezzo del cimitero.
La prima figura, dai capelli neri ormai attaccati al viso e gli occhi nocciola, stava in piedi, osservando la seconda, dai capelli ramati e gli occhi appena più chiari, ma dello stesso colore, accovacciata davanti a una lapide di pietra che recava la scritta Francesco Augusti, 15 Luglio 1420 – 5 Aprile 1474.
Il funerale era finito da un pezzo; persino Alessandra era ormai tornata a casa, chiusa nel suo dolore. Ma Alessia non ci riusciva. Non poteva staccarsi da quella lapide fredda, stringendo tra le dita esili la statuina rappresentante un angelo che suo padre le aveva regalato qualche giorno prima di morire.
Ad un tratto, Girolamo si avvicinò a lei e si accovacciò. La ragazza appoggiò la testa sulla sua spalla, mentre piccoli e silenziosi singulti la scuotevano. Non aveva la forza di alzarsi.
Riario, senza dire una parola, le circondò il busto e passò un braccio sotto le ginocchia dell'amica, per poi alzarsi in piedi e uscire dal camposanto per riportarla a casa.
 
```
 
Un anello, un nome, un ragazzino. E due sacchetti di stoffa scura colmi di fiorini.
Leonardo e Girolamo, dopo che quest'ultimo era  tornato dalla Messa, avevano posato gli oggetti sul tavolo dello studio, insieme al quaderno di appunti dove l'artista aveva annotato tutto ciò che aveva ritenuto essenziale dall'autopsia del ragazzino e del secondo uomo, Mario.
Leonardo cercava di collegare quegli oggetti. Faceva uno strano movimento con la mano, come se le sue dita stessero battendo su dei tasti in maniera convulsa. Girolamo cominciava a infastidirsi, ma decise di non dire nulla all'artista. Se quello era il modo del da Vinci di concentrarsi, Riario non aveva alcuna intenzione di impedirgli di applicarsi al meglio sul caso.
Solo che nessuno dei due aveva la più pallida idea di dove cominciare.
Ad un tratto, Nico entrò nello studio, osservandoli entrambi con uno sguardo vagamente stupito. «Dovreste recarvi al palazzo dei Medici.» disse.
Girolamo annuì senza alzare lo sguardo, mentre Leonardo faceva un rapido schizzo dell'anello sul suo quaderno. Poi, senza dire una parola, uscirono.
Lorenzo aveva organizzato, in occasione dell'anniversario della morte di Alessia, un pranzo non troppo sfarzoso, in cui aveva invitato coloro che l'avevano conosciuta. Una volta tanto, persino Zoroastro era stato invitato.
Ciò che stupì Leonardo e Girolamo fu la presenza di Lucrezia Donati. Ella aveva parlato con Alessia una sola volta, incrociandola al mercato. Leonardo lo sapeva perché la giovane lo aveva accompagnato a studiare il volo degli uccelli.
Né l'artista né il Conte seppero spiegarsi perché Lorenzo l'avesse invitata, ma di certo rimasero a bocca aperta quando notarono gli orecchini ch'ella indossava.
Anche Giuliano li aveva notati, e difatti si era avvicinato a loro – non era esattamente un segreto che Girolamo fosse rimasto a Firenze solo per far luce sull'assassinio di Alessia – per indicarglieli.
Ovviamente non potevano certo interrogarla nel pieno del pranzo. Aspettarono così un momento più propizio, quando ella decise di uscire nel cortile interno del palazzo.
Mentre Giuliano e Leonardo avvisavano Lorenzo della scoperta, il signore di Imola raggiunse la donna.
«Non sapevo che anche voi voleste celebrare la memoria di Alessia, cugina.» disse Riario, avvicinandosi a lei.
Lucrezia chiuse per un momento gli occhi, prima di rispondere senza posare gli occhi sul Conte. «Lorenzo mi ha chiesto di essere presente, nonostante le abbia parlato solo una volta.» abbassò appena la testa, e un riflesso attirò l'attenzione di Girolamo: gli orecchini, il motivo per cui l'aveva avvicinata.
Dei passi dietro di loro annunciarono l'arrivo dell'artista, che nella mano teneva il suo inseparabile quaderno.
Riario, ignorando l’arrivo dell’artista, posò lo sguardo sugli orecchini di Lucrezia, indicandoli. «Interessanti. Dove li avete presi?»
La mano di Lucrezia scattò verso l’orecchio, per poi abbassarsi subito dopo averlo sfiorato. «Perché vi interessa saperlo?»
Leonardo si fermò dietro di loro, il quaderno aperto e il carboncino che grattava sulla pagina. Osservava Madonna Donati con uno dei suoi sguardi indagatori che sembravano scansionarti fin dentro la pelle. Fu quindi lui a rispondere, sfogliando le pagine del quaderno fino a trovare quella che gli interessava. «Lo riconoscete?» domandò, mostrando alla donna il disegno di un anello.
«Una… curiosa somiglianza.» continuò Girolamo. «Non trovate?»
Lucrezia sembrò cercare di farsi più alta, come se questo potesse respingere qualsiasi accusa le sarebbe stata rivolta di lì a poco. «Non vedo quale sia il problema.» replicò, guardando fisso Riario. «Ho perso quell’anello…»
«Un anno fa.» completò il Conte per lei.
Lei piegò la testa di lato. «Che cosa state insinuando?»
Girolamo si avvicinò di un passo a lei, che invece non si spostò. Leonardo chiuse il taccuino e incrociò le braccia, posando le dita della mancina sulle labbra a formare una L, interessato a quello scontro.
«Un anno fa un ragazzino a cui non erano nemmeno spariti i brufoli ha cercato di uccidere Madonna Augusti in un vicolo buio e deserto. Addosso aveva un sacchetto di monete e un anello, che voi dite di aver perso. Ditemi, Madonna Donati: lo avete davvero perso o vi è stato rubato?»
Lucrezia non rispose subito; si limitò a fissare gli occhi scuri del Conte, imperscrutabili. «Conosco bene i vostri pensieri. Ma non sono io colei che state cercando. Non avevo alcun interesse a uccidere quella povera ragazza, tantomeno a pagare qualcuno per farlo.» fece un passo avanti, come a sfidare il suo interlocutore. «Chiedete a qualcun altro. Sono certa saprà rispondervi.»
Girolamo si mosse prima ancora che la Donati avesse finito di parlare. L’indice e il pollice le strinsero le guance, e lui spinse mandandole indietro la testa. «Non mi interessa se siete direttamente o indirettamente responsabile di ciò che le è accaduto. Voi sapete. E mi aspetto una risposta alla mia domanda.» ignorò Leonardo che, dietro di lui, lo chiamava. «Chi ha voluto uccidere Alessia Augusti?»
«Non lo so.» fu la risposta della Donati, che non aveva perso la sua aria di sfida.
Fu a quel punto che Leonardo si mise in mezzo, riuscendo a liberare il viso di lei dalla stretta di lui.
Riario gli lanciò uno sguardo di fuoco, ma lasciò che fosse l’artista a cercare di avere finalmente una risposta soddisfacente. «Chi vi ha chiesto di commissionare l’omicidio?»
«Non lo so. Mi sono arrivate delle lettere con delle istruzioni. Tutto ciò che ho fatto è stato eseguirle.»
«E voi avete commissionato l’omicidio di una ragazza che nemmeno conoscevate solo perché avete ricevuto delle istruzioni?» Leonardo aggrottò la fronte.

«È stato molto…» sembrò pensarci su. «convincente.» Aveva voltato il viso verso Riario, e quest’ultimo sembrava aver capito molto bene a cosa Madonna Donati si riferisse.
L’artista si limitò a osservare prima uno e poi l’altro, confidando che presto sarebbe stato messo a parte degli eventi.

 

Note dell'autrice«

E boh, ci ho messo una vita. Letteralmente.
Ma è arrivato, alleluja!
Non posso non ringraziare chi, pazientemente, ha atteso questo lieto (?) giorno: Jess e Maia, per essermi comunque state vicine;
Agnese, Giulia, Hev e Iysse, perchè siete voi e questo basta;
Sassa, per avermi mandato quel bellissimo mp in cui mi chiedevi se sarebbe tornata.
E poi a chi ha recensito e a chi recensirà.

»Eagle

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