L'incanto dell'angelo

di Vianne1013
(/viewuser.php?uid=115140)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo. ***
Capitolo 2: *** 1-Un pericolo imminente ***
Capitolo 3: *** 2 –Una situazione decisamente complicata ***
Capitolo 4: *** 3-Un incarico inaspettato ***
Capitolo 5: *** 4-Indovina chi viene a cena ***
Capitolo 6: *** 5-Chiarimenti e shopping ***
Capitolo 7: *** 6 – Ciack…motore…Azione! ***
Capitolo 8: *** 7 –Ascensore per l'Inferno ***
Capitolo 9: *** 8-Amori & complicazioni ***
Capitolo 10: *** 9- Un cocktail esplosivo ***
Capitolo 11: *** 10 - La Regina del Peccato ***
Capitolo 12: *** 11- Quando il Kaibara ci mette lo zampino ***
Capitolo 13: *** 12 - ....accade sempre qualcosa ***
Capitolo 14: *** 13- Buonanotte?!? ***
Capitolo 15: *** 14 – Se il buongiorno si vede dal mattino… ***
Capitolo 16: *** 15- ...e il buon pomeriggio si vede dal giorno.... ***
Capitolo 17: *** 16 – la buonanotte si vede dalla sera? ***
Capitolo 18: *** 17 – Gli amici ti aiutano sempre a ritrovare la via… ***
Capitolo 19: *** 18 – Amami e permettimi di amarti. ***
Capitolo 20: *** 19 – Siete pronti? ***
Capitolo 21: *** 20-Miki ne sai sempre una in più del diavolo! ***
Capitolo 22: *** 21 – Come se fossi tuo padre.. ***
Capitolo 23: *** 22- Cuore preoccupato ***
Capitolo 24: *** 23 – Piccole amabili ricetrasmittenti… ***
Capitolo 25: *** 24 – Pronti all’azione! ***
Capitolo 26: *** 25 – Alea iacta est! (parte prima) a ***
Capitolo 27: *** 26 – Alea iacta est! (parte seconda) ***
Capitolo 28: *** 27-La fuga (parte prima) ***
Capitolo 29: *** 28 – La fuga (parte seconda) ***
Capitolo 30: *** 29-Dobbiamo uscire di qui! ***
Capitolo 31: *** 30 La Resa dei conti(parte prima) ***
Capitolo 32: *** 31- La Resa dei conti(parte seconda) ***
Capitolo 33: *** 32- La Resa dei conti(parte terza) ***
Capitolo 34: *** 33- I giochi sono finiti ***
Capitolo 35: *** 34- Tutto è bene quel che finisce bene. ***
Capitolo 36: *** 35- Verità nascoste. ***
Capitolo 37: *** 36- Epilogo. ***



Capitolo 1
*** Prologo. ***


Era notte fonda, intorno c’era solo silenzio, ad eccezione del rumore delle sirene del porto.
Un uomo correva nella notte, era molto veloce, tanto da non ricordare il passo di un essere umano.
Nella notte buia, oltre a lui si riuscivano a scorgere altri passi di altri uomini che non riuscivano a stargli dietro, quell’essere era troppo veloce.
Uno degli inseguitori si fermò, puntò l’arma e urlò: “Fermati! Fermati o ti sparo!”.
Nulla! La belva inferocita non accennava a fermarsi e continuava la sua folle corsa attraverso i grandi desolati capannoni senza preoccuparsi delle ombre che aveva dietro.
“Fermati! Fermati maledetto bastardo!” urlò un altro.
Ancora niente, l’essere continuava ad avanzare senza voler ridurre la sua velocità.
“Non mi lasci altra scelta! Fermati o sparo!” e dopo l’urlo un colpo, una fiammata rapida e un tonfo.
L’energumeno cadde in avanti, colpito in pieno dal proiettile e ora giaceva a terra come se fosse morto.
Gli altri uomini avanzarono fino a raggiungere il piccolo lume che si trovava vicino a loro e che l’illuminò completamente rivelando delle divise blu e dei distintivi.
Erano tutti poliziotti, agenti semplici in divisa che evidentemente stavano dando la caccia ad un fuggitivo e che ora si apprestavano a dare la notizia alla centrale.
Uno dei cinque prese la radio e disse: “Centrale, qui agente Gatheridge, il fuggitivo dopo aver ignorato i nostri avvertimenti è fuggito al porto e dopo avergli ripetutamente ordinato di fermarsi, ho sparato e l’ho colpito ora sembra essere morto, mandate qui il furgone dell’obitorio che si preparino a portar via un vero e proprio bestione di due metri. Passo e chiudo.”
“Che brutta storia! Ma chi era questo pazzo?” chiese un giovane agente a Gatheridge.
“Non saprei, l’abbiamo beccato che guidava come un pazzo sulla strada centrale e siamo partiti all’inseguimento, ha proseguito per un paio d’isolati, poi ha abbandonato la macchina ed è arrivato qui e alla fine ha iniziato a correre come un pazzo attraverso i capannoni e alla fine ho dovuto sparargli!”.
“Beh almeno adesso è innocuo e non può più fare del male!” disse il ragazzo ma non ebbe il tempo di rallegrarsi della cosa che dietro di loro si sentì un lamento.
“Cos’è stato?” chiese un altro agente.
“Non lo so proveniva da quel corpo…..forse è ancora vivo.”
“Impossibile l’ho colpito e si è accasciato a terra, quando ci siamo avvicinati non respirava nemmeno.”
“Potrebbe averlo solo tramortito signore.”
“Ma è impossibile! “urlò mentre l’energumeno si alzava da terra puntando lo sguardo feroce verso di loro.
Gli agenti sconvolti da tanta ferocia iniziarono a sparare a raffica e nonostante i proiettili s’infilassero nella carne dell’uomo, questo continuava imperterrito ad avanzare.
Una pioggia di proiettili iniziò a colpirlo incessantemente ma l’uomo sembrava non accorgersene affatto e continuava a muoversi verso gli agenti.
“Sparate, continuate a sparare per l’amor del cielo! “ urlò disperato Gatheridge ai suoi colleghi, i quali seguirono alla lettera l’ordine continuando a sparare incessantemente contro quella creatura immonda.
Nonostante la scarica di proiettili che lo stava investendo, l’essere continuò ad avanzare senza fermarsi e in poco tempo comparve in tutta la sua maestosità di fronte agli agenti.
“Scappate! Non sprecate le pallottole! Quest’essere non è umano! Scappate se volete salvarvi! Scappate!” urlò l’agente che dopo aver pronunciato quelle parole, decise di fuggire nel tentativo di salvarsi da quell’essere immondo.
La tensione si tagliava con il coltello, gli uomini cercarono di salvare la loro vita dalla furia di quel diavolo che sembrava essere uscito fuori dal fuoco degli Inferi e che intendesse punirli per chissà quali peccati commessi.
Nonostante la loro velocità, la fuga degli agenti durò poco, l’essere li fece letteralmente a pezzi, ad uno ad uno e sembrava deciso a sterminarli tutti.
Gatheridge, l’unico rimasto in vita dei suoi, corse fino a perdere il fiato e alla fine si ritrovò di fronte ad una strada senza uscita.
I suoi sensi di poliziotto, sviluppati in anni e anni di proficua carriera gli comunicavano la stretta vicinanza con l’energumeno, ma questo non tolse all’uomo il suo coraggio, per il quale era famoso nel corpo delle forze dell’ordine, lungo la sua storia come agente di polizia infatti, aveva preso parte alle operazioni più pericolose in assoluto e salvato molte vite, di certo un povero drogato che si sentiva superman non bastava a farlo capitolare.
L’energumeno si fermò all’inizio della strada ed osservò il poliziotto.
“Allora bastardo siamo alla resa dei conti, o te o io!” disse l’agente stringendo con forza la pistola d’ordinanza e armandola con foga.
Il gigante l’osservò attentamente e dopo aver espresso le sue intenzioni con un ghigno malefico, iniziò ad avanzare pericolosamente.
L’agente Gatheridge sorrise e puntandogli la pistola contro disse “ Non ti aspetterai che muoia senza combattere vero?”
E detto questo iniziò a sparargli in corpo tutte le pallottole che aveva senza mai riuscire ad arrestare la sua avanzata.
Il mostro non accennava a fermarsi mentre l’agente stava via via terminando tutte le pallottole presenti nel caricatore.
In poco tempo il mostro si piantò davanti all’uomo che nel frattempo aveva ormai finito tutte le pallottole e che guardava la bestia in piedi di fronte a lui.
“Tanti anni di amata carriera per poi perdere la vita in questo modo.” Pensò Gatheridge chinando lo sguardo e poi volgendolo verso il suo aguzzino continuò dicendo “Hai vinto figlio di puttana, ma per favore fai in fretta non voglio darti ulteriori soddisfazioni!”
Fu in un attimo, una moltitudine di urla squarciò il buio e prese il sopravvento sulle sirene del porto e poi sempre in un soffio ci fu silenzio e nessuno seppe più nulla.


Continua…..

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** 1-Un pericolo imminente ***


“Davvero una bella gatta da pelare eh? “ disse un uomo alto con i capelli corvini mentre stava per gustarsi una sigaretta.
“Gatta da pelare è poco. Questo è davvero un bel casino!” rispose un altro accanto a lui.
“Ma hai visto come li ha ridotti? Li ha letteralmente fatti a pezzi! Credo che mi ci vorranno giorni per superare la vista dei loro corpi deturpati in questo modo.”
“Chi credi sia stato?”
“Chiunque sia stato, è un pazzo pericoloso e sarebbe il caso di acciuffarlo il prima possibile.”
“E’ proprio un bel casino.”
“Non se ci sbrighiamo ad acchiapparlo!” disse l’uomo convinto.
“Acchiapparlo??? Magari! Non credo sarà così semplice.” rispose l’altro soffiando via il fumo dalla bocca.
“Allora che succede qui?” disse a voce alta una voce maschile dietro di loro.
Un uomo alto di corporatura robusta, cappelli e baffi grigi, un viso indurito dalla vecchiaia e dai tanti anni di lavoro duro e un’espressione austera dipinta sul viso, si fece strada tra gli agenti che stavano facendo i rilevamenti e si avvicinò ai due uomini.
“Capitano.” rispose uno dei due.
“Capitano Jackins buonasera.”
“Buonasera un corno Williams, dimmi che diavolo è successo qui! Cos’è questo massacro?”.
“Sembra che l’agente Gatheridge e i suoi siano stati vittima di un’imboscata.”
“Non lo stavo chiedendo a te McFaralan ma a Williams!” tuonò l’uomo visibilmente inferocito.
“Non posso dirle niente di diverso da quello che le ha riferito McFarlan. Deve essere stata l’opera di qualche pazzo psicopatico, un drogato, una cosa da niente capitano!”
“Se è una cosa da niente, mi spieghi perché sta per arrivare un agente mandato dall’FBI!”.
“Che cosa????” esclamarono contemporaneamente i due uomini con aria visibilmente sconvolta.
“Quello che ho detto. L’FBI vuole fregarci il caso e Dio solo sa perché, quindi Williams converrai con me che non è una cosa da niente giusto?” ringhiò il capitano in faccia all’agente.
“Sissignore!” esclamò l’uomo deglutendo a fatica.
Improvvisamente, un ragazzo minuto, giovane dalla carnagione chiara e l’aspetto da novellino, si fece strada tra la folla di gente e raggiunse i tre uomini.
“Capitano, capitano Jackins.”disse con tono tremolante.
“Cosa vuoi?”rispose l’uomo guardandolo torvo.
“E’ arrivata signore. E’arrivata!”
“Chi è arrivata?”
“E' a me che si riferisce capitano.” disse una voce femminile dietro al ragazzo, che una volta scostatosi dalla visuale dei tre, rivelò la presenza di una bellissima donna, bionda, con occhi chiari come il mare e un corpo da paura.
“Sono l’agente dell’FBI, Rosemary Moon. Piacere.” disse con tono serio.
“Capitano Jackins, 17esimo distretto di Detroit, molto piacere e questi due dietro di me sono gli agenti Williams e McFarlan.”disse stringendo la mano alla donna davanti a lui.
“Porca miseria, se tutti gli agenti dell’FBI sono belli come te, mi ci farei volentieri un giro dalle tue parti.” esclamò sfacciatamente Williams, sorridendole come un ebete.
“Fammi sapere quando dovesse accadere, cercherò di non farmi trovare.” ribattè la donna tagliente.
“Ehi ehi, vacci piano stavo solo scherzando.”
“Io no. Sono qui per lavorare non per far divertire te.”
“Williams, McFarlan andate a parlare con il medico legale mentre io mostro la scena del crimine all’agente Moon.”intervenì improvvisamente il capitano sbuffando gli ordini.
I due fecero a malincuore un cenno affermativo con la testa e dopo essersi voltati, si fecero strada tra gli agenti e raggiunsero così il medico legale.
“Agente Moon, venga con me.”
L’uomo e la donna s’incamminarono verso la scena del crimine e in poco tempo raggiunsero il punto in cui erano stati fatti i vari rilevamenti.
“Eccoci qui, dieci agenti, fatti letteralmente a pezzi, gli esperti assicurano che una cosa come questa è stata fatta a mani nude. Non ha usato armi.”
“Qualche indizio in più? Le telecamere del porto?”
“Le stiamo facendo analizzare ma sembra che non abbiano ripreso niente di importante, anche perché era troppo buio per riuscire a distinguere qualcuno.”
“Capisco, altri indizi?”
“Nessuno! L’unica cosa che sappiamo è che questo bastardo ha ucciso dieci agenti a mani nude.” ringhiò l’uomo stringendo con forza i pugni.
“Come fa a dire che è uno solo?”.
“Perché ha mietuto le sue vittime una per una mentre avanzava…..Gatheridge è stato l’ultimo.” e mentre pronunciava queste parole con aria triste,le indicò il punto in cui l’ultimo agente era stato ucciso.
“Sembra però che nemmeno il pazzo se la sia cavata tanto bene…. Gli agenti lo hanno riempito di piombo…..tutti i caricatori delle pistole erano vuoti e i bossoli sono stati trovati, lì sotto quel piccolo lampione e poi lungo il percorso dell’assassino……Devono aver lottato come leoni.”
“Ha detto che i caricatori era tutti vuoti? Completamente?” esclamò la donna allarmata.
“Si esatto, perché fa quella faccia?” chiese l’uomo stupito.
“Perché temo di sapere come siano andate le cose e se ho ragione, la questione è più complicata di quanto si pensi.” affermò la donna ferma e decisa, con un’espressione sconvolta dipinta in volto.
In un istante prese il suo cellulare, compose un numero e prima di effettuare la chiamata, salutò il capitano dicendo “ Avrà presto mie notizie, arrivederci.”
E detto questo sparì tra la folla, lasciando il capitano Jackins con una miriade di domande che iniziarono a tormentargli il cervello.


Continua……..

Ritorna all'indice


Capitolo 3
*** 2 –Una situazione decisamente complicata ***


Una volta rientrata al Bureau, a Washington D.C., l’agente Moon venne contattata dal suo capo, per avere sviluppi circa la questione del pazzo psicopatico che aveva trucidato a mani nude, dieci agenti della polizia di Detroit.
“Agente Moon, venga nel mio ufficio il più presto possibile.” Disse l’uomo rapidamente al telefono e riattaccò.
“Accidenti che giornataccia!” sospirò la donna uscendo dal suo ufficio per andare a prendere l’ascensore centrale.
Percorse in poco tempo il corridoio che la separava dalla sua meta e una volta entrata selezionò il decimo piano.
Nel tragitto la sua mente vagò alla scena che aveva appena visto quella sera stessa, anzi più che altro mattina, l’avevano chiamata durante la notte e c’era voluto più tempo del previsto per arrivare a destinazione, inoltre gli agenti di polizia erano arrivati tardi sulla scena del crimine e questo aveva comportato quasi un buco nell’acqua, visto che le informazioni erano poco più che carenti e la rivalità tra polizia ed FBI non aiutava di certo a risolvere la situazione. La questione sembrava essere più ingarbugliata che altro e la cosa non la faceva affatto felice.
Era completamente immersa nei suoi pensieri quando improvvisamente un suono catturò la sua attenzione e la destò dalla sua riflessione, aveva suonato l’avviso del piano e lei era già arrivata a destinazione.
La donna uscì dall’ascensore e percorse l’enorme corridoio del decimo piano, fino a giungere davanti alla porta del suo superiore.
Una volta arrivata, trattenne il respiro e bussò delicatamente.
“Avanti.” Disse una voce all’interno.
La donna obbedì ed entrò nell’ufficio, dove trovò il suo capo, il vicedirettore Micheals intento a guardare il notiziaro del mattino e la sua espressione tradiva banalmente i suoi pensieri.
Senza neanche degnarla di uno sguardo, l’uomo le disse con voce quasi robotica “Agente Moon si sieda prego.”
La donna obbedì agli ordini e prese posto sulla sedia di fronte alla scrivania in mogano del suo capo.
“Mi spieghi una cosa Mary?”
“Si signore?”
“Come mai, un caso per il quale è stato richiesto un nostro intervento, in modo da poter assicurare la massima segretezza…. è presente su TUTTI I NOTIZIARI DELLA MATTINA??????” terminò urlando l’uomo.
“Signore se potesse lasciarmi spiegare….”
“No che non posso agente Moon…. Tu dovevi assicurare la massima segretezza di questo caso e invece ora mi ritrovo con tutti i notiziari del pianeta Terra che parlano di dieci agenti uccisi da un pazzo maniaco!”
“Signore, c’erano troppi giornalisti, il fatto è avvenuto alle due di notte, la polizia ha circondato l’area dopo un’ora, io sono riuscita ad arrivare lì alle quattro di mattina e le informazioni tuttora in mio possesso sono poco più che carenti.”
“Cos’hai scoperto?”.
“Niente di che, i corpi sono stati fatti a pezzi a mani nude, non ci sono segni da taglio su nessuna delle vittime, l’assassino ha mietuto le sue vittime ad una ad una mentre avanzava….. sotto una pioggia di proiettili che lo stavano investendo ad ogni suo passo.”
“Cos’hai detto? L’hanno riempito di piombo?” chiese l’uomo con gli occhi fuori dalle orbite ed alzandosi bruscamente dalla sedia.
“Esattamente.”
“E lui ha continuato ad ucciderli come se niente fosse?”
“Esatto.”
“Ma questo ha dell’incredibile.” Disse l’uomo ripiombando pesantemente sulla sedia e lasciando cadere le braccia quasi a segno di resa.
“In realtà no….”
“Cosa vorresti dire?”chiese lui sempre più incuriosito.
“Quando lavoravo come investigatrice privata, ero l’assistente di uno sweeper molto famoso in Giappone. Insieme ci siamo occupati di vari casi di omicidi, molti di questi erano legati ad un’organizzazione molto famosa l’Union Teope. Il capo di questa organizzazione aveva contatti con molti criminali in tutto il mondo e controllava un giro di droga molto importante. La droga in questione si chiamava “Polvere degli angeli” o “PCP” ed era molto particolare, annullava il controllo della mente sul corpo, donava all’individuo una forza sovrumana tanto che qualsiasi essere umano in questione, anche se ferito, riusciva a sterminare tutti coloro venissero considerati “nemici”. Il primo esperimento venne fatto in America Latina, in cui un soldato fece fuori un intero commando di militari avversari a mani nude.”
L’uomo rimase senza parole, guardò la donna di fronte a lui e dopo aver riflettuto si schiarì la voce e disse “Credi che questa storia sia legata a questa droga di cui mi hai parlato?”
“Non è da escluderlo….ho visto il massacro che ha compiuto…ha fatto a pezzi dieci agenti a mani nude, mentre questi gli riempivano il petto con tutte le pallottole che avevano in canna.” Prese un respiro profondo e poi disse “Potrebbe essere arrivata persino qui.”
“Hai più avuto notizie sull’organizzazione in questione?”
“No, da quanto so io, il capo Shin Kaibara, fondatore e capo assoluto dell’Union Teope è morto anni fa, però potrebbe esserci qualche suo erede che ha voluto continuare la sua opera.”
“Quale opera?”
“Vendere la “PCP” in tutto il mondo e diventare gli unici fornitori in assoluto.”
L’uomo iniziò a giocare nervosamente con la sua penna biro, con aria pensierosa cercò di valutare la situazione e alla fine dopo aver preso una decisione in merito disse “Mary hai modo di riprendere i contatti con il tuo vecchio collega?”
“Si certo, posso anche fare delle ricerche tramite amici che ho nella polizia giapponese per vedere se qualche cargo sospetto si sia mosso da lì per arrivare a Detroit.”
“Benissimo, ti affido quest’incarico Moon, mi aspetto che tu risolva il mistero di questo mostro che gira per Detroit.”
“Sissignore! Ho intenzione di muovermi verso Detroit nel pomeriggio, contatterò la squadra del 17esimo distretto e vedrò cos’hanno scoperto riguardo alle telecamere del porto e le farò sapere.”
Detto questo si alzò dalla meravigliosa sedia di legno e si diresse verso la porta dell’ufficio.
“Dove vai ora?”
“A fare una telefonata, è da tanto che non sento un po’ di vecchi amici giapponesi.” disse lanciando un’occhiata complice al suo capo ed uscì.

Ritorna all'indice


Capitolo 4
*** 3-Un incarico inaspettato ***


“Ryooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooo” urlò una voce femminile dall’ultimo piano di una palazzina nel pieno centro di Shinjuku,facendo tremare i vetri delle case circostanti.
“Kaori???? Ma cosa urli sono soltanto le dieci del mattino.” sbuffò lo sweeper dalla sua camera da letto.
“Solo le dieci e mezzo???? Ma ti sei bevuto il cervello???? Sono due mesi che non abbiamo un incarico…vuoi forse morire di fame? Corri!!!!”
“Arrivo arrivo.” Rispose l’uomo con voce assonnata mentre stava pigramente scendendo le scale che lo avrebbero condotto alla cucina.
“Certo che potresti anche chiamarmi in maniera più gentile.”
“Ma starai scherzando… non rispondi nemmeno alle cannonate.”
“Vorrà dire che mi cercherò un’assistente più carina….che non mi lasci da solo né di giorno né di notte….” Iniziò a sbiasciare con voce impastata dal sonno, mentre il suo volto assumeva la solita espressione da maniaco pervertito.
“Tu cosa ne dici Kaor-----“
Le parole gli morirono in gola quando voltandosi si ritrovò davanti una Kaori paonazza in viso, avvolta dalle rosse fiamme dell’Inferno e con in mano un martellone dalla leggerezza delicata di 500 tonnellate.
“Ma Kaori non capisci? In questo modo tu non dovresti fare lo sforzo di svegliarmi tutte le mattine e io potrei spassarmela finalmente con un’assistente che sia una donna…..non un travestito.”
“Te la faccio vedere io l’assistente carina! Brutto maniaco depravato!”
Fu così che il povero Ryo si beccò una bellissima martellata mattutina, con su scritto “Buongiorno ben svegliato!” che lo spalmò stile formaggino sul pavimento della cucina.
“E ora vestiti prima che si faccia troppo tardi! Dobbiamo andare alla stazione!” grugnì la donna e dopo aver pronunciato tali parole come un lampo si diresse al piano di sopra e sbatté talmente tanto forte la porta da far tremare tutta la casa.
“Ma che diavolo le è preso?” si domandò l’uomo stupito.
“Deficiente pezzo di cretino! Possibile mai che tu debba offendermi ogni santa mattina?” ripeté tra sé tremando per la rabbia.
Passò qualche minuto ad osservare la sua stanza, con occhi pieni di tristezza e dolore e successivamente dopo essersi diretta verso lo specchio, si guardò attentamente.
Il suo volto s’intristì ancora di più e una miriade di brutti pensieri invase la sua mente….per forza Ryo non la considerava una donna, aveva sempre l’aspetto di un ragazzo e questo di certo non l’aiutava di certo a ricevere complimenti da parte di quello zotico con cui viveva da più di sette anni.
Dal matrimonio di Miki ed Umibozu, dalla dichiarazione nella radura non era cambiato nulla, la sera erano tornati a casa come se niente fosse e nonostante lei si aspettasse un atteggiamento leggermente più caloroso, non accadde niente di diverso dal solito, anzi da quello che aveva visto, sembrava che le cose da allora stessero solo peggiorando.
L a sua mente vagò immersa in questi pensieri, il dolore, l’ennesimo che stava provando le faceva male al cuore e nonostante le sue aspettative, il sospirare non l’aiutò a calmarsi.
Improvvisamente sentì bussare in maniera familiare alla sua porta.
Quando l’aprì vi trovò Ryo che la guardava con aria triste e che dopo aver preso un bel respiro, le disse “Scusa per prima…. Non volevo affatto offenderti.”
“Non fa niente non preoccuparti, non è mica la prima volta.”disse la donna con voce spenta. Ormai le sue scuse non le interessavano più, ormai stava perdendo le speranze.
“Stavo scherzando Kaori, non voglio prendermi un’altra assistente. Era solo uno scherzo…..un dispetto per avermi fatto alzare così presto.”
“Ma sono due mesi che non abbiamo incarichi… è importante andare alla stazione e vedere se c’è qualcosa per noi.” esclamò decisa la donna.
L’uomo, colpito da tanta foga, la guardò intensamente. Il contatto durò pochissimi secondi, per poi sparire nel profondo della sua anima, assieme ai suoi veri sentimenti per la donna e sorridendo lievemente sospirò “D’accordo, hai ragione, è ora di rimettersi al lavoro. Andiamo alla stazione.”
E detto questo s’incamminarono per le vie della città, sotto il caldo sole della giovane primavera appena nata.
Nonostante il tempo fosse molto sereno, l’aria tranquilla e pacata e si prospettasse essere una bellissima giornata di metà marzo, il tragitto dei due sweeper non fu decisamente così.
La nostra povera Kaori non fece altro che brandire martelli a destra e a manca turbando la quiete dei cittadini e della città di Shinjuku. …il tutto perché quel cocciuto di Ryo non riusciva a lasciare in pace le donzelle che gli sfrecciavano davanti, cosa che eguagliava l’atto di mostrare dei dolci ad un diabetico a digiuno da mesi.
Nonostante tutti i ritardi accumulati a causa dei folli inseguimenti della sweeper per riacchiappare il suo socio, alla fine, finalmente arrivarono alla stazione di Shinjuku e raggiunsero il tabellone degli annunci.
Kaori con il cuore in gola, pieno di sentimenti di gioia e di paura uniti insieme, iniziò a cercare disperatamente quelle piccole ultime tre lettere dell’alfabeto, che per loro rappresentavano un’opportunità di lavoro e perciò di mangiare per un bel po’ di tempo.
L’estenuante ricerca durò una buona mezzora, la donna guardò e riguardò la lavagna in cerca di piccole tracce di speranza, la rivoltò in tutti i modi ma alla fine sembrò che la buona stella li avesse abbandonati.
Quando stava per perdere definitivamente le speranze, ecco che gli occhi si spalancarono e sul suo viso si formò un’espressione di gioia.
XYZ!
Le tre lettere della speranza c’erano, anche se poco visibili a prima vista, erano presenti sulla lavagna e sotto c’era il messaggio del tanto atteso cliente.
“XYZ. Appuntamento questa sera alle 6 all’Hotel Crystal Loto alla periferia di Tokyo. Siate puntuali per cortesia. Una volta entrati saprò io come riconoscervi. Una cliente.”
“Il Crystal Loto? Non lo conosco tu ne sai qualcosa Ryo?” domandò Kaori confusa da quel messaggio.
“No mai sentito nominare, però abbiamo un nuovo incarico, l’unico modo per capirci qualcosa è andare all’appuntamento non credi?” disse l’uomo serio.
“Si hai ragione.”
E detto questo s’incamminarono verso casa, in modo da essere pronti per recarsi all’appuntamento con la misteriosa cliente.

Continua……

Ritorna all'indice


Capitolo 5
*** 4-Indovina chi viene a cena ***


Il quartiere di Shinjuku stava iniziando a rabbuiarsi, il sole nel cielo, stava completando la sua discesa per lasciare il posto alla notte scura e le prime luci dei lampioni iniziavano ad accendersi per illuminare le strade.
Una Mini rossa sfrecciava a tutta velocità per le strade di Tokyo, raggiungendo in poco tempo la periferia della città, decisamente poco illuminata e molto poco curata.
“Ma sei sicuro che sia qui?” domandò Kaori osservando il panorama poco suggestivo attorno a sé.
“Non farti ingannare dalle apparenze Kaori, una volta questa parte della città era la più ricca in assoluto.” Rispose Ryo.
“Davvero? E cosa è successo per ridurla in questo stato?”
“Cattivi affari, gente sporca che ha preso il controllo di questa parte della città, facendola così diventare il quartiere degradato che vedi adesso.”
“Capisco.” Sospirò la donna continuando ad osservare le case e le strade attorno a loro. “Perché credi che la cliente ci abbia voluto incontrare qui?”.
“Non so, è ancora più strano il fatto che non abbia firmato e che sia così sicura di riconoscerci. Hai notato che non ci ha chiesto di indossare nulla in particolare? Deve essere una persona che ci conosce bene se non ha bisogno di nulla per riconoscerci.”
“Già.”
“Eccoci siamo arrivati.” Esclamò improvvisamente l’uomo.
La Mini si fermò di fronte ad un vecchio edificio, in tipico stile giapponese, in forte degrado anch’esso e dall’aspetto decisamente poco rassicurante.
“Ryo ma sei davvero sicuro che sia questo il posto?” domandò la donna con voce tremante.
“Leggi cosa c’è scritto sul cartello.”
“Crystal Loto Hotel. Questo posto era un hotel? Ma fa paura! Sembra la casa dei vampiri!” continuò la donna sempre più impaurita.
“Avanti Kaori, è solo un vecchio edificio un po’ malridotto, non spaventarti per niente.” La canzonò Ryo, ridendo.
“Che cosa diavolo ci trovi da ridere? Un edificio un po’ malridotto? Quest’edificio cade a pezzi e non dirmi che mi spavento per nulla. A me questo posto mette i brividi!”
“D’accordo. Facciamo così io entro e tu mi aspetti qui va bene?”
E detto questo si avvicinò all’entrata senza aspettare la risposta della socia, che dal canto suo dopo essersi guardata attorno decise che era meglio rimanere vicino a Ryo, piuttosto che rimanere in un posto spaventoso come quello.
“Aspetta vengo anche io!” disse urlando e corse ad aggrapparsi al braccio del socio.
“Non così Kaori…mi farai cadere!” brontolò l’uomo, mentre cercava di mantenere a fatica l’equilibrio, decisamente messo in difficoltà da una socia sempre più spaventata.
Una volta entrati, non riuscirono a credere ai loro occhi.
Ma quale hotel della paura, lì dentro era tutto nuovo, pulito ed ordinato.
La sala in cui si trovavano era enorme, una lunga moquette rossa era stesa all’entrata, tutt’intorno i divani era nuovissimi di velluto rosso e struttura in oro, di fronte a loro, vi era un bancone, che doveva essere la vecchia reception, tutto in marmo rosso e dotato di tutte le moderne tecnologie, attorno vi erano piante verdi, lampadari luminosi che rendevano ancora più bianche le mura di marmo della sala e tavolini eleganti con frutta fresca, circondati da comodi divani in velluto verde.
“Ma che diavolo….” Commentò Ryo.
“A me questo non sembra affatto lo stesso edificio di prima.” Disse Kaori una volta rassicuratasi.
“E infatti non è quel che sembra.” Rispose improvvisamente una voce familiare dietro di loro.
“No un momento….questa voce…” iniziò a dire la sweeper.
“Saeko!!!” esclamarono i due all’unisono, voltandosi verso la poliziotta.
“Ehilà!” esclamò la donna con un sorriso a 48 denti.
“Che cosa ci fai tu qui?” le domandò Ryo.
“Semplice. Sono io la cliente di cui parlava il messaggio in bacheca.” Rispose la donna sorridendo.
Sul volto dei due sweeper comparve una gocciolina tremante ed entrambi sospirarono disperati.
“Beh? Che c’è non siete contenti di vedermi?”
“Speravamo in un incarico dopo mesi di magra…. Ma a quanto pare dovremo continuare a fare la fame ancora per un bel po’.” Rispose Kaori visibilmente delusa.
“E perché scusa?”
“Perché sono mesi che non MI paghi!!!! Lo sai quanti mokkori mi devi????” urlò improvvisamente Ryo sventagliando l’agendina con la lunga lista di debiti in faccia a Saeko. “Però se vuoi possiamo rimediare subito….vieni Saekuccia cara andiamo su in camera da letto!” continuò con la solita faccia da maniaco incallito.
Nel momento esatto in cui Ryo tentò di saltare addosso a Saeko, venne colpito da un martello di 450 T con su scritto “Vergogna del Giappone” e da un calcio sotto al mento da parte della poliziotta, per poi finire schiacciato per terra.
“Te lo do io la camera da letto, brutto pervertito!”
“Ma fno Kaofi non fè come pfenfi!” cercò di dire l’uomo mentre tentava di alzarsi da terra.
“Non me ne importa niente!” grugnì la donna. “Allora Saeko dicci tutto e fai in fretta!”
“C-Certo, certo ma prima seguitemi.” rispose la donna cercando di calmare la sweeper inferocita.
La donna li condusse all’interno dell’albergo, che tutto sembrava fuorché un hotel nel pieno processo di degrado. Dopo aver percorso un intero corridoio, pieno di stanze chiuse, dalle quali si sentivano rumori di macchinari al lavoro e di gente che parlava, arrivarono di fronte ad un grande portone bianco.
“Accomodatevi.” Disse dopo aver aperto loro la porta.
Le sorprese non erano finite, una volta entrati, rimasero senza fiato. All’interno della sala, vi era un grande tavolo di vetro, a forma circolare, un maxischermo appeso alla parete e una struttura supermoderna di videoconferenza. Oltre a questo vi trovarono le uniche persone che mai si sarebbero aspettati di incontrare in quel posto.
“Miki, Umibozu…..che diavolo ci fate qui?” domandò sbalordita Kaori.
“Siamo stati chiamati da Saeko per un incarico.”rispose la barista, accanto alla quale sedevano il marito e Kasumi.
“Lo stesso vale per noi.” Disse Mick accanto al quale sedeva una sorridente Kazue.
“Ma che sta succedendo?” domandò Ryo guardando Saeko.
“Te lo spiegherò tra un attimo, ma prima per favore accomodatevi.”
Una volta che anche i due sweeper avevano preso posto vicino ai loro amici, la poliziotta si recò al computer e dopo aver acceso il maxischermo iniziò la videoconferenza.
“Ehilà è da un secolo che non ci si vede eh?” disse una voce familiare nello schermo.
“Mary?” esclamarono improvvisamente Ryo e Kaori.
“Ciao ragazzi.” Esclamò la donna sorridente e poi osservando meglio i due sweeper disse “Oh mamma Ryo ma da quand’è che sei così fuori forma?”
“Forse da quanto a te sono comparse così tante rughe in volto. Lo sai che non dovresti fare le videoconferenze, sullo schermo riesco a contare quanti segni hai sul viso.” Rispose l’uomo punto sul vivo.
“Sempre meglio di te che fai ancora finta di avere vent’anni quando ne hai almeno quaranta.” Rispose la donna sentendosi punzecchiare.
“Quarant’anni? Io???? Ma cosa dici? Io ho vent’anni…..sono ancora un ragazzo! Sono lo stallone di Shinjuku l’hai dimenticato?”
“Uno stallone che non ha mai conquistato una donna….”
“Parla la donna che si è sposata con Eric il vecchiardo…..tuo marito lo sa ancora usare il suo coso o gli serve la gru?” rispose l’uomo sghignazzando.
“Ma cosa dici???? Certo!!!! Anzi ti dirò è molto più bravo di te al letto!”
“Ma che vai farneticando… quando mai saremmo andati al letto insieme, io e te????”
“Mai! Appunto! In anni di collaborazione avevi di fronte questo schianto di ragazza e nonostante tutto non è mai successo niente!” continuò Mary e poi rivolgendosi alla sweeper disse “Dimmi un po’ Kaori…..con te almeno lo ha fatto il passo?”
La donna al sentire quella domanda così intima, avvampò sotto lo sguardo incuriosito dei presenti.
“Non sono affari tuoi brutta vecchiaccia!” urlò Ryo per sviare il discorso.
“Andiamo bene, se non fai il passo con lei che è la donna che ami siamo proprio ad un punto morto!” sbuffò l’americana.
“Ma che punto morto???? Ma che ne sai tu????? Vecchia prugna raggrinzita!”
“Stallone dei miei stivali!”
“Nonnetta!”
“Anziano dalla pillola blu!”
“Ora bastaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaa!” urlò all’improvviso Saeko, fuori di sé. “ Non è per questo che Mary ci ha contattati!”
“Brava Saeko diglielo tu delle nostre numerose notti piene di passione!” urlò lo sweeper, provando a lanciarsi contro la donna che puntualmente lo atterrò con un gomito sotto il mento.
“Non so di cosa parli! E ora stai zitto!” gli urlò nelle orecchie.
“Sissignora!” rispose l’uomo spaventato e tornò a sedersi.
“Andiamo avanti.” Disse l’americana schiarendosi la voce “Allora, l’incarico in sé sono io ad affidarvelo non Saeko, lei ha solo accettato di aiutarmi.”
“Dicci di che si tratta.” Sbuffò Umibozu.
“Qualche giorno fa a Detroit, sono morti degli agenti di polizia che stavano tranquillamente svolgendo il loro turno di vigilanza. Fin qui tutto non troppo fuori dalla norma, ma c’è un particolare, i loro corpi sono stati smembrati a mani nude e inoltre tutti i caricatori delle pistole erano vuoti.”
“Vuoti?” esclamò Miki con stupore. “Ma quanti erano gli agenti?”
“Una decina, ma non è questo il punto. Il punto è che i bossoli delle pallottole sono stati tutti recuperati a pochi metri dai cadaveri, come una sorta di sentiero che conduceva verso l’ultima vittima, inoltre c’era del sangue lontano dai corpi in questione e sembra che il loro capitano avesse dato l’allarme alla centrale per dire che aveva sparato ad una persona sospetta.”
“E…”la incalzò Ryo.
“Non ho ancora ricevuto le analisi complete dal laboratorio di Detroit però sembra un inseguimento finito male, solo che….”
“Solo che….il tizio prima era stato dichiarato morto e subito dopo si è rialzato come per magia e li ha fatti fuori tutti non è così?” continuò deciso lo sweeper.
“Esattamente….!” Sospirò la donna e poi guardando intesamente lo sweeper continuò dicendo “Ryo credo che ci troviamo di fronte ad un nuovo traffico di PCP!”
“La polvere degli angeli!” esclamò Mick stringendo fortemente i pugni.
Vedendo la sua reazione, Kazue allungò istintivamente la mano e dopo aver raggiunto la sua, la strinse con dolcezza e gli rivolse un dolce sorriso.
“Come mai ci hai contattati Mary?” chiese improvvisamente Kaori.
“A questo posso rispondere io.” Esclamò Saeko porgendo a tutti una copia di alcuni documenti.
“Mary mi ha chiesto di informarmi sull’arrivo di navi sospette provenienti da Detroit ed io, dopo aver fatto alcune ricerche accurate, ho finalmente trovato qualcosa. In questi giorni è previsto l’arrivo di una grande nave commerciale proveniente da Detroit e di proprietà della Sungem, una compagnia che si occupa di navi da crociera, casinò e altri posti di divertimento. Sospettiamo che dietro questa compagnia, ci sia il commercio di PCP.”
“Ma chi potrebbe mai commercializzare la PCP? L’Union Teope è svanita con la morte di Kaibara!” esclamò improvvisamente Ryo.
“Beh ecco….”
“In realtà non è così!” esclamò improvvisamente una voce familiare alle spalle di Saeko.
“Questa voce….non è possibile…..” esclamò lo sweeper gelido.
“E invece sì Ryo….sono proprio io!” continuò la voce.
“Kaibara!!!!!!!” esclamarono tutti i presenti in coro nel momento in cui l’uomo apparve sulla scena.
“Non è possibile! Tu dovresti essere morto! Sei morto nell’esplosione della tua nave, un anno fa!”
“No Ryo….a questo ti posso rispondere io!” esclamò Saeko “ Dopo l’esplosione della nave, siamo riusciti a spegnere gli incendi e ad avere accesso alla nave, lì abbiamo trovato Kaibara,ferito ma ancora vivo…..inspiegabilmente visto che hai sparato alla sua gamba e da lì abbiamo provveduto a curarlo e lui ha deciso di collaborare con noi alla cattura di tutti i membri rimasti dell’Union Teope.”
“E come pensi di aiutarci adesso?” disse l’uomo poco convinto.
“Il mio informatore, un amico fedele Takao Miwashita, mi ha informato che sarebbe arrivata presto una partita di PCP, questa sera, con la nave della Sagem.”
“Chi mai avrebbe interesse a riportare in commercio la PCP?” chiese dubbiosa Miki.
“L’unica persona rimasta in vita dell’Union Teope.”
“E chi sarebbe?” chiese Ryo sempre più dubbioso.
“Gekko Tanaka, meglio conosciuto come Katsuihiro Sangem, il capo della miliardaria società fornitrice di lusso e divertimenti in Giappone!”
“Ma perché riportare in commercio la PCP?”
“Quello che loro portano in commercio non è la vecchia PCP, ma una versione più raffinata e completa della droga in sé, la chiamano “L’incanto dell’angelo”! La sua caratteristica principale, oltre a distorcere la percezione sensoriale del dolore, facendo sì che la cavia non lo senta affatto, è l’aumento improvviso del tono muscolare, in modo da donare all’individuo una forza sovrumana!”
“Interessante…. Così possono rivenderla a chiunque, diventando i soli fornitori al mondo.” Esclamò Mick.
“Esatto.”
“E noi cosa dovremo fare?”
“Il presidente della Sagem, sta organizzando un party d’inaugurazione per il suo nuovo albergo extralusso “Glass City” e vorrei che voi vi infiltraste in modo da recuperare informazioni riguardo alla distribuzione che intendono fare della droga, in modo da porterli incastrare e porre fine a questa storia.” Rispose Kaibara.
“E chi dovrebbe infiltrarsi?”
“Tutti. Grazie Kaibara da qui in poi continuo io.” rispose decisa Saeko.

“Di nulla.” E detto questo andò a sedersi vicino a Ryo e a Kaori.

“Allora ragazzi, vi dovrete infiltrare tutti quanti eccetto Kasumi e con ruoli diversi che ora vi illustrerò. Mick,Kazue, voi due sarete inseriti nella servitù. Mick farà da barista, mentre Kazue da cameriera. “

“Ahahahahahahah povero Mick retrocesso a barista!” iniziò a canzonarlo lo sweeper.

“Attento a come parli mezza calzetta! Almeno come barista sarò più affascinante di te!” rispose l’americano punto sul vivo.

“Ma cosa vai farneticando le donne spariranno appena ti vedranno all’opera.”

“Zitto tu! Stallone dei miei stivali!”

“Femminuccia!”

“Idiota!”

“Cretino!”

“Ora basta!!!!!!” urlò improvvisamente Kazue che con l’aiuto di Kaori riuscì a separare i due bambini che stavano litigando.

“Posso continuare?” chiese Saeko volgendo un’occhiata gelida ai due che annuirono spaventati.

“Dicevamo…. Allora, Miki e Umibozu voi farete la parte delle guardie del corpo personali dei coniugi Kaibara, mentre Ryo e Kaori saranno….”

“E chi sarebbero i coniugi Kaibara?” chiese all’improvviso Ryo.

“Ci stavo giusto arrivando…..tu e Kaori ovviamente!” rispose l’uomo sghignazzando, mentre Umibozu e Mick lo stavano prendendo in giro.

“Cosa?????????????” urlò lo sweeper sconvolto.

“Cosa dovremo fare noi?” domandò a sua volta Kaori ancora più sconvolta.

“Fingervi mio figlio e mia nuora. Faremo credere a Gekko e ai suoi alleati che tu sei tornato da me come figliol prodigo e che ora vuoi riprendere in mano l’Union Teope e tutta l’organizzazione. Kaori invece farà la parte di tua moglie.”

“Perché mai dovrei avere una moglie?”

“Ti sei dimenticato che loro sanno di lei e di suo fratello? Non sarebbe credibile altrimenti…..tu che ti sposi Kaori e che poi per fedeltà a me torni sui tuoi passi e accetti di condurre il mio impero. Avere la tua socia come moglie è una delle prove più grandi che tu possa avermi dato no? Ragionaci!”

“In effetti non ha tutti i torti…” disse improvvisamente l’americano.

“Mick ma cosa vai farneticando?”

“Pensaci Ryo…. tuo padre capo dell’Union Teope ha ucciso Makimura e ha cercato di fare fuori te e Kaori…. Quale migliore dimostrazione di lealtà potresti mai dargli se non di tornare assieme a tua moglie?”

“Ma perché proprio Kaori?” disse lo sweeper sempre più arrabbiato. Il problema non risiedeva nel fatto di avere la sua socia come finta moglie, anzi la cosa non gli dispiaceva affatto, in questo modo poteva sbilanciarsi di più con lei, senza dover dare spiegazioni, ma il solo pensiero di metterla in pericolo con quel caso, gli faceva ribollire il sangue.

“Perché è la persona più cara che hai…. nonostante quello che tu voglia farle credere e affidando entrambi a me, tu mi giuri fedeltà eterna.” Rispose Kaibara sempre più serio.

In tutto questo frangente Kaori era rimasta in silenzio, si guardava attorno non capendo quello che stava succedendo e un solo pensiero stava sfiorando la sua mente: Hideyuki.

“Se noi facessimo questo, ci assicura che l’Union Teope verrà distrutta per sempre?” domandò all’improvviso la sweeper trovando la voce e l’energia necessarie per interrompere quella diatriba.

“Kaori….” sospirò Ryo osservandola attentamente. Non aveva dimenticato la vendetta per Hideyuki e nonostante una parte dell’Union Teope fosse scomparsa con la presunta morte di Shin, lei ancora nutriva rancore nei confronti dell’organizzazione che le aveva portato via suo fratello, era facile comprendere come si sentisse ora.

Kaibara la guardò attentamente, osservò l’espressione di odio e rancore che provava nei suoi confronti mista ad una grande forza interiore e rispose “Si, te lo prometto!”

“Allora io ci sto!” esclamò la donna con tutto il fiato che aveva in gola.

“Kaori ma cosa dici?” la rimproverò il socio.

“Pensaci Ryo, finalmente potremo vendicare la morte di Hideyuki! Finalmente potrà riposare in pace.”

L’uomo la guardò intensamente, dimenticandosi delle persone presenti nella stanza, si perse in quei suoi grandi occhi nocciola che lo pregavano di accettare l’incarico, non per lei, ma per suo fratello, il suo unico migliore amico dopo tanti anni di solitudine, l’unica persona esclusa Kaori, che gli abbia mai dimostrato cosa fosse l’amicizia e alla fin fine gli fu impossibile dirle di no.

“D’accordo, hai vinto. Accettiamo l’incarico!”

“Bene!” esclamarono all’unisono Saeko e Mary.

“Ora possiamo cominciare!” urlò Miki sorridendo.

“Si ma ad una condizione…..” esclamò serio Kaibara interrompendo quel clima d’azione.
“Sentiamo…..” rispose Ryo con tono acido.

“Sia tu che Kaori avete bisogno di un restyling completo!”

“Che cosa? Ma che restyling? Che diavolo vuoi dire?”

“Il figlio di Shin Kaibara e sua moglie non possono andare in giro come due straccioni!” continuò l’uomo sempre più serio.

“Straccioni?” continuò Ryo sempre più offeso “ Ma come ti permetti?”

“Tu ti vesti sempre in maniera sconsiderata mentre Kaori ha costantemente l’aspetto di un ragazzo! Accidenti figlia mia….hai un corpo da sballo, delle curve mozzafiato e ti vesti come un ragazzino appena scappato di casa!”

“E tu che ne sai che ha un corpo mozzafiato????”

“Lo vedrebbe anche un cieco!” sbuffò l’uomo al figlio adottivo “Mi meraviglio di te, Ryo, vivi con un’autentica bellezza e ancora non le sei saltato addosso? Che ti serve una sveglia????”

“Non sono affari tuoi quello che io e Kaori facciamo nella nostra casa!” esclamò all’improvviso Ryo e subito dopo calò il silenzio.

Quando si rese conto di quello che aveva appena detto, lo sweeper sbiancò e si guardò attorno, accorgendosi di avere tutti gli occhi dei presenti puntati addosso eccetto quelli di Kaori che era troppo imbarazzata per sollevare il volto.

“E-ecco no…non è come pensate noi…..”

“Beh non c’è niente di male…..” rispose sorridendo Saeko.

“Si in fondo, questo fa sì che il vostro incarico risulti più facile!” esclamò Mary ridendo.

“Kaori ma perché non me l’hai detto?” chiese Miki visibilmente offesa.

“Ma veramente io….” Cercò di dire la sweeper sempre più imbarazzata.

“Ahhh sono così felice per voi!” esclamò entusiasta Kazue.

“Allora è deciso l’operazione “Incanto dell’angelo è cominciata!” urlò Mary dal maxischermo seguita dalla partecipazione dei presenti, mentre un Ryo in disparte stava osservando tutta la situazione e pensava “Ora sì che siamo in un mare di guai!”



Continua….

Ritorna all'indice


Capitolo 6
*** 5-Chiarimenti e shopping ***


La missione partì praticamente subito, lo scopo era quello di entrare nelle grazie di Sangem e del suo braccio destro Philip Zocker, un criminale americano che aveva creato la sua fortuna tramite lo spaccio di eroina e cocaina, nei paesi poveri e che ora era socio al 50% della Sangem Corporation.
La situazione non era delle più semplici, Kasumi addestrò Ryo e Kaori alla rapina, mentre Miki aiutò, non senza le proteste di Ryo, la sweeper a migliorare le sue tecniche di difesa nel combattimento e nell’uso della pistola.
Le informazioni relative al commercio della nuova PCP, erano nascosti nello studio privato dell’uomo, sito sott’acqua, proprio  alla base dell’abitazione veneziana di Sangem, al quale si accedeva solo tramite una parete di vetro situata all’interno della casa, dove lui era solito organizzare, nel periodo di carnevale, una festa in maschera, alla quale erano invitati i suoi amici e parenti più intimi.
Il compito dei nostri amici era quello di riuscire ad entrare nella cerchia ristretta dei favoriti di Sangem e riuscire a prendere parte a quella festa.
I giorni di Ryo e Kaori, erano divisi tra combattimenti, allenamento con la pistola, allenamento nella lotta corpo a corpo e le lezioni di galateo di Kaibara, che quando parlava di assumere un aspetto più curato e lussuoso, intendeva dire letteralmente, infatti dopo aver riempito loro le teste con nozioni di galateo e buone maniere, non appena gli fu possibile, decise di prendere in mano le redini della questione “abbigliamento”.
Un giorno, di mattina presto l’uomo si presentò improvvisamente a casa Saeba per trascinare i due sweeper all’atelier di Eriko.
“Noooo! Non ci vengo non puoi costringermi.” urlò lo sweeper mentre due omoni lo trascinavano dentro la limousine nera del padre adottivo, seguiti da una sempre più imbarazzata Kaori.
“Kaori fai qualcosa!!!”
“E cosa vuoi che faccia? Se non ti opponi tu…. come posso farlo io?”. sbuffò la donna prendendo posto sul sedile di fronte a lui.
“Come socia non vali un fico secco!”
“Ha parlato lo sweeper che si lascia trascinare a fare compere dal padre!”
“Bada a come parli gallinaccia!”
“Gallinaccia a chi? Pezzo d’imbecille!”
“Travestito!”
“Vergogna del Giappone!”
“Ora basta!!!!! Smettetela di litigare e fate silenzio!” urlò Kaibara rosso di rabbia, usando tutto il fiato che aveva in gola, lasciando i due sweeper sconvolti da tanta foga.
“Non è questo il comportamento da tenere! Nei prossimi giorni sarete marito e moglie, dovete smettere di litigare come due bambini dell’asilo. Ryo soprattutto tu, dovresti imparare come ci si comporta con una signora!”
“Signora? Chi questo mezzo uomo? Ma dove vivi?”
“Mezzo uomo a chi?” urlò Kaori lanciandogli contro un piccolo martelletto di alluminio e colpendolo in piena faccia.
“Donna violenta!”
“Maniaco!”
“Adesso basta! Dovete imparare a convivere a stretto contatto per il tempo necessario alla riuscita dell’operazione!” grugnì nuovamente Kaibara.
“Perché ci tieni tanto?” chiese improvvisamente Ryo. “ Da quel che so non ti è mai importato nulla, degli effetti della PCP e ora sei diventato improvvisamente buono?”.
Ryo gli rivolse uno sguardo gelido, pieno di odio e di rancore accumulato in tutti quegli anni, passati a cercare di sopravvivere dopo gli effetti della PCP, a cercare di rifarsi una vita, a cercare di salvare se stesso e le persone attorno a lui, dalla pazzia di suo padre e a cercare di perdonarlo per tutto quello che aveva fatto.
Kaibara l’osservò attentamente, lo guardò negli occhi, leggendovi l’odio di un figlio verso un padre traditore, leggendo il rancore di un uomo verso l’unico uomo a cui aveva dato la sua fiducia e alla fine parlò “Voglio rimediare, anche se con poco, anche se in parte, voglio rimediare a quello che ho fatto, ascoltando la mia clessidra impazzita. So che questa cosa a te non basterà, ma è la verità.”
“D’accordo Kaibara, voglio crederti, ma apri bene le orecchie…. Se questo è un altro dei tuoi sporchi giochetti, stavolta non avrò pietà! Se per qualche motivo la vita di Kaori sarà in pericolo per colpa tua, non esiterò ad ucciderti!” gli disse lo sweeper ringhiando.
“Affare fatto.” rispose l’uomo.
A quelle parole pronunciate da Ryo, Kaori rimase colpita, non avrebbe mai immaginato che lui tenesse così tanto a lei, allora perché faceva di tutto per ferirla e trattarla male? Perché lui passava tutte le notti fuori, lontano da casa, mentre lei piangeva disperata, aspettando il suo ritorno? Perché dopo il matrimonio dei loro amici, non c’era stato nessun cambiamento tra di loro?
Questi pensieri affollarono completamente la mente della donna che non accorgendosi della meta quasi raggiunta, venne violentemente svegliata quando la macchina si fermò, di fronte ad un edificio a loro molto familiare. Kaibara non aveva mentito….. li aveva davvero consegnati nelle mani della sua amica Eriko, la quale in preda alle convulsioni per la gioia, li aspettava sorridente e bellissima sulla soglia dell’entrata.
“Kaoriiiiii!” urlò la stilista fiondandosi tra le braccia dell’amica.
“Ciao Eriko, come stai?” rispose la donna lievemente imbarazzata.
“Bene, anzi benissimo da quanto suo suocero mi ha detto tutto. Ahhhh Kaoriiii che meraviglia!!!!” esultò la stilista quasi come drogata di felicità.
“Sai già tutto?”
“Ovvio…. Sono la vostra stilista personale! Devo sapere tutto in anteprima!”
“Ma…..”
“Niente ma Kaori! Ho tante belle sorprese per voi due!” continuò Eriko stringendo le mani di entrambi gli sweeper, quando improvvisamente i suoi occhi caddero sull’uomo al loro seguito e subito dopo assunsero la forma a cuore.
“Oh ma che maleducata! Non mi sono presentata!” e detto questo si fiondò verso Kaibara ignorando completamente sia Ryo e Kaori, che la guardarono a loro volta allibiti.
“Piacere, il mio nome è Shin Kaibara.” Disse l’uomo sfoggiando uno dei suoi sorrisi più belli e una volta presa la mano di Eriko, la baciò con fare elegante.
Questo piccolo elegante gesto bastò alla povera stilista per avere un attacco di cuore.
“Piacere mio sono Eriko Kitahara, sono un’amica di Kaori da molto tempo e sono una stilista.” disse la donna arrossendo come un peperone.
“Ryo, non mi avevi detto che tuo padre fosse così affascinante…… certo che non hai preso proprio niente da lui.” bisbigliò Eriko voltandosi verso i suoi amici, che continuarono a guardarla sempre più spaventati.
“Eriko che ne dici di entrare?” chiese Kaori pervasa dai brividi alla vista di quella scena.
“Ma certooooo! Venite seguitemi!” urlò soddisfatta.
Una volta entrati, sia Ryo che Kaori rimasero stupefatti dalla moltitudine di abiti ed accessori che la donna aveva fatto preparare per loro e dal personale che aveva reclutato per le compere di quel giorno.
“Oh mamma quanta roba, ma non ti sembra di aver esagerato? Non possiamo permetterci tutte queste cose!” esclamò Ryo sempre più stupito.
“Non dire sciocchezze! Paga tutto tuo padre!” esclamò sorridendo la mora.
“Cosa?” esclamò guardando torvo nella direzione di Shin “E perché mai dovresti pagare tu?”
“Io vi ho cacciato in questa situazione, io pago.”
“Ma… ma….” cercò di controbattere Ryo ma venne puntualmente interrotto da Eriko che gli si parò davanti con aria arrabbiata e dopo averlo guardato in maniera minacciosa urlò
“Ryo Saeba! Fila subito in camerino a provarti questi meravigliosi completi da uomo e smettila di fiatare! Siamo intesi?”
“S-si d’accordo.” Rispose lo sweeper.
Quando Eriko si arrabbia è ancor più spaventosa di quando è piena di gioia pensò terrorizzato l’uomo che senza battere ciglio si diresse verso la parte nord del negozio, seguito da tre uomini e da Shin stesso.
La stilista si rivolse a Kaori.
“Kaori cara, tu proverai tutti i tuoi abiti là.” Le disse indicandole il camerino posto nella zona sud, dove la stavano già aspettando tre ragazze pronte a farle provare tutti gli abiti messi a sua disposizione.
“Ma Eriko sei sicura che….”provò a controbattere Kaori.
“Niente ma …. Devi provarli tutti!”le rispose decisa l’amica.
Resasi conto di non riuscire a far desistere l’amica di fronte a lei, la sweeper si diresse mogia mogia verso le commesse che subito la riempirono di abiti e la chiusero violentemente dentro il camerino.
Nel frattempo dall’altra parte del negozio, Ryo cercava in tutti i modi di fuggire dal suo destino.
“Non intendo uscire da qui, indossando questo vestito!”disse lo sweeper, guardando in cagnesco il padre che sorrideva di fronte a lui.
“Invece lo farai!”rispose Kaibara.
“Non voglio sembrare un pinguino!”
“Cosa succede qui?” disse Eriko apparsa improvvisamente dietro a Shin.
“Non voglio indossare abiti che mi fanno sembrare un pinguino.”
“Uhm…. Forse so come farti cambiare idea!” disse la donna sorridendo maliziosa e si scostò in modo da aprire la visuale allo sweeper.
Improvvisamente dietro di lei, apparve Kaori, bellissima e meravigliosa come mai l’aveva vista. Il vestito che le aveva fatto provare Eriko era bellissimo, di seta delicata color grigio perla, un abito lungo, con una vertiginosa scollatura sul petto che terminava alla vita, chiusa con una grande spilla a forma di diamante e che risaltava il bianco incarnato della donna.
“Mio Dio! Che visione! Mia cara sei bellissima!” disse Shin prendendo la mano di una Kaori imbarazzata e ammutolita, facendole fare un giro su se stessa per poterla ammirare al meglio.
“Ryo credo che avrai un bel po’ da fare per tenere lontani i falchi da tua moglie!”lo canzonò il padre.
“Tu non preoccuparti che ci penso io a mia “moglie”!” disse incantato da tanta meraviglia e poi uscendo dal camerino e sfoggiando un meraviglioso completo grigio chiaro anche lui, si diresse con passo fiero verso la socia e dopo averla guardata intensamente disse “Sei veramente bellissima tesoro.”
E dopo aver pronunciato queste splendide parole che ovviamente fecero quasi svenire Kaori, le prese la mano e la baciò con dolcezza e amore, facendole vedere le stelle, sotto lo sguardo compiaciuto di Eriko e Kaibara.
“Che uomo galante!” esclamò soddisfatta la stilista.
“Eriko amoreeeeeeee vieni qui che provo anche con te la mia galanteria!” esclamò all’improvviso lo sweeper saltando addosso alla stilista, che lo mise KO, picchiandolo con un manichino.
“Sei impazzito?????? Non stavi ammirando Kaori???? Brutto cretino!”
“Scusami, è che non ho resistito ai tuoi complimenti! Non è da tutti ricevere un complimento da una bella donna come te!” disse l’uomo mentre cercava di alzarsi.
Kaori lo guardò delusa e un po’ arrabbiata. Si sentiva offesa dal suo comportamento e sentiva in sé la rabbia crescere con una velocità estrema.
“Suuuu basta smancerie…. Kaori vieni che dobbiamo provare gli altri abiti….. e anche quello che va messo sotto!” Disse improvvisamente la stilista in maniera maliziosa, intuendo lo stato d’animo dell’amica e cercando così di evitare che esplodesse in tutta la sua rabbia.
Kaori non ebbe il tempo di controbattere che la donna la trascinò con sé, lasciando gli uomini da soli.
“Un vero schianto eh Ryo?”lo stuzzicò Kaibara.
“Dici?” rispose l’uomo fingendosi noncurante.
“Ma come? Fino a due minuti fa, la guardavi con occhi pieni d’amore e le facevi il baciamano e ora? Che ti prende?”
“Nulla, provavo la parte.” Concluse sparendo dentro al camerino, sotto lo sguardo ben poco convinto del padre.
In realtà non era proprio così, l’uomo era rimasto piacevolmente colpito dalla bellezza di Kaori, tanto da avere un fremito di gelosia, al solo pensiero che molti uomini l’avrebbero squadrata con desiderio, ecco perché aveva deciso di farle battere il cuore, provando a comportarsi con galanteria, ma le sensazioni che provava erano troppo forti e temendo di poter perdere il controllo, aveva tentato di smorzare la tensione comportandosi da stupido. E ci era riuscito, ma aveva anche notato con la coda dell’occhio la tristezza che aveva avvolto lo sguardo della sua socia e si era sentito malissimo per quello che aveva fatto.
Ora le sue preoccupazioni erano per questo caso, per loro due, per lui che ogni giorno, a stento riusciva a trattenersi dal toccarla e baciarla e che ora era costretto a subire una tortura così deliziosa e allo stesso tempo crudele: dividere la stessa stanza e lo stesso letto con lei, per un periodo di tempo indecifrabile. Sarebbe riuscito a resistere?
La sola cosa di cui era sicuro, era il fatto che avrebbe evitato in tutti i modi che Kaori corresse dei pericoli in questa missione, non poteva rischiare di perderla soprattutto a causa della stessa organizzazione che aveva ucciso suo fratello. Non c’era più spazio per le domande, era venuto il momento di agire e non potevano più tornare indietro.
Nonostante tutti questi pensieri, la giornata passò tranquilla, senza imprevisti, Eriko, superentusiasta, li riempì di abiti…. per la sera, per i cocktail, per tutti i giorni, di costumi da bagno, di accessori di ogni tipo, insomma di una moltitudine di pacchi che a stento riuscì ad entrare nell’auto di Kaibara e che li minacciò durante tutto il viaggio, di far esplodere il bagagliaio e di volare via assieme al vento.
Ormai il monento era arrivato! Gli attori erano pronti, i copioni erano chiari e la sceneggiatura era stata scritta…..ora era il momento di andare in scena!


Continua…….

Ritorna all'indice


Capitolo 7
*** 6 – Ciack…motore…Azione! ***


Il fatidico giorno alla fine era arrivato e i nostri eroi dovevano entrare in scena. Ciack si gira, avrebbe detto il regista, se quello fosse stato un film… ma non lo era affatto. Era la vita vera!
In poche ore, arrivò il momento della gran serata, Kaibara in compagnia di Miki ed Umibozu, passò a prendere Ryo e Kaori assieme ai loro immensi bagagli contenenti tutti gli abiti forniti da Eriko e i gadget elettronici inviati da Mary per la missione.
In pochi minuti giunsero a destinazione e una volte scesi, i loro occhi rimasero abbagliati dal lusso e dalla ricchezza che caratterizzava il Glass City Hotel. L’albergo era costituito da un grattacielo alto all’incirca trenta piani, tutto fatto di vetro e cristallo si ergeva con la presunzione tipica del nuovo capo dell’Union Teope. Una moquette rossa spianava loro la strada, quasi invitandoli a raggiungere il grande portone in cristallo e marmo bianco, decorato con statue classiche e linee d’oro.
“Bah, pacchiano ed egocentrico, tipico di Gekko.” sbuffò Kaibara mentre si avviava aprendo la strada alle quattro persone che si mossero al suo seguito.
“Kaori cerca di non tremare, i tuoi brividi arrivano fino a me.” brontolò Ryo che camminava a braccetto con la socia.
“Non ci posso fare niente, sono nervosa.”
“Mia cara non c’è niente di cui preoccuparsi, non sei sola e sono certo che Ryo non ti mollerà un solo istante, ho ragione?” disse Kaibara facendo l’occhiolino al figlio.
“Certo che no, stanne certo!” ringhiò l’uomo.
Al solo pensiero di Kaori, bellissima, elegante, meravigliosa com’era in quel momento, con quell’abito di seta, colore grigio perla, che le risaltava perfettamente la forma del seno e le curve sinuose, sola in mezzo ad un branco di lupi affamati, il sangue gli ribolliva nelle vene e la sua mente veniva offuscata dalla rabbia, tanto che senza neanche rendersene conto, iniziò a stringere in maniera sempre più forte la mano della donna.
“Ahia, Ryo mi stai facendo male. Hai deciso di rompermi il polso per caso?” si lamentò la donna, cercando di risvegliare il suo socio dal torpore improvviso della rabbia.
“Scusami.” sbiascicò ancora leggermente innervosito e cercando di calmarsi, continuò come nulla fosse a seguire il padre, rispettando i piani.
Una volta arrivati di fronte all’entrata, Shin si voltò, li squadrò attentamente e dopo averli osservati a lungo, con fare esasperato, disse
“Ahh benedetti ragazzi! Come devo fare con voi due?”
Ryo e Kaori squadrarono l’uomo con aria incuriosita e solo quando quest’ultimo tirò fuori due piccole scatoline di velluto, intuirono quale fosse il problema.
“Siete sposati, ma le fedi? Dove sono? Nessun membro dell’Union Teope che si rispetti, può permettersi di andare in giro senza fede al dito! Ryo mi meraviglio di te, certe cose dovresti saperle ormai! ”esclamò guardando con aria sconsolata il figlio e successivamente porse loro due fedi in oro bianco e giallo, tempestate di piccoli, delicati, diamanti.
“Sono bellissime!” esclamò Kaori sorridendo incantata.
“Mi fa piacere che ti piacciano, avrei voluto regalarle ad una persona speciale, ma il destino non me l’ha permesso!” esclamò Shin rivolgendo un sorriso dolce e alquanto inaspettato alla donna. “Forse sarete voi a dar vita al mio sogno…” concluse dopo averli osservati attentamente.
“Che sogno? Di che stai parlando Shin?” chiese improvvisamente Ryo.
“Non ora, dobbiamo andare.”
E detto questo entrarono nel covo lussuoso dell’Union Teope.
Una volta dentro, i nostri eroi, rimasero stupefatti da tanta ricchezza ancor più accentuata all’interno rispetto al fuori. Le pareti erano fatte di marmo travertino, adornate con statue classiche, rimembranti i meravigliosi tempi passati, uno splendore antico e nostalgico, di fronte a loro, una grande sala, con la reception tutta in marmo bianco, verde e decorata in oro. La scena era resa ancora più piacevole dai tavolini di marmo che circondavano l’ambiente, adornati con divani di velluto rosso, verde e bianco, con inserti in oro e per concludere in bellezza il tutto illuminato da meravigliosi, enormi lampadari in cristallo soffiato.
“Mamma che lusso!” esclamò improvvisamente Miki, guardandosi intorno.
“Si un lusso esagerato e pacchiano, come il proprietario del resto.” sbuffò di nuovo Kaibara.
“Sbaglio o non corre buon sangue tra lei e il signor Sangem?” disse improvvisamente Umibozu.
“E’ solo un pallone gonfiato ed io odio i palloni gonfiati.”
E detto questo li guidò all’interno dell’enorme sala adibita al rinfresco per l’inaugurazione. La sala era enorme e piena di gente di ogni ceto sociale, politici, ricchi imprenditori, ministri e tutta l’organizzazione della Nuova Union Teope.
La sala era enorme, due gruppi da quattro colonne in granito si ergevano possenti ad ogni angolo, circondando completamente l’ambiente, le pareti erano tutte decorate con affreschi di epoca settecentesca e da fregi e decori in oro puro, ad un lato dell’ambiente, vi erano grandi tavoli con preziosi piatti di porcellana, bicchieri di cristallo e cibarie varie che componevano il buffet di organizzazione ed è proprio lì che i nostri sweeper trovarono Kazue e Mick, infiltrati nel personale del catering.
“Lì ci sono Mick e Kazue.” disse lo sweeper rivolgendosi all’omone dietro di lui.
“Si li ho visti. Miki accendi il trasmettitore che hai nella spilla.” disse Umibozu, mentre osservava la moglie che eseguiva quanto ordinato.
“Kaori, anche tu, accendi i trasmettitori che hai negli orecchini, io farò lo stesso con l’orologio.” disse a sua volta Ryo guardando la socia.
Entrambi gli uomini infatti, avevano notato del movimento particolare, poco lontano da loro e si stavano preparando ad ogni evenienza.
“Dov’è Sangem?” chiese al padre.
“Seguitemi.”
Kaibara aprì la strada a Ryo e agli altri, salutando alcuni dei presenti, vecchi amici di una lunga vita criminale e allo stesso tempo, destò lo stupore di coloro che lo credevano morto e credevano di assistere alla manifestazione di un fantasma.
Una volta raggiunto il suo vecchio amico/nemico, Shin con un ghigno malefico dipinto sulla bocca, disse “Chi non muore si rivede eh Sangem?”
“Kaibara!” urlò l’uomo di fronte a lui, con la tipica espressione di chi avesse visto un fantasma. “Che mi venga un colpo, sei vivo vecchio diavolo!”
E pronunciate queste parole si diresse verso Shin e lo abbracciò quasi con finto affetto.
Katsuhiro Sangem era un uomo anziano, dalla corporatura robusta, capelli e barba bianchi come le nuvole, un viso pieno di rughe e segnato dagli anni, piccoli occhi neri che cercavano invano di sovrastare quell’ammasso di carne ormai consumata dal tempo e un sorriso ben poco rassicurante, il suo odore era un misto tra la polvere da sparo e la pessima qualità di sigari cubani che aveva l’abitudine di fumare quasi costantemente.
“Qual buon vento ti porta qui, vecchia canaglia?”
“Ho sentito di questa inaugurazione e ho voluto farti una sorpresa.” Rispose Shin sorridendo.
“Chi sono le persone con te? Presentamele un po’.” Rispose l’uomo rivolgendo uno sguardo molto interessato alle donne, cosa che fece saltare i nervi a Ryo ed Umibozu.
“Lui è mio figlio, Ryo Kaibara e questa è sua moglie Kaori.”
All’udire quel nome, sul volto di Sangem comparve un’espressione terrorizzata e sconvolta e le parole gli morirono in gola. L’uomo guardava la persona di fronte a lui con occhi sbarrati pieni di terrore.
“Qualcosa non va?” chiese con tranquillità Kaibara.
“L-lui è…. È City Hunter?” chiese balbettando l’uomo.
“Oh diavolo no, non più. Ora è mio figlio a tutti gli effetti. Ha deciso di stare dalla mia parte e inoltre, ti ricordi di questa bellissima donna? Quando il fatto avvenne era poco più che una ragazza, ora invece si è trasformata in una fantastica donna.”
“V-veramente no…. Eppure è strano, mi ricorderei di un così bel fiore.” Rispose l’uomo sorridendo con fare da maniaco, destando il disgusto di Kaori e aumentando alle stelle il nervosismo dello sweeper che lo guardò con aria torva.
“Lei è Kaori Makimura, dovrebbe ricordarti qualcosa il suo cognome.”
“Ma-Makimura? E’ parente di quell’uomo? Di quello che venne ucciso anni fa?” continuò a balbettare l’uomo, sempre più spaventato.
“E’ sua sorella.” Rispose serio Shin.
“Oh! Ed è la moglie di tuo figlio?” chiese l’uomo pallido come un lenzuolo.
“Esatto.”
“E gli altri chi sono?” domandò di nuovo l’uomo, cercando di non farsi prendere dal panico.
La sua attenzione però si concentrò improvvisamente sulla bellezza sconvolgente di Miki ed ignorando tutti i presenti, si diresse con passo deciso verso di lei e le domandò “Mia incantevole signora, lei chi sarebbe?”
“E’ la guardia del corpo della signora Kaori…..nonchè mia moglie.” tuonò improvvisamente Umibozu guardando l’uomo con un ghigno minaccioso.
“S-Si certo….mi scusi.” Rispose l’uomo ancor più spaventato dalla calorosa accoglienza dell’omone.
“B-bene ora che abbiamo fatto le dovute presentazioni, propongo un brindisi per il mio vecchio amico ritrovato! “ disse facendo cenno ad un cameriere, nel tentativo di ricomporsi.
“Subito signor Sangem!” rispose un ragazzo dietro di loro, che sparì alla velocità della luce per poi tornare con in mano un vassoio e sei bicchieri di champagne che vennero consegnati a tutti i presenti.
“Al mio amico Shin Kaibara, che a quanto pare, è più forte del Diavolo in persona! A Kaibara e a questa bella rimpatriata.” urlò l’uomo nel brindisi al quale parteciparono tutti alzando i calici e bevendo l’ottimo champagne servito.
“Ora che abbiamo festeggiato, dimmi realmente il motivo della tua visita.” disse improvvisamente Sangem rivolgendosi a Shin, interrompe violentemente quell’aria di festa.
“Sono venuto per salvarti la vita!”rispose l’uomo con un ghigno.
“Salvarmi la vita? Spiegati meglio!”
“So di per certo, che ci sei tu dietro il caso di Detroit. Stai producendo una variante della PCP vero?”
Sangem osservò attentamente il volto dell’uomo di fronte a lui, dalla sua espressione si poteva distinguere chiaramente l’aria colpevole, di qualcuno colto sul fatto e la rabbia che ne può scaturire.
“E va bene Kaibara, hai vinto! In fondo prima di me, c’eri tu a governare l’Union Teope.” E poi sospirando disse “Si hai ragione, ci sono io dietro il caso di Detroit, ma quello è stato uno sbaglio! Takemoto Nagashi, il mio informatore fidato, nonché membro onorario della nuova Union Teope, doveva occuparsi di far partire il carico da Detroit, fino a qui, ma qualcosa è andato storto, un marinaio della nave, uno troppo curioso per i miei gusti, è riuscito a rubare una busta della nuova PCP e credendo che fosse droga normale, se l’è iniettata tutta e questo ha portato a quel massacro di cui tutti parlano.”
“Quindi quella è stata una svista?”
“Diciamo di sì, quegli incompetenti hanno lasciato incustodito un cargo e questo è risultato…. Per non parlare dell’FBI che ci sta alle costole!” sbuffò l’uomo.
“E io sono venuto qui per portarti un regalo. Ryo potresti dargli i documenti per cortesia?” disse l’uomo rivolgendosi al figlio, che assecondando la richiesta del padre, porse a Sangem, un plico confidenziale contenente i famosi documenti.
“Cosa sono?” chiese l’uomo che una volta aperto il fascicolo per poco non svenne per la sorpresa.
“Sono i documenti del caso di Detroit, qui ci sono tutte le documentazioni in possesso della polizia di Tokyo e dell’FBI di Washington. Qui c’è tutto sulle indagini in corso.” disse serio Ryo, sotto lo sguardo attonito di Kaori, Miki ed Umibozu.
Sangem osservò attentamente la figura imponente dello sweeper di fronte a lui, poi il suo sguardo si spostò verso Kaibara che annuiva sorridendo e alla fine, riacquistando un’espressione allegra, disse “Kaibara! Tuo figlio è un uomo tutto d’un pezzo! Hai fatto bene a riprenderlo con te, ci serviva proprio gente come lui!”
“Degno sangue del mio sangue!” esclamò fiero l’uomo.
“Bene, visto come stanno i fatti, vorrei che veniste con me, voglio mostrarvi una cosa molto importante.” disse Sangem rivolgendosi a Ryo e a Kaibara.
“Non credo che le donne siano ammesse, giusto Sangem?” chiese improvvisamente lo sweeper.
“Si, confermo. Le donne non sono ammesse. Signore mi dispiace ma devo rubarvi i compagni per qualche minuto.”disse l’uomo rivolgendosi alle due donne, che dal canto loro, non dissero una parola.
“Non so se sia il caso di lasciare sola mia moglie…. una donna di tale bellezza, come la mia Kaori, potrebbe avere problemi a dover combattere contro tutte le avances di tutti questi uomini presenti in sala. Credo che il mio amico nonché guardia del corpo, Umibozu, la pensi come me.”esclamò improvvisamente Ryo con tono deciso.
“Ahahahahahahahahah, signor Kaibara, non si preoccupi, provvederò personalmente ad assegnare loro due miei uomini di fiducia. Philip, Micheal venite qui per favore.” Disse l’uomo rivolgendosi a due uomini dietro di lui, i quali in poche falcate raggiunsero il loro capo.
Il primo era un uomo alto, affascinante, con capelli biondi del colore dell’oro, grandi occhi verdi, pelle bianca e un portamento molto elegante mentre l’alto era un po’ più basso, magro, capelli neri ed occhi azzurri, un portamento più indelicato e con un’aria da furbetto.
“Vi presento Philip Zocker, il mio braccio destro, l’uomo che mi ha salvato la vita, innumerevoli volte e che ora è mio unico socio, a tutti gli effetti.” disse Sangem indicando l’uomo biondo.
“Piacere di conoscervi.” Rispose Zocker con un inchino.
“Lui invece è Micheal Jungle, grande amico di Philip e suo braccio destro.”
“Piacere.” Rispose il moro con aria di diffidenza.
“Philip, Micheal, vi affido le signore qui presenti. Non permettete a nessuno di avvicinarsi, sono due ospiti speciali, devono essere trattate con riguardo intesi? ” disse serio Sangem.
“Conti su di noi.” Disse serio Zocker.
“Ci penseremo noi a queste due meravigliose donzelle.” esclamò sorridendo Jungle mentre lanciava occhiate di fuoco a Miki, cosa che ovviamente non sfuggì ad Umibozu.
“Se provi solo a sfiorarla con un dito, entro questa sera sarai cibo per gli squali.” Disse l’omone, ruggendo all’uomo che si limitò ad annuire, sotto lo sguardo divertito di Ryo e della mercenaria. Miki adorava le scene di gelosia del marito, erano rare ma concrete e lui era così tenero.
“Signori, se volete seguirmi.”esclamò Sangem, cercando di attirare l’attenzione dei presenti, e una voltatosi s’incamminò, precedendo gli altri, verso un’uscita posteriore nascosta ad occhi indiscreti
Prima che Ryo raggiungesse Umibozu e Kaibara, Kaori, si avvicinò impetuosamente al suo socio e prendendolo per un braccio, lo forzò a guardarla negli occhi.
Il suo viso tradiva la sua espressione preoccupata e la sua paura, la donna era terrorizzata all’idea che gli potesse succedere qualcosa.
“Ryo….cerca di stare attento.”
“Non preoccuparti piccola,sarò di ritorno il prima possibile. Tu piuttosto, cerca di stare attenta, non mi piace come questi avvoltoi ti guardano.” disse l’uomo osservando con occhi minacciosi, gli uomini che stavano squadrando la sua socia.
“Non preoccuparti, se qualcuno prova ad avvicinarsi, lo colpisco con uno dei miei martelli.” rispose la donna ritrovando l’allegria e donandogli un dolce sorriso.
Il sorriso di Kaori, rincuorò, anche se per poco, lo sweeper, che ignorando tutto e tutti, soprattutto se stesso, fece una cosa che nessuno mai si sarebbe aspettato di vedere.
L’uomo, si avvicinò delicatamente al corpo della donna, le circondò la vita con un braccio, facendola così aderire a sé e le baciò le labbra con una passione tale da rischiare di farla svenire.
“Torno presto.” le sussurrò dolcemente sulle labbra e detto questo si affrettò a raggiungere gli altri, lasciando controvoglia la sua socia sconvolta e la mercenaria, in attesa del loro ritorno.


Continua…….

Ritorna all'indice


Capitolo 8
*** 7 –Ascensore per l'Inferno ***


Katsuihiro Sangem, procedeva spedito per i corridoi del suo albergo, seguito da due uomini e successivamente da Ryo, Umibozu e Kaibara.
Più si andava avanti in quella storia, più il nostro sweeper non poteva fare a meno di notare la ricchezza e la vanità che contraddistingueva l’attuale capo dell’Union Teope, che come i suoi predecessori era così pieno di sé e così egocentrico da far rivoltare lo stomaco. L’obiettivo di tutti i capi era sempre stato avere il potere globale sul mondo della criminalità e il prezzo del sangue e delle vite non contava affatto.
Questi erano i bui pensieri di Ryo, che mentre attraversava le varie maestose stanze dell’albergo, si domandava quante vite umane avessero pagato per tanta vanità ostentata. Oltre a questo, i suoi pensieri andavano a Kaori, l’aveva lasciata sola, in mezzo a quel branco di lupi affamati che se l’erano squadrata da quando avevano messo piede in sala e la cosa non gli aveva fatto molto piacere. L’unica sua consolazione era il fatto che ci fosse Miki con lei e poi Mick e Kazue sarebbero intervenuti sicuramente per aiutarla.Di certo se la sarebbero cavata… si ma quanto avrebbero resistito?
I pensieri si stavano affollando nella sua testa, ma Ryo cercò comunque di mantenere il sangue freddo.. era l’unico modo per uscire vivi da quella situazione.
Sangem li condusse ad un corridoio separato, tutto fatto di vetro trasparente, situato sicuramente a dieci piani da terra, tanto che da entrambi i lati si riusciva a vedere lo splendore della città illuminata.
“Katsuihiro, nonostante tutti gli anni passati, non sei affatto cambiato. Ti piace sempre fare le cose in grande stile.” Disse improvvisamente Shin.
“Mio caro Shin, è sempre stata questa la differenza tra di noi, tu hai sempre mantenuto un certo contegno nella tua grandezza, mentre io no, io voglio che la gente possa toccare con mano quanto io sia grande rispetto a loro.” Rispose l’uomo ridendo.
In poco tempo il corridoio terminò e i nostri amici vennero condotti di fronte ad un ascensore enorme, dotato di una delle più moderne tecnologie degli ultimi anni e fatto interamente di vetro. Una volta entrati, Sangem digitò il piano Alfa e l’ascensore si mosse velocemente verso il basso.
“Stiamo scendendo?” domandò Ryo osservando attorno a sé, prima tutti i corridoi che conducevano ai vari piani, poi successivamente la terra marrone, come se fosse all’interno di una grotta.
“Si signor Kaibara, cioè volevo dire Ryo. Posso chiamarti così vero?”
“Certo.”
“Stiamo scendendo verso il basso, più precisamente stiamo raggiungendo il punto Alfa, a 30 metri sottoterra, dove c’è il mio laboratorio segreto in cui i miei scienziati stanno sviluppando la nuova PCP.” Disse l’uomo pieno di sé.
“L’hai messo sottoterra per proteggere il tuo segreto?” intervenne improvvisamente Kaibara.
“Si e no. L’ho messo sottoterra per proteggere la mia formula, da occhi indiscreti e per proteggere me stesso dagli occhi della polizia.”
“E non hai paura che qualcuno provi ad ucciderti mentre sei dentro questo ascensore?” domandò di nuovo Shin.
“Questo vetro è molto resistente, è un vetro antiproiettile, molto particolare, riesce a reggere ogni tipo di urto e inoltre… è dotato del trucchetto vedo non vedo.”
“Vedo non vedo?” domandò Ryo incuriosito.
“Noi possiamo vedere quel che c’è fuori, ma fuori non si è in grado di vedere cosa c’è dentro, inoltre l’ho fatto costruire in modo da poterlo mimetizzare con le pareti e gli ambienti dell’albergo, in questo modo posso muovermi a mio piacimento, avendo sempre sotto controllo la situazione.”
“Veramente ingegnoso!”
“Grazie ragazzo, ne sono convinto anche io.”
-----Piano Alfa -----Laboratorio Principale Sotterraneo---------
“Bene!” disse Sangem dopo aver udito la voce computerizzata annunciare l’arrivo a destinazione. “Siamo arrivati! Prego seguitemi.”
Dall’ascensore, c’era un altro corridoio freddo e bianco, che correva tutt’intorno al laboratorio, l’uomo li condusse all’interno della labirintica struttura sotterranea, guidandoli poi fino al laboratorio.
Una volta arrivati, di fronte a loro, comparve una grande struttura simile ad un caveu, al cui interno vi trovarono, dieci scienziati intenti a lavorare tra provette, documenti e altre diavolerie scientifiche.
“Dimmi un po’ Katsu, non hai paura che qualcuno venga qui e si rubi la tua formula?”chiese improvvisamente Shin.
“Non può accadere. Oltre a me, e agli scienziati, gli unici a poter entrare sono Micheal e Philip e ovviamente le persone che fanno parte della servitù, gente fidata ovviamente. La mia formula con loro è in una botte di ferro e grazie a voi, ci saranno anche tutti i documenti relativi al caso di Detroit. Presto questa storia sarà insabbiata!” disse l’uomo sorridendo.
“Lo devo ammettere, sei davvero in una botte di ferro.” disse Ryo sghignazzando, mentre nella sua mente, un’idea stava già prendendo forma.
“Sei un uomo pieno di sorprese Katsu!” disse congratulandosi Kaibara.
“Grazie, ma devo ammettere che i vostri documenti , mi stanno dando una mano in più. Se ora so quali saranno le mosse della polizia di Tokyo e dell’FBI lo devo unicamente a voi. Ora lasciate che vi presenti un mio carissimo amico il Dottor Kato Tsunegai!” disse improvvisamente l’uomo facendo cenno ad uno degli scienziati presenti nel laboratorio, il quale annuendo si avvicinò al gruppo.
L’uomo era molto magro, quasi scarno, aveva un paio di grossi occhiali che svettavano possenti sul suo naso, la carnagione era molto chiara, tanto da sembrava diafana, i capelli arruffati e per niente curati erano di un bianco brillante senza alcuna traccia di altro colore, come lo stesso erano barba e baffi. Il suo aspetto rispecchiava chiaramente l’immagine di scienziato pazzo, ma il suo modo di muoversi tradiva una compostezza e una rigidità quasi innaturali.
“Piacere di conoscervi.” Disse stringendo la mano ai signori presenti.
“Piacere nostro Tsunegai, io sono Shin Kaibara e questo è mio figlio Ryo.”
“Ohhh il famoso Kaibara, è un onore conoscerti! Ho sentito tante cose su di te, hai fatto grandissime cose e hai dato modo a noi di creare un qualcosa di grande!”
“Ah si? A cosa ti riferisci in particolare?” chiese l’uomo incuriosito.
“Alla PCP ovviamente! Tu hai creato la PCP, tu hai dato alla nostra organizzazione la gloria di aver creato una droga così potente e tu hai dato modo a me di superare Dio!” rispose lo scienziato con fare esaltato.
“Capisco.” Rispose Kaibara fingendo un sorriso.
“Allora Tsunegai, è tutto pronto?” chiese improvvisamente Sangem con tono ansioso.
“Sissignore! E’ tutto pronto per la consegna.”
“Quando dovrebbe partire il prossimo cargo?” chiese improvvisamente Ryo, destando l’attenzione dei presenti.
“La consegna inizialmente era prevista per domani sera, ma dai documenti che mi hai dato, ho capito che la polizia e l’FBI ci sono alle costole, quindi direi di aspettare fino ai primi di febbraio, tra due settimane e non ci dovrebbero essere problemi di sorta a far arrivare la merce a destinazione.”
“Che sarebbe?”
“Venezia! Devo portare un pacco della nuova droga alla mia villa a Venezia. Ogni anno, in questo periodo di carnevale, sono solito organizzare una festa lì e credo che quest’anno con la scusa, inviterò tutti i più potenti boss delle organizzazioni criminali e discuterò con loro un affare molto grosso.”
“Intendi vendere la droga in tutto il mondo o sbaglio?” chiese improvvisamente Shin.
“Esatto! Nonostante tutti questi anni, non sei affatto cambiato Shin! Sei ancora uno stratega!” rispose l’uomo sorridendo. “Ora ho tutti i documenti relativi al caso di Detroit, non sarà difficile mostrare loro la meraviglia di questa nuova droga!”
“Mi sembra un’ottima idea signor Sangem!” disse lo sweeper fingendo un sorriso di complicità.
“Puoi tranquillamente chiamarmi Katsuihiro o Katsu come fa tuo padre, non dimentichiamoci che l’Union Teope, prima di essere un’organizzazione criminale di alto livello, è come una famiglia!” rispose l’uomo sorridendo sfacciatamente.
“D’accordo Katsuihiro, ti ringrazio. Ora signori, mi spiace questo attimo di gloria, ma desidererei tornare in superficie e vedere quanti uomini ha fatto fuori la signora Kaibara.”concluse l’uomo provocando grandi ilarità tra i presenti.
“Ha ragione mia nuora è terribile quando la si fa arrabbiare!” esclamò Kaibara ridendo di gusto.
“Certo, certo Ryo, torniamo su, andiamo a goderci la festa, che oggi è un grande giorno!” rispose Katsuihiro continuando a sorridere e poi rivolgendosi a Tsunegai concluse dicendo “ Tsunegai! Ottimo lavoro! Continua a lavorare così, poi ci organizzeremo per le consegne.”
“Sissignore. Arrivederci!” rispose infine lo scienziato congedandosi e ritornando al suo lavoro.
Così preceduti da Katsuihiro Sangem, i nostri amici si diressero nuovamente verso la superficie, facendo ritorno alla festa, ma non senza sorprese …. Almeno non per Ryo.

Continua…..


*piccola chicca*
Ascensore per l'Inferno è un film del 1987, di Alan Parker con Mickey Rourke e Robert De Niro, tratto da un racconto di William Hjortsberg. Ambientato nel 1955 racconta di Harold Angel,uno scalcinato investigatore privato che a seguito di una richiesta di indagine da parte di un inquietante personaggio, deve scoprire se Johnny Favourite, cantante ricoverato anni prima in ospedale e sofferente di una grave amnesia, sia vivo o morto.
Il film in originale si chiama Angel Heart.

Ritorna all'indice


Capitolo 9
*** 8-Amori & complicazioni ***



Facciamo un passo indietro…..
Un’espressione triste e perplessa aveva preso possesso del volto di Kaori, mentre osservava il suo socio andare via con gli altri uomini.
E’ vero c’era Umibozu con lui, ma se fosse successo qualcosa di pericoloso? Se Shin li avesse traditi e consegnati nelle mani di Sangem? Cosa avrebbe potuto fare per aiutarlo? Nulla visto che era bloccata lì con un cane da guardia.
Osservandolo bene Philip non era male, era un bell’uomo attraente, affascinante, gentile ed educato ma per lei non esistevano altri che Ryo. Il suo compagno burlone, maniaco,farfallone, pigrone e via dicendo, ma per lei era sempre l’uomo che amava con tutta se stessa ed ora quell’ansia terribile, quella tristezza dovuta a quella separazione improvvisa non la faceva affatto sentire tranquilla.
Oltre a questo, c’era un altro pensiero che la stava mandando in confusione…. quel bacio…. già quel bacio, come se lo poteva spiegare? Perché l’aveva baciata? Così davanti a tutti? Era per finzione o perché davvero voleva baciarla? Non ne era proprio sicura, ma avrebbe quasi giurato di aver sentito anche un po’ di amore e di passione in quel bacio…..e doveva anche ammettere che era stato un bacio fantastico, bellissimo, meraviglioso che le aveva provocato brividi in tutto il corpo, come mai le era successo in vita sua.
“Perché quel muso lungo?” disse Miki, avvicinandosi improvvisamente a lei e facendola sussultare.
“Sono preoccupata per Ryo.”ammise la donna con sconforto.
“Vedrai che se la caveranno, non succederà niente Kaori, non preoccuparti…. e poi c’è Umibozu con lui.” continuò la mercenaria rivolgendole uno sguardo d’intesa.
Kaori guardò la sua migliore amica e nonostante il cuore le battesse forte ed ogni battito risvegliasse in lei la paura, la preoccupazione e tutti i dubbi che le ronzavano nella testa, si sforzò di mantenere la calma e rispose al sorriso della donna, sorridendo e facendole l’occhiolino.
“Credi che torneranno presto? Non mi va di rimanere ancora qui.”chiese la sweeper.
“Neanche a me piace tanto questo posto, soprattutto per la compagnia.” rispose stizzita la donna, volgendo uno sguardo minaccioso a Micheal Jungle, il quale accortosi della cosa, le inviò un viscido bacio.
“Hai fatto conquiste eh Miki?” disse Kaori disgustata osservando la scena.
“Se quello non la smette di provarci, proverà l’ebbrezza di una colonna di marmo in testa!” disse ringhiando, poi accorgendosi della presenza di Philip non molto distante da loro, iniziò a prendere in giro Kaori dicendo “E comunque non sono l’unica ad aver fatto conquiste, Philip è lì che non riesce a toglierti gli occhi di dosso mia cara!”
“Eh???? Ma cosa stai dicendo?” rispose la sweeper diventando paonazza.
“Quello che ho detto! Credo che Saeba avrà del filo da torcere…… anzi a proposito…..” disse improvvisamente e sul suo volto apparve un’aria interrogativa e maliziosa allo stesso tempo.
“C-Cosa?” rispose Kaori sentendosi squadrare dalla testa ai piedi.
“Che cosa significava quel bacio?”
“Q-Quale bacio?”
“Dai Kaori non fare finta di nulla… parlo del bacio che vi siete scambiati prima che lui andasse via.”
“A dirla tutta ha sorpreso anche me questo suo gesto… ne so quanto te Miki.”
“Dai Kaori non mentirmi! Che cosa è successo realmente?” chiese la mercenaria con tono quasi implorante.
“Ma non è successo niente, almeno niente che io sappia, sono rimasta a bocca aperta quanto te!”
“Allora stasera ci sarà da divertirsi!” disse Miki sorridendo mentre guardava un punto non ben definito di fronte a lei.
“Cosa vorresti dire?” chiese preoccupata la sweeper, riconoscendo nei suoi occhi lo sguardo di chi ha già in testa qualcosa e quando si tratta di Miki e la sua malizia, la cosa si fa pericolosa.
“Ora vedrai…” rispose la donna iniziando a ridere.
Kaori non ebbe il tempo materiale di risponderle, perché sulla sua visuale, comparve all’improvviso Philip, che con passo elegante e maestoso la stava raggiungendo e le stava donando un meraviglioso sorriso.
“Signora Kaibara, tutto bene? Ho interrotto nulla?” chiese l’uomo educatamente.
“Oh si, t-tutto bene! No non ha interrotto nulla, voleva dirmi qualcosa in particolare?”cercò di rispondere tranquillamente la sweeper, cercando di ignorare la faccia divertita dell’amica accanto a lei.
“Beh ecco ho notato che vi state annoiando e sia io che il mio amico Micheal vorremmo invitarvi a ballare, sempre che la cosa non vi infastidisca!”disse l’uomo facendo un cenno all’amico, che sopraggiunse immediatamente con aria felice, cosa fece subito innervosire Miki.
“Io non ho molta voglia di ballare!” rispose la mercenaria con aria decisa mentre rivolgeva uno sguardo minaccioso a Micheal “Ma forse la mia amica si….che ne dici Kaori? Vai a ballare così magari ti rilassi un po’.”
La sweeper non ebbe il tempo di rispondere che mentre Miki la spingeva in avanti, l’uomo aveva colto l’occasione per circondarle la vita con un braccio e portarla con sé al centro della sala.
“Ma signor Philip io….” cercò di rispondere Kaori.
“Mi chiami solo Philip la prego, su mi conceda questo ballo, vedrà che dopo si sentirà meglio.”
“M-ma io….”
La musica partì quasi subito, la dolce melodia invase la sala e sotto gli sguardi di tutti i presenti, Kaori e Philip iniziarono a ballare.
La donna si sentiva molto disorientata, non che il ballo le stesse dando noia ma era proprio l’idea di lei e quell’uomo alto, molto affascinante e tanto gentile, insieme, a ballare, in mezzo alla sala e soprattutto sotto gli occhi di tutti, a farla sentire fuori posto.
“Allora si sta divertendo ora?” chiese l’uomo con un dolce sorriso.
“Si, grazie Philip, mi dispiace per lei però.”
“Le dispiace per me? Perché mai?”
“Perché sono una frana a ballare e sicuramente le sto facendo fare una figuraccia davanti a tutti.” rispose Kaori imbarazzata.
“Ma cosa dice signora Kaibara??? Ma sul serio pensa questo? Sono sicuro che tutti gli uomini di questa sala vorrebbero essere fortunati quanto me. …Ma chi le ha messo in testa queste cose?” rispose l’uomo sorridendo incredulo.
“Ehm… nessuno.” Mentì la donna.
In realtà lei sapeva esattamente a chi si stava riferendo, Ryo le ripeteva costantemente quanto fosse poco femminile, poco attraente e quanto fosse ridicola mentre ballava. Erano anni ed anni di critiche accumulate che erano diventate la triste verità per lei e proprio nel momento in cui questi pensieri le sfiorarono la mente, il suo volto s’intristì, destando l’attenzione dell’uomo di fronte a lei.
“Qualcosa non va?”
“Eh? Ah ecco, sto sentendo la mancanza di mio marito, vorrei sapere dov’è finito. Tutto qui.” rispose la donna candidamente.
“Capisco. Deve amarlo moltissimo.”
“Chi?”
“Suo marito, ho visto con quanto amore lo guarda e fortunatamente anche per lui è la stessa cosa.”disse l’uomo.
“Cosa vorrebbe dire?”chiese la donna molto incuriosita.
“Beh, ecco, si vede che vi amate. Lei lo ama, glielo si legge negli occhi, anche ora che stiamo ballando, che dovrebbe divertirsi, invece è triste perché lui non c’è, significa che lo ama molto, ma da quello che ho potuto vedere, anche lui l’ama tantissimo. Ogni suo sguardo verso di lei è un fuoco che si accende, è un messaggio d’amore e poi l’ha anche baciata con ardore prima di andare via, significa che lei è la cosa più importante della sua vita. Se ho ben capito com’è suo marito, so per certo che se ha fatto quel gesto così davanti a tutti, significa che voleva dimostrare ai presenti che lei è sua moglie e che non c’è spazio per nessuno.”
“Davvero?”
“Certo. Un uomo non compie questi gesti in maniera così plateale se non volesse comunicare alla sua donna, quanto questa sia importante per lui. Si fidi di me, suo marito l’ama da morire.”disse Philip sorridendo.
“Grazie.” Rispose a sua volta la donna sorridendo timidamente.
“Di nulla. E’ la verità. Ora si sente meglio?”
“Si, solo che vorrei sapere dov’è finito mio marito.”
“Beh perché non lo chiede a lui visto che sta arrivando?”disse l’uomo puntando lo sguardo in direzione del posto in cui avevano lasciato Miki.
Nel momento in cui Kaori si voltò in quella direzione, si accorse dello sguardo minaccioso e freddo che le lanciò Ryo. Raramente aveva visto sul suo volto quel tipo di sguardo e in fondo al cuore sapeva che non si trattava di nulla di buono. Nonostante stesse puntando lo sguardo verso di loro, Ryo non stava alla fin fine guardando Kaori, ma cosa ancora più preoccupante, stava guardando Philip con aria omicida e questo era non un grande, ma enorme problema.
Dal canto suo Philip era sconcertato, non avevano fatto nulla di male, allora perché quell’uomo lo stava uccidendo con gli occhi?
La donna si sentì morire, riusciva a percepire chiaramente il nervosismo che aveva colto Ryo e sapeva che se non si fossero separati all’istante, sarebbe successo l’irreparabile.
“Philip credo sia il caso che io torni da mio marito. Grazie mille per questo ballo, è stato veramente molto gentile.” disse Kaori, cercando di mascherare il nervosismo.
“Ma perché? La musica non è finita e noi non stiamo facendo niente di male.”
“Mi creda è meglio così.”e detto questo girò i tacchi e si allontanò.
“Signora Kaibara, la prego aspetti ….” esclamò l’uomo trattenendola per un braccio.
“Lascia immediatamente il braccio di mia moglie!” tuonò una voce maschile all’improvviso.
Nel mentre che Kaori si stava allontanando da Philip, Ryo aveva deciso di avvicinarsi per portare via la sua socia e senza che loro se ne accorgessero,in poco tempo li aveva raggiunti ed ora stava minacciando con lo sguardo l’uomo di fronte a lui.
Philip rimase impietrito, non aveva mai conosciuto un uomo tanto pericoloso quanto quello che ora stava fronteggiando, ma nonostante tutto non si riusciva a spiegare tanto odio così improvviso.
“Non mi hai sentito? Te lo ripeto una volta sola! Lascia subito il braccio di mia moglie!”
“Ryo ma…”
“Zitta non interrompermi! Allora vuoi deciderti a lasciarla andare o no?” chiese lo sweeper mentre sentiva la morsa della rabbia diventare insostenibile.
“Signor Kaibara io….” Cercò di dire l’uomo ma non ebbe il tempo di parlare che Ryo, prese e con una mossa violenta strattonò Kaori e l’allontanò dalla sua presa.
“Ryo mi fai male!” urlò la donna cercando di divincolarsi e sottrarsi dalla sua presa ferrea e violenta.
“Non ti avvicinare mai più a mia moglie chiaro?” ringhiò lo sweeper all’uomo, ignorando le protese della socia.
“Ma…”
“Sono stato chiaro?” ringhiò ancora più ferocemente di prima, e Philip, comprendendo chiaramente il messaggio, non disse più nulla ma si limitò ad annuire.
La scena si svolse sotto lo sguardo di tutti, compresi Shin, Umibozu, Miki, Sangem, Micheal, Mick e Kazue ma a Ryo non importava affatto, anzi era felice di far capire a tutti la situazione, Kaori era sua, lui era geloso e lo sapeva benissimo, ma non voleva ammetterlo a nessuno, neppure a se stesso anche se questo non riusciva a bloccarlo da dimostrare a tutti che lei gli apparteneva e che nessuno doveva osare avvicinarsi a lei.
Lo sweeper non disse una parola, strinse ancora di più il braccio di Kaori e voltandosi, la trascinò via con sé.
“Ora basta! Lasciami! Ma sei impazzito?????” urlò la donna cercando di sottrarsi al suo tocco.
“Questo dovrei chiederlo io a te! Flirtare così spudoratamente con quello stoccafisso!”
“Chi è che stava flirtando????? Io no di certo, stavamo solo ballando!”
“Si vallo a raccontare a qualcun altro!”
“Ryo lasciami mi stai facendo male!” urlò Kaori che una mossa violenta riuscì a liberarsi dalla presa del socio. “Smettila di trattarmi così! Io non ho fatto niente!”gli urlò con le lacrime agli occhi.
“Non voglio sentire altro!” le disse guardandola con aria feroce e successivamente si voltò per raggiungere Shin ed Umibozu che lo stavano guardando con aria seria.
“Ryo…” bisbigliò Kaori osservando con aria triste la sua figura che si allontanava.
Ryo come devo fare con te? pensò la donna con sconforto, ma non ebbe tempo di formulare un pensiero corretto perché all’improvviso, si sentì un botto e l’enorme finestra sopra di lei si ruppe.
Sentendo quel rumore Ryo si voltò istintivamente verso Kaori che era rimasta dietro di lui e quello che vide non gli piacque affatto.
Due uomini , incappucciati e vestiti con una tuta da anti-sommossa, sotto lo sguardo attonito dei presenti, si calarono dentro la stanza e mentre la donna cercava di proteggersi dai vetri che stavano cadendo, uno dei due le avvolse un braccio intorno al collo e le puntò una pistola alla tempia, cosa che bloccò tutti dal tirare fuori le armi.
A seguire altri si calarono dalla finestra rotta e si sparpagliarono per tutta la sala tenendo sotto tiro tutti i presenti.
“Buonasera signori, scusate se vi stiamo rovinando la festa, ma avremmo bisogno di parlare con il signor Sangem.” disse un uomo incappucciato che dal tono di voce doveva essere il capo.
Improvvisamente uno dei membri della Yakuza prese la sua arma e puntò la pistola contro uno degli invasori.
“Ahi Ahi! Non credo che vi convenga usare le armi, altrimenti salteremo tutti in aria.”
E detto questo, gli uomini si aprirono la tuta, mostrando cosa ci fosse sotto, ognuno di loro era pieno di una quantità di tritolo in grado di spazzare via un intero centro commerciale e pertanto alla vista di tutto quell’esplosivo, i presenti decisero di non reagire.
“Stiamo cercando Sangem! Sangem dove sei?” urlò l’uomo sghignazzando.
“Sono qui!” rispose l’uomo mentre veniva affiancato da Philip e Micheal.
“Oh Sangem, è un piacere vederla, le chiedo scusa per la finestra, ma sa…. con tutte queste misure di sicurezza, era quella finestra l’unica via di accesso alla sua meravigliosa festa.” Sibilò l’uomo.
“Che cosa volete?”
“La formula dell’incanto dell’angelo! La voglio subito o morirete tutti! A cominciare da questa bellissima donzella.” disse l’uomo accarezzando la guancia di Kaori, la quale cercò di scostarsi disgustata.
“Chi diavolo sei tu? Come fai a sapere della formula?”
“Ohhh sono un tuo caro amico …. E dopo un’attenta riflessione, ho deciso di lavorare da solo!” e detto questo si tolse la maschera, mostrando il suo vero volto.
“Takemoto? Takemoto Nagashi? Brutto bastardo figlio di un cane!” tuonò Sangem inferocito. “Sei stato tu a far arrivare la soffiata sul carico di Detroti vero??? Brutto bastardo! Volevi farmi fuori dal gioco in modo da poterti accaparrare la formula e tutto il mercato criminale! Brutto schifoso!”
“Esatto, con te fuori gioco, avrei potuto prendere la formula, tutta la droga prodotta finora e sarei diventato ricchissimo, più ricco di te!!! … Ma per mia sfortuna, il tuo caro amico Shin, nonché precedente capo dell’Union Teope è tornato in vita per rovinarmi i piani,fornendoti tutta la documentazione relativa al caso e come se non bastasse, ha anche portato con sé, suo figlio, City Hunter!” ringhiò l’uomo, osservando con aria di sfida Ryo.
Allo sweeper quel suo sguardo non faceva né caldo né freddo, l’unica persona che gli interessava era Kaori.
“Ehi City Hunter, come mai guardi questa ragazza???? La conosci??? Ahhh… credo di aver capito, questa donna è tua moglie eh? E’ uno splendore, City Hunter non c’è che dire!” disse l’uomo avvicinandosi a lei e assaporando l’odore aromatico della pelle di Kaori.
“Non osare toccarla!”ringhiò Ryo, stringendo i pugni nel tentativo di calmare la rabbia e mantenere il sangue freddo.
“Ahhh che paura….City Hunter che perde la testa per una donzella! Ma io non voglio te! Voglio quella formula o la prima che farò fuori sarà la tua donna!!!! Che ne dici Sangem? Non mi dirai che vorrai mettere a repentaglio la vita della nuora del tuo migliore amico vero?”
Katsuihiro guardò prima Takemoto, poi rivolse il suo sguardo alla sweeper e alla fine disse con odio “Un cane rimane sempre un cane!”
“Brutto vecchio bastardo!!!! Uccidete tutti!!!!” urlò l’uomo.
“Non credo che ti convenga sai?” disse all’improvviso Ryo comparendo di fronte all’uomo, facendolo sobbalzare.
“E perché mai? Sono io che comando ora!”sibilò convinto Takemoto.
“Perché io e le mie guardie del corpo, non permetteremo che accada nulla e soprattutto, se ci fate arrabbiare possiamo farvi male…. MOLTO male!”
“Non farmi ridere! Voi non potete fare nulla adesso!” ghignò l’uomo con tono baldanzoso.
“L’hai voluto tu! Ora vedrai…..” disse Ryo sorridendo minaccioso e in un attimo fu l’Inferno.

Continua….

Ritorna all'indice


Capitolo 10
*** 9- Un cocktail esplosivo ***


La sala era silenziosa, la tensione si tagliava con il coltello e tutt’attorno sembra non ci fosse nessuno in grado di fare un passo o respirare.
Kaori, bloccata da quella stretta al collo, guardava con apprensione il suo compagno, che con aria di sfida si trovava poco distante da Takemoto, la cui rabbia poteva leggersi negli occhi e la trepidazione aveva preso possesso di tutto il corpo.
L’aria aveva l’odore di qualcosa di strano, di inaspettato, di ansia, di trepidazione ma non di paura, lì non c’era nessuno che stava avendo paura, nemmeno Kaori che era tra le mani di quei loschi individui, riusciva a provare un sentimento diverso dall’ansia.
“Allora City Hunter! Cos’hai in mente?” disse Takemoto nel tentativo di smuovere lo sweeper imperterrito di fronte a lui. “Abbiamo in ostaggio tuo padre, i tuoi amici e persino la tua donna, fossi in te non farei niente di stupido!”
Ryo non si fece distrarre dalle provocazioni di Takemoto, si guardò attorno, cercò di memorizzare le posizioni dei suoi amici e quelle dei loro avversari, studiò a fondo il perimetro della sala e dopo aver rivolto un’occhiata d’intesa a Mick, Kazue, Umibozu, Miki e Shin, si voltò e guardando dritto negli occhi quello sbruffone disse “Ah ma tu non mi conosci, mio caro Takemoto. Io amo fare cose stupide!”
Per un istante i suoi occhi e quelli di Kaori s’incontrarono, e a lei bastò poco per capire quali fossero le sue intenzioni.
Accorgendosi che il suo aguzzino aveva allentato la presa sul suo collo, Kaori diede un morso al suo braccio con tutta la forza che aveva nei denti e sfruttando lo spazio che si creato tra lei e l’avversario gli assestò un potente calcio nelle parti intime. Nel momento in cui Takemoto venne distratto da quella scena, lo sweeper gli si avventò contro e dopo averlo disarmato, iniziò a prenderlo a pugni.
“Comincia la festa!” esclamò improvvisamente Umibozu, buttandosi nella mischia e iniziando ad abbattere due, tre uomini alla volta, usando neanche la metà della sua forza.
D’altro canto anche Miki iniziò a combattere, ferendo e mettendo fuori gioco tutti gli avversari che le si presentavano davanti, quanto a Shin, lui non fece alcuna fatica, ogni uomo che tentava di colpirlo, veniva automaticamente messo k.o. dal suo potente bastone d’acciaio, altro che vecchietto, lui era in fantastica forma!
Nonostante la forza con cui Ryo lo prendeva a pugni, Takemoto riuscì a sottrarsi alla violenza del nostro sweeper e sgusciando tra la massa di feriti, a raggiungere il suo acerrimo nemico Sangem.
“Questo è quello che avrei dovuto fare tanto tempo fa Sangem! Muori!” urlò Takemoto, corroso dalla rabbia e con un’espressione di follia omicida sul volto.
Un minuto prima che il pazzo esplodesse il suo colpo, un piatto d’argento lo raggiunse al braccio e gli fece saltare dalle mani la pistola, Mick era prontamente intervenuto senza dare nell’occhio ed aveva impedito, giusto in tempo che Sangem venisse ucciso.
“Tu maledetto bastardo!”
“E’ finita Takemoto! Vattene! Vattene o t’ammazzo con le mie stesse mani!” urlò Sangem guardandolo con occhi freddi e pacati.
Ma Takemoto non si diede per vinto, veloce come un gatto e perfido come un demone, riuscì ad individuare di nuovo Kaori che aveva appena finito di combattere con l’ultimo avversario e una volta raggiunta, la prese per un braccio e l’avvicinò alla canna della pistola di riserva.
“Sei tu che hai perso Sangem! Non avrò vinto la battaglia, ma la guerra è ancora tutta da combattere!” urlò l’uomo preso dalla foga della vendetta.
“Lasciami bastardo!”urlò la donna cercando di resistere alla morsa d’acciaio.
“Sangem lasciala!” tuonò Ryo sempre più adirato.
“Oh no mio caro City Hunter! Ora la tua bella verrà con me! Sarà la mia merce di scambio!” disse l’uomo scoppiando a ridere fragorosamente.
“Non ti permetterò di portarla via!” urlò di nuovo lo sweeper estraendo la sua 357 Magnum e puntandola verso di lui.
“Cosa vuoi fare? Spararmi??? Non essere ridicolo! La ucciderei comunque prima che tu riesca a raggiungermi!”disse ridendo ancora.
Una risata….uno sparo e un proiettile che improvvisamente raggiunse Takemoto alla testa e poi più niente, solo silenzio.
“Un cane resta sempre un cane!” disse improvvisamente Sangem, osservando con occhi freddi e spenti il cadavere dell’uomo che giaceva a terra in un lago di sangue. La pistola che stringeva in mano era ancora fumante e l’odore della polvere da sparo tanto intenso quanto nauseabondo riempì la stanza.
“Forse non era necessario ucciderlo.” Disse improvvisamente Shin, mentre Ryo raggiungeva Kaori e la stringeva forte a sé.
“Era un mio uomo fidato…. Mi fidavo di lui, non come Micheal e Philip, certo, io di loro mi fido ciecamente, ma Takemoto aveva la mia simpatia e la mia approvazione in tutto e lui ha osato tradirmi per del vile denaro! Chi mi tradisce deve morire! Ricordi Shin? Era così anche per te.” rispose l’uomo, il cui tono era infervorato dal rancore e dalla rabbia.
Mick seguito da Kazue, raggiunse Kaibara e gli altri per accertarsi che stessero tutti bene e Sangem, dopo averlo osservato bene disse “Ragazzo, ti devo la vita! Un solo secondo di ritardo e ora non sarei qui a parlarti! Lanci bene i piatti per essere un semplice cameriere.”
“Ma lui non è un cameriere Katsu!” disse improvvisamente Kaibara, scambiando uno sguardo d’intesa con Mick che annuì.
“Ah no? Lo conosci Shin?”
“Molto bene, lui è Mick Angel, collega e amico di vecchia data di mio figlio.”
“Mick Angel???? L’uomo al quale hai dato la maggior dose di polvere degli angeli? Ed è qui in carne ed ossa??? Ma come diavolo hai fatto?”
“Beh caro Katsu, Mick è un mio fedele collaboratore, anche lui come Ryo ha deciso di allearsi con me, una volta sperimentati i poteri della polvere degli angeli!” rispose l’uomo sorridendo.
“Shin, ti hanno mai detto che ne sai sempre una più del diavolo? Credo che saresti in grado di fregare Satana in persona! “poi rivolgendosi a Mick continuò dicendo “Bene bene Mick Angel è un piacere averti qui… ma dimmi e questa affascinante signorina che è con te come si chiama?”
“Lei è mia moglie Kazue.” Rispose Mick
“Piacere!” rispose la donna stringendo la mano a Sangem.
“Bene, bene …. tutte belle donne stasera.” Disse con sfacciataggine Micheal sorridendo in maniera viscida verso Kazue, cosa che spinse Mick a lanciargli un’occhiata di fuoco che fece deglutire forzatamente l’uomo.
“E’ un piacere conoscerti Kazue, anche tu non sei una cameriera?”
“In realtà sono una dottoressa, mi occupo di ricerca scientifica, soprattutto nell’ambito della virologia.”
“Shin! E’ davvero il cielo che vi manda! Mi hai portato un vero e proprio tesoro stasera! “ disse Sangem esultando con le braccia verso il cielo.
“Di cosa stai parlando?” disse Kaibara fingendosi sorpreso.
“Prima hai conosciuto il dottor Tsunegai, un grande scienziato, brillante non c’è che dire, ma ultimamente molto lamentoso, mi rimprovera praticamente ogni giorno, dice che tra i miei uomini non c’è nessuno altamente qualificato in grado di aiutarlo con le ricerche piuttosto che con la produzione, a lui serve un aiuto nella ricerca scientifica, una persona precisa, determinata e che soprattutto non lo tradisse. La sua richiesta mi ha un po’ colto in fallo perché io francamente non sapevo nemmeno dove cercarla, una persona così…e il caso vuole che stasera tu abbia portato con te anche questa bellissima donna, che è anche una dottoressa e ricercatrice! Signorina lei deve assolutamente diventare l’assistente del dott. Tsunegai!” disse l’uomo con un sorriso a 34 denti stampato sul viso.
“M-Ma veramente…..”
“Su Kazue accetta! Sappiamo tutti la tua abilità come ricercatrice, sarai sicuramente un valido aiuto per il dott. Tsunegai.”disse improvvisamente Ryo, che li aveva ormai raggiunti con Kaori che annuiva al suo fianco.
La donna guardò prima Kaori e poi Ryo e infine Mick e una volta compreso il piano, si voltò verso Sangem e disse “Accetto con piacere!”
“Bene mia cara mi dai una bellissima notizia! Ti farò conoscere quel pazzo di scienziato il prima possibile, ma prima vorrei proporre a tutti voi una cosa. Ho intenzione di fare una piccola crociera con tutti i miei amici più fidati, che terminerà con l’arrivo alla mia villa a Venezia, dove faremo una bellissima festa di carnevale, che ne dite siete dei nostri?” disse Sangem guardando tutti i presenti.
Shin guardò attentamente l’uomo di fronte a lui e poi con tono deciso disse “ Ovviamente questa festa è solo uno specchietto per le allodole vero amico mio?”
“Umpf, non ti si può nascondere niente! Va bene… lo ammetto, la festa serve a non attirare troppo l’attenzione della polizia, in modo tale da poter fare affari con chi voglio io, in santa pace.”
“In questo caso accettiamo!” rispose Shin sorridendo e rivolgendo uno sguardo d’intesa con Ryo e gli altri.
“Benissimo! Spero che abbiate già fatto i bagagli perché partiremo questa sera stessa.” Rispose entusiasta Sangem.
“Ho detto loro di preparare l’occorrente per qualche giorno fuori, sapendo quanto ti piace viaggiare sulle navi.” Gli rispose con un sorriso furbo Kaibara.
“A te non posso nascondere nulla…. Ma in fondo è anche normale, ci conosciamo da anni e siamo amici da tantissimo tempo, se non mi conosci tu Shin, non esiste persona al mondo che sappia come sono fatto realmente, ecco perché voglio che tu e tuo figlio siate accanto a me in questo affare, sei tornato in questo mondo, dopo essere tornato dall’Inferno, non lo considero un caso ed intendo approfittarne fin da subito. Che ne dici? Accetti? Ryo accetti anche tu?” disse l’uomo porgendo loro la mano.
Ryo e il padre si scambiarono una lunga occhiata d’intesa, successivamente lo sweeper si voltò verso il suo amico Mick e infine verso Umibozu cercando di capire quale fosse la loro opinione a riguardo e alla fine disse “Io accetto, i miei amici Mick e Umibozu saranno con me, se la cosa non ti dispiace, mentre Kazue ci aiuterà nella preparazione della droga e Miki si occuperà di proteggere mia moglie, credo che anche mio padre sarà dei nostri giusto?”rispose lo sweeper stringendogli la mano.
“Certo, non me lo faccio ripetere due volte.” Rispose Shin stringendo a sua volta, la mano di Sangem.
“Perfetto! Philip, Kaibara e i suoi compagni ci faranno compagnia durante la crociera, dai disposizioni che il personale si occupi di far arrivare i loro bagagli a destinazione. Voglio un trattamento di tutto rigore per i miei amici, tutti loro devono alloggiare in una delle suite più lussuose della nave!”
“Sissignore! Partiamo immediatamente signore?” chiese l’uomo.
“Si, chiama Micheal e ordinagli di annunciare che il ricevimento è finito e che li riceverò come stabilito alla mia festa di carnevale a Venezia.”
“Come desidera signore!” rispose di nuovo l’uomo e con un elegante inchino, si allontanò.
“Vi prego di seguirmi, vorrei avere il piacere di accompagnarvi io stesso alla mia nave, se non avete niente in contrario ovviamente.”
“Siamo molto onorati di viaggiare con me, mio caro amico.” Rispose Kaibara sorridendo.
E detto questo, si allontanarono, per raggiungere il porto, dove la mastodontica e lussuosa nave di Sangem, li stava attendendo per iniziare il suo lungo viaggio verso l’Italia.


Continua…

Ritorna all'indice


Capitolo 11
*** 10 - La Regina del Peccato ***


Non ci misero molto ad arrivare al porto. La limousine li lasciò proprio di fronte alla nave che apparteneva a Sangem , permettendo così ai nostri eroi di ammirarla in tutta la sua folgorante eccessiva bellezza.
La “Queen of Sin” era una delle più lussuose navi da crociera che esistevano al mondo, di aspetto ricordava molto navi come la Freedom of the Seas, oppure la Liberty of the Seas, due delle più grandi navi al mondo, ma cosa ancora più importante aveva infine rubato alla Oasis of the Seas il titolo di nave più grande del mondo. Al suo interno, l’atmosfera e il design rispecchiavano molto l’antico sogno Vittoriano, una volta entrati si avvertiva una sensazione di magia e si aveva la sensazione di viaggiare indietro nel tempo ed essere catapultati nel secolo precedente.
Una volta scesi dall’auto, Sangem respirò a pieni polmoni l’aria del porto e rivolgendosi ai suoi ospiti disse “Questa è la mia creatura! La mia nave la “ Queen of Sin”. Che ve ne pare non è meravigliosa? L’ho chiamata così perché su questa nave, tutti osano e si permettono di fare cose che mai avrebbero fatto prima.”
Shin rivolse uno sguardo complice a Ryo, il quale non se lo fece ripetere due volte e con tono di finta ammirazione disse “ E’ davvero meravigliosa!”
In realtà la Queen of Sin era esageramente goffa e lussuosa, vanitosa quasi all’inverosimile, un’accozzaglia di stili e di lusso, un po’ come il suo padrone.
“Confermo è meravigliosa!” disse improvvisamente Kaori reggendo il gioco al suo partner. Aveva percepito chiaramente lo sguardo che Shin aveva diretto a Ryo, l’idea era di far sciogliere Sangem in un brodo di giuggiole, in modo che potesse fidarsi di loro quasi ciecamente e che permettesse a Kazue di avere libero accesso ad ogni area di quella nave.
“Si è vero, signor Sangem ha un gusto unico!” cinguettò Kazue, sotto lo sguardo di approvazione di Mick, il quale non perse tempo a dimostrare il suo apprezzamento, mostrando un sorriso a 42 denti.
“Già, complimenti signor Sangem! Gusto inpeccabile!” disse a sua volta Miki, mentre Umibozu si limitava ad annuire con il capo.
“Katsuihiro, mi congratulo con te. Questa nave è maestosa, rispecchia chiaramente la tua personalità e il tuo gusto ineccepibile!” disse infine Kaibara dando una sonora pacca sulla schiena al suo amico-nemico.
“Sono veramente felice! Ora seguitemi amici miei, saliamo a bordo, in modo che io possa farvi consegnare le chiavi delle vostre cabine. Ci meritiamo tutti un po’ di riposo.”
In breve tempo, i nostri amici seguirono l’uomo a bordo, dove scoprirono senza sorpresa che il gusto di Sangem non era affatto impeccabile, ma un insieme goffo e buffo di stili diversi. La nave al suo interno, era lussuosa, sì, talmente ricca e lussuosa da far venire la nausea, la struttura rispecchiava in tutto e per tutto, antiche navi come il Titanic e la Queen Elizabeth, ma l’accostamento tra antichi piaceri e nuove tecnologie non era riuscito pienamente. Lo stile antico e barocco caratterizzato da marmi, quadri e decori, frutto del vecchio secolo, si scontrava con i figli del nuovo secolo come il televisore, il telefono senza fili, i computer, i lampadari a luce elettrica e cose simili. Quello che più feriva gli occhi erano il design grottesco e provinciale mascherato da opera di alta classe e l’unione di più stili antichi che non c’entravano niente l’uno con l’altro.
Lo sguardo di Ryo s’incupidì di nuovo e tutto il suo corpo s’irrigidì improvvisamente, destando la curiosità di Kaori che gli rivolse uno sguardo incuriosito. L’uomo dal canto suo, sentendosi osservato, ricambiò lo sguardo e le fece cenno di non dire una parola.
La gita turistica sulla nave durò poco, Sangem si sentiva molto stanco e decise di lasciare liberi i suoi ospiti di riposarsi e rinfrescarsi nelle cabine a loro assegnate. Una volta consegnate tutte le chiavi e conclusa la procedura di smistamento dei bagagli nelle camere, l’uomo si congedò.
“E’ stato un piacere aver passato del tempo con voi. Ora se volete scusarmi mi ritiro nella mia stanza per riposarmi, noi vecchi di una certa età abbiamo bisogno di molto relax, non è così Kaibara?”
“Vecchio??? Parla per te! Io sono ancora in forze!” disse l’uomo ridendo.
“Ahhhh non cambierai mai vecchio mio! Bene arrivederci a domani, godetevi la serata e la cena.” Detto questo si diresse verso l’enorme ascensore centrale e scortato dai suoi fedeli compagni Philip e Micheal, l’uomo sparì.
“Bene signori, ci rivediamo qui tra un’ora per la cena.” Disse Kaibara e una volta congedatosi, sparì anche lui.
“Non vedo l’ora di farmi una bella doccia! Tesoro noi che stanza siamo?” disse Miki rivolendosi con voce amorevole ad Umibozu, il quale arrossì violentemente e con gran fatica riuscì a balbettare un numero.
“A-alla due-duecentosedici.”
“Bene, i bagagli saranno sicuramente lì, vieni con me tesoro. Ah buonanotte a tutti, non credo che io e Falcon faremo in tempo per la cena, vero amore?”
Nonostante Miki cercasse di sembrare tranquilla, a nessuno sfuggì l’occhiata maliziosa che rivolse a suo marito, il quale comprendendo le intenzioni della moglie, avvampò violentemente e si limitò a salutare gli altri con un cenno del capo.
“Divertiti Lucciolone!!!” urlarono Mick e Ryo in coro, ricevendo come risposta, un enorme vaso di marmo rosso, dritto in faccia.
“E bravo lucciolone.”disse Mick staccandosi dal monolite e poi rivolgendo uno sguardo pieno d’amore alla sua Kazue (dedicato a te Elisan!) le disse dolcemente “ Amore mio, vieni andiamo in camera.”
La donna gli sorrise dolcemente e dopo aver salutato gli amici prese il suo uomo sottobraccio e assieme a lui si allontanò alla ricerca della loro camera. I nostri sweeper rimasero così da soli.
“Fammi capire, ci hanno indirettamente scaricato?” sbuffò improvvisamente Ryo rivolgendosi a Kaori.
“Oddio non saprei, in realtà Miki ce l’ha praticamente detto senza troppi fronzoli.”rispose la donna arrossendo lievemente.
“Credo che anche Mick e Kazue abbiano avuto la stessa idea di Miki, perciò ci toccherà mangiare con quel rompiscatole di Shin!” sbuffò di nuovo l’uomo infilando con gesto istintivo le mani nelle tasche.
“Dai Ryo non essere così indelicato.”
“Da quando in qua ti piace stare in compagnia di mio padre?” le disse scrutandola con aria incuriosita.
Colpita da quella domanda, Kaori rimase immobile per qualche minuto, poi cercando di dare una risposta, disse con tono nervoso “Non è che mi piaccia… è che, insomma… rompiscatole, non è un modo carino di rivolgersi al proprio padre… non ti pare?”
Ryo sorrise istintivamente, ai suoi occhi Kaori era così piccola, così innocente, così delicata, erano sotto copertura, in una situazione molto pericolosa, sarebbero potuti morire e nonostante tutto quello che avevano passato, tutte le cose che lei aveva visto in quei sette lunghi anni della loro vita insieme, con lo stesso Kaibara presente, l’uomo che le aveva fatto uccidere il fratello, Kaori riusciva sempre a rimanere la dolce e delicata ragazza di un tempo, con un cuore grande e un’anima pura e candida…. era questo il suo miracolo, nonostante tutto il dolore provato, lei rimaneva sempre la sua Sugar Boy.
“Hai ragione.” le rispose sorridendole e lei ricambiò teneramente il suo sorriso.
“Beh Kaori, hai tu le nostre chiavi, quali sono le nostre camere?”chiese l’uomo ingenuamente.
“A-hem Ryo?”
“Si?”
“Ti sei dimenticato qualcosa.”
“Cosa?” chiese ancora più incuriosito.
“Ora io e te siamo sposati…. per finta è vero, ma siamo sempre sposati agli occhi degli altri e perciò abbiamo una sola chiave, il che vuol dire una sola camera.”
Lo sguardo tranquillo di Ryo,passò dallo sconvolto al preoccupato nel giro di pochissimo tempo. Avrebbero diviso la STESSA camera? Questo significava dividere lo STESSO letto! Sconvolgente! Inoltre significava cambiarsi nella stessa camera, nello stesso luogo, l’uno di fronte all’altro e questa era decisamente la situazione più tragica e la tortura più grande che potessero infliggergli in assoluto.
“Cosa???? E non possiamo farci assegnare una camera in più?”
“Ma sei impazzito? E come lo giustifichiamo? Non si è mai visto che moglie e marito dormano separati!” disse decisa Kaori.
“Invece sì, in America moglie e marito dormono separati molto spesso! Anzi a dirla tutta è quasi la normalità!”
“Ti ricordo che siamo in Giappone e le usanze qui sono leggermente diverse!”
“Ma io non posso dormire con te!”
“Non hai altra scelta, altrimenti rischiamo di far saltare la nostra copertura!”
M-ma…. Ma”
“Niente ma Ryo, che ti credi? Che a me faccia piacere dormire nello stesso letto con un maniaco depravato come te? Ma non c’è altra scelta ed ora seguimi! La stanza è la 311! E’ al piano di sopra, coraggio!”
Detto questo i nostri eroi salirono di un piano per raggiungere la famosa stanza 311.
Il corridoio che apparve ai loro occhi, una volta raggiunto il piano desiderato, era enorme, sulle tonalità del bianco e del crema, con a terra enormi tappeti persiani e con quadri e decorazioni barocche alle pareti, sembrava di essere in una delle stanza della reggia di Versailles, era tutto così curato e preciso da sembrare irreale e cosa ancora più strana, in tutto quello spazio delle cabine non c’era neanche l’ombra.
“Ma sei sicura che siamo nel posto giusto? Io non vedo cabine qui.”
“E’ la 311, e se non sbaglio con i conti, visto che la stanza di Miki era la 216 ed eravamo al secondo piano, la 311 dovrebbe essere al terzo piano, ovvero dove siamo noi.” Disse sicura Kaori.
“Ok allora andiamo avanti e vediamo se hai ragione.”
I nostri eroi proseguirono la loro strada, guardandosi attorno e prestando massima attenzione nella ricerca della cabina fantasma. La passeggiata durò circa dieci minuti, fino a quando la fiducia di Kaori iniziò a venir meno, così come la pazienza del povero Ryo che non desiderava altro che farsi un bel bagno caldo e una dormita.
“Kaori ammettilo ci siamo persi!” grugnì l’uomo esausto.
“Ma quante storie! Invece di brontolare e darmi sempre contro potresti anche aiutarmi.” ruggì la donna.
“Sto camminando con te, sto cercando questa fantastica cabina fantasma, cos’altro dovrei fare?”
“Stare zitto!”
“Donna acida!”
“Fannullone!”
“Travestito!”
“Maniaco sessuale!”
“Con te non c’è pericolo, lo sai che non mi attirano gli uomini!”
“Mi ero ripromessa di trattarti con gentilezza, ma tu sei sempre il solito e finisci sempre per rovinare tutto!” ruggì la donna, colpendo successivamente l’uomo con un nuovo martellone da 150 tonnellate, per poi allontanarsi lasciandolo stampato sulla parete come un francobollo.
“Kaori-chan, il piccolo Ryo è stanco.” disse l’uomo cercando di liberarsi dal peso enorme.
“Invece di lamentarti, sbrigati a raggiungermi che sono riuscita a trovare la stanza.” Rispose la donna da dietro l’angolo.
“Cosa???? Ma sei sicura di non aver trovato l’armadio delle pulizie????” urlò Ryo mentre si apprestava a raggiungerla, per poi ritrovarsi di fronte alla porta di una cabina mentre Kaori lo guardava sghignazzando.
Lui le volse uno sguardo stizzito e poi mugugnò “Non c’è niente da ridere.”
“Si che c’è…. Dovresti vedere la tua faccia!” rispose la donna continuando a ridere a crepapelle.
Lo sweeper in tutta risposta le tolse la chiave di mano e una volta aperta la porta, entrò seguito dalla socia. La camera all’interno era meravigliosa, molto grande, spaziosa, con grandi finestre che davano sul mare e dalle quali si aveva una bellissima vista di Tokyo avvolta dalle luci della sera.
Al centro della stanza c’era un enorme letto matrimoniale, con un comodino di legno chiaro da ambo le parti, sul lato sinistro c’era inoltre una grandissima specchiera di legno di ciliegio, con uno specchio rotondo tutto decorato con motivi antichi e barocchi e una sedia in ciliegio chiaro. Sul lato destro invece c’erano due poltrone vicine in pelle, color avorio, decorate in oro e con di fronte un tavolino sempre in ciliegio con sopra un grande cesto pieno di frutta fresca di ogni tipo.
“Oh mamma…. Guarda che lusso! Ora capisco perché c’è solo una cabina in tutto il piano!” esclamò lo sweeper improvvisamente.
“Si ma l’accostamento dei colori e degli stili non è che sia il massimo.” disse la donna arricciando il naso.
“Stiamo parlando di Sangem, non puoi pretendere che abbia un gusto raffinato, non è da lui.”
“Già.” sospirò la donna osservando attentamente il posto.
“Come aveva detto il padrone di casa, le nostre valigie sono qui, credo che mi farò una bella doccia.” Disse l’uomo, anche se fu come se stesse parlando al vento, in quanto la sua socia sembrava completamente immersa nei suoi pensieri.
“Kaori??? Ehi Kaori???” disse l’uomo, una volta accortosi della situazione.
Ryo dovette chiamarla più volte prima che la donna riuscisse a sentire la sua voce e la sua attenzione venisse distolta dai pensieri che le frullavano nella testa.
“Si che c’è?”
“Dicevo che andrò a farmi una bella doccia, ho proprio bisogno di rinfrescarmi.”
“Ah…. Si…. Io credo che prima disferò le valigie, anche perché muoio dalla curiosità di scoprire cosa c’è in quella bianca.” Rispose la donna indicando la borsa incriminata.
“Ah quella? Io credevo fosse tua…”
“Non proprio…. È un regalo per noi da parte di Eriko.”
“Eriko? E cosa mai ci avrà regalato? Speriamo che non sia una cosa strana… conoscendola!” disse l’uomo sempre più incuriosito.
“Non lo so…. Dai, non stare lì impalato apriamola!” disse Kaori con uno sguardo misto tra il curioso e il divertito. Nei suoi occhi, infatti si poteva leggere l’eccitazione causata dalla curiosità, sembrava una bambina nell’intento di aprire il suo regalo di Natale.
Ryo prese la valigia e con non poca fatica la poggiò sul letto e insieme a Kaori lesse il biglietto di Eriko.
“Cari Ryo e Kaori, questo è un piccolo regalino per voi da parte mia! Divertitevi e rilassatevi in crociera e attenti alle “scottature”! Bacini Eriko.”
I due sweeper si guardarono esterrefatti e un corvo assieme ad una libellula comparvero dietro di loro per esprimere il loro pensiero in quel momento.
“Attenti alle scottature? Ma che diavolo significa?” borbottò l’uomo sempre più curioso.
“Lo sai com’è fatta Eriko, non si sa mai cos’abbia in mente. Dai Ryo aprila!” rispose la donna sempre più eccitata.
In pochi minuti, lo sweeper aveva liberato le due cerniere dal lucchetto che le bloccava e sotto gli occhi trepidanti di Kaori, aveva finalmente aperto la famosa valigia-regalo.
“Oh mamma!” disse la donna sconvolta.
“Non ci credo!” disse a sua volta l’uomo tra lo sconvolto e l’imbarazzato.
Eriko, la famosa stilista amica di Kaori, famosa non tanto per la sua mente geniale, quanto per la sua malizia che non conosceva limiti, aveva pensato bene di aiutare i nostri eroi a “rilassarsi” completamente in questo viaggio in crociera.
La valigia infatti conteneva dieci completini intimi di pizzo con reggicalze,autoreggenti annesse di vario colore, cinque camicie da notte sempre di pizzo di vario colore, che a dir la verità, sembravano tutto fuorché semplici camicie da notte e un pigiama di seta color verde acqua scuro per Kaori, mentre a Ryo era stato regalato un bellissimo pigiama di seta delicata blu notte a righe.
Alla vista di tutte quelle cose, la sweeper divenne paonazza mentre l’uomo rimase sgomentato e non riuscì a dire una parola.
“Eriko è impazzita!” disse timidamente Kaori, cercando inevitabilmente di ricomporsi.
“Secondo me lo è sempre stata.”
“E ora cosa diavolo mi metto? Io non indosso niente di tutto questo e ho lasciato fare tutto a lei.” Continuò la donna sempre più imbarazzata.
“Beh tra le cose che ti ha inviato c’è questo pigiama, di certo non è uno dei tuoi però almeno ti sentirai un po’ più a tuo agio.” Disse l’uomo porgendole tranquillamente l’indumento.
“Grazie.”
“Di niente…. beh se non ti dispiace, a questo punto io andrei a farmi quella famosa doccia. Ti avverto, mi chiudo dentro perciò è inutile che cerchi di spiarmi!” disse l’uomo provocandola.
“Ma che diavolo ti salta in mente? Non ti ho mai spiato in sette anni che viviamo nella stessa casa! Cosa vai a pensare? E poi io non faccio queste cose a differenza di te!” rispose la donna indispettita.
“Non si sa mai….. Ah mi raccomando, rimetti tutto in ordine che quando esco voglio sdraiarmi un po’ sul letto.”
“Potresti anche aiutarmi!” sbuffò la sweeper.
“Ho di meglio da fare, devo farmi bello per stasera, non posso deludere le altre donne che sono a bordo!” concluse infine per poi sparire dentro il bagno.
“Ma cosa vai farneticando? Sei solo un fannullone!” disse Kaori che sempre più imbarazza stava rimettendo tutti i regali di Eriko in valigia.
“Bah è inutile” borbottò tra sé “Tanto non cambierà nulla!”
La sua espressione divenne triste e moltissimi pensieri ritornarono ad affollarsi nella sua mente. Le immagini che aveva nella testa erano sempre le stesse, Ryo che la bacia alla festa, Ryo che ringhia a Philip di lasciarla stare, Ryo che la salva, che la stringe a sé e poi Ryo che la offende e la lascia da sola a rimettere tutto in ordine come se fosse la sua cameriera. La sua mente era come ubriaca da tutte queste riflessioni quando un petalo di rosa rossa catturò la sua attenzione.
Il suo sguardo si posò prima su di uno, poi ne individuò un altro, e un altro ancora e più girava lo sguardo più i petali aumentavano, fin quando non si rese conto che tutto il letto era ricoperto di quei piccoli cosini rossi, cosa che la stupì non poco. La donna osservò la stanza tutt’intorno a lei nel tentativo di trovare qualche indizio che le facesse capire il senso di quella cosa, fino a quando i suoi occhi si concentrarono su di un cestino lavorato, posto proprio su uno dei comodini di fianco al letto.
“Benvenuti nella suite Honeymoon” diceva il biglietto “Vi auguriamo di rilassarvi e godervi la vostra Luna di Miele, coccolati da tutti i comfort e le opportunità che la nostra nave vi offre. Grazie per averci scelto. Il comandante della Queen of Sin”.
“Ahhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhh Ryoooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooo!” urlò la donna dopo aver letto quelle righe, che nonostante fossero poche, erano abbastanza chiare per provocarle un infarto secco.
“Kaori! Che succede?” urlò l’uomo uscendo improvvisamente dal bagno.
“Le-Leggi qui.” Disse porgendogli il biglietto.
L’espressione di Ryo cambiò continuamente mentre scorreva le parole, fino a diventare di sgomento una volta giunto alla fine.
“Luna di Miele????? Ma come gli è venuto in mente di darci questa….” Poi si fermò improvvisamente e fu come se fosse stato folgorato da un fulmine. “Kaibara maledettoooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooo!”
“Ma cosa?”
“E’ tutta colpa di quel diavolaccio di Shin! Ci ha fatto assegnare questa camera!”
“Come… ma perché?”
“Eh vallo a capire…. Ma una cosa è certa…. Non gliela farò passare liscia stavolta!” disse Ryo sempre più pensieroso, talmente tanto da dimenticarsi una cosa importante, cosa che inevitabilmente non sfuggì alla donna, la cui espressione passò da attonita ad arrabbiata in pochi secondi.
“Bene, mentre cerchi di trovare il modo di farla pagare a tuo padre, che ne diresti di coprirti???? Brutto pervertitoooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooo!” urlò improvvisamente Kaori lanciandogli contro un Konpeito. “ Ti pare questo il modo di presentarti davanti ad una signora???? Rivestiti subito!”
“Fmaledetto Fhin mi vendichefò!” ringhiò l’uomo mentre cercava di sostenere il peso della punizione inflittagli dalla socia.

Continua……

Ritorna all'indice


Capitolo 12
*** 11- Quando il Kaibara ci mette lo zampino ***


Una volta liberatosi dal caloroso abbraccio del muro e dall’enorme martello che Kaori gli aveva dolcemente lanciato contro, Ryo riuscì finalmente a farsi un lungo bagno rilassante, anche se in realtà il rilassamento durò poco perché dopo circa venti minuti, la sua socia iniziò ad urlargli di sbrigarsi.
“Ryoooo ti vuoi muovere? Guarda che anche io devo farmi la doccia e cambiarmi ed inoltre Shin ci sta aspettando per la cena!” urlò la donna dalla stanza adiacente.
“Possibile mai che non si possa mai fare il bagno in pace?” sbuffò l’uomo a sua volta.
“Ma cosa stai dicendo? Sei lì dentro da più di venti minuti… alla faccia del bagno!”
“Ma se voi donne ci mettete le ore a farvi il bagno! Pure tu, sei lenta come una lumaca!” sbuffò Ryo.
“Ma cosa dici? Per noi donne è diverso! Sbrigati o ti faccio uscire a calci!”
“Non ne avresti mai il coraggio e poi io intendo godermi questo bagno fino in fondo!” disse sghignazzando, ma come poté accorgersi successivamente, non ebbe molto tempo per sghignazzare perché la sweeper , in un colpo solo, sfondò la porta del bagno con il suo martello e una volta colpito il socio, prese e lo sbattè fuori dalla vasca.
“Ma sei matta??? Restituiscimi la mia vasca!”
“Non è tua e comunque non intendo farlo per niente al mondo! Ora se vuoi scusarmi ho un bagno rilassante che mi aspetta!” disse la donna sorridendo sadicamente mentre il suo socio la guardava in cagnesco.
L’umore di Ryo era dei più neri in quel momento, quando qualcosa di inaspettato attirò la sua attenzione e sul suo volto si dipinse un’espressione divertita di anelata vendetta.
“Kaori?”
“Si?”
“Intendi davvero fare il bagno?”
“Certo perché?”
“No, beh ecco, è che la porta è rotta, anzi precisiamo che l’hai sfondata con il tuo martellone, intendi fare comunque il bagno in queste condizioni?” disse l’uomo sghignazzando.
La donna rendendosi finalmente conto dell’accaduto, divenne paonazza e cercò di balbettare una risposta.
“B-beh ecco …. E dove vuoi che v-vada?”
“Non so potresti andare da Miki.”
“Ma c’è anche Umibozu lì.”
“Che sarà sicuramente innocuo e poi che c’entra? Lo farai uscire dalla stanza con l’aiuto di Miki.”
“Ma non posso… hai sentito cos’ha detto prima Miki???? Che loro due…. Ecco” cercò di dire la sweeper ma non riuscì a finire la frase poiché un’ondata di imbarazzo le bloccò le parole sul nascere.
“Ok ho capito… ma comunque ora dovrai arrangiarti perché sei stata tu a romperla!”
“Se tu non ti fossi comportato da stupido come sempre, questo non sarebbe successo!” disse la donna decisa.
“Cosa??? Guarda che è colpa tua che non perdi occasione per colpirmi con il martello!" rispose l'uomo.
"Veramente è sempre colpa tua, del tuo essere uno zotico, insolente, maleducato e ora se non ti dispiace io vado a farmi il bagno e tu se solo ti azzardi a spiare ti beccherai una bella punizione!”
“Ma cosa vuoi che ci sia da spiare???? Te l’ho detto non sono attratto dagli uomini!”
Detto questo l’uomo stava per allontanarsi quando l’ennesimo martellone da 150 tonnellate gli arrivò dritto in testa, con allegato un biglietto che diceva “Brutto Maniaco da strapazzo! Vergogna del Giappone!”
L’uomo si rialzò (per l’ennesima volta!) a fatica, sbuffando e si mise a rovistare nell’armadio alla ricerca di un abito adatto alla serata. La ricerca si rivelo difficile, molti degli abiti che Eriko aveva preparato per lui erano da giorno o da gala, ora come poteva mettersi una cosa di quel tipo solo per una cena con suo padre? Era una cosa ridicola! La situazione lo stava facendo innervosire, si sentiva come una donna che aveva perso il suo paio di scarpe preferito e che ora doveva ripiegare su qualcosa di simile. Passarono circa dieci minuti prima che Ryo riuscisse a trovare l’abbigliamento adatto ovvero un completo blu scuro, con camicia bianca, inoltre aveva scelto di non mettere la cravatta perché la riteneva troppo elegante per una cena del genere e una volta individuato l’abito iniziò a prepararsi. Il suo sguardo malandrino però non poté fare a meno di cadere su un paio di mutandine e un reggiseno di pizzo che dovevano essere sfuggiti a Kaori mentre stava cercando di rimettere in ordine i regali della stilista.
La sua mente, nonostante il tentativo dell’uomo di non alimentare fantasie proibite, si tuffò subito nella creazione di scene erotiche e decisamente molto spinte della sua partner e delle sue forme contenute in quei due indumenti. Ryo cercò disperatamente di togliersi quelle immagini dalla testa e di continuare a vestirsi, ma il rumore dell’acqua della vasca e la voce di Kaori che canticchiava un motivetto felice lo fecero andare in orbita. Era più di quel che poteva sopportare, tanto che senza pensarci due volte, corse in bagno e ignorando gli urli e strepiti della sua socia, chiuse gli occhi e si tuffò sotto un getto di acqua ghiacciata.
Kaori rimase incantata a guardarlo, sul volto di Ryo era dipinta un’espressione contrita di sofferenza e nella sua mente cercò di capire a cosa fosse dovuto tanto affanno. I pensieri le si affollarono nella testa ma questo non le impedì affatto di gustarsi timidamente la scena di fronte a lei. L’acqua fredda scendeva lungo tutto il corpo del corpo, evidenziando delicatamente la potenza dei muscoli scolpiti e le donava una visione decisamente molto erotica del suo compagno, che noncurante di lei, continuò la sua crociata contro il desiderio che lo stava torturando.
“Ryo stai bene?” disse Kaori cercando di capire cosa stesse accadendo.
Svegliatosi come da un sogno, l’uomo si girò e per la prima volta in tutto il viaggio rivolse alla donna uno sguardo particolare, uno sguardo inequivocabile che provocò nel corpo di Kaori brividi di eccitazione.
“Si sto bene.” disse con voce roca, mentre si avvicinava a lei.
“Sei sicuro?” bisbigliò la donna accorgendosi che l’uomo era a pochi passi da lei.
“Si sto benissimo.” Soffiò l’uomo sulle sue labbra e poi tutto accadde in un attimo. L’uomo senza rendersene conto afferrò la donna per la vita e l’avvicinò di scatto al suo corpo. Il contatto della pelle calda della donna con la sua resa fredda dall’acqua fu qualcosa di indescrivibile, un gemito sfuggì dalle labbra della sua partner mentre l’eccitazione saliva senza controllo.
“Ryo….” cercò di dire la sweeper ma l’uomo prontamente si tuffò sulle sue labbra, rapendola in un bacio passionale.
Cosa volesse dire quell’atto, cosa volesse dire quel bacio…. A Kaori non importava niente di tutto questo, l’unica cosa che voleva fare in quel momento era di godersi quel bacio così forte e così inaspettato, voleva stringere quell’uomo a sé, sentirne il calore e l’odore e gustare il sapore della sua bocca senza essere interrotta.
L’uomo si perse nella dolcezza e nell’ardore di quel meraviglioso contatto, ma non poté goderselo a lungo perché il senso del dovere prese il sopravvento e lo forzò a staccarsi prima di perdersi completamente nei meandri della loro eccitazione.
Una volta separatosi, i suoi occhi incrociarono quelli di Kaori, la quale lo guardò con aria confusa e delusa, avrebbe voluto tenerlo stretto ancora un po’.
“Dobbiamo prepararci.” disse l’uomo con tono serio, cercando di ricomporsi e senza concedere a Kaori di rispondere , si allontanò, lasciando la povera sweeper da sola in bagno a contemplare la sua ombra che si allontanava.


Continua…….

Ritorna all'indice


Capitolo 13
*** 12 - ....accade sempre qualcosa ***


Nonostante quello che era accaduto pochi istanti prima, Kaori continuò il suo bagno, che non l’aiutò affatto a rilassarsi, anzi la mise ancora di più in agitazione. Dal canto suo Ryo, come promesso, non cercò di spiare la donna, anzi si tenne più a distanza possibile, anche per evitare di mostrare alla socia, quale “effetto” avesse su di lui.
Lo sweeper trovò decisamente molto difficile vestirsi per la cena, soprattutto per il fatto che avere Kaori nuda a pochi metri, anche a seguito di quel bacio improvviso che si era concesso di darle, non l’aiutava certo a mantenere il suo ferreo autocontrollo. Il fatto che avessero scelto di non vestirsi nello stesso metro quadrato però, gli aveva concesso qualche minuto di sollievo, in quanto prima di entrare in bagno, la donna aveva avuto la brillante idea di portarsi dietro il vestito, le scarpe, i trucchi e i gioielli che aveva intenzione di indossare quella sera.
“Maledizione!” mugugnò tra sé mentre stava iniziando una lotta con i bottoni della camicia.
“Ryo? Tutto bene?” chiese Kaori dal bagno.
“Si…” sbuffò l’uomo.
“Perché ti lamenti?”
“Niente niente, lascia perdere, piuttosto quanto ci metti a prepararti??? Guarda che faremo tardi!” disse lui innervosito.
“Calma, calma, sono quasi pronta, lo sai che a volte sei insopportabile?”
“Guarda che io sono felice quanto te di andare a questa cena, ma se non ci presentiamo poi daremo nell’occhio ed è un rischio che non possiamo correre. Dai Kaori sei pronta???”
“Eccomi, eccomi ho fatto!” disse la donna, che nel mentre uscì dal bagno per poi comparire sulla soglia della porta.
Povero Ryo, non appena si voltò, gli venne l’ennesimo infarto! Kaori aveva deciso di indossare uno degli abiti più belli, che Eriko le avesse infilato nella valigia. Il vestito scelto, era adatto per un cocktail party, di raso delicato, del rosso colore delle rose e senza spalline. La sua linea aderiva perfettamente al corpo della donna, evidenziandone il seno pieno, la gonna era ampia, leggermente bombata e la vita era circondata con un lungo nastro nero. La sweeper aveva abbinato inoltre decolté nere con il buco in punta, alte circa dieci centimetri e una pochette nera di Versace.
Per il povero Ryo però le torture non erano finite, Kaori aveva dato il meglio di sé anche nel trucco, ponendo moltissima attenzione soprattutto alle sue labbra, che grazie ad un rossetto rosso scuro, risaltavano ancora di più sulla sua pelle bianca e sembravano essere ancora più carnose. Quella sera, Kaori era un sogno delicato e proibito allo stesso tempo e il nostro sweeper dovette pregare in sette lingue sconosciute per evitare di saltarle addosso.
“Wow!” disse l’uomo non riuscendo a trattenere il fiato.
La donna, al sentire quelle parole, lo guardò donandogli il sorriso più bello che potesse mai avere e si sentì come se il mondo fosse improvvisamente svanito e avesse lasciato spazio solo a loro due.
“Kaori….sei…. sei…..cavoli è incredibile! Sembri davvero una donna! Eriko è un genio!” disse lo sweeper cercando di mascherare le parole che avrebbe voluto realmente dire.
Al contrario di quanto si aspettasse Ryo, la donna non si preparò a colpirlo con i suoi martelli o ad inveire contro di lui, ma si limitò solo a guardarlo con aria di superiorità e cercando di ricomporsi il più possibile, rispose “Su andiamo, caro marito, siamo in ritardo!” (dedicata a Giova71)
Lo sweeper rimase sconvolto, Kaori non si era mai comportata così con lui, aveva sempre risposto a tutte le sue provocazioni, almeno fino ad ora… invece stavolta no, evidentemente aveva esagerato. Eccome, se lo aveva fatto, nonostante quell’aria da donna fredda e indifferente, dentro il cuore della donna si celava un fortissimo dolore, quel commento che le aveva fatto, per ricordarle sempre che era un mezz’uomo, l’aveva ferita molto bene e a fondo, rovinandole così l’illusione di aver finalmente fatto colpo su di lui.
Una volta usciti dalla cabina, Ryo offrì il braccio alla donna, che lo guardò con aria interrogativa.
“Che c’è?” rispose infastidito, per non dire imbarazzato.
“Perché sei in questa posizione?”
“Perché sei mia moglie.”
“Non credo di capire.”
“Siamo marito e moglie ed è logico che io ti offra il braccio per camminare no? O preferisci stare mano nella mano?”
A quella domanda, la povera Kaori divenne rossa come un peperone arrostito e non dicendo una parola si limitò a prendergli il braccio. In pochi minuti percorsero il lungo corridoio e raggiunsero la meravigliosa sala destinata alla cena. Una volta arrivati, si guardarono attorno alla ricerca di Kaibara.
“Uff, quel maledetto, prima ci chiama per la cena e poi sparisce.” sbuffò all’improvviso Ryo.
“Ryo smettila! Vedrai che sarà qui a momenti!”
“Senti, lo conosco meglio di te e so io cosa è capace di combinare quel maledetto vecchiacc…” ma non ebbe il tempo di terminare la frase, che l’imponente figura di Shin comparve alle loro spalle.
“Stai per caso parlando di me, figlio?” disse l’uomo sorridendo allegramente.
“Già proprio di te, lo sai quanto tempo è che siamo qui?”
“Mia cara Kaori, sei incantevole!” disse l’uomo, ignorando placidamente le lamentele del figlio e raggiungendo la sweeper per poi stringerla in un caloroso abbraccio, come un padre con sua figlia.
“Sei un sogno mia cara nuora e se mio figlio non te l’ha detto è solo uno stupido.” disse Kaibara, squadrando Ryo che gli rispose con un’occhiataccia mentre la povera sweeper veniva sopraffatta dall’imbarazzo totale.
“Senti un po’ tu… la smetti di fare il cascamorto con mia moglie? Guarda che potrebbe essere tranquillamente tua figlia.”
“Ma è come se lo fosse! Sei tu che dovresti farle più complimenti! “
“Non devo discutere con te di queste cose!”
“Certo che no! Lo so di mio che sei uno stupido a non esserti reso conto che tua moglie è un sogno!”
“Guarda che sono grande abbastanza per capirlo anche da solo! Lo so benissimo che Kaori è uno schianto stasera e non permetterò a nessuno di avvicinarsi a lei!”
Quando Ryo si accorse delle parole che aveva appena pronunciato, rimase di ghiaccio, sotto ovviamente lo sguardo divertito di Shin e quello sconvolto/imbarazzato di Kaori.
“Bene!Ho prenotato un tavolo, seguitemi.” Disse l’uomo sghignazzando come un pazzo, mentre i nostri eroi lo seguivano senza dire una parola.
Shin si mosse verso l’entrata della sala ed una volta aver confermato la prenotazione, si diressero verso il tavolo e si accomodarono. L’uomo si prese l’onere di ordinare per tutti vino bianco e la specialità del ristorante.
“Perché hai ordinato tutta roba costosa?” chiese Ryo infastidito, odiava quando suo padre decideva per lui.
“Per dare l’idea che siamo dei ricchi sfondati, anche se a dirla tutta io lo sono…. In modo da non dare nell’occhio, altrimenti che ex capo dell’Union Teope sarei, se non sfoggiassi un po’ dei miei soldi?” disse l’uomo serio.
“Se lo dici tu.” Sbuffò lo sweeper poco convinto.
“Sorvolando su queste stupidaggini, ora che Kazue è dentro al laboratorio, possiamo procedere con il piano.”
“Con questa mossa potremmo aver messo Kazue in pericolo!”
“Sciocchezze, perché altrimenti avrei portato anche Mick!”
“Ma cos’hai in mente?”
“Kazue ora è uno dei nostri assi nella manica, se lei dovesse essere in pericolo, ci penserà Mick, non per niente è il mio collaboratore più fidato…. E’ un’occasione unica! Sangem si fida di noi, ora possiamo agire indisturbati.”
“Speriamo bene.” Sospirò Kaori all’improvviso, destando l’attenzione dei due uomini.
“Qualcosa non va mia cara?” chiese all’improvviso Kaibara.
“No, è che … siamo tutti coinvolti spero che non accada niente.” rispose la donna con tono poco tranquillo.
“Non accadrà niente a nessuno di noi, specialmente a te, te lo prometto!” disse all’improvviso Ryo prendendole la mano.
Quel gesto così sicuro e delicato fece volare via tutte le paure di Kaori, che istintivamente gli donò uno dei suoi dolcissimi sorrisi.
“Non vorrei essere brusco e interrompere questo momento d’amore, ma Kaori, mia cara, ti dispiacerebbe lasciarci un attimo da soli? Vorrei parlare a quattr’occhi con Ryo.” disse Shin con tono galante.
“Certo, mi trovate al bar del ristorante, vado a godermi un po’ di musica.” Disse la donna, per poi allontanarsi tra i tavoli e raggiungere il bancone del bar.
Una volta soli, lo sweeper guardò il padre e chiese “Allora di cosa vuoi parlarmi padre?”
“Che intendi fare con lei?”domandò l’uomo con aria decisa.
“Scusami?”
“Sveglia Ryo, sto parlando di Kaori!!! Mi sembra che tu sia piuttosto preso, lei si sa già che ti ama alla follia…. Perciò cosa vuoi fare???’”
“Non sono di certo affari tuoi!” sbuffò l’uomo irrigidendosi.
“Eccome se lo sono! Fino a prova contraria io sono tuo padre e sto diventando vecchio! Prima di morire vorrei che tu ti decidessi e magari che mi dessi un bel nipote che ne dici?”
“Nipote??? Ma sei fuori di testa? Con il lavoro che facciamo?”
“Allora ammetti di averlo pensato.”
“Certo che ci ho pensato… ma non vorrei infangarla più di quanto non abbia già fatto. Kaori è troppo pura e candida per vivere in un mondo così. Vorrei donarle quello che desidera ogni donna, un matrimonio, dei figli.. ma non posso, sono uno sweeper e i tipi come me non possono avere legami sentimentali!”
“Sciocchezze! Tutti possono averli, persino i tipi come me e te!”
“Non dirmi che anche tu….”
“Certo! Per chi mi hai preso? Avevo accanto a me una donna meravigliosa, si chiamava Sheila, ed era fantastica. L’ho persa per il mio egoismo e per le mie paure…. “ Mentre pronunciava quelle parole, lo sguardo dell’uomo divenne triste e pensieroso. “Gli anelli che vi ho dato erano destinati a me e a lei, ma quando mi sono deciso era troppo tardi, lei non c’era più e io l’avevo persa per sempre. Ryo, non fare il mio stesso errore, se ami davvero quella donna, vai da lei e dille tutta la verità. Fai felice un povero vecchio. ”
“Ti ha mai detto nessuno che sei un ficcanaso?”rispose lo sweeper.
“Non fare il testardo, sai benissimo quanto me che questo caso è difficile e pericoloso, almeno dille la verità. Non vorrai rischiare la vita con questo peso sul cuore.”
“Nessuno di noi morirà, soprattutto Kaori, è dentro questa storia perché io ho accettato l’incarico e intendo proteggerla fino alla fine.” Poi rivolgendosi verso il padre concluse dicendo “Lo farò, lo farò il prima possibile stanne certo!”
Ormai era stupido far finta di nulla, lui amava Kaori e lei amava lui perché esitare ancora? Perché ritrattare tutto come aveva fatto dopo la dichiarazione nella radura? No, era arrivato il momento di decidersi e di rendere felice la donna che amava.
“Anche perché se non lo fai tu, c’è già qualcuno pronto a rubartela.” disse Kaibara facendogli un cenno con la testa.
Shin aveva ragione, mentre loro due stavano parlando, Kaori che si era recata al bar per lasciarli da soli era stata intercettata da Philip ed ora erano lì insieme che chiacchieravano amorevolmente. La visione di loro due così uniti e così complici fece imbestialire lo sweeper che cercando con fatica di trattenere l’ira che lo stava scuotendo dentro, decise di alzarsi e di sistemare la situazione.
“Scusami padre, vado a riprendermi ciò che è mio!” disse l’uomo sotto lo sguardo comprensivo e divertito del suo vecchio.
Lo sweeper procedette a passo spedito verso il bar, raggiungendo in poco tempo la coppia che stava allegramente parlando e quando Kaori lo vide così nervoso, così cupo in volto non poté fare a meno di sentire un brivido corrergli lungo la schiena.
“Disturbo?” disse Ryo gelidamente.
“No caro, affatto, io e Philip stavamo solo parlando del più e del meno.” Disse la donna cercando di calmarlo.
“Non ne dubito.” Rispose l’uomo con tono astioso.
“Kaori, tesoro, sono venuto a prenderti, io e mio padre abbiamo finito di parlare di cose da uomini e vorremmo che tu ritornassi al tavolo. Sono venuto a prenderti, temevo di averti lasciato troppo da sola e soprattutto volevo evitare che tu facessi brutti incontri. Non sta bene che una donna sposata s'intrattenga in modo così disinvolto con un gentiluomo.” Disse Ryo guardando con occhi pieno di odio l’americano.
“Signor Kaibara non stavamo facendo niente di male.”disse l’uomo cercando di giustificarsi.
“Gira al largo da mia moglie, ho visto come la guardi, ma lei è mia e tu devi starle lontano siamo intesi?”
“Ryo, ora stai esagerando!” urlò Kaori indignata.
L’uomo non rispose alle parole della donna ma si limitò a prenderla per mano e a trascinarla con sé lontano dal quel bellimbusto americano.
“Mi vuoi dire che diavolo t’è preso?” disse lo sweeper una volta raggiunto Shin al tavolo.
“ A me? Sei tu che sei strano, stai trattando Philip molto male, prima sulla pista da ballo, ora qui al ristorante, ma cosa diavolo ti prende? Stavamo solo parlando!” rispose la donna sottraendosi alla sua forte presa.
“E così Ryo sei geloso.”disse Shin cercando di provocarli entrambi.
“Non sono geloso, sono preoccupato che lei fraternizzi troppo con il nemico.”
“Ma stavamo solo bevendo un drink assieme, che c’è di male?”
“Da cosa nasce cosa!” disse l’uomo con aria di sfida.
Sciaff! Un rumore forte, un colpo veloce ed un dolore lancinante che proveniva dal viso di Ryo.
Kaori lo aveva schiaffeggiato, così d’impeto, di fronte a tutti e stava tremando tutta, completamente in balia della sua ira.
“Non ti azzardare a paragonarmi a quelle squinzie con cui esci di solito! Io sono una donna diversa e tu non hai alcun diritto di dirmi certe cose!” urlò la donna con voce furente e con le lacrime agli occhi. Era ferita, ancora di più rispetto al solito, le aveva dato della donna facile, come poteva mai dirle una cosa del genere? Lei con Philip? Ma era una cosa assurda! Lei non aveva occhi che per lui e quel cretino le diceva che da un drink lei sarebbe stata capace di andare al letto con un altro? Ma gli aveva dato di volta il cervello? Stavolta era troppo!
Tutta la scena si svolse sotto gli occhi degli ospiti del ristorante che si guardarono attoniti l’uno con l’altro e Shin nel tentativo di risolvere tutta la questione, si alzò e avvicinandosi a Kaori, le disse “Mia cara, vuoi concedermi l’onore di questo ballo?”
La donna tra il confuso e lo stupito, accettò volentieri, la situazione si era fatta troppo strana e lei voleva solo allontanarsi da Ryo in quel momento. D’altro canto lo sweeper, pervaso dai sensi di colpa, quando li vide allontanarsi, non cercò di fermarli, e senza dire una parola decise di sedersi e di bere un buon bicchiere di vino, forse così sarebbe riuscito a calmarsi.
Le note del piano iniziarono a suonare “Geometrie dell’anima” di Paolo Fresu e i due iniziarono a ballare.
“Non piangere mia cara.” disse Shin affettuosamente “Non voleva offenderti, è solo maldestro.”
“Ma hai sentito cosa mi ha detto? Mi ha dato della donna facile! Lui crede che a me basti un drink per andare a letto con qualcuno!”
“La gelosia ha parlato per lui. Avresti dovuto vederlo quando vi ha visti assieme, era nero.”
“Ma non stavamo facendo niente!”
“Quando un uomo ama una donna e la vede con un altro, per lui, sta sempre accadendo qualcosa.”
Queste parole colpirono a fondo la sweeper che istintivamente alzò lo sguardo e fece una silenziosa domanda alla quale ebbe una risposta silenziosa.
“Ma io non potrei mai….”
“Questo lui non lo sa, per ora teme solo di perderti e basta.”
“Ma è ridicolo, Ryo non ci tiene a me.”
“Se fosse così… sarebbe mai venuto a prenderti? O avrebbe mai mostrato la sua gelosia a tutti? Credimi, lo conosco molto bene e so benissimo quanto realmente tenga a te.. solo che non si concede il lusso di dirtelo.” Disse l’uomo sorridendole.
“Possibile che non capisca che è questo che mi fa soffrire più di tutto? Perché non può dirmi la verità?”
“Chiediglielo tu stessa.” Disse Kaibara, che dopo averle fatto fare un giro su se stessa, mise la sua mano in quella di Ryo, che nel frattempo li aveva raggiunti sulla pista da ballo e li lasciò soli.
Quando i loro corpi aderirono l’uno all’altro, Kaori sentì una lunga scarica di adrenalina attraversarle la pelle. Nonostante i loro volti fossero ad un millimetro l’uno dall’altro, la donna preferì tenere la testa bassa perché era troppo ferita e imbarazzata per guardarlo negli occhi.
“Mi dispiace.” Disse l’uomo in un soffio.
“Perché mi hai detto una cosa del genere?” gli disse nel tentativo di bloccare le lacrime che minacciavano di scendere copiose sul suo volto.
“Mi ha dato fastidio vederti vicino a lui, vedervi così uniti, così complici.” Disse lo sweeper sentendo la mascella contrarsi.
“Non stavamo facendo niente.” Rispose lei stizzita.
“Lo so e mi dispiace, ho parlato a sproposito e mi dispiace averti offesa.” Disse infine lui pregando il suo perdono.
“Non farlo mai più.” Rispose alla Kaori, stringendosi al suo corpo e posando la testa sul suo petto muscoloso.
“Promesso.” Sussurrò lui, stringendosi ancora di più a lei e posandole un dolce bacio sui capelli rossi.
Da lontano, Kaibara li guardava immersi nelle note di quella dolcissima canzone, sul suo volto comparve un’ aria soddisfatta e piena di complicità, istintivamente un piccolo sorriso di approvazione fece capolino sulle sue labbra e alla fine annuendo con il capo, disse tra sé “E anche questa è fatta!”

Continua….

Ritorna all'indice


Capitolo 14
*** 13- Buonanotte?!? ***


Una volta risolti i piccoli problemi tra loro, e una volta terminata la cena, Ryo e Kaori salutarono Kaibara e rientrarono in cabina. Peccato che per i nostri eroi le questioni non ancora erano finite.
La suite in sé aveva un solo letto e non c’erano divani o altri posti dove l’uomo potesse coricarsi, pertanto l’unica scelta rimasta era quella di arrendersi all’idea di dormire assieme.
“Non pensare di potermi saltare addosso stanotte chiaro?” lo ammonì Kaori con tono deciso.
“Non preoccuparti! L’idea non mi ha sfiorato la mente!” disse l’uomo con noncuranza.
Bugia! In realtà era tutta la sera che la squadrava con gli occhi, quella donna aveva il dono di essere dolce e sensuale allo stesso tempo, senza dover fare nulla per apparire. Vederla in abito da sera o in jeans, non faceva differenza, lui impazziva per lei e per il suo corpo.
“Lo sai che sei stato molto scortese con Philip?” disse improvvisamente lei svegliandolo dalle sue fantasie più spinte.
Ancora Philip?!? Chi se ne fregava di quell’idiota americano dai capelli alla leccata di mucca! Lei era sua e lui non voleva lasciarla a nessuno, soprattutto ad uno che si credeva un gran fico ed invece era solo uno stoccafisso troppo essiccato per i suoi gusti!
“Ho solo messo in chiaro il tuo ruolo ed il mio! Non posso fare la figura di quello che rimane fermo mentre cercano di portargli via la moglie!”
“Ancora con questa storia???? Non mi stava portando da nessuna parte, si era solo preoccupato vedendomi da sola.”
“Mia moglie non deve essere una sua preoccupazione!”
“Oh mamma!” disse Kaori puntando gli occhi al cielo e poggiando le mani sui fianchi in segno di disperazione. “Sei sempre il solito testone… ma devo ammetterlo, sei carino quando fai il geloso.”
“Geloso io? Guarda che ti sbagli!” disse lui nell’inutile tentativo di provare a calmare la situazione.
“Certo come no .. ed io sono Doc con indosso un bikini mozzafiato!” rispose la donna sorridendo.
La visione poco erotica del Doc, provocò un senso di nausea allo sweeper che dovette trattenersi il più possibile per non vomitare.
“Kaori!!!! Non farmi pensare a certe cose altrimenti non prenderò sonno!”
In realtà non c’era alcuna possibilità di riuscire a rovinare il sonno dell’uomo, anche perché il solo pensiero della sua socia con lui nello stesso letto e delle sue curve a pochi millimetri di distanza dalle sue dita, gli impedivano di pensare ad una notte tranquilla.
“Credo che sia una cosa impossibile!”
“Non sottovalutare il potere di certe scene..”
“D’accordo.” Disse lei ridendo a crepapelle, alla vista della sua faccia così scura e disgustata.
L’uomo la guardò con dolcezza, in quel momento era ancora più bella di prima, aveva il viso rinfrescato e pulito, senza trucco, i capelli che le circondavano il volto erano leggermente bagnati dall’acqua e sulle sue guance erano apparsi i rossori tipici di chi si sta divertendo moltissimo. Ce l’avrebbe fatta a resisterle? Erano da soli, insieme e lei era così appetibile, chissà quanto avrebbe resistito? Questo era il dilemma.
“Ryo che c’è? A cosa stai pensando?” chiese improvvisamente la donna, destandolo dai suoi pensieri.
“Niente, niente, mi chiedevo solo se hai intenzione di minacciarmi di morte anche quando saremo sotto le lenzuola.”
“No, se tu farai il bravo.”
“Io sono sempre bravo! Il piccolo Ryo è sempre un bravo ragazzo!”
“Ma se non lo sei nemmeno quando dormi!”
“Non è vero!”
“Si che è vero!”
“No non è vero!”
“Ho perso il conto delle volte in cui mi hai quasi baciato perché stavi sognando qualcuna delle tue “ragazze”!” disse lei indispettendosi alla sola idea.
“Aha!” disse lui sghignazzando.
“Cosa?”
“Qualcuno è geloso!” rispose lui indicandola con le dita.
“T-ti sbagli!”
“Dai Kaori ammettilo di essere gelosa.”
“Ti dico che non lo sono.”
“Gelosa!”
“Non è vero!”
“Gelosa, gelosa!”
“Smettila di prendermi in giro, non è vero!” ribattè lei sempre più imbarazzata.
“Gelosa, gelosa, gelosa, gelosa, gel…” ma non riuscì a terminare la frase che la sweeper lo aveva già colpito in faccia con un cuscino e stava ridendo fragorosamente.
“Beccato!” disse lei ridendo.
“Attenta ragazzina, che a giocare con me finirai per perdere!”rispose Ryo guardandola con aria predatoria.
“Ohhh che paura! Mi sta venendo da piangere!” rispose Kaori canzonandolo.
“Ok, l’hai voluto tu! Ora vedrai!”
E detto questo si tuffò su di lei ed entrambi finirono sul letto. L’uomo però non si accontentò di averla immobilizzata con il suo corpo e con un gusto quasi sadico iniziò a farle il solletico dappertutto.
“Noooo! Ryo il solletico non vale! Io ti ho solo dato una cuscinata!” iniziò ad implorare Kaori, ridendo con le lacrime agli occhi.
“E ti pare poco? Brutta dispettosa ora ti faccio vedere io!” rispose Ryo ridendo fragorosamente. Nonostante le preghiere poco credili della sweeper, l’uomo continuò la sua tortura per alcuni minuti.
“Dai Ryo smettila!”continuò la donna ridendo.
“No è ora della mia vendetta.” Rispose lui continuando a giocare.
La lotta a colpi di solletico durò ancora qualche minuto, Ryo stava facendo morire dalle risate la povera Kaori che inavvertitamente con un brusco movimento del braccio fece perdere l’equilibrio all’uomo che le cadde violentemente addosso. Il giocò si bloccò e i due s’immobilizzarono improvvisamente, rimanendo in quella posizione per alcuni interminabili minuti.
“Scusa..” disse lui cercando di nascondere l’agitazione che gli stava provocando quella situazione.
“No scusa tu, è stata colpa mia.” Rispose lei sorridendo.
Era così bella, così straordinariamente bella da togliergli il poco fiato rimasto. Il pigiama del colore del mare, che le aveva regalato Eriko, le faceva risaltare la pelle chiara e candida e creava un piacevole contrasto con i suoi capelli ribelli.
Ryo cercò in tutto i modi di mantenere il controllo, ma non riuscì ad evitare che i loro sguardi s’incontrassero e che loro venissero travolti da una frenesia magnetica. L’uomo si perse in quei grandi e dolci occhi nocciola mentre il suo bisogno di baciarla si stava facendo sentire in maniera sempre più prepotente.
Kaori si gustò con voluttà quell’attimo di intesa che si era creato tra loro, mentre il suo desiderio le faceva ardere la mente, il corpo e lo spirito.
“Credo sia il caso di andare a dormire… è tardi e domani ci aspetta una giornata densa di impegni.” Disse all’improvviso lo sweeper distruggendo ogni magia che era in procinto di nascere.
“S-Si hai ragione.” Rispose la donna cercando di nascondere la delusione.
Ryo si alzò, separandosi da lei con un rapido movimento e si diresse verso il suo lato del letto, cosa che fece anche Kaori.
L’imbarazzo che si sentiva nell’aria li colpì violentemente nel momento in cui si ritrovarono entrambi sotto le lenzuola e nessuno dei due sapeva realmente come comportarsi.
“Beh.. buonanotte Ryo.” disse Kaori cercando di non mostrare il suo imbarazzo.
“Eh? Ah si… buonanotte.” Rispose l’uomo a sua volta.
Una volta spenta la luce, la situazione non accennava a cambiare, i nostri sweeper erano entrambi molto nervosi e l’atmosfera ne risentì subito impedendo ad entrambi di chiudere occhio.
Dopo parecchi minuti di tentativi falliti, la sweeper disse “Ryo? Stai dormendo?”
L’uomo esitò un attimo prima di rispondere, voleva trovare un modo per prendere velocemente sonno e dimenticare le sensazioni che gli stavano animando il corpo ma poi finalmente ammise “No e scommetto neanche tu.”
“Già.” Sospirò lei e dopo alcuni minuti di silenzio continuò “Posso chiederti un favore?”
“Dimmi.”
“Posso poggiare la mia testa sul tuo petto?”
“Certo, vieni qui.” Rispose l’uomo e con delicato movimento del braccio destro l’avvicinò a sé facendola adagiare sul suo torace.
“Va meglio?” gli chiese di nuovo lui.
“Si ti ringrazio.”
“Come mai non dormi? Sei nervosa?”
“Stavo pensando a tutto quello che è successo, a come abbiamo scoperto che Shin è vivo, a come siamo arrivati qui, alla cena….”
“Mi dispiace di averti trattato in quel modo.”
“Si ho capito…tu invece come mai non dormi?”
“Sto pensando al caso come te.” mentì l’uomo.
“Ah…beh buonanotte Ryo.” disse Kaori che combattendo con l’imbarazzo che era diventato il suo inseparabile compagno per la notte, alzò lo sguardo verso di lui.
Quando i loro sguardi s’incontrarono di nuovo, l’uomo si fece cullare dalle sensazioni che quei due fari nocciola gli provocavano, e non dicendo una parola, si chinò leggermente verso di lei e le stampò un dolce e delicato bacio sulle labbra, cosa che fece vedere le stelle alla povera sweeper.
“Buonanotte.” Le soffiò delicatamente sulle labbra per poi coricarsi di nuovo.
Alla povera Kaori ci volle ancora qualche minuto prima di riuscire a calmare i battiti del suo cuore impazzito, ma la vicinanza così improvvisa ma tanto desiderata di Ryo unita alle sensazioni che provava mentre ascoltava i battiti del suo cuore, la fecero rilassare e così stretti l’uno all’altra in un dolce e appassionato abbraccio, finalmente si addormentarono, facendosi cullare dalle braccia di Morfeo.


Continua….

Ritorna all'indice


Capitolo 15
*** 14 – Se il buongiorno si vede dal mattino… ***


Il mattino seguente Ryo e Kaori si svegliarono abbracciati. Era stata una notte magnifica, senza tristezza per Kaori e senza incubi per Ryo e la dolce sensazione di tepore li aveva cullati fino al mattino.
“Buongiorno.” Disse l’uomo mascherando un lieve imbarazzo.
“Buongiorno Ryo.” disse guardandolo ridendo.
“Cosa c’è?”
“Niente solo che… è raro vederti sveglio, così di buon mattino.”
“Sono finalmente riuscito a dormire dopo tanto tempo.”
La donna lo guardò intensamente, sapeva benissimo delle difficoltà che Ryo aveva nel prendere sonno e nel riuscire a dormire un sonno profondo, i suoi incubi legati al passato lo tormentavano sempre, sia il giorno che la notte.
“Mi fa piacere.” Rispose la donna con tono leggero, stringendosi a lui e avvicinando la bocca alla sua guancia.
Kaori chiuse gli occhi, per un attimo assaporò l’odore della pelle di lui e il calore dei loro corpi avvinghiati l’uno all’altro. Era quasi persa nei suoi pensieri romantici quando Ryo la destò dal sogno dicendole “Credo sia il caso di prepararci.” e sotto gli occhi delusi della donna, si alzò dirigendosi nel bagno.
Finiva sempre così, un abbraccio, un bacio, un po’ di calore e poi di nuovo il gelo, come se non fosse mai successo nulla, come se le cose fossero rimaste le stesse di otto anni fa, ma lei lo sapeva, Ryo era così. Quello che si stava creando tra loro era magico ed inaspettato per entrambi, doveva avere pazienza… in fin dei conti lui si era sciolto non poco con lei, ma gli ci voleva ancora un po’ di tempo prima di riuscire a superare la barriera socia/sorella del suo migliore amico/sorella minore ed arrivare al passo successivo ovvero donna sexy e sensuale pronta a fare l’amore con lui.
La donna sospirò e dopo un attimo di esitazione si alzò e si diresse verso l’armadio per scegliere il vestito della giornata.
Per l’occasione, Kaori scelse un abito blu notte, lungo fino al ginocchio, di seta delicata, con delle piccole spalline, coperto in tutta la sua lunghezza da pizzo dello stesso colore tutto lavorato, mentre Ryo decise di indossare una camicia azzurro chiaro, un paio di jeans e un giacchetto blu.
Nessuno dei due disse più una parola, entrambi si vestirono in totale autonomia, soprattutto non nello stesso metro quadrato con grande riconoscenza da parte dell’uomo e una volta pronti raggiunsero gli altri per la colazione.
“Perché quell’aria triste?” disse l’uomo mentre camminavano per raggiungere la sala della colazione.
“Eh?Ah niente, niente, sono solo soprappensiero tutto qui.” Mentì la donna, il cui umore però rimase invariato.
“Sei sicura Kaori?”
“Si certo, cosa dovrei avere?”
“Forse sei triste per colpa mia.”
“Colpa tua? No.. non mi hai fatto niente…” rispose lei con voce tremante, quasi confessandogli che invece aveva colto nel segno.
Al sentire quelle parole, ma soprattutto quel tono, Ryo si fermò improvvisamente nel mezzo del corridoio e con un gesto fulmineo afferrò Kaori e la costrinse a guardarlo negli occhi.
“Ryo ma che ti prende?” chiese la sweeper leggermente spaventata da quell’improvviso confronto.
“Dimmi cosa ho fatto.” Chiese lui imperioso.
“Ma niente.. non hai fatto nulla davvero.”
“Kaori non prendermi in giro, io me ne accorgo quando stai male per qualcosa che ho fatto io, quindi per favore non dirmi bugie, cosa ti ho fatto per renderti così triste?”
La donna cercò in tutti i modi di divincolarsi dalla stretta del socio, il quale decise di non lasciarle via d’uscita.
“Smettila di divincolarti e dimmi la verità!” disse quasi furibondo.
Sentendo quelle parole, Kaori si fermò e sollevando lo sguardo verso di lui, si morse istintivamente le labbra e disse “Non è che tu abbia fatto qualcosa in particolare .. o forse è proprio questo il problema ..”
“Così però non mi fai capire molto.”
“Non è facile dirti certe cose. Sta succedendo tutto così in fretta e io a volte non so cosa aspettarmi da te.” disse la donna, cercando di farsi coraggio.
“Spiegati meglio.” Rispose lui con tono incuriosito.
“Ecco.. è che una volta un abbraccio, una volta una carezza, poi magari il bacio della buonanotte e alla mattina ti comporti come se tutto questo non fosse successo.. non voglio incolparti di nulla, per carità, so che è tutto nuovo per te come per me, ma Ryo a volte io vorrei essere libera di baciarti senza dover pensare costantemente a quale sarà la tua reazione e se sarà positiva o meno.” Disse la donna facendo uno sforzo enorme a confessare i suoi pensieri.
L’uomo la guardò intensamente negli occhi e dopo un attimo di silenzio, si chinò verso di lei e le posò un dolce bacio sulla fronte.
“Mi dispiace, non è facile per me, dopo anni passati a rinnegare i miei sentimenti per te.. tutto questo per me rappresenta un’improvvisa novità, ma non per questo mi piace farti soffrire così.” Disse l’uomo in un soffio, stringendola a sé e poggiando la fronte contro quella della donna.
“Lo so, lo capisco, anche per me è tutto così nuovo ed inaspettato, solo che stamani avrei voluto un altro bacio e un po’ più di affetto da parte tua, tutto qui. Io non voglio forzarti Ryo.” disse Kaori guardandolo intensamente negli occhi.
“Non lo stai facendo.” E detto questo le catturò le labbra un bacio passionale.
Era così bello stare tra le sue braccia, l’odore della sua pelle era così fresco, così eccitante, misto a quel dopobarba al muschio selvatico e quella bocca.. le sue labbra e la sua lingua sapevano provocarle delle vertigini inaspettate. Kaori assaporò quel momento d’intimità con grande soddisfazione, lei adorava sentire i loro corpi che aderivano l’uno all’altro ed adorava sentire sulla propria pelle le bruciature che la passione di Ryo riusciva a provocarle.
“Mi sono fatto perdonare?” le soffiò sulle labbra, una volta terminato il bacio.
“Uhm… non lo so.” Rispose lei ridendo e poi accorgendosi del suo sguardo pieno d’ansia riprese dicendo “Si, ti ho perdonato.”
L’uomo le sorrise dolcemente e dopo essersi separati, ripresero a camminare. Durante il tragitto, istintivamente Ryo prese per mano Kaori e raggiunsero insieme la sala per la colazione.
Questa fu la scena che Shin Kaibara vide quando i due sweeper arrivarono: loro due mano per la mano, sorridenti ed affiatati come se fossero veramente sposati e questa cosa aveva la sua piena approvazione.
“Buongiorno ragazzi.” Disse Kaibara molto compiaciuto.
“Ciao papà.”
“Buongiorno Shin.”
“Kaori, mia cara, ogni giorno diventi più bella e quando sei così felice, sei meravigliosa.” Disse l’uomo abbracciando teneramente la sweeper.
“Non ti sembra di essere troppo affettuoso, papà?”chiese Ryo sbuffando.
“Non dire sciocchezze, è mia nuora, è normale che io le voglia bene e voglia abbracciarla ogni tanto.. o sei geloso anche di questo?” rispose l’uomo sghignazzando, mentre lo sweeper storceva la bocca in tutta risposta.
Il nostro Ryo infatti, sapeva perfettamente dove il padre volesse andare a parare, la sera prima aveva mostrato apertamente la sua gelosia nei confronti di Philip e la cosa non poteva che incontrare l’approvazione del suo vecchio, ma allo stesso tempo, Shin odiava doversi giustificare per ogni suo gesto, specialmente con suo figlio e soprattutto per un innocente abbraccio! Quello era il suo modo per digli di stare tranquillo perché il suo affetto nei confronti di Kaori era solo paterno.
“Ma buongiorno Ryo, perché quella faccia lunga?” disse improvvisamente Miki che comparve improvvisamente dietro di loro, seguita dal marito.
“Nulla Miki, buongiorno a te. Ciao Lucciolone.” Disse lo sweeper sghignazzando mentre suscitava le ire di Umibozu che si limitò a lanciargli un’occhiataccia e a ruggirgli contro.
“Ehilà gente!” urlò Mick seguito da una sorridente Kazue. (dedicato sempre ad Elisan )
“Buongiorno.” Disse Kaori sorridendo a tutti.
“Ciao Kaori, ma che ha fatto Ryo? E’ così scuro in volto.” Chiese Miki avvicinandosi all’amica.
“Niente di preoccupante. Beh com’è andata la serata?” chiese ingenuamente la sweeper.
“Benissimo!” urlò la mercenaria che al colmo della felicità, si tuffò sul marito e lo abbracciò forte, cosa che lo fece diventare rosso come un peperone.
“E bravo Lucciolone!” disse Mick ridendo mentre veniva minacciato dallo sguardo assassino del povero Umibozu.
“Chiamami di nuovo Lucciolone e ti do in pasto alle ostriche!” ringhiò l’omone.
“Nervosetti eh? Dovresti dormire di più…” disse l’americano sghignazzando sotto i baffi e continuò dicendo “Anche la nostra di serata è andata benissimo vero Darling?”
E detto questo diede uno sguardo di fuoco alla sua compagna, la quale si limitò a sorridergli arrossendo visibilmente.
“Ohh che bello vedervi tutti svegli di buon mattino.” Disse improvvisamente una voce dietro di loro. Katsuihiro Sangem, seguito dai suoi due scagnozzi, comparve sulla scena con un’espressione rilassata e felice.
“Buongiorno vecchio dormito bene?” disse Shin raggiungendo l’uomo.
“Benissimo e a te com’è andata?”
“Tutto bene, sono stato con mio figlio e mia nuora per qualche ora, abbiamo cenato insieme e poi siamo andati a dormire.” Disse Kaibara volgendo uno sguardo intimidatorio a Philip che non aggiunse altro al suo racconto.
“Mi fa piacere. Allora ragazzi avete passato bene la nottata?” chiese Sangem ai presenti.
“Mai dormito così bene in vita mia.” Disse Ryo stringendo a sé Kaori che divenne paonazza, cosa che non sfuggì a Miki e a Kazue, che si misero a sghignazzare tra loro.
“Si anche noi. La mia Darling è stata un fuoco stanotte, ma è stata magnanima e mi ha concesso qualche ora di riposo.” Disse Mick con fare spavaldo, lasciando i presenti sbigottiti da tanta sincerità.
“Mick!!! Ma cosa dici????” rispose la scienziata arrossendo visibilmente.
“Ma Darling tutti devono sapere che sto assieme ad una bomba del sesso!”
“Mick!!!! Finiscila!” urlò Kazue colpendolo ripetutamente sulla spalla per farlo tacere.
Sangem alla vista di quella scena, cominciò a ridere di gusto e guardando Kaibara accanto a sé disse “Sono giovani, che si divertano finché possono farlo, non la pensi così Shin?”
“Certo.” Rispose l’uomo ridendo.
“Vi chiedo scusa.” Disse Kazue imbarazzatissima.
“Ma no mia cara, in fondo siamo tra amici no?” disse Kaibara sorridendole e cercando di calmarle il nervosismo.
“Bene, ora che ci siamo tutti, credo sia il caso di andare a fare colazione, anche perché dopo, miei cari gentiluomini vi sottrarrò alle vostre amate compagne per parlarvi di alcune cose importanti.” Disse Sangem deciso.
Detto questo, tutti i presenti seguirono l’uomo e si recarono all’enorme tavolo riservato al signore e consumarono la loro colazione. Il pasto non durò moltissimo e una volta terminato, Ryo, Mick, Kaibara ed Umibozu si congedarono dalle signore e seguirono Sangem nel suo ufficio privato.
A Micheal spettò il compito di scortare Kazue nel laboratorio ed anche in fretta, il dottor Tsunegai era stato informato della sua presenza e pretendeva di incontrarla il prima possibile. Mick ovviamente storse il naso al pensiero di lasciare la sua donna sola con quel damerino e si sentì in dovere di ricordare al furbastro alcune cosette.
“Ehi simpaticone, ti avverto, se vengo a sapere che hai provato anche solo a fare il baciamano a mia moglie, ti appendo per le caviglie e ti faccio mangiare dagli squali, siamo intesi?” disse l’americano con un sorriso poco rassicurante.
“S-si signore.” Disse l’uomo deglutendo a fatica.
“Stai attenta a quel coso, mia cara Darling, ci vediamo stasera.” Disse Mick prima di baciarla appassionatamente.
“Ehi Mick datti una calmata, guarda che vi vedrete stasera, non stai partendo per la guerra.” Disse Ryo.
“Invece di pensare a me, perché non saluti tua moglie come si deve?”
Non c’è bisogno di dire che a quell’affermazione, la sweeper diventò color peperone abbronzato e non disse più una parola.
“Non stare ad ascoltarlo, io so perfettamente come salutare mia moglie.” Le disse lo sweeper con un sorriso sornione e poi la baciò di nuovo con tutto l’amore e la passione che sentiva crescere dentro di sé.
“Ci vediamo stasera tesoro.” Disse Miki stampando un bacio dolce sulle labbra del marito, che non essendo affatto abituato a queste effusioni pubbliche, arrossì visibilmente.
“Bene signori seguitemi, per di qua.”
Fu così che i cinque uomini, sparirono dentro un ascensore ben nascosto nel corridoio. Kazue salutò le sue amiche e assieme a quel pesce lesso di Micheal raggiunse il laboratorio del dottor Tsunegai.
“Signore se volete seguirmi.” Disse improvvisamente Philip.
Lui aveva il compito di assicurarsi che a Kaori e a Miki non accadesse nulla. La prudenza non è mai troppa e le persone che sono nell’ambiente di Sangem lo sanno meglio di chiunque altro, perciò ogni cosa era sotto controllo ed ogni persona che l’uomo considerasse importante era sotto la protezione dei suoi collaboratori.
L’uomo scortò le due donne nella parte più nascosta della nave e lo condusse in una specie di centro benessere, dove potersi rilassare o in piscina a prendere in sole, o all’ombra dell’enorme bar/ristorante situato al centro del luogo. Tutto lì odorava di quiete e serenità, proprio quello che ci voleva per loro.
“Che meraviglia!” disse Miki entusiasta.
“Philip perché ci avete portato qui?” chiese Kaori.
“Il signor Sangem ha detto che per voi questa deve essere una super vacanza, qui potrete rilassarvi come più vi aggrada. C’è la piscina, il bar, e le sale privè.”
“Puoi indicarci una sala privè? Vorrei parlare da sola con la signora Kaori.” Disse la mercenaria.
Philip le portò in una sala enorme, le cui finestre davano solo sul mare, dove c’erano tantissimi divani di vario colore, poltrone affiancate da tavolinetti e uno spazio per consumare un pasto in tutta tranquillità.
“Bene Philip, puoi lasciarci sole per favore? Sai dobbiamo parlare di cose di donne.” Disse Miki.
“Ma il signor Sangem…”
“Il signor Sangem è un uomo e anche tu lo sei, io devo parlare con la mia amica da sola, tu comprendi vero?”
“Certo signora Miki, sarò fuori dalla porta se vi occorre qualcosa.”disse l’uomo per poi uscire lasciandole da sole.
Una volta sicura che l’uomo non le stesse ascoltando, Miki partì all’attacco. “Bene, a noi due, che è successo ieri sera?” chiese la mercenaria con aria maliziosa.
“Che vuoi dire?” disse Kaori incuriosita.
“Dai Kaori, vi ho visto prima, eravate mano nella mano e tu sorridevi come se stessi vivendo un sogno.”
“Beh ecco, abbiamo dormito assieme.”
Al sentire quelle parole, Miki saltò sulla sedia e cacciò un urlo improvviso che spaventò persino Kaori che cercò di calmarla il più possibile.
“Quando dici dormito… intendi proprio dormito?” le chiese la mercenaria con sguardo indagatore.
“Miki!!!!!” urlò la sweeper avvampando come non mai.
“E avete fatto solo questo?” commentò con aria delusa.
“No beh ecco…. Mi ha baciato e anche stamani per due volte.”
“Si vi abbiamo visto.” Rispose la mercenaria sghignazzando e causando a Kaori l’ennesimo imbarazzo.
“Però…”
“Cosa?”
“Ieri sera, per un attimo l’ho odiato follemente.” Disse la sweeper con aria triste.
“Tu che odi Ryo.. stai scherzando.”
“No affatto, mi ha visto con Philip, è impazzito tutto di un botto e mi ha trascinato via con sé, mi ha anche dato della poco di buono!” disse la sweeper con tono pieno di rabbia.
“Ma scherzi vero?”
“No assolutamente! Io l’ho schiaffeggiato!”
“Hai fatto bene!” disse Miki applaudendo soddisfatta.
“Poi Kaibara mi ha portato sulla pista da ballo e mentre danzavamo mi ha spiegato che non lo fa apposta, ma che secondo lui, Ryo mi ama davvero.”
“Certo che ti ama, solo che forse per lui non è così facile lasciarsi andare e teme che qualcuno ti porti via da lui, tipo Philip. Certo però non lo giustifico per averti offeso così.” Disse Miki visibilmente irritata.
“No Miki, non dire così.. e poi mi ha chiesto scusa e mi ha stretto a sé dolcemente.. Kaibara dice che è geloso marcio.”
“Ha ragione, altrimenti come me lo spieghi, Ryo che minaccia Philip, Ryo che viene e ti porta via con sé, Ryo che esplode in tutta la sua rabbia o quasi? Per cose futili poi.. Kaori dammi retta è geloso marcio.”
“Si ma non ne ha motivo, io amo solo lui!” disse decisa la sweeper.
La mercenaria si rallegrò moltissimo per quell’affermazione così chiara e decisa dell’amica che a sua volta si stupì del suo coraggio e della sua determinazione.
“Sono convinta che lui lo sappia Kaori, deve solo abituarsi a questa svolta che ha subito il vostro rapporto.”
“Speriamo.. ora però dobbiamo concentrarci sul caso e capire come fare per ottenere le prove che ci servono.”
“Già ma non sarà affatto facile. Sangem è un osso duro e noi siamo sempre tutti controllati dai suoi scagnozzi, ogni volta che possono separano noi donne dagli uomini, questi ci controllano a vista.” E dopo un attimo di silenziò continuò dicendo “Dobbiamo assolutamente trovare un modo per ottenere quello che ci serve. ”
“Hai ragione!” Sospirò Kaori e successivamente fissando preoccupata la porta della sala concluse dicendo “Spero tanto che a Kazue le cose vadano meglio.”

Continua…….

Ritorna all'indice


Capitolo 16
*** 15- ...e il buon pomeriggio si vede dal giorno.... ***


In realtà anche la povera Kazue aveva avuto il suo bel da fare. Riuscire a tenere a bada i tentacoli di Micheal e liberarsene con garbo non fu un’impresa facile. La scienziata tirò un sospiro di sollievo solo quando raggiunsero il laboratorio del dottor Tsunegai e lei riuscì finalmente ad incontrarlo.
“Lei deve essere Kazue.” Le disse l’uomo senza badare ai convenevoli.
“Si e lei deve essere il dottor Tsunegai… piacere.”
“Bene seguimi, c’è tanto lavoro da fare e io non ho tempo da perdere con i convenevoli, su muoviti!”
La donna obbedì prontamente e si apprestò a seguire il dottore, il quale le diede tutto il kit necessario per lavorare in quell’ambiente: camice bianco, guanti in lattice, mascherina per la bocca, occhiali protettivi e un badge di riconoscimento.
“Ah è tutto pronto.” Osservò la donna con sorpresa.
“Ci siamo mossi immediatamente, non appena il signor Sangem mi ha informato del tuo arrivo.. e ora seguimi.”
Kazue si vestì al volo, non disse una sola parola e seguì rapidamente l’uomo che iniziò a correre su e giù per il laboratorio spiegandole a grandi linee le varie sezioni del posto.
“Bene, tu lavorerai con me sull’incanto dell’angelo, noi dobbiamo perfezionare la formula già esistente. Sei pronta?” disse l’uomo scrutandola in volto.
“Si certo!” rispose Kazue.
“Bene mettiamoci al lavoro!” disse l’uomo, facendole cenno di seguirlo all’interno dell’area proibita.
La situazione si faceva facile e complicata allo stesso tempo, sicuramente le si era presentata l’occasione di avere accesso all’area più nascosta di quel laboratorio, ma avrebbe comunque costantemente addosso lo scienziato che non sembrava affatto un uomo facile da imbrogliare. Questa proprio non ci voleva!
Kazue si morse le labbra e alla fine seguì l’uomo, pensando ad un modo per ottenere quello che le serviva.
“Speriamo che gli altri se la cavino.. non sarà facile riuscire ad uscire da qui.” Pensò la donna per poi mettersi al lavoro al fianco del dottor Tsunegai.
Nel frattempo, Sangem aveva condotto i nostri amici al suo studio personale, dovevano parlare di questioni molto importanti.
Lo studio era enorme, sembrava impossibile che potesse esistere una sala così grande all’interno di quella nave. Al centro c’era un enorme tavolo di ciliegio ovale circondato da sedie dello stesso legno, al centro del tavolo c’era una parte ovale in vetro dove sotto risiedeva un congegno elettronico in grado di proiettare ologrammi. Sul lato destro della sala vi era un maxischermo collegato ad una console elettronica, infine sul lato sinistro e tutt’intorno alla sala erano disposti piccoli tavolini in acciaio, circondati da sedie.
“Benvenuti nel mio studio!” urlò Sangem colmo di orgoglio.
“Proprio un bell’ufficio Katsu non c’è che dire!” disse Shin sorridendo.
“Grazie vecchio mio! Prego accomodatevi, intendo mostrarvi dei documenti molto importanti.”
Mick, Ryo e Umibozu si scambiarono un’occhiata complice, quei files dovevano per forza provenire dall’ufficio di Mary, questo significava che il loro infiltrato aveva fatto il suo dovere.
Ryo, Mick e gli altri si accomodarono attorno al tavolo ovale e Sangem avviò la presentazione sul maxischermo.
“Come potete vedere l’FBI ha intuito qualcosa riguardo al nostro piano, ma niente di importante. Sono in contatto con la polizia giapponese ma sembra che anche loro siano in alto mare, perciò la consegna può essere fatta nel giorno che abbiamo stabilito. Vi comunico che non sospettano minimamente che la festa che ho organizzato per sabato sera a Venezia sia in realtà una copertura per consegnare il prototipo della nuova droga agli esponenti delle maggiori organizzazioni criminali.” Disse l’uomo ridendo.
“Queste sono buone notizie.” Disse Shin.
“Lo puoi dire forte Shin, ora passiamo a noi. Vi ho convocato qui per illustrarvi le vie d’uscita poste all’interno della mia villa.. nel caso dovesse succedere qualcosa.” Disse l’uomo che in poco tempo, cambiò la proiezione e sul maxischermo apparve una piantina della sua villa, dov’erano indicate le vie di fuga.
“Come potete vedere, la mia villa è posta su due livelli terreni e due sotterranei. Sui primi due si dispongono gli ambienti della casa, l’entrata a piano strada e i servizi primari come cucina, bagno e una sala per gli ospiti, sala per i ricevimenti, stanze per gli ospiti, tre bagni e stanze da letto, al piano superiore. Sugli altri due si dispongono: la cassaforte contenente tutti i miei averi e il laboratorio sotterraneo dove si troveranno tutti i prototipi della nuova droga e la relativa formula. A ogni livello sono presenti due vie di fuga. Una vicino alla sala per gli ospiti, una vicino alla cucina dal lato opposto, una dietro al muro della biblioteca che è comunicante con la sala dei ricevimenti ed una dietro al muro della camera da letto principale, infine due uscite disposte su due lati del corridoio che conduce alla cassaforte e due ai lati del laboratorio. Sia la cassaforte che il laboratorio sono dotati di un complicato sistema di riconoscimento, del badge e del bulbo oculare oltre che dell’impronta digitale, inoltre se si dovesse verificare qualsiasi evento strano, è previsto un sistema automatico di autodistruzione.” Disse Sangem deciso.
“Bene, fin qui ci siamo, qual è il piano per sabato prossimo?” chiese Mick impaziente.
“Ci sarà un ballo, a cui parteciperete tutti, voglio solo che stiate con gli occhi aperti, so di per certo che l’FBI con la collaborazione della polizia giapponese, ha intenzione di mandare degli infiltrati alla mia festicciola privata.. perciò conto su di voi per scovarli ed annientarli. Siamo intesi?”
“Certo, per me nessun problema, ma vorrei mettere in chiaro una cosa, mia moglie non dovrà correre rischi, perciò se si tratta di scegliere tra proteggere lei e proteggere qualcuno dei suoi, mi dispiace dirle che lei ha la priorità su tutto e tutti!” disse Ryo deciso.
“Nessun problema, ti capisco perfettamente Ryo e nessuno ti chiederà di scegliere. Tua moglie viene prima di tutti!”.
“Lo stesso vale per me!” sentenziò Umibozu.
“Idem!” disse Mick.
“Signori, non preoccupatevi, capisco perfettamente la vostra posizione e non sarò io a chiedervi di scegliere. L’unica cosa che vi chiedo è di osservare attentamente le persone che verranno alla festa e se notate qualcosa di strano, di avvertirmi. I traditori vanno puniti.” Disse Sangem battendo violentemente il pugno sul tavolo.
“Sarà fatto! Noi siamo con te!” rispose Shin mentendo per tutti.
“Bene, questo mi rallegra, sono convinto che questo affare andrà in porto e poi chissà potremmo anche instaurare una proficua collaborazione in futuro. Bene, direi che ora possiamo tranquillamente fare un brindis!” disse facendo cenno al ragazzo dietro di lui, il quale corse a prendere un Don Perignon del ’85 e cinque calici di cristallo.
Una volta che tutti furono serviti, Sangem alzò in alto il suo calice e disse “Brindo ai vecchi amici, ai nuovi amici, ai vecchi affari e ai nuovi affari, che questa collaborazione possa rivelarsi proficua e duratura. Ai vecchi affari e ai nuovi affari!”
“Ai vecchi affari ed ai nuovi affari!” ripeterono gli uomini in coro e poi tutti insieme gustarono lo champagne.
“Bene signori, la nostra piccola riunione finisce qui, non vorrei mai distogliervi dal piacere di godervi questa piccola vacanza sulla mia nave. Ora finiamo di gustarci questo tesoro francese e poi vi condurrò dalle vostre signore, eccetto lei signor Mick, sua moglie Kazue è stata scortata al laboratorio del dottor Tsunegai, credo che vi rivedrete questa sera a cena.”
“Si, Kazue mi aveva avvertito.”
Ci furono altri brindisi oltre al primo e in poco tempo il tesoro francese finì in un finto clima di risate ed allegria e poi come promesso, Sangem li ricondusse alla sala principale della nave per poi congedarli e lasciarli liberi di ricongiungersi con le rispettive consorti.

*********
Nel frattempo Miki e Kaori avevano passato quasi tutta la giornata a chiacchierare del più e del meno, come se niente fosse. Il piano era di dare l’impressione che andasse tutto bene, che loro due fossero due ospiti comuni che spettegolavano su cose di donne.
“Quanto credi che ci metteranno?” chiese Kaori nervosa.
“Non so, ma non preoccuparti sono tutti quanti insieme, non credo che oggi accadrà loro qualcosa di brutto.” Disse Miki con tono rassicurante.
“Io vorrei fare due passi fuori, che ne dici Miki?”
“Uhm.. a me non va molto...” rispose la mercenaria. “Ti dispiace se me ne torno in cabina tutta questa luce mi ferisce gli occhi e mi ha fatto venire un gran mal di testa.”
“Ma così all’improvviso?”
“In realtà è da oggi che ho qualche giramento di testa, però mi ha fatto piacere passare un po’ di tempo da sola con te, ormai accade raramente.”
“Anche a me ha fatto tanto piacere e ti prometto che lo rifaremo, ora aspetta qui, chiamo Philip così possiamo aiutarti a tornare in cabina.” Detto questo la sweeper si precipitò alla porta e chiamo l’uomo che le stava attendendo di fuori.
“Philip può scortarci alla cabina della mia amica? Non si sente bene e credo sia il caso di farla riposare un po’.”
“Certo signora, seguitemi.” Disse Philip deciso.
L’uomo camminava a velocità spedita e riuscire a mantenere il passo sembrava impossibile sia per Miki che continuava ad avere giramenti di testa e a stento si riusciva a reggere in piedi, sia per Kaori che tentava di mantenere il passo e allo stesso tempo, cercava di dare tutto il sostegno possibile alla sua amica per aiutarla a mantenere l’equilibrio.
In poco tempo arrivarono alla cabina di Miki e Kaori si assicurò che la sua amica si stendesse per riposarsi.
“Mi dispiace Kaori.”
“Per cosa?” chiese la sweeper incuriosita.
“Sono una pecetta, sto così per un mal di testa.. “ disse Miki con aria colpevole.
“Ma dai, un mal di testa forte può capitare a tutti.. e poi forse ti sei strapazzata troppo. Vedrai che una bella dormita ti aiuterà a stare meglio.” Disse la sweeper posandole la mano sulla testa e sorridendole dolcemente.
“Come farei senza di te, sei la mia unica vera amica sai?”
“Lo stesso vale per te, mi hai sempre aiutato e mi sei stata sempre vicina. Sei unica Miki.”
E dopo essersi abbracciate dolcemente, la sweeper salutò l’amica e si allontanò lasciandola riposare in santa pace.
Una volta uscita dalla cabina, Kaori raggiunse Philip che la stava attendendo nella hall della nave.
“Come sta la signora?” chiese l’uomo visibilmente preoccupato.
“Sta bene, non preoccuparti si rimetterà.” Rispose Kaori con delicatezza.
“Mi dispiace non esserle stato utile.”
“Philip ma cosa dici? Grazie a te siamo riuscite ad arrivare facilmente alla sua cabina e lei si è potuta sdraiare, sei stato un vero gentiluomo.”
“La ringrazio, anche se mi dispiace.”
“Per cosa?”
“La sua giornata, si è interrotta bruscamente, ora cosa farà?”
“In effetti mi sarebbe piaciuto passare molto tempo con la mia amica, però non mi va molto a genio l’idea di passare il resto della giornata in camera, vorrei fare un giro della nave.”
“Posso scortarla io se vuole..” disse l’uomo con garbo.
“Certo perché no?” disse sorridendo Kaori e dopo aver lasciato un messaggio per Umibozu presso la reception, si allontanò scortata da Philip. Ora si che cominciavano davvero i guai…


Continua….

Ritorna all'indice


Capitolo 17
*** 16 – la buonanotte si vede dalla sera? ***


La giornata trascorse apparentemente tranquilla, Philip scortò Kaori, mostrandole tutta la nave e facendole respirare una brezza di fresca novità. La nostra sweeper iniziò a trovare piacevole la compagnia di quell’uomo così misterioso e così affascinante e spesso si chiedeva come mai invece Ryo ce l’avesse a morte con lui.
Dal suo comportamento poteva intuire che fosse geloso marcio ma lei non ne comprendeva il motivo, quell’uomo era simpatico e gentile ma a lei non interessava minimamente, anzi era come passare una giornata con un amico di vecchia data.
In poco tempo, la giornata passò, Kaori pranzò in compagnia di Philip e passò dei momenti felici che le fecero dimenticare la tensione di quel caso e la preoccupazione per le condizioni di Miki.
“Ahh che meraviglia Philip, non credo che esistesse una nave così bella.” Disse Kaori sorridendo, osservando il sole che stava tramontando e godendosi la fresca brezza della sera.
“Invece esiste e lei ci sta viaggiando sopra.” Disse Philip con garbo.
“Philip dimmi una cosa, come sei finito a lavorare con Sangem?”
L’uomo rivolse lo sguardo all’orizzonte e dopo un attimo di silenzio iniziò a raccontare “Ero poco più di un ragazzo, ero solo e non avevo più la mia famiglia, uccisa per un debito di gioco di mio padre, io ero l’unico sopravvissuto e mi sono trovato costretto ad infilarmi nel mondo della criminalità. Lì un furto come si deve lo pagavano bene e a me aiutava a non morire di fame, l’unico problema è che si rivela essere un marchio che ti resta stampato addosso per la vita e che ti fa perdere la libertà. Un giorno accadde l’impensabile, mi mandarono a rubare a casa del signor Sangem, dovevo rubare un’antica spada di un Samurai e portarla al mio capo. Disse che mi avrebbe pagato molto bene per questo lavoro e mi avrebbe lasciato libero per sempre. Io colsi subito l’occasione al volo, volevo tornare libero, volevo riprendere le redini della mia vita il prima possibile e ritornare la persona onesta che ero prima. Quando arrivai a casa del signor Sangem riuscii ad eludere facilmente la sorveglianza e a raggiungere la sala dove si trovava la spada, ma un attimo prima di rubarla, fui intercettato dal signore, che sentendo dei rumori strani si era alzato e mi aveva seguito. Ricordo che mi guardò attentamente, mi studiò per un bel po’ di minuti impedendomi di scappare, poi riconoscendo il mio valore mi chiese di entrare a far parte della sua organizzazione, la sua famiglia. Lì per lì tentennai… non mi fidavo di un uomo come lui, per me era il nemico e mi aveva insegnato che non ci si doveva mai fidare del nemico, poi però qualcosa nel suo modo di fare, nella sua voce e nei suoi occhi mi convinse ad accettare. Lui si prese cura di me, mi allevò come un figlio ed alla fine sono diventato quel che sono ora e tutto questo grazie a lui.”
“Gli vuoi molto bene vero?” chiese Kaori.
“Si, è come se fosse sempre stato mio padre. Lui mi ha dato tutto capisce?”
“Certo che capisco.”
“E di lei che mi dice?” disse Philip guardandola negli occhi.
“Riguardo a cosa?” chiese la sweeper con aria interrogativa.
“Com’è finita qui?”
“Seguendo mio marito.. semplicemente.” Rispose la donna sorridendo.
“Lo ama molto vero?”
“Chi? Ryo? Si, alla follia, ormai è inutile negarlo, tutte le persone che mi conoscono mi dicono che me lo si legge negli occhi.”
“E’ vero, mi creda, è proprio così.. ma anche lui l’ama molto, lei è molto importante per lui.”
“Si, anche se ha un modo un po’ rude per manifestarmelo, però sì, ne sono convinta anche io.” Disse Kaori sorridendo dolcemente.
“E’ un uomo molto fortunato ad avere lei.” Disse Philip sorridendo dolcemente e destando la curiosità della sweeper, che lo guardò con aria stupita.
“A-hem… sta iniziando a fare fresco, credo che sia il caso che l’accompagni in cabina.” Disse l’uomo con aria imbarazzata.
“Si credo anche io.” Disse Kaori e si apprestò a seguirlo all’interno della nave.

**************
Nel frattempo, Kaibara, Ryo, Mick e Umibozu, finalmente congedati da Sangem, tornarono alla hall per prendere le chiavi delle rispettive cabine.
Una volta giuntì alla reception, l’uomo si rivolse all’omone dicendo “Signore, mi è stato detto di dirle che sua moglie ha avuto un malore e si trova in cabina.”
“Miki? E come sta adesso?” disse Umibozu in preda alla preoccupazione, afferrando per il collo il povero concierge che nel tentativo di recuperare il fiato e riprendersi da quella stretta disse “Non lo so signore.”
“Chi te l’ha detto?”
“La signora che era con lei, sua moglie signore.” Disse l’uomo guardando negli occhi Ryo.
“Mia moglie? E dov’è andata?”
“Non lo so, ma ha raggiunto il signor Philip e sono andati via, credo che la signora volesse visitare la nave.”
Al sentire quelle parole, lo sguardo dello sweeper passò dal preoccupato all’arrabbiato nero, il suo corpo s’irrigidì e divenne più freddo di un blocco di marmo, mentre il sangue iniziava a ribollirgli nelle vene.
“Ho capito, grazie.” Disse lo sweeper con voce atona.
“Ryo cosa hai intenzione di fare?” gli chiese Shin con tono interrogativo.
“Mi sembra ovvio, vado in cabina a riposarmi.. e ad attendere il ritorno della mia cara mogliettina.” Rispose lo sweeper con voce serpentesca.
“Non fare idiozie amico!” disse Mick cercando di calmargli l’ira.
“Scusami Mick, ma questi non sono affari tuoi.”
“Cerca di calmarti Ryo.. è solo andata a vedere la nave, tutto qui, non mi sembra il caso di farne un dramma.”
“Forse non mi hai sentito, ho detto che questi non sono affari tuoi!” disse Ryo ringhiando.
Ormai era fuori di sé, qualunque cosa cercassero di dire, qualunque tattica usassero per tentare di calmarlo, niente gli avrebbe mai fatto cambiare idea. Il solo pensiero di Kaori, sola con Philip, lo faceva impazzire e non riusciva più a ragionare lucidamente. L’ira stava salendo, la sentiva, ne percepiva il sapore sulla lingua, un gusto amaro, acido, disgustoso.. avrebbe voluto distruggere tutto, avrebbe voluto urlare tutto quello che aveva in mente, ma sarebbe stato troppo pericoloso, per tutti quanti.
“Dai amico calmati, vedrai che ci sarà una spiegazione.” Disse Mick dandogli una pacca sulla spalla.
“Mick fatti gli affari tuoi ho detto!” disse lo sweeper ringhiando più di prima.
“Wè calmati io sto dalla tua parte! Dico solo che Kaori avrà sicuramente…” ma non ebbe il tempo di finire la frase perché Ryo, accecato dalla furia, in un attimo l’aveva afferrato per il collo della giacca e con tutta la forza che aveva, lo aveva stampato addosso al muro, destando il nervosismo dei presenti.
“Ti ho detto di farti gli stramaledetti affari tuoi!” urlò Ryo fuori di sé.
“Ehi amico calmati, ti ho detto che sono dalla tua parte, ma non credo che Kaori abbia potuto tradirti con Philip! Avanti rimani con i piedi per terra e non farti accecare dalla gelosia!” urlò Mick cercando di sostenere la sua ira.
“Ryo ora basta!” urlò Kaibara cercando di riportare il figlio alla realtà, ma senza riuscirci.
La tensione stava salendo pericolosamente, nonostante tutti i tentati fatti da Shin, l’uomo non riusciva a calmarsi e perdendo completamente il controllo diede un potente cazzotto in faccia a Mick.
“Ma sei impazzito?” urlò Mick, una volta sottrattosi dalla sua presa, mentre si teneva il mento con la mano. Nonostante cercasse di mantenere un contegno anche sentiva montare la rabbia dentro di sé.
“Ti ho detto che devi farti gli affari tuoi! Non vuoi comprenderlo con le buone allora ti aiuto con le cattive!” disse l’uomo sghignazzando. Era completamente partito e c’era un solo modo per fermarlo.
“Ora te le faccio vedere io le cattive!”
E detto questo Mick si tuffò addosso a Ryo e iniziò a riempirlo di cazzotti.
“Mick! Ryo! Finitela, non siete più dei ragazzini!” urlò Umibozu cercando di separarli.
“Va’ all’Inferno scimmione!” urlò Ryo sempre più arrabbiato.
“Se ti prendo ti ci mando io all’Inferno brutto idiota che non sei altro!” rispose l’omone sempre più adirato.
“Smettila Umibozu, non cadere nelle sue provocazioni, ci penso io a loro due.” Disse Shin rivolgendosi all’uomo che sbuffando decise di calmarsi e lasciar fare a lui.
“Mick! Ryo smettetela immediatamente!” continuò ad urlare Kaibara senza però ricevere attenzione dai due pazzi che si stavano prendendo a cazzotti sul pavimento della reception.
“Sei proprio un testone lo sai?” urlò Mick mentre parava un gancio di Ryo e cercava di metterlo k.o.
“Mai quanto te!” rispose Ryo, continuando a colpirlo con tutta la forza che aveva in corpo.
La lotta tra i due uomini durò qualche minuto, finché le forze non cedettero ed entrambi furono costretti a fermarsi.
“Ti senti meglio?” chiese l’americano mentre cercava di riprendere fiato.
“Non molto, ma grazie per questa scazzottata, mi ci voleva proprio.” Disse Ryo ridendo.
“Siete sempre i soliti imbecilli!” tuonò Umibozu.
“Ma che vuoi scimmione? Potevi divertirti anche tu, invece di stare lì impalato a fare finta di essere un bravo ragazzo.” Disse lo sweeper.
“Ora basta Ryo! Vai in cabina a farti una doccia fredda, vedrai che Kaori tornerà presto e quando questo accadrà non aggredirla, questo non farà altro che peggiorare la situazione!” disse Kaibara con tono austero.
“Smettila di trattarmi come un bambino!”
“Ma tu sei un bambino, lo dimostra il tuo comportamento di prima.”
“Non vedo cosa ci sia di male nel prendersi a pugni con un amico.”
“C’è che ora non te lo puoi permettere. Su avanti alzati e vai in camera e fai come ti ho detto o la perderai per sempre!”
E detto questo Shin prese le chiavi della sua cabina e si congedò per poi allontanarsi dal gruppo di uomini.
“Me ne torno in cabina anche io, vado a vedere come sta Miki.” Disse Umibozu allontanandosi anche lui e lasciando i due uomini da soli.
“Santa pazienza, è proprio perso per lei…” osservò Mick.
“Cosa vorresti dire?”
“Beh, ogni volta che Miki ha qualcosa, anche qualcosa di piccolo, tipo un raffreddore, un’influenza, lui prende e scappa da lei. Lo devo dire, è davvero innamorato il nostro Lucciolone.”
“Certo che lo è, se l’è sposata… quando mai avresti pensato che Lucciolone si sarebbe sposato?” chiese Ryo guardando fuori dalla finestra.
“In effetti…”disse Mick, poi si fermò un attimo a rifletter e infine disse “Credo sia il caso che anche io mi decida a farlo…”
“Che cosa?”
“A sposarmi con Kazue.. lei ha tanta pazienza con me, non mi chiede mai niente e mi dona tutta se stessa.. non voglio perderla per una sciocca paura.” Disse l’americano con tono deciso. “E tu che hai intenzione di fare?”
“Io? Ma di che stai parlando?”chiese lo sweeper facendo finta di nulla.
“Lo sai a cosa mi riferisco… cosa intendi fare con Kaori? Non vorrai farla aspettare in eterno.. guarda che rischi di perderla.”
“Si lo so.. ma ancora non è il momento.” Disse Ryo, alzandosi per poi prendere le chiavi della sua cabina e allontanarsi senza salutare il suo amico.
“Ehi ma dove vai?” chiese Mick e non ricevendo alcuna risposta gli urlò “Quando rientrerà in cabina non aggredirla mi raccomando!”
Nonostante tutto non ricevette nessuna risposta, Ryo continuò comunque a camminare senza voltarsi e senza dare il minimo cenno di vita. Mick lo guardò con aria sconsolata andare via e alla fine sussurrò tra sé “Testone!”

************
Nel frattempo, Kaori si era separata da Philip e aveva deciso di tornare in stanza.
Una volta arrivata alla reception, le era stato comunicato che Ryo era già rientrato in cabina e lei lo stava raggiungendo, ignara di quello che l’aspettava. La giornata appena trascorsa era stata meravigliosa, aveva passato tanto tempo sola con Miki e si era divertita tantissimo, poi aveva passato del tempo con Philip e questo le aveva fatto sentire ancora di più la mancanza di Ryo ed ora non stava più nella pelle. Aveva una voglia matta di vederlo e di abbracciarlo, le mancava così tanto che se fosse passato qualche altro minuto sarebbe potuta diventare pazza.
Con un enorme sorriso aprì la porta della cabina ed entrò. Con sua grande sorpresa, le luci erano spente, il buio avvolgeva tutta la cabina e non si riusciva a vedere nulla. Kaori mantenne a malapena l’equilibrio e si aggrappò al primo stipite che incontrò in tutta la stanza e cercando di mettere a fuoco senza luce, chiamò il suo compagno.
“Ryo? Sei qui?”
Non ricevette alcuna risposta. Strano.. eppure alla reception le avevano detto che era tornato.
“Ryo?” continuò a chiamare.
Nel buio cercò di mettere a fuoco il più possibile, i suoi occhi fecero una grande fatica, sentiva che c’era qualcuno dal rumore del respiro ma la sua vista era ancora indebolita dalla poca visibilità. Quando riuscì ad abituarsi, la sweeper riuscì a distinguere chiaramente la sagoma dell’uomo, che silenziosa guardava le luci della città che stavano costeggiando, fuori dalla finestra.
Ryo era lì, nascosto ed avvolto dall’oscurità, la sua figura imponente e misteriosa ricordava le antiche statue di marmo dell’epoca classica e lui sembrava perso nei suoi pensieri.
Incuriosita più che spaventata, Kaori si avvicinò all’uomo e cercò di scrutarne l’umore.
“Ryo sei qui.. perché non mi hai risposto prima?”
Ancora nessuna risposta. Lo sweeper rimaneva fermo immobile a guardare fuori dal vetro, imperturbabile come se lei non avesse detto nulla, come se neanche esistesse. La donna riusciva ad avvertire una sensazione strana, come di ansia, di rabbia, ma non riuscì a trovarne la causa, quello che in quel momento le importava più di tutto, era capire cosa avesse il suo socio.
“Ryo.. parlami, perché non mi rispondi?” continuò Kaori che istintivamente allungò una mano verso di lui.
Quando l’uomo la guardò, la sweeper si sentì morire. I suoi occhi erano freddi, disgustati, feriti e neri, la scrutavano con odio e rancore, come se fosse l’essere più odiato e disgustoso al mondo.. per qualche motivo Ryo ce l’aveva a morte con lei, ma niente le riusciva a far comprendere il motivo.
“Ryo ti prego parlami.” Disse la donna con voce tremante.
“Dove sei stata?” disse finalmente lo sweeper con tono imperioso.
“Cosa?”
“Ti ho chiesto dove sei stata!”urlò l’uomo afferrandola per il polso.
“Ryo ma che ti prende? Mi stai facendo male!” urlò Kaori cercando di divincolarsi.
“Spero che tu ti sia divertita!”
“Ma di cosa stai parlando??? Sono stata con Miki..e” cercò di dire la donna, ma il dolore che le stava provocando al polso le bloccò le parole in gola.
“Non mentirmi, guarda che lo so che ti sei andata a divertire con Philip!” la voce era tagliente mentre i suoi occhi erano spaventosi, pieno di ira e di fuoco.
“Ryo..”
“Non azzardarti a mentire, dimmi la verità!”
“Si è vero, sono andata in giro per la nave con Philip ma mi ha fatto da guida, non è successo nulla! Lo giuro!” disse Kaori quasi piangendo.
“Ti ho detto di non mentire!” urlò Ryo, afferrandola per la vita e sbattendola con forza sul letto.
La donna non ebbe modo di alzarsi e di riprendersi che l’uomo la sovrastava con il suo corpo e bloccandole entrambi i polsi, la guardava con disprezzo. I loro corpi erano così vicini, il contatto era elettrico, i loro volti erano a poca distanza l’uno dall’altro ma non c’era amore negli occhi di quell’uomo, solo odio e delusione. Non poteva essere… non stava succedendo proprio a lei, era impossibile. Lei lo amava e lui la ricambiava e allora perché la stava trattando così? Perché era convinto che l’avesse tradito? Perché la stava odiando così aspramente… da farla morire dentro?
“Ti prego Ryo credimi, non è successo nulla!” disse la donna piangendo disperata.
Kaori era spaventata ma non per la forza e l’irruenza dell’uomo ma più per il fatto che lui non riuscisse a crederle.. e che pensasse realmente che lei lo avesse tradito. L’uomo la guardò intensamente, il suo volto tradiva la sua sofferenza, il suo dolore, amore e odio erano i sentimenti riflessi nei suoi occhi e uno dei due aveva preso momentaneamente il sopravvento. Piano piano il suo respiro da prima affannato, si calmò e riprese un ritmo regolare.
Non voleva crederci, Kaori, la sua Kaori, sola con quel damerino, con quell’essere odioso e lui che non sapeva nemmeno dove lei fosse! Non poteva essere vero, lei non lo aveva tradito..lui era impazzito.
“Ryo, ti prego credimi.. ti giuro che non è successo nulla, lo so, ho sbagliato ad andare da sola con lui, ma si è solo offerto di accompagnarmi a vedere la nave.. ci sei solo tu per me te lo giuro.” La sua voce tremante era accompagnata da una cascata di lacrime che le scendevano copiose sul volto, i suoi occhi lo guardavano implorandolo di fidarsi di lei, in quelle grandi pupille nocciola piene di dolore, Ryo riuscì a leggere l’amore che lei provava per lui, la paura di perderlo che le annientava il cuore e alla fine, nonostante tutto riuscì a capire che lei stava dicendo la verità.
Quando riuscì a ritornare se stesso e si rese conto di quello che aveva appena fatto, si staccò da lei senza dire una parola e con uno scatto fulmineo uscì dalla stanza, lasciando la donna sola, sul letto in un mare di lacrime e di disperazione.

Continua…

Ritorna all'indice


Capitolo 18
*** 17 – Gli amici ti aiutano sempre a ritrovare la via… ***


Uscito dalla cabina, Ryo vagò per la nave come se fosse stato sotto l’effetto di un incantesimo. Aveva ferito Kaori, la sua Kaori, era davvero una cosa imperdonabile. L’aveva trattata malissimo l’aveva trattata con violenza, l’aveva insultata, ma la domanda più importante era.. cosa avrebbe fatto dopo? L’avrebbe presa con la forza, urlando contro quella pelle di alabastro che era sua? Marchiando la sua carne come se fosse stata una schiava? Avrebbe violato la sua innocenza solo per affermare un suo diritto di possesso? Sarebbe stato così codardo, così vile da farle una cosa del genere? E l’amore? Dov’era quell’amore che provava per lei? Come aveva potuto farle questo? Aveva promesso a suo fratello che si sarebbe preso cura di lei.. ed ora, era stato lui a tradirla.. non il contrario.
Questi pensieri lo stavano martoriando ad ogni passo, ma la cosa che gli faceva esplodere il cuore erano gli occhi di Kaori, quei due fari nocciola pieni di lacrime e di disperazione che lo pregavano di avere fiducia in lei e che ora lo tormentavano con i sensi di colpa. Lui aveva ferito lei.. e non l’aveva amata come le aveva promesso.
Stava camminando senza una meta, senza un perché, l’unica cosa che voleva era di trovare qualcuno che l’aiutasse a capire, a comprendere cosa gli stesse succedendo e che lo riportasse indietro nel tempo. Il suo Inferno interiore durò per qualche ora, il tormento lo accompagnò mentre il suo corpo si muoveva da solo e camminava senza meta dentro quella maledetta nave, fonte di tutti i suoi guai.
Senza neanche pensarci, si ritrovò di fronte alla camera di Mick. L’uomo con aria incredula rimase per qualche minuto a fissare il numero scritto sulla porta e volendo rischiare il tutto per tutto, bussò.
“Arrivo..” disse Mick, che in pochi minuti raggiunse la porta ed l’aprì ad un Ryo sconsolato e depresso.
“Che succede amico?” chiese l’americano osservando attentamente l’espressione dipinta sul volto dello sweeper.
“Ti va di bere una cosa Angel?” disse Ryo senza emozione.
“Ecco al momento sarei un attimo occupato..” disse l’uomo con aria leggermente imbarazzata mentre dietro di lui comparve Kazue con tutti i capelli scompigliati ed avvolta solamente da un lenzuolo. Lo stesso Mick era coperto solo da un asciugamano.. era chiaro di che tipo d’impegno stessero parlando.
“Ah.. scusa non me n’ero accorto. Scusa Kazue..scusatemi, me ne vado.”
“Mick, va con lui..” disse Kazue rivolgendosi al suo uomo.
“Ma Darling noi…”
“La nostra passione può aspettare… ma Ryo temo di no.”
L’uomo diede un’occhiata al suo amico che sembrava appena uscito dall’Inferno e sbuffando disse “Ok Ryo, aspettami, mi vesto e arrivo.”
“Grazie Mick, scusami tanto Kazue.”
“Nessun problema Ryo, se hai quella faccia deve essere successo qualcosa di importante e credo che ti faccia bene parlarne.” Rispose la donna sorridendo, per poi fuggire via all’interno della cabina, per indossare qualcosa di più appropriato.
Una volta recuperati una camicia e un paio di pantaloni, Mick si vestì al volo e raggiunse lo sweeper che lo stava aspettando fuori dalla porta.
“Allora che succede? Non solo mi riempi la faccia di pugni, poi vieni anche ad interrompere il mio idillio amoroso con Kazue, dovrei picchiarti per questo lo sai?” sbuffò l’americano.
“Si lo so.. ma ho bisogno di un amico stasera, di un amico vero Mick!”
“Allora credo che sia il caso di chiamare anche Lucciolone. Vieni con me.” E gli mise una mano sulla spalla come solo un vecchio amico sa fare, che con quel gesto riesce a togliere un po’ di quell’amara sensazione di aver combinato un bel guaio.
Percorsero i corridoi della nave senza dire una parola, Ryo con il suo umore nero e la sua faccia imbronciata, Mick con il suo aspetto sconvolto e un’aria preoccupata e sconsolata. In pochi minuti raggiunsero la cabina di Umibozu e stavolta fu Mick a bussare alla porta.
Quando la porta si aprì, l’omone si trovò di fronte ai due sweeper, uno peggio dell’altro, avevano una faccia da funerale e l’aria di chi voleva farla finita.
“Che diavolo volete a quest’ora?” disse bruscamente l’uomo, facendo attenzione a non urlare.
“Lucciolone, l’amico qui ha bisogno di una mano.. vieni a bere qualcosa con noi?” disse Mick.
“Non ci penso nemmeno, Miki non si è ancora ripresa del tutto potrebbe aver bisogno di me.”
“Vai con loro, tesoro.” Disse una dolce voce dall’interno della stanza.
“Ma Miki…”
“Non insistere, Ryo ha bisogno di te! Vai!” urlò la donna in tono più autoritario.
Al sentire queste parole, Umibozu sbuffò mentre Ryo e Mick accennarono un leggero sorriso che svanì prontamente quando l’omone rivolse loro uno sguardo minaccioso.
“Ok andiamo.” Disse sbuffando mentre afferrava la sua giacca verde militare.
“A più tardi amore.” Cinguettò allegramente Miki.
Una volta uscito dalla stanza e dopo aver chiuso la porta dietro di sé, l’uomo sbottò dicendo “Che accidenti volete?????”
“Ryo stasera ha bisogno di un amico vero, forse è meglio che ce ne siano due.” Rispose l’americano sorridendo.
Umibozu guardò Mick e gli sbuffò contro, poi rivolgendo uno sguardo a Ryo gli chiese “Che accidenti hai combinato per stare in questo stato pietoso?”
“Preferisco spiegartelo dietro un bicchiere di buon whisky.” Rispose lo sweeper senza cambiare espressione.
“Tzè. Come vuoi.”
I tre uomini si mossero all’interno della nave, in giro non c’era nessuno, tutti avevano cenato presto ed ora poche erano le persone che incontravano in giro. La regina del peccato, così maestosa, superba, meravigliosa in ogni sua singola caratteristica, ora sembrava essere così triste e desolata, tutto lo sfarzo e il fascino erano spariti ed erano rimaste solo le macerie che la rendevano più umana.
Quando raggiunsero il bar, l’effetto non fu lo stesso di qualche giorno fa, le luci erano più soffuse del solito, i tavolini tutti vuoti, non c’era musica, né vita e l’unica persona presente in tutta la sala era un giovane cameriere dall’aria inesperta.
Una volta giunti al bar, i tre uomini si accomodarono e il povero cameriere inesperto si apprestò a prendere le ordinazioni.
“Buonasera signori, cosa posso servirvi?” disse con aria impacciata.
“Io prendo un Manhattan Dry.” Disse Mick.
“Un Jumbo.” Disse Umibozu.
“Io voglio un Orientale.” Disse Ryo. (dedicato a Titinina)
“S-Si, un Manhattan Dry, un Jumbo ed un Orientale.. arrivano subito.” Rispose il ragazzo con aria impaurita e non sapendo nemmeno da dove cominciare.
“Ragazzo, dì la verità hai mai sentito parlare di questi drink o ti è mai capitato di prepararne uno?” gli chiese improvvisamente Mick, guardandolo dritto negli occhi.
Il cameriere tentennò qualche minuto e poi abbassando la testa ammise “Ehm.. e-ecco.. veramente no signore, non li ho mai preparati in vita mia.”
“Allora levati dai piedi ci penso io!”
“Ma signore… io devo…”
“Tu devi andartene, non vedi in che stato sta il mio amico? Ha bisogno di bere, qualcosa di serio e deve anche parlare con noi in privato, quindi smamma.” Gli ripeté Mick con un ghigno.
“Ma signore io non posso allontanarmi.. è il mio turno e…”
“Senti giovanotto, credo che tu non abbia ancora capito. Abbiamo bisogno di fare quattro chiacchiere tra amici e di bere un drink che sia degno di questo nome.” Disse l’americano allontanandolo dal bancone e prendendo il suo posto come barman.
“Mick accidenti hai spaventato quel povero ragazzo..” disse Ryo rimproverandolo.
“Se la caverà.. ma tu amico mio hai bisogno di bere un drink come si deve.. meglio se preparato da un amico no?” disse l’uomo facendo l’occhiolino.
“Non cambierai mai..” disse lo sweeper in un soffio.
Mick fece finta di non aver ascoltato e iniziò a preparare i vari drink con una maestria che solo lui poteva avere. Osservarlo mentre li preparava era quasi un hobby per Ryo, nel periodo in cui avevano lavorato assieme negli Stati Uniti, lui e Mick erano soliti ritrovarsi la sera a gustare un buon drink assieme ed era sempre Mick a prepararlo. Quell’uomo aveva proprio una passione per l’arte del barman, peccato che non avesse scelto quella strada, forse avrebbe avuto più fortuna.. ma forse era meglio così.
“Come ai vecchi tempi eh?” disse improvvisamente l’uomo, porgendo a Ryo il suo Orientale.
“Non hai perso la mano amico, sembra che il tempo si sia fermato a quando passavamo le serate assieme in quel buco che chiamavi casa.” Disse Ryo ridendo, dopo aver bevuto un sorso.
“Ehi, ti ricordo che ero ancora agli inizi come investigatore, di certo non potevo permettermi l’appartamento che ho ora.”
“Però ammettilo era proprio un buco.” Continuò lo sweeper ridendo fragorosamente.
“Eh già.” Disse Mick seguendo a ruota l’amico nella risata.
“Ehi barman! Il tuo servizio è lento!” sbuffò Umibozu che stava ancora attendendo il suo Jumbo.
“Non ti scaldare Lucciolone, il tuo drink sta arrivando.”
“Chiamami ancora Lucciolone e ti infilo dentro la bottiglia di whisky.” Disse l’omone ringhiando.
“Si e poi chi ti preparerà il drink? Il ragazzetto che è appena scappato via?” disse Mick che gongolando, mentre attendeva la risposta dell’omone di fronte a lui.
Umibozu, dopo aver udito quelle parole, varò l’idea di gustare un Jumbo preparato dal ragazzino che era appena fuggito e dopo aver compreso che sarebbe stato come bere acqua calda mista a cavolo, sbuffò e incrociando le braccia sul petto decise di aspettare.
In pochi minuti Mick preparò il drink ad Umibozu, il quale se lo gustò più del solito e con un cenno del capo gli mostrò il suo apprezzamento. Una volta pronti tutti i drink, i tre uomini si spostarono verso un tavolo isolato che dava sulle grandi finestre del bar e forniva loro un meraviglioso panorama della città tutta illuminata nella notte.
“Allora vuoi dirci cos’è successo stasera?” disse Mick mentre si gustava il suo drink.
“Non c’è molto da spiegare Mick.. ho perso la testa e Kaori ne ha fatto le spese.” Disse Ryo mentre con il capo chinato, guardava il ghiaccio sciogliersi nel whisky.
“Te l’avevo detto che eri troppo nervoso, cos’ hai combinato?”
“L’ho insultata, le ho gridato contro, le ho spiattellato in faccia tutta la mia gelosia e poi l’ho sbattuta con violenza sul letto… e per fortuna sono riuscito a fermarmi.”
“Altrimenti?”
“Altrimenti l’avrei fatta mia con la forza.. e tu sai benissimo che questa cosa non è da me. L’ho fatto con altre è vero, ma loro erano consenzienti, erano donne alle quali piaceva essere prese così, ma questo a Kaori no, non posso farlo.. sarebbe una vigliaccata enorme.” Disse l’uomo con aria colpevole.
“Uhm.. questa storia di Philip ti sta mandando fuori di testa eh?” disse Mick.
“Già! Non lo sopporto! Non sopporto che la tocchi, che la guardi, che passi del tempo solo con lei.. lei è mia e nessuno deve provare ad avvicinarsi.” Disse Ryo con rabbia,sbattendo il pugno sul tavolo.
“E tu questo lo hai detto a Kaori?”
“Eh? Ma sei matto? Per poi farmi fare la predica per il mio comportamento da immaturo e poi sentirle dire quanto sia simpatico, divertente e affascinante quel pesce lesso?”
“Anche se mi piacerebbe risponderti di sì per farti rosicare, invece ti dico che lei non ti farebbe mai la predica e nemmeno perderebbe tempo a parlarti di Philip, ma parlerebbe di voi.”
“Mick l’ho ferita, l’ho tradita e ho anche messo in dubbio la fiducia che avevo nei suoi confronti. Lei mi aveva chiesto di fidarmi e io invece non l’ho fatto.”
“Senti Ryo per come ho imparato a conoscere Kaori, non farà altro che aspettare il tuo ritorno. Ti ama alla follia quella donna, io stesso ho dovuto rinunciare perché il suo amore per te era più forte di qualunque cosa. Amico ascoltami bene, non sappiamo perché una donna così speciale abbia incrociato la sua strada con la tua, ma lo stesso si può dire di me e Kazue o di Falcon e Miki, eppure lui non si è fatto tanti problemi, dopo tanta resistenza ha ceduto e se l’è sposata ed oggi credo che sia l’uomo più felice sulla faccia della terra. Dico bene Lucciolone?” disse Mick guardando Umibozu, il quale si limitò a sbuffare come segno di affermazione.
“Il matrimonio non ti ha reso più loquace sai?” continuò a provocarlo l’americano.
“Bah, stiamo qui a perdere tempo, quando la questione è molto più chiara di come la si voglia dipingere.. anziché stare qui a deprimerti come una mammoletta, comportati da uomo! Non puoi fuggire da te stesso per tutta la vita e non puoi fuggire da lei.. ne sei innamorato, ammettilo e basta e vai a prendertela come abbiamo fatto noi!” disse Umibozu deciso.
“Credi che mi perdonerà?” chiese Ryo confuso.
“Sentimi bene, sono otto anni che quella donna ti è accanto, l’hai sempre trattata male, l’hai sempre presa in giro e ci hai provato con tutte le donne che ti passavano sotto il naso, sempre davanti a lei.. credi che per una volta in cui tu esplodi per gelosia che provi nei suoi confronti, lei non ti voglia più? Stai scherzando? Ne ha passate troppe per mollare proprio ad un passo dal traguardo.” Disse Mick deciso. “Va’ da lei Ryo.. e dille la verità, dille quanto l’ami e falla diventare la tua compagna di vita, so che muori dalla voglia di amarla come si deve.. allora vai!”
Lo sweeper guardò l’amico negli occhi e vi trovò la risposta a tutte le sue domande. Era la cosa giusta da fare? Si lo era.. dopo otto anni di incertezze, dubbi, delusioni, sofferenze erano entrambi ad un passo dalla felicità, ora toccava a lui agire e tornare da lei a chiederle di perdonarlo e di permettergli di amarla come avrebbe sempre voluto fare. Era giusto così, nessuno di loro sapeva perché, né come, nessuno di loro tre sapeva cosa avessero fatto per averle, ma una cosa era certa, tre donne speciali avevano incontrato il loro cammino e tutti e tre sapevano di non essere né stupidi né codardi per lasciarsele scappare così.
Ryo bevve l’ultimo sorso del suo Orientale e come un fulmine si alzò e si diresse verso l’uscita della sala. Una volta arrivato alla meta si voltò verso gli amici e disse semplicemente “Grazie.”
“Vai amico.. e fatti onore, sei o non sei lo stallone di Shinjuku?” disse Mick ridendo.
“Lo sono.” Rispose Ryo ridendo e poi si allontanò.
“Bene Lucciolone siamo rimasti io e te, allora sai che ti dico? Voglio fare un brindisi…” disse Mick alzando il suo bicchiere e continuò dicendo “Alle nostre compagne, che ci amano e ci sopportano sempre..a Miki, a Kazue.. e a Kaori che ama Ryo più della sua stessa vita.”
L’omone lo guardò per qualche minuto e poi alzò anche lui il suo bicchiere e i due sweeper brindarono assieme alla salute delle loro compagne e della loro eterna pazienza.
“Buona fortuna amico mio..che voi due possiate essere finalmente felici.”disse infine Mick mentre guardava le luci e la bellezza della città riflesse nel vetro del suo bicchiere di whisky.
Quando ti senti perso, quando ti senti vuoto e quando sembra non esserci alcun tipo di soluzione.. gli amici ti aiutano sempre a ritrovare la strada che pensavi di aver perso per sempre.


Continua…



***********
piccoli chiarimenti: Orientale, Jumbo e Manhattan sono dei cocktail che esistono davvero e sono tutti a base di whisky. Non li ho scelti a caso, Orientale è legato a Ryo per via della fanfiction di Titinina "Occhi da Orientale!, Jumbo mi sembrava il più adatto per Umibozu e Manhattan è perfetto per Mick perché è l'unico drink che ricordava l'America.
Questo capitolo è molto importante perché aggiunge un qualcosa in più all'amicizia tra Mick, Ryo e Umibozu ed è introspettivo per Ryo stesso che grazie ai suoi amici ritrova la lucidità e la grinta di cui ha bisogno.
Questa fic l'ho scritta sulle note di "Dark Theme" di Paolo Fresu, "Geometrie dell'Anima" sempre di Fresu e "Donna" di Paolo Fresu e Enrico Rava, volevo ricreare il clima del piano bar, dove gli uomini sono soliti prendersi un drink e guardare fuori dalla finestra la bellezza della città tutta illuminata. Vi consiglio di ascoltare queste canzoni perché sono meravigliose!

Tanti baci a tutti.

Ritorna all'indice


Capitolo 19
*** 18 – Amami e permettimi di amarti. ***


Avvolto da una strana e fresca sensazione di tranquillità, Ryo attraversava di nuovo in solitudine, gli ambienti della regina del peccato. L’ansia che lo attanagliava fino a qualche minuto prima, aveva lasciato lo spazio al coraggio e alla determinazione, voleva risolvere quella storia il prima possibile e avrebbe riavuto Kaori accanto a sé, a qualunque costo.
La sua mente era piena di pensieri mentre il suo sguardo osservava attentamente il mondo attorno a sé. Il tempo sembrava essersi fermato, non c’era nessuno in giro, nessuno che passeggiasse nel tentativo di calmare l’insonnia, nessuna traccia di vita, lo sweeper aveva la sensazione di essere su di un pianeta deserto dove tutto era immobile. Dov’era lo sfarzo che aveva visto fino a quel momento? Dov’era la maschera di lusso e potere che Sangem aveva messo alla sua nave? Dov’era finito tutto? Possibile che fosse la stessa nave che gli stava causando solo problemi? Era proprio lei.. immersa nell’immobilità più totale, l’osservava camminare e percorrere la sua strada silenziosa e spenta come una vecchia candela consumata.
Tanti erano i pensieri che gli affollavano la testa, nonostante l’appoggio di Mick ed Umibozu non sarebbe stato facile riuscire a farsi perdonare da Kaori. Quale donna sana di mente avrebbe potuto perdonarlo dopo una sfuriata del genere? Quale donna lo avrebbe accettato dopo essere stata trattata a quel modo? Nessuna.. forse era la risposta.
Mentre l’uomo camminava per un enorme corridoio costeggiato da finestre, il tempo iniziò a peggiorare e in poco tempo iniziò a piovere. Ryo si fermò di fronte ad una di quelle finestre e osservò attentamente il suo viso riflesso nel vetro. Il suo sguardo era pieno di preoccupazioni mentre il suo cuore era fiducioso e sperava ancora che lei potesse volerlo di nuovo con sé.
“Ryo Saeba sei proprio un cretino. Potresti perderla per sempre lo sai?” Disse con voce decisa, posando la fronte contro il freddo vetro della finestra. La sensazione di fresco sulla fronte lo calmò per qualche minuto. Nonostante tutto, cercò con tutte le forze di calmare il suo cuore e di rallentare il respiro leggermente affannato. Nella sua mente ripercorse tutto quello che era successo fino a qualche minuto fa, la sua rabbia, l’ansia che aveva nello sperare di trovare comunque Kaori in camera, l’ira che l’aveva colto quando aveva trovato la cabina vuota, il sospetto che lei potesse essersi stancata di lui e che avesse preferito Philip ed infine la furia che aveva preso il controllo di lui quando lei era tornata. Si sentiva uno stupido per aver montato tutto quel putiferio e avrebbe dato qualunque cosa per cancellare tutto quanto. Dopo essere riuscito a calmarsi ed aver ripreso fiato, si fece coraggio e continuò a camminare.
Attraversò i vari corridoi avendo la sensazione di essere chiuso in una bolla che gli impediva di avanzare… la strada gli sembrava così lunga.. Nonostante la sua convinzione, in pochi minuti arrivò di fronte alla sua cabina e dopo un attimo di esitazione, entrò.
La stanza era buia, l’unica fonte di illuminazione erano le luci della città, che creavano un fascio caleidoscopico sulle lenzuola smosse del letto. Quando gli occhi di Ryo si abituarono al buio, si accorse che Kaori si era addormentata sulla poltrona vicino alle finestre e la pioggia appena iniziata con le sue gocce ribelli le delineavano sul volto le lacrime che non era riuscita a trattenere.
“Mi dispiace di averti trattato male Sugar.” Bisbigliò Ryo avvicinandosi a lei e perdendosi nei suoi lineamenti del viso.
“Ti prego Ryo torna…” bisbigliò la donna nel sonno, facendo balzare il cuore dell’uomo.
“Sono qui amore… sono tornato da te.” sussurrò di nuovo.
Con grande delicatezza la prese in braccio e non riuscendo a staccarle gli occhi di dosso, s’incantò nell’osservarla riposare tra le sue braccia.
Sentendo un improvviso tepore avvolgerla completamente, Kaori si risvegliò di soprassalto e istintivamente si aggrappò alla camicia di Ryo, poi accortasi della situazione lo guardò negli occhi come a cercare di convincersi che non fosse un sogno.
“Scusa, non volevo svegliarti.. pensavo che avessi freddo e così.. ti volevo mettere sul letto.” Cercò di dire mentendo.
“T-Tu sei tornato.. sei reale vero?” domandò lei con voce tremante.
“Certo che sono reale.”
“Sei tornato davvero..? “
“Ma certo dove vuoi che vada?” disse lui cercando di convincerla.
“Io credevo che mi avessi lasciata per sempre.. che fossi andato via per sempre da me..” disse Kaori disperata avvinghiandosi a lui.
“Ma come hai potuto pensare una cosa del genere? Dove vuoi che vada Kaori.. senza di te?” disse Ryo guardandola intensamente negli occhi.
Kaori si perse di nuovo in quei grandi occhi neri, scrutando la sua anima e risvegliando in lui la passione che si era momentaneamente addormentata.
“Mi dispiace.. non avrei dovuto trattarti così.. è solo che..”
“Non importa Ryo.. tu sei qui e il resto..”
“No fammi finire per favore..non avrei mai dovuto trattarti a quel modo, prenderti con la forza e insultarti come ho fatto.. ma ero geloso Kaori, geloso marcio, non sopporto che qualcuno ti guardi come ti guardo io, che voglia averti come voglio io, provare gli stessi desideri che io cerco di far tacere da otto anni, non sopporto di perderti… non voglio che qualcuno ti porti via da me.” Disse l’uomo facendo appello a tutte le sue forze per riuscire ad aprirle il cuore.
Kaori non rispose, ascoltò attentamente ogni parola, osservò ogni singolo movimento delle sue labbra e una volta terminata la sua confessione, appoggiò i palmi delle mani sul suo viso e avvicinandolo a sé, lo baciò.
Un lungo bacio dato con amore, con tenerezza, con passione, con desiderio, ascoltando il fuoco che la stava consumando dentro, assecondando la sua voglia di essere sua per sempre.. voleva essere finalmente una cosa sola con lui.. essere un solo cuore.
“Amami… amami e permettimi di amarti Ryo..” gli soffiò Kaori sulle labbra, cosa che lo fece andare fuori di testa.
Tutti gli schemi, tutte le sue paure, tutti i suoi muri e le barriere che aveva costruito in otto anni di convivenza con la donna, caddero lasciando libero spazio ai sentimenti.
Prendendosi tutto il tempo che voleva, Ryo l’adagiò delicatamente sul letto e rimase qualche minuto a guardarla. Era così bella, Dio se lo era, la camicia da notte che aveva indosso era di un delicato bianco crema, la seta avvolgeva il suo corpo con un’innaturale delicatezza ma allo stesso tempo le delineava ogni singola curva del suo corpo, nonostante tutto era come se fosse già nuda davanti a lui e questa cosa portò la sua eccitazione a raggiungere il limite.
“Dio mio, cosa sei…” sospirò dolcemente, riempiendosi gli occhi della sua bellezza e pregustando l’unione dei loro corpi.
“Dimmelo tu..” rispose la donna con grande audacia.
Non si era mai sentita così, bella, magnifica, desiderata, più che altro non si era mai sentita desiderata così da lui.. il suo corpo riusciva a percepire l’eccitazione e l’adrenalina che Ryo stava provando in quel momento e tutta la sua pelle veniva percorsa da piccoli brividi di trepidazione.
“Sei qualcosa di unico Kaori… riesci ad essere dolce, innocente e sensuale allo stesso tempo..ed io sto impazzendo solo all’idea di farti finalmente mia.”
“Avvicinati a me Ryo.. fammi provare la tua pazzia…”
Kaori gli lanciò uno sguardo di fuoco, non riusciva più a mantenere il controllo, era tutta eccitata, trepidante, ansiosa, vogliosa .. si voleva lui e nessun’altro… lui avvinghiato al suo corpo, stretto a lei, che danzasse con lei, che sospirasse con lei, che urlasse con lei, pronunciando il suo nome contro le sue labbra.. lei voleva essere sua più di ogni altra cosa al mondo.
Quando la donna si leccò istintivamente il labbro inferiore, Ryo non riuscì più a resistere e si avventò con passione su quelle labbra rosse e succose che bramava di assaggiare. Quando le loro labbra s’incontrarono il contatto fu elettrico, le loro lingue si cercavano, s’ incontravano, danzavano, giocavano e si amavano con una passione e una dolcezza inebrianti. Kaori si avvinghiò a lui, accorciando la distanza che separava i loro corpi, avvinghiandogli le gambe attorno ai fianchi, Ryo gemette nella sua bocca quando i loro bacini s’incontrarono e la sua erezione premette contro il centro caldo di lei. Dio era una sensazione incredibile.. in passato aveva già fatto sesso con una donna, ma non aveva mai fatto l’amore e non poteva immaginare quanto fosse meraviglioso. Il suo corpo esplodeva dal desiderio che aveva per lei, la sua mente si svuotò completamente, l’unico pensiero era solo essere tutt’uno con lei, una furia passionale lo stava rapendo e si stava scatenando in lui… Ryo era ormai conscio di essere travolto da queste nuove sensazioni sopite che chiedevano solo di essere lasciate libere di vivere.
Kaori lo stava seducendo, in ogni suo singolo movimento lui riusciva a leggere tutto il suo amore e la sua passione e quest’emozioni lo stavano facendo diventare matto. Le sue mani non persero tempo e cercando di colmare la sua sete, iniziarono ad esplorare le curve della donna, nascoste dal tessuto leggero della camicia da notte.
“Grazie Kaori..”mugugnò lui contro la sua bocca.
“Per cosa?”chiese lei incuriosita.
“Per aver messo la camicia da notte, stasera..” disse lui al limite dell’eccitazione.
“Stupido.” Rispose lei sorridendo, prima di baciarlo di nuovo.
L’eccitazione ormai era alle stelle, Ryo si prese tutto il tempo per scoprire il corpo della donna, esplorandolo con le dita ed assaporandolo con le labbra. Il suo viaggio iniziò dal collo, l’uomo si gustò con avidità la morbida pelle della sua compagna, provocandole brividi in tutto il corpo.
Quando le sue dita raggiunsero la morbidezza del suo seno e la piccola sommità turgida del capezzolo, Kaori gemette violentemente contro le sue labbra, strusciandosi sensualmente contro il ventre dell’uomo. A quel contatto così improvviso anche l’uomo gemette con violenza.
“Hai deciso di uccidermi per caso?” chiese Ryo con voce roca, piena di desiderio.
“Potrei dire la stessa cosa di te.” rispose Kaori leccandosi sensualmente le labbra.
Quel gesto così semplice ed erotico allo stesso tempo, mandò di nuovo l’uomo in orbita, che non perse tempo e si rituffò sulle sue labbra, baciandole e succhiandole avidamente.
La camicia da notte di Kaori, ormai inutile compagna di avventure, sparì in pochissimi minuti, Ryo con poche ed abili, semplici mosse gliela tolse e la buttò a terra.
Ora Kaori era finalmente lì per lui, nuda, libera, meravigliosa in tutto il suo essere ed era lì solo per lui e Ryo s’incantò nel guardarla.
Accorgendosi di quel momentaneo blocco dell’uomo, la donna lo guardò intensamente negli occhi e gli chiese con voce preoccupata “Che c’è? Perché mi guardi così?”.
“Ecco .. è che sei stupenda Kaori.” Disse stuzzicandole l’orecchio e facendo accelerare il suo respiro.
Il suo viaggio riprese, la sua pelle era calda, liscia, delicata in contrasto con i calli presenti sulle sue mani..l’amore e la dolcezza che spazzavano via il dolore e la morte…l’uomo si gustò la sensazione di quella delicata morbidezza che gli scivolava sotto le dita e assaporò il suo dolce profumo di vaniglia.
Kaori lo sentiva, lo ascoltava con tutto il corpo e si muoveva seguendo il percorso delle sue mani. Il suo corpo risuonava come un violino accarezzato dalle dita del maestro…
Presa dalla foga e dalla passione le sue mani raggiunsero le braccia di lui e vi si aggrapparono con forza e disperazione… tutto stava accadendo così all’improvviso.. e la sua mente si stava svuotando completamente.
Non riuscendo più a resistere, Ryo se la gustò.. assaporò con la bocca e con la lingua quella pelle così stranamente perfetta mentre la sua eccitazione stava raggiungendo il limite.
“Ryo..” sussurrò lei.. era stremata, felice, eccitata... ma non riusciva più ad aspettare.. lo voleva, lo desiderava da troppo tempo e quello era il momento giusto.
“Lasciati amare… lasciati amare da me Kaori…” le sussurrò leccandole le labbra.
“Ryo ti prego… ti voglio da troppo tempo. Ti prego…” disse lei baciandolo con foga.
Assecondando le sue richieste, l’uomo si spogliò completamente, rimanendo nudo di fronte a lei, ai piedi del letto.
La sweeper rimase senza fiato guardandolo in tutta la sua statuaria bellezza. Era così sexy, così audace, così imponente da farla impazzire dal desiderio. Qualunque donna a Shinjuku avrebbe voluto essere al suo posto e come poteva dar loro torto? Ryo era bello, possente, era l’uomo che tutte volevano avere, ma lui era lì con lei e aveva scelto lei per compagna di vita e questo non poteva fare altro che riempirle il cuore di felicità.
Kaori si alzò delicatamente dal letto e mantenendo il contatto visivo, si avvicinò a lui. Ascoltando la forza del suo desiderio la donna iniziò a toccarlo e a baciarlo. Assaggiò quella pelle scura con le labbra e con la lingua, assaporandone a pieno il sapore salato e deciso. Quando i suoi denti raggiunsero il punto più sensibile del collo, Ryo ringhiò sopraffatto dal desiderio.
“Uhm.. credo di aver trovato un punto decisamente molto interessante.” Disse Kaori con voce maliziosa.
“Guai a te se lo rifai ragazzina..” disse Ryo ridendo.
Come se le avesse detto il contrario, la donna ripeté il suo gesto una seconda volta…e questa volta con molta più forza e decisione, Ryo gemette il suo nome con voce rauca e il suo respiro diventò più affannato. La donna non del tutto soddisfatta, continuò la sua tortura, esplorando tutto il corpo del suo amante e scendendo pericolosamente verso il basso.
Quando le sue calde ed umide labbra raggiunsero il suo membro turgido ed eretto, Ryo ebbe quasi un infarto.
“Kaori…oh Dio..” gemette, completamente sopraffatto dall’eccitazione e dal desiderio.
Le sue dita s’intrecciarono nei suoi capelli ramati e la sua mano le avvolse la nuca con delicatezza. La mente di Ryo ormai era partita per la Luna, la dolcezza con cui la sua compagna l’assaggiava e l’accarezzava con la lingua lo stava facendo impazzire..chissà quanto sarebbe riuscito a resistere ancora. Improvvisamente la donna terminò la sua diabolica tortura, come se fosse riuscita a percepire i suoi pensieri e lo liberò dal suo incanto, per poi alzarsi di fronte a lui.
“Non mi sembra che ti sia dispiaciuto…” lo provocò sensualmente la donna, mentre si leccava le labbra con gusto. Il sapore di Ryo era speziato, salato e deciso.. e Kaori non sembrava averne mai abbastanza.
“Sei una strega…” disse lui cercando di riprendere fiato.
“Una strega molto brava che ha scoperto il tuo punto debole..” disse la donna con orgoglio.
“Ohh ma io non sono da meno.” disse lui con aria da predatore.
Con un scatto fulmineo, rivoltò le loro posizioni e prendendola per i fianchi l’imprigionò tra il muro della cabina ed il suo corpo. Quel gesto eccitò ancora di più Kaori, la quale iniziò a cercare le sue labbra quasi con disperazione. L’uomo la sollevò da terra e aiutandola ad avvinghiarsi a lui la strinse a sé con forza, fornendole l’appoggio necessario.
“Dio mio… Ryo… io non ce la faccio più.” Disse la donna alzando la testa e facendola aderire alla carta della parete, mentre cercava di riprendere il controllo.
“Kaori… Kaori….” Gemette l’uomo contro il suo collo.
Ormai erano entrambi arrivati al limite, i loro corpi si chiamavano, si cercavano, si desideravano da troppo tempo che ormai ogni singolo gesto aveva la facoltà di provocare un’esplosione di sensualità.
Ryo ormai non ce la faceva più, non poteva più aspettare.. la voleva con tutto se stesso, voleva amarla, voleva permettersi di donarle tutto il suo amore dopo otto anni di dolore e sacrificio ed era giusto così.
L’uomo la prese e la portò con sé sul letto. I loro corpi aderirono di nuovo, il contatto fu ancora più inebriante dei precedenti, Kaori lo stava accogliendo..si stava donando completamente a lui e Ryo non ne aveva mai abbastanza.
La sua bocca avida, arsa dalla sete di desiderio si tuffò sul suo seno, mordendolo, assaggiandolo, leccandolo e succhiandolo con delicatezza ed irruenza.. solo come lui sapeva fare. Kaori gemette contro la sua testa, baciandogli i capelli, stringendosi ancora di più a lui e gemendo forte il suo nome. Ryo continuò il suo percorso, scendendo verso il basso, assaporando e gustando il sapore vellutato della sua pelle.
Quando raggiunse finalmente il suo centro, la trovo già eccitata e bagnata, pronta per lui ma non per questo si negò il diritto di assaggiare il suo sapore.. per troppe notti era stato tormentato dalla curiosità di poterla gustare con libertà, ora che aveva finalmente l’occasione per farlo.. tutto il resto doveva aspettare.
Non riuscendo più a resistere, Ryo si tuffò sul suo centro.. facendole emettere un grido di sorpresa. L’uomo si aggrappò alla carne bianca delle sue gambe, cercando di evitare che la donna istintivamente le chiudesse impedendogli l’accesso al suo segreto. Le dita di Kaori si aggrapparono con forza al lenzuolo sotto di lei mentre il suo corpo si arcuava subendo la dolce e pericolosa tortura dell’uomo.
“Ryo.. oh mio Dio… Ryo…” gemette la donna mentre l’uomo continuava imperterrito a gustarla.
L’uomo la tenne ferma per i fianchi mentre l’assaggiava, la leccava, la gustava, la tintillava e si concedeva tutto il tempo di gustarsi il suo sapore dolce, speziato, delicato. In cuor suo l’uomo non credeva che sarebbe potuto succedere davvero ma allo stesso tempo non riusciva a staccarsi da quel nettare così speciale.. avrebbe potuto passare le ore ad assaggiarla e a farla impazzire con la sua bocca.
“Ryo… Ryo ti prego…non così.. no.. voglio averti dentro di me… ti prego.” Implorò Kaori guardandolo negli occhi.
Dio che sguardo che gli donò.. che visione meravigliosa … Kaori nuda davanti a lui, con le guance arrossate, con gli occhi velati di desiderio, con le labbra gonfie e rosse per la voglia di baciarlo… che lo guardava con uno sguardo pieno d’amore e di passione… quella fu un’immagine meravigliosa che gli venne donata, alla quale lui non riuscì a dire di no.
Assecondando la sua richiesta, Ryo la liberò dalla sua stressa e aderendo perfettamente al suo corpo, si posizionò tra le sue gambe. Una volta assicuratosi che Kaori fosse veramente pronta per lui, la penetrò con un movimento deciso e le lasciò tutto il tempo di abituarsi a lui e alla sua improvvisa invasione. La smorfia di dolore che si dipinse sul volto della donna, lo fece però preoccupare e Ryo cercò di procurarle meno dolore possibile.
“Ti faccio male? Vuoi che smetta?” disse lui con il respiro affannato e la voce preoccupata.
“N-No, non preoccuparti sta passando.” Cercò di dire lei nel tentativo di rassicurarlo.
Rimasero qualche minuto così.. a guardarsi negli occhi, con i loro corpi avvinghiati l’uno all’altro… e con Ryo che le accarezzava il viso e la riempiva di dolci e caldi baci. Quando il dolore finalmente passò, negli occhi di Kaori ritornò potente e bruciante il desiderio di unirsi a lui e l’uomo riuscì a percepirlo chiaramente. Con una delicatezza ipnotica, iniziò a muoversi dolcemente dentro di lei, cercando di farle provare le stesse emozioni che gli riempivano il cuore.
Kaori si lasciò andare completamente, assecondò quasi istintivamente ogni suo piccolo movimento e il piacere piano piano iniziò a pervadere tutto il suo corpo. Gocce di miele, di dolcezza, di piacere scorrevano dentro alle sue vene.
Quando il movimento del suo compagno iniziò a farsi più deciso e veloce, la sua mente si perse per sempre nei meandri dell’amore e le sue mani istintivamente si aggrapparono alle forti braccia di lui che l’avvolgevano con una dolcezza infinita.
La danza era diventata veloce, frenetica, Ryo era pervaso dalla passione e dall’amore, gemeva il suo nome contro la sua bocca e si muoveva dentro di lei ringraziando in ogni singolo istante, quel Dio o quella Dea che gli aveva concesso di avere tra le sue braccia quella creatura così speciale.
I loro corpi erano uniti, avvinghiati, stavano diventando finalmente una cosa sola, nel corpo, nel mente, nello spirito e nel cuore… prima erano due, ora erano un unico essere pieno d’amore. La loro danza era un continuo cercarsi e sfiorarsi di labbra e di mani… era una lunga celebrazione del loro amore.
Poi.. l’esplosione, i piccoli frammenti, i colori accecanti e poi finalmente quella liberazione tanto attesa, tanto anelata, tanto implorata .. in otto anni di silenzi e di dolori. Prima Kaori e poi Ryo raggiunsero finalmente l’orgasmo, gemendo l’uno il nome dell’altra..e si lasciarono andare ad un abbraccio diverso dai precedenti.
Avevano finalmente dato sfogo alla loro passione, avevano ascoltato la loro voce interiore, avevano concesso al loro amore di uscire fuori e l’avevano celebrato con il rituale degli amanti… ora erano finalmente insieme.
Ryo, dopo aver ripreso fiato, si girò sulla schiena e Kaori posò la testa sul suo torace. L’uomo la strinse di più a sé e cercò di incontrare i suoi grandi occhi nocciola, che puntualmente si persero nei suoi due universi neri.
“Sei la cosa più bella della mia vita.. tu sei la mia vita.. sei la persona più importante per me Kaori.. e ora finalmente posso dirti senza remore che ti amo, ti ho sempre amato ..da otto interminabili e dolorosi anni di silenzio e di muri di gomma. Ti amo Sugar.” E dopo un attimo di esitazione continuò dicendo “Vuoi essere la mia compagna di vita?”.
“Oh Ryo ma io sono già tua.. solo che tu non te ne sei mai accorto.. o non l’hai mai voluto vedere forse per timore o per paura.. ma io sono già tua da otto interminabili e dolorosi anni di avventure e di dolore, di convivenza sotto lo stesso tetto, di combattimenti fianco a fianco.. io sono e sarò sempre tua Ryo.. e ti amo, brutto zuccone che non sei altro!” disse Kaori ridendo e baciandolo ancora e ancora e ancora.
“Ce ne hai messo di tempo per capirlo..” continuò lei quasi con tono di rimprovero.
“Ho rischiato di distruggere tutto, ma per mia fortuna.. c’è stato qualcuno che mi ha preso a calci e mi ha fatto capire la stupidaggine che stavo facendo..”
“Chiunque sia stato è un genio..e dovremmo ringraziarlo a dovere.” disse lei accoccolandosi a lui con l’eleganza di un gattina innamorata.
“Se ti sentisse dire queste parole salterebbe dalla gioia..” disse lui con tono quasi acido.
“Ah si? E perché?”
“Si tratta di Mick..e sono convinto che apprezzerebbe molto questo tuo complimento e la tua voglia di ringraziarlo.” sbuffò lui, in preda ad uno dei suoi soliti attacchi di gelosia.
Quando Kaori riuscì a decifrare l’espressione sul volto del compagno, sorrise istintivamente e accarezzandogli dolcemente la guancia disse “Beh allora penso che tu possa ringraziare Mick.. perché ti ha aiutato a ritornare da me e puoi anche dirgli che io ho occhi per una sola persona..e quella persona sei tu.”
“Dio quanto ti amo Kaori.. tu non sai quanto ti amo.” Disse lui sorridendo e avvicinando il suo viso a quello di lei.
“Allora vieni qui e dimostramelo.” Disse Kaori leccandosi le labbra con malizia.
E detto questo passarono tutta la notte ad amarsi, finalmente liberi di essere loro stessi e di vivere i loro sentimenti senza paura e senza invisibili muri di gomma.



Continua…

********
commenti:
Questo capitolo è stato un po' difficile per via della descrizione della scena d'amore. Volevo che fosse speciale per chi la legge, volevo riuscire a comunicare tanta passione ma soprattutto tanto amore... quell'amore profondo che Ryo e Kaori provano l'uno per l'altra.
Le musiche che mi hanno accompagnato, sono: Iruben Me di Zucchero; Speel the Wheel di George Micheal; The Sheltering Sky Theme di Sakamoto, una versione al pianoforte del tema originale; Wild Orchid Love Theme dei Paradise.
Una meraviglia di musiche che mi hanno saputo dare quella marcia in più per scrivere questo capitolo. bacini :)

Ritorna all'indice


Capitolo 20
*** 19 – Siete pronti? ***


Il mattino seguente, un bellissimo sole attraversò le nuvole e illuminò il grande cielo azzurro. Una dolce brezza soffiava delicata, spostando le nuvole che viaggiavano indisturbate nel cielo e infastidendo il cammino delle onde del mare.
Alcuni raggi dorati, attraversarono le fibre delicate delle tende di una cabina, accarezzando lievemente un corpo che supino era adagiato su di un letto senza lenzuola. Le punte dorate scaldarono delicatamente alcuni centimetri di pelle chiara, provocando brividi in tutto il corpo e risvegliando la sensazione di tepore.
I raggi dispettosi si espansero per tutta la stanza, rivelando la magia che si era consumata la notte prima. Nel letto vi era un corpo femminile completamente nudo avvinghiato delicatamente ad uno maschile. Le lunghe gambe della donna erano intrecciate a quelle dell’uomo in una spirale irreale, il viso addormentato era appoggiato al busto di lui, i capelli ramati ricadevano delicati sul petto muscoloso creando un vivo contrasto con la pelle dorata, il respiro di entrambi era lieve e delicato e l’uomo stringeva la donna avvolgendola per le spalle come a non volerla lasciare andar via.
Un raggio piccolo, giovane, curioso, dispettoso, puntò dritto agli occhi di Kaori, la quale avvertendo un bagliore singolare e un nuovo calore, aprì leggermente gli occhi per poi richiuderli, colpiti dalla luce accecante.
Ryo che era anche lui, piacevolmente immerso in un sonno magico, avvertì i movimenti della donna avvinghiata a lui e non potendo fare a meno di svegliarsi, aprì gli occhi e la visione che gli si presentò davanti, gli diede l’idea di essere ancora nel mondo dei sogni.
Kaori era lì con lui, avvinghiata a lui e alle sue braccia, i suoi capelli ribelli solleticavano il suo petto ed avvolta completamente dalla luce del sole era talmente bella che Ryo credeva di essere in Paradiso. Il suo cuore perse un battito quando i loro sguardi s’incrociarono.
“Buongiorno…” disse lui sorridendole sensualmente.
“Buongiorno… anche oggi sei stranamente mattiniero… dovrei portarti in crociera più spesso.” Disse lei ridendo.
“Ehi, guarda che non è colpa mia.. tu ieri mi ha sfinito ed ora mi hai anche svegliato...” sbuffò Ryo fingendosi offeso.
“Io ti avrei sfinito…e ti avrei anche svegliato eh?” rispose la donna alzando lievemente il sopracciglio.
“Certo.. non mi hai dato tregua neanche un minuto… altro che Kazue…con Mick, tu sei peggio di lei.” Disse l’uomo con tono provocatorio.
“Ma se eri tu quello che voleva recuperare otto anni in una notte!”
“Sono notizie false e tendenziose…”disse con aria sicura.
“Si eh? Se non ti avessi chiesto di fermarti.. . ed erano le due del mattino… tu saresti andato avanti fino a stamani.” Disse lei fingendo di lamentarsi.
“Come se la cosa ti dispiacesse… non mi sembrava che fosse così mentre eri sotto di me… anzi mi pare che ti piacesse molto visto i tuoi gemiti..” disse lui con sguardo sornione.
“Ryooooooo!” urlò Kaori con aria imbarazzata, mentre gli tirava contro uno dei cuscini bianchi.
“Ma cosa ho detto?” disse Ryo cercando di evitare l’attacco della compagna.
“Non devi dirle certe cose!”
“Ma Kaori ormai siamo una coppia.. che male c’è a dire la verità?” chiese lui fingendo di imbronciarsi.
“E’ che io mi vergogno…” disse Kaori diventa rossa come un peperone al sole.
L’uomo la guardò con tenerezza, la sera prima si era rivelata una gatta selvatica e decisa, ora invece era così piccola, così delicata da lasciarlo senza fiato. Era proprio così la sua Kaori.
Approfittando di una sua distrazione, l’uomo le tolse il cuscino dalle mani e senza far caso alle sue proteste, la prese per la vita e l’avvicinò a sé, stringendola con forza.
“Non c’è motivo di vergognarsi, l’amore è una cosa bella, naturale, delicata.. anche l’amore fisico è meraviglioso e sacro, non c’è niente di male, né di immorale in tutto questo. Siamo due persone che si amano e che vogliono diventare una cosa sola.” Disse l’uomo sorridendo dolcemente e guardandola con sguardo sornione.
Kaori, lo guardò con tenerezza.. aveva capito ogni parola che l’uomo aveva pronunciato.. e Ryo aveva ragione.. non doveva vergognarsi di nulla, quello che lei aveva sempre desiderato era finalmente accaduto, ora doveva solo abituarsi alla nuova realtà di loro due assieme come una vera coppia.
“Hai ragione… è solo che è tutto nuovo per me…”
“Anche per me.. ma sono convinto più che mai a volerti con me per il resto della mia vita.” Disse lui serio.
“Anch’io Ryo...” disse Kaori e poi con grande dolcezza lo baciò.
I due sweeper si stavano godendo l’uno le attenzioni dell’altro, l’aria stava diventando elettrica e il bacio era diventato il preludio di qualcosa di decisamente più interessante quando all’improvviso qualcuno bussò alla porta dei due piccioncini.
“Ma chi diavolo è a quest’ora?” borbottò Ryo mentre recuperava i suoi boxer dal pavimento e tentava di infilarsi nel tragitto dal letto alla porta della cabina, sotto lo sguardo divertito di Kaori.
Quando lo sweeper aprì la porta, si ritrovò di fronte il grande faccione sorridente di Mick.
“Buongiorno!!!” urlò l’americano sorridendo.
“Mick!!! Che accidenti ci fai qui?” borbottò Ryo.
“Siamo venuti a darvi un fantastico buongiorno… vero Kazue?” disse Mick rivolgendo lo sguardo verso la sua meravigliosa moglie.
“Certo!” disse la donna sorridendo allegramente.. che quando si accorse di quanto Ryo fosse vestito o per meglio dire poco vestito urlò, per poi coprirsi gli occhi dalla vergogna “Oh ma Ryooooo tu sei in boxerrrr!!! Ahhhhhh! Ti pare questo il modo di andare in giro????”
“Ryo sei sempre il solito!” disse Mick serio.
“Ma se sono nella mia stanza e poi sono al letto con la mia compagna.. ti pare normale che io stia vestito????” urlò lo sweeper senza prestare molta attenzione a quello che stava dicendo, destando ovviamente lo stupore di Mick e Kazue e della stessa Kaori che avrebbe voluto essere sotto terra in quel momento.
“Quindi.. noi .. vi abbiamo.. interrotto?” disse l’americano con aria stupita, che si tramutò in un secondo, in una risata soffocata.
Ryo rivolse il uno sguardo torvo al suo amico americano di fronte a lui e non riuscendo a trattenersi disse “Certo che ci avete interrotti stavamo per umpf….”
“Mick, Kazue.. grazie per essere passati a chiamarci, ora ci vestiamo e vi raggiungiamo per la colazione.” Disse Kaori, che dopo essersi ripresa dall’imbarazzo più totale, si era coperta al volo con il lenzuolo, era comparsa improvvisamente e per evitare che lo sweeper dicesse altre stupidaggini, aveva provveduto a tappargli la bocca senza che lui se e accorgesse.
Quando gli occhi di Mick (purtroppo) si posarono sulla figura della sweeper, avvolta dal solo lenzuolo bianco che le sottolineava delicatamente ogni curva del suo corpo, l’uomo iniziò a sbavare copiosamente e impazzendo visibilmente disse “Kaoriiiii vieni qui che il tuo Mick, è ben felice di aiutarti a vestirti.”
Con un balzo felino, l’americano cercò di saltare addosso alla sweeper ma fu prontamente bloccato da una gomitata ben assestata da Kazue e dalla fredda canna della 357 Magnum di Ryo, premuta con molta violenza contro il naso dell’uomo.
“Se ti azzardi a sfiorarla ti riduco a pezzetti talmente piccoli che dovranno usare le pinzette per recuperarli.” Disse lo sweeper con tono minaccioso, sotto lo sguardo imbarazzato di Kaori.
Non le era mai capitato di vedere Ryo così innervosito dallo sguardo e dalle attenzioni di Mick, evidentemente quel viaggio aveva cambiato le cose e dopo la scorsa notte sembrava proprio che l’uomo non avesse più intenzione di rinnegare i suoi sentimenti per lei. Strano a dirsi ma doveva ringraziare proprio Philip per questo.
“Ok ok..scusa amico…” cercò di dire l’americano rendendosi conto della situazione.
“Mick Angel! Cosa avevi intenzione di fare?” chiese improvvisamente Kazue, guardandolo con aria di rimprovero, con le braccia sui fianchi e con un’espressione in volto che esprimeva il suo stato d’animo, ovvero che era completamente fuori dai gangheri.
“Ma no… amore ti posso spiegare…” piagnucolò l’uomo, una volta resosi conto della stupidaggine appena compiuta.
Kazue non lo degnò di uno sguardo, anzi dopo aver salutato i due sweeper, si limitò a girare i tacchi e ad allontanarsi.
“Kazue, amore dove stai andando?” chiese Mick senza ricevere risposta.
“Ti sta letteralmente mandando a quel paese!” disse Ryo ridendo.
“Grr, non c’è niente da ridere, comunque eravamo passati per dirvi che Kaibara ci aspetta tutti al tavolo per fare colazione, i segugi non ci sono quindi potremo parlare in libertà… ed ora se non vi dispiace, vado a recuperare la mia sposa.” Disse l’uomo per poi fuggire via all’inseguimento della sua adorata.
Una volta che la coppia se ne andò, lasciando soli i due sweeper ancora sconvolti dalla scena, Ryo disse “Quell’idiota non cambierà mai…”
“Come qualcuno di mia conoscenza…”
“Cosa vorresti dire?”
“Mah niente, solo che nonostante tutto, sei sempre il solito gelosone….” Disse la donna canzonandolo divertita.
“Se toccano la mia donna, mi arrabbio, credo che sia una cosa naturale.”
Al sentire quelle parole, Kaori si ammutolì improvvisamente. Quante volte aveva desiderato di essere considerata la sua donna? Quante notti aveva sperato che lui facesse finalmente il fatidico passo? Quante volte aveva voluto che lui la chiamasse in quel modo e che la difendesse come aveva fatto un minuto prima? Ora finalmente tutto quello che lei aveva sperato, si era avverato e la sensazione che provava era gioia mista ad imbarazzo.
“Che c’è?” chiese l’uomo, sorprendendola mentre lo guardava come spaesata.
“E’ che.. non sono abituata a sentirti parlare così..” rispose lei sorridendo imbarazzata e stringendo con foga il lembo del lenzuolo che aveva attorno al corpo.
Ryo, lì per lì rimase stupito dalla sua reazione, in fondo non gli sembrava di aver detto chissà cosa, aveva solo detto la verità, lei era la sua donna e lui non si faceva fregare così su due piedi, aveva una reputazione da difendere… ma pensandoci su ebbe una folgorazione. Erano otto anni che lei aspettava una dichiarazione così, perciò si rese conto che quelle piccole e semplici parole per Kaori, avevano un valore enorme e che le avevano riempito il cuore di gioia.
L’uomo si avvicinò alla donna e sorridendole teneramente, non disse una parola, ma la strinse forte a sé e la baciò con estrema dolcezza.
“Dovrai abituarti perché ho intenzione di dirle per molto, molto tempo.” Le sussurrò delicatamente all’orecchio, per poi morderlo dolcemente mentre una delle sue mani birichine tentava di sfilarle il lenzuolo di dosso.
“Ryo Saeba… cosa avresti intenzione di fare?” rispose Kaori cercando di mantenere il controllo della situazione.
“Non è evidente?” rispose lui scendendo lentamente verso il collo e succhiando con avidità la pelle esposta.
“Si e ti ricordo che Mick ci è venuto a chiamare e che ci stanno aspettando tutti..” rispose la donna cercando di divincolarsi dalla sua stretta ferrea.
“Ah ma che t’importa? Lasciali aspettare.”
“Ryo, smettila immediatamente o ti riempio di martellate fino a farti cantare in finlandese.” Disse la donna liberandosi dalla terribile stretta e fuggendo di corsa in bagno nel tentativo di iniziare a prepararsi.
L’uomo rimase stupito e sconsolato a guardare l’aria di fronte a lui e poi preso dalla disperazione urlò piangendo “Ma il piccolo Ryo vuole fare mokkoriiiiiiiiiiiiiiii!”
E per tutta risposta ricevette un mini martellino contro il mento… eh si non era proprio giornata per il suo povero mokkori…
In pochi minuti, i nostri sweeper furono pronti per raggiungere gli altri a colazione e una volta lasciata la cabina, si diressero verso il salone centrale. Mentre camminavano istintivamente Ryo allungò la mano e raggiunse quella di Kaori, che a quel contatto si sentì invadere da una sensazione d’amore.
I muri erano caduti, le barriere erano svanite e le tenerezze, le voglie anche più nascoste dettate dall’amore erano finalmente libere di uscire allo scoperto, sempre con discrezione certo, ma finalmente potevano uscire. Percorsero così tutti i corridoi e gli ambienti della nave, così uniti, così felici e sorridenti, talmente belli da lasciare senza fiato tutte le persone che li incontravano per strada e che li guardavano passare.
Quando finalmente giunsero al salone centrale, la scena che si presentò ai loro occhi li lasciò un attimo stupiti. Un grande tavolo rotondo era stato apparecchiato con il servizio migliore e con ogni tipo di pietanza, dolce e salata per la colazione. Da una parte c’erano Umibozu e Miki, che parlavano della salute della mercenaria… l’omone era decisamente diventato molto apprensivo dopo il matrimonio…dall’altro lato una Kazue decisamente molto alterata che stava con le braccia conserte e con il volto rivolto dalla parte opposta a quella di Mick che stava disperatamente tentando di farsi perdonare la sua bravata di prima, ed infine Kaibara che con aria molto nervosa si guardava intorno nella speranza di individuarli tra la folla.
Quando li vide, il suo volto mutò da nervoso a tranquillo e si avvicinò a loro sorridendo.
“Ah finalmente siete arrivati… venite.” Disse Shin facendo loro strada verso il tavolo.
“Ma che succede qui?” chiese Kaori sorpresa.
“Ah finalmente siete qui… buongiorno ragazzi!” urlò Miki agitando la mano in cenno di saluto.
“Miki! Come stai?” chiese Kaori visibilmente preoccupata per le condizioni dell’amica.
“Benissimo.. è passato tutto. Grazie mille per tutto quello che hai fatto.” Rispose la mercenaria sorridendo.
Kaori non rispose ma si limitò a sorriderle e a farle l’occhiolino in segno di complicità.
“Mon Dieu, mia dolce Kazue cosa ti è successo?” disse improvvisamente Shin, rivolgendo lo sguardo alla dottoressa che aveva dipinta sul volto un’espressione inferocita ed offesa.
La donna non rispose e continuò a guardare altrove, fu Mick a rispondere per lei.
“Ehm.. credo sia colpa mia.”
“Ma cosa è successo?” chiese di nuovo Shin.
“Ecco non è facile da spiegare..” disse l’americano grattandosi nervosamente la testa con aria imbarazzata.
“Ohhh non farla tanto lunga.. stamani mentre ci stavamo dirigendo qui, siamo passati vicino al corridoio dove si trova la stanza di Ryo e Kaori e ne abbiamo approfittato per passare a chiamarli… non l’avessimo mai fatto! Li abbiamo trovati praticamente nudi, Ryo era in boxer e Kaori indossava solo un lenzuolo!” sbuffò risentita la donna.
Questa descrizione fece voltare i presenti verso i due sweeper che distolsero lo sguardo decisamente imbarazzati, ovviamente più Kaori che Ryo.
“Quindi.. voi due avete finalmente…” disse Miki con aria maliziosa, mentre il marito accanto a lei prendeva fuoco per l’imbarazzo causato da quei discorsi.
“Si.. e con questo? Non è mica una cosa così eclatante!” ringhiò Ryo innervosito da tutta quella situazione.
“Kaoriiii devi raccontarmi tuttooo!” urlò Miki, mentre Umibozu passava dal rosso fuoco al bordeaux e Kaori lo seguiva a ruota.
“Beh Ryo.. trattandosi di te.. lo è!” puntualizzò Kaibara che prima guardò il figlio e poi riprese il discorso precedentemente interrotto.. “Mia cara Kazue torniamo a noi .. dopo che è successo?”
La dottoressa guardò in alto, sbuffò, agitò i piedi e poi cedendo alle domande rispose “E poi questo cretino non ci ha più capito nulla… e si è fiondato su di lei, beccandosi una mia gomitata ed una minaccia da Ryo.”
“Darling ti ho detto che mi dispiace.. era solo per provocare Ryo te lo giuro.” Rispose l’uomo con aria da cane bastonato.
“Per provocare me?” rispose lo sweeper alzando il sopracciglio.
“Certo, tu lo fai costantemente da quando mi sono messo con Kazue.. volevo renderti pan per focaccia.”
“Hai capito…”
“Non ti credo Mick!” rispose la donna con aria stizzita.
“Suvvia Kazue.. si vede lontano un miglio che ti ama.. stava quasi per uccidere Micheal per come aveva osato guardarti… credo che tu debba dargli una chance.” Le disse Shin sorridendo.
Kazue ascoltò attentamente le parole di Kaibara, lo guardò per un istante e poi ripercorrendo indietro i ricordi si rese conto che alla fin fine, quell’uomo non aveva tutti i torti..Mick non aveva fatto altro che prendersi cura di lei da quando erano dentro a quel caso.. inoltre è vero, stava per uccidere Micheal che aveva anche solo pensato di provarci… se non l’amasse veramente, tutto questo non l’avrebbe mai fatto.
Quando si destò da quei pensieri, Kazue comprese il suo errore di giudizio e voltandosi verso il pover Mick, che era ancora più disperato di prima, lo abbracciò e lo baciò dicendo “Scusami, hai ragione.. ho sbagliato ad interpretare il tuo gesto… perdonami Mick!”
“Oh tesoro…” rispose l’americano baciandola con passione.
“Bene.. ora si che cominciamo a ragionare.” Disse Kaibara sorridendo compiaciuto.
“Ehi.. ma tu chi sei? Dottor Stranamore?”gli chiese Ryo con aria interrogativa.
“Sono tuo padre.. e poi sono un povero vecchio che adora aiutare i giovani…con voi ha funzionato no?” rispose prendendolo in giro.
“Ma di che diavolo stai parlando, abbiamo fatto tutto da soli!” disse Ryo che fu puntualmente fermato da Koari, la quale lo invitò a calmarsi e a non trattare male il padre.
“Ryo.. non dire così..”
“Ma Kaori.. hai sentito…”
“Si ho sentito.. e in realtà ha detto solo cose vere… ci ha aiutato moltissimo e dovremmo ringraziarlo.”
“Sgrunt… e va bene…” disse l’uomo cedendo alle parole della sua compagna.
La donna non rispose e lo guardò sorridendo e stringendolo forte a sé sotto lo sguardo ammirato di tutti. Quando i due sweeper si accorsero di essere leggermente osservati, pieni d’imbarazzo si sedettero a tavola ed ascoltarono attentamente le parole di Kaibara.
“Bene, ora che ci siamo tutti… vorrei aggiornarvi sulla situazione. Come avete saputo Sangem e i suoi non ci sono.. si sono mossi con il motoscafo..e ci hanno preceduto nell’arrivo a Venezia.”
“Siamo già arrivati?”chiese Miki sbalordita.
“Non ancora, manca ancora un giorno… ma Sangem è un tipo che vuole avere tutto sotto controllo e ci ha lasciato da soli in nave… da soli eccetto uno.. Micheal è rimasto qui e credo che abbia avuto istruzioni ben precise nei tuoi confronti, mia cara Kazue.”disse l’uomo rivolgendo uno sguardo verso la dottoressa.
“E io che c’entro?” chiese la donna mentre lo sguardo di Mick diventò scuro e inferocito.
“Credo che sia solo una questione di sicurezza… anche se Micheal era molto felice all’idea di doverti stare appiccicato..”
“Io quello lo ammazzo!” ringhiò Mick battendo il pugno sul tavolo e facendo saltare contemporaneamente tutte le tazzine.
“Non partire di testa Mick… non è il momento.. “ disse Ryo.
“Non dirmi quello che devo fare..”
“Amico… io per non aver ascoltato le tue parole.. stavo per mandare tutto all’aria… ed invece tu mi hai aperto gli occhi e mi hai fatto vedere la cavolata che stavo facendo. Ora tocca a me ricambiare e da buon amico ti dico.. non partire di testa, non è il momento, potrai vendicarti di Micheal a tempo debito.. siamo troppo vicini alla meta per fare casino proprio ora.”
Mick rivolse lo sguardo verso Ryo, ragionò per qualche minuto sulle parole appena dette e poi comprendendo chiaramente il messaggio, annuì dicendo “D’accordo Ryo hai vinto.. farò come dici tu.”
“Bene..”
“Ryo ha ragione Mick… avrai la tua occasione ma ora è importante mantenere i nervi saldi…” disse Kaibara con decisione. “Torniamo a noi Kazue.. ho dei regali per te.”
“Per me?”
“Si.. ecco a te mia cara.. ti saranno molto utili in questa ultima fase.” Disse l’uomo porgendole una piccola pallina blu e un bracciale d’oro.
“E questi? A cosa servono?” domandò la donna incuriosita.
“Te lo spiego subito ma prima devo dare delle cose anche agli altri.” E detto questo consegnò alle donne, dei bracciali d’oro come quello di Kazue.. e agli uomini dei meravigliosi gemelli d’oro.. e infine ne indossò un paio anche lui.
“A che servono questi?” domandò incuriosita Miki.
“Sono delle ricetrasmittenti. In questi ultimi giorni, di sicuro capiterà che ci separeremo, in questo modo possiamo rimanere tutti in contatto.”
“Wow.. questa si che è tecnologia.” Disse Mick sorridendo ed ammirando i suoi nuovi gemelli.
“Shin, invece questo cos’è?” chiese incuriosita la dottoressa mentre indicava la piccola pallina blu che aveva tra le dita.
“Quella mia cara è una micro bomba elettrica... basterà che tu la metta dentro al piccolo foro alla sinistra del sistema di riconoscimento del laboratorio e grazie ad un piccolo corto circuito, questa piccola pallina ti permetterà di entrare senza generare allarmi.”
“Wow.. e quando devo agire?”
“Domani sera… ci sarà la festa a casa di Sangem, mentre noi saremo su nella sala da ballo, tu dovrai trovare un modo per farti condurre alla nave e per rubare la formula segreta.. te la senti?” chiese Kaibara deciso.
Kazue ci ragionò a fondo, pensò a tutti i pro e i contro e alla fine decise di accettare.
“Si certo.”
“Darling sei sicura?”chiese l’americano decisamente molto preoccupato.
“Certo.. questa droga ha ucciso tante persone, troppe.. è ora di dire basta e di agire… e ho anche in mente come farlo.. ma tu dovrai darmi una mano.” Disse la donna accarezzando dolcemente il volto di Mick.
“Tutto quello che vuoi Darling.” Le disse baciandole il palmo della mano.
“Siete tutti pronti?” chiese Shin rivolgendo il suo sguardo a tutti i presenti e ricevendo in cambio sguardi di assenso. L’aria era elettrica, ognuno dei presenti non vedeva l’ora di agire… Mick voleva proteggere a tutti i costi la sua Kazue e mandare a quel paese Micheal. Ryo, aveva un conto in sospeso con quella droga, doveva vendicarsi per tutti gli anni bui che aveva dovuto sopportare, doveva vendicare Makimura e assicurare a Kaori un’esistenza felice, infine ad Umibozu prudevano molto le mani.. tutto quel tempo senza un po’ d’azione lo stava annoiando.. mentre Miki era decisa più che mai a portare a termine l’incarico.. e poi anche a lei mancava un po’ d’azione. Tutti i presenti si scambiarono degli sguardi complici e alla fine annuirono quasi contemporaneamente, rispondendo alla richiesta di Shin.
“Ora comincia il bello.” Disse l’uomo scoppiando a ridere fragorosamente, seguito a ruota dagli altri.
Le danze erano appena iniziate e il bello stava per arrivare..…era solo questione di ore.


Continua…

Ritorna all'indice


Capitolo 21
*** 20-Miki ne sai sempre una in più del diavolo! ***


na volta finita la colazione, Shin convocò tutti nella sua stanza per discutere del piano. La camera assegnata a Kaibara era enorme, superlusso e grande tre volte quella di Ryo e Kaori, che al momento sembra la più spaziosa tra le altre tre.
“Sangem ti tratta bene eh?” disse Ryo con una punta d’invidia.
“Sai com’è io sono il patriarca, quindi merito rispetto.” Rispose l’uomo sorridendo.
“Non sarà invece che sei il più vecchio e quindi meriti rispetto?” disse lo sweeper prendendolo in giro.
“Non c’è che dire.. sei proprio mio figlio… non ti arrendi davanti a nulla…per fortuna c’è Kaori a smorzare i tuoi istinti animaleschi. “rispose l’uomo osservandolo attentamente.
“Animaleschi? Guarda che qui l’unico animale è Umibozu!” rispose lo sweeper indicando l’omone che si era appena accomodato al tavolo.
“Animale a chi?” ruggì l’omone colto dalla rabbia.
“A te! Lo sappiamo tutti che sei uno scimmione!”
“Bada a come parli…. o ti faccio diventare uno straccio per pulire il pavimento!”
“Provaci se ci riesci scimmione!”
“Ora basta! Siete i soliti bambini! Ryo lascia in pace mio marito! E tu faresti meglio ad ignorarlo!” urlò Miki lasciando tutti i presenti sbigottiti per l’improvvisa sfuriata.
Sconvolti e stupiti da quella reazione tanto improvvisa quanto energica, sia Ryo che Umibozu si zittirono completamente e si ricomposero senza battere ciglio.
“Bene ora che siamo tutti pronti, volevo illustrarvi il piano. Domani sera ci sarà la famosa festa nella villa veneziana di Sangem, quasi sicuramente sarà una festa in maschera, dove si ballerà e si farà anche ehm.. altro.” Disse Shin con aria imbarazzata.
“Altro?” chiese incuriosita Kaori.
“Rapporti promiscui” rispose Ryo senza alcuna remora.
Al sentire quelle parole, la donna arrossì violentemente ed abbassò lo sguardo per non farsi scoprire dal compagno, il quale essendosi accorto di tutto, fece scivolare una mano sotto al tavolo e raggiungendo la sua, la strinse forte.
“Vedi Kaori, in questi ambienti, comportamenti di questo tipo, sono all’ordine del giorno.” Le disse con gentilezza Shin, guardandola sorridendo.
Kaori era una creatura pura, innocente, non aveva mai avuto a che fare con lo schifo e l’orrore del loro mondo, non poteva di certo immaginare che anche gli atteggiamenti sessuali sfiorassero lo schifo e la superficialità più estremi.
“Tornando a noi, mentre alcuni degli invitati si divertiranno nei privè.. altri balleranno nella sala, sarà difficile trovarsi con gli occhi, quindi dovrete avere sempre con voi gli oggetti che vi ho dato. Sangem è un uomo particolare, ama divertirsi, sfoggiare il suo lusso e inoltre va pazzo per la salsa.. dovrete quindi essere in grado di saperla ballare bene, per potervi muovere e tenere sott’occhio la situazione. Ma da quello che so nessuno ha dei problemi a riguardo.”
“Beh Kaori e Ryo sanno ballare anche il tango.” Disse improvvisamente Mick (v. Lezioni di tango di Titinina).
“Mick ma cosa stai dicendo?” disse improvvisamente la donna arrossendo al ricordo di lei e il socio che ballavano avvinghiati sotto lo sguardo attonito degli spettatori. Le sensazioni che aveva provato in quel momento, la colpirono all’improvviso e la donna si sentì avvampare al solo pensiero.
“La verità… tu e Ryo avete ballato alla gara di tango l’anno scorso.. te ne sei forse dimenticata? Inizialmente dovevamo ballare io e te… poi Ryo ha preso il mio posto.. e la vostra esibizione è stata meravigliosa! Credimi Shin, sembra che ce l’abbiano nel sangue.”
“Mick stai esagerando…” disse Ryo innervosendosi.
“Smettila di lamentarti! Va bene. Voi due ballerete il tango davanti a tutti… sarà un ottimo diversivo nel caso in cui Kazue dovesse avere dei problemi.” Disse all’improvviso Kaibara spiazzando i presenti.
“Che tipo di problemi?” disse Mick con aria nervosa.
“Beh, il suo compito non è da poco… ci potrebbero essere dei problemi, potrebbero scoprirla.. in quel caso tocca pensare ad un diversivo.”
“L’idea di Ryo e Kaori che ballano il tango è perfetta.. loro saranno il diversivo in caso di problemi.” Disse Miki superentusiasta all’idea di vedere i suoi due amici impegnati in una danza superpassionale.
“Il problema però è un altro..” disse infine Kazue con aria cupa.
“Cosa intendi?” rispose Shin incuriosito.
“Se siamo tutti invitati alla festa di Sangem come faccio a rimanere sulla nave ed avere libero accesso al laboratorio?”
La domanda di Kazue li colpì tutti come un fulmine a ciel sereno. Era un’osservazione corretta, lei doveva essere invitata assieme a Mick alla festa del capo, sarebbero stati scortati tutti, per paura che potesse succedere qualcosa…e lì era il difficile. Come potevano spiegare che proprio Kazue mancasse all’appello? Soprattutto senza destare alcun sospetto?
“Idea!” urlò Miki all’improvviso.
“Che ti salta in mente?” le chiese incuriosito il marito, mentre leggeva nei suoi grandi occhi azzurri l’aura maliziosa che la caratterizzava da sempre. Se fosse andata avanti così, presto le sarebbero cresciute la coda a picche e le corna da diavolessa.
“Possiamo sfruttare una debolezza a nostro favore! Ho in mente una cosa.. che sarà il nostro asso nella manica.”
“Cioè?” rispose Ryo scettico.
“Sappiamo tutti che Micheal ha un debole per Kazue.. “
“Dici? Non è mica così evidente…” disse la scienziata che nel frattempo veniva scossa da un brivido di ribrezzo mentre ripensava alla faccia da pesce lesso di quell’idiota e alle sue manie troppo appiccicose per i suoi gusti.
“Oh andiamo Kazue! Ogni volta che ti vede sbava, non perde tempo ad osservarti e a mangiarti con gli occhi… un po’ come fa Philip con Kaori.” Disse la donna sicura di sé, sotto lo sguardo cupo di Ryo e Mick che sentivano il sangue ribollire nelle vene al solo pensiero delle loro donne… oggetto delle fantasie di altri uomini.
“Miki forse è il caso di accelerare la spiegazione.. noto due vulcani addormentati che si stanno risvegliando.. e che da qui a pochi minuti… esploderanno con violenza.” Le disse il marito mentre focalizzava l’attenzione della moglie e dei presenti sulle facce dei loro amici sweeper. Certo che erano proprio bravi a celare la loro gelosia.. degni della CIA non c’è che dire!
La mercenaria iniziò a ridere fragorosamente, dopo aver lanciato a quei due un’occhiata d’intesa… erano cotti a puntino! Le sue amiche avrebbero avuto molte difficoltà a tenerli a bada!
Una volta che ebbe smesso di ridere e che fosse riuscita a ricomporsi, la donna continuò il suo racconto.
“Allora.. cosa pensate che potrebbe accadere se Mick e Kazue litigassero all’improvviso? Ovvero, siamo tutti pronti,preparati, stiamo per essere scortati da Philp e Micheal, i due scagnozzi di Sangem, poi all’improvviso … lei e Mick litigano di brutto, si dicono tante brutte parole e poi si mandano a quel paese… Kazue urla di non volerlo vedere mai più e Mick dice la stessa cosa… e lì scatta la nostra trappola… io non credo che Micheal/pesce lesso,sia in grado di rimanere indifferente di fronte ad un’occasione come questa! Kazue usando l’arte della seduzione, si farà riaccompagnare da Micheal, fingendo interesse per lui e troverò il modo di farsi accompagnare in laboratorio.. a quel punto potrà metterlo k.o. e procedere con il piano. ”
“Miki ma sei un genio!!!!” urlò la scienziata in preda alla felicità più estrema. Quell’idea era meravigliosa, lei avrebbe potuto rimanere sulla nave ed agire indisturbata… Miki ne sapeva sempre una più del diavolo!
“Io non sono d’accordo..” disse Mick all’improvviso, cercando di mascherare la rabbia e il nervosismo.
“E perché mai? E’ un’idea geniale! Cos’è non ti fidi di me? Eppure lo sai che io ti sono fedele!” ruggì la donna ripescando il ricordo di lui che saltava addosso a Kaori come un animale in calore.
“Anche io ti sono fedele e con questo? Ma quest’incarico è troppo pericoloso per te!”
“Pericoloso un accidente! Io sono l’unica a poter entrare lì!”
“Darling non sei obiettiva, per te è veramente troppo pericoloso! Shin dobbiamo pensare ad un altro modo! Non intendo permettere a Kazue di rischiare la vita così!” disse l’americano con foga cercando di mettere a tacere la compagna.
“Mick, credo sia il caso, che tu permetta a Kazue di decidere per se stessa.” Rispose Shin deciso.
“Mick Angel! Non ti azzardare a darmi ordini! Io farò quello che abbiamo stabilito e tu rimarrai a guardare è chiaro?” disse infine Kazue con tono deciso ed autoritario, tanto da lasciare sbigottiti e sconvolti tutti i presenti.
“Ma… ma… Darling…”
“Niente ma.. ho deciso!” rispose la donna stizzita. Aveva deciso ormai.. voleva portare a termine l’incarico, era l’unica in grado di poterlo fare.. inoltre voleva dimostrare al suo uomo che lei non era da meno di Kaori o di Miki, lei non era debole e non doveva essere protetta più delle altre. Era una donna tutta d’un pezzo e Mick avrebbe dovuto riconoscerlo molto presto!
“Mick dai è inutile che ti opponi.. Kazue ha già deciso .. devi arrenderti amico!” disse improvvisamente Ryo mettendogli una mano sulla spalla.
“E’ facile per te parlare.. se ci fosse stata Kaori, ti saresti comportato come me o forse peggio di me, conoscendo la tua indole da animale.”
“Animale io? Ma come ti permetti?????” disse Ryo gonfiandosi come un pesce palla.
“Povera Kaori che ti ha dovuto sopportare per tutti questi anni.. e per colpa della tua cieca gelosia per poco non distruggevi tutto! Meno male che c’eravamo io ed Umi a farti rinsavire.. non voglio pensare a quello che avresti potuto combinare!”
“Ma cosa stai dicendo? Kaori ha passato una notte fantastica con me! Se non fosse stato per lei e per la sua coscienza, io sarei andato avanti fino all’alba! L’avrei sfinita.”
“Certo come no…”
“Cosa vorresti dire? Guarda che io sono ancora in forma.. sono lo Stallone di Shinjuku e ho ancora 20 anni! Tu piuttosto mi sembri invecchiato ultimamente.. ti funziona ancora il coso o usi un giocattolo di plastica?” disse Ryo sghignazzando.
“Semmai sarai tu il vecchio! Io e Kazue abbiamo battuto il record di 10 ore di supersesso fantastico in tutte le posizioni.. abbiamo quasi terminato il Kamasutra.. voi a che punto siete? Ah che stupido forse non l’hai ancora iniziato.. nonnetto!” rispose Mick con aria di sfida.
Lo sweeper punto nell’orgoglio non se lo fece ripetere due volte e l’accettò immediatamente.
“Per tua informazione, io e Kaori stanotte abbiamo fatto i salti mortali… saranno state almeno dieci posizioni del Kamasutra, praticate in UNA notte SOLA e a giudicare dai suoi gemiti e dalle sue urla le è piaciuto parecchio! Non sono un nonnetto come puoi ben vedere!” Rispose Ryo con aria fiera, mentre le due donne li guardavano piene d’imbarazzo e di vergogna. Mentre i loro uomini sbandieravano ai quattro venti tutti i dettagli della loro vita amorosa, Kaori e Kazue si sarebbero volute sotterrare per riemergere anni dopo… tanto o per meglio dire troppo.. era l’imbarazzo che stavano provando.
“Con quell’aggeggino? Ma chi vuoi prendere in giro? Sarà piccolo quanto una matita!” urlò Mick con aria decisa.
“Cosa????? Ma che stai dicendo? Pensa che quando mi spoglio nudo, le donne svengono per la sorpresa.”
“Per la delusione vorrai dire… “
“Ma quale delusione? Ringrazia che le pareti della nostra camera sono spesse e che siamo soli nel corridoio, altrimenti stanotte nessuno dei nostri ipotetici vicini sarebbe riuscito a dormire… tanto erano le urla di piacere di Kaori!”
“Se se, non ci credo nemmeno se le sento.. secondo me finge per non darti delusioni… chi parla tanto, è un buono a nulla.. quindi tu sarai una frana al letto. Kaori mia divina, se vuoi un uomo vero puoi tranquillamente rivolgerti al sottoscritto!” urlò Mick con aria fiera, sotto lo sguardo cupo di Ryo che gli stava ruggendo contro.
“Se ti azzardi a provarci con la mia donna ti riempio di pallottole, talmente tante da far invidia al formaggio con i buchi! Kaori è solo mia! Povera semmai, sarà Kazue che sta con uno come te… io rimarrò sempre il numero uno. L’unico e solo Stallone di Shinjuku e Kaori sarà fiera di avermi!”
“Kazue è felicissima, l’altra notte mi ha sfiancato tanta era la voglia di avermi! Ma quale numero uno… sei solo un pallone gonfiato!”
“Bene allora misuriamoli! Vediamo chi ce l’ha più lungo!” urlò Ryo in preda all’enfasi.
“Ci sto!” rispose Mick.
Nel momento in cui stavano per slacciarsi i pantaloni e si apprestavano a tirarli giù di fronte a tutti i presenti, Kaori e Kazue esplosero come due vulcani esplosivi di grandi dimensioni.
“Cosa diavolo state facendo??????’” urlò Kaori tirando fuori un martellone enorme con su scritto “Brutti depravati!”.
“Vi siete impazziti per caso????” urlò a sua volta Kazue, brandendo un altro martellone con su scritto “Vergogna del Giappone e dell’America!”.
Con un doppio movimento fulmineo, le due donne si avventarono sui due sweeper e li misero KO, colpendoli con tutta la forza che avevano. Mick e Ryo si trovarono spiaccicati contro il pavimento della nave, sotto lo sguardo sbalordito degli altri presenti.
“Fof è fgiusto.. fa fominfato lui!” disse Ryo cercando di rialzarsi.
“Femmai..è fcolpa fua!” commentò Mick schiacciato nella stessa posizione dell’amico.
“Non importa di chi sia la colpa, siete due ragazzini!” urlò la rossa fuori di sé.
“Siete sempre i soliti!” urlò la scienziata in preda al nervosismo.
La tensione che si era accumulata in quel momento, svanì nel momento in cui Shin scoppiò a ridere fragorosamente sotto lo sguardo attonito dei presenti… in poco tempo Miki lo seguì a ruota, arrivando a ridere fino alle lacrime.
“Cosa c’è da ridere?” chiese all’improvviso Umibozu non capendo la reazione della moglie.
“Sono troppo divertenti, domani è il grande giorno e questi due riescono comunque a litigare sulle stupidaggini e a farci rilassare tutti. Ryo, Mick siete unici!” rispose Miki continuando a ridere.
Al sentire quelle parole, anche gli sweeper iniziarono a ridere fragorosamente… la tensione era svanita e il nervosismo calato.. ora sì che si poteva parlare di un piano.
“Bene, ora che siamo tutti più rilassati veniamo a noi. Il piano è questo, ci mescoleremo tra la folla, senza dare nell’occhio.. quando Kazue avrà fatto ci darà il segnale…l’unica via di fuga saranno i motoscafi di Sangem… dovremmo trovare un modo per mettere fuori gioco lui e i suoi scagnozzi .. ma quello non sarà un problema giusto?” disse Shin rivolgendo lo sguardo verso gli uomini. Non sta bene che delle signore si mettano a fare a botte no?
“Giusto.” Risposero Mick e Ryo all’unisono, Umi si limitò ad annuire.
“Bene signori, ora siamo davvero pronti per agire… mi raccomando, dovete fare molta attenzione, stiamo parlando della nuova Union Teope, più attrezzata e più potente della vecchia. Occhi ben aperti e non dimenticate il motivo per cui siamo qui!”
All’improvviso calò il silenzio e tutti i presenti si guardarono l’un l’altro. La tensione stava salendo, così come l’eccitazione per l’attesa.. erano pronti sì, erano veramente pronti e niente li avrebbe fermati.
“Siete tutti pronti?” chiese infine Kaibara.
Tutti i presenti annuirono. Nei loro occhi Shin riusciva a scorgere la fiamma della giustizia, della forza e della determinazione. Erano pronti, aveva scelto i migliori e questo lo rassicurava. Avrebbero portato a termine l’incarico, costi quel che costi.


Continua….

****
Commenti dell’autrice:
Ho deciso di mettere questo siparietto per allentare la tensione.. l’idea era di smorzare il nervosismo e ricreare le classiche situazioni in cui i nostri amici stanno per rischiare la pelle, ma riescono sempre a trovare il modo per ridere e fare buffonate.
L’idea del ballo per Ryo e Kaori mi è venuto in mente quando ho iniziato a sentire dopo tempo, Libertango e tutte le canzoni di tango che ho. Avendo una madre che pratica sia tango che salsa, ne conosco tantissime.. però le mie preferite sono sempre quelle più famose. L’idea di riascoltarle è uscita fuori dopo aver letto “Lezioni di tango” di Titinina.. ed è a lei che devo l’aver pensato ad una scena particolare.. verso la fine della fantiction. Spero che vi sia piaciuto bacini ^_-

Ritorna all'indice


Capitolo 22
*** 21 – Come se fossi tuo padre.. ***


Una volta terminata la riunione, i partecipanti si separarono. Kazue corse di sotto in laboratorio, per poi passare tutta la giornata a sentire le urla e gli strepiti del dottor Tsunegai. Uno degli assistenti aveva sbagliato la sequenza degli elementi da inserire nella formula e perciò aveva combinato un bel disastro. La scienziata aveva avuto l’arduo compito di calmare l’uomo e impedirgli di uccidere quel povero ragazzo, alle prime armi.
In fondo non aveva fatto niente di male, aveva solo sbagliato la dose degli elementi, ma il dottor Tsunegai non volle sentire ragioni, almeno fin quando non intervenne Kazue.. che smorzò gli animi e riuscì ad evitare al ragazzo una bella punizione.. forse anche la morte.
In realtà quel movimento non le dispiace affatto, l’aiutava a non pensare a quello che sarebbe successo il giorno dopo. E’ vero che erano ad un passo dalla vittoria, ma era anche vero che lì erano tutti in pericolo e che un passo falso avrebbe messo a repentaglio la loro vita.. inoltre era preoccupata per Mick. Sarebbe riuscito a fingere? Sarebbe riuscito a controllarsi di fronte alle avances di Micheal? Lei doveva sedurlo.. e Mick doveva restare a guardare.. cosa sarebbe successo domani?
Questi e tanti altri erano i pensieri che affollavano la mente della povera scienziata, che nonostante cercasse con tutte le forze di concentrarsi sul suo lavoro, non riusciva nel suo intento. Le sue mani tremavano, il suo corpo era in preda ad una crisi di nervi quasi incontrollabile.. tanto che quasi stremata, decise di prendere una decisione drastica.. e di fare l’unica cosa che le era rimasta.
“Professore posso parlarle un secondo?” disse, rivolgendosi a Tsunegai che era intento ad analizzare gli ultimi campioni pervenuti.
“Dimmi pure mia cara.” Rispose l’uomo cordialmente. Nonostante il suo caratteraccio, il professore era sempre stato molto gentile con lei. Kazue era l’unica persona in tutto il gruppo ad avere il rispetto di quell’uomo.
“Oggi non mi sento bene.. ho addosso un nervosismo inspiegabile.. vorrei prendermi la giornata libera, sempre se per lei va bene.”
L’uomo la scrutò a fondo, osservò ogni movimento del suo volto, l’espressione nei suoi occhi, il nervosismo che veniva sfogato tramite l’azione di rigirarsi i pollici e alla fine rispose.
“Si, ti vedo strana oggi.. quel che ti turba non sono affari miei, ma non ti ho mai vista così sconvolta, perciò oggi sei libera. Riposati, domani è un gran giorno per tutti noi.” Le disse per poi abbracciarla calorosamente e ritornare al suo lavoro.
Senza dire una parola, la donna se ne andò e si recò sul ponte della nave per prendere un po’ d’aria.
La donna percorse tutta la strada che la divideva dal sole e dall’aria, durante tutto il tragitto fu colta da una sensazione di soffocamento e di ansia.. e quando riuscì a mettere un piede fuori e a percepire l’aria che le solleticava il viso, si sentì come rinata.
Il sole era alto nel cielo e i suoi raggi erano così forti e penetranti.. Kazue ci mise un po’ ad abituarsi alla luce gialla e penetrante. Quando finalmente i suoi occhi si abituarono, raggiunse velocemente la ringhiera e si rilassò immergendosi nella bellezza del paesaggio. Sarebbe stato meraviglioso immaginare di essere in una crociera romantica con il suo Mick, bere cocktail al tramonto, scambiarsi dolci frasi d’amore e sedersi sulle sdraio del ponte per ammirare le stelle di notte. Le sarebbe piaciuto fare una luna di miele..ma chissà se Mick l’avrebbe mai sposata? In fondo cosa aveva avuto dalla vita? Aveva perso l’uomo che amava nel modo peggiore, aveva rischiato la vita per distruggere l’uomo responsabile di quell’orrore…si era innamorata di Ryo e l’aveva perso inesorabilmente… ed infine aveva curato Mick, l’aveva riportato alla vita e se n’era innamorata. La sua vita non era male, ma lei voleva di più.. era tanto che voleva parlare con Mick di loro due.. del loro rapporto.. e del loro futuro. Voleva dirgli della sua volontà di sposarsi e di avere dei figli da lui… anche se non c’era mai stata l’occasione giusta… almeno non l’aveva mai trovata. Però le cose cambiano. Quel caso così pericoloso, il cambiamento che era avvenuto tra Ryo e Kaori e infine il suo ruolo in tutto questo.. l’aveva portata a pensare a lungo alle sue priorità e alla fine aveva preso una decisione.. se fossero riusciti ad uscirne vivi, gli avrebbe rivelato tutto quanto… costi quel che costi.
Questi pensieri le stavano affollando la mente e l’avevano trascinata in uno stato di lieve incoscienza, quando all’improvviso una figura alta ed elegante si avvicinò a lei e si mise ad ammirare il paesaggio.
Quando Kazue se ne accorse per poco non ebbe un infarto.
“Shin! Oddio.. mi hai spaventato.” Disse la donna posando una mano sullo sterno nel tentativo di calmare il batticuore.
“Mi dispiace Kazue non era mia intenzione. Ti ho visto qui.. avevi un’aria così triste che mi è venuta voglia di venirti a chiedere quale fosse il motivo.”
“Si vede tanto che sono triste vero?”
“Si… ti si legge in faccia. Cosa succede?”
La donna si voltò di nuovo verso il paesaggio e mordendosi le labbra cercò di calmare il suo nervosismo.
“Sono spaventata.. ho paura.. tanta paura…”
“Per quello che potrebbe accadere domani?”
“Si.. ho paura, non voglio che accada nulla di brutto, a nessuno di noi… e poi non voglio perdere Mick. Ho troppe cose da dirgli prima di morire. Voglio una famiglia, dei bambini.. e..”
“E..”
“E sono cose che non si possono fare nel nostro mondo.” Disse lei sospirando.
“Kazue, mi rendo conto che il tuo compito sia il più duro e il più rischioso in assoluto , ma io sono convinto che andrà tutto bene, sono dentro a questo mondo da troppo tempo per potermi sbagliare.”
“Ma…”
“Senti, so come ti senti, hai paura, tanta paura, temi di morire, di veder morire la persona che ami… sono dei timori davvero comprensibili ma Ryo, Mick e Umibozu sono i migliori, per questo li ho scelti.. e sono convinto che andrà tutto bene.”
“Speriamo che tu abbia ragione.” Disse la donna fissando l’orizzonte di fronte a sé, abbandonandosi per un attimo a quel pizzico di Paradiso che le veniva concesso.
“Perché non vai da lui?” disse all’improvviso l’uomo, interrompendo il suo idillio.
“Cosa?”
“Va’ da lui.. passa tutto questo tempo con lui, parlagli dei tuoi pensieri, dei tuoi progetti, digli quando lo ami e quanto tieni a lui.. vedrai che dopo ti sentirai meglio, meno preoccupata e più sicura di te stessa..”
“Ma Shin ti sembra il momento? Così in mezzo alla missione.” Disse la donna con aria titubante.
Doveva parlare di famiglia, bambini, matrimonio e futuro con uno dei più famosi dongiovanni in circolazione, nel bel mezzo di un caso come quello? Ma si era bevuto il cervello?
“Senti, io penso che le belle cose accadano poche volte nella vita e in quei pochi momenti che il fato ci concede noi dovremmo buttare ogni logica alle nostre spalle e vivere tutto seguendo il nostro cuore. Tantissimi anni fa ero innamorato di una donna, Sheila, l’avevo conosciuta in uno dei miei viaggi in America e non l’ho mai dimenticata. Lei era bellissima, dolce, simpatica, vitale… era la donna che tutti avrebbero voluto accanto. Io avrei dovuto dirle quanto l’amavo prima di ritornare in Giappone.. ,ma non lo feci. Avevo troppe remore, il mio lavoro, la sua vita, la mia.. così non le dissi nulla e ritornai a casa senza dirle la verità. La vita poi non è stata magnanima con me, ho incontrato tipi poco raccomandabili che mi hanno irretito fino a farmi diventare il mostro, il capo dell’Union Teope… e a farmi perdere il senno… quando sono rinsavito era troppo tardi, avevo fatto male a me stesso e avevo quasi ammazzato il mio unico figlio…” disse Shin guardando intensamente l’orizzonte. Kazue lo guardò con attenzione, il viso era pieno di rughe forse dovute all’età, forse ai dispiaceri… forse alle colpe. La sua figura tradiva l’idea di un uomo forte e deciso che era sopraffatto dai sensi di colpa.. soprattutto verso il suo unico figlio. Al primo sguardo si poteva pensare che l’espressione di Shin fosse semplicemente seria, invece non era così.. era corrucciata, arrabbiata, nera, tormentata.. sicuramente ce l’aveva con se stesso per tutto il male che aveva fatto alle persone che amava.. quella missione gli offriva l’occasione di redimersi dal suo peccato originale.
“E Sheila?” disse la scienziata con tono esitante.
“E’ morta… due anni fa di cancro. Non sono riuscito a dirle addio.. “
“Mi dispiace Shin…”
Ci fu un minuto di silenzio, in cui sia Shin che Kazue non dissero una parola, anzi rimasero per qualche minuto come incantati ad osservare il movimento del mare lungo l’orizzonte. Attorno a loro, le persone chiacchieravano, ridevano, discutevano, passeggiavano come gabbiani irrequieti attorno ad un faro intoccabile.. ma niente li distoglieva dai loro pensieri.
“Mi hanno detto che ha avuto una vita felice..”
“Cosa?”
“…Sheila.. suo figlio mi ha detto che era molto felice… e che ha avuto una vita bellissima.. e poi mi ha lasciato questa lettera ed un regalo.”

“Caro Shin,
è tanto tempo che non ti vedo, che non ho tue notizie.. mi ricordo ancora quando uscivamo assieme e correvamo come dei pazzi per le strade di New York. Ricordo ancora il nostro primo incontro, ti ha mai detto nessuno che non ci sai proprio fare con le donne? Bene la prima persona sarò io: tu sei negato con le donne.. ma forse questa è la cosa che mi piace di più di te. Ogni tuo gesto era spontaneo, delicato, a volte impacciato, ma proprio per questo eri una meraviglia di uomo.. diverso da tutti quelli che ho conosciuto nella mia vita.
I miei giorni stanno giungendo al termine.. ho un cancro ai polmoni, una malattia incurabile ma non per questo sto tremando di paura.. la mia vita va avanti.. nonostante tutto il male. Ho due figli, uno più bello dell’altro e sono la mia gioia.
Ho lasciato a mio figlio più grande il compito di darti un mio dono per te. Sono due fedi, le ho comprate il giorno della tua partenza nella speranza che io e te ci saremmo sposati … un giorno… ma così non è stato.
Te le voglio dare comunque, donale alla donna che amerai oppure donale a tuo figlio e digli di far felice la donna che ama.. come tu non hai potuto fare con me.
Sei sempre nel mio cuore.
Con amore.
Sheila.”


Una volta letta la lettera, una lacrima ribelle e delicata solcò il volto di Kazue, che si affrettò con grande foga ad asciugarla con le dita.
“Una donna meravigliosa..” disse Kaibara stringendo con forza la lettera tra le dita.
“Si.. è vero.” Disse la donna sorridendo. “Le fedi di cui si parla nella lettera.. sono le stesse che hai dato a Ryo e Kaori vero?”.
L’uomo rivolse uno sguardo d’intesa alla donna e poi sorridendo lievemente disse “Si, sono quelle… ho sperato che potessero portare loro molta fortuna. E così è stato… spero che loro possano far avverare il mio sogno.”
“Che sogno?”
“Vivere una vita serena con la persona che si ama..nonostante tutte le cose brutte del nostro mondo.”
“Credo che ci riusciranno.” Disse la donna sorridendo.
“Ci riuscirete anche voi..” disse Shin avvicinandosi a lei. “Ci riuscirete Kazue.. non avere dubbi.”
Detto questo si avvicinò delicatamente a lei e con grande gentilezza ed affetto, quasi come se fosse suo padre, Kaibara la prese tra le braccia e la strinse forte. La scienziata inizialmente un po’ sorpresa da questo atteggiamento, in seguito si abbandonò con gratitudine a quell’espressione così delicata e sincera di affetto.
Le braccia dell’uomo erano grandi e possenti, ma la sua stretta era delicata e leggera, il suo petto era muscolo e ampio come se fosse destinato a stringere tra le braccia una donna o un figlio, come se potesse contenere dentro di sé tutte le pene del mondo, il suo odore era un misto di tabacco vecchio stile e dopobarba al muschio bianco e il calore del suo corpo era così presente e protettivo da ricordare la magia dell’abbraccio di un padre.
“Grazie Shin…” disse la donna stringendolo con forza e assaporando la dolcezza di quel momento.
“Non aver paura.. andrà tutto bene… fidati di me…”
“Si.. grazie…”
E in quel momento, Kazue sentì che tutte le sue preoccupazioni erano svanite come per magia.

E ti stringerò a me, accogliendo nel mio cuore tutti i tuoi dubbi e i tuoi dolori..
E ti abbraccerò stretta, accogliendoti tra le mie vecchie ma possenti braccia…
Come quando eri bambina e piangevi nelle notti di temporale…
E ti parlerò con tutto l’amore e il calore che ho nel cuore..
Come se fossi tuo padre…




Continua…


****
Commenti :
Ho deciso di scrivere questo capitolo perché volevo mostrare un lato particolarmente emotivo di Kazue, in fondo lei sta per fare una cosa bruttissima, sedurre un uomo mentre il suo amato la guarda, che cosa brutta! Ho voluto far fare a Shin la parte del padre amorevole perché secondo me, lui stesso è un padre amorevole… e se non fosse impazzito sarebbe stato così.
I versi finali, sono miei… un padre che parla alla figlia e che la rassicura sul fatto che l’abbraccio di un padre possa sempre far sparire ogni paura ed ogni preoccupazione… io provavo quest’emozioni quando mio padre mi abbracciava da bambina.
Dedico a lui e a voi, quattro versi che ho scritto… un ricordo che porterò sempre nel cuore.
Ti voglio bene papà ovunque tu sia.

Ritorna all'indice


Capitolo 23
*** 22- Cuore preoccupato ***


A dirla tutta, Kazue non era l’unica in preda alla preoccupazione, infatti anche un’altra delle ragazze era scossa da continui dubbi che le martellavano il cervello.
Kaori quel giorno, aveva fatto del suo meglio per non pensare a niente ma non ci era riuscita del tutto.
Cercando di ignorare i pensieri, aveva tentato di far viaggiare la sua mente altrove, infatti mentre gli uomini si allenavano con foga nella meravigliosa palestra della nave, lei era andata in giro per la nave con Miki, forzandosi di non pensare a niente ma la cosa non era andata a buon fine. Aveva finito col passare una giornata apparentemente bella ma decisamente poco tranquilla.
Era preoccupata e molto anche, cosa che le accadeva ormai di rado… vista la sua abitudine ad affrontare casi sempre più pericolosi.. una cosa che si era radicata negli anni… e che le aveva insegnato a mantenere il sangue freddo davanti alle situazioni più impensate. Ora invece era turbata e la cosa la faceva sentire leggermente strana. Perché mai era così preoccupata? Cos’era cambiato rispetto alle altre volte? Forse il fatto che Ryo si fosse finalmente dichiarato come si deve e che l’avesse fatta sua, accettandola come compagna di vita la faceva sentire bene e allo stesso tempo, le faceva capire che ora aveva qualcosa in più da perdere rispetto a prima? O forse era semplicemente la consapevolezza che questo incarico era diverso e che li avrebbe portati a giocare il tutto per tutto?
Kaori non aveva le risposte a tutte queste domande, anzi non sapeva nemmeno dove andarle a cercare e questo di certo non l’aiutava a tranquillizzarsi. Accidenti, era come se fosse ritornata ad essere una novellina ed era una cosa che difficilmente riusciva a tollerare.
I suoi sentimenti incontrollati che stavano man mano prendendo il sopravvento sulla sua calma, le avevano rovinato la giornata, che era trascorsa un po’ così e che le aveva lasciato un po’ di amaro in bocca. Nemmeno la serata che aveva passato con Ryo, era riuscita a farle tornare il buonumore … ed ora era lì davanti alla finestra della loro cabina che guardava con aria sconsolata la luna all’orizzonte … e non sapeva come riuscire a rilassarsi.
Era stata una serata meravigliosa, da quando si era dichiarato e avevano fatto l’amore, lui era molto più passionale, più premuroso e gentile nei suoi confronti. Ogni giorno la riempiva d’amore, mostrandole il suo lato più tenero decisamente nascosto..e non perdeva occasione per coccolarla. Come quella sera, l’aveva portata a cena e l’aveva fatta ballare come mai era accaduto prima d’ora. Sulle note della meravigliosa canzone “Esta Noche” di Marion Meadows, lui l’aveva guidata con grande eleganza e l’aveva tenuta stretta a sé come un tesoro prezioso. A Kaori sembrava di sognare… la sensazione delle braccia di Ryo che l’avvolgevano stretta, il profumo della sua pelle misto a quello del dopobarba al muschio bianco l’avevano fatta impazzire, impedendole di rilassarsi come aveva erroneamente sperato e causandole un tonfo al cuore.
Il ricordo di quelle sensazioni che aveva provato qualche minuto prima le fece provare una scossa elettrica, che le percorse tutta la spina dorsale e la destò dai suoi pensieri. La sweeper cercò di riprendere fiato, ma il destino aveva in serbo qualcosa di diverso per lei, quella sera. Quando erano tornati, Ryo si era diretto al bagno per rinfrescarsi e prepararsi per la notte e lei una volta cambiatasi, aveva deciso di guardare il panorama notturno per scacciare via i pensieri… e ovviamente era accaduto il contrario e si era ritrovata immersa in riflessioni sempre più ingarbugliate.
Improvvisamente un rumore familiare alle sue spalle, la destò all’improvviso da tutti quei fastidiosi pensieri e in men che non si dica, due forti braccia le circondarono la vita.
“Oggi sei molto silenziosa .. come mai?” disse Ryo strofinandosi contro il suo orecchio. A quel gesto così delicato e così sensuale, il corpo di Kaori sussultò per la sorpresa e il desiderio iniziò a farsi sentire.
“Sono un po’ pensierosa.. tutto qui.” Rispose dolcemente la donna, stringendosi ancora di più a lui.
“Più che pensierosa direi turbata… qualcosa non va?”
La donna si strinse con forza a lui e decise di non rispondere. Ryo si era chiaramente accorto che qualcosa non andava e che Kaori aveva la testa altrove, ma per qualche motivo era intenzionata a non dirgli nulla. Lui però non era un uomo che amava le cose fatte a metà perciò decise di non arrendersi così facilmente.. Con grande delicatezza la fece voltare in modo da incrociare il suo sguardo e riuscire a comprendere quale fosse la causa di tanto turbamento.
Quando i suoi occhi di Ryo incontrarono quelli della, qualcosa esplose tra loro…e il sangue iniziò a scorrere caldo nelle loro vene.
“Non voglio vederti triste o preoccupata, soprattutto non voglio vederti così e non poter fare niente per aiutarti. Confidati con me.. ti prego.” Disse l’uomo accarezzandole con dolcezza la guancia.
Lei lo guardò esitando sul da farsi, voleva affrontare quell’incubo da sola e non voleva scaricare tutto il suo dolore su di lui, ma il tocco della sua mano e il calore così dolce e delicato che riusciva a donarle, la fecero cedere.
“Ho paura, ho paura per domani Ryo.” disse Kaori in un soffio.
Ryo continuò ad osservarla senza dire una parola, ma un cipiglio leggermente alzato lo tradì e lei decise di spiegarsi meglio.
“Lo so che non dovrei averla.. sono anni che praticamente andiamo a rincorrere la morte e questo accade quasi tutti i giorni.. ma per qualche motivo, questa volta ho molta paura, è come se dovesse capitare per forza qualcosa di brutto.. e non riesco a pensare ad altro.”disse lei cercando di spiegarsi con più chiarezza possibile.
L’uomo le rivolse un’occhiata d’intesa e la strinse ancora di più a sé. La guardò con tanta dolcezza e alla fine sorridendo disse “ Ma perché ti preoccupi così tanto? Non siamo degli automi. E’normale avere paura, non ho mai preteso che tu non ne avessi mai.. e poi dovendo dirla tutta, a volte anche io ho paura.”
Kaori lo guardò con aria sbalordita.. Ryo, il suo Ryo, il grande e temuto City Hunter aveva paura? Lui che non conosceva terrore e spavento, che riusciva a mantenere sempre il suo sangue freddo, le aveva confessato che aveva paura?
“Tu hai paura? Quando? Come?” chiese la donna con aria sempre più incuriosita.
“Ho sempre avuto paura.. di perdere te, Kaori. Non c’è stata missione o caso o occasione, nella quale io non abbia temuto per te e per la tua vita, ma non mi sono permesso di cedere alla paura perché altrimenti ti avrei messo ancora di più in pericolo.. non potevo perdere la mia lucidità, ne valeva della nostra vita.”
“E come hai fatto a non cedere?”
“Ho pensato a quanto tenessi a te, a quanto fosse profondo il mio amore per te e questo mi ha permesso di andare avanti.” Le disse con dolcezza baciandole il naso.
“Oh Ryo..” rispose lei sorridendo, con delle dolci e calde lacrime che iniziarono a scorrerle sul volto. Le dita dell’uomo le raggiunsero in fretta e le raccolsero prima che potessero toccare terra.. e poi se le portò alle labbra e le baciò. La donna rimase incantata a guardarlo.. lui era il suo uomo, il suo grande amore e lei sentiva di amarlo ogni giorno di più. Un amore così forte da farle esplodere il cuore.
“Non m’importa se domani sarà il mio ultimo giorno con te… non m’importa se andrò all’Inferno, se dovessi tornare indietro rifarei tutto allo stesso modo.. questo caso è forse uno dei più pericolosi che ci hanno mai affidato, ma è stata anche la mia fortuna.. senza quest’occasione, forse staremmo ancora a torturarci per l’amore che proviamo l’uno per l’altra.. invece ora siamo qui e possiamo amarci liberamente.. e io mi sento finalmente libero di poter essere me stesso con te.”
Detto questo Ryo le prese una mano e portandosela alla bocca, ne baciò con dolcezza il palmo, assaporandone la morbidezza inebriante. Kaori si sciolse sotto il suo tocco, il suo desiderio la stava stordendo e l’unica cosa certa era che lei voleva essere un tutt’uno con lui.
“La mia unica paura è perderti… non mi spaventa la morte soprattutto se mi venisse chiesto di morire assieme a te.. ma stare anche un solo giorno senza di te e dover vivere la mia vita senza di te, quella si che sarebbe una crudele tortura. Io non posso e non voglio vivere senza di te Ryo.” disse la donna con decisione, guardandolo con tutta la dolcezza che aveva in corpo.
“Kaori.. “ sospirò l’uomo accarezzandole la guancia e stringendola con foga a sé.
Non ci fu bisogno di altre parole, in un battito di ciglia le loro labbra s’incontrarono e si baciarono con grande passione. Le dita della donna affondarono nei lunghi e ribelli capelli dell’uomo e lo avvicinarono ancora di più alla sua bocca, che disperata chiedeva sempre di più.
Ryo la strinse a sé, l’avvolse con le sue forti e grandi braccia muscolose, mentre i loro corpi aderivano l’uno all’altro, in un vortice d’amore senza fine. La pelle di Kaori era delicata, meravigliosa, tentazione pura sotto le sue mani e la sua mente si rifiutava di collaborare, lasciandolo preda dell’istinto. Il desiderio stava prendendo il controllo dell’uomo, che cercava in tutti i modi di rimanere lucido per evitare di saltare addosso alla donna senza essere sicuro che fosse veramente pronta per lui.
L’uomo le circondò la vita mentre la sua bocca iniziava il suo viaggio preferito alla conquista del corpo della sua compagna. Le sue labbra iniziarono a stuzzicarle il collo e a mordicchiarle l’orecchio. La donna iniziò a gemere aggrappandosi con foga alle sue spalle e arcuandosi vogliosa verso di lui. Il desiderio era forte quasi bruciante e la stava facendo impazzire.. e Ryo non l’aiutava affatto con il suo gioco di seduzione, anzi stava facendo aumentare la sua frustrazione.
“R-Ryo.. no.. non così.. non resisto..” disse Kaori, con la bocca impastata per il piacere e il desiderio pungente che le stava facendo perdere completamente il controllo. L’uomo non le prestò attenzione, le sue mani decise, vogliose e prepotenti percorsero tutta la lunghezza del suo collo e con grande decisione tracciarono il contorno del seno. Quelle dita grandi e dure, le circondarono un capezzolo eccitato e turgido e iniziarono a torturarlo con tanti piccoli e lenti cerchi.
Kaori gemette contro i suoi capelli, stringendoli con forza tra le dita e sentendo le sue gambe sempre più molli e deboli. Fece un grande sforzo di concentrazione per fare dei passi indietro ed appoggiarsi alla finestra, l’unico sostegno in grado di aiutarla a non crollare. Quando la pelle della sua schiena raggiunse il materiale freddo della finestra, la donna sentì un brivido percorrerla tutta e contrastare con il calore del corpo dell’uomo avvinghiato a lei.
Il respirò le mancò, quando Ryo abbassò tutte e due le spalline della camicia da notte e le scoprì il seno alto e sodo, con le sue due piccole sommità tanto turgide da farle male. Erano troppo invitanti, così piccole e delicate, così dure ed erette che pregavano quasi di essere assaggiate e torturate e l’uomo di certo, non se lo fece ripetere due volte. Non le diede il tempo di pensare, le sue labbra catturarono uno dei due capezzoli e iniziarono a succhiare avidamente, mentre l’altro veniva coccolato dalle sue dita… Kaori seguì istintivamente i movimenti con il corpo… muovendosi su e giù e strofinandosi pericolosamente contro il bacino dell’uomo. La sua eccitazione era calda, potente e dura contro il suo ventre, sapeva che se avesse continuato, lui sarebbe esploso in tutta la sua forza e l’avrebbe fatta subito sua, ma non riusciva a smettere di torturarlo… era così eccitante sentire la sua asta lunga e bollente contro il suo corpo.
A ogni piccolo movimento di Kaori, piccole scariche elettriche percorrevano il corpo dell’uomo, il quale ruggiva in risposta alla tortura infinita.
“Hai deciso di farmi morire?” disse lui con voce roca e respiro affannato, prima di rapirle di nuovo le labbra.
“Potrei dire la stessa cosa di te..” sospirò lei allo stremo delle forze.
“Voglio fare l’amore con te per tutta la notte…” disse Ryo soffiandole sulla labbra, mentre la sua mano l’afferrava per la natica e l’avvicinava ancora di più, facendole sentire la potenza del suo desiderio. Al sentire quel tocco, Kaori emise un gemito roco e incatenò il suo sguardo a quello di lui. Le sue labbra catturarono quelle dell’uomo con passione e disperazione, era piena di desiderio per lui, era ebbra, tanto da sentirsi quasi pazza.
La mani dell’uomo furono leste e improvvise, senza permetterle di replicare, Ryo la spogliò completamente lasciandola nuda di fronte a lui. Era così bella, così eccitante da farlo quasi sentire male, le sue curve così morbide, il suo seno così pieno e sodo e quelle gambe, lunghe ed affusolate, tanto belle da far perdere la testa. L’uomo la guardò, la scrutò .. l’osservò, gustandosi quella scena così meravigliosa e familiare della sua donna nuda, illuminata dai riflessi di luce del panorama mischiati a quelli della luna, così incredibilmente bella di fronte a lui, meravigliosa e sensuale, sexy ed innocente, un’autentica bellezza che solo lei possedeva tra tante e che era lì solo per lui.
“Perché mi guardi così?” disse lei mentre si avvicinava a lui. Il passo era delicato e calmo, i fianchi si muovevano in modo seducente e ogni singolo istante di quella scena lo stava ipnotizzando più di prima.
“Perché a volte non riesco a credere che tu sia qui con me.” Rispose lui prendendole la mano e stringendola con forza nella sua.
“Vediamo se riesco ad aiutarti..”
La bocca della donna si avvicinò lentamente al collo dell’uomo e una volta raggiunto, le sue labbra si schiusero sulla sua pelle. Un sapore salato e delicato allo stesso tempo, tipico della pelle del suo compagno, un gusto che lei adorava e del quale non avrebbe mai fatto a meno. Ryo iniziò a gemere mentre Kaori iniziava ad assaporarlo come mai era accaduto finora. Per sua fortuna il petto dell’uomo era nudo, non c’erano ostacoli al suo gioco ed è per questo che la donna non attese altro tempo, ma iniziò a far scorrere le sue dita sulle forme scultoree del suo compagno.
Quelle piccole dita delicate ma tentatrici, percorsero la linea del collo e accarezzarono la ruvida peluria che preannunciava la crescita della sua barba. A Kaori piaceva trovare quelle piccole espressioni di virilità sul suo corpo, bramava terribilmente passare la lingua su quelle piccole estremità nere, ruvide e forti sentendolo gemere sotto il suo tocco… ed infatti fu quello che fece subito dopo.
Una volta che il collo dell’uomo fu liberò dalle sue mani, lei le sostituì con la sua bocca, che iniziò a gustare, assaporare con voluttà e a mordere quel pezzo di pelle solida ed invitante. Ryo chiuse istintivamente gli occhi e gemette con foga mentre la donna iniziava letteralmente a mangiarlo. La sensazione della bocca e della lingua della sua compagna sulla pelle, il percorso del suo pomo d’Adamo tracciato con grande precisione, lo faceva impazzire… era così delicata in ogni singolo movimento, da farlo sentire in Paradiso.
La donna si gustò ogni singola reazione prima di proseguire il suo percorso verso il basso, con dolcezza e anche con un pizzico di malizia, tastò e si gustò con piacere, il sapore del suo petto.. mentre l’uomo si eccitava ancora di più e si aggrappava a lei nella speranza di rimanere lucido ancora per qualche minuto. Kaori gli baciò il cuore e gli stregò la mente, mentre una piccola e dispettosa mano si faceva strada nei suoi pantaloni per torturarlo ancora di più. Ryo ruggì in risposta a tanta audacia e Kaori si leccò sensualmente le labbra, provocandogli un brivido d’eccitazione. Era così straordinaria, era così bella e maliziosa.. da non riuscire a resisterle.
Quando avvertì la leggera pressione delle dita della donna attorno alla carne del suo membro, l’uomo perse la testa… con un balzo felino le afferrò i polsi e la sbattè con forza contro il vetro della finestra. Ryo si vantava di essere sempre stato un uomo generalmente civile e controllato, ma una tortura del genere era troppo anche per lui. Kaori si eccitò come non mai, adorava quando riusciva a tirar fuori la sua parte selvaggia.. adorava il suo lato tenero è vero.. ma amava moltissimo anche quello animale, quello forte e lascivo che rispondeva solo al suo istinto. Quel comportamento la faceva sentire viva, desiderata.. voluta come non mai, era una sensazione troppo eccitante.. per poter riuscire a porre fine a quel gioco.
L’uomo non perse tempo, si avvicinò di nuovo a lei e la bloccò contro la parete gelata, quasi volesse fondersi con lei in quell’istante.
“Ti piace quando faccio il duro vero?” chiese completamente sopraffatto dal desiderio.
“Non posso negarlo..” rispose la donna rivolgendogli un sorriso malizioso e mordendosi con desiderio il labbro inferiore. “A te piace fare il duro con me vero?”
“Oh si.. non posso negarlo.” Rispose lui divorandole le lebbra e imprigionandola in un abbraccio passionale.
La donna si abbandonò di nuovo a lui e alla sua magia, si lasciò torturare la bocca, si lasciò incantare dalla sua lingua che riusciva a farla bruciare come non mai, si lasciò stregare da lui, abbassando completamente le sue barriere e perdendo completamente il controllo.
Senza dire una parola, Ryo la prese in braccio e l’adagiò sul letto.. si spogliò e si offrì allo sguardo febbrile della sua compagna. Era meraviglioso e possente, era talmente bello che Kaori rimase a guardarlo estasiata. L’uomo le sorrise dolcemente e poi si avvicinò al letto, sedendosi proprio di fronte a lei.
“Che succede?” le chiese con un sorriso.
“Niente è solo che…” cercò di dire lei, guardandolo con aria felice e non riuscendo a trovare le parole. Il suo cuore batteva talmente tanto forte da stordirle le orecchie e farle perdere la cognizione di spazio e tempo.
“Hai ancora paura?”
“Paura? Di cosa?”
“Di provare di nuovo dolore.. non so..”
“Oh no… è solo che stare qui, con te.. amarci liberamente è ancora un’emozione grande per me.. stento ancora a crederci.” Rispose lei sorridendo.
“E’ un’emozione grande anche per me.. però non potrei mai farne a meno. ” Le disse guardandola intensamente negli occhi per poi baciarla con ardore.
Kaori gli si tuffò tra le braccia ed entrambi ricaddero all’indietro sul letto già disfatto. Ryo, la baciò ancora ed ancora, le riempì il volto di baci mentre le prendeva le braccia e le faceva stendere in alto, oltre la sua testa.. per riuscire ad avere maggiore accesso al suo corpo. Continuando a baciarla, l’uomo le accarezzò la pelle, percorse tutta la carne bianca sotto le sue dita e raggiunse il collo e lo sterno.
Il suo volto percorse la sua strada verso il basso, scendendo giù, assaggiando la carne tenera che copriva il suo cuore e prendendo a coppa tra le mani i due seni. Strinse i due capezzoli tra le dita, giocherellandoci e stuzzicandoli con voluttà. Kaori gemette e si arcuò maggiormente verso di lui per donargli maggiore accesso alla sua pelle. La sua mente era vuota, i suoi pensieri erano completamente svaniti ed avevano lasciato spazio alla sensazione di piacere che stava provando. Ryo si gustò ogni sua reazione mentre proseguiva il suo percorso verso il basso, si gustò ogni centimetro di pelle mentre la sua compagna rispondeva alle sue attenzioni, gemendo sempre più forte.
Da quando avevano fatto per la prima volta l’amore, l’uomo si accorse che Kaori stava diventando sempre più recettiva e sensibile alle sue attenzioni… la sua pelle rispondeva completamente al suo tocco e la mente della donna lasciava spazio all’istinto, ogni volta che lui voleva farla sua. La sua attenzione si spostò verso il basso, con il corpo s’insinuò tra le sue gambe, mentre con il braccio sinistro le circondava la gamba destra, assicurandosi così maggior accesso alla sua intimità. Le sue labbra si posarono delicatamente su quel meraviglioso ventre piatto e la sua lingua iniziò a tracciare piccole linee invisibili sulla pelle.
La donna gemeva, non riuscendo più a mantenere il controllo, ogni sensazione, ogni piccola scintilla di desiderio scuoteva il suo essere come non mai.. quello era il potere che Ryo Saeba aveva sul suo autocontrollo .. e per dirla tutta, lei non ne aveva mai abbastanza.
“Ryo..” disse Kaori con voce flebile, tra un gemito e l’altro.
L’uomo alzò lo sguardo verso di lei, la guardò con gli occhi chiusi che si stava gustando tutte quelle attenzioni e un leggero ghigno di soddisfazione comparve sul suo viso. Quella sensazione di potere e di controllo lo faceva sentire vivo, essere in grado di dare piacere a Kaori e di farle perdere il controllo a quel modo, lo faceva sentire quasi un Dio.. e lo faceva sentire molto soddisfatto di sé. In fondo amore è amare ed essere riamati, ma anche provare e saper dare piacere alla persona che si ama e a giudicare dai fatti, su questo era decisamente molto ferrato.
Una mano dell’uomo ripercorse il corpo della donna una seconda volta, le sue dite partirono dai capelli, scesero sugli occhi accarezzandoli con dolcezza, sfiorarono la curva del naso e tastarono con voluttà la morbidezza di quelle labbra così disperatamente invitati. La mano proseguì il suo cammino, sfiorò la pelle del collo, si aprì completamente sulla valle tra i due seni, premendo sulla carne con lussuria, percependo il battito accelerato del suo cuore ed infine si fermò sul ventre, ad ascoltare il respiro affannato della donna.
Ryo sapeva perfettamente cosa stesse provando Kaori ma non voleva possederla subito, la sua idea era di gustarsi con calma quella notte così particolare e voleva farla impazzire dal piacere, voleva ricordarle in ogni momento che lei era sua e quanto fosse grande l’amore che provava per lei.
“Ryo ti prego…” continuò Kaori implorante.
“Non ancora amor mio..” rispose con voce seducente.
L’uomo decise infatti di non cedere alle richieste della sua donna e senza alcun preavviso, le divaricò maggiormente le gambe, afferrandola con forza e incatenando, quasi graffiando con le sue dita la bianca e morbida carne e alla fine l’assaggiò. Questo gesto così improvviso e così veloce provocò un tuffo al cuore di Kaori, che emise un gemito di sorpresa e non potendo ribellarsi e riprendere il controllo della situazione, si lasciò assaggiare abbandonandosi al piacere.
La lingua dell’uomo così forte e decisa riuscì ad individuare le zone più sensibili del suo sesso, portandola più volte molto, molto vicina all’apice. L’uomo la leccò, la lambì e la torturò con ogni possibile movimento della sua lingua, facendola quasi morire di piacere. Quando decise che la sua tortura era finalmente giunta al termine, Ryo la succhiò con maggior foga e Kaori venne nella sua bocca, offrendogli il suo miele, che lui assaporò con lussuriosa soddisfazione.
“Ryo Saeba tu sei un diavolo incantatore…” cercò di dire la donna, tra un respiro e l’altro.
“E ancora non hai visto nulla..” disse lui con un sorriso malizioso.
“Cosa vorresti dire?” continuò a chiedere lei, non riuscendo a nascondere il barlume di sfrenata lussuria che le brillò negli occhi.
“Vedrai… e poi a giudicare dal tuo sguardo, non mi sembra che tu sia ancora soddisfatta…”
Aveva fatto centro, quell’orgasmo provato in precedenza non l’aveva affatto appagata ma piacevolmente risvegliata dal suo torpore e ora lei voleva di più.Con un rapido movimento, Ryo si alzò dal letto e portò Kaori con sé, afferrandola per le natiche e facendola aderire ancora di più al suo corpo. Un brivido percorse la schiena della donna mentre il suo respiro caldo ed affannato soffiava sulle labbra dell’uomo.
L’uomo le prese di nuovo le labbra, la strinse forte a sé e gustò il suo sapore pieno di soddisfazione.
“Come potrò mai starti dietro? Lo sai che rischi di sfinirmi con tutte queste nottate selvagge?” chiese la donna sorridendogli.
“Non preoccuparti con un buon e sano allenamento… sarai in grado di sostenere il ritmo del mio desiderio.” Rispose lui leccandosi le labbra.
“Ne sono sicura, in fondo ho un bravo maestro.”
“Allora lascia che t’insegni qualche altra cosa.”
Osservando l’aria incuriosita sul volto della socia e non lasciandole il tempo di rispondere, Ryo la fece voltare e la sbatté delicatamente contro il vetro della loro finestra e poi si avvinghiò a lei. Kaori sentì il desiderio aumentare sempre di più.. la sensazione di sentire il corpo possente e muscoloso del suo uomo, aderire alla pelle della sua schiena, le provocò tanti piccoli brividi di piacere. La peluria delicata del petto le sfiorava la schiena, il respiro caldo dell’uomo la faceva sciogliere come mai era accaduto prima d’ora, il calore che quel corpo così vigoroso e possente emanava, la travolgeva come un fiume in piena… quel turbine di emozioni, quella disperata voglia di essere un tutt’uno… quella era la sensazione di avere un vero uomo che desiderava possederla e farla impazzire.
Senza alcun preavviso, Ryo la circondò con le sue braccia, ruggendo contro la sua nuca. Una mano le afferrò un seno con forza mentre l’altra la prese per il fianco e l’avvicinò sempre di più al suo membro eccitato. La sua resistenza era al limite, mantenere l’autocontrollo era diventato decisamente molto difficile, quasi impossibile e più il tempo passava, più lui sentiva la sua parte animale farsi strada a discapito della ragione.
Kaori sospirò, appoggiò entrambi i palmi delle mani contro il vetro, sul quale comparve la traccia del suo disperato desiderio, l’alone del suo caldo respiro. Lei era stremata, dolorante per l’interminabile attesa, disperata e terribilmente eccitata, ma a differenza di quanto sperava, il suo compagno non aveva ancora finito con lei.
Con fare al limite del selvaggio, Ryo le afferrò il voltò e l’attirò contro la sua bocca, in modo da poter sfiorare la pelle del suo orecchio con le labbra.
“Non è ancora finita amor mio… voglio farti impazzire ancora una volta, prima di prenderti…” disse l’uomo con respiro affannato e con voce roca. Anche lui era eccitato, affamato.. disperatamente desideroso di prenderla come aveva in mente di fare, ma si era ripromesso di resistere, di portarla al limite del desiderio e solo in quel momento di farla finalmente sua, facendola urlare di piacere.
Sentendo quelle parole, Kaori chiuse istintivamente gli occhi e avvertendo migliaia di scariche elettriche attraversarle il corpo, mugolò per il piacere insoddisfatto. Lei si sentiva già al limite della pazzia, erano bastate quelle poche parole a farla bagnare ancora di più.. figuriamoci cosa sarebbe accaduto dopo. La sue mente cercò di ritornare lucida, ma non ci riuscì.. dopo pochi minuti, Ryo ricominciò la sua tortura. Una delle due mani strinse ancora più forte il seno tra le dita, torcendo e tirando il capezzolo con molta più foga, mentre l’altra s’insinuò tra le gambe, afferrandola con forza e sfiorandola con le dita.
Lunghe ed interminabili scariche elettriche percorsero il corpo della donna, che iniziò a gemere a voce alta. Kaori riusciva chiaramente a percepire le dita di Ryo che le aprivano con grande dolcezza le labbra e individuavano il bocciolo di nervi alla sommità. Quando la mano dell’uomo iniziò a muoversi, la donna non capì più nulla.. la mente le si svuotò e la vista le si offuscò… l’unica cosa che riusciva a percepire, era un forte e potente orgasmo che si stava facendo strada dentro al suo corpo… e la sua unica risposta era quella di gridare, gemere e arcuarsi verso il corpo del suo amante.
Nel tentativo di allietare le sue pene, Kaori strinse le gambe attorno a quella mano maliziosa e birichina che la stava mandando in orbita, ma l’unica cosa che ottenne, fu l’effetto contrario. Quel gesto infatti non l’aiutò affatto a riprendere fiato, ma ad aumentare il movimento della mano dell’uomo, che implacabile iniziò a penetrarla con due dita.. portandola quasi allo sfinimento.
“Ryo…” sospirò Kaori mentre cercava di riprendere disperatamente fiato. Il suo corpo tremava, brividi di trepidazione percorrevano la sua carne senza darle tregua.. non ce la faceva più ad aspettare.. aveva un’irrefrenabile voglia di fondersi con il suo uomo e placare così la sua sete di desiderio.
L’uomo la sentì tremare sotto di sé, la sentì fremere mentre le sue dita si bagnavano e venivano inondate da quel fiume in piena, ricco degli umori della donna e fu in quel momento che capì che finalmente era pronta per lui. In un attimo l’afferrò per i fianchi e con molta delicatezza la guidò verso il suo membro eretto che aspettava trepidante di immergersi nella morbida carne della donna. Con estrema pazienza iniziò a penetrarla, avanzò con molta lentezza e la conquistò piano piano, centimetro per centimetro.
Kaori impazzì dal piacere, la sensazione di avere Ryo, duro, eretto e desideroso dentro di lei, la fece esplodere quasi subito. L’uomo l’afferrò con maggiore forza, si avvicinò ancora di più a lei, colmando il vuoto doloroso che c’era tra loro e iniziò a spingere con forza. I loro corpi si muovevano assieme, vibravano e si cercavano in un esplosione di eros e di amore senza fine.
Che sensazione meravigliosa. L’uomo riuscì a percepire chiaramente il calore e il desiderio che la sua donna aveva per lui, la sua carne tenera e bagnata lo avvolgeva e lo stringeva con ritmo regolare, il corpo di Kaori era stato creato per lui, per accoglierlo e amarlo in tutta la sua pienezza. Era bellissima, selvaggia, misteriosa, era una meraviglia osservarla mentre godeva e si offriva completamente al desiderio e al piacere.
I gemiti della donna riecheggiavano nelle orecchie dell’uomo, cosa che lo faceva eccitare ancora di più e lo spingeva ad aumentare la velocità e la potenza con cui la stava penetrando. Sopraffatto dal piacere, Ryo focalizzò la sua attenzione sulla pelle chiara e sudata della schiena di Kaori. La posizione in cui si trovavano gli dava maggiore accesso a quei pochi centimetri di pelle, nascosti dai rossi capelli sudati… la sua compagna infatti era leggermente piegata in avanti, le sue mani era appoggiate entrambe al vetro della finestra e il suo capo piegato in avanti, gli permetteva di avere una visione completa di quella fantastica schiena bianca. Era un’occasione unica, irripetibile..e Ryo non riuscì a resistere. Con grande rapidità si tuffò con le labbra verso la bianca e morbida carne esposta e dopo averla baciata e succhiata violentemente, provocando brividi nel corpo della compagna, ci passò sopra la lingua, percorrendo tutta la lunghezza della colonna vertebrale e raggiungendo così la spalla della donna. Quel gesto così improvviso quanto piacevole, fece arcuare il corpo di Kaori verso di lui e le provocò un gemito gutturale.
Quella scena che si presentò per un attimo ai suoi occhi e quel movimento che la donna fece con il suo bacino, lo fecero eccitare ancora di più, portandolo quasi al limite.
Perdendo completamente il controllo e ruggendo con foga, Ryo affondò ancora di più in lei e l’attirò verso il suo viso per poi rapirla in un bacio tanto focoso quanto disperato. L’uomo le divorò la bocca con violenza e la strinse a sé, aumentando sempre di più la sua velocità e portandola alla fine ad un orgasmo senza precedenti. Kaori tremò contro di lui, fondendo il suo corpo con quello dell’uomo e il suo urlo sparì nella bocca del suo amante, che dopo poche e profonde spinte in lei, venne a sua volta, gemendo a voce alta.
Ci volle un bel po’ di tempo, prima entrambi riuscissero a riprendersi completamente. Con grande delicatezza, Ryo si separò dal corpo di Kaori e prendendola in braccio la portò con sé in bagno.
“Come mai mi hai portato in bagno?” chiese la donna guardandolo incuriosita.
“Pensavo che fosse il caso di rinfrescarci un po’, vista la grande fatica che abbiamo fatto.” Disse l’uomo facendole l’occhiolino, cosa che fece arrossire visibilmente la donna.
Una volta aperto il getto di acqua fresca, poggiò Kaori a terra e ci si tuffò sotto portando con sè la sweeper. Nonostante la fredda temperatura dell’acqua e dell’ambiente circostante, l’uomo si accorse con sua grande e piacevole sorpresa che la sua libido era tutt’altro che addormentata e che alla vista della sua socia nuda sotto l’acqua, il suo desiderio si fece di nuovo strada, bussando alla sua porta.
Quando Kaori incrociò il suo sguardo, non ci fu affatto bisogno di parole e l’incontro dei loro corpi fu quasi automatico. Ryo la baciò con passione e le divorò la bocca, bruciando dal desiderio.
“Ma non dovremmo dormire?” chiese la sweeper con aria maliziosa.
“Non credo che riuscirei a dormire con te accanto, in questo momento.” Disse lui, leccandole sensualmente il labbro inferiore. “Mi fai impazzire ragazzina e ho intenzione di fare l’amore con te, tante e tante volte, prima che sorga il sole.”
“Allora non perdiamo tempo..” rispose lei sorridendo.
E detto questo l’uomo si tuffò di nuovo su di lei, dando inizio ad un’intensa attività amorosa che sarebbe durata ancora per molte ore. Una sensazione di pace e d’amore riempì il cuore di Kaori, le sue preoccupazioni erano sparite, le sue paure ed incertezze erano fuggite via, lasciando spazio all’amore e alla sicurezza che tutto sarebbe andato per il meglio. Lei aveva Ryo accanto a sé e per questo non aveva niente da temere.. la loro unione era più forte di qualunque cosa.. e questa era la cosa veramente importante.




Continua….

*************
Commenti e ringraziamenti.
Chiedo scusa per il ritardo con cui ho aggiornato la fan fiction, ma ho avuto una marea di cose da fare e pochissimo tempo per stare al pc. Spero che questo capitolo vi sia piaciuto, ho voluto descrivere la preoccupazione di Kaori in questo momento, perché secondo me era importante mettere in chiaro la paura e le preoccupazioni che possono attanagliare il cuore di una donna innamorata, soprattutto nei casi di grande pericolo.
Vi ringrazio per aver letto.
Bacini

Ritorna all'indice


Capitolo 24
*** 23 – Piccole amabili ricetrasmittenti… ***


Il giorno dopo, finalmente, la Queen of the Sin, raggiunse Venezia, la bellissima, misteriosa città acquatica, resa ancora più imperturbabile dall’imminente inizio delle feste di Carnevale. La fredda, umida e quasi tenebrosa città, in quel periodo stava per essere invasa da un’ondata di colori, luci e allegria. La sera stessa avrebbe avuto luogo, per le vie della città, una parata di maschere, misteri e allegria e tutt’intorno si respirava un’aria piena di trepidazione ed attesa. La nave si fermò all’improvviso, calando le ancore e rimanendo così in mezzo al mare e appena possibile Sangem e il suo fedele Philip, sparirono completamente dalla vista di tutti . Il loro motoscafo partì alla velocità della luce e in poco tempo sparì dall’orizzonte alla volta della “terraferma”.
Sangem era trepidante e desideroso di avviare i preparativi per la grandiosa festa che si sarebbe tenuta, quella sera stessa, nella sua enorme villa veneziana. Il suo desiderio era che tutto fosse perfetto, tutto doveva essere impeccabile per quella sera.. era un’occasione importante e lui aveva tutte le intenzioni di mantenere la sua reputazione di ospite impeccabile.
Nel frattempo, Kaori si svegliò piacevolmente avvolta da una sensazione di calore e di dolce tepore.
Il suo corpo era avvinghiato a quello muscoloso del suo compagno e le sue braccia le circondavano amorevolmente le spalle. Una volta aperti completamente gli occhi, la donna si perse nell’osservare il volto rilassato del suo uomo, immerso nel sonno. Era così piccolo, così delicato, con quel ciuffo ribelle di capelli corvini, che gli solleticava la fronte.. aveva quasi l’aspetto di un bambino indifeso. Incredibile pensare, che proprio quel bambino indifeso, l’aveva praticamente sfinita con ore ed ore di attività sessuale notturna, rischiando anche di farle passare tutta la notte in bianco. Quando Ryo si metteva in testa una cosa, nessuno era in grado di fargli cambiare idea.. se poi la cosa in questione, era fare l’amore con lei, allora la sua opera di convincimento era senza speranza. Quel pensiero la fece ridere così rumorosamente da svegliare l’uomo che stava dormendo accanto a lei.
“Perché ridi?” chiese lui con la bocca ancora impastata dal sonno.
“Oh scusami.. ho pensato ad una cosa divertente e mi è scappato da ridere.” Rispose la donna accarezzandogli con dolcezza i capelli.
“E a cosa stavi pensando?”
“A te.”
“Ah, io ti faccio ridere?” chiese lui alzando un sopracciglio, non riuscendo a capire cosa stesse pensando.
“Non proprio..” rispose lei sorridendo con aria maliziosa. Era troppo divertente lasciarlo sulle spine, la sua espressione cambiava da impassibile a curiosa, a confusa per poi diventare sospettosa.. e le espressioni del suo viso seguivano lo stesso itinerario. Era troppo buffo!
“Quindi???” chiese Ryo con aria confusa.
“Quindi?” rispose Kaori facendogli l’eco. “Non te lo dico.”
“Ah si? Vieni qui che ti faccio vedere io, se non me lo dici..”. E detto questo si buttò su di lei ed iniziò a farle il solletico. Ne uscì fuori un groviglio confusionario di braccia, mani, gambe e corpi intrecciati senza un’apparente logica. Kaori, tra una risata e l’altra, cercò di difendersi e di mantenere una respirazione costante, ma Ryo era un osso duro ed in poco tempo la portò al limite della resistenza.
“No, Ryo basta basta…. Va bene, va bene parlerò…” disse la donna, arrendendosi e ricomponendosi a fatica.
“Allora ti arrendi?” disse l’uomo con una punta d’orgoglio.
“Si.. si! Va bene, te lo dico.. ha vinto.”
L’uomo, liberò la donna dalla sua presa e alla fine si sedette sul letto, proprio di fronte a lei. Dal canto suo, Kaori fece la stessa cosa e si posizionò di fronte a lui, non dimenticandosi di coprirsi il petto con il lenzuolo. Erano una coppia a tutti gli effetti.. ma c’erano ancora delle cose, che lei non riusciva a fare naturalmente.. per esempio farsi vedere nuda da lui, senza provare un po’ d’imbarazzo.
“Stavo pensando a stanotte..” ed eccolo lì, il rossore sulle guance e l’imbarazzo che si fece strada, una volta pronunciate quelle parole. L’uomo la guardò con aria dolce e comprensiva e cercò di farle dire tutta la verità, impedendo all’imbarazzo di vincere sulla sincerità.
“E..”
“E mi sono ricordata, che quando ti ho fatto presente che erano le tre del mattino e che era ora che la smettessimo.. di…. Di… vabbè hai capito, tu hai fatto la tua tipica faccia da maniaco e mi hai urlato “Mokkoriiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiii!”.. ecco ripensandoci sono scoppiata a ridere.” Confessò la donna, ristoppiando a ridere al solo pensiero.
“Ah…”
Questo fu l’unico commento dell’uomo.
“Come.. Ah? Non lo trovi divertente.” Chiese la donna con aria preoccupata.
“No..”
“Perché?” .. il terrore nella sua mente, stava provocando brividi di paura e di ansia nel suo corpo e Kaori alla fine, iniziò a chiedersi se fosse stata una buona idea dirgli la verità.
“E me lo chiedi?????” disse l’uomo sempre più serio…
Passò qualche minuto di silenzio, l’uomo non disse una parola anzi continuò a guardarla con aria impenetrabile.. Kaori si sentì morire dentro, come se avesse commesso un peccato mortale e fosse costretta a pagare per la sua colpa.
”Perché il povero Ryo non ha battuto il record di 7 ore consecutive di sesso sfrenato!” disse all’improvviso lo sweeper, interrompendo il silenzio e mostrando la sua classica faccia da cane bastonato.
Quando il cuore della donna riprese a battere e lei stessa si rese conto della situraizone, un impeto d’ira improvvisa attraversò il suo corpo e con un rapido gesto, tirò fuori un martellone di 10 t con su scritto “Guai a te se lo rifai!” e glielo scagliò contro, facendolo atterrare sul muro di fronte a lei.
“Ma sei impazzito???? A momenti mi facevi venire un infarto!”
“Ma Kaoriucciaaaa…” disse l’uomo con le lacrime agli occhi, mentre cercava di liberarsi dal peso della sua ira.
“Niente Kaoriucciaa… pensavo ti fossi offeso sul serio, brutto cretino,deficiente che non sei altro!” gli sbraitò contro la donna, incenerendolo con il solo potere dello sguardo.
“Ma ti pare che io possa offendermi per una cosa così?” chiese l’uomo serio, mentre si rimetteva in piedi e si avvicinava a lei.
“Ho temuto che ti fossi offeso davvero…” disse la donna , guardandolo con aria triste.
“Ma no sciocchina.. ammetto che avrei voluto continuare il discorso, però comprendo anche che siamo in missione e che avrò tanto tempo per sfinirti… a casa, in camera nostra..” le disse prendendola tra le braccia e sfiorandole le labbra con dolcezza.
“Uhm.. sembra promettente…” sospirò lei sentendosi sopraffare dal desiderio.
“Attenta signora Kaibara, che qui c’è un marito insoddisfatto e un discorso in sospeso.” Le disse, rivolgendole un’occhiata di fuoco e infine rapendole le labbra con un bacio appassionato.
“Si e qui c’è un suocero che attende pazientemente una risposta!” disse all’improvviso una voce familiare, che riecheggiò nella stanza e gli fece saltare il cuore nel petto.
“Shin!!!! Ma che ci fai q---…” iniziò ad urlare Ryo.. ma le parole gli morirono in gola, quando si accorse che suo padre non era lì.
“Devo averlo sognato.”continuò guardandosi attorno con aria interrogativa.
“Col cavolo che l’hai sognato.. è tutto reale!”
Ecco un altro tuffo al cuore di entrambi, che fece perdere loro un anno di vita.
“Oddio, Shin è un fantasma… nessuna camera da letto sarà più tranquilla.. nessun nascondiglio sicuro per il nostro amore.. Kaoriiiii” disse all’improvviso lo sweeper, con un’espressione sconvolta dipinta sul volto, bloccato in una posa tipica di un attore di teatro, che sta inscenando Shakespeare.. mentre Kaori lo guardava esterrefatta.
“Ma quale fantasma! Brutto cretino che non sei altro! Prendi i gemelli.. non ti ricordi che sono ricetrasmittenti?” continuò la voce sempre più irritata.
Lo sweeper si guardò attorno cercando di individuare la fonte della voce. I due gemelli era riposti nel cassetto del suo comodino e una volta individuati, ne prese uno tra le mani e disse “Eccomi, Shin, che succede?”
“Sono ore che cerco di parlarvi… ma voi due state sempre a tubare! Vi siete dimentica il vero motivo per cui siamo qui???” urlò la voce nelle orecchie di Ryo. “Vabbè..sorvoliamo, vi voglio qui tra mezz’ora… in camera mia.. ho già chiamato gli altri.. perciò sbrigatevi che ho da dirvi molte cose importanti e siete già in ritardo! Ah Ryo???”
“Si???”
“Vacci piano con Kaori, sono le prime volte per lei.. non puoi pretendere che sappia fare da subito le acrobazie orizzontali… comportati da vero gentiluomo!”
E detto questo l’uomo chiuse la comunicazione. Ryo rimase per qualche minuto a guardare il piccolo punto d’oro che stringeva tra le dita.. poi si volse a guardare Kaori, che aveva un’espressione di sgomento, dipinta sul volto. Un grande sospetto s’insinuò dentro le loro menti e i loro sguardi passarono da stupiti ad imbarazzati fino a divenire preoccupati.
“P-per caso.. ieri hai lasciato la comunicazione aperta?” cercò di dire la donna con aria sconvolta e voce tremante.
“Ehm.. forse sì… “ rispose l’uomo cercando di non mostrare il suo imbarazzo. “Credi che …. ci abbia realmente sentito?”
“In realtà io spero di no.. anche se da quello che ha detto e dal “volume” delle nostre voci … era decisamente impossibile non sentirci..” disse Kaori diventando paonazza e puntando il suo sguardo ai suoi piedi. Per qualche minuto entrambi gli sweeper rimasero in silenzio, guardandosi attorno con aria sconvolta… poi all’improvviso lo sguardo della donna incrociò quello del compagno e gli disse con aria ancora imbarazzata “Credo sia il caso di prepararci.. “
E detto questo, in un lampo, sparì completamente dalla sua vista, fuggendo in bagno e lasciando con un'espressione sgomenta .. che fissava incredulo la parete della camera, di fronte a lui..

Ahhh..... ma quanto sono utili quelle piccole ed amabili ricetrasmittenti.

Continua…



*************************
Allora, questo siparietto l’ho scritto sempre per smorzare la tensione, dovevo pur dare un ruolo simpatico a quelle ricetrasmittenti.. vi pare che Shin non avesse qualche altra cosa in testa? Qualunque cosa lui tiri fuori, è l’ultima trovata della tecnologia moderna.. sembra più un prestigiatore che un ex criminale…
Spero che vi sia piaciuto, chiedo scusa del ritardo con cui ho postato ma purtroppo tra lavoro, studio, ferie, commissioni e famiglia non ho avuto un attimo di tempo per riordinare le idee.
Spero che vi piaccia.. buona lettura! :)
Un saluto a tutti alla prossima ^.-!

Ritorna all'indice


Capitolo 25
*** 24 – Pronti all’azione! ***


Ci volle qualche ora prima che Ryo e Kaori riuscissero a completare i loro preparativi. La sweeper optò per un vestito da ballo rosso, molto aderente soprattutto sul busto e che terminava con un’ampia gonna lunga fino al ginocchio. Il tessuto di seta si apriva dal lato sinistro in un enorme spacco che le lasciava scoperta la gamba e che le permetteva invece di nascondere la fondina della pistola sull’altra.
Quando Ryo, ormai pronto uscì dal bagno, si ritrovò davanti ad una scena tanto logica quanto erotica. Kaori era seduta sulla sedia, con il busto piegato in avanti, con le sue lunghe e meravigliose gambe scoperte, la gonna era stata tirata tutta su in modo da non intralciarle i movimenti e le sue dita e il suo volto erano focalizzati nell’atto di infilarsi le calze. La sweeper aveva optato per delle autoreggenti chiare, con piccoli decori floreali in cima, color carne e dopo averle indossate con cura, si stava legando la fondina della pistola alla coscia.
L’uomo rimase estasiato da quella visione, tanto da attirare l’attenzione della donna che ricambiò lo sguardo.
“Che c’è?” chiese Kaori con aria incuriosita.
“Niente.. posso dire .. WOW???? Sei veramente molto sexy con quel vestito e poi quelle calze… ti mangerei all’istante.” Rispose con voce roca, sentendo il desiderio prendere possesso del suo corpo.
Kaori, al sentire quelle parole, arrossì visibilmente e chinò la testa. Non riusciva ancora ad abituarsi alla dolcezza e alla facilità con la quale Ryo le esprimeva i suoi sentimenti, dopo otto anni di incertezze e insicurezze, quell’improvviso cambiamento nel loro rapporto la lasciava ancora un po’ stordita.
Accorgendosi di quello strano cambiamento di umore, l’uomo non perse tempo e si avvicinò a lei e con grande dolcezza le sollevò il mento per poter incontrare i suoi grandi occhi nocciola.
“Che succede?” le chiese con grande dolcezza, mentre nei suoi occhi neri si rifletteva la preoccupazione di un uomo innamorato.
“Nulla è solo che.. non riesco ancora ad abituarmi a queste tue parole.. e a queste tue espressioni d’amore nei miei confronti.” Confessò lei donandogli un meraviglioso sorriso imbarazzato.
“Hai ragione.. sono stato un bastardo in questi otto anni, non sono riuscito a donarti la felicità che meritavi, ma ora sono qui, con te e intendo recuperare il tempo perso.” E detto questo la strinse a sé e le diede un delicato bacio sulla fronte.
“Io sono felice Ryo, sono tremendamente felice di dividere la mia vita con te.. rimarrò sempre accanto a te.. per sempre.” Rispose Kaori sorridendo ancora di più e sfiorandogli con dolcezza il viso.
“Amore mio..” sospirò lui mentre le sue labbra accorciavano la distanza che lo separavano da lei.
“Ryoooooo! La vuoi smettere di amoreggiare con Kaori??????????????? Abbiamo del lavoro da fareeeee, non siete qui in luna di miele! Sbrigatevi, vi voglio qui entro dieci minuti! ” ringhiò una voce tonante all’interno dei suoi gemelli.
Al sentire quelle parole, l’uomo alzò la testa e si portò una mano sugli occhi in segno di disperazione, mentre lo sguardo di Kaori rimaneva fisso su di lui.
“Quell’uomo mi manderà al manicomio!” mugugnò lui con voce disperata. Al vedere il suo uomo così frustrato, la donna si limitò a sorridere e a stringere la mano dell’uomo tra le sue, guardandolo con occhi pieni d’amore.
“Ma ha ragione, siamo qui per un lavoro.. ed ora dobbiamo andare.”
Lo sweeper la guardò intensamente negli occhi, le prese la mano e con grande dolcezza le baciò il palmo, assaporando il suo profumo di rosa canina che gli solleticò le narici, provocandogli un leggero sorriso sulle labbra.
“Andiamo.” Disse lui con voce gentile mentre la scortava fuori dalla suite.
Una volta usciti dalla stanza, attraversarono l’enorme corridoio, in direzione della camera di Kaibara. Durante il loro tragitto, tutte le persone che incrociavano sul loro cammino rimaneva estasiata e sbalordita nel guardarli.
La loro bellezza infatti era indescrivibile, lo sweeper aveva deciso di vestirsi in maniera molto scenica, aveva optato per una camicia bianca senza cravatta né papillon, una giacca nera e un paio di pantaloni neri e delle eleganti scarpe da ballo comode, infine nascondeva sotto il mantello di seta nera, un cappello da tango. La sua figura alta ed imponente era circondata da un’incredibile eleganza mentre il suo volto era coperto dalla tipica maschera bianca della bauta, una famosissima maschera veneziana usata principalmente dagli uomini, composta da un antico cappello in stile veneziano, una lunga maschera bianca che copre tutto il viso, caratterizzata da due piccole fessure circolari per gli occhi e da meravigliosi decori in stile antico. Un antico e misterioso fascino aveva da sempre circondato la maschera della bauta, la maschera simbolo di Venezia, in quanto la sua particolare forma permetteva non solo di nascondere il viso ma anche di cambiare leggermente il tono della voce, cosa che contribuiva ad essere realmente irriconoscibili.
Kaori invece risplendeva nel suo vestito rosso fuoco, come la passione e la seduzione che quella sera sembravano essere le sue inseparabili compagne di danza. Tra i capelli aveva una rosa rossa e sul viso una meravigliosa maschera da donna, tutta decorata con motivi antichi di Venezia dalla bellezza eccezionale. Le sue labbra rosse risplendevano sul suo mento e le donavano un’aria decisamente molto seducente, infine un delizioso mantello bianco decorato con motivi in color oro completava la maestosità della sua figura, che risplendeva accanto a quella del suo misterioso Ryo.
Tutti gli occhi dei passanti erano puntati su di loro, due misteriose figure, eleganti, affascinanti che stavano destando la curiosità di tutti i presenti.
“Non ti ho ancora detto una cosa importante…. sei veramente stupenda stasera.” Disse l’uomo stringendole la mano con dolcezza.
“Neanche tu sei male.” Rispose lei sorridendo.
“Devo stare attento, bella come sei, qualcuno potrebbe provare a rapirti.”
“Ti basterà non lasciarmi andare mai.”
“E’ una cosa che non mi è mai passata per la testa..” sospirò lui con voce roca lanciandole uno sguardo di fuoco. Il cuore di Kaori perse un battito, la bellezza sensuale che Ryo emanava con quella maschera indosso la stava stordendo ogni singolo istante, era così bello, così sexy da farle perdere la testa e tutto il suo autocontrollo si andava a far benedire quando lui la guardava o anche solo le rivolgeva la parola, ne era sicura, per lei quella serata sarebbe stata una tortura.
Quando finalmente riuscì a ricomporsi e a distogliersi dai suoi pensieri erotici sul suo compagno e su quanto sarebbe stato bello scambiarsi tenerezze con lui, al chiaro di luna, la donna si rese conto che erano ormai giunti a destinazione e dopo qualche minuto Shin li accolse in camera.
“Uh mon dieu de la France…Siete veramente bellissimi vestiti così! Kaori tu sei decisamente stupenda!” esclamò soddisfatto Kaibara mentre si apprestava ad indossare il mantello da antico signorotto veneziano.
“Grazie Shin..” disse la donna visibilmente imbarazzata.
“Kaori mia dolce visione sei meravigliosa, lascia che ti abbracci!” urlò Mick mimando , anche se con poca fortuna, il volo dell’angelo di Venezia, nel tentativo di avvinghiarsi alla bella sweeper.
“Se ti azzardi a toccarla ti faccio a fettine talmente piccole che neanche i topi ti riusciranno a trovare.” Ruggì Ryo piazzandosi tra l’americano e la sua donna e puntandogli contro la sua fedele 357 Magnum.
“Ma no, non è come pensi Ryo, stavo solo imitando il volo dell’Angelo… è un’usanza tipica di Venezia, mi meraviglia che tu non la conosca…” disse l’uomo cercando di salvarsi la pelle.
“Se ti avvicini alla mia donna ti faccio vedere io cosa vuol dire fare il volo dell’angelo.” Continuò l’uomo ruggendo come una fiera impazzita.
All’improvviso una risata femminile distolse i due dal loro conflitto e tutti si voltarono a guardare Miki che stava ridendo quasi fino alle lacrime.
“Miki, cosa ridi?” chiese Umibozu guardando la moglie con aria incuriosita.
“E’ troppo buffa…” cercò di dire la donna non riuscendo a contenere il fragore della sua risata.
“Cosa?” chiese Kazue ancor più incuriosita.
“La faccia gelosa di Saeba.. ora che Kaori è a tutti gli effetti la sua donna, niente e nessuno può avvicinarsi… ahhh ho aspettato per anni questo momento e ora è tutto troppo divertente.” Continuò la donna che non riuscendo più a trattenere le risate dovette appoggiarsi al braccio del marito per evitare di cadere.
“Non sei per niente simpatica.” Borbottò Ryo con una smorfia mentre Kaori gli si avvicinava e lo prendeva sottobraccio nel tentativo di fargli passare l’arrabbiatura.
“Se ti vedessi ora.. rideresti anche tu…” continuò la mercenaria sorridendogli con aria maliziosa.
La tensione stava praticamente sparendo, quando Kaibara richiamò a sé l’attenzione dei presenti.
“Bene signori, ora che siete tutti qui.. credo che sia il caso di fare il punto della situazione, prego sedetevi.”E seguendo le sue parole, tutti i presenti si accomodarono e prestarono la loro attenzione all’uomo anziano di fronte a loro.
“Bene, allora stasera è la grande sera… Kazue e Mick, voi sapete già cosa fare.” Disse l’uomo con aria decisa mentre i due annuirono in tutta risposta.
“Dobbiamo iniziare a litigare una volta vicino al motoscafo giusto?” chiese l’americano per chiedere una conferma.
“Esatto… la vostra litigata distrarrà l’attenzione di Micheal e Philip, mentre tu Kazue dovrai arrivare al punto di essere talmente infuriata da voler essere riaccompagnata sulla nave, questo farà sì che Micheal ti scorti nella tua camera..”
Al sentire quelle parole, gli occhi di Mick passarono dal blu acceso al grigio minaccioso nell’arco di due minuti, mentre istintivamente la sua mano si strinse a pugno e il suo respiro divenne più simile allo sbuffo di un montone.
Quando Kaibara si accorse di questo cambiamento, lo guardò con molta calma e gli disse “Calmati Mick, Kazue avrà con sé delle armi che io stesso le fornirò.”
“Che genere di armi? Ho già la mini bomba che mi hai dato l’altra volta.” Disse la dottoressa con aria incuriosita.
“Questa è per te… è una capsula contenente un potentissimo sonnifero… usala se necessario, inoltre prendi anche questa.”
Nella mano, l’uomo stringeva una mini pistola, placcata in oro, facile da maneggiare e da nascondere sotto i vestiti.
“Se dovessi avere problemi, usa la ricetrasmittente, noi verremo ad aiutarti.” Disse Kaibara stringendole con forza la mano.
“Lo farò.” Disse Kazue sorridendogli con dolcezza.
“Ehiiiii!” sbuffò di nuovo Mick mentre osservava la scena, sentendo una punta di gelosia spiccare il volo nel suo cervello.
Al vedere quella reazione bambinesca, tutti i presenti scoppiarono a ridere quasi fino alle lacrime mentre il povero americano continuava a sbuffare, sentendosi platealmente messo in mezzo a quel clima d’ilarità.
“Bene, ora che ci hai detto qual è il nostro compito, la domanda è : il motivo scatenante della litigata quale dovrebbe essere?” chiese Mick cercando di distogliere l’attenzione dalla sua gelosia.
“Kaori…”
“Kaori????” gli fece eco Ryo.
“Come Kaori?” chiese all’improvviso Kazue.
“Io????” chiese la sweeper con aria stupita e incuriosita.
“Mick aveva un debole per Kaori… lo sappiamo tutti, persino la nuova Union Teope.. potrebbe avere una ricaduta…” disse Kaibara con aria impassibile, mentre le espressioni sui volti dei presenti passavano dallo stupito all’atterrito in meno di due minuti.
“Non se ne parla nemmeno!” urlò Ryo con aria imbufalita, mentre stringeva a sé la sua donna.
“Suvvia Ryo, non fare il bambino!”
“No, no e no! Kaori è mia e non la darò in mano a quello squilibrato!”
“Senti da che pulpito viene la predica… e io sarei uno squilibrato, mio caro signor maniaco?” disse Mick, avvicinandosi a lui e fronteggiandolo con aria di sfida.
“Certo… io sono lo stallone di Shinjuku.. tu invece no! Non ti avvicinerai alla mia donna, brutto lupo famelico!” gli ringhiò in faccia con decisione.
“Ha parlato l’uomo che non riesce a tenere l’uccello nelle mutande! Io almeno le corteggio prima di provarci… tu invece neanche quello!” ruggì l’americano colpito sul vivo.
“Ma cosa ne sai tu???? Kaori l’ho corteggiata eccome… ho dei testimoni! Chiedi a Shin!” urlò Ryo indicando il padre con un dito, il quale rimase a guardarli con aria stupita e sconcertata in volto.
“Ah si? Sentiamo!”
Al sentire quelle parole, tutti i presenti, compresi i due bambini urlanti, si voltarono verso l’uomo che preso in contropiede ci mise un po’ a formulare una frase logica.
“Di quale sera parli? Della sera del ballo della gelosia o di ieri? Quando per leggere un libro ho dovuto mettere i tappi alle orecchie, a causa di tutto il casino che avete fatto? E meno male che vi hanno assegnato la suite luna di miele, altrimenti come avreste fatto con eventuali, poveri vicini?” disse Kaibara con un’espressione imbarazzata mentre gli sguardi dei presenti passando dal suo volto a quello dei due sweeper.
Kaori nel frattempo, era passata da color pomodoro rigoglioso a peperone arrostito al forno e il cuore aveva iniziato a batterle forte in petto, mentre l’imbarazzo si faceva strada nella sua mente. Quando Ryo si accorse che tutti gli occhi erano puntati su di loro, gli si formò un groppo in gola e cercando di mantenere il controllo, sbuffò dicendo “Le vicine sarebbero state molto contente di sapere della mia esistenza… mentre i vicini sarebbero scappati per la vergogna! Anzi peccato che non abbiamo vicini, avrei potuto mostrare loro come si fa a soddisfare una donna… forse le loro mogli avrebbero anche gradito una prova pratica.”
Sul volto dell’uomo comparve la classica faccia da maniaco, ma non ebbe tempo di crogiolarsi perché un martellone di circa 500 t gli finì dritto, dritto in testa e lo stese a terra. Sulla parte più grande poi, si poteva ammirare una deliziosa scritta dedicata al maniaco n°1 del Giappone.. “Te la do io la prova pratica brutto maniaco depravato!”
Di fronte a quella scena Shin scoppiò a ridere fragorosamente, quasi rischiando di cadere dalla sedia.
“Povero figlio mio, sei proprio un imbranato!” disse ridendo a crepapelle.
“Ma cosa vuoi? E’ tutta colpa tua e delle tue idee malsane!” brontolò Ryo mentre cercava di togliersi di dosso il supermartello, con l’aiuto di Umibozu.
“Non sono idee malsane… sono idee geniali e se tu la smettessi di fare il bambino assieme a Mick, forse riusciremmo a concludere il piano prima che sia troppo tardi!” rispose Shin con aria austera.
“Io??? Ma ha cominciato lui!” ribattè Mick con aria da cane bastonato.
“E posso anche continuare se vuoi!” gli ringhiò Ryo.
“Ora bastaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaa! Smettetela immediatamente! Mick, tu e Kazue litigherete per via di Kaori, Ryo tu starai zitto o ti affogo con le mie mani è chiaro?” ruggì all’improvviso Kaibara sconvolgendo tutti i presenti, che decisero di non proferire verbo e lo guardarono con occhi sconvolti.
Quando Shin si rese conto delle loro espressioni, cercando di ricomporsi si rivolse verso la mercenaria e disse “Miki, tu e Umibozu avete un compito molto importante. Nella stanza adiacente alla sala da ballo, dove andremo a festeggiare, vi è lo studio di Sangem. Precisamente sotto quella stanza, corre un lungo corridoio verticale.. che scende giù per circa 30 metri, per scendere c’è una piccola scala di metallo che conduce ad un piano dove troverete con una porta in legno antico…quello è lo studio di Sangem. Ci saranno sicuramente delle guardie, quattro tra i suoi tiratori migliori, dovrete trovare il modo di metterle fuori gioco ed entrare in quella stanza.”
“Cosa c’è lì dentro?” chiese la donna cercando di capire l’idea che balneava nella testa di Kaibara.
“Lì, Sangem tiene tutti i documenti relativi al traffico della droga e i dossier di tutte le persone coinvolte in questo affare.”
“Non sarà facile accedere a quell’area.. sarà superprotetta. Dovremo usare una scusa per riuscire ad andarcene senza dare nell’occhio ed essere scrutati da occhi indiscreti.” Disse Umibozu con tono serio.
“Userete una scusa molto semplice.” Rispose Shin con aria tranquilla.
“Ah si? E quale?” chiese Miki incuriosita da tanta sicurezza.
“Vi allontanerete con la scusa di volere un po’ di… ehm… ahem…. Intimità!” disse mentre il colorito del suo volto assunse una tendenza paonazza.
A quella rivelazione Miki strabuzzò gli occhi mentre Umibozu divenne talmente rosso da far invidia ad un pomodoro pachino e ovviamente Mick e Ryo non riuscirono a resistere ad una ghiotta occasione.
“Intimità? Povero Lucciolone sarà difficile per lui avere intimità con Miki in un posto del genere.” Disse lo sweeper scoppiando a ridere fragorosamente.
“Te lo immagini Lucciolone che cerca di avere intimità con Miki?” continuò Mick non riuscendo a smettere di ridere.
“Ora basta! Smettetela di ridere e di chiamarmi Lucciolone o vi faccio a fettine!” tuonò Umibozu mentre tirava fuori la sua fedele pistola, dalla tasca dello smoking.
“Come vuoi Lucciolone!” canticchiarono in coro i due sweeper mentre mimavano il volo angelico dei cherubini.
“Ora basta mi avete stufato!” continuò alla fine Umibozu, che li afferrò per le giacche e li guardò con aria decisamente minacciosa.
“Smettetelaaaa! Non ce la faccio più, siete tre bambinoni grandi e grossi e pure vaccinati e non sapete stare calmi mentre si parla di lavoro! Ora basta o ve la vedrete con la mia ira!” urlò all’improvviso Miki destando lo stupore dei presenti e dei tre bambinoni che smisero subito di litigare. Kaori e Kazue si guardarono con aria stupita, mentre Kaibara annuiva con la testa e applaudiva allegramente l’intervento della donna.
Dopo qualche minuto, i tre uomini si guardarono l’un l’altro e dopo aver deciso di stipulare una silenziosa tregua, ritornarono ai loro posti per sentire ancora le ultime raccomandazioni del capo.
“Bene, ora che sapete tutto, mi raccomando fate molta attenzione. Sangem è un uomo senza scrupoli, se dovesse scoprirci non esiterebbe a farci uccidere, perciò fate e ripeto fate molta attenzione!”
“Non preoccuparti Shin, fidati di noi!” disse Ryo deciso.
Kaibara guardò il figlio con grande orgoglio, era diventato un uomo forte e deciso, pronto a morire pur di proteggere la sua amata e un sentimento di fierezza attraversò il suo cuore. Suo figlio era davvero un uomo in gamba!
“Siete tutti pronti????”chiese con tono fermo spostando il suo sguardo verso gli altri.
Nessuno emise un fiato, ma tutti lo guardarono con aria decisa e pronta all’azione e lui capì che la parte finale dell’operazione “Incanto dell’Angelo” era finalmente cominciata.



Continua….

Ritorna all'indice


Capitolo 26
*** 25 – Alea iacta est! (parte prima) a ***


Una volta deciso il piano, i nostri amici uscirono dalla stanza di Kaibara per recarsi all’enorme motoscafo che li avrebbe condotti al centro di Venezia. Prima di uscire però, Mick afferrò Kazue per il polso e la strinse forte a sé.
“Cerca di stare attenta..” bisbigliò lui, perdendosi in quei meravigliosi occhi scuri che tanto amava.
La donna lo guardò con occhi dolci e pieni d’amore… era così il suo Mick, bello, affascinante, temerario e dolce come non mai, premuroso e gentile e innamorato perso come lei lo era di lui.
“Starò attenta lo prometto!” e dopo un attimo di esitazione, prendendogli il viso tra le sue piccole mani, lo baciò con trasporto, stringendosi con forza a lui. Il suo profumo la tranquillizzò, la fece sentire amata e coccolata e la sensazione di quelle lunghe dita che le toccavano i capelli, per un istante, le fecero dimenticare tutto il resto. Quanto aveva bisogno di quel conforto.. l’ora X era finalmente scattata, ma quale prezzo erano chiamati a pagare? Sarebbe veramente andato tutto bene? Era certa che sarebbero riusciti a risolvere il caso.. ma allora perché tutto un tratto, sentiva una sensazione d’inquietudine fare capolino nella sua mente? Cosa sarebbe andato storto?
Non ebbe il tempo di soffermarsi su quei pensieri, perché la voce di Kaibara rimbombò nella sua testa, destandola da tutti quei pensieri.
“Mick, Kazue! Sbrigatevi o faremo tardi!” urlò Shin da oltre la porta, richiamandoli all’ordine.
“Arriviamo.” Rispose Mick con calma mentre si allontanava di poco dal corpo della donna e la prendeva per mano, nell’intento di uscire dalla stanza. In pochi minuti, velocizzando al massimo il passo, la coppia percorse tutti gli innumerevoli corridoi che li separavano dai loro compagni e riuscirono a raggiungere la hall, giusto in tempo per essere scortati fuori.
“Bene, ora che ci siamo tutti… vi rammento l’ultima cosa: Fate molta attenzione! Ricordatevi bene il motivo per cui siamo qui! Mi raccomando la buona riuscita del piano dipenderà da questa serata, perciò forza e coraggio, andiamo a completare la missione!” disse Kaibara lanciando uno sguardo d’intesa con tutti i presenti, i quali annuirono con aria decisa e si prepararono ad agire.
La compagnia, capitanata da Kaibara, si mosse in direzione dell’uscita e raggiunse Philip e Micheal che erano in attesa di scortarli ai due enormi motoscafi, ormeggiati vicino alla nave. I nostri amici si diressero ai due motoscafi e salirono uno alla volta, accomodandosi sui sedili posti dietro all’autista.
Una volta che Kaibara, Miki e Umibozu furono saliti, fu la volta di Kaori, che venne aiutata da un estasiato Philip che non riusciva a staccarle gli occhi di dosso, tale fu la bellezza della donna in quel momento.
“La vuoi smettere si squadrare mia moglie, damerino che non sei altro?” gli ringhiò Ryo sul muso, con aria decisamente minacciosa.
“Signore io..” cercò di dire l’uomo ma venne bruscamente interrotto dallo sweeper, che l’ afferrò per il bavero della giacca e gli disse “La devi smettere di squadrarla, lei non è e non sarà mai tua.. lei è solo mia e sono stufo di vedere i tuoi occhi scorrere in modo lascivo sul suo corpo. Ti toglierò quel luccicore che compare nelle tue pupille, ogni volta che la incontri, è chiaro?”
Il tono di Ryo era minaccioso e quasi terrificante,la sua espressione era fredda, aggressiva, i suoi occhi neri come la pece, simili a quelli di una iena che è pronta ad attaccare. Philip deglutì a fatica, cercando di sostenere l’odio emanato dall’uomo di fronte a lui, mentre Kaori spaventata e nervosa, non sapeva esattamente come sedare l’animo del suo compagno.
“Ryo, smettila!” gli intimò all’improvviso il padre con decisione.
“Un minuto finisco con questo verme e arrivo!” ruggì Ryo con aria sempre più minacciosa.
“No, smettila ora! Non abbiamo tempo per queste bambinate!” continuò Kaibara lanciandogli uno sguardo pieno di fuoco. “Smettila immediatamente!”.
Lo sweeper lanciò uno sguardo pieno di rancore al padre, che lo ricambiò con aria austera e decisa e lo minacciò con gli occhi.
“Ryo per favore….. lascialo.” Disse una voce femminile con grande dolcezza.
Al sentire quelle parole pronunciate da Kaori, al percepire la sua paura e il suo dispiacere e alla fine nell’incrociare i suoi occhi castani, caldi e tanto premurosi quanto spaventati, l’uomo s’irrigidì, lanciò uno sguardo carico di odio all’uomo che teneva stretto tra le dita e alla fine lo lasciò andare, per poi prendere posto accanto alla compagna.
“Fiuu…. C’è mancato poco… ma è sempre così?” chiese Micheal incuriosito, mentre con la coda dell’occhio tentava di sbirciare nella scollatura di Kazue.
“Ohhhh sii…. A volte è anche peggio.” Commentò Mick, al quale non era sfuggita l’occhiata birichina che l’uomo stava rivolgendo a sua moglie.
“Meno male che si è calmato… altrimenti chissà cosa sarebbe successo.” continuò l’uomo, non riuscendo a distogliere lo sguardo da quella meravigliosa dama a pochi passi da lui.
“Ehhh… hai ragione, ma vedi…quando un uomo si accorge che uno scarafaggio sta puntando la moglie..” disse l’americano, avvicinandosi all’uomo e interponendosi tra lui e la moglie “non risponde più di sé… capisci?”
I due grandi e freddi occhi di Mick trafissero come una spada affilata la carne di Micheal, generando in lui un barlume di terrore e costringendolo a deglutire a fatica, nel tentativo di mantenere la calma. La sua freddezza e la sua voglia di ucciderlo traspariva nei suoi occhi, così chiari e penetranti come due lame di ghiaccio, sotto il quale giaceva imprigionata una bestia affamata… l’uomo era spaventato a morte, quello che aveva di fronte non era solo un uomo, ma uno sweeper che all’occorenza era in grado di trasformarsi nell’assassino più spietato che si potesse mai incrociare sulla propria strada.
“Si signore, capisco perfettamente.” Rispose l’uomo con voce tremante.
“Bravo Micheal, così mi piaci.” Rispose Mick, dandogli infine una pacca sulla spalla.
“Mick, smettila, non hai visto come l’hai spaventato?” lo riprese Kazue, per niente compiaciuta.
“Oh amore mio, ma cosa dici? Lui è un duro, non è così Micheal?” gli chiese l’americano mentre avvolgeva la moglie con un braccio, continuando a guardare il poveretto e mostrandogli uno dei suoi sorrisi migliori. Nonostante tutto, Mick aveva cercato di essere gentile… cosa che l’uomo invece percepì come una minaccia. Ai suoi occhi il sorriso dell’americano rappresentava una minaccia bella e buona, con tanto di artigli e zanne a contorno.
“Si, signore.” Continuò l’uomo con un’espressione spaventata che lo faceva essere più di là che di qua.
“Mick! Finiscila di terrorizzare quel poveretto o non arriveremo mai in tempo per la festa!” lo ammonì Umibozu decisamente contrariato.
“D’accordo lucciolone non ti scaldare… ora ci muoviamo. Forza Micheal muoviamoci o il lucciolone qui non risponderà più di sé.” Disse l’americano, aiutando la sua dama ad accomodarsi nel motoscafo, seguito dall’uomo che si mise subito ai comandi ed accese il motore.
Non appena tutti furono a bordo, le due imbarcazioni partirono a razzo dirette verso la meravigliosa laguna veneziana. Durante il tragitto che durò decisamente troppo poco, Kaori si perse nell’osservare la meraviglia che caratterizzava la città sull’acqua.
Venezia, così bella, così misteriosa, così incantata, in quel periodo particolare, perdeva il suo volto di semplice città italiana, metà agognata per i turisti e si trasformava nella misteriosa città delle maschere. Ogni giorno per tutto il periodo di carnevale, la città risplendeva di mille luci e colori che animavano le giornate ma soprattutto le nere serata dei Febbraio. Ogni cittadino veneziano, aveva insito nella sua cultura, la tradizione della maschera. Tutti quanti, sia bambini che ragazzi e persino gli adulti, in quel periodo così trasgressivo e allegro, partecipavano al gioco, con abiti tradizionali, antichi e meravigliosi e nascondendo il loro volto dietro ad affascinanti e meravigliose maschere decorate e dipinte a mano.
La sweeper si perse in quell’incanto, ad ogni schizzo d’acqua e ad ogni folata di vento, le sue pupille si riempivano di miliardi di diversi colori e il suo cuore iniziava a battere forte, dandole l’impressione che da lì a poco sarebbe esploso. Quella notte si sarebbe deciso il loro destino.. il tempo era poco, i minuti contati, tutto sarebbe dovuto andare come previsto altrimenti… sarebbero tutti morti e Sangem l’avrebbe avuta vinta per sempre. Quel pensiero le causò un brivido di disgusto. No, non doveva lasciarsi prendere dal panico, Ryo era accanto a lei e con loro c’erano Mick, Kazue, Miki, Umibozu e infine Kaibara, ce l’avrebbero fatta sicuramente. Ma se qualcosa fosse andato storto?
Un altro brivido, stavolta più forte, percorse il corpo di Kaori e attirò l’attenzione di Ryo, che senza pensarci due volte, avvolse la donna con un braccio e stringendo il lembo del mantello tra le dita, la coprì per proteggerla dal vento.
La sweeper si voltò verso di lui senza dire una parola e s’immerse in quei meravigliosi occhi color pece.
“Andrà tutto bene, non preoccuparti Sugar.” Disse l’uomo sorridendole dolcemente.
Al sentire quelle parole, i timori e i dubbi di Kaori svanirono all’istante e lei si accoccolò a lui, sentendo crescere dentro di sé un’inspiegabile sicurezza e determinazione, più forti che mai. In poco tempo, i motoscafi arrivarono a destinazione e gli uomini aiutarono le donne a scendere sulla terraferma.
Una volta scese Miki e Kazue, aiutate dai rispettivi consorti, fu la volta di Kaori, che invece, incontrò qualche piccola difficoltà a giostrarsi tra il mantello e il vestito. Attenendosi al piano, Mick non aspettò l’occasione per far partire la famosa sceneggiata.
“Kaori, zucchero mio, lascia che ti aiuti con quel vestito birichino.” Canticchiò l’americano, cercando di posare le sue mani sul bel fondoschiena della donna.
“Levati di torno!” ringhiò Ryo.
“Ma come? Guarda che Kaori ha bisogno d’aiuto, in due faremo prima non credi?” continuò l’uomo, mentre sul suo volto iniziò a comparire la solita faccia da maniaco.
“No, mia moglie l’aiuto IO e basta! Sono stato chiaro????” continuò lo sweeper sempre più irritato.
“Suvvia Ryo non essere ridicolo, c’è bisogno del mio aiuto no? Tu che ne dici mia dolce Kaori?” chiese l’uomo attaccandosi alle mani della donna, con un’espressione libidinosa, dipinta in volto.
“Ma Mick…”
“Mick Angel!” tuonò all’improvviso una voce femminile alle sue spalle. Al sentire quel suono melodioso, l’uomo più morto che vivo si voltò incontrando gli occhi iniettati di sangue della sua compagna.
“Si angelo mio, dimmi…” balbettò l’uomo cercando di sostenere l’ira funesta della donna.
“Cosa stai facendo????” continuò Kazue, mentre il suo volto cambiava colore, passando dal verde zucchina indiavolata (il famoso verde zucchina indiavolata…eh NdA) al rosso pomodoro scoppiato.
“Stavo solo aiutando la mia dol..ahem.. Kaori a scendere dal motoscafo.”
“Non mentire! Io lo so che tu l’ami ancora!” disse la donna con voce tremante, mentre sul suo volto iniziarono a scendere le lacrime. Quando Mick vide gli occhi della sua amata tristi e pieni di dolore, il cuore gli morì in petto, mentre un senso di disperazione lo colpì nel profondo dell’animo.
“Kazue no.. lascia che ti spieghi…”
“No! Non voglio più sentire nulla! Lasciami in pace!” urlò la donna in preda ai singhiozzi e alle convulsioni.
“Kazue ti prego..”
“No! E’ finita! Non voglio più saperne di te! Lasciami in pace! Micheal per favore mi riporti sulla nave, devo andare a preparare le mie valigie.” Disse la donna con tono di dispezzo.
Il cuore di Mick andò in pezzi, in quell’istante, nonostante il fatto che fosse tutto organizzato e che in realtà la sua Kazue stesse fingendo, sentire quelle parole lo stava uccidendo lentamente, lacerandogli le carni ad ogni sillaba.
“Kazue… ti prego…” disse l’uomo cercando di riprendere fiato, ma la donna non lo ascoltò e salì sul motoscafo, senza rivolgergli più lo sguardo.
Micheal non perse tempo, sul suo volto comparve un ghigno divertito e l’uomo non perse l’occasione di guardare il suo avversario, sconfitto su tutta la linea e di ridere apertamente di lui. Il motoscafo si mosse e alla fine partì alla velocità della luce, scomparendo all’orizzonte.
“Kazue…” sillabò Mick non riuscendo a credere ai suoi occhi.
“Non preoccuparti amico… tutto si sistemerà.” Disse Ryo, mettendogli una mano sulla spalla, nel tentativo di riportarlo alla realtà. La sensazione di fermezza e determinazione che l’uomo provò nel contatto con la presa dell’amico, lo destò da quell’incubo forte e doloroso che lo aveva avvolto, nonostante l’accordo instaurato qualche giorno prima e lo riportò indietro nella realtà che stavano vivendo in quel momento.
“Si hai ragione.” Rispose Mick rivolgendo all’uomo uno sguardo d’intesa.
“Bene, andiamo o faremo tardi.” Disse Ryo mentre l’americano rispondeva con un cenno del capo.
“Su sbrighiamoci!” disse Kaibara richiamandoli all’ordine.
Detto questo, la compagnia si radunò poco distante dalla laguna e attese che anche Philip si preparasse per la festa. L’uomo aprì una borsa e vi pescò degli indumenti. Con grande maestria indossò un lungo mantello di velluto nero, con frange dorate e se lo legò al collo, poi si mise una maschera bianca senza decorazioni e un enorme cappello nero, con una lunga piuma verde scuro. Una volta pronto, accese una candela e in testa alla fila, si mosse in direzione dell’enorme villa di Sangem, situata nella parte più nascosta di Venezia. Lungo il tragitto, tutt’intorno il mistero che avvolgeva la città era indescrivibile. I lampioni delle strade erano tutti accesi, ma leggermente bassi, quasi in penombra, tutta la città era adornata con piccole catene di luminarie e con candele sparse per le strade, tutte le case sembravano essere disabitate o invase da antichi spiriti. Alle finestre c’erano candele e candelabri di ogni tipo, ma nessun essere umano, le strade erano deserte, le persone usavano grandi ed enormi carrozze nere per spostarsi.. ed erano talmente chiuse e buie da non capire chi ci fosse dentro e se fossero umani o essere ultraterreni. Nessuna gondola solcava il mare e nessuna imbarcazione era in movimento intorno alla città, Venezia, quella notte sembrava essere una città fantasma.
“Ma che succede?” chiese Miki, guardandosi attorno.
“Cosa volete dire?” chiese in risposta Philip continuando a camminare come se niente fosse.
“Beh ecco, non c’è nessuno in giro.. e qui, il tempo sembra essere tornato indietro di 300 anni… mi sai dire cosa sta succedendo?”
“Ah, questo… no signora Miki non si preoccupi, in realtà fa parte della festa. Stanotte è la prima notte di Carnevale, le persone festeggiano in piazza San Marco durante il giorno e la notte, aspettano le ore più tarde per uscire e girovagare per la città, come anime erranti in una storia da incubi.” Rispose l’uomo continuando a camminare per la strada.
“Quindi è una specie di recita giusto?” domandò Ryo stringendo a sé una Kaori decisamente preoccupata.
“Esatto signore. Da qualche anno a questa parte, qui a Venezia, va molto di moda festeggiare il Carnevale come creature della notte, anziché come anime pure che si divertono.”
“Che strana usanza…” commentò Kaori non riuscendo a nascondere la sua ansia.
“Lo è davvero, mia cara.. eppure è proprio questo il fascino antico di Venezia.” Disse Kaibara sorridendole dolcemente.
Kaori rispose alla dolcezza dell’uomo, ma non riuscì comunque a mantenere la calma. Quella città aveva qualcosa di particolare, era sempre stata curiosa di visitare Venezia, ma quella sera, lei stessa si sentiva in pericolo..e non riusciva a spiegarsi il perché. I suoi pensieri erano pieni di ansia, preoccupazione, dubbi e forse un po’ di paura… brividi di terrore le percorsero il corpo e istintivamente la donna si strinse ancora di più al suo compagno, che la serrò contro il suo petto senza la minima esitazione.
“Non avere paura Sugar, io sono qui con te.” le bisbigliò all’orecchio, mentre il suo cuore si gonfiava d’amore per lui e le sue paure fuggivano via come fantasmi impazziti.
In pochi minuti arrivarono a destinazione, la grande villa di Sangem era un antico palazzo seicentesco, scavato interamente nella pietra e nascosto agli occhi indiscreti di visitatori indesiderati. Una lunga scalinata di pietra era posta esattamente sopra alla villa, inoltre la stessa stradina impervia costruita tra altri due palazzi in pietra che conduceva al luogo, era nascosta sia di giorno che di notte da un’altra palazzina di stampo moderno, costruita molti anni dopo.
Kaibara e gli altri, al seguito di Philip, percorsero una piccola scalinata in pietra, che circondava il palazzo e li condusse dal lato opposto.
“Dove stiamo andando?” domandò Kaori.
“Il vero ingresso è da questa parte, l’altro è solo uno specchietto per le allodole.”
“Perché tutti questi segreti?” chiese Miki incuriosita, ma l’uomo non rispose alla domanda.
“Te lo dico io, mia cara. La nostra organizzazione è molto potente ma allo stesso tempo, invidiata e temuta da moltissime persone, tra cui bande criminali di ogni tipo. Ognuno dei nostri nemici pagherebbe oro per scoprire dove si trova realmente la grande villa di Sangem. In questo posto, sono state celebrate tantissime vittorie, sono stati discussi moltissimi affari di alto livello… qui sono giunte persone importanti.. ed è per questo che è necessario difendersi il più possibile da occhi e orecchie indiscreti.” Disse Shin con voce decisa e sicura. “Giusto Philip?”
“Giusto signore.”
Una volta arrivati in cima alla scalinata, l’uomo si fermò di fronte ad un enorme portone in legno antico, grigio scuro, con una piccola finestrella nel mezzo. Senza perdere tempo, Philip bussò tre volte, con una cadenza particolare e dopo pochi minuti, un uomo aprì la porticina della finestra.
“Parola d’ordine.” Disse con voce profonda.
“Summum Imperium” rispose l’uomo con decisione e dopo pochi minuti, l’enorme portone si aprì e Kaibara e gli altri entrarono nell’enorme fortezza, guidati da Philip.
Una volta entrati, i nostri amici rimasero incantati dallo scenario che si rivelava al loro cospetto. La villa di Sangem era enorme, molto grande e con uno stile antico che rispettava la tendenza dell’antico Ottocento. La sala era in penombra, illuminata da lampadari provvisti di candele e da lumi avvolti dai vetri fumè, le grandi tende di velluto rosso erano tirate e nascondevano le finestre allo sguardo incuriosito degli invitati. La festa era una sfilata di maschere di ogni tipo, c’erano uomini vestiti da Bauta, donne in abiti seicenteschi e ottocenteschi, moschettieri e principi e nessuno di loro, mostrava apertamente il suo volto. Passò circa qualche minuto, prima che Sangem li raggiunse per accoglierli.
“Kaibara!!! Finalmente siete arrivati, iniziavo a stare in pensiero.” Disse l’uomo avvicinandosi a loro con un’espressione fiera dipinta sul volto.
“Signore, eccoli qui, sani e salvi come promesso.” Disse Philip mentre spegneva la luce della candela.
“Bravissimo Philip, ora vai e goditi la festa.. a proposito e Micheal dov’è? Manca anche la bella dottoressa, che è successo?” chiese l’uomo osservando la compagnia.
Ryo e gli altri si guardarono con aria sconsolata e alla fine l’uomo rispose “Signore, Micheal ha scortato la dottoressa Kazue a bordo della nave, perché… perché la signora non si sentiva molto bene.”
Sangem lo guardò con aria incuriosita e poi comprendendo che non era il caso di porre ulteriori domande disse “Beh, mi dispiace che la signora non possa essere qui con noi, a divertirsi, però ora che avete fatto tanta strada, credo sia il caso di mostrarvi la mia villa e presentarvi qualche amico, non credete?”
“Ohh questo è parlare, andiamo vecchio mio, mi devi una bella bevuta.” Disse Kaibara sorridendo mentre dava una pacca sulla spalla all’uomo accanto a lui e lo seguiva nei meandri della sua enorme casa.
“Bene ragazzi, siete tutti pronti?” disse Ryo con aria decisa.
“Pronti.” Rispose Umibozu mentre la moglie lo prendeva sottobraccio e si avvicinava a lui con decisione.
“Io sono pronto.” Disse Mick con determinazione.
“E tu Sugar?” chiese alla fine l’uomo rivolgendo lo sguardo alla sua compagna.
“Sono pronta Ryo.” rispose lei sorridendo e aggrappandosi alla sua mano con fermezza.
“Bene, ricordate, uno sbaglio e ci condanniamo tutti quanti a morte. Tenete dietro le ricetrasmittenti e fate molta, moltissima attenzione! Questi non sono novellini, sono persone abituate ad uccidere a sangue freddo e senza pietà… non sottovalutateli. Coraggio allora andiamo!”
E detto questo, Ryo e gli altri si addentrarono nella tana della tarantola, cercando di concludere la missione e di riportare a casa la pelle. Dopo tanti giorni di attesa, erano finalmente entrati in azione e di lì a poco, sarebbero arrivati alla resa dei conti. Il vero Incanto dell’Angelo era finalmente cominciato!
****************************************************
Come era accaduto per i suoi compagni, anche l’operazione di Kazue iniziava proprio in quel momento. Durante il tragitto verso la nave, Micheal cercava ogni tanto di sbirciare nella sua scollatura e la donna rendendosene perfettamente conto, faceva di tutto per istigare la sua fame sessuale, mettendo in evidenzia con grande dissolutezza, uno dei più bei doni che Madre Natura le aveva fatto, la sensualità.
“Ti chiedo scusa per averti fatto tornare indietro, ma ero fuori di me.” Disse la donna con voce sommessa.
“Oh signora non si preoccupi.. è il mio lavoro.” Disse l’uomo sorridendo felice.
“Chissà cos’ha Kaori più di me.” Mormorò sconsolata, rivolgendo lo sguardo verso l’acqua.
Anche se era solo una finzione, a volte il comportamento di Mick, riusciva a ferirla profondamente. Il loro amore era nato per caso, si erano incontrati mentre lui era ricoverato dal professore e lei era la sua unica assistente. Si era presa cura di quell’uomo ferito più nell’animo che nella carne ed aveva imparato a conoscerlo e ad amarlo profondamente. Anche se con gli anni aveva imparato ad essere forte, la paura che l’amore per Kaori non l’avesse mai abbandonato, faceva ogni tanto capolino nella sua testa.. per poi essere spazzata via, dai suoi gesti d’amore. Persino in quel momento Kazue avvertiva il nervosismo di una situazione non facile, ma nonostante tutto, si era ripromessa di rimanere calma e di seguire il piano. Niente doveva andare storto o il prezzo l’avrebbero pagato tutti.
“Se mi permette signora… quella donna non ha niente più di lei, anzi a dirla tutta lei è molto più bella.” Disse Micheal fingendosi galante. Eccola lì, l’occasione che Kazue stava aspettando.. e di certo non se la sarebbe fatta sfuggire dalle mani.
“Grazie Micheal, come sei gentile… ahhh se ti avessi incontrato prima, magari mi sarei anche potuta innamorare di te.”
Al sentire quelle parole, l’uomo sterzò bruscamente con il timone, rischiando di finire fuori strada.
“Signora…ma cosa dice?” disse l’uomo cercando di ricomporsi.
“Oh scusami…forse ti ho messo in imbarazzo… magari tu non pensavi nulla del genere.” Disse la donna coprendosi la bocca e fingendosi mortificata.
L’uomo non rispose più e neppure azzardò a voltarsi verso la bella donna dietro di lui, ma continuò a guidare verso la nave, sperando di raggiungerla nel minor tempo possibile. Interpretando il suo comportamento come un rifiuto, Kazue si voltò verso l’orizzonte e sospirò sconsolata, cercando di trovare un altro modo per mettere quell’uomo k.o. come previsto dal piano.
In pochi minuti arrivarono alla nave e l’uomo aiutò la dottoressa a scendere, senza proferire verbo, ma limitandosi ad eseguire gli ordini. La prima parte del piano stava per andare in fumo, ma Kazue non si lasciò abbattere e tentò l’ultima tattica.
“Scusa se ti ho offeso prima, mi dispiace… è che tu sei così dolce, gentile.. che io non so cosa mi sia preso… io credo di…” e detto questo gli buttò le braccia al collo e lo baciò appassionatamente. Nonostante la cosa la disgustasse in maniera quasi inspiegabile, la donna si fece forza e cercò di renderlo più dolce e appassionato possibile. Micheal che inizialmente era rimasto sconvolto e impietrito da tanta audacia, si sciolse quasi subito e si avvinghiò alla bellissima dama di fronte a lui, cercando di gustarsi il più possibile quel dolce bacio e quelle meravigliose labbra.
Quando la donna si staccò, continuò la sua recita, fingendosi sconvolta e mortificata per l’accaduto.
“Oddio Micheal scusami.. non so cosa mi sia preso… oddio ti prego, perdonami.” Disse Kazue fingendosi sconvolta.
“Ma no… Kazue… non dire così.. è stato bello, bellissimo, ti voglio dal primo momento in cui ti ho vista. Sei splendida, bellissima, sensuale… e quel Mick, che li lascia qui, da sola, per correre dietro a quella donna, non ha capito proprio niente…è solo un idiota!” ringhiò l’uomo con un’espressione truce in volto.
Kazue rimase sbalordita da tali parole, così profonde, così cariche di odio e dure. Lei sapeva che Micheal odiasse Mick, ma non avrebbe mai immaginato che quel sentimento così tetro, fosse così forte e profondo. Quell’uomo era talmente pieno di rabbia e d’invidia nei confronti del suo compagno, che se avesse potuto, l’avrebbe ucciso strappandogli il cuore dal petto.
Nonostante tutto, anche se le parole di quell’essere odioso che aveva davanti, la facevano rabbrividire e le urtavano il sistema nervoso, Kazue cercò di mantenere la calma e di proseguire con il piano.
“Oh Micheal..” finse con voce commossa. “Io non so cosa mi stia succedendo… ma io ti voglio, per la prima volta nella mia vita, ti voglio come non ho mai voluto un uomo finora. Ti prego fammi tua… ti prego.”
“Oh Kazue… bellissima e meravigliosa Kazue…” disse l’uomo per poi tuffarsi con bramosia, sulle labbra della donna e avvolgendola in un abbraccio possessivo.
Per Kazue, quella fu la parte più difficile. Sentire la bocca viscida di quell’uomo sulla sua, avvertire il tocco delle sue mani sul suo corpo, le fece quasi rivoltare lo stomaco e le causò un’esplosione di rabbia, che lei mascherò magistralmente come un attacco di passione rovente.
“Nooo…. Non qui… andiamo giù…” disse la donna, dopo aver allontanato l’uomo da lei e averlo sbattuto con forza contro il muro.
“Giù??? Dove??”chiese lui con aria incuriosita.
“Nel laboratorio…”
“Perché?”
“Ecco… è che ho sempre sognato di farlo lì..sai io sono una scienziata e ho certe “voglie”, decisamente particolari…” continuò lei con aria maliziosa.”Vuoi venire con me?”
Il gesto che Kazue fece, leccandosi il labbro inferiore, causò al corpo del povero malcapitato un colpo d’adrenalina e di desiderio sfrenato, che lo costrinse ad accettare con gioia l’idea della donna.
“Siii… andiamo…” disse lui con voce roca, non riuscendo più ad aspettare.
Come un fulmine, l’uomo partì a razzo alla ricerca dell’ascensore e una volta entrato, trascinò Kazue verso di sé, cercando di riacciuffarle le labbra, ma la donna resistette.
“Ma come siamo impazienti..nooo, non così, devi aspettare… è più bello se c’è un po’ di attesa.” Disse lei con un’espressione da gattina maliziosa, che lo fece vibrare come un diapason.
“Ma…” cercò di dire lui, ma venne prontamente bloccato da un dito della mano della donna, che gli fece segno di mantenere il silenzio.
“Vedrai sarà meraviglioso… ma ora aspetta, devo prepararmi per te.” disse la donna, per poi voltarsi e recuperare il sonnifero che Shin le aveva dato qualche attimo prima. Con grande velocità, Kazue afferrò il sonnifero e se lo infilò tra i denti, qualche istante prima che Micheal si avvicinasse a lei.
“Ti avevo detto di aspettare…” piagnucolò lei, fingendosi infastidita.
“Perdonami.. è che non riesco a stare lontano da te.” sussurò lui, leccandole sensualmente l’orecchio. Quel gesto così lascivo e intimo, causò alla donna un brivido di disgusto, cosa che invece l’uomo interpretò come brivido d’eccitazione. Con grande velocità, Micheal si avvicinò da dietro e le prese a coppa i seni, strizzandoli con foga. Kazue dovette fare ricorso a tutta la sua pazienza, per resistere ed evitare di dargli un calcio all’inguine e poi finirlo con una ginocchiata sui denti.
“Ih.. ma che fai???” disse cercando di mascherare il suo disgusto.
“Quello che avrei dovuto fare da subito.” Sussurrò lui, mordendole il collo.
“Noooo, non così… io voglio giocare con te nel laboratorio… vedrai sarà molto più divertente.” E detto questo si allontanò da quei tentacoli da polpo e pregò in aramaico che l’ascensore si sbrigasse a portarli di sotto. Nonostante tutto, fu davvero molto difficile per lei, riuscire a tenere testa alle voglie libidinose di quell’essere viscido, visto che Micheal era decisamente un uomo molto testardo e lei, una dottoressa in missione che stava per esaurire la pazienza.
Il tempo sembrava essersi fermato e la dottoressa stava per perdere le speranza e passare al piano b d’emergenza, quando proprio nel momento in cui l’uomo stava per preparare un altro assalto, l’ascensore fece il rumore tanto atteso di apertura porte.
In un attimo la donna schizzò fuori e aspettò che il suo cavaliere la raggiungesse.
“Siamo arrivati…” annunciò lei con dolcezza.
“Lo vedo… e ora cos’hai in mente?” disse l’uomo guardandola con desiderio.
“Vieni con me…” sussurrò Kazue, afferrandolo per la giacca e conducendolo dentro al laboratorio. In pochi minuti, la dottoressa trascinò il povero malcapitato dentro alla prima sala dell’ambiente asettico, senza che lui riuscisse a staccarle gli occhi di dosso. Senza neanche accorgersene, Micheal si leccò il labbro inferiore e lanciò uno sguardo di fuoco alla dottoressa, la quale cercò in tutti i modi di mantenere la calma ed evitare di ritrarsi con un’espressione disgustata.
Appena furono entrati, la donna lo condusse alla sua scrivania e vi ci balzò sopra, con un’agilità felina pari a quella di una lince. Usando tutte le sue armi e tutta la femminilità maliziosa che aveva in corpo, la dottoressa si spostò sui gomiti, inclinandosi leggermente di lato e accavallò le gambe, causando quasi un infarto al pover’uomo dinnanzi a lei.
“Sei bellissima Kazue..” disse l’uomo con voce tremante e sguardo famelico.
“Ohh Micheal… vieni a sussurrarmelo più vicino.” Cinguettò la donna, senza però riuscire a soffocare un leggero conato di disgusto, che si fece strada nella sua gola.
Senza farselo ripetere due volte, l’uomo le si avvinghiò con foga e iniziò a tempestare il suo collo di baci. Kazue dovette fare forza su tutto il suo autocontrollo, per evitare di reagire colpendolo ripetutamente con la sedia accanto a lei.
“Meravigliosa Kazue…” mormorò lui accarezzando i suoi capelli soffici.
“Oh Micheallll” miagolò la donna, cercando di fingersi contenta e di mantenere il controllo di quelle sudice mani, che viaggiavano con troppa velocità sul suo corpo e che cercavano in tutti i modi di toglierle i vestiti.
“No, non così, aspetta che mi vergogno…. Voltati e chiudi gli occhi.” Disse la donna con aria imbarazzata.
“Ma come??? Prima mi chiami qui… e ora? Mi devo voltare? Ma scherzi?” sbottò l’uomo che sembrava essere infastidito da tale richiesta.
“Per favore…” disse la donna con aria seducente e occhi maliziosi.
Micheal che inizialmente reagì infastidito e quasi urtato da quella richiesta, nel momento in cui incrociò lo sguardo di Kazue, sentì tutta la sua rabbia svanire e il cuore saltargli nel petto. Nonostante tutto, infatti l’uomo annuì come un cagnolino addestrato e si voltò, dando le spalle alla donna.
Kazue, senza fare alcun rumore, approfittò subito della situazione e con uno scatto felino spostò in avanti la piccola fialetta di sonnifero che Shin le aveva dato qualche istante prima. Con grande velocità la fece avanzare tra i denti e richiuse la bocca in un sorriso compiaciuto.
“Ok ora sono pronta… Micheal puoi voltarti.” Disse la donna con aria maliziosa.
“Agli ordini mia signora.”
Quando l’uomo si voltò di nuovo, quasi non riuscì a credere a quello che vide. La donna era leggermente distesa, con le gambe accavallate, la gonna leggermente sollevata e uno sguardo pieno di fuoco. Micheal, ovviamente non se lo fece ripetere due volte e si avvicinò all’oggetto dei suoi desideri e l’avvinghiò a sé con forza.
“Sei meravigliosa, mia bella dottoressa.” Sussurrò l’uomo sulle sue labbra.
“E allora baciami ….cosa aspetti?” gli sussurrò di rimando la donna, fingendosi bruciante dal desiderio di possedere le sue labbra.
In un attimo l’uomo la baciò con dolcezza, con passione, con foga, con desiderio, non sapendo esattamente a cosa stesse andando realmente incontro. Tutto accadde in un attimo, approfittando di un attimo di distrazione dell’uomo, Kazue ruppe con i denti la fialetta di sonnifero e la posizionò tra i denti frontali, in modo da evitare di ingerirlo. Quando Micheal se ne accorse, era ormai troppo tardi, la donna lo aveva avvinghiato a sé con le gambe e le braccia, per essere sicura che il sonnifero agisse e armatasi di pazienza, lo teneva stretto con tutta la forza che aveva, cercando di resistere ai suoi tentativi di fuga.
“Cosa… mi… hai… dato….” Cercò di mugugnare l’uomo quasi soggiogato dalla potenza del fluido.
“Un sonnifero… dormirai per circa 12 ore, buonanotte Micheal…” disse la donna lasciandolo cadere verso il pavimento.
“Bruttahhhhh sthreghaaaaaaaaaa…..” sospirò l’uomo, portandosi le mani al collo e alla fine addormentandosi profondamente ai piedi di Kazue.
“Bene ed ora a noi…” disse la donna pescando dalla giacca dell’uomo, il pass con l’autorizzazione ad accedere alla formula dell’incanto dell’angelo. Senza perdere altro tempo, la donna passò il tesserino sulla barra magnetica, ottenendo l’accesso all’area protetta e una volta aperte le porte scorrevoli, entrò.
“Bene ed ora cerchiamo questa maledetta formula.” Disse tra sé e sé la donna, mentre si preparava all’ultima fase della sua missione.
Con grande determinazione, Kazue iniziò a cercare il materiale per tutta la sala protetta del laboratorio. Ispezionò scrivanie, computer, cassetti, postazioni lavorative persino gli armadietti, ma niente, non riuscì a trovare nulla, niente che potesse ricondurla ad un microcip o qualcosa di simile che contenesse la tanto agognata formula. Anche il classico posto in cui veniva inserito durante le ricerche era vuoto, anche perché sia lei che gli altri scienziati avevano sempre avuto accesso alle informazioni solo ed esclusivamente tramite i computer presenti in laboratorio, peccato però che gli stessi terminali fossero dotati di un sistema di spegnimento e accensione controllato da un timer specifico, che poteva essere sbloccato solo tramite una specifica chiave, attualmente in mano al professore Tsunegai.
Quell’ipotesi perciò era completamente da scartare, Kazue non aveva molto tempo, ma in quei pochi minuti che le rimanevano doveva riuscire a portare a termine la missione. Non facendosi prendere dallo sconforto, continuò a cercare, senza lasciarsi sfuggire ogni singolo angolo e ogni punto che potesse in qualche modo, celarle quel tesoro prezioso.
Dopo il secondo giro d’ispezione, le sue speranze stavano quasi per abbandonarla, quando la sua attenzione venne catturata da una foto leggermente singolare, che non aveva mai visto prima. Era una foto di tanto tempo fa, che ritraeva uno Tsunegai molto giovane, con accanto un ragazzo moro e sorridente di circa dodici o quindici anni. Kazue notò subito la somiglianza molto evidente tra l’uomo e il bambino, osservò i lineamenti del viso molto marcati, la forma degli occhi e del naso e quello sguardo così fiero e deciso che sicuramente li accomunava… e infine si perse tra le righe della dedica “A te che sei sempre stato il mio unico punto di riferimento. Eichi”.
“Quindi il professore ha un figlio o un nipote… com’è che non mi ricordo di aver visto questa foto in giro?” disse la donna per poi prendere il ritratto tra le mani e stringerlo tra le dita. Quasi come se fosse stata sotto ipnosi, la dottoressa rimase imbambolata a guardare l’immagine, mentre le sue dita scorrevano con delicatezza sul legno pregiato e cercavano d’imprimere le sensazioni nella memoria. Ci fu un attimo di spaesamento, nel quale la donna rimase folgorata da quell’immagine tanto dolce e tenera quanto inusuale, che le rapì la mente e le bloccò la percezione del tempo nella mente ..… ma fortunatamente, la cosa non durò a lungo. Durante il suo viaggio d’esplorazione, un dito della mano di Kazue si graffiò con qualcosa, ridestandola dal sonno profondo e catturando la sua attenzione.
“Ouch!” disse la donna portandosi il dito alle labbra per disinfettare il taglio. “Che male, ma con cosa mi sono tagliata?”
In tutta risposta, la donna voltò la foto, in modo da visualizzare il dorso e scorprì un piccolo foglio incastrato, dentro l’antica cornice. Senza perdere altro tempo, aprì i gancetti che tenevano fermo il pezzo di legno e lo spostarono per individuare il foglio.. e lì ci fu la sorpresa. Dietro quella foto tanto antica, incastrato tra la carta consumata e il legno pregiato, Kazue trovò finalmente il microcip che stava cercando ed esultò di gioia.
“Finalmente, finalmente l’ho trovato!” urlò “Bene, ora devo rimettere il tutto apposto e poi posso raggiungere gli altri.”
Con molta decisione, richiuse la foto e la riposizionò al suo posto, rimise in ordine la scrivania del professore e nascose il microcip nel medaglione, nascondendolo dietro alla foto dei fiori e s’incamminò verso la sala adiacente del laboratorio. Durante il suo tragitto, la donna si guardò attorno per verificare che tutto fosse rimasto come prima e che non ci fossero tracce del suo passaggio.
Tranquilla e determinata, stava accorciando le distanze tra lei e la porta d’uscita quando una mano debole tentò di afferrarle la caviglia.
“Bhrutta sthreghaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaa…..” disse Micheal con voce flebile.
“Ahhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhh!” urlò Kazue, cercando di evitarlo, ma l’uomo cercò di alzarsi in piedi e di raggiungerla.
“Maledettaaahhhhh…. Sthreghaaaaaaaaaaahhhhh! “ mugugnò a fatica l’uomo nel tentativo di resistere al sonnifero.
“Ahhh Micheal fermati!” urlò ancora la donna, evitando sempre con molto successo gli attacchi lenti e goffi dell’uomo che aveva di fronte.
“Sheiii hunaa bastardhaaaaaaaaaaaaaaa…..” continuò lui, cadendo costantemente sui tavoli o sulle sedie che li circondavano, fin quando con un ultimo tentativo riuscì ad afferrare la gamba della donna e a farla cadere a pochi metri da sé.
Kazue cadde e battè con violenza la testa contro il pavimento e sentì una sensazione di stordimento avvolgerle le tempie. Passò circa qualche minuto prima che la donna riuscisse a riprendere il controllo di se stessa e della situazione attorno a lei e quando finalmente riuscì a focalizzare il tutto, si accorse di Micheal che nel tentativo di afferrarla, stava strisciando con lentezza sul pavimento.
Dopo vari tentativi, Kazue si allontanò dalla visuale dell’uomo e correndo come una furia si rifugiò nella sala protetta del laboratorio.
“Ti acciufferò strega.” Disse l’uomo, la cui voce dava cenni di miglioramento, segno del fatto che l’effetto del sonnifero era quasi svanito del tutto. “Cosa credi? Lo sanno che sei qui! Loro sanno tuttooooo!” L’uomo la guardò con un’aria beffarda, inspiegabilmente l’effetto calmante era finito e la sua furia era ormai inevitabilmente esplosa.
“Sto venendo a prenderti Kazue!!” ringhiò l’uomo con la bava alla bocca e sul volto un’espressione decisamente poco rassicurante.
La donna inizialmente spaventata e sconvolta da tale reazione, si ricordò di avere in tasca, il pass di Micheal e senza perdere altro tempo, lo passò velocemente sulla barra metallica e così facendo le porte iniziarono a chiudersi.
“Maledettaaaaa!!!” urlò l’uomo cercando di raggiungerla prima di essere completamente tagliato fuori dalla stanza, ma pochi istanti prima che lui riuscisse a farcela, le porte si chiusero e Micheal sbattè rovinosamente il naso contro il vetro massiccio del laboratorio.
“Credi di essere al sicuro eh????” urlò lui pieno di rabbia, mentre con la mano cercava di fermare il lago di sangue che stava uscendo dal suo naso. “Credi che queste porte basteranno a tenermi lontano da te??? Quanto sei stupida! Forse non ti ricordi dove sei finita.”
La donna lo guardò attentamente, poi girò gli occhi cercando di trovare una risposta a quella sua insinuazione.. e alla fine capì: la stanza protetta era dotata di un sistema di refrigeramento, regolabile solo dall’esterno, una misura preventiva per eventuali furboni che volessero rubare i segreti del professor Tsunegai.
Sul volto di Kazue si dipinse un’espressione di terrore che la costrinse a focalizzare meglio il volto del suo aguzzino.
“Inizierò con l’abbassare la temperatura piano, piano… poi quando sarai svenuta, ti tirerò fuori e mi occuperò di te. Credi veramente che io rinunci alla mia serata con te, perché tu sei una schifosa spia, che ha come missione il furto di quel microcip? Sbagliato tesoro, questa è solo una piacevole deviazione del mio percorso. Quando il mio capo saprà chi sei veramente, si congratulerà con me per il trattamento che ti ho riservato.” Disse l’uomo leccandosi le labbra con voluttà, al solo pensiero di poterla avere finalmente tra le mani.
“Tu non avrai niente da me!” rispose la donna con astio e disgusto.
“Non preoccuparti cara, me lo prenderò da solo.” Disse per poi scoppiare a ridere fragorosamente, mentre osservava le sue dita girare la manopola della temperatura, abbassandola di circa 5° gradi. “Non preoccuparti Kazue, io sarò qui con te ad osservarti durante il tuo lungo ed estenuante viaggio verso il sonno.”
La donna sentì i primi brividi percorrerle la schiena, il cuore iniziare a batterle forte e guardandosi disperatamente attorno, pensò “E ora cosa faccio?”


Continua…..



******************************************************
Commenti:
Eccoci qua, allora, siamo arrivati al primo momento clou della storia. Il titolo ovviamente si ispira alla famosa frase di Cesare “Alea iacta est”, per indicare il momento in cui viene presa una decisione e non si può più tornare indietro. Secondo fonti, è una frase attribuita da Svetonio nel suo De vita Caesarum (Divus Iulius) a Giulio Cesare che l'avrebbe proferita dopo aver varcato, nella notte del 10 gennaio del 49 a.C., il fiume Rubicone alla testa di un esercito, violando apertamente la legge che proibiva l'ingresso armato dentro i confini dell'Italia e dando il via alla seconda guerra civile. La mia idea era quella di comunicare al lettore che alla fine siamo giunti ad un punto di non ritorno e che la missione era finalmente iniziata. Spero che vi sia piaciuto, un bacione e a presto ^_-!

Ritorna all'indice


Capitolo 27
*** 26 – Alea iacta est! (parte seconda) ***


Totalmente ignari di quello che stesse accadendo a Kazue, Ryo, Mick e gli altri avevano iniziato realmente la loro missione. Sangem li condusse all’interno della sua casa e con aria piena di soddisfazione presentò loro vari membri delle più potenti società criminali del pianeta. Gli Yakuza, la Mafia Nigeriana, la Mafia cinese, tutte le famiglie appartenenti alla Mafia, alla ‘Ndrangheta e alla Camorra italiane e tutte la criminalità organizzata presente in Olanda, Spagna, Portogallo, Romania, Francia, Repubblica Dominicana e Brasile, Germania, Polonia, Russia, Albania. Kaibara, Ryo e gli altri incrociavano tutti i volti dei più potenti criminali del mondo e facevano involontariamente la loro conoscenza, in una situazione decisamente surreale.
Kaori osservava quegli uomini sporchi, con sguardi lascivi e pieni di superbia che le prendevano la mano e gliela baciavano in un tentativo goffo e rozzo di galanteria, e cercò a stento di trattenere il disprezzo e la sensazione di disgusto che provava in quel momento.
“Non aver paura.” Le sussurrò Ryo all’orecchio mentre aumentava la stretta delle sue dita attorno alla sua mano. “Ci sono io con te, non ti lascerò mai da sola, te lo prometto.”
La donna gli rivolse uno sguardo di riconoscenza, il suo timore era tanto, la paura e lo sdegno le correvano dentro al corpo come una fiamma impazzita e il suo cuore minacciava di esploderle in petto, tanta era la velocità dei suoi battiti. Il loro viaggio continuò verso una grande stanza sontuosa e decisamente elegante. Al centro vi era un grande tavolo in legno scuro antico, attorno vi erano dieci sedie che riprendevano il suo stile e tutt’attorno c’erano tende di velluto rosso, legate con dei nastri dorati, in modo da coprire le finestre ed evitare che la luce fredda delle strade entrasse a rovinare lo scenario misterioso.
“Venite venite, accomodatevi.” Disse Sangem facendo cenno ai presenti di entrare e disporsi in modo regolare attorno al tavolo. Sopra di loro c’era un enorme lampadario antico a gocce, la cui calda luce era abbastanza potente da far risplendere chiaramente tutta la stanza. Ryo fece strada a Kaori e dopo averle allontanato la sedia, la fece sedere come un vero gentiluomo, poi si accomodò accanto a lei. Nonostante la situazione decisamente piena di nervosismo, la donna non poté fare a meno di perdersi per qualche istante, nella bellezza di quel grande tavolo, il cui materiale era caratterizzato da forme strane e geometriche come rombi e linee dall’effetto decisamente psichedelico. Kaori passò con delicatezza le sue dita sul materiale lucido e ne assaporò l’odore con grande gusto, sapeva di antico, di buono, di prezioso.. e se si fosse trovata in un’altra situazione, sicuramente si sarebbe anche potuta rilassare con più calma.
“Le piace signorina?” chiese Sangem destando la sua attenzione.
“Come?” chiese la donna con aria incuriosita.
“Le sto chiedendo se le piace il tavolo.”
“Oh si è meraviglioso.. è magnifico, non mi era mai capitato di vedere una meraviglia del genere. Complimenti.”
“Sono felice che le piaccia, in effetti questo tavolo fa parte di una collezione di mobili antichi Luigi XIV.. li ho divisi un po’ in tutte le mie ville, in modo da poterli osservare ogni volta che li sposto. Lei ha davvero buon gusto signora Kaibara.” Disse l’uomo sorridendole, poi rendendosi conto di aver perso troppo tempo disse “Bene signori benvenuti nel mio studio privato.”
“Come mai siamo qui?” chiese Miki con aria interrogativa.
“Credo che Shin abbia intuito il perché.” Disse Sangem, mentre prendeva lentamente posto a sedere aiutato da Philip.
Miki rivolse un’occhiata interrogativa a Kaibara seduto a pochi passi da lei e cercò di decifrare i pensieri che affollavano la sua mente. L’uomo la guardò, cercando di rassicurarla sul da farsi e tentando di mantenere la calma più assoluta.
“Certo che lo so, vuoi presentarci le persone che ti aiuteranno a commercializzare la droga a livello mondiale non è così?” disse Shin guardandolo con un sorriso malizioso.
“Mio buon vecchio Shin, sei rimasto la vecchia volpe di un tempo… lo sapevo, non cambierai mai.” Disse scoppiando in una risata fragorosa e facendo cenno a Philip, in piedi dietro di lui di andare a prendere la scatola posta sulla credenza di fronte a loro.
L’uomo senza pronunciare una parola, fece un inchino in segno di rispetto e svanì dalla visuale dei presenti, per poi ritornare con in mano una piccola scatola di legno antico, finemente decorata con motivi floreali in foglia d’oro. L’uomo la porse all’anziano di fronte a lui, il quale la guarda compiaciuto e dopo aver congedato il giovane, rivolse a Shin uno sguardo compiaciuto.
“Amico mio, con questi io ti stupirò.” Disse Sangem, aprendo la scatola con uno strano luccichio negli occhi.
“Sono tutt’occhi.. amico mio.” Disse l’uomo sorridendo con malizia.
Sangem lanciò all’amico uno sguardo d’intesa e prendendosi tutta la calma di questo mondo, tirò fuori la piccola chiave d’oro e armeggiò con la serratura dorata nel tentativo di aprirla. Ci volle qualche minuto prima che la piccola insolente cedesse alle richieste dell’uomo e gli donasse il tanto agognato rumore di scatto della chiave. Quando finalmente la chiave completò il giro, l’uomo con gli occhi luccicanti aprì la scatola e la mostrò in tutta la sua bellezza al suo grande amico.
“Mio caro Shin, ecco a te, sigari Cohiba Coronas Especiales… i migliori sigari al mondo.” Disse l’uomo con una punta d’orgoglio.
“Accidenti Sangem, hai deciso di viziarci?”
“Li tenevo in serbo per un’occasione speciale… beh questa è un’occasione specialissima.”
Con grande maestria, aprì il taschino interno della giacca e ne tirò fuori un tagliasigari in oro e dopo aver offerto un sigaro agli uomini presenti, ne prese uno anche lui e lo tagliò con grande facilità e infine lo accese, con un’espressione decisamente compiaciuta sul volto. Shin, Ryo, Mick e Umibozu fecero altrettanto mentre le due donne si lanciavano sguardi pieni d’intesa.
“Da domani la droga sarà in commercio e finalmente noi saremo ricchi!!!!! Ah miei cari amici siete proprio arrivati al momento più opportuno, col vostro aiuto l’Union Teope finalmente riuscirà a risorgere dalle sue ceneri e ritornerà ad essere l’organizzazione criminale più importante del globo… come lo era in passato, non è così Shin?”
“Ben detto! Finalmente torneremo alla gloria di un tempo.” Disse Kaibara fingendosi entusiasta per quella notizia e scambiandosi un’occhiata d’intesa con Ryo, Mick e Umibozu. L’atmosfera era ormai goliardica, Sangem era molto fiero di se stesso, non vedeva l’ora di mandare in porto l’affare in modo da goderne presto i risultati in termini di introiti di grande valore.
“Signore mi scusi, ma le persone che stavate attendendo sono arrivate.” Disse un ragazzetto, vestito come un cameriere, dall’aria giovane e con uno sguardo furbetto dipinto sul volto.
“Bene falli entrare.” Disse Sangem rivolgendosi al giovane, il quale in un batter d’occhio sparì dalla visuale di tutti per poi ritornare seguito dal altre due persone. Sulla soglia della porta comparvero due uomini, uno più anziano e basso, era ricurvo su se stesso, il volto pieno di rughe, portava i segni dell’età avanzata e la pelle del volto era ormai ricaduta in avanti, nascondendogli i piccoli occhi pieni di superbia. Dietro di lui, c’era un ragazzo più giovane, alto, con i capelli mori, la pelle bianca come il latte e lo sguardo crudele e pieno di suberbia.
Quando li vide arrivare, Ryo trasalì e gli rivolse uno sguardo decisamente poco amichevole. Kaori che se ne accorse, l’osservò con grande stupore, erano anni che non leggeva più nei suoi occhi, un’espressione così piena d’odio verso qualcuno.. evidentemente erano persone del suo passato, un passato che sia lei che lui avevano faticato tanto a dimenticare.
“Buonasera Sangem.. “disse il giovane e poi rivolse uno strano sguardo sprezzante ai presenti.
“Ohhh Goro, Hitoshi è veramente un grande piacere avervi qui tra noi. Aspettavo proprio voi per brindare alla nostra grande ascesa verso il potere globale. Permettete che vi presenti i miei nuovi soci.. Shin Kaibara, Ryo Kaibara, Mick Angel e il signor Falcon…” disse l’uomo sorridendo goliardico e poi rivolgendosi agli altri presenti continuò dicendo “Signori, loro sono i nuovi capi della Gonkudo o per meglio dire la nuova Yakuza giapponese… ecco a voi i due capi della banda Yamaguchi-gumi, la più potente famiglia della criminalità organizzata giapponese. Goro e Hitoshi Endou.”
“E’ un piacere rivedere la tua bella faccia tosta caro il mio Ryo Saeba.” Disse Hitoshi con l’aria di chi aveva appena incontrato una persona che avrebbe preferito non rivedere.
“Non posso certo dire lo stesso… caro Hitoshi…” disse Ryo con aria piena di veleno.
“Voci autorevoli mi dicono che ti sei sposato… e a quanto vedo è vero. E’ veramente una donna bellissima tua moglie.”continuò il giovane per poi avvicinarsi a Kaori e osservarla con più scostumatezza. In un attimo il giovane s’inchinò davanti a lei e prendendole la mano, gliela baciò con grande eleganza.
“Madame… siete veramente una donna stupenda. Mi domando cosa vi abbia convinto a scegliere un rifiuto del genere.”
“E-Ecco…” cercò di rispondere la sweeper, cercando di ignorare la stretta d’acciaio con la quale Hitoshi aveva imprigionato la sua mano.
“Ehi pappamolla, non ti pare irrispettoso guardare con così tanta sfacciataggine la moglie di un altro? L’ultimo uomo che si è permesso di posare così gli occhi su mia moglie, ha rischiato di essere buttato in mare.. non è così Philip?” disse lo sweeper tirando fuori il veleno che aveva in corpo.
Tutti gli sguardi si rivolsero verso Philip che una volta resosi conto della situazione, si voltò verso il suo capo e disse “No signore… ecco posso spiegare…”
“Philip, per questa volta passi, ma la prossima… verrai punito. Non ti ricordi il nostro codice d’onore?? Non si guarda mai la donna di un altro dei nostri compagni, sono stato chiaro?” disse Sangem con gli occhi fuori dalle orbite.
“Si signore, perdonatemi.” Rispose l’uomo facendo un inchino sommesso.
“Suvvia Sangem, non credo che sia tutta colpa di Philip, forse anche questa sottospecie di uomo ha qualche responsabilità… forse non sa proteggere la sua donna.” Disse Hitoshi con la sua lingua serpentesca, lanciando uno sguardo pieno d’odio a Ryo, il quale glielo restituì senza problemi. In pochi attimi calò il silenzio nella stanza, tutti i presenti si osservarono con grande circospezione e alla fine con grande sorpresa di tutti, Kaori si alzò dal tavolo e guardando con aria piena di ribrezzo l’uomo di fronte a lei, disse “ Mi lasci immediatamente la mano! Non so quale sia la sua esperienza precedente con mio marito, ma quello che so è che lui non è un falso, né un bugiardo e neppure un codardo. E’ molto più uomo di lei e tutti i suoi amici messi insieme… e io non le permetto affatto di trattarlo così. Lei è un uomo villano, non si permetta mai più di dire una cosa del genere!”
Ci fu un attimo di silenzio, l’aria divenne gelida e gli sguardi iniziarono a vagare per l’ambiente fin quando il vecchio Goro che era fino a quel momento rimasto in disparte, applaudì all’improvviso. Tutti i presenti vennero attirati da quel rumore di mani vecchie che tentavano di creare un rumore simile ad un applauso e si voltarono verso il vecchio Endou, che rivolse il suo sguardo compiaciuto verso Kaori.
“I miei complimenti mia cara signora. Finalmente qualcuno che si è deciso a mettere in chiaro le cose con mio figlio. Finalmente incontro una donna che lo mette in riga senza pensarci due volte e di questo sono molto felice. Lei è una donna con la testa sulle spalle, la grinta di una tigre e la delicatezz a di una fanciulla non contaminata dal nostro mondo criminale. Pertanto vi chiedo scusa per il modo scortese usato da mio figlio, ma dovete sapere che purtroppo è uscito fuori viziato e privo di valori morali.. ora sto cercando di insegnarglieli, ma ahimè la strada è lunga e tortuosa!” disse l’uomo con aria sconsolata.
“Ma padre…” sibilò Hiroshi con aria contrita.
“Niente ma, dovresti vergognarti, battibeccare con il figlio del mio migliore amico.. capisco che abbiate avuto le vostre divergenze, ma ora siete sulla stessa barca e dovete remare l’uno di fianco all’altro.. come due grandi uomini che si rispettino, perciò ora chiedi scusa ad entrambi!” gli ruggì contro con aria decisa.
L’uomo rivolse uno sguardo pieno d’odio al padre e poi cercando di contenere la sua rabbia e la sua ira a causa dell’orgoglio ferito, rivolse il suo sguardo verso Ryo e Kaori e facendo forza su tutto il suo autocontrollo, fece un inchino davanti a loro e a mezza bocca disse “Vi chiedo scusa per il mio comportamento.. soprattutto a lei signora Kaibara.”
Lo sweeper gli rivolse un’occhiata piena di odio, non aveva mai sopportato Hiroshi, l’aveva sempre considerato uno sbruffone da quattro soldi, pieno di sé e aveva sempre cercato di evitarlo come la peste, fin quando un giorno, lui non lo aveva beccato per sbaglio e senza alcuna malizia, abbracciato all’allora sua ragazza Sheila, un altro lupo mascherato d’agnello, che aveva approfittato di un suo momento di distrazione per infilarsi nel suo letto e far credere ad Hiroshi che lui l’avesse in qualche modo circuita. Da quel giorno tra la famiglia Kaibara e la famiglia Endou si generò una sottile guerra fredda che alla fine portò lo stesso Shin a distruggere ogni tipo di rapporto con il suo amico Goro e i due figli Ryo e Hiroshi ad odiarsi reciprocamente.
“Scuse accettate Endou.” Disse Ryo ritornando in sé, dopo aver divagato un attimo tra i suoi ricordi. “Lo stesso vale per la mia signora.”
Al sentire quelle parole, Kaori sorrise ed annuì con tanta dolcezza, provocando un briciolo di calore anche nella corazza impenetrabile di Hiroshi.
“Bene, ora che è tutto risolto, Goro, Hiroshi venite a sedervi qui accanto a me e parliamo di affari.” Disse Sangem dopo aver tirato una boccata di sigaro ed averla assaporata con gusto.
I due esponenti della famiglia Endou, si accomodarono uno alla destra e l’altro alla sinistra dell’uomo e una volta seduti, iniziarono a parlare di affari.
“E’ tutto pronto per la prima consegna che avverrà domani a mezzanotte.” Disse Hiroshi deciso.
“Hai allertato tutti gli uomini?”
“Si certo.. nessuno si aspetterebbe mai che un peschereccio guidato da un anziano signore e dal figlio prediletto, sia in realtà la nostra corsia preferenziale per lo sbarco della droga.”
“Benissimo… inoltre con le informazioni che Ryo e Shin ci hanno fornito ora sappiamo anche a che punto stanno le indagini sul nostro soldato.”
“In realtà noi sapevamo già tutto.” Disse all’improvviso Goro distruggendo l’entusiasmo di Sangem.
L’uomo si voltò incredulo verso l’anziano amico che gli sedeva di fianco e dopo aver sgranato gli occhi chiese “Com’è possibile??? Come potevate sapere qualcosa che nessuno di noi sapeva?”
“Abbiamo un informatore di grande rilievo… un importante informatore, insospettabile e molto in alto, tra le schiere dei potenti.” Disse Goro con aria impassibile.
“Chi è? Chi sarebbe????” disse Sangem scaldandosi.
“Non possiamo fare il suo nome, almeno non ora, ma presto saprai te lo garantisco.”
Sangem rivolse uno sguardo torvo al suo amico, poi guardò Shin in cerca di un’occhiata piena di complicità e alla fine sbuffando disse “Va bene Goro, accetto le condizioni, ma solo perché sei mio amico... altrimenti ti avrei tirato fuori queste informazioni con ogni mezzo.”
“Non lo metto in dubbio, conosco bene la tua storia e so perfettamente quanto queste tue parole corrispondano al vero, ma il nostro informatore vuole rimanere anonimo fino alla conclusione delle trattative e visto il suo grande impegno, mi sono permesso di accettare questo patto.” Disse Hiroshi in un tentativo goffo e molto poco convincente di versare acqua sul fuoco e se all’inizio Sangem gli rivolse uno sguardo pieno d’astio, alla fine annuì con la testa ed accettò la richiesta di pace dell’uomo.
“D’accordo Hiroshi hai vinto, la vostra famiglia è una delle più influenti qui in Giappone, inoltre una grande e duratura amicizia mi lega a tuo padre, pertanto non sono felice all’idea di generare attrito tra noi.. starò alle vostre regole, ma a trattative finite voglio sapere il nome di quest’uomo.” Disse Sangem con aria decisa.
“Hai la mia parola.”rispose Hiroshi con decisione.
“Hai anche la mia Sangem, come segno di rispetto e fedeltà da parte della mia famiglia alla potente Union Teope.” Disse all’improvviso Goro con maggior decisione rispetto al figlio. “Ti giuro sul mio onore che avrai tutte le informazioni che vorrai.”
“Ti credo amico mio.” Rispose l’uomo, dando una leggera pacca sulla spalla all’anziano signore accanto a lui. “In tanti anni io e te siamo sempre stati buoni amici e per un periodo addirittura inseparabili, pertanto hai la mia completa e totale fiducia, non temere.”
“Bene ed ora che è tutto finito, brindiamo.. Philip porta dello champagne e prendi la bottiglia più costosa che abbiamo in cantina, voglio festeggiare la resurrezione dell’Union Teope, presto saremo i padroni del mondo!” urlò l’uomo con aria allegra e festante.
“Si signore.” Rispose Philip, che dopo aver fatto l’ennesimo inchino in segno di rispetto si allontanò dirigendosi verso la cantina, per poi tornare con la bottiglia di champagne più pregiata e costosa della collezione privata di Sangem.
Il liquido giallo pregiato e rinomato venne versato in meravigliosi e antichi calici di cristallo, l’odore era inconfondibilmente buono e raffinato e Shin poté giurare di averne addirittura percepito l’aroma dolce e fruttato di quella squisita prelibatezza. Una volta che tutti i bicchieri furono consegnati agli ospiti, Sangem si alzò in piedi e con una luce fiera e decisa negli occhi fece un brindisi.
“Brindo a noi, l’Union Teope, una grande, grandissima famiglia che presto risorgerà dalle ceneri e presto sarà l’unica indiscussa padrona del mondo intero.”
“A noi!” urlarono tutti i presenti in coro e alla fine assaporarono il gusto pregiato di uno dei più pregiati champagne che esistessero al mondo.
“Wow” esclamò Mick all’improvviso “Questa cosa è una bomba!”. Generando con tanta manifesta sincerità, una grande ilarità dai presenti… che fece sparire ogni tensione e nervosismo presenti.
“Bene, miei cari ospiti, ora che abbiamo discusso solo di dovere, credo che sia il caso di lasciare lo spazio al piacere… come ben sapete le mie feste non sono mai banali e casuali e questa volta ho voluto superare me stesso…” disse Sangem con l’orgoglio che gli brillava negli occhi unito ad un leggere luccichio malizioso.
“Cosa mai avrai architettato…” chiese Goro con aria divertita.
“Semplice.. voi sapete quanto io ami il detto tipico degli italiani, Bacco, Tabacco e Venere, bene… il Bacco l’abbiamo onorato e pure con stile, il Tabacco anche…e neanche su questo ci possiamo lamentare, manca solo la Venere.” Disse ridendo con l’espressione tipica di qualcuno che è sotto il dolce effetto di una sbronza.
“Diavolo di un cane, cosa hai architettato vecchio furbo?” chiese all’improvviso Shin con aria divertita.
“Beh ecco, recentemente sono stato in America e devo dire che lì sanno davvero come divertirsi, sono andato in un locale, tramite le conoscenze di un amico “Eyes Wide Shut” era il nome se non erro, e lì ho visto cose che qui sono considerate impossibili, anzi addirittura impensabili.”
“Cose tipo?”
“Bene, i gentiluomini laggiù.. si riuniscono in case come questa, tutti vestiti in modo molto particolare, indossano tutti un mantello nero, come quello di Philip e il loro viso è coperto da un’antica maschera Veneziana… e assistono ad una cerimonia definiamola religiosa.” Disse l’uomo continuando il suo racconto.
“Una che??? Una cerimonia religiosa? A che pro?” chiese all’improvviso Endou cercando di capire il senso di tutto quel racconto, mentre gli occhi dei presenti erano tutti focalizzati sul volto e sull’espressione divertita di Sangem.
“Caro ragazzo mio, hai mai partecipato a determinate “feste private”? Quelle in cui le donne sono alla mercé degli uomini e ogni ospite presente può fare tutto ciò che vuole con le ragazze in questione?” disse all’improvviso l’uomo lanciando al ragazzo davanti a lui, un’occhiata di aperta sfida.
“Hai organizzato una specie di orgia?” urlò all’improvviso Ryo destando l’attenzione di tutti i presenti. In realtà anche se tutti quanti sembravano essere stupiti da quella domanda così schietta e aperta, nelle loro menti si era formulata la stessa identica domanda, solo che nessuno aveva avuto il coraggio di farla.
“Mi hai tolto le parole di bocca, ragazzo…” disse all’improvviso Goro con un’aria più divertita che contrariata. “Sangem sei e sarai sempre la solita vecchia volpe!”
“Beh che male c’è nel divertirsi un po’? In fondo non solo gli uomini liberi potranno partecipare… ma anche quelli sposati… mio caro Ryo ce n’è anche per voi.” Disse l’uomo guardando lo sweeper con aria decisa e divertita.
“Signor Sangem, come vi permettete a dire una cosa del genere con me presente? Siete un villano e uno scostumato!” urlò all’improvviso Kaori, parandosi davanti al suo uomo e rivolgendo all’anziano signore di fronte a lei, un’occhiata piena d’odio e di ribrezzo. Quell’essere aveva deciso di organizzare un’orgia e voleva che anche Ryo ci partecipasse???? E lei che avrebbe dovuto fare? Sottomettersi agli altri uomini? Ma neanche per idea! Lei e il suo compagno sarebbero andati via da quel posto lascivo e schifoso e chi se ne importava della missione e del caso!
“Ma no signora Kaibara, lei ha frainteso le mie parole… non intendevo dire questo. Il mio invito era rivolto ad entrambi…ehm.. detta così sembra essere una cosa brutta, ma volevo dire che la mia casa è molto grande ed è disposta su vari piani, pieni zeppi di stanze… e se volete divertirvi, rilassarvi.. ecco potete farlo.” Disse l’uomo con aria imbarazzata, rendendosi conto della figuraccia appena fatta.
“Suvvia Kaori, il mio amico non aveva certo intenzione di offenderti, semplicemente ci ha dato la possibilità di divertirci in tutti i sensi.” Disse Shin facendole l’occhiolino.
La donna rivolse uno sguardo d’intesa all’uomo accanto a lei e poi guardando Sangem con aria decisa, disse “Le chiedo scusa signore, sono stata indiscreta e inopportuna.. le chiedo scusa.”
“Ma no signora, non deve scusarsi con me, sono stato io il maleducato e l’inopportuno. Spero che dopo questa mia figuraccia, voglia perdonarmi e accettare la mia ospitalità.”
“L’accettiamo volentieri.” Disse all’improvviso Ryo prendendo Kaori per mano e stringendola a sé con aria possessiva e desiderosa di rapirla e portarla via con sé. “Non si preoccupi Sangem è tutta acqua passata, ora pensiamo a divertirci.”
Il sorriso rassicurante di Ryo, la retromarcia di Kaori e la complicità di Shin, rassicurarono Sangem, il quale dopo aver fatto scomparire la sua espressione contrita sul viso ed essere passato ad un sorriso goliardico, si agitò come un bambino al quale era appena stato fatto un bel ragalo e incitando i suoi ospiti urlò “Bene, beviamo, danziamo, amiamoci… suuu divertiamoci.”
Il gruppetto di persone pertanto si diresse verso la sala principale, dove gli altri invitati avevano già iniziato a mangiare, bere, ballare e divertirsi. L’atmosfera era così strana, così irreale, così sognante… tutt’intorno si vedevano gruppi di persone con delle strane maschere che coprivano il loro viso, vestiti in modo elegante che a volte diventava strano arrivando addirittura allo sgargiante,che ridevano, sorridevano e ballavano ricreando l’atmosfera di un sogno ambientato in un teatro.
L’odore forte del vino e dei sigari di bassa qualità che aleggiavano nell’aria e il chiasso e il fragore di tutte quelle persone ammassate lì in quella sala con il solo scopo di urlare, ridere e divertirsi, iniziò a dare fastidio a Kaori, la quale cercò in tutti i modi di trovare una parete libera, lontana da sguardi indiscreti, dove poter trovare il suo conforto.
Quando le sue dita vennero a contatto con la stoffa delicata del muro, la donna tirò un sospiro di sollievo e alzando lo sguardo respirò a pieni polmoni.
“Stai bene?” le chiese la voce familiare di Ryo, piena di preoccupazione.
Kaori aprì gli occhi e cerco di focalizzarlo, lo squadrò dalla testa ai piedi e dovette ammettere che vestito in quel modo con quell’aria preoccupata, lui era decisamente più sexy che mai.
“Si sto bene, mi serviva solo un po’ d’aria tutto qui.” Rispose lei sorridendo, cercando di reggersi in piedi anche se malamente.
Osservandola attentamente e intuendo ogni suo singolo movimento, Ryo non disse una parola, ma si avvicinò a lei e l’avvolse con le sue braccia. Il suo viso si piegò leggermente di lato e aiutandosi con le dita, le sollevò il mento per riuscire ad incontrare i suoi meravigliosi occhi castani.
“Non devi sforzarti di rimanere impassibile se non ti senti bene.. ci sono io qui con te, potrai aggrapparti a me ogni volta che ti sentirai persa nei meandri di chissà quale incubo.”
La donna si perse per un istante nei suoi grandi occhi neri, il profumo della sua pelle le inondò le narici e per un attimo la sua mente vagò alle ultime notti passate con lui. Nonostante il fatto che avessero fatto già l’amore per due notti… Kaori non si era ancora abituata a tanta galanteria da parte sua, inoltre i suoi sensi erano talmente eccitati da tutta la situazione, che a lui sarebbe bastato anche un bacio a fior di labbra per averla pienamente in suo potere.
Come se avesse intuito esattamente i suoi pensieri, Ryo si porse leggermente in avanti avvicinandosi pericolosamente alle sue labbra e causandole quasi un infarto fulminante. Evidentemente, quell’uomo sapeva leggere nel pensiero!
Quando il suo aroma, l’avvolse in un caldo abbraccio, Kaori si sentì come se stesse per morire e il suo cuore iniziò a battere nel suo petto con talmente tanta forza da causarle quasi un gemito. L’uomo si bloccò per un istante, poi le sorrise e alla fine le diede un dolce bacio sulla fronte, un gesto che lasciò Kaori decisamente stupefatta.
“Meglio evitare ogni tipo di tentazione. Se io ti dessi un bacio adesso, so che non riuscirei a fermarmi..ti desidero troppo e stasera devo essere lucido più che mai.” Rispose l’uomo sorridendole dolcemente.
Kaori si lasciò coccolare da quel momento così intimo e così dolce tra loro, la vicinanza di Ryo e la sua gentilezza in quei momenti così, l’aiutava a non pensare a niente di negativo e inoltre aveva il potere di farle dimenticare tutto quanto. Si era appena abituata a quella sensazione di tepore che la stava avvolgendo, quando una voce familiare seguita ad uno schiarimento di voce attirò la sua attenzione e quella del suo compagno.
Dietro di loro, infatti, Miki,Umibozu, Mick e Shin li stavano osservando con aria interrogativa.
“Ehi voi due, guardate che siamo qui per lavorare e non per divertirci.” Sbuffò l’americano con aria arrabbiata.
“Senti chi parla, l’uomo che qualche ora fa ha cercato di toccare il sedere di mia moglie.” Sbuffò in risposta Ryo, fingendosi infastidito.
“Stavo solo cercando di aiutarla a scendere dalla barca, sempre a pensare male tu.”
“Non mi sembra che per aiutare una donna a scendere dalla barca, sia necessario allungare le mani sul suo didietro.”
“Evidentemente non sei pratico di queste cose, brutto pervertito scoordinato.”
“A chi dici pervertito scoordinato? Ha parlato l’uomo che ha l’eleganza di una zucca…” disse Ryo canzonandolo.
“Ora basta voi due smettetela!” urlò all’improvviso Shin, interrompendo la litigata che si stava svolgendo davanti ai loro occhi. “Siamo qui per lavorare, l’avete dimenticato?”
I due uomini prima guardarono l’uomo anziano di fronte a loro, poi si guardarono a vicenda e alla fine in segno di rispetto, chinarono il capo davanti all’uomo, per manifestare le loro scuse. Quel gesto così inaspettato ma anche così solenne e pieno di eleganza, lasciò tutti a bocca aperta, tranne Shin che comprendendo pienamente il messaggio dei due giovani uomini davanti a lui, sorrise e alzò la mano verso di loro, facendogli cenno di alzarsi.
“Abbiamo del lavoro da fare sbrighiamoci.” Disse Shin precedendoli verso un altro punto della sala decisamente più appartato del precedente. “Dobbiamo muoverci alla svelta, presto la festa finirà e noi non avremo più modo per accedere a quei documenti e fermare il loro traffico di droga. Sangem ha detto che il tutto si sarebbe concluso domani, perciò abbiamo poche ore per portare a termine la missione.”
“Io e Miki approfitteremo dell’ospitalità del signor Sangem e fingendoci interessati ad appartarci, ci intrufoleremo in una delle stanza più vicine alla parte nascosta della villa, da lì ci muoveremo verso lo studio e prenderemo le informazioni richieste.” Disse Umibozu senza riuscire ad evitare di diventare paonazzo per la vergogna, suscitando un po’ di tenerezza anche in sua moglie.
“Ma quanto sei tenero quando arrossisci così.” Gli disse Miki canzonandolo divertita, mentre il marito cercava in tutti i modi di evitare il suo sguardo.
“Ragazzi… prima il dovere…” sussurrò Shin guardandosi attorno, per verificare che non ci fossero orecchie indiscrete, che potessero influenzare altre bocche ancora più indiscrete. Al sentire quel richiamo all’ordine, la coppia si guardò attentamente e poi annuendo, si apprestarono a compiere la loro missione. Umibozu prese la moglie sottobraccio e con grande ed inaspettata eleganza, la condusse verso il padrone di casa, il quale accolse con gioia la loro richiesta e li fece condurre nella stanza più grande e più appartata della casa.. l’ultima in fondo al maestoso corridoio di sinistra, esattamente sopra il suo studio privato. Meglio di così non poteva andare non c’è che dire!
Nel frattempo che la coppia di sweeper si accingeva a recuperare i file nascosti di Sangem, Ryo con grande eleganza si avvicinò al padre e si posizionò alla sua destra, mentre il suo sguardo vagava fisso sugli Endou e su Sangem che stava allegramente parlando con loro.
“Un informatore tra le schiere importanti, hai sentito cos’ha detto Endou?” disse lo sweeper, mentre sentiva una brutta sensazione gelargli le vene.
“Forte e chiaro.. ti assicuro che non ero a conoscenza di questa cosa.”
“Secondo te chi può essere, chi potrebbero mai avere tra le schiere importanti?”
“Non ne ho la più pallida idea, quel che è certo, è che sicuramente è qualcuno di insospettabile, altrimenti Saeko ci avrebbe avvisato.” Disse Shin con aria contrita, mentre osservava le persone che danzavano nell’enorme sala, davanti ai suoi occhi.
“Questo complica le cose..”
“In realtà no, per noi è come se non fosse successo nulla, limitiamoci a portare a termina la missione, al resto ci penserà la polizia giapponese.”
“Non credo che Saeko sia al corrente della cosa, altrimenti ci avrebbe menzionato questo piccolo particolare non credi?” sbuffò Ryo irritato da tanta calma irreale.
“Sarebbe il caso che tu calmassi i tuoi bollenti spiriti figlio mio o finirai per farci saltare la copertura…non fare lo stupido, dobbiamo portare a termine una missione poi penseremo al resto!” gli rispose Kaibara con tono deciso, cercando di inviargli un chiaro segnale di chiudere lì la conversazione.
“Sembra che la situazione si stia complicando.” Disse all’improvviso Mick avvicinandosi ai due uomini.
“E’ quello che ho cercato di fargli capire anche io…” sbuffò di nuovo lo sweeper incrociando le braccia sul petto, in segno di protesta.
“Non possiamo permetterci di fare mosse avventate ora.. risolveremo questo piccolo problema più tardi. Smettetela d’insistere, una mossa così e noi ci giochiamo non solo la missione ma anche la vita.” Borbottò Kaibara sempre più infastidito dall’insistenza pressante dei due giovani.
“Dobbiamo comunque rimanere con gli occhi aperti, quei due non me la contano giusta e lo stesso vale per la faccenda dell’informatore… qui c’è qualcosa di strano e non vorrei trovarmici in mezzo…” continuò l’americano con aria contrariata.
“Ora come ora siamo troppo coinvolti per fare azioni avventate, tocca andare avanti e rischiare e sperare nella nostra buona stella.” Disse Shin con aria decisa.
“Dovremmo puntare di più che sulla fortuna della nostra buona stella, qui un passo falso e rischiamo la vita, tutti quanti, nessuno escluso.” Ribattè Mick, con aria decisa.
“L’unica cosa che possiamo fare ora, è andare avanti col piano, per il resto si vedrà, non abbiamo scelta.” Continuò l’uomo rimanendo impassibile e continuando a guardare dritto davanti a sé, osservando ogni minimo movimento sospetto. I suoi occhi si posarono prima su un gruppo di uomini, decisamente della Yakuza, che sembravano divertirsi decisamente tanto. I loro volti erano rossi per il vino bevuto, i loro occhi persi nel vuoto e nelle grazie delle donne che li stavano coccolando e il fumo dei sigari collaborava nel renderli ancora più assuefatti del normale. Il panorama che gli si offriva agli occhi era molto particolare, in quella stanza che sembrava uscita da un dipinto antico, con tutto quell’arredamento antico e ottocentesco e con le grandi tende rosso purpureo, tutti quegli uomini temibili, criminali dal sangue freddo e dal temperamento deciso, erano come tante piccole marionette alla mercé di quelle donne così affascinanti quanto incantatrici. Se l’avesse mai raccontato in giro, nessuno ci avrebbe mai creduto, eppure quella cosa stava realmente accadendo e la loro unica possibilità di portare a termine la missione senza troppe perdite, era quella di trarre vantaggio da tutto quello.
Un movimento improvviso attirò la sua attenzione verso Sangem e gli Endou, che con passo festante si stavano recando verso di loro, con dipinti sul volto dei sorrisi quasi enigmatici. Quando i tre uomini li raggiunsero, Sangem diede una forte pacca sulla spalla al suo amico Shin e alla fine sempre con aria festante gli chiese “Un uccellino mi ha detto che tuo figlio e tua nuora sono stati campioni di una gara di tango, è così?”
Gli occhi dell’uomo passarono dal volto di Shin a quello di Ryo e Kaori, che sentendosi chiamati in causa gli rivolsero un sorriso sereno e quasi spontaneo.
“Ma certo, anzi ti dirò che sono i migliori!” urlò l’uomo con aria goliardica, cogliendo al volo l’occasione proficua che stava aspettando. In realtà era stato lui a farselo sfuggire in più di un’occasione, di fronte agli scagnozzi di Sangem, pertanto non sarebbe passato molto tempo prima che lo stesso capo, si fosse interessato in prima persona di verificare la veridicità di questo pettegolezzo. Shin sapeva esattamente quali fossero i gusti di Sangem e come previsto, il pesce aveva abboccato all’amo.
“Signore e Signora Saeba vi è di troppo disturbo allietarci con un ballo?” chiese Sangem con aria felice e quasi speranzosa.
Lo sweeper esitò per qualche minuto, pensando bene a cosa dovesse rispondere. Si lanciò un’occhiata d’intesa prima con Kaibara e poi con Kaori e alla fine annuendo disse “Certo, sarà un piacere per noi, vero cara?”
“Sarà una gioia.” Rispose la donna con aria soddisfatta.
“Benissimo, allora lasciate che vi annunci come si deve. Ah mio caro Shin questi due giovani sono dei gioielli preziosi, cerca di averne sempre una gran cura.”
“Lo so amico mio, non mancherò di farlo starne certo.” Rispose l’uomo sorridendo.
Sangem ricambiò il sorriso e seguito dai due uomini Endou, si recò al centro della stanza e richiamando l’attenzione dei presenti, urlò dicendo: “Signori miei, sapete che io sono un uomo che ama le cose belle, le cose raffinate, il buon vino, il buon tabacco e la compagnia femminile. Quando invito i miei amici a casa, voglio offrire loro il meglio che c’è sulla piazza e da circa cinque anni accade sempre così. Ora c’è una dote nascosta di me che non conoscete, io sono anche un amante del ballo, della buona musica e ho una grande passione per il tango. Stasera abbiamo con noi, due ragazzi, due perle che sono stati campioni di tango e che ci delizieranno con un meraviglioso e sensualissimo ballo che ci lascerà a bocca aperta. Ecco a voi Ryo Saeba e sua moglie Kaori.”
Prima che i due sweeper raggiungessero il centro della sala, Shin trattenne Ryo per un braccio e gli sussurrò all’orecchio “Fai molta attenzione e osserva bene tutte le persone che ti circondano.”
“Lo farò.”
In pochi minuti, i due sweeper fecero il loro ingresso trionfale di fronte a tutti i presenti e vennero accolti con un grande e festoso applauso. Presero posizione al centro della sala e una volta che rimasero soli, la musica di Libertango partì e le luci si abbassarono per creare un’atmosfera sensuale.
“Ryo, ho paura…” gli sussurrò Kaori, aggrappandosi a lui con tutta la forza che aveva.
“Ce la caveremo, non preoccuparti.” Le disse sorridendo.
“Ho un brutto presentimento…”
“Qualunque cosa sia, ce la caveremo come abbiamo sempre fatto, non preoccuparti. Ora balla e non pensare a niente, ci sono io qui con te.” Le disse stringendola a sé per poi iniziare a ballare.
La musica partì definitivamente e Ryo e Kaori iniziarono a ballare il tango. La sua mano afferrò Kaori e l’avvicinò a sé, le loro gambe s’incrociarono e l’uomo la spinse all’indietro per farle fare un casquet all’indietro, seguendola e piegando il busto. Le loro labbra quasi si sfiorarono, i loro occhi s’incatenarono e in un attimo la sollevò da terra, incollandola ai suoi fianchi. Si fermarono così per un istante, Ryo affondò il suo volto tra i suoi capelli, voltò su se stesso e poi facendola atterrare davanti a sé, le fece fare una giravolta e l’allontanò da sé, rimanendo così l’uno davanti all’altra.
Kaori gli rivolse uno sguardo sensuale, mentre Ryo l’osservava bramoso. La donna iniziò ad avvicinarsi, avanzando piano piano, mentre il suo uomo rimaneva immobile ad aspettarla. Kaori si avvicinò, gli girò intorno e si aprì leggermente la gonna, puntando la gamba sinistra in avanti e alzando poi le mani sopra la testa. Con un gesto sensuale, le sua mani scesero giù, avvolgendole prima il volto, poi accarezzandole i fianchi e infine invitando lui ad avvicinarsi a lei.
“Sono bravi eh?” disse Shin rivolgendosi a Mick, mentre li osservava ballare con tanto trasporto.
“Eh già, mi ci è voluta la mano del Padreterno per convincerli a gareggiare per il titolo di campioni, l’anno scorso.”
“Sono bravi ma sono anche testardi, vero Mick?”
“Parole Sante, Kaibara.”
Mentre la musica andava avanti, i gemelli di Mick iniziarono a suonare e all’improvviso l’uomo e Shin udirono la voce disperata di Kazue.
“Kazue, che succede? Perché hai la voce disperata?”.

“Che succede?” chiese all’improvviso Kaibara cercando di comprendere la gravità della situazione.
“Kazue è imprigionata nel laboratorio, Micheal sta cercando di raggiungerla, ma per ora il vetro antriproiettile sta facendo un buon lavoro.. solo che devo farla uscire da lì, come diavolo posso fare?” rispose l’americano con i nervi a fior di pelle.
“Cerchiamo di mantenere la calma, per fortuna Ryo e Kaori stanno danzando, almeno distrarranno orecchie e occhi indiscreti, passami la ricetrasmittente.!”
In un attimo Mick si tolse il gemello e lo consegnò in mano a Shin, il quale non perse tempo e cercò di parlare con Kazue. “Kazue, Kazue mi senti sono Shin.”

“Calmati, guardati intorno, non vedi niente che tu possa usare come arma o qualche via d’uscita?”

“Sei sicura? Non c’è proprio niente che tu possa fare per scappare?”
Passò qualche minuto che sembrò essere un’eternità per Mick e alla fine Kazue rispose

“Benissimo, aprilo e dirigiti verso il piano terra, poi prendi uno dei motoscafi piccoli, li trovi ormeggiati verso il lato ovest della nave e corri qui, non ti fermare anche se ti seguiranno,un passo falso e la nostra copertura potrebbe saltare inesorabilmente. Corri Kazue e non fermarti!” urlò Shin con grande decisione.

“Kazue tesoro, ti prego fai attenzione.” Disse Mick lasciandosi sopraffare dalle sue emozioni, il sapere che la sua donna stesse correndo un pericolo così grande, lo faceva stare in ansia come mai prima d’ora.

“Si amore?”

“Tutto quello che vuoi amore… ma ora pensa solo ad arrivare salva fin qui.”

Detto questo la comunicazione s’interruppe e Mick rimise il gemello al suo posto.
“Cosa facciamo ora?” chiese l’americano rivolgendo il suo sguardo verso l’uomo di fronte a sé.
“Aspettiamo…” disse Shin, volgendo lo sguardo verso i due ballerini al centro della pista.
Nel frattempo, i due sweeper ignari di tutto, continuarono a danzare, rincorrendosi e disegnando un cerchio immaginario. I loro occhi rimasero incatenati, mentre i corpi si muovevano l’uno in risposta all’altro, in un attimo le distanze si accorciarono e in poco tempo furono tanto vicini da potersi sfiorare. Continuando a muoversi, Kaori lo afferrò per la camicia, per poi rilasciarlo andare con un gesto teatrale di sfida, Ryo si allontanò da lei, agendo con aria infuriata e lanciando via il mantello, per poi rimanere con indosso solo la camicia bianca.
Un passo, un respiro e i due s’incontrarono di nuovo al centro della pista, Kaori si piegò su un ginocchio, in avanti, allungando l’altra gamba dietro, mentre Ryo faceva la stessa cosa accanto a lei e la stringeva a sé con grande passione. Con uno scatto si rialzarono velocemente e lui riafferrandola al volo le fece fare una seconda giravolta per poi ricondurla alla posizione iniziale. Sempre rimanendo incollato ai suoi occhi, Ryo la strinse forte per poi farle fare un altro giro su se stessa, stavolta più lungo e si apprestò ad eseguire la figura successiva. Entrambi i ballerini, creando una piccola distanza tra i loro corpi, si piegarono in avanti su una delle due ginocchia e mantenendo la posizione risalirono verso l’alto, senza mai staccarsi l’uno dall’altra.
I loro corpi si riavvicinarono una seconda volta, imitati dai loro volti che si legarono tramite la fronte ed entrambi si mossero nella stessa direzione, sfiorandosi e guardandosi in modo decisamente passionale. La tensione e la passione di quel momento avevano invaso tutta la stanza. Tutti i presenti erano rimasti incantati dalla bellezza di quei due corpi che si sfioravano e si avvinghiavano con una sensualità senza precedenti.
Ryo noncurante degli occhi che erano posati su di loro, non perse un secondo e afferrando Kaori, fece una giravolta su di sé, permettendole di allacciargli una gamba al fianco, e incatenandola alla sua, di allargarsi leggermente e farle fare un altro casquet all’indietro.
Quanta passione e quanto sesso, poteva esserci in quella mossa, così delicata ma così possessiva da fargli zompare il cuore nel petto. Kaori era così bella in quel vestito rosso fuoco che le modellava le curve generose e le metteva in risalto la pelle chiara del suo corpo. La sua mano si stacco da quella di lei e le percorse sensualmente la curva del collo per poi afferrarle con decisione il viso. Il cuore di Kaori saltò nel suo petto e il suo corpo iniziò a tremare dall’eccitazione. Il suo Ryo era un compagno dolce e premuroso, un amante passionale e a volte insaziabile e soprattutto nel tango, riusciva a dimostrarle quanto fosse efficace la sua tattica di seduzione.
Quando l’uomo l’attirò di nuovo a sé, lei si aggrappò al suo collo e gli sussurrò all’orecchio “Hai intenzione di farmi bruciare anche qui?”
Ryo inizialmente, rimase colpito da tanta sincerità da parte della sua compagna. Kaori non era mai stata così esplicita con lui e sapere di essere la causa di quel tremolio avvertito qualche minuto prima e dell’imbarazzo che le stava facendo avvampare le guance, lo fece sorridere.
“Perché ti dispiacerebbe?” le disse, soffiandole sulle labbra e stringendola con ancora più foga contro il suo torace. I suoi occhi si focalizzarono sullo sguardo stupito che comparve all’improvviso sul volto di Kaori e scorgendo nei suoi occhi una scintilla di passione, Ryo, senza neanche accorgersene si leccò sensualmente il labbro inferiore.
“N-no.. se fossimo in un altro contesto…” e gli sorrise con una punta di malizia. Eccola lì, la sua compagna, la sua donna, la sua gattina selvaggia con una sensualità tutta da scoprire… la sua femminilità era sbocciata sotto i suoi occhi, ma mai e poi mai avrebbe pensato di vederla così bella e focosa, che danzava con grande eleganza tra le sue braccia.
“Mi fai impazzire…” le disse, avvinghiandosi a lei e stringendola di nuovo a sé. Sentendo la passione della musica scorrergli nelle vene, la prese per il collo e la lasciò scivolare indietro davanti a sé, poi riprendendola tra le braccia, fece scivolare le mani verso i fianchi e la sollevò in aria, facendo una piroetta su di sé e beandosi di quella meravigliosa visione che gli si offriva agli occhi. Un respiro e un battito di ciglia e Kaori si ritrovò a terra di fronte a lui, con la sua mano sul fianco e il suo corpo premuto contro la schiena. Le loro mani viaggiarono sul corpo della donna, mentre il suo volto istintivamente si girò leggermente verso di lui e gli permise di assaporare la fragranza delicata del profumo. Un passo, due, tre e poi di nuovo un distacco, Ryo e Kaori continuarono ad avanzare ballando, mentre lui la faceva leggermente ruotare sul postoe lei seguiva il ritmo della musica. Bellissimi e meravigliosi, una meraviglia per gli occhi di tutti i presenti che seguivano quel fantastico ballo pieno di sensualità.
Tacco, punta, punta, tacco, un giro e poi un incrocio di gambe e di nuovo un giro, in cui veniva comunicata tutta la sensualità della donna e poi infine il distacco di nuovo. Kaori si bloccò per un attimo, mentre Ryo le dava le spalle e poi sempre seguendo la musica, l’abbracciò da dietro, avvinghiandogli la gamba al fianco e sfiorando la sua mano, ma lui distaccandosi di nuovo, si allontanò ei si girò verso di lei, che spaventata arretrò per qualche passo.
Ryo si avvicinò a lei, mentre Kaori s’inginocchiò quasi in una supplica.. uno scambio di sguardi e lui di nuovo l’avvicinò a sé, afferrandola per il collo e dopo mezzo giro avvinghiati, la fece voltare per poi spingerla leggermente in avanti e avvinghiarla tra le braccia, stringendola con foga contro il suo torace. Due, tre passi, in avanti.. Kaori avanzò ancora un po’ in avanti mentre Ryo la tratteneva per le braccia e poi la riportava verso di sé, facendola fare tre, quattro giri su se stessa.
Un altro abbraccio, un’altra stretta, l’ultima figura, inclinandosi in avanti verso di lui, incastrando le gambe, mentre la mano di lui l’accarezza dal collo fino al fianco e infine, voltandosi l’ultimo casquet per salutare il pubblico e concludere quella meravigliosa dimostrazione d’amore, proprio sull’ultima nota della canzone.
Quando la musica finì, si alzò un coro di voci entusiaste per l’esibizione. Ryo e Kaori si separarono elegantemente e s’inchinarono di fronte a quell’audience tanto estasiata, soprattutto quella di Sangem che non smetteva di applaudire sorridente, per poi allontanarsi dalla scena e raggiungere Shin e Mick.
“Avete visto? Li abbiamo spiazzati!” disse Ryo, mentre raggiante stringeva a sé la sua compagna.
“Si siete stati molto bravi.” Rispose Mick con un’aria seria e decisamente tenebrosa.
I due sweeper osservarono i due uomini a lungo e alla fine Ryo, mutando completamente espressione, chiese “Perché quelle facce serie, che succede?”
“Kazue ha avuto qualche problema… ora sta cercando di raggiungerci.” Disse Kaibara cercando di rimanere tranquillo. “Micheal l’ha scoperta e perciò anche la nostra copertura è a rischio.”
“Oh mio Dio… “ disse all’improvviso Kaori, portandosi le mani al volto, come nel tentativo di bloccare la sua emotività.
“Dovremmo fare molta attenzione, non credo che Micheal sia riuscito a comunicare con Sangem, ma nonostante tutto, è necessario fare molta attenzione.” Disse Shin con decisione rivolgendo il suo sguardo ai presenti.
“Come ci muoviamo ora?” chiese Ryo.
“Aspettiamo che Miki e Umibozu completino la loro parte di missione e una volta ottenute le informazioni, fuggiamo via di qui, ma fino ad allora, fate finta di niente.”
“Intesi.” Disse Ryo mentre Kaori annuiva senza riuscire a dire una parola.
“Si, intesi.” Rispose Mick, cercando di rimanere tranquillo, ma sul suo volto traspariva la rabbia e la preoccupazione per la sorte di Kazue.
“Non preoccuparti Mick, Kazue ce la farà, vedrai che presto ci raggiungerà.” Disse Shin dandogli una pacca sulla spalla, nel tentativo di calmare i suoi bollenti spiriti.
“Lo so Shin, ma rimanere qui, fermo senza poter fare nulla per aiutarla, mi fa impazzire.”
“Dobbiamo mantenere il sangue freddo Mick, ci servirà se vogliamo uscire di qui!” disse Shin con aria decisa guardando tutti i presenti.
E detto questo voltò il suo sguardo verso l’enorme orologio antico presente nella casa e cercando di mantenere il suo sangue freddo pensò “Coraggio ragazzi, prendete quelle informazioni e fuggiamo via di qui o non avremo scampo!”


Continua….

Ritorna all'indice


Capitolo 28
*** 27-La fuga (parte prima) ***


La situazione ormai aveva preso una piega decisamente imprevedibile. Kazue stava cercando disperatamente di fuggire dalla Queen of the Sin e poteva contare sulle sue sole forze. Ryo, Kaori, Mick e Kaibara erano gli spettatori impotenti di tutta questa situazione diventata completamente ingestibile e tutte le speranze erano riposte su Miki e Umibozu, che d’altro canto, stavano cercando di portare a termine la missione e tornare vincitori.
Due degli uomini di Sangem erano stati assegnati alla loro custodia, oltre che alla loro scorta. Eppure sembrava veramente un’esagerazione. Una scorta per arrivare in una stanza?
Il sesto senso di Miki scattò subito all’idea, una strana sensazione le diceva che c’era qualcosa che non andava, forse erano stati scoperti o forse Sangem ancora non si fidava realmente di loro? Troppe erano le domande che le affollavano la testa, ma in quel momento la sua lucidità era fondamentale, l’operazione era quasi giunta al termine e a loro mancava tanto poco per arrivare alla meta… non poteva assolutamente divenire preda dei pensieri. Non in quel momento!
L’omone venne attirato dallo strano silenzio della moglie e volgendo lo sguardo verso di lei, chiese “Stai bene?”
Come se fosse uscita da uno stato di quasi trance, la donna scrollò la testa come a scacciare via un pensiero fastidioso e sorridendo al marito che la guardava con il cipiglio alzato disse “Si caro tutto bene. Non preoccuparti.”
“Bene.” Rispose Umibozu senza perdere la sua totale impassibilità.
Miki sorrise, lui era sempre stato così, tra loro non c’erano mai stati atteggiamenti eccessivamente affettuosi, ma lei sapeva sempre cosa lui stesse pensando e cosa si nascondesse dietro la sua finta impassibilità. La missione si stava facendo pericolosa, e decisamente fuori dal loro controllo, ma ogni volta che suo marito le era affianco lei si sentiva sicura, protetta e combattiva più che mai. Era certa che anche se fossero stati in punto di morte, lei sarebbe stata felice di essere al suo fianco.
“Manca molto alla famosa stanza?” disse l’uomo bruscamente cercando di attirare l’attenzione dei due giovani che li precedevano.
“Siamo quasi arrivati signore, ancora un attimo di pazienza.” Rispose il ragazzo a destra, senza preoccuparsi di voltarsi verso di loro.
Umibozu fece una smorfia, era più di mezz’ora che stavano camminando, dove diavolo era quella maledetta camera? In Perù? Vicino a Timbuctu? E poi perché c’erano due persone a scortarli? Quel Sangem oltre ad avere la fissa per i mobili antichi, era fissato anche con il controllo… qualcosa gli diceva che non c’era niente di buono in quella scorta obbligatoria. Dovevano stare molto attenti.
I due uomini li condussero ad un enorme corridoio completamente bianco e asettico, le pareti era costituite da blocchi quadrati retro illuminati, fatti di vetro smerigliato, il pavimento invece era fatto di assi di plastica rigida, anch’esso retroilluminato con una leggera luce bianca tendente quasi all’azzurrino, coperta da una struttura di vetro smerigliato.
Per tutto il tragitto Miki, si guardò attorno, osservando attentamente ogni oggetto e ogni piccolo punto nei minimi particolari, istintivamente le venne da chiedersi se non fossero finiti per sbaglio in qualche film di fantascienza. In quell’enorme spazio bianco e lungo, non c’erano porte, né finestre, nulla che potesse far pensare ad uno spazio reale o che potesse aiutarli ad orientarsi.
Un senso di nervosismo misto a incertezza avvolse all’improvviso la donna, che si voltò più volte in varie direzioni, per stabilire dei punti di riferimento e capire dove si trovassero esattamente.
Falcon che era accanto a lei, la seguiva con lo sguardo ad ogni movimento, la calma era preziosa in quel momento, non potevamo permettere che qualcosa andasse storto, altrimenti loro stessi ne avrebbero fatto le spese. Cercando di focalizzare la situazione e di ritrovare un po’ della sua tradizionale compostezza, l’uomo istintivamente allungò la mano verso quella della moglie e la strinse tra le dita, cercando di ricordarle che non era sola.
quando la mercenaria avvertì quel senso di calore, il suo cuore si calmò e il suo nervosismo sparì improvvisamente, senza lasciare alcuna traccia.
Miki si voltò verso l’uomo accanto a lei e gli sorrise dolcemente, facendogli cenno di essere di nuovo tranquilla e pronta all’azione, Umibozu si limitò ad accennare un sorriso e ad annuire leggermente. La situazione sembrava essere tornata alla normalità, quando un movimento improvviso di fronte a loro, destò l’attenzione di entrambi.
I due uomini della scorta si erano finalmente fermati davanti ad una porta, un enorme rettangolo di legno di ciliegio, decorato con piccole foglie d’oro e apparentemente stonante rispetto a tutto quel bianco che li circondava. Ma non è sempre oro quel che luccica, diceva un vecchio proverbio.
Quando la porta si aprì, di fronte ai loro occhi apparve un corridoio antico, tutto rivestito in legno chiaro, con moquette rossa sul pavimento e quadri pregiati su ogni parete. Sul lato sinistro e su quello destro, c’erano porte simili tra loro, equidistanti, divise da qualche centimetro di parete legnosa, ornata con affreschi e dipinti. Sangem aveva decisamente gusto!
Tutto il posto era illuminato da piccole lampade di vetro a forma di foglia, disposta ad entrambi i lati di ogni porta e il tutto risuonava come se fosse uscito da una favola antica ed elegante.
“Prego seguiteci, per di qua.” Disse l’uomo più giovane, facendo cenno con la mano destra.
“Ancora strada?” chiese Miki fingendosi spazientita “Perché così tante porte? Tanta strada? Non capisco.”
“Il padrone è molto esigente. Questo è l’angolo come dire Privè, qui vengono condotti solo gli ospiti speciali, tutti gli altri vengono fatti accomodare nelle sale inferiori, molto meno decorate di queste. Voi siete ospiti illustri, perciò vi spetta il meglio del meglio.”
“Saremo anche illustri come dici tu, ma io sto iniziando ad innervosirmi!” sbuffò platealmente Umibozu, fingendo di essere molto alterato.
“Siamo quasi arrivati, ve l’assicuro.”
Ci vollero ancora una decina di minuti prima che i due sweeper riuscissero ad essere condotti alla meta prevista, una stanza isolata rispetto a tutte le altre del corridoio, che sembrava essere la suite regina di tutta la villa. Non appena la porta si aprì, Miki ed Umibozu non poterono fare a meno di rimanere sbalorditi da tanta bellezza. La camera era decisamente enorme, tutta in legno pregiato, con affreschi ottocenteschi sul soffitto che inneggiava al tema dell’amore e alle passioni proibite. Al centro la prima cosa che saltava all’occhio era l’immenso letto a baldacchino, matrimoniale, con petali di rosa deposti delicatamente sulle lenzuola, il copriletto era bianco panna, tutto ricamato a mano. Tutt’intorno, vi erano un settimanale in legno, due comodini, una specchiera con tutto il necessario per una signora che desiderava farsi bella, un enorme armadio a quattro ante, decisamente molto antico e infine un enorme lampadario a gocce di cristallo che sovrastava tutto il resto.
“Oh è veramente bellissima.” Disse Miki fingendosi entusiasta dello spettacolo offerto ai suoi occhi. Peccato che i suoi pensieri reali fossero ben lontani dal considerare quella stanza una meraviglia. Nella sua mente la mercenaria riteneva che quella stanza fosse in realtà, un’accozzaglia di roba priva di eleganza e buon gusto, contrariamente a quanto pensasse del corridoio appena visitato.
“Prego accomodatevi.” Disse l’uomo più giovane, invitandoli ad entrare, per poi seguirli all’interno.
Nonostante tutto, Miki seguì ogni singolo movimento dei due uomini dietro di loro e non mancò di accorgersi che subito dopo aver chiuso la porta, uno dei due aveva provveduto a chiuderla bene a chiave. Sia lei che Falcon si erano resi conto che l’aria era diventata elettrica e decisamente minacciosa e tutti i loro sensi erano pronti all’azione.
Avvenne tutto in un attimo, i due uomini si divisero e li attaccarono separatamente. Il più giovane si buttò sulla mercenaria, prendendola da dietro e incastrandole la gola tra il suo volto e il fucile che aveva portato con sé, mentre l’altro cercò di balzare contro Umibozu colpendolo sullo stomaco e cercando di farlo piegare in due per poi assestargli un bel colpo sotto il mento.. ma fortunatamente le cose non andarono così.
Miki con un’abile mossa, assestò una potente gomitata nello stomaco del suo aggressore e dopo averlo disarmato lo mise k.o., colpendolo con il fucile, Falcon intercettò l’altro uomo qualche minuto prima che lui riuscisse a colpirlo nello stomaco, lo placcò, afferrandolo e bloccandolo contro il suo fianco e alla fine gli assestò un colpo sul collo che lo fece andare a tappeto.
Una volta legati entrambi, con i nastri delle tende, li imbavagliarono e li rinchiusero dentro all’enorme armadio nella stanza.
“Credo che ci abbiano scoperti.” Disse Miki, mentre si metteva il fucile a tracolla e si dirigeva verso la porta.
“Non credo sia una cosa recente, credo che loro sapessero già tutto da qualche giorno… il problema ora è capire chi diavolo è stato a fare la spia?” disse Falcon controllando eventuali altre vie di fuga.
“Tesoro, non credo che ci sia altro modo per uscire da qui. Ci toccherà ripercorrere il corridoio fino a raggiungere quello bianco…e sperare di trovare lo studio di quel farabutto.” Disse la mercenaria sospirando all’idea di rifare tutta la strada all’indietro.
“Non è detto…” disse all’improvviso il marito, destando la sua attenzione.
Quando Miki si voltò lo trovò quasi arrampicato sulla struttura del letto, mentre cercava di spostare una delle cornici ovali del dipinto.
“Cos’hai trovato?”
“Credo che questo sia una specie di congegno meccanico, ancora un po’ e forse riusciremo ad uscire da qui.”
“Cosa ti fa credere che tu abbia ragione?” gli chiese la moglie, che gli rivolse uno sguardo incuriosito.
“Vedi questo fregio?” disse l’omone indicandole un particolare della cornice dipinta.
“Si, è un normale fregio di una normale cornice.”
“No, invece, dai un’occhiata alle altre cornici, sono tutte uguali con un fiocco come decoro e questo tema si ripete per tutto il dipinto, invece questa ha un fiore ed è l’unica in tutto il dipinto… perché mai?”
“Perché dovevano riconoscerla dalle altre?”
“Esatto evidentemente questo fiore dorato è una via d’uscita assicurata e te lo dimostrerò.”
Neanche il tempo di dirlo, che il meccanismo scattò, rivelando una porta segreta dietro la specchiera della camera, ben nascosta nella parete decorata con la tecnica Trompe l’oeil. Quando finalmente la parete fu del tutto aperta, Miki si avvicinò leggermente per curiosare sulla via di fuga. Era un passaggio stretto, alto e largo a malapena per contenere la stazza enorme di Umibozu, era buio e pieno di ragnatele e dall’odore sembra che ci fosse un grande concentrazione di umidità.
“Avevi ragione, c’è un passaggio ma sembra che nessuno l’abbia più utilizzato da tempo.”
“Evidentemente, Sangem non ha più avuto avventure o nessuno dei suoi ha più avuto la necessità di usare questa stanza.” Rispose l’uomo con tranquillità, cercando di non pensare al motivo per il quale ci fosse quel passaggio.
“Ma perché un passaggio e poi proprio in questa stanza?” domandò Miki mentre cercava di sistemarsi il vestito, meglio che potesse per poter camminare senza rischiare di inciampare.
“Sangem è un calcolatore ed è molto prudente, ci sarà un passaggio così in tutte le stanze principali, inoltre quest’odore forte di umidità mi fa ben sperare. Secondo le indicazioni di Shin, lo studio di quell’uomo dovrebbe essere circa trenta metri sotto il livello della strada, noi siamo passati per la stanza adiacente alla sala da ballo e poi ci hanno fatto deviare per due lunghi ed interminabili corridoi, ma se ho capito bene questo passaggio ci porterà sicuramente alla nostra meta, inoltre Venezia è una città che si trova sull’acqua, quest’odore così forte ed umido di acqua è la prova che siamo molto vicini.”
“Allora sbrighiamoci, non abbiamo molto tempo, dobbiamo tornare in fretta, non sappiamo cosa possa accadere agli altri.” Disse Miki che senza pensarci oltre, s’infilò nel passaggio e iniziò ad avanzare seguendo in lontananza, il rumore dell’acqua che sbatteva contro le pareti della villa di Sangem.
Fintanto che Miki e Umibozu era impegnati a raggiungere lo studio dell’uomo, Kazue non era ancora del tutto fuori dai guai.
Micheal non aveva nessuna intenzione di arrendersi, la voleva e avrebbe fatto di tutto per averla. I suoi occhi pieni di odio e di veleno la scrutavano a fondo mentre lei cercava di usare le sue forze per uscire fuori dai guai. Quello era un momento cruciale, doveva riuscire a raggiungere il piano della reception e riuscire a portare a Shin la formula come stabilito e il tutto senza cadere nelle grinfie di quell’uomo con il volto spiaccicato contro il vetro.
La donna lo sapeva, quell’essere l’ odiava con tutte le sue forze, lei lo aveva illuso e umiliato, l’aveva sedotto con il solo scopo di essere condotta nel laboratorio e poter rubare la formula e lei sapeva che Micheal gliel’avrebbe fatta pagare cara.
“Sei proprio un’illusa sai?” disse lui guardandola con un’aria divertita.
La donna cercò di non cadere nelle sue provocazioni e continuò a provare ad aprire il portello del montacarichi.
“Non riuscirete a sfuggirci… noi sapevamo tutto, tutto quanto, già da prima mia cara…io sapevo tutto anche di te.”
“Oh ma fammi il piacere!” sbottò Kazue “ Tu non sapevi proprio niente, ci sei caduto con tutte le scarpe e ora ti aspetti che io creda che me l’hai lasciato fare? Per favore!”
“Quanto sei stupida Kazue… è tutto calcolato, credimi!”
“Sono balle e lo sai anche tu, non sapevi niente, speravi che io mollassi Mick per uno come te, ma ti è andata male… tu non vali neanche la metà di lui!”
Non appena l’uomo udì quelle parole così piene di astio e odio, iniziò a prendere a pugni il vetro e urlò dicendo “Maledetta puttana! Questa me la pagherai cara, ti prenderò te lo prometto! Farò di te ciò che voglio, sarai la mia puttana fino a quando vorrò e poi sarai tu a implorarmi di non lasciarti. Tu sarai mia Kazue!” le disse Micheal leccandosi viscidamente il labbro inferiore.
“Mai e poi mai!” urlò Kazue, guardandolo con un’aria piena di disgusto “Non sarò mai tua!”
“Lo vedremo!” continuò l’uomo iniziando a ridere fragorosamente.
La donna sentì una sensazione di ribrezzo salirle lungo la gola e una morsa d’odio che le strinse lo stomaco e la fece irrigidire sul posto. Quell’uomo era un animale, un essere senza scrupoli, le aveva fatto senso sin dall’inizio, con quella sua aria strafottente e quel ghigno malefico che contraddistingueva ogni suo singolo sguardo, l’odiava come non aveva mai odiato nessuno e presto si sarebbe ripresa la sua rivincita.
Cercando di tranquillizzarsi, Kazue si recò verso il montacarichi e ricominciò con i suoi tentativi di riaprire quella porta d’acciaio. Una, due, tre volte, niente, non riusciva ad aprirlo e presto il nervosismo iniziò a farsi sentire a fior di pelle.
Sembrava proprio che quell’aggeggio non avesse nessuna intenzione di funzionare, ma lei era molto più tosta di lui e presto avrebbe vinto la guerra. Senza pensarci due volte, ricominciò a tirare la leva verso il basso, il materiale era duro e freddo e lei dovette metterci tutta la forza che aveva, sperando e pregando che questo potesse funzionare stavolta.
Come se qualcuno avesse ascoltato le sue preghiere, la leva scese completamente e la porta si aprì, sotto lo sguardo compiaciuto della donna, che senza perdere tempo iniziò a prepararsi.
Quel montacarichi, unico suo mezzo di trasporto, era fatto di una piccola scatola rettangolare, stretta e angusta, dove sarebbe riuscita ad entrare a malapena, ma non c’era altra scelta, non si poteva tornare indietro, doveva assolutamente provarci. Pertanto, Kazue non perse tempo, si stracciò la parte inferiore del vestito in modo da non essere bloccata nei movimenti più importanti, s’infilò nel decolleté il microcip contenente la formula originale e entrò nel montacarichi e cercò di sistemarsi al meglio che potesse. Il posto era decisamente molto stretto ed la donna, per evitare di farsi male, dovette stringersi le ginocchia contro il petto, cosa che la faceva respirare a malapena.
Cercando di non perdere altro tempo, una volta entrata completamente, digitò il numero del piano terra e prima che la porta d’acciaio si chiudesse, lanciò uno sguardo pieno di odio a Micheal. Passò un attimo, l’uomo la guardò con odio, misto a divertimento e dopo aver sputato per terra, disse “Non temere bambolina ci rivedremo presto.”
“Piuttosto preferisco morire.”
“E così sarà.” Disse l’uomo con un ghigno malefico e alla fine il suo volto sparì dalla vista della donna e venne sostituito con la parete fredda del montacarichi.
La piccola scatola partì a razzo verso l’alto, e la spinse violentemente verso il piano terra come lei stessa aveva digitato sul tastierino del piccolo computer. Passò un tempo quasi interminabile, la forza della velocità con cui quell’affare si muoveva la spaventava e le faceva venire le vertigini. Per evitare di svenire la donna si strinse ulteriormente le ginocchia al petto e istintivamente chiuse gli occhi per evitare di pensare che era lì, sola, senza luce, né aria e che stava per essere sballottolata nelle cucine presenti al piano terra. Le sembrava di essere come Superman, che da piccolo era stato messo in una piccola navicella e lanciato nello spazio, alla riceca di un pianeta dove vivere, mentre il suo esplodeva inesorabilmente lasciandolo completamente solo. Quando l’aveva visto per la prima volta, non le era piaciuto granché, ma la serata era stata tutta un’altra cosa. Ancora se lo ricordava, era il suo primo appuntamento con Mick e lui aveva pensato bene di portarla a cena fuori e poi di offrirle il cinema, quella sera davano la replica di Superman ed era un caso eccezionale e alla fine era andati a vederlo insieme. Nonostante il film non fosse bellissimo e romantico come lei si aspettava, era stato bello passare quel tempo assieme a lui e quante risate si erano fatti una volta usciti, quando Mick aveva cercato in tutti i modi di imitare Clark Kent nelle sue espressioni da figo. Quella sera, quell’uomo galante dagli occhi azzurro cielo, la baciò tanto teneramente da rapirle per sempre il cuore.
Quando i ricordi le raggiunsero il cuore, Kazue sentì il cuore accelerare il battito senza sosta, nonostante cercasse in tutti i modi di farlo, non riuscì ad impedire alla sua mente di fare un salto nel tempo e di ritornare indietro a qualche giorno fa. Istintivamente ripensò a come tutto ebbe inizio, a come il suo rapporto con lui fosse migliorato, a come fossero arrivati a quel punto della vita in cui è necessario determinati tipi di decisione e e a quanto desiderasse sposarlo e costruire una famiglia con lui. Dopo estenuanti lotte, le lacrime le scesero silenziose sulle guance, la paura si fece strada nel suo cuore, ma Kazue era molto più forte, perciò decise di non cedere, strinse i denti e attese che quell’interminabile viaggio verso la luce fosse finito.
In poco tempo, il montacarichi raggiunse la meta tanto agognata facendo un grande tonfo e causando uno scombussolamento allo stomaco della dottoressa, la quale ci mise un po’ di tempo a riprendersi. Il viaggio era stato decisamente atroce, nonostante la sua mente fosse occupata dai pensieri più disparati, il suo corpo era stato vittima della violenza con cui il montacarichi l’aveva trasportata in quel lungo e spaventoso viaggio verso la libertà.
Sentendo una sensazione di nausea salirle dallo stomaco, Kazue si fermò un attimo, appoggiò la sua mano contro una parete e chiuse gli occhi, aspettando che quella fastidiosa sensazione smettesse di farla stare male. Cercando una distrazione, si guardò attorno e i suoi occhi focalizzarono attentamente dove si trovasse. La nave era buia, con le luci spente, gli ambienti deserti, i tavoli vuoti e il tempo sembrava essersi fermato inesorabilmente, imprigionandola in quell’incubo. L’unica fonte di luce, erano le luci provenienti dalla città che attraversavano i vetri e si fondevano con il colore leggermente verde dell’acqua sotto di lei. Incredibile come quello spettacolo così particolarmente inaspettato, riuscisse a tranquillizzarla e rasserenarla, anche se per poco. La dottoressa avanzò di qualche passo, uscì dall’atrio delle cucine e si avvicinò al vetro delle finestre, per poi sbirciare verso l’esterno. I suoi pensieri vagarono nello spazio e nel tempo, ora era uscita da quel bunker maledetto, da quella trappola infernale e per fortuna che c’era il vetro antiproiettile a proteggerla, altrimenti a quest’ora sarebbe sicuramente stata alla mercé di quel maledetto porco. Quei pensieri così istintivi quanto veri, le provocarono un brivido di disgusto lungo tutta la spina dorsale e Kazue, faticò non poco a scrollarsi di dosso quella sensazione.
Micheal era così deciso e quanta vendetta aveva letto nei suoi occhi, in realtà lui non era invaghito di lei, no il suo era un semplice e basso istinto sessuale nei suoi confronti, che aveva intenzione di soddisfare al più presto. Meglio se accompagnato da una buona dose di paura da parte sua e da una lunga sequenza di preghiere e resistenza che di certo lui non avrebbe ascoltato. Kazue provava odio e rancore in quel momento, se l’avesse avuto tra le mani l’avrebbe sicuramente ucciso.
La sua mano si posò sul freddo materiale trasparente di fronte a lei e poco dopo, la sua testa la seguì a ruota, e una volta a contatto con il vetro, i suoi occhi si chiusero per aiutarla a pensare.
“Sono uscita da lì e ora che faccio? Come posso raggiungere gli altri? Come posso salvarli? Mi serve un’idea, un aiuto, un mezzo .. qualcosa….” Mormorò affranta contro l’enorme finestra, sperando che qualcuno l’ascoltasse.
Ormai erano a tanto così dal risolvere tutto il mistero legato a questa missione, erano quasi riusciti a distruggere tutta la nuova organizzazione e mancava pochissimo per concludere tutta l’operazione, non poteva di certo arrendersi proprio ora. Non poteva lasciarli così, alla mercé di quei pazzi… doveva assolutamente avvertire gli altri, doveva raggiungerli per il suo bene, per il loro e per quello dell’operazione, ora toccava a lei.
In un attimo la dottoressa alzò lo sguardo e osservò di nuovo il suo riflesso sul vetro, di fronte a lei. Il suo sguardo era fiero e la sua volontà ferrea, sarebbe riuscita a raggiungere Venezia costi quel che costi. Mentre il suo cuore riacquistava la sicurezza persa qualche attimo fa, i suoi occhi si focalizzarono su un punto bianco non tanto distante da lei che con sua grande sorpresa, scoprì essere un motoscafo. Quando la sua mente elaborò quell’immagine, la donna istintivamente saltò sul posto, esultando vivacemente e sentendo la fortuna girare nel verso giusto.
Senza perdere un attimo di tempo, Kazue corse verso l’uscita della nave e raggiunse la piccola imbarcazione bianca ormeggiata vicino al colosso marino. Con grande entusiasmo, saltò a bordo e dopo aver messo in moto, partì alla velocità della luce, alla volta della città sull’acqua.
“Aspettami Mick, sto arrivando.” Pensò tra sé, mentre il vento le scompigliava violentemente i capelli e le provocava piccoli brividi di freddo a causa dell’alto valore di umidità nell’aria. Ormai i giochi erano quasi chiusi, le sue speranze di trovarli vivi e vegeti erano basse, ma la donna cercò di non farsi scoraggiare dalle brutte sensazioni e si impose di mantenere la lucidità fino alla fine. Anche il più piccolo errore era un rischio per la vita di tutti quanti.
Purtroppo Kazue non sapeva che i giochi in realtà, erano appena cominciati. Presto il suo peggior incubo si sarebbe messo sulle sue tracce e avrebbe tentato con tutte le sue forze di raggiungerla e catturarla. Lei lo aveva irretito, ingannato e rifiutato e non solo si era anche permessa di sfidarlo e lui, di certo, era un uomo e come tale non si sarebbe mai tirato indietro.
“Corri piccola Kazue, corri pure dal tuo amato Mick. Sarà un piacere per me schiacciarvi entrambi con le mie mani!” sibilò Micheal viscidamente, mentre sul suo volto comparve un ghigno malefico divertito.


Continua….

Commenti e ringraziamenti:
Allora in questo capitolo cito un'importante tecnica pittorica decisamente molto antica, il Trompe l'oeil. Questa è una tecnica pittorica che crea un'illusione, ovvero, attraverso espedienti, induce nell'osservatore l'illusione di stare a guardare oggetti reali tridimensionali, che in realtà sono dipinti su una superficie bidimensionale.
Il trompe l'oeil consiste nel dipingere un soggetto in modo sufficientemente realistico da far sparire alla vista la parete sulla quale è dipinto.
Un tipiico murale di trompe-l'oeil può rappresentare una finestra, una porta, una stanza o un atrio per dare l'illusione che l'ambiente sia più vasto.
tecnica in uso già nell'antica Roma e in Grecia.
Esempi di Trompe l'oeil sono:
1) Falsa Cupola di Sant'Ignazio di Andrea Mantegna a Roma
2) L'interno del Duomo di Biella.
3) Il soffitto della camera degli Sposi, dipinto da Andrea Mantegna, nel Palazzo Ducale di Mantova.

Baci a tutti e grazie per aver letto. ^_-

Ritorna all'indice


Capitolo 29
*** 28 – La fuga (parte seconda) ***


L’aria all’interno della sala da ballo stava diventando decisamente elettrica e quasi nevrotica. Mick era molto nervoso, il fatto che Kazue fosse fuori, sola, in mezzo al mare, preda di qualsiasi malintenzionato, lo faceva impazzire. Avrebbe voluto mollare tutto e raggiungerla dovunque gli fosse possibile, anche a nuoto se necessario, ma in quel momento il suo compito era rimanere accanto ai suoi compagni e cercare di portare a termine quella maledetta missione. La preoccupazione per la sua donna, si aggiunse al nervoso inspiegabile che gli veniva comunicato dai suoi sensi. Ormai tutte le loro speranze erano riposte su Miki e Umibozu e qualcosa gli diceva che mancava veramente poco alla fine di quell’avventura… ma la domanda era, chi avrebbe vinto? Loro? O l’organizzazione? C’era solo un modo per scoprirlo.

*********************************************************


Mentre l’americano aveva la testa piena di pensieri martellanti e sensazioni discordanti, Falcon e Miki stavano proseguendo lungo il passaggio umido e stretto della villa.
“Ma quanto mancherà a quel benedetto studio?” chiese all’improvviso la donna, sbuffando apertamente. Non ce la faceva più. Aveva decisamente perso la cognizione del tempo e dello spazio. Chissà quanto tempo era passato. Aveva la sensazione che fosse passata un’eternità da quando avevano imboccato quel corridoio e nonostante tutto non riuscivano a vederne la fine.
“Ancora un po’ di pazienza, secondo le indicazioni non dovrebbe mancare molto.” Disse con tranquillità il marito, mentre cercava di seguirla evitando di rimanere intrappolato in quel vicolo decisamente troppo stretto e compresso per i suoi gusti. Il posto era decisamente molto stretto ed umido, le pareti erano fatte da grandi blocchi di pietra sovrapposti l’uno sull’altro, dall’aspetto molto antico, tutta la struttura sembrava essere scavata nelle roccia, eppure non c’erano formazioni rocciose attorno alla villa di Sangem. Ai loro piedi non c’erano pavimenti, né lastre di pietra, nulla, ma la nuda e cruda terra o per meglio dire terriccio, scivoloso e molto smosso, segno che qualcuno era passato di lì prima di loro e che quel passaggio era usato nei momenti di emergenza e stretta necessità.
Il viaggio stava proseguendo con una lentezza quasi disarmante, nella mente di Miki iniziarono a comparire vari pensieri uniti alla preoccupazione più pressante. Come stavano Kaori, Mick e Ryo? E Kazue? Era riuscita a trovare la formula e a sottrarsi dalle grinfie di Micheal? Era più di un’ora che non aveva sue notizie, chissà se stava bene. Quella missione si stava trasformando in un calvario per loro e lei non vedeva l’ora che tutto finisse finalmente.
“Miki stai bene?” la voce tonante del marito la riportò alla realtà, forse non più rosea, ma decisamente migliore da vari punti di vista.
“Si sono solo tesa, questa situazione sta diventando ingestibile, non riesco più a controllare le emozioni.” Disse la donna camminando a fatica e cercando un appoggio su ogni punto del muro accanto a lei. Le sembrava di essere finita in un brutto sogno, anzi un incubo, in cui lei e Falcon rimanevano intrappolati dentro ad un cunicolo stretto ed umido a svariati metri di profondità, Ryo, Kaori e Mick venivano uccisi sotto lo sguardo impotente di Kaibara che finiva per essere giustiziato alla fine Kazue che svaniva immersa nelle acque di Venezia. Ah che brutta visione che le era apparsa nella mente!
“Stai calma, siamo quasi arrivati alla fine. Ti prometto che non accadrà nulla a nessuno di noi, ma tu devi riuscire a governare te stessa e il tuo cuore. Non possiamo mollare proprio adesso!”
Quelle parole le arrivarono addosso come una secchiata d’acqua gelata e le scossero l’animo. Falcon aveva ragione, erano tutti in pericolo, ma era ora di chiudere quella storia una volta per tutte. Istintivamente Miki, pervasa da una nuova vitalità e da un coraggio mai avuto prima, strinse il pugno contro il muro di pietra e prendendo un bel respiro disse “Hai ragione! Stavo quasi per perdere me stessa. Scusami...”
E dopo aver detto quelle parole, si voltò incrociando il suo sguardo con quello del grande uomo dietro di lei. Nonostante la presenza degli occhiali da sole, che Falcon non si toglieva mai, se non per andare a dormire, la donna sapeva esattamente cosa volessero comunicarle gli occhi dell’uomo. Il loro rapporto era fatto proprio di quello, silenziosi ma chiari messaggi che riuscivano a comunicarsi e a lanciarsi senza il bisogno di dirsi parole inutili. Lei capiva lui e di conseguenza lui riusciva sempre ad intuire i suoi pensieri. Falcon l’aveva sposata perché l’amava, perché lei era parte di sé e nel bene e nel male loro sarebbero stati insieme fino alla morte.
“Non ti ho sposato solo per il tuo coraggio e la tua forza. Ti ho sposato perché ti amo. Amo tutto di te, il tuo essere forte e determinata, il tuo coraggio che non ha eguali, la tua caparbietà e la tua voglia di aiutare il prossimo, ma amo anche la tua dolcezza, la tua sensibilità, la tua purezza e la tua sincerità prima fra tutte. Io ti amo così come sei Miki e mai e poi mai ti abbandonerò perché sei sensibile o emotiva, il mio posto è al tuo fianco ed è lì che rimarrò fino alla fine dei miei giorni.”
Quelle parole così vere, così decise e così chiare per la prima volta nella sua vita, le arrivarono dritte, dritte al cuore. Miki sapeva esattamente quanto suo marito l’amasse, ma mai prima d’ora lui le aveva detto quelle cose. Era la prima volta che le parlava così apertamente dei suoi sentimenti, di quello che provava per lei e del perché avesse deciso di averla al suo fianco, finché morte non li avesse separati o forse anche oltre. Senza dire una parola, la donna si avvicinò al marito e dopo avergli preso una delle due mani stringendola tra le sue, la baciò con tanta dolcezza e riconoscenza da riempirgli il cuore d’amore.
“Neanche io ti lascerò mai… io e te fino alla fine.” Disse lei sorridendo felice. L’uomo accennò ad un leggero sorriso e dopo essersi preso qualche minuto per recuperare il suo classico atteggiamento freddo e distaccato, le fece cenno con la testa di proseguire. I due sweeper continuarono a percorrere il corridoio senza fine, guardandosi costantemente attorno, nel tentativo di trovare qualche indizio che li potesse condurre sulla strada giusta.
Passarono ancora una decina di minuti, prima che gli occhi di Miki venissero attirati da qualcosa di insolito e decisamente inconsueto.
“Falcon vieni qui! Ho trovato qualcosa!” urlò la donna precipitandosi verso la sua scoperta. Quando anche il marito riuscì a raggiungerla, una sensazione di tranquillità e vittoria li pervase entrambi, restituendo loro la calma e la fiducia.
“E’ lo stesso fregio che abbiamo trovato nella camera e che ci ha condotto fino a qui.” Continuò la donna, tastando con ritrovata certezza, le decorazioni del piccolo oggetto di fronte a lei.
“Prova a spingerlo, potrebbe aiutarci a trovare la strada più sicura per lo studio.” Disse Falcon osservando attentamente ogni movimento della moglie.
La donna prese un bel respiro e iniziò con delicatezza a spingere il piccolo oggetto verso il muro di pietra di fronte a lei e in un attimo il meccanismo scattò e mostrò loro gli ultimi passi verso la meta prevista. In pochi minuti il muro di pietra di fronte a loro, si mosse, verso destra e svelò un piccolo corridoio sempre in legno, con piccoli lumi accessi, tutto rivestito in legno, come a riprendere i decori di quell’altro appena sorpassato.
“Quest’uomo è ossessionato dal legno e dai fregi antichi. Chissà perché…” si domandò la donna cercando di trovare una motivazione valida a tanta esagerazione.
“I fregi antichi e le immagini inneggianti alla gloria erano tipiche del Neoclassicismo. Quel periodo della storia in cui gli artisti decisero di inneggiare alla perfezione classica e alla sapienza come unica e fondamentale realtà. Forse Sangem vuole dimostrare di essere forte e potente come un Dio e perciò riempie le sue ville e le sue abitazioni di oggetti di inestimabile valore.”
“Ego gigantesco insomma…” disse Miki storcendo il naso.
“Una cosa del genere… io direi più un complesso d’inferiorità nei confronti di Shin.. solo che siamo a livelli patologici.” rispose pacatamente il marito, mentre cercava di individuare la direzione giusta da seguire. “Su, bando alle ciance, muoviamoci Miki, abbiamo i minuti contati per fare tutto.”
Senza perdere altro tempo, la donna continuò ad avanzare, percorrendo la poca distanza che sembrava separarli dalla tanto agognata meta. Il corridoio era l’immagine speculare dell’altro, stesso arredamento in legno pesante e scontato, stessa luce soffusa data da piccoli lumi in rosso e uno strano profumo di antico e di muffa che solleticava le loro narici. Anche in quel momento, tutto sembrava così surreale, così strano, così tranquillo e la mercenaria non poté fare altro che proseguire sentendo i suoi nervi saltare ad ogni piccolo rumore. Il loro viaggio durò effettivamente pochi minuti, anche se per la donna quel tempo si era dilatato talmente tanto da sembrare un’eternità, causandole ancora più nervosismo del solito.
“Mi sento come se fossimo in un labirinto!” borbottò particolarmente insofferente “Non arriviamo mai, mai, mai… possibile che questo studio sia immerso nel niente?”
“Inutile urtarsi più del dovuto. Lo studio è qui e vedrai che presto lo troveremo.” Disse Falcon con tono pacato e con un’espressione calma e tranquilla sul volto. Sicuramente anche lui aveva problemi a rimanere concentrato con i loro amici che sicuramente erano in pericolo, ma mantenere la calma era la loro unica possibilità di salvezza. Dovevano restare uniti e soprattutto calmi.
I loro passi riecheggiavano debolmente nel corridoio chiaro, i lumini rossi contribuivano a creare un’atmosfera tanto lugubre quanto demoniaca, quel posto sembrava l’antro di un Inferno. Quando finalmente riuscirono a trovare la fine di quel sentiero così interminabile, sui loro volti non si dipinsero espressioni di soddisfazione quanto di rammarico. Il corridoio terminava in un vicolo cielo, senza alcun tipo di porta o rientranza che potesse farli uscire da lì e per la prima volta anche Falcon sentì una punta di preoccupazione colpirlo nel profondo.
“Non è possibile.” Disse Miki all’improvviso, guardando con occhi sgranati la parete vuota e affrescata di fronte a lei. “Un vicolo cieco? E ora? Come facciamo?”
“Calmati.. dev’esserci di certo una spiegazione.” Disse l’omone dietro di lei, mentre cercava di rimettere assieme tutti i pezzi di quel puzzle che diventava via via più complicato. Le sue grandi mani ruvide si posarono istintivamente sul muro decorato che aveva di fronte e all’uomo balenò in mente un’idea. Sotto lo sguardo attendo di sua moglie, le mani iniziarono a percorrere il dipinto in tutta la sua lunghezza, delineandone i contorni e cercando di non saltare neanche un millimetro. Quando finalmente riuscì a trovare quello che in cuor suo stava cercando, fece cenno a Miki di avvicinarsi.
“Lo vedi? Questo è un marchio, il loro marchio… questa è la chiave per raggiungere lo studio di Sangem.” Disse l’uomo deciso.
Miki si avvicinò quel tanto che bastava per riuscire a distinguere le lettere impresse sul dipinto e le ripeté ad alta voce “U.T.R.? Che vogliono dire? U.T. mi ricordano molto Union Teope ma la R? Che c’entra la R?”
“Union Teope Reborn… Union Teope Rinata. Quel pazzo era ossessionato dall’Union Teope e dal potere che essa gli avrebbe dato, perciò ha deciso di proteggere tutti i suoi segreti in un modo solo, con un passaggio segreto protetto da una chiave, che solo i veri “figli” dell’Unione sarebbero stati in grado di aprire. Dobbiamo cercare una chiave, un qualcosa di rigido che abbia stampate sopra le lettere UTR!”
“Cosa ti fa pensare che sia qui?” gli chiese la donna iniziando a guardarsi attorno con occhio vigile.
“Avere addosso la chiave della tua cassaforte ti rende una preda facile e succulenta.. avere una chiave in un posto impensato in caso di emergenza, è una soluzione facile e previdente.” Rispose l’uomo deciso.
“Ok iniziamo a cercare.”
I due sweeper si mossero, Umibozu a causa della debolezza della sua vista, usava le sue mani come occhi e tastava ogni singolo centimetro di quel metro quadrato, Miki si guardò attentamente attorno, alla ricerca di un oggetto rigido non troppo grande né troppo appariscente che contenesse quelle tre lettere maledette, unico ostacolo che li separava dalla loro meta. La loro ricerca sembrava interminabile, non sembrava esserci niente di quello che Falcon le aveva detto di cercare, nulla neanche un piccolo miraggio, quando all’improvviso la sua attenzione venne attirata da un’asta di metallo che sorreggeva un gruppo di tende accanto a loro. Miki l’osservò bene, la parte finale sembrava essere molto consumata, usurata, mentre le tende e il bastone erano nuovo di zecca, in un attimo un’idea le brillò in testa e lei decise di tentare il tutto per tutto.
“Falcon, prendi il bastone della tenda.”
“Che ci dovrei fare?”
“Credo che la nostra chiave sia lì.” Continuò lei decisa.
“Miki sei sicura?”
“Hai un’alternativa migliore?”
Alla domanda risoluta della moglie, l’uomo non disse più nulla e alla fine fece come lei gli aveva detto, afferrò la piccola asta di metallo e la staccò dal suo sostegno per poi consegnarla alla donna. Miki con l’aiuto del marito la smontò e alla fine si lasciò andare ad un’esclamazione di stupore.
“L’abbiamo trovata!” urlò lei stringendo tra le mani il perno finale del bastone dov’erano incise sopra le lettere che stavano disperatamente cercando.
“Bene, allora sbrighiamoci, abbiamo perso anche troppo tempo.” Sbuffò Falcon cercando di sbrigarsi il prima possibile. I loro amici erano molti piani sopra loro, in pochi rispetto ai loro avversari e anche se lui si fidava ciecamente della precisione e la bravura di Mick e Ryo, c’era qualcosa che gli stava creando ansia e preoccupazione. Sentiva che era importante tornare su immediatamente!
In poco tempo il meccanismo scattò e la parete si aprì fornendo loro l’accesso a quello che doveva essere l’ultimo ostacolo che li divideva dalla meta agognata. Il passaggio era stretto e buio, l’aria era ancora più umida e muffa rispetto al corridoio precedente e su entrambe le pareti scorrevano piccoli fiumiciattoli di acqua salmastra.
“Ma tu guarda cosa sono arrivati ad inventarsi pur di evitare che qualcuno riuscisse a trovare lo studio del loro capo.” Disse Falcon, esprimendo la sua idea.
“Ammetto che la ritengo un’idea strana, ma forse è molto utile non pensi?” disse Miki sorridendo, mentre il marito non accennò alcun tipo di commento, ma si limitò solo ad alzare le spalle, in segno di risposta. I due sweeper si mossero praticamente subito, addentrandosi di nuovo, dentro l’ennesimo tunnel buio, maleodorante e interminabile, nella speranza che quello fosse l’ultimo viaggio. Il loro cammino non durò molto, l’unico inconveniente fu il dover percorrere un terreno decisamente paludoso e molto scivoloso, unito ad un odore via via sempre più forte e disgustoso e all’acqua salmastra che scorreva lungo entrambi i lati del passaggio.
“Credi che anche questo sia usato come deterrente?” domandò Miki cercando di riportare un po’ di allegria a tutta la situazione.
“Sicuramente i criminali da quattro soldi, che sono preoccupati di più del loro aspetto che della loro vita, qui non ci metterebbero mai piede! Sangem dovrebbe guardarsi da gente come noi, mercenari, killer, sweeper, gente che ha navigato nella merda, che l’ha avuta fino al collo e che non ha alcuna paura a rimetterci piede o le mani. Attualmente però sembra che nessuno sia arrivato fin qui.” Rispose deciso il marito, cercando di affrettare il passo.
“Ricordami di chiedere a Saeko di pagare la tintoria… anche se non sono una criminale da quattro soldi, ci tengo molto ai miei vestiti.” Disse Miki continuando ad avanzare, precedendo di qualche passo il marito. Il cammino sembrava essere più lungo di quello precedente, dovunque i loro occhi si girassero anche se al buio, trovavano solo pietre, macerie, acqua che usciva fuori dalle fessure tra una pietra e l’altra e fanghiglia scivolosa sotto i loro piedi. La tensione ormai era talmente alta da farli innervosire ad ogni passo, il respiro della donna stava diventando affannato e nervoso, i suoi passi affrettati e leggermente stanchi, mentre lei stessa riusciva a sentire il battito del suo cuore riecheggiarle nelle orecchie. Quando la speranza sembrava essere svanita quasi del tutto, i due videro apparire davanti ai loro occhi, come per magia, un’altra, l’ennesima porta di legno, con sopra incise le tre famose lettere “U.T.R.”. Anche se erano al buio, i loro occhi riuscivano a distinguere chiaramente l’incisione fatta a fuoco sul materiale della porta, e le dimensioni di quell’ultimo ostacolo, che era ad un passo dalla loro vittoria.
“E questa? Come si aprirà?” domandò all’improvviso la mercenaria, mentre cercava di capire come sarebbero usciti da quella situazione.
“Se i miei calcoli sono esatti…” disse l’uomo che fermandosi un secondo, afferrò velocemente il pomello della porta di fronte a sé, la quale scattò in un attimo e si aprì velocemente di fronte ai loro occhi.. “riusciremo ad entrare senza problemi.”
Sul volto di Miki comparve prima un’espressione piena di stupore, poi un sorriso beffardo e infine un’espressione piena di felicità.
“Come facevi a sapere che…”
“Che senso aveva mettere altre trappole ora? Ormai gli eventuali intrusi sono arrivati, al massimo quello che mi aspetto è d’incontrare qualche problema quando usciremo da qui. Coraggio muoviamoci, abbiamo pochissimo tempo!”
In un attimo Miki e Falcon entrarono nell’ufficio del grande capo e rimasero molto colpiti da quello che apparve ai loro occhi. Tutta la struttura dello studio era fatta di vetro anti proiettile e rivestita in alcuni punti da un’altra struttura in ciliegio pregiato. Al centro c’era un’enorme scrivania, sempre in legno pregiato, piena di fascicoli e scartoffie varie, oltre ad una lampada verde, rivestita d’oro e ad una foto in cui erano ritratti, lui, il professore, e un ragazzo molto giovane. Sulla parte destra dello studio c’era un finto camino elettrico, con una poltrona antica, di velluto posizionata esattamente di fronte e un’enorme libreria piena di vari titoli, dal romanzo, alla poesia, alla scienza, alla giurisprudenza e chi più ne ha più ne metta. Dalla parte sinistra invece, vi era un enorme divano, una credenza piena di liquori di ogni tipo e un tavolo sul quale svettavano imponenti, un’altra lampada verde, gemella di quella della scrivania, un posacenere d’avorio, una scatola che si presumeva fosse di sigari cubani della marca migliore, un tagliasigari in oro e infine un’altra pila di fascicoli, che sembravano essere lì da molto, molto tempo.
“Allora è qui che il caro Sangem si rintana, quando vuole pensare …” disse Miki guardandosi attorno, con aria stupefatta.
“Ognuno ha il suo nascondiglio segreto..”
“Chiamalo nascondiglio, è uno studio pieno zeppo di talmente tanta roba da far paura…” continuò la mercenaria continuando a girare per la stanza.
“Miki! Sbrighiamoci! Non abbiamo tempo di tergiversare!” disse Falcon con voce decisa mentre lui stesso aveva iniziato a frugare tra tutti i vari fascicoli e le scartoffie presenti sulla scrivania.
“Si hai ragione! Vengo a darti una mano!” disse la donna mentre lo raggiungeva e sedendosi alla scrivania preziosa, iniziò a frugare tra tutti i documenti presenti. Tra una scartoffia e l’altra, l’attenzione di Miki venne attirata proprio dall’unica fotografia presente sul tavolo, la mercenaria non riuscì a resistere alla tentazione di prenderla in mano e di rigirarsela tra le dita, osservando attentamente le persone ritratte. La donna rigirò la piccola cornice tra le dita, toccando con delicatezza il legno pregiato e il vetro perfettamente pulito che conteneva la fotografia leggermente rovinata dal tempo.
“Un cattivo con un cuore eh?” disse la donna con un sorriso amaro sulla bocca, Sangem era un cattivo con un cuore, è vero, ma era un cuore che diventava di ghiaccio all’occorrenza e che aveva il coraggio di commerciare una sostanza pericolosa per qualsiasi essere umano.
Falcon si limitò a sospirare in risposta e a continuare a cercare i tanto agognati fascicoli incriminanti, la sua pazienza stava raggiungendo il limite massimo, mentre il suo nervosismo aveva ricominciato a torturarlo pesantemente, chissà quanto ancora sarebbe riuscito a resistere senza sbottare in un urlo di sfogo. D’altro canto, Miki non accennò ad alcun tipo di cedimento, i suoi occhi chiari erano concentrati su quella montagna di scartoffie e carte svolazzanti che le stavano provocando un grande mal di testa.
Quest’uomo avrebbe bisogno di un aiuto per mantenere l’ordine pensò istintivamente da brava moglie qual’era. I fascicoli erano tanti, misti, in completo disordine, con il rivestimento in plastica dura consumato e leggermente rovinato, segno che qualcuno li aveva letti e riletti, aperti e richiusi, più e più volte e per qualche motivo la cosa non le piacque affatto. Era immersa in quell’insana ricerca ipnotica e quasi disperata, quando inavvertitamente una pila di fascicoli colpì la cornice di legno contenente la fotografia che aveva ammirato qualche minuto prima, che finì inevitabilmente sul pavimento, fortunatamente senza mandare in frantumi il vetro protettivo.
“Maledizione!” imprecò senza freni, sotto lo sguardo stupito del marito. “Scusa” disse mentre si inginocchiava sotto la scrivania per recuperare il rettangolo di legno. “E’ che sono stanca di cercare aghi nel pagliaio e poi ci si mette questa stupida fot…”
Le parole le morirono in gola quando finalmente i suoi occhi focalizzarono un qualcosa, quello che aveva l’aria di essere un contenitore in legno antico, nascosto sotto il tavolo. Miki si sdraiò sulla schiena e ne ammirò le decorazioni incise con il pirografo caldo. Sul contenitore era incisa la figura di una splendida fenice, avvolta dai raggi del sole e dalle fiamme del fuoco, l’uccello era nella tipica posizione della rinascita e sul suo petto erano incise le lettere “U.T.R.”.
“Quante manie di grandezza…” borbottò la donna, cercando con le dita un’apertura che potesse permetterle di scoprire cosa contenesse all’interno.
“In che senso?” domandò il marito incuriosito da tale affermazione.
“Nel senso che il caro signor Sangem oltre al fatto di aver nascosto qualcosa qua sotto, che quasi sicuramente corrisponde a quello che cerchiamo, l’ha inserito in un contenitore in legno antico, con sopra incisa una fenice e le classiche lettere UTR… un’eccessiva mania di grandezza non ti pare?”
“Sangem è un uomo che vuole passare alla storia, come l’eroe che salvò e riportò all’antico splendore la sfortunata Union Teope… quest’uomo ha fatto dell’Unione la sua unica ragione di vita.” Rispose lui con decisione, raggiungendo velocemente la moglie distesa sotto la scrivania. “Riesci ad aprirla?” continuò osservando il contenitore contro il quale, la donna stava sbattendo la testa.
“Non ancora, ma ho trovato la chiusura, è una serratura semplice non sarà difficile da aprire.” Disse la mercenaria con un’espressione sicura. Le sue dita piccole e delicate s’insinuarono tra la chiusura e la serratura e con una forcina per capelli iniziò ad armeggiare con il lucchetto della chiave. Bastarono pochi minuti e in un attimo il tanto sperato clic riecheggiò nella stanza, permettendo loro di riuscire a capire cosa ci fosse dentro quel nascondiglio decisamente singolare.
Quando il contenitore si aprì, Miki con grande attenzione ne tirò fuori un fascicolo sigillato, avvolto in una plastica trasparente.
“Credo che questo sia quello che stiamo cercando. Chissà perché però è avvolto nella plastica.” Domandò la donna osservandolo da vicino. Senza indugiare oltre, la donna passò il fascicolo al marito, il quale dopo averlo preso tra le mani, l’aiutò ad alzarsi di nuovo in piedi. In pochi minuti, il tesoro appena trovato venne posato sul tavolo e una volta liberato dalla sua prigione di plastica, venne aperto per capire se fosse esattamente quello che stavano cercando. Quando i loro occhi si posarono sulle informazioni contenute, entrambi ebbero quasi un mancamento.
“Cavolo, qui c’è roba che scotta!” esclamò la mercenaria con gli occhi di fuori. “Ora capisco perché Sangem aveva così tanta paura che questa roba finisse nelle mani di qualche suo nemico, qui ci sono nomi di gente illustre e di personaggi della scena politica attuale che sono a conoscenza dei suoi piani e che stanno usando le loro conoscenze per aiutarlo a raggiungere il suo scopo. C’è tanta di quella roba da riempire un giornale scandalistico per un anno.”
“C’è molto di più, qui ci sono le prove che il nostro governo sta cercando di sviluppare un’arma militare senza precedenti. La nuova versione della PCP è in grado di rinforzare il nostro esercito e di farlo diventare una potente arma di distruzione. Potremmo diventare la potenza militare più potente al mondo.”
Le parole di Falcon li trafissero come due lame taglienti, i due sweeper si guardarono per un istante e le immagini devastanti di un probabile e sanguinoso futuro che bussava alle porte, passarono davanti ai loro occhi con la velocità di una pellicola da film e i loro volti sbiancarono visibilmente.
“Sarebbe la rovina del nostro paese…” disse Miki visibilmente spaventata.
“E non solo..” aggiunse l’uomo con un’espressione decisamente poco confortante.
“Dobbiamo sbrigarci! Dobbiamo recuperare gli altri e portare questi documenti a Saeko o sarà la fine per tutti noi!” disse la mercenaria con decisione, pensando alle conseguenze che quelle cose potessero avere sulle loro vite.
Senza proferire parole, i due sweeper afferrarono il fascicolo o per meglio dire il Santo Graal che avevano per le mani e si diressero verso l’uscita. Il tempo stringeva, la speranza di riuscire a trovare gli altri vivi era debole, ma entrambi cercavano sempre di rimanere fiduciosi. Mentre Umibozu stava per aprire la porta, Miki distrattamente colpì una pila esposta di fascicoli e li fece inavvertitamente cadere a terra.
“Oh mannaggia! Falcon aspetta devo rimettere tutto apposto.” Disse la donna, ritornando sui suoi passi e inginocchiandosi a terra per recuperare quella pioggia di fogli sparsi per tutto il pavimento. Quando i suoi occhi si posarono su alcune fotografie che erano cadute dai fascicoli, il suo volto sbiancò e i suoi occhi si spalancarono, mentre su tutto il viso comparve un’espressione piena di terrore.
Con le mani tremanti e il cuore che le esplodeva nel petto, afferrò una delle tante piccole immagini e la guardò con aria disperata. Il suo cuore era in subbuglio, dentro di sé sentiva come una morsa dentro lo stomaco che la faceva vibrare per la paura.
“Che succede Miki? Che hai trov…” le parole gli morirono in gola, quando la donna gli mostrò la sue recente scoperta e dentro di lui sentì per la prima volta una sensazione simile alla paura.
“Dobbiamo avvertire gli altri, dobbiamo sbrigarci o sarà la fine!” disse la donna visibilmente agitata, mentre in cuor suo sperava che non fosse troppo tardi.


Continua…..

Ritorna all'indice


Capitolo 30
*** 29-Dobbiamo uscire di qui! ***


“Dobbiamo sbrigarci!” urlò Miki correndo a perdifiato seguendo passo dopo passo la massiccia sagoma del marito davanti a lei.
Il cuore le stava esplodendo in gola, la paura più grande era che fosse troppo tardi per salvarli o meglio per salvare tutti quanti. Quello che aveva letto in quel file nascosto l’aveva letteralmente terrorizzata, per non dire spaventata a morte. Possibile che non si fossero accorti di nulla? Possibile che fosse tutta una finta? Ma loro erano degli sweeper professionisti, inoltre lei e Falcon erano stati dei mercenari, dei reduci di guerra, come avevano potuto ingannarli così?
Quelle domande le affollarono la mente ancor più di prima, mille e milioni di spiegazioni possibili e plausibili le stavano trapanando la mente, ma Miki non aveva il tempo di soffermarsi su di esse, non c’era un minuto da perdere e tutta la sua razionalità l’avrebbe sicuramente aiutata. I due sweeper continuarono a correre verso una qualsiasi uscita dello studio e quando la trovarono, una leggera brezza fredda, in contrasto con il calore sviluppato prima, li colpì in pieno, facendoli rabbrividire. Ora l’aria era umida, salmastra decisamente fastidiosa, Miki riusciva ad avvertire l’umido bruciarle dentro la gola, mentre il fiato caldo si disperdeva nell’ambiente. La sua mente era piena di enigmi, di possibili realtà e di terrore, si per la prima volta nella sua vita, la mercenaria provò una sensazione di puro terrore, che gli corse lungo la schiena e la fece tremare di paura. Istintivamente strinse a sé il dossier incriminato, avvolto dalla plastica di sicurezza e continuò ad avanzare seguendo la figura del marito.
Falcon la precedeva di qualche passo, i suoi occhi ormai completamente buii avevano permesso ai sensi rimasti di migliorarsi e di sostituirli egregiamente. L’uomo tastò con grande attenzione ogni singolo centimetro di quell’angusto posto, durante il suo passaggio, mentre attraverso l’olfatto cercava di avvertire ogni singolo cambiamento nell’aria. Un rumore leggero ma non impercettibile alle loro orecchie attirò l’attenzione, un leggero scatto di serratura, un piccolo rumore che per qualche infausto motivo li fece tendere e li immobilizzò sul posto.
Quasi contemporaneamente i due sweeper si voltarono verso la porta di collegamento con lo studio, che si chiuse all’improvviso e che per qualche secondo sembrò essere innocua. L’aria cambiò, Falcon se ne accorse e si bloccò con le mani protese verso la moglie, indietro rispetto a lui di qualche passo. Passò qualche secondo, quasi interminabile e successivamente un rumore forte, assordante di allarme scattò all’improvviso, arrestandoli all’improvviso.
“Dioo mi esplode la testa!” urlò Miki accasciandosi sulle sue gambe e coprendosi le orecchie con le mani, per proteggersi da quel suono malefico.
“Dobbiamo scappare! Miki!” urlò Umibozu cercando di sovrastare quell’urlo infernale che li stava massacrando, distruggendo loro le tempie.
“Falcon!!!” urlò a sua volta Miki, cercando di focalizzare l’enorme sagoma del marito a pochi passi da lei. Il suo cuore perse un battito, era la fine? Sarebbero rimasti lì? Morti così? Per via di un suono assordante che avrebbe mandato in pappa i loro cervelli? Che morte triste e indegna, perché il destino era così crudele? Dove avevano sbagliato? Loro stavano solo cercando di salvare i loro amici, la loro vita e quella del mondo intero, da un pazzo criminale che stava per renderli tutti schiavi… eppure qualcuno aveva voluto punirli e chissà per quale motivo.
Quei pensieri distruttivi le invasero la mente, bloccandola sul posto, facendola sentire sola e indifesa, per la prima volta nella sua vita e per un attimo Miki pensò che fosse finita per sempre. Improvvisamente due grandi e forti braccia l’afferrarono per la vita, la strinsero forte ad un corpo massiccio e muscoloso che la fecero sentire protette. Bastò un attimo e la donna si sentì come se stesse fluttuando nell’aria, il vento forte che le scompigliava i capelli e una strana sensazione di pace che le invase il cuore.
I suoi occhi erano ancora chiusi, la sua mente era persa in quella sensazione di pace apparente e lei stessa era ancora provata da tutta quella situazione. Tra un flashback e un altro, Miki riuscì ad assaporare l’aroma del dopobarba del marito, una fragranza di more e muschio bianco, forte e delicata allo stesso tempo, che lei adorava e che fece si che lei venisse violentemente catapultata in se stessa e si risvegliasse bruscamente tra le braccia di Falcon.
“Sei sveglia?” le chiese l’uomo stringendola a sè mentre continuava la sua folle corsa contro il tempo, verso la loro salvezza. Per un attimo, Miki si sentì strana e sconvolta, aveva la testa vuota e gli occhi focalizzati sul volto del marito intento nella sua operazione di fuga.
“Miki? Sei sveglia?” domandò di nuovo Umibozu non ricevendo alcuna risposta alla sua domanda.
“Si sono sveglia.” Rispose la donna cercando di riprendere completamente la sua lucidità.
“Sei in forze?Riesci a correre?” le domandò l’uomo continuando la sua corsa contro il tempo.
“Si certo.” Rispose la donna attendendo che il marito si fermasse e che la posasse a terra.
In un attimo Falcon si arrestò, la fece scendere delicatamente e le sollevò il volto cercando di capire come si sentisse in quel momento. Il cuore di Miki perse un battito, le dita grandi e ruvide del marito tracciarono i contorni del suo volto, con tanta dolcezza e delicatezza da lasciarla senza fiato. Gli occhi dell’uomo nascosti dietro ai solito occhiali scuri, quasi del tutto privi di visti, si sforzarono comunque di dare un volto all’ombra della donna, lì immobile dinnanzi a loro.
“Stai bene?” le domandò con voce ferma ma gentile.
“Si certo non preoccuparti.” Rispose Miki sorridendo lievemente. E proprio in quel momento Umibozu fece una cosa che colse di sorpresa entrambi. In cuor suo, Falcon sapeva che il tempo stava passando velocemente, che i loro amici stavano rischiando grosso e che loro doveva riuscire ad uscire di lì, ma per qualche arcano motivo, per la prima volta nella sua vita si lasciò guidare dalle sue sensazioni e con grande dolcezza posò un bacio pieno d’amore sulle labbra della moglie. Quell’atto colpì entrambi, Umibozu non era mai stato un tipo romantico anzi a dirla tutta odiava tantissimo certi tipi di atteggiamenti, smancerie come le chiamava lui. Fu per questo motivo, che la donna si stupì totalmente quando l’uomo le diede quel dolce e improvviso bacio sulle labbra.
Passarono alcuni minuti in cui Miki approfondì il bacio e si strinse con forza contro il corpo possente e mastodontico del marito, il quale ricambiò il dolce abbraccio e assaporò completamente l’intimo contatto che si donarono in quel momento.
La mercenaria, però non fece in tempo a rilassarsi che quel contatto finì e l’uomo si allontanò e incontrando il suo sguardo pieno di disappunto.
“Non possiamo rimanere oltre… dobbiamo aiutare gli altri.” Le disse cercando di riportarla alla realtà.
“D’accordo, ma quando tutto questo sarà finito, voglio un weekend d’amore solo per noi.” Gli disse con aria maliziosa, facendolo così avvampare visibilmente. Senza perdere altro tempo, i due sweeper si scambiarono un’occhiata d’intesa e ripresero a correre nel tentativo di cercare una rapida via d’uscita che li aiutasse a ritornare dagli altri.
Le lancette del tempo correvano velocemente mentre Miki e Falcon cercavano disperatamente di risalire in superficie, prima che fosse troppo tardi. Ormai era veramente questione di vita o di morte, non poteva assolutamente fallire o sarebbe stata la fine per tutti quanti. All’improvviso, la loro corsa subì un brusco rallentamento, in quanto dopo un’estenuante corsa verso il niente, si ritrovarono in un vicolo cieco senza possibilità di uscita.
“E ora che cosa facciamo?” domandò la donna osservando attentamente ogni singolo centimetro di quella fredda e angusta parete di pietra che appariva fiera e orgogliosa di fronte ai loro occhi. Erano bloccati, la loro via di fuga era sbarrata da un enorme muro freddo e la cosa peggiore era che non solo che i loro amici li stessero aspettando, ma anche che non avevano la minima idea di come raggiungerli.
La testa della mercenaria era piena di pensieri e di preoccupazioni, il cuore le batteva forte nel petto e dentro di sé, sentiva nascere una sensazione di pericolo decisamente poco rassicurante. Miki, era intenta nel fare mente locale per tirarli fuori da lì, quando sentì un rumore metallico, simile ad uno scatto di una serratura raggiungerle le orecchie che attirò la sua attenzione e le provocò ancora più preoccupazione di prima. In un attimo, le pareti di pietra attorno che li circondavano, iniziarono a scendere con una velocità impressionante e a racchiuderli in quello spazio angusto e decisamente poco invitante.
Cercando di richiamare a sé, tutta la forza che aveva, Falcon iniziò a colpire la pietra dura che non accennava a fermarsi e nemmeno a cedere sotto quei colpi continui sferrati con rabbia e potenza sovrumane. L’uomo colpì ancora, ancora e ancora, ma non riusciva in nessun modo a scalfire quella parete dura come un diamante, che alla fine scese assieme alle altre, rinchiudendoli definitivamente in quel metro quadrato di spazio. La tensione era altissima, Miki imprecava e urlava silenziosamente dentro di sé, maledicendo ogni Dio e Dea di ogni religione e chiedendo che almeno per questa volta, le loro vite fossero salve. Come se le sue preghiere fossero state ascoltate, Umibozu riuscì a distruggere una delle pareti adiacenti, procurando loro una via di salvezza.
“Svelta Miki!” urlò l’uomo porgendole la mano.
Senza pensarci due volte, la mercenaria si tuffò tra le braccia del marito, che la strinse a sé e s’infilò dentro l’apertura, pochi attimi prima che tutte le pareti si richiudessero in se stesse. Un rumore forte e improvviso risuonò dietro di loro, come l’urlo di un demone finalmente intrappolato, che sollevò un boato assordante, accompagnato da pietrisco e polvere. I due sweeper osservarono la scena per circa qualche minuto, sconvolti e provati per tutto quello che era successo. In pochi attimi il boato volò via verso il cielo, oltrepassando la struttura in pietra e lasciandoli soli, immersi nel silenzio.
“Dobbiamo andare, non abbiamo più molto tempo.” Disse all’improvviso la donna, stringendo a sé i dossier incriminati e incamminandosi per uscire da quell’incubo. L’omone, l’osservò per qualche minuto, per poi decidersi a seguirla nella speranza di trovare finalmente l’uscita.



Continua

Ritorna all'indice


Capitolo 31
*** 30 La Resa dei conti(parte prima) ***


Mentre la ricerca di Miki e Umibozu procedeva senza sosta, Kazue era ormai arrivata a destinazione. Quando i suoi piedi riuscirono finalmente a toccare la terraferma,la donna tirò un sospiro di sollievo e si sentì leggermente più serena, anche se la situazione era rimasta invariata. La dottoressa si guardò attorno e successivamente iniziò a dirigersi verso il centro della città. Venezia, la città delle fiabe, della magia, la città che aveva visto brillare come un diamante nella notte, che le era sembrata così calda, magica e accogliente, ora l’accoglieva con un vento freddo e un aspetto tetro e lugubre. Kazue si girò e rigirò per capire se qualcuno l’avesse seguita e poi senza perdere troppo tempo, scattò alla ricerca della villa di Sangem.
La città era deserta, silenziosa e buia, troppo buia e spaventosa per essere una delle più importanti capitali italiane nella fama del mondo, eppure le avevano raccontato che durante il periodo di carnevale, quel luogo, quella città che aveva visto la gloria di personaggi illustri e famosi, ed era stata la meta di molti pittori e artisti nell’epoca antica, si trasformava completamente, facendo così rivivere la meraviglia e l’incanto di quelle epoche così importanti e sfarzose quanto ormai passate e dimenticate.
Nonostante fossero ad un passo dal concludere la missione, la donna aveva un presentimento, un qualcosa di strano che le faceva pensare che c’era qualcosa che non andava. Il suo cuore batteva forte nel petto e la causa non era la corsa o la fretta che la guidava, ma un presentimento di un qualcosa che doveva arrivare. La donna correva a perdifiato infilandosi dentro gli stretti passaggi di pietra, le case antiche fatte di mura di pietra possenti e scure, le strade silenziose e lievemente illuminate e tutt’intorno le sembrava di essere persa nello spazio e nel tempo.
Un vento freddo, gelido e improvviso la investì completamente, costringendola a raggomitolarsi su se stessa e a rimanere immobile per qualche minuto nel punto in cui si trovava. Doveva correre, sentiva che aveva i minuti contati e che doveva fare presto, perché c’era un enorme pericolo in arrivo.
************************************************************************************
Mick guardò l’orologio con nervosismo incalzante, senza pensare alle sue azioni, aveva iniziato a camminare nervosamente avanti e indietro nella sala, mentre Kaibara gli si era piazzato davanti per evitare che il suo strano comportamento desse troppo all’occhio.
“Ci stanno mettendo troppo.” Sbuffò l’uomo osservando sempre più nervoso.
“Datti una calmata, se commettiamo uno sbaglio ora… sarà la fine. Cerca di controllarti, siamo ad un passo dalla fine, non possiamo cedere alla tensione proprio ora.” Disse Shin, cercando di sembrare più calmo possibile, in fin dei conti, anche se lui stesso aveva avvertito un leggero cambio nell’aria e qualcosa gli diceva che non era di certo una cosa da considerare buona.
“Sono preoccupato per Kazue.” Disse Mick mentre un’espressione buia e tenebrosa gli comparve sul volto.
“Starà bene vedrai, è forte e furba non si lascerà fregare facilmente.” Rispose Shin con naturalezza.
“Lo spero.” Rispose l’americano con un’espressione decisamente poco serena. Ryo osservò l’amico, anche lui sentiva che c’era qualcosa che non andava, Kazue ci stava impiegando troppo tempo a raggiungerli, inoltre Miki e Falcon erano ancora dentro all’edificio, ma chissà dove e nessuno di loro aveva dato notizie. Kaori iniziò improvvisamente a tremare, stretta contro il suo petto, aggrappata alla sua camicia, sentì l’ansia percorrerle il corpo e annebbiarle la mente. Perché non c’erano notizie? Perché Kazue ci metteva così tanto? E Miki? E Umibozu? Che fine avevano fatto? Perché il suo cuore batteva così forte nel petto, tanto da rischiare di farlo esplodere?
“Stai tranquilla Sugar, andrà tutto bene.” Le disse l’uomo con dolcezza, stringendola sempre di più a sé. Quelle parole raggiunsero il suo cuore pieno di paura e di tensioni ed istintivamente la donna sollevò gli occhi verso il suo volto, nella speranza di incrociare i suoi occhi. Per un attimo si perse in quella visione così familiare ma allo stesso tempo strana e nuova. Ryo era fermo, immobile, con il braccio attorno alle spalle della sua compagna, gli occhi fissi nell’osservare i suoi compagni, la mascella serrata per il nervoso, un’espressione fiera e accigliata che era in grado di incutere paura in tutti, eccetto che in lei. Come poteva non amare quel grande uomo, dalla corporatura massiccia, dagli occhi neri come la notte, apparentemente minaccioso che era stato in grado di vincere le sue tenebre per lei? Come poteva far tacere il suo cuore, in quel momento tanto pericoloso e tanto spaventoso? Come poteva convincere se stessa a non guardarlo con tanto desiderio, quanto amore? Semplice. Non poteva. Lei gli apparteneva, lei era il suo cuore e il suo respiro e lo stesso era lui. Era finalmente diventati una cosa sola dopo anni e anche in quel momento, in quell’attimo in cui erano a pochi passi dall’Inferno il loro amore era più forte che mai.
Senza pensarci due volte, Kaori si avvicinò ancora di più al suo uomo e lo strinse forte a sé, sospirando e aspettando che il loro destino si compisse. I suoi occhi marroni abbandonarono la visione dello sweeper per scorrere ad una ad una, le espressioni tese e piene di preoccupazioni di Mick e Kaibara a pochi passi da loro. La tensione era quasi insopportabile, c’era qualcosa di strano in quella calma apparente che li stava avvolgendo.. sì, ma cosa.
Un rumore sordo ma familiare li fece sussultare, cogliendoli di sorpresa e in un attimo la ricetrasmittente di Mick risuonò rivelando una voce familiare.

"Mick!" la voce di Miki risuonò come una ventata d’aria fresca che rincuorò tutti i presenti o quasi.

“Miki! Umibozu! State bene?” pronunciò Mick con tanta di quella foga, da rischiare di essere udito da orecchie indiscrete.

"Si, stiamo cercando una via d’uscita.. ma non riusciamo a trovarla… ma stiamo bene e presto usciremo da qui!"

“Possibile che non ci sia uno spiraglio che possa aiutarvi? Perché non siete tornati indietro, ripercorrendo la stessa strada?” domandò Kaibara lasciando fluire tutta la tensione accumulata.

"Appena usciti, è scattato un allarme assordante e siamo dovuto scappare via, tentando la fortuna. Ora stiamo andando alla cieca, ma qualcosa mi dice che presto troveremo la strada. Abbiamo trovato tante cose interessanti, Saeko sarà fiera di noi." disse la mercenaria con una punta d’orgoglio.

“Benissimo Miki! Ora ascoltami bene, quando riuscirete a trovare una via d’uscita, dovrete raggiungerci a Piazza San Marco, il prima possibile. Anche Kazue è riuscita a trovare quel che cercavamo, perciò non c’è più motivo di rimanere qui! Appuntamento a Piazza San Marco e fate attenzione alle spalle.” Disse Shin con aria determinata e voce decisa.
L’ora X era finalmente scoccata, ora avevano in mano tutte le prove per distruggere definitivamente l’Union Teope e porre fine a quella storia. La vittoria era a pochi passi ormai.

"Sissignore… presto sar…"

Un rumore forte e improvviso interruppe la voce di Miki, che in un attimo cambiò tono e iniziò a farfugliare parole senza senso.

"Oddio!!!! No! No! Noooooooooooooooooooooooooooooooooo!"

“Mikiiiii! Mikiiii!” urlò all’improvviso Kaori, terrorizzata e spaventata, non riuscendo a capire cosa stesse succedendo.
“Miki! Miki! Ci sei? Rispondi! Cosa succede? Miki!” urlò all’improvviso Mick, iniziando a sentire il nervosismo salire a livelli inaspettati e non riuscendo più a controllare le emozioni.

"No… N-"bzzzzzz"Ahhhhh>bzzzzz"Umibozu! Miki!Acquaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaa!"bzzzzzzzz.

Fu questione di un attimo e la comunicazione s’interruppe all’improvviso e dei due mercenari non si ebbero più notizie. La comunicazione rimase fissa sul rumore del disturbo radiofonico e della voce di Miki non rimase nulla, solo uno sbiadito ricordo.
“Miki…” sospirò Kaori, mentre sentiva le lacrime premere per solcarle il viso. Il suo cuore perse uno, due, mille battiti.. e la mente le si svuotò, possibile che fosse realmente finita? L’aria era tesa, scossa, ma stranamente immobile. La sweeper sbarrò gli occhi, si portò le mani al petto e iniziò a respirare affannosamente, mentre tutt’intorno a lei riusciva a trovare sguardi sconvolti e increduli. Le lacrime caddero copiose sul suo volto e Kaori si accasciò a terra, sentendo le ginocchia cedere sotto il peso di un masso invisibile e il suo cuore esplodere in mille pezzettini.
“Miki…”singhiozzò la donna, stringendo gli occhi e abbandonandosi per un attimo ad un tragico dolore, sotto gli occhi impenetrabili del suo compagno e dei loro amici. La sua figura esile e inerme, cadde sul tessuto delicato del vestito, generando una nuvola quasi magica, quando, in quel momento, di magico e fantastico non c’era proprio niente.
Nessuno degli uomini riuscì a dire nulla. Avrebbero dovuto fermarla, impedirle di piangere, ricordarle che in quel momento non era saggio perdere la testa così, ma nessuno riuscì a dire niente. Tutti rimasero fermi e immobili, ascoltando l’eco dei loro respiri e sentendo il cuore esplodere nel petto, immobili e impotenti per la prima volta.
Senza cedere eccessivamente al dolore per la perdita dei loro amici, Ryo prese un bel respiro e senza dire una parola, s’inginocchiò davanti alla sua compagna, scorgendo il suo viso pieno di lacrime. In un attimo gli occhi di Kaori incontrarono quelli neri dell’uomo, che senza distogliere lo sguardo, le sorrise e le prese il volto tra le mani, con dolcezza e fermezza. Le sue dita percorsero la pelle bianca, raggiungendo le sue piccole e delicate lacrime e spazzandole via in un istante. Kaori l’osservò per un istante, lasciandosi coccolare da quei gesti semplici ma tanto importanti per lei.
“Non piangere Sugar.. non è detto che siano morti. Hanno la pelle dura quei due. Non preoccuparti.” Le disse con delicatezza continuando a sorriderle. La donna l’osservò con un’espressione piena di curiosità, da una parte l’idea di aver perso la sua migliore amica la faceva impazzire dal dolore, ma allo stesso tempo le parole di Ryo le stavano dando grande forza e sicurezza.. era come se da qualche parte nel suo cuore, sapesse che tutto ciò potesse essere possibile. La sweeper lanciò un altro sguardo pieno d’intesa al suo compagno, accennò ad un timido sorriso e sentendo il dolore volare via, prese un bel respiro e disse “Si.. forse hai ragione Ryo.”
L’uomo le sorrise con dolcezza, l’afferrò per le mani e si alzò da terra portandola con sé.
“Credo sia il caso di andare via ora.” Disse all’improvviso Shin, avvertendo una delle sue classiche e brutte sensazioni di pericolo.
Mick e Ryo si guardarono per un istante e poi annuirono lanciando uno sguardo all’uomo di fronte a loro. Ormai era ora di andare. Ryo afferrò Kaori per le spalle e la strinse a sé, nel tentativo di proteggerla, mentre si apprestava a seguire i due uomini di fronte a lui, quando i suoi sensi captarono l’ennesima sensazione di pericolo e lo costrinsero a fermarsi, rimanendo immobile.
“Che succede Ryo?” domandò Mick voltandosi verso di lui.
“Ci hanno scoperti.” Rispose lo sweeper con voce dura e sguardo cupo.. e l’americano sentì un groppo formarsi in gola.
“Esatto Saeba.. io stesso non avrei saputo dirlo meglio.” Disse la voce cupa e tagliente di Sangem. La minacciosa figura dell’uomo apparve dietro di loro con una velocità quasi furtiva, seguito da alcuni suoi uomini e dagli uomini al servizio degli Endou.
“Qualcosa non va Shin?” domandò l’uomo puntando il suo sguardo pieno di rancore verso l’ex capo dell’Union Teope, che era fermo e immobile di fronte a lui.
“No Katsuihiro, perché dovrebbe?”
“Non lo so, dimmelo tu, amico.. o forse dovrei dire traditore?” sibilò l’uomo con la rabbia di un serpente a sonagli.
“Traditore? Non so di cosa tu stia parlando..”
“Lo sai invece.. sapevo tutto fin dall’inizio. So tutto di te e di tuo figlio, so chi è, so che è ancora City Hunter, so che Kaori è la sua compagna e so anche che tu collabori con la polizia per farmi arrestare e distruggere così tutta l’Union Teope. So che stai cercando la nuova formula della droga e che hai mandato quei due, l’omone e sua moglie a recuperare le informazioni per te, nel mio studio privato.” Sangem s’interruppe un attimo, il suo sguardo diventò gelido e malvagio e sul suo volto comparve un ghigno soddisfatto. “..Ma ci ho pensato io a risolvere le cose. Ho azionato io il congegno che ha segnato la loro fine.. e ora loro sono morti e i miei segreti sono volati via con loro.”
Lo sguardo folle e cruento di Sangem si posò prima su Shin, poi su Mick e Ryo, per poi finire sul volto pieno di lacrime di Kaori, che a sua volta lo guardò con talmente tanto odio, da provocargli un brivido di squallido divertimento.
“Ora tu e i tuoi amici pagherete il prezzo del tradimento. Il caro prezzo del tradimento…tutti voi, eccetto la donna, che verrà con me. Mi occuperò io di lei.” Continuò l’uomo dicendo con voce serpentina. Kaori lo guardò con odio, disprezzo e ribrezzo e senza riuscire più a trattenersi gli urlò con foga “Maledetto diavolo! Tu pagherai per tutto quello che hai fatto! Pagherai per la morte di Miki e Umibozu e l’Inferno ti porterà via l’anima!”
“Oh signorina Kaori, che tono maleducato è mai questo! Quando sarai mia ti insegnerò le buone maniere e poi ti darò a Endou, come risarcimento per quello che il tuo uomo gli ha fatto.” Disse l’uomo con un’espressione divertita e sadica dipinta sul volto, mentre la sua mente pregustava già la prossima vittoria.
Gli occhi di Ryo passarono dal nero impenetrabile della notte al rosso fuoco dell’ira, la sua imponente figura si intromise tra la donna e il vecchio e la sua espressione voleva dire solo una cosa: Toccala e ti uccido.
“Non ti azzardare a toccarla, hai capito brutto bastardo?” ringhiò lo sweeper stringendo i denti e lanciandogli delle occhiate di fuoco.
“Oh mio caro ragazzo, non vedo l’ora di vederti bruciare all’Inferno, tu e quella maledetta serpe di tuo padre! Pagherete con la vita il vostro peccato!” ringhiò il vecchio con lo sguardo pieno di odio e rancore e l’anima nera come la morte. L’uomo continuò a guardarli con disprezzo, troppo era il rancore che stava provando in quel momento e in un attimo si era tutto concentrato in lui e non aspettava altro per esplodere.
Sangem sghignazzò per un istante e poi rivolgendosi con aria superba ai suoi uomini, disse “Uccideteli e prendete la donna.”
In un attimo, in quella villa lussuosa, dove fino a poche ore fa si ballava e si festeggiava, esplose l’Inferno in Terra. Tutti gli scagnozzi di Sangem scattarono non appena ricevuto l’ordine e senza perdere tempo si fiondarono contro di loro. I due sweeper non si fecero trovare impreparati.
Pochi istanti prima di iniziare la lotta, Ryo guardò Kaori e le disse “Non ti staccare mai da me! Se dovessi perdermi anche per un istante, scappa da Mick o da Shin, ma non farti prendere! A qualunque costo, lui non dovrà mai averti!”
La donna lo guardò, spaventata, sorpresa, nei suoi occhi riusciva a leggere un amore infinito e tutta la sua determinazione nel volerla proteggere da quella serpe e nel voler uscire da quella situazione e prendendo un bel respiro annuì con il capo e si preparò a combattere. Con grande naturalezza, strinse i pugni contro la sua schiena, regolò il ritmo del suo respiro e serrò la mascella, tenendosi pronta ad agire.
“Mick, Shin, vi affido Kaori, se dovesse staccarsi da me, confido nella vostra protezione. Lei non deve arrivare a Sangem! A qualunque costo dovete proteggerla fino alla fine!”
I due uomini rimasero fermi e immobili per un istante, fin quando Mick sfoggiò un sorriso divertito e Shin il suo ghigno inconfondibile.
“Sono un padre che è ben felice di proteggere la figlia appena acquisita.” Disse l’uomo sorridendo tra sé.
“Non preoccuparti amico, nessuno di questi schifosi si avvicinerà mai a lei. Voglio dire, in fondo ci sono prima io no? Se tu dovessi morire, ci penserò io a consolarla.” Rispose l’americano rivolgendo un sorriso beffardo all’amico a pochi passi da lui.
“Idiota..” rispose lo sweeper comprendendo pienamente il significato di quelle parole e ricevendo uno sguardo d’intesa da parte dell’amico. Eppure eccoli là, due uomini che avevano condiviso un destino tanto brutale e tanto difficile, che combattevano fianco a fianco, l’uno disposto a dare la vita per l’altro, l’uno disposto a proteggere la donna dell’altro a qualunque costo e non per chissà quale secondo fine, ma solo in nome di quell’amicizia tanto profonda quanto fraterna.
Gli avversari scattarono praticamente subito e la lotta diventò subito feroce. Ryo iniziò a respingere i colpi e a schivarne degli altri provenienti da tutte le parti, facendo attenzione a non perdere mai di vista la figura di Kaori. Mick iniziò a difendersi con le unghie e con i denti, iniziando a colpire con calci e pugni decisamente ben inferti e lanciando sempre un occhio alla donna del suo amico, non perdendola mai di vista.
La lotta era frenetica, un’unione di gambe, braccia, pugni e calci, urla e gemiti. Kaori, suo malgrado continuava a stare stretta a Ryo, il quale cercava in tutti i modi di evitare che lei venisse colpita o afferrata da qualcuno di quegli animali. La sua unica preoccupazione era salvare lei e tutti gli altri e ritornare alla sua vecchia vita di sempre.. quel caso era diventato troppo pericoloso per tutti.
Improvvisamente qualcuno dei suoi aguzzini riuscì per un attimo ad immobilizzarlo e un altro sotto i suoi occhi, si stava dirigendo verso la donna. Gli occhi di Kaori si spalancarono, l’uomo avanzava verso di lei con un disgustoso ghigno sul volto, mentre i suoi occhi non promettevano niente di buono.
“Vieni qui bella fanciulla, vieni con noi, ti divertirai molto.” Una voce insulsa e raccapricciante, due occhi lascivi e un maledettissimo ghigno fastidioso sul volto, tutto di quell’uomo la ripugnava, ma soprattutto le sue intenzioni e la paura si fece sentire a gran voce dentro il suo cuore.
Senza perdere tempo, Ryo si liberò dalle sue catene e in un attimo spinse la sweeper contro Mick, che l’afferrò la volo e la spinse verso Shin, che l’avvolse con il suo mantello nero e continuò a proteggerla, combattendo con unghie e denti. Kaori si strinse al petto dell’uomo che fino a qualche anno fa, l’aveva traumatizzata non poco e per qualche motivo, si sentì sicura e protetta.
“Non temere, non ti lascerò tra le loro grinfie, stanne certa!” le disse Kaibara stringendola forte e tenendo testa a tutti gli uomini che li attaccavano.
“Branco di buoni a nulla! Sono solo tre e voi vi fate trattare così? Vi ho chiesto una sola cosa, ucciderli e portarmi la donna! Muovetevi!” urlò Sangem disperato, agitando entrambe le braccia in aria, visibilmente irritato.
La lotta non era ad armi pari, eppure i tre uomini stavano tenendo tranquillamente testa agli uomini di Sangem ed erano a pochi passi dalla vittoria. In un attimo la situazione divenne insostenibile, il loro tempo stava scadendo e dovevano far di tutto per riuscire ad uscire di lì.
“Ryo, Shin.. quando vi do il segnale correte alla mia destra, dovrebbe esserci una porta che conduce all’uscita.” Disse Mick, mentre cercava di mettere k.o. un altro degli scagnozzi.
“Che hai in mente?” domandò Ryo, assestando un calcio nello stomaco di un altro.
“Fidatevi di me. E’ la nostra unica via d’uscita. Pronti?” Mick prese un bel respiro, diede l’ultimo pugno in faccia ad un povero ragazzo, troppo giovane per fare quel lavoro e dopo aver rovistato nella tasca, ne tirò fuori una specie di piccola granata.
“Sei impazzito? Così rischiamo di morire!” urlò Shin, continuando a combattere ferocemente.
“Fidatevi! Correte alla mia destra ora!” disse Mick urlando con foga e togliendo la sicura alla piccola bomba nelle sue mani.
Shin, Ryo e Kaori s’infilarono nella porta alle loro spalle e attesero che Mick li raggiungesse. L’americano rivolse un sorriso beffardo agli uomini di fronte a lui, che una volta compreso cosa fosse quello strano oggetto, iniziarono a retrocedere, ammassandosi verso il loro stesso padrone. L’americano iniziò a ridere come un pazzo, agitando con incredibile maestria la granata davanti ai loro occhi spaventati e iniziando anche a giocherellarci, tirando tra una mano e l’altra.
“Paura eh?” disse il biondo sghignazzando.
“Piantala Angel! Vuoi forse morire anche tu?” urlò Endou con un’espressione terrorizzata in volto.
“Sono disposto a morire pur di farvi andare all’Inferno brutti bastardi!”
“Tu sei pazzo! Buttala subito! Buttala Angel!” urlò Sangem spaventato e sconvolto da tanta follia.
Mick Angel se li guardò con un sorriso sghignazzante, agitò la granata tra le mani e alla fine la lanciò per terra, sotto lo sguardo atterrito dei suoi rivali e le urla strazianti degli uomini che cercavano di uscire. Ci fu un lampo molto forte, che permise a Mick di raggiungere i suoi amici e infine dalla granata uscì del liquido urticante che ferì gli occhi di tutti i presenti, permettendo agli sweeper di darsi alla fuga.
In un attimo l’americano richiuse la porta dietro di sé, bloccandola con una specie di scrittoio e una sedia e assieme agli altri iniziò a cercare l’uscita nella speranza di trovarla molto presto.
************************************************************************************
Nel frattempo Kazue continuava a correre, sola e immersa nel buio di quella Venezia cupa e grigia, della quale non aveva memoria. Le scarpe col tacco, di certo, non le facilitavano la corsa, ma non per questo, la dottoressa si diede per vinta e continuò la sua corsa a perdifiato verso la grande piazza San Marco.
I suoi occhi focalizzarono ogni angolo, ogni casa, ogni lampione, ogni singola cosa che le passava accanto, nella speranza di non incappare in brutti incontri. Erano ad un passo, un piccolo passo dalla fine, tra poco avrebbe rivisto il suo adorato Mick e presto, si sarebbero fatti quel viaggio romantico che lei aveva sempre desiderato.
Quel pensiero tanto semplice quanto intimo, le fece comparire un timido sorriso sul volto. La loro felicità era vicino, il loro prossimo incontro anche, non doveva mollare proprio in quel momento.
Sentendo il cuore battere velocemente nel petto, la donna accettò con grande gioia ciò che i suoi occhi stavano guardando in quel momento. Da lontano, illuminata delicatamente e con eleganti lampioni dalla luce gialla, vi era il profilo della Basilica di San Marco, la chiesa dedicata al Santo Patrono di Venezia e inoltre la prova che era a pochi passi di distanza. Più la chiesa si avvicinava a lei, più Kazue sentiva la speranza crescere nel suo cuore e le lacrime pizzicarle gli occhi.
Le forze stavano per abbandonarla, i suoi piedi erano stanchi, provati dalla grande distanza percorsa, ma Kazue continuò imperterrita il suo viaggio verso la piazza, dove avrebbe ritrovato i suoi amici, il suo amato e dove avrebbero messo la parola fine a tutta quell’assurda situazione.
Era a pochi passi dalla sua meta, quando avvertì una strana e minacciosa presenza alle sue spalle, che la fece rabbrividire di paura. Nell’istante esatto, in cui i suoi occhi incontrarono il volto del suo inseguitore, Kazue cacciò un urlo di paura e in un attimo la sua visuale si annebbiò e lei venne risucchiata nel buio più tetro.



Continua…

Ritorna all'indice


Capitolo 32
*** 31- La Resa dei conti(parte seconda) ***


Mentre Sangem e i suoi scagnozzi era impegnati nel cercare di recuperare la vista. Ryo, Shin, Mick e Kaori si erano lanciati alla ricerca di una via di fuga. Gli sweeper avanzarono a velocità spedita all’interno della villa, nella speranza di riuscire a trovare una via d’uscita e di concludere finalmente quella missione divenuta decisamente troppo scomoda e pericolosa persino per loro.
Mentre stavano correndo verso la loro meta Ryo domandò a Mick “Ma dove diavolo l’hai presa quella granata?”
L’amico lo guardò con un sorriso beffardo sul volto e alla fine rispose “E’ una finta granata di Umibozu. L’ho avuta da lui, in cambio di una cosa.”
“Come sei riuscito ad averla? Umibozu è gelosissimo delle sue armi, soprattutto delle granate. So di per certo, che non le fa usare nemmeno a Miki.. e stiamo parlando di sua moglie.” Rispose lo sweeper con un’espressione stupita sul volto.
“Mio caro Ryo, è un segreto.” Rispose l’americano sorridendo e continuando a correre verso la loro salvezza. La villa purtroppo era molto grande e tutte le stanze sembravano essere praticamente uguali. Sangem aveva un gusto decisamente strano, tutte la struttura della casa era fatta in legno massiccio, con varie camere e corridoi che rispecchiavano un mix di stili di arredamento, dal liberty, al gotico, all’antico stile casa delle bambole per finire all’antico stile barocco.
“Questa casa è proprio assurda.” Disse all’improvviso Kaori, guardandosi attorno e non riuscendo a capire come si potesse creare una villa tanto strana, ma soprattutto tanto labirintica. La loro corsa all’uscita stava durando anche troppo, possibile che quella casa fosse una specie di buco nero, dalla quale non si poteva uscire? Era destinati a rimanere lì per sempre? Ma in quale incubo erano finiti?
Kaori si guardò attorno affranta, avevano corso in lungo e in largo, nella speranza di trovare un uscio, un passaggio, una via, una qualunque cosa che li aiutasse ad uscire, ma niente. Tutto sembrava essere chiuso e imprigionato su se stesso, tutto sembrava essere contro di loro, con una sola intenzione, quella di imprigionarli lì e schiacciarli il prima possibile. Quasi allo stremo delle forze, la donna mantenne il passo a fatica e richiamando a sé tutta l’energia rimasta, affrettò ulteriormente il passo, per poi raggiungere gli uomini in un’altra stanza, senza uscita.
“Ahhhh questa non ci voleva!” bofonchiò Mick, visibilmente irritato e urtato. “Possibile che da questa casa non si riesca ad uscire? Ma cos’è una specie di posto maledetto?”
“Stai calmo, troveremo una soluzione.” Disse Shin nel tentativo di sedare l’animo del giovane americano. I suoi occhi studiarono con attenzione tutta la parete finemente decorata di fronte a loro. Con le mani cercò di tastare e toccare ogni centimetro di quel muro inaspettato e quando le sue dita produssero il rumore tanto atteso, sul suo volto apparve un ghigno soddisfatto, che attirò l’attenzione di tutti i presenti.
In pochi secondi, dal muro, si udì un rumore meccanico, che in pochi attimi produsse le sue visibile conseguenze. In men che non si dica si aprì un passaggio, che dava su un gruppo di scale, che conducevano ad un tunnel, dal cui fondo si poteva udire un rumore familiare come il movimento dell’acqua.
“Eccoci, questa è la strada giusta.” Annunciò Shin con aria decisa.
“Come diavolo facevi a sapere che..” domandò Mick, che venne interrotto prontamente dall’uomo.
“A sapere che c’era una via d’uscita? Semplice! In ogni punto di questa villa c’è una via d’uscita, in ogni camera c’è un’uscita d’emergenza, ma la cosa difficile è riuscire a trovare il pulsante per far scattare il meccanismo giusto. Noi siamo stati molto fortunati.”
“Manie di grandezza?” domandò all’improvviso Ryo, osservando il volto del padre.
“Sopravvivenza. L’Union Teope ha sempre avuto molti nemici, molte persone che invidiano il suo potere, non era poi così raro, finire in un’imboscata organizzata da traditori e infiltrati. Siamo sempre stati molto previdenti…” disse l’uomo con decisione.
“Molto…” osservò Mick, mentre Shin si diresse deciso verso la parte sinistra del passaggio. In pochi minuti, individuò l’oggetto del suo interesse e immergendo una torcia di legno nel contenitore di pece, a pochi passi da lì, illuminò il cammino.
Mick osservò a lungo la luce e poi voltandosi verso l’uomo domandò “E quella? Eravate amanti del MedioEvo?”
“Economia. Le luci oltre ad essere una spesa molto costosa, sono facilmente individuabili.”
“Una torcia di legno no…” concluse lo sweeper sogghignando.
“Esatto.” Concluse Shin facendo loro strada.
Il gruppo cominciò a muoversi seguendo la loro guida. Kaori si strinse forte a Ryo, mentre il loro viaggio proseguiva verso l’ignoto. Era situazione irreale, si trovavano da soli, immersi nell’oscurità e nell’umidità, con un’unica strada da seguire, nella speranza che li conducesse verso la libertà.
Il tunnel era umido, angusto e sembrava non finire mai. Ryo, Kaori, Mick e Shin, camminarono senza sosta, osservando ogni centimetro di quel posto e proseguendo alla disperata ricerca di una via di fuga.
“Dobbiamo sbrigarci.. devo assolutamente trovare Kazue, ho una brutta sensazione…” disse Mick, cercando di scrollarsi il nervosismo di dosso.
“Tranquillo amico, la troveremo.” Gli rispose deciso Ryo, continuando a rimanere concentrato.
“Speriamo.”
Attimi di sconforto e pessimismo, si susseguirono senza sosta durante quel viaggio che sembrava interminabile. Ryo si guardò attorno, Kaori iniziava a dare segni visibili di stanchezza, Mick stava diventando insofferente e l’unico tra loro che sembrava essere tranquillo era Shin.
Il viaggio proseguì senza sosta, fin quando un rumore familiare attirò l’attenzione, segnalando loro che erano prossimi alla meta. Un rumore di acqua scrosciante attirò la loro attenzione e un odore salmastro colpì le loro narici all’improvviso, comunicandogli che la meta era ormai vicina.
Ryo e gli altri decisero di affrettare il passo e di raggiungere il prima possibile quel rumore familiare, nella speranza che fosse la strada giusta. In un attimo, il loro viaggio, finalmente terminò, una leggera brezza fredda colpì i loro volti e i loro occhi si riadattarono alla leggera luce dei lampioni, che tranciava in due la notte.
Con un colpo secco, Shin buttò la torcia in acqua e indicando la Basilica di San Marco leggermente coperta da alcuni palazzi, disse “Venite, di qua.”
Ryo, Mick e Kaori ubbidirono all’esortazione di Shin e in poco tempo, cercarono di percorrere la distanza che li separava dalla loro ultima e decisiva meta.
Nel cuore della notte, avvolti dalla sola luce dei lampioni, il gruppo di sweeper e le le loro ombre sfrecciavano velocissime sull’asfalto, cercando di combattere una lotta quasi impossibile contro il tempo. I rintocchi dell’enorme orologio della piazza, gli riecheggiarono nelle orecchie, mezzanotte era ormai giunta e ormai, ogni singolo minuto era prezioso.
Quando finalmente arrivarono a destinazione, i quattro si guardarono intorno, nella speranza di incrociare presto la figura di Kazue, ma di lei non vi era alcuna traccia. I loro occhi percorsero più e più volte, la piazza, osservarono con attenzione, le colonne della piazza, ma ahimè, non trovarono nient’altro che oscurità.
“Qui non c’è!” urlò Mick fuori di sé.
“Calmati, potrebbe aver avuto qualche problema… se ti ha promesso che sarebbe venuta qui, vedrai che arriverà.” Disse Ryo cercando di calmare gli animi.
“E se avesse bisogno di me?”
“Ti avrebbe contattato.. lo sai, Kazue non è una persona irresponsabile, vedrai che arriverà. Cerca di mantenere la calma!”
“Parli facile tu, Kaori è accanto a te e non devi preoccuparti di niente.” Sbottò all’improvviso l’americano, lanciandogli uno sguardo pieno di fuoco. Lo sweeper non perse tempo, in pochi attimi si avventò sull’amico, l’afferrò per il colletto della camicia e guardandolo con rabbia dritto negli occhi, disse “Stammi bene a sentire, anche io tengo a Kazue! Non come te, ma di certo è una mia amica e io non lascio MAI gli amici indietro… o te ne sei dimenticato?”
Gli occhi neri dell’uomo era furenti, iracondi e increduli, Mick lesse tutta la sua stupidità in quello sguardo di pietra e nel tentativo di ricomporsi, abbassò il volto e disse “Scusa amico, hai ragione, ma sto impazzendo, il non sapere dove sia la mia Kazue, mi fa morire.”
“Ti giuro che la troveremo e che chiuderemo questo caso, soprattutto in memoria di Umibozu e Miki, che hanno sacrificato la loro vita per questo.”
Lo sguardo di Ryo si spense per qualche minuto, il pensiero dei loro amici, del loro coraggio e del loro sacrificio attraversò le loro menti e li fece sentire per un attimo, soli, disperati e impotenti.
L’atmosfera era cupa, la città dormiva avvolta nell’oscurità e l’unica cosa che i quattro volevano era chiudere il caso e tornare finalmente a casa.


Continua…

Ritorna all'indice


Capitolo 33
*** 32- La Resa dei conti(parte terza) ***


L’atmosfera era ormai elettrica, la sensazione era che fossero finiti in un incubo senza fine,in cui incerta era la fine e incerto era il loro destino. Il tempo sembrava non passare mai, ogni minuto era uguale ad un altro e nei loro cuori si stava facendo largo, la disperazione e la paura che neanche Kazue ce l’avesse fatta.
Erano tutti sul punto di gettare la spugna e inizia ad incamminarsi per fuggire via, quando un movimento non poco distante da loro, attirò l’attenzione degli sweeper. Gli occhi di Kaori cercarono di focalizzare al meglio possibile la misteriosa figura apparsa tra le mura, ma le ci volle un po’ prima di riuscire a visualizzare correttamente il volto e riconoscere in quella presenza, una persona familiare.
“Kazue! Venite è Kazue!” urlò la donna, prendendo la rincorsa e cercando di raggiungerla il prima possibile. Anche se non sembrava, la distanza che le separava appariva decisamente infinita, Kaori ci mise qualche minuto prima di riuscire ad arrivare alla meta e a raggiungere la sua amica. Il cuore le esplodeva di felicità, almeno lei si era salvata e finalmente potevano fuggire via, lontano da lì.
“Kazue.. Kazue che bello vederti!” urlò la rossa, sorridendo raggiante e abbracciando con foga l’amica. “Perché ci hai messo tanto? Hai avuto problemi? Sei riuscita a seminarli?” e rivolgendo lo sguardo verso i suoi compagni urlò “Venite, c’è Kazue… e sta bene!”
“Meno male, stiamo arrivando Darling.” Urlò Mick in risposta, agitando le braccia e incamminandosi verso le due donne, seguito da Ryo e Shin.
A quelle incessanti domande di Kaori, la donna non diede risposta, ma si limitò a guardare l’amica con un’espressione spaventata e disperata. La sweeper osservò a lungo la donna, incuriosita da tutto quel silenzio e da quell’espressione così disperata da farle paura.
“Kazue.” La scosse afferrandola per le spalle “Perché non parli? Cos’hai? Kazue. Kazue che ti succed..”
E le parole le morirono in gola, gli occhi si spalancarono e il suo cuore perse un battito, quando dall’ombra dietro la scienziata apparve l’ultima persona che sperava di rivedere ovvero Micheal.
“Ciao bellezza, ci si rivede eh!” disse l’uomo con un ghigno divertito.
Kaori sbiancò, il suo sguardo passò con grande velocità dal volto dell’uomo, a quello di Kazue, la quale mormorò un leggero “Mi dispiace”, con le lacrime agli occhi, per poi ritornare di nuovo su quello del loro aguzzino. Con grande disperazione, la donna cercò di allontanarsi piano piano, tentando di evitare di attirare l’attenzione dell’uomo sui suoi movimenti e nella speranza di riuscire a sfuggirgli. In un tentativo disperato, si voltò verso i suoi amici e il suo compagno e urlò “Ryooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooo! Scappaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaa!”
Un urlo agghiacciante che mise i tre uomini in allerta e che li fece bloccare all’istante. Ryo con grande velocità tirò fuori la sua fedele Phyton e la puntò in direzione dell’ombra alle spalle di Kaori. Mick avanzò di qualche passo stringendo in mano la sua Desert Eagle, affiancato da Shin, il quale strinse con ancora più foga il suo bastone di legno scuro e si preparò ad estrarre la sua fedele compagna di avventure.
Kaori cercò di fuggire, ma la mano veloce e violenta di un uomo l’afferrò per il braccio e strattonandola all’indietro l’avvicinò al suo petto.
“Tu non vai da nessuna parte, carina!” un sibilo più velenoso di quello di un serpente e due occhi neri, pieni di rabbia e odio incrociarono il suo volto.
“Endou!” urlò disperata la donna, mentre la presa dell’uomo si faceva ferrea attorno al suo polso, estorcendole un gemito di dolore. L’uomo osservò la scena sorridendo con un’espressione sadica e prendendo fiato urlò “SAEBA! ABBIAMO LA TUA DONNA E LA SUA AMICA! VI CONVIENE FARVI AVANTI ED ABBASSARE LE ARMI, ALTRIMENTI NON RIMARRA’ NIENTE DI LORO DUE!”
Quelle parole riecheggiarono dentro le orecchie dei due sweeper. Cosa potevano fare? Salvare le due donne e morire tutti quanti assieme? Oppure provare a combattere e cercare di uscirne vivi? Cos’avrebbero scelto? Cuore o mente? Cos’era giusto fare? Combattere o cedere?
“Cosa facciamo Ryo? Se cedessimo ora, sarebbe la fine per tutti noi, ma… non credo di poter abbandonare Kazue. Come posso farlo? Con che occhi mi guarderei dopo? Io non sono un vigliacco!” ringhiò l’americano, stringendo con foga la sua pistola tra le dita e digrignando i denti in segno di rabbia.
Ryo prese un po’ di fiato e poi sogghignando tra sé e sé, si voltò verso l’amico e disse “Non dirmi che hai paura di quattro ragazzini. Non vuoi più divertirti con me, come facevamo ai vecchi tempi, amico?”
Quelle parole così decise e così sincere colpirono l’animo dell’americano, che con un sorriso di complicità sulle labbra guardò l’uomo a pochi passi da lui e disse “Come ai vecchi tempi?”
“Sissignore, come ai vecchi tempi.”
“Ci sto.”
Un patto, fraterno, un’alleanza tra due amici, due fratelli, due compagni, in memoria di tutte le avventure vissute, tutti i guai passati e tutte le volte che avevano rischiato di morire, quella notte i due sweeper si fecero una silenziosa promessa, sarebbero riusciti a vincere, salvando le loro donne, vincendo il nemico e sopravvivendo insieme.
Un ultimo scambio di sguardi, un ultimo sorriso e i due sweeper decisero di avanzare verso il nemico, buttando via le proprie armi, mentre Shin li seguiva di pari passo.
“Fermatevi lì!” ordinò Micheal.
Uscendo dall’ombra, apparve all’improvviso Sangem, che rivolse ai tre uomini uno sguardo pieno di rancore ed odio.
“E così pensavate davvero di fregarci. Shin, come potevi pensare che io non sapessi nulla? Non ti sei mai sentito osservato in tutti questi anni? Seguito? Braccato? Ti sento sotto controllo dall’incidente con la nave e tu non te ne sei mai accorto!” disse l’uomo con tono serio e pacato.
“Non pensavo di rivestire tanta importanza per te.” Disse Shin sorridendo.
“Io ti odio! Ti ho sempre odiato! E oggi avrò la mia vendetta!” rispose l’uomo, ringhiando e stringendo con foga il pugno, agitandolo sotto al naso dell’uomo davanti a lui.
“Tu parli di vendetta, ma io non ne so nulla.”
“BUGIARDO!” disse Sangem, colpendolo al volto all’improvviso e urlando come una belva inferocita. “TU SAI BENISSIMO DI COSA STO PARLANDO! ORA, DOPO TANTI ANNI DI DOLORE E DI ODIO, IO AVRO’ LA MIA VENDETTA CONTRO DI TE! FINALMENTE MI VENDICHERO’ E TU SPARIRAI DALLA FACCIA DELLA TERRA!”
“TU SEI PAZZO SANGEM!” urlò Kaori, in preda alla disperazione. “LORO NON TI HANNO FATTO NIENTE DI MALE, LASCIALI ANDARE! HAI FATTO TUTTO DA SOLO, NESSUNO DI LORO TI HA MAI FATTO QUALCOSA DI MALE! LASCIACI ANDARE!”
“Oh mia cara, tu non sai nulla di questa storia, ma non temere, ho in serbo qualcosa anche per te.” Disse l’uomo con tono pacato e con una freddezza spaventosa. I suoi occhi lanciarono uno sguardo terribile alla povera Kaori, la quale iniziò a tremare disperata, mentre il cuore le esplodeva nel petto e la paura si faceva strada dentro la sua mente. Cosa voleva dire? Cosa sarebbe successo a Ryo? Cosa sarebbe successo a lei? E Mick? Shin? Possibile che fosse veramente la fine?
“Micheal!” urlò il vecchio.
“Signore?” rispose l’uomo,stringendo con forza il braccio di Kazue.
“Ti concedo una piccola vendetta. So che odi il signor Angel, pertanto, ho deciso di concederti qualche minuto per divertirti con lui.”
“Con molto piacere.” Sibilò l’uomo pregustando il momento.
“Nooooooooooooooooooooooooooo!” urlò la scienziata, piangendo disperata “Oddio, ti prego, tutto ma non questo! Ti prego risparmialo, farò tutto quello che vuoi!”
“Mia cara, ma tu FARAI tutto quello che voglio, tu sarai MIA, perciò io ho già vinto! Ma la mia vendetta non sarà completa, fino a quando non avrò distrutto il tuo uomo. Goditi lo spettacolo tesoro e lasciami lavorare!” le disse Micheal afferrandola con forza per il volto e immergendo i suoi occhi pieni odio, in quelli disperati della donna.
“Tu maledetto bastardo!” disse la scienziata, per poi sputargli con violenza sul volto e lanciargli uno sguardo pieno di odio.
“Maledetta sgualdrina!”
La violenza con cui Micheal colpì Kazue, fu tanta. Il pugno raggiunse la guancia della donna e la fece cadere a terra, dolorante e piangente, sotto lo sguardo freddo e corrucciato dell’uomo e quello disperato di Mick.
“MICHEAL, MALEDETTO BASTARDO! LASCIALA STARE!” ringhiò l’americano fuori di sé.
“Questo lo vedremo!” disse l’uomo puntando i suoi occhi di fuoco verso lo sweeper e sghignazzando soddisfatto. Micheal alzò la mano in alto, schioccò le dita e in un attimo, quattro uomini si avventarono su Mick.
L’americano cominciò una lotta senza precedenti, con l’aiuto di Ryo e Shin, ma quando il numero degli uomini raddoppio e lo sguardo dello sweeper cadde su Kaori, i tre uomini furono costretti ad arrendersi. Endou, aveva puntanto un coltello al collo della donna, costringendo Ryo e il padre ad abbandonare la lotta e a lasciare Mick in balia dei suoi aguzzini.
I quattro uomini immobilizzarono l’uomo e lo trascinarono con violenza a pochi passi da Micheal.
“Non ti senti più tanto potente, eh Angel?” disse l’uomo guardandolo con aria di sfida e sghignazzando soddisfatto. Quando Mick sollevò lo sguardo, passò un attimo e un calcio violento lo colpì alla mascella, facendogli sputare sangue.
Micheal si gustò la scena del suo acerrimo nemico, grondante di sangue e piegato su se stesso e rivolgendosi ai suoi compagni disse “Finitelo!”
Fu così che i quattro, lo bloccarono di nuovo e cominciarono a riempirlo di calci e pugni, senza lasciargli il tempo di riprendersi e senza dargli un attimo di tregua. La scena si svolse sotto lo sguardo divertito di Sangem e dei suoi compagni e sotto quello disperato e pieno d’odio di Ryo e Shin.
“Mickkkkk!” urlò Kaori disperata, iniziando a piangere disperata e cercando di divincolarsi dalla presa di Endou.
“Se non la smetti, ti pianto questo coltello nel cuore!” urlò l’uomo premendo la lama, con forza, sulla guancia della donna, dalla quale scese un piccolo rivolo di sangue. E Ryo osservando quella scena, sentì la belva ruggire dentro di sé e attese, con pazienza, il momento proficuo.
“Guarda, guarda come il tuo uomo viene massacrato!” disse Micheal, afferrando Kazue per i capelli e costringendola a guardare il cruento spettacolo.
“M-Mick…” sussurrò la donna, disperata e con gli occhi pieni di lacrime. La donna cercò di divincolarsi dalla presa dell’uomo, cercò di avanzare nel tentativo di raggiungere il suo amato, ma l’uomo l’afferrò con ancora più violenza e la strinse a sé.
Passarono alcuni minuti, in cui Mick cercò di resistere ai continui colpi e di combattere per riuscire a sopravvivere. I suoi occhi cercarono di focalizzare la figura di Kazue e una volta individuata le disse sorridendo. “Ti amo Darling.”
Delle parole dolci, delicate, provenienti dal cuore e piene di amore per lei. Quelle parole arrivarono dritte al cuore della donna, che scoppiò a piangere disperata, accasciandosi su se stessa e osservando gli occhi del suo uomo chiudersi e il suo corpo adagiarsi sull’asfalto, sotto lo sguardo attonito del suo unico amore e dei suoi amici.
“MICKKKKKKKKKKKKKKKKKKKKKKKKKKKKKKKKKKKKKKKKKKKKKKKKKKKKKKKKKKKKKKKKKKKKKKKK!” urlò la donna inginocchiandosi per terra e sentendo il cuore bruciare, pieno di dolore. Povera dolce Kazue, distrutta e morente nel corpo e nell’anima, per la perdita del suo unico amore.
“Addio amico..” disse Ryo, chiudendo gli occhi e stringendo i pugni, con forza. I suoi occhi neri come la pece, pieni di odio e di vendetta, si posarono per un attimo sul volto distrutto e affranto di Kaori. Le lacrime le cadevano copiose, gli occhi erano sbarrati e la sua espressione era atterrita e spaventata. Nei suoi occhi si poteva leggere lo stupore e l’incredulità di un cuore puro che assiste perla prima volta ad una violenza così grande e così priva di senso. Kaori alzò lo sguardo, guardò Ryo e lui vi lesse una sola preghiera, un solo messaggio “Uniti… nella vita e nella morte.”
“Sempre con te amor mio.” Sillabò l’uomo con espressione decisa. “Ne usciremo anche stavolta.”
“Ne sono certa.” Sillabò Kaori sorridendo leggermente, cercando di resistere a tutto quel dolore.
“Addio Mick..” mormorò all’improvviso Shin con un’espressione cupa, mentre Sangem osservava tutta la scena, compiaciuto e decisamente molto soddisfatto di sé, stava vincendo e la cosa lo faceva sentire forte e potente.
I suoi occhi ebbri di fama e gloria, facevano trasparire la sua più grande soddisfazione e la sua felicità nel riuscire a distruggerli uno per uno.
“Ben fatto Micheal!” disse, rivolgendosi all’uomo con sguardo compiaciuto. “Endou tocca a te!”
“Era ora!” disse l’uomo sorridendo felice. “Con te ci vediamo dopo carina!”
“Puoi scordartelo!” ringhiò Kaori, guardandolo con un’espressione piena di odio, mentre l’uomo la consegnava ad uno dei suoi compagni.
“Lo vedremo!” ringhiò l’uomo, guardandola con occhi feroci, per poi dirigersi verso il suo acerrimo nemico, dritto ed in piedi, a pochi passi da lui.
Ryo gli rivolse uno sguardo pieno di odio e di rancore. Quell’uomo era sempre stato un amico per lui, un compagno, un fratello, ma per colpa della sua cieca gelosia, si sono ritrovati a combattersi e ad odiarsi ed ora che lo vedeva lì, fiero e orgoglioso, con un sorriso soddisfatto sulle labbra, lo sweeper sentì la belva scalciare e scalpitare dentro di sé.
“Che c’è Ryo? Hai qualcosa da dirmi?” domandò Endou sghignazzando.
“No, stavo solo guardando un povero bastardo, che si beava di una vittoria non ancora conquistata.” Rispose lo sweeper sghignazzando palesemente.
“Maledetto! Tu e la tua lingua biforcuta. Te ne farò pentire!” rispose l’uomo., nero in volto, mentre estraeva la pistola e la puntava dritta al cuore dell’uomo, freddo ed imponente di fronte a lui.
“Dimmi un po’ Endou, perché lo fai? Per la gloria? Per la fama? O per altro?”
“Io lo faccio per LEI!” urlò all’improvviso l’uomo, sbottando improvvisamente, con un’espressione piena di odio e di rancore, lanciando a Ryo uno sguardo pieno di risentimento e sentendo la testa esplodergli per la disperazione. “Lo faccio solo per LEI! PER VENDICARLA DI QUELLO CHE LE HAI FATTO!”
Quelle parole risuonarono nella testa dello sweeper come assurde, incredibili e senza senso. Lui? Cosa aveva fatto lui? Erano anni che non vedeva Sheila, anzi per la verità, i loro rapporti si erano interrotti subito dopo il fattaccio, perché allora quell’uomo ce l’aveva ancora con lui? Perché quella rabbia cieca contro di lui?
“Ma di cosa stai parlando? Se è per Sheila, io non la vedo da quel giorno!” disse Ryo, guardandolo con un’espressione stupita.
“STAI MENTENDO! TU….. TU…. ESSERE SENZA CUORE NE’ ANIMA, L’HAI IRRETTITA, TI SEI APPROFITTATO DI LEI E POI L’HAI UCCISA! GUARDA CHE SO TUTTO, SHEILA PRIMA DI MORIRE MI HA SCRITTO UNA LETTERA, DOVE MI DICEVA CHE TU ERI DIVENTATO OSSESSIVO E PAZZO E CHE NON POTEVI VIVERE SENZA DI LEI! MA LEI AMAVA ME!” urlò Endou, guardandolo con aria di sfida e di disperazione. “Tu… l’hai uccisa… maledetto….”
Per un attimo, lo sweeper ritrovò in quell’uomo disperato per amore, l’amico di sempre, il ragazzo con il quale aveva diviso le gioie e i dolori e che infine, l’aveva scacciato via, giudicandolo e odiandolo fino a quel momento.
“Non so di cosa tu stia parlando!” disse Ryo con voce decisa, incrociando lo sguardo di Endou, il quale lo guardò negli occhi, alzò la pistola e la puntò di nuovo contro di lui. Passarono alcuni minuti, nessuno dei due abbassò lo sguardo, nessuno dei due si mosse, fin quando dagli occhi di Endou non iniziarono ad uscire delle piccole e calde lacrime, il braccio cominciò a tremare visibilmente, mentre il suo cuore gli diceva che forse, quella era la sola verità.
“Non ne so niente… amico mio…”
Delle parole pronunciate, con forza, con vigore, ma soprattutto con sincerità, parole che raggiunsero il cuore dell’uomo e lo spinsero a credere che c’era una speranza di uscirne vivi e puliti. Endou rivolse uno sguardo disperato a Ryo e alla fine, abbassò la pistola, scoppiando a piangere, pieno di disperazione e accasciandosi su se stesso. Lo sweeper prese un bel respiro, lanciò uno sguardo triste all’uomo accasciato davanti a lui e iniziò a camminare verso di lui.
“COSA DIAVOLO STAI FACENDO ENDOU???????” urlò Sangem, fuori di sé. Gli occhi di fuori e pieni di stupore, il cuore a mille e la bocca aperta in un’esclamazione di rabbia e disperazione. La vittoria gli stava scivolando tra le dita. “FINISCILO! MALEDETTO IDIOTA FINISCILO!”
L’uomo non rispose alle parole, alle provocazioni e alle prediche, ma rimase lì a piangere, a sentire il suo cuore rompersi di nuovo, al ricordo della sua Sheila, il suo unico grande amore, perso per sempre.
“ENDOUUU! QUELL’UOMO E’ UN ASSASSINO, HA UCCISO LA TUA SHEILA! NON RICORDI???? L’HA UCCISA! DEVI VENDICARTI!” urlò ancora il vecchio, cercando di spingere l’uomo a rialzarsi e a portare a termine la loro vendetta.
Intanto Ryo camminava, sereno, tranquillo e deciso, sotto lo sguardo attento di suo padre Shin, della sua compagna Kaori e di tutti i presenti. Il suo cuore era sereno e la sua determinazione era evidente, avrebbe lottato fino alla fine, non si sarebbe più tirato indietro, per nessun motivo, vivo o morto, lui sarebbe uscito vincitore, anche questa volta. Un rumore strano, un fruscio nelle sue orecchie destò la sua attenzione, ma fu ben altra cosa, quello che lo stupì.
“Ryo..” disse una voce fin troppo familiare, che destò la sua attenzione e per poco non gli fece prendere un infarto secco.
“Miki??? Non è possibile… non può essere… pensavamo che voi due foste..”
“No Ryo, non siamo morti, ci siamo salvati.. ma non è il momento adatto per parlarne! Ora devi ascoltarmi, è importante! Sheila Dawson, la donna per cui Endou ce l’ha a morte con te e grida vendetta, non era quella che credevate.. ma il suo vero nome è….”
Quando quel nome gli risuonò nella mente, ogni cosa filò al suo posto, ogni tassello trovò la sua collocazione nel puzzle e Ryo sentì che quella era la loro unica possibilità di salvezza. L’uomo ascoltò molto attentamente quello che gli venne detto dall’amica, memorizzando ogni singola informazione e facendo attenzione a ricordarsi tutti i fatti nei minimi dettagli. Quando la donna terminò il suo racconto, Ryo ormai aveva tutto più chiaro.
“Grazie Miki, ricordami che ti devo una notte di focosa passione.” Sussurrò l’uomo sorridendo e scherzando come se non stesse accadendo nulla.
“Non ci contare, mio marito è molto più bravo di te, da quel punto di vista.” Rispose la donna scherzando a sua volta, mentre il cuore le batteva a mille e sperava che presto sarebbero arrivati alla fine dei giochi.
“Sono fortunato ad avervi come amici.”
“Ce ne hai messo di tempo per capirlo.”
“In realtà l’ho sempre saputo…ah Miki…” disse infine Ryo con voce decisa.
“Sì Ryo?”
“Prenditi cura di Kaori… nel caso in cui io non dovessi…”
“Non dirlo neanche per scherzo, ne usciremo anche stavolta e poi ci faremo tutti una bella vacanza, intesi?”
L’uomo chiuse gli occhi, sul suo volto apparve un delicato sorriso e dopo aver preso un bel respiro disse “Intesi.”
“Buona fortuna Ryo!” disse la donna.
“Vedi di tornare tutto intero, devi finire di pagarmi i danni che mi hai causato al bar!” urlò Umibozu attraverso la ricetrasmittente, con voce minacciosa.
“Non mancherò zuccone!”
“Ti farò rimangiare anche questo!” urlò Umi in risposta.
“Ci conto!”
La comunicazione s’interruppe all’improvviso. Lo sweeper si fermò per un istante, i ricordi di tutto quello che era successo gli attraversarono la mente, il pensiero volò verso il suo migliore amico Hideyuki, suo fratello, il primo essere umano che fu in grado di riportarlo alla vita e che per assicurarsi che lui mettesse la testa apposto, gli aveva lasciato in dono, sua sorella, Kaori, il suo angelo, la sua luce, la sua vita. Era per lui, che aveva accettato quell’incarico, per vendicare finalmente la sua morte e donargli così la pace eterna.
“Stammi vicino amico mio, avrò bisogno del suo aiuto.” Disse l’uomo tra sé e sé, mente riprendeva a camminare. In pochi minuti raggiunse Endou, il suo vecchio amico, accasciato su se stesso, in balia delle lacrime e del suo dolore e avvicinandosi a lui, gli mise una mano sulla spalla, forzandolo ad alzare lo sguardo.
“Non sono io che ho ucciso Sheila… ma una persona che lei amava più della sua stessa vita e non era nessuno di noi due.” Disse Ryo, attirando la sua attenzione e facendogli comparire un’espressione interrogativa in volto.
“Cosa vorresti dire?” domandò Endou specchiando i suoi dubbi sul volto del suo vecchio amico, ora acerrimo nemico.
“Sheila non era quella che credevi e tu sei stato ingannato.” Disse Ryo con decisione, mentre sul volto dell’uomo davanti a lui, comparve un’espressione sconvolta e il suo cuore perse un battito.

Continua…..

Ritorna all'indice


Capitolo 34
*** 33- I giochi sono finiti ***


La notte era ormai calata da un bel pezzo, il vento freddo e salmastro soffiava con grande forza e tutt’intorno il silenzio di Venezia, faceva da perfetto teatro per quella situazione.
Ryo prese un bel respiro, chiuse gli occhi, assaporò quell’aria fresca che gli scompigliò i capelli e gli sfiorò il viso e rivolgendo il suo sguardo ad Endou iniziò a raccontare.
“Il vero nome di Sheila è Kyoko Sangem. Figlia adottiva di Katsuihiro, Kyoko era l’unica figlia illegittima di Masato, l’unico fratello di sangue di Sangem. Durante l’infanzia di Kyoko, Katsuihiro e Masato erano membri attivi della prima Union Teope, eravamo tutti una grande famiglia, ma durante una missione, qualcosa andò storto e purtroppo Masato rimase ucciso durante un’imboscata. Fu così che Katsuihiro decise di prendersi cura di Kyoko e pertanto la mandò in America a studiare. Non passarono molti anni, prima che la ragazza decidesse di tornare in patria e di vivere accanto al padre adottivo e Sangem accolse di buon grado il ritorno di sua nipote, diventata alla fine la sua unica figlia. La istruì nel migliore dei modi, la fece diventare una perfetta spia e alla fine decise che era giunto il tempo di ottenere la sua vendetta.”
“Vendetta? Qual vendetta?” domandò Endou con un’espressione trafelata.
“Te lo dico io quale vendetta! La mia vendetta contro Shin!” urlò Sangem con un’espressione piena di rabbia e rancore.
“Ma di cosa diavolo stai parlando? Mi hai sempre detto che la tua speranza era di riportare l’Union Teope al suo antico splendore!” urlò l’uomo rivolgendo lo sguardo verso il vecchio, che rispose con un’espressione divertita e sghignazzante.
“Sei proprio uno sciocco! TI ho manipolato brutto idiota! Non c’era alcun antico splendore, nessuna speranza di rinascita, c’era solo il mio odio per Shin!” rispose l’uomo con voce rabbiosa e rivolgendo uno sguardo pieno di odio verso Kaibara. “Io ti odiavo con tutto il mio cuore Shin! Tu mi hai portato via tutto quello per cui ho lottato e ho sputato sangue! Prima mi hai rubato la donna che amavo e poi hai ucciso mio fratello!”
“Suo fratello?” domandò Endou cercando di capire tutta la storia.
Tutti gli sguardi incuriositi e sconvolti, si posarono sulla figura di Shin Kaibara, che senza scomporsi, tirò un sospiro e iniziò a raccontare.
“Era agli inizi dell’Union Teope, io e Katsuihiro eravamo giovani e inesperti. Durante una missione, in cui dovevamo ricevere il primo carico di droga, incontrammo una creatura meravigliosa, una donna bellissima e dolce, forse la più dolce tra tutte quelle esistenti. Il suo nome era Sheila, non a caso hai scelto lo stesso nome come copertura per tua nipote eh Katsu? L’amavi a tal punto, da farla rivivere negli occhi di tua nipote Kyoko….” Disse Shin rivolgendo uno sguardo di comprensione al suo acerrimo nemico. Sangem lo guardò truce e non rispose. Shin prese un altro bel respiro e continuò “Sia io che lui ce ne innamorammo perdutamente e quello fu l’inizio della fine. Fu una dura lotta, nessuno di noi due voleva interferire con la possibilità dell’altro, lei stessa non seppe cosa fare, fino all’ultimo, quando alla fine scelse me. Fu allora che nacque il suo odio verso di me. Io avevo tutto, lui non aveva niente, secondo il suo punto di vista, gli avevo rubato la donna che amava e il suo posto come capo dell’Union Teope e quando morì Masato, la situazione peggiorò…”
“Mio fratello si fidava di te! E tu l’hai fatto uccidere! Uno stupido agguato, che tu non avevi previsto e dal quale tu ti sei salvato e LUI NO! TU SEI RESPONSABILE PER LA SUA MORTE! TU HAI UCCISO MIO FRATELLO E MI HAI PORTATO VIA, LA DONNA DELLA MIA VITA! IO TI ODIO SHIN KAIBARA, NON HO MAI ODIATO NESSUNO COME TE!”urlò l’uomo agitando il bastone in aria e guardandolo con odio.
“E cosa diavolo c’entrava Sheila?” domandò all’improvviso Endou, nel tentativo di riprendere il filo logico del discorso.
“Sheila, o per meglio dire Kyoko, doveva rovinare me e mio figlio. Doveva essere la pietra dello scandalo. Secondo quanto previsto, lei doveva far innamorare te e andare al letto con Ryo, in modo da provocare una rottura profonda nell’organizzazione e decretare così la mia fine. In fondo, la vostra famiglia era quella più influente all’interno dell’Unione, bastava creare uno scandalo ad hoc, mettere il seme della discordia e far sì che nessuno di voi, riuscisse a fidarsi più né di me, né di mio figlio.” Disse Shin sospirando.
“Ma Shei- ehm Kyoko…non lo fece vero?” disse Endou, balbettando e respirando a fatica.
“Kyoko ti amava… quella sera in cui morì, andò da Katsuihiro, dicendogli che non ci stava più e che si era innamorata di te. Che voleva una vita felice e serena accanto a te.” Disse Ryo con decisione, rivolgendo lo sguardo verso Sangem, il quale sbuffò con violenza e si apprestò a rispondere.
“Quella stupida sgualdrina! Dopo tutto quello che avevo fatto per lei! Quella sera venne da me, a dirmi che non voleva più rovinarti, che non voleva più ingannarti, che si era innamorata di te e che voleva sposarti per essere finalmente felice al tuo fianco! Quella maledetta ingrata, dopo tutto quello che avevo speso e creato per lei, aveva deciso di lasciarmi da solo, di abbandonarmi!” disse il vecchio chiudendo gli occhi e urlando e tirando fuori tutto il suo disprezzo per la figlia adottiva e alzando poi lo sguardo verso Endou disse “E si sa, nessuno abbandona Katsuihiro Sangem! Né Sheila, né Kyoko.. lei era SANGUE DEL MIO SANGUE! NON POTEVA FARLO!”
Quelle parole gli uscirono come un ruggito, un sibilo di un serpente velenoso, mentre quegli occhi pieni di odio e rancore, comunicavano solo una cosa: VENDETTA. Quando Endou riuscì a realizzare tutto quello che era successo, tutto il dolore subito inutilmente e tutta la disperazione provata, alzò lo sguardo pieno di rabbia verso il vecchio e puntando la pistola contro di lui disse “TU! MALEDETTO! COME HAI POTUTO INGANNARMI? COME HAI POTUTO UCCIDERLA? ME L’HAI PORTATA VIA! BASTARDO!”
Un colpo partì, ma non fu abbastanza veloce da raggiungere la sua meta, prima che quello della pistola di Sangem raggiungesse il cuore di Endou. Ryo assistette a quello scontro improvviso, con un grande senso d’impotenza. Il corpo del giovane Endou cadde all’indietro, mentre un’espressione stupita e disperata si dipinse sul suo volto.
Lo sweeper non perse tempo, scattò alla velocità della luce e raggiunse il suo amico fraterno che ormai giaceva a terra in un mare di sangue. Ryo s’inginocchiò e facendo attenzione a non fargli troppo male, sollevò leggermente il corpo dell’uomo e lo aiutò a sorreggersi, fornendogli come appoggio il suo ginocchio.
Endou aprì gli occhi, un rivolo di sangue iniziò a scendergli al lato della bocca e sul suo volto apparvero le prime gocce di sudore. Il suo volto era pallido, i suoi occhi spaventati, ormai la fine era vicina e lui si sentiva strappare via da quella vita tanto dolorosa.
I suoi occhi neri incontrarono quelli di Ryo, le sue mani si aggrapparono a lui e sentendosi divorare dai sensi di colpa, disse “ Mi dispiace Ryo.. mi sono fatto ingannare e alla fine ho perso tutto. Non avrei mai dovuto ascoltare le parole di quel serpente velenoso, ma purtroppo io amavo da morire Sheila e perciò, quando mi hanno detto che era morta e che eri stato tu ad averla uccisa, ho finito per impazzire e crederci. TI chiedo scusa per tutto quello che ti ho fatto, per averti condannato senza essere certo della tua colpevolezza e ti chiedo scusa per averti tradito. Sei sempre stato come un fratello per me e ho lasciato che l’odio mi accecasse, perdonami ti prego.”
L’uomo lo guardò con un’espressione seria, apparentemente priva di emozioni e sensazioni. Il suo cuore in realtà era disperato, finalmente aveva ritrovato il suo vecchio amico, l’unica persona che aveva considerato come un fratello di sangue e ora era costretto a dirgli semplicemente addio.
Lo sweeper si fermò un attimo, afferrò con più decisione il corpo di Endou e dopo aver preso un bel respiro disse “Non devi scusarti con me. Qualcuno si è divertito a giocare con i tuoi sentimenti e la tua vita e io non glielo perdonerò mai! Ti prometto che ti vendicherò amico mio! Ti perdono e per me tu sarai sempre come un fratello!”
Facendo un grande sforzo e nel tentativo di rimanere lucido, l’uomo guardò l’amico, prese un bel respiro e accennando affannosamente un sorriso disse “ Grazie Ryo…. Addio.”
E detto questo il suo respiro cessò e il suo cuore smise di battere.
“Addio amico!” disse Ryo con decisione, posandolo con gentilezza a terra e chiudendogli gli occhi, con la mano. “Torna dalla tua Kyoko e spero che possiate essere finalmente felici.”
La scena si svolse davanti a tutti i presenti, Kaori sentì il cuore lacerarsi e gli occhi inumidirsi per poi iniziare a piangere copiosamente. Kazue abbassò lo sguardo e chiuse gli occhi, la disperazione aveva preso possesso di lei, troppi morti, troppa tristezza, troppo dolore tutto assieme e il suo cuore le stava chiedendo di non torturarlo più.
Anche Shin abbassò lo sguardo per un attimo e chiuse gli occhi in segno di rispetto. L’aria rimase immobile, l’atmosfera venne invasa da una sensazione di rabbia, mista ad odio ed ansia. Ryo chiuse di nuovo gli occhi, cercando di trovare la forza in sé, quella sua freddezza da sweeper che lo aveva accompagnato durante ogni sua battaglia e che ora stava ritornando dentro al suo cuore, per aiutarlo ad affrontare l’ultima ennesima sfida.
Lo sweeper non disse una parola, si alzò di scatto, aprì gli occhi e lanciò un’espressione truce al vecchio di fronte a lui, che si sentì colpito da tanto odio e iniziò a deglutire a fatica. L’uomo lo guardò negli occhi, la bestia che a fatica era riuscito a contenere stava prendendo il sopravvento in lui e Sangem sapeva che per lui si avvicinava la fine.
Ryo si voltò verso suo padre, che non disse una parola, ma annuì con la testa. Sì, era giunto il momento di chiudere quella storia, ormai non si poteva più tornare indietro. Con grande decisione, iniziò ad avanzare verso il vecchio. Sul suo volto nessun tipo di emozione, nessun rimpianto, né rimorso, i suoi occhi mostravano soltanto la sua determinazione nell’uscire da quella situazione diventata ormai un Inferno.
Sangem deglutì a fatica, quello che si stava avvicinando non era un uomo, ma assomigliava di più ad un essere senz’anima, un demone.
Kaori seguì ogni singolo passo di Ryo, il cuore le batteva forte nel petto e il respiro si era fatto incostante, quasi affannato. Nonostante il suo primo istinto fosse quello di provare paura, la donna non smise mai di credere nel cuore del suo uomo. Ormai era deciso, fino alla fine, sempre al suo fianco.
L’uomo continuò ad avanzare, lento e deciso come un predatore affamato, come una fiera decisa ad attaccare e nel cuore del vecchio prese posto la paura.
“Cosa vorresti fare? Eh Ryo? Vuoi uccidermi?” disse l’uomo cercando di sembrare calmo, ma con le mani che tremavano e gli occhi pieni di paura. “Ti sei forse dimenticato che io ho la tua amata Kaori? Non credere che mi faccia troppi problemi ad ucciderla!”
Nessuna risposta, nessun fiato uscì dalla bocca dello sweeper, che mantenne lo sguardo fisso e continuò ad avvicinarsi al vecchio capo.
“Credi davvero di farmi paura? Guarda che io posso uccidervi quando voglio e lo farò credimi! Vi ucciderò tutti!”
Nonostante nel suo tono ci fossero rabbia e rancore, lo sweeper non provò nulla nel sentire quelle parole, anzi continuò il suo percorso senza mostrare alcun tipo di turbamento. Sangem ormai quasi del tutto spaventato, afferrò con violenza il braccio di Kaori e la strinse a sé, puntandole la pistola alla tempia.
“Ti conviene fermarti mio caro Saeba o la prossima scena che vedrai, sarà la morte della tua bella.”
Niente, nessuna reazione, nessuna risposta, Ryo continuò imperterrito ad avanzare, mentre la notte continuava a scendere senza sosta, attendendo impaziente l’alba.
“FERMATI RYO SAEBA O MORIRAI!!!!!” urlò Sangem fuori di sé, poi volgendo lo sguardo verso tutti i suoi uomini, continuò dicendo “ AL MIO ORDINE FATE FUOCO! LO VOGLIO MORTO!”
“NOOOOO! TI PREGO RYO SCAPPA!” urlò Kaori piangendo disperata, sotto lo sguardo divertito di Sangem che continuò a stritolarle il braccio tra le dita.
“Faresti meglio ad ascoltare la tua compagna Ryo oppure morirai!” disse il vecchio ridendo malignamente. Non ci fu alcuna reazione da parte dello sweeper, quelle minacce non lo scalfirono minimamente e le sue gambe continuarono il loro viaggio verso la meta prevista.
Il vecchio sentì un brivido freddo corrergli lungo la schiena, ma la sua presunzione e ambizione lo convinsero a tenere il punto e a non cedere sotto quell’aura minacciosa che si stava dirigendo verso di lui. In un attimo, sotto gli occhi terrorizzati di Kaori e quelli goliardici di Sangem, Ryo si fermò, rimanendo immobile a pochi passi da loro.
“Vuoi proprio morire come un codardo eh?!?” urlò l’uomo con voce divertita.
L’espressione sul volto dello sweeper cambiò improvvisamente, passando da seria a divertita, tanto che la sua bocca si arcuò in un sorriso beffardo.
“Sbagliato! Chi morirà mio caro Sangem sarai solo tu!”
Sul volto dell’anziano apparve una maschera piena di rabbia e risentimento e in un attimo dalle sue labbra uscirono le fatidiche parole.
“FUOCO!!!!!”
In pochi secondi sugli uomini di Sangem si abbatté una pioggia di proiettili unita ad un numero indefinito di granate che li raggiunsero, facendoli saltare in aria, ad uno ad uno.
“Cosa diavolo succede????’” urlò Sangem sconvolto, mentre i suoi uomini venivano abbattuti sotto i suoi occhi impotenti.
“Te l’avevo detto!” urlò Ryo, per poi compiere un balzo in avanti verso di lui e finire col fronteggiarlo direttamente. Sangem non ebbe tempo di rispondere all’attacco che l’uomo lo colse di sorpresa e con un pugno violento lo fece volare a terra, mettendolo quasi del tutto K.O.
Kaori non perse tempo e si tuffò tra la braccia di Ryo, che la strinse forte a sé, nel tentativo di calmarla.
“Oddio Ryo ho avuto tanta paura, stavolta c’è mancato un soffio.” Sussurrò la donna, nascondendo il volto tra le pieghe della sua giacca.
“Che cosa ti dissi tempo fa? Io sopravvivrò e lo farò per la persona che amo.” Le rispose lui con dolcezza, scompigliandole teneramente i capelli e donandole un dolcissimo bacio sulla fronte. La donna non poté fare altro che sorridere e ringraziare silenziosamente il cielo per averlo salvato ancora una volta.
Un rumore improvviso destò i sensi dello sweeper, che in pochi secondi afferrò la compagna per un braccio e le fece scudo con il suo corpo, fronteggiando la minaccia di quel momento.
“Credevi davvero di riuscire a sconfiggerci così facilmente?” sibilò Micheal stringendo con forza il polso di Kazue, che immobile e disperata non aveva la forza di ribellarsi. “Noi siamo come la Fenice, non moriamo mai!”
“Sbagliato Micheal, la Fenice muore e risorge! Però intanto preoccupiamoci di farti morire!” disse una voce fin troppo familiare per tutti, che destò Kazue dalla sua disperazione facendole battere il cuore a mille.
Mick Angel si avventò come una belva sull’uomo di fronte a lui, iniziando un ultimo definitivo corpo a corpo, sotto gli occhi increduli dei presenti. La dottoressa si alzò di scatto e si immobilizzò, seguendo con gli occhi i due uomini che si azzuffavano. Nella lotta furibonda, Micheal perse inavvertitamente la pistola che caddè a pochi passi da Kazue.
L’americano assestò vari colpi alla mandibola di Micheal, prima di ritrovarsi immobilizzato sotto il suo peso e con le mani che gli stringevano il collo, nel tentativo di soffocarlo. L’uomo osservò Mick con un’espressione soddisfatta, pregustando la morte del suo acerrimo nemico.
“Che ti avevo detto Angel? La fenice non muore mai! E ora ti ucciderò con le mie stesse man…”
Le sue parole furono strozzate, da un rumore familiare, un colpo di pistola che si udì improvvisamente. Micheal si accasciò sopra Mick, mentre i suoi occhi azzurri incontrarono quelli scuri di una Kazue piangente, che immobile teneva ancora in mano una pistola fumante.
“Kazue…” disse l’uomo, scrollandosi il cadavere di dosso e cercando di raggiungerla anche se con fatica.
La donna lo guardò con gli occhi pieni di lacrime, lasciò che l’americano gli togliesse di mano la pistola e si buttò tra le sue braccia, piangendo disperata.
“Temevo di perderti!” urlò la dottoressa stringendolo forte e gustandosi le dita del suo uomo, che le accarezzavano dolcemente i capelli.
“Sono qui… shhh… sono qui, non piangere.”
Con Kazue ancora tra le braccia, Mick si voltò verso gli occhi di due persone, che ancora increduli lo osservavano con stupore. L’americano prese un bel respiro e sorridendo con complicità, alzò il braccio verso di loro, facendo il segno della vittoria.
“Sempre il solito sbruffone!” disse alla fine Ryo rispondendo allo sguardo complice dell’amico e tirando un sospiro di sollievo.
“Che ci vuoi fare? Non ci sono riusciti la prima volta, non ci sono riusciti oggi e non ci riusciranno mai!” disse Mick con sguardo pieno di trionfo, prima che il suo volto si deformasse in un’espressione piena di dolore, preceduta da uno sparo improvviso.
L’uomo si afferrò con violenza il braccio, cadendo rovinosamente sulle sue ginocchia, sotto lo sguardo ancor più disperato della compagna. Un’enorme macchia rossa apparve sulla giacca immacolata dell’uomo, allargandosi senza sosta.
Kazue si portò le mani sul volto, celandosi a malapena gli occhi sconvolti e osservando con orrore la scena che le si ripeteva davanti.
“Mick!!!” urlò con orrore la dottoressa, impietrita e impotente davanti a tutto quello.
Kaori sgranò gli occhi, sentendo il peso di un incubo senza fine crollarle sulle spalle e sentendo le gambe tremare senza sosta, si aggrappò con violenza alla giacca del suo compagno. Ryo la strinse con forza, mentre la sua mano più veloce della luce puntò la canna della pistola contro l’improvviso pericolo, distante pochissimi passi.
Gli occhi neri dello sweeper focalizzarono lo sguardo folle e impazzito di Sangem, che era lì immobile e ancor più minaccioso di prima. L’incubo non era ancora finito!
“NON POTRETE MAI SCAPPARE DALLA MIA VENDETTA! MORIRETE TUTTI!!” urlò sull’orlo della follia, puntando l’arma con violenza contro lo sweeper e guardandolo con un’espressione piena di odio. “E TU RYO SAEBA SARAI IL PRIMO!!”
Le ultime parole uscirono come un sibilo, un’espressione piena di rabbia e vendetta, che traspariva ormai palesemente dai suoi occhi. L’uomo tese il braccio con decisione e si apprestò a prendere la mira con tutte le intenzioni di colpire il cuore con un colpo solo, ma un’ombra all’improvviso si intromise tra loro, lasciando Sangem di stucco.
Passarono pochissimi secondi, prima che un pugno duro e violento lo colpisse in pieno viso, buttandolo a terra e facendogli sfuggire di mano la pistola. L’uomo si afferrò la mandibola indolenzita e una volta focalizzato il volto del suo aggressore, che in quel momento lo stava tenendo sotto tiro, urlò dicendo “MALEDETTO SHIN! MALEDETTO! IO TI VOGLIO MORTO! VI VOGLIO TUTTI MORTI! SE NON FOSSE STATO PER VOI ORA IO SAREI IL PADRONE DEL MONDO!”
“Non sarai mai il padrone del mondo! Sei solo un miserabile! Non hai rispetto di nulla, né della vita, né della lealtà! Conosco criminali peggiori di te, ma almeno loro hanno un briciolo di dignità e di rispetto, tu neanche quello! Non vali nulla!” disse Kaibara guardandolo con disprezzo e sdegno.
“AVANTI UCCIDIMI! UCCIDIMI A SANGUE FREDDO COME HAI SEMPRE FATTO! CORAGGIO, COSA ASPETTI? MALEDETTO CODARDO!”
“Io non sono come te! Non sono più un verme schifoso come te, non mi abbasso a certi livelli! Tu verrai arrestato e pagherai per tutti i tuoi crimini! Passerai il resto della tua vita dietro le sbarre, pagando per tutto il male che hai fatto!” rispose l’uomo, riponendo la pistola nella fondina e volgendogli le spalle con disprezzo.
“Credo che sia ora di chiamare Saeko…” disse l’uomo rivolgendo il suo sguardo al figlio che si limitò ad annuire in silenzio.
Sentendo quelle parole,sul volto di Sangem si dipinse un’espressione piena di odio e sdegno e l’uomo alzandosi con fatica, afferrò la pistola a pochi passi da lui e puntandola contro la schiena di Shin, urlando disse “TU ANDRAI ALL’INFERNO MALEDETTO BASTARDO!”
Il tutto avvenne in un attimo, uno sparo riecheggiò come un tornado nella piazza, gli occhi di Kaori sconvolti osservarono la scena che si svolgeva al rallentatore. Ryo che si volgeva con sorpresa verso Sangem, l’uomo che mirava a Kaibara e infine un rumore improvviso giunto da chissà dove che avrebbe decretato le sorti di quella storia.
Rimasero tutti immobili per un istante, fin quando Sangem non lanciò il suo ultimo sguardo verso Kaibara e alla fine si accasciò per terra, senza vita. Shin osservò il suo amico, il suo compagno di avventure e infine il suo incubo peggiore svanire come fumo al vento.
Ci fu qualche minuto di silenzio, la piazza ancora immersa negli istanti della notte, sembrava ora tranquilla e in pace, mentre tutti i presenti si guardavano attorno sconvolti e cercavano di riprendere fiato.
Shin sentì il cuore riprendere a battere con regolarità e dopo aver tirato un sospiro di sollievo, volse lo sguardo pieno di gratitudine verso il volto di Ryo, sorridendogli.
“Anche questa volta, ti devo la vita, figlio mio… Grazie!”
“Non per rovinare un lieto fine, ma stavolta, non sono stato io a salvarti.” Rispose lo sweeper con aria sconvolta, ricambiando lo sguardo del padre.
Kaibara lo guardò con sorpresa, se non era stato lui.. chi ma avrebbe potuto farlo? Al sentire quelle parole, tutti i presenti rimasero ammutoliti, chi mai li aveva aiutati?
Mick non poteva essere stato, il proiettile lo aveva colpito alla spalla destra impedendogli qualunque movimento e la mano sinistra non aveva più la forza di premere il grilletto. Kazue e Kaori erano entrambe disarmate e inoltre troppo sconvolte per riuscire a reagire con la giusta prontezza di riflessi. Miki e Umibozu si trovavano dall’altra parte della piazza, perciò chi era stato a sparare?
Kaibara girò lo sguardo, osservando con attenzione tutta la piazza,nel tentativo di individuare la presenza di qualcun altro, ma a prima vista sembrava non esserci nessuno, oltre a loro. L’uomo ripeté il gesto altre due volte, non riuscendo però a scorgere alcuna sagoma o segno che potesse indicargli la presenza di qualcuno.
Era quasi sul punto di perdere le speranze, quando un movimento poco distante, attirò la sua attenzione, rivelandogli un’ombra decisamente familiare.
“Chi c’è lì?” urlò l’uomo “Vieni fuori!”
Ci fu qualche attimo di esitazione, un momento pieno di tensione, con la paura di una nuova minaccia che aleggiava nell’aria, poi la sagoma si mosse e alla fine si rivelò sotto la poca luce rimasta, lasciando di stucco tutti i presenti.
“Oh mio Dio… allora sei stato tu…” disse Shin guardando negli occhi il suo salvatore. “Ma perché?”
“Perché.. perché quel maledetto bastardo mi ha portato via MIO FIGLIO….”


Continua….

Ritorna all'indice


Capitolo 35
*** 34- Tutto è bene quel che finisce bene. ***


Quando Shin Kaibara puntò lo sguardo, incrociò con sua grande sorpresa due occhi neri e familiari. Mai nella sua vita avrebbe mai pensato di ritrovarsi in quella situazione, ma soprattutto quella figura che in quel momento, era a pochi passi da lui, era l’ultima persona che si aspettava di ritrovare sulla sua strada.
Nonostante l’espressione stanca e le numerose rughe che ora risultavano più evidenti di prima, in quegli occhi apparentemente spenti e pieni di odio, lui ritrovò il suo amico Goro Endou. Una volta erano stati compagni, quasi fratelli, avevano anche sognato di rimanere amici per sempre e avevano sperato che i loro figli seguissero la loro stessa strada. Ma la vita si sa, ha sempre in serbo tante sorprese e ora, nonostante tutte le loro speranze ormai svanite, entrambi avevano il cuore distrutto dal dolore di aver perso una persona cara.
Shin aveva perso l’amore della sua vita, mentre Goro aveva perso il suo unico figlio Hitoshi, strappato alla vita dalla mano di quel folle di Sangem, che ora giaceva senza vita a pochi passi da loro.
L’uomo ci mise un po’ a riprendersi dalla sorpresa, allargò le spalle, prese un bel respiro e alla fine si incamminò in direzione del vecchio amico. Goro l’osservò fermo e immobile, la pistola ancora fumante stretta in mano e un’espressione apparentemente impassibile sul volto.
Una volta arrivato a destinazione, Shin si fermò a pochi centimetri da lui e lo guardò dritto negli occhi. Goro senza muovere un muscolo, ricambiò lo sguardo.
“Mi dispiace per la tua terribile perdita Goro!” disse infine Kaibara “ Sangem era un folle, un pazzo, un visionario ed è riuscito a trascinare entrambi in questo schifo.”
“E’ stata colpa mia… gli ho creduto, mi sono fidato di lui e gli ho consegnato me e mio figlio su un piatto d’argento! Se solo l’avessi capito prima…” disse l’uomo, sentendo la tristezza e l’odio scorrergli nelle vene, mentre il suo cuore si rompeva in mille pezzi, nell’istante in cui rivedeva la scena della morte di Hitoshi.
Shin si limitò ad abbassare lo sguardo e a sospirare.
“Tu sei stato l’unico a sconfiggerlo…” disse l’uomo con un’espressione sempre più triste. “Io e Hitoshi non siamo stati in grado di combatterlo, ma tu invece, sì…. Tu e tuo…”
Le parole gli morirono in gola, quando il suo sguardo si rivolse verso Ryo e gli altri presenti, non troppo distanti da lui.
“No Goro.. non è così… anche voi avreste potuto.”
“Ma non l’abbiamo fatto! E ora io ho perso un figlio! In nome di cosa poi? Di soldi??? Ricchezza??? Fama? Niente di tutto questo potrà mai riportarmi indietro il mio Hitosthi!” urlò infine l’uomo, stringendo con forza la pistola e digrignando i denti con ferocia.
Shin gli rivolse uno sguardo complice e pieno di amarezza, non poteva sapere cosa stesse provando Goro dentro di sé, ma era solo in grado di immaginarlo. Il dolore per la perdita di un figlio è il peggiore che si possa provare. E’ come se qualcuno afferrasse il tuo cuore all’improvviso e lo stringesse a poco a poco tra le dita, con una pressione lenta, costante e dolorosa e alla fine ti condannasse a rimanere in quello stato per il resto della tua vita.
“Goro io…”
“Non ti sto chiedendo compassione Shin… sto solo sfogando la mia rabbia e la mia impotenza attuali. Non posso tornare indietro nel tempo e nemmeno riportare alla vita mio figlio, però posso piangerlo fino alla fine dei miei giorni….”
Al sentire quelle parole, Kaibara ebbe un fremito improvviso, i suoi occhi si spalancarono leggermente, mentre la sua espressione cambiava visibilmente.
“Cosa mi stai chiedendo?” chiese l’uomo attendendo una risposta, che in cuor suo, già conosceva.
“So che presto chiamerai la polizia ed è giusto così… però ti chiedo di concedermi una cosa, una sola. Permettimi di piangere mio figlio lontano da tutto e da tutti, so che ti sto chiedendo molto, in fondo sia io che Hitoshi ci siamo macchiati di un grave crimine, però sono molto vecchio Shin, mi rimane veramente molto poco da vivere…e vorrei finire i miei giorni nel ricordo del mio unico figlio e non dentro un’umida e buia cella, senza la possibilità di portare dei fiori sulla sua tomba, ogni giorno che mi rimane…. Puoi fare questo per me?” chiese infine l’uomo con un’espressione disperata e visibilmente addolorata.
Kaibara esitò un istante prima di dare la sua risposta, la sua mente iniziò a pensare al perché e al come, a quale fosse la decisione giusta da prendere e a quale fosse quella sbagliata, se fosse giusto lasciar parlare la testa o il cuore e quali sarebbero state le conseguenze delle sue azioni.
Goro attese con pazienza la risposta dell’amico, il quale si limitò a prendere un bel respiro e a dire “Quel povero ragazzo di Mick sta perdendo molto sangue, devo assolutamente occuparmi di lui…. Perciò non potrò assolutamente controllare tutto e tutti e non potrò neanche accorgermi se qualcuno dovesse scappare via, portando via con sé il corpo ormai senza vita del figlio… perciò….”
L’uomo non disse una parola, ma si limitò ad annuire e a tendere la mano a Shin, il quale accettò di buon grado di stringerla e di dire addio al suo vecchio amico.
Kaibara si voltò e si incamminò in direzione dei suoi compagni che l’attendevano impazienti. Con poche falcate l’uomo li raggiunse e Ryo osservando l’espressione sul volto del padre disse “Cosa ti ha detto?”
“Mi ha chiesto un favore.” Rispose l’uomo respirando lentamente,
“Che tipo di favore?”
“Un favore che solo un padre può capire…” rispose infine, voltandosi indietro e scoprendo che Goro, Hitoshi e i loro uomini erano ormai svaniti nel vento.
Lo sweeper osservò a lungo l’espressione sul volto del padre e alla fine sospirò, incamminandosi verso la Basilica.
“Credo che sia il caso di chiamare Saeko…” disse infine Kazue. “Mick sta perdendo molto sangue e deve essere subito curato.”
“Ma no Darling… sto benissimo-ohhh…” rispose l’americano cadendo improvvisamente sulle ginocchia, con un gran senso di debolezza in corpo.
“Ecco hai visto? Devi essere assolutamente curato!”rispose la dottoressa avvicinandosi a lui e continuando a sorreggerlo, anche se con fatica.
“Kazue ha ragione Mick, Shin chiama Saeko.” Disse Ryo rivolgendo lo sguardo verso l’uomo.
Kaibara afferrò velocemente il telefono ben nascosto sotto il mantello e dopo aver composto il numero disse “Saeko? Sei tu? Ti chiedo di raggiungerci immediatamente a Piazza San Marco….. sì è finalmente finita!”
E detto questo riagganciò, attendendo che le prime luci dell’alba illuminassero l’intera piazza, teatro ormai di una lotta all’ultimo sangue.


Continua……

Ritorna all'indice


Capitolo 36
*** 35- Verità nascoste. ***


Ci vollero poche ore, prima che Saeko e Mary raggiunsero Ryo e gli altri alla piazza principale di Venezia. Le donne percorsero correndo l’intera piazza, sconvolgendosi alla vista di tutti quei cadaveri e rendendosi conto, che doveva essere stata una terribile lotta all’ultimo sangue.
L’ispettrice li raggiunse in poco tempo, con un’espressione trafelata dipinta sul volto, precedendo di poco l’americana.
“Sono arrivata il prima possibile… state tutti bene? Oddio Mick cosa ti è successo?” domandò la poliziotta con aria sconvolta, guardando l’americano sorreggersi a fatica accanto a Kazue.
“Niente è solo un graffio, ma ora temo di dover andare da un dottore.” Rispose l’uomo ormai terribilmente pallido.
“Siete riusciti a recuperare tutto quanto?” domandò Mary con tono ansioso, temendo che le cose non fossero andate come previsto.
“Abbiamo preso tutto, ecco qui il microchip con la formula segreta e tutti i dossier relativi alle persone coinvolte nel traffico della nuova polvere degli angeli. Ci tenevano tutti sotto controllo da tempo, erano al corrente di tutta l’operazione che stavamo seguendo. Sapevano ogni nostra mossa e sapevano anche che sei stata tu a seguire il caso.” Disse Ryo porgendo tutti i documenti alla donna.
“Cosa? Com’è possibile? Io non ne ho parlato con nessuno… Ryo dimmi che stai scherzando!” rispose l’americana con un’espressione stupita in volto. Chi mai poteva aver saputo qualcosa? Lei era stata molto attenta, nessuno sapeva dell’operazione, nessuno all’infuori dell’FBI e della polizia giapponese.
“Affatto e se apri il primo dossier che ti ho dato, scoprirai chi è che ha parlato.” Rispose lo sweeper con un’espressione seria in volto.
Mary lo guardò per qualche minuto, nel vano tentativo di carpire qualche informazione in più, ma senza riuscirci. Fu così che alla fine si arrese e iniziò a sfogliare i documenti che aveva per le mani.
A mano a mano che i fogli scorrevano, il suo volto diventava sempre più pallido e i suoi occhi si spalancavano per la sorpresa. Dentro quei dossier, c’erano tutti i loro nomi, le mansioni, gli indirizzi, foto, ogni cosa che li potesse mai riguardare era scritta nero su bianco in quei documenti e la cosa peggiore era che nessuno di loro si era mai accorto di nulla.
“Non è possibile…. Sapevano tutto quanto, tutto… quanto. Ma come hanno fatto? Come possono aver scoperto tutte queste cose?” domandò la donna, stringendo tra le mani i fogli incriminati.
“Vai all’ultima pagina Mary…” disse infine Miki con un’espressione seria e determinata.
La donna la guardò con un’espressione incuriosita e alla fine, seguendo il consiglio, sfogliò velocemente i documenti, raggiungendo la pagina indicata. Una volta letto il contenuto, la sue espressione mutò da spaventata, a stupita e infine irritata.
“Lui????? LUI??? ERA UN INFILTRATO???? MA COME???? COM’E’ POSSIBILE???? NIENTE POTEVA INDICARE CHE….”
“Calmati, è stato tutto orchestrato alla perfezione. La sparatoria nel porto, la tua assegnazione a questo caso, il nostro coinvolgimento…. Era tutto già calcolato. Volevano noi… tutti noi.” Rispose Ryo con decisione.
“Questo non è esatto Ryo, volevano me.. e te. Tutto questo teatrino di complotti e segreti è stato architettato da Sangem. Il suo scopo iniziale era quello di far rinascere l’Union Teope e stringere affari con i maggiori criminali al mondo, in modo da avere il dominio incontrastato su tutto quanto il globo. La sua nuova droga, una variante ancor più spaventosa della PCP, poteva essere un’ottima occasione per stringere alleanze ed aumentare i profitti dell’Unione, ma una scoperta recente lo ha destabilizzato.” Disse Shin iniziando a spiegare la storia.
“Scoprire che Kaibara era vivo e che stava collaborando con la polizia, è stato un duro colpo per lui. Shin sapeva tante cose, sulla droga, sull’Unione, sulle strategie… lui era stato l’ultimo capo prima della rovina e poteva far sì, che la Fenice ritornasse nella cenere, perciò doveva essere eliminato.” Disse Miki continuando il discorso.
“E noi con lui…” disse improvvisamente Mick, comprendo pienamente il filo del ragionamento. “Ryo è stato l’unico uomo in grado di combattere e vincere la lotta contro la PCP..”
“No Mick non sono stato l’unico, anche tu l’hai vinta…”
“Sì, ma tu ne sei uscito indenne… io no…. Ho dovuto subire molte operazioni per poter riacquistare l’uso corretto delle mani e ricominciare a sparare….tu invece, sei stato l’unico ad uscirne senza ripercussioni future. E’ per questo che Sangem voleva tutti noi. Shin era un ostacolo vivente, tu, l’uomo che aveva sconfitto la droga, io l’ultimo ad averla presa, Kazue per le sue conoscenze mediche, Miki e Falcon per la loro esperienza come mercenari… e Kaori…..”
La sweeper sentendo l’uomo esitare, alzò lo sguardo e disse “Io…perché voleva anche me?”
La stretta attorno al braccio di Ryo divenne ferrea, tremante e ansiosa, la donna sapeva già in cuor suo, che quello che le stavano per dire, sarebbe stato un duro colpo per lei. Gli occhi si spalancarono visibilmente, l’attesa di quella risposta, di una verità troppo scomoda, con sua grande sorpresa le stava provocando grande agitazione interiore.
“Allora? Volete rispondere???? Perché voleva anche me?????”
Tutti i presenti si guardarono, non era facile riuscire a dirle la verità, soprattutto senza evitare di riaprire quella terribile ferita che aveva da tempo, dentro al suo cuore. Ci furono attimi interminabili di silenzio, Kaori rivolse lo sguardo ad ognuno dei presenti, cercando di comprendere quale fosse quel terribile segreto e perché lo stessero celando così disperatamente.
Quando la donna incontrò gli occhi del compagno, quest’ultimo decise di prendere in mano la situazione e di parlare.
“Tu saresti stata il loro trofeo.” Disse infine l’uomo con un’espressione decisa.
“Un tro-feo? Che vuoi dire? Che cosa intendi dire?” domandò lei con un’espressione confusa.
“Era un’usanza delle vecchie organizzazioni criminali, il nemico giurato numero uno, veniva puntato, pedinato, umiliato e ucciso e la sua compagna diventava la donna di uno dei componenti più illustri del gruppo. ..” la voce dell’uomo si interruppe e la sua espressione mutò diventando indecifrabile persino per lei, che lo conosceva come il palmo della sua mano. “La donna veniva presa anche contro la sua volontà. Lei non era più un essere umano, ma un trofeo, un fiore all’occhiello per il vincitore. Più l’avversario era forte e in gamba, più era ambita la caccia e la ricompensa dopo averlo distrutto. Inoltre tuo fratello stesso, che si era opposto al loro volere… è stato ucciso senza pietà. Tu eri un fiore all’occhiello prezioso per tutti loro. Tu eri la dimostrazione vivente che nessuno era in grado di distruggere l’Unione.. almeno fino ad ora.”
Nonostante Ryo avesse cercato in tutti i modi di irrorare la pillola, Kaori fece molta fatica a mandarla giù. I loro sguardi si incrociarono di nuovo, per qualche minuto e la donna non riuscì a nascondere il suo disgusto per tutta quella crudeltà e follia.
“ Da non credere…” disse infine guardando per terra. “Non era uomini, ma essere immondi, senza rispetto per niente e nessuno.”
La sweeper sentì le lacrime pizzicarle le guance ed istintivamente si portò la mano agli occhi, come a voler combattere quel dolore improvviso, che aveva ingoiato con disperazione e che ora ritornava a galla per renderle la vita impossibile.
Sotto lo sguardo triste dei presenti, Ryo la strinse al suo petto, baciandole delicatamente i capelli e sussurrandole con decisione.
“Nessuno ti porterà mai via da me. Te lo giuro!”
Kaori nascose il volto nel suo petto e si strinse a lui, non riuscendo più a parlare.
“Mary, Saeko.” Le chiamò l’uomo destando la loro attenzione. “Ora avete tutte le prove che vi servono per concludere le indagini. Il nostro lavoro qui è finito! Mick ha bisogno di cure e per questo credo che non ci sia altro tempo da perdere.”
L’ispettrice osservò lo sweeper dritto negli occhi e alla fine annuì dicendo “Sì, Ryo, credo che tu abbia ragione. Andate pure, ci penseremo noi a chiudere questa storia. Grazie per tutto quello che avete fatto.”
L’uomo accennò un timido sorriso e senza aggiungere nulla, afferrò la sua compagna per le spalle e oltrepassando Mary, che era rimasta immobile sul suo posto, si diresse verso alcuni motoscafi non molto distanti. Kazue aiutata da Umibozu, riuscì a condurre Mick verso il molo e a farlo distendere sulla barca, facendo attenzione che la ferita non perdesse altro sangue, mentre Miki si sedette al posto di guida e accese i motori.
Ryo aiutò Kaori a salire, la coprì con il suo mantello,nella speranza di riuscire ad evitarle un malanno e sedendosi al posto di guida, accanto a Kaibara girò anche lui la chiave e accese il motore.
Quando le due barche produssero un rombo iniziale, Mary si voltò verso di loro e urlò “RYO, RAGAZZI, GRAZIE DI TUTTOOOOOO!”
L’unica risposta che ottenne fu un semplice saluto accennato con il braccio dallo sweeper e un sorriso dagli altri presenti.
In un attimo i due motoscafi divennero dei punti bianchi, che in poco tempo svanirono all’orizzonte, sfrecciando con velocità verso l’alba che stava finalmente nascendo davanti agli occhi delle due donne, col tentativo di risvegliare la dormiente e ignara Venezia carnevalesca.
“Su coraggio Mary… ora è finalmente finita.” Mormorò Saeko raggiungendo la donna a pochi passi dal molo.
“No… Saeko, purtroppo non è così… ma finirà presto!” rispose l’americana fissando lo sguardo verso l’orizzonte.


Continua……

Ritorna all'indice


Capitolo 37
*** 36- Epilogo. ***


Qualche settimana dopo.

STTTTRAAAAAAAAAAPPPPPPPPP!
Prima un rumore di cerotto strappato con la forza e infine un urlo agghiacciante si udirono improvvisamente dentro la clinica.
“Ahiaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaa!Che maleeeeee! Doc ma sei impazzito?????” urlò all’improvviso Mick come un pazzo.
“Su non fare il bambino e rimani fermo mentre finisco di cambiare il cerotto!” disse il vecchio senza distogliere lo sguardo dalla ferita del povero americano.
“Hai la delicatezza di un elefante! Perché mai devo farmi medicare da te anziché dalla mia dolce Kazue?” domandò l’uomo con le lacrime agli occhi.
“Non è colpa mia se tua moglie è impegnata con Miki nell’altra stanza.” Disse l’anziano mentre continuava la sua medicazione e sopportava a fatica le lagne dell’uomo.
“Uffa… Kazueeeee salvamiiiii!”
“Smettila di fare il bambino e comportati da uomo!” gli urlò alla fine Umibozu, ormai spazientito.
L’americano si voltò verso l’omone seduto a pochi passi da loro e gli rivolse uno sguardo truce e pieno di rabbia.
“Fatti medicare da questa sottospecie di sadico in camice e poi ne riparliamo!” disse Mick con un’espressione imbronciata.
“Falla finita una buona volta, non riesco più a sopportare le tue urla isteriche!!” disse Umibozu furente.
“Brutto polipone!”
“Maniaco da strapazzo!”
“Lucciolone!”
“Poppante!”
“ORA BASTA!!!!!” urlò all’improvviso Kazue, uscendo dalla stanza adiacente, precedendo di pochi passi Miki. “Smettetela, siete peggio dei bambini!”
Mick rivolse uno sguardo interrogativo alla moglie e alla fine rispose “Ha iniziato lui!”
“Veramente sono ore che ti lamenti senza sosta. Ero nell’altra stanza e riuscivo a sentirti perfettamente! E’ stato molto difficile riuscire a lavorare in santa pace!” disse la dottoressa rivolgendogli uno sguardo truce.
“Ma.. ma Darling….”
“Niente Darling… smettila di brontolare e fatti medicare!”rispose la donna, sgridando esplicitamente il compagno, per poi ignorarlo e dirigersi verso un nervoso e impaziente Umibozu.
Quando l’omone si accorse della presenza di Kazue, istintivamente si alzò in piedi e le chiese con aria trafelata “A-allora? Che ha Miki?”
La dottoressa si scambiò un sorriso complice con la mercenaria e poi guardando l’uomo, disse “ Non ha nulla Falcon, stai tranquillo! E’ semplicemente una questione di…. Miki vuoi dirglielo tu?”
La donna guardò con dolcezza il marito e sorridendo raggiante disse “Sono incinta Falcon! Kazue ha detto che sono già di due mesi.”
Al sentire quella rivelazione, Mick e Falcon rimasero sorpresi, quasi esterefatti, mentre Doc si limitò a sorridere felice.
“Congratulazioni mio caro Falcon! Presto sarete finalmente una famiglia al completo!”
Falcon al sentire quelle parole arrossì violentemente e rimase immobile sotto lo sguardo divertito delle due donne, che scoppiarono a ridere fragorosamente.
“E bravo Luccioloneeee! Bel colpo!” disse Mick agitandosi violentemente e rendendo sempre più difficile il lavoro del povero Doc.
“Smettila di chiamarmi Lucciolone idiota!” ringhiò l’omone all’americano.
“Ah ma quanto siamo nervosi! Sei proprio intrattabile oggi!” disse Mick, imbronciandosi di nuovo e ributtando la testa sul cuscino che aveva tra le braccia.
“Ah che bello! Presto avremo un bambino ti rendi conto?” cinguettò felice Miki, ignorando le lamentele costanti dell’americano, afferrando il marito per un braccio e facendolo così arrossire ancora di più.
“Chi è che avrà un bambino?” disse all’improvviso una voce femminile familiare, annunciando una presenza decisamente inaspettata. Tutti quanti con un’espressione stupita ed incredula si voltarono verso l’entrata e all’unisono risposero “MARY!!!”
“Ehilà buongiorno come state?” disse la donna sorridendo e prendendo posto accanto a Umibozu.
“Allora qual buon vento ti porta? Ma tu non eri tornata in America?” domandò Miki sedendosi di fronte a lei e accomodandosi con eleganza.
“Sì, ma non potevo assolutamente resistere! Ho una notizia bomba e dovevo darvela di persona!”
“Beh allora spara no? Non vedi come siamo tutti sulle spine?” disse Mick sbuffando sonoramente.
“Angel te l’ha mai detto nessuno che sei un rompiscatole? Mi domando come faccia Kazue a stare ancora con te. Comunque non è questa la cosa importante. Volevo semplicemente dirvi, che il vicedirettore Micheals o per meglio dire Eichi Tsunegai è stato finalmente arrestato e verrà presto processato e condannato per tutti i crimini che ha commesso!”
“Ohhh questa sì che è una bella notizia!” disse Kazue battendo le mani.”Ehm.. chi sarebbe questo Micheals?”
“Era l’infiltrato speciale della banda di Sangem. James Micheals, vicedirettore all’FBI, mio superiore, nonché nipote di primo grado del professor Tsunegai. Nei dossier che mi avete consegnato, c’è tutta la storia di come siano riusciti ad inserirlo tra le alte schiere dell’FBI senza destare alcun sospetto e avendo così tutto il controllo della situazione. Avreste dovuto vedere la faccia che ha fatto, quando mi sono presentata con i dossier in mano e la foto che lo ritraeva con suo zio e Sangem quand’era ancora un ragazzo. E’ sbiancato di colpo e ha anche cercato di fuggire… “
“Ah sì? Sei riuscita ad acciuffarlo ugualmente no?” domandò Kazue.
“Eh sì, è inavvertitamente inciampato nel carrello della signora delle pulizie e lì è finita la sua fuga, ma anche la sua carriera di criminale.”
Al sentire quelle parole, Mick e gli altri scoppiarono a ridere fragorosamente, immaginando tutta la scena.
“Poveraccio! Immagino che figura!” disse l’americano ridendo a crepapelle e creando non pochi problemi al povero Doc, che tra un pezzo di cotone e una garza, non riusciva a tenere a bada il suo irruento paziente.
“Mick se non la smetti di muoverti, ti anestetizzo l’amico! E’ chiaro????” urlò improvvisamente il Doc, quasi spaventando tutti i presenti. L’americano si limitò a sbuffare in tutta risposta.
“Giustizia è fatta! Finalmente questa guerra assurda è finita!” disse Kazue, tirando un sospiro di sollievo e ignorando il battibecco dei due uomini.
“Sì infatti! Se penso che quel maledetto è riuscito ad abbindolarmi e a prendermi in giro per tutto questo tempo… “ disse la donna stringendo i pugni con violenza.
“Beh l’importante è che da ora in poi, non avrà più la possibilità di ingannare nessuno. E poi Mary quell’uomo non ha preso per i fondelli solo te.” Rispose Umibozu.
“Eh sì Falcon, in effetti hai ragione. Per fortuna che c’eravate voi. Ragazzi veramente non ho parole per ringraziarvi, se non fosse stato per voi e per Ryo e Kaori, a quest’ora staremmo ancora con l’angoscia di una nuova possibile minaccia per l’intera umanità. La PCP è stata un’invenzione terribile e ha provocato non pochi problemi e ha fatto tante vittime innocenti!” disse Mary con un’espressione triste e cupa.
“Per fortuna è finita.” Disse Miki sospirando.
Mary alzò lo sguardo verso la donna e annuendo disse “Già, ora è finalmente finita! Grazie davvero, se non ci fosse stati voi, non sarei mai riuscita a risolvere il tutto.”
“Non devi ringraziare noi.” Disse Mick all’improvviso, alzandosi in piedi, mentre si abbottonava la camicia bianca.
“Che vuoi dire?” domandò la donna guardandolo con un’espressione confusa.
Voglio dire che Ryo e Kaori sono stati i veri eroi, loro hanno rischiato molto in tutta questa storia. Lui ha quasi rischiato la vita, più di una volta e lei oltre ad aver perso suo fratello, ha messo a repentaglio la sua vita, con la speranza di mettere la parola fine a questo incubo, che dura da anni. Loro due sono i veri eroi, noi ci siamo limitati ad aiutarli.”
La donna rimase per qualche minuto in silenzio, elaborò attentamente le parole che le erano state dette e rivolgendo lo sguardo verso i presenti si schiarì la voce.
“Credo che tu abbia ragione… ma credo che siate stati tutti quanti degli eroi e io non saprò mai ringraziarvi abbastanza.” E poi come destatasi da un lungo sonno, domandò “Ma a proposito dove sono quei due? Non li vedo da quando avete lasciato Venezia.”
A quella domanda, tutti i presenti si lanciarono un’occhiata interrogativa. Fino a quel momento, nessuno si era posto quella domanda e ora che la donna l’aveva fatto notare, non si sapeva quale fosse la risposta a quella domanda. Fu allora che Miki si alzò dalla sedia e rispose “Avevano un impegno molto importante, è per questo che non sono qui.”
“Ah sì e che genere d’impegno?” domandò Mary incuriosita da tanto mistero.
“Dovevano comunicare l’esito del caso ad una persona … una persona molto importante.” Rispose la mercenaria sorridendo e aumentando la confusione nella testa dell’americana.

**************************************************************************************

L’aria fresca della primavera ormai alle porte, iniziava a farsi sentire. Gli alberi erano quasi tutti in fiore ormai, mentre dai prati verdi cominciavano a fare capolino le prime margherite bianche. Kaori osservò quello spettacolo con il cuore pieno di gioia, finalmente era primavera anche per lei.
Era felice, tutto era andato per il meglio, il suo rapporto con Ryo era finalmente decollato in modo giusto e ora erano una coppia a tutti gli effetti. Mentre camminavano fianco a fianco, lungo l’enorme viale ormai in fiore, non poteva fare a meno di pensare a tutto quello che era successo. In quegli ultimi mesi la loro vita era stata sconvolta da un caso senza precedenti, che si era rivelata essere una gatta molto difficile da pelare e che aveva quasi rischiato di far incrinare il loro rapporto per sempre.
Avevano quasi perso tutti la vita ed era un miracolo se fossero riusciti ad uscirne illesi. Sì, Mick si era beccato una pallottola in una spalla e Miki e Umibozu erano quasi annegati, ma erano comunque vivi e questo era l’importante.
Quando il suo sguardo si voltò verso di lui, un sorriso sornione le apparve sul volto e la donna sentì il cuore esplodere di gioia.
“A che pensi?” domandò lui senza smettere di camminare.
“A tante cose.” Rispose lei colta alla sprovvista da quella richiesta.
“Tante cose.. ovvero?”
“A quello che è successo in questi ultimi mesi, al caso, a Venezia, al fatto che eravamo ad un passo dalla morte, che per un attimo mi sono sentita come se quel terribile incubo non fosse mai finito e al fatto che fortunatamente ora, sono qui insieme a te.”
“C’è mancato poco stavolta.. ma ce la siamo cavata come sempre… vero Sugar?”
Ed eccolo lì, quel sorriso meraviglioso che aveva il potere di scacciarle via tutti i pensieri negativi e la faceva sentire la donna più fortunata del pianeta.
Kaori si limitò ad annuire, sorridendo raggiante e dopo avergli afferrato il braccio, continuò a camminare al suo fianco, raggiungendo finalmente la meta tanto agognata: la tomba di suo fratello Hideyuki.
Una volta arrivati, la donna si inginocchiò e iniziò a sistemare i fiori bianchi, che aveva comprato per lui.
“In tanti anni gli hai sempre portato gli stessi fiori. Hanno un significato particolare per te?” domandò Ryo, mettendosi le mani in tasca e lanciando uno sguardo verso la lapide.
“Questi sono i fiori preferiti della nostra famiglia.” Rispose Kaori sorridendo “Quando ero piccola, papà li portava sempre sulla tomba della mamma e una volta morto lui, io e Hide abbiamo continuato a portarli ad entrambi. Lui amava moltissimo questi fiori, gli ricordavano i momenti felici trascorsi insieme.”
“Ho capito. ..Sono veramente bellissimi.” Rispose l’uomo sorridendo.
“Sì lo credo anche io.” Rispose la sweeper contraccambiando il sorriso. “Hai visto Hide? Siamo tornati da te. Volevo farti sapere che è finalmente tutto finito. Ora potrai riposare in pace. La minaccia di una nuova Union Teope è finalmente stata stroncata, non potranno più fare del male a nessuno. Sangem e i suoi scagnozzi sono morti e la Nuova Union Teope è svanita come polvere nel vento. Ora è davvero tutto finito ed io sono finalmente felice accanto a Ryo.”
Dette queste parole, Kaori si alzò e rivolgendo uno sguardo pieno d’amore al suo compagno, si avvicinò a lui, che la strinse forte a sé e rimase immobile ad osservare la lapide dove era inciso il nome dell’amico.
“Credo che Hide ora sia finalmente libero e felice.” Disse all’improvviso una voce femminile alle loro spalle.
Quando i due sweeper si voltarono, incontrarono gli occhi tristi ma sollevati di Saeko, seguita dalla figura imponente di Shin.
L’uomo notando lo stupore sul volto di Kaori, disse “ Sono venuto a portare un mazzo di fiori sulla tomba di tuo fratello e anche… a chiedergli perdono per averlo reso una vittima della mia e della loro follia. Spero che tu mi permetta di rimediare ai miei errori.”
Senza dire una parola,la donna annuì sorridendo e fece spazio, permettendo all’uomo, che una volta era il loro più acerrimo nemico, di inginocchiarsi davanti alla tomba di Hideyuki.
“Tu non mi conosci e io non conosco te, ma so che per colpa mia, tu hai perso la vita e la cosa mi rattrista molto. Sono stato un folle visionario, una pedina in mano a gente senza scrupoli che ha permesso alla mia pazzia di prendere il sopravvento e di condannarmi fino alla fine dei miei giorni. Quando ero sul punto di esalare il mio ultimo respiro, qualcuno lassù ha avuto pietà di me e mi ha dato una seconda occasione, che ho deciso di non sprecare e di utilizzare al meglio. Sono riuscito a distruggere l’ultima cellula impazzita, di quel folle piano di conquista del mondo e ora siamo finalmente tutti liberi. Ti chiedo perdono per aver strappato la tua giovane vita e per averti tolto all’amore di tua sorella, prometto che mi impegnerò al massimo per riparare ai miei errori e condurre una vita diversa, migliore della precedente. Ti chiedo perdono Hideyuki.”
E fu in quel momento che una folata di vento agitò i fiori bianchi davanti a loro, portando con sé due petali che risplendendo sotto la luce del sole, ricordavano le candide ali di un meraviglioso angelo.
“Credo che questa sia la risposta che aspettavi Shin.” Disse Ryo accennando un sorriso verso il volto riconoscente del padre.
“E’ finalmente tutto finito. Siamo liberi.” Disse Saeko sorridendo. “E anche Hideyuki è finalmente libero.”
E detto questo rimasero tutti lì, con il cuore colmo di gioia e speranza, ad osservare l’incisione sulla lapide “Hideyuki Makimura.”
Un grande uomo e ora un nuovo angelo, libero di volare alto nel cielo.

Fine.

************************************************************************************

Commenti e ringraziamenti finali.
Ciao a tutti, come avete potuto vedere ho pubblicato gli ultimi 5 capitoli oggi. Il fatto è che parto per le ferie e tornerò intorno all'8, pertanto volevo evitare di lasciarvi a secco.
La mia storia è finita, spero tanto che vi sia piaciuta. Ci ho messo esattamente due anni per concluderla e mi ha accompagnato durante varie fasi della mia vita.
La considero il mio capolavoro e spero tanto di riuscire a scrivere qualcosa di altrettanto meraviglioso.
Un grazie a tutti per il sostegno e per aver aspettato pazientemente che l’Incanto dell’Angelo terminasse la sua corsa e decidesse di prendere il volo per il cielo azzurro.
Grazie dal profondo del cuore.
Spero di ritrovarvi nelle mie prossime storie.
un bacione!
Saluto la mia creatura con gioia e riconoscenza. Sono felice di aver vissuto un viaggio così intenso e avventuroso.

Un bacio a tutti e alla prossima ^_-

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=1676457