Il mondo improbabile

di Lucash99
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Allarme, oggetti animati! ***
Capitolo 2: *** La scuola contraria ***
Capitolo 3: *** Il regolamento del calcio? Non proprio... ***
Capitolo 4: *** Hanno ucciso il grillo-ragno! ***
Capitolo 5: *** La scuola contraria (parte seconda) ***
Capitolo 6: *** Brutto é bello e bello é brutto ***
Capitolo 7: *** Strane leggi ***



Capitolo 1
*** Allarme, oggetti animati! ***


«Quel divano sta sputando fuoco!»

«Sì, certo. Ma solo nel tuo mondo improbabile, una cosa a dir poco stupida.»

«Tu non puoi dirlo questo.»

«E perché?»

«Perché nel mio mondo improbabile tu non ci sei, quindi qualcuno che non esiste non può parlare.»

«Ma tu non sei nel mondo improbabile, ma nel mondo reale.»

«Io sono nel mondo improbabile e ora non ha parlato nessuno.»

“Inizia la sfida tra il divano sputafuoco e l'armadio volante, chi vincerà? Il divano attacca con un incendio, la casa sta andando a fuoco e la lampada é furiosa, l'armadio la accusa di aver appiccato il fuoco. L'appendiabiti cerca di dividerli, ma le casse del televisore lo stonano.

Ecco il nostro eroe che arriva per fermarli, ma tutti gli oggetti si schierano contro di lui, ce la farà a sconfiggerli?

Eccolo qui che prende in mano il tetto, ma un orologio a pendolo ferma il tempo, arriva una tastiera che gli lancia contro un terribile F9, ma il nostro eroe si difende usando la chitarra (l'unico oggetto a suo favore). La chitarra fa ripartire il tempo scagliando plettri contro l'orologio a pendolo, poi ruba tutti i tasti alla tastiera (che cessa di vivere dato che senza tasti non può) e inizia a lanciarli contro gli oggetti malvagi. Gli avversari, però, non sono tutti in quella casa, ne arrivano altri da qualunque parte del mondo. La chitarra ha terminato i tasti lanciabili, ma ha ancora un potentissimo Esc (il quale é molto utile), la chitarra preme Esc e alcuni oggetti vengono spazzati via... rimangono esclusivamente i più potenti. Ci sono ancora da sconfiggere: un cip esplosivo, un barattolo super resistente ed un ipermercato lancia prodotti.

Il nostro eroe può ancora usufruire del tetto che aveva preso, ma costui lo schiaccia.

La situazione é tragica, l'umano é fuori gioco e ora tocca alla chitarra sconfiggere gli oggetti malvagi, lancia plettri contro il barattolo... ma non lo scalfisce nemmeno, non basta.

L'ipermercato va all'attacco e scaraventa merendine esplosive contro la chitarra, é una brutta situazione, perché le merendine esplodono sulla chitarra che ora non potrà più lanciare plettri e strimpellare. Se anche la chitarra é ko, chi può salvare i due combattenti?

Arriva il loro amico grattacielo, che lentamente si appresta a schiacciare i suoi nemici, il cip gli si catapulta contro esplodendo... ma distrugge soltanto una finestra (il che non può fargli molto male). Il cip si é fatto fuori da solo, adesso rimangono altri due nemici, il grattacielo arriva a schiacciare la lattina che va in frantumi, invece l'ipermercato non molla, lancia i suoi mattoni più pesanti contro i vetri del grattacielo... che comincia a cedere. Il nostro alto amico deve resistere, perché se non ce la farà sarà finita per la chitarra e per l'umano.

Il grattacielo non demorde, qui c'é da ingegnarsi... ed é proprio ciò che fa il nostro amico, raccoglie una chiave assassina da una delle sue stanze, poi la lancia contro l'ipermercato che viene trafitto. L'ipermercato é allo stremo delle forze, così come il grattacielo, chi subirà il prossimo colpo sarà fuori gioco... l'ipermercato raccoglie delle palline da ping – pong sanguisughe, il grattacielo invece prende in mano una porta (che chiudendosi avrebbe stretto nella sua morsa l'avversario). Chi lancerà per primo? Il grattacielo o l'ipermercato? L'ipermercato getta le sue palline, il grattacielo non si muove di un millimetro... ecco che le palline arrivano... che genio! Il grattacielo distrugge le palline chiudendole nella porta (in parole povere le mangia con i suoi denti), che poi scaglia verso l'ipermercato, costui va in frantumi tra le zanne di quest'ultima. I nemici sono tutti sconfitti, il grattacielo porta in salvo la chitarra e l'umano, i nostri eroi ce l'hanno fatta!”

«Bob, assieme ai miei amici grattacielo e chitarra, ho sconfitto il malvagio ipermercato e i suoi malfamati amici, ti racconto tutta la storia?»

«Non mi interessa quello che succede nel tuo mondo improbabile, se proprio vuoi raccontarmi qualcosa, parlami di quello che hai fatto nella vita reale, cioè nulla... ahah!»

«Ma sono appena tornato nella vita reale, prima ero nel mio mondo improbabile. Se proprio lo vuoi sapere, nel mondo reale sto parlando con te e voglio raccontarti la mia ultima avventura.»

«Non mi interessa, ciao.»

«Va bene, allora torno nel mio mondo improbabile.»

«Bravo, tornaci, é l'unico posto nel quale puoi stare.»

«Ricorda che tu non esisti nel mio mondo improbabile, quindi é inutile che parli, perché é come se non avessi mai detto niente.»

«Va bene, allora me ne vado.»

«Ricordalo che non esisti.»

«Allora perché ogni volta che parlo sai che ho parlato?»

«Hai ragione, ci penserò.»

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Capitolo 2
*** La scuola contraria ***


Bill, 14 anni, aveva inventato il mondo improbabile, ma a quanto pare Bob non ne era molto interessato. Anche se era consapevole del fatto che fosse solo frutto della sua immaginazione, si immedesimava totalmente in quelle avventure, Bob invece si dimostrava più interessato alla vita reale, non che Bill non ne avesse.

«Come vi permettete di studiare per così tanto tempo e di stare zitti? Gridate e lanciate banchi in aria, e poi quei cellulari spenti? Con quello che li avete pagati, dovreste usarli per tutto l'orario scolastico!»

I bambini risposero tutti nella stessa maniera :

«Scusate, professore.»

Il professore rimase basito:

«Vi scusate? Mandatemi a quel paese!»

I bambini, un po' costretti, accontentarono il professore:

«Andate a quel paese!»

Il professore alzò la voce:

«Si usano termini così moderati? Vorrei sapere chi vi ha educati così bene, é stato un ottimo genitore... che cosa orribile. Vai a quel paese é da bambini delle elementari.»

«Ma noi siamo bambini delle elementari, per questo non abbiamo un cellulare e ci comportiamo educatamente.»

Il professore cominciava a dare di matto:

«Educati? Voi dovete essere maleducatissimi, pazzi e incontrollabili!»

 

Il giorno dopo aveva luogo il colloquio scuola-famiglia., queste furono le parole dei genitori di un bambino di quella classe:

«Nostro figlio ci ha chiamati e ci ha riferito che ultimamente sta avendo una brutta condotta, ieri lei gli ha vietato di essere educato e studioso.»

«Ma... si era permesso di scusarsi.»

«Niente ma, sospensione per tre giorni, così la prossima volta imparerà a comportarsi.»

Concluse la donna.

«Vi prometto che non lo farò più, datemi un'altra possibilità.»

Il padre fu irremovibile:

«E' inutile fare la faccia del pentito, servono i fatti qui. Abbiamo avuto tanti altri professori ed abbiamo capito che l'unica via efficace é quella della sospensione, altrimenti non imparerete mai nulla.»

«Vi prometto che sarò buono.»

«Non fare il cane bastonato, non fai che peggiorare la situazione, quindi zitto o aumenteremo il numero di giorni!»

Terminò così il colloquio.

 

Il giorno dopo...

Il professore iniziò a parlare:

«Allora, bambini...»

Ma un alunno lo interruppe così:

«Zitto, devi parlare solo quando vieni chiamato... professore.»

«Sì, scusa.»

Il bambino si arrabbiò molto:

«Che maleducato, che indisponente! Come ti permetti di rivolgerti a me in questo modo, mi devi dare del lei, non sono mica un tuo collega. Si dice scusate, impara le buone maniere, soprattutto quando parli con qualcuno che é più piccolo e meno esperto di te, impara a portarmi rispetto.»

Il professore si dimostrò molto dispiaciuto e anche un po' impaurito:

«Avete ragione, scusate, non lo farò più.»

«E che non si ripeta mai più.»

Il bambino ripartì a parlare, sempre rivolto verso il suo professore:

«A proposito, hai studiato?»

L'adulto era titubante:

«Beh, io...»

«Tu?»

«Io...»

«Dici la verità, non hai studiato?»

«In pratica...»

L'alunno, arrabbiatosi, urlò come un forsennato:

«Perché non hai studiato?»

«Ma io...»

«E' già la seconda volta, cosa credi che io sono uno stupido?»

«No...»

Il bambino non placò la sua rabbia, quindi affermò questo:

«Come ti sei permesso? Adesso avrai una nota, ma la prossima volta sarà un due, che farà media.»

Il professore intimorito tentò di parlare:

«Posso spiegarvi...»

«Non voglio nessuna spiegazione, pensa solo a studiare per la prossima volta, oppure mi sa che quest'anno rimarrai qui, sarai bocciato! Inizia a studiare e ora non parlare.»

«Va bene...»

Urlò più forte che mai:

«Ho detto non parlare!»

«Va bene...»

«Per colpa tua perderò la voce, te lo dico per l'ultima volta... dopo di che avrai un'altra bella nota. Non parlare!»”

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Capitolo 3
*** Il regolamento del calcio? Non proprio... ***


«Bill!»

Bill non rispondeva.

«Bill!»

Bill non rispondeva.

«Ah... ho capito... adesso fai finta di non sentirmi perché l'altra volta ti ho detto che non ti immedesimavi bene nella parte, vero?»

Bill teneva duro, perciò non rispondeva.

«Te lo si legge in faccia che mi stai sentendo e che fai finta.»

Ma Bill non ci cascò, l'altro cercò di farlo parlare in qualunque modo:

«Sta bruciando tutto, scappa!»

Bill continuava a fingere di essere immune da qualunque cosa il suo amico dicesse.

«E va bene, stavolta hai recitato davvero bene la tua parte, io vado.»

Ma mentre andava via... si girò e cercò di far sobbalzare Bill, che però non si mosse.

«E va bene, continua a star zitto, se ci tieni così tanto...»

E stavolta andò via davvero, Bill non mosse comunque un muscolo... del tutto immedesimato nel ruolo, ma... siamo sicuri che fingeva? Non scherziamo... certo che sì, non dobbiamo certo raccontare una storia di misteri intricati, possiamo essere certi del fatto che non c'era nulla di reale in quel mondo, nulla di magico, nessun incantesimo, soltanto la fantasia di Bill.

“Lo steward entrò in campo per fermare l'arbitro, che voleva fare fuori un calciatore, lo steward andò da un tifoso e gli chiese di prendere provvedimenti. Il tifoso chiamò a se l'arbitro, poi tirò fuori il rosso, l'imputato aveva di che lamentarsi, ma il direttore di tifo non volle sentire ragioni. Si riparte col gioco, regna l'anarchia? Affatto, il tifoso stabilisce la correttezza, il presidente entra in area di rigore e colpisce il parallelepipedo d'orecchio, punto!

40 – 15! Come di consuetudine, finisce l'ottavo tempo, ma il direttore di tifo non ci sta e decide di squalificare tutte le mosche presenti in campo, ce n'erano a centinaia, ma loro prima di uscire rubano la palla e la portano via. La palla non c'é più, e quindi per giocare il nono ed ultimo tempo si userà una spugna, nulla di strano... una spugna.

Inizia il nono tempo! L'attaccante spruzza il bagnoschiuma rimasto nella spugna negli occhi del portiere, il tifoso fa continuare, e il calciatore con un colpo di spazzola lancia la spugna verso la porta, punto! Il primo set é della squadra d'albergo. Cosa crede di fare l'erba del campo? Si é offesa per la brutta partita vista, quindi per protesta fa le valigie e va via... incredibile, cose da matti, parte una protesta da parte di tutto lo stadio, che lancia cori offensivi contro l'erba... però lei non cambia idea, va via! Il direttore di tifo riesce però a mantenere la calma, la decisione é stata presa... si gioca sull'asfalto! Tutti approvano, quel genio del tifoso é riuscito a risolvere il caso senza problemi. Il portiere parte dall'area piccola, ha intenzione di fare tutto da solo! Cammina palleggiando costantemente la spugna... e nel frattempo si fa anche un bello shampoo, il portiere va, va, eccolo! E' solo davanti al portiere, può insaccare... ma inizia a piovere! La spugna inizia a bagnarsi, si appesantisce tanto da schiacciare il portiere, che sprofonda nell'asfalto diventando parte di esso, un giocatore in meno. La partita é sospesa? Macché! Si può sospendere una corsa per un uomo scomparso nell'asfalto? Sarebbe scandaloso...

Si riparte! La spugna é talmente pesante che calciatori su calciatori scompaiono, col tempo che passa scompaiono tutti nell'asfalto, rimane solo il direttore di tifo nell'ippodromo! Non é un pappamolle come gli altri, fa un bel respiro profondo, prende la spugna in mano e inizia a segnare quanti gol vuole per la squadra che gli é più simpatica! 125957340573057304987 set a 0 per la squadra d'albergo, la partita é finita... e anche i suoi partecipanti!”


Una domanda per voi: avete notato tutti i giochi di parole (es. squadra d'albergo, invece di squadra di casa)?

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Capitolo 4
*** Hanno ucciso il grillo-ragno! ***


«Allora, il cavallo...»

Bill faceva finta di non sentire nulla.

«Mi hai chiesto di insegnarti come si gioca agli scacchi, ma tu non mi senti! Anzi... meglio dire che fai finta di non sentire.»

Bill tornò in se, sobbalzò e disse:

«Ah! Scusami tanto, Bob. Il fatto é che vado e vengo dal mondo improbabile.»

«Smettila con questa stupidaggine e ascoltami, tanto é chiaro che questa é tutta una finta.»

Bill non rispondeva di nuovo, era proprio da un'altra parte!

«Torna nel mondo reale! Per piacere...»

«Ehi! Eccomi, sono tornato, cosa mi hai detto nel frattempo?»

Rassegnato, il suo amico disse:

«Nulla, lascia stare... l'importante é che tu ora rimanga qui, nel mondo reale.»

«Ok, ci proverò, tornerò nel mondo improbabile soltanto per qualcosa di davvero urgente.»

«Allora ripartiamo dal pedone.»

Bill disse di fretta:

«Oh no! Devo andare via subito, é successo un guaio nel mondo improbabile! Me lo spiegherai la prossima volta questo gioco, mi dispiace ma devo proprio andare, ciao!»

Corse via più veloce che mai, Bob lo chiamò, ma lui ovviamente non rispose... però ora vediamo qual'era questo grande problema:

“«Emergenza!»

«Cosa é successo?»

La mosca ci pensò e poi disse:

«Ve lo spiegherò con una canzone.»

Gli altri però non erano d'accordo, disapprovarono così:

«No, tutto ma non la canzone...»

La mosca partì:

«Hanno ucciso il grillo-ragno, chi si sia stato non si sa, forse la volpe o il coniglio, forse quella mucca là, hanno ucciso il grillo-ragno, non si sa neanche perché, avrà fatto qualche furto a qualche busta di latte!»

 

Qualche minuto dopo:

«Il grillo-ragno era un grillo nero con otto zampe, aveva 3 mesi, compiuti qualche giorno fa... devo indagare, così scoprirò chi é stato e lo smaschererò!»

 

Cominciò ad indagare:

«A quanto pare l'omicida non ha lasciato tracce... ecco! Adesso ho capito chi é il colpevole ed ho capito anche che trucco ha usato!»

Rimasero tutti sorpresi, il bufalo disse impaziente:

«Allora ce lo spieghi!»

La mosca si fece pensierosa, poi affermò:

«Ve lo spiegherò con una canzone!»

Il bufalo perse tutto il suo entusiasmo:

«Oh no, di nuovo...»

Si parte:

«Hanno ucciso il grillo-ragno, chi sia stato or si sa, non é stato il coniglio e nemmen la volpe là, hanno ucciso il grillo-ragno, or si sa anche perché, ha rubato a quella mucca le sue buste di latte.»

«E' vero, lo ammetto, sono stata io... ma non ha rubato solo qualche busta, le ha rubate tutte! E pensare che mi ero impegnata al massimo nel produrre quel latte, se lo é bevuto tutto... non ci ho visto più e l'ho fatto fuori...»

Ripartì la mosca:

«Ho trovato delle tracce di latte vicino alla bocca della vittima, e l'unica a potersi permettere del latte é la mucca. Quindi in conclusione, questo é stato un avvelenamento da latte! La mucca si é voluta vendicare fingendo di voler stabilire la pace con il grillo-ragno, gli ha offerto del latte per risolvere la questione, ma in realtà é stato soltanto un trucco per farlo fuori.»

La mucca, in conclusione, affermò:

«Ho seguito un proverbio, chi di latte ferisce...»

Concluse la mosca:

«Di latte perisce.»”

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Capitolo 5
*** La scuola contraria (parte seconda) ***


“«Domani andiamo in gita, punto e basta! Non voglio più lamentele, come vi permettete di voler studiare?»

Il bambino rispose con un tono tranquillo:

«Ma... noi non vogliamo andare in gita, vogliamo stare zitti e non creare confusione.»

Il professore perse le staffe:

«Io non riesco a sopportare questo modo di parlare così pacato, dovete alzare la voce! Dite brutte parole, scatenatevi! Andate in gita e sfasciate tutto ciò che vi trovate davanti!»

I bambini accettarono l'idea della gita:

«Va bene, andremo in gita, però adesso non facciamo ricreazione, ci mettiamo a studiare!»

L'adulto si sentì offeso:

«Adesso fate ricreazione!»

Un bambino con voce abbastanza timorosa ribatté:

«Non la vogliamo fare...»

Ma, da dietro la cattedra, non mollò e affermò:

«Va bene, d'accordo, potete anche non fare ricreazione, ma da ora in poi non farete più lezione.»

I bambini delusi, la presero come la punizione peggiore a cui potessero andare incontro. In seguito, uno di loro, frustrato, piangendo, disse:

«Siete cattivo, noi vogliamo studiare...»

Con voce provocatoria, il professore disse:

«Abbassa un po' di più la voce, dai!»

Il bambino stette alla provocazione, così, con voce quasi sussurrante affermò:

«Anche più bassa di così, se volete.»

Si alzò, cercò di trattenere la sua furia, ma esplose:

«Noooooooooooooooo, questo non ve lo permetto, avete oltrepassato il limite, per punizione farete ricreazione tutto l'anno!»

Tutti i bambini rimasero delusi, ma lui non demordeva:

«Noi protesteremo.»

La voce fu quasi impercettibile.

Poi, l'uomo, sentendosi potente, domandò:

«E come vorreste protestare?»

Continuava a stare alla sfida, stavolta, sembrava quasi non aprire bocca:

«Stando zitti.»

Andò su tutte le furie, ci sarebbe stato bisogno di uno psichiatra, ribaltò la cattedra, che poi lanciò contro la lavagna... ma quello che lo fece infuriare ancor di più fu il silenzio dei bambini.

Cominciò a correre per tutti i corridoi della scuola, la stava distruggendo, sfasciando, cadeva a pezzi.

Una volta fuori dall'edificio seminò il panico in città, disintegrava palazzi, auto e quant'altro, era una specie di Hulk.

Ma quello che lo fece tranquillizzare, fu il fracasso, le grida delle persone spaventate, che non come i bambini urlavano, per fortuna non fecero silenzio.

Era stata la goccia a far traboccare il vaso, aveva davvero esagerato quel bambino, si era permesso di non fiatare, se avesse urlato e se avesse scaraventato il suo banco sulla testa del professore tutto questo non sarebbe successo. Avrebbe guadagnato anche un bel 10 e lode, si sarebbe trovato la laurea del professore (grato al bambino finalmente scatenato) in mano. Invece no, e per quale motivo? Perché ha voluto studiare, abbassare la voce e non fare il presuntuoso. Quindi, mi raccomando, meglio non prendere esempio da lui, se non si vuole finire senza una città nella quale vivere.”

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Capitolo 6
*** Brutto é bello e bello é brutto ***


«Ti devo dire una bugia, giochi davvero male?»

Si arrabbiò Bob:

«Ma come ti permetti?»

Bill diceva qualunque cosa al contrario:

«Che educato, dovresti mandarmi a quel paese?»

Bill mandava in confusione il cervello di Bob:

«Cosa?»

Bill persisteva, addirittura i segni di punteggiatura inseriva al contrario:

«Cosa non c'é di normale!»

Bob si arrese:

«Questo mondo improbabile ti sta proprio dando alla testa.»

Le affermazioni diventavano domande e viceversa:

«Non é falso, non hai proprio torto?»

Bob tentò di ricevere una risposta sensata:

«Perché tutto ciò? Puoi spiegarmelo senza parlare al contrario?»

Bill rispose in maniera ancor più ambigua:

«Sì?»

«Questo voleva dire no?»

«No?»

Adesso non si capiva se parlava normalmente oppure al contrario, quindi, aveva detto che poteva spiegarlo normalmente e quindi aveva risposto “sì” la prima volta e la seconda volta “no”. Invece, se stava parlando ancora al contrario, la prima volta voleva rispondere “no” e la seconda “sì”. Impossibile era dare una risposta a questo enigma, ma Bob cercò un modo per spillarglielo:

«”No” voleva dire “sì”?»

«No?»

Il cervello di Bob stava per fondere:

«E questo no cosa vuol dire?»

Bill non dava alcun indizio:

«No?»

Bob aveva forse trovato il modo:

«Dimmi nello stesso modo con cui hai risposto prima alla domanda “puoi spiegarmelo” eccetera, se volevi intendere “sì” o no. Ovviamente, iniziando con “prima volevo dire”.»

Bill era alle strette:

«Sì, te lo dico?»

Bob credeva di aver raggiunto il suo obiettivo finale:

«Allora dillo.»

Bill cominciò a divertirsi davvero:

«Sì, te lo dico?»

Bob era ancora convinto della sua vittoria:

«Dimmelo.»

Bill, a suo modo, era convinto di aver trovato l'enigma irrisolvibile:

«Te lo dico?»

Bob esultò, aveva sconfitto il suo amico, lo spiazzò con questa frase:

«Ho capito, prima volevi dire “no” e dopo volevi dire “sì”.»

Bill tornò a parlare normalmente:

«Bravo, ma come lo hai capito?»

Bob era davvero orgoglioso della sua vittoria:

«Hai commesso un errore, dato che lo hai detto con una domanda voleva significare “no”. Perché tu oltre a capovolgere le parole, capovolgi anche il genere, cioè affermazione o domanda.»

«Addio?»

«Hai ricominciato?»

«No?»

Bob, stavolta, recitò lui la parte di Bill:

«Ci casco?»

Bill capì che ormai non ci sarebbe più cascato:

«Va bene, la smetto, ciao.»

Bob lo salutò a sua volta:

«Addio?»

E Bill stette al gioco:

«Addio?»

E restarono lì?

Nel rigo sotto stavo zitto normalmente?


Vi ha confusi? Se devo dire la verità, rileggendolo, ha confuso anche me.

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Capitolo 7
*** Strane leggi ***


«Aiuto, al ladro!»

«Bill, fermalo!»

Non lo ascoltò e fece fuggire il criminale.

«Avrei dovuto fermarlo?»
«Certo che avresti dovuto, che domande fai?»

«Secondo me sarebbe stato un po' strano.»
«Cosa ti é saltato in mente? Quel tizio aveva appena commesso un furto, non era armato ed era precisamente nel tuo raggio di azione!»

Al contrario del suo amico Bob, lui non sembrava molto agitato:
«Str-strano? E dove sarebbe strano, nel tuo mondo improbabile per caso?»

«Hai centrato in pieno.»
«Saranno affari tuoi e dei suoi abitanti, ciò che inventi nella tua testa non può ripercuotersi sul mondo reale.»
«Adesso non ti scaldare tanto, é che credevo di trovarmi ancora lì. Però, sotto alcuni aspetti, hai ragione tu, avrei dovuto ragionare sul fatto che se mi trovo nel mondo improbabile non posso avvertire la tua voce.»

Bob, seccato da quella storia, confermò:

«Già... avresti dovuto.»
“Questo suo mondo mi ha davvero annoiato...”

Come dargli torto, da quando il ragazzo aveva inventato il mondo improbabile dedicava più tempo a quello che al reale, infatti:

«Bob, adesso ti devo proprio salutare, sembra stia accadendo qualcosa di interessante.»
«Fa pure, divertiti, ciao.»

Non riuscì a ricevere neppure la risposta che Bill si catapultò nella sua personale dimensione:

“«Una copia del quotidiano improbabile.»

«Tenga.»

Cominciò a leggere l'articolo in prima pagina e...

«Cavoli, oggi me ne sono dimenticato!»

Cosa aveva dimenticato?

«Devo far fuori qualcuno entro la giornata, sono già le 23.50 e la mezzanotte si avvicina! Non si vede nessuno per strada, come farò? Mi sono cacciato proprio in un brutto guaio!»

Da lontano intravide un bar, le luci erano accese e quella era la sua unica opportunità per riuscire a portare a compimento il suo dovere, chi avrebbe trovato lì dentro?

«Anf, anf... devo fare presto.»
Diede un'occhiata al suo orologio da polso e...

«Dannazione, ne mancano soltanto 7, devo fare in fretta!»

Ampiamente affannato aprì la porta e ansimante salutò:

«Buonasera,.. anf... anf...»

«Buonasera a lei, signore.»

Scrutò da capo a fondo il locale e finalmente trovò quello che cercava:
«Bob, sei proprio tu!»

«Ciao Bill!»

«Ho bisogno di un favore urgente, devo ucciderti.»
«Fai pure, non ci sono problemi.»
«La legge dichiara di uccidere una persona al giorno, altrimenti...»

«Lo so, si va in contro all'ergastolo.»
«Allora posso?»
«Certo che puoi, io non ho nulla da fare, e poi ho già sbrigato il lavoro.»

«Grazie, sei un vero amico.»
«Non dirlo nemmeno, in fondo é a questo che servono gli amici, e poi é un'idiozia. Tieni, prendi questa sedia e scaraventamela in testa.»

Annuì e poi colpì il compagno sul capo.

«Obbligo, eh?»

Bill rispose rassegnato all'anziano:

«E' la vita...»

Tutto d'un tratto ringalluzzì:

«E adesso una bella foto ricordo assieme al corpo di Bob!»

Dopo averla scattata:

«Questa va dritta su Facebook.»

«E non dimenticare di inserire i tag.»
Gli rimembrò il barista, mentre puliva i bicchieri sporchi di sangue schizzato durante la colluttazione.

«Mi sembra ovvio.»

Appena una manciata di secondi e:

«Al sindaco e ad altre sette persone piace questo elemento.»

«Lui é un uomo che premia sempre chi adempie ai propri doveri di bravo cittadino. Credo tu debba andare adesso, vero?»

«Già, alla prossima.»

Ma proprio quando quella faticosa giornata sembrava star terminando:

«Oh cavoli, ho dimenticato il mio omicidio!»

Bill si voltò e diresse il suo sguardo verso il sessantenne, il ragazzo era terrorizzato, nel contempo dal locale partiva una forte voce:

«Torna qui ragazzino, ho bisogno di un favore da parte tua!»

«Magari un'altra volta, perché adesso ho tanto da fare, si tratta di impegni della massima urgenza, devo scappare!»

E così corse via, mentre il barista era in disappunto:

«Questi giovani d'oggi... che scostumati, non sono più quelli di una volta...»

Poi seccato sbuffò:

«Inoltre mi toccherà anche essere rinchiuso in galera, che vita...»

Si avvertiva già il suono delle sirene, con all'interno agenti intenti a catturare il vecchio signore, ma lui non era di certo uno stupido, infatti seppe ideare qualcosa per sfuggire agli sbirri:

«Mi toccherà andare in galera, a meno che...»

Impugnò nelle sue mani un coltello e si trafisse in petto, che illuminazione! Un auto-omicidio ed esattamente a mezzanotte in punto, che dire... un genio incompreso.”

Nel mondo reale...

«Bob!»
«Cosa vuoi ancora? Avevo intenzione di dirigermi a casa, ma... dici pure»

«Ho scoperto che tu esisti anche nel mondo improbabile!»

Non c'era bisogno di parole, il volto di Bob parlava da solo.

«Il punto é che sei morto.»
Lui rispose ancora con:

«Wow... non me ne interessa un fico secco, a domani, prima o poi dovrai pur imparare a giocare agli scacchi.»

«La notizia é...»

L'altro non sembrava per nulla interessato:
«E quale sarebbe questa notizia sensazionale?»

«Che ti ho assassinato io!»

Dopo quella frase, il ragazzo cominciò ad indietreggiare lentamente, per poi sfrecciare via tutto d'un tratto.

«Cominci a farmi paura... molta paura... ugh, non vorrai certo ripeterti nella vita reale?»

Bill sfruttò l'occasione per prendersi gioco del suo amico:

«Perché no?»

Bob, dopo quell'ultima allusione, credendo il suo coetaneo un pazzo omicida, urlò a squarciagola e fuggì via:

«Ho paura di lui, aiutoooooo!»

Quando Bill decise di fargli capire che era stata solamente una burla, lui si era già dileguato:

«Dai torna qui, scherzavo.»

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