Il portale di Atlantide di Sabriel Schermann (/viewuser.php?uid=411782)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2 ***
Capitolo 3: *** Capitolo 3 ***
Capitolo 4: *** Capitolo 4 ***
Capitolo 5: *** Capitolo 5 ***
Capitolo 6: *** Capitolo 6 ***
Capitolo 7: *** Capitolo 7 ***
Capitolo 8: *** Capitolo 8 ***
Capitolo 9: *** Capitolo 9 ***
Capitolo 10: *** Capitolo 10 ***
Capitolo 1 *** Capitolo 1 ***
Hello!
Immagino voi pensiate di non conoscermi. E invece sono io, Gigi
Chan!
Il
fatto è che su quell'account ho avuto qualche problema, così
ho creato questo e adesso posso finalmente pubblicare le mie adorate
fanfiction!
*-*
Essendo
questa la prima long che scrivo su Huntik, la dedico interamente al
Fandom Huntik,
che in questi mesi ha rallegrato le mie giornate e le ha fatte
diventare migliori! Grazie!
Detto questo, ecco una piccola premessa: questa
fanfiction è ambientata (ancora) nella prima serie, quando
Zhalia uccide Klaus e salva Dante dalla morte certa.
Non rispecchia la realtà del cartone, ma è
soltanto frutto della mia fantasia, infatti Atlantide verrà
poi nominato nella seconda serie (che io non ho visto interamente!)
Ho
solo tentato di analizzare il lato sentimentale
delle coppie presenti, proprio perché questo nel cartone è
spesso messo in ombra.
Spero vi piaccia e apprezziate almeno un po' il mio
stile.
Grazie, buona lettura a tutti! :)
CAPITOLO
1 – I'm falling to pieces
“Zhalia, che
cosa hai fatto...?”
Spostai lo sguardo
sul suo viso.
Un mare di ricordi
mi investì improvvisamente.
No, non posso più
vivere con queste colpe.
Non sono degna di stare
insieme a loro.
Non ora. Non dopo tutto
questo.
“Zhalia, tu
non puoi uccidermi...”
“Zhaal...”
“Sei sempre
stata come una figlia per me...”
“Mi dispiace”
Poi abbassai lo
sguardo e lo colpii.
Una lacrima ribelle mi
scivola sul viso.
Attraversa tutta la
guancia destra, per arrivare sul mento e cadere nel vuoto.
Come me: ora che ho
ucciso il mio mentore e tradito i miei unici amici, non mi resta
altro che cadere nel vuoto.
Scomparire nel nulla
senza lasciare traccia.
Mi libererei soltanto
di un enorme peso sulla coscienza.
“Dante, forse
ho fatto la scelta sbagliata...”
“Non importa.
Io mi occupo di Klaus, tu pensa agli altri”
Poi si allontanò,
invocando Caliban.
Lo osservai
combattere. Era agile e veloce, forte e imponente, come il suo
titano.
Un singhiozzo mi esce
involontario dalla gola: copro la bocca con una mano;
Devo fare attenzione a
non farmi sentire da nessuno.
“I veri eroi
non piangono mai” mi disse.
Gli sorrisi.
“Quando avrò
vinto questa missione, tutti mi apprezzeranno, vero Klaus?”
“Ma certo, mia
cara Zhaal”, sorrise.
“Tutti”
Un
altro singhiozzo rompe il silenzio.
Avrei
voglia di urlare al mondo il mio dolore, di renderlo partecipe di ciò
che ho fatto e di ciò che sono.
Di
quello che sono stata.
Ma
non posso. Così decido di soffocare questo dolore, per
l'ennesima volta, nella parte più profonda di me stessa.
Quella
che difficilmente viene a galla.
Quella
che poche persone riescono a tirar fuori.
“Il costo
delle nostre azioni è molto caro”
“Ma a volte
non siamo noi che scegliamo chi essere”
Sorrise. Un sorriso
caldo, rilassato, comprensivo.
Avevo amato il suo
sorriso fin dalla prima volta che l'avevo visto.
Non avrei mai voluto
che scomparisse.
Poi mi poggiò
sul letto, rimboccandomi le coperte.
“Buonanotte
Zhaal”
Mille
lacrime scendono silenziose sul mio viso.
Una
dopo l'altra, le osservo suicidarsi.
Poi
chiudo gli occhi.
“Zhalia, c'è
una cosa che devo dirti...”
“Cosa?”
domandai, con voce carica di aspettative.
Riapro
gli occhi.
Una
lacrima solitaria scende ancora lungo la guancia bagnata.
Ma
questa volta, una mano la raccoglie.
Una
mano non le permette di suicidarsi.
Una
mano la salva, racchiudendola nel suo calore.
Alzo
lo sguardo sorpresa.
“Dante...”
mi
asciugo velocemente le ultime lacrime, cercando di mantenere un
minimo di decoro, per quanto mi sia possibile.
Abbasso
lo sguardo, ma una mano morbida e calda mi costringe ad osservare
quegli splendidi occhi color ambra.
“Zhalia,
c'è qualche problema?”
No, non c'è
nessun problema. Sto piangendo, ma non c'è nessun problema.
Ho ucciso Klaus, ma
non importa. Ho tradito l'unica persona che si fidava di me, ma non
c'è nessun problema.
“Lo sapevo che
non dovevo fidarmi!”
“Sei solo una
stupida traditrice” urlò Sophie.
“È
questa la verità! Sai solo deludere le persone che più
ti amano!”
“Ma io non mi
sono mai fidata di te, Zhalia! E soprattutto, non ti ho mai amato!”
Improvvisamente,
scoppio in un rumoroso pianto.
Invoco
il nome di Klaus, Dante, Sophie, Lok.
Penso
a Cherit e alla sua voce squillante e fastidiosa.
Penso
a Lok e alla sua ingenuità.
Penso
a Sophie e alle sue parole taglienti.
Ma
non ho il coraggio di pensare a Dante.
Non
ho il coraggio di pensare ai miei sentimenti.
Preferisco
pensare a ciò che non ho dato quando ne ho avuto l'occasione.
A
quello che non ho fatto.
A
quello che non ho detto.
Mi
alzo improvvisamente.
“Zhalia”
“No,
non dire nulla”
Mi
dirigo verso la porta. Ma lui si alza, trattenendomi per un braccio.
Sento
la sua presa scottante penetrarmi fin nelle ossa.
“Zhalia,
ascoltami-”
“Dante,
ti prego...lasciami andare” sussurro.
I
secondi passano veloci.
Poi
lui allenta la presa, lasciandomi andare.
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Capitolo 2 *** Capitolo 2 ***
CAPITOLO 2 -
I'm coming home
Cammino
per le strade di
Amsterdam, tra i mille colori delle case che si fondono con quelli
del cielo.
Passo
per le strade che un
tempo sono state la mia casa, cammino per quelle in cui ho vissuto
cose che vorrei dimenticare.
Passo
per la strada in cui
mi maltrattarono, passo per quella in cui un tempo, qualcuno
mi tese la mano, strappandomi dalla povertà.
Tento di ricacciare
indietro le
lacrime.
Sapevo che venire in Olanda
non sarebbe
stata proprio una buona idea.
Ma questo è
l'unico posto in cui ho un
lavoro ed una casa.
Un lavoro che forse posso
ancora
riprendere e una casa che non è mia.
Ma non importa.
Proseguo la strada,
sbucando in un
angolo proprio davanti ad un ristorante.
“Restaurant
Haesje Claes”
Il nome non mi suona
estraneo. Per
niente.
Decido di entrarci.
Non tanto per la fame
quanto per il
bisogno economico.
Appena varcata la soglia,
mi dirigo
verso il bancone.
“Oh, ma guarda
chi si rivede!”
“Ehi, bella
misteriosa!”
Per un attimo, il mio cuore
smette di
battere.
Non avevo pensato che qualcuno
mi avrebbe potuto riconoscere.
Non qualcuno della Fondazione.
Un mezzo gridolino mi esce
dalla bocca.
Cerco di mantenere
un'espressione
normale, nonostante io non la possa assolutamente sopportare.
“Ah ~”
“Scarlett!”
“Che ci fai
qui?”
Osservo il suo viso con un
lieve
sorriso stampato sulle labbra.
“Oh, che ci fai tu
qui!
Pensavo fossi a Venezia con la squadra”
Anch'io pensavo
fossi a Venezia.
Speravo fossi a Venezia.
“Tu almeno puoi
ancora stare con
loro...” sussurro abbassando lo sguardo.
“Eh?”
“Eh?”
Alzo la testa, spaesata.
“Zhalia, che stai
dicendo?”
Improvvisamente,
un'illuminazione mi
colpisce.
Lei non sa.
Non sa nulla.
Sorrido.
Così
sarà più facile giocare le
carte a mio favore.
“Ecco, Dante mi
ha affidato una
missione” dico toccandomi istintivamente la nuca.
“Oh, grazie al
cielo! Pensavo di
essere sola in questo ristorante!” sorride.
“Che aspetti, vai
a cambiarti!”
Senza capire una parola, mi
giro,
dirigendomi verso il retro.
Cosa significa che pensava
di essere
sola?
Dante le aveva davvero
affidato una
missione?
E perché proprio
a lei? E
soprattutto, perché proprio qui?
Senza rendermene conto, mi
cambio
indossando lo stesso grembiule di Scarlett.
Sovrappensiero, di ritorno
dal
camerino, osservo attentamente le persone presenti in quel
ristorante.
Spalanco gli occhi davanti
all'evidenza.
Sono tutti membri della
Fondazione!
Alcuni li conosco di vista,
altri non
so chi siano.
Ma la Fondazione
è grande e vasta,
sono tante le persone che non conosco.
È
strano però...non c'è nessuna traccia di Dante,
né di Lok e
Sophie.
Possibile che sotto tutto
questo ci sia
qualcosa di più grande?
Incuriosita da questa
domanda, decido
di mettermi al lavoro: prendo un piccolo block notes
e mi
avvio verso alcuni clienti.
Ogni
volta che provo a
volare
cado
senza le mie ali
mi
sento così piccola
credo
di aver bisogno di
te
[Everytime
– Britney Spears]
Dante...dove sei adesso?
Perché mi
hai lasciato andare?
Ora non posso
più tornare indietro...
“I signori
desiderano...?”
Alzo lo sguardo sui loro
volti. Poi sui
vestiti.
Un sospiro di sorpresa mi
raggiunge.
Muovo istintivamente un
passo indietro.
“L'Organizzazione!”
Velocemente, invocano i
loro titani.
Non sono pronta a
combattere, ma mi
devo adattare.
E ovviamente, risolvo il
problema nel
peggiore dei modi possibili.
“Gareon!”
“King
Basilisk!”
K.O. Era prevedibile.
Un calcio potente mi
raggiunge il
costato.
Vorrei replicare, vorrei
combattere
adesso, ma non mi è possibile.
Posso solo piegarmi su me
stessa e
piangere.
Piangere per il dolore
causato da quel
calcio, piangere a causa di un dolore più profondo.
Quello causato dalla
consapevolezza di
aver tradito i tuoi amici.
Quello di essere, oramai,
una nullità.
“Quando
avrò vinto questa
missione tutti mi apprezzeranno, vero Klaus?”
“Ma
certo, mia cara Zhaal”
sorrise.
“Tutti”
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Capitolo 3 *** Capitolo 3 ***
CAPITOLO 3 –
I don't wanna have to
go
Quando
apro gli occhi, mi
trovo in una piccola stanza dalle pareti bianche, sdraiata su un
letto singolo.
Indosso
un morbido pigiama
rosa, caldo e comodo.
Muovo il braccio, notando
dei leggeri
graffi vicino al polso.
Il petto mi fa ancora male,
ma sto
decisamente meglio.
Sposto lo sguardo all'altro
lato della
stanza, trovando due occhietti curiosi a fissarmi.
“Dante...”
“Hai avuto un
calo di zuccheri, tutto
qui.
Il costato ti
farà male per qualche
giorno, ma per fortuna non c'è nulla di rotto”
Osservo il suo viso. La sua
espressione
sembra fredda, distaccata.
“Dante-”
“No, Zhalia,
adesso mi lasci parlare.
Mi spieghi perché devi sempre metterti nei casini?
Perché?”
“Non è
la prima volta che rischio la
vita. E poi io non sapevo nulla”
“Allora
perché sei scappata? Perché
sei tornata in Olanda? Perché sei andata via da me?”
Il suo tono è
alto. È
arrabbiato. Ed è arrabbiato con me.
Lentamente, mi prende il
viso tra le
mani.
Sono calde e morbide, si
muovono
gentili sulla mia pelle.
Soltanto in quel momento
osservo meglio
il suo volto.
Ci sono numerosi graffi
accennati, deve
aver combattuto molto nelle ultime ore.
“Perché
sono qui, Dante?”
“Perché
mi hai salvato?”
sussurro.
“Perché
io rivolterei il mondo per
te, Zhalia...”
Improvvisamente, provo il
bisogno di
abbracciarlo.
Lo stringo tra le mie
braccia,
poggiando la testa sul suo petto.
E mi accorgo di non averlo
mai fatto
prima.
Né con lui,
né con nessun altro.
Ascolto il battito lento
del suo cuore.
Poi alzo la testa.
“Dante, mi
dispiace”
“Mi dispiace per
tutto quello che ho
fatto...”
“Zhalia...”
Sento il suo respiro sulle
labbra.
Siamo così
vicini che basterebbe
soltanto un soffio per far accadere la magia.
Poi la porta si spalanca,
scoprendo una
bionda e magra figura trafelata.
“Dante,
c'è Metz che...oh!”
“...arrivo”
Mi poggia delicatamente sul
letto,
baciandomi la fronte.
Poi scompare dietro la
porta.
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Capitolo 4 *** Capitolo 4 ***
CAPITOLO 4 –
I already know
everything
Poggio
la testa sul cuscino,
scivolando sotto le coperte.
Osservo
Lok, ancora sulla
soglia, in piedi davanti a me.
“C'è
qualche problema,
ragazzino?”
Sento
il suo sguardo
curioso, scottante sul mio corpo.
“Entra,
Lok”
Probabilmente
è quello che
aspetta di fare da quando è qui.
Chiude
velocemente la porta
e avvcina una vecchia sedia di legno al letto.
Osservo i suoi occhi
azzurri come il
cielo, bassi e traboccanti di vergogna e disagio.
“Io lo
so che in fondo sei una
persona buona”
Sospiro, abbassando la
testa.
“Mi dispiace Lok.
Quello che mi disse
Sophie è vero. Sono solo una stupida traditrice”
“Anche tu ti
vergogni di me, vero?
Faccio schifo.
Io...non merito di stare
con voi. Non
sono degna di stare con te, Dante, Sophie, Cherit”
Alzo la testa, il volto
ormai bagnato
dalle lacrime.
“Tu non sei
stupido, Lok. Sei un
piccolo angelo”
Sussurro, con voce rotta e
roca.
“Mi
dispiace”
“Mi
dispiace”
Lo abbraccio, rimanendo in
silenzio.
Passa qualche minuto, tre,
forse.
“Io lo so che in
fondo sei una
persona buona”
“Senza di te la
squadra Huntik non
sarebbe la stessa”, sorride.
“Zhalia, io sono
non sono mai stato
bravo in queste cose, ma ti voglio bene.
E anche Sophie te ne vuole.
Tutti ti
vogliamo bene”
Alzo la testa, quando un
suo dito mi
asciuga le lacrime.
“Sappiamo
ciò che hai passato e
capiamo quanto dev'essere stato difficile fare la scelta che hai
dovuto fare”
“...grazie
Lok...”
“Sei una
persona speciale”
Poi poggio nuovamente la
testa sul
cuscino.
Lui si alza, dirigendosi
verso la
porta.
“Ah, Zhalia! Ma
cosa stavate facendo
prima tu e Dante?”
Gli lancio instintivamente
uno sguardo
assassino.
Lui ride divertito, uscendo
dalla
stanza e chiudendo la porta dietro di sé.
________________________________________________________________________________________
Ciao a tutti e grazie per
essere arrivati fin qui! ^-^
Innanzitutto, mi scuso per
il ritardo, ma ho avuto qualche impegno e non mi è stato
possibile aggiornare in questi giorni.
Ringrazio infinitamente
quelli che leggono sempre, recensiscono e seguono la storia, mi fa un
immenso piacere! :)
Capisco che forse questi
capitoli troppo corti, monotoni e un pò noiosi, ma il colpo
di scena ci sarà e arriverà presto!
Grazie ancora a
tutti e al prossimo capitolo! :)
|
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Capitolo 5 *** Capitolo 5 ***
CAPITOLO 5 -
Now all we ever seem
to do is fight
La mattina successiva, con
non poco
dolore al costato, scendo dal letto ed esco dalla mia stanza.
Mi dirigo lentamente verso
la cucina,
scoprendo che c'è qualcuno insieme agli altri.
“Metz!”
“Zhalia,
è un piacere vederti! Stai
bene?”
“Perché
non mi avete chiamato
prima?” domando al resto della squadra.
Dante è seduto
dietro ad un tavolo, in
mano una tazza di tè e il volto preoccupato.
“Oh, non
preoccuparti, sono qui già
da ieri sera” sorride Metz.
Per un attimo i nostri
sguardi si
incrociano.
Un breve e profondo
silenzio invade la
stanza.
“Metz...”
azzarda Sophie.
“Perché
sei qui?” conclude
Lok.
Lo sguardo allegro e vivace
dell'uomo
scompare, sostituito da uno più cupo e preoccupato.
Lentamente, si siede su una
delle tante
poltrone presenti nella stanza.
Osservo Dante: la tazza di
tè mezza
piena ancora in mano, lo sguardo basso e preoccupato.
Quasi...triste.
Ma per cosa? Qual
è la causa di tutta
questa preoccupazione?
Perché il mio
Dante è triste?
Sposto lo sguardo su Metz,
che
finalmente inizia a parlare.
“Esiste un luogo,
in mezzo all'oceano
indiano, dal nome sconosciuto ed un passato oscuro e misterioso.
Secondo alcune leggende
sviluppatesi
nei dintorni, sotto il mare si troverebbe un gigante, mangiatore di
teste. Secondo altre, là sotto si celerebbe una
città, la città
perduta, l'origine dei titani.
Se questa fantasia
è vera, è
possibile che lì sotto si trovino altri mille titani
destinati a non
vedere mai luce; ma se la prima ipotesi non è soltanto puro
divertimento...beh, in questo caso nessuno può pensare di
uscire
vivo da lì”
Di nuovo, solamente per un
attimo, i
nostri sguardi si incontrano.
“Quindi?”
chiede Lok, sedendosi su
una sedia di fronte a Dante.
“Questa potrebbe
essere la chiave per
trovare tuo padre, Lok! E per recuperare altri migliaia di titani,
magari potentissimi! Quel potere immenso potrebbe sconfiggere la
Spirale di Sangue e l'Organizzazione contemporaneamente!”
“...e la fondazione
Huntik”
Metz sospira
silenziosamente, poi
annuisce, “Esatto, se non stiamo attenti”.
“Ma nessuno ha
mai detto che tutto
questo esiste davvero” sussurro.
Osservo i suoi occhi scuri,
come se
all'interno potessi scovare la chiave di questo misterioso
indovinello.
“C'è
sempre un fondo di verità,
anche nelle bugie”
Sospira, rimanendo in
silenzio. Una
pesante tensione si avverte nell'aria.
Poi riprende:
“Ragazzi, vi rendete
conto che se ci impadroniamo di tutto quel potere possiamo
sconfiggere sia l'Organizzazione, sia la Spirale di Sangue?”
“È
tutta la vita che combattiamo come se fosse una guerra,
Metz!”
sbotta Dante.
“Non possiamo
rischiare di morire per
delle stupide leggende!” si alza, avvicinandosi al suo
mentore.
“Il nostro
obiettivo principale è
trovare nuovi amuleti e contrastare l'Organizzazione, non
sconfiggerla e uccidere tutti i suoi membri!”
Un silenzio innaturale
invade ora la
stanza. Dante e Metz si guardano intensamente negli occhi.
“Sei stato tu ad
insegnarmi che il
rispetto per l'avversario è fondamentale in un
combattimento”
“...sei stato tu
a insegnarmi che ai
nostri vinti dobbiamo riservare cure, e non preghiere sulla
tomba”
Poi apre la porta e la
chiude dietro di
sé.
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Capitolo 6 *** Capitolo 6 ***
CAPITOLO 6 -
You are everything I
need to survive
Sto scrivendo sul mio
diario, quando
qualcuno bussa alla porta.
Lo ripongo velocemente nel
cassetto
insieme alla penna, chiudendolo silenziosamente e sussurrando un
flebile:”Avanti”
Quando la porta si apre, un
uomo dalla
maglia nera compare sulla soglia.
“Entra”,
lo invito.
Mi alzo in piedi, tentando
di
raggiungerlo.
“Sei ancora
troppo debole, Zhalia”,
mi dice, avvicinando una mano al mio petto ancora dolorante.
Improvvisamente, sento un
tiepido
calore scaldarmi piacevolmente dal collo in giù.
Senza rendermene conto, mi
ritrovo tra
le sue braccia, come in un piccolo cantuccio caldo e confortevole.
Alzo lo sguardo sui suoi
occhi: li
osservo attentamente, analizzandone ogni più piccola
sfumatura.
“Zhalia...”
Gli prendo il viso tra le
mani,
poggiando la sua fronte contro la mia.
Restiamo così
per qualche secondo,
fino a quando le nostre labbra non si scontrano in un leggero e dolce
bacio.
Ci stacchiamo, per fissarci
negli occhi
intensamente.
Posso sentire ogni mio
senso
completamente sveglio e all'avanguardia, pronto a godersi ogni
più
piccola sensazione che possa ricevere.
“Da quanto
aspettavo questo momento,
Zhalia...ora nessuno ci può disturbare”
Improvvisamente, mi spinge
leggermente
indietro, ricadendo sulle morbide coperte del letto con me.
Sento il suo respiro
bruciare sulla mia
pelle, scottandone ogni centimentro: non riuscendo più a
trattenermi, lo bacio con rinnovata passione.
Le nostre lingue si
scontrano in un
bacio lungo e intenso, un bacio che aspettavo da tanto tempo.
Sento le sue labbra sul
collo,
tracciando linee non ben definite.
Poi lo sento sulle braccia,
sul ventre,
sulle coscie, sul mio corpo intero, bruciante di passione.
Lo bacio ancora e ancora,
affondando le
unghie in quei capelli rossicci, stringendoli e sentendoli morbidi
sotto i miei polpastrelli.
Una passione nuova e
sconosciuta ci
possiede, portandoci a scoprire con curiosità ogni cosa
dell'altro e
di noi stessi.
Una passione intensa ci
porta al
culmine, facendoci cadere stremati dalla bolla d'amore che ci eravamo
creati, spezzando quell'intenso flusso di piacevoli relazioni.
Senza dire una parola, mi
accovaccio al
suo fianco, stretta al suo petto.
Mi prende una mano e ne
bacia ogni
parte. Percorre le dita lunghe, le unghie curate e le fragili ossa al
di sotto.
Poi la posa nuovamente sul
suo petto,
abbandonandola da ogni attenzione.
“Dante...cosa
volevi dirmi sul
treno?”
Non so neppure come ho
fatto a fare
questa domanda.
So solo che è un
dubbio che mi
perseguita da tempo e che finalmente, ho trovato il coraggio di
svelare.
“Ti amo,
Zhalia”
Spalanco gli occhi, il
cuore prende a
battere forte.
Per un attimo rimango
interdetta, non
so bene cosa fare e come rispondere.
Così decido di
far parlare il cuore e
di rivelare i miei sentimenti.
“Ti amo
anch'io, Dante”
|
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Capitolo 7 *** Capitolo 7 ***
CAPITOLO 7 –
All the right things
in all the wrong places
Mi stendo lentamente sul
letto,
poggiando la testa sulle braccia incrociate e allungando le gambe
sulle morbide coperte.
Questa è stata
una giornata
particolamente pesante: ci siamo dovuti alzare molto presto a causa
della nostra missione sperduta e misteriosa.
Abbiamo raggiunto l'isola
di Europa non
senza difficoltà, invocando titani e combattendo cercatori
nemici.
Non è stato
semplice metter piede su
questa terra, ma alla fine mi posso ritenere soddisfatta.
Quello che successe la
notte precedente
non è da accantonare: ora sono...felice.
O forse il termine
più appropriato
sarebbe “realizzata”.
Un lieve sorriso mi si
forma sulle
labbra.
Sono sicura che d'ora in
poi, la mia
vita sarà molto più semplice.
O meglio, senza
preoccupazioni.
Ora non ho più
paura. Non ho paura di
non essere accettata, di non essere amata.
Ci sono ancora tante cose
da fare e
tanti misteri da risolvere, ma sono sicura che con la squadra
Huntik al mio fianco, nessun nemico sarà
più così invincibile.
Nemmeno le mie
paure.
Così, rilassata
da questi positivi
pensieri, mi addormento.
~
Mi trovo su un
palco di legno di un
grande teatro;
La platea
è vuota, ma il
palcoscenico è debolmente illuminato.
Spostando lo
sguardo, noto accanto a
me una ballerina che, indossando tutù e scarpette, danza in
punta di
piedi sulle note di una dolce e piacevole melodia.
Sembra quasi una
farfalla che tenta
di prendere il volo.
È
magra e abbastanza alta, con lunghi capelli raccolti in una retina
rosa pallido.
Una sottile ciocca
però, ricade
sulle spalle, seguendola nella sua piacevole danza.
Improvvisamente,
la musica termina e
lei torna lentamente sui suoi passi.
Prendendosi la
ciocca tra le mani,
si gira nella mia direzione, osservandomi attentamente in viso.
“Nella
vita c'è un punto in cui
non si può tornare indietro.
E poi
c'è un punto, ma i casi sono
molto più rari, in cui non è più
possibile andare avanti.
Quando questo
accade, che sia un
bene o un male, l'unica cosa che possiamo fare è accettarlo
senza
proteste”
Segue un minuto di
silenzio, poi
riprende: “Il tempo grava su di te con il suo peso, come un
antico
sogno dai tanti significati. Tu continui a spostarti, tentando di
venirne fuori. Forse non ce la farai, a fuggire dal tempo, nemmeno
arrivando ai confini del mondo. Ma anche se il tuo sforzo è
destinato a fallire, devi spingerti fin laggiù.
Perché ci sono cose
che non si possono fare senza arrivare ai confini del mondo.”
Poi riprende in
silenzio la sua
danza sinistra, questa volta priva di musica.
Fa una giravolta,
alza un piede,
gira su stessa, muove un braccio e compie un'altra giravolta.
Balla senza
melodia, soltanto
muovendosi da una parte all'altra del palcoscenico illuminato.
Poso lo sguardo
ancora una volta
sulla bionda ciocca di capelli fuori dalla retina.
Essa la segue,
come un cane fedele
al suo padrone.
Poi la ragazza
torna indietro,
fermandosi e carezzando quella morbida ciocca.
Mi guarda
un'istante, poi riprende:
“Ormai non puoi più tornare indietro. Sappiamo
entrambi quale sarà
il tuo destino. La differenza è che tu l'hai appena capito,
o forse
no, mentre io lo sapevo fin dall'inizio.”
Poi si avvicina,
abbassando le
braccia, incrociandole al ventre.
Mi tira su il
mento, come per
assicurarsi che la guardi bene negli occhi.
“Tu non
sai chi sei. Non puoi
saperlo. E forse non l'hai mai saputo.
Ma io lo so. Lo so
perché io sono
in te. Sono la tua ragione, la tua anima. Sono te stessa.
E il mio compito
non è nient'altro
che assumere la tua forma.”
Poi abbassa la
mano, senza spostare
un attimo lo sguardo dai miei occhi.
“Ormai
il tuo destino è compiuto.
Ora non puoi più tornare indietro. Hai firmato la tua
condanna e
scavato la tua fossa. Ora, è davvero finita”
Poi sposta
lentamente lo sguardo,
esaminando attentamente la platea vuota.
Mi fa voltare,
prendendomi per la
vita e accompagnandomi lentamente nella sua danza.
Ancora una volta,
nessuna melodia
conduce questo meraviglioso ballo inquietante.
Danziamo in
silenzio, voltandoci e
girando su noi stesse.
Sento il suo
respiro sul collo, il
suo viso accanto al mio.
“Ormai
il tuo destino è compiuto”
ripete.
“Ormai
la tua preghiera è
inutile, Zhalia”
|
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Capitolo 8 *** Capitolo 8 ***
CAPITOLO 8 –
I love you above
everything
Dopo aver finito di
vestirmi e lavarmi,
scendo le scale, dirigendomi verso il salotto caldo e appartato.
Lì trovo Metz e
Dante che
chiacchierano tranquillamente, come se nulla fosse successo.
Devono aver chiarito. In
effetti, Dante
è molto affezionato a Metz, e raramente l'ho visto adirato
con lui.
“Buongiorno
Zhalia!”, mi salutano.
Ricambio il saluto,
chiedendo di
Sophie, Lok e Cherit.
“Oh, i ragazzi
stanno ancora
dormendo. Ieri è stata una giornata piuttosto pesante, e
domani lo
sarà ancora di più, è giusto che si
riposino” dice Dante.
“Cherit invece
è in cucina, credo
stia ancora analizzando alcuni titani recuperati una settimana fa da
alcuni cercatori”, aggiunge Metz.
Mi siedo sull'unico divano
presente in
questo rifugio.
È
abbastanza modesto come albergo, ma è comodo e accettabile.
Per una che ha ottenuto
poco dalla
vita, un bagno in camera è un grande lusso.
Sedendosi accanto a me,
Dante mi porge
una tazza di tè verde, sorseggiando il suo.
Bevo lentamente il mio
tè, scoprendo
un dolce sapore dietro queste misteriose foglie.
Improvvisamente, squilla un
telefono. È
di Metz.
Scusandosi, si allontana
dalla stanza.
Tra noi cala un silenzio
carico di
tensione.
È
Dante a romperlo per primo.
“Sai che il
tè verde aumenta la
velocità con cui l'organismo brucia i grassi, contribuendo a
dimagrire, senza causare alcun effetto collaterale?” dice
tutto
d'un fiato.
“Stai dicendo che
dovrei dimagrire?”
scherzo.
“Ah, no no!
Tu...sei bellissima così”
sussurra imbarazzato.
Arrossisco a quelle parole
senza
neanche rendermene conto.
Poi, un profondo silenzio
cala
nuovamente tra noi.
Questa volta sono io a
prendere parola.
“Dante...forse
dovremmo parlare”
“Forse...”
“Sì,
forse”
“O forse
no” mormora deciso.
“Voglio dire...di
cosa dovremmo
parlare? Pensavo fosse già tutto chiaro”
“È
proprio questo il punto. Cioè...”
Non riesco a continuare.
Sono troppo
imbarazzata.
Non credo di essere mai
stata così
emozionata in vita mia.
Forse perché non
mi sono mai capitate
situazioni del genere.
O forse sì. Ma
quel che è certo è
che non mi è mai capitata questa situazione.
Non so più cosa
pensare. Dopo quella
notte, dopo quel sogno, dopo questo
momento.
Sento la mano di Dante
prendere
dolcemente la mia.
“Zhalia,
io...”
Nemmeno lui riesce a
continuare. Allora
è questo che voleva dire la ragazza nel sogno.
È
questo che è finito.
“Zhalia...io...”,
balbetta
imbarazzato.
Poi abbassa la testa,
stringendo la mia
mano.
“Il
tempo grava su di te con il
suo peso, come un antico sogno dai tanti significati. Tu continui a
spostarti, tentando di venirne fuori. Forse non ce la farai, a
fuggire dal tempo, nemmeno arrivando ai confini del mondo. Ma anche
se il tuo sforzo è destinato a fallire, devi spingerti fin
laggiù.
Perché ci sono cose che non si possono fare senza arrivare
ai
confini del mondo.”
Ci sono
cose che
non si possono fare senza arrivare ai confini del mondo.
Così
decido di
arrivare ai confini del mondo.
“Dante...tu
per me sei più di una semplice notte di passione. Tu sei la
persona
a cui tengo di più al mondo. Sei il mio eroe, l'unico che mi
ha
mostrato davvero fiducia e amore”
“Dante...io
ti amo” sussurro.
Forse
adesso sono
ancora più imbarazzata di prima. Sento il suo sguardo
bruciante su
di me, osservare attentamente ogni mio particolare.
La
presa sulla mia
mano si alleggerisce leggermente.
“Me
l'hai già detto.”
Alzo la
testa,
sorpresa.
Poi
volto lo
sguardo sul suo viso sorridente.
“Cosa?”
“Me
l'hai già detto. Lo hai detto quella
notte”
Non
riesco a
distogliere lo sguardo dal suo viso. Da quel sorriso quasi irritante.
Poi mi
riprendo,
sorseggiando lentamente il mio tè.
La sua
mano stringe
ancora la mia.
“Zhalia...ti
amo anch'io”
sorride.
Nel
giro di dieci
secondi i nostri volti si avvicinano drasticamente.
“Dante...”
Ormai
siamo così
vicini che solo un soffio di vento può separarci.
“Dante!”
Ci
allontaniamo
velocemente.
“Lok,
Sophie, buongiorno!” li saluta.
“Buongiorno
Dante, buongiorno Zhalia!” sorride il ragazzo.
Poi mi
guarda
intimorito.
“P-Perché
hai quell'espressione? Ho qualcosa di strano in faccia?”
Una
smorfia si
dipinge sul mio viso.
“Mpf!”
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Capitolo 9 *** Capitolo 9 ***
CAPITOLO 9 –
The masks I wear will
never change me
Appena apro la porta della
mia camera,
decido di farmi un bel bagno rilassante.
Metz disse che domani
sarà una
giornata faticosa: questa mi è parsa stancante come una
passata a
combattere centinaia di titani.
Chiudo la porta dietro di
me e comincio
a spogliarmi, poggiando i morbidi vestiti sul letto.
Cerco di ricordare l'ultima
volta che
ho fatto un bagno rilassante, tranquilla e liberando la mente.
Non lo ricordo nemmeno
più. Dev'essere
passato così tanto tempo.
Lascio scorrere l'acqua
sulla ceramica
fredda della vasca, versandoci un po' di bagnoschiuma alla fragola e
qualche petalo di rosa.
Non so perché lo
sto facendo. So solo
di averne bisogno, molto bisogno.
Ho bisogno di rilassarmi e
non pensare
a nulla. Aprire la mente e godermi ogni attimo del silenzio attorno a
me.
Poggio l'ultimo petalo
sull'acqua,
quando improvvisamente un rumore proveniente dalla camera da letto mi
fa tendere l'orecchio.
Tornando velocemente nella
stanza, mi
infilo l'accappatoio e vado ad aprire la porta.
“Dante...che ci
fai qui?”, domando
stupita, trovandomi davanti un Dante stanco e esausto, con in volto
un'espressione sfinita.
Non risponde, ma entra
nella stanza e
chiude la porta dietro di sé.
Mi prende il viso tra le
mani,
baciandomi la fronte.
Poi le poggia sul mio
collo, sulla
clavicola, fino ad arrivare alle spalle e far scivolare lentamente
l'accappatoio a terra.
Accarezza la mia pelle,
annusa il mio
collo, bacia le guancie, afferra i fianchi.
Mi trascina lentamente in
bagno,
spogliandosi davanti a me e facendo scivolare con grazia sublime i
suoi vestiti al pavimento.
Lo osservo in tutta la sua
nudità. Il
suo corpo è così bello e incantevole che mi
sembra di non averlo
mai visto prima.
Poi si infila nella vasca,
invitandomi
ad entrare insieme a lui.
Poggio la testa al petto,
ascoltando il
suo cuore battere a ritmo regolare.
Una sua mano mi accarezza
la testa,
baciandomi di tanto in tanto i capelli.
L'acqua calda accarezza i
nostri corpi
come una madre il suo bambino: mi lascio cullare nelle sue braccia,
quasi sprofondando nel sonno.
Ma non mi addormento.
C'è qualcosa che
mi tiene sveglia.
Forse il rumore del suo
cuore. O forse
l'ansia nel mio.
Le sue mani non smettono di
accarezzarmi la testa, tracciando sempre lo stesso percorso.
Rimaniamo così,
in silenzio, per
quelle che mi sembrano ore.
Poi la sua voce sottile e
sussurrata
rompe il silenzio.
“Chiudi
gli occhi e lasciati
andare. Sii te stessa per una volta, Zhalia”
Così chiudo gli
occhi, quando l'altra
sua mano mi accarezza una guancia.
E rimaniamo
così, in silenzio, fino
alla fine del giorno.
~
Sono appena le otto di
mattina quando
usciamo dall'albergo.
Metz era stato chiaro il
giorno
precedente: dovevamo raggiungere il misterioso luogo al più
presto,
prima dell'Organizzazione.
Stiracchiandomi, mi
strofino gli occhi,
per poi aprirli, rimanendo basita.
Il mio cuore comincia a
battere forte,
e le mie membra si svegliano improvvisamente.
Davanti a me si trova una
fila di
uomini, tutti vestiti rigorosamente uguali, con lo stesso marchio.
Dietro di loro ci sono un
paio di
cercatori intrappolati da un'energia magica che non conosco,
probabilmente fanno parte della Fondazione, e sono stati catturati.
Senza perdere tempo, Dante
invoca
Maelstrom che, posizionandosi davanti a noi, ci
protegge.
Mi stringo all'uomo che
amo, agitata e
sorpresa. Mi sento come se fossi già stata sconfitta.
“Dante...sono
troppi, non ce la
faremo mai”
Lui mi guarda preoccupato,
per poi
spostare lo sguardo sul suo mentore, che in lontananza lo
rassicura:”Ragazzi, contiamo su di voi”
Dante lo osserva di
rimando, per poi
spostare lo sguardo sulla fila infinita di cercatori, immobili.
Nei suoi occhi vedo la
voglia di
combattere, di sconfiggerli, con l'impazienza di un bambino.
Anche a costo della vita.
Così
comincia la battaglia.
Dante si lancia contro di
loro, e tutti
i cercatori invocano i propri titani.
Compresa io.
Ma come dissi a Dante, i
nemici sono
troppi e in poco tempo rimaniamo senza alcuna energia.
Quando tutti i nostri
titani sono stati
sconfitti, corro in direzione di Dante, a terra, esausto.
Ma un uomo mi ferma,
spingendomi nella
direzione opposta.
Poi gli uomini diventano
due, forse
tre, e la possibilità di raggiungere Dante è
quasi impossibile
ormai.
Osservo Lok e Sophie dietro
di me,
seduti a terra doloranti.
Osservo Metz, trattenuto
come me da
alcuni uomini.
Poi sposto di nuovo lo
sguardo su
Dante, osservando una figura nascosta sotto un mantello,
avvicinarglisi lentamente.
Lui è steso a
terra, probabilmente con
gli occhi chiusi, e si tiene la spalla, ferita profondamente.
Ormai capisco che non ha
nemmeno più
la forza di alzare lo sguardo.
Ma l'uomo non esita, e con
un sorriso
trionfante, scatena un'energia luminosa e letale contro di lui.
Improvvisamente, mi dimeno,
cercando di
impedire tutto questo.
“Ormai
il tuo destino è compiuto.
Ora non puoi più tornare indietro. Hai firmato la tua
condanna e
scavato la tua fossa. Ora, è davvero finita”
Osservo
il suo
corpo immobile e pallido.
È
incredibile la velocità con cui una vita può
essere spezzata,
penso.
Forse
sono l'unica
che ha ancora la forza di piangere.
Silenziosamente,
una miriade di lacrime scende sulle mie guance.
Ancora
una volta, come l'ultima, le osservo suicidarsi.
Ma
questa volta,
nessuna mano verrà a salvarle. Ormai più nessuno
potrà farlo.
A
terra, con il
cuore in mano, continuo a piangere il mio dolore muto, fino a quando
il sole non tramonta, lasciando spazio ad una luna bianca e piena.
Rimango
lì, fino
quando il corpo di Dante non viene portato via, fino a quando il
cielo non si scurisce, cominciando a piangere con me.
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Capitolo 10 *** Capitolo 10 ***
CAPITOLO 10 –
It's a cold and it's
a broken hallelujah
Tutte
le battaglie nella vita
servono
ad insegnarci qualcosa,
anche
quelle perdute.
[P.
Coelho]
Sono su una spiaggia
bellissima.
La sabbia è
bianca e fine, il mare
azzurro e pulito e il cielo di un terso color celeste.
Questo ambiente mi mette
subito a mio
agio: mi siedo sulla sabbia morbida, ascoltando il rumore
dell'infrangersi delle onde e osservando il cielo aperto senza
nuvole.
Mi rilasso a questa vista,
così mi
stendo e chiudo gli occhi.
Lascio che la sabbia mi si
infili tra i
capelli, lascio andare il mio corpo in un luogo così
perfetto.
Improvvisamente, una voce
appare nitida
al mio orecchio, come se fosse proprio qui, vicino a me.
È
familiare, ne riconosco il timbro e l'accento.
Mi raccomanda di stare
tranquilla, di
non preoccuparmi più, perché ogni problema ormai
è giunto al suo
termine.
Poi a questa voce se ne
aggiunge
un'altra, e un'altra ancora.
Si sovrappongono, ma
capisco
perfettamente ciò che dicono.
Quasi come se i caratteri
delle parole
fossero scritti ordinatamente nella mia mente.
Ci sono cose che
non si possono fare
senza arrivare ai confini del mondo.
Ormai non puoi
più tornare
indietro. Sappiamo entrambi quale sarà il tuo destino.
Rimango
con gli
occhi chiusi, ascoltando queste voci accavallarsi tra di loro.
Poi
improvvisamente, tutte tacciono, lasciando spazio ad una sola voce.
Una
voce sicura,
autoritaria, ma estremamente dolce come mi era sempre parsa.
Apro
gli occhi.
E tutto
ciò che
vedo è una figura semitrasparente, con contorni leggermente
indistinti, con indosso il suo inseparabile impermeabile giallo.
“Vorrei
che tu ti ricordassi di
me. Perché se tu ti ricordassi di me, non mi importerebbe
nulla
nemmeno se tutti gli altri mi dimenticassero.”
~
Apro
improvvisamente gli occhi, osservando quel campo tristemente vuoto e
bagnato dalla pioggia.
Mi alzo
da
quell'ammasso di pioggia e terra, raggiungo la mia camera e mi cambio
velocemente.
Poi
scendo in
cucina, osservando gli altri, con sguardo vuoto.
Non
provo dolore,
non provo rimorsi, non provo paura.
Semplicemente...non
provo nulla. Più nulla.
Osservo
gli sguardi
stanchi e spenti di Lok e Sophie, Metz e gli altri cercatori
presenti.
So che
provano pena
per me. Dolore, forse.
Per la
mia perdita.
Per la morte del mio grande amore.
Ma io
odio questa
pena. Odio quegli sguardi, quegli occhi pieni di compassione per me.
Mi
siedo sul
divano, con in mano una tazza di tè caldo.
“Sai che
il tè verde aumenta la
velocità con cui l'organismo brucia i grassi, contribuendo a
dimagrire, senza causare alcun effetto collaterale?” dice
tutto
d'un fiato.
“Stai
dicendo che dovrei
dimagrire?” scherzo.
“Ah, no
no! Tu...sei bellissima
così” sussurra imbarazzato.
Non
piango, non
parlo, non sorrido.
Lo
ricordo
semplicemente. Come mi ha chiesto lui.
Quando
finisco di
bere il tè, esco fuori dall'albergo, nel campo di battaglia.
Ricordo
ancora il
giorno precedente, ricordo il suo sguardo, l'ultimo sguardo che mi
rivolse.
Ricordo
tutto
perfettamente. Ma ancora, non piango e non mi dispero.
“Dante...sono
troppi, non ce la
faremo mai”
Lui mi guarda
preoccupato, per poi
spostare lo sguardo sul suo mentore, che in lontananza lo
rassicura:”Ragazzi, contiamo su di voi”
Quando
l'imbarcazione è pronta, volgo un ultimo sguardo su quel
paesaggio
vuoto, pieno di ricordi e tristezza.
Sono
consapevole
che forse non tornerò più qui.
Forse
non riuscirò
a tornare, o forse sì.
Poi mi
volto, e di
quel campo, dentro di me, non rimane che il triste ricordo.
~
Seduta
sulla poppa
dell'imbarcazione, ripenso al mio passato. Al mio presente, al mio
futuro.
A
Klaus, a Metz, a
Dante. E poi a Lok, a Sophie, a Cherit.
A ogni
persona che
nella mia vita lasciò un segno profondo.
Rifletto
sugli
avvenimenti delle ultime ore, del giorno precedente e di quello prima
ancora.
So di
essere in uno
stato vegetativo, so di non reagire e non rispondere a nessuno
stimolo.
So di
essere morta.
E se
non lo sono
ancora fisicamente, la mia vita è finita quel giorno, quando
quell'uomo dall'accento leggermente straniero si avvicinò a
Dante e
lo uccise brutalmente.
Dunque,
l'obiettivo
dell'Organizzazione e della Spirale era solo quello.
Eliminare
il grande
detective, il potente cercatore.
Il
migliore.
Ma loro
non sanno
che, insieme a lui, hanno ucciso anche me.
Loro
non sanno e
non sapranno mai.
Improvvisamente,
sento Sophie e Lok chiamare il mio nome.
Mi
alzo,
raggiungendoli.
“Abbiamo
trovato il portale, Zhalia! Un mondo nuovo!”
“Forse
non scopriremo nulla. Forse non usciremo nemmeno più da
lì”
“Oh,
Sophie! Non fare la pessimista! C'è sempre un
inizio!”, esclama
Lok.
C'è
sempre un inizio.
Ha
ragione. Poi non
perde tempo, e si butta euforico.
Sophie
lo osserva
leggermente timorosa, decisa a seguirlo.
Prima
di buttarsi,
si gira verso di me, guardandomi negli occhi.
Per la
prima volta,
in essi scopro una sincerità sconosciuta tra noi.
“Non
aver paura, Zhalia. Il tuo non è mai
stato un addio”
“La
più grande testimonianza d'amore che si possa dare ad una
persona
cara che ci ha lasciato, è tenere viva dentro di noi una
parte di
lei”
Poi si
gira,
osservando il vortice nero poco distante da noi.
“Lok
ha ragione: la pace ha un sapore amaro e il futuro è solo un
brutto
presentimento”
Poi si
volta verso
di me un'ultima volta, gettandosi infine oltre il portale.
Rifletto
sulle sue
parole.
“Vorrei
che tu ti ricordassi di
me. Perché se tu ti ricordassi di me, non mi importerebbe
nulla
nemmeno se tutti gli altri mi dimenticassero.”
Ci sono cose che
non si possono fare
senza arrivare ai confini del mondo.
Osservo
il vortice
sotto al mio sguardo.
“Chiudi
gli occhi e lasciati
andare. Sii te stessa per una volta, Zhalia”
Così
chiudo gli
occhi. E quando li aprirò, sarò in un mondo nuovo.
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