Jaloux?

di Gayzelle
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2 ***
Capitolo 3: *** Capitolo tre ***



Capitolo 1
*** Capitolo 1 ***


Jaloux?

 
Era una fresca mattina di giugno, il sole non era particolarmente caldo e il venticello frizzante scrollava la rugiada dalle foglie degli alberi.
Il cielo era grigio di nuvole e l’aria profumava di pioggia, sembrava che a momenti un temporale estivo si sarebbe appropriato di quella giornata.
Natsumi si stava preparando con calma, quel giorno gli allenamenti sarebbero iniziati più tardi del solito e il tempo non sembrava dei migliori.
Si mise la gonna a balze viola e infilò il maglione beige, incluso nella divisa scolastica.
Faceva troppo freddo per mettersi la solita tuta bianca.
Prese la spazzola dalla mensola sotto lo specchio del bagno e, con movimenti lenti e regolari, iniziò a disincastrare i nodi che si erano formati nella notte.
Una notte terribile.
Pensò la ragazza guardandosi allo specchio.
Sotto gli occhi si erano formati due segni scuri, dalla forma di borse, e la sclera era arrossata per colpa dell’insonnia.
Lei non poteva presentarsi così a scuola, specialmente oggi, il giorno in cui avrebbe finalmente dichiarato i suoi sentimenti a Endou Mamoru.
No, non è da me passare una notte insonne solo perché oggi ho deciso di dichiararmi.
Natsumi era abbastanza frustrata, voleva essere nel pieno delle sue forze, ma in quello stato si sarebbe potuta addormentare mentre lui rispondeva.
Tanto, che mi addormenti o meno, risponderà comunque negativamente.
A quel pensiero i suoi occhi si velarono di lacrime e, una volta guardatasi allo specchio, le scacciò via con un movimento secco del braccio, strofinandosi gli occhi umidi e digrignando i denti.
Perché devo apparire così debole quando penso a lui? Perché non riesco a mantenere il mio solito atteggiamento?
Natsumi sbatté violentemente il pugno sul mobile in legno, facendo tremare alcuni profumi e trucchi per gli occhi.
Prese un correttore e lo applicò sulle occhiaie, facendole scomparire quasi del tutto, poi mise alcune gocce di collirio, ma l’arrossamento non migliorò molto.
Voleva apparire al meglio, non era facile impressionare il capitano, a lui interessava solo il calcio.
Quello stupido sport, lei non riusciva davvero a capire che divertimento ci fosse nel rincorrere una palla.
Guardò con insistenza il mascara appoggiato lì vicino, mordendosi il labbro indecisa se metterlo oppure no,
e le tornarono in mente alcune parole della madre e di quando era piccola.
Flashback
-Mamma! Cos’è quello che metti sugli occhi?- Chiese una bambina dalla voce cristallina, indicando un piccolo tubo argentato che conteneva all’interno una stanghetta nera, con un pennello all’estremità.
La donna sorrise e le spiegò che era un oggetto che usavano le donne per sentirsi più belle, mettendolo sulle ciglia e facendole sembrare più lunghe.
La bambina sgranò gli occhi rossi, tanto da farli sembrare due piccole pozzanghere di un colore profondo.
-Ma mamma, tu non ne hai bisogno! Sei già la mamma più bella di tutte!-
Disse la bambina, allargando le braccia per far meglio intendere quel “tutte”.
La donna sorrise e la prese in braccio, appoggiò il tubetto dicendo che non ne aveva più bisogno, perché per apparire belle, bisognava essere solo se stesse.
Fine flashback
Natsumi sorrise a quei ricordi, sua madre le mancava, certo, ma grazie ai suoi insegnamenti era riuscita a sviluppare quel suo carattere forte e determinato.
Decise di non mettere il mascara, ma passò sulle labbra un po’ di lucidalabbra trasparente.
Si diede un’occhiata allo specchio prima di uscire, era la stessa Natsumi di sempre.
Gli stessi capelli castani, mossi e lunghi, che a lei piacevano tanto; gli stessi occhi rossi e furbi; la stessa divisa…solo il lieve rossore agli occhi era una variante della solita lei.
Salutò suo padre, che restava a casa in quel giorno festivo, mentre ancora faceva colazione.
Chiuse la porta dietro di sé e fece un sospiro di incoraggiamento, lei ce l’avrebbe fatta, ne era convinta.
Arrivò al campo sul fiume e, nell’esatto istante in cui mise piede sull’erba intorno ad esso,  una goccia d’acqua le cadde sul naso.
Poi ne cadde un’altra.
Un’altra ancora.
Natsumi estrasse velocemente l’ombrello e lo aprì sulla sua testa, mentre lo scroscio delle gocce sembrava una cascata, tale era il rumore che producevano.
Aki le venne incontro, anche lei riparata sotto ad un ombrello, e iniziò a chiacchierare del più e del meno.
C’erano solo loro due: nessun giocatore e nessun’altra manager.
Non c’era nemmeno Endou.
Si sedettero sotto alla tettoia dello scivolo, in modo da non bagnarsi e subito la verde notò qualcosa di strano nell’amica.
-Natsumi, c’è forse qualcosa che non va?- Chiese Aki preoccupata.
L’altra non rispose, si limitò a fare un gesto di dissenso col capo sorridendo leggermente.
Non aveva voglia di parlarne, o almeno, non ora.
Aki cercò di tirarla su di morale con vari argomenti, finché non toccò il punto dolente che affliggeva Natsumi.
-Non trovi strano il fatto che Endou-kun non sia venuto?- Chiese la verde sospirando.
Natsumi sentì gli occhi inumidirsi e i singhiozzi pronti ad esplodere da un momento all’altro, ma trattenne il pianto, causando un groppo doloroso alla gola.
Che fosse stata colpa sua il fatto che Endou non fosse venuto?
Dopotutto, l’aveva chiamato il giorno prima avvisandolo che voleva dirgli una cosa importante.
Ma, conoscendolo, non avrebbe mai potuto immaginare cosa voleva chiedergli la ragazza.
E allora perché…
-Aki-chan! Natsumi-chan!-
La ragazza perse un battito.
Alzò lo sguardo e vide il capitano seguito da tutti i componenti della squadra.
-Sono arrivati!- Esclamò Aki contenta.
-Si può sapere che fine avevate fatto?!- Sbottò Natsumi dimenticandosi dei pensieri avuti poco prima.
I ragazzi avevano delle espressioni assonnate e non tutti avevano un ombrello per ripararsi.
La maggior parte era rinchiusa in impermeabili semi-fradici, qualcuno non aveva addosso neanche quelli.
-Vuoi sapere la verità? Bene, praticamente tutti noi, una volta visto il tempaccio, ci siamo sistemati nuovamente sotto le coperte.
Solo che un certo “Calcio-dipendente” ci ha letteralmente buttato giù dal letto e ci ha costretto a venire ad allenarci.- Disse Kazemaru, imbacuccato in un impermeabile giallo canarino.
Aki si mise a ridere, mentre Natsumi iniziò un’altra delle sue sfuriate contro il capitano, che non capiva il motivo di essa.
-Non è venuto nemmeno l’allenatore. Quindi credo che possiate tornare a casa.- Esalò infine Natsumi, incredula del trambusto che aveva provocato Endou.
I ragazzi si guardarono intorno con aria assente, per poi imboccare la scalinata che portava alla strada, salutando le due manager.
-Ora vado anch’io Natsu-chan!- Disse Aki rivolgendosi all’amica e seguendo poi la squadra.
Endou osservava la scena un po’ deluso e, mentre se ne stava per andare, Natsumi lo prese per un polso, fermandolo.
-Ti devo parlare, Endou.-
 
 
Angolino piccino picciò (?)
Ciao gente!^^
Questo è solo il primo capitolo, la tortura è appena iniziata la crack!pairing non si è ancora vista ^^
E dire che all’inizio volevo fare una EnKaze .-.
Spero che Natsumi non sia troppo OOC, ma ho messo l’avvertimento per precauzione ^^
Ringrazio chi ha letto fino a questo punto e spero che continuiate a seguirla cercando di sopportare i miei ritardi nell’aggiornare.
Baci e a presto!
Alicchan
 
 

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Capitolo 2
*** Capitolo 2 ***


Jaloux?

 
La pioggia continuava a scendere, le gocce infinite picchiettavano insistenti sui due ombrelli colorati, scivolando lentamente e cadendo rovinosamente sul terriccio fradicio.
I due ragazzi sembravano estraniati da questo mondo, erano come chiusi in una campana di vetro, dove lo scroscio dell’acquazzone e la sensazione di umido non arrivava.
Invece l’odore della pioggia, fragranza impalpabile, sembrava incorniciare la scena perfettamente.
Quel profumo invisibile nell’immagine, si poteva percepire solo con un’osservazione attenta, difatti il viso della ragazza sembrava addolcirsi mentre inspirava quell’aria fragrante.
Le gote lievemente rosse della ragazza e il leggero tremolio della sua mano affusolata che stringeva il polso del capitano, tradivano la sua apparente calma.
Endou stava per dire qualcosa, stava già allargando le sue labbra in  un sorriso, ma Natsumi lo bloccò.
-Stai zitto. Devo parlare prima io, poi, se avrai qualcos’altro da dire, allora potrai parlare.
Ma non prima che lo faccia io.- Disse la ragazza secca, senza alcun tremolio nel tono sicuro.
Lo sguardo del ragazzo si fece serio come mai fin’ora, lasciando cadere il braccio teso lungo il corpo dopo che Natsumi allentò la presa sul suo polso.
Lei non sapeva da dove iniziare, si morse il labbro e iniziò a picchiettare con le dita affusolate sul manico dell’ombrello.
-Non sono brava con i giri di parole, per cui ti dirò subito il motivo per cui ti ho trattenuto.
Mi piaci, Mamoru Endou.- Disse lei tutto d’un fiato, guardando negli occhi il ragazzo e segregando una traccia indelebile della sua vivacità nelle proprie iridi.
Natsumi non stava sorridendo, era seria e con lo stesso portamento orgoglioso di sempre, aspettava impaziente una sua risposta.
Inizialmente, Endou sgranò gli occhi nocciola, assumendo la stessa espressione di un bambino che vede per la prima volta un leone allo zoo, balbettando qualcosa e indietreggiando leggermente, un po’ imbarazzato.
Si ricompose poco dopo e disse l’unica frase che Natsumi non avrebbe mai voluto sentire come risposta, lasciandola incredula.
-Mi dispiace Natsumi, ma io ti giudico solo come un’amica, nulla di più.-
Il volto del ragazzo era serio, dannatamente austero come non lo era mai stato.
La ragazza sentì gli occhi inumidirsi, le lacrime pizzicavano e premevano forte sulle palpebre, impazienti di uscire e scorrere come piccoli fiumi impetuosi lungo le gote rosee.
No, non ora! Non piangerò davanti a lui.
Natsumi trattenne le lacrime e sorrise, lei era forte e l’avrebbe dimostrato, sia al capitano che a se stessa.
-Capisco Endou-san. Allora, fai come se non ti avessi detto nulla.- Il tono di Natsumi era rassegnato, dietro quel sorriso così falso, si nascondevano i singhiozzi che bruciavano la sua gola, pronti ad esplodere.
-Allora, io vado. Mio padre mi aspetta.- Concluse lei voltandosi e camminando verso la scalinata.
Sul volto di Mamoru era tornato il solito sorriso puro e innocente.
-A presto Natsu-chan!- La salutò lui agitando la mano e dirigendosi dalla parte opposta verso cui era diretta la ragazza.
Dopo aver ricambiato il saluto, Natsumi si mise a correre, non le importava dove, lei voleva solamente allontanarsi da lì e dimenticare, in qualche modo.
L’ombrello le intralciava la corsa, sbatacchiando sulla schiena coperta dall’impermeabile rosa e lasciando che le gocce di pioggia s’infrangessero sul suo viso come piccole fruste, provocando scie fugaci simili a tagli trasparenti.
Le lacrime ora scorrevano insistenti, fondendosi alla pioggia e creando minuscole danze sul viso della ragazza.
Correva verso il centro della città, sperando in un piccolo bar aperto, infradiciando le gambe con l’acqua fangosa delle pozzanghere.
Si fermò non appena vide una luce calda proveniente da alcune vetrine, si avvicinò e venne subito attratta dal profumo inebriante della cioccolata calda.
Varcò la soglia del bar e si diresse verso un tavolino, si sedette sulla sedia di legno e aspettò.
Non sapeva neppure lei cosa aspettava, certamente l’ipotesi più attendibile era che stesse aspettando il cameriere per prendere la sua ordinazione, ma forse il suo cuore si aspettava una scena strappalacrime come quelle delle soap-opera, in cui l’amore della sua vita tornava a cercarla, dicendole che aveva commesso il suo più grande errore respingendola e…
Credo di avere la febbre.
La ragazza appoggiò la fronte sul tavolo in legno, i capelli fradici le solleticavano il viso e le lacrime minacciavano ancora di scendere lungo le gote.
Amica. Quando inizia a piacerti qualcuno, essere chiamata “amica” ti porta al settimo cielo, mentre in una situazione del genere, ti sembra di cadere e di schiantarti contro il cemento.
Quando arrivò il cameriere chiese una cioccolata calda, voleva affogare in quel liquido dolce e denso e dimenticare così il sapore amaro che avevano le sue lacrime.
Appoggiò nuovamente la fronte sul tavolino di legno, chiudendo gli occhi e ascoltando i battiti del suo cuore.
Il rumore scricchiolante del legno la risvegliò dallo stato di riflessione, qualcuno la stava osservando.
Un ragazzo dai lineamenti leggermente femminili, teneva puntato il suo sguardo sulla nuvola di capelli ramati che si mimetizzava con i nodi del legno.
-Non avevo mai visto la Signorina Raimon piangere.- Disse la voce del ragazzo con una punta di sarcasmo.
-Vattene, idiota di un Kazemaru.- Rispose la ragazza con una punta di orgoglio nel tono della voce, sicuramente almeno quello non lo avrebbe mai perso.
Il ragazzo fece un sospiro divertito, appoggiò il mento sul palmo della mano e si mise a fissare intensamente le iridi calde di Natsumi, che nel frattempo aveva alzato la testa per essere allo stesso livello del suo interlocutore.
-Vedo che non perdi il tuo orgoglio nemmeno quando stai male, eh?- Chiese il ragazzo di rimando.
In tutta risposta lei girò di scatto la testa verso la finestra e si mise a guardare le gocce che scendevano lungo il vetro, ricordandole le lacrime che aveva assaporato poco prima.
-Allora? Non vuoi dirlo nemmeno a me?- Insistette Kazemaru, sperando che la ragazza reagisse in qualche modo.
O almeno che non reagisse insultandolo.
Natsumi lo ignorava completamente.
Il ragazzo la osservò in silenzio, guardandola attentamente per capire cosa avesse, notando poi che le sue gote della erano rigate di lacrime.
-Perdonami Kazemaru, ma non ne voglio parlare.- Disse lei con il tono incrinato dal pianto, volgendo lo sguardo al ragazzo e sorridendo tristemente.
 -Dimmi solo una cosa.- Disse il ragazzo serio.
-La tua tristezza è in qualche modo collegata a Endou?-
-Dubito che sia una cosa che ti riguardi, Kazemaru.- Rispose Natsumi con disprezzo.
Il silenzio tra i due fu interrotto dall’arrivo del cameriere che appoggiò la tazza di cioccolata sul tavolino, mentre la ragazza sorrideva forzatamente ringraziando l’uomo.
Prese in mano la calda tazza di ceramica, bagnando le labbra in quel liquido dolce, aspettando la prossima insulsa frase del ragazzo, a cui avrebbe risposto in modo tagliente.
-Natsumi, vuoi diventare la mia ragazza?-
 
 
Angolino dell’autriCIA
Eccomi con il secondo capitolo di questa fiction nata per puro caso!
So che i primi due capitoli sono un po’(ma giusto un po’, eh!) lenti,
ma a partire dal prossimo tutto si farà molto più interessante! xD
Natsumi, Kazemaru, abbiate paura.
Uohoh, colpo di scena sul finale.
Chissà cosa dirà Natsumi…
Potrebbe anche essere che lo pigli a bastonate, eh.
Mica deve dirgli per forza qualcosa.
Ryuuji: “A volte un gesto vale più di mille parole”.
Esattamente u.u
Natsumi: Ma guarda cosa devo sopportare. Verrò presa in giro a vita per questo!
No dai, sei tenera quando non fai la tsundere :3
Natsumi: Non osare dare della tsundere a me, capito? Come osi tu plebea, dirmi ciò!
Appunto…
Allora, spero che il capitolo vi sia piaciuto ^^
Alla prossima :3

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Capitolo 3
*** Capitolo tre ***


Jaloux?

CAP 3

 

-Ehy, Natsumi-chan… hai un po’ di cioccolata sulla guancia, vuoi che te la tolga?-
Cantilenò malizioso Kazemaru stando pericolosamente vicino alla manager, la quale, in tutta risposta, non esitò a colpirlo sulla spalla con il pugno, senza tuttavia provocargli il minimo dolore.
-Certo che avresti potuto evitare di farci cacciare fuori dal locale, Natsumi-chan. Non ti avevo mai visto strillare così nemmeno agli allenamenti e la tazza rotta è stata la ciliegina sulla torta!-
Continuò lui, sfoderando un sogghigno subdolo al quale si aggiunse anche il tono ironico della voce, rendendo il ragazzo incredibilmente irritante agli occhi della castana.
Natsumi, rimasta silenziosa fino a qual momento, eccezion fatta per qualche grugnito infastidito rivolto al compagno, si girò di scatto e gli rivolse uno sguardo sferzante.
-La colpa è di chi si mette a blaterare stupidaggini approfittandosi dell’animo ferito di qualcuno! Credevi avrei accettato solo perché ho appena ricevuto un rifiuto?-
Esplose lei un momento dopo, mantenendo l’occhiata graffiante puntata nelle iridi intimorite di Kazemaru.
Seguirono attimi di silenzio riempiti solo dallo scroscio delle gocce di pioggia sull’asfalto, mentre gli sguardi dei due ragazzi iniziarono a vagare nella tempesta, rimpiangendo di non aver fatto in tempo ad acchiappare i loro ombrelli prima di essere buttati fuori dal bar.
-Almeno ora non stai più piangendo, no?-
Disse il turchese accennando ora un sorriso tenero, cercando di addolcire l’animo della ragazza ancora intrappolato in un tumulto di emozioni.
In tutta risposta, Natsumi schioccò la lingua con sprezzo.
-E sto ancora attendendo una risposta, Natsumi-chan.-
Un altro pugno sulla spalla, anche se questa volta più forte del primo.
-Per te sono la Signorina Raimon, Kazemaru-san.-
-E vedo che continua ad evitare l’argomento, Signorina Natsumi-chan.-
Rispose lui in modo provocatorio, pronunciando in modo errato il suo titolo di proposito per vedere la sua
reazione che, con sua grande delusione, fu solo un sospiro esasperato. 
Continuarono a camminare fianco a fianco riparandosi dalla pioggia come meglio potevano, sotto tetti o cornicioni o ancora utilizzando le poche sporgenti tende appartenenti ai negozi che trovavano in giro, viste quasi come delle oasi per dei ragazzi vaganti in un simile temporale.
Smossi dal vento umido, i capelli della ragazza sembravano assumere le più svariate tonalità che andavano dall’incantevole e seducente color rame, al caliginoso ma risplendente corvino creatosi grazie alla pioggia e tra le ciocche pettinate con tanta cura la mattina stessa, che ora -ahimé- traboccavano di grovigli simili a tanti minuscoli nidi di rondine, scivolavano impacciate le sue candide dita affusolate, le quali tradivano l’apparente impassibilità della manager. Era un gesto al quale era solita abbandonarsi inconsciamente in momenti di forte turbamento ed ora sentiva il batticuore farsi sempre più insistente, quasi doloroso, tale era l’agitazione.
Non solo era stata appena rifiutata da Endou, ma aveva anche ricevuto una dichiarazione ed il tutto in meno di un’ora.
Ripensò fugacemente alla scena avvenuta all’interno del locale e rabbrividì all’idea di dover affrontare con il turchese a qualche passo da lei l’argomento da lui iniziato con quella domanda.
Si tratta solo di uno stupido scherzo. Pensò Natsumi.
Probabilmente freme dal desiderio di raccontare ogni piccolo dettaglio della mia reazione ai ragazzi della squadra., ridendo insieme a loro di quanto sia risultata ridicola e infantile in quel bar.
Si lasciò sfuggire un flebile sospiro immaginando la scena, piccolo dettaglio che non fu invisibile agli occhi di Kazemaru, il quale ridacchiò sommessamente guardando l’espressione turbata della ragazza.
-Credo di essere rimasto in silenzio abbastanza, forse ora è il caso di parlare del malinteso, non credi?-
Natsumi sussultò, girandosi di scatto trovandosi faccia a faccia con l’interlocutore, ed ebbe a malapena il tempo di capire le ultime parole prima che lui cominciasse a parlare senza nemmeno aspettare una sua risposta.
-Quando…quando ti ho chiesto di diventare la mia ragazza non intendevo davvero.- Continuò il turchese grattandosi la nuca imbarazzato.
Natsumi inclinò lievemente il capo, assottigliando gli occhi, mostrandogli un’espressione confusa e sconcertata che mise in soggezione il centrocampista dagli incantevoli occhi ambrati, i quali si sgranarono impercettibilmente alla vista dello sguardo cremisi che lo squadrava impaziente.
-Cioè, sei indubbiamente una delle ragazze più avvenenti e brillanti che abbia mai visto, ma ciò a cui pensavo era in realtà una specie di accordo.-
Ora un sorriso sornione si disegnò sulle labbra rosee di Kazemaru, prendendo il posto del precedente nervosismo, incuriosendo così la manager che cercò tuttavia di mascherare l’interesse provocatole da quelle parole mantenendo uno sguardo indecifrabile, misto tra l’indifferente e l’indagatore; un vero paradosso.
Tuttavia, non fu così abile da nascondere il colore purpureo di cui si tinsero le sue gote in seguito alle lusinghe che le rivolse il ragazzo, il quale, a dirla tutta, forse sperava in una tale reazione .
La trovava davvero carina e, in qualche modo, tenera, se non fosse stato per quella maschera d’orgoglio che oscurava la parte più dolce del suo carattere, ed era un gran peccato, perché sarebbe davvero stata il sogno di ogni ragazzo e, perché no, di qualche ragazza se si fosse mostrata un pochino meno…Natsumi.
Scosse la testa per scacciare quei pensieri; non era il momento di fantasticare sulla manager prima di intraprendere un relazione completamente disinteressata con quest’ultima.
Oltretutto, era sicuro di non provare alcun sentimento per l’arrogante ragazza dai lunghi capelli ramati e dai taglienti occhi vermigli; anzi, la sopportava appena.
-Ahem…- un colpo di tosse appena percettibile lo riportò alla realtà.
Natsumi appariva ora seccata dal comportamento di Kazemaru, rimasto in silenzio a fissarla con lo sguardo perso senza accorgersene.
-Che ne dici di spiegarmi l’accordo di cui parlavi prima, evitando di perderti nei tuoi pensieri questa volta?- Esclamò la manager stizzita, assumendo una posa sicura e intimidatoria, portandosi le mani sui fianchi e allargando le gambe, per poi esibire un’espressione corrucciata.
Il ragazzo dai capelli color acquamarina si fece sfuggire una risatina sarcastica prima di riprendere il discorso.
Non c’era alcuna possibilità per lui di essere minimamente attratto da quella presuntuosa.
-Volevo proporti di far finta di stare insieme, almeno finché siamo i tra i componenti della squadra o tra i corridoi della scuola, così che le voci possano girare.-
Esordì lui con fare eloquente, spiegando il “piano” come se si fosse trattato di un’ovvietà.
-Non capisco dove vuoi arrivare.- Replicò lei titubante.
-Come ho detto prima, il tuo bell’aspetto non passa certo inosservato e ti posso garantire che anche il capitano, per quanto possa sembrare assurdo, ha i suoi punti deboli quando si parla di ragazze.-
Notò compiaciuto lo sguardo interessato della castana e questo gli bastò a dargli sicurezza per continuare il discorso.
-Ha certamente notato il tuo fascino e diciamo che il far parte della squadra ti ha in qualche modo reso più desiderabile ai suoi occhi.-
Forse perché c’è di mezzo il calcio. Pensò lui, ma si guardò bene dal pronunciare quella frase ad alta voce.
-Però non è ancora abbastanza, quel ragazzo ha bisogno di una svegliata.- Continuò dopo il breve attimo di pausa, incrociando le braccia e sospirando sconsolato, scuotendo la testa pensando all’ottusità del suo migliore amico.
-Ti spiacerebbe arrivare al punto?- Esalò esasperata Natsumi, visibilmente smaniosa di conoscere il modo in cui sarebbe finalmente riuscita ad intraprendere una relazione con Endou, provocando l’ennesima risatina irritante da parte del centrocampista.
-Pensavo che per dargli una svegliata potesse essere d’aiuto farlo ingelosire, magari vedendo la sua presunta spasimante stare con il suo migliore amico. Che ne dici?-
Al turchese, Natsumi non sembrava particolarmente convinta e, infatti, questa lo squadrava sbigottita e dubbiosa; era così assorta da non rendersi conto di essersi spostata sotto la pioggia e di non essere più al riparo della tenda del negozio sotto alla quale si erano fermati per parlare.
Nonostante il rumore delle goccioline che picchiettavano insistenti sul leggero giubbotto rosa della manager risultasse quasi melodico alle orecchie del ragazzo, egli decise comunque di preservare la salute dell’amica, afferrandole il polso e traendola gentilmente verso di sé, sussurrandole di fare attenzione a non beccarsi un raffreddore.
Natsumi si liberò repentinamente dalla presa e trasse il polso con un moto di stizza misto ad un lieve imbarazzo, quasi offendendo Kazemaru che almeno cercava di comportarsi in modo educato e premuroso data la situazione, cosa non particolarmente gradita a quanto poté constatare.
-Mi hai proposto quest’accordo per trarre un vantaggio ben più grande del mio! Non vuoi davvero far ingelosire Endou, ma solamente corteggiarmi da più vicino di quanto potresti fare nei panni di un semplice amico!- Esclamò con il viso scarlatto, provocando anche al turchese un brusco mutamento riguardante il colorito delle guance, divenute purpuree.
-Non c’è alcun modo in cui io possa flirtare con te! Né come amico né tantomeno come finto ragazzo!- Ribatté lui con un tono ben più acuto del solito, marcando anche la parola “finto” con la voce.
-Allora cosa ci guadagneresti tu? E non ti azzardare a dire di farmi questo favore solo per il piacere di compiere una buona azione, non siamo amici così intimi da non aspettarci qualcosa in cambio di una tale gentilezza.- Replicò dunque Natsumi con tono sarcastico.
-Mi aspetto di suscitare a mia volta l’invidia di qualche bella ragazza, magari anche della Otonashi…-
-Oh, ma fammi il piacere. L’unica persona che può essere interessata a te è Miyasaka Ryou, ed è un ragazzo.-
Kazemaru la fulminò con lo sguardo, trattenendosi dal colpirla con un pugno sulla spalla perché si trattava di una ragazza, ma avrebbe desiderato vendicarsi per quelli che lei stessa gli aveva sferrato in precedenza.
-E oltretutto vai ad infatuarti della Otonashi. Sorella di Kidou Yuuto. Sei stanco di vivere?- Continuò beffarda, divertita dalle occhiate di puro odio che il turchese non si preoccupava di nascondere.
-Allora, mia cara Signorina Raimon, le consiglio di dipingere sul suo bel visino tanti bei pentagoni neri e bianchi e di far assumere al suo corpo  una forma il più possibile sferica; sono sicuro che, in questo modo, il capitano la noterà e le probabilità che provi attrazione nei suoi confronti saranno infinitamente più alte di quello che sono ora.- Contestò il compagno dopo gli attimi riempiti dalle risatine della ragazza, risatine ora zittite dallo stesso centrocampista al quale erano prima rivolte, poiché era riuscito a controbattere con una frecciatina forse fin troppo maligna in tono compiaciuto, sfoderando anche un benevolo sorriso che nascondeva la malizia di quelle parole.
Inutile dire che la manager aveva assunto l’espressione più buffa di tutta la conversazione, irata e sconvolta, quasi traumatizzata da quell’affermazione che le appariva veritiera in modo sconcertante.
Lo sguardo di sfida e la posa sicura a braccia conserte sul petto che Kazemaru aveva assunto stavano mettendo a dura prova i nervi della castana; non sapeva quale delle due opzioni esposte dal ragazzo fosse la peggiore, ma valutò che una finta relazione non sarebbe stata poi così terribile…no?
Natsumi, presa dallo sconforto, mise le mani tra i capelli e scosse violentemente il capo, per poi emettere un gemito arrendevole.
-E sia! Farò finta di stare con te, ma non prenderti troppa libertà o non mi farò scrupoli a colpirti e umiliarti di fronte all’intera squadra, chiaro?-
Kazemaru rise divertito alla reazione che aveva ottenuto grazie allo sconfortante ed ironico consiglio datole poco prima, annuendo in risposta alla sua intimidazione e porgendole la mano per suggellare l’accordo.
Doveva ammettere di essere rimasto un po’ stupito dalla rapidità con cui la ragazza gli aveva stretto la mano con un sorriso complice e lei, a sua volta, non mancò di arrossire vistosamente quando il turchese fece intrecciare le loro dita, per poi far ricadere le loro braccia.
-In quanto tuo “ragazzo” ora dovrei perlomeno portarti a prendere un’altra cioccolata per farmi perdonare di averti fatto cacciare fuori da quel locale, Natsumi-chan.-
-Dipende. Paghi tu?-
-Assolutamente.-
-Tsk, e sia, ma chiariamo una cosa: questo non è un appuntamento.-
Kazemaru portò la mano libera all’altezza del viso in segno di resa, già abbastanza soddisfatto che la castana non avesse obiettato sul nomignolo da lui utilizzato.
-Oh, e non azzardarti a chiamarmi così né in privato né in pubblico, ma soprattutto in pubblico.-
Come non detto. Pensò sorridendo tra sé e sé.
-D’accordo, Natsumi-chan!-
 
 

Angolino sbarazzino

Chi non muore si rivede. A volte.
Voglio un premio come persona più lenta ad aggiornare,
due anni che non scrivevo nulla su questo sito mannaggia.
Comunque sono felice di essere tornata e porgo le scuse
a chi sperava nell’aggiornamento di questa storia,
purtroppo mi sono allontanata dal sito per una serie di motivi, tra i quali anche la pigrizia.
Ma immagino che chi sarà arrivato fino a questo punto non mi conosca, quindi tanto piacere ^^
Ora che sono tornata sono abbastanza determinata a continuare a scrivere,
certamente senza assicurare la puntualità di ogni aggiornamento,
ma mi impegnerò.
Detto questo, un saluto a tutti!
Baci,
Alicchan

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