Bleeding Cherry Bloom

di fanky
(/viewuser.php?uid=3734)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Firsy day ***
Capitolo 2: *** Magnolia Street ***
Capitolo 3: *** Between Shadows, Blood and Nightmares ***
Capitolo 4: *** Fragrance ***
Capitolo 5: *** Outlook ***
Capitolo 6: *** Visions and reunions ***
Capitolo 7: *** Normal things? ***
Capitolo 8: *** Collision ***
Capitolo 9: *** Another night to talk ***



Capitolo 1
*** Firsy day ***




Bleeding cherry bloom




Prologo
Era una notte di luna piena resa rossa dalle polveri.
Era una notte di quelle in cui l'ululare dei cani si confonde con quello dei lupi.
Era una notte in cui non esce di casa per spirito di autoconservazione.
Era una notte di bufera, si sarebbe abbattuto un ciclone a breve (eppure la luna era rossa per le sabbie).
Era una notte in cui stare all'aperto era un suicidio.

Eppure loro erano lì, a loro agio, sfidando arrogantemente la sorte.
Era una notte di luna piena ma rossa per il sangue.
























1° Capitolo: First Day



Era anni ormai che anche il Giappone si era uniformato al nuovo standard mondiale d'insegnamento e il White College Of Tokyo ne era un ottimo esempio: 5 anni di scuola elementare, 4 di scuola media inferiore e infine 3 di scuola media superiore o meglio di liceo rendendo i rampolli delle famiglie più prestigiose del Giappone un elitè di privilegiati.
Anche Sakura Haruno, da 3 anni a quella parte, poteva vantarsi di far parte di quell'elitè e la cosa la gratificava non poco. Era una ragazza di soli 16 anni ma già sapeva bene quello che voleva dalla vita e come arrivarci: con sorrisi e sassate, come gli aveva insegnato Ino-chan, sua migliore amica e mentoreTi odi.
Sakura era alta e snella, aveva lunghi capelli rosa confetto, occhi verdi come le prime foglie della primavera e i tratti delicati. Fino a qualche anno prima si sarebbe descritta molto brutta ma adesso era riuscita a valorizzare i suoi punti di forza ed essere una ragazza davvero carina.
Guardò i cancelli in ferro battuto della scuola, chiusi, e rimirò con particolare interesse il simbolo della sua scuola: una rosa irta di acuninate spine, la conoscenza che rendeva belli e pericolosi secondo la sua visione. L'edificio scolastico in stile gotico era possente e cupo, costruito su due piani a pianta rettangolare e con una piccola cupola in vetro che di poco si alzava al di sopra del secondo piano e custituiva l'orto botanico.
Erano le sei e mezza del mattino, non c'era un anima viva in giro e gli unici movimenti era quelli di Sakura e delle lussuose auto che uscivano dai garage riportando a casa giovani donne dopo una notte di bagordi.
Si, era leggermente ansiosa ma non per il suo primo giorno di scuola, quanto per una sensazione indistinta di freddo e brivido che aveva provato per tutta la notte e non l'aveva fatta dormire. Il brivido era scomparso con lo spuntare del sole, ma anche per il clima leggermente autunnale era troppo quel freddo persistente e sgradevole, ma in special modo inspiegabile: nè sotto le coperte nè accanto al termosifone (bollente su sua richiesta) era riuscita a scaldarsi, eppure non aveva avuto la febbre.
Girovagò a lungo e senza meta, turbata, osservando gli alberi gialli con cui ormai iniziavano le scuole aderendo allo Standard Scolastico Mondiale, tristi e per nulla invitanti. Trovando una panchina pulita e volendo riposare le membra Sakura ci si sedette senza farsi scrupoli, chissà come mai era così spossata? Chiuse gli occhi e trovò Morfeo che gli era sfuggito per tutta la notte appena passata.

Nero, nero, nero, nero.
Rosso a piccole gocce calava dall'alto come pioggia.
Viscido, appiccicoso e bellissimo.
Però era tutto buio, fece due passi ma il paesaggio non cambiava e la pioggia non cessava.
Un frenito di puro terrore la prese, il livello del liquido rosso si alzava rapidamente.
Si sentiva come affogare, cercò di muoversi ma si accorse di poter solo nuotare ormai.
Annaspò un attimo ingerendo il liquido rossastro.
Era ferroso e corrosivo il sapore eppure così buono.
Osservò meglio il liquido e si rese conto di ciò che in realtà era: sangue.
Avrebbe voluto gridare, cercava un qualsiasi appiglio.
Poi sprofondò giù.
I polmoni premevano, cercavano aria.
Scendeva sempre più giù.
Una voragine infinita.
Il petto le scoppiava.
Era inutile opporsi.
Era come scritto.
Bastava lasciarsi andare.


Quando Sakura riaprì gli occhi del sogno non era rimasto nulla, se non un vago sentore d'inquietudine; erano si e no le 7 e 40, aveva dormito una mezz'ora ma si sentiva davvero ristorata.
Quando arrivò davanti a scuola i cancelli erano aperti e dentro vi erano già riversati studenti con la loro divisa bianca e nera a partire dai 6 anni di età ai 18.
Una divisa d'elitè, composta da camicia bianca bordata di nero e pantaloni neri o gonna a pieghe nera con un unica differenza nei cicli obbligatori di studio: il filo nero che legava tutti i loro colletti. Un grosso fiocco fatto con un largo nastro nero per i bambini delle elementari, un nastrino nero per quelli delle scuola medie e la cravatta nera con lo stemma bianco e araldico della scuola ricamato sopra per i liceali.
Sakura scrutò il cortile in cerca di qualche faccia amica, ricerca vana. Sicura che Ino sarebbe arrivata più tardi, al momento giusto per fare un entrata trionfale, si appoggiò a un albero spogliò all'interno del cortile.
Rilassando i nervi la ragazza si sciolse le spalle con un massaggio ormai collaudato e poi senti di nuovo freddo e quel usuale brivido: li scacciò entrambi con un vigoroso muovimento del capo e allora lo vide.
Alto, bello, affascinante.
Fino a quel momento gli angeli per Sakura vestivano di bianco e avevano gli occhi azzurri e i capelli biondi, ora poteva benissimo ritrattare: indossavano la divisa della sua scuola (divinamente!) e avevano occhi e capelli neri come la pece.
Il cuore le perse un battito, annaspò un attimo e le guance le presero fuoco.
Quel ragazzo non era umano, era divino, e più lo fissava più se ne convinceva.
Quando lo sguardo di Sakura incontrò quello del ragazzo fu costretta a distoglierò lo sguardo imbarazzata, mentre nella sua mente una vocina le suggeriva una seduta no-stop di sesso selvaggio.
"Brava Sakura, senza Ino fai solo figuracce, una dietro l'altra, eh?" si disse sconsolata guardando il cielo e osservando sottecchi il ragazzo entrare a scuola: era proprio nei guai senza Ino.
Ino, Ino Yamakada, la ragazza più popolare del liceo, quella più ricercata e osannata, la sua migliore amica, il suo mentore, la salvatrice. Si erano conosciute all'inizio del liceo: Ino era già popolare anche fra gli studenti più grandi, i ragazzi non le staccavano gli occhi di dosso e le ragazze non osavano inimicarsela; Sakura era una secchiona, bruttina e dalla lacrima facile, i ragazzi nemmeno la vedevano e le ragazze la rendevano oggetto di tutti i loro sgarbi.
Ma Ino diceva di aver visto qualcosa, un potenziale, in Sakura e le aveva teso la mano, l'aveva protetta, consolata, aiutata, trasformata nella persona che era.
Di nuovo la giovane Sakura Haruno si stupì dei suoi pensieri cupi e li scacciò con violenza assieme a tutte le altre brutte sensazioni. Ora c'era solo il presente e il futuro a cui pensare, bisognava 'mirare alla meta e basta' come diceva sempre Ino.


Ino Yamakada aveva il pallino solo per poche cose: i ragazzi (che le venivano dietro come il miele), la moda (che lei non seguiva bensì dettava) e i fiori (che coltivava amorevolmente nella sua serra privata). Alta, formosa, magra, bella con fluenti capelli biondo platino naturali e occhi azzurro cielo incantevoli, consapevole dell'effetto che aveva sulle persone e di come poteva farne buon uso: era una donna di potere.
Quando entrò nel cortile della scuola tutti gli sguardi erano rivolti a lei, ma Ino se li lasciava scivolare a dosso sorridendo a chiunque bonariamente senza però lasciar intendere qualche legame particolare che la legasse a quella persona.
Solo trovata Sakura si lasciò sfuggire un sorrisino divertito e la salutò ridacchiando, solo davanti alla ragazza dai capelli confetto si scioglieva, era come se per lei provasse un affetto particolare quasi materno.
«Allora Sakura-chan! Sei mattiniera come al solito!» sbuffò la biondina mettendo un leggero broncio.
«Invece tu Ino-chan... e si che adesso non hai più Nara-kun da svegliare....» rispose Sakura maliziosa.
«Si, certo, adesso lui ha orari più flesibili all'università il genietto» borbottò infantilmente Ino sistemandosi la lunga coda alta.
La giovane Haruno sorrise lasciando cadere il discorso Shikamaru Nara che negli ultimi periodi procurava nella sua migliore amica le reazioni più disparate e disastrose entro i limiti di quel suo magnifico self-control.
«Senti Sakura-chan, come siamo combinate a matricole?» chiese guardandosi intorno Ino:«Qualcuna di queste ragazzette potrebbe rubarmi il posto?»
Sakura avrebbe voluto ridere di quella sciocca domanda:«No, tranquilla Ino-chan tu sei sempre la più bella».
Per tutta risposta Ino le tirò una gomitata nelle costole, come imbarazzata da quella spontanea dichiarazione d'adorazione:«Mia dolce Sakura, sembri lo specchio delle Brame della matrigna di Biancaneve! Dai non dire così... anzi no... dillo di nuovo».
«Ino...» mormorò stupita l'amica.
«Scusa, davvero, Sakura-chan scusa, mi sono lasciata prendere...»
«Vedo...»
Ma per Ino Yamakada il presente non era mai presente appieno, amori e mode si susseguivano come acqua di torrente e il presente era un attimo davvero effimero prima di diventare passato e non essere di alcun interesse per Ino. Sakura ormai si era totalmente abituata a quei cambiamenti e si stupiva quando un ragazzo arrivava a durare con lei più di 20 giorni, quindi non si meravigliò quando le chiese di parlarle dei ragazzi entrati quell'anno al liceo.
«Niente di speciale tranne uno» l'Haruno arrossì al pensiero:«Un tipo che sembrava un angelo, tutto il cortile si è fermato a guardarlo, davvero Ino... ti dico mai visto uno così: capelli e occhi neri più che magnetici, cioè era indescrivibile... peccato solo che quasi certamente ha un anno meno di noi»
Ino sorrise, un sorriso malizioso da cacciatrice:«Oh bè sono sicura che lo rincontreremo e riusciremo a conoscerlo».
La Yamakada parlava al plurale ma Sakura sapeva che per lei non c'era speranza quando entrava in campo Ino.
«Ehi, ma tu, Sakura-chan, non dovevi andare in presidenza?» le domandò d'un tratto Ino mostrando l'orario dal suo cellulare viola.
La ragazza sbiancò immediatamente, con tutti i pensieri che aveva avuto proprio quell'impegno gli era sfuggito di mente:«Cavoli hai ragione, ma se corro un pochino dovrei farcela!»
«Certo che ce la farai! Stai tranquilla andrà tutto bene» la rassicurò la biondina, mentre lei già si allontanava:«Ti tengo il posto con me in seconda fila!»
Entrare a scuola per la rosa fu una strana sensazione, familiare e dolce nonostante la sfida insita che vibrava nell'aria, certo non poteva dire di essere una regina fra i corridoi, ma in classe davanti a un equazione, a una traduzione, a un quesito qualsiasi di studio era davvero una vera regina. La mano a ogni lezione le scattava quasi da sola e i compagni la deridevano chiamandola 'la mano alzata più veloce del West', unico nomignolo che fosse orgogliosa di portare, perchè il suo amore per il sapere, la sua ricerca di quel grado di eccellenza non si poteva fermare: con la scuola era un rapporto di amore-odio, in cui l'amore per lo studio sovrastava l'odio e la paura dei maltrattamenti dei compagni.
«È permesso?» chiese affaciandosi alla porta socchiusa dell'ufficio del preside.
«Haruno-san aspettavamo solo lei per iniziare, venga avanti» la voce del preside Sarutobi, le arrivò chiara sopra i bisbigli nonostante fosse roca e raschiata a causa dell'età avanzata.
«Mi scusi davvero» disse Sakura guardandosi attorno circospetta, aveva la sgradevole sensazione di aver interrotto qualcosa.
«Non si preoccupi signorina, c'è chi è arrivato davvero un attimo prima di lei» le rivelò il preside scoccando un occhiata a un giovane biondo dall'aria imbronciata che Sakura non aveva mai visto prima.
Il preside Sarutobi si alzò, era ormai molto vecchio ma possedeva una forza e una fermezza invidiabili nonchè un grosso bagaglio culturale che Sakura non poteva far a meno di apprezzare:«Ora che ci siamo tutti, professori e studenti» fece una pausa studiata in cui nessuno osò fiatare:«Direi che sia il momento di iniziare con la cerimonia della consegna delle chiavi».
Il White College Of Tokyo era frequentato da un elitè di priviligiati, ma era sua consuetudine istituire un cerchia di studenti che per merito si erano distinti e innalzarli al di sopra degli altri, dandogli, a partire dal secondo anno in poi, responsabilità e piccoli incentivi: la consegna delle chiavi era uno di quelli.
Le chiavi si passavano di mano in mano fra gli studenti che si erano fatti notare per studio o per meriti agonistici, questi studenti avevano la possibilità di entrare in qualsiasi classe dell'istituto ma allo stesso tempo erano tenuti ad esercitare un controllo sui coetanei, erano rispettati e temuti.
Sarutobi iniziò dai capitani dei Club Scolastici: 8 agonistici fra maschili e femminili(Judo, haikido, atletica leggera e nuoto) e 2 misti di studio (letterario e sientifico); consegnava le chiavi ai capitani affidandogli la responsabilità delle attività che vi si svolgevano all'interno degli spazi sportivi e ricreativi loro affidati e della cura desli stessi.
Sakura osservava con particolare interesse il passaggio dalle chiavi dalle mani rugose e affilate del preside a quelle giovani e fresche degli studenti, un privilegio che aveva fino a non molto tempo fa aveva solo sognato.
«Haruno Sakura per la 2° sezione A».
Tutti le aprirono la strada, la lasciarono passare, era la prima del suo anno a ricevere le chiavi, e ne fu in cuor suo infantilmente contenta.
A guastare il momento magico fu un brivido lungo la schiena, come se qualcuno le avesse messo nella camicetta un cubetto di ghiaccio, intenso e prolungato. Sakura cercò di farsi calore con le braccia sfregandole un po' ma fu un breve e inutile palliativo, di nuovo il freddo tornò pungente e fu come un sacchiata d'acqua che la gelò sul posto. Lasciò cadere le chiavi, qualcuno si voltò a guardarla ma lei si chinò subito a riprendere il mazzo e si mise in un angolo della stanza affolata.
La cerimonia ebbe termine non molto dopo e sia gli studenti sia i professori lentamente si diressero alle loro classi. Ricevere le chiavi aveva un altro vantaggio, si poteva conoscere prima gli orario scolastici, i professori dei vari corsi e ricevere una piantina dettagliata di tutto il White College (aree ricreative incluse). Sakura fu una delle ultime ad uscire dall'ufficio del preside, dietro di lei solo un gruppetto di ragazzi che non aveva mai visto e che stranamente non avevano partecipato alla cerimonia. Non seppe dire perchè, erano tutti molto diversi tra loro, ma le parve che fossero accumunati da qualcosa di più che un innegabile bellezza e fascino, come se fossero parenti.
Erano un gruppetto modesto: in mezzo a loro solo una ragazza, che sembrava una bambola di porcellana, poi il ragazzo biondo che si era preso l'occhiataccia di Sarutobi e accanto a lui l'angelo che aveva visto quella mattina. Si fermò un attimo a contemplare il viso scolpito e annoiato, pieno di mistero e si scordò degli altri esempi di bellezza concentrandosi solo su di lui: erano in 6 ma per Sakura c'era solo lui.
«Sas'ke, cavolo, che vuole quel nonnetto di Sarutobi?» chiese il ragazzo biondo con voce squillante allontanando Sakura dai suoi pensieri e permettendole di sfuggire a quel incantesimo, una dolcissima e diabolica melodia che con fatica scacciò dal cuore mentre a passo veloce camminava verso la sua aula.
«Sakura-chan!» la chiamò Ino appena varcò la soglia della classe. La biondina era seduta su un banco in seconda fila vicino alla finesta accanto a lei ragazzi e ragazze che pendevano dalle sue labbra.
Se era possibile sembrava ancora più bella, come un'ape regina nell'alveare.
«Yamakada-san organizzi tu la festa? Dai, che si fa questo sabato?» chiesero in coro le ragazze, ancora non avevano superato la diffidenza e il disprezzo per lei notò Sakura con una punta di rammarico.
"E sicuramente sono anche invidiose del rapporto che ho con Ino" pensò con, stavolta, orgoglio la ragazza dai capelli color confetto.
«Si certo, facciamo noi, vero Sakura-chan?» asserì Ino cercando nell'amica un cenno favorevole che non tardò ad arrivare.
«Nessun problema davvero»affermò la rosa «facciamo noi».
In realtà Sakura non faceva mai niente, era Ino che aveva contatti ovunque e sapeva organizzare, lei seguiva, guardava e appuntava nella sua mente ciò che la biondina faceva, come una figlia che osserva la madre ai fornelli per imparare a cucinare.
«Ordine! Ordine! Su forza!» la voce della professoressa Yuhi fece dileguare tutti ai propri posti con una velocità quasi allarmante. Sakura notò Ino scivolare graziosamente direttamente sulla sedia e invidiò tale innata grazia e fluidità nei movimenti.
«Buonagiornata a tutti!» la voce della professoressa era dolce e melodiosa, seducente quasi quanto il suo aspetto:«vedo che si siete tutti, ne sono felice; quest'anno lo studio della mia materia, state attenti, vi impegnerà ancora di più».
Kurenai Yuhi, professoressa di filosofia, bellissima donna, trasudava feromoni da ogni poro e non sapeva dire perchè ma Sakura l'avrebbe vista molto bene anche nei panni di una star di Hollywood: labbra morbide e rosse, lunghi capelli castani mossi, trucco leggero che esaltava il suo sguardo carmio naturalmente penetrante e attraente, corpo provocante fasciato in tailleur bordeaux.
La classe era in silenzio: la professoresso Yuhi era tanto bella quanto pericolosa, forse proprio a causa del suo aspetto era stata costretta ad essere molto severa ed esigente con i suoi alunni per non parlare delle punizione che dava se qualcuno di questi le disubbidiva, si distraeva, non era preparato o le rispondeva in malo modo.
«Bene, direi che possiamo iniziare con il consegnarvi le chiavi dei vostri armadietti» disse aprendo il bauletto che si era portata dietro.
La mano di Sakura inconsciamente andò alla tasca della gonna nella quale era conservate le chiavi, Ino lo notò e le sorrise.
La professa Yuhi non ebbe il tempo nemmeno di prendere la lista dei nomi che bussarono alla porta ed entrarono due ragazzi.
Tutti sobbalzarono, quei due ragazzi erano una visione, l'uno l'antitesi dell'altro. Uno biondo e l'altro bruno, uno era come una giornata soleggiata e estiva e l'altro come una notte invernale priva di qualsisi luce, Sakura li riconobbe entrambi: il biondino si era beccato l'occhiata di richiamo di Sarutobi e l'altro, bè, era l'angelo.
«Piacere a tutti! Io sono Uzumaki Naruto
!» disse il ragazzo biondo con un tono di voce alto e allegro. Sakura dovette ammettere che era davvero un bel ragazzo, capelli biondo grano sparati in testa, occhi azzurro cielo, carnagione scura sebbene sotto gli occhi avesse delle piccole occhiaie, tre piccole cicatrici su ogni guancia e un sorriso che metteva il buon umore.
«Uchiha Sasuke» disse di contro il moro con voce leggermente scocciata ma assolutamente seducente.
Kurenai-sensei fece segno ai due di accomodarsi nei banchi infondo, unici rimasti liberi e iniziò la consegna delle chiavi, con calma e risolutezza.
Sakura era davvero molto nervosa, ma come sempre basto che Ino le stringesse la mano e le sorridesse per calmarla, era un potere che solo lei possedeva.
Ricordava con chiarezza la sensazione di tranquillità che Ino poteva darle solo con un tocco, quando Sakura piangeva bastava che la biondina le asciugasse le lacrime e parlando soavemente la consolasse che già tutta la tristezza passava. Era qualcosa che andava al di là del normale carisma e che poteva notare avesse effetti su tutti coloro che le stavano attorno, bastava che la Yamakada sorridesse, facesse un po' di moine e tutti le davano ciò che voleva.
Solo una persona non sottostava a questa legge: Shikamaru Nara, cioè si lasciava convincere solo se Ino diventava insistente e ricorreva a minacce che di solito sulla sua bocca non si vedevano mai. Anche lui aveva qualcosa di particolare oltre a suo Q.I. altissimo e alla sua indole pigra, ma Sakura non sapeva come definirlo, era come se la sua (allo stesso modo di Ino-chan) aura fosse diversa.
Aveva un qualcosa che anche i due nuovi arrivati avevano...
qualcosa che Sakura ancora non poteva sapere quanto le avrebbe cambiato la vita...











****** Spazio dell'autrice******

Solo piccole note per delucidarvi su alcuni punti:
  • la storia è ambientata in un Giappone un po' alternativo, futuristico per certi versi, scusate le incongruenze;
  • il suffisso -san viene usato per persone che non si conoscono bene, siano maschi o femmine;
  • il suffisso -kun è usato generalemente dalle ragazze per i ragazzi specie della stessa età o con cui si è in confidenza;
  • il suffisso -chan è usato per persone con cui c'è un legame particolare d'affetto (fidanzati, amici di vecchia data oppure anche bambini) oppure per prenderle in giro evidenziando che siano per esempio più piccole o particolamente kawaii (carine);
  • chiamare per nome e senza suffisso in Giappone è segno di grande confidenza, infatti si è soliti usare il cognome;
  • l'anno scolastico Giapponese inizia ad Aprile, un simbolo sono perciò gli alberi di ciliegio in fiore (ecco perchè il contrasto con gli alberi spogli).



Fanky









Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** Magnolia Street ***


Bleeding cherry bloom
2° Capitolo: Magnolia street






La scuola era ripresa a pieno regime da almeno una settimana, la mole di compiti si accumulava e la scolaresca già si lamentava.
Una delle persone felici della ripresa degli studi era Sakura Haruno, la ragazza dava il meglio di sè in aula e concentrarsi sullo studio era sempre stato un buon rimedio a tutti i problemi.
«Oggi, ragazzi si fa sul serio» disse la professoressa di matematica, Anko Miratashi, appena entrata in classe:«spero siate preparati perchè interrogherò alcuni di voi».
Un mormorio sommesso di protesta si levò tra gli studenti, ma fu subito zittito dalla bacchetta della professoressa che sbattè con violenza sulla cattedra.
«Non ammetto nessuna replica, mettevi in testa che questo è il White College e voi siete dei priviligiati a frequentarlo» ribattè la professoressa:«e adesso ripassate perchè non ve ne darò il tempo dopo».
In un attimo tutti erano già chini sugli appunti di matematica sudando freddo, ma Ino non potè esimersi dal commentare come fosse acida la sensei Miratashi.
«No, acida non è l'aggettivo giusto, no... lei è sadica, ci gode a vederci in difficoltà» si corresse sdegnata la Yamakada provocando un sorriso in Sakura.
Miratashi-sensei sembrava incarnare tutte le qualità di un austera insegnate di matematica: severa, esigente, inflessibile, sobria nel vestire, con gli occhiali da vista dal bordo nero e i capelli tutti ordinati (quasi costretti) in un perfetto chignon. Era giovane la Miratashi lo si notava dalla pelle nivea e liscia, dalla brillantezza dei suoi capelli violacei, dagli occhi nocciola che risplendevano sotto gli occhiali, però sembrava così vecchia e Sakura era spaventata di poter diventare un giorno anche lei vecchia dentro, stantia.
«Sono sicura che non ha amici nè uno straccio di uomo» intervenì Ino prima che lei iniziasse a deprimersi.
«Grazie Ino-chan».
Di nuovo Ino la capiva subito e la rassicurava come una mamma fa con la figlia.

«È quasi finita, dieci... no, mi correggo, 8 minuti e suona!» mormorò la bionda Yamakada in direzione di Sakura che stava seguendo l'interrogazione scarsa del suo compagno di classe.
«Per fortuna, è uno strazio l'interrogazione di Tanaka-san» le rispose sottovoce la rosa leggermente saccente ma totalmente assorta:«non sa niente di niente... e poi tu guarda che imbecille, era senza trabocchetto questa domanda... non si può sbagliare una facile come questa...ma è...»
«...cretino» concluse la professoressa di matematica in sintonia con i pensieri di Sakura:«ecco come ti definirei Tanaka-san, ma non si può insultare gli alunni, lo dice lo statuto... fila al posto».
Il ragazzo incassando decise di dirigersi al posto in silenzio totale, una ribellione di qualsiasi sorta lo avrebbe compromesso ancora di più.
«Sono solo 6 minuti, dici che interroga?» chiese Ino.
Sakura scosse il capo:«Non Credo abbia abbastanza tempo...»
«C'è abbastanza tempo, iniziamo un altra interrogazione» esordì invece la professoressa senza staccare gli occhi dal registro di classe alla ricerca della prossima vittima, puntualizzò poi:«chi parla lo interrogo».
Nessuno oso fiatare.
«Uchiha-san, non conosco le tue basi, ti dispiacerebbe venire?» più che una richiesta era un ordine, tutta la classe si era voltata a guardare l'Uchiha alzarsi dal banco, inespressivo e avanzare lentamente.
Qualunque cosa indossasse era sempre uno schianto, anche quel giorno con solo una camicia nera e i jeans larghi era uno splendore, la divisa poteva riposare quanto voleva nell'armadio se a lei era dato vederlo vestito divinamente pensò Sakura.
In Giappone erano anni che, seguendo le normative del nuovo standard mondiale d'insegnamento, la divisa non era più obbligatoria e solo nelle occasioni speciali (primi o ultimi giorni di scuola, celebrazioni speciali, feste d'istituto, etc) gli alunni dovevano portarla.
«Ecco, vorrei che tu completassi l'esercizio di Tanaka-san, corregendo gli errori e spiegando ad alta voce».
"Ma che bastarda!" pensò Sakura stupita, ma fu ancora più stupita quando l'aula fu riempita dalla voce sicura ma incolore del ragazzo.
«Sakura-chan mi sa che è un rivale per te» rise Ino, ma la rosa non l'ascoltava: nessuno mai prima si era dimostrato così, così, come dire... potente?!
C'era qualcosa che si faceva strada dentro di lei e ora poteva solo identificare questa emozione come 'ammirazione', assoluta e incondizionata.
Ino, dopo averla guardata per un attimo, fece un sorriso stirato mentre si sistemava i capelli biondi.
«Campanella, Uchiha-san torna pure al posto e voi...» la Miratashi sbattè la sua bacchetta per attirare l'attenzione e zittire i mormorii:«siete avvertiti, la prossima volta test in classe, chi mi prende meno della sufficenza piena sa cosa l'aspetta...»
Lanciata la bomba e gustatasi per un attimo il panico negli occhi degli studenti, con la sua inseparabile bacchetta, la sensei di matematica tolse il disturbo.
«Troia...» soffiò Ino:«la prossima volta è domani».

Le lezioni continuarono senza essere degne realmente di nota.
Uchiha e Uzumaki sedevano da soli nel fondo dell'aula, entrambi, potè notare Sakura spiando sottecchi, sembravano poco interessati alle lezioni.
Uzumaki-san continuava a scarabbocchiare fogli e a farli vedere ridendo al compagno di banco che invece non faceva semplicemente nulla e, anzi, spesso sbuffava contrariato a quei foglietti attirandosi insulti silenziosi del biondino.
Erano molto in confidenza, aveva sentito spesso Uzumaki chiamare l'Uchiha per nome arrotolando la seconda sillaba in uno scherzoso "Sas'ke" e l'altro insultarlo sottilmente quasi come rassegnato.
«Attenzione! Insomma!» ruggì il professore di Giapponese (sia Lingua che Letteratura), Umino Iruka.
«Scu-...» non le era mai capitato, che figura del cavolo!
«Uzumaki! Smettila di distrarti e dimmi come si può tradurre quest'ideogramma dato il suo contesto!».
"Salvata in corner" pensò rilassandosi Sakura.
«Ehm... sensei... quest'ideogramma... e diamine...ce l'ho sulla punta della lingua...» farneticò il ragazzo leggermente in difficoltà.
«Non lo sai? Vediamo se invece Haruno-san lo sa...» disse voltandosi il professore verso Sakura che stava già elaborando la risposta più completa possibile:«Haruno-san? Vuole esporre per noi?»
«Il poeta in questa poesia vuole esprimere tutta la sua disperazione, ricordiamo che quelli di cui parliamo sono anni di grave disordine sociale e sono molte le malattie che colpiscono la popolazione decimandola perciòquest'ideogramma assume un duplice significato...»
Sakura si lasciò andare rispondendo non solo alla domanda ma finendo per spiegare tutta la poesia in una fitta rete di collegamenti.
«Ottimo decisamente, ottimo!» non potè fare a meno di congratularsi il professore.
«Ha ragione sensei!! È stata davvero brava!» intervenne anche Uzumaki che la guardava con occhi adoranti e ingenui:«Ragazza sei un genio!»
«Ehm.. ehm.. Uzumaki...»
«Si?»
«Smettila! Siamo in classe! Non chiaccherare come ti passa per la testa!»
Sakura seduta al banco arrossì, mentre Ino le faceva ridendo i complimenti per l'esposizione e tutta la classe sghignazzava prendendo sempre di più in simpatia quel biondino dagli occhi azzurro cielo.
«E ora fuori! Forza e non entrare fino al suono nella campanella! E non gironzolare per i corridoi!» continuò il professore mentre Naruto usciva dalla classe con l'espressione di uno che non ha capito bene cosa sta succedendo.
«Baka...» sussurò l'Uchiha, Sakura non lo sentì parlare ma lesse il labbiale, vide le sue labbra muoversi e la sua espressione diventare leggermente dolce e divertita.
«Ti piace».
«Cosa? No, chi?» era quasi scattata sulla sedia Sakura: Ino l'aveva beccata in flagrante.
«Lui, Uchiha-san» rispose senza una nota di vivacità nella voce la bionda.
«N-no, ti sbag-...»
«Anche a me piace, non c'è nulla di male».
Chissà perchè Sakura non era molto sicura delle parole della sua migliore amica, il suo sguardo, i suoi occhi sembravano nascondere qualcosa e la sua espressione pareva costruita ad arte.
Ma negare a cosa serviva? A Ino-chan poi! Loro erano amiche e Ino avrebbe capito, come sempre.
«Si, mi piace»
«A chi non piacerebbe? Lui è... lui, non so come spiegartelo, è come legittimo infatuarsi di lui, è una legge».
Lasciarono cadere entrambe l'argomento, che sembrò fare ancora più rumore nel silenzio.

«Siete amiche, no?»
Una voce annoiata arrivava strascicata all'orecchio di Ino tramite il cellulare lilla.
«Shika! Questa non è una risposta! Spremiti il cervello e dammene una decente!» strillò quasi la biondina.
«Che seccatura... ne vale la pena? Sbatterti per Uchiha intendo» le chiese Shikamaru Nara.
«Si, no, che risposta vuoi che ti dia? Lo conosci, sai che tipo è».
Shikamaru Nara immerso nella penombra della sua stanza si chiese perchè la batteria di quel dannato aggeggio noto come cellulare non si scaricasse mai quando serviva e perchè con tutte le persone presenti sul pianetà Ino chiamasse lui, a un orario in cui lei sapeva benissimo che lui si stava godendo un meritato riposo.
«Allora Shika, mi ripondi?»
«Sto pensando» era vero anche se non stava pensando a quello che credeva Ino.
«A quello che ti ho detto, io? Perchè io pensavo che neanche Sakura è così importante...»
Shikamaru Nara si bloccò un attimo, interdetto:«Vorresti coglierla? Non è un po' presto?»
«Si, hai ragione, è presto» annuì la Yamakada:«lasciamo perdere, devo solo temporeggiare e non credo che Sakura faccia il primo passo».
«Visto che hai risolto il tuo problema da sola che bisogno avevi di me?»
«Shika! Non ti fa piacere sentirmi?»
«Mi avrebbe fatto piacere anche continuare a dormire...»
«Fingo di non aver sentito anche perchè ho bisogno di te per matematica, domani ho un test... quindi posso venire questo pomeriggio?»
«No».
«Come no? Cosa c'è di più importante di me?»
Ma perchè Ino era così maledettamente egocentrica? «Il lavoro» rispose comunque cercando le sigarette che era sicuro la sera prima aveva posato sul comodino.
«Al Diavolo! Tu che lavori e com'è che ha me non mi hanno chiamata? Nemmeno Choji è stato chiamato... Su Shika! Dai giuro che studierò sul serio!»
Uno sbuffo:«Ino devo davvero lavorare e l'Ombra mi ha affidato una missione speciale».
«E in solitaria? Non sei adatto... con chi ci vai?» insomma Shika negli ultimi tempi sembrava non avere mai del tempo per lei o per Choji con cui tra l'altro viveva.
«Ino. Non ne devo discutere con te, ora lasciami riposare».
Le sigarette dov'erano? Era l'ultimo pacco quello, poi sarebbe stato costretto ad uscire (quindi vestirsi e fare mille altre cose) per comprarle.
«Si, si, ok! Ma sappi che avrai sulla coscienza il mio brutto voto...» ribrottò Ino decidendosi che era ora di tornare in classe:«Vado e diamine tienilo acceso quel cellulare, non sei mai rintracciabile!»
Tenne qualche secondo il cellulare all'orecchio sfinito, poi chiuse gli occhi e desiderò che il momento di lavorare non arrivasse mai: le donne erano tutte seccature.

L'aria in Magnolia Street era decisamente fredda come normale alle 7 di sera autunnali, tuttavia a Sakura pareva che anche i colori di quella splendida via commerciale avessero assunto un colore di una tonalità più scura e fredda.
Ino-chan le voleva bene ma fino adesso loro due non erano mai entrate in conflitto: Ino le dava tutto quello che lei voleva e lei si limitava a essere sempre e comunque di supporto alla Yamakada. Ma ora, ora che lei voleva qualcosa che Ino voleva per sè, che non poteva esserle dato... si: c'era un problema.
«Rinuncio o no?»
Doveva rinunciare, non poteva fare questo alla sua migliore amica, alla sua salvatrice.
"Ma per Ino-chan è un capriccio..."
No, doveva attendere, poteva aspettare.
Anche se per Ino fosse stato solo un capriccio per lei che cos'era? Che diritto aveva di volere Uchiha-san?
No, litigare per un ragazzo era fuori discussione.
"Cosa so io di Uchiha-san?" e da sola si rispose che la sua conoscenza del ragazzo era nulla
«Buonasera signorina» la voce gentile della comessa la riscosse dal torpore, era già arrivata all'appuntamento con Ino-chan.
"Niente è come fare del sano shopping e del buon sesso" le aveva rivelato Ino una sera in discoteca, non poteva che essere d'accordo.
«Buonasera, cerco la signorina Yamakada, sa dirmi dov'è?»chiese dopo aver fatto un piccolo inchino.
«La signorina Yamakada è al piano superiore, vuole che l'accompagni?»
«No, grazie conosco la strada»detto questo si congedò senza troppe cerimonie.
La boutique Lilium era uno splendido palazzo di 3 piani in Magnolia Street, la via del lusso nel quartiere di Shibuya, quella che spesso quasi nessuno si poteva permettere di varcarcare a cuor leggero. Vi erano vestiti di stilisti occidentali ma vi erano anche le opere pregiate di maestri nell'arte del confezionare gli abiti tipici giapponesi, i kimoni più sfarzosi, quelli più costosi. Il Lilium era una negozio d'èlite dove ogni abito costava sempre una fortuna, perciò spesso poteva capitare che la boutique non avesse più di un cliente al giorno e le commesse, donne impeccabili, dedicavano tutte se stesse nell'assecondare le capricciose richieste delle compratrici.
Ino era una delle clienti più fedeli del Lilium tanto che ormai appena arrivava salutava e andava direttamente al piano superiore dove aveva riservato una specie sala prove. Le commesse non potevano che adorarla: era giovane, carina, le stava sempre bene qualunque cosa si provasse e non si faceva scrupoli a comprare.
Quando Sakura arivò Ino si stava provando un vestito corto e nero con inserti dorati.
«Come sto?» le chiese appena la vide.
«Bene, gli inserti dorati richiamano il colore dei tuoi capelli».
«Si, credo anch'io, Noda-san me lo faccia preparare: lo prendo» e senza molte cerimonie la Yamakada si sfilò il vestito e lo diede alla commessa, rimanendo in intimo (per la cronaca bianco), per niente pudica, prese un altro vestito e lo porse a Sakura:«Provalo, l'ho scelto per te».
Sakura annuì e corse subito a provarlo, Ino aveva molto occhio per queste cose: era stata lei a darle i consigli su come truccarsi, acconciarsi i capelli e perfino che genere di vestiti indossare per far risaltare i tratti giusti del suo corpo.
«Allora com'è?» chiese da fuori del camerino la bionda.
«Bello, cioè... è... stupendo...»balbettò l'Haruno rimirandosi allo specchio del camerino ancora un attimo prima di uscire.
Ino era seduta sul civanetto in velluto rosso e indossava una vestaglia di seta viola, le gambe lunghe e perfette erano voluttuosamente in vista e si poteva scorgere il reggiseno dall'ampia scollatura.
Sakura distolse gli occhi dalla figura della migliore amica che la stava analizzando come un'artista scrupolosa e lo spostò su gli specchi che ricoprivano tutte le pareti. Era davvero un bel vestito: rosso e corto, con dei semplicissimi fili di raso nero per spalline e sul seno degli sfronzoli sempre in raso nero che non facevano notare la sua prima, infine la gonna si allargava leggermente lasciando vedere il rivestimento interno nero ma senza essere volgare.
«Proprio come la immaginavo...» commentò Ino:«non avresti bisogno nemmeno di raccogliere i capelli».
A volte le sembrava di essere la bambola della Yamakada, specie quando provava dei vestiti. Ino l'acconciava, la truccava, la sistemava come meglio le pareva e indubbiamente faceva sempre un ottimo lavoro.
«Ino-chan, per me non c'è problema ma tu hai studiato per il compito?» chiese la rosa che pensava che l'amica si sarebbe ritirata a studiare tutto il giorno.
«Non ti preoccupare! Ti preoccupi sempre troppo, finirarà per andarti in corto il cervello...» le rispose Ino ridendo:«su prova questo che io provo quella gonna».
Sakura prese il vestito (stavolta color acquamarina) e entrò nel camerino vedendo Ino fare lo stesso.
«Ino-chan, uff però queste uscite sono belle ma io non posso spendere sempre così tanto!» si lamentò l'Haruno ricordando come il padre l'ultima volta davanti a un conto di 300 000¥ era esploso:«ne posso prendere solo uno».
«Va bene, capisco... e allora che bouget ti ha messo nella carta?» chiese Ino cercando la zip del vestito.
«Solo 100 000¥».
«Puoi permetterti un solo vestito quindi... bè non ti preoccupare in qualche modo faremo e goditi questo momento!» le rispose Ino uscendo dal camerino.
Gli specchi, quando Sakura uscì dal camerino, riflettevano tutti l'immagine di Ino fasciata in uno splendido abito lungo e monospalla di seta viola. La vita e i fianchi magri, il seno pieno e sodo anche senza il supporto dell'intimo, i lunghissimi capelli biondo platino appena sciolti ma già in perfetto ordine.
«Bellissima...» mormorò in estasi, anche la commessa appena arrivata non poteva che essere d'accordo.
«Che dici, sto bene?» chiese Ino fissandola attraverso uno specchio.
Sakura annuì:«sei magnifica Ino-chan, spero tanto di diventare bella come te...»
«Pazienza Sakura-chan!» sospirò la Yamakada rassicurandola:«tu sei ancora solo un bocciolo, io so che quando sboccerai sarai bellissima!»
E Sakura non potè fare a meno di crederci perchè gli occhi di Ino sembravano del tutto sicuri di quello che dicevano, gettò alle spalle ogni problema, persino i brividi freddi, e decise che qualsiasi ragazzo non valeva quanto l'amicizia della Yamakada.

Ore 20.30, Shibuya-Tokyo
«Allora che facciamo qui Sas'ke? Dai torniamo indietro, che c'è una ressa pazzesca qui».
Per una volta era d'accordo con l'amico di sempre ma Sasuke Uchiha non era il genere di persone che dava ragione a qualcun'altro, specie se quel qualcun'altro era Naruto Uzumaki.
«Baka, siamo stati chiamati, dobbiamo recarci dall'Ombra, un po' di mortali non ti ammazzeranno mica» rimbrottò stufo delle lamentele.
Alla fine nonostante tutto per loro la folla non era questo gran problema: la gente li lasciava passare sempre e comunque affascinata dalla loro bellezza appena, silenziosi, se li vedeva comparire davanti.
«Che noia! Dai Sas'ke siamo arrivati?»
La pazienza di Sasuke Uchiha si stava affievolendo arrivando a minimi storici.
«Eddai, quanto ci vuole ancora?»
Naruto Uzumaki aveva tanti pregi: era una persona allegra, forte, piena di risorse ma sembrava non sapere assolutamente quand'era il momento di fermarsi, non aveva il tatto necessario a capire quando era meglio tacere, anzi forse era meglio dire che non sapeva chiudere la bocca.
Dall'altra parte Sasuke Uchiha era mancante di tatto tanto quanto il biondino e stava zitto fin troppo.
Una coppia quasi perfetta perchè erano come una bomba ad orologeria:tutti e due troppo estremi, troppo orgogliosi, troppo forti.
Il loro passo però era sincronizzato, andavano perfettamente a tempo, almeno nella vita normale, quando non erano obbligati ad oltrepassare folle di uomini e donne.
Magnolia Street, una via del ristrutturato quartiere di Shibuya, una nuova via di negozi sempre affolata sebbene i negozi della stessa avessero clienti che si potevano contare sulla punta delle dita.
"Stupidi esseri umani" non si potè impedire di pensare il giovane Uchiha mentre guardava un gruppetto di ragazze urlare davanti a una vetrina. Probabilemente Naruto, il compassionevole e buon Naruto, non la pensava come lui, anzi quasi sicuramente era affascinato dalle luci dei negozi, da tutto quel movimento insensato.
«Sas'ke! Yo Sas'ke!»
Meglio non dargli corda e continuare a camminare, era stufo di tutte quelle insulse lamentele.
«Sas'ke eddai!»
No, non si sarebbe girato, non gliela avrebbe dato vinta.
«Teme!» Naruto Uzumaki non era il tipo che si arrendeva facilmente (a dirla tutta non si arrendeva per niente, mai e in qualsiasi caso) perciò raggiungendo l'amico e senza curarsi contro chi sbatteva prese l'Uchiha per il colletto della giacca di pelle nera quasi strozzandolo.
«Cazzo vuoi Usurotachi?!» gli chiese inveperito il moro.
L'Uzumaki alzò la mano e gli indicò davanti a loro dove due chiome assurde erano ben visibili.
«Ne, quella non è la Yamakada?» chiese il biondo certo della risposta affermativa.
«Ma va'... e io che pensavo fosse un criceto... certo Baka che è lei, quante ragazze conosci con dei capelli biondo platino lunghi fino ai fianchi?» sbottò l'Uchiha ancora arrabbiato per come l'Uzumaki aveva richiamato la sua attenzione:«e non ti azzardare a chiamarla! Guai a te, o ti concio per le feste!»
«Sto morendo di paura! Come se tu potessi fare qualcosa al grande Naruto Uzumaki!» gli rispose il biondino a cui prudevano le mani per esser stato trattato come un bambino.
«Vuoi scommettere?»
«Sulla tua sconfitta, eh Uchiha?»
«Sulla tua Uzumaki».
Quando arrivavano ai cognomi voleva dire che si era davvero alla frutta, il che generalmente non rappresentava un problema se si picchiavano lontano da possibili vittime esterne, ma in mezzo a una strada affollata significava solo una cosa: massacro di tutti i poveri passanti.
«E se invece di litigare ve ne andaste buoni, buoni da chi vi ha mandato a chiamare? Siete due seccature, non voglio guai per colpa vostra».
L'inconfondibile voce di Shikamaru Nara arrivò alle orecchie di entrambi placando i bollenti spiriti.
Era molto tempo che non si vedevano e nè Sasuke nè Naruto si aspettavano questo genere d'incontro.
«Qual buon vento Shikamaru!» disse Naruto dando un affettuosa pacca sulla spalla al ragazzo dai capelli ad ananas.
«Un vento cattivo, mi sono dovuto precipitare qui per colpa vostra, mi hano pregato di venire a fermarvi prima che combinaste un macello».
Sasuke era abbastanza turbato, orgoglioso com'era non gli era piaciuto per niente essere richiamato da Shikamaru per colpa di quel baka di Naruto:«non ci saremmo picchiati qui, Nara... comunque andiamo Naruto, non voglio farla aspettare».
«Farla? Ma perchè secondo te è stata lei ha fare la soffiata a Shika?» chiese sorpreso il biondo.
«D'accordo allora io vado...» disse Shikamaru addossandosi contro il muro:«per me non è per niente sicuro stare qui...»
In pochi secondi fu assorbito nell'ombra di un lampione e scomparve.
«Muovi il culo usurotachi!»
«Sei il solito Sas'ke... sempre molto fine...» ghignò in risposta l'Uzumaki.

«Così è per questo che ci siamo fermati?»
Shikamaru annuì con il capo, quella riusciva a fargli venire sempre il mal di testa.
«Carino l'Uchiha...!» fischiettò affacciandosi dal tetto del palazzo.
Ci mancava solo che si mettesse a fare l'ochetta e poi avrebbe dato di matto:«Temari, non eri tu quella ansiosa di finire il lavoro?» mormorò stanco.
«Si certo, così poi possiamo andare a divertirci».
«Possiamo?» ripetè sconvolto Shikamaru.
«Si cry-baby, il verbo è alla prima persona plurale e significa che 'noi due' e forse qualcun'altro faremo qualcosa di divertente».
Odiosa, proprio Shikamaru non la sopportava:«toglimi una curiosità: voi della giurisdizione di Suna siete tutti così rompiscatole per nascita o per vocazione oppure tu sei un caso a parte?»
La ragazza sorrise, un ghigno più che un sorriso e pure piuttosto sbilenco:«diciamo tutte e tre le cose».
Rassegnato Shikamaru decise che prima avrebbe finito il lavoro prima avrebbe smesso di fare quella vita assurda e tornare alla sua normale routine.
«Perchè non mi hai fatto scendere con te?» chiese Temari tutto d'un tratto:«credevi che avrei abbagliato così tanto i tuoi amici?»
«No...»
«E allora perchè?»
Eccola di nuovo alla carica... era sempre così: lui doveva essere circondato nella sua vita da donne testarde e rompiscatole.
«Che te ne frega...? Andiamo a lavorare, non avevi fretta?»
«Ora che ci penso... tu non volevi che mi vedessero, anzi che qualcun'altro ci vedesse! È per questo che siamo stati qui appostati per un quarto d'ora!»
Ma perchè oltre che testarda e rompiscatole questa qui era pure dotata di un intelligenza e un intuito più che discreti?

Nara-san non dovresti farti vedere in Magnolia Street perchè potresti litigare con una persona a te molto cara, ma è importante, è un favore personale che ti chiedo per me e anche per la nostra comunità, va a fermare quei due prima che succeda una disgrazia.



L'edificio a due piani si presentava in uno stile piuttosto gotico, era poco visibile e leggermente incassato fra gli altri edifici.
Era possibile leggerne l'insegna a lettere cubitali:"Konoha - Spedizioni internazionali".
«Cavoli quanto tempo...» mormorò Naruto:«è sempre uguale come hanno fatto a non farlo scampare alla modernizzazione?»
«Baka, quelli come noi trovano sempre un modo per avere quello che vogliono» gli rispose l'Uchiha sprezzante.
«Entriamo, che aspettiamo Sas'ke?» chiese il biondino allegro.
«Che ci aprano la porta».
L'interno se possibile era più sfarzoso e gotico con drappi rossi e candelabri in cristallo.
«Siete attesi» gli disse una donna dai capelli corti e castani e gli occhi neri aprendo la porta.
«Sentito Sas'ke che dice Shizune? Siamo attesi, allora c'è davvero pure lei».
«Probabilemte ci sono tutti, Naruto...» gli rispose il moro con noncuranza percorrendo ad ampie falcate la strada per la grande scalita e iniziando a salire:«Aspetti un invito scritto che no sapresti leggere usurotachi?»
«Ti ammazzo!!»
L'urlo di Naruto arrivò in tutto l'edificio e coloro che lo attendevano assieme a Sasuke non poterono esimersi dal notare che si sentiva che l'Uzumaki era tornato.










****** Spazio dell'autrice******

Di nuovo delle note:

  • Per chi non lo sapesse teme significa 'bastardo' mentre baka 'stupido';
  • Usurotachi dovrebbe stare per 'testaquadra' ma ho il dubio che non sia scritto in modo corretto quindi informatemi se è così;
  • Nel capitolo ho usato il termine 'Ombra' ma vorrei far presente che dal prossimo si userà il corrispondente giapponese che è kage, era solo per enfatizzare il concetto di 'Ombra dietro a tutto' l'uso dell'italiano.


Grazie a tutti, spero di avervi soddisfatto con questo nuovo capitolo anche se ancora non siamo per niente entrati nel vivo dell'azione.

Fanky

Ritorna all'indice


Capitolo 3
*** Between Shadows, Blood and Nightmares ***


bled 3° Capitolo: Between Shadows, Blood and Nightmares





«Finalmente siete arrivati, vi attendevamo!»
La stanza era larga, buia e affolata.
I presenti erano silenziosi e perciò la voce della donna arrivò forte e chiara.
Sia Sasuke che Naruto piegaro leggermente il capo in quello che voleva essere un inchino: per quanto fossero ribelli e irrispettosi (in modi naturalemente opposti) sapevano che era dovuto rispetto alla persona che gli parlava.
Nella semi-oscurità della stanza si potevano scorgere chiaramente i capelli biondi e la pelle candida e perfetta, era il loro capo, era il capo della giurisdizione di Konoha, era colei che poteva essere chiamata semplicemente Shadow oppure Fire Shadow per usare frequenti occidentalismi o per dirla alla giapponese era l'Hokage, il Kage, l'Ombra del territorio del Fuoco.
«Ci sono stati degli impedimenti» rispose pronto Sasuke.
Non poteva vedere il viso della donna ma il ragazzo era certo che avesse stampato un bel sorrisino di scherno per lui: sapeva tutto di quei cosidetti impedimenti. A dire la verità all'Uchiha il kage non gli piaceva perchè lui era una persona che amava avere il controllo delle situazioni e invece in presenza della donna si sentiva come analizzato e sezionato ogni volta, come se i suoi segreti non fosserio tali, come se fosse tornato un bambino.
Al contrario Naruto, pur non sopportandola, si sentiva a suo agio poichè conosceva la donna da molto tempo, così tanto da permettersi molte (troppe) confidenze:«Tsunade-baachan! Perchè ci hai chiamato, arrivare fin qua è stato un vera tortura!»
La frase uscita infantilemente e infelicemente dalla bocca del biondino ebbe una reazione precisa: un coltello piantato nella porta dietro di loro, passato a meno di 5 centrimetri dall'orecchio del ragazzo.
«Tsunade-hime!» fu il richiamo immediato di Shizune:«è legno d'ebano, è storico, non può trattarlo così!»
«Ma hai sentito quel moccioso? Ti pare che lo debba accettare?!» sbottò la donna, ora un raggio di luna o dell'illuminazione notturna scopriva il viso liscio e gioviale, le labbra carnose, gli occhi nocciola.
«Ma se la prenda con lui! Non con l'arredamento!» fu la risposta scandalizzata dell'assistente.
«Moccioso a chi? Insomma baachan!» sbottò invece Naruto che del cortello e dell'arredamento se ne sbatteva ma che scattava se chiamato o anche solo trattato da bambino.
«Hai sentito, Shizune?»chiese la donna:
«E chiudi il becco sciocco! Non ti permettere!»
Sarebbe andata per le lunghe sicuramente pensò Sasuke perchè Naruto aveva un potere così forte sulle persone, era capace di farle cambiare in modo così repentino, era così... baka, sconclusionato e testardo.
Il mormorio e le risatine fra i presenti si diffusero subito, rompendo il clima leggermente teso.
«Sasuke-kun...»
La voce era leggera, flautata, quasi un sussuro che le orecchie ben allenate di Sasuke colsero subito.
«Avevo ragione, c'eri anche tu...»
La ragazza piegò il capo colpevole, i capelli color mirtillo, lisci e lunghi, oscurarono il suo viso repentinamente fino a che Sasuke non le sollevo il mento:
«non sono arrabbiato, tranquilla Hinata» le disse serio.
La giovane sorrise, rincuorata:«vi ho visti e mi sono preoccupata, perdonami se ti ho mandato Nara-san».
Sasuke la scrutò con cura: nella semi-ocurità Hinata Hyuga sembrava più piccola di quello che era, sembrava ancora più fragile, gli occhi due perle bagnate e solitarie, il viso pallidissimo, le labbra un bocciolo, i capelli nero-viola lunghi e l'espressione smarrita. Se non fosse stata lei l'Uchiha era sicuro che avrebbe detto qualcosa del tipo "fatti gli affari tuoi" o "non ti permettere!" ma Hinata era il tipo da prendere con le pinze, bisognava essere gentili con una bambola di porcellana come lei.
«E N-Naruto-kun è arrabbiato?» chiese poi la Hyuga gettando uno sguardo incerto al biondino che pochi passi più in là stava ancora discutendo infervorato.
«Il baka non se l'è presa, anzi credo che se lo sia già dimenticato».
Il tono di Sasuke era piatto, senza la minima inflessione ma Hinata si sentì immensamente rassicurata.
«G-Grazie Sasuke-kun, vado dai miei compagni» e con queste poche parole e uno sguardo timido all'Uzumaki tolse il disturbo scomparendo fra i presenti.

Il cielo era buio e il vicolo illuminato a tratti da un lampione che desiderava molto spegnersi.
Lontano da occhi e orecchie indiscrete, in fondo dove la luce e la sicurezza sembravano solo un ricordo, c'era qualcuno.
Temari e Shikamaru lavoravano, se lavoro si poteva chiamare il loro, perchè trovare e scovare chi voleva far saltare l'accordo tra le giurisdizioni di Suna e di Konoha sembrava ad entrambi una punizione più che un vero e proprio lavoro.
«Allora parli? Lo diciamo per te...» disse Temari verso la figura inginocchiata ai suoi piedi:«chi è che vuole far scoppiare la guerra tra le due giurisdizioni?»
«Crepa puttana» fu la sola risposta che ricevette dalla loro prigioniera.
Temari alzò la mano pronta a colpire la donna ma fu fermata a mezz'aria da Shikamaru, si divincolò irritata e oltraggiata.
«Perchè ti ostini? Dai portiamola dal mio kage e se la sbricherà lei, sono stanco...» mormorò sconsolato.
«Dal tuo? Perchè non dal mio?» chiese la bionda ancora arrabbiata dell'essere stata fermata.
«Andiamo dal tuo allora, ma è più lontano» acconsenti Shikamaru per niente in vena di discutere.
Tayuya, la loro prigioniera, intanto si guardava intorno alla ricerca di un modo per sfuggire, era ormai allo stremo e sentiva tutte le ossa gemere per colpa delle torture inflittele da quella strega bionda. Non avrebbe mai parlato, ma era certa che esistevano molti modi per far parlare una persona e che sia Suna che Konoha, nonostante la loro facciata rispettabile, li sapessero tutti.
«Nara, accidenti a te! Non sei per niente collaborativo... »
Bene, quella vipera sembrava essersi stancata di prendersela con lei, Tayuya usò la sua ultima carta: con uno acuto penetrante confuse per un attimo i sensi dei due e con uno scatto felino li sorpassò. Era vicina, ce l'aveva fatta, uscita dal vicolo diveniva tutto più semplice.
«Non così, anche tu sei una scocciatura, dai fammi finire il lavoro in pace...»
Non riusciva a muoversi, era bloccata, solo tre metri la separavano da una probabile salvezza ma il suo corpo non ne voleva sapere di risponderle:«ma che cazzo succede?» soffiò incredula e irosa mentre il suo corpo si muoveva in direzione dei due, allontanandola sempre di più dalla salvezza.
«Voi donne siete sempre problematiche...» sbuffò il ragazzo costringendo la rossa ad avvicinarsi grazie al suo potere di controllo delle ombre.
«Figli di puttana! Io non vi dirò nulla...»
«Anche quello prima di te aveva detto la stessa cosa e... ops ci ha detto come trovarti» fece sarcastica Temari.
Shikamaru mantenne il suo controllo su Tayuya anche adesso che era a 20 centimetri da loro, quella tipa era infida e i suoi poteri erano abbastanza problematici da controllare:«portiamola via».
«D'accordo»
Anche Temari iniziava a risentire del lavoro, poteva non sembrare ma anche far parlare un prigioniero costava la sua santa fatica, non era semplice come sembrava.
Tayuya fu circondata, i due le presero le braccia affiancandola senza dirle una parola nè lasciarla libera dal potere del testa d'ananas.
Quella troia bionda mormorò alcune parole e agitò le dita della mano libera.
«Ehi cosa cazzo succede?!»
«Niente, ce ne andiamo» fu la piatta risposta del ragazzo mentre piano i loro piedi si staccavano da terra e il vento si alzava secondo le direttive di Temari.
«Ok, siamo in quota» disse la bionda tranquilla, le dita continuavano a muoversi lente ma sicure manovrando le correnti e mantenendoli sopra gli alti edifici di Tokyo.
«Ehi stronzi! Dove mi porta-...» stava per chiedere Tayuya ma una freccia le impedi di continuare a parlare trapassandole il cranio e schizzando di sangue i due al suo fianco.
«Merda... Vira Temari! Siamo sotto attacco!» ruggì Shikamaru usando il corpo di Tayuya come scudo mentre Temari presogli il braccio avviava una brusca discesa.
«Veloce, infilati in quei vicoli, quelli alla tua destra, saremo fuori dalla sua gittata!»
«Lo sto facendo! Accidenti!» gli rispose la bionda virando.
Il cadavere di Tayuya era ormai ridotto a un colabrodo
tanto che non c'era nemmeno più sangue al suo interno che schizzasse e Shikamaru lo teneva stretto solo per non lasciarlo in mano ai nemici.
«Salvi» sospirò Temari al suo fianco facendoli rovinosamente atterrare nel retro di un pub.
Erano entrambi coperti di sangue, il cadavere di Tayuya ormai irriconoscibile giaceva abbandonato a pochi passi da loro, l'adrenalina entrata in circolo nel loro corpo stava lentamente andando via.
Temari fu la prima ad alzarsi, era sudata e macchiata di sangue in più punti ma non sembrava ferita e indebolita.
Shikamaru appoggiato al muro del pub vicino al quale erano atterrati
la osservò avvicinare il braccio abbronzato ricoperto di sangue non suo alla bocca e assaggiarlo.
«Fa schifo, è proprio degno di quella vipera».
«E ti pareva che t'andasse bene qualcosa...» sospirò il ragazzo: quel lavoro gli piaceva sempre meno.



Sakura camminava lungo una strada bianca immersa nel buio.
«Non mi piace»
Il suo sembrò il
lamento di una bambina che espanse nel nulla.
Intanto non le rimaneva altro che camminare, non sapeva quanto ancora nè verso dove.
Era tutto nero, sempre e solo nero.
«Non mi piace» ripetè con più veemenza.
Nero, nero, nero, nero.
La voce che si disperde nel buio, che è assorbita dal buio.
Era con la sola strada bianca come compagna.
E poi nero, nero e buio, oscurità totale.
Non c'era nessun suono.
Non un fruscio.
Non un accenno di vita.
Nemmeno il rumore dei suoi passi.
E continuava a camminare: da qualche parte sarebbe pur arrivata, no?
Il buio così nero la circondava.
La strada bianca la costringeva a camminare.
Il silenzio poi non era tale: sembrava urlare sebbene lei non udisse suono.
Si girò indietro, forse per vedere se c'era qualcuno, forse per controllare la strada fatta.
E le vide.
Rosse, vivide, precise e sgargianti le sue imponte macchiavano la strada bianca.
E piano, piano il rosso si allargava.
Le macchie vermiglie si collegavano tra loro.
Erano bellissime.
La strada bianca diventava rossa.
Era bellissima.
Ed era così sbagliata.
Perchè quel colore rosso era sangue.
Il sangue aveva ricoperto la strada totalmente e adesso scalava piano le sue gambe.
Era appiccicoso e caldo.
Aveva un odore dolciastro.
Stava per ricoprire tutto il suo corpo.
Non riusciva a muoversi.
Era passato sotto il vestito leggero, aderiva con ogni centrimetro della sua pelle.
Era stanca ma continuava a lottare.
E poi si accasciò.
«Non mi piace» sussurrò mentre il sangue le lambiva le labbre come un amante esperto introfulandosi al loro interno.
Era buono.
Il sapore, il retrogusto, l'odore.
Erano tutti buoni, anzi eccelsi.
«Invece si, ti piace».
Non era la sua voce, risultava ovattata, impossibile determinare di chi fosse.
Ma che importava aveva ragione.
Annuì.
Ma era strano: il sangue continuava a riversarsi nella sua bocca.
Non la faceva respirare, bloccava anche le sue narici.
Di nuovo prese il sopravvento il suo istinto sopravvivenza.
Si dibatte.
Provo ad urlare.
Il sangue bloccava le sue vie respiratorie.
Era tutto inutile.
I suoi occhi bruciavano, il bulbo oculare non sopportava il sangue su di sè.
Era davvero inutile.
Sarebbe morta.
"Io non voglio morire".
"Io non voglio morire!!"
"IO NON VOGLIO MORIRE!!"

Sakura si svegliò sudata e spaventata, ansimava e il corpo era percorso dagli spasmi.
«Era un sogno, solo un sogno, anzi era solo un incubo» si disse facendosi un po' di calore con le braccia.
L'orologio sul comodino in mogano segnava le 3.03 di notte.
Aveva freddo, si mise una mano sulla fronte e non la trovo calda, al contrario la fronte era sudata e fredda.
"Devo andare da un medico, e anche presto, non ne posso più" pensò Sakura alzandosi.
Le finestre erano chiuse e la stanza era nella più totale oscurità, era la sua amata stanza ma le metteva paura, accese la luce e si sentì già più sicura.
I capelli rosa non erano più ordinati e lisci, ma mossi ingarbugliati, la pelle chiara era lucente sebbene leggermente più pallida del normale e i capillari degli occhi erano infiammati a causa della sveglia anticipata ma nell'insieme l'unica cosa devvero preoccupante era la sua espressione.
Spaventata.
Terrorizzata.
Possibile che quel sogno avesse avuto un impatto così forte su di lei?
Deglutì mettendosi la vestaglia e sentì un sapore agrodolce percorrerle la gola.
Un sapore che nella mente ricollegava al sangue del sogno.
Sakura non potè fermare il conato di vomito, si accucciò e sputò saliva poichè quella sera stanca a causa dello shopping con Ino-chan se n'era andata a letto senza mangiare.
Il sapore di sangue era tutta una sua impressione, era troppo stressata.
Doveva pulire prima che il parquet si macchiasse.
"Sono solo sogni" continuava a ripetersi prendendo dal bagno della carta igenica.
Asciugato il bagnato si appoggiò contro il termosifose, esattamente sotto la grande finestra le cui imposte in legno era chiuse. Era caldo, i suoi sensi percipivano con chiarezza il calore che il termosifone irradiava ma non abbatteva il freddo che si era impossesato del suo corpo. Non erano più brividi, era qualcosa di prolungato, insistente.
"Forse sto per morire..." si disse ridendo ormai in preda alla disperazione, era forse la settima volta che rimaneva sveglia, non ne poteva più: il sonno le mancava quasi come l'aria e stare sveglia le procurava così tanti pensieri cupi.
Il volto di Ino-chan e quello Sasuke Uchiha si sovrapponevano e la confondevano, gli avvenimenti della giornata le si ripresentavano sotto forma di vaghe scheggie di memoria taglienti e dolorose.
Il freddo era sempre più persistente e il sonno chiedeva di essere accolto tuttavia la sua mente rimaneva vigile e attenta, non crollava.
Eppure un bel limbo in cui nulla sentire e nulla capire era la cosa che più bramava in quel momento.
"Le pillole di mamma!" l'illuminazione le arrivò come la luce nel buio, sua madre nell'armadietto del suo bagno teneva le pillole prescrittele per combattere l'insonnia che da anni a causa del lavoro l'aveva colpita.
Senza badare al rumore che faceva si attraverso il corridoio e di diresse nella camera dei genitori, era vuota entrambi erano in trasferta per lavoro, entrò nel bagno della madre e frugò fra i vari flaconi trovando ciò che cercava.
"Dovrei prenderle con un po' d'acqua?" si chiese leggendo le istruzioni:" sono vietate ai minori di 18 anni...! Fa niente... è un emergenza, domani c'è pure il test della Miratashi non mi posso permettere di essere uno zombie! Una pillola andrà bene, a mamma di solito la stendono".
L'Haruno prese una pillola, rimise a posto il flacone e ritornò nella sua camera.
Era rossa e bianca, non ricordava il suo nome esatto del medicinale perchè sua madre lo chiamava solo sonnifero, ma sapeva che era molto forte e dava un sonno profondo, senza sogni.
Sakura rigirò la pillola tra le dita mentre si metteva a letto, non aveva bisogno di acqua per prenderla, la ingoiò senza problemi e si rimboccò le coperte in attesa del sonno che non tardò ad arrivare.
Un sonno profondo e cupo, privo di sogni.

Quando l'Hokage ebbe finito di parlare, sia Naruto che Sasuke avrebbero preferito non aver mai rimesso piede a Tokyo. Tutta la stanza fremeva d'impazienza aspettandosi la reazione dei due giovani.
Tsunade inclazò ancora:«è una situazione difficile per noi di Konoha, non ci siamo allargati negli ultimi tempi e abbiamo solo consolidato le nostre forze ma nonostante l'alleanza con la giurisdizione di Suna non possiamo molto contro questo nemico invisibile».
«E per questo ci avete richiamato dall'Hokkaido?» chiese Sasuke.

«Esattamente, ci servite qui, in Hokkaido avete fatto un ottimo lavoro e sedato tutti le frangie ribelli ma qui siete molto più importanti».
Naruto era concentratissimo, rifletteva e rifletteva e Sasuke poteva sentire ogni muscolo del suo corpo tendersi nello sforzo, gli ingranaggi del suo cervello muoversi a pieno ritmo.
Erano decenni che non facevano più nulla di ufficiale, che lavoravano dietro le quinte, che stavano da soli, che non dovevano preoccuparsi di coprire le proprie tracce.
Sarebbero stati pronti per un lavoro come quello che gli chiedeva Tsunade-hime?
«Tokyo non è l'Hokkaido, ma i principi di base sono gli stessi».
«Non rivelarsi, mirare a chi è più debole e invisibile (meglio persone sconosciute), non cacciare dove si può essere riconosciuti».
Era la prima cosa che veniva insegnata e Sasuke e Naruto la ripeterono come marionette, non c'era nulla da dire, da aggiungere, quella che gli stava venendo proposta era una sfida.
Una sfida.
Un richiamo irrisistibile per due come loro, due che dell'adrenalina avevano fatto la loro droga.
«Accettiamo».
Tsunada increspò le labbra rosse in un sorriso compiaciuto: una risposta in sincronia perfetta era molto più di ciò che sperava. Sasuke Uchiha e Naruto Uzumaki erano un suo asso nella manica e, salvo imprevisti, tutto sarebbe andato come pianificato.
«Sapete nell'ultimo periodo sono successe davvero molte cose, ma negli ultimi dieci anni si è verificato un aumento degli incidenti con cui nè Konoha nè Suna avevano a che fare».
"Incidenti" che bel modo di definirli, sembrava così innocente che a Sasuke faceva proprio ridere, da quando in qua loro usavano termini così diplomatici? Così mortali? Così poco arditi?
«Dopo un bel controllo l'abbiamo scoperto: qualcuno sta cercando di imbastire le sue fila e ci sono molte nuove inizazioni, persone che senza una spintarella non si sarebbero svegliati».
Naruto non era mai stato un tipo capace di ascoltare, impulsivo e iperattivo, dava già segni di annoiamento evidenti: palpebre pesanti, smorfie che assomigliavano a sbadigli e muscoli totalmente rilassati.
«Baachan! Invece di parlare perchè non ci dice perchè siamo stati iscritti al White College? Quel posto è un mortorio! Che cavolo ci hai mandato lì a fare?» sbottò il biondino d'un tratto arrivato al limite.
«Per prima cosa il White College apre molte porte, lo sapete bene
» rispose Tsunade cercando di non esplodere e uccidere quel marmocchietto impertinente:«seconda è una nostra base, terzo non passate ancora per maggiorenni e quindi la vostra copertura diviene più che perfetta».
Sasuke incrinò leggermente le sopraciglia, odiava le coperture e odiava avere a che fare con gli umani, ma doveva sopportare perchè lamentarsi sarebbe stato del tutto inutile ora che aveva accettato.
«E poi sono certa che abbiate buona compagnia al White College, non ci sono anche gli altri? Mi pare anche alcuni di Suna... sono sicura che vi divertirete!»
Che modo sempliciotto di vederla...
Il bussare alla porta interruppe il monologo dell'Hokage che chiese irritata cosa fosse tanto importante da interrompere la sua riunione.
«Nara-san e la tipa di Suna sono tornati... sono stati attaccati».
«Capisco...» e già Tsunade si era alzata e si dirigeva alla porta:«noi ci vediamo un altra volta per chiudere il discorso, sarete contattati come al solito per i dettagli».
E la Shadow di Konoha scoparve dietro la porta con al seguito la fedele assistente Shizune.
«Quindi dobbiamo tornare?» chiese Naruto afflitto.
«Mi sa di sì» fu la laconica risposta di Sasuke mentre uscivano dalla stanza.
Non c'era ressa, anzi c'era una calma surreale, ultraterrena, non una parola. Si conoscevano quasi tutti ma non si salutavano nè tramite gesti nè con le parole, si facevano bastare gli sguardi che sapevano molto comunicare.
«Che ne dici, andiamo a caccia Sas'ke?» domandò l'Uzumaki quando furono all'aria aperta.
«D'accordo, ma sii veloce. Tra tre ore dobbiamo essere a scuola».
«Io sono veloce! Piuttosto tu...»
Si sorrisero complici e si intrufolarono fra le folle dei restanti festaglioli di Shibuya.

«Attaccati? Bene vuol dire che eravate sulla strada giusta».
Temari e Shikamaru, ancora sporchi e sudati, ascoltavano l'Hokage riflettere ad altavoce interagendo con loro in cerca di qualche dettaglio a suffragio delle sue idee.
«Temari-san che ne dici, potresti intercede presso tuo padre? Per la controffensiva, le indagini e un po' di personale?»
Shikamaru guardò la bionda sbalordito: lui aveva svolto il lavoro assieme alla figlia del Kage di Suna? E quando si sarebbero degnati di dirglielo?
«Sarà fatto Tsunade-kage, chiederò che vi sia affidato tutto quello che chiedete e vi ringrazio per la discrezione con cui è stata trattata la mia permanenza qui».
"Discrezione"? Ma perchè non parlare di assoluta segretezza?
«Dovuta Temari-san, dovuta, sia voi che i vostri fratelli siete degli ottimi elementi».
«Troppo gentile e indulgente».
Com'era questo lato insolitamente gentile e stomachevole? Doveva essere solo con lui che le donne diventavano delle iene.
«E voi Shikamaru-san, continuate con il vostro lavoro di controllo è ottimo».
«Grazie» borbottò il ragazzo dai capelli ad ananas con poca convinzione.
«Quest'odore di sangue fa schifo... è acido, per niente buono... andate a lavarvi per favore» disse al congedo Tsunade con espressione contrita.
Temari non potè trattenersi da un sorriso vittorioso appena fu scomparsa.
«L'avevo detto io».
E il sospiro rassegnato del giovane Nara fu l'unica sua risposta.








****** Spazio dell'autrice******

Note esplicative:
  • Hime significa principessa;
  • L'Hokkaido è una regione isolata e fredda nel nord del Giappone.




Avrei dovuto pubblicare prima, ma mi si sono palesati alcuni impedimenti, del tipo:

Harry Potter 7 (breve ma intensa parentesi),
lo studio,
una cosa chiamata influenza che ha decimato la mia famiglia (ma soprattutto ha colpito la mia mater familias) e quasi certamente mi metterà a letto a partire da domani
ed il fattore unico computer (perchè se non ci puoi arrivare, non ci puoi scrivere...).


Un capitolo comunque strano nel complesso:
la povera Sakura non dorme e non oso mettermi nei suoi panni,
Tema-chan e Shika-chan hanno una bella avventura e non mi dispiace per niente per Tayuya,
scopriamo cosa sia esattamente questa benedetta ombra, kage o shadow che dir si voglia,
è comparsa Hina-chan e conosce bene sia Sasuke che Naruto a quanto pare,
Ino-chan non è proprio stata nominata ma non me ne vogliano i fan, si rifaranno la prossima volta,
sappiamo finalmente perchè i nostri due ragazzi preferiti sono entrati nella vita di Sakura inconsapevolmente
e sto diventando estremamente prolissa!
Si vede che sto male...

Ora un saluto a tutti voi da Fanky


E un grazie speciale a:
fire91 (
sono stata chiara riguardo all'Ombra? Fai degli splendidi e puntuali commenti, grazie mille!);
sammy4ever (come vedi questa è la mia prima fic pubblicata, spero di essere all'altezza del compito );
yoko_kage13 (un'amica speciale senza la quale non avrei mai pubblicato questa fanfic);
bambi88 (spero che sia Shika che Tema-chan ti siano piaciuti, non ero sicura molto sicura di averli ben resi... ^^);
arwen5786 (sono felice che l'ambientazione scolastica non risulti qualcosa 'di già visto', anche perchè sarà un punto importante di questa storia -e poi mi piace! L'ho studiata a tavolino!);
_Fallen_star_ (non posso dire nè promettere nulla dei paring perchè la storia ne perderebbe, ma non disperare totalmente ^^);

Ritorna all'indice


Capitolo 4
*** Fragrance ***


4° Capitolo: Fragrance







Svegliarsi quella mattina si era rivelato più difficile del previsto, Sakura non avrebbe mai pensato che gli effetti di quella che sembrava un innocua pillola bianca e rossa fossero così forti.
Chiyo, la governante che l'accudiva e badava alla casa da quando si erano trasferiti in Giappone, aveva dovuto scuoterla per più di un quarto d'ora per farle aprire gli occhi. Un po' si sentiva in colpa per aver fatto preoccupare l'anziana donna ma d'altra parte era felice di aver recuperato preziose ore di sonno, sentiva il corpo rispondere meglio agli stimoli esterni e la mente meno stanca e tormentata.
«Chiyo-san, io vado!» urlò mentre si metteva i roller blade seduta all'ingresso.
Una anziana donna si affacciò dal salone, era grassotella e i suoi capelli completamente bianchi ma infondeva un qualche senso di pace:«al suo ritorno le farò trovare il tè con dei uguisu mochi, quelli verdi che le erano piaciuti tanto la scorsa volta!»

Sakura sorrise dolcemente, non andava pazza per i dolci tipici giapponesi ma era del tutto inutile farlo presente alla governante che, tipica giapponese doc, era molto legata alle tradizioni e preparava solo ed esclusivamente dolci giapponesi quando aveva da servire il tè. Qualche volta Sakura aveva provato a farle notare che non erano gusti a cui il suo palato cresciuto fra le prelibatezze occidentali potesse facilmente abituarsi ma la donna con un cenno sconsolato del capo e un sorriso aveva ribattuto che i dolci giapponesi stavano con il tè come l'uomo con la donna, inutile farle presente l'esistenza di coppie omosessuali.
«D'accordo, Chiyo-san! Tornerò tardi comunque, mi trattengono un oretta! Ora vado!»
La casa di Sakura si trovava a Setegaya, un quartiere famoso per la presenza di molte star televisive e non lontano dalla sua scuola, non era molto trafficato da auto perciò non era difficile per lei correre su i pattini in linea, l'asfalto era liscio e sembrava quasi di scivolare sull'olio.
Quando ancora non viveva Giappone andava molto di più sui pattini, "la fatina rosa" la chiamavano alludendo al suo strano colore dei capelli. Le piste diventavano spesso il suo rifugio, vi passava ore e giornate intere, intenta solo a pattinare, a correre, a provare trick, a sfidarsi senza preoccuparsi di cadere.
Pattinare era sempre stato il suo unico svago, ma, quando era arrivata in Giappone, i roller erano stati appesi a un chiodo mentre lei si dedicavano unicamente alla studio per poter passare l'esame di ammissione al prestigioso White College of Tokyo. Oddio, non le mancava tantissimo pattinare, anche studiare e leggere erano qualcosa che aveva sempre amato, ma ogni tanto la pizzicava l'idea di fregarsene dei libri e uscire a pattinare senza una meta, senza preoccupazioni, solo per il gusto di correre con il vento sul viso fino a che il corpo non smetteva di rispondere per l'affaticamento, come quando era bambina, quando aveva solo 12 anni e leggeva negli intervalli fra una corsa e l'altra solo per il piacere di farlo.
Ora non pattinava più e se lo faceva era solo quando non aveva il tempo di arrivare a scuola con tranquillità a piedi, come quel giorno. Doveva essere un elemento molto curioso, non portava protezioni (nè casco nè ginocchiere nè copri-gomiti), vestiva di una semplice maglietta aderente e smanicata rosso ciliegia e di un paio di pinochietti larghi e sportivi, con i suoi capelli color confetto legati in una coda alta per lasciare libero il collo fino e non frustarle il viso.
«Largo! Largo!»
Si scostarono tutti vagamente sorpresi e irritati da tanto entusiasmo e allo stesso tempo maleducazione, ma Sakura non se ne preoccupò regalando un sorriso riconoscente.
All'inizio della scuola mandavano ormai solo 25 minuti e dato che era a Meguro, il quartiere in cui si trovava la sua scuola, poteva dirsi perfettamente tranquilla anche se non poteva permettersi di rallentare il ritmo della sua corsa.
La prima ora c'era la Miratashi e non si poteva certo presentare in classe con i roller e una canottiera sportiva, l'avrebbe come minimo mandata dal preside per mancanza di decoro. Aveva già in mente cosa fare, a scuola teneva sempre un cambio per le emergenze, e sapeva già dove cambiarsi perchè aveva con sè le chiavi della scuola: non sarebbe stato un problema trovare una classe o un laboratorio e chiudercisi dentro.
I cancelli dell'istituto era aperti e la folla multicolore di studenti si riversava con lentezza all'interno del cortile, Sakura rallentò la sua andatura e si preparò psicologicamente ad affrontare le parole che ogni singolo studente avrebbe potuto dirle. Il terreno del cortile era brullo, perciò ci andò ancora più cauta: cadere non era esattamente il modo migliore per passare incolume il cortile.
"Mi stanno fissando tutti!" pensava in panico, eppure, non sapeva perchè, c'era un sottile piacere nel vedere le facce dei compagni stupite per il suo coraggio, una sorta di riconoscimento al suo ego.
Nulla però era meglio del sentirsi al sicuro all'interno della scuola, di non doversi preoccuparsi di niente.
Prima di fare qualsiasi cosa l'Haruno prese dal suo armadietto, il 777, il cambio d'abiti e un paio di scarpe da ginnastica e sorrise infantilmente guardando l'armadietto 779 al suo fianco di proprietà di Sasuke Uchiha.
"Allora pensiamo, dove sarebbe meglio andare?" si chiese pattinando con indolenza sui pavimenti in marmo della scuola:"forse sarebbe meglio dirigersi verso le palestre, gli spogliatogli sono riparati e in più i capitani dei club di giovedì non le usano mai".
Le palestre erano nella parte più recondita della scuola, vi si accedeva attraversando tutta la scuola oppure dalle porte, posizionate esattamente all'opposto del cancello d'ingresso, che si aprivano sul cortiletto interrompendo la grande recinzione in vecchi mattoni rossi.
La palestra era attraversata dalla luce timida del sole e sgombra dalle attrezzature, Sakura la contemplò un attimo prima di entrare nello spogliatoio femminile alla sua sinistra. Lo spogliatoio era buio e le serrande erano abbassate, la ragazza non si diede pena di alzarle ma spiò fuori per controllare che non ci fosse nessuno che potesse essere incuriosito dai rumori che avrebbe fatto e chiuse la porta dietro di sè.
Il cambio d'abiti consisteva in una camicia rosa a mezze maniche e un paio di jeans aderenti regalati da Ino, niente da dire, sarebbe stata vestita davvero bene. Prima di vestirsi però avrebbe preferito rinfrescarsi un po', sentiva che il suo corpo, ormai non più abituato agli sforzi a cui lo aveva sottoposto, era ricoperto di sudore.
I bagni non erano più illuminati anzi, se possibili erano doppiamente più bui. Sakura apri l'acqua del rubinetto e il getto fresco le bagnò le mani schizzando anche il viso, tolse la canottiera e afferrò uno degli asciugamani della scuola che erano su una mensola sopra i lavabi.
La canottiera cadde a terra senza pensare Sakura si chinò a raccoglierla, toccando il pavimento di accorse di una sottile striscia di liquido che seguendo la fuga delle piastrelle blu da uno dei bagni chiusi arrivava fino a lei allargandosi sempre di più.
Era vischioso al tatto e lavandosi le mani, perfino nel buio dei bagni si accorse che l'acqua cambiava colore: era sangue.
Senza pensarci Sakura si diresse verso il bagno da cui fuggiva il sangue, aveva un brutto presentimento.
Un presentimento che si ingrandiva man mano che si avvicinava alla porta, forse sarebbe dovuta scappare e fregarsene, ma non poteva anzi non ci riusciva.
La mano candida e curata si posò con lentezza sulla maniglia dorata della porta e una volta che la serratura scattò l'aprì velocemente, quasi come impaziente.
Il suo primo pensiero fu che era tutto rosso.
Il secondo che era un bel rosso vermiglio.
Il terzo fu che lei non doveva essere lì.
Il quarto che aveva appena trovato il cadavere di una ragazza della sua età.
Il quinto che non aveva mai immaginato che ci fosse davvero così tanto sangue in essere umano.
Il sesto che doveva andarsene e avvertire qualcuno.
Il settimo e ultimo che poteva esserci ancora il colpevole in giro e poteva essere in pericolo.
L'ultimo ricordo di Sakura prima che un colpo alla nuca la stordisse fu la visione di quella ragazza e due voci confuse.


«E adesso che si fa?»
Sasuke Uchiha soppesò per un attimo le ipotesi in ballo sapendo che Naruto attendeva impaziente la sua risposta. Era logico che lui avesse sempre tutte le risposte, fra loro lui era l'intelligente, quello che cedeva meno all'istinto al contrario dell'Uzumaki che era giudicato impulsivo e privo di qualsiasi capacità di riflettere.
«...Potremmo ucciderla».
Dalla faccia di Naruto era semplice capire che l'idea non gli piaceva nemmeno un po', era sempre per le soluzioni con il minor spargimento di sangue il caro Naruto.
«Non se ne parla» fu la risposta del biondino dopo una lunga riflessione.
Sasuke sospirò stufo e annoiato:«Allora cosa vorresti farne di lei genio?»
Naruto guardò la ragazza che giaceva svenuta ai loro piedi, era un bel grattacapo:«non mi va che paghi un altro per i miei errori».
«Sei un vero cretino, portarsi la preda fino a scuola, cosa aspettavi a pulire?»
L'Uzumaki incassò le spalle, tutto quello che diceva il moro era giusto, non c'era una qualsiasi falla nel suo ragionamento.
«Hai ragione, però non può pagare lei per i miei errori... insomma Sas'ke: era dall'Hokkaido che non mi cibavo! Ero totalmente preso, scusami! Poi prendimi a pugni ma non voglio che paghi lei per me».
«Allora non uccidiamola».
Naruto sgranò gli occhi, non si era mai aspettato una tanto repentina marcia indietro, non dall'Uchiha che preferiva le soluzioni definitive.
«Anche volendo questa ragazza è il giocattolo della Yamakada, non voglio guai con quella folle».
«Il giocattolo della Yamakada?!»
«Non t'eri accorto?»
Naruto diniegò con il capo:«allora è per questo...»
«Non del tutto» lo precedette il moro:«non noti come ci guarda e si rapporta con la Yamakada questa ragazza?»
L'Uzumaki pareva confuso, mettere assieme i pezzi di ogni mistero era sempre stata competenza di Sasuke, non sua.
«Questa ragazza non è totalmente succube della Yamakada e in più, annusa Naruto» disse l'Uchiha abbassandosi sulla ragazza svenuta:«non senti questo profumo insopportabile?»
Il biondo si chinò sulla ragazza e annusò la sua pelle scoperta:«Profuma di ciliegio!»
«Esatto».
Sasuke era sempre così bravo, lo batteva sempre nei giochi sottili in cui bisognava usare l'astuzia, e a Naruto rodeva, rodeva e piaceva da impazzire. Era così tra loro: un eterna guerra fatta di scaramucce fra le due trincee.
«Adesso bisogna sbricarci, abbiamo solo 5 minuti prima che entrino gli studenti».
Nelle situazioni d'emergenza era sempre Sasuke a prendere il comando ma al giovane dagli occhi azzurri non per niente dava fastidio.
«Occupati di pulire e far sparire il corpo».
«D'accordo».
«Io mi occupo di lei».
«Eh??? Tu come ti occupi di lei?! Brutto pervertito! Giù le mani! Mettila giù!»
L'Uchiha lanciò al suo compagno un occhiataccia mentre si sistemava sulle spalle il corpo inerme di Sakura:«Baka... Sei tu un pervertito, io ora farò in modo di sistemare la sua memoria».
Naruto sembrò rassicurato dall'affermazione e diede a Sasuke la canottiera rosso ciliegia della ragazza, senza più dire una parola.
Sasuke di contro non era per niente felice della situazione, anzi avrebbe volentieri attuato la sua prima proposta. Posò la ragazza, Sakura Haruno gli pareva si chiamasse, sulle panche dello spogliatoglio e la privò dei pinocchietti, ultimi vestiti che indossava. Meno male che non aveva detto a Naruto tutto ciò che doveva fare o sarebbe stato ancora lì a discutere. Non era lui un tipo che approfittava di giovani ragazze indifese, anche perchè le occasioni per soddisfare i suoi istinti non gli mancava di certo.
Ma doveva ammettere che quella ragazza aveva un che d'insistente.
La vestì con la camicetta e i pantaloni che la giovane aveva preparato precedentemente sentendola docile come una bambola. Una bambola di carne, viva e calda, la cui coda di cavallo in cui chiudeva i capelli rosa era sfatta, l'Uchiha la sciolse, una cascata confetto si riversò sulle sue mani.
Che strano colore il rosa.
Davvero insopportabile.
Sasuke pettinò quegli strani capelli con le mani cercando di renderli ordinati e mise l'elastico rosso al polso della ragazza.
E ora... ora arrivava il problema, non gli piaceva usare così il suo potere e sfruttare quel lato oscuro che gli era stato donato assieme alla sua natura diversa.
Una natura sanguinaria certo, ma perfetta per lui.
Una natura potente, sanguinaria e diversa.
La natura di un vampiro.




C'era una ragazza immersa nel buio
C'era una ragazza che aveva lunghi capelli neri con qualche meches blu elettrico.
C'era una ragazza che rideva.
C'era una ragazza che piangeva.
C'era tanto sangue.
C'era l'orrore che ti invadeva.
C'era una ragazza che era un cadavere.
C'era un cadavere
che aveva lunghi capelli neri con qualche meches blu elettrico.
C'era un cadavere che rideva.
C'era un cadavere che piangeva.
C'era sempre più sangue.
C'era la paura e il terrore assieme all'orrore che ti invadevano.
E c'era una ragazza
che era un cadavere
che aveva lunghi capelli neri con qualche meches blu elettrico
che rideva
che piangeva
immersa in una pozza di sangue vermiglio
che faceva tanta paura.

Il risveglio fu molto meno traumatico di quanto lo era stato il sonno indotto, Sakura alzò la testa dal banco mentre Ino la scuoteva leggermente:«Non ti ho vista entrare» le sussurrò all'orecchio la Yamakada.
«Ah bè... ero in ritardo, sono venuta con i roller» si giustificò la rosa stropicciandosi infantilmente l'occhio, il sonno per quanto dolce le aveva regalato uno spiacevole souvenir.
«Capisco, piuttosto hai messo qualche profumo nuovo oggi?»
«Ero così di fretta che non ne ho avuto il tempo, perchè?»
«Niente d'importante era solo che il tuo odore è diverso...»
«Diverso?» chiese Sakura annusandosi:«io non sento nulla».
Ino sorrise accarezzando i capelli rosa dell'amica:«è giusto che sia così» mormorò silenziosa e inudibile.
La classe si andava riempiendo velocemente, la sensei Miratashi, visto il suo sadismo, era solita entrare in anticipo nelle classi in cui aveva la prima ora e sgridare chiunque arrivasse dopo di lei.
«Sakura-chan, vuoi metterti al mio posto?» le chiese Ino:«così saranno di meno quelli che proveranno a chiederti aiuto».
«Uff... d'accordo, meglio così».
Passare durante i compiti in classe per Sakura era qualcosa che andava al di là di ogni sua capacità. Era strano come non ci riuscisse mai per quanto lo volesse, Ino l'aveva capito subito che era principalmente un blocco psicologico, lei non riusciva mai ad andare contro la sua morale.
L'arrivo Miratashi fu preannunciato dal rumore dei suoi tacchi sul marmo, suono tanto simile a quello delle campane di un condannato. Entrata in classe come una furia, con gli occhi nocciola che lanciavano saette agli alunni della 2° A fu chiaro che solo respirare era permesso.
E nemmeno consegnando le fotocopie con gli esercizi fu indulgente, anzi se possibile, il suo sguardo era ancora più truce, tanto che nemmeno Ino si azzardò a commentare chinando la testa sul compito velocemente come tutti i suoi compagni.

«Consegni? Allora esci e rimani qui fuori».
Sakura annuì, consegnò e silenziosa uscì dalla classe.
Aveva aspettato (invano) che qualcuno prima di lei consegnasse, ma nessuno dava segni di essere vicino a farlo, perciò si era dovuta rassegnare ad uscire fuori dall'aula e stare in compagnia dell'unico ragazzo che aveva già consegnato: Sasuke Uchiha.
Era un fascio di nervi, quel ragazzo con tutte le sue qualità la metteva in soggezione, lo spiò sottecchi e le palpitazioni del suo cuore salirono a mille.
«Uchiha-san» mormorò sentendo il silenzio esserle diventato troppo pesante:«hai completato tutti gli esercizi?»
Era una domanda sciocca, Sakura lo ammetteva e se ne rimproverava ma era l'unica cosa che il suo cervello andato in pappa riusciva a mettere insieme.
«Si».
Di nuovo silenzio, doveva ammettere che per essere uno con quella voce Uchiha-san era piuttosto (troppo!) taciturno.
«E senti l'esercizio numero 4 che risultato ti ha dato?»
La ragazza si sarebbe aspettata una risposta vaga, un 'non mi ricordo', invece il moro le diede la cifra esatta con tanto di virgola e numeri seguenti.
«Anch'io ho scritto la stessa cosa! E gli altri risultati?»
«122 gradi il primo, 85643,33 il secondo, 343,11 (con undici periodico) il terzo, il quinto 6733 e 4456, il sesto 1466,77 mentre radice di -569 il settimo, l'ottavo era impossibile, un trabocchetto, e il nono 221, il decimo 1676,45».
«Wow! Sono uguali ai miei, allora saranno tutti giusti!» esordì Sakura visibilemente felice, prima di allora non aveva avuto qualcuno con sui rapportarsi, qualcuno al suo livello.
Poco dopo, quando il silenzio per Sakura era divenuto fonte di pace e non di stress, la porta si aprì e Naruto Uzumaki fece il suo ingresso in scena.
«L'hai finito?» fu la domanda piatta di Sasuke Uchiha.
«Ho consegnato in bianco quasi» fu la candida risposta del biondino.
«In bianco?» ripetè l'Uchiha, Sakura avrebbe giurato che se l'aria attorno al bel moro si potesse colorarsi sarebbe diventata di un bel nero arrabbiato.
«Quasi» puntualizzò di nuovo Naruto.
«Fa nulla, affari tuoi, prenditi pure il voto più basso, io prenderò il più alto» disse l'Uchiha voltandosi verso la finestra.
«Teme! Io di matematica non ci capisco un tubo e tu lo sai!»
«Potevi studiare baka».
«E tu potevi passare!»
«Nemmeno per sogno! Quella invasata mi avrebbe beccato, e poi sono cavoli tuoi» lo rimbeccò girandosi Sasuke.
«Teme...» soffiò Naruto digrignando pericolosamente i denti.
«Ehmm... smettela per favore...» disse Sakura ponendosi tra i due litiganti.
Piano entrambi rilassarono i muscoli: si erano dimenticati della presenza della ragazza.
«Ah tu sei Sakura Haruno! Posso chiamarti per nome?» disse Naruto uscendo con un suo sorriso radioso.
«Oh si, Uzumaki-kun» accordò Sakura conquistata dall'attegiamento alla mano del biondo.
«Chiamami pure Naruto, senza suffisso che non mi piace, usa il -sama se vuoi perchè io sono un grande-...»
«Usurotachi» si intromise Sasuke zittendo con un pugno in testa il ragazzo:«smettila si intontirla di chiacchere».
«Non la sto intontendo e poi a Sakura-chan piace!»
«Sakura-chan?!»
ripetè stupita la ragazza.
«Smettila baka! Lasciala in pace, come vedi è in perfetta forma anche senza le tue chiacchere».
«Uff... sei noioso Sas'ke...» pigolò Naruto arrendendosi.
Pochi attimi dopo suonò la campanella e la voce divertita della sensei di matematica che reclamava i suoi compiti fu un motivo più che sufficente per rientrare in classe.

«Quindi, ne approfitto per fare una bella festa!»
«E Nara-kun lo sa?»
«Ancora no, ma che importa?»
«Sei sicura che Nara-san non abbia altri programmi per il suo compleanno, Ino-chan?»
«Forse lo vorrebbe passare a dormire... ma se lo scorda! Abbiamo sempre festeggiato e così sarà anche quest'anno!»
Sakura sospirò, attendevano il professor Hatake di Inglese e Ino le stava raccontando nei dettagli le sue intenzioni per festeggiare il suo compleanno e del suo migliore amico, oltre a quello che avrebbero fatto le sere del week-end loro due (ma aveva davvero a aperto un nuovo pub a Shibuya? C'era ancora spazio?).
«Senti, lui compie gli anni prima di me, il 22, ma è nato tardi mentre io sono nata alle 1 di notte del 23, quindi si festeggia tutta la notte e si festeggia sia me che lui!»
Sakura era tentata di far presente a Ino alcune falle nel discorso, ma era inutile tanto più che il sensei Hatake era entrato in classe con quella sua loschissima maschera da malato sul viso ridacchindo a proposito di un qualche divertente compleanno.
«Poi fammi sapere come la prende Nara-san» sussurrò prima di chiudere le comunicazioni e dedicarsi ad ascoltare il sensei.

«No».
Shikamaru Nara stanco dopo la roda e disturbato nel bel mezzo del suo sesto riposino quotidiano era stato secco, violento e irremovibile nel suo rifiuto.
«Eddai! Che ti costa? Lo abbiamo sempre festeggiato così il compleanno!» piagnucolo Ino buttandosi sul letto sfatto del ragazzo.
«Lo hai sempre festaggiato così, non mi va, lo sai che non sono animale da festa...»
«Uff... non mi interessa ormai ho già fatto tutto!» esplose la ragazza incrociando al petto puerilmente le braccia candide.
«Ma dimmi perchè? Che so, mi odi tanto per essere nato prima di te?»
«No, piuttosto tu dimmi perchè in questo periodo mi sfuggi...»
Shikamaru si irrigidì leggermente mentre la bionda si straiava su di lui languida:«dimmi Shika, che succede
«Niente» mormorò tirandò un boccata della sua sigaretta.
«Non è vero, stai fumando di più ultimamente, Choji dice che deve aprire le finestre per il fumo» Ino scalò con flemma il petto del ragazzo, arrivando fino al suo collo «non ci sono mai stati segreti tra noi, giusto?»
«Sta zitta Ino».
La ragazza non sembrò risentirsi della frase rude e si chinò a baciare il collo del amico.
«Io sto zitta ma tu ti muovi un po'... non mi hai fatta venire per niente, no?»
«Io non ti ho chiamata...»
Ino parve non sentire continuando nella sua scalata verso le labbra del ragazzo.
«Invece si...»
«Sei insopportabile...» mormorò il ragazzo prima che le labbra fossero catturate dalla Yamakada.
La sigaretta fu abbandonata nel portacenere, ma nessuno dei due fece caso al fumo che inondava la stanza.


******Spazio dell'autrice******

Note esplicative:
  • Meguro e Setagaya sono dei quartieri di Tokyo, confinano entrambi con Shibuya e il primo è famoso per le scuole e le ambasciate mentre il secondo per le celebrità che vi abitano;
  • Il suffisso -sama a cui accenna Naruto è usato come formalismo e forma di rispetto verso persone importanti;
  • Gli uguisu mochi sono dei dolcetti giapponesi a forma di canarino di fiume il cui piumaggio è verde.



Ok i fan della Shika-Tema mi possono uccidere...!
Gomenasai!
Sono solo, nei limiti della decenza, una paring-lover...
e si, mi piace rompere le scatole e complicarmi l'esistenza.
Comunque ho finalmente scritto che Naruto e Sasuke sono dei vampiri...
Alleluia!
Complimenti a fire91 che l'aveva intuito subito, anche a Kaeru_chan e tutti quelli che l'aveva capito!
Vorrei avere più tempo per rispondere ai commenti nel dettaglio e salutare le nuove commentatrici,
ma non ne ho...
Non disperate, la prossima volta risponderò anche alle recensioni di questo capitolo!!



Fanky


Ritorna all'indice


Capitolo 5
*** Outlook ***


blood cherry bloom
5° Capitolo: Outlook





Spesso il confine fra ciò che si ritiene vero e ciò che si ritiene falso e molto diverso dal dire comune, allo stesso modo è labile il confine anche fra ciò che possiamo ritenere il bene e il male.
Un dono può essere un castigo e un castigo può essere un dono.

Si tratta solo di una questione di prospettive.
Prospettive che Hinata Hyuga con il passare del tempo aveva imparato a vedere e capire.
Un castigo e un dono.
Tutta una questione di prospettiva la vita.
"Non crucciarti, è tutta una questione di prospettiva".
E allora, pensandola così, arrivava ad accettasi e a non considerare il suo dono un castigo.
Era nata erede di un clan di vampiri a cui era stata iniziata forse con troppa leggerezza.
E la punizione su di lei, così debole, si era abbattuta coinvolgendo tutti coloro che aveva premuto per la sua iniziazione: il dono si era trasformato in castigo.
Il Clan di Vampiri Hyuga, famoso per le sue capacità difensive, per le sue capacità spionistiche, per le sue capacità di bloccare i corpi dei nemici, per la sua vista a 360° si era trovato con un erede incapace di vedere al di là anche di un singolo muro.
Un erede che aveva sviluppato una parte anomala di quello che veniva comunemente chiamato Byakugan, la capacità non di vedere al di là di pareti, di individuare nemici, difendersi e alle volte anche attaccare, bensì la capacità di vedere oltre il tempo, potere inutile per un Clan di Caretaker, Custodi, che a sciocche visioni preferiva l'azione.
L'erede del Clan Hyuga doveva essere un Carataker perfetto e non un'inutile Seeress, una veggente fragile e inutile.
Ecco il dono divenuto un castigo.
Nella storia di tutto il clan, una storia millenaria, i Seers erano stati 3, lei compresa, e che Hinata sapesse erano sempre nati cadetti e non avevano mai posseduto posizioni importanti, anche i loro nomi erano oscurati dalla storia prestigiosa del Clan. Si, lei era un caso a parte: non poteva sparire senza che qualcuno si chiedesse che fine avesse fatto e la Fire Shadow avviasse un indagine.
Così aveva iniziato la sua vita, vedendosi nella prospettiva in cui gli occhi bianchi e severi del padre la vedevano, la prospettiva in cui era un'inutile bambola di cristallo, troppo fragile per dar lustro al clan.
"...è tutta una questione di prospettive".
Già, perchè ora era contenta di possedere il potere di vedere oltre l'effimero presente.
Perchè quel potere era utile a qualcuno e ora capiva che era davvero una questione di prospettive.
Il castigo era ritornato ad essere dono.
Essere una Seeress non era un castigo, poteva fare molto con quegli occhi e quando il neo eletto kage, Tsunade-hime, lo aveva capito le aveva dato la posizione che in un certo senso meritava, innalzandola quasi al livello di una dea.
Come le vecchie divinità giapponesi aveva una guardia armata che la proteggeva dai pericoli e l'accompagnava ovunque: Kiba Inuzuka e Shino Aburame. Tuttavia il loro rapporto non si poteva definire per niente formale o subbordinato, sia per il carattere dei due ragazzi sia per la tendenza di Hinata ad odiare e soffrire per i formalismi.
Silenziosi i suoi due protettori le scivolavano affianco, a pochi centimetri da lei, mentre percorrevano la sala del pub, entrambi lanciando sguardi significativi a chi guardasse più del necessario la Hyuga.
Una perfetta hakata ningyo avvolta nel kimono tradizionale lilla con ricami di farfalle che spaziavano in colori come il blu e l'argento ecco cosa poteva sembrare, fragile davvero come la porcellana e altrettanto preziosa.
Il fumo del locale impediva una completa visibilità ma i tre si muovevano benissimo, intendendosi senza aprire bocca, Kiba e Shino senza perdere di vista Hinata, mentre la mora camminando leggiadra verso la sua meta.
«Entriamo prima noi» le disse Kiba una volta davanti alla stanza che avevano a lungo cercato.
Una volta spalancata la porta lo spettacolo fu quello che Hinata si aspettava, che aveva già visto: due vampiri rispettabili in condizioni pietose a causa dell'alcool, incapaci perfino di ricordare la strada di casa.
Difatti Naruto Uzumaki e Sasuke Uchiha avevano fatto la più lunga gara di bevute della loro lunga vita che a un essere umano qualsiasi avebbre già mandato in coma etilico se non a far visita al creatore, ma invece su il loro organismo aveva gli effetti di una semplice sbornia.
Shino Aburame, nascosto dagli occhiali scuri e dal collo alto del cappotto nero, pareva discretamente sorpreso, al contrario il viso abbronzato di Kiba era lo specchio dei suoi pensieri: gli occhi dorati sgranati in un misto di sorpresa e divertimento e la bocca tirata in un sorrisetto di scherno che evidenziava i canini bianchi.
«Ma tu guardali i due signorini! Ubriachi fradici! Ah se lo racconto in giro chissà se mi crederebbero!» mormorò l'Inuzuka.
Sasuke stava addormentato sul divano con le guance arrossate dall'alcool e tuttavia composto, sensuale e algido come il migliore dei vampiri, Hinata sorrise dolcemente vedendo la scena e ordinò all'Aburame di caricarselo mentre arrossì non poco alla vista dell'ubriaco Naruto Uzumaki.
Il biondo aveva gli occhi azzurri arrossati e languidi, le gote abbronzate rosse per l'ubriacatura e la camicia blu scura con i primi quattro bottoni sbottonati. Un vero spettacolo di seduzione, quasi quanto l'Uchiha e forse di più per lei.
«Ki-Kiba-kun, porta tu Naruto-kun» chiese senza guardare l'Inuzuka negli occhi, colpevole di aver indugiato troppo sugli occhi del biondino.
«Come vuoi, Hinata-chan» il tono remissivo tradiva volutamente una sfumatura che Hinata finse di non cogliere.
«Portiamoli da noi, a Minato-ku».
«Mi casa es tu casa, cretino della malora» ridacchiò Kiba verso Naruto che sebbene sveglio pareva incosciente.
Un attimo dopo erano tutti scomparsi lasciandosi alle spalle solo delle bottiglie vuote e delle fragranze di boschive dolci e selvagge.




Lo Spleeping Forest era pieno anche se erano quasi le 6 del mattino, Sakura si chiese giocherellando distrattamente con l'ombrellino del cocktail se la ressa fosse dovuta semplicemente alla novità che rappresentava il locale e quanto sarebbe durata.
Era stanca, assonnata e leggermente brilla, il ragazzo che l'aveva abbordata quella sera era troppo fatto di coca perfino per alzarsi dal divano e la sua migliore amica si era dileguata ore fa assieme a chissà chi.
"Peggio di così si muore" fu il suo unico pensiero coerente.
Non aveva voglia di fare nulla, nemmeno di spostare quel tipo che nel sonno le si era appoggiato di sopra, inebetita com'era dalla musica martellante e ossessiva.
Non era proprio serata per Sakura ed era colpa di quel mal umore diffuso del quale non conosceva l'origine. Si sentiva incompleta e non riusciva a darsene pace, e se ci pensava avvertiva la fastidiosa e ormai usuale sensazione di freddo scuoterle la pelle.
"Se almeno ci fosse Ino-chan... voglio andare a casa..." pensò reclinando il capo all'indietro in preda allo sconforto.

"Dove sei Ino-chan? Io sono al divanetto blu vicino al bar, puoi venire? Vorrei andare a casa, se vuoi ti aspetto! Rispondimi e baci, Saku-chan"

Al piano superiore dello Speeping Forest, in una delle stanze riservate ad incontri più appartati, Ino Yamakada si stava velocemente vestendo quando notò la segnalazione del messaggio.
Uno sbuffo accompagnò la chiusura del cellulare a fine lettura, prima che Ino continuasse a vestirsi.
Era stata una bella serata sebbene Sakura avesse tenuto uno strano e inspiegabile comportamento, probabilmentesi disse Ino doveva essere successo qualcosa quel giorno che l'aveva trovata addormentata in classe, da allora c'era qualcosa che non andava, che mancava.
Sondando l'animo dell'Haruno aveva trovato fiebili tracce di paura, orrore e piacere, che non potevano essere certo normali mixate assieme nell'animo di un adolescente.
Controllò un ultima volta la stanza prima di chiudersi la porta alle spalle: il ragazzo con cui aveva passato la notte era sotto le coperte e non si sarebbe svegliato, le lenzuola non erano sporche e nemmeno un capello era stato lasciato a testimonianza del suo passaggio, niente e nessuno che potesse ricondurla a quella camera.
Fuori dalla stanza Ino fu investita dalla musica della discoteca che continuava a pieno ritmo, non potè far a meno di ballare mentre si dirigeva verso Sakura, sentendo il corpo morbido e servizievole risponderle così bene, da perfetta macchina di seduzione che nei secoli aveva educato.
Unire l'utile al dilettevole.
Essere bella non era solo uno sfizio per Ino, era di più: era l'unico modo per sopravvivere che aveva trovato fin dall'infanzia perchè "la carne è debole".
Ecco il primo insegnamento che suo padre le aveva dato quando era bambina e lei ne aveva fatto il suo credo, usando il suo corpo come arma per sbaragliare i nemici. La carne è debole specie se si tratta di essere umani, ipocriti, stupidi, schiavi dei desideri, ingenui, facili da abbindolare, ideali per una vampira come lei.

Arrivata al piano inferiore attraversò la pista affollata agevolmente, troppo bella non essere vista, per non essere rispettata.
Poteva sentire i pensieri dei giovani attorno a lei, o quanto meno percepire le sensazione che provocava nei loro animi, sentirle e modificarle ecco il suo dono, il suo potere, la sua unica arma: la possibilità di intrufolarsi all'interno della mente umana, stimolare paure e desideri a suo piacimento e alle volte prendere perfino possesso di quei corpi che, inadatti, finivano sempre per morire.
Sul divanetto blu la Yamakada individuò subito l'amica e il tipo strafatto accanto a lei, il ritratto della stanchezza.
Sakura, con la testa reclinata e gli occhi chiusi in cerca di pace, non si accorse nemmeno del suo arrivo e sobbalzò sentendo le mani fredde di Ino sul viso.

«Mi hai spaventato Ino-chan» mormorò la rosa.
L'espressione sull'ovale perfetto di Sakura rispecchiava una reale e immotivata paura: c'era proprio qualcosa che non andava...
«Sakura-chan ultimamente c'è qualcosa che non va?» chiese sovrastando la musica Ino.
La rosa parve tentennare, indecisa se rivelare l'esistenza di quei tarli che le rodevano l'anima o non far preoccupare Ino.
«Niente... tranquilla Ino-chan» la rassicurò Sakura sperando che l'amica se la bevesse.
"Non posso appoggiarmi sempre e solo su Ino-chan" pensò con un pizzico di rammarico abbassando gli occhi verdi, incapace di sostenere le sguardo turchino e limpido della Yamakada.
«Capisco... ti accompagno a casa, alzati che andiamo» le disse la biondina porgendole la mano curata per alzarsi.
«Come hai passato la serata Ino-chan?» domandò Sakura appena furono in grado di parlare a un livello normale di voce.
«Solite cose... c'era proprio un bel ragazzo, sai? E l'hai visto chi c'era?»
«No chi?»
«Quella tipa stupida del Blue Rose...»
E fra una chiacchera e una bugia, un sorriso vero e uno falso, arrivò il taxi che portò prima Sakura e poi Ino alle rispettive abitazioni.





Il quartiere speciale di Minato era famoso a Tokyo per essere sede di numerose ambasciate e per i numerosi palazzi in stile occidentale che vi erano stati costruiti, un quartiere molto tranquillo e posto strategicamente vicino a Shibuya-ku e Setagaya-ku.
Dalla finestra della camera i potevano vedere tutti i tetti degli edifici illuminati da una lina prossima al plenilunio, Sasuke si chiese come potesse esserci arrivato fin lì, ma poi guardandosi attorno si accorse della presenza di Naruto addormentato accanto a sè e di Hinata ai piedi del letto anche lei dormiente.
Spostò piano le coperte per alzarsi e appena in piedi una fitta lancinante gli attraverso la testa: ecco cosa succedeva a dare ascolto a Naruto e al sensei...
«Ben sveglio Sasuke-kun» mormorò Hinata con la voce sottile impastata dal sonno: i movimenti di Sasuke l'avevano subito svegliata.
«Sei rimasta a vegliarci?» chiese il moro brusco.
«Si...» fu la fievole risposta di Hinata che alzatasi volgeva lo sguardo fuori dalla finestra e non sul suo interlocutore.
«Non dovevi».
La ragazza si morse il labbro inferiore torturando la camicia da notte bianca in seta e pizzo:«in Hokkaido avete litigato e poi Naruto-kun una volta era andato in auto-combustione».
Lo sguardo scuro dell'Uchiha era indecifrabile, inquietante nel buio della stanza.
«Erano altri tempi, ora è diverso» le disse con voce incolore ma leggermente rammaricata.
Seguirono attimi di silenzio in cui Hinata temeva di rivolgere gli occhi verso il moro, temeva il suo sguardo inchiostro, temeva di avergli fatto cosa sgradita.
«Arigatou».
La Hyuga sorrise come una bambina, le parole di Sasuke erano come l'acqua nel deserto, rare e preziose, specie quando esprimevano qualcosa di lui.
«Ma non dovevi» ribadì di nuovo il ragazzo.
«Scusa...» mormorò Hinata con gli occhi lucidi.
Sasuke pensò che Hinata sembrava proprio una hakata ningyo, piccola e fragile, proprio come quando l'aveva incontrata la prima volta tanto tempo prima.
«Le tue guardie del corpo? Dove sono?»
«Gli ho detto che non c'erano pericoli».
Eh già proprio nessun pericolo, almeno per la sua salute fisica... con lui e Naruto in quella stanza i problemi erano di bel altra natura.
«Hinata... Naruto ha parlato nel sonno?»
Vedere Hinata mordicchiarsi il labbro, non guardarlo, balbettare una negazione così evidentemente falsa, convinse Sasuke dell'esatto contrario.
«Capisco».
La giovane risprofondò a sedere con un grande sfruscio di seta e pizzo, mentre il moro si mise a guardare fuori dalla finestra.



Kiba Inuzuka era fiero del lavoro che svolgeva: proteggeva Hinata Hyuga, la prima Seeress che il mondo avesse visto da almeno tre secoli, una veggente sotto i cui occhi puri scorre la linea del tempo e nelle cui mani erano le esistenze di milioni di persone.
La prima volta che l'aveva vista non l'aveva nemmeno notata, nascosta, quasi integrata, con il paesaggio cupo ma bianco dell'Hokkaido: sguardo niveo ma con una leggera sfumatura violacea, pelle diafana, yukata bianco e assolutamente inadatto al clima rigido, capelli corti color mirtillo.
Anche se d'allora erano passati molti anni e i capelli di Hinata erano lunghi l'immagine che Kiba aveva di lei rimaneva sempre quella: quella di una creatura superiore, speciale, alla quale era impossibile non dare devozione assoluta.
«Akamaru, tienilo stretto» disse rivolto al grosso cane bianco che correva assieme a lui sui tetti degli illustri palazzi di Minato-ku, l'immagine della giovane Hyuga ad accompagnarlo e dargli forza.
Corsero ancora per pochi minuti, sfrecciando veloci con il vento gelido che gli frustava il viso, ma nè per Akamaru nè per Kiba era una fastidio, si sentivano solo più liberi.
La loro abitazione, la loro base, si presentava come un edificio in stile occidentale liberty dei primi novecento, costruito da una famiglia inglese di mercanti caduta in rovina con la Seconda Guerra Mondiale. Era stato comprato e sistemato da Hinata intorno agli anni '60, quando era in cerca di un luogo dove vivere, lontano dal clan ma vicino al Konoha-Spedizioni Internazionali, residenza del kage e centro di raccolta di tutti gli iniziati della Terra del Fuoco.
I portoni si aprirono subito, avendolo riconosciuto grazie alle fibre ottiche, Kiba entrò con Akamaru che gli trottellerava a fianco con un sacco stretto sulla grossa schiena bianca.
L'Inukuka si guardò nello specchio dell'ingresso per controllare di non essere sporco, i capelli castani e sbarazzini erano puliti, morbidi al tatto, il viso abbronzato pulito con i suoi due tatuaggi rossi (zanne, simbolo del suo clan) ai lati del viso e solo al lato della bocca era rimasto del sangue, con la manica della maglietta nera sotto il giubotto di pelle si pulì.
«Ti libero dal peso e poi ti do il tuo compeso» disse accarezzando la testa del cane.
Con un cortello preso dalla giacca tagliò le corde che legavano Akamaru al sacco che cadde con un rumore sordo sul pavimento lucido e bianco.
«Bravo cucciolo... ed ecco» con un gesto secco e senza esistare Kiba si tagliò le vene del polso e il sangue calò velocemente dalla ferita, fluido come l'acqua di un torrentello, senza schizzare. Akamaru si avvicinò al padrone e bevve del sangue fino a che il flusso non si fermò e il polso si cicatrizzò tornando ad essere liscio, allora passò a bere il sangue che si era depositato sul pavimento.
«Torna pure da solo... io vado da Hinata-chan» gli disse Kiba tirando su il sacco e avanzando lungo il corridoio.
La camera di Hinata era al secondo piano, ma non ci si diresse, continuò a camminare al primo piano lungo i lussuosi corridoi e arrivato nell'angolo più recondito della casa, scese la scaletta che portava al piano interrato, dove una volta alloggiava la servitù, e posò il sacco in una delle camere.
All'uscita delle scale trovò Shino ad aspettarlo, gli occhi grigi da dietro gli occhiali scuri lo scrutavano e anche se non poteva vederli Kiba li sentiva su di sè.
«Ho fatto di testa mia... ma la prossima volta lo fai tu» gli ringhiò contro l'Inuzuka.
«È nella camera degli ospiti» fu la risposta che ricevette dall'impenetrabile Aburame e per l'ennesima volta sentì un irritazione simile a gelosia montargli dentro.
A passo di marcia percorse corridoio, scale e di nuovo corridoio fino alla camera degli ospiti, la spalancò incurante del rumore o di qualsiasi altra cosa, mentre Shino lo seguiva, a poca distanza, con la sua solita e invidiabile flemma.
«Non si usa più bussare Inuzuka?» lo sbeffeggiò Sasuke.
«Non rompere Uchiha» fu la cosa più gentile che Kiba riuscì ad articolare.
Hinata, che quando era entrato stava guardando Naruto, lo fissò spaventata e si alzò di scatto dalla sedia.
«Ho fatto io, di nuovo, e non devi lamentarti».
La voce del suo guardiano era dura e non ammetteva repliche, Hinata vide sul fondo della stanza anche Shino a braccia incrociate e capì che non c'era niente da fare, entrambi erano schierati dalla stessa parte. Inutile cercare aiuto: Sasuke le aveva fatto capire in precedenza la sua posizione e Naruto-kun dormiva.
«Prima pensa a te e poi agli agli altri».
Inghiottendo le lacrime che premevano per sgorgare dai suoi occhi, Hinata fissava davanti a sè, le parole di Kiba erano veritiere e giuste ma c'era una sfumatura non solo di rimprovero che la metteva a disagio: perciò non si mosse.
«Sei troppo debilitata e se non lo vuoi fare per te fallo per tutti coloro che possono salvarsi dal destino grazie a te».
La Hyuga tentennò poi fece il primo passò in direzione di Kiba che, appena fu abbastanza vicina, le afferrò il braccio e la trascinò fuori dalla stanza.
Prima che anche Shino uscisse dalla camera Sasuke lo fermò con una domanda:«Quanto?»
«Tre mesi. Andiamo io e Kiba a caccia per lei».
Una risposta telegrafica e completa degna dell'Aburame.
«Hai sentito?» chiese l'Uchiha appena l'impercettibile rumore dei passi di Shino fu inesistente.
«Smettila Naruto».
Gli occhi azzurri dell'Uzumaki si aprirono di scatto, ma non una parola fu rivolta all'amico, al fratello di sempre: perchè, semplicemente, non c'era nulla da poter dire, di cui scherzare o arrabbiarsi.
E le parole dell'Uchiha che rimbombavano nella testa non per la prima nè per l'ultima volta.



Shino Aburame arrivò nei sotteranei velocemente, Hinata sostava fuori dalla porta della camera buia con il viso spaventato, fra orrore e desiderio, essenza stessa della lotta combattuta all'interno del suo animo.
«Le droghe di Shino finiranno a breve, se bevi ora dovrebbero esserci effetti leggeri di stordimento ma quando sarà sveglio il sangue sarà completamente pulito, niente controindicazioni» comunicò Kiba asettico.
L'uomo non dimostrava nemmeno una trentina d'anni, dal vestiario Shino dedusse essere un impiegato, era giovane e sicuramente questo bloccava ancor di più Hinata, ma era necessario che lei bevesse sangue giovane e vivo per mantenersi in forma.
Almeno una volta ogni tanto, anche se la disgustava tanto.
«Hinata-sama» l'uso dell'onorifico catturò l'attenzione della ragazza:«non sarete di utilità a nessuno debole, non è peccato se ogni tanto vi cibate, perchè voi dovete vivere ed essere forte... non pensate che anche Naruto la penserebbe così?»
Kiba ancora una volta strinse i pugni, qualsiasi decisione di Hinata sembrava dipendere solo da quel bastardello dell'Uzumaki.
Lei tentennava ancora sulla soglia della camera, indecisa e combattuta, torturandosi le mani bianche e affusolate.
"...è tutta una questione di prospettive".
I due ragazzi non poterono che sospirare quando con passo lieve ma deciso la Hyuga si diresse verso il suo cibo, sul suo viso era comparsa un'espressione fiera e orgogliosa, insolita ma affascinante.
La mora si chinò all'altezza della giugulare e la sfiorò con le dita, voltandosi un attimo poi a guardare i suoi due custodi una volta sentito il battito cardiaco dell'uomo, attorno agli occhi erano comparse delle piccole vene e il suo sguardo si era fatto più profondo come ogni volta che la sete si faceva sentire.
Il morso sembrò quasi un bacio gentile.
I canini succhiavano veloci, avidi, il sangue vivo, la Hyuga avrebbe potuto sentire il suo corpo rigenerarsi e anche quello della sua preda perire prosciugato ma non voleva essere consapevole di aver ucciso ancora.
Fu il delirio e la pace cibarsi dopo tanta astinenza che solo quando si staccò Hinata realizzò davvero di aver prosciugato un uomo.
«Andiamo» disse Shino porgendole la mano:«ci pensa Kiba a pulire».
«E perchè i-...».
«Arigatou».
Le parole della Seeress bloccarono sul nascere ogni polemica, ancora una volta balsamo a tutti i problemi.
«Voglio parlare con Sasuke-kun e Naruto-kun: ho visto qualcosa che li riguarda».
Balsamo certo, ma anche dolce allarme.




******Spazio dell'autrice******

Note esplicative:
  • L' Hakata Ningyo è una bambola in porcellana trasparente dell'isola del Kyushu;
  • Tokyo è costituita da 49 quartieri, 23 sono detti quartieri speciali e il loro suffisso è -ku, si trovano a est (i quartieri fin'ora citati ne fanno parte), mentre gli altri 26 sono giurisdizioni normali con il suffisso -shi;
  • Meguro è famosa come sede di numerose (49 se ben ricordo) ambasciate;
  • Arigatou significa ovviamente Grazie.

In questo capitolo mi accorgo solo ora che Sakura compare pochissimo...
Pazienza...
In pratica è quasi tutto centrato sul Team Kurenai,
ma ne sono contenta:
mi piace come sono riuscita a renderli
e adoro Hinata-chan!
E ora spazio a rispondere alle recenzioni dei due capitoli precedenti!



arwen5786:Che ne dici? Ho spiegato un pochino qualcosa su Hinata-chan? Per quanto possibile ho cercato di essere chiara, ma il suo personaggio mi prende troppo, non riesco ad essere molto obbiettiva... La Shika-Ino? Bè anche quella è un indognita e non tanto per Shikamaru quanto per Ino, è una tipa piuttosto imprevedibile... ma la speranza è l'ultima a morire, giusto?
P.s. Sono curiosa di leggere cosa stai 'covando'!
Kaeru_chan: Innanzi tutto mi scuso per non aver commentato il tuo secondo capitolo, ma ahimè sono stata totalmente presa dalla scuola, ma ho letto e ti faccio i complimenti. Mi ha fatto molto piacere sapere che i personaggi non risultano totalmente modificati a causa dell'Alternative Universe! Ne ero leggermente proccupata. Come vedi la NaruHina c'è anche se ancora i termini in cui c'è non sono definiti. Per Sai ed Itachi (come potevano mancare?) posso dirti che ci saranno ma più in là.
bambi88: che felicità! Ero preoccupata leggermente per come avevo reso Shika-chan e Tema-chan ma dopo la rassicurazione di una esperta come te mi sento già molto, molto più tranquilla!
lale16: grazie del commento e dell'incoraggiamento, infonfo meglio tardi che mai, no? Sono di tuo gradimento queste evoluzioni?
Toru85: Te lo darei volentieri qualche indizio per capire il collegamento di Sakura con i vampiri ma mi è impossibile, non scervellarti troppo perchè se no va a finire che mi rubi il lavoro! Comunque presto cercherò di rendere palese il collegamento... ma non so quanto presto... sorry!
fire91:devo ammettere di essermi preoccupata della mancata recensione al terzo capitolo, ma avevo immaginato un problema del genere. Mi sa che io non riuscirò mai a sorprenderti veramente, Ino come vedi è un vampiro... ma un pochetto mi dispiace che ti stia antipatica, mi ci sono affezionata...
Talpina Pensierosa: Grazie per i complimenti, spero di non averti deluso con questo capitolo! Aspetto di sentire il tuo parere!
nikynaa: Grazie per i complimenti e bè la SasuSaku devo ammettere c'è ma sappiamo come è il nostro bell'Uchiha, un affascinante ghiacciolo... Anche a te non posso fare a meno di dirti ciò che ho detto a tutte le altre: sorry but no comment about Shika parings.

Saluti a tutti da
Fanky


P.s. Qualcuno sa come posso correggere il codice htlm? Non ci riesco (le ho provate tutte...), se lo sapete per favore comunicatemelo, vorrei al più presto risolvere il problema che si crea con il formato delle pagine!
Grazie!
Fanky

Ritorna all'indice


Capitolo 6
*** Visions and reunions ***


bb 6° Capitolo: Visions and reunions




Il sorgere del sole è un momento di apparente pace e celate sfide, il cielo abbandona lentamente le sue tinte scure schiarendosi, tutto cambia e si rivela.
Naruto Uzumaki aspettava con ansia di vedere all'orizzonte la stella di fuoco a cui spesso era stato accumunato, ma dopo una notte inquieta, in cui la pallida luna lo aveva perseguitato con il suo freddo candore, anche il suo rimedio contro ogni problema pareva non volersi palesare.
Il cielo si schiariva, il sole cacciava le tenebre notturne eppure rimaneva nascosto dietro i grandi palazzi, represse un moto di rabbia, perchè lui non riusciva invece a fare un po' di chiarezza?
Gli veniva da ridere, era una situazione paradossalmente assurda, perchè cercava il sole molti anni prima, quando ancora era un bambino solo, quando ancora non conosceva Sasuke, quando vedere il sole significava essere vivo, essere sopravvissuto a un altro giorno di persecuzioni e stenti.
"Forse spostandosi su un altro tetto..." pensò confusamente cercando una soluzione e scacciando i brutti pensieri, ma (accidenti!) se si fosse spostato e lo avessero cercato sarebbe stato nei guai.
«Usurotachi, scendi giù!»
"Manco a dirlo..."
La voce di Sasuke arrivò chiara e perentoria, non ammetteva repliche (e quando mai ne avrebbe ammesse?) e dato che lo spettacolo dell'alba gli veniva precluso Naruto decise di non farsi attendere.
Uno spettacolo acrobatico quale vedere l'Uzumaki lasciarsi cadere giù dal tetto ed entrare direttamente nella finestra della camera degli ospiti che aveva lasciato aperta era all'ordine del giorno se ti trovavi difronte a un vampiro, la loro agilità è qualcosa d'innato, presente in tutti loro come il fascino magnetico che avevano sugli esseri umani.
All'interno c'era Sasuke, con la faccia annoiata e scocciata, Naruto fece una smorfia:
«viva l'allegria Sas'ke...»
«Hinata ha visto qualcosa».
Naruto ghignò mesto: chissà se erano belle notizie o meno...
«Capisco, e allora che aspettiamo?»
«Tsk, te aspettavamo...» si lasciò sfuggire stizzito il moro.
«E allora perchè non mi hai chiamato prima?» brontolò Naruto, ma non ricevette nessuna risposta.
La faccia di Sasuke comunicava una sola cosa "non mi scocciare, non ti farò scaricare i tuoi problemi su di me: risolvili da solo", il che era largamente ingiusto: perchè Hinata gliel'aveva presentata lui, perchè lui la conosceva da più tempo,
perchè loro due erano fratelli e i fratelli dividono tutto, anche i problemi.
Inutile... anche il rimedio "litiga-con-Sasuke" gli veniva bandito penso l'Uzumaki tristemente, il moro svincolava a tutte le conversazioni importanti, del tutto, e stranamente, immune a qualunque provocazione, limitandosi a lanciare eloquenti occhiate.
Avrebbe voluto essere capace di tranciare quel legame con Hinata che sembrava solo ferirli e distruggere tutto ciò che avevano intorno eppure non ne era capace e nell'attesa sentiva che il ghiaccio su cui stava camminando si incrinava e il momento di chiarire con la Hyuga si avvicinava implacabile, e chissà se lei lo aveva visto, se lei già sapeva come sarebbe finita tra loro.
Seguendo il passo di Sasuke, lento e calibrato, Naruto arrivò davanti alla porta della bullpen come veniva chiamata la stanza più sicura e impenetrabile della casa, protetta affinchè il futuro invisibile e mutevole non venisse in alcun modo trafugato. Era una stanza in penombra, con gli scuri abbassati e solo otto candele a rischiarare l'ambiente, ricca di veli, drappeggi e dipinti sulle pareti di ninfe che ingannavano l'occhio in splendide illusioni.
Regina e artefice della camera Hinata sedeva in una poltrona di damasco rosso e vestiva di un abito nero di fattura occidentale preziosa e antica in pizzo e velluto, chiuso fino al collo era un vestito casto eppure terribilmente provocante, come d'altronde si dimostrava essere Hinata, no?
Naruto indugiò sulla figura così perfetta e affascinante della Seeress un attimo di troppo rendendosi conto che gli occhi di Kiba Inuzuka, posto parallelamente a Shino al fianco della sua protetta, lo uccidevano, polverizzavano con sempre rinnovata intensità.
"E come dargli torto?" pensò Naruto sprofondando nei cubi pensieri che fino a poco prima lo avevano accompagnato.
«Chi stiamo aspettando?» chiese invece Sasuke incolore.
«Il kage e altri, arriveranno a breve» rispose la vampira con voce sottile ma sicura.
«Sicura?»
«Hanno mai sbagliato i miei occhi Sasuke-kun?»
«No, mai» disse l'Uchiha dopo un attimo di silenzio con la voce incrinata impercettibilmente da una nota malinconica.
«Ne, Hinata-chan, non ci dai qualche anticipazione?» domandò Naruto con un allegria e un ingenuità forse costruite ma certamente utili a smorzare l'atmosfera.
«No, scusa Naruto-kun ma è meglio essere tutti assieme» mormorò la giovane imporporandosi leggermente e puntando timidamente gli occhi sul pavimento.
«Certo, certo Hinata-chan! Non ti preoccupare, fa nulla».
«No, scusami tu Naruto-kun».
Sasuke scoccò all'amico uno sguardo duro: per quanto sarebbe andata avanti questa situazione? Perchè Naruto con lei non chiariva la questione? Tergiversava, sorvolava, si scusava ma non arrivava mai a decidere?
Non era da lui.
E intanto Hinata soffriva.
E Sasuke non poteva perdonarselo, perchè lei era il ricordo vivente del tempo in cui sorridere era ancora possibile, di ciò che sarebbe dovuto essere, lei era ciò che gli impediva di dimenticare il passato.




Temari No Sabaku era la figlia del Kazekage e non era per niente il ritratto dell'eleganza femminile, come spesso suo fratello Kankuro aveva il coraggio di dirle.
Era bella e affascinante come tutti i vampiri, ma la sua era una bellezza diversa, indomita e impossibile, anche un po' mascolina.
"E va ad essere femminile quando cresci con due fratelli maschi e l'unico modo per farti ascoltare é parlare e agire come loro".
E come sentendosi chiamare ecco Kankuro entrare nella sua camera:
«Nee-san! Accidenti perchè tu hai una camera da sola e io la devo dividere con Gaara?»
«Perchè lei è femmina baka» disse la voce raggelante di Gaara, il più piccolo della famiglia, comparendo anche lui nella stanza.
Temari alzò gli occhi al cielo sbuffando rumorosamente:«Non che non mi faccia piacere avervi intorno ma che ci fate qui?»
«Hai iniziato a fumare?» chiese Kankuro non ascoltandola e prendendo un pacchetto di sigarette dal cassetto aperto del comodino.
«Passa qui, Kankuro».
Okay la cosa stava degenerando, doveva aspettarselo da Kankuro, ma che anche Gaara gli desse corda era troppo.
«Sono pesanti queste sigarette nee-san» asserì il più piccolo dei suoi due fratelli.
«Potresti rovinarti i polmoni...» aggiunse il più grande.
«Impossibile, è una vampira».
«Tendo a scordarmene...».
Ma che carini i suoi due fratellini: sempre così premurosi, così gentili, così sarcastici e ficcanaso.
«Fuori pezzi di merda!!» urlò la ragazza facendo in modo che una folata di vento li spingesse fuori dalla sua camera e chiudesse con un gran frastuono anche la porta.
«Mi sa che si è arrabbiata» costatò Gaara quasi ingenuamente.
«Nee-san scusa!!» disse ad alta voce verso la porta chiusa Kankuro:
«Ehi scusati pure tu!» sussurrò rivolto al fratello.
«Scusa nee-san» disse il vampiro senza troppa convinzione.
Temari da dentro la camera sogghignò, come scuse facevano pena ma il solo fatto che gliele avessero fatte era già tanto.
«Non dovete venire a scocciarmi per un non nulla» li rimproverò con voce irritata senza aprire la porta, chissà fino a che punto erano capaci di arrivare sapendola arrabbiata.
«Non era un 'non nulla', ci ha convocati l'Hokage» dissero in coro.
«E che ci aspettavate a dirmelo?» ululò la bionda aprendo la porta infuriata:«non so, avrei dovuto farvi entrare in un ciclone per farvi parlare?»

«E quanto rompi nee-san! Insomma ora lo sai!» lagnò Kankuro.
Temari scoccò un occhiata raggelante al fratello, vedendo nei suoi occhi marroni balenare un improvvisa scintilla di paura, era strano ma incutere timore non la spaventava, al contrario la gratificava non poco.
Alla fine Gaara non era l'unico strano della famiglia.




Ino Yamakada non aveva fatto nemmeno in tempo a mettere piede in casa che il suo cellulare aveva squillato, dall'altra parte del telefono uno scocciato Shikamaru Nara le comunicava che si sarebbe dovuta recare all'ufficio dell'Hokage perchè "c'era una bella grana". Senza nemmeno cambiarsi d'abito quindi si era recata con una corsa veloce al palazzo della Fire Shadow.
Arrivata davanti all'edificio raffinato ma quasi invisibile della "Konoha - Spedizioni Internazionali" la Yamakada si diede dell'imbecille ricordandosi di non aver innaffiato i suoi fiori, l'avrebbe dovuto fare appena tornata altrimenti avrebbero potuto esserci anche gravi ripercussioni. E per lei quei fiori erano quasi una ragione di vita.
«Scusa ti sposti?»
Ino guardò con orrore la ragazza che le si presentava davanti, si bella eppure anche così maschiaccio:«Scusa non ti avevo visto» le disse con un pizzico di acidità nella voce.
«Ho notato» le rispose la ragazza sfoggiando un sorriso sarcastico.
Che tipo! Ma da dove veniva fuori un tizia del genere?
«Ma che scocciature che siete!» disse Shikamaru Nara aprendo il pesante portone del palazzo.
Ino nemmeno lo salutò limitandosi a una domanda irritata:«Shika la conosci questa?»
«Sempre che attacchi briga Ino... e anche tu, nemmeno arrivi che ti accapigli...» sbuffò il ragazzo dai capelli ad ananas.
«'Fanculo Nara» soffiò Temari con astio:«Non sono qui per essere cordiale».
«Certo, certo e anche volendo non ci riusciresti comunque» rispose con rassegnata pazienza Shikamaru.
Kankuro ridacchiò beccandosi un eloquente occhiataccia dalla sorella maggiore.
Solo allora Ino si accorse dei due ragazzi dietro la tipa irritante: quello che aveva riso aveva dei capelli castano-rossastri, la pelle scura, gli occhi di un forte verde scuro, i tratti del viso marcati e la muscolatura imponente; l'altro ragazzo era quello che Ino avrebbe definito come un capolavoro di madre natura: incarnato pallidissimo, occhi acquamarina leggermente infossati ma freddi e penetranti, capelli rosso fuoco, un kanji tatuato sulla fronte, corpo esile e scattante, tratti del viso raffinati ed eleganti.
«Shika entriamo?» chiese la Yamakada prendendo l'interessato a braccetto.
Distintamente potè sentire la ragazza sbuffare e richiamare il fratello più grande, che di nome faceva Kankuro, mentre li seguivano verso la stanza dell'Hokage.
«Shika... chi è quella tipa?» chiese sottovoce stringendosi ancora di più al braccio dell'amico/amante, memore della complicità che i due avevano dimostrato nel battibecco di poco prima.
«Una di Suna, è qui come ambasciatrice e rinforzo con i suoi due fratelli» le rispose il ragazzo ispirando a pieni polmoni una boccata della sigaretta. Shika non si sbottonava più di tanto, strano.
«Che succede almeno me lo puoi dire?»
«Una scocciatura, una visione della Hyuga... dobbiamo andare tutti a vederla».
Ino si guardò le mani laccate e perfette e poi lanciò uno sguardo dietro di sè alla tipa-assurda-irritante-mascolina, ghignò vedendo le sue unghie prive di smalto. Forse era una cosa infantile (sicuramente lo era) ma una prima donna come Ino non poteva sopportare di veder oscurato il suo spazio da una tipa come quella strega.
La stanza dell'Hokage era affollata, potè chiaramente scorgere Choji intento in una fitta conversazione con Rock Lee e altre mille facce conosciute.
«Sasuke-kun e Naruto?» chiese la biondina non vedendoli.
«Già dalla Hyuga, ieri c'era la festa di compleanno del loro sensei... e quegli imbecilli hanno acconsentito a una gara di bevute».

«Robe da uomini suppongo...» asserì la Yamakada.
«Direi più da imbecilli... non pensavo che Sasuke fosse così in competizione con Naruto» disse più a se stesso che alla sua interlocutrice il vampiro delle ombre gettando poi, con sommo disappunto di Ino, il mozzicone della sigaretta in un vaso.
«Che noia... Shika io vado a salutare Choji, ok?» mormorò Ino con voce strascicata e viziata al suo orecchio.
«Sei libera di fare ciò che ti pare Ino, finchè non mi scocci» le disse il giovane Nara cercando le sigarette.
«Infatti l'unica cosa che ti chiedo è di venire alla nostra festa di compleanno sabato prossimo».
«Solo?»
«Solo. Poi starò buona... almeno fino all'anno prossimo!» scherzò la ragazza.
«Fai come vuoi basta che non mi scocci...» acconsentì Shikamaru allo stremo. Perchè lei e tutto il genere femminile erano così pressanti? E anche testardamente cocciute?
«Ti adoro Shika!» disse Ino scoccando un bacio alla sua guancia e scomparendo fra la piccola folla.
"Accidenti ad Ino e a tutte le donne del mondo!" pensò cercando il pacchetto di sigarette che accidenti sembrava essere sparito dalla sua tasca.
Ed era il quarto, se non fosse stato sicuro che erano oggetti inanimati avrebbe potuto pensare che il pacchettino avesse le gambe e se ne andasse a spasso per i fatti suoi.
Ma chi poteva avere la testa di fargli un dispetto del genere?
Fortuna che si era dimenticato di svuotare le tasche dei pantaloni e si ritrovava dentro un pacchetto con solo due sigarette, un po' bistrattate ma pur sempre fumabili.


La realtà di un vampiro è molto diversa dalla realtà di un comune mortale, già la sola esistenza di un vampiro era qualcosa che esulava dalla realtà dei normali esseri umani.
Normalissimo quindi: essere affascinanti anche con uno straccio come vestito, normale sentire voci a mille miglia di distanza, normale avere qualche potere particolare, normale anche passare attraverso ad un varco dimensionale.
La bullpen di casa Hyuga si riempì a vista d'occhi man mano che i vampiri più illustri e dotati arrivavano per sentire la voce della giovane Seeress. Entravano passando attraverso a un piccolo tunnel che si apriva esattamente sulla parete fra sue bellissime ninfe danzanti.
La giovane Hinata si sentiva leggermente sotto pressione, c'erano molti occhi a guardarla ma la presenza di Kiba e Shino al suo fianco agiva come calmante. Cercò tra la folla Naruto e Sasuke ma non li scorse, mentre invece vide un paio di occhi simili ai suoi eppure così diversi fissarla astiosi.
Suo cugino Neji.
Abbassò lo sguardo, non voleva altri pensieri perchè conosceva e riconosceva come giusto l'odio che le era rivolto.
Tsunade-hime le si avvicinò:
«Quando sei pronta Hinata-chan...» sussurrò gentile.
«Ora Hokage-sama» rispose Hinata con voce ferma che quasi non le apparteneva e assumeva solo quando si trattava delle sue visioni.
«Silenzio!! Siamo qui per una visione molto importante, ciò che vedrete qui rimarrà qui, vi sarà impossibile divulgarlo e parlarne con persone che non siano anche loro in questa stanza».
Le regole della bullpen, misure di sicurezza forse futili, per proteggere quel poco vantaggio che i vampiri della regione del Fuoco avevano.
«Prego».
L'Hokage le fece posto e segno di alzarsi e parlare, Hinata invece diede semplicemente la mano a Shino che era al suo fianco senza alzarsi e vicino ai suoi occhi comparvero delle piccole vene.
Un attimo dopo si era come formato uno schermo alle loro spalle grazie al potere di cui era impregnata quella stanza e la voce della giovane era come sussurrata, sintomo che stava rivivendo la visione.
«Lui non ha nulla da perdere, è come il diamante sia nell'anima che nel fisico».
L'immagine che si formò sullo schermo era quella che Hinata aveva già visto: un albino, capelli bianchi e occhi turchesi, stagliato sullo sfondo di una luna piena, candida, perfetta e gigante.
«Sulla Tokyo Tower aspetta colui che deve pagare, il traditore, e per trovare questa persona è disposto a tutto».
L'immagine si andava allontanando inquadrando anche lo sfondo, la Torre di Tokyo maestosa stagliarsi contro il cielo e sulla gamba dello sconosciuto una brutta ferita.
«Non è solo ma è come se lo fosse».
Frecce scoccavano nel cielo, saettavano colpendo le figure vaghe di chi si avvicinava all'albino.
Solo a una figura fu permesso di avvicinarsi, le frecce non la colpirono, vestiva di scuro e pareva essere un uomo.
Hinata taceva, si mordeva le labbra.
L'immagine si focalizzò su la nuova figura.
«Vuole Sasuke Uchiha».
L'inquadratura del viso pallido del moro, trasfigurato dalla rabbia e macchiato di sangue non suo, non lasciava dubbi.
Sullo schermo comparve per un attimo l'immagine di ciò che era a terra: una mare di sangue, figure viscide si muovevano da cadavere a cadavere mentre altre erano impegnate in scontri.
Ino storse il naso, in mezzo a quei corpi aveva scorto l'inconfondibile chioma rosa di Sakura, il suo bocciolo: non avrebbe permesso mai a nessuno di ucciderla prima che fosse sbocciata.
«Non gli importa di quanto sangue verrà versato, anche se è il suo, perchè morirebbe per la causa».
Naruto e Sasuke pur essendo lontani si scambiarono degli sguardi d'intesa: non sarebbe accaduto nulla di quanto la Hyuga aveva visto.








«Nee-chan ma che ci fai con quel pacchetto di sigarette? Non le avevi lasciate in stanza?»
«Sta zitto Kankuro... o ti faccio zittire da Gaara».













******Spazio dell'autrice******
Note esplicative:
  • Nee-chan significa sorellina;
  • Bullpen è inglese e significa camera di sicurezza.
Non c'erano altri riferimenti, giusto?
Coreggetemi se ne ho dimenticati!
Inizio a dar segni di cedimenti celebrali....



Dato che in molte me l'hanno chiesto lo ammetto:
ho letto Twilight
e questa storia è nata mentre leggevo New Moon durante un viaggio di 20 ore quest'estate,
o almeno la sua prima stesura, in cui la storia "leggermente" differiva...


Un capitoletto corto rispetto ai soliti, o almeno di un pochetto, ma poi andavo fuori tema...
E Sakura appena accennata nel capitolo... e si che è la protagonista della storia...
E la mia passione per gli abiti si sta facendo notare
(si era già fatta notare)
mi sono ritrovata spesso a scarabocchiare l'abito di Hina-chan...
ma i risultati non sono stati mai abbastanza,
nella mia testa è pieno di pizzi e fiocchi quasi in stile gothic-lolita e io non riesco a renderli!
Se qualcuno si è fatto qualche idea ed è abbastanza bravo non esiti a farsi avanti!!
Tornando al capitolo:
non sono carini i tre fratellini?
Li adoro, sono troppo dolci...
Specie nei battibecchi
che ho cercato di rendere al meglio possibile
(ci sono riuscita? Maaa...).
Allora chi sarà mai questo "diamante"?
Scommetto che l'avete capito, ho messo fin troppi indizi!
E una domanda, secondo voi chi era il sensei di cui si festeggiava il compleanno?

Baci!
Fanky



Talpina Pensierosa:ti piace Hina-chan? Anche in questo capitolo ha avuto molto spazio... Grazie per l'aiuto con l'uso dell'html, sei stata preziosa! Credo sarei andata in palla senza di te... Ho notato anche che sei sempre una delle prime a commentare i capitoli, non può che farmi piacere! Grazie! Grazie!
AliDiPiume: l'importante è arrivare no? Benvenuta a bordo! Mi spiace che l'organizzazione dei vampiri non ti sia chiara, comunque in linea generale ricalca la divisione dei paesi del Fuoco, del Vento, etc di Naruto ma in verità non ho neancora deciso esattamente quali siano i limiti geografici, so solo che se la sede dei Vampiri del Fuoco è Tokyo, quella dei Vampiri del Vento è Osaka (città marina e abbastanza calda). Eccomi qui con questo nuovo capitolo, e Sakura l'ho lasciata in pace... bè quasi.... ^^
Julia83:Le coppie sono quasi un mistero anche per me, cioè la SakuSasu c'è e la NaruHina in qualche modo pure, ma per gli altri personaggi sembra che vogliano muoversi autonomamente dalla mia volontà... e mi fa piacere (molto, troppo forse...) che il mio stile non risulti un po' ridondante ma che, anzi, ti piaccia!! Non ho ancora svelato cosa c'entri Sakura con i vampiri ma siamo sulla buona strada no? Ci sono già abbastanza elementi che l'avvicinano al gruppo, no?
nikynaa: "completamente presa"... così mi lusinghi troppo... come vedi, anch'io ho letto Twilight (mitica Meyer!) e adoro Edward e Bella (un po' meno dopo Eclipse, ma soprassediamo) anche se però Sasuke rispetto al fantastico protagonista di Twilight non credo avrà molto, anzi forse si può dire che avrà solo la bellezza incantevole e dannata! Per il resto, anche nel rapporto con Sakura, sarà, come sicuramente hai notato, ben diverso!
Toru85: SakuSasu e NaruHina rulez! Si, è inutile girarci molto intorno, anche se non proprio come ci si aspetta, in questa storia ci saranno queste coppie! Hina-chan è sempre la solita sfortunata, mi spiace bistrattarla un po' ma è un personaggio che sembra nato per storie difficili e dolorose, detto ciò rimarco che io personalmente l'adoro ^__^
arwen5786: In effetti la parte su Ino nello scorso capitolo mi è costata un bel po' di fatica, ma sono felice che non stonasse e fosse in tema con il personaggio e anche che quella di Hinata sia in tema, anche perchè (se non si fosse notato^^) ci tenevo davvero tanto!
fire91: Alla tua recensione si devono molte risposte, ma ti dirò: non mi pesa per nulla, anzi mi fa solo piacere! Per lo spostamento dal locale di Hina, Shino, Kiba, Naru-chan e Sasuke-chan devo dire che si tratta di un dislocamento/movimento-ultra-veloce secondo i poteri di cui sono dotati. Per quanto riguarda i poteri di Sasuke diciamo che sono un caso a parte perfino a confronto con gli altri vampiri (tranne che con Naru-chan e Gaara-chan), può fare molto in molti modi, ecco. Quello che Naruto ha detto si svelerà tra non molto, ma pazienta perchè anche a Sakura devo dare un po' di spazio e quindi dai prossimi capitoli questo argomento sarà leggermente accantonato. Il discorso tra Sasuke, Naruto e Hinata a volerlo approfondire richiede forse più di un capitolo, anche la storia di Hinata è molto complessa e quello che Kiba ha fatto è andare a caccia per lei e per di più di persone giovani, il che capirai per Hina-chan è difficile da mandar giù... Sakura-chan mi dispiace ma non è comparsa quasi per nulla in questo capitolo (la protagonista addirittura rilegata a una sola menzione... singh... -___-'') ma diciamo che con le tue ipotesi non sei sulla cattiva strada! Grazie della recensione e spero di avere di nuovo una piacevole chiacchierata con te.


Ritorna all'indice


Capitolo 7
*** Normal things? ***


aass 7° Capitolo: Normal things?






"Le cattive notizie volano veloci su ali di corvo" diceva un detto che ormai ci era perso nella memoria dei secoli ma nella mente di Tsunade rimaneva impresso fermamente anche se con una piccola variazione:"Le cattive notizie volano veloci sulle labbra di una Seeress".
Dopo aver lasciato che per un momento una smorfia di sconforto le incrinasse il volto gioviale, il kage del Paese del Fuoco si era ripresa facendo lavorare febbrilmente il proprio cervello: Sasuke Uchiha era importante pedina dello scacchiere su cui si trovavano a combattere, perderlo sarebbe stato inaccettabile.
«Per la prossima luna piena voglio che tutti i presenti siano a disposizione per uno scontro».
La stanza affollata era silenziosa e la voce decisa dell'Hokage risuonava forte e potente, maestosa nella sicurezza che trasmetteva.
«Non sarà una bazzeccola, non prendete niente sotto gamba perchè ho paura che si prepari una piccola guerra per noi».
Guerra.
La parola ribolliva negli animi dei vampiri lì riuniti, guerra sinonimo, da sempre, di sangue. E sangue naturalmente era sinonimo di vita.
«Yamanaka» chiamò l'Hokage cercando nella folla la chioma biondo platino della giovane vampira:«voglio che tu pensi ad allontanare la popolazione, ti lascio campo libero su come fare, basta che lo fai per bene... sono stufa di simulare terremoti, è stancante...»
Un piccolo ghigno passò fugace sulla bocca di tutti i presenti: il loro capo era davvero una forza della natura.
«D'accordo Kage» asserì Ino:«ma questa luna piena quando sarà esattamente?»
«Vediamo, non lo so...»
«La notte fra 22 e 23» scandì con voce quasi divertita Temari Sabaku No per gustarsi poi lo spettacolo dei visi di Ino Yamanaka e Shikamaru Nara.
«M-Ma non si può fare!» balbettò sconvolta la prima, mentre il secondo nascosto nell'ombra manteneva un espressione indecifrabile.
«Non lo decidi tu Yamanaka quando un nemico decide di attaccare» la schernì di nuovo la vampira del paese del Vento.
«Ma che vuoi maschiaccio del cavolo! Io e Shika facciamo una festa di compleanno da secoli ormai quel giorno!» sbottò irosa l'interpellata.
«Maschiaccio a chi? Ma ti sei guardata stoccafisso?»
«Buone, buone! Insomma dove pensate di essere? E siete anche due vampire, non potete comportarvi in questo modo!» le rimproverò l'Hokage impedendo una lite che, se Choji Akimichi da una parte e Kankuro dall'altra non avessero afferrato per una manica le due litiganti, sarebbe di certo avvenuta.
«Gomen» borbottarono entrambe punte sull'orgoglio.
Tsunade sospirò: perchè nel suo gruppo c'erano tante teste calde? Ottimi soggetti certo ma ancora così tanto preda dei sentimenti umani.
«Tornando al piano, bisogna occuparsi dell'arciere, è un bel problema»
«Tsunade-sama, chiedo di occuparmene io, la vendetta dalle mie parti è un diritto».
Shikamaru Nara sospirò sconsolato al sentire le parole di Temari: quella tipa non ne voleva per niente sapere di stare tranquilla... ma infondo a lui bastava solo non essere messo in mezzo.
«Anche qui vigge la stessa legge Temari-san ma non posso lasciarti andare da sola» ragionò velocemente la Fire Shadow.
«Anche Nara ha un conto in sospeso con quel tipo».
"Tenere la bocca chiusa, no?"
Gli occhi turchesi di Ino saettavano in direzione del giovane Nara e si prospettava un brutto quarto d'ora per il poveretto.
«Accordato, occupatevi voi due dell'arciere dato che ormai siete tanto affiatati».
"Cazzo ma le donne non la sanno chiudere la bocca?!" si domandò Shikamaru allungando il brutto quarto d'ora in una brutta oretta in balia di una vampira molto possessiva.
Temari sorride divertita: non era il genere di donna che si faceva scrupoli a mettere zizzania, anzi ammetteva senza vergogna di divertisi molto a veder litigare le persone, non per niente era figlia del Kazekage e sorella di Gaara.
«Uchiha-san e Uzumaki-san» riprese l'Hokage:«quanto a voi due vi chiedo una cosa sola: evitate guai fino a giorno 22».
«Ma Tsunade-baachan! Sei ingiusta, sono i guai a venire a cercare noi!» si lamentò Naruto.

Un sorriso si allargò sulla bocca di tutti i presenti mentre intorno all'Uzumaki si formava il deserto: ecco, di nuovo, che avveniva l'ennesiama lite.
«Ma con che coraggio ti rivolgi a me con quel tono ragazzino?»
«Sei prorpio suscettibile Tsunade-baachan!»
«Perseveri anche! Non chiamarmi mai più baachan o ti faccio fuori!»
Tuttavia la vampira del Paese del Vento, quella che amava mettere zizzania e veder litigare la gente, la figlia di un sanguinario Kazekage, la sorella di un potente vampiro, non potè non chiedersi perchè veder litigare Naruto Uzumaki e Tsunade lasciasse in bocca un retrogusto dolciastro.





Sakura Haruno era una ragazza salutista, o meglio cercava di esserlo: faceva sempre almeno nove ore di sonno (serate con Ino-chan permettendo), aveva orari di sonno, studio e pranzo ben definiti e mangiava sano.
Tuttavia, nonostante i suoi sforzi, nelle ultime due settimane dall'inizio della scuola la sua vita era stata scombussolata: non faceva più le sue normali nove ore di sonno e non aveva più orari ben definiti.
«Sakura-san!»
Ecco già il solo fatto di essersi addormentata in salotto non appena arrivata a casa era una stranezza inconcepibile quanto l'essersi svegliata perchè chiamata da Chiyo.
«È ora di pranzo, Sakura-san! Si svegli la prego!»
Era tardi, era vero ed era strano.
A fatica Sakura aprì gli occhi sentendo che il mascara gli appiccicava le ciglia, non si era nemmeno struccata prima di addormentarsi.
«Le ho preparato da mangiare Sakura-san, venga pure in sala da pranzo».
L'Haruno non potè che annuire seguendo la governante, troppo assonnata per qualsiasi rimostranza.
La sala da pranzo era in stile orientale e solo un posto era apparecchiato: il suo.
«I suoi genitori hanno telefonato ma dato che lei dormiva mi hanno detto di darle i loro saluti» le disse Chiyo servendole del riso al curry.
Sakura fece un sorriso sforzato, non riusciva ad avercela davvero con i suoi genitori per la loro assenza, in fondo se lavoravano lo facevano anche per lei, per farle mantenere qual tenore di vita in cui negli anni si era abituata.
«Torneranno presto dalla trasferta in Corea» aggiunse poi la governante portando altri piatti deleziosi.
«Grazie Chiyo-san» le disse Sakura prima di mettersi famelicamente a mangiare.
Le portate deliziose preparate dalle mani affettuose e esperte di Chiyo per una volta non furono accantonate, Sakura mangiò tutto con un appettito che l'anziana governante non le aveva mai visto prima.
Eppure aveva ancora fame, dopo il sontuoso banchetto preparatele da Chiyo il suo appettito non si era saziato.
Non era una fame normale: era una fame irrazionale, famelica e quasi animale.
Per placarla Sakura fu costretta a riempirsi di acqua: due litri di acqua fermarono a stento quella strana fame.
Rilassandosi nella sua stanza la ragazza dai capelli confetto si chiese abbastanza preoccupata cosa le stesse accadendo, come mai il suo corpo negli ultimi periodi la stesse tradendo così.
Forse fu quella la prima domenica che la giovane Sakura Haruno passò senza fare davvero nulla.
Passò l'intera giornata dormendo e mangiando, quasi come in letargo, senza badare allo scorrere delle ore e solo la mattina dopo si rese conto di aver perso una giornata della sua vita a far nulla.
«Saku-chan! Non hai risposto alle mie chiamate» si lamentò la Yamanaka trovandola in cortile.
«Gome, Ino-chan! Ho visto solo stamani le tue chiamate» si giustificò Sakura a mani giunte.
Ino le sorrise:«E cosa hai fatto tutta la giornata?»
«Dormito...» fu la risposta affranta.
Di nuovo Ino sorrise, gli esseri umani erano così fragili, eppure avevano così tanto potenziale! Come Sakura, ormai sua pupilla, che le avrebbe fatto compagnia per sempre nel suo giardino di fiori.
«Va bene, per oggi ti perdono, ma solo per oggi e perchè sono di buon umore».
«Arigatou Ino-chan».
«E passando a cose serie: oggi c'è ginnastica».
Ino era sempre la solita, non si fermava molto a riflettere su quello che avveniva, archiviava sempre tutto dopo un battito di ciglia.
«Tu la fai Sakura-chan?»
«Si, ieri ho mangiato davvero troppo e devo pur smaltire!»
«Davvero? Bè non si nota per nulla Saku-chan!» disse la bionda squadrando criticamente l'amica.
Sakura arrossì:«Ino-chan non guardarmi così che mi metti in imbarazzo e poi è ora di entrare, sta suonando...»
«Sei troppo kawa quando arrossisci Sakura-chan!» rise la Yamanaka prendendola a braccetto:«entriamo, dai, che a prima ora c'è la Yuhi!»
Ino era proprio fatta totalmente a modo suo e nessuno, nemmeno lei, sarebbe stato capace di comprendere quello che si agitava nella sua testa.
«E tu Ino-chan? Fai ginnastica?»
«No, preferisco guardare».



Era logico che Ino preferisse guardare pensò Sakura posizionandosi per il salto in alto: in fondo anche Sasuke Uchiha faceva ginnastica in quello stupendo completo sportivo scolastico bianco e nero.
«Tre... due... uno... vai Haruno».
Corsa, spinta e salto.
Atterraggio senza intoppi sul materassino.
«Ottimo, avanti la prossima. Tre... due...»
Sakura si sedette fra le compagne di classe rifacendosi la coda sfatta per il salto, lanciò uno sguardo a Ino che seduva assieme ad altre ragazze sulle gradinate.
Chissà come faceva Ino ad essere così alla mano con tutti? Ora le ragazze stavano tutte ridendo per una sua battuta, Sakura si morse il labbro spostando gli occhi dall'amica, non aveva voglia di deprimersi mettendosi a confronto con la Yamanaka, confrontro che tra l'altro nessuno pareva in grado di vincere.
Vagando con lo sguardo gli occhi prato di Sakura incontrarono una figurina minuta seduta sulla gradinata, vestita in toni chiari e scuri che le se addicevano perfettamente con gli occhi perlacei e i capelli scuri.
Sakura si mise a studiare quella figurina tanto dolce da sembrare una bambola, guardava con dolcezza il campo da calcio in cui si allenavano i ragazzi.
Ecco la parola che gli veniva in mente a Sakura guardando quella ragazza era dolcezza, tutto di lei trasmetteva tale sentimento e a un occhiata critica bisognava ammettere che i suoi tratti e le sue movenze tipicamente orientali facevano di lei una bellezza assoluta.
"Una vera Yamato Nadeshiko..." pensò Sakura, era la prima ragazza a reggere il confronto con Ino difatti quella minuta bambola di porcellana, sebbene per canoni totalmente opposti, ispirava lo stesso fascino e la stessa soggezione della Yamanaka.
Sospirò di nuovo sconsolata per poi voltarsi a guardare il campo da calcio su cui i ragazzi giocavano.
Sasuke Uchiha era magnifico mentre correva per il campo senza una goccia di sudore e perfettamente padrone di tutto ciò che gli accadeva attorno. Ricevette un passaggio da Naruto, che con il suo gioco irruento aveva sbaragliato gli avversari della classe avvversaria, dribblò un difensore avversario e arrivato davanti al portiere piazzò un bel goal all'angolo della porta.
Alcuni gridolini eccitati si levarono dagli spalti e anche attorno a Sakura: com'era ovvio Sasuke Uchiha qualunque cosa facesse era capace di attirare l'attenzione femminile.
«Ehi! Ragazze ora si passa alla corsa ad ostacoli, su forza mettetevi in fila!»
Al richiamo dell'insegnante tutte le ragazze si rimisero in fila per la corsa ad ostacoli, a malincuore Sakura fece lo stesso.
Ogni tanto lanciava sguardi al campo dove si allenavano i ragazzi vedendo sempre di non essere l'unica a interessarsi a Sasuke Uchiha, l'unica cosa che la rincuorava era di essere stata l'unica ad aver intrattenuto con lui una conversazione durata più di trenta secondi.
«La prossima, Haruno, pronta... vai!»
La corsa ad ostacoli, niente di più facile: corri, salta, corri, salta, corri, salta.
Se solo avesse voluto, se solo Sakura avesse pensato a qualcos'altro oltre a quel suo desiderio della conoscenza assoluta, a quel suo sciocco ideale di perfezione della mente, se solo avesse provato a partecipare a un club sportivo sicuramente in men che non si dica le sue capacità sportive sarebbero state riconosciute e ne sarebbe diventata un membro regolare.
«Di nuovo perfetta. Avanti la prossima...»
Perfetta, in tutto quello che riguardava l'andamento scolastico Sakura si dimostrava sempre perfetta, forse era proprio questo ad averla resa così insopportabile alle compagne di classe, almeno fino all'arrivo di Ino.
Guardò di nuovo il campo da calcio: un tipo con gli occhiali da sole stava mettendo in difficoltà l'Uchiha, entrambi avevano sul viso un espressione neutra e indecifrabile nonostante la loro concentrazione trasparisse dai movimenti decisi e puliti.
Sakura seguì i movimenti dei loro corpi fino a che a mettere fine alla disputa ci pensò il fischio di fine partita, i due giocatori lasciarono il pallone immediatamente interrompendo lo scontro, si lasciarono uno sguardo di intesa che sembrava equivalere a una stretta di mano.
Naruto Uzumaki corse verso il ragazzo assieme ad un altro ragazzo dai capelli castani, che in campo si era distinto anche lui per bellezza e bravura, per festeggiare il compagno mentre il castano per consolare il compagno, o meglio per farsi consolare dato che al ragazzo con gli occhiali da sole non sembrava importare nullla della partita.
«Potete pure andarvi a cambiare ragazze!» tuonò la voce dell'insegnante riscuotendo Sakura dai suoi pensieri.
Avviandosi agli spogliatogli potè vedere il quartetto scambiarsi qualche parola di commento sulla partita per poi fermarsi davanti alla porta dello spogliatoio maschile. Sporgendo la testa per vedere il motivo che li aveva fatti fermare Sakura vide la ragazza bellissima come e al contrario di Ino torcersi le mani con il viso leggermente imporporato ma assolutamente magnifico.
«Na-Naruto-kun, Sasuke-kun... co-complimenti per la vittoria» sentì dire alla ragazza mentre gli passava accanto al gruppetto per dirigersi nello spogliatoio femminile pochi metri più avanti.
Sakura rimase un po' interdetta dal tono dolce e melodioso della ragazza e soprattutto della confidenza che mostrava chimando l'Uchiha per nome, probabilmente già si conoscevano e chissà in che rapporti erano!
"No! Non può essere! Altro che Ino! Se già conosce quella è certo che ne è innamorato! Ecco perchè non guarda nessuna!" pensò sconsolata.
Ino era sulla porta dello spogliatoio e l'aspettava assieme ad una ragazza dell'altra classe.
«Sei stata bravissima Sakura-chan!» esordì Ino abbracciandola.
«Dici?»
In quel momento, dopo aver visto Sasuke Uchiha parlare con quella bella ragazza, Sakura aveva bisogno di essere consolata, di sentire le parole di Ino dirle che non era inferiore a quel capolavoro di madre natura.
«Certo, ti ho mai mentito? E poi la divisa sportiva ti sta un incanto!»
Subito la Yamanaka aveva capito il problema dell'amica e si era adoperata tempestivamente per risolverlo riportando il sole dell'animo della givane Haruno.
«Su vai a cambiarti che io ti aspetto qui».
«Tu non entri Ino-chan?»
«C'è troppo caos li dentro, preferisco rimanere qui...»
«D'accordo, allora faccio il più veloce possibile!»





«F-Forse dovreste andarvi a cambiare...»
Una frase dolce, sussurata da labbra di zucchero.
I ragazzi sorrisero alla premura di Hinata:«Non ti preoccupare, facciamo dopo noi, finita la ressa» la rassicurò Kiba.
«Et-etciù!» starnutì poi la ragazza.
«È la terza volta che starnutisci Hinata» constatò Sasuke squadrandola.
«Non sono più abituata agli odori e quest'odore di cilegio è troppo forte per me» si giustificò la ragazza arrossendo.
«Dev'essere la ragazza entrata in contatto con noi» spiegò l'Uchiha gettando un occhiata verso lo spogliatoio femminile in cui Sakura era appena scomparsa.
«Per colpa mia» aggiunse Naruto trovando finalmente il coraggio di parlare senza la paura di essere ammazzato da Kiba.
Hinata si impose di non arrossire, di mantenere il controllo di se stessa sebbene la voce dell'Uzumaki le avesse procurato intensi brividi lungo la schiena.
«Ha.. ha un odore particolare... per essere un umana intendo».
«È anche il bocciolo della Yamanaka» informò Sasuke.
«Ca-Capisco... mi è solo sembrata familiare».
«Non ti preoccupare Hinata-chan! Anche Sas'ke vi aveva visto qualcosa di particolare!» assicurò ilare Naruto mentre Hinata abbandonati tutti buoni propositi i buoni propositi e arrossiva furiosamente.
Tre sguardi scocciati si posarono sull'Uzumaki.
«Forse è meglio che tu e io ci andiamo a cambiare» disse gelido Sasuke prendendo per un braccio l'amico biondo:«Hinata tu non ti preoccupare, d'accordo?»
La ragazza annuì, ancora rossa in viso:«d'accordo Sasuke-kun».
«Andiamo anche noi... forza Kiba, qui rimane un mio insetto» disse Shino per portare Kiba lontano dalla Hyuga.
«V-Va bene Shino-kun».




Nel corridoio rimasero solo Ino Yamanaka e Hinata Hyuga.
Hinata accennò un saluto e la bionda si avvicinò.
«Mi-Mi dispiace per il compleanno...» esordì Hinata torturandosi le mani e con gli occhi bassi.
«Non sai quanto a me...» sussurrò la Yamanaka:«ma tanto è colpa dei nemici, mica tua».
Se la voce di Hinata era un sussurro insicuro, un soffio di vento, la voce di Ino era sicura come la voce del sole in estate.
«Ino-san volevo chiederti una cosa...»
Hinata Hyuga che faceva una domanda? Lei in persona? Ino tese le orecchie.
«Ecco vedi... riguar-».
«Ino-chan!»
Per una volta Ino maledisse la velocità di Sakura nel cambiarsi che tanto aveva ammirato quando andavano a fare shopping.
«Ne-ne riparliamo un'altra volta» sussurrò velocemente la Hyuga.
Sakura si avvicinò veloce all'amica abbracciandola da dietro:«Visto come sono stata veloce?... Ops... Gome, vi ho interrotte?»
«No, no» assicurò Ino:«Io e Hyuga-san ci siamo appena conosciute, ecco Sakura Haruno questa è Hinata Hyuga».
Sakura stirò il suo miglior sorriso:«Piacere» disse porgendo una mano alla ragazza.
«Pia-Piacere» balbettò in risposta quella dandole una stretta leggera con la mano bianca e fredda.
Sakura toccando quella piccola bianca mano fredda sentì una scossa attraversarle il corpo, la Hyuga invece spalancò gli occhi perlacei attorno a cui si formarono leggere venature e svenì.



****** Spazio dell'autrice******

Note esplicative:
  • Gome, Gomen, Gomenasai (o anche scritto Gome Nasai) significa scusa o, nell'ultimo caso, molte scuse.


Ecco il ritorno di Sakura-chan!
Dopo gli incubi ecco la fame, che mai starà accadendo a questa ragazza?
Hinata, Shino e Kiba a scuola, l'avreste mai detto che erano loro quelli con Sasuke e Naruto il primo giorno?
E come mai Hinata sarà svenuta?
Sfuggirà Shikamaru alla furia di Ino?
Oppure finirà nella linea di fuoco delle due vampire bionde?
Nessuno ha capito chi sia l'albino dagli occhi tuchesi, bè tanto meglio^^
sarà una bella sorpresa quando lo scoprirete!
Perdonate gli errori (non ho riletto il capitolo sta volta)
e come avrete notato ho corretto la svista con il cognome di Ino,
purtroppo io sono il genere di persona che se capisce una cosa in un modo non riesce facilmente a correggersi!

Questo capitolo lascia un bel po' di domande...
sono stata un po' ingiusta a interromperlo così ma preferisco di gran lunga far le cose con calma.
E se vi chiedete quando arriverà il prossimo capitolo bè...
vi assicurò non sarà prima di giorno 17 aprile
perchè sono stra-impegnata con lo studio
e da giorno 7 a 11 sarò in viaggio.
E ci sono anche due progetti in cantiere a cui voglio dare la luce al più presto!
Quindi: pazientate! Sarete premiati!
Naturalmente un grazie particolare va a fire91 che mi ha spronato a postare il capitolo e ascolta sempre i miei problemi: grazie mille!!!

Buona Pasqua a tutti!


lale16: mi ero accorta della tua assenza,sai? Ma non preoccuparti capita a tutti di avere il pc fuori uso, è matematico che questi magici affari (i computer...^^) si intoppino, te lo dico per esperienza. Sono contenta che la figura di Hinata ti sia piaciuta, sta volta è stata un po' accantonata, come è giusto dato che è Sakura la protagonista ma chi lo sa cosa accadrà nel prossimo capitolo...
Toru85: ecco qui, come avrai notato i misteri attorno a Sakura si infittiscono: incubi, fame e ora lo svenimento di Hinata... si fanno passi avanti per risolvere il mistero!
AliDiPiume: certo che ho letto Eclipse! E se la mia libreria di fiducia me lo avesse fatto avere avrei già letto anche 'Nodo di Sangue' ma, ahimè, ancora non è arrivato e sto aspettando... Accidenti! -__-* Anche a te piace Gaara-chan? Tanto ducio sto ragazzo che l'adoro! Anche se (purtroppo!!-_-') per il momento non avrà un ruolo di rilievo all'interno della fic... infatti sto capitolo è stato a malapena citato...
Talpina Pensierosa: Grazie per l'inctamento! E sono felice che il capitolo sia stato di tuo gradimento! E, anche, soprattutto, che Hina-chan ti sia piaciuta! È un personaggio a cui tengo troppo-troppo!! ^__^
julia83: Come vedi l tuo desiderio è stato esaudito! Sakura è tornata! E Hinata sta avendo un'altra visione! (Poverina, non gli lascio pace...) E Shika e Tema-chan avranno un bel po' di tempo per stare assieme, sempre che il caro Shika rimanga vivo alla furia di Ino... Felicissima molto-molto che i tre di Suna ti siano piaciuti!
arwen5786: Eh già per Hinata-chan o sempre immaginato uno stile di quel genere, forse meno appariscente di Misa, ma proprio su quel genere! Anche per te vale la stessa cosa di julia85, Shika e Tema-chan avranno il loro momento (non a breve, ma ce l'avranno!). E come avrai letto non è Hidan l'albino, purtroppo perchè anche la sottoscritta ne è una fan!
fire91:eccoci arrivati a te... accidenti rispondere alla tua recensione punto per punto sarà un po' lunghetto ma ci proverò, se non ci riuscirò spero di poter incontrare il tuo perdono! Allora, no: i vampiri non sembrano apparentemente diversi dagli umani normali, a parte il fatto che sono bellissimi e mettono una soggezione pazzesca. Hina-chan e Sauke hanno un rapporto che è proprio tutto loro e altrettanto con Naruto, quindi ti posso solo dire no comment o svelerei troppo! Di nuovo un battibecco fra Ino e Temari, spero sia stato di tuo gradimento (sta volta grazie all'Hokage!) e per lo ShikaTema sai come la penso! ^^ Per sboccaire poi Ino ha un significato tutto particolare... chiamiamola cosa da vampiri! Grazie per le tue sempre più accurate recenzioni, ecco il mio regalo di Pasqua! Baci!

Ritorna all'indice


Capitolo 8
*** Collision ***


Bleeding Cherry Bloom

8° Capitolo: Collision










Hinata non fece nemmeno in tempo a toccare terra che Naruto e Sasuke si erano precipitati fuori dallo spogliatoio seguiti da altri due ragazzi semi-nudi.
Naruto, arrivato leggermente prima stava per prendere la Hyuga fra le braccia ma l'amico lo scansò velocemente:«tu non la puoi toccare, lo sai» disse quasi in un sussurro.
Era accaduto tutto in una frazione di secondi che Sakura si chiese se davvero potesse essersi svolto ogni cosa così velocemente. Si guardò intorno, stranita, c'era la giovane Hyuga svenuta tra le braccia di Sasuke Uchiha, Uzumaki con un espressione ferita in volto e gli altri due affascinanti ragazzi. Una scena particolare che iniziava a destare l'attenzione di altri studenti curiosi.
«Mentre salutava Sakura-chan è svenuta» spiegò concisa Ino al suo fianco sostenendo lo sguardo del ragazzo semi-nudo con i capelli castani e gli occhi dorati.
Sakura sentì su di sè per la prima volta davvero lo sguardo di Sasuke Uchiha esaminarla, cercò inutilmente di non distogliere lo sguardo: quelle due braci nere bruciavano la pelle, era come se potessero vederti dentro e scoprire ogni più piccolo segreto.
Distolse lo sguardo fissando sul muro.
«Bisogna portarla in infermeria, ci pensiamo noi» disse il ragazzo con gli occhiali da sole.
«Siete mezzi svestiti» fece notare Sasuke.
«Sta iniziando a esserci troppa gente Uchiha. Ci pensiamo noi».
«Capito Inuzuka, andate a vestirvi».
I ragazzi sparirono all'interno dello spogliatoio facendosi largo nella piccola folla di studenti che si era creata attorno alla giovane Hyuga.
«Allontanatevi!» ruggì protettivo Naruto agli studenti:«è solo un calo di pressione!»
"Calo di pressione?" si chiese stupita Sakura, non sapeva perchè ma la cosa gli sembrava strana: non c'era nessuno dei fattori che contribuiva a un calo di pressione, nè caldo nè altro. Si, certo, Hyuga-san era molto pallida, ma quasi sicuramente quello era il colore della sua carnagione (non ve n'era nessun'altro che le si abbinasse in modo così perfetto, che le donasse quella bellezza perfetta, quella bellezza fragile, effimera, incantevole).
«Eccoci» disse il ragazzo con ribelli capelli castani, ritornando fra la folla con il suo compagno:«la portiamo noi in infermeria, bisognerà avvertire qualcuno».
«Ci pensiamo noi, Inuzuka» assicurò l'Uchiha porgendo il corpo leggero di Hinata nelle braccia del ragazzo.
Il ragazzo dagli occhiali scuri si fece largo tra la folla aprendo la strada all'amico e in breve furono lontani.
Uzumaki e Uchiha fissarono per un attimo le loro schiene allontanarsi per poi gettarsi uno sguardo d'intesa.
«Non me ne frega, io vado» bofonchiò Naruto dopo un attimo seguendo i due ragazzi.
Sakura vide passare un'ombra di sconforto negli occhi di Sasuke Uchiha mentre l'amico si allontanava e pensò che, se fosse stato un ragazzo più -molto più- espansivo, avrebbe addirittura sospirato rumorosamente.
Accidenti! Da quando in qua si permetteva tali confidenze con una persona che conosceva appena? Cioè... Cioè... Che diavolo era tutto quell'interesse e quell'affinità con il bel moro? Non aveva intenzione di lasciarlo ad Ino-chan finché non si fosse stancata? Cioè... Insomma... Pensare a cosa spesse pensando lui, a cosa potrebbe fare lui, intuirlo, cercare di immedesimarsi in lui, di essere lui, era davvero da folli, no?
"Oh Kami-sama! Oh Kami! Sto farneticando da sola!"
Strinse con forza i palmi delle mani, fino a sentire le unghie curate graffiarle la pelle, solo allora si sentì davvero calma, davvero, stranamente, padrona di se stessa.
"Il dolore forgia i forti" le era stato detto da bambina, e fin'ora quella massima, detta da un allora diciassettenne calmo e sorridente, era sempre stata veritiera.
«Avverto io i professori, scusatemi con il sensei se non sono ancora arrivato» disse Sasuke Uchiha allontanandosi.
Sakura annuì nonostante non sapesse se la frase fosse davvero diretta a lei.
Sperò con tutto il cuore che lo fosse.





Hinata si guardò attorno: contorni indefiniti, spazio indefinito.
Una visione, una visione da contatto, ecco cos'era tutto quello che era attorno a lei.
Provò a guardarsi intorno più accuratamente sentendo il corpo intorpidito, da quando era in quel limbo? Non provò nemmeno a dare una risposta a quel quesito sciocco: aveva imparato che il tempo di una visione, del mondo parallelo oltre le barriere del tempo, non corrispondeva mai al tempo reale.
La visione più scioccante poteva dilatarsi ai suoi occhi, durando ore nella sua mente mentre al contrario l'attraversava in una frazione di secondo, a volte poteva cadere in catalessi per due ore (una volta vi era rimasta per 28 ore) per una banale visione di pochi secondi che, fra strascichi di entrata e di uscita, impiegava di più a mostrarsi ai suoi occhi.
Non era una questione d'importanza, non riguardava nemmeno il periodo che la visione mostrava, riguardava piuttosto quanto l'evento fosse sicuro, quanto potesse essere cambiato. Le cose certe oltrepassavano le barriere del tempo molto più velocemente, gli avvenimenti incerti, i cui protagonisti non erano sicuri delle loro azioni oppure erano troppo imprevedibili, al contrario ci mettevano più tempo a mostrarsi.
Ecco perchè la visione dell'imminente combattimento era stata velocissima e definitissima: le intenzioni del loro nemico erano solidissime e niente l'avrebbe mai distratto. Al contrario non aveva mai avuto una visione su Naruto perchè era una persona imprevedibile, perchè sfuggiva a ogni legge, perchè era davvero 'il vampiro più imprevedibile che si fosse mai visto'.
O almeno era questa la scusa più plausibile che potesse darsi.

No, non doveva farsi prendere dallo sconforto e distrarre in perfino nella sua visione! Doveva sfruttare a pieno il suo dono! Si calmò e concentrò.
La vampira poté notare che galleggiava nell'aria, in un ambiente di un bianco accecante e innaturale. L'aria era rarefatta, pesante, come quella di uno spazio chiuso, e i movimenti le riuscivano difficili.
Doveva essere una visione che non la riguardava e fin troppo lontana e insicura nel tempo.
Si, doveva riguardare quella ragazza che profumava di ciliegia, si diede un occhiata attorno più accurata alla ricerca dell'inconfondibile chioma rosa e ne incontrò una altrettanto inconfondibile: quella nera di Sasuke Uchiha.
Provò ad avvicinarsi ma la figura rimaneva distante una decina di metri da lei, non si sprecò a chiamare il ragazzo, non l'avrebbe sentita. Si dedicò invece ad osservarlo minuziosamente: era più grande, i suoi tratti erano di poco più maturi, ipoteticamente questa non era una visione che riguardava l'immediato futuro, indossava una tradizionale armatura da samurai nera e argentata un po' slacciata e logorata, priva del proprio kabuto, come se avesse combattuto per ore intere (e magari aveva davvero combattuto per giorni interi, ne era capace), sangue scuro gli imbrattava la veste, la katana, che reggeva saldamente a due mani, e la carnagione pallida stranamente illesa nei punti in cui l'armatura e la veste avevano ceduto.
Il viso, oh kami, il viso di Sasuke aveva perso l'imperturbabilità che lo caratterizzava: solo un’altra volta Hinata gli aveva visto un espressione simile di dolore e sofferenza e anche quella volta era stata in una visione (l'unica visione che davvero la continuava a tormentare).
Sasuke era nero in un mare bianco, in una valle bianca, Sasuke era così... sbagliato.
Si, sbagliato fu l'unico aggettivo che riuscì a trovare Hinata. Troppo nero per resistere a quel bianco, troppo sbagliato, troppo peccatore.
Peccatore?
Oh kami! Sasuke aveva tante colpe (tutti i vampiri ne hanno), aveva ucciso gente diversa, di età diverse, di nazionalità diverse, umani e non, lei stessa ne era stata testimone, tuttavia l'unico vero peccato di un vampiro è il peccato contro il proprio sangue, quello che porta alla follia.
Quella che per definirla con un occidentalismo è la colpa di Caino.
Oh kami-sama! Quella visione si poneva dopo l'uccisione di Itachi? Sasuke ci sarebbe davvero riuscito? Meglio non farsi domande. Sempre meglio.
Dalla katana lucida e insanguinata continuava a colare sangue nero.
Goccia, dopo goccia, implacabile.
Il bianco iniziava a corrompersi, a diventare nero.
L'aria, già rarefatta, lo diventava di più.
Se Hinata non fosse stata in grado di vivere benissimo senza usare i polmoni e quella non fosse stata una visione avrebbe iniziato a tossire incapace di respirare.
Diventava tutto nero, un oblio senza tempo e senza pace.
«Sasuke-kun!» urlò Hinata spaventata, vedendo il moro inghiottito dal buio:«Sasuke-kun!! Sasuke-kun!!»
«Sasuke-kun!» un'altra voce, un altro viso, un vento nuovo che sapeva di ciliegia e primavera.
Sakura Haruno diversa, più adulta, più bella, era comparsa dal nulla portando con sè petali di fiori e il loro invitante profumo, portando con sè una ventata d'aria fresca.
I capelli rosei lunghi e liberi di ondeggiare al vento, gli occhi verdi brillanti come due fari nell'oscurità, le labbra rosse piegate in un sorriso materno, il corpo non più da adolescente coperto da un semplice vestito bianco privo di bretelline.
I petali di ciliegio le volteggiavano attorno diffondendosi ovunque, portando con loro una tenue luce rosa. Il paesaggio si andava così schiarendo e Sasuke ritornava visibile.
L'Haruno tolse la katana dalle mani del vampiro, che sembrò immensamente sollevato dal gesto, come se non avesse aspettato altro, e poggiò le mani sul suo viso pulendolo da alcuni schizzi di sangue.
Hinata boccheggiò, osservò con attenzione i tratti del viso dell'Uchiha rilassarsi.
«Andrà tutto bene...»
Una sicurezza? Una preghiera? Una bugia? Un'illusione? Che significavano le parole dell'Haruno? Non lo avrebbe mai saputo, non le era concesso vedere oltre, capì mentre le sue palpebre iniziavano a chiudersi.





Sasuke percorse i corridoi dell'antico White College alla massima velocità permessagli in un luogo tanto popolato (non avrebbe mai voluto doversi fermare a cancellare i ricordi di qualche studente per essergli piombato davanti).
L'aula professori era situata al primo piano nell'ala sud dell'edificio, all'opposto delle palestre. Sasuke non vi ci si era mai recato prima, ma vi era passato davanti con Naruto durante le loro numerose passeggiate.
La porta della stanza era in pesante e massiccio legno di mogano, vi bussò e, senza aspettare risposta, entrò.
Nella grande stanza era presente solo la professoressa Miratashi priva degli antipaticissimi occhiali da vista, ma con i capelli violacei costretti nel solito chignon.
«Non si aspetta di sentirsi dire 'prego', Sasuke?» chiese sarcastica la donna.
Il moro ghignò con fare superiore:«Cerco Kurenai-sensei».
«Per Hinata?» chiese la sensei:«Mi spiace, non è a scuola».
«Kakashi?» domandò Sasuke guardandosi attorno, fra le numerose scrivanie in mogano.
«Sempre arrogante Uchiha-chan?» fece sardonica la Miratashi senza rispondere.
«Sempre divertente Anko?» rispose a tono il ragazzo.
«No, Kakashi non è disponibile» disse la donna scoprendo dei canini pronunciati e bianchi:«Al momento della vecchia guardia sono disponibile solo io».
«Tsk... Hinata, ha avuto una visione violenta da contatto con un'umana» comunicò l'Uchiha arrendendosi.
«'Un umana'? Può essere solo una coincidenza?»
Sasuke fece spallucce:«è Haruno»
«Il fiorellino della Yamanaka? Strano... dev'essere provata dalla visione del combattimento».
La sensei si alzò dalla scrivania e inforcò gli occhiali:«Kurenai-chan mi deve un favore!» gioì contenta prima di varcare la porta della sala professori e indossare la seria maschera imperturbabile da insegnante di matematica.




«Ino-chan? Che dici, andiamo a trovare Hyuga-san?» domandò d'un tratto Sakura:«allora andiamo a vedere come sta?»
Erano in classe, appena entrate, fra non molto sarebbe suonata la campanella dell'intervallo. Ino si guardò attorno: nè Naruto nè Sasuke-kun erano tornati, e non c'era nessuno d'interessante.
«D'accordo» acconsentì.
«Bene! Andiamo!» disse l'Haruno felice prendendola per mano e iniziando a camminare veloce.
Il tratto che andava dalla loro classe all'infermeria lo trascorsero in silenzio, ognuna immersa nei propri pensieri, nei propri dubbi.
L'infermeria era una stanza candida, piena di tende, Sakura la ricordò uguale a come l'aveva lasciata l'ultima volta che vi era venuta. Metteva pace, era tranquilla e silenziosa, come d'altra parte chiedeva (ed esigeva) l'infermiera addetta, Ran Kotobuki.
«Permesso?» chiesero in coro le due ragazze entrando nella stanza.
«Ssssh!» gli rispose il ragazzo dai capelli castani spuntando da dietro una tenda:«c'è qualcuno che sta riposando!!».
Sakura arrossì di botto e abbassò lo sguardo, colpita dal tono protettivo del ragazzo. Ino invece prese coraggio proprio grazie al rimprovero:«Siamo venute a trovare Hinata-chan, vero Saku-chan?»
La rosa annui, alzando lo sguardo verde prato a esplorare la stanza: Hinata Hyuga era distesa fra le coperte bianche del secondo letto dell'infermeria, al riparo dietro le tende semi-trasparenti mentre un debole raggio di sole le illuminava il volto pallido e sofferente. Era bellissima.
«Capisco, fate silenzio, sta ancora sognando» disse il ragazzo tornando a sedere su una sedia accanto al letto.
Sakura alzò un sopraciglio stupita dal termine usato dal giovane, al contrario Ino che, come sempre, aveva ribattuto uno scherzoso "Sicuro mon capitaine" a cui il ragazzo aveva risposto con un sorriso ilare.
«Vi conoscete?» domandò sottovoce Sakura all'amica:«Con lui, questo qui».
«Inuzuka-kun? Diciamo che, per un certo periodo, ci siamo frequentati» spiegò civettuola la Yamanaka.
Sakura annuì per far comprendere di aver capito e si acquattò contro il muro accanto a Naruto, mentre l'amica, presa una sedia, si era seduta vicino all'Inuzuka.
Il biondino aveva davvero un brutta cera, sembrava teso, dagli occhi cerulei traspariva un furioso senso di impotenza che appena Sakura si avvicinò cercò di dissimulare con un sorriso allegro.
«Come mai qui, Sakura-chan?» chiese a un tono di voce insolitamente basso, sicuramente per non disturbare i sogni della piccola hakata ninjo.
«Per vedere come stava Hinata-san» spiegò la rosa senza guadarlo in viso:«è svenuta mentre mi stringeva la mano e perciò mi sono un po' preoccupata».
Naruto la guardò stranito, non aveva nemmeno sentito Ino spiegare che Hinata era svenuta dopo aver toccato lei: era troppo spaventato e in ansia. Sorrise, un sorriso di circostanza, tanto per rincuorare quella povera ragazza che nell'ultimo periodo ne stava vedendo di tutti i colori:«Non ti devi preoccupare, capita ad Hina-chan, non sei tu, cioè non è colpa tua!»
Sakura sorrise a quel buffo tentativo di essere consolata:«Grazie Naruto-kun».
«Accidenti ma quanto ci mette Sas'ke?» sbuffò senza preavviso il biondino incrociando le braccia al petto e mettendo un leggero broncio che suscitò in Sakura un attacco di riso.
«Ehi! Che ci provi da ridere? Ho una faccia divertente?» chiese avvicinando il viso imbronciato a quello di Sakura.
L'effetto fu solo quello di acuire l'attacco di riso della ragazza.
«No, ecco... è solo...» provò a spiegare fra una risata e l'altra la ragazza.
«Che succede?»
Tono piatto e incolore, Sakura riconobbe istantaneamente la voce di Sasuke Uchiha. Si affrettò a prendere le distanze da Naruto, non avrebbe mai voluto che l'Uchiha equivocasse la situazione e riprese contegno cancellando il sorriso dalle su labbra.
Dietro il ragazzo vi era la sensei Miratashi che la squadrava attenta.
Stranamente si sentiva colpevole.
Colpevole di cosa poi? Di aver riso? Con Naruto Uzumaki?
"Oh kami! Salvatemi!!"
«Niente aspettavamo te, Sas'ke!» trillò il biondino senza ottenere risposta se non uno sguardo di fuoco.
Uno sguardo che comunicava tante cose in un linguaggio che ancora Sakura non aveva codificato.
«Mi sa che qua siamo un po' troppi» disse la professoressa posizionandosi davanti al letto di Hinata:«qualcuno se ne deve andare».
Gli sguardi dei quattro ragazzi presenti nella stanza si posarono sulla donna leggermente rabbiosi, ma la Miratashi, come al solito, se li lasciò scivolare addosso, abituata a sguardi ben peggiori.
«Io e Kiba dobbiamo rimanere qui con Hinata» annunciò il ragazzo con gli occhiali da sole che fino a quel momento era stato fermo e silenzioso come un pezzo della tappezzeria e passato completamente inosservato.
«Io resto» dichiarò anche Naruto.
Di nuovo Sakura ebbe l'impressione di veder passare un'ombra di rassegnazione negli occhi di Sasuke Uchiha, ma forse, quasi sicuramente, si stava immaginando tutto.
«Voi altri uscite, forza Yamanaka e Haruno. Hyuga-san non ha bisogno di essere asfissiata, uscite!» si lasciò andare a un ghigno ironico e concluse:«anche tu, Uchiha, esci».
Il moro non disse una parola nonostante il tono usato dalla sensei si mostrasse palesemente provocatorio.
«Porgete i nostri saluti a Hinata-san» si raccomandò Sakura prima di uscire.
Naruto fece un cenno di assenso alla sua richiesta e finalmente uscirono trovandosi in mezzo al via vai degli studenti nell'intervallo.
Eh già, era già ora di pranzo...
Sakura avrebbe voluto che Sasuke rimanesse con loro, scendesse in mensa con loro due ma quando si volto per chiederglielo, dopo aver preso coraggio, lui era già sparito.
Rassegnata seguì Ino portarla in cortile.




Sasuke trovò riparo dalla folla nell'aula d'astronomia più vicina.
Aveva bisogno di riflettere.
Riflettere lontano dal cianciare di Naruto, dallo sguardo preoccupato e ansioso di Hinata, da quella insopportabile fragranza di ciliegio.
Quella ragazzina, Sakura Haruno gli pareva si chiamasse, stava iniziando a diventare un'incognita troppo grande. Per essere un umana era parecchio strana: coltivava un'amicizia con quella folle di Ino Yamanaka, pareva essere entrata in sintonia perfetta con Naruto e aveva provocato una visione ad Hinata. In più, come se non bastasse, la sua fragranza, appena percettibile fino a prima dell’incidente negli spogliatoi, diventava ogni giorno sempre più ingombrante.
Certo, era il bocciolo della Yamanaka, il suo fiorellino, e risentiva della vicinanza della vampira (ed, era pronto a scommetterci, anche dell'uso su di sè dei poteri della bionda) ma aveva la sensazione che ci fosse qualcosa che gli sfuggiva.
Non ci voleva un problema pure a scuola.
Se non sbagliava anche Hinata aveva notato quella ragazza e aveva provato a dirgli qualcosa ma lui non l'aveva ascoltata.
Eppure glielo aveva promesso... glielo aveva promesso fra la neve dell'Hokkaido, che lui non sarebbe mai stato sordo e invece non era stato migliore di quei Caretaker bigotti. Aveva sottovalutato una sua intuizione e adesso lei aveva avuto una visione da contatto, le peggiori fra le visioni.
Appena sveglia avrebbe dovuto cibarsi e questo nell'ultimo periodo diventava sempre più difficile.
Hinata era delicata, fin troppo: non riusciva ad andare a caccia da più di tre anni e, se fino ad allora il consumo di sangue umano era stato molto limitato perchè la sua dieta privilegiava quello animale, ora l'unico sangue che riusciva a calmare la sua sete era quello umano, di cui per altro aveva nausea.
Hinata era troppo delicata.
Delicata ma non debole
per Sasuke.
Non poteva farsi sfuggire la situazione di mano, non poteva, c'era troppo in ballo.
Haruno Sakura? Avrebbe controllato personalmente che non fosse un problema, dato che la Yamanaka non sembrava più in grado di controllare i suoi fiori.




Naruto era tornato alla fine dell'intervallo dicendo che Hinata non si era ancora svegliata ma che stava bene, però, Sakura lo notò bene, non sembrava convinto nemmeno lui di quello che diceva. Il suo intuito femminile le diceva che fra quei due c'era del tenero, ma si guardò bene dal dirlo ad alta voce, conosceva troppo poco quei ragazzi per fare una simile ipotesi.
Le lezioni pomeridiane si erano svolte nella calma più assoluta, una calma che a Sakura ricordò tanto 'la calma che precede la tempesta', da un momento all'altro si aspettava succedesse qualcosa di strano.
Niente, le lezioni si erano susseguite tranquille e anche dopo il suono della campanella e lo svolgimento dei suoi compiti di rappresentante non era successo nulla.
Ino era andata via, aveva detto di avere un impegno e di non poterla aspettare, quindi ora si trovava da sola per i tetri corridoi della scuola all'imbrunire. Represse un moto di paura, la sua fantasia le faceva strani scherzi.
«Anche tu ancora qui Haruno?»
Sakura cacciò un urlo spaventata.
Per poi accorgersi di aver urlato contro Sasuke Uchiha.
E desiderare di sparire.
«Gomenasai! Uchiha-kun, gomenasai! Non ti avevo sentito e mi sono spaventata!» iniziò a scusarsi imbarazzata:«è che ultimamente ho spesso degli incubi, succedono tante cose strane, vedo cose che non ci sono, e poi non dormo bene, e poi ho... e poi ecco io...»
«Basta così Haruno» le disse il ragazzo mettendole una mano sulla sua bocca:«è colpa mia che ti ho spaventata, mi dispiace».
Il contatto con la mano fredda dell'Uchiha non fece che peggiorare l'imbarazzo della ragazza.
«Adesso io lascio la mia mano, tu smettila di farneticare, sta tranquilla» le disse.
Sakura annuì, in meno di due minuti aveva fatto le peggiori figuracce della sua vita e aveva rivelato i tarli che le rodevano l'anima e non aveva riferito nemmeno a Ino-chan.
«Ti va di fare un pezzo di strada assieme?» le chiese il ragazzo.
Sakura annuì, era un sogno che si realizzava ma per tutto il tragitto la tensione le calò addosso come un macigno. Perse minuti preziosi aspettando il momento giusto per parlare e prima ancora di accorgersene era arrivata davanti a casa sua, guidata dai suoi piedi.
«So-sono arrivata... arigatou Uchiha-kun» balbettò.
«Nessun problema Sakura» le rispose il ragazzo facendola arrossire fino alla punta dei capelli.
Insomma l'aveva chiamata per nome!!
Sakura non potè vedere il sorriso obliquo che inclinò le labbra pallide del ragazzo.
E Sasuke non capì di aver fatto il primo determinante passo verso la realizzazione del suo futuro


****** Spazio dell'autrice******

Dovevo pubblicare giorno 17, per il mio compleanno...
Non so come scusarmi per il ritardo,
spero che una cosa del genere non capiti mai più,
non me ne darei pace.



Note esplicative:

  • Kabuto, è l'elmo delle armature da samurai, ^^ lo so vi ho fatto spaventare, non avrei voluto usarlo ma, dato che è un termine specifico dell’armatura da samurai non ho avuto scelta;
  • Mon capitaine è un espressione francese che significa mio capitano.



Molte di voi hanno ipotizzato l’identità dell’albino…
posso semplicemente dire che qualcuno ha visto giusto,
naturalmente scordatevi di saper chi sia questo qualcuno!^^
Si, sono sadica… ^^

Partiamo con ordine:
Finalmente Sasuke fa la sua mossa!
Alleluia, era ora vero?

Dal prossimo capitolo più momenti SasuSaku!

Le intenzioni di Sasuke con Sakura non sono chiare,
ma chiedere a un Uchiha di essere chiaro è come chiedere al mondo di andare al rovescio…
Sconvolti dal fatto che anche prof siamo vampiri?
L’idea era fin dall’inizio, ma solo ora ho avuto la possibilità di rivelarla.
Hinata sembra non poter avere pace…
gli affibbio sempre qualche patema d’animo:
adesso la visione che potrebbe scuotere un bel po’ le acque,
come riuscirà a dirlo a Sasuke? A dirgli di Itachi?
E Naruto, poverino, mi sto torturando pure lui!
Nemmeno la può toccare Hinata,
un tipo come lui non è per niente adatto a rimanere solo a guardare…
La guerra comunque incombe,
mancano pochi giorni alla luna piena!
E al compleanno di Shika e Ino!




Un grosso bacio alla ‘more, ovvero fire91,

che mi ha sopportato e spronato,
mi ha aiutato e senza la quale sarei persa!
Baci, questo capitolo non sarebbe mai arrivato senza di te!!!
Arigatou!


E un bacio a tutti coloro che hanno letto, commentato e inserito la storia tra i preferiti,
può sembrare banale ma per me è un grande onore.






E adesso si risponde alle recensioni!


AliDiPiume: si devo essere davvero morbosa… oppure peggio, ma voglio concludere in fretta questa prima parte della storia (si, ce n’è una seconda^^) quindi non lo sarò ancora per molto! Pazienza! Ci vuole pazienza! Comunque il rapporto di Sakura con i vampiri si fa sempre più stretto!! Ti devo comunque ringraziare per avermi consigliato ‘Nodo di Sangue’, l’ho letto tutto d’un fiato (non sono nemmeno andata a dormire pur di finirlo!) ho anche già letto ‘Il Circo dei Dannati’ e spero di poter continuare a leggere presto i prossimi volumi della serie! Sono proprio il massimo! E Jean-Claude mi affascina un casino, cioè il vampiri sono pur sempre vampiri!!!^^
arwen5786: Hai visto perché Hina-chan è svenuta? Un’altra visione^^ Poverina, ormai sta lì solo per questo… Però, dai alla fine, è grazie a Hinata se Sasuke si è interessato alla nostra Sakura! Le cose iniziano a farsi finalmente più interessanti! E che dire? Grazie per i tuoi complimenti, non possono che farmi un macello di piacere! E complimenti anche per la fic a quattro mani con bambi88, è davvero stupenda! Uno splendido lavoro davvero! Rivolgi questi complimenti anche a bambi88, perché non credo troverò mai il tempo di farvi una recensione come si deve…
lale16: ancora e ancora domande, un punto però si è chiarito, Sasuke e Sakura sono legati indissolubilmente e, prometto, molte delle domande senza risposta presto, prestissimo, verranno chiarite!
Toru85: Che contentezza! I tuoi commenti ai capitoli sono sempre positivi! Sempre sempre! Che bello, credo proprio che questo sia il sogno di qualunque autore! Grazie! Ne sono felicissima! Cosa lega Sakura a Naruto e Sasuke? Bè non ci sei andata molto lontana ma di più non ti posso dire, spero che di non averti deluso con questo capitolo!
Talpina Pensierosa: Ti ho fatta aspettare un po’ per questo capitolo, eh? Mi spiace che Hina-chan non sia comparsa più di tanto, anche tu ne sei una fan come me, vero? Che e dici di questo capitolo? Anche questo è di tuo gradimento vero? Spero di sì! Anche perchè sei la più puntuale fra tutti coloro che recensiscono!^^
fire91: sai ‘more che la tua recensione occupa più di una pagina di word a carattere Times New Roman e a grandezza 12? Certe volte mi spaventi… Scherzo naturalmente, sono felicissima di una recensione così accurata e precisa! Mi spiace, ma in questo capitolo né Shika né Tema-chan sono comparsi, anche se avrei voluto… ma spero che il piccolo incontro tra Sasuke e Sakura sia stato di tuo gradimento, anche se non è stato che una goccia nell’oceano, per lo meno adesso sappiamo che se a Sakura manca l’iniziativa per istaurare un rapporto con l’Uchiha (anche per paura di fare uno sgarbo a Ino), lui sembra intenzionato ad approfondire la conoscenza con la ragazza! Che poi i motivi non siano propriamente romantici… bè accontentiamoci, l’Uchiha non è un tipo che si apre facilmente… In fondo gli unici veri rapporti che sembra dimostrare (in questa fic intendo) sono quelli con Hinata e Naruto… A proposito di Hinata e Naruto! Che dire, ci hai preso in pieno, né Kiba (soprattutto Kiba!), né Sasuke, né Shino sono favorevoli a una possibile relazione tra questi due ragazzi. La storia è piuttosto complicata, ma come vedi dipende anche da impedimenti di forza maggiore… Sembrerebbe davvero uno di quegli amori dannati… mi piacciono nel ruolo degli amanti separati da forze maggiori^^ Ci sono fatti per questi ruoli! Naruto il cavaliere pronto a tutto e Hinata la principessa in difficoltà, si sono proprio appropriati! Per Sakura non c’è pericolo, Hinata ha occhi, come sempre, solo per Naru-chan e Sasuke non ha proprio occhi per nessuna… (Sembra equivoco dirlo così, ma è la verità!) E Sakura, per oggi non ha avuto né incubi, né brividi, né strani eccessi di fame… l’ho lasciata troppo tranquilla mi sa… ovvio che scherzo, ma presto tutto ciò che si agita dentro di lei troverà uno sbocco, una risposta. Sperando di aver in qualche modo risposto alla tua magnifica recensione in modo per lo meno passabile, 1000 baci!
Hebe: anche a te le mie più sincere scuse, odio far aspettare i mie capitoli, per tanto tempo poi... Sono felice che ti piaccia il mio stile e la trama di questa storia! Non so se questo capitolo sia stato all'altezza dei precendenti, di sicuro non ha risposto a molte domande, anzi! Forse ha messo ancora più problemi in mezzo! Grazie per la tua recensione! Fa sempre piacere sapere che ci sono persone nuove a cui piace questa storia!^^ Thanks!!

Fanky

Ritorna all'indice


Capitolo 9
*** Another night to talk ***


Bleeding CherryBloom9

9° Capitolo: Another night to talk








La prima cosa che videro gli occhi bianchi di Hinata aprendosi fu il velluto lilla del baldacchino del suo letto, subito dopo i visi di Kiba e Shino che le intimavano di non alzarsi e poi per ultimo, non per importanza, nel suo campo visivo entrò Naruto che stava in disparte in un angolo della sua camera.
La testa le doleva, si sentiva davvero fragile, e la fame la torturava. Senza protestare -quando mai l'aveva fatto?- si ridistese nel letto e docilmente si sottopose alle domande di Kiba sulla sua salute.
«Kiba-kun, davvero, sto bene, non ho bisogno di nulla».
Kiba lanciò uno sguardo sfuggente a Shino al suo fianco:«Sasuke è andato a caccia per te».
Tutti poterono, anche nell'oscurità della camera, notare il viso già provato di Hinata impallidire:«ma... ma non ce n'era bisogno...» balbettò spaventata.
«Invece sì, sì e ancora sì».
La vampira sentì che era sull'orlo di una crisi di pianto, chiuse gli occhi e si morse il labbro: non era proprio il caso di piangere davanti a Naruto-kun, così lo avrebbe solo fatto preoccupare e lei non voleva assolutamente dare al ragazzo dei problemi.
Gliene aveva procurati già fin troppi.
«La visione? Di cosa trattava la visione Hinata-chan?»
Naruto, ancora da solo in quel angolo fin troppo lontano della sua camera, aveva posto la domanda come se avesse avuto paura che parlarle un po' troppo forte le avrebbe fatto male.
«Sasuke, c'era Sasuke nella mia visione» mormorò la ragazza di rimando, la voce leggermente incrinata.
Al nome dell'amico qualcosa sembrò riscuotersi all'interno dell'Uzumaki, si avvicinò al letto della Seeress:«Che significa che c'era Sasuke?»
La giovane chiuse gli occhi e si morse il labbro inferiore, era troppo debole per recarsi nella bullpen a far vedere la visione a Naruto e il tempo che comunque avrebbero impiegato per portarla era troppo, non potevano permetterselo: Sasuke sarebbe tornato presto.
«Kiba-kun, Shino-kun, per favore uscite» ordinò Hinata e precedendo le proteste di Kiba assicurò:«starò bene, non c'è nessun problema, non ce ne sarà».
L'Inuzuka strinse i palmi fino a conficcarsi le unghie nella carne e sperò solo che quelle parole fossero vere:"perchè poi tocca a me raccogliere i cocci e sentirti piangere nel cuore della notte" pensò amaramente.
«E se arriva Sasuke-kun, per favore, non ditegli nulla e trattenetelo se possibile» chiese infine ai due.
«Come desideri» rispose Shino trascinando fuori dalla stanza il suo collega.
Facendo forza su i gomiti, Hinata si mise a sedere nel letto: doveva trovare la forza di parlare con Naruto perchè aveva bisogno del suo consiglio.
Alzando la spallina della camicia da notte blu che le avevano fatto indossare (Shino probabilmente), spostò i suoi occhi sulla figura del vampiro e li ritrasse intimorita puntandoli verso l'ampia finestra della sua camera:«Na-Naruto-kun, forse non dovremmo riferire questa visione a Sasuke-kun...»
L'Uzumaki non rispose e Hinata strinse la coperta lilla fra le sue mani:«sembrava che Sasuke avesse ucciso Itachi» disse in un soffio.
Il silenzio di nuovo accolse la sua rivelazione, prendendo coraggio la vampira puntò i suoi occhi nei pozzi celesti del suo muto interlocutore, aveva bisogno di risposte.
«Raccontami la visione» chiese il biondo allontanandosi del suo letto e iniziando a passeggiare per la camera.
Con voce tremolante la giovane raccontò tutto nei minimi particolari, mentre le sue mani bianche artigliavano con sempre più forza la coperta.
Naruto ascoltò la voce melodiosa, seppur tremante, di Hinata descrivergli nei dettagli quella visione, che non sapeva come giudicare.
«Uccidere Itachi...» mormorò Naruto nervosamente senza interrompere la sua passeggiata:«se glielo diciamo Sasuke potrebbe fare cavolate... e cazzo, fra nemmeno una settimana c'è sta fottuttissima battaglia...»
«Ho paura che faccia follie...» disse la vampira con gli occhi bassi:«non voglio che vada via di nuovo».
La guardò un attimo spaesato, nemmeno lui voleva che Sasuke partisse di nuovo, lo faceva star male il pensiero che suo fratello lo lasciasse indietro per cercare di arrivare a una vendetta che non serviva a nulla, che non avrebbe riempito il vuoto del suo cuore; ma certe decisioni spettavano solo a Sasuke, o no?
«Quando è ritornato l'ultima volta era cambiato...» mormorò di nuovo Hinata.
Era vero, quando Sasuke era tornato era diverso, dimostrava diciassette anni e possedeva nuovi inquietanti poteri. Naruto ricordava mal volentieri quel periodo, all'epoca non aveva capito il motivo per cui il suo migliore amico, suo fratello, se n'era andato via da solo senza avvertirlo, aveva solo provato una profonda tristezza.
Poi, un giorno, Sasuke era ricomparso, come se i trenta anni e più di distanza non fossero mai trascorsi, ed era stato reintegrato fra i vampiri di Konoha e spedito in Hokkaido (dove l'Uzumaki lo aveva seguito fedelmente) a sedare le frange ribelli. Ufficialmente.
La storia non ufficiale la sapevano solo Sasuke e Tsunade.
«Non rivelargli di Itachi, anzi non digli niente del fatto che la visione riguardava più lui che la ragazza, inventa tu».
Era meglio così, anche solo pronunciare il nome di Itachi Uchiha scatenava in Sasuke brusche e incontrollabili reazioni.
Hinata annuì e si ridistese nel letto dando le spalle al ragazzo.



Naruto uscì dalla stanza come un automa, fuori, nel buio del corridoio, c'era Kiba Inuzuka ad aspettarlo.
Il guardiano lo squadrava con fare incazzoso, le braccia incrociate e il fedele cane Akamaru accucciato ai suoi piedi:«allora?»
«Allora cosa Inuzuka?» domandò di rimando il biondo, si sentiva frustrato e nervoso (come sempre quando si trattava di Hinata) e sfogarsi su qualcuno era proprio quello che desiderava.
«L'hai demolita per bene?»
«'Demolita'? Ma che cazzo dici?» ecco, sentiva già la rabbia pervadergli il corpo.
Kiba inclinò le labbra in un sorriso di sfida, da fin troppo tempo non vedeva l'ora di fare a botte con l'Uzumaki:«sono io che raccolgo i cocci ogni volta, che mi do da fare per trovarle del sangue fresco, che la sento piangere nel cuore della notte, mentre tu, fottuto bastardo, te ne freghi!»
Il pugno di Naruto colpì la mascella di Kiba come previsto.
«Non aspettavo altro Uzumaki...» assicurò il bruno mettendo a tacere i ringhi del suo cane con un gesto.
«Anch'io, non mi è mai piaciuto come la guardi...»
«Niente aiuti esterni» disse Kiba mentre Akamaru già si allontanava.
«Ovvio» assicurò Naruto sorridendo impaziente.
Si slanciarono contemporaneamente l'uno contro l'altro con il pugno teso, entrambi i colpi andarono a segno sulle due mascelle.
Naruto si asciugò con la manica un rivolo di sangue, ghignando osservò il suo avversario fare lo stesso.
Prima che Kiba potesse attaccarlo di nuovo l'Uzumaki coprì la poca distanza che li divideva con un calcio che gli fu parato, arretrò e si preparò a parare l'attacco del suo avversario.
«Che diamine state facendo?»
Entrambi si fermarono di fronte a Sasuke Uchiha che si era interposto fra loro.
«Niente» borbottò Naruto, leggermente irritato per il suo scontro andato a monte.
«Non sono affari che ti riguardano, Uchiha» ribadì il castano altrettanto alterato.
«Certo» fece sarcastico il vampiro:«e il motivo per cui litigate non era la mia promessa,Hinata».
I due incassarono le spalle, punti sul vivo.
«Le hai portato da mangiare qualcosa di vivo, Uchiha?» chiese arrogantemente l'Inuzuka ripresosi abbastanza in fretta.
«Con chi credi di parlare?» lo schernì Sasuke e senza più badare a loro portò un sacco all'interno della camera della Hyuga.
«Insopportabile» ringhiò Kiba furioso:«infondo Hinata non è nemmeno più la sua promessa!»
«Sarà sempre importante per lui» soffiò Naruto con occhi bassi e un espressione malinconica che all'Inuzuka fece montare il sangue alla testa, non sapeva i particolari della storia fra lui e Hinata (una domanda sbagliata e la Hyuga scoppiava a piangere) ma odiava tutto quel vittimismo. Del Naruto Uzumaki forte, impavido, 'che diceva le cose come stanno e non si tirava indietro' quando si trattava della giovane Seeress non riconosceva che l'aspetto fisico.
«E la nostra sfida è ancora aperta, sappilo» gli ricordò prima di sparire a sfogare quel senso di fastidio in qualche locale di Shibuya.



«Arigatou Sasuke-kun» mormorò Hinata con espressione affranta in direzione dell'Uchiha che aveva supervisionato attento al suo pasto.
Il ragazzo chinò il capo e si limitò a prendere il cadavere per un braccio per portarlo fuori, le mani della vampira tremavano mentre lei stringeva con forza un fazzoletto macchiato di sangue.
Sasuke si impose di non commentare.
Anche se c'era tanto da commentare, forse troppo.
Mentre si chiudeva la porta alle spalle vide la Hyuga buttarsi sul letto e, anche con la porta chiusa, il suo udito soprafino sentì il suo pianto silenzioso.
«La senti?» chiese a un Naruto seduto scomposto nel corridoio di fronte alla porta della camera.
Avrebbe voluto prenderlo a pugni, quegli occhi azzurri così vacui gli davano sui nervi perchè non erano gli occhi del Naruto che conosceva, non era pieni della vitalità che li caratterizzava.
«Far rimanere la situazione così com'è vi sta solo facendo più male».
Era sempre stato Naruto quello che agiva, quello impulsivo e un poco stupido in grado di cambiare le cose, quello che non aveva paura di peggiorare le cose parlando a sproposito.
«Che cosa dovrei fare Sas'ke?»
«Parlaci» disse sbrigativo l'Uchiha:«fa qualcosa, siete in due a star male, lo devi anche a te stesso».
Naruto annuì alzandosi:«Arigatou Sas'ke».
«Qui siete in troppi a ringraziarmi» commentò il moro già lontano.
Una domanda buffa gli solleticò la mente: quando lui avrebbe trovato qualcuno da ringraziare?



Quando Naruto entrò nella stanza Hinata era rannicchiata in posizione fetale nel suo letto e gli dava le spalle, fragile.
«Hinata?» la chiamò titubante.
La ragazza parve riscuotersi e si voltò verso di lui, i capelli in disordine le coprivano parzialmente il viso ma i suoi occhi erano come fari nel buio della stanza e tradivano la sorpresa di vederlo lì.
«Hinata, noi dobbiamo parlare» azzardò:«che ne dici?»
La vampira si morse un labbro, indecisa, e poi chinò il capo in un cenno d'assenso.
Naruto percepiva chiaramente la sua paura, sentimenti che le agitavano l'animo: il momento tanto atteso era arrivato, e lei non sapeva se esserne contenta o meno.
«Tu non vuoi più nutrirti Hinata da allora» ogni parola gli pesava -sembrava un macigno-, Naruto aveva la consapevolezza di essere un funambulo su una corda e il rischio non era cadere ma ferirla, incrinare il suo sorriso.
«C'è stata una qualche reazione fra di te e me allora...»
'Allora' era un ricordo, un bellissimo ricordo, era una notte di luna piena in una landa innevata dell'Hokkaido, era un rifugio con un piccolo camino a far luce, era il tocco freddo di Hinata sul suo corpo sempre caldo, era l'ultima volta che aveva potuto toccarla e la prima -l'unica- che aveva potuto amarla.
«Io devo averti fatto qualcosa, ne sono certo» asserì passandosi una mano fra i capelli biondi:«dobbiamo parlarne con qualcuno, Tsunade-baachan, per esempio, saprà sicuramente cosa fare!»
«No!» gridò Hinata, tutto il corpo teso nella tensione che scemò facendole sussurrare un flebile:«ti prego Naruto-kun, non diciamolo a nessuno...»
«Hinata... io ti ho fatto qualcosa e or-»
«No!» urlò nuovamente la Hyuga alzandosi tremante dal letto:«tu, Naruto-kun, tu davvero non mi hai fatto nulla!»
«Hinata, ragiona! Io sono un mostro perfino tra i vampiri! Sono caldo!»
La ragazza scosse la testa e i capelli mirtillo si mossero in un onda scura ai lati del viso pallido:«non è vero» asserì:«siamo tutti mostri, io sono un mostro, ma Naruto-kun è speciale, non è un mostro, per me non lo sarà mai».
Naruto dovette far forza su se stesso per non andare ad abbracciarla, per non stringerla fra le sue braccia e rassicurarla che sarebbe andato tutto bene, sarebbero stai assieme di nuovo, per farle (e farsi) coraggio.
Hinata mosse alcuni passi incerti nella sua direzione per poi dirigersi verso la grande finestra della sua camera, l'espressione sul volto dell'Uzumaki l'aveva fatta desistere dai suoi propositi, dal suo folle desiderio di toccare la pelle calda del ragazzo e bearsi di quel senso di calore che solo lui poteva darle.
«Naruto-kun... non parliamo con nessuno...» sussurrò ancora la vampira poggiando una mano sul vetro freddo:«la mia famiglia-»
«Gli Hyuga non sono più la tua famiglia!»
Hinata sorrise mesta:«porto ancora il loro cognome, sono stata iniziata con i loro riti, anche se non sono una Caretaker resto pur sempre una di loro... possono accampare diritti su di me quando vogliono».
L'Uzumaki strinse di nuovo le palme delle mani, le unghie si conficcarono nella carne lacerandola, Hinata e il suo clan, un'altro problema:«hanno tentato di ucciderti, non hanno mai creduto alle tue visioni!» si lasciò sfuggire rabbioso.
Lei si voltò, i capelli disegnarono un arco nell'aria e una fragranza dolce e quasi impercettibile solleticò il suo olfatto:«ma rimango l'erede degli Hyuga e ora Tsunade-sama mi ha dato una posizione di prestigio, adesso sarei di qualche utilità per loro...»
«Almeno Tsunade-baachan, però, dovrebbe saperlo-»
«No!» Hinata si sorprese di aver urlato di nuovo, ma era tanta la paura che l'attanagliava:«gli Hyuga hanno occhi e orecchie ovunque, l'Hokage non riuscirebbe a tenerlo segreto e loro potrebbero... potrebbero approfittarne per convincere il consiglio che starei meglio con loro... ci separerebbero di certo e tu finiresti nei guai».
Le lacrime premevano per uscire, combattendo con la voglia di buttarsi a terra e lasciarsi andare al pianto, fece alcuni passi verso Naruto -era fondamentale che lui si convincesse, che smettesse di preoccuparsi o di darsi colpe- fino a essere talmente vicina, pur senza toccarlo, da poter percepire il calore del suo corpo:«sono io... io sola, ad avere questo problema... tu-tu non preoccuparti... lo... lo risolverò!»
La voce aveva tremato, ne era consapevole, alzò gli occhi sul suo interlocutore incontrando due pozze azzurre rassicuranti.
«Hinata, si... insomma» un filo d'imbarazzo aveva minato la sua solita spavalderia, Naruto arrossì leggermente coperto dalla penombra della stanza e si grattò la testa cercando di dissimulare:«allora eravamo in due...»
Anche Hinata arrossì, ma in modo piuttosto vistoso, com'era suo solito.
«Per favore Naruto-kun» disse aggrappandosi alla maglia del ragazzo:«lasciamo che sia il nostro segreto».
L'Uzumaki, senza pensare, in un gesto istintivo che si era vietato di fare, strinse la mano della Seeress per trasmetterle il vortice di emozioni che gli si agitava dentro.
La mano bianca di Hinata in poco più di un attimo si ustionò e ricoprì di vesciche mentre il vampiro si allontanava da lei sconvolto.
«Vedi! È inutile negare!! Non posso nemmeno più toccarti senza farti del male! Sono davvero un mostro!» urlò stravolto.
La vampira lo fissò con occhi vacui, l'arto ustionato abbandonato al suo fianco:«Non è vero... non è vero... non sei un mostro...» mormorava piano.
«Invece sì, non vedi? Appena sfioro la donna che amo la brucio, la ferisco! Sono un mostro!»
La Hyuga gli si avvicinò:«Na-Naruto-kun...»
Contemporaneamente il giovane indietreggiò:«Dobbiamo parlare con qualcuno, dobbiamo Hinata».
La ragazza sentì le gambe cederle a causa della tensione, Naruto scattò in avanti per soccorrerla ma poi si fermò imprecando.
«Naruto lasciami tempo fino ad Halloween... ti chiedo solo questo, se per allora non avrò trovato una soluzione faremo come dici tu».
La proposta di Hinata, pronunciata con voce sicura e lo sguardo limpido, convinse l'Uzumaki:«d'accordo, ti darò tempo fino al 31 Ottobre» disse incamminandosi verso la porta.
«Na-Naruto-kun» lo chiamò mentre usciva:«Ti prego... si, ti prego, di non pensare mai più quello che hai detto» arrossì un attimo e abbassò lo sguardo continuando:«non che sono la donna che... ch-che a-ami... intendo che sei un mostro: perchè non lo sei e se lo pensi fai male anche a me che t-ti... ti a-amo».
Naruto sorrise:«e tu non sforzarti troppo, preoccupati di te stessa» disse prima di chiudersi la porta alle spalle.










Ore 03.27 am, Shibuya-Tokyo, The Road Pub
«Allora?»
Sorriso, sguardo accattivante, modi accattivanti da predatrice, Ino Yamanaka nel pieno del suo splendore.
«'Allora' cosa?»
«Allora, perchè sei qui Kiba Inuzuka?»
L'interessato fece muovere ancora una volta i resti del suo super alcolico nel bicchiere:«ci vuole un motivo per bere in un pub?»
Se Ino era insoddisfatta della sua risposta non lo diede per niente a vedere, si appoggiò semplicemente su di lui con la disinvoltura di cui solo lei era capace.
«Hai già mangiato?» chiese disegnando distrattamente arabeschi sulla sua gamba.
«No» rispose il vampiro fissando il suo drink.
La Yamanaka sorrise cattiva mentre continuava i suoi disegni invisibili:«preferisci ancora le brune?»
Per tutta risposta, sfoderando l'impulsività che lo caratterizzava, Kiba avvicinò violentemente il viso della vampira al suo prendendola per i capelli:«cosa vuoi Yamanaka?»
Ino rise:«si trattano così le vecchie amanti? Ne, Kiba-kun?»
Il giovane sospirò lasciando andare la presa:«Tu mi fai imbestialire...»
«Proprio per questo...» sussurrò la ragazza impadronendosi delle labbra dell'Inuzuka.










Cadeva.
Cadeva.
Cadeva ma non sapeva da dove e perchè.
Cadeva.
Cadeva e il vento le sferzava il viso.
Cadeva.
Cadeva con gli occhi verdi rivolti al cielo cupo.
Cadeva.
Cadeva sentendo l'accelerazione di gravità trascinarla al suolo e impedirle la mobilità.
Cadeva.
Cadeva.
Cadeva.
Cadeva.
Poi tutto cessò.
Fine dei perchè, del vento, dell'accelerazione di gravità.
Non cadeva più.
Era atterrata su un letto morbido.
Un letto morbido bianco, pieno di pizzi, quasi accecante nel suo candore.
Sakura si mise a fissare il cielo cupo, le nuvole scure che si rincorrevano.
Una leggera brezza le accarezzò il viso.
Si mise a sedere, facendo attenzione a non sprofondare nel letto troppo morbido.
Il suo sguardo si perse a contemplare l'erba verde scuro del prato e gli alberi in lontananza.
Scese dal letto bianco e morbido.
Era scalza, ma non le pareva un problema.
L'erba era alta, arrivava ai suoi fianchi, mentre camminava verso il bosco.
Il bosco buio e rassicurante.
A tratti inquietante. A tratti.
Si avvinava, la vedeva sempre più vicina.
Sakura si ritrovò sul limitare del boschetto.
Il letto bianco splendeva ancora al centro della radura.
Il cielo pareva essersi incupito.
Entrò nel bosco.
Era silenzioso.
Tutto era silenzioso.
Gli aghi di pino pungevano le palme dei piedi e i sassi li graffiavano.
Gli unici rumori erano i suoi passi e il rumore del suo respiro.
E camminava, sempre diritta, lungo un sentiero invisibile.
Fino al punto più profondo e buio del bosco.
I piedi iniziavano a dolerle.
Si fermò a guardarsi indietro, alcune macchie rosse imbrattavano il sentiero.
Era sangue suo.
Non importava più, oramai era nel punto più buio e profondo del bosco.


Sasuke Uchiha fermò la sua corsa per i tetti di Tokyo in prossimità del quartiere di Setagaya.
Era tutto stranamente tranquillo, perfino quegli insulsi umani sembravano essersi decisi a dormire per una volta, lasciando a chi di dovere il compito di godersi la notte.
Qualcun'altro avrebbe detto:"strano" o magari un più ingenuo "che coincidenza".
Sasuke Uchiha invece riusciva a pensare solo una cosa:"sospetto".
Fu ancora più sospetto quando, avvicinandosi, sentì un aroma dolciastro invadergli le narici.


Spine e rovi.
Ecco cosa c'era nel punto più buio e profondo della foresta: spine e rovi.
Sakura li contemplò affascinata.
Accarezzò languidamente un ramo spinato.
C'era una spina particolarmente acuminata e grande su quel ramo, istintivamente ne saggiò la resistenza.
Il polpastrello del suo indice sinistro iniziò a sanguinare.
Il sangue vermiglio scorreva pigro mentre Sakura lo fissava assorta.
Si era punta come la Bella Addormenta rapita dal bagliore del fuso.
Sorrise.
Poi qualcosa l'afferrò.
Una mano lacerata dalle spine, sanguinante, era uscita dai rovi artigliando il suo polso sinistro, dove l'indice sanguinava.
Provò a divincolarsi.
La mano insanguinata stringeva ancora più forte.
Una seconda mano insanguinata agguantò la mano destra.
Volevano portarla contro i rovi.
Nei rovi.
Volevano ferirla.
Si divincolò con più forza, disperata.
Ciò che prima l'affascinava ora la terrorizzava.
Fece forza sui piedi con il solo risultato di spostare un po' di terra.
La stavano trascinando nei rovi, fra le spine.
Volevano farla sanguinare di più.
Gridò.
Gridò mentre le spine le laceravano la pelle.


La luce della finestra attirò Sasuke ancor prima che potesse constatare che l'odore che inseguiva proveniva da quella stanza.
L'odore che inseguiva si andava intensificando, mutava continuamente, come se la fonte che lo emetteva fosse in costante e incontrollabile evoluzione. Sasuke saltò sul tetto della casa e, esattamente come un pipistrello, aggrappandosi alla grondaia si mise a testa in giù, in modo da poter sbirciare nella finestra.
Accucciata accanto al letto si trovava Sakura Haruno.
Ancora una volta si trattava di lei.
L'osservò con attenzione: aveva il viso pallido e i capillari degli occhi rotti, era molto diversa da come l'aveva lasciata un paio d'ore prima, pareva distrutta.
L'odore diventava di secondo in secondo sempre più dolce, una fragranza tanto dolce da risultare fastidiosa e invadente, Sasuke seguì con attenzione i cambiamenti dell'odore, mettendoli sempre in relazioni con i cambiamenti fisici dell'Haruno.
Più il profumo che la ragazza emetteva diventava dolce più lei tremava spaventata mentre sembrava che la sua pelle divenisse più lucida sebbene più pallida.
Fino all'apice, Sakura si era alzata di scatto e aveva afferrato una delle bottiglie d'acqua che erano state riposte sulla scrivania iniziando a bere avida, in quel momento l'aroma era cambiato, era diventato acre, ricordando a Sasuke il profumo dei fiori appassiti, di quei fiori marci, in decomposizione.
La ragazza, all'interno della stanza, del tutto ignara della presenza di Sasuke, continuava a bere direttamente dalla bottiglia come se ne dipendesse della sua stessa vita e, svuotata la prima bottiglia, ne prese un'altra rimettendosi a bere.
Pareva calmarsi e il profumo che emanava diminuire d'intensità, sbiadire nell'aria silenzioso, appassire marcendo.
Sasuke si chiese se quello fosse il risultato delle cure che la Yamanaka riservava ai suoi boccioli, oppure la motivazione fosse un altra, d'altra parte i ciliegi erano fiori strani e non era raro che impazzissero.
Sakura all'interno della camera pareva essersi totalmente tranquillizzata, aveva smesso di bere e il corpo non tremava più, perfino la sua carnagione aveva assunto una salutare sfumatura rosata. La vide fare respiri profondi per tranquillizzarsi e la sentì perfettamente (una finestra per un vampiro come lui non era niente) pronunciare "era solo un incubo, era solo un incubo" quasi a convincersi che davvero così fosse.
"Ma era sangue..."
In quel momento Sasuke avvertì chiaramente, anche se fu solo per un secondo, l'odore del sangue, una fragranza invitante, e i suoi canini si allungarono immediatamente mentre gli occhi color pece divennero rossi.
Sakura all'interno della stanza aveva preso a piangere.
Non vi era più nessun profumo.
L'Uchiha rimase a fissare l'interno della camera a testa in giù anche quando le luci furono spente assieme alla sua voglia di sangue.






«Te ne vai di già Kiba?» chiese Ino mentre raccoglieva i capelli biondi in una coda.
«Si, dove hai messo la mia camicia?» chiese il ragazzo mentre girovagava per la stanza in jeans.
La Yamanaka uscì dal letto:«forse è al piano di sotto» disse prendendo una vestaglia viola per coprirsi.
«Accidenti a te...» si ritrovò a borbottare Kiba tra i denti.
Ino di contro sbuffò indispettita:«non mi pare che ti fosse dispiaciuto Inuzuka!»
«Se fai così non ti sposerai mai Ino-chan!» la canzonò di rimando il vampiro ghignando:«chi ti vorrebbe mai?»
La bionda arrossì ferita:«Chi... chi mai ha detto che mi voglio sposare Inuzuka? Non siamo nel Medio Evo, non ci sarà mai nessun uomo che mi sceglierà! Perchè sarò io a scegliere lui! E togliti quel ghigno che mi sta facendo montare i nervi!»
«Avresti dovuto nascere uomo, sul serio Ino» scherzò l'Inuzuka sedendosi su una poltrona in velluto rosso:«non saremmo finiti a letto insieme ma credo che saremmo andati d'accordo...»
«Dici?»
«Bè probabilmente...»
Ino piegò le labbra in un sorriso accattivante mentre buttava dietro le spalle la lunga coda biondo platino:«per la mia reputazione non sarebbe stato più conveniente di certo: si dice uomo playboy, donna puttana... però amo troppo il potere che ho come donna per rimpiangere di esserci nata».
«In fondo è vero, tu sei la ikebana Ino e il fatto che tu sia donna ti apre ancora più porte. Hai ampliato la vostra serra più dei vostri predecessori, no?»
«Già, io, Yamanaka Ino, ho fatto molto più degli ikebana che mi hanno preceduto... e dire che sono solo una donna» ridacchiò.
«E già che siamo in tema di confidenze, non t'incazzi, vero Ino, se ti chiedo di Nara?»
«Oh kami... ecco una cosa che non sopporto di voi uomini...» borbottò la vampira sedendosi sul letto e accavallando le gambe.
«Cosa non sopporti?»
«Non sopporto che pensiate che se io vado a letto con uno di voi per più di due volte, sia sua proprietà» un'altro sbuffo.
Kiba sorrise:«io non lo penso...»
«Ovvio, tu hai altro, pardon, un'altra per la testa, baka Inuzuka» borbottò la Yamanaka con aria di sufficienza.
«Ino, si parlava di te e Nara, non di me...» fu la protesta tra i denti del vampiro.
«Non di te e il tuo amore masochista a senso unico, si lo so. Comunque non hai di che preoccuparti: io e Shika non facciamo coppia fissa».
La faccia perplessa di Kiba era tutto un programma, Ino rise ancora una volta (con l'Inuzuka finiva per ridere molto più spesso):«il trio Ino-Shika-Cho è un trio, i clan non si possono mischiare, si romperebbero gli equilibri!»
«Quindi vuoi farmi capire che tu vai a letto con Nara solo per... ah sì, noia?»
«Inuzuka, stai diventando troppo invadente, sai?» lo squadrò con gli occhi turchesi socchiusi:«non cercherai mica di usare le mie vicende personali per dimenticare i tuoi guai!»
«Non darti tante arie!!» rise l'Inuzuka:«e ora credo sia il tempo di raccattare i miei ultimi vestiti».
«Stracci» lo corresse la vampira:«se vuoi dei vestiti degni di tale nome dimmelo che ci metto un attimo a procurarteli».
«A fare shopping con te non ci vengo nemmeno morto».
«Baka, dovresti esserne onorato Inuzuka...»









Il rombo della moto, una Yamaha R1 nera, squarciò il silenzio della notte di quel piccolo pezzo di paradiso appena fuori Tokyo.
Sabaku No Temari non si preoccupò di celare la sua presenza, parcheggiò la propria moto davanti al portone di quella piccola villetta a tre piani, liberò la testa dal casco e aggiustò i suoi codini, dopodiché a passo di marcia si diresse a suonare al campanello della casa.
Era stato non poco difficile arrivare con la moto fin lì, perciò non era per niente di buon umore.
"Ed è tutta colpa di quel crybaby di Nara!!"
Suonò alla porta un paio di volte prima che qualcuno, Choji Akimichi, le l'aprisse con in mano un cucchiaio e una vaschetta di gelato.
Il clan Akimichi era famoso per la propria corporatura imponente e, a detta di qualche ardito, grassa. Erano un clan di vampiri pacifici che non si era mai immischiati in grandi guerre se non necessariamente costretti e, come unica pecca, avevano delle abitudini alimentari 'particolari'.
Temari non si scompose della stazza dell'Akimichi, nonostante non avesse mai visto nessun vampiro con un corpo così mastodontico, negli occhi piccoli e castani del ragazzo c'era qualcosa che le diceva che era un tipo davvero tranquillo, pacifico.
«Cerco-».
«Shikamaru, vero?» le disse il ragazzo con un sorriso bonario, fin troppo per un vampiro:«Shika!! Ci sono visite!!!» urlò rivolto verso il piano superiore.
Nessuna risposta.
«Che ore sono?» le chiese il vampiro ingoiando un cucchiaione di gelato.
«Sono le quattro di notte, minuto più, minuto meno» gli rispose Temari scoccando un occhiata all'orologio da polso.
«Allora sali pure, è all'ultimo piano, starà dormendo di certo a quest'ora» le disse il vampiro mangiando.
Temari non si sprecò a ringraziare, non era nel suo stile, e salì subito le scale davanti a sè. Choji fece un mezzo sorriso, tutte così le donne che andavano a trovare Shikamaru: scorbutiche e testarde.
Proprio quello che ci voleva per un apatico come lui.
All'ultimo piano, il caos regnava sovrano, Temari fece un sorriso divertito mentre faceva slalom fra i vari vestiti e le varie cianfrusaglie. Non era impressionata dal disordine, con uno come Kankuro in casa era la cosa più normale del mondo. E anche Gaara era abbastanza disordinato anche se il suo disordine era piuttosto il genere da corpi straziati in giro per casa e pozze di sangue che ti macchiavano i vestiti.
Spalancò la porta della camera sulla quale troneggiava la targhetta con scritto 'Shika' e tanto di cerbiatto trovandola bloccata per la presenza di alcune riviste e per poi osservare come tutto il pavimento fosse nascosto da un coltre spessa di vestiti sporchi, di portaceneri, di giornali e vari oggetti.
L'aria, tra l'altro, puzzava di sigarette e chiuso.
"Okay" si disse:"Shikamaru Nara è il più disordinato degli uomini".
Il proprietario della camera intanto dormiva scomposto sul suo grande letto a due piazze, il lenzuolo verde militare rovesciato a terra assieme a un cuscino (uno dei tanti presenti nella camera).
Temari si avvicinò quatta e silenziosa al letto, abbassandosi per poter osservare per bene i tratti rilassati del Nara, non le era mai capitato di poter vedere un vampiro addormentato prima d'ora: era una delle prime regole di sopravvivenza il 'non farsi beccare impreparati e vulnerabili'.
Tanto che alla fine si aveva a che fare con persone come Gaara che non dormivano mai, paranoici fino all'esaurimento.
No, Gaara era davvero un altra storia, era diverso da loro, lui doveva stare sveglio.
"Ma tu guarda come se la ronfa senza ritegno!" pensò Temari trattenendo un sorriso.
Certo che erano strani lì a Tokyo, tutti troppo buoni, troppo affiatati, non c'era la competizione per la sopravvivenza che esisteva in tutte le altre comunità di vampiri, vivevano tutti in pace tra di loro senza grandi scaramucce.
O forse era tutta una messa in scena per celare dei problemi interni a loro? A lei, Kankuro e Gaara e, di conseguenza, anche ai vampiri del Vento? Ai loro alleati?
«Starai ancora per molto a fissarmi?»
Temari sobbalzò:«io non ti stavo fissando baka!»
Shikamaru con gli occhi semi-aperti ghignò:«certo, certo, come dice lei miss...»
«Sono venuta qui perchè dovevamo programmare la missione!» si difese la vampira
Shikamaru decise di alzarsi dal letto, tanto, poco ma sicuro, quella furia bionda non gli avrebbe permesso di tornare a dormire.
«Potevi aspettarmi dall'Hokage...» le rispose liberando i capelli dal codino e spazzolandoli con le mani.
«Tu non vai mai al palazzo! Credi che non ci sia stata?!»
Shikamaru si lasciò sfuggire uno sbadiglio, che seccatura che era quella ragazza...
«Su, forza! Che aspetti a vestirti?» gli disse squadrandolo con gli occhi acquamarina rabbiosi e le mani sui fianchi.
«Ma non ne hai pudore?» le chiese il Nara guardandola come se fosse stata un alieno.
«Non sei di certo il primo che vedo in mutande, nè tra i vampiri nè tra gli umani» gli rispose Temari maliziosa senza staccargli gli occhi di dosso.
«Bada a non saltarmi addosso allora...»
«Si, come no...»
Piuttosto che dargli quella soddisfazione si sarebbe fatta amputare una mano, o anche un braccio! Odiava quel suo comportamento insofferente! E odiava essere trattata da lui come una bambina! Nessuno se lo sarebbe permesso tra i suoi...
Si sarebbe vendicata, aveva deciso: era stata fin troppo gentile con lui, ora era il momento di passare alle maniere forti.
«Nara?»
«Si?» rispose il ragazzo infilando una maglietta nera:«Che vuoi?»
«Nara-kun?» continuò Temari con una vocetta dolce che non le apparteneva:«Ne, Nara-kun?»
Shikamaru le scoccò un occhiata di trasverso leggermente stranito, addirittura preoccupato:«Dimmi Temari...»
La vampira assottigliò gli occhi acquamarina e sorrise sensualmente:«Che dici, facciamo un giochetto?»
«Temari, che stai dicendo?» chiese il giovane Nara alzando un sopraciglio scettico:«Non rompevi perchè dovevamo andar-»
La bionda lo zittì posando un dito sulla sua bocca:«Non sei poi così intelligente come sembri Nara...»
«Non avevi detto che non mi saresti mai saltata addosso? Mendokouse?»
«Non montarti crybaby, sono solo indovinelli semplici per testare il tuo Q.I.» rispose la ragazza poggiando una mano sul petto del ragazzo.
«Che noia... Mi faresti almeno il favore di farmi mettere i pantaloni?».
«Certo, tanto è una domanda facile: chi è il ragazzo a cui rubano le sigarette ma è talmente disordinato da non accorgersene?»
Shikamaru stava ancora infilando i pantaloni quando si voltò a osservare Temari come fosse stata un marziano.
«Allora genio? Non rispondi? Sai voglio nome e cognome» sogghignò lei in risposta.
«Sei snervante mendokouse...» concluse il Nara stringendo la cintura dei jeans.
«Voglio il nome!» la vampira gongolò avvicinandosi di più al ragazzo.
Shikamaru alzò gli occhi al cielo:«Nara Shikamaru».
«E chi gliele ha rubate?» incalzò.
«Sabaku No Temari» fu la risposta scocciata.
Temari intrecciò le mani dietro il collo del ragazzo:«E perchè questa Temari avrebbe fatto una cosa così cattiva?»
«Forse perchè è un tirchia e non vuole spendere soldi per comprarsi le sigarette?»
«Risposta sbagliata Nara-kun. Ritenta».
Era ovvio, lei lo stava prendendo in giro, ma se aveva iniziato quel gioco era di certo sicura di poterlo concludere a suo vantaggio.
«Può darsi che lo faccia solo per rompere le scatole a quel povero ragazzo» propose il vampiro:«oppure vuole semplicemente attirare la sua attenzione».
«Risposta esatta Nara» ghignò la vampira del Vento prima di posare le labbra su quelle del giovane Nara.
Sciolse l'abbracciò e sorrise maliziosa:«è il premio per il vincitore».
«Avrei gradito riavere le mie sigarette» ribattè Shikamaru senza guardarla in viso.
«Quelle solo a lavoro ultimato crybaby» fu la risposta severa di Temari:«Quindi sbrigati o me le fumo io».
«Perchè tu fumi?»
«No, ma inizierei solo per farti dispetto».




******Spazio dell'autrice******

  • Ikebana, dopo una lunga ricerca con fire91,
    mi sono convinta che questo fosse il termine più esatto per descrivere il lavoro di Ino,
    comunque il suo significato principale in questo caso è ‘fioraia’;
  • Yamaha R1, ecco la moto di Temari, ci ho pensato,
    ho chiesto consiglio e la scelta è ricaduta su questa moto:
    ecco il link per una foto:
    http://www.adesivi-moto.com/immagini-foto/yamaha-r1-2007-nera.jpg
  • Mendokouse ovvio scocciatura;
  • Per chi non lo sapesse, non è raro in Giappone parlare di Ciliegi impazziti,
    si tratta di ciliegi che fioriscono fuori stagione,
    secondo la mitologia sono appunto impazziti oppure posseduti da qualche spirito.



Ed eccomi qui, finalmente direte voi!
Sono quasi 6 mesi dall'ultimo aggiornamento...
sono senza vergogna...
Comunque, spero abbiate apprezzato questo capitolo,
come forse qualcuno avrà notato è più lungo dei precedenti,
giusto per farmi perdonare^^

Doveva essere un capitoletto breve di passaggio e invece...
Ho cercato di risolvere almeno una delle faccende in sospeso...

Parlo del legame fra Sasuke e Hinata
(qualcuno aveva immaginato che fossero stati promessi da 'bambini'?^^)
e del fatto che si è scoperto qualcosa sul passato dell'Uchiha,
comunque per adesso è abbastanza calmo, no?
Forse troppo...^^

Parlo pure di Hinata e Naruto,
anche se non credo che questi due abbiano risolto molto,
per quanto Naruto sia una persona decisa non lo è quando si tratta di sentimenti,
almeno non lo è con Hina-chan.
Comunque per lo meno si è svelato il motivo per cui questi due poveretti non si possono toccare,
anche se la soluzione del loro problemino è ancora lontana...
(A dirla tutta è anche colpa loro se sono in ritardo...
cioè, il loro pezzo ha assorbito la metà del mio tempo!
Però, ne è valsa la pena, credo...)

Poi Kiba-chan finalmente è ricomparso,
naturalmente nemmeno lui è stato con le mani in mano...
prima ha cercato di far la festa a Nacchan
(magari ci riusciva pure se non veniva quel guastafeste di Sasuke)
e poi ha concluso la serata in bellezza con Ino-chan.
A dir il vero la KibaIno non l'avevo prevista,
è stata piuttosto ardua per me,
non l'avevo mai nemmeno concepita per questa fic,
non riesco a vederli come niente di più di semplici 'amici di letto'
(almeno per questa mia fic, essendo una paring lover ammetto che comunque stanno bene assieme^^),
quindi siate indulgenti se non li ho resi bene...^^'

Inoltre, come promesso, ho cercato di inserire più momenti SakuSasu,
ed potete vedere cosa ne è venuto fuori:
il mistero su Sakura si infittisce ancora!
Oltre gli incubi, i brividi, la fame e la sete esagerata
ecco che si consolida un altro strano fenomeno che la riguarda:
il suo odore mutevole...
Che significherà?
E Sasuke cosa ne penserà?
Che forse Sakura è un ottimo pasto?^^
Scherzo ovvio!

Ultimo, ma non per importanza, lo sviluppo
della vicenda Shikamaru-Temari,
okay, senza tergiversare, posso dire di aver finalmente deciso
(ho avuto abbastanza tempo per pensare)
e quindi ci sarà la ShikaTema.
Il motivo è semplice:
ho altri progetti più divertenti e interessanti per Ino.
Quali?
Aspettate un paio di capitoli e vedrete^^
Piuttosto, qualcuno si era accorto del fatto che Tema-chan rubava le sigarette a Shika?
Si, credo di si, nel capitolo sei era abbastanza evidente...



Il prossimo capitolo lo avrei voluto pubblicare per compleanno di Shika,
o al massimo di Ino,
dato che ormai sono vicini.
Ma non credo che gli impegni me lo permetteranno...
Tuttavia ce la metterò tutta per non farmi attendere troppo!!
Infondo il prossimo capitolo sarà la battaglia
e finalmente si scoprirà qualcosa su 'sto benedetto albino!
Chi è e perchè ce l'ha tanto con Sasuke?


Toru85:Sakura è un vampiro? Per ora pare di no, anche se vien da chiedersi: se non è un vampiro, allora cos'è? Ti posso assicurare che però non è come Hinata, non ha gli stessi poteri. Per il resto no comment^^
arwen5786:grazie per i complimenti! In sincerità non so se in questo capitolo ho reso come avrei dovuto Naruto, ci ho provato, ma non sono certa del risultato^^''' Spero che questo piccolissimo momento SasuSaku sia stato apprezzato, anche se sono il paring principale ultimamente li trascuro un po'... è che sono complicati, o meglio l'Uchiha è complicato, ma non dispero: in qualche modo capitolerà davanti a Sakura! Che è davvero l'unica incognita della situazione... ^^ Ovviamente spero di essere stata all'altezza della ShikaTema e della KibaIno, ci terrei davvero al parere di un'esperta!!^^
Ps dato che sono una persona fondamentalmente pigra e inaffidabile non ho ancora commentato nemmeno una volta (ma sono stata molte volte sul punto di farlo, giuro!^^) la fic tua e di bambi, scusami tanto! Spero che la continuerete, anche se ho letto il tuo 'avviso' Bacioni, Francy
Saku_piccina93:sono contenta che la mia fic ti piaccia, mi scuso per non aver aggiornato subito, sono davvero inclassificabile...^^'' comunque hai ragione Sasuke è un po' freddino per ora, ma sarebbe troppo chiedergli di interessarsi tutto d'un colpo a Sakura, è un tipo un po' indifferente al mondo esterno (anche se sta sviluppando un certo interesse per la nostra Sakura-chan^^). Fammi sapere cosa ne pensi di questo capitolo!!^^
AliDiPiume:Le tue parole mi hanno un scosso un po' e così eccomi qui, con questa Hinata un po'più forte, perchè infondo lei è quella in grado di cambiare se stessa se messa alla prova (per la cronaca, Hina-chan è il mio personaggio preferito, quindi spero davvero di non renderla mai un personaggio statico, troppo fiore di cristallo, anche se l'idea mi piace^^). E con la tua ipotesi ci hai preso, i miei vampiri hanno dei poteri speciali personali, quali siano è tutto da scoprire!(In parte anche per me...-.-') E per finire... Neji??? Il carissimo Neji? Bè avrebbe dovuto comparire in questo capitolo ma avevo paura di fare una frittata facendolo apparire, anche perchè lui è lui e merita attenzione (ho già in mente una piccola sorpresina su di lui, non anticipo nulla, ma c'è^_^)Kiss Fra'
lale16:Spero davvero che questo capitoo sia stato più interessante del precedente, lo spero davvero! Il problema come ribadisco sempre io è vedere l'Uchiha interessarsi a Sakura-chan, ma pare che, oramai, sia superato, in qualche modo sono collegati sti due^^
SakuraSsj: Grazie a te di aver letto la mia storia! Ecco, il fattore attrazione dei vampiri all'odore è soggettivo, un po' come i nostri gusti, c'è a chi piace e a chi no, ovviamente Sakura è un caso a parte: il suo odore è troppo forte, tanto da risultare fastidioso a volte. E comunque mica lei emana un odore normale (sarebbe stato troppo facile...), il suo odore invece muta... E comunque è solo Sasuke ad averlo ritenuto davvero fastidioso fin'ora, ma si sa... lui è un Uchiha^__^ Grazie ancora della recensione!!
_NefertaI_:ShikaTema hai chiesto? E ShikaTema hai avuto! Hai ragione stanno davvero bene assieme, più ci penso più me ne convinco^^ Grazie per i complimenti, mi hanno davvero fatto moltissimo piacere (specie quelli per l'amicizia fra Saku e Ino, pensavo, a dir il vero, di non esser stata molto brava^^). Come si sarà capito anch'io adoro i vampiri, il perchè non lo so (e pensare che da bambina ne ero terrorizzata!!^^'') e mi è stato impossibile non unire queste mie due passioni (Naruto e Vampiri), così eccomi qui! Come vedi un po' è stato spiegato il perchè dell'impossibilità di toccarsi di Naruto e Hinata... perchè hanno già adempito a quelli che tu definisci 'i tuoi sogni proibiti', e bisogna dire che anche la fami    glia Hyuga ha un suo perchè come famiglia di vampiri (gli Uchiha ovviamente sono un cielo a parte^o^). Ovviamente dato che sono una vera sadica le domande su Sakura le ho lasciate in sospeso di nuovo, anzi ho pure complicato le cose... Spero comunque in un tuo parere anche per queso capitolo! Baci!
Hebe:grazie per la tua recensione! E anche per la recensione che hai lasciato a Farmakòs! Hai ragione, mi sa che per Sakura non c'è davvero via d'uscita, più la storia va avanti più lei diventa strana e si lega a quel mondo (seppur inconsciamente), intanto le nuvole non accennano a sparire, o meglio i misteri su di lei si infittiscono. Per Hinata e Naruto che dire? Per me è un honeyparing, non troppo smielato ma dolce ecco com'è per me, non so che dire però di questo capitolo, insomma era una situazione un po' insolita perfino per me che l'ho architettata^^
fire91:'more! È di tuo gradimento questo capitolo? Spero di sì, anche se un vero momento SasuSaku non c'è stato, ma spero presto di poter fare ammenda! Voglio rispondere punto per punto, anche se alcune tue domande le risponde il capitolo da solo, quindi non mi soffermo a parlare del legame NaruHina passiamo a Sasuke! Allora, era stato promesso ad Hinata ed ecco il perchè della loro amicizia! Tuttavia il matrimonio andò in santa malora per cause di forza maggiore ma il lor legame non andò perduto^^ Per quanto riguarda la visione di Hinata diciamo che per un po' non ne sentiremmo parlare, anche perchè per non portarlo a far pazzie Hina e Naru hanno deciso di tenerglielo nascosto, spero davvero di riuscirti a sorprenderti!
Sakura-chan intanto continua a essere preda di strani fenomeni, o almeno il suo corpo sembra mutare, forse è davvero influenzata da Ino, che comunque in quanto Ikebana ha la sua influenza, ma non è del tutto così, ora stop che se no ti racconto tutto^^
Anche se un po' tu già sapevi avendomi sopportata spero di averti stupita come si deve con il pezzo ShikaTema! E anche, ma pochetto, con quello sasusaku! Un bacione la tua tesssssoro!
Amaranth93:Grazie per la tua recensione!!! E complimenti per il nick (mi piace un sacco!) Mi fa piacere che sia Hina-chan che Naruto ti siano piaciuti, spero che anche in questo capitolo siano stati all'altezza delle tue aspettative! Baci!
Sissi:Sai una cosa? La tua recensione mi ha dato la spinta definitiva per mettermi a scrivere d'impegno! Così eccomi qui, un po' in ritardo, con questo ccapitolo, spero di non averti deluso!

Un ringraziamento a tutti coloro che hanno avuto la pazienza di non mandarmi al diavolo e aspettare,
un bacio speciale alla mia 'more che ha continuato a spronarmi in modo da non farmi mai battere la fiacca
e a Yoko_kage che ha sopportato le mie telefonate a orari impossibili.
Fanky

 

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=192624